gennaio - marzo 2016 N°114
Parrocchie di Breda e Saletto
Buona Pasqua
1
Lettera del Parroco
Com’è facile vergare campi di fogli bianchi di banale e inutile
inchiostro! In un tempo di parole che scorrono come fiumi arginati d’indifferenza, trovare quelle parole che dissetano veramente
l’arsura dell’anima sembra imprese ardua … quasi impossibile.
D’altra parte ciò che veramente ha importanza agli occhi di noi
cittadini di questa nostra quotidianità non è l’essenziale, non è ciò
che ti porta all’essenza delle cose, dei fatti, delle persone. L’immediato è fondamentale e vincente, ossia ciò che sta alla superficie delle cose, dei fatti, delle persone … della realtà che siamo
e che ci circonda. In questo orizzonte appiattito del “qui ed ora”
entrano i “5 milioni spesi per la festa di compleanno della figlia
quindicenne”, la struggente ed esasperata preoccupazione per le
smagliature da gravidanza che suona come un invito a non avere
figli … la voglia di rompere con la noia “mortale” che ti spinge ad
uccidere un “fratello” per vivere una nuova “emozione”, per sperimentare che cosa si prova!
Entra in gioco anche il nostro gusto rabbioso per il pettegolezzo, per la caccia all’ultima notizia purché
sia forte, macabra, piccante … il denigrare, l’abbattere e il distruggere gli altri nell’illusa speranza di
stare in piedi da soli … comunque dentro una ripetitiva tragica fuga dalla nostra vita vera e reale, quella
che ti permette di dire a te stessa, a te stesso che il tuo non è un scorrere veloce del tempo nella continua affannosa corsa della vita, ma la voglia gioiosa di gustare ogni attimo come un dono che ti è posto
nelle mani. Sì, un attimo è pur sempre un attimo: ora quell’attimo non c’è già più, è andato! Eppure il
desiderio è che sia valso la pena di viverlo, di guardarlo sparire dal quadrante dell’orologio della mia
vita con il senso di pienezza che ha lasciato dentro e non di doverlo salutare con il rammarico di averlo
sprecato.
Ma che cos’è quest’attimo rispetto alla vita eterna che la Risurrezione di Gesù apre davanti a noi? Niente e tutto! Niente, perché è già andato, bruciato! Tutto, perché l’averlo vissuto appieno, l’ha riempito di
significato e nel contempo ha riempito le mie mani del dono più prezioso da offrire al Signore quando
mi chiamerà ad entrare nel suo Regno: una vita piena di senso … la mia vita!
Buona Pasqua a tutti, con affetto, vostro don Stefano
Tradizioni Pasquali
Le uova di Pasqua
Fin dagli albori della storia umana l’uovo è considerato la rappresentazione
della vita e della rigenerazione. Questo lo possiamo vedere dall’uso simbolo
che molte culture antiche facevano di esso. I primi ad usare l’uovo come
oggetto benaugurante sono stati i Persiani che festeggiavano l’arrivo della
primavera con lo scambio di uova di gallina.
Anche nella antica Roma esistevano tradizioni legate al simbolo delle uova.
I Romani erano soliti sotterrare nei campi un uovo dipinto di rosso, simbolo
di fecondità e quindi propizio per il raccolto. È proprio con il significato di
vita che l’uovo entrò a far parte della tradizione cristiana, richiamando alla
risurrezione di Cristo ed alla vita eterna.
L’uso odierno di regalare uova è collegato al fatto che la Pasqua è festa della
primavera, dunque anche della fecondità e del rifiorire della natura. L’uovo
è appunto simbolo della vita che si rinnova ed auspicio di fecondità.
2
La Pasquetta
Con il termine Pasquetta si indica, popolarmente, il primo lunedì dopo la domenica di Pasqua (propriamente chiamato: Lunedì
dell’Angelo). Con questa festa si vuole ricordare l’apparizione
di Gesù risorto ai due discepoli in cammino verso il villaggio di
Emmaus, a pochi chilometri da Gerusalemme. E’ consuetudine
tra i cristiani, proprio per ricordare il viaggio dei due discepoli, di
trascorrere questa giornata con una passeggiata “fuori le mura” o
una “scampagnata” fuori città.
Le campane mute
Dal venerdì santo fino alla domenica di Pasqua, le campane delle chiese italiane non suonano, in segno di dolore per il Cristo crocifisso. Anche in Francia esiste questa usanza e ai bambini si dice che le
campane sono volate a Roma. La domenica mattina, mentre i bambini guardano in cielo per scoprire se
riescono a vedere le campane che ritornano, i genitori nascondono in casa uova di cioccolato.
Cantieri in corso: è la volta del campanile...
3
Percorso “artistico” quaresimale
Come annunciato nel foglietto parrocchiale e come si è visto appeso ai muri della
nostra chiesa, quest’anno abbiamo scelto di vivere il tempo della Quaresima e della
Pasqua accompagnati da alcune opere d’arte e dalle sollecitazioni che queste hanno
suscitato nella nostra comunità. La scelta di tale percorso non è cosa nuova all’interno della Chiesa dato che da sempre essa ha utilizzato l’arte per poter esprimere la
sua fede, ma anche e soprattutto per la catechesi. Grazie al contributo degli artisti, ci
ricorda il Concilio Vaticano II, «la conoscenza di Dio viene meglio manifestata e la
predicazione evangelica si rende più trasparente all’intelligenza degli uomini» (Gaudium et Spes 62). Più recentemente, san Giovanni Paolo II con la sua lettera agli
artisti ha ricordato che “Per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, la Chiesa
ha bisogno dell’arte. Essa rende percepibile e, per quanto possibile, affascinante il
mondo dello Spirito, dell’invisibile, di Dio”. E ancora “Attraverso l’arte la Chiesa
spiega ed interpreta la Rivelazione”. (Papa Francesco)
La bellezza salverà il mondo, dice un personaggio del libro “L’idiota” di Dostoevskij. E noi, sulla scorta di quanto dettoci
dal Papa, ci sentiamo di aggiungere che siamo convinti che la bellezza è ancora capace di portarci a Dio, che nel silenzio
della contemplazione, avrà certamente qualcosa da dirci. (dc)
Oltre ad essere una testimone credibile della bellezza del
creato, l’arte è anche uno strumento di evangelizzazione,
una preziosa alleata per scoprire i contenuti della fede.
