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Anno XVIII N° 9/2009 - 25 giugno
UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA
C
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La crisi economica ha avuto per l’Italia un impatto più contenuto rispetto ad altri paesi, ma ora per non
restare indietro è necessario fare della crisi una occasione per migliorare la struttura della nostra economia
L’Italia resiste alla crisi economica
Tremonti torna anche sulla necessità di stabilire delle regole
globali. I paradisi fiscali sono “come la caverna di Ali’ Babà”
Giorgio Lambrinopulos
“L
’Italia ha resistito,
resiste,
resistera’” alla
crisi economica. Il ministro
dell’Economia, Giulio Tremonti, intervenendo all’anniversario della fondazione
della Guardia di finanza
ribadisce che la crisi “non
e’ interna ma esterna, non
e’ stata causata dalle nostre
negativita’ ma ha avuto un
impatto sulle nostre positivita’” perche’ l’Italia e’ un
paese esportatore e quindi
ha risentito dei fenomeni
della recessione mondiale
che ha provocato “la caduta delle fiducia e quindi
della domanda”. L’Italia,
prosegue il ministro, “trova fondamento dalla nostra
geografia civile fatta di otto
mila comuni. Per fortuna
non abbiamo grandi metropoli circondate da anelli
di periferia spesso fonte di
rivolta sociale. L’Italia e’
fatta come una rete capace
di assorbire tutto l’impatto della crisi”. Il ministro
ricorda poi che nel Paese
ci sono 8 milioni di partita
Iva su un totale di 35 milioni presenti in Europa: “Il
doppio della Francia. Non
e’ un fattore di debolezza
Giulio Tremonti, ministro dell’Economia e delle Finanze
ma di forza. La crisi ci ha
insegnato che la manifattura e’ ancora importante”.
Tremonti torna anche sulla
necessità di stabilire delle
regole globali. I paradisi
fiscali sono “come la caverna di Ali’ Babà” , afferma,
dove e’ possibile in modo
“comodo e sicuro depositare il bottino”. La proposta
presentata al G8 relativa
alle regole e al contrasto ai
paradisi fiscali e’ indispensabile perche’, spiega Tremonti, “e’ difficile fare una
lotta dentro i confini se fuori e’ possibile in modo co-
modo e sicuro depositare il
bottino come nella caverna
di Ali’ Baba’”. La crisi economica ha avuto per l’Italia
un impatto piu’ contenuto
rispetto ad altri paesi, ma
ora per non restare indietro
e’ necessario fare della crisi
una occasione per migliora-
Commento elettorale del Premier
“S
e questa per l’opposizione è una vittoria, noi vogliamo sempre
perdere così”. Lo afferma
in una nota il presidente del
Consiglio, Silvio Berlusconi, commentando il voto di
domenica e lunedì. “La
campagna elettorale - osserva il presidente del Consiglio - si e’ conclusa nel
seguente modo: prima delle
elezioni amministrative, e
relativamente alla popolazione interessata dal voto, il
centrodestra rappresentava
5.358.810 cittadini e governava in 9 province. Il centrosinistra rappresentava
27.541.359 cittadini e governava in 50 province. Altre 3 province (MonzaBrianza, Bat e Fermo)
erano di nuova istituzione e
interessavano
1.280.809
cittadini. Oggi, il quadro si
è ribaltato: il centrodestra
rappresenta 21.250592 cittadini e governa in 34 province. Il centrosinistra rappresenta
12.930.386
cittadini e governa in 28
province”. “Il centrodestra
- conclude Berlusconi - ha
conquistato 25 province in
più ed ha quadruplicato la
popolazione rappresentata.
Il centrosinistra ha perso 22
province ed ha più che dimezzato la popolazione
rappresentata”. Gia’ ieri
sera, Berlusconi aveva parlato di ‘sonora sconfitta’ per
la sinistra. ‘Un dato solo toglie di mezzo ogni discussione: prima di queste elezioni provinciali il Popolo
della Libertà governava 5
milioni di persone interessate dal voto. Adesso ne governa ben 21 milioni’, ha
sottolineato il presidente
del Consiglio. Il Pdl nel
complesso si mostra più che
soddisfatto. Il coordinatore
Denis Verdini dice che “il
centrodestra ha vinto”, perché è aumentato il numero
delle province e dei comuni
amministrati. E comunque,
sottolinea, “va considerato
il dato dell’astensione”.
Umberto Bossi rivendica
l’apporto decisivo della
Lega: “Bisogna prendere
atto che la gente si fida di
noi. Siamo forti, abbiamo
chiesto alla gente di non votare per il referendum e di
votare per le amministrative”. In casa dei Democratici, il risultato elettorale viene visto come la prova che
l’onda lunga di Berlusconi
si è esaurita e che è possibile risalire la china. Secondo
il segretario Dario Franceschini, con il risultato di
oggi “comincia il declino
della destra. Sarà un percorso lungo, ma con lavoro e
impegno porteremo avanti
un cammino di cambiamento del Paese”. Quanto al Pd,
per Franceschini, il risultato
è “positivo, meglio delle
aspettative”. Intanto, il segnale è “importantissimo”,
dice il segretario Democratico: “Appena 15 giorni fa,
il Pdl prevedeva di raggiungere il 45% alle Europee e
di conquistare tutte le grandi città. Oggi invece Berlusconi è 10 punti sotto e c’é
alle amministrative una tendenza a favore del Pd molto
importante, in un momento
in cui in Europa soffia un
vento di destra”. Replica il
coordinatore del Pdl Ignazio la Russa: “Gli italiani
Continua a pag 2
re la struttura della nostra
economia. Lo sottolinea il
presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nel corso dell’assembela annuale
ricorrendo ad una metafora
sportiva per descrivere l’impatto della crisi economica
nel nostro Paese. ‘L’Italia al
tempo della crisi -spiega- si
puo’ provare a raccontarla
attraverso una metafora ‘atletica’, costruita attingendo
alla disciplina della corsa
ad ostacoli. Nella corsa
ad ostacoli della crescita,
infatti, l’Italia e’ come un
partecipante che, da tempo,
era stato distaccato da concorrenti piu’ veloci. Concorrenti piu’ veloci, perche’
dotati di migliore preparazione e di migliori fondamentali. Concorrenti, pero’,
che, in qualche caso, non
avevano esitato ad alimentare il ritmo della loro corsa
con il doping dei consumi
a debito.Tutti i partecipanti
alla corsa sono inciampati nell’ostacolo della crisi.
L’impatto e’ stato piu’ violento e la caduta e’ risultata
piu’ rovinosa per chi procedeva con maggior slancio,
e si dovra’ ora rialzare e
riprerndere la corsa senza
potere far conto sul doping’’. ‘Per l’Italia, che non
aveva un ritmo impetuoso,
l’impatto contro l’ostacolo della crisi e’ stato forse
meno forte rispetto a qualche suo concorrente. Ma
certamente, quando la corsa
riprendera’, l’Italia rischia,
ancora una volta, di rimanere indietro, anche perche’,
questa volta, l’effetto scia
del plotone di testa sara’ assai piu’ modesto -continua
Sangalli- Cosa fare, allora?
Appunto, fare della crisi
un’occasione per migliorare la nostra preparazione e
per irrobustire i nostri fondamentali.Cosi’, quando la
corsa riprendera’, magari
non saremo i migliori scattisti sui cento metri. Ma, sui
duecento o sui quattrocento
metri, qualche soddisfazione potremo ottenerla! Ecco,
con il linguaggio della metafora, questa ci sembra essere la sostanza dell’Italia
al tempo della crisi’’, conclude Sangalli. L’Italia è il
Paese dell’area Ocse con il
più alto livello di spesa pensionistica, che è risultato
Continua a pag 2
Emanuele Di Marco
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Questo libro non è solo
un tributo ma anche una
lente d’ingrandimento per
conoscere Rino Gaetano,
uomo e cantautore. E lo fa
attraverso i ricordi di amici, colleghi e musicisti che
lavorarono con lui e attraverso materiale inedito,
scritti e foto.
Politica
2
Segue dalla prima
nel 2005 al 14% del Pil, il doppio
della media Ocse (7,2%). E’ l’appunto fatto dall’Organizzazione
per la cooperazione economica e
lo sviluppo nel suo rapporto annuale sulle pensioni, nel capitolo
dedicato all’Italia. Nel decennio
1995-2005 la spesa previdenziale è aumentata del 23%. Le pensioni assorbono quasi il 30% del
budget pubblico contro il 16%
medio Ocse. Insomma, afferma
l’Ocse, l’applicazione delle riforme delle pensioni in Italia avanza
molto lentamente rispetto agli altri paesi dell’Ocse e inoltre molti
dei cambiamenti ‘’vitali’’ per la
sostenibilità finanziaria dei costi
del sistema previdenziale sono
stati ‘’ripetutamente rinviati’’. In
particolare, si rileva la ‘’preoccupazione per il rinvio dell’adozione dei nuovi coefficienti di
trasformazione contributiva che
sono un importante fattore per
calcolare l’importo della pensione’’. Non solo. ‘’L’aspettativa di
vita in Italia, così come negli altri
Paesi - avverte l’Organizzazione ha continuato a crescere in questo
periodo e il rinvio dell’introduzione dei nuovi coefficienti ha avuto
un impatto negativo sul sistema.
Al tempo stesso, gli economisti
parigini sottolineano che ‘’ci sono
stati di recente altri ritardi nell’introduzione dell’aumento dell’età
minima di pensionamento per anzianità’’. Da parte sua, il ministro
della Pubblica amministrazione
Renato Brunetta spiega che la
proposta che il governo deve fare
per adeguare l’età pensionabile
delle donne nel pubblico impiego a quella degli uomini, oggetto
di una sentenza di condanna del
novembre scorso da parte della
Corte di giustizia europea, per
ora non verrà mandata a Bruxelles. “Aspettiamo la messa in mora
che dovrebbe arrivare dopodomani - ha affermato il ministro - ma
non c’è problema, la soluzione
dovrebbe essere molto ‘light’”.
Oggi, secondo quanto annunciato
dal ministro del Lavoro Maurizio
Sacconi la scorsa settimana, si sarebbe dovuto tenere un incontro
tra i ministri competenti, Sacconi,
Brunetta e Ronchi dietro la regia
del sottosegretario della èresidenza del Consiglio, Gianni Letta.
Giorgio Lambrinopulos
Segue dalla prima
non sono scemi. Noi abbiamo vinto: su 22 città dove si votava per il
ballottaggio, noi conquistiamo
molte città mentre loro nessuna
dove governavamo noi”. Tra i
soddisfatti ci sono i centristi
dell’Udc, che hanno differenziato
le loro alleanze nei vari comuni:
“Ovunque - dice il segretario Lorenza Cesa - l’Udc ha fatto e fa la
differenza. Da Bari a Torino le nostre scelte coraggiose ci stanno
premiando, nonostante l’autentica
caccia all’uomo messa in piedi
dal Pdl”. Entusiasta del contributo
dato dall’Udc al centrosinistra anche il democratico Francesco Rutelli. I risultati delle elezioni aprono anche una polemica sul
meccanismo dei ballottaggi. La
Russa propone di cambiare le regole, lasciando il ballottaggio solo
se nessun candidato raggiunge il
40%. Insorge Franceschini: “La
proposta di eliminare i ballottaggi
che arriva in queste ore dal centrodestra è una chiara ammissione
di sconfitta. Una proposta surreale, come a dire che siccome c’é un
risultato negativo allora si cambia
la legge... ci sarebbe da ridere se
non ci fosse da piangere”. Il turno
dei ballottaggi evidenzia una sostanziale tenuta del Pd, soprattutto
nelle sue roccaforti, non perdendo
la guida di città da sempre legate
al centrosinistra come Bologna e
Firenze, o come anche la provincia di Torino. Il centrodestra espugna però la presidenza di province
di rilievo come Milano, Venezia e
Belluno. Significativi anche gli
esiti, anch’essi favorevoli al centrodestra, dei ballottaggi per i comuni di Cremona, Prato e Foggia.
Nulla da fare per i candidati del
centrodestra nei comuni simbolo
del centrosinistra. Così è andata a
Firenze, dove Matteo Renzi si è
imposto sul candidato del Pdl
Giovanni Galli e a Bologna, dove
Flavio Delbono ha battuto con il
60,7% Alfredo Cazzola (39,3%).
Il centrodestra ha invece espugnato la città di Prato, dove Roberto
Cenni ha superato il candidato del
centrosinistra, seppur per poche
migliaia di voti, attestandosi al
50,9%. Dopo Bologna in Emilia
Romagna il centrosinistra è riuscito a confermare l’elezione di
suoi candidati a Ferrara (con Tiziano Tagliani, 56,8%) e a Forlì
(Roberto Balzani, 55%). Centrosinistra battuto invece nella lombarda Cremona, dove il sindaco
uscente Giancarlo Corada è stato
superato da Oreste Perri del centrodestra (51,5%). Diverso l’esito
della sfida alla carica di primo cittadino di Padova, dove il sindaco
uscente di centrosinistra Flavio
Zanonato è riuscito a imporsi con
un discreto margine (52%) sul
candidato di centrodestra Marco
Marin. La sinistra ha tenuto anche
a Terni, dove il sindaco uscente
Paolo Raffaelli sarà sostituito dal
suo collega di coalizione Leopoldo Di Girolamo (53%). Stesso
esito ad Ancona, dove Fiorello
Gramillano (cs) si é imposto con
il 56,8% sul candidato di centrodestra Giacomo Bugaro (43,2%).
Il centrodestra si riconferma invece ad Ascoli Piceno, anche se sul
filo di lana, dove Guido Castelli
ha superato con il 50,7% Antonio
Canzian. Al sud gli occhi erano
tutti puntati sull’esito del confronto di Bari, dove il centrosinistra
ha confermato a primo cittadino
l’ex magistrato Michele Emiliano
(59,8%). Allo stesso modo di
Foggia, dove Gianni Mongelli
(cs) ha battuto il candidato di centrodestra Enrico Santaniello con il
53,4%. Diverso al contrario il risultato del ballottaggio di Brindisi, in cui il centrodestra riesce a
confermare Domenico Mennitti
(52,4%). Nella campana Avellino,
il centrosinistra è riuscito invece a
confermare sulla poltrona di primo cittadino Giuseppe Galasso
(61,6%). Come per Potenza, dove
Vito Santarsiero si è riconfermato
sindaco con quasi il 59,3%. Da ultimo il centrodestra è riuscito a
imporsi a Caltanissetta - come ha
fatto del resto in tutti i ballottaggi
che hanno interessato la Sicilia grazie a Michele Campisi
(55,21%). La tornata dei ballottaggi per le province viene giudicata più che soddisfacente dal
centrodestra: uno dei risultanti più
attesi era quello di Milano, dove
Pdl e Lega sono riusciti con Guido Podestà, anche se di misura, ad
espugnare la Provincia (50,2%).
Altro fiore all’occhiello è il risultato di Venezia, dove l’ex presidente di centrosinistra Davide
Zoggia verrà sostituito da Francesca Zaccariotto (51,8%). Altro
cambio di poltrona a Belluno, con
il candidato di Lega e Pdl Gianpaolo Bottacin, ha superato con il
51,1% Sergio Reolon (48,9%).
Cambio politico anche a Savona,
dove il centrodestra è riuscito a
imporsi con Angelo Vaccarezza
(52,1%), e nella toscana Prato,
dove il candidato di Pdl e Lega,
Roberto Cenni, si è imposto sul
candidato di centrosinistra Massimo Calvesi. A favore del centrosinistra i ballottaggi di Torino, dove
Antonino Saitta si riconferma presidente con il 57,4%, di Alessandria (Paolo Filippi a se stesso con
il 51,3%) e Rovigo (che rimane al
centrosinistra grazie al 52,3% di
Tiziana Virgili). Confermata anche la presidenza della provincia
di Ferrara, con Tiziano Tagliani
che ha superato con il 56,8% il
candidato di Pdl e Lega Giorgio
Dragotto, di Parma (confermato
Vincenzo Bernazzoli con il
60,8%), Rimini (grazie al 53,6%
di Stefano Vitali), Arezzo (Roberto Vasai, 60,6%) e Grosseto (con
Leonardo Marras, 56,8%). Il centrodestra è però riuscito a strappare al centrosinistra anche la presidenza della provincia di Ascoli
Piceno (con Piero Celani
(52,6%), Frosinone (con Antonello Iannarilli), Lecce (con Antonio Gabellone, 51,1%) e Crotone (Stanislao Zurlo, 52%)
Esultano Lega e Udc per il flop
del referendum elettorale. La
gente e’ con noi, dice Bossi mentre per Casini e’ la fine del bipartitismo. E si apre il dibattito sulla
necessita di rivedere l’istituto del
referendum. ‘’Anche nei momenti piu’ difficili e drammatici,
anche nelle difficolta’, noi siamo
capaci di vincere perche’ la gente
e’ con noi’’. Lo ha detto alle
Agenzie di stampa il ministro
delle Riforme e leader della Lega
Umberto Bossi commentando il
risultato del referendum. ‘’Siamo
bravi, siamo davvero bravi - ha
aggiunto Bossi con tono allegro
- e questo deriva dal fatto che
stiamo tra la gente e la gente lo
capisce’’. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha annunciando che proporra’ una modifica sulla legge che regola i
referendum, ‘’per evitare che uno
strumento importante di democrazia diretta diventi inutile’’.
Maroni ha anche annunciato l’intezione di “dare mandato ai legali di agire contro chi ha indirizzato a me ed al ministero accuse di
intimidazioni nei confronti dei
presidenti di seggio in relazione
al referendum’’. Si tratta, ha spiegato il ministro, ‘’di parole inaccettabili. Tutto si e’ svolto regolarmente ed in modo trasparente.
Per questi insulti l’unica risposta
e’ dare mandato ai miei avvocati
di agire’’. ‘’L’esito di questo referendum, mi spiace dirlo perche’ ero fra i promotori, era abbastanza prevedibile’’. Cosi’ il
presidente della Camera Gianfranco Fini, intervistato da Tv
Parma, ha anticipato il suo giudizio sull’ esito della tornata referendaria. ‘’Certamente il referendum ha il merito di accendere i
fari del dibattito politico - ha proseguito Fini - Ma c’e’ da chiedersi perche’ il cittadino non creda
piu’ a questo strumento referendario’’. ‘’Io credo, in primo luogo, che questo avvenga perche’ i
N° 9/2009 - ANNO XVIII - 25 giugno
quesiti sono troppo tecnici e i cittadini non sempre li comprendono a pieno - ha spiegato il presidente della Camera - In secondo
luogo, credo che rinunciare a
partecipare sia sinonimo di una
certa stanchezza nei confronti del
dibattito politico, nei confronti
del funzionamento della democrazia, e questo ci deve fare riflettere tutti’’. Alzare la soglia
delle firme necessarie per proporre il referendum ed eliminare
il quorum: e’ questa la direzione
da seguire secondo Massimo D’
Alema, che cosi’ replica a chi gli
chiede se l’esito del referendum
sulla legge elettorale porti con se’
la necessita’ di rivedere l’istituto
referendario. Per l’esponente del
Pd occorrerebbe infatti fare in
modo che ‘’il numero delle firme
sia piu’ alto in modo da rendere
agibile il referendum solo in circostanze straordinarie’’, cosi’
come sarebbe necessario ‘’eliminare il quorum, che e’ uno strumento per annullare il voto popolare’’ ‘’Col
venire
meno
dell’impegno del presidente del
Consiglio e il generale oscuramento delle tv e’ un risultato prevedibile anche se non scontato’’:
cosi’ Massimo D’Alema, arrivando a un convegno organizzato
presso la sede romana della Cgil,
commenta l’esito del referendum
sottolineando la necessita’ di modificare l’attuale legge elettorale.
‘’Spero - dice l’esponente del Pd
- che si possa tornare a discutere
della legge elettorale in Parlamento, perche’ quella attuale e’
pessima’’. Il vicepresidente del
Senato Vannino Chiti saluta come
‘’una buona notizia’’ il mancato
raggiungimento del quorum nei
referendum elettorali e legge nel
risultato la necessita’ di costruire
un’ampia intesa in Parlamento per
la riforma della legge elettorale.
‘’E’ l’obiettivo per il quale ci siamo impegnati. I cittadini non hanno approvato ne’ la pessima legge
elettorale - il cosiddetto porcellum - ne’ un suo peggioramento,
attraverso l’estremizzazione dei
suoi difetti. Il fallimento di questo
referendum, che proponeva l’instaurazione di un bipartitismo
coatto, consegna di nuovo al Parlamento il problema di un’ampia
intesa per modificare la legge
elettorale, rendendo definitive le
regole contro la frammentazione
e garantendo ai cittadini italiani
la scelta delle maggioranze di governo e quella dei loro rappresentati nelle istituzioni’’. ‘’Abbiamo
bisogno - conclude Chiti - di una
legge equilibrata, che assicuri,
come e’ possibile, governabilita’
e rappresentanza’’ ‘’Il referendum e’ fallito miseramente e ancora una volta abbiamo speso
migliaia e migliaia di euro per un
referendum inutile. Il bipartitismo e’ stato bocciato’’. Lo afferma il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, commentando sul
suo sito le prime notizie sulla
mancanza del quorum per i tre
quesiti elettorali. Casini si augura che ora ‘’i promotori si mettano il cuore in pace’’ e che ‘’non
parlino di complotti perche’ gli
italiani hanno l’intelligenza per
capire che dare il 25% di voti ad
un partito e consentirgli di prendersi il 55% dei seggi sarebbe
stato un salto nel buio per l’Italia
e per gli italiani’’. ‘’Ora - esorta
Casini - si vada avanti con un
partito moderato e di centro’’.
