IL CONCILIO VATICANO II
Anche i Ministranti... svolgono un vero ministero liturgico. Essi perciò
esercitino il proprio ufficio con quella sincera pietà e con quel buon ordine che
conviene ad un così grande ministero e che il popolo di Dio esige giustamente
da essi... (Costituzione liturgica, n.29)
MINISTRANTI
Servizio che è titolo d'onore, professione di fede, atto di amore:
"Voi siete strettamente associati al sacrificio eucaristico di cui dovete
approfondire il significato teologico e spirituale e rituale; voi siete
collaboratori eletti dal sacerdozio ministeriale al quale portate un aiuto
preziosissimo; voi svolgete, come ha sottolineato il Concilio Vaticano II, "un
vero ministero liturgico" insieme con i lettori, i commentatori e i membri della
"Schola Cantorum" (Cost. Sacrosantum Concilium, 29).
Vi auguriamo di fare di codesta vostra "specializzazione" il centro propulsore
ed orientatore di tutta la vostra vita.
Sappiate sempre compiere il vostro ufficio liturgico con rispetto, con ordine,
con euritmia, con religiosità profonda, vorremmo dire con stupore e
gratitudine ogni volta rinnovati e più grandi, nella convinzione dell'arcana e
reale presenza del Signore, davanti al quale state, perché è sopratutto
attraverso la liturgia che il Signore è presente nella sua Chiesa a realizzare la
grande opera della salvezza, a rendere sempre vivo e contemporaneo il
mistero pasquale". (Paolo VI, Allocuzione i giovani ministranti, 1 aprile 1970, Osservatore Romano, 2
aprile 1970).
“Voi ministranti siete chiamati in particolare a essere giovani amici di Gesù.
Impegnatevi
ad
approfondire
questa
amicizia
con
Lui.
Scoprirete di aver trovato in Gesù un vero amico per la vostra vita.
Gesù Cristo ha un urgente bisogno di giovani che si mettano a sua
disposizione con generosità e senza riserve.” (Giovanni Paolo II, all’incontro Internazionale
dei Ministranti, 1 Agosto 2001).
Spunti di riflessione:
• Il Ministrante è un ragazzo che attraverso il Battesimo è diventato
amico e seguace di Gesù (Gv. 15,13-15);
• il Ministrate è un ragazzo che vive questa amicizia con Gesù;
• il punto culminante di questa amicizia è il servizio della celebrazione
della Messa, dove il Ministrante presta servizio svolgendo le sue
funzioni;
• la Messa non deve essere un atto isolato della giornata ma da questo
incontro con l’amico Gesù deve scaturire l’amicizia con i compagni;
• l’amicizia con Cristo e quella con i compagni devono essere basate sul
dono di se stessi;
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• il Ministrante deve ascoltare Gesù che ancora oggi gli parla; infatti nel
giorno del Signore (la Domenica) i fedeli si riuniscono in assemblea per
ascoltare la parola di Dio (Sacrosantum Concilium n.106);
• Dio si rivela ad ogni Ministrante attraverso la Parola; sta a lui prestare
ascolto pieno, aperto, recettivo e disponibile ad essa per lasciarsi
condurre dove Gesù vuole (Lc. 1,26-38).
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Martire del III secolo
Il nome del Martire non era Tarcisio, ma
Tarsicio, che vuol dire «di Tarso», cioè
della città della Cilicia, nella quale era
nato l'Apostolo San Paolo.
Di San Tarcisio parla una sola fonte
autorevole: il Papa Damaso, il poeta
delle Catacombe, vissuto nella seconda
metà del IV secolo.
Dopo averlo paragonato a Santo Stefano
Protomartire, lapidato dagli Ebrei di
Gerusalemme, come San Tarcisio fu
lapidato dai pagani di Roma, l'iscrizione
del Papa Damaso dice: «Tarcisio portava
i misteri di Cristo, quando una mano
criminale tentò di profanarli. Egli preferì
lasciarsi massacrare, piuttosto che
consegnare ai cani arrabbiati il corpo del
Signore ».
Nella breve iscrizione c'è dunque quanto
basta per giustificare la gloria e la
singolarità
di
questo
Martire,
eroicamente fedele al suo dovere, che
era quello di impedire ai «cani arrabbiati» di profanare quei misteri nei quali
egli credeva, con certa fede, la presenza del corpo e del sangue del Signore.
Mancano però, nell'iscrizione, quei suggestivi particolari sul conto del Martire
che furono aggiunti dopo, anzi molto dopo, perché la devozione di questo
Santo presenta un'altra singolarità: quella di essere rifiorita a distanza di
secoli, dopo un lungo periodo di dimenticanza attraverso i secoli del
Medioevo. E rifiorì, precisamente, con il risveglio del culto dei Sacramenti,
cioè all'alba dei tempi moderni.