Durante l’incontro di formazione sulla Quaresima, le catechiste di Breda, Saletto, San Bartolomeo e Pero, si sono
lasciate coinvolgere da alcune opere d’arte, scelte con cura
da Denis.
Otto opere che “raccontano” i Vangeli delle domeniche: le
Ceneri con “L’ebreo in preghiera” di Chagall, la 1° di quaresima con “Cristo nel deserto” di Kramskoy, la II° con “La
Trasfigurazione” del Beato Angelico, la III° con “L’albero
del fico secco” di Tissot, la IV° con “Il ritorno del figliol
prodigo” di Rembrandt, la V° con “L’adultera” di Rupnik, le
Palme con “L’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme” di
Giotto, ed infine il Vangelo di Pasqua con “La Resurrezione
di Cristo” di Rubens.
Una proposta accolta da noi catechiste in un primo momento
con timore e stupore, per poi renderci conto che un’immagine dà la possibilità di esprimere la fede con un linguaggio
nuovo, ci invita a riflettere, a coinvolgerci nel suo messaggio, a mettere in moto i nostri sensi, a partire da ciò che
vediamo. Osservando, arrivare ad ascoltare il nostro cuore,
le nostre emozioni ed interrogarci anche sul nostro vissuto
perché in quel momento l’immagine diventa la Parola, è la
“Bella Notizia”.
Si è pensato quindi di proporle anche a catechismo, come
cammino quaresimale, mostrandole ai gruppi che animavano la S. Messa. Dopo aver lasciato “parlare” le immagini,
superato il primo impatto iniziale, i ragazzi e bambini si
sono lasciati meravigliare, e hanno saputo tirare fuori emozioni spontanee che spesso noi adulti, più razionali, non
4
riusciamo a percepire.
Inoltre, abbiamo voluto coinvolgere anche la comunità esponendo le opere la domenica in chiesa e invitando chiunque
ad esprimere le proprie suggestioni lasciando un messaggio,
una frase. Alcune poi sono state riportate nel foglietto domenicale.
Ci sembra che questa sia la direzione giusta per collaborare
e far sì che la catechesi possa “rendere complici” tutti coloro
ai quali sta a cuore la propria crescita spirituale ma anche
quella degli altri, piccoli o grandi che siano, ed insieme riuscire a contemplare “l’arte” dell’incontro con Gesù. (sz)
Giotto - L’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme
Ecco alcuni commenti dei nostri ragazzi del catechismo
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di aiuto. Il contadino (che simboleggia Gesù)
lo vuole aiutare, questo mi dona speranza perché so che Gesù non mi abbandona.
- In questo quadro il padrone è arrabbiato e
vuole tagliare l’albero ma il contadino gli risponde di no, perché vuole cercare di aiutarci
a rafforzare il nostro legame con Gesù.
- Secondo me Gesù dice di dare una seconda
occasione nelle amicizie che “non danno frutto” o che non ci piacciono.
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5
Qualcosa è cambiato
di don Pierluigi Guidolin
Tratto dall’articolo di Vita del Popolo del 20/02/2016
È stato comunicato solo una settimana prima, come se fosse un incontro preparato all’ultimo momento, un appuntamento inserito in un’agenda già piena. Il fatto che si svolgesse nell’aeroporto di Cuba
durante una coincidenza aerea dava ancora di più questa sensazione. Eppure questo incontro di due ore
tra papa Francesco e il Patriarca Kirill ha alle spalle una storia di vent’anni di preparazione. Il cardinale Paul Poupard cominciò allora i viaggi a Mosca su richiesta di Giovanni Paolo II. Andare a Mosca
fu uno dei sogni irrealizzati del papa polacco. Nonostante le sue aperture ecumeniche, l’enciclica «Ut
unum sint» ove si rendeva disponibile a discutere la forma del primato di Pietro, la donazione dell’icona di Kazan all’allora patriarca di Mosca Alessio II, quale auspicio per il dialogo tra la Chiesa cattolica
e quella ortodossa, trovò sempre porte chiuse. Purtroppo ciò non era dovuto alla persona di Giovanni
Paolo II, ma alla sua nazionalità, sciaguratamente le relazioni tra russi e polacchi nei secoli non sono
mai state buone. In quegli anni avevano buon gioco coloro che dipingevano il Vescovo di Roma originario di Wadowice come il cattolico venuto a far proseliti. I rapporti si fecero ancor più tesi quando
Giovanni Paolo II prese la decisione di fondare diocesi cattoliche in Russia.
Quando il cardinale Ratzinger fu
eletto papa l’ipotesi di un viaggio in
Russia divenne più probabile ma non
si realizzò. Anche in questo caso la
nazionalità di Benedetto XVI ebbe il
suo peso. I russi portano con sé la dolorosa memoria del nazismo tedesco;
sono morti 23 milioni di russi durante la II guerra mondiale. Tuttavia, in
quegli anni, dopo la morte di Alessio
II, fu eletto Kirill, fino a quel momento presidente del Dipartimento delle
relazioni esterne del patriarcato di
Mosca, proprio colui che aveva tessuto buone relazioni con le diverse
chiese cristiane, cattolici compresi.