Sedici comuni al centrosinistra,
quattordici al centrodestra: sono
dieci quelli che nelle recenti elezioni amministrative hanno cambiato divisa. Questo il quadro riepilogativo per coalizioni delle
comunali 2009, tra primo turno e
ballottaggio, per quanto riguarda
i 30 comuni capoluogo, con il
confronto rispetto alla situazione
precedente: 2009 PREC. CENTROSINISTRA 16 26 CENTRODESTRA 14 4 TOTALE 30
30 Ventotto province al centrosinistra, trentaquattro al centrodestra, con un “saldo positivo” di
più 22 per il centrodestra. Questo
il quadro riepilogativo per coalizioni delle elezioni amministrative 2009, tra primo turno e ballottaggio, per il rinnovo di 62
consigli provinciali e l’elezioni
dei presidenti di Provincia, con il
confronto rispetto alla situazione
precedente 2009 PREC. CENTROSINISTRA 28 50 CENTRODESTRA 34 12 TOTALE
62 62
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G. L.
Pagina Tre
N° 9/2009 - ANNO XVIII - 25 giugno
3
1989-2009. Perché la Chiesa
ß
ß
ha condannato il comunismo
Massimo Introvigne
Prima Parte
I vent’anni dalla caduta del
Muro di Berlino offrono occasione di riflettere sul Magistero
cattolico in tema di comunismo.
La Chiesa – come ricorda Papa
Pio XI (1857-1939) nell’enciclica
Divini Redemptoris del 1937 (n.
4) – ha condannato il comunismo
già prima che fosse pubblicato,
nel 1848, il Manifesto del Partito Comunista, precisamente nel
1846 con l’enciclica Qui pluribus
del Beato Pio IX (1792-1878). La
stessa Divini Redemptoris – pubblicata cinque giorni dopo l’enciclica sul nazional-socialismo
Mit brennender Sorge per evitare
l’uso propagandistico della condanna dell’avversario da parte
dell’uno come dell’altro regime – costituisce la più articolata
analisi del fenomeno comunista
da parte della Chiesa. Ma i documenti sono letteralmente centinaia, e fra i più recenti spiccano
l’istruzione della Congregazione
per la Dottrina della Fede (allora
presieduta dal cardinale Joseph
Ratzinger) Libertatis nuntius su
alcuni aspetti della “teologia della
liberazione”, del 1984, e i riferimenti al marxismo nell’enciclica
Spe salvi, del 2007, di Benedetto XVI. Ma perché la Chiesa ha
condannato il comunismo? Come
ricorda la stessa Divini Redemptoris le risposte “perché insegna e
diffonde l’ateismo” e “perché perseguita la Chiesa” non sono di per
sé sbagliate, ma sono inadeguate
e incomplete. Esaminando il Magistero sul comunismo, emergono
sei punti che vale la pena di ricordare e di meditare.
(1) Il comunismo è un sistema
intrinsecamente perverso, per
sua natura anti-religioso e contro
l’uomo.
Va sicuramente di moda oggi
– a fronte, è vero, di un involgarimento delle dottrine politiche –
riconoscere al comunismo almeno una certa coerenza interna ed
eleganza di sistema. È un giudizio
che si sente enunciare anche da
cattolici e da uomini di Chiesa.
Non tutto è falso in questo riconoscimento. Ma c’è il rischio che
faccia dimenticare l’essenziale:
il comunismo è “intrinsecamente
perverso” (Divini Redemptoris,
n. 58), e non lo è per caso, per
circostanze storiche, per malvagità individuale di qualcuno. Le
atrocità del comunismo non sono
“un fenomeno transitorio solito
ad accompagnarsi a qualunque
grande rivoluzione, isolati eccessi
di esasperazione comuni ad ogni
guerra; no, sono frutti naturali del
sistema” (ibid., n. 21).
Certo, il comunismo è ateo,
anzi è la versione più radicale ed
estrema dell’ateismo: “per la prima volta nella storia stiamo assistendo ad una lotta freddamente
voluta, e accuratamente preparata
dell’uomo contro tutto ciò che è
divino. Il comunismo è per sua
Pio XI
natura antireligioso, e considera la
religione come l’oppio del popolo perché i princìpi religiosi, che
parlano della vita d’oltre tomba,
distolgono il proletario dal mirare al conseguimento del paradiso
sovietico, che è di questa terra”
(ibid., n. 22).
Ma, una volta instaurato l’ateismo assoluto, ne segue anche la
negazione dei diritti fondamentali
della persona umana. La dottrina
fondata sui due presupposti “del
materialismo dialettico e del materialismo storico (…) insegna
che esiste una sola realtà, la materia, con le sue forze cieche, la
quale evolvendosi diventa pianta,
animale, uomo. Anche la società
umana non ha altro che un’apparenza e una forma della materia
che si evolve nel detto modo, e
per ineluttabile necessità tende, in
un perpetuo conflitto delle forze,
verso la sintesi finale: una società senza classi. In tale dottrina,
com’è evidente, non vi è posto per
l’idea di Dio, non esiste differenza
fra spirito e materia, né tra anima
e corpo; non si dà sopravvivenza
dell’anima dopo la morte, e quindi
nessuna speranza in un’altra vita.
Insistendo sull’aspetto dialettico
del loro materialismo, i comunisti
pretendono che il conflitto, che
porta il mondo verso la sintesi finale, può essere accelerato dagli
uomini. Quindi si sforzano di rendere più acuti gli antagonismi che
sorgono fra le diverse classi della
società; e la lotta di classe, con i
suoi odi e le sue distruzioni, prende l’aspetto d’una crociata per il
progresso dell’umanità. Invece,
tutte le forze, quali che esse siano, che resistono a quelle violenze
sistematiche, debbono essere annientate come nemiche del genere
umano. Inoltre il comunismo spoglia l’uomo della sua libertà, prin-
cipio spirituale della sua condotta
morale; toglie ogni dignità alla
persona umana e ogni ritegno morale contro l’assalto degli stimoli
ciechi. All’uomo individuo non è
riconosciuto, di fronte alla collettività, alcun diritto naturale della
personalità umana, essendo essa,
nel comunismo, semplice ruota e
ingranaggio del sistema” (ibid.,
nn. 9-10).
Tutti e due gli elementi, “l’ateismo e la negazione della persona
umana, della sua libertà e dei suoi
diritti, sono centrali nella concezione marxista” (Libertatis nuntius, n. 9); “il disconoscimento
della natura spirituale della persona porta a subordinare totalmente quest’ultima alla collettività e
a negare, così, i principi di una
vita sociale e politica conforme
alla dignità umana” (ibidem) Né
varrebbe obiettare che esistono
diversi marxismi, che il marxismo
di questo o quel partito o pensatore è diverso dalla “più efferata
barbarie” (Divini Redemptoris, n.
21) di cui il comunismo ha offerto
il triste spettacolo dove e quando
è andato al potere. “È vero che il
pensiero marxista fin dai suoi inizi, ma in maniera più accentuata
in questi ultimi anni, si è diversificato per dare vita a varie correnti
che divergono considerevolmente
le une dalle altre. Nella misura in
cui restano realmente marxiste,
queste correnti continuano a ricollegarsi ad un certo numero di tesi
fondamentali incompatibili con la
concezione cristiana dell’uomo e
della società” (Libertatis nuntius,
n. 8).
(2) Il comunismo è un blocco:
non si può separare il materialismo storico dal materialismo dialettico
Benché uno dei fondatori della
“teologia della liberazione” d’im-
pronta marxista, padre Clodovis
Boff O.S.M., in un articolo autocritico del 2007 che ha fatto molto
rumore (“Teologia da Libertação
e volta ao fundamento”, Revista
Eclesiástica Brasileira, vol. 67,
n. 268, ottobre 2007, pp. 10011022), abbia sostenuto che questa
teologia ha portato lentamente ma
inesorabilmente i suoi più conseguenti promotori verso l’ateismo,
la maggioranza dei simpatizzanti
cattolici del marxismo non si è
dichiarata atea. Ha affermato di
rifiutare nel marxismo il materialismo dialettico – cioè la filosofia
atea – e di accettare il materialismo
storico, cioè l’analisi economica e
sociale. Ha sostenuto non solo che
questa analisi è utile ma che, una
volta separato dal materialismo
dialettico, il materialismo storico potrebbe dare frutti positivi e
sfuggire a quelle conseguenze negative che si sono manifestate nei
regimi comunisti, le quali dipenderebbero dagli elementi filosofici
e non dalla teoria economica e sociale. Ma in realtà, come insegna
Papa Paolo VI (1897-1978) nella
lettera apostolica del 1971 Octogesima adveniens (n. 34), non è
possibile separare materialismo
storico e materialismo dialettico, analisi e ideologia: “sarebbe
illusorio e pericoloso giungere a
dimenticare l’intimo legame che
tali aspetti radicalmente unisce,
accettare gli elementi dell’analisi
marxista senza riconoscere i loro
rapporti con l’ideologia”.
Spiega la Congregazione per
la Dottrina della Fede, nel linguaggio filosofico rigoroso che è
tipico del cardinale Ratzinger: “il
pensiero di [Karl] Marx [18181883] costituisce una concezione
totalizzante del mondo nella quale
numerosi dati di osservazione e di
analisi descrittiva sono integrati in
una struttura filosofico-ideologica, che predetermina il significato
e l’importanza relativa che si riconosce loro. Gli a priori ideologici
sono presupposti alla lettura della
realtà sociale. Così la dissociazione degli elementi eterogenei che
compongono questo amalgama
epistemologicamente ibrido diventa impossibile, per cui mentre
si crede di accettare solo ciò che
si presenta come un’analisi, si è
trascinati ad accettare la stessa filosofia o ideologia”
(Libertatis nuntius,
n. 6). Per Marx la
critica della religione è il presupposto
di ogni critica: “la
critica del cielo si
trasforma nella critica della terra, la
critica della teologia
nella critica della
politica” (Spe salvi,
n. 20).
(3) Anche il materialismo storico,
ipoteticamente separato dal materialismo dialettico,
è intrinsecamente
perverso, è una ricetta non per la
giustizia ma per
l’oppressione e la
vergogna
Ma vi è di più. La risposta alla
domanda “è possibile separare il
materialismo storico dal materialismo dialettico?” è negativa. Immaginiamo per un momento una
realtà parallela in cui questa separazione fosse possibile. Il giudizio
del Magistero sul materialismo
storico – accompagnato da una
filosofia non atea, anzi eventualmente favorevole alla religione
o anche dichiaratamente cristiana – sarebbe per questo positivo?
Niente affatto. La Chiesa Cattolica non difende solo la religione
contro l’ateismo. Insegna pure
una dottrina sociale, che è parte
integrante del suo Magistero, in
base alla quale il comunismo –
anche se fosse possibile esaminarlo prescindendo dall’ateismo
– è, nei suoi aspetti economici e
sociali, una ricetta per l’oppressione e per la miseria.
Quello che è successo nei Paesi comunisti non è – insegna
Benedetto XVI – il risultato di
una cattiva interpretazione di
Marx. Al contrario, rivela “l’errore fondamentale di Marx”,
il quale “supponeva semplicemente che con l’espropriazione
della classe dominante, con la
caduta del potere politico e con
la socializzazione dei mezzi di
produzione si sarebbe realizzata
la Nuova Gerusalemme. Allora,
infatti, sarebbero state annullate
tutte le contraddizioni, l’uomo e
il mondo avrebbero visto finalmente chiaro in se stessi. Allora
tutto avrebbe potuto procedere
da sé sulla retta via, perché tutto
sarebbe appartenuto a tutti e tutti
avrebbero voluto il meglio l’uno
per l’altro. Così, dopo la rivoluzione riuscita, [Vladimir Il’ic]
Lenin [1870-1924] dovette accorgersi che negli scritti del maestro non si trovava nessun’indicazione sul come procedere. Sì,
egli aveva parlato della fase intermedia della dittatura del proletariato come di una necessità che,
però, in un secondo tempo da sé
si sarebbe dimostrata caduca.
Questa ‘fase intermedia’ la conosciamo benissimo e sappiamo
anche come si sia poi sviluppata,
non portando alla luce il mondo
sano, ma lasciando dietro di sé
una distruzione desolante” (Spe
salvi, n. 21).
Politica
4
N° 9/2009 - ANNO XVIII - 25 giugno
Elezioni europee, i vincitori e gli sconfitti
A
nalizziamo i numeri, iniziando con l’astensione,
troppo grande è lo squilibrio fra le percentuali di votanti
nelle diverse regioni italiane:
nelle isole ha votato il 47,13%
contro il 65,04% dato nazionale,
quindi non abbiamo un “campione omogeneo”. E’ indubbio che
l’astensionismo particolarmente
clamoroso in Sicilia colpisce il
PDL, che vi perde 10,4 punti di
percentuale rispetto alle politiche
del 2008. Ha pesato molto la
spaccatura interna del PDL —
con due fazioni contrapposte e
litigiose fino all’insulto pubblico
— in occasione della recentissima crisi della giunta regionale
siciliana. Bisogna sottolineare
anzitutto che la sconfitta del PDL
e della coalizione di governo è
ampiamente immaginaria. Di
fronte alla più grave crisi economica degli ultimi ottant’anni, che
di solito penalizza gravemente
chi è al governo a prescindere
dalle sue effettive responsabilità,
una coalizione di governo che
sfiora il 48% (dovendosi attribuire alla coalizione anche un buon
80% del dato MPA/La Destra)
fra l’altro, sommando appunto
l’80% del dato MPA la coalizione avanza, e non arretra, rispetto alle politiche (dal 46,8 del
2008 al 47,24 del 2009) e un PDL
che rimane ampiamente il primo
fatto che l’eccessiva insistenza
del PDL sui sondaggi durante la
campagna elettorale ha contribuito alla percezione distorta del
risultato. Inoltre il voto delle elezioni europee non boccia affatto
le posizioni vicine a quelle della
Chiesa Cattolica su vita e famiglia, come hanno sostenuto alcuni personaggi vicini al presidente
della camera dei deputati, on.
Gianfranco Fini. La somma dei
voti ottenuti dai partiti che nei
programmi o nella maggioranza
dei loro parlamentari (sia pure
con minoranze di opinione diversa) sui valori non negoziabili
(fine vita, unioni omosessuali,
scuole non statali) hanno posizioni vicine a quelle della Chiesa
— PDL, Lega Nord, UDC, La
Destra-MPA — arriva al 54,19%
(e più, se si aggiungesse anche la
Südtiroler Volkspartei). E resta
fuori del Parlamento Europeo il
Partito Radicale, il partito-simbolo della posizione contraria.
Che apprendiamo con piacere. I
voti che ha perso il Pdl non sono
certo andati al PD, come sostengono gli amici dell’on. Fini, sembra fin da ora evidente, per quanto siano complesse le analisi dei
flussi, che quei voti siano passati
alla Lega o all’UDC, i quali sui
valori non negoziabili hanno posizioni più chiaramente identificate con quelle sostenute dalla
Il cardinale Angelo Bagnasco
partito in consultazioni diverse
da quelle politiche (le quali tradizionalmente sono più favorevoli
ai partiti fortemente connotati
dalla presenza di un leader) sono
dati su cui altrove in Europa e nel
mondo chi governa metterebbe la
firma. Si è molto discusso che ad
impedire “lo sfondamento” del
Pdl, abbia influito gli attacchi di
magistrati e giornalisti al premier
Silvio Berlusconi in relazione a
sue vicende personali; ma forse
hanno pesato molto le vicende
relative alla squadra di calcio del
Milan, (la cessione di Kakà) di
cui Berlusconi è proprietario.
Non si comprende l’esultanza del
PD che in un anno dalle politiche
alle europee ha perso il 7,1%, un
autentico crollo che nessun artificio mediatico riesce a mascherare. Paragonare i risultati effettivi ai sondaggi ha interesse per
valutare la qualità dei sondaggisti ma non ha un grande significato politico (se i sondaggi erano
sbagliati, non ha senso sostenere
che qualcuno «è risalito» o «è
sceso» rispetto alle loro cifre),
ancorché si possa convenire sul
Chiesa Cattolica di quelle dello
stesso PDL, come mostrano anche alcune specifiche candidature nell’UDC. Pertanto, la lezione
da trarre — pur tenendo conto
del carattere non completamente
rappresentativo del sondaggio —
è che l’elettore di centro e di destra gradisce — o, comunque,
certamente non disprezza — il
richiamo a posizioni chiare in
materia di vita e di famiglia.
Dunque si potrebbe ipotizzare
che siano state, semmai, più le
posizioni dell’on. Fini che quelle di altri esponenti del partito
più sensibili al tema dei valori
non negoziabili a sottrarre qualche voto al PDL. Infatti, scrive
Mario Cervi su Il Giornale,
nell’ora del cimento (l’onorevole
Fini) si è defilato. Intanto per
quanto riguarda il successo della
Lega — in alcune zone d’Italia
particolarmente clamoroso —
mostra che l’elettorato gradisce i
richiami all’identità e a una politica rigorosa in tema d’immigrazione e di contrasto all’estremismo
ultra-fondamentalista
islamico. La stessa UDC, che —
Gianfranco Fini
senza trionfare — ha guadagnato
il suo punto di percentuale, che
non è poco per un piccolo partito,
aveva diffuso manifesti con il
volto di un suo candidato, il giornalista convertito dall’islam al
cattolicesimo Magdi Cristiano
Allam, e la scritta «islamicamente scorretto». Questi temi — anche qui, contro l’opinione
dell’on. Fini e dei suoi amici —
hanno dunque esercitato un forte richiamo sugli elettori. Dal
momento che il successo della
Lega Nord - scrive Massimo Introvigne - è più marcato proprio
nelle zone d’Italia dove maggiore è l’affluenza alla Messa domenicale, s’impone una riflessione
anche alla gerarchia cattolica
sul perché le opinioni espresse
da alcuni suoi esponenti in materia d’immigrazione e di respingimenti di clandestini non siano
state seguite da elettori cattolici
che hanno ampiamente votato
per la Lega. Con ciò non si vuole
sostenere che la gerarchia ecclesiastica debba farsi dettare tempi
e agende dagli esiti elettorali. Mi
sembrano estremamente positive
le ultime e più pacate dichiarazioni sull’immigrazione del presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Angelo
Bagnasco, del resto già raccolte
da esponenti del centro-destra
come il sottosegretario all’Interno on. Alfredo Mantovano,
dove si esamina la questione in
modo più approfondito secondo i
principi che si ricavano dalla dottrina sociale della Chiesa, affinché bsi riporti nello stesso tempo
con forza l’attenzione sull’identità cattolica del nostro Paese. Il
successo dell’IDV non va sopravvalutato più di tanto. Nelle
consultazioni europee dove non
si eleggono governi, partiti che
tuonano contro chi è al governo
con la modalità dell’insulto raccolgono ovunque in Europa più o
meno quanto raccoglie l’IDV in
Italia. Il problema non sono i voti
dell’IDV, ma chi pensa — illusoriamente — che sia possibile utilizzarli politicamente all’interno
di coalizioni, mentre i voti che
partono dai vari «Vaffa-Day» —
o come altro si chiamano in altri
Paesi — sono per loro natura
voti «contro» e non «per». Il
crollo de La Destra, che in realtà
non ha preso il 2,2% come si legge nelle tabelle, ma molto meno;
il 2,2 vada ampiamente attribuito
al MPA di Lombardo. A Torino, a
Roma e in molte altre località l’alleanza LA Destra-MPA è superata
dalla Fiamma Tricolore. E probabile che alla disfatta avranno giocato il simbolo, la fiamma tricolore stavolta l’aveva, appunto, la
Fiamma Tricolore, l’illegibilità
del simbolo della coalizione Storace-Lombardo, l’assenza dell’attivismo televisivo del 2008
dell’on. Daniela Santanché, nel
frattempo passata con il suo movimento al PDL. Ma soprattutto
sembrano avere avuto un ruolo le
turbolenze della Regione Siciliana che, se hanno giovato in Sicilia
— + 2,9% per l’alleanza La Destra-MPA rispetto ai voti ottenuti
separatamente dai due partiti nel
2008 —, evidentemente non sono
piaciute agli elettori de La Destra
nel Centro-Nord che non hanno
capito né il senso della coalizione
elettorale, né il suo progetto politico, né le minacce dell’on. Lombardo di nuove alleanze alla Regione Siciliana «al di là» del
centro-destra. Per quello che può
valere. Mi son trovato casualmente al comizio di Francesco Storace
in piazza Duomo a Milano, c’era
più gente sul palco che ad ascoltare il “povero” Storace, li ho contati, non più di 50 persone, un piccolo raduno di reduci. Infine la
lezione che si ricava dalla tornata
elettorale europea è che — per
chi non si lasci ingannare da
«spiriti fini» che vanno a cercare
maliziosamente colpevoli di
sconfitte in buona parte immaginarie — il richiamo ai valori della vita e della famiglia e all’identità — anche nel contrasto
dell’immigrazione clandestina e
dell’ultra-fondamentalismo islamico — ha dato buoni risultati:
se s’intende continuare a operare
in consonanza con le aspirazioni
reali degli elettori non va abbandonato ma semmai ulteriormente
reiterato e spiegato. Ma soprattutto in questo momento bisogna ricordare a chi è comprensibilmente
preoccupato, e vale non solo per
La Destra, ma anche per il Pdl,
illuso dai sondaggi, e oggi deluso
— che le soluzioni e le alleanze
ad horas difficilmente danno frutti. Gli esiti politici sono sempre
preparati da un lungo, faticoso
lavoro di studio e di formazione
pre-politica, - scrive Introvigne attraverso la riflessione sulla
storia, sulla dottrina, sui princìpi. A questo lavoro pre-politico
— alla luce non di alchimie elettorali, ma della dottrina sociale
della Chiesa — Alleanza Cattolica offre da sempre il suo contributo. Per i valori non negoziabili, per l’identità e le radici
cristiane dell’Europa e dell’Italia, per la maggior gloria di Dio
anche sociale.