In un'epoca ancora più vicina, nuova popolarità si è aggiunta alla figura di San
Tarcisio grazie ad un uomo di lettere, oltre che di Chiesa, e cioè il Cardinale
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Wiseman, autore di Fabiola, il fortunatissimo romanzo sulla «Chiesa delle
Catacombe», in cui Tarcisio appare come un fanciullo forte e consapevole.
Ma della giovanissima età del martire non si fa cenno, come abbiamo visto,
nell'iscrizione di Papa Damaso, unico documento antico di quel martirio.
Probabilmente Tarcisio, come Stefano, era un diacono della Chiesa di Roma.
Tra i compiti dei diaconi c'era infatti anche quello di distribuire ai fedeli
l'Eucarestia, consacrata dai sacerdoti.
C'è un altro particolare suggestivo che appare nelle moderne rievocazioni di
San Tarcisio e del suo martirio: quello dell'Ostia rimasta impressa sulla carne
del giovane Martire come un sigillo di fedeltà e di purezza.
E infatti, il Martirologio Romano, compilato più di mille anni dopo, precisa
che sul cadavere del Santo Martire «non fu ritrovato niente del Sacramento,
né in mano né tra le vesti». Per spiegare tale prodigiosa sparizione la fantasia
devota immaginò che la particola consacrata, strenuamente difesa dal Martire,
fosse diventata carne della sua carne, formando così, con lui, un'unica ostia
immacolata.
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Preghiere del ministrante
SALMO 100
Fate festa al Signore, uomini della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con cuore allegro.
Riconoscete che il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
siamo il suo popolo,
il gregge che egli guida con amore.
Entra nella sua casa
cantando inni di gratitudine
e canti di lode e di benedizione.
Il Signore infatti è buono:
il suo amore per noi e senza fine,
la sua fedeltà ad ogni uomo è senza limiti.
SIGNORE GESU’
L’amore che vogliamo a Te
Non sia fatto di belle parole
Ma di fatti concreti,
di scelte coraggiose
vissute giorno per giorno
in attenzione ai tuoi esempi.
Rendici ragazzi generosi
che sanno donarsi con gioia.
Rendici ragazzi semplici e poveri
che sanno di aver bisogno degli altri.
Rendici ragazzi aperti
che sanno ascoltare gli altri
e capire le loro esigenze.
Donaci la capacità
di non rifiutare mai
il servizio che ci viene richiesto.
Donaci la gioia
di vedere contenti
quelli che ci stanno vicino.
Donaci un cuore grande come il tuo
che sa dimenticare
le offese ricevute.
Aiutaci a vivere
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Come Tu ci hai insegnato. Amen.
(da MAZZUCELLI-SPADOTTO – Non vi chiamo più
servi ma amici)
SIGNORE, NOSTRO DIO
Signore, nostro Dio
Tu ci hai creati per farci vivere con te,
nel tuo amore senza fine.
Noi ti lodiamo e ti ringraziamo perché ci hai chiamati
anche ad essere ministranti,
così possiamo conoscerti, amarti e servirti
come nostro Padre.
Tu ci hai donato il tuo Figliolo Gesù,
che è morto e risorto,
e continua a offrirsi per tutti nella santa Messa.
Noi siamo lieti di stare accanto al sacerdote,
che rende presente il sacrificio della Pasqua.
Signore Gesù, che sei venuto per servire
Non per essere servito,
noi uniamo il nostro servizio
alla tua opera di salvezza,
perché il mondo passi dalla morte alla vita.
Spirito Santo, noi ti invochiamo:
riempi i nostri cuori del tuo amore
perché possiamo essere degni collaboratori del sacerdote,
al servizio di Dio e della comunità cristiana.
Donaci una pietà sincera, l’ordine, la puntualità
e tanto spirito di servizio.
Se poi vorrai chiamare qualcuno di noi
ad essere sacerdote come Gesù,
col tuo aiuto, noi diremo di dì. Amene.
(Da Ed. Vocazioniste, Napoli)
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PREGHIERA DEL CHIERICHETTO
Dio Padre,
nel tuo grande amore
ci hai amato per primo,
quando ancora non eravamo nati.
Hai posato il tuo sguardo
su ciascuno di noi
e ci hai chiamati al tuo servizio
nell’essere segno
del tuo amore per gli altri.
Donaci la capacità di esserlo
veramente!
Cristo Signore,
che sei per ogni uomo
l’Amore incarnato del Padre
e tutta la tua vita
è stata un dono per noi,
fa’ che la nostra stessa vita
sia un dono per il mondo,
nella realtà concreta
in cui siamo inseriti:
famiglia, scuola, parrocchia….
Spirito d’amore,
che susciti vocazione
nella tua Chiesa,
fa risuonare
la tua voce nel tuo cuore
e fammi capire
il posto che devo occupare in essa.
Già da adesso voglio impegnarmi
nel mio piccolo
a vivere la tua amicizia
e così essere tuo testimone.