La dichiarazione comune
La chiesa russa vive un tempo nuovo dopo i decenni di sottomissione al regime comunista dell’Unione
sovietica. Tuttavia tra le varie luci non mancano le molte ombre. La chiesa ortodossa russa cerca alleati
nella difesa dei valori cristiani messi in crisi dalla secolarizzazione della sua gente. Si spiegano così
i richiami forti alla difesa della famiglia fondata nel matrimonio, dal richiamo al dramma dell’aborto
alla sottolineatura del rischio dell’eutanasia, che hanno trovato spazio dentro la dichiarazione comune
firmata dal Papa e dal Patriarca.
La chiesa ortodossa russa è una chiesa nazionale; essa copre il territorio della Russia e dell’Ucraina.
Come tutte le chiese nazionali non è così libera dal potere costituito della nazione. Nel caso preciso
della guerra a bassa intensità in Ucraina, da una parte è spinta a difendere la linea politica di Putin,
dall’altra è madre anche degli ucraini che non vogliono sottostare ai russi. È una guerra tra fratelli, figli
della stessa madre chiesa. La dichiarazione non è piaciuta agli ucraini anti russi, la ritengono troppo
russa, eppure potrebbe essere un primo passo per la pace perché la chiede ad entrambe le parti.
6
Anche i greco cattolici, chiamati offensivamente con il termine uniati, si sono sentiti “traditi” da questa dichiarazione come se fosse negata la loro storia. Eppure viene affermato il loro diritto ad esistere,
come mai era stato finora.
Questa dichiarazione non risolve tutto, non ha questa pretesa. Per il momento è una voce forte contro
tante ingiustizie, in difesa dei cristiani martiri del mondo; non è poco. Comunque è il primo passo ufficiale di due chiese che non si erano mai incontrate per camminare insieme.
Le reazioni ortodosse
Alla chiesa ortodossa russa appartengono due terzi dei duecento milioni di ortodossi nel mondo, la
chiara maggioranza. Il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I è vescovo di un quartiere di Istanbul,
Fener, che conta poco più di tremila cristiani. Viste queste proporzioni l’asse dell’ortodossia si è spostato dallo stretto del Bosforo alla città attraversata dal fiume Moscòva.
Resta a Bartolomeo un primato d’onore, rispettato da tutti, ma l’importanza di Mosca crea non poche
tensioni all’interno del mondo ortodosso. Comunque il patriarca ecumenico Bartolomeo è stato informato dell’incontro tra il Papa e il patriarca di Mosca Kirill ed egli ha “manifestato la sua soddisfazione
e gioia per questo abbraccio tra il capo della Chiesa cattolica e quello della comunità ortodossa più
numerosa del mondo”. I nuovi equilibri potranno essere trovati nel Sinodo panortodosso, che non si
celebra da 1000 anni. Doveva tenersi ad Istanbul ma il veto russo lo ha portato a Creta: questo la dice
lunga sui rapporti delicati tra le chiese dell’ortodossia. Nel giugno 2016 tali chiese potranno ritrovarsi
per risolvere alcuni problemi interni (l'autocefalia, l'autonomia, etc), per confrontarsi sulle relazioni
tra i cristiani e con i problemi del mondo secolarizzato: siamo invitati anche noi a pregare perché tale
incontro sia fecondo per il bene di tutta la cristianità.
Un ultimo dettaglio non insignificante: Kirill arrivava a Cuba dalla Cina dove è stato accolto dal Presidente cinese Xi Jinping grazie alle buone relazioni tra Russia e Cina; forse questo tipo di incontri potrà
riguardare in futuro anche i rapporti con la chiesa cattolica. Kirill sta muovendo ovunque equilibri
antichi; forse è solo una suggestione eppure potrebbe arrivare da est il biglietto d’ingresso per papa
Francesco nel paese del dragone.
7
Anno Santo e Indulgenze
Una delle provvidenziali caratteristiche degli “anni santi”, che in particolari scadenze la Chiesa promuove, è costituita anche e proprio dalla possibilità di acquisire – a vantaggio spirituale nostro o anche
a suffragio dei nostri cari defunti – eccezionali indulgenze. E’ forse opportuno, in conseguenza, ricordare le alcune verità di fede su cui si fonda questa antica consuetudine della Chiesa.
La Chiesa fin dalle sue origini riconosce con sicura fede la comunione intima che unisce tutte le sue
membra in Cristo e, in conseguenza crea una condivisione totale sia con i meriti infiniti acquisiti da
Cristo, sia con la santità di tutti i battezzati, vivi e defunti. Ne segue una circolazione e uno scambio di
“grazia” che arricchisce e potenzia la vitalità cristiana dell’intero Corpo ecclesiale.
Questa possibile e normale circolazione e scambio di grazia va anche a sanare – a certe condizioni – le
ferite, le debolezze, le inclinazioni peccaminose, le tante imperfezioni del nostro modo di interpretare
e vivere le esigenze fondamentali di una vita cristiana. Lo stesso sacramento della riconciliazione, che
pure ci ottiene il perdono delle nostre colpe anche gravi, non cancella questa “pena”, costituita appunto
dalle nostre imperfezioni personali, e richiede normalmente l’impegno prolungato e volenteroso per
una conversione che vada realizzando pienamente quella perfezione di vita, che il Padre attende da
ciascuno dei suoi figli per poter, alla morte, accoglierli, ormai del tutto purificati, nel suo paradiso.
Una somma di imperfezioni e tendenze che in conseguenza – nella
fede della Chiesa – comportano una previa e adeguata purificazione
nel cosiddetto “purgatorio”: un periodo che ritarda il loro ingresso in
paradiso e comporta una comprensibile condizione di sofferenza in
questa attesa.