Domenico Bonvegna
Obama illuso vaneggiatore
A
ll’università del Cairo,
l’unto del Signore Obama, nella duplice veste
di neo messia cristiano e neo
profeta maomettano, ha pronunciato secondo alcuni osservatori, uno storico discorso. In realtà
l’irenico presidente americano,
non ha fatto altro che ripetere
vecchi slogan pacifisti, come democrazia, libertà e diritti umani,
che come l’11 settembre e i plurimi fallimenti di Camp David,
Oslo e Ginevra hanno dimostrato, sono serviti unicamente
a far sbellicare dalle risate gli
adoratori della mezza luna. Non
a caso, neppure il tempo di dispensare l’ennesima minestrina
a base di buonismo e “volemose
ben”, Bin Laden lo ha minacciato, Al Qaeda ha sgozzato un
ostaggio britannico e in Italia
sono stati arrestati 5 terroristi
islamici. Barak Obama e i pacifisti occidentali, non sono ancora riusciti a ficcarsi in testa (non
è chiaro se per ignoranza o malafede) che il Corano in nessuna
summa, parla di uguaglianza, di
ecumenismo, di dialogo interreligioso, di pace e di rispetto per
gli infedeli. Per converso, il libro vergato dal poligamo Allah,
incita all’odio e alla conversione forzata dei nemici. Peccato
che l’ambizioso idealista, o più
probabilmente, furbetto Obama, non passerà alla storia come
il sensale che ha interrotto lo
scontro di civiltà iniziato con la
nascita dell’islam, ma come il
più grande illuso vaneggiatore
dei presidenti americani.
Gianni Toffali
Politica
POLITICA EUROPEA
N° 9/2009 - ANNO XVIII - 25 giugno
Dal nostro inviato
Budapest - Nonostante gli ambiziosi obiettivi della strategia di
Lisbona (marzo 2000) e i successivi sforzi intrapresi in tale direzione dalla CE e dagli Stati Membri, la povertà in Europa continua
ad essere una sfida chiave.
La povertà rurale rappresenta
un importante aspetto della povertà europea, se consideriamo che il
territorio europeo e la sua popolazione sono costituiti per una gran
La povertà rurale
in Europa
La politica dell’Unione Europea per combattere la povertà nelle aree rurali
Veduta aerea di Budapest
parte da aree rurali.
La Commissione europea, con
gli ultimi due rounds di allargamento, ha acquisito maggiore
consapevolezza della rilevanza
della dimensione rurale ed ha,
pertanto, commissionato alla Fondazione Brodolini uno studio sulla povertà e l’esclusione sociale
nelle aree rurali i cui risultati sono
stati presentati da Paola Bertolini
(Università di Modena e Reggio
Emilia) e Vito Peragine (Università di Bari) a Budapest l’11-12
giugno u.s. nell’ambito di una
conferenza organizzata dalla DG
Occupazione, Affari sociali e Pari
Opportunità in collaborazione con
il Ministero ungherese agli Affari
sociali e al Lavoro.
Lo studio evidenzia quattro
principali categorie di problemi
delle aree rurali: demografia, isolamento, istruzione e mercato del
lavoro. Tali problemi sono collegati tra loro e possono generare un
“circolo vizioso”, che può riprodurre ed amplificare il fenomeno
della povertà nelle aree rurali.
Il “circolo della demografia”
inizia con una situazione
demografica sfavorevole
di molte aree rurali: una
gran parte di residenti
anziani, pochi giovani
ed una bassa densità di
popolazione influenzano
negativamente l’economia di tali aree. Le conseguenze sono un basso
tasso di nascita e l’emigrazione di giovani, che
peggiorano ulteriormente la situazione demografica.
Il “circolo dell’isolamento” è generato dalla
carenza di infrastrutture, che influenza negativamente l’economia
dell’area
stimolando
l’emigrazione; ciò si ripercuote sulla situazione
demografica e rappresenta un ulteriore ostacolo allo sviluppo delle infrastrutture.
Il “circolo dell’istruzione” è
creato da bassi livelli di istruzione
della maggior parte della popolazione rurale; questo comporta
un basso tasso di occupazione e,
conseguentemente, un incremento del tasso di povertà, che a sua
volta diminuisce la possibilità di
ricevere un’istruzione di maggiore qualità.
Infine, il “circolo del mercato
del lavoro” comincia con scarse
opportunità di lavoro in gran parte
delle aree rurali che incoraggiano
le persone qualificate ad emigrare, ciò contribuisce a diminuire la
qualità della forza lavoro locale.
Le scarse competenze della forza
lavoro sono un disincentivo all’investimento nell’area delle imprese nazionali ed estere; il risultato
è un ulteriore indebolimento della
situazione del mercato del lavoro.
A tal riguardo Jérome Vignon,
Direttore della Divisione Protezione Sociale ed Integrazione
della DG Occupazione, Affari
Sociali e Pari Opportunità della
Commissione europea ha sottolineato il ruolo determinante delle
politiche dell’Unione europea
nell’affrontare e spezzare questi
“circoli viziosi”.
“Maggiore crescita ed occupazione per tutte le Regioni e le città
dell’Unione Europea” è il messaggio chiave della nuova politica
di coesione 2007-2013.
La politica di coesione europea
intende portare risultati concreti di coesione economica e
sociale al fine di ridurre il gap
tra i livelli di sviluppo delle
diverse regioni (il Lussemburgo è sette volte più ricco
della Romania), grazie al più
grande investimento mai fatto
dall’Unione Europea che si
aggira intorno ai 350 miliardi
di euro, di cui l’82% concentrato nelle regioni più povere
che fanno parte dell’Obiettivo
Convergenza.
Per quanto riguarda le aree
rurali, il tasso di povertà è
generalmente più elevato rispetto a quello delle aree urbane così come la possibilità
di esclusione sociale. Ciò vale
ancor di più per Paesi prevalentemente rurali come l’Ungheria o la Romania dove il prodotto
interno lordo pro-capite delle aree
urbane è oltre il doppio di quelle
rurali e dove la prevalenza di popolazioni Roma nei villaggi aumenta le difficoltà di integrazione
sociale e di crescita.
Antonia Carparelli, capo unità
della DG Occupazione della CE,
sostiene che “la carenza della
politica agricola relativamente
all’esclusione sociale delle aree
rurali rende necessario un approccio integrato con le politiche
di coesione volte a ridurre le disparità fra le diverse regioni”.
La povertà rurale in Ungheria
In Ungheria, afferma Laszlo
Herczog, Ministro agli Affari sociali e al Lavoro, la situazione
della povertà rurale è molto delicata. Nella gran parte dei villaggi
circa il 60% della popolazione è
Rom, con scarsa attitudine al lavoro e con serie difficoltà di integrazione. A livello nazionale invece, la percentuale è del 20% su
una popolazione totale di circa 10
milioni di abitanti. Il Governo ungherese non può, quindi, trascura-
re ai fini della crescita dell’intero
Paese l’inclusione sociale di tali
comunità.
Il problema non è solamente
economico, ma anche socialepsicologico-antropologico:
la
popolazione Rom ha una propria
identità e soprattutto manca la
consapevolezza della povertà che
è strettamente correlata con il grado di esclusione sociale.
Il Ministero agli Affari sociali
e al Lavoro ha ritenuto, pertanto, opportuno lavorare insieme ai
Roma avvalendosi della figura di
un advisor, Andor Urmos, responsabile dei programmi Roma.
Sono stati avviati i primi interventi di integrazione in alcuni villaggi. In particolare nel
villaggio di Tarnabod,
oggetto di una visita
organizzata nell’ambito
della conferenza, che
conta circa 900 abitanti,
prevalentemente Roma,
nel 2004 il Ministero
della Gioventù, della
Famiglia, degli Affari
sociali e delle Pari Opportunità in collaborazione con l’Ordine di
Malta, la Fondazione
“Tutor” e la Fondazione pubblica per i “senza tetto” ha avviato il
programma “Inclusive
Village” con l’obiettivo
di creare una reale opportunità di sviluppo del
villaggio grazie al cambiamento dello stile di
5
vita delle famiglie.
Il villaggio, destinato a scomparire, presentava una situazione
particolarmente disagiata: elevato
tasso di disoccupazione, scarso
livello di istruzione, infrastrutture
sottosviluppate, difficoltà o mancanza di accesso ai servizi sociali
e sanitari; in pratica segregazione.
Il piano di azione avviato, che
ha previsto il coinvolgimento nei
processi decisionali degli stessi
abitanti, è un chiaro esempio di
approccio integrato delle politiche.
Diversi sono stati gli interventi
realizzati.
Nel campo dell’istruzione: i 70
bambini del villaggio in età tra i 3
e i 5 anni hanno cominciato a frequentare l’asilo nido e ricevono
tre pasti al giorno. Tra i formatori
sono state coinvolte alcune donne
del luogo che ricevono la formazione ed il supporto di docenti
specializzati. La scuola che era in
stato di abbandono è stata restaurata e le classi attrezzate.
Nel settore sociale: è stata costruita una casa per i “senza tetto”
. Ad ogni famiglia è stato assegnato un piccolo pezzo di terra da
coltivare per soddisfare i bisogni
alimentari. E’ stato assicurato un
servizio di trasporto tramite bus
per il collegamento con i maggiori centri più vicini. Sono state
installate alcune attrezzature mediche.
Nel campo economico ed occupazionale: viene fornito supporto per trovare un lavoro. E’ stata
creata, con un investimento di soli
35.000 euro, un’impresa di smaltimento e riciclaggio di materiale
elettronico che occupa trenta persone del villaggio (sia uomini sia
donne) che ricevono una formazione continua ed alle quali viene riconosciuto il salario minimo
garantito di euro 200.
Il villaggio di Tarnabod, come
tanti altri in Ungheria, sta avviando un processo di sviluppo a
lungo termine per evitare l’abbandono delle aree rurali. L’obiettivo
del governo ungherese, in conformità a quello europeo, è quello di
modernizzare le regioni in modo
da generare crescita e competitività. E per raggiungere tale obiettivo, soprattutto in contesti difficili come quello dei villaggi Roma,
che presentano seri problemi di
integrazione, si parte dai bambini.
Salvatore D’Ettoris
Attualità
6
N° 9/2009 - ANNO XVIII - 25 giugno
Distrazione e inefficienza per i Fondi europei per il Sud I morti sulle
strade non
“B
fanno notizia
isogna stare molto
attenti a non distrarre
per scopi diversi i Fondi destinati al
Mezzogiorno.” Questo è stato il
monito lanciato, recentemente,
a Palermo, dal Presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano. Vediamo, perché. L’allarme
è emerso, in quanto, purtroppo,
si è registrato un dato preoccupante: la Relazione quadrimestrale approvata dalla Corte
dei Conti, il 26 maggio scorso,
ha rilevato in termini tecnici
inequivocabili, un uso inappropriato del Fondo per le Aree
Sottoutilizzate (Fas), facendo
ricorso in modo massiccio a
copertura di oneri di natura
corrente e di interventi normativi attuativi di politiche pubbliche ordinarie, non direttamente
connessi con il riequilibrio territoriale, obiettivo delle risorse
comunitarie. Ma c’è di più. La
macchina degli incentivi comunitari arranca e, in particolare,
l’agricoltura italiana rischia
di perdere,già, a fine anno una
fetta importante delle risorse
stanziate per il periodo 20072013. Questa altra emergenza è
stata rilevata dai dati sull’avanzamento finanziario dei piani
regionali di sviluppo pubblicati
sul sito del ministero dell’Agricoltura. In forte ritardo di spesa
risultano molti programmi del
Mezzogiorno, anche in consi-
derazione delle ingenti risorse assegnate con i Fondi Ue.
Come se non bastasse, poi, i
pochi fondi che si riescono ad
impegnare arrivano con il contagocce agli agricoltori. E qui
entra in campo un altro allarme lanciato, ancora, dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano:”La burocrazia
penalizza le aziende. Occorre,
massima efficienza e trasparenza nell’assegnazione e nell’uso
dei fondi europei e nazionali
per il Sud ”. Ad oggi, per i Fondi Ue, prevale l’inefficienza: è
stato, appena, speso il 15% del
budget complessivo 2007-2013.
A ciò si aggiunga il rischio di
revoca, da parte di Bruxelles, se
parte delle somme programmate non saranno utilizzate. Ma, a
preoccupare, dalla lettura delle
procedure burocratiche attivate,
è anche la qualità della spesa: a
tirare sono quasi esclusivamente le “vecchie “ misure agroambientali, mentre arrancano i
bandi dedicati al sostegno della competitività delle imprese
e le misure più innovative per
la diversificazione dell’attività
agricola, specie nel Meridione. In particolare, gli aiuti al
primo insediamento di giovani
in agricoltura, l’incentivo più
importante per garantire il necessario turn over ad un settore
che più di altri soffre l’invecchiamento e la fuga dei giova-
ni, sono fermi al 2% sul totale
della spesa programmata dai
Fondi Ue. Mentre, i contributi
destinati all’ammodernamento
delle imprese agricole arrivano appena al 3,8% del budget
complessivo degli stessi fondi
europei. Pertanto, la Confederazione italiana degli agricoltori ha denunciato, tra l’altro,al
Governo, “che gli agricoltori
sono costretti a fare i conti, con
i gravissimi ritardi degli Organismi pagatori nell’erogazione
degli aiuti europei e con una
burocrazia che diventa sempre
più opprimente”(Cfr.”Il Sole
24 Ore” del 16 maggio 2009).
E,in tal senso, si è espressa
duramente anche la Presidente
di Confindustria , Emma Mercegaglia: “C’è una “battaglia
storica”, nel nostro Paese, la
semplificazione burocratica”.
Ma, qui va detto pure che “gli
uffici dell’Ue sono il paradiso
dei burocrati, cui non pare vero
disporre della sopravvivenza
di settori e aziende industriali giocando con i numeri e la
penna. Viva la discrezionalità.
Un ritocco all’insù o all’ingiù,
e ingiustizia è fatta”(Cfr.”Perché
l’Europa non seduce gli europei” di Giuseppe De Tomaso” in
“La Gazzetta del Mezzogiorno”,
Bari, 7 giugno 2009). Pertanto,
a nostro avviso, gli organi istituzionali europei e nazionali oltre
a combattere la scarsa efficienza
LETTERA AL DIRETTORE
La legge non aiuta i dislessici
E
gregio Direttore,
sono un’insegnante e da
15 anni sono a contatto con
gli studenti e con le problematiche
riguardanti l’apprendimento, oltre
ad avere esperienza come madre
di un figlio di 14 anni. Sono rimasta sorpresa dalle ultime iniziative
istituzionali riguardo il disegno di
legge sulla dislessia. Nel disegno
di legge viene sancito in modo
perentorio e inconfutabile che la
difficoltà di lettura o di calcolo,
e gli errori nello scrivere, sono
considerati disturbi dell’apprendimento di origine costituzionale che persisteranno per tutta la
vita. Per questo vengono attivate
modalità di insegnamento specifiche, come si fa con i portatori
di handicap, tutto ciò sotto la supervisione della neuropsichiatria
infantile. Ho cercato invano dei
riscontri scientifici riguardo tali
diagnosi e purtroppo ho trovato
solo teorie soggettive, opinioni
e conclusioni su ipotesi di prestazioni medie che gli alunni dovrebbero ottenere. Chi non rientra
in queste ipotetiche “prestazioni
medie” concordate, viene diagnosticato dislessico, discalculo,
disgrafico ecc.. Nella mia esperienza ho visto un’infinità di difficoltà negli studenti e grazie al
mio intuito, desiderio di aiutare,
e grande pazienza ho scoperto
che dietro ad ogni difficoltà degli
alunni c’era qualche motivazione specifica e risolvendola pian
piano migliorava raggiungendo
buoni risultati. Sono preoccupata per il futuro di molti bambini
che, diagnosticati attraverso semplici test, si troveranno sbarrata la
porta dell’istruzione, perché verrà
loro negato l’esercizio dello scrivere, del leggere, del fare calcoli,
risolvere problemi, tutti strumenti
utilizzati da sempre nella scuola e
fondamentali per imparare a leggere, scrivere e far di calcolo. Al
posto di questi strumenti, per gli
alunni diagnosticati con disturbi
di apprendimento, la legge prevede che la loro “istruzione” debba
C
avvenire mediante l’utilizzo di
sintetizzatori vocali, registratori
che leggono al posto dell’alunno,
computer con correttore ortografico, video scrittura, calcolatrici.
Appare evidente l’incongruenza
di questa legge che da una parte
vuole garantire il diritto all’istruzione, rimuovendone gli ostacoli,
dall’altra crea dei futuri cittadini
disabili. Se questa legge fosse esistita 30 anni fa, quanti fra
noi, insegnanti, medici, avvoca-
qui rilevata per l’assegnazione
dei Fondi Ue, al Meridione, devono avere, sempre, come obiettivo primario la trasparenza
nelle politiche di assegnazione
degli stessi Fondi, attraverso la
possibilità di verificare avanzamento e procedure d’assegnazione e la supervisione in capo
ai ministeri. Peraltro, in tal
senso, Roberto Saviano, autore
di Gomorra” ha rilevato e detto, senza mezzi termini, che lo
stesso voto europeo “ha riacceso
gli appetiti sulla grande fame di
capitali pubblici per sostenere
intere strutture di welfare che lo
Stato italiano non è più in grado di mantenere. Questa è, oggi,
l’Europa vista dal Meridione:
una nuova grande Cassa del
Mezzogiorno. A Napoli, Reggio
Calabria, Bari, Palermo, i Fondi
Ue servono per tenere insieme i
corsi di formazione, la disoccupazione, le clientele e le attività
sportive”(Cfr.”Saviano:ecco le
storie disperate di un Sud sempre
meno europeo”, “Il Sole 24 Ore.
com” del 12/06/2009). In conclusione, diciamo che se l’”eurocrazia” è diventata sinonimo
di burocrazia è colpa degli Stati
nazionali e dei decisori di Bruxelles che non riescono ad imporre una cura dimagrante agli
uffici e alle regole dell’Unione
Europea.
Salvatore Resta
ti, giornalisti attraverso una di
queste diagnosi avrebbero visto
svanire nel nulla i loro sogni e
carriere? Perché dobbiamo riservare questo trattamento alle
generazioni future? I bambini e
i genitori di fronte alle “autorità” non hanno gli strumenti per
contrastare tali diagnosi, sta ad
ognuno di noi vigilare e garantire
che l’istruzione resti libera, come
recita l’articolo 33 della Costituzione e che le scuole siano dei
luoghi dove i bambini vanno per
imparare, e non per raggiungere ipotetiche medie nazionali di
abilità. Non dobbiamo creare una
nuova “razza ariana”.
Maria Covini
La Madonna è entrata in RAI
osenza - La Madonna è
entrata nella sede RAI della Calabria. Salta subito
agli occhi di chi entra in sede la
statuina di appena 50 centimetri
collocata all’inizio delle scale.
Il sette maggio scorso un mani-
polo di impiegati si sono riuniti
nell’atrio è hanno esposto la statuina. Tutto si è svolto nella semplicità più assoluta: il montaggio
sul treppiede, una preghiera, qualche attimo di riflessione in silenzio, poi l’applauso di saluto e di
ringraziamento.”Non
è stata casuale la scelta
del treppiede per cinepresa”, ha raccontato
Paolo Bozzo”, l’abbiamo scelto con la speranza che la Madonna
ci aiuti a guardare con
i suoi occhi misericordiosi attraverso le telecamere, per raccontare
i bisogni della nostra
regione”. La statuina
proviene da Placanica,
dalla località Scoglio, il
luogo dove l’11 maggio
del 1968, la Madonna,
quella vera, è apparsa
al giovane diciottenne Cosimo
Fragomeni, all’imbrunire, mentre tornava a casa al termine del
lavoro nei campi. Era una bella
giornata di novembre, una cinquantina di dipendenti, con le
proprie famiglie, si sono recati
a Placanica, spinti dal desiderio
di incontrare Fratel Cosimo e
pregare insieme a lui. Ad organizzare il pellegrinaggio è stato il
presidente dell’ARCAL (il dopolavoro dei dipendenti RAI) Francesco Mancini che ha raccolto
l’idea di Paolo Bozzo, telecineoperatore della sede. Sono partiti
il 29 novembre 2008, era sabato.
L’incontro con Fratel Cosimo fu
entusiasmante, raccontano, accolti fraternamente e fatti sedere al posto solitamente riservato
alle autorità. Fu proprio alla fine
dio quella giornata meravigliosa
che spuntò l’idea di acquistare
la statuina, di farla benedire e
G
li incidenti stradali sono
le prime cause di morte.
Ogni anno in media nella sola Europa (dati della World
Health Organization dell’ONU
e solo per la parte monitorata
dall’O.M.S.) gli incidenti da traffico uccidono quasi 350 persone
al giorno, ovvero più di 127.000
persone perdono la vita a causa
degli automezzi. Sarebbe come se
un terremoto ogni anno uccidesse la popolazione di una città di
medie dimensioni. Per non parlare dei feriti: 2,4 milioni all’anno
e tra questi una cospicua percentuale resta invalida a vita. Dei 2
milioni di incidenti l’anno , circa
il 65% avviene in città e paesi,
dove a perdere la vita sono in
particolare pedoni e ciclisti. Basta ricordare che sono 6500 i soli
bambini che muoiono, loro malgrado, annualmente, per incidenti
legati alla circolazione stradale, e
spesso incidenti che avvengono
sui segnali pedonali. Un vera strage di innocenti dimenticata volutamente da tutti, anche in quanto
tutti siamo automobilisti. Le auto
restano più importanti della vita
stessa. Un dato per l’Italia: 633
incidenti stradali al giorno che
provocano la morte di 14 persone e il ferimento di altre 893 (solo
nel 2007 230.871 incidenti rilevati, 5.131 decedute e 325.850 feriti
di diversa gravità). Ma a quanto
pare, come possiamo constatare
direttamente, i mass media preferiscono occuparsi di singole
vittime o meglio di quei casi di
morte trasformati in gossip per
aumentare le vendite dei giornali
e l’audience delle televisioni. Ovvero tale mattanza, che potrebbe
essere limitata a minimi termini
se ci fosse più attenzione da parte degli organi d’informazione in
primis e conseguentemente da chi
amministra le città e da chi legifera (in quanto questi si muovono
solo quando vengono aspramente
criticati su giornali o televisioni), viene di fatto messa a tacere
in quanto non fa scoop dato che
giornalmente muoiono per incidenti stradali centinaia di persone,
così come peraltro accade con i
milioni di bambini che muoiono
per la malnutrizione e le malattie
curabili in occidente.
Alfio Lisi
trasportarla in sede. Rimase nella stanza di Paolo fino a maggio
appena trascorso, poi, il 7 dello
stesso mese, alle 16.30, l’esposizione. Sono in molti a fermarsi
a salutarla, prima di cominciare
la fatica giornaliera. È vestita di
bianco. I capelli, castani come gli
occhi, sono lunghi e scendono sul
mantello blu trapuntato di stelle
bianche. La protegge una campana di vetro, reperita da Salvatore
Esposito, specializzato di ripresa.
Fra le mani le hanno messo una
coroncina del rosario, l’invito più
importante per disporre l’animo
a vedere la realtà con i suoi occhi
misericordiosi, e in RAI di occhi
buoni ce n’è proprio bisogno.
Roberto De Napoli
INSERTO
Corriere Letterario
N° 9/2009 - ANNO XVIII - 25 giugno
A cura di Antonio D’Ettoris
Il Nazareno
Cosimo Galasso
“L
a mia conversione è
stata una lenta evoluzione, completamente
interiore. Anni fa, a mia stessa insaputa, diedi una forma ed un carattere così intimamente cristiani
ai miei scritti che un Arcivescovo
di Roma disse del mio libro “il
Nazareno”: Chiunque è suscettibile di errore, ma per quanto possa vedere, come vescovo, potrei
tranquillamente apporre il mio
nome a questo libro.”Queste parole di Eugenio Zolli -ex rabbino
capo di Roma-, tratte dall’autobiografia Prima dell’alba, basterebbero da sole a fotografare l’importanza dell’opera in questione,
il Nazareno, appunto. Prima di
addentrarci più dettagliatamente
nell’analisi –seppur breve- del testo è utile descrivere, per sommi
capi, il con-testo in cui uscì questa
opera che, lo ricordiamo, vide la
luce per la prima volta nel 1938.
Erano anni quelli in cui, soprattutto in ambito cattolico, nel campo
della Sacra Scrittura si era raggiunto un certo equilibrio-dopo
epiche battaglie-, tra le esigenze
scientifiche del metodo storicocritico e le preoccupazioni teologico-apologetiche del Magistero
della Chiesa in ambito dogmatico
e pastorale. Partendo dalle filosofie idealiste di Kant ed Hegel, che
avevano chiuso al Trascendente
per aprirsi esclusivamente all’im-
Eusebioa da Cesarea
Vita di Costantino
Bur
pp. 429 €. 11,80
manente, agli inizi del novecento
gli esegeti-soprattutto tedeschiavevano approntato delle griglie
–Methoden - attraverso le quali
leggere e filtrare i versetti evangelici. I risultati furono sconvolgenti per la fede tradizionale della
Chiesa; si proclamò l’esistenza di
un “fossato”(Graben) invalicabile
_tra l’irraggiungibile “Gesù della storia”e il “Cristo della fede”,
predicato dalla Chiesa. Quest’ultimo, l’unico che possiamo davvero
conoscere, era un prodotto creato
dalla primitiva comunità cristiana
che offuscava per sempre la vera
persona di Cristo: in pratica, la
nostra fede non aveva più alcun
rapporto oggettivo con la storia,
bensì soggettivo con la fede della prima comunità cristiana. Non
pochi studiosi cattolici, imbevuti
acriticamente da queste novità,
caddero nella trappola della Formgeschichte (storia delle forme), e
della Redaktiongeschichte(Storia
della redazione): si avviò la crisi
modernista, con tanti studiosi, alcuni in buona fede, che auspicavano una riconciliazione acritica
della Chiesa con il mondo moderno. La lotta contro il modernismo
fu particolarmente aspra soprattutto in Italia: San Pio X nella
memorabile enciclica Pascendi,
lo definì come la sintesi di tutte le
eresie. Analoga crisi aveva vissuto, circa un secolo prima, il mondo ebraico dell’Europa centroorientale: come conciliare la fede
e la tradizione dei padri con il
mondo moderno? La risposta fu la
Wissenschaft des Judentumus ossia si adottarono le parti migliori
dei vari metodi filologici, storicocritici e si applicarono allo studio
e all’esegesi della Bibbia. In questo contesto nacque l’opera di E.
Zolli, che qui stiamo analizzando.
In pratica, in ambito protestante
l’applicazione delle varie Methoden prima descritte aveva portato
in poco tempo a negare la divinità
e i miracoli di Cristo; la messianicità e l’universalismo della sua
missione: possiamo comprendere
benissimo l’energica reazione della Chiesa! Seppur sul versante opposto anche l’ebraismo italiano si
era opposto al “suo modernismo”
e al relativo tentativo di risposta
elaborato con la Wissenschaft des
Judentumus dagli ebrei mitteloeuropei: il metodo storico-critico
era rifiutato anche dai rabbini italiani. La Chiesa Cattolica troverà
negli anni un giusto equilibrio tra
le esigenze del metodo scientifico
e quelle della fede, mostrando che
non vi è alcuna contraddizione tra
essi: il mondo rabbinico italiano
coniugherà scienza e tradizione
in maniera autorevole proprio
con il libro di Zolli. Il Nazareno
è un’opera di una sconfinata erudizione che si snoda in oltre 500
pagine più un’Appendice e una
postfazione per opera del curatore
del Libro, Alberto Latorre. Zolli
dimostrando una padronanza fuori del comune degli usi e costumi
ebraici e non avendo alcun timore
reverenziale nei confronti del metodo storico-critico, rompe senza
indugi il silenzio assordante del
mondo ebraico italiano sulla figura di Cristo, convogliando nel suo
libro quanto di buono avevano già
espresso studiosi del calibro di J.
Klausner, A. Geiger e tanti altri.
Una grande intuizione
che traspare
dalle
pagi-
In questa opera Eusebio di Cesarea celebra il primo
imperatore cristiano, Costantino, di cui intuisce il
carattere quasi rivoluzionario della condotta politica. Dall’inedito connubio tra religione cristiana e
potere imperiale nascerà la nuova teologia politica,
destinata a divenire il cardine dell’ideologia imperiale dell’intero millennio bizantino.
Un’inchiesta sulla tv di Stato che punta il dito sulle
Denise Pardo
storture di un’azienda pubblica che spesso segue
La piovra Rai
logiche non di mercato, ma di opportunismo. La
Bompiani
radiografia di una casta sovrabbondante, in cui
pp. 192 €. 17,00
cariche, seggiole e poltrone sono sproporzionate
rispetto alle necessità. Ma chi sono i padroni del
palinsesto Rai e in che modo il Palazzo interferisce con viale
Mazzini? Qual è il rapporto della Rai con la Corte dei Conti?
Thurston Clarke
L’ultima campagna
Il Saggiatore
pp. 367 €. 22,00
Che cosa aveva fatto Kennedy negli 82 giorni della sua campagna elettorale? Chi era l’uomo a cui
l’America guardava con speranza? Che cosa univa
quella catena di persone in lutto che, per più di
quattrocento chilometri, accompagnò il treno che
trasportava la sua salma? Nel rispondere a queste
domande, Thurston Clarke ricostruisce le primarie
americane del ’68, intervista amici, collaboratori,
testimoni.
Oscar Wilde rappresenta un mistero non ancora
pienamente svelato, un artista unico dalla personalità complessa. Questo libro - una biografia affascinante come un romanzo - racconta la storia
vera di questo genio, un ritratto a tutto tondo di
un uomo che per tutta la vita cercò la Bellezza e
finì per incontrare la Verità.
Paolo Gulisano
Il ritratto di Oscar
Wilde
Ancora
pp. 192 €. 14,00
7
Rolf Worsdorfer
Il confine orientale
Italia e Jugoslavia dal 1915 al 1955
Il Mulino
pp. 454 €. 35,00
La fascia di confine fra Italia e Jugoslavia è stata nel corso del Novecento una zona di forte tensione, cruciale non solo nei rapporti fra i
due paesi, ma anche negli equilibri internazionali. Il libro presenta una
documentata narrazione, basata su fonti sia italiane, sia croate, slovene
e tedesche, della travagliatissima storia di questa regione adriatica, che
nel giro di nemmeno mezzo secolo ha sperimentato una dozzina di forme statali differenti, dall’impero asburgico alla monarchia italiana, dal
fascismo alla repubblica, dall’occupazione tedesca alla Jugoslavia socialista, e una dura contrapposizione di nazionalismi (di cui esiti drammatici sono il fenomeno delle foibe e l’esodo degli italianidall’Istria).
ne del Nazareno- interamente
dovuta all’acume di Zolli-, è l’uso
simultaneo ed integrato, da un
punto di vista metodologico, dei
principi della religionsgeschichte
e della formgeschichte; semplificando, mentre queste due scuole
si combattevano, Zolli usò i principi dei primi- ricostruire esattamente la cornice storica entro la
quale visse Gesù per coglierne le
sue vere parole –per raggiungere i
fini dei secondi-che volevano indagare le parole vere di Gesù, prescindendo, però, totalmente dalla
cornice storica. In pratica, Zolli in
questo volume accompagna il lettore per mano partendo dai loghia
di Gesù conservati nei Vangeli-in
primis Matteo- per portarlo poi a
“spasso” nella Palestina del primo
secolo erudendolo sulla tradizione
ebraica, all’interno della cornice
aramaica, lingua nella quale Gesù
si è espresso. Fatte le debite proporzioni, è un po’ quello che ha
fatto Mel Gibson nel suo film
capolavoro The Passion,
girato interamente con
le lingue dell’epoca, per
far meglio immergere lo
spettatore nel contesto in
cui si svolsero i fatti. Piace pensare che magari
Marc Levy
Quello che non ci siamo
detti
Rizzoli
pp. 319 €. 19,50
Gibson abbia letto Zolli… Naturalmente, quest’opera ha qualche
lacuna, dovuta anche ai 70 anni
passati da quando è stata scritta.
Da parte cattolica è troppo riduttiva l’idea che il banchetto eucaristico è una semplice prosecuzione
del seder ebraico, ossia la cena
cerimoniale che ricorda l’esodo
dall’Egitto e che è fortemente
identitaria per gli ebrei. Da parte ebraica, invece, è troppo forte
l’identificazione del Servo di Jahvè, descritto da Isaia, con Gesù:
in pratica, è un’ammissione della
messianicità di Gesù, preludio ad
una piena fede in Lui, che, infatti, Zolli ritroverà qualche anno
più tardi. In definitiva, si tratta di
un’opera che non dovrebbe mancare nella biblioteca di chiunque
desidera approfondire la vita e
l’opera di Gesù di Nazareth: Zolli,
tra le altre cose, mostra anche che
non c’è contraddizione tra il Gesù
della storia e il Cristo della fede
accompagnando il lettore “quasi”
fino alla soglia della fede… un
“quasi”che ciascuno di noi deve
poi sciogliere nella sua vita, proprio come fece lo stesso Zolli, che
il 13 febbraio1945 disse a Cristo
il suo sì definitivo, facendosi battezzare.
In una New York primaverile piena di sole e di
promesse, Julia Walsh si prepara a sposare il ricco
e rassicurante Adam, l’uomo con il quale è placidamente fidanzata da anni. Ma a pochi giorni dalla
data fatidica, una telefonata dell’assistente di turno
la informa che Anthony Walsh - per tutti brillante
e invidiato uomo d’affari, per lei solo un padre
distante e distratto - non potrà accompagnarla
all’altare.
Il viaggio proposto in queste pagine avviene nel
Marco Albino Ferrari
cuore di un immaginario che sì è convertito nel
In viaggio sulle Alpi
tempo. Un viaggio illuminante dal quale si evince
Einaudi
come ognuna delle montagne incontrate abbia
pp.
236
€. 14,50
assunto la propria attuale riconoscibilità. Come,
ad esempio, il Cervino sia diventato il simbolo
onnicomprensivo di un idealizzato eden alpino, di quel
mito della Svizzera conosciuto come elvetismo. Oppure,
come il Monte Bianco sia stato il laboratorio naturale per
i viaggiatori-scienziati di fine Settecento.
Raffaele Migro
Santa Maria delle
battaglie
Mondadori
pp. 298 €. 21,00
Federica ha diciotto anni, i capelli corti e neri, gli
occhi verdi. È bellissima. Ma è entrata in coma
nel 2005 a causa di un incidente e ora non sa più
nulla di ciò che è stato, che è, che sarà. Raffaele
Migro, con un romanzo storico-antropologico
senza confini, è riuscito a ricreare la sontuosità
del Cinquecento e i furori delle pestilenze, è riuscito a ricreare la sontuosità del Cinquecento e
i furori delle pestilenze, gli scontri tra civiltà e il
sapore denso della terra.
Gli archivi letterari sono luoghi di conservazione
dei materiali prodotti da uno scrittore nel corso
della propria esistenza. Il testo analizza il percorso
che ha condotto all’attribuzione di credibilità archivistica alle documentazioni di soggetti privati
e i conseguenti cambiamenti di approccio nella
critica letteraria.
Myriam Trevisan
Gli archivi letterari
Carocci
pp. 127 €. 10,00
LIBRI DA LEGGERE
8
L
Gianluca Gardini
La Stoccolma di Stieg
Larsson
Marsilio
pp. 80 €. 10,00
Questa guida offre un modo
nuovo di visitare la capitale svedese immergendosi
nelle suggestive atmosfere
della Millennium Trilogy e
rivivendo le avventure dei
suoi protagonisti.
Della storia
a storia non è mai stata così bella da leggere e da capire. Non è
un’esagerazione, ma solamente la considerazione che segue
alla lettura delle ultime due
opere, postume, del prof. Marco Tangheroni (1946-2004). Il
grande storico pisano, a cinque
anni dalla sua scomparsa continua ad essere guida e maestro
grazie a quanti hanno lavorato con lui e lo hanno stimato.
Anzitutto la sua allieva che ha
condiviso per anni il lavoro
di studio e di ricerca, Cecilia Iannella, e che ha curato
quello che il prof. Tangheroni
considerava “il libro”: Della
storia. In margine ad aforismi
di Nicolás Gómez Dávila (Sugarco, 2008). Lo considerava
importante perché, seguendo
le riflessioni sugli aforismi di
carattere storico del pensatore
colombiano, conosciuto grazie a Giovanni Cantoni ancor
prima che l’editore Adelphi ne
pubblicasse una parte, portava
il lettore a riflettere sulla metodologia della storia fondamentale per la professione dello
storico. E ancora, questo libro,
spiega, anche ai non addetti ai
lavori, chi è lo storico e quanto
sia utile lo studio della storia
e quanto il presente aiuti a conoscere il passato. Quanto sia
vivo il ricordo di Tangheroni
lo testimonia il Convegno Internazionale tenutosi a Cagliari dal 27 al 29 maggio scorsi
che ha dedicato, mercoledì
LIBRI
INSERTO
Una casa senza biblioteca è
come una fortezza senza armeria
(da un antico detto monastico)
a cura di Maria Grazia D’Ettoris
C
A. B.
L
e Guerre d’Italia del
secolo XVI hanno
rappresentato un periodo burrascoso e cruciale
nella storia della Penisola,
divenuta per alcuni decenni terreno di conquista di
innumerevoli eserciti, che
vi seminarono morte e desolazione. Il lungo conflitto
non fu solo un mero confronto militare fra alcune
potenze europee, conclusosi con il predominio di una
di esse, ma causò anche
significativi mutamenti politici. Una descrizione concisa ma non manualistica
degli avvenimenti è offerta
da Marco Pellegrini — docente di Storia moderna
all’Università di Bergamo e autore, fra l’altro, di
Congiure di Romagna (Olschki, 1999) e di Ascanio
Maria Sforza (Istituto storico italiano per il Medio
Evo, 2002) — nell’opera
Le guerre d’Italia. 14941530 (il Mulino, Bologna
2009, 212 pp., 12,00 euro),
che prende in esame la lunga fase dalla discesa del
onservali nella tua
I celti sono gli antenati di un gran numero
di popoli europei e, sebbene siano scomparsi ormai da molto tempo, le loro lingue
sopravvivono in Bretagna, nella Scozia e
in Irlanda. Il loro ruolo fu fondamentale
per la formazione dell’Europa, dato che
per secoli esercitarono un dominio culturale, economico e militare che si estendeva dall’Oceano ai Carpazi, dalle grandi
pianure del Nord fino alle rive del Mediterraneo.
Jacopo Tondelli
Sceriffi democratici
Marsilio
pp. 173 €. 12,50
Jacopo Tondelli in questo viaggio-inchiesta racconta l’emergenza criminalità in
diverse città italiane e interpella i diretti
interessati, gli amministratori di sinistra
Sergio Chiamparino, Ravio Zanonato,
Marta Vincenzi, Filippo Penati, Leonardo Domenici. Sull’onda della pressante
attualità del tema è tempo di bilanci e di
riconsiderare le scelte.
sovrano francese Carlo VIII
di Valois fino all’incoronazione dell’imperatore Carlo
V d’Asburgo a Bologna per
mano del Pontefice Clemente VII. La posta in gioco è
il primato insieme morale
e politico nella Cristianità
occidentale, nel momento
della transizione dal medioevo all’età moderna. I contendenti sono da un lato i re di
Francia — che volevano rimettere in discussione il monopolio germanico del titolo
imperiale e ambivano a spingere il Papato a riformare la
Chiesa sotto la loro supervisione — e dall’altro lato i
sovrani della «Spagna», cioè
l’unione dinastica dei regni
di Castiglia e di Aragona,
impegnati nella lotta contro
gli infedeli islamici e interessati a espandersi nel Mezzogiorno d’Italia per guidare
una guerra santa contro i turchi nel Mediterraneo. In un
secondo momento subentrerà nello scontro con il regno
francese il Sacro Romano
Impero, in virtù del concentrarsi in Carlo d’Asburgo
delle Corone spagnole e del
titolo imperiale. Gli eventi bellici sono caratterizzati
da non poche novità: «una
guerra “corta e grossa”»
(p. 28), per dirla con Niccolò Machiavelli, nella quale
la diplomazia viene ridotta
al minimo, almeno fino al
B
A cura di Ruth Ben-Ghiat
Gli imperi
Dall’antichità all’età
contemporanea
Il Mulino
pp. 346 €. 26,20
Duemila anni dopo Roma, la parola “impero” mantiene intatto il suo fascino, la capacità di evocazione di potere incontestato su
terra e mari, oltre che su intere popolazioni.
Questo volume, basato su nuove ricerche,
si occupa di imperi che si sono sviluppati
in contesti geografici e temporali molto diversi: dell’antica Roma e dell’antica Cina,
degli imperi creati da Francia e Russia, del
potere statunitense ai giorni nostri.
Gorge M. Dallam, Steven Jonas
Triathlon da campioni
Libreria dello Sport
pp. 368 € 25,00 Dedizione, passione e ossessione - per gli
atleti di endurance che fanno sul serio, per
gli allenatori, per i duatleti e per i triatleti, la ricerca del miglioramento non finisce
mai. Essendo consapevoli di poter limare
del tempo rispetto alla performance precedente, tutti sono alla ricerca della novità più
recente nel campo della ricerca e delle tecniche di allenamento.