La Chiesa – a seguito delle alcune delle verità sopra ricordate – ha
sempre creduto di poter alleviare e abbreviare questo doloroso processo di purificazione sia in vita, sia a favore di persone defunte, con
interventi indulgenziali di diversa intensità ed efficacia fino alla completa, immediata purificazione (nel caso delle cosiddette “indulgenze
plenarie”), aprendo da subito – una volta defunti – l’ingresso alla Casa
del Padre.
don Fernando
Come si ottiene l’indulgenza giubilare?
Ci si accosta con cuore contrito al sacramento della Penitenza e alla Comunione eucaristica sette giorni
prima o dopo il passaggio sotto una Porta santa, situata in una delle grandi Basiliche giubilari a Roma,
in Terra Santa o nelle Chiese designate in ogni diocesi.
Attraversare la Porta santa ha il significato simbolico di abbandonare la propria vita di peccato per passare ad una nuova fase della propria vita.
Nel visitare queste chiese si deve partecipare alla Messa, oppure ad un'altra preghiera comunitaria o
personale concluse col "Padre nostro", la Professione di fede, la Preghiera a Maria. La preghiera va
recitata secondo le intenzioni del Papa, a testimonianza di comunione con tutta la Chiesa, ad esempio,
per la pace del mondo, per la conversione dei peccatori, per la santità dei sacerdoti…
Ci si impegni, infine, in opere di carità e penitenza che esprimano la conversione del cuore.
Per la prima volta nella storia si può ottenere l’indulgenza giubilare anche effettuando una delle opere
di misericordia spirituale o corporale previste dalla Chiesa.
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Le serate a tema proposte da “Sentieri d’acqua”
Un impegno di carattere sociale, umano e soprattutto cristiano
Un tema che appassiona da sempre, quello ecologico, per molti oggi assume una valenza importante soprattutto se affrontato alla luce di una
particolare angolatura: l’enciclica di papa Francesco “Laudato sì”. Riferendosi al Cantico delle Creature, che Francesco d’Assisi compose attorno al 1224, un paio di anni prima della sua morte, il pontefice ha ripreso
la bellezza di quella splendida preghiera-poesia per riproporla in chiave
moderna, affidando agli uomini del nostro tempo, indipendentemente dal
loro credo, un impegno di portata universale: la custodia del pianeta con
quanto contiene. Sarebbe molto interessante che ognuno potesse leggerla
e meditarla, facendone propri i contenuti…
Sentieri d’acqua, l’associazione bredese che da anni si sta impegnando sul
versante non solo della conoscenza degli ambienti naturali del territorio,
ma anche e soprattutto nella salvaguardia delle risorgive e dei corsi d’acqua presenti in zona e le realtà verdi tra cui il famoso bosco degli ontani,
ha proposto per tre mercoledì consecutivi nelle scorse settimane, delle
serate a tema che avrebbero meritato di certo una maggiore presenza di pubblico. Alcune tematiche purtroppo paiono riguardare solamente gli altri, in realtà sono di grande attualità e urgenza e interrogano
ciascuno di noi. E questo è il primo, grande messaggio che è stato consegnato.
Le serate hanno avuto tre relatori di spessore: Michele Zanetti, storico fondatore del “pendolino” di
Noventa di Piave e grande naturalista che ha interessato i presenti con la presentazione di terra e biodiversità; Eriberto Eulisse, esperto di tematiche legate al mondo dell’acqua, ha fatto il punto sulle isole
di plastica che stanno compromettendo la vita degli oceani con conseguenze a dir poco preoccupanti.
Infine Lorenzo Biagi, da buon filosofo, ha riletto e commentato in chiave propositiva l’enciclica del
Papa evidenziandone le grandissime intuizioni e sottolineando l’indifferibilità di alcune scelte cui nessuno può andare esente. Un lavoro davvero costruito con passione dai relatori e che l’associazione
Sentieri d’acqua ha saputo proporre alla riflessione con semplicità ma con determinazione. Nonostante
le serate fossero state patrocinate dal comune, ha suscitato una certa tristezza che nessuno, dalla civica
amministrazione fosse presente.
E’ stato assai interessante che anche la parrocchia abbia avuto parte attiva in questo primo momento
in cui ci si pone dinanzi alle sfide vitali del terzo millennio che interrogano ogni uomo, ma soprattutto
quanti credono nella possibilità che, come affermava un famoso nobel per la fisica: la valanga è costruita o si costruisce da un insieme di fiocchi di neve che, presi singolarmente, sono quasi un nulla ma, se
aggregati, hanno una forza dirompente a volte dagli effetti devastanti. (rc)
REDAZIONE IN CAMMINO N. 114
don Stefano Vidotto
don Fernando Pavanello
Baggio Aniska
Barbon Sabrina
Biasini Fabio
Cattarin Remo
Zampieri Franco
Impaginazione:
Cianferoni Andrea
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Chi deve far partire la riscossa dei giovani?
Capita a volte di avere tra le mani vecchie foto
di fatti, eventi, persone.. che ci riportano indietro
nel tempo e accendono la nostra fantasia. Il senso
di nostalgia che prende è spesso forte ed i ricordi
diventano struggenti. Mi è capitata recentemente
una foto di un carnevale di quasi mezzo secolo
fa, organizzato dall’indimenticabile don Bruno
con la collaborazione dei ragazzi di quel tempo.