Enzo Bettiza
1989
La fine del Novecento
Mondadori
pp. 161 €. 18,00
CULTURA
Le Guerre d’Italia
29, un Prologo Bibliografico
proprio alla figura del grande
storico pisano al quale sono
intervenuti David Abulafia
(Cambridge), che ha scritto la Presentazione a Della
Storia, Olivetta Schena (Cagliari) e Attilio Mastino (Sassari). Assieme a questo volume, un altro ha visto la luce
nel mese di maggio: Cristianità, modernità, Rivoluzione.
Appunti di uno storico fra
«mestiere» e impegno civicoculturale (Sugarco, 2009).
Curato da Oscar Sanguinetti
raccoglie le trascrizioni di
un breve corso di storia tenuto a Pisa, in ambito extra
universitario, tra la fine del
1989 e i primi mesi del 1990.
Corso che percorre la storia a
partire dal Medioevo, la sua
crisi e la Riforma protestante,
la Rivoluzione Francese e si
conclude col Risorgimento
italiano. A integrare questo
corso, che fu rivisto e corretto dal prof. Tangheroni, le
trascrizioni di alcuni incontri
pubblici tenuti a Pisa e nelle
sue vicinanze, su: la scoperta dell’America in occasione
del 5° centenario (Pisa,1992),
l’Islam (S. Frediano a Settimo, 2002), le radici storiche
dell’Occidente (Marina di
Pisa, 2002). Questi ultimi due
incontri attualizzano questa
pubblicazione e portano la riflessione storica nel presente.
Vennceslas Kruta
La grande storia dei celti
Newton & Compton
pp. 492 €. 11,00
è
LEGGERE
N° 9/2009 - ANNO XVIII - 25 giugno
Il 7 ottobre 1989, in occasione del quarantesimo anniversario della Repubblica democratica tedesca, Michail
Gorbaciov pronuncia a Berlino un discorso apparentemente celebrativo, che racchiude, in realtà, una critica
implicita al regime comunista tedesco. La città è ancora divisa dal Muro che separa il settore sovietico e la
Germania dell’Est dall’Occidente europeo. A un mese
dal discorso del capo di Stato sovietico, il 9 novembre
1989, il Muro viene abbattuto e le sue macerie diventano il simbolo della fine del comunismo. Enzo Bettiza,
profondo conoscitore dell’universo comunista, già presidente delle delegazioni del Parlamento europeo per i
rapporti con la Jugoslavia, la Cina e l’Urss, ripercorre
da testimone e da protagonista gli avvenimenti che hanno segnato “gli ultimi due decenni del Novecento predestinati a coincidere con le strozzature finali e in certi
casi tragiche del comunismo reale”. Lo scrittore rivisita
dall’interno l’inarrestabile effetto domino, che sconvolge la carta geopolitica dell’Europa centrorientale, spingendo il racconto fino alla Russia di Eltsin e alla Cina
di Deng.
raggiungimento
dell’obbiettivo; il coinvolgimento,
anche terroristico, della popolazione portato avanti dagli eserciti francesi, tanto da
meritare il nome appunto di
«furia francese»; e la comparsa dell’artiglieria. Da un
punto di vista più generale
il lungo conflitto determina
una internazionalizzazione della questione italiana,
intesa come riproposizione
a livello europeo di quella
«politica
dell’equilibrio»
che aveva consentito al sistema interstatale italiano di
autogovernarsi. Sarà la grave crisi politica e religiosa
determinata dalla Rivoluzione Protestante a indurre
Carlo V a riscoprire il compito provvidenziale di scudo
della Chiesa cattolica, spettantegli in quanto imperatore dell’Occidente cristiano:
iblioteca
Walter Russell Mead
Dio & Dollaro
Garzanti
pp. 560 €. 32,00
“Dio & dollaro” racconta la nascita e lo
sviluppo del mondo moderno, l’affermazione su scala globale del sistema politico
ed economico nato con l’impero britannico, e poi sviluppato dagli Stati Uniti. Suoi
motori sono stati senz’altro il progresso
tecnologico, lo sviluppo finanziario e le
strategie militari.
Pietro Cingolani
Romeni d’Italia
Il Mulino
pp. 305 €. 26,00
I migranti romeni costituiscono in Italia la
principale comunità straniera. Nonostante
la sovraesposizione mediatica e le strumentalizzazioni politiche di cui a volte è
stata oggetto, su di essa mancavano finora
analisi approfondite. Questo libro viene a
colmare tale lacuna, ricostruendo la vicenda esemplare di Marginea, un paese rurale
della Moldavia romena, che ha conosciuto
dopo il 1989 un vero e proprio esodo della
popolazione.
«[...] l’esistenza di un Sacro
romano impero dotato di effettività non poteva che poggiare sulla complementare
azione di un papato romano
autorevole e rispettato» (p.
188). Le guerre sanciscono la prevalenza della Casa
d’Austria nella penisola,
l’esclusione della Francia
e la persistente importanza
politica dello Stato Pontificio. Se il sistema degli Stati
peninsulari viene ridotto da
soggetto autonomo a oggetto della politica internazionale, è anche vero che il sistema sopravvive, nelle sue
articolazioni, alle violente
prove cui era stato sottoposto per più decenni e che il
senso di una comunità di destini degli Stati italiani esce
rafforzato dalla lunga crisi.
Francesco Pappalardo
David Jiménez
Figli del monsone
Tropea
pp. 255 €. 15,60
Dieci storie di sconcertante forza d’animo e umanità, dieci ritratti di bambini in
lotta contro la miseria e l’emarginazione,
divengono i fili conduttori di un viaggio
attraverso le diverse facce dell’Asia, dalla Cambogia all’Afghanistan, dal Tibet a
Hong Kong. E rivelano le contraddizioni
di paesi brutalmente plasmati dal progresso recente e ancora in balia dei capricci
della natura, dove “i monsoni sono tutto,
danno la vita e la tolgono”.
Francesco Tomatis
Libertà di sapere
Bompiani
pp. 114 € 10,00
L’autore formula i principi del sapere universitario: inscindibilmente costituito di
insegnamento e ricerca, criticità e creatività, autonomia e responsabilità, differenza e interdisciplinarietà, verità e libertà.
La tesi centrale è che non c’è autentica
libertà senza relazione con differenti
prospettive, sino all’apertura dell’uomo
alla verità che lo trascende, restando né
religiosamente né ideologicamente qualificata.
N° 9/2009 - ANNO XVIII - 25 giugno
Letteratura Mediterranea
INSERTO
Quando ci si può guardar soffrire e raccontare quello che si è visto, significa che si è nati per la letteratura.
Giovanna Crisà
Le emozioni ferite
P
rimario di Psichiatria
dell’Ospedale Maggiore di Novara, Eugenio Borgna, ci spiega, nel
suo saggio, quali sono le
emozioni che curano, e quelle che non vengono riconosciute. Come spiega lo stesso Prof. Borgna, le emozioni
perdute, sono quelle che abitano nella nostra interiorità,
“quartiere” nel quale non
siamo abituati a scendere.
Quando siamo preda della
G
orgo è un paesino.
Il 20 agosto del
2007, due anziani
coniugi, custodi di una villa, vengono trovati uccisi,
dopo aver subìto indicibili torture. Il giornalista
Gianfranco Bettin, che ha
seguito il caso, ne ha fatto un libro, mettendoci
dentro anche uno spaccato della storia politica del
nostro paese. L’io narrante è lo stesso Gianfranco
Bettin , che si è occupato
del caso di Gorgo. L’incisività della scrittura, dona
ai fatti narrati, quasi la visibilità delle scene . Causa
di quello scempio, furono
extracomunitari. Uno dei
malinconia e dell’angoscia,
perdiamo le emozioni che
possono curarci. Sono infiniti i linguaggi dell’anima,
quasi come versi sublimi di
una poesia. Sciveva Patrizia
Runfola “ I miei pensieri più
belli li ho lasciati morire tra
le mie braccia; forse li ho visti ciondolare senza avere la
forza di sostenerli e così li ho
lasciati morire… Li ho uccisi
io stessa, i miei pensieri più
belli, perché non sono riuscita a sostenerli”. Sono parole,
che ci invitano al pensiero
positivo, terapeutico, che
Gorgo
due, si suiciderà in carcere
per il rimorso. Non uomini, ma bestie sanguinarie
che hanno agito senza pietà. Per mesi, il figlio delle
vittime vivrà soltanto di
incubi. Daniele, questo il
suo nome, entra nel gorgo
della depressione, mentre
politicamente gli sono vicini quelli del partito della
Lega. Un libro denuncia,
contro la magistratura italiana, contro la violenza
che dilaga sempre più,
soprattutto per mano di
extracomunitari. Lo stesso
titolo del libro, non è solo
il nome di un paese ma
indica un vortice. In quel
vortice, si sono trovati due
può riuscire a lenire un dolore. Spesso, nel momento
della sofferenza, l’uomo si
chiede dove sta Dio, o perché, egli che è tanto misericordioso, ha permesso che
nel mondo possano accadere violenze e disastri di ogni
genere. In quegli istanti,
perdiamo la fede, per ritrovarla , poi, quando siamo
vicino alla morte. Anche in
questo caso, bisogna cercare
dentro noi stessi, cercando
anche un piccolo barlume di
speranza, e quell’emozione
che possa aiutarci. Magi-
anziani coniugi, sposati da
quarant’anni. Gente comune che arrotondava la pensione con un lavoro onesto.
La loro morte, sarà sempre ricordata, ma il conto
rimane aperto, perché gli
uomini bestia erano quattro non tre. Speriamo nella
giustizia.
stralmente scritto, le emozioni perdute è un saggio di
psichiatria, che tuttavia, può
aiutare quanti di noi hanno
perso se stessi.
Eugenio Borgna
Le emozioni
ferite
Feltrinelli
pp. 221 €. 17,00
Gianfranco Bettin Gorgo Feltrinelli pp. 158 €. 13,00
H
ong Kong alla
scoppio
della
Seconda
guerra
mondiale. Trudy Liang è
un’attraente, ricca europea
che nel 1941 dà scandalo nella buona società di
Hong Kong passando da
un uomo all’altro. Di lei si
innamora un avventuriere
inglese, Will Trusdale, che
rimane colpito dalla sua
disperata vitalità. La sua
passione viene ricambiata
dalla donna, ma lo scoppio della guerra costringe
Will al servizio militare.
Dieci anni dopo, Claire
Pendleton arriva a Hong
Kong e trova lavoro come
insegnante di pianoforte di
Locket Chen, figlia di una
ricchissima coppia della
città. Le lezioni di piano
saranno occasione di una
vita segreta e di scoperte
inaspettate; cleptomane e
irrequieta, novella Madame Bovary, Claire diventa
infatti l’amante dell’autista dei Chen, che altri non
è che quello stesso Will
Trusdale. Ma questo non è
l’unico segreto della famiglia Chen. In un crescendo narrativo sullo sfondo
delle sensuali atmosfere
d’Oriente, Claire si troverà a dover scegliere, senza
possibilità d’appello, tra
amore e sicurezza, tra coraggio e sopravvivenza, tra
presente e passato.
G. C.
Janice Y. K. Lee
L’insegnante di
pianoforte
Bompiani
pp. 336 €. 20,00
Maria Rita Parsi
Alle spalle della luna
Mondadori
pp. 207 €. 18,00
Michele Mari
Tu, sanguinosa
infanzia
Einaudi
pp. 133 €. 13,00
Il passato raccontato da
Michele Mari è quello
mitico e irrecuperabile
dell’infanzia, eroso negli anni da una diaspora
di oggetti e sentimenti
il cui ricordo continua a
sanguinare. Ma in questi
racconti non c’è mai il
rimpianto di una perduta età dell’oro, perché la
violenza immaginifica
dell’autore opera un recupero altissimo di emozioni infantili…
Èdouard Bourdet
Marco Garzonio
Il codice di Tarso
Paoline
pp. 248 €. 19,00
Un medico si reca in Terra Santa. È un momento particolare della sua vita: 56 anni, crisi
in famiglia, affermato in una professione di cui è però ormai
difficile trovare il senso, rapporti sociali improntati a un sostanziale conformismo. L’incontro con Rut, guida ebrea, la
conoscenza di altri partecipanti al viaggio, la capacità evocativa dei luoghi aiutano Giovanni Picapedra a capire le ragioni
delle sue difficoltà e le conseguenze per il futuro. Giunto a
Gerusalemme, Giovanni gira per la città vecchia. Entra nella
bottega di un antiquario arabo dove si imbatte in un antico
codice. È il manoscritto di due lettere di san Paolo: l’Epistula Beati Pauli Apostoli ad Romanos Secunda e l’Epistula ad
Mediolanenses Prima. Capisce che si tratta di opere sinora
sconosciute. Non sa che fare, attratto e diffidente insieme. Rivolge all’antiquario una vaga promessa di tornare il giorno
successivo. La notte, invece, ha un lungo sogno-incubo. Vede
due protagonisti degli anni della sua formazione. Sono Paolo
VI e Pier Paolo Pasolini che hanno un confronto sull’attualità
di san Paolo. Il Papa sprona i cristiani “a fare di più”, mentre
l’artista contesta alla Chiesa l’incapacità di parlare al mondo
contemporaneo, accusandola di non aver più “la furia paolina”. Al risveglio Giovanni acquista il prezioso documento
e riesce a portarlo fuori da Israele. I testi, tradotti, vengono
riportati in appendice del libro.
Stieg Larsson
La regina dei castelli di carta
Marsilio
pp. 857 €. 21,50
G. C.
L’insegnante di pianoforte
9
Custodia nasce ad
Avezzano, nel cuore
dell’Abruzzo, all’inizio
della Seconda guerra
mondiale. Ma più che
gli eventi connessi al
conflitto è una vicenda privata a segnare la
sua esistenza e quella
della famiglia: l’amore del padre - reduce
dal fronte greco - per
la bella ed eccentrica
Crocifissa. La passione clandestina tra i due
si alimenta dei frequenti incontri in casa della
donna, dove Custodia
accompagna il padre…
La giovane hacker Lisbeth Salander è di nuovo
immobilizzata in un letto d’ospedale, anche se
questa volta non sono le cinghie di cuoio a trattenerla, ma
una pallottola in testa. È diventata una minaccia: se qualcuno
scava nella sua vita e ascolta quello che ha da dire, potenti organismi segreti crolleranno come castelli di carta. Deve
sparire per sempre, meglio se rinchiusa in un manicomio. La
cospirazione di cui si trova suo malgrado al centro, iniziata
quando aveva solo dodici anni, continua. Intanto, il giornalista Mikael Blomkvist è riuscito ad avvicinarsi alla verità
sul terribile passato di Lisbeth ed è deciso a pubblicare su
“Millennium” un articolo di denuncia che farà tremare i servizi di sicurezza, il governo e l’intero paese. Non ci saranno
compromessi. L’ultimo capitolo della trilogia di Stieg Larsson è ancora una volta una descrizione della società contemporanea sotto forma di thriller. Un romanzo emozionante di
trame occulte e servizi segreti deviati, che cattura il ritmo del
nostro tempo e svela a cosa possono condurre le perversioni
di un sistema malato. Una storia che, fedele all’anima del suo
autore, narra di violenza contro le donne, e di uomini che la
rendono possibile.
Manuela Bisani
Il gioco delle farfalle
Fazi
pp. 141 €. 15,00
Calabria, anni Sessanta. Nicola, nove anni,
la sorellina Marzia e la madre Giga tornano a
passare l’estate nel paese d’origine della famiglia ma la vicenda di cui si renderanno testimoni sarà destinata
a cambiare per sempre il loro rapporto. Al centro del dramma
Marinella, dodicenne misteriosa e inquieta, che coinvolgerà
il piccolo Nicola in un’amicizia ambigua, poco chiara e perciò subito malvista, mettendo in crisi gli equilibri esistenti. Il
bambino, al di là dei pregiudizi che pesano sulla ragazzina,
da sempre emarginata perché considerata “strana”, sarà l’unico ad accettarne l’evidente diversità anche se il “gioco delle
farfalle” fatto dai due amici di nascosto sarà quasi presaga
rappresentazione di quello che accadrà a naturale compimento
della vicenda come di un’esistenza tormentata. A distanza di
anni, Nicola, Marzia e Giga, ognuno con le proprie paure e i
propri fantasmi, torneranno a quell’estate lontana tra rimorsi,
sensi di colpa, riflessioni. Sullo sfondo l’Italia del boom, oscillante tra la modernità di realtà metropolitane come Roma e la
persistente arretratezza degli ambienti claustrofobici di paese.
Un contrasto sociale, oltre che culturale, esaltato qui da una
trama ricca di colpi di scena e tratteggiato dall’autrice con insolita abilità, grande senso del ritmo e l’ausilio di una scrittura
sobria ed essenziale, sostenuta da un sottile, delicato, lirismo.
10
INSERTO
Libri Ragazzi
N° 9/2009 - ANNO XVIII - 25 giugno
per
David Roberts, Jeremy Leslie
Sfogliopedia
Fabbri
pp. 349 €. 29,00
La tradizionale miscellanea per ragazzi in
una concezione innovativa e moderna. In ogni doppia pagina, una diversa tematica di scienze, storia,
geografia e molto altro viene trattata da punti di vista affascinanti, in un intrecciarsi di riferimenti che
spaziano dal rock alla tecnologia, dalla cucina alla
metafisica. Età di lettura: da 10 anni.
Philip Caveney
Sebastian Dark nella città dei briganti
Piemme
PP. 364 €. 15,90
Sebastian è un giovanotto di belle speranze.
Max è il suo inseparabile “bufante”, un bestione parlante. Cornelius è un formidabile guerriero in
miniatura. Insieme si mettono in viaggio, in cerca di fortuna e sulla strada incontrano una carovana attaccata
dai briganti e una dama da salvare. Così, i tre avventurieri entrano in città acclamati da eroi e i loro
sogni diventano realtà: Cornelius viene arruolato
nel prestigioso corpo delle Guardie Rosse, Max
si trasferisce nelle scuderie reali, dove si abbuffa di mele succose e fieno della migliore
qualità, e Sebastian viene nominato giullare di corte. Ma il Re Septimius non ha un
gran senso dell’umorismo. Anzi, a dirla
tutta, è un gran despota... Età di lettura:
da 9 anni.
Laurent Degos
Il sangue del mio corpo
Dedalo
pp. 54 €. 7,50
Per quanto impressionati dallo “spargimento di sangue”, tutti sanno che un taglietto
a un dito non è una ferita molto grave: si
rimargina da solo. Ma come fa il sangue a scorrere
fluido nel nostro corpo, per poi coagularsi quando è
necessario? Dopo aver esplorato le cellule e gli organi
del corpo umano, Chiara e Federico ricorrono ancora
una volta all’aiuto del buffo zio Enrico per rispondere
a questa e altre mille domande riguardo alle funzioni
e alla composizione del sangue. Dal trasporto delle
sostanze nutritive allo sviluppo degli anticorpi, dalla
circolazione al gruppo sanguigno e alla coagulazione,
non c’è aspetto di questo fluido vitale che non venga
spiegato con chiarezza e vivacità. Età di lettura: da 9
anni.
Tea Stilton
Il segreto del castello scozzese
Piemme
pp. 181 €. 15,50
“Un bel viaggio in Scozia?! Perché
no! In motocicletta?! Fantastico! ! !
Le Tea Sisters non si tirano certo indietro. Un
antichissimo castello scozzese le attende per
svelare un segreto che lo salverà dalla distruzione.” Età di lettura: da 6 anni.
Albert Biesinger
Non inganniamo i bambini
su Dio
Elledici
pp. 144 €. 11,00
Il volume nasce dall’esperienza dei molti incontri e colloqui avuti
dall’autore con i genitori in materia di
educazione religiosa dei figli. Perché per
i bambini è importante sperimentare che
sono abbracciati da Colui che li ha creati
e che Lui parla loro, che alla fine la loro
vita si concluderà bene nonostante tutte
le paure.
Eugenio Corti
Il Medioevo e altri
racconti
Ares
pp. 192 €. 12,00
Con questo nuovo libro,
Corti si dedica al Medioevo visto come paradigma realizzato
della civiltà cristiana. E lo fa raccontando la storia della beata Angelina
da Montegiove (1377-1435), lontana
antenata della moglie dello scrittore e
conterranea della più nota beata Angela da Foligno (1208-1309), premettendo un ampio excursus che valorizza
il Medioevo nella storia dell’umanità.
Il tono narrativo, saldamente ancorato
alle fonti storiche, è lo stesso che Corti usa negli incontri con i numerosissimi
studenti universitari che vanno a trovarlo nella sua casa in Brianza, che trovano
«nell’aquila dei suoi 87 anni» (per parafrasare
il poeta) uno straordinario testimone del Ventesimo secolo e un maestro per i tempi nuovi.
Heuvel Eric; Van der Rol Ruud;
Schippers Lies
La stella di Esther
De Agostini
pp. 61 €. 12,90
La stella di Eshter è un fumetto ideato
e prodotto dalla Fondazione Anne Frank di Amsterdam; quella di Esther è la storia di una possibile coetanea di Anne, sullo sfondo di una delle pagine più
oscure della storia dell’umanità: la Shoah, il genocidio nazista del popolo ebraico. Esther visita dopo
molti anni fa fattoria dove si era rifugiata durante la
seconda guerra mondiale per sfuggire alla persecuzione nazista. È un viaggio di scoperta e di conoscenza, alla ricerca delle persone che l’hanno aiutata
e che hanno condiviso il suo destino. Tra queste, i
suoi genitori, trucidati ad Auschwitz. Grazie a suo
nipote Daniel, e a Internet, incontrerà l’ultima persona che li ha visti vivi. Di loro non le rimane che
una vaga memoria; e un’ultima rivelazione da parte
di Helena, la sua vecchia compagna di scuola. Età di
lettura: da 10 anni.
Fairy Oak
Elisabetta Gnone
Gli incantevoli giorni di Shirley
De Agostini
pp. 247 €. 14,90
A Fairy Oak è finalmente giunta la primavera. L’aria profuma di narcisi, di
giornate lunghe e di giochi. Ma anche di pioggia. E
infatti piove, diluvia, grandina perfino! Per lunghi, interminabili giorni. Menomale che c’è Shirley Poppy
a sollevare gli animi dei giovani del villaggio, con un
nuovo, intricato mistero. Nascosto nel laboratorio di
sua zia, infatti, la giovane e potentissima strega, ha
trovato un ricettario molto, molto strano… Età di lettura: da 8 anni.
Geronimo Stilton
Le avventure di Ulisse
Piemme
pp. 384 €. 23,50
Siete pronti ad affrontare un
viaggio straordinario insieme a Geronimo
Stilton e al leggendario eroe Ulisse? Navigherete per mari tempestosi, visiterete
terre sconosciute e incontrerete creature
misteriose, tra pericoli e insidie mozzafiato! Una storia avvincente ed emozionante,
ricca di colpi di scena e avventure indimenticabili!
La mia prima enciclopedia
De Agostini
pp. 767 €. 29,90
Un viaggio alla scoperta della natura,
della scienza, della tecnologia, della
storia, attraverso i quattro elementi nei
quali gli studiosi antichi cercavano di “sistematizzare” le conoscenze umane: aria, acqua, terra e fuoco.
Un volume compatto, maneggevole e ricco di illustrazioni. Un percorso per giovani esploratori del
sapere realizzato come una vera e propria galleria di
immagini suggestive. Un testo ricco di collegamenti
a più livelli fra diversi ambiti tematici. Un indice
analitico per trovare tutto quello che si cerca. Età di
lettura: da 10 anni.
Sylvia Waugh
Occhi di bottone
Salani
pp. 202 €. 8,00
Molte persone fingono di vivere, non
inventano una vita personale, ma ripetono gli atti che credono di dover fare.
Una vita automatica che diventa finzione, stereotipo. La famiglia di bambole che una sarta magica
inventò un tempo nella sua casa buia finge di appartenere all’umanità, di aver bisogno di mangiare, di
lavorare, di dormire, perfino di venire in visita da
una villetta suburbana, quando invece si esce da un
armadio. La finzione continuerebbe per sempre, se
una lettera che annuncia l’arrivo del nuovo padrone
di casa non gettasse tutti nel panico di essere scoperti. Basteranno gli occhiali neri a nascondere gli
occhi di bottone, le sciarpe a nascondere le guance
di stoffa, i berretti a celare i capelli di lana?
Attualità
N° 9/2009 - ANNO XVIII - 25 giugno
L’AVIS: malattie rare, sport e
la goccia della pace
C
osenza - Oltre un migliaio
di persone ha risposto attivamente e con entusiasmo
all’invito di solidarietà lanciato
dall’AVIS provinciale di Cosenza
e delle sue sezioni comunali nel
mese di maggio appena trascorso.
Cinque istituti di scuola superiore, sei scuole fra elementari e medie, di Cosenza e provincia, oltre
alla popolazione della splendida
Amantea, sono stati coinvolti in
tre progetti che si sono conclusi con successo la fine del mese
scorso. Obiettivo: la diffusione
della cultura della donazione del
sangue. L’iniziativa sportiva ha
visto, invece, il coinvolgimento
dell’intera cittadina di Amantea.
Due di questi progetti sono stati
realizzati nel mondo della scuola e uno, ad Amantea, in quello
dello sport. “Sono risultati”, ha
dichiarato Angelo Coscarella, neo
presidente dell’AVIS provinciale
di Cosenza, “che dimostrano che
la strada che abbiamo imboccato, in continuità con quella di chi
ci ha preceduto, è quella giusta.
L’attività culturale, in strettissima
sinergia con le sezioni comunali,
è uno dei cavalli di battaglia per
conseguire obiettivi sempre più
utili alla nostra società”. Di cosa
si è trattato esattamente? Andiamo con ordine. “Una Perla nel
Mare”, è lo slogan della manifestazione organizzata a Cosenza, per parlare a cuore aperto,
soprattutto ai giovani fra i 16 e i
18 anni, di talassemia, conosciuta
anche come microcitemia o anemia mediterranea o ancora come
morbo di Cooley. È una grave
malattia genetica e congenita del
sangue, che si caratterizza per lo
Il disegno che ha vinto la borsa di studio di Lattarico
scarso numero di globuli rossi,
variamente deformati, e l’insufficiente capacità di trasportare
l’ossigeno a tutte le cellule del
corpo. Si vive soltanto con continue trasfusioni di sangue. È una
malattia annoverata fra quelle
rare, ma in Calabria rara non è.
Non esiste ancora una cura definitiva, tuttavia le trasfusioni di
sangue e la cosiddetta terapia chelante, aiutano i malati a condurre
una vita quasi normale. Il progetto
si è concluso con l’“Incontro multididattico”, presso il Cineteatro
Aroldo Tieri di Cosenza. La sala
era gremita; fra i relatori, anche
il prof. Carlo Brancati, ex direttore del “Centro Studi della Microcitemia di Cosenza”, che ha
concluso i lavori. Il convegno si
è aperto con i saluti della prof.ssa
Campolongo, presidente del Soroptimist; della sig.ra
Feola, presidente della ONLUS “A.MA.
RE.… Oltre”; del
dott. Piercarlo Spataro, presidente uscente dell’AVIS provinciale di Cosenza e
del presidente della
Provincia di Cosenza Mario Oliverio.
Duplice il messaggio
lanciato dagli studenti con i loro lavori:
prevenzione, attraverso l’individuazione dei portatori sani,
e terapia attraverso
le trasfusioni. Ruolo fondamentale in
ciò è quello svolto
dall’AVIS che, attraverso la raccolta del
sangue consente le
trasfusioni e quindi
il mantenimento in
vita dei talassemi-
11
ci; mentre attraverso l’esame del
sangue individua i portatori sani e
quindi di operare l’azione preventiva. “È necessario operare proprio nelle scuole per diffondere la
cultura della donazione”, ha detto
Piercarlo Spataro, e la dottoressa Aurelia Costabile, ematologa
dell’AVIS comunale di Cosenza,
ha soggiunto che “Occorre costruire le basi per la prevenzione
e la cura delle talassemie, anche
di altre malattie, creando nella
popolazione una coscienza sanitaria sin da piccoli, la volontà
cioè a difendere la propria salute, la responsabilità di tutti a riguardo dei problemi di salute”. Il
progetto è stato promosso dalla
ONLUS “A.MA.RE….Oltre”, di
Castrolibero, in collaborazione
con l’AVIS provinciale e comunale di Cosenza e da Soroptimist
di Cosenza, con il sostegno del
“Centro Servizi per il Volontariato” anch’esso della città dei Bruzi. “Sport e valori etici”, è stato
il tema del convegno di apertura
della manifestazione sportiva organizzata ad Amantea alla quale
ha partecipato, come relatore e
testimonial, l’olimpionico Pietro
Mennea. La manifestazione, alla
seconda edizione, oltre a festeggiare i donatori AVIS ha ricordato anche la morte prematura per
leucemia del giovane imprenditore Dario Metallo. La domenica
successiva al convegno, il 31,
si è svolta la “2a Stracittadina.
Corsa della solidarietà”, vinta
dal lamentino Antonio Guzzi, già
campione italiano di cross nella
categoria juniores. In campo femminile, indisturbata al traguardo
è arrivata Luisa Corso, bissando
il successo dello scorso anno.
Alla gara podistica è seguita la
“Family Run, una passeggiata
non agonistica aperta anche alle
famiglie che hanno partecipato
numerose spingendo anche i carrozzini con i bambini. Particolarmente simpatica la “Corsa delle
Piccole Gocce”, riservata ai bambini. A conclusione della giornata agonistica si è svolta la gara
“Bandi – amo insieme” dedicata
ai diversamente abili. “È stata
LETTERA AL DIRETTORE
I militari della mente e gli interrogatori del terrore
N
on esiste un confine chiaro tra interrogatori militari, brutali trattamenti
della mente ed esperimenti mentali; è un territorio labile, segnato
solo da ingenti flussi di denaro,
e troppo spesso attraversato da
“dottori della mente”, che fanno
la spola tra cliniche e centri di
detenzione. E’ un dato di fatto
che molti psicologi abbiano collaborato con la CIA e i reparti
militari negli interrogatori e nello
sviluppo di tecniche di deprivazione del sonno, di umiliazione
sessuale, per non parlare del famigerato waterboarding (annegamento simulato) e del probabile
uso di sostanze psico-attive. Le
pratiche si sono diffuse anche in
Afghanistan e in Iraq, nel carcere di Abu Ghraib. L’APA ha
permesso ai suoi membri di partecipare agli interrogatori sino
al 2008, sostenendo che la loro
presenza rendeva gli interrogatori più sicuri. Una decisione che
ha lasciato molti allibiti, tra cui
lo psicoanalista Steven Reisner
che ha commentato: “Dobbiamo
seriamente chiederci che cosa
siamo in quanto organizzazione”. Il solo obiettivo sembrava
essere diventato il denaro, che
nelle tasche di Jessen e Mitchell
entrava al ritmo di 1000 dollari
al giorno, in cambio della loro
esperienza nella supervisione di
tecniche per l’estorsione di preziose informazioni sugli attentati
dell’11 settembre. [1] Può sembrare raccapricciante, ma mai
quanto è successo negli stessi
ospedali psichiatrici o in molte
università, che si sono prestate
a sperimentazioni di tipo militare. Nel 1994 un ufficio contabile
del governo degli Stati Uniti ha
reso noto che in 15 strutture del
Nord America su 80 si conducevano ricerche clandestine e tra
queste c’erano il Psychopathic
Hospital di Boston e l’Università McGill di Montreal. I fondi
partivano quasi certamente dalla
CIA e giungevano a destinazione tramite agenzie federali, ma è
agghiacciante notare come molte
delle tecniche sviluppate con la
sperimentazione siano collegate
ai metodi di interrogazione usati
poi a Guantanamo e in altri centri di detenzione. [2] C’è di peggio: molte pratiche spacciate oggi
come “cure” non sono così diverse
dalle tecniche usate a livello militare. Al Vermont State Hospital,
una delle cliniche implicate nelle
sperimentazioni, si sottoponevano
i pazienti a elettroshock ripetuti e
a sostanze psico-attive. Dopotutto
si tratta delle stesse tecniche usate in ogni parte del mondo! (Gli
stessi uomini implicati nell’operazione erano poi gli stessi che
continuavano a spacciarsi per
terapisti). Molte cliniche per malati di mente sembrano campi di
prigionia. Pazienti legati ai letti,
grida disumane e grandi quantità
di sostanze psicotrope. Su internet circola un video sconvolgente,
registrato con un cellulare in una
scuola per disabili mentali: il Corpus Christi, in Texas. Il video, che
ha condotto a sei arresti, mostra
gli abusi nei confronti di pazien-
ti, costretti a lottare tra di loro. [3]
Non è chiaro il ruolo dei “dottori
della mente” ai giorni nostri, considerati i continui fallimenti e le
tecniche barbariche. Più chiaro è
invece il ruolo del denaro e l’interesse militare per il controllo
della mente. Altrettanto chiaro è il
fatto che intorno alla commercializzazione di psicofarmaci ruotino
cifre enormi e che la stigmatizzazione possa far comodo a molti
governi, perché dopotutto... chi
potrà mai credere a un pazzo?
Davis Fiore
http://www.foxnews.com/
politics/2009/04/30/report-psychologists-responsible-devisingcia-torture-program/
[2]
h t t p : / / w w w. r u t l a n dherald.com/apps/pbcs.dll/
article?AID=/20081130/
NEWS/811300299
[3]
http://www.corriere.it/esteri/09_maggio_13/abusi_cellulare_pazienti_29f74a2a-3fff-11debc3f-00144f02aabc.shtml
[1]
una festa”, ha detto il presidente
dell’AVIS comunale di Amantea,
l’architetto Leonardo Ferrara,
“con la quale abbiamo trasmesso
il valore della donazione del sangue a centinaia di persone. Già
molti hanno risposto alla nostra
sollecitazione e sono sicuro altri
si avvicineranno alla nostra associazione”. Contemporaneamente
alla manifestazione sportiva della cittadina tirrenica si è concluso
il terzo “Concorso Borse di studio 2009” a Lattarico, organizzato dall’AVIS comunale con il
patrocinio della BCC Mediocrati
e del comune di Lattarico, in stretta collaborazione con l’Istituto
Comprensivo Statale di Lattarico e dell’Associazione “La Città
del Crati” di Bisignano. Il primo
premio è stato vinto da Carmine
Conforti, Carmen Lombardo, Ilaria Melicchio, Francesco Paura e
Rebecca Trotta della scuola primaria di Santa Maria Le Grotte.
Hanno ideato e disegnato la colomba della pace che trasporta
una goccia di sangue anziché il
tradizionale ramoscello d’ulivo,
stigmatizzando che la donazione del sangue accresce il valore
inalienabile della pace fra gli uomini. Gli altri vincitori sono stati
Eva Caruso, Federico Internò,
Erika Sciammarella, Mariacristina Tocci, Angela Dell’Oglio,
Lucia Intorno, Giuseppe Vita. Al
concorso hanno partecipato tutte
le quinte elementari e prime medie di Lattarico, Rota Greca, San
Martino di Finita, San Benedetto
Ullano e Santa Maria Le Grotte.
L’iniziativa è stata patrocinata
dalla BCC Mediocrati e dallo
stesso Comune. Il tema da svolgere era “La pace non è soltanto il contrario di guerra: pace è
di più. Pace è la legge della vita
umana. Pace è, quando noi agiamo in modo giusto; è, quando tra
ogni singolo essere umano regna
la giustizia”. Un tema abbastanza
complesso che però non ha creato difficoltà ai giovani studenti,
magistralmente guidati dagli insegnanti. Anche a questa manifestazione è stata particolarmente
sentita non solo dagli alunni, e,
naturalmente dai loro genitori,
ma anche dalla stragrande maggioranza degli abitanti convenuti
per l’occasione dai paesi limitrofi. Un particolare apprezzamento
e ringraziamento è andato agli
insegnanti. “Nella scuola”, ha
dichiarato Giosina Gigliotti, Vice
presidente dell’AVIS provinciale
e presidente della comunale di
Lattarico, “gli insegnanti sono
gli strumenti fondamentali per
la trasmissione di queste conoscenze, e grazie al loro impegno
ed interesse che è nata l’idea da
parte nostra di proporre un metodo di lavoro che presupponga
lo sviluppo di stima, fiducia, collaborazione e corresponsabilità
nei ragazzi”. La manifestazione,
presentata da Noemi Pedatella,
si è svolta domenica 31 maggio scorso, con l’esibizione del
Gruppo FolK “Ullania” di San
Benedetto Ullano. È stata l’ultima manifestazione dell’AVIS del
mese di maggio. “Un’attività che
non deve diminuire”, ha detto
Anna Iazzolino, il primo presidente donna dell’AVIS comunale
di Cosenza, “I tre successi conseguiti su tre progetti, non devono
farci cullare. Dobbiamo lavorare
ancora di più e meglio perché
ogni goccia di sangue che raccogliamo contribuisce a salvare una
vita. Per questo possiamo davvero dire che la pace arriva da una
goccia di sangue donata”.
Cultura
12
ß
N° 9/2009 - ANNO XVIII - 25 giugno
La topologia dell’Universo
Cosimo Galasso
Seconda Parte
S
i accorsero che la peculiarità della geometria euclidea
non era data tanto dall’evidenza dei primi quattro assiomi,
quanto dall’“oscurità”del meno
evidente di tutti: il quinto, quello
che ci garantisce (?) che per un
punto esterno ad una retta passa
una e una sola parallela alla retta
data. La domanda che il sedicenne
Gauss- senza palesarla a nessuno,
per non esser preso per matto-fu:
cosa accadrebbe se modificassimo tale postulato? Andremmo incontro a delle contraddizioni? La
risposta fu data da Lobacevskij e
Bolany da un lato e da Riemann
dall’altro: i primi due costruirono
una geometria altrettanto coerente
di quella euclidea, postulando che
Alexander Friedmann (18881925)
per quel punto potessero passare
un’infinità di rette; il secondo,
invece, postulando che non ne
potesse passare nessuna. Dopo
secoli, dunque, la geometria di
Euclide fu detronizzata, perdendo
il suo status assoluto e divenendo,
semplicemente un sistema tra gli
altri. In particolare, nel 1854, B.
Riemann risolse il paradosso del
bordo, dimostrando che era possibile concepire, in modo non contraddittorio, uno spazio illimitato,
di volume finito e privo di un confine. Applicando questo ragionamento non solo agli spazi astratti,
ma anche alla cosmologia, dimostrò, per la prima volta nella
storia, che era possibile concepire in modo coerente, cioè senza
contraddizioni, un universo finito
e senza frontiere: un po’ come la
superficie del nostro pianeta che
è curva, priva di limiti, ma di volume finito. Geometricamente il
suo modello è un’ipersfera. Circa
sessanta anni dopo, Einstein per
modellizzare la gravitazione – su
suggerimento del matematico e
amico M. Grossmann scelse proprio l’ipersfera di Riemann: in
questo modo l’universo non era
più riconducibile ad uno spazio
e ad un tempo assoluti e separati
ma all’unione dello spazio tempo. L’abbandono della geometria
euclidea fu dovuto alla necessità
di dover tener conto, nella descrizione dell’universo, dei fenomeni
gravitazionali. Einstein poi, per
motivi filosofici, preponderava
per un universo statico. Diversa-
Il satellite Wmap
mente, le soluzioni dinamiche trovate da Friedmann prima, e G. Lemaitre dopo, si dimostreranno più
rispondenti alle prove sperimentali.trovate mediante l’osservazione
astronomica da G.Hubble e dal
suo assistente Humason. All’interno del quadro delle soluzioni
proposte da Friedmann e Lemaitre trova effettivamente posto la
questione topologica. In particolare, i modelli cosmologici che
ne derivano raffigurano universi
isotropi ed omogenei che presuppongono spazi di tipo euclideo,
iperbolico o sferico a seconda che
la curvatura spaziale sia nulla, negativa o positiva rispettivamente.
Occorre rilevare che uno spazio
a curvatura positiva è sempre di
volume finito. La teoria della Relatività generale, dunque, misura
direttamente la curvatura dello
spazio; il suo valore reale è correlato alla densità media di materia
ed energia contenute nel cosmo.
Nel caso in cui il rapporto tra il
valore misurato e la cosiddetta
soglia critica, pari a 1, è superiore, allora la curvatura è positiva e
l’universo è finito. L’astronomia
osservativa si prefigge di misurare tale valore. Friedmann rilevò
un errore concettuale, commesso
dal grande Einstein e da tanti altri
dopo di lui fino ad oggi, passando
per mostri sacri come S.Weinberg
e G.Gamow: l’ipersfera riemanniana, riguardo allo spazio, fornisce non solo la metrica- ossia le
sue proprietà geometriche locali- ma anche la topologia, cioè le
sue proprietà geometriche globali come l’infinità o meno del suo
volume. All’acume matematico
di Friedmann- non altrettanto si
poteva dire di quello di Einsteinnon sfuggì che le equazioni einsteniane, contenendo solo derivate parziali, non erano in grado di
descrivere, da sole, la geometria
globale dell’universo. Ascoltiamo
lo stesso Friedmann in un passaggio di un suo splendido articolo
del 1924: “In assenza di ipotesi
aggiuntive, le equazioni dell’universo di Einstein non permettono
di risolvere la questione della finitezza del nostro universo (…)
Uno spazio a curvatura positiva è
sempre finito (…) ma le conoscenze matematiche non permettono
di risolvere la questione della finitezza per uno spazio a curvatura negativa o nulla.” Friedmann
puntualizzò che per determinare
l’infinitezza o meno di uno spazio a curvatura nulla o negativa
occorresse introdurre delle “ipotesi aggiuntive”specifiche per le
condizioni al contorno: in pratica,
occorre conoscere se alcuni punti
coincidono o No. In un Universo
euclideo i punti non coinciderebbero; esso sarebbe connesso, in
altre parole infinito in tutte le direzioni. Diversamente, nel secondo
caso con alcuni punti coincidenti
l’Universo sarebbe multi-connesso, cioè finito. La questione topologica era posta perfettamente;
mancavano, però, all’epoca le conoscenze matematiche, oltre che
osservative per risolverla adeguatamente. L’astrofisico J.P.Luminet
che, assieme al suo gruppo di lavoro, è, forse, il maggior esperto
vivente su tale questione, ha così
riassunto la situazione odierna:
”La quasi totalità dei manuali di
cosmologia, specialistici o meno,
omette di citare la questione topologica, riducendo il problema
del carattere finito o infinito dello
spazio unicamente alla sua curvatura (…) ammettendo implicitamente che la struttura spaziale
dell’universo sia l’ipersfera finita, o lo spazio euclideo infinito,
o lo spazio iperbolico infinito,
senza menzionare le alternative
topologiche”.
no coinvolto l’uomo è una storia
fatta di passioni, d’intrecci, e di
pregiudizi, perché contrariamente a quanto crede normalmente il
grande pubblico- in ciò indotto,
talvolta, anche da noi professionisti della comunicazione- nessun
uomo e, dunque, nessun ricercatore è talmente imparziale da essere scevro da pre-comprensioni
filosofiche che ne guidano, come
invisibili binari, l’agire in campo
scientifico. L’uomo e, a fortori, lo
scienziato perfettamente neutrale,
ß
al lettore ignaro. Nessuno spazio
è stato dato alle voci dissenzienti
come, ad es. quella del già ricordato J.P.Luminet, ascoltiamolo:
”L’Universo non può essere piatto (…) l’aggettivo piatto, reso talvolta in inglese con flat si riferisce soltanto alla superficie, non ai
volumi. Sarebbe stato esatto dire:
Lo spazio è a curvatura nulla,
oppure Lo spazio è euclideo. Distinguere tra Universo e spazio,
nonché tra piatto ed euclideo, potrebbe sembrare una civetteria da
specialisti amanti del rigore, una
cosa del tutto fuori luogo in ambito divulgativo. Nient’affatto! Se si
vuole che il pubblico comprenda
quel che accade, occorre essere
molto attenti nella scelta dei termini!”. Non c’è nulla da aggiungere; è una grande lezione di rigore e professionalità, anche nei
confronti di noi giornalisti. Infatti, da quei titoli sensazionalisti il
grande pubblico è stato indotto
a credere che le galassie fossero
disposte su di un piano infinito e
che la teoria di Einstein, presupponendo un cosmo incurvato dalla materia, fosse ormai superata.!