Oltre alla sfilata, con tanto di lancio di palloncini dalla piazzetta delle Grazie recanti messaggi
di amicizia e di pace, immancabili alcune figure
di giovanotti del tempo, appartenenti a famiglie
di agricoltori del paese che, simulando i cow boy
dei film western che si cominciavano a guardare
al cinema, passeggiavano tra i bambini montando
cavalli peraltro poco abituati alla briglia ed al cavaliere. Belle scene, niente da dire. Non mancavano però anche le prime costruzioni in cartapesta,
vistose, montate su rimorchi, che rappresentavano
scene di cui il mondo della notizia e della politica
si stava interessando. Una come esempio: i fatti
di sangue di Burgos (Spagna) quando l’organizzazione indipendentista ETA, riempiva le pagine
dei quotidiani. Rappresentare attraverso la satira
burlesca questi fatti gravi del mondo, diventava
per i ragazzi di allora, sostenuti sempre da un parroco che stimolava all’anticonformismo, motivo
di crescita, di interesse, di dibattito, magari anche
di scontro ma sempre costruttivo. Era una maniera
per emancipare e far crescere la comunità attraverso la formazione dei giovani che si sentivano
protagonisti in un certo senso dei cambiamenti in
atto.
Quella foto, rigorosamente in bianco e nero come
si costumava, nella sua semplicità mi ha portato
ad una riflessione. Oggi i nostri ragazzi ed i nostri
giovani vivono mille situazioni in cui però paiono mancare discernimento, dibattito, interesse,
partecipazione. A volte si ha quasi l’impressione
che il colore dominante delle giornate di tanti ragazzi sia il grigio, una tinta indistinta, intesa come
la somma di troppi colori. Sembrano essenti dalla loro vita stimoli e momenti forti che li vedano
protagonisti propositivi di istanze, fossero anche
le più discutibili. Si ha come l’impressione che la
preferenza dello stile di vita, siano forme piatte
di relazioni riservate, quasi intime…. Eppure esi10
stono nei nostri ragazzi vitalità ed intraprendenza
tali che dovrebbero emergere e diventare stimoli
attivi per la società. E’ vero: noi dovevamo riscattare generazioni intere dalla povertà economica,
culturale, sociale. Forse non abbiamo sempre
usato gli strumenti più opportuni ed adeguati ma
nel mentre nelle nostre tasche si nascondeva un
certo libretto “rosso” proveniente dalle ideologie
dell’estremo oriente e parimenti si leggevano le
opere ad esempio di Marcuse, non mancavano gli
approfondimenti del “Maestro” di Nazareth verso
l’azione e la Parola del quale i riferimenti sociali
e sociologici diventavano l’esempio più eclatante.
Un grande psicologo contemporaneo, Ezio Aceti, in una sua recente pubblicazione, ha affermato
con autorevolezza che la nostra è ancora una società dalle speranze possibili e che solo attraverso
un forte e motivato coinvolgimento dei ragazzi e
dei giovani, si potranno rivivere tempi interessanti
e vivaci. Tempi di riscossa. Un messaggio importante, sul quale chi lavora con i giovani dovrebbe
profondamente riflettere. (rc)
I giovani della collaborazione e la fede
Lo scorso 4 marzo si è tenuto il secondo incontro annuale dei giovani della collaborazione pastorale.
Un cammino iniziato l’anno scorso che vede impegnati i giovani animatori delle parrocchie di Breda
e Maserada, volto a tracciare un percorso comune, anzi un progetto di pastorale giovanile, partendo
dall’analisi dei bisogni e dai racconti di vita.
E’ proprio l’analisi di questi bisogni che ci ha portati ad approfondire il tema della fede.
Infatti in uno dei primi incontri vi è stata la condivisione della nostra fede, comunicandoci in piena
libertà e serenità come e quali sono stati i momenti in cui abbiamo sperimentato l’incontro con Gesù.
La bellezza con cui ogni animatore ha regalato agli altri la propria storia e l’armonia della serata ci
hanno fatto capire quanto importante sia stato parlare ed esternare i nostri sentimenti su questo argomento.
In seguito, nell’ultimo incontro aiutati da facilitatori esterni, abbiamo tentato di andare in profondità
comunicandoci dubbi, fatiche, difficoltà di fede in alcuni ambiti di vita quotidiana (scuola/lavoro affetti/amicizia - chiesa/comunità - festa/divertimento).
Raccontarci e condividere la nostra fede ci ha permesso di prendere coscienza delle nostre bellezze e
difficoltà e, come diceva il tema dell’incontro, “se il chiodo non tiene..”.., la capacità di capirlo e di
”sistemare” sapendo che non siamo soli.
Il cammino è ancora lungo ma l’entusiasmo e il desiderio che ci alimenta siano da volano per costruire questo progetto e riuscire a riconoscere ciò che Dio sta operando nel nostro cuore. (ab)
ASSISI
25 - 26 -27 aprile 2016
Lunedì 25 aprile
Ritrovo ore 5.15 dal piazzale della Chiesa a Breda, partenza ore 5.30
Arrivo a S. Maria degli Angeli e visita della Basilica
Pranzo al sacco
Nel pomeriggio visita alla città di Assisi
Arrivo in serata presso la parrocchia di S.Giuseppe
a Costano
Cena e buonanotte
Martedì 26 aprile
Sveglia e colazione
In mattinata:
- Attività speciale per le classi 1^ e 2^
- Servizio presso la Caritas di S.Maria degli Angeli
per le classi 3^, 4^ e 5^
Pranzo
Nel pomeriggio testimonianza comune
delle Clarisse del Monastero di S. Quirico ad Assisi
Trasferimento a S. Damiano. Visita al Santuario di Rivotorto
Rientro a Costano, cena, attività e buonanotte
Pellegrinaggio
dei giovani
2016
Mercoledì 27 aprile
Sveglia e colazione
In mattinata visita all'Eremo delle Carceri
Pranzo
Nel primo pomeriggio partenza per Breda di Piave
Arrivo previsto verso le ore 20.00 circa.