Ascoltiamo, ancora una volta, il
prof. Luminet.: ”Pretendere che
lo spazio sia piatto, è un errore
Interpretazioni equivoche
A partire dal 1992, la cosmologia ha cessato di essere una
disciplina soltanto speculativa ed
è assurta al ruolo di scienza vera
e propria caratterizzata, in altre
parole, da parametri quantitativii soli appannaggio della scienza- rilevabili e sperimentalmente
riproducibili. Il tutto grazie al satellite COBE che fornì ai cosmologi, per la prima volta, lo studio
delle minuscole fluttuazioni di
temperatura della radiazione fossile; tali misurazioni, unitamente
alla matematica, consentirono un
primo studio quantitativo sulla
topologia dell’universo. Queste
micro fluttuazioni della radiazione fossile sono chiamate, dai
cosmologi, anisotropie e costituiscono il seme iniziale dal quale
sono nate tutte le macrostrutture
dell’universo: galassie, ammassi
di galassie, ect. Alle misurazioni effettuate da COBE seguirono
quelle che furono eseguite per
mezzo di palloni sonda o su aereo
delle missioni Boomerang e Maxima; infine, last but non least, la
cosmologia dispone delle misurazioni, le più accurate in nostro
possesso finora, ottenute tramite
il satellite Wmap nel 2003. La
storia di queste scoperte è affascinante e meritevole d’essere raccontata, seppur per sommi capi.
Come in tutte le storie che vedo-
Lemaitre e Einstein
che separa i fatti dai giudizi, non
esiste; è un mito del giornalismo
anglosassone che- a parere dello
scrivente-non trova alcuna applicazione concreta e meno che
mai proprio nel mondo scientifico e giornalistico anglosassone,
come dimostra la storia che mi
accingo a raccontare. Tutti ricorderanno l’enfasi con la quale il 27
Aprile 2000, la prestigiosa rivista
scientifica Nature presentò i dati
raccolti con le missioni COBE,
MAXIMA e BOOMERANG col
titolo: ”L’universo è piatto”. In
realtà un’analisi attenta e veramente scientifica-senza pregiudizi-dimostra come, dai dati raccolti in quelle missioni, l’ipotesi
evocata da Nature, così come da
tante altre testate quel giorno, non
sia per niente l’unica plausibile,
come invece si lascia intendere
dal punto di vista logico. A rigore vuol dire che la densità della
materia è uguale a un valore
ben definito dalla teoria, e cioè
con precisione infinita. Ora, è
evidente che nessun esperimento di fisica potrà mai dare come
risultato una misura con precisione infinita. Qualsiasi misura
comporta una barra d’errore. è
deplorevole che gli scienziati che
hanno spinto a quel titolo abbiano dichiarato di poter dire con
grande certezza che l’universo
è piatto. Hanno sacrificato il rigore allo scoop. Sarà sempre impossibile provare (nell’accezione
sperimentale del termine) che
lo spazio è piatto. Anzi, questo
è l’unico caso che non può mai
essere provato”.
Continua
N° 9/2009 - ANNO XVIII - 25 giugno
ß
Renzo Allegri
D
a qualche settimana, il suo
nome circola sui giornali
di mezzo mondo. Si chiama Wanda Poltawska, è polacca,
ha 88 anni ed è medico psichiatra.
La ragione di questo improvviso
interesse della stampa sta nel fatto
che la Poltawska ha reso pubbliche
molte delle lettere che ha ricevuto
da Giovanni Paolo II. E le lettere
di un Papa a una donna hanno fatto
subito gridare allo scandalo. In Vaticano, ora circola la voce che questo imprevisto potrebbe frenare i
tempi della causa di beatificazione
del Papa Polacco. “Doveva stare
zitta”, afferma il cardinale di Cracovia, ex segretario particolare di
Wojtyla. Le lettere sono state pubblicate da Wanda Poltawska in un
libro, uscito alcune settimane fa in
Polonia, suscitando subito polemiche. In Italia se ne è avuto ampia
notizia ora tramite due importanti e
belli articoli del giornalista Giacomo Galeazzi inviato del quotidiano
“La Stampa”. Quelle lettere fanno
parte di una intensa corrispondenza
intercorsa tra la Poltawska e Wojtyla nell’arco di 55 anni. I due si sono
conosciuti subito dopo la Seconda
Guerra Mondiale, sono diventati
amici, hanno collaborato in numerose iniziative insieme. Prima a
Cracovia, nelle attività culturali e
sociali della diocesi, soprattutto per
i problemi della famiglia; e, dopo
l’elezione di Karol Wojtyla a Pontefice, a Roma, dove la Poltawska
divenne membro del “Pontificio
Consiglio per la famiglia”, consultore del “Pontificio Consiglio per
gli operatori sanitari” e membro
della “Pontificia Accademia per la
vita”. Una attività intensa, un’amicizia solare, che tutti conoscevano.
Un’amicizia che ebbe una straordinaria visibilità nel 1984, quando si
seppe che la Poltawska aveva ottenuto un miracolo per intercessione
di Padre Pio, tramite richiesta di
Karol Wojtyla. La vicenda risale al
1962. Ammalata di tumore, Wanda
stava per morire. I medici non davano speranze. Volevano comunque tentate un intervento chirurgico. Wojtyla, giovane vescovo, si
trovava a Roma per il Concilio.
Venne informato e scrisse subito
una lettera a Padre Pio, chiedendogli di pregare per quella donna. La
lettera porta la data del 17 novembre 1962. Fu recapitata a Padre Pio
a mano, da Angelo Battisti, che era
amministratore della Casa Sollievo
della Sofferenza. Padre Pio chiese a
Battisti di leggergli la lettera. Al termine, disse: “Angiolino, a questo
non si può dire di no”. Battisti, che
conosceva bene i carismi di Padre
Pio, tornò a Roma stupito e continuava a chiedersi il “perché” di
quella frase: “A questo non si può
dire di no”. Undici giorni più tardi,
e cioè il 28 novembre fu incaricato
di portare una nuova lettera a Padre
Pio. In questa, il vescovo polacco
ringraziava il padre delle preghiere
perché “la donna ammalata di tumore, era guarita all’improvviso,
prima di entrare in sala operatoria”.
Un vero e strepitoso miracolo quindi, attestato dai medici. Conosco
bene questa vicenda perché fui io a
farla conoscere per la prima volta
nel 1984, in una biografia di Padre
Pio che scrissi per Mondadori. Le
lettere di Wojtyla mi erano state
Cultura
13
Wojtyla, Wanda e tante lettere
ß
esperimenti su cavie
uma­ne. «Eravamo destinate a morire. Le
nostre sorveglianti ci
picchia­vano a sangue.
Fummo
spogliate
nude, ci diedero dei
vestiti a righe, ci raparono a zero, volevano
di­struggere la nostra
personalità». Cominciarono i lavori, pesanti,
pesantissimi.
«Caricavano
una
quantità smisura­ta di
pesi sulle nostre spalle... Ri­cordo di aver
portato sulle mie spalWanda Poltawska con Giovanni Paolo II e un Wanda Poltawska fotografata in le 80 chili di cemento
salendo scale strette
nipotino
Piazza San Pietro
fino al soffitto di una
date da Angelo Battisti il quale mi tutte le compagne con lo stesso in- casa a due piani: mi sentivo morire
aveva anche riferito il dettaglio del teresse. E questo è un dato da tene- ma non potevo far cadere quel pe­so
commento incredibile del Padre: re ben presente perché dimostra perché dietro di me c’era un’al­tra
“A questo non si può dire di no”. che le disumane sofferenze patite prigioniera e l’avrei uccisa... DoveAppena uscito il mio libro, quelle non spensero mai nel suo cuore la vamo spalare sabbia. Aveva­mo aclettere furono riprese dalla stampa bontà, la dignità umana, la solida- canto le sorveglianti con ter­ribili
di mezzo mondo e quindi, fin da al- rietà. Nei Lager tedeschi ci fu l’in- cani che ringhiavano minac­ciosi
lora, l’amicizia tra Karol Wojtyla e ferno, dilagò il “Male personifica- appena una di noi si riposava un
Wanda Poltawska era nota. Nei vari to” ma tra le vittime innocenti ci poco. Le mani sanguinavano. Al
articoli usciti in questi giorni si par- furono luminosi e incredibili esem- mattino la sabbia era bagnata e pela delle lettere del Papa alla dotto- pi di bene, di altruismo eroico. sante, durante il giorno si asciu­gava
ressa Poltawska, ma nessuno si sof- «Una sera», scrive Wanda Pol­ con il vento, si alzava, entra­va negli
ferma a spiegare chi sia questa tawska all’inizio di quel suo libretto occhi, nella bocca, nelle orecchie».
donna e perché sia stata tanto amica di memorie (cito dalla traduzione Un tormento terribile era costi­tuito
di Karol Wojtyla. Allo scoppio del- che mi diede il professor Turano) dal freddo. «Dove dormiva­mo penla Seconda Guerra Mondiale nel «studiavo a casa quando all’ingres- devano dal soffitto i ghiac­cioli. Sul1939, Wanda Poltawska era una so una voce maschile, in po­lacco, le nostre coperte c’era la brina e la
giovane studentessa universitaria. risuonò strana e aggressiva: “Chi di sorvegliante ci ordinava sistematiAveva diciotto anni. Frequentava, i voi è Wanda?” E così co­minciò. Mi camente che aprissimo le finestre
circoli degli studenti cattolici. E alzai, uscii... e sono tornata solo dei due lati del dormitorio per colquando i nazisti invasero la Polo- adesso, dopo quasi cinque anni di pirci con le correnti d’aria. Nelle
nia, come tanti altri suoi coetanei, campo di concen­tramento». La ra- baracche dove andava­mo a lavorare
entrò a far parte della Resistenza gazza, dapprima fu portata al co­ era, invece, molto caldo. La baracpartigiana, per difendere la patria. mando della Gestapo, a Cracovia, e ca era superaffolla­ta e sudavamo.
Ma venne scoperta, arrestata, tra- sottoposta a un interrogatorio che Indossavamo ve­stiti leggeri, con le
dotta in Germania e trascorse cin- durò alcuni giorni. Venne picchiata, maniche corte. Il mio turno termique anni in un lager. Tornata a casa, violente­mente, con pugni in faccia, nava alle cinque del mattino, ci
riprese gli studi, si laureò in medici- nello stomaco, minacciata con una sbattevano fuori, tutte sudate e con
na, si specializzò in psichiatria. Per- ri­voltella. Venne poi rinchiusa in gli stessi vestiti leggeri rimanevasona riservata, non parlava mai di una cella zeppa di persone. «Nella mo ore e ore al gelo. Tornavamo dal
quanto aveva sofferto. Volle però prigione c’erano pidocchi, pulci, lavoro con le mani gonfie, le ossa
trascrivere in un quaderno quanto sporcizia, non c’era l’acqua ed era rotte. Ci but­tavamo sulle brande e
ricordava perché non andasse per- scoppiato il tifo. Di notte, a volte, dopo un’ora suonava la sirena e doduto. E solo all’inizio degli Anni all’im­provviso, accendevano le luci vevamo al­zarci per gli appelli. RiOttanta si lasciò convincere da fa­cendoci stare sull’attenti, comin­ tornavamo nel dormitorio e dopo
un’amica a pubblicare quelle sue ciavano a chiamare alcune di noi. un’altra ora ancora la sirena per
memorie in un libretto, che si intito- Dopo, in cella, non si dormiva più, l’appello. Non si riusciva a chiudela Ravenshrúck. E ho paura dei si pregava per quelle che erano an- re occhio. La stanchezza era enormiei sogni”. Me lo fece conoscere date via. E poco dopo, sotto le no­ me. A volte, durante gli appelli, si
nel 1996 il professor Adolfo Tura- stre finestre sentivamo i colpi d’ar- dormiva in piedi, a occhi aperti, e
no, microbiologo, che lo stava tra- ma da fuoco dell’esecuzione». qualcuna cadeva a terra tramortita e
ducendo per pubblicarlo anche in Dopo quasi sette mesi, le pri­ veniva presa a bastonate. La fame
Italia. Conservo ancora il mano- gioniere furono caricate su un treno era più forte del desiderio di dormiscritto che mi diede. Poi il professo- merci e inviate in Germania, nel fa- re. Era­vamo magre come scheletri.
re morì prematuramente, ma so che migerato lager di Raven­sbruck, Neanche la vista delle donne nude,
il libro, lo scorso anno, è stato pub- dove i medici tedeschi fa­cevano in coda per il bagno, terribilmente
blicato anche nel nostro paese, dalle Edizioni dell’Orso. E’ un
documento sconvolgente. Svela particolari tremendi, alcuni
inediti, sulle crudeltà
degli aguzzini nazi­sti.
La Poltawska racconta la propria vicenda
di giovane prigioniera che vive un dramma spaventoso, ma la
racconta con una
commovente e meravigliosa partecipazione alla sofferenza degli altri. La Poltaw­ska
non si limita a riferire, in quelle pagine, i
propri patimenti, le
proprie ansie, le proprie
sofferenze. Lettera di ringraziamento di Wojtyla a
Lettera di Wojtyla a Padre Pio per
Guarda a se stessa e a Padre Pio
chiedere preghiere per Wanda
magre, causava più disgusto. Guardavamo con indifferenza la no­stra
magrezza e quella delle altre, così
come la per­dita dei seni e la morte.
Per la fame eravamo diven­tate ladre, ci rubavamo un tozzo di pane,
litigavamo per poche bricio­le». E
poi, ecco, a un certo momento, l’appello di un gruppo che viene portato nel padiglione dell’infer­meria,
tra esse anche Wanda. Ven­gono lavate, un’infermiera depila le loro
gambe, pratica delle inie­zioni che
fanno perdere la coscien­za e quando le ragazze si sveglia­no si trovano con le gambe inges­sate. Che
cosa é accaduto? Non lo sanno.
Vengono riportate nel dor­mitorio su
una sedia a rotelle. Messe a letto e,
nel corso della notte, quando termina l’effetto del potente sonnifero,
cominciano do­lori lancinanti. Inizia
così il martirio. Quelle ragazze diventano delle cavie u­mane per atroci esperimenti medi­ci. Gli interventi chirurgici alle gambe si succedono
a periodi fis­si. Le ferite praticate
vengono trat­tate con medicinali
particolari che producono infe­zioni,
cancrene. In quello stato le vit­time
vengono ab­bandonate sole nel dormitorio, senza alcuna assistenza.
Wanda, pur non riuscendo a reggersi in piedi, si la­scia cadere dal letto
e, aggrappan­dosi alle brande delle
compagne, raggiunge quelle più
sofferenti per dare loro un po’ di
conforto, bagna i visi bruciati dalla
febbre con stracci inumiditi, conforta chi sta agonizzando. Di giorno
arrivano i medici che osservano le
ferite e ordinano altri esperimenti.
Le po­vere cavie umane vengono
ripor­tate nel padiglione dell’infermeria e sottoposte ad altre orribili
muti­lazioni, asportazioni di pezzi di
os­sa, iniezioni di batteri nelle ferite.
Un calvario spaventoso e interminabile. Ogni tanto una ragazza
muore. Se ne vanno in questo mo­do
in molte. Wanda le ricorda, scrivendo i loro nomi, come su una
lapide, perché sono vittime in­
nocenti, uccise da un odio assurdo,
freddo, cinico, umanamente in­
concepibile. L’esasperazione delle
sopravvissute è indicibile. Ma
Wanda, anche in quella tremenda
situazione, riesce a mantenere il
suo equilibrio cristiano. «Non pro­
vavo odio e neanche adesso lo provo. Cosa vedevo in quei tede­schi?
Li guardavo e cercavo in lo­ro le
persone». Questa, in una rapidissima sin­tesi, l’incredibile e orribile
espe­rienza che Wanda Poltawska
fece, dai 18 ai 23 anni, nel lager di
Ra­vensbruck. Un’esperienza capace di distruggere qualsiasi equilibrio psichico. Wanda è sopravvissuta fi­sicamente e psichicamente a
que­gli orrori grazie alla sua fede. E
grazie all’aiuto di un giovane sacerdote, Karol Wojtyla, conosciuto
al suo rientro a casa, riuscì a superare e a vincere le conseguenze devastanti che gli orrori patiti avrebbero certamente lasciato nella sua
personalità. A quel sacerdote confidò i suoi drammi spaventosi e
quel sacerdote potè “capire”, perché anche lui, negli anni della
guerra, era stato martoriato da
grandi dolori personali che lo avevano condotto alla vocazione sacerdotale. E nacque così un’amicizia, continuata per il resto della
vita, intensa di attività e di iniziative per promuovere i valori che da
quelle lontane sofferenze erano
germogliati.
14
Cultura
Alla riscoperta dei grandi d’ogni tempo che hanno
I
San Francesco in meditazione
olio su tela cm 123x 92,5
Roma, chiesa di San Pietro a
Carpineto in deposito presso
la Galleria Nazionale
d’Arte antica
N° 9/2009 - ANNO XVIII - 25 giugno
saputo rendere visibile ciò che non si vedeva
A
CARAVAGGIO
Caravaggio l’antiaccademico, Caravaggio che non mistifica, che
non nasconde il suo essere concretamente uno del popolo, calato
nella veracità del suo tempo, entusiasta della cristianità dei primordi ispirata ai dettami della povertà e della semplicità.
nvito all’
Natività con i
santi Lorenzo e
Francesco
olio su tela
cm 268 x 197
rte
Una mostra all’Accademia di Francia
A Roma presentata “Scritti e scatti” di Marina Cicogna
Adriana Ginammi Crisafulli
A
utorità, attori, giornalisti, personaggi famosi e naturalmente il padrone
di casa Frédéric Mitterrand, direttore dell’Accademia di Francia a Roma
hanno partecipato all’inaugurazione della
mostra “Scritti e scatti”. Marina Cicogna,
elegantissima, ha sostenuto con cortese disponibilità l’assalto dei numerosi fotografi. Nipote del Conte Volpi, ex governatore
della Libia e fondatore nel 1932 del primo Festival cinematografico della storia:
quello di Venezia, è nota soprattutto come
produttrice di capolavori cinematografici. Tutte pellicole di grande importanza:
Bella di giorno, Indagini su un cittadino
al di sopra di ogni sospetto, Medea, Ulti-
mo tango a Parigi, Portiere di notte, sono
solo alcuni titoli. La fotografia è un’antica
passione che l’ha accompagnata nel tempo.
Sono un centinaio le foto che raccontano
una vita, ricca di incontri con personaggi
celebri, volti che difficilmente si facevano
ritrarre, come Greta Garbo ripresa in due
foto originali. Erza Pound al festival di
Spoledo è sorpreso ma consenziente alla
richiesta della fotografa. Moltissimi gli
attori la bellissima Silvana Mangano sotto la cui foto Marina Cicogna ha scritto:
“Ho voluto celebrare con questo ritratto la
più bella bocca e il più bel naso del nostro cinema. La discrezione, l’eleganza, la
malinconia”. C’è il dolce volto di Audrey
Hepburn, una bella espressione di Gina
Lollobrigida, Roger Vadim e Jane Fonda, Henry Fonda e Jean Sorel. Fra i per-
sonaggi più noti: Gunther Sachs, Gianni
Agnelli e Porfirio Rubirosa al gran Premio
di Montecarlo. Una foto tenerissima ritrae
Gianni e Suni Agnelli, giovanissimi. Ci
sono anche Cristina e Aristotele Onassis,
Paola e Alberto di Liegi, giovani sovrani,
e una foto scattata a sorpresa di Maria Pia
di Savoia e Charlie Chaplin. Pier Paolo Pasolini e Bernardo Bertolucci ripresi insieme in giacca e cravatta sembrano stanchi
e pensosi. Quanti volti noti abbiamo visto
e con loro percorso una vita così ricca di
incontri e di grande sensibilità, se, come
scrive l’amica Jeanne Moreau:” Marina
sa che il tempo passa ma lei è stata sempre capace di fermarlo anche solo per pochi attimi,ovunque si trovi il suo sguardo
attento, il suo profondo bisogno di fedeltà, la spingono a voler catturare quelli che
sono i suoi amici”. Altrettanta sensibilità
l’autrice manifesta in quegli scatti che ci
mostrano la natura. Attratta in particolare
da “Paesaggi d’acqua” come alcuni ripresi a Ceylon, o nel ritrarre a macao i giovani pescatori al lavoro. Le immagini sono
belle ricche di atmosfera, e gli “scritti”
amano a base delle foto caratterizzano
con affetto il personaggio, ce lo mostrano
e lo fanno sentire ancora presente. Tante
presenze di un “bel nudo” ormai lontano,
ma anche le persone scomparse nell’attimo che le guardiamo sono fra noi. Potenza evocativa della fotografia. La mostra è
accompagnata da un catalogo “Electa” in
tre lingue italiano, francese, inglese con
testi di Frédéric Mitterrand, Dacia Maraini, Jeanne Moreau e Kelvin Klein. La
scenografia è di Dante Ferretti.
Al Palazzo delle Esposizioni la
mostra Foto Grafia
Agenzia Creare e Comunicare Gabriele di Stefano_02
Golien che presenta “Heartbeat” una video installazione in
cui appaiono su quattro schermi, in sincrono fra loro, le
foto di amici, amanti e scene di vita accompagnata da una
colonna sonora di Sir John Tavener. Don McCullin presenta “Roman frontiers” dedicato alle testimonianze dell’Impero romano nel mondo. Mi hanno particolarmente coinvolta le foto di Giorgio Barbera che ha saputo cogliere con
lo sguardo “Attraverso la finestra” particolari di persone
e cose, con occhio osservatore, comprensivo e intrigante.
Altre sezioni di grande interesse “Photographer” di Gerard
Rancinan che ha immortalato in 23 ritratti i Maestri viventi
della fotografia moderna di tutto il mondo. Tra questi, per
citarne alcuni: Roman Opalka, Mimmo Jodice, Sebestiao
Salgano, Oliviero Toscani. Fra tanta ricchezza di materiali
alcune mostre raccontano Roma.
Guy Tillim un fotografo sudamericano, in “Roma la cit-
tà di mezzo”
con immagine a colori ci
mostra luoghi
di passaggio o
in trasformazione come
gli ex Mercati
Generali, è
una città di- Galleria Gallerati Eva Tomei Al mare
versa fredda,
invernale, vista con occhi sensibili. Nella “Roma occulta”
di Giovanni Verdezoto entriamo in punta di piedi nelle Comunità degli extracomunitari della capitale. “Dall’anima
al corpo, viaggio nel Caucaso russo “ di Davide Monteleone, è l’ultima tappa di un territorio da esplorare, quello
intorno alla Russia che da tempo ha attratto il fotografo.
Sono terre di contrasti, di conflitti etnici, religiosi, di antiche tradizioni, e l’obiettivo di Monteleone si è fermato
con leggerezza e attenzione su scena di vite e usanze, ponendosi molte domande. Immagino che arrivano al cuore e fanno riflettere. L’Ottavo Festival della Fotografia è
un’edizione di ampio respiro con titolo augurale “La Gioia” che esorcizza il momento critico in cui viviamo e apre
una visione positiva al futuro. Con fotografi giunti da tutto
il mondo, moltissime le novità, le idee, i percorsi interessanti che confermano quanto ha detto l’Assessore Croppi:
“Roma Capitale della Fotografia”.
Galleria Interno Ventidue Rosetta Messori
St Galleria Fabio Barile-Cuore
R
oma - Quest’anno l’VIII Festival della Fotografia
apre con alcune novità come hanno sottolineato nella presentazione il direttore artistico Marco
Delogu e l’Assessore alla Cultura del Comune di Roma
Umberto Croppi che hanno collaborato alla realizzazione
dell’evento. Il nucleo centrale della mostra è concentrato
al Palazzo delle Esposizioni. Sono state coinvolte con mostre specifiche sul tema del Festival “La Gioia: visioni e
rappresentazioni” le Accademie straniere presenti a Roma:
l’Accademia Americana, l’Accademia di Francia, quella
di Spagna, il British School, il Circolo Scandinavo e l’Istituto Culturale Ceco. Rispetto alle precedenti edizioni è ristretto il numero delle Gallerie del Circuito esterno scelte
a partecipare al Festival sullo stesso tema. Il calendario
parallelo alle mostre è fittissimo di incontri, presentazioni,
documentari. I fotografi girano il mondo e con le foto fissano un frammento di tempo che non tornerà più, fermano
un istante, un’emozione che si può rivivere nel tempo.
L’Esposizione principale di quest’anno è una collettiva
di 29 fotografi dal titolo”La Gioia” realizzata interamente
con proiezioni e video in un percorso di rimandi visivi e
sonori. Gli autori rappresentano una generazione internazionale di fotografi di talento, molti noti e premiati come
la giapponese Rinko Kawauchi e l’americano Gus Powell,
tutti di grande livello, con alcuni italiani emergenti: Filippo Romano, Jacopo Benassi e Manuel Capurso.
I soggetti vanno dai paesaggi ai ritratti, oppure l’obiettivo si fissa su oggetti di uso quotidiano che hanno valore
personale e riflettono la gioia di un momento trascorso.
L’evento eccezionale del Festival è la partecipazione di
due grandi della fotografia la bravissima e famosa Nan
Religione
N° 9/2009 - ANNO XVIII - 25 giugno
L’ora di Satana
Omar Ebrahime
P
resente nell’immaginario popolare di
tutti i tempi con i nomi e le sfumature più diverse, la figura del diavolo ha
sempre suscitato straordinaria curiosità. Tuttavia, se la letteratura e l’arte nel corso della
storia hanno ripreso l’immagine personificata del male facendone materia dei propri
soggetti e diffondendola universalmente, il
suo significato originario è andato però perdendosi fino a scomparire. I vari nomi che
la Sacra Scrittura usa per definire l’essere
personificato del male (Diavolo, Demonio,
Satana, Lucifero) sono così diventati appellativi di omonimi personaggi di fiabe, fumetti o
film di successo. Ma del diavolo, osiamo dire
reale, come creatura incarnata e tentatore di
Gesù nel Vangelo, nulla è rimasto. Con l’ultimo libro-intervista in collaborazione con
Diego Manetti, padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, cerca di riportare le cose a
posto partendo dalla Rivelazione cristiana e
dalle manifestazioni del Maligno nella storia
(L’ora di Satana. L’attacco del Male al mondo contemporaneo, Casale Monferrato 2009,
pp. 248, euro 15,00). Ne viene fuori un saggio divulgativo in cui si parte dalla definizione di Satana e del suo regno, l’Inferno, avendo presente la Bibbia e i testi del Magistero
(capp. 1-2) per passare ai tratti qualificanti
del tentatore (capp. 3-4) contrapposti all’opera di liberazione di Gesù (cap. 5). La parte
centrale è dedicata agli esempi dei Santi vittoriosi contro il Maligno, come padre Pio da
Pietrelcina o suor Faustina Kowalska (cap. 6)
e alle manifestazioni ordinarie e straordinarie
dell’agire diabolico (capp. 7-9). Infine, dopo
aver osservato l’attacco del Male al mondo
contemporaneo, il viaggio si conclude nella
speranza secondo la prospettiva del Vangelo
e delle apparizioni mariane recenti in cui risplende, dinanzi al peccato che pervade come
un virus la società, la figura dell’Immacolata
(capp. 10-14). L’opera è dettata da un’urgenza di carattere teologico e pastorale, poiché se
agli stessi cristiani non è chiaro da che cosa
Gesù di Nazaret abbia redento l’umanità, nella temperie relativista si rischia di perdere la
André Vauchez
La santità nel Medioevo
Il Mulino
pp. 685 €. 19,00
Quest’opera, che costituisce un classico
fra gli studi in materia di religiosità medievale, analizza la diffusione del culto
popolare dei santi e la risposta istituzionale della Chiesa con i processi di canonizzazione. Dopo aver ripercorso la
disciplina del culto dei santi, le modalità
dei processi e le ragioni della fioritura del
culto, Vauchez illustra dettagliatamente
i modelli di santità che emergono dalle
fonti processuali.
Luca Frigerio
Lazzati
Il maestro, il testimone, l’amico
Paoline
pp. 320 €. 22,00
Il volume presenta un ritratto di Lazzati,
nel centenario della nascita (22 giugno
2009), mentre è in corso il processo di
beatificazione, attraverso testimonianze
e ricordi di chi l’ha conosciuto: amici,
collaboratori, discepoli, personalità del
mondo politico, religioso e culturale, ma
anche persone comuni che ebbero il privilegio d’incontrarlo.
fede. Cristo certamente ha redento l’umanità
dal peccato, dal male e dalla morte ma tutte
queste cose non sono casuali, bensì frutto del
Diavolo che è all’origine di ogni deviazione.
Il suo nome d’altronde (dal greco diabolos)
ha un significato ben preciso ed indica ‘colui
che si mette di traverso’: egli è quindi, letteralmente, colui che ostacola l’opera di salvezza di Dio. I versanti su cui Satana opera oggi
sono quelli della menzogna e della violenza:
nel primo caso seducendo la cultura dominante con l’idea che la vita finisca con la morte, che senza Dio sia più bella, che la minaccia
alla pace venga dalla fede. Nel secondo caso
atterrisce “la violenza inaudita che colpisce
la vita nascente” (pag. 13): basta citare il miliardo di aborti legali degli ultimi vent’anni,
qualcosa che va oltre ogni immaginazione, o
“la violenza sulla vita che volge al termine,
quando il malato è ridotto a un costo sociale
o a un incomodo” (pag. 14). Tuttavia, pur se
meno impressionante, è forse la prima prospettiva quella più preoccupante a lungo termine perché determina scelte che influenzano
stili di vita e cambiano i riferimenti di una
civiltà. Si tratta forse di un residuo dell’ideologia comunista (padre Fanzaga accennando
alla persecuzione dell’ateismo sovietico alla
Chiesa ricorda che Lenin affermava orgogliosamente: “Dio è mio nemico personale”,
pag. 198) ancora vivo. E’ un atteggiamento
che guadagna consensi e, adottato in massa,
diventa pericoloso non solo per l’individuo
ma per la società: “Infatti, se con la morte finisce tutto, che senso ha la vita? Che senso
ha fare il bene o fare il male? Che senso ha
essere giusti, sapendo quanto limitata sia la
giustizia umana? Se con la morte finisce tutto,
dov’è la giustizia?” (pag. 230). La prospettiva della morte come annientamento si mostra
così realmente un veleno per chi la adotta:
non esiste più sanzione né motivazione che
spieghi perché “bisogna fare il bene piuttosto
che il male” (pag. 231). Se in queste ‘libere
opzioni per il male’ la presenza del Demonio
magari c’è ma non si vede, nelle manifestazioni diaboliche vere e proprie (vessazioni,
possessioni) siamo di fronte alla prova-provata del potere del Maligno. Qui, il sacerdote
tramite l’esorcismo dimostra “la grandezza
I
L
Osvaldo Poli
Mamme che amano
troppo
San Paolo
pp. 232 €. 13,00
Antonia Pozzi (1912-1938), straordinaria
voce lirica del ’900, frequentò intensamente la montagna, traendone ispirazione più di
ogni altro poeta italiano. Marco Dalla Torre
ne ricostruisce l’attività alpinistica e ne indaga la relativa trasfigurazione poetica, che
costituisce una linea tematica fortemente
originale all’interno del suo canzoniere. Il
testo è completato da una ricca documentazione fotografica inedita.
Michel Quesnel
Meditiamo con san Paolo
Paoline
pp. 112 €. 9,00
Di Paolo si conosce lo zelo apostolico, la
grande capacità oratoria, le lettere, la profonda e a volte complessa teologia, ma pochi si soffermano sul Paolo mistico, sulle
sue preghiere. L’autore, biblista, grande conoscitore della figura dell’apostolo, accompagna il lettore in un percorso di preghiera
di quindici giorni.
Che cosa trasforma un bambino-pulcino in
un piccolo tiranno, capace di tenere in scacco
la famiglia, e poi - da ragazzo - in un bamboccione insicuro di sé? È possibile “amare
troppo” un figlio? In questo libro l’autore
mette in guardia i genitori: anche l’amore di
una mamma (ma anche di un papà) verso un
figlio può venire snaturato dall’eccesso.
Il cardinal Martini in questa preziosa antologia di
meditazioni e preghiere propone una lettura originale
dell’Eucaristia, come realtà dinamica che coinvolge
la Chiesa e la storia in un movimento che prende il
via dalla consegna che Gesù fa di se stesso. E sollecita nel discepolo il desiderio di dare “forma eucaristica” alla propria vita nel dono di sé.
Carlo Maria Martini
Prendete il largo
Ancora
pp. 144 €. 15,50
Cos’è la morte - la morte di tutti e di ciascuno, la
morte di sempre e quella marcata dai segni inquietanti del nostro tempo? Come penetrare in un evento tanto decisivo da incidere in profondo la nostra
esistenza eppure tanto opaco da mettere in scacco
ogni sapere volto a rappresentarlo? Sono queste le
domande, brucianti ed estreme, che alla fine degli anni Cinquanta, a pochi anni dalla più grande apocalisse dell’epoca
moderna, si poneva Vladimir Jankélévitch.
Vladimir Jankélévitch
La morte
Einaudi
pp. 474 €. 28,00
Zygmunt Bauman
“Nella modernità liquida il tempo non è né ciclico
né lineare, come normalmente era nella altre società
Vite di corsa
della storia moderna e premoderna, ma invece “punIl Mulino
tillistico” ossia frammentato in una moltitudine di
pp.
102 €. 10,00
particelle separate, ciascuna ridotta ad un punto”.
Questa perdita di senso del tempo, che ci costringe
a vivere in un perpetuo e trafelato presente, in cui tutto è affidato
all’esperienza del momento, è accompagnata dallo svuotamento dei
criteri di rilevanza che fanno distinguere l’essenziale dal superfluo, il
durevole dall’effimero.
L. Bellaspiga, P. Ciociola
Eluana, i fatti
Ancora
pp. 144 €. 12,00
Eluana Englaro è morta il 9 febbraio 2009 a Udine,
dopo diciassette anni di stato vegetativo, chiudendo una vicenda che ha lacerato il Paese, ma lasciando aperti gli interrogativi che hanno scosso le
coscienze e diviso gli italiani. Questo libro, raccontando i fatti senza censure, si propone di offrire al lettore
gli elementi per farsi un’opinione sui problemi posti dalla
drammatica e complessa vicenda.
della Chiesa che è veramente Sacramento
di Cristo” (pag. 152) operando la liberazione
nel nome di Gesù. Qualcuno a queste pagine
forse riderà: liberi di farlo. Purché non ci accada quello che accadde a quel vescovo che
andando a trovare padre Pio, informato della
possibile presenza del Demonio che vessava
ibri dello
Marco Dalla Torre
Antonia Pozzi e la montagna
Ancora
pp. 160 €. 14,50
Riflettiamo con i Libri
15
S
pirito
Aa. Vv.
Discepola della Parola
Paoline
pp. 128 €. 5,00
“La Parola non finisce mai di prendere carne: Dio, infatti, continua a chiedere ospitalità nei nostri cuori, come in Maria. Da
lei, Vergine in ascolto, possiamo imparare
come accogliere e lasciarci plasmare dalla
Parola così che la nostra vita gusti la gioia
vera, testimoni la fede e porti un fermento
cristiano nella società. È questo il criterio
con cui sono stati scelti le preghiere e i testi
di riflessione qui proposti.
Michele Mazzeo
Con Maria in ascolto della
Parola
Paoline
pp. 152 €. 6,00
Si tratta di un agile strumento diviso in due
parti: Maria di Nazareth; Maria di Nazareth
alla sequela di Gesù. Lo scopo del volume
è duplice: riflettere sull’identità e sulla missione di Maria, a partire dalle parole di Dio
e del Figlio suo, e dai silenzi e dalle parole
di Maria, dal suo agire, dal suo sforzo di
comprendere, insieme con Giuseppe; alimentare la fede del popolo di Dio con la
luce della Parola di Dio, quella Parola che
in Maria si è fatta “carne”.
il Santo esclamò divertito: “Ma via, il Medioevo è finito e voi credete ancora a queste panzane?” (pag. 103). La sera stessa il refettorio
tremò, mentre dalla cella del Santo arrivarono inquietanti rumori. Il vescovo rimasto senza fiato, impallidì. Alle prime luci del giorno
se ne andò in gran fretta: non tornò mai più.
Per me il vivere è Cristo
Itinerario spirituale con san
Paolo
Paoline
pp. 168 €. 18,00
L’autore, attraverso una lettura originale
biblico-teologico e spirituale delle lettere
paoline, ci mette in contatto con l’apostolo Paolo, schiavo e prigioniero di Cristo,
e il suo vangelo sperimentato, assorbito,
reso vivo nella sua pelle. Alcune accentuazioni peculiari: - Il cristiano è chiamato a vivere il Cristo in una relazione
d’amore. - Il vangelo di Paolo è tutto incentrato sulla signoria di Cristo.
A cura di VIncenzo Paglia
Fenomeno Bibbia
San Paolo
pp. 168 €. 16,00
I risultati della prima indagine mondiale
sulla lettura della Bibbia in Usa, Regno
Unito, Francia, Spagna, Italia, Olanda,
Germania, Polonia, Russia, Hong Kong,
Filippine e Argentina. Alle sessanta tabelle che riportano dati, domande e risposte fanno seguito un commento teologico-pastorale di S.E. Vincenzo Paglia e
uno di natura sociologica del prof. Luca
Diotallevi.
La divisione della Cristianità Occidentale
i studi a Oxford e la conversione al
carriera di storico indipendente dal
olo saltuariamente e per incarichi
storia dell’educazione occidentale
oto principalmente come studioso
’affermazione dei regimi totalitari
e tiene conversazioni radiofoniche
nascono a seguito delle Conferenze
di Edimburgo, fra le più celebri del
8, è chiamato a occupare la prima
rvard University, negli Stati Uniti
Christopher Dawson
965) raccoglie una parte delnel periodo in cui occupa la
ivinity School della Harvard
in parte note al lettore italiacristiana occidentale, Dawson
eclino dell’unità medioevale,
à, con l’esito non secondario
nvertito al cattolicesimo, che
turale del continente di fronone — di aver prodotto una
di vissuto storico, altrettanto
ca, fra cattolicesimo e proteprotestante, la Riforma cattoa, l’età del barocco, il sorgere
ura classica francese nel pee libertino, l’illuminismo, la
enzione alle sue conseguenze
Tenace assertore dell’unità di
i d’America, si sofferma anone culturale di questi ultimi,
w England e del metodismo
Christopher Dawson
La divisione della
Cristianità Occidentale
a cura di Paolo Mazzeranghi
e con presentazione di Marco Respinti
ISBN 978-88-89341-11-7
9 788889 341117
07/05/09 11:32
Christopher Dawson
La divisione della Cristianità Occidentale
a cura di Paolo Mazzeranghi
e con presentazione di Marco Respinti
Il saggio The Dividing of Christendom (1965) raccoglie una parte delle lezioni tenute da Christopher Dawson nel periodo in
cui occupa la cattedra di Studi cattolico-romani alla Divinity School della Harvard University (1958-1962). Dopo le opere,
in parte note al lettore italiano, dedicate alla formazione della civiltà cristiana occidentale, Dawson percorre l’itinerario che,
partendo dal declino dell’unità medioevale, ha portato alla dissoluzione di tale civiltà, con l’esito non secondario — per la sua
sensibilità di un inglese convertito al cattolicesimo, che ha a cuore la restaurazione dell’unità culturale del continente di fronte
alla sfida della moderna secolarizzazione — di aver prodotto una separazione intellettuale, psicologica e di vissuto storico,
altrettanto pronunciata di quella strettamente teologica, fra cattolicesimo e protestantesimo. Esamina dunque la Riforma
protestante, la Riforma cattolica, più conosciuta come Contro-Riforma, l’età del barocco, il sorgere del pensiero scientifico
moderno, la cultura classica francese nel periodo dell’assolutismo, lo spirito scettico e libertino, l’illuminismo, la Rivoluzione
Francese con particolare attenzione alle sue conseguenze sul cattolicesimo di Francia ed europeo. Tenace assertore dell’unità
di civiltà che accomuna Europa e Stati Uniti d’America, si sofferma anche sul ruolo della religione nella formazione culturale
di questi ultimi, come nel caso del puritanesimo del New England e del metodismo wesleyano.
I-88900 Crotone, via Lucifero 40
tel. 0962/90.51.92 fax 0962/1920413
ISBN 978-88-89341-11-7
pp. 312, € 19,90
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L`Italia resiste alla crisi economica