Il costo dell'esperienza è di 80,00 euro e comprende: viaggio in pullman, pernottamenti, pasti e
spostamenti.Il pranzo del 25 aprile è al sacco; altre eventuali spese personali sono a parte (si consiglia
comunque di non lasciare grandi quantità di denaro ai propri figli). Ti raccomandiamo di portare:
tessera sanitaria e documento d'identità, abbligliamento e scarpe comode, sacco a pelo o lenzuola,
asciugamani, il necessario per l'igiene personale ed eventuali medicine che sei abituato a prendere.
Particolari allergie e/o intolleranze vanno comunicate agli animatori prima della partenza.
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Notizie dall’Archivio Parrocchiale
Uno degli storici che maggiormente si è occupato in maniera approfondita della storia di Breda fu mons.
Luigi Zangrando (1870-1936), figura di primissimo rilievo della nostra chiesa diocesana, nonché cittadino nativo di Breda. A lui sono state intitolate la locale scuola materna e anche una via comunale.
Presso il nostro archivio parrocchiale, sono conservati dei suoi manoscritti, che contengono una miniera di notizie dei secoli passati. In uno di questi, Mons. Zangrando riporta la Relazione sulla chiesa
nuova e sullo stato della Parrocchia di Breda nell’anno 1900, fatta dai fabbricieri uscenti (in carica
nel periodo 1892-1900), per i nuovi eletti, signori: Giosuè Zangrando fu Angelo; Cenedese Giuseppe
fu Angelo; Dal Col Carlo fu Antonio.
Considerato il loro valore storico, mi sembra importante aprire una finestra sul nostro passato, documentando i parrocchiani, sul contenuto di questa relazione che fu donata da Mons. Zangrando all’allora
nuovo parroco Don Luigi Cortese.
Il manoscritto, è suddiviso in punti e va letto e interpretato come una fotografia di Breda dell’epoca.
Ne riporto fedelmente alcune pagine.
Breda nell’anno giubilare MCM
Titolo della Chiesa - sua erezione:
La chiesa parrocchiale di Breda, dedicata all’apostolo San Paolo
nell’anno di nostra salute 1877, conta ventitre anni il 4 novembre,
essendo stata solennemente benedetta nella 1° domenica di detto
mese, su mandato di sua Ecc. Mons. Federico Maria Zinelli Vescovo di Treviso, da Mons. Antonio De Paoli, decano e vicario generale della diocesi, per desiderio del Rev. Don Innocente Basso
parroco zelantissimo.
L’edificio, sorse in pochissimo tempo per opera indefessa della popolazione, aiutata pure, grazie alle premurosissime istanze
dell’emerito commissario sig. Girolamo Dal Vesco, dal governo
con lire diecimila e con pari somma anche dal nobilissimo Municipio locale.
Disegno ed esecutore:
Il disegno, nonché la direzione tecnica del lavoro, furono compiuti dall’ingegnere provinciale Ing. Dr.
Giulio Olivi, trevigiano; assuntore dell’impresa e capomastro stuccatore fu un certo Cima Luigi, il quale, per la stima che pareva godere dal parroco, anima candidissima, e per la fama che l’aveva preceduto
e reso accetto alla Commissione parrocchiale, ne abusò così che, dopo il collaudo della fabbrica, bisognò pensare a ricoprirla di tegole, e pochi anni dopo, a cambiare il legname fradicio delle navi minori
che sorreggevano il tetto.
NB: In diritto canonico, si intende “fabbrica”, la chiesa o altro edificio sacro nella sua struttura materiale; come pure la conservazione e manutenzione dell’edificio sacro, che sono affidate alla fabbriceria.
Coro vecchio:
Il coro di vecchia fattura fu solo innalzato e reso, almeno nell’intenzione, armonico all’assieme della
chiesa; cosi ché né l’altare né il padiglione col baldacchino di stucco (datati 1765-1768) furono mossi.
Continua con il prossimo numero
(a cura di G.Schiavinato)
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Riflettendo sulle unioni civili
In un momento storico come questo dove il tema
delle unioni civili e delle adozioni per le coppie
dello stesso sesso non è mai stato così cruciale,
mi tornano alla memoria le parole che Papa Francesco pronunciò in un viaggio aereo di ritorno da
una delle sue prime visite all’estero da pontefice:
“Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?”.
Il Papa conferma in sostanza un principio fondamentale per la Chiesa: ogni vita merita accoglienza e rispetto proprio in quanto “Persona”.
Nonostante l’approvazione del maxiemendamento sulle unioni civili abbia creato moltissima confusione nell’opinione pubblica, dividendo il paese
e creando accesi dibattiti, il concetto che prima di
tutto non deve sfuggire è l’importanza del matrimonio come atto di fede e unico atto legale sul
quale si basa la famiglia e attorno al quale ruota
l’intero nucleo famigliare.
Convinto del fatto che siamo tutti figli di Dio e
che Lui ci ha fatti a sua immagine e somiglianza,
credo sia giusto riconoscere che c’era necessità ed
urgenza di fare una legge a difesa e tutela dei diritti individuali all’interno di altre forme di legami affettivi, legittimando e raccogliendo richieste
e tendenze di una società in continua evoluzione,
tracciando così una strada per nuovi modelli di
convivenza, nel rispetto e nell’accoglienza, senza
discriminazioni nei confronti del prossimo.
Credo tuttavia che non si debba però confondere
ed equiparare le unioni civili con il matrimonio,
perché vorrebbe dire non riconoscere questa istituzione che garantisce e regola la trasmissione della
vita e il futuro dell’umanità. L’art. 29 della Costituzione riconosce infatti i diritti della famiglia
come società naturale fondata sul matrimonio.
Il tema delle adozioni per le coppie dello stesso
sesso, stralciato dalla legge, continuerà comunque
ad essere al centro di future discussioni e polemiche. Quello su cui però a mio avviso dobbiamo
sentirci in dovere di scandalizzarci, da cristiani e
cittadini, è l’argomento della maternità surrogata,
cioè dell’utero in affitto.
Non è pensabile una famiglia composta da persone che non possono generare, autonomamente e in
simbiosi, la vita. Non dovremmo neanche doverci
porre il problema, tanto è naturale come cosa. In-
vece i tempi ce lo richiedono, e l’evoluzione umana - che in questi casi definirei involuzione - ci sta
portando a forme di egoismo tali che contrastano
con la splendida natura del creato ed il naturale
funzionamento delle cose, e sostengono la mercificazione della vita.
Come comunità cristiana dovremo rimanere uniti
a difesa dei diritti e delle leggi naturali che governano l’universo, e continuare a batterci per una famiglia basata sul matrimonio e sul concepimento
della vita derivante dall’unione di due persone di
sesso opposto, con la speranza che le istituzioni
non si lasciano ingannare dall’avidità e dal denaro
dei potenti.
La famiglia deve essere antropologica e non può
in alcun modo essere ideologica.
La famiglia genera l’amore che sostiene il mondo,
la casa che Dio ci ha donato. (fb)
* Art.29.
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul
matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza
morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.
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Il nostro Don Bruno Torresan
Due anni fa, l’11 aprile, il nostro amatissimo don
Bruno lasciava per sempre la vita terrena.
“In Cammino”, grazie a don Fernando, ne ha tracciato un po’ la figura, ricordando episodi e aneddoti
della sua storia sacerdotale e di parroco di Breda.
Nel concludere questo ciclo di memorie, anche se
il termine mi pare inopportuno e poco appropriato,
mi sento particolarmente emozionato perché lui è
stato un po’ il mio secondo padre, la mia guida ed
il mio maestro. Sicuramente il “mio“ amico. Lo
penso spesso e quando lo vado a trovare al cimitero provo un senso di grande serenità come quando
ci si vedeva e non mancavano mai belle e piacevoli chiacchierate. Don Bruno ha un grandissimo
merito tra i tanti che gli si potrebbero attribuire:
quello di aver saputo guidare la parrocchia nelle
sue trasformazioni storiche, culturali, religiose.
Dal 1961, anno in cui giunse a Breda come cappellano e fino al 1967 quando, il 6 marzo, farà il
suo ingresso quale parroco, fu la scuola dura ed intransigente di don Gajon a formargli una mentalità
aperta alle istanze del nuovo che stava nascendo
anche a Breda. Quasi un paradosso. Aveva capi-
pellano-parroco facesse fiorire a Breda iniziative
ed attività importanti: le ACLI anzitutto, con tutte
le iniziative che intrapresero. Era il fermento dei
giovani che stavano rivitalizzando la comunità a
cui don Bruno aveva sempre guardato e curato con
estrema simpatia ed interesse. Fu in quegli anni
che venne definito da autorevoli bredesi “l’appassionato dei giovani”. Non trascurò il mondo
dello sport dando vita a quella che sarà chiamata
SPE-Breda (società polisportiva educativa). Ogni
sua intuizione sottendeva a qualcosa di formativo. E impegnò i suoi ragazzi nella realizzazione
della prima recinzione del campo sportivo di via
Termine. Altra idea fortunata: la realizzazione
del Gr.Est. Ma sarebbero infinite le iniziative che
promosse e sostenne. Instancabile nelle attività,
non mancò di attenzione anche per le strutture,
basti pensare all’edificazione della nuova scuola
materna con tutti i sacrifici che gli comportò. La
sua intensa attività operativa, non gli fece mai dimenticare il suo ruolo di padre e pastore: la cura
e le visite agli ammalati, la visita alle famiglie, i
sacramenti, le confessioni, le liturgie… E la pre-
to, il nuovo parroco, che occorreva spazzare via
il vecchiume che ristagnava come polvere di tarlo
su preziosi mobili. Rimboccatesi le maniche, una
buona dose di fiducia nella Provvidenza e tanto
coraggio, hanno fatto sì che in quegli anni il cap-
ghiera! Don Bruno era uomo di preghiera che non
trascurava, così come la sua spiritualità che non
mancava mai di essere rinvigorita con corsi di
esercizi spirituali. Ma anche un’altra cosa ce lo fa
amare ancor di più: la sua grandissima carità. Il
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suo portamonete si apriva spessissimo per aiutare
chi era nel bisogno. Qualche volta questa sua generosità gli costò davvero cara facendogli subire
perfino atti di violenza che dissimulava sempre
dietro veniali bugie. Manterrà questa sua generosità fino all’ultimo giorno. Il suo carattere, gioviale e spontaneo, lo dimostrò quando annunciò,
dapprima ai suoi amici e poi all’intera comunità,
che un suo professore di seminario, monsignor Pavanello, si sarebbe stabilito a Breda. Dalle nostre
chiacchierate, ho raccolto solo una volta una sua
grande amarezza: e cioè quando la grande missione del 1984 curata dai Padri Passionisti, preparata
con tanto impegno, si rivelò un fallimento per la
scarsa partecipazione e l’indifferenza di tanti par-
rocchiani. Commentò l’esperienza con la storica
frase con cui don Bernardo aveva apostrofato i
bredesi decenni prima: “bon xente ma assei star!”.
“E pensare - commentò quando parlammo della
missione - che il mio programma pastorale lo avevo impostato sul ribaltamento di quella frase: siete
buona gente ma io non vi lascerò stare!”. Nei suoi
oltre 50 anni di presenza, ci è stato accanto con
tutto se stesso, realizzando quanto disse il giorno
dell’ingresso come parroco: “Spenderò e mi spenderò per voi, dovesse costarmi la vita!”.
GRAZIE DON BRUNO! (rc)
Giuseppina Rossetto ved. Marangon, la centenaria di Breda
Qualche acciacco, le rughe che non perdonano ma la mente ed il
pensiero lucidissimi, fanno di Giuseppina Rossetto una centenaria
invidiabile. Eppure, come direbbe il poeta, la sua vita non è stata
certo una scala di cristallo. Nata a Breda il 20 settembre del 1915,
prima di tre sorelle, rimase orfana di padre all’età di 8 anni; sua madre si ritirò allora a vivere nella casa paterna da Giacinto Beraldo
ed è per questo che Giuseppina è conosciuta in paese come “Bepa
Beralda”. A 12 anni la nostra Bepa trova lavoro presso la tessitura
Monti e, nel 1938, si sposa con Giovanni Beniamino Marangon il
quale, dopo qualche anno, parte prima per il fronte greco-albanese
quindi per la Russia come artigliere alpino della Julia. Al ritorno
dalla guerra dopo qualche tempo il marito si ammala. La nostra
coraggiosa donna riprende il lavoro e viene assunta all’ospedale di
Treviso in lavanderia e guardaroba dove rimarrà fino alla pensione.
Il viaggio da casa all’ospedale lo faceva in sella alla sua bicicletta.
Il marito, costretto a letto, vi rimarrà in infermità per ben 15 lunghissimi anni e si spegnerà nel 1973. Giuseppina, ha avuto dal suo matrimonio 4 figli: Rosa, Anna,
Rita e Antonio col quale vive. Al suo attivo 12 nipoti e 13 pronipoti che le rendono gaie le giornate. La
comunità parrocchiale di Breda, alla carissima “Bepa” augura non solo una Buona Pasqua ma anche e
soprattutto ancora lunghi giorni sereni ed in salute. (rc)
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Calendario delle Celebrazioni della Settimana Santa e della Pasqua
BREDA DI PIAVE
21 Marzo Lunedì santo:
ore 8.00 Santa Messa e adorazione eucaristica fino alle 12.00;
ore 15.00 adorazione eucaristica
ore 20.00 riposizione e Santa Messa
ore 20.30 Confessione comunitaria a Pero
(anche per Breda)
22 Marzo Martedì santo:
ore 8.00 Santa Messa e adorazione eucaristica fino alle 12.00;
ore 15.00 adorazione eucaristica
ore 20.00 riposizione e Santa Messa
23 Marzo Mercoledì santo:
ore 8.00 Santa Messa e adorazione eucaristica fino alle
12.00;
ore 15.00 apertura adorazione eucaristica;
ore 20.00 Riposizione; Santa Messa e processione verso
Campagne (fino all’incrocio con via Levade)
24 Marzo Giovedì santo:
al mattino i sacerdoti celebrano in Duomo (non si confessa!)
ore 20.00 Santa Messa in Coena Domini (lavanda dei piedi)
animata dal Coro Giovani Dentro e Adorazione
Notturna fino alle 24.00
25 Marzo Venerdì santo:
9.00 - 12.00; 16.00 - 18.30 confessioni
ore 15.00 Via Crucis;
ore 20.00 Azione liturgica: Passio, Ostensione della Croce,
Comunione e Processione (verso la chiesetta della
Madonna delle Grazie) animata dal Coro Giovani
Dentro
26 Marzo Sabato santo:
9.00 - 12.00; 15.00 - 18.30 confessioni
ore 21.00 Santa Messa della Veglia Pasquale e Battesimo,
animata dal Coro Giovani Dentro
27 Marzo Pasqua di Resurrezione
(non c’è la messa della sera):
ore 8.00 Santa Messa
ore 9.30 Santa Messa animata dalla Corale d’Alessi;
ore 11.00 Santa Messa animata dal Coro Giovanissimi
28 Marzo Lunedì dell’angelo:
Sante Messe ore 8.00 e 9.30
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SALETTO DI PIAVE
21 MarzoLunedì santo:
ore 9.00 Santa Messa, adorazione eucaristica fino alle 11.00;
ore 16.00 apertura adorazione
ore 20.00 riposizione
22 MarzoMartedì santo:
ore 9.00 Santa Messa, adorazione eucaristica fino alle 11.00;
ore 16.00 apertura adorazione
ore 20.00 riposizione
ore 20.30 Confessione Comunitaria a Saletto (anche per San
Bartolomeo)
23 Marzo Mercoledì santo:
ore 9.00 Santa Messa, adorazione eucaristica fino alle
11.00;
ore 16.00 apertura adorazione
ore 20.00 riposizione
24 Marzo Giovedì santo:
al mattino i sacerdoti celebrano in Duomo (non si confessa!)
ore 20.30 Santa Messa in Coena Domini (lavanda dei piedi)
animata dalla Corale e Adorazione Notturna fino
alle 23.00 animata dai giovani delle superiori
25 Marzo Venerdì santo:
9.00 - 12.00; 17.00 - 18.30 confessioni
ore 16.00 Via Crucis
ore 20.30 Azione liturgica: Passio, Ostensione della Croce,
Comunione e Processione per via Davanzo (fino
all’incrocio con via Montegrappa)
26 Marzo Sabato santo:
9.00 - 12.00; 15.00 - 18.30 confessioni
ore 20.30 Santa Messa della Veglia Pasquale animata
dalla Corale
27 Marzo Pasqua di Resurrezione:
ore 8.00 Santa Messa animata dalla Corale;
ore 11.00 Santa Messa animata dal Coro Giovani
28 Marzo Lunedì dell’angelo:
ore 10.00 Santa Messa animata dalla Corale
e benedizione auto
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"Il Cammino" - Pasqua 2016