O Maria,
che hai fatto della tua vita
un Magnificat al tuo Signore,
sii sempre vicina
nel mio cammino
secondo il progetto di Dio.
PREGHIERA DEL MINISTRANTE
O Gesù,
io ti adoro e ti ringrazio
dell’onore e della gioia che mi dai
di poterti servire all’altare.
Concedimi il dono della pietà,
la virtù della purezza
e la scienza della dottrina cristiana.
Accresci la mia fede
nella tua divina presenza
sui nostri altari.
Fa che io diventi più buono
e sia di esempio agli altri.
E infine, o Gesù,
benedici il nostro Gruppo Ministranti
perché contribuisca al decoro delle sacre funzioni
e perché in mezzo a noi
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fiorisca qualche vocazione al Sacerdozio.
Amen.
VORREI
Vorrei sempre fare il bene,
ma spesso
mi trovo a fare il male.
Signore guida i miei passi,
Tu che sei la difesa
Della mia vita.
Con te non tempo il male:
sei la mia luce.
Insegnaci, o Signore,
a servirci delle mani,
della mente e delle cose
non per noi soli
ma per te e per gli altri;
anche per chi non ha le mani,
non ha la forza,
non ha nulla.
Preghiera del Gruppo Ministranti
S
ignore,
rendici capaci di servire con gioia e competenza
al tuo altare.
rendici ragazzi semplici e poveri che sanno aver bisogno
degli altri.
Rendici ragazzi aperti che vogliono più comprendere che
essere compresi.
Signore, donaci la gioia di vedere contenti quelli che ci
stanno vicini.
Donaci un cuore grande che sa dimenticare le offese.
Aiutaci a vivere come Tu ci hai insegnato.
Amen
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La preghiera del Ministrante
Ti ringrazio Signore
di avermi chiamato a far parte
del gruppo dei ministranti.
Ti prometto di essere pronto
e generoso a servire con gioia
nelle celebrazioni liturgiche.
Prometto anche che
la mia condotta in chiesa,
in casa, a scuola
e in ogni luogo
sia conforme ai tuoi esempi.
PREGHIERA DEL MINISTRANTE
Signore Gesù,
grazie perché siamo ministranti.
Il nostro servizio ci regala la possibilità
di starti accanto ogni volta che sull’altare
offri al mondo intero
la Tua presenza e il Tuo amore infinito.
Conservaci tuoi amici speciali;
fa’ che nella nostra vita sia sempre grande il desiderio
di “vederTi da vicino”
e di saziarci della Tua Parola e del Tuo Pane di vita.
Proteggi il nostro gruppo,
insegnaci a costruire un’amicizia profonda,
ad essere capaci di accoglierci e di stare insieme.
Rendici ragazzi generosi,
che non si tirano mai indietro nell’andare incontro agli altri,
ma che sanno donarsi con gioia e con abbondanza.
Donaci di non rifiutare mai
il servizio che ci viene richiesto.
Fa’ che molti, guardando la nostra presenza sull’altare,
possano sentire più forte il desiderio di parlarTi
e di entrare in sintonia con Te.
Donaci un cuore grande come il Tuo,
fa’ che sappiamo dirTi sempre il nostro sì come Maria,
perché la nostra fedeltà e il nostro impegno
aumentino la gioia dei nostri cuori.
Amen.
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LA PREGHIERA DEL MINISTRANTE
Signore Gesù,
che ci chiami a essere ministranti
nel servizio liturgico della nostra parrocchia,
fa che il tuo Spirito illumini il nostro cammino
in questo anno.
Donaci il tuo perdono, la tua pace e la tua gioia,
fa che ascoltiamo la Tua Parola con docilità e disponibilità,
come Maria, madre della Chiesa e di tutti noi ministranti.
Rendici capaci di testimoniarti nella fede,
nella speranza e nell'amore dovunque tu vorrai.
Sostienici con il Tuo Spirito perché possiamo crescere
nella nostra vocazione con entusiasmo,
vincendo ogni pigrizia, noia e tristezza.
Ti chiediamo di benedire tutti i ministranti della Chiesa
protagonisti del terzo millennio,
lo chiediamo a Te, che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Amen!
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Il responsabile
Formazione Professionale
2 * Chiamare
3 * Formare
4 * Gestire ed Organizzare
1*
Questa breve sezione è destinata a tutti gli animatori e responsabili laici dei
gruppi di ministranti, è un primo insegnamento che deve avere un ragazzo
quando diventa il responsabile, questo manuale, da solo, non basta; la persona
o il ragazzo, soprattutto se giovane e inesperto, che si trova a compiere questo
servizio, deve avere un continuo dialogo con un sacerdote o con uno più
esperto, essere il responsabile di un gruppo di ministranti non è come montare
una macchinetta: non basta leggere le istruzioni.
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Formazione personale
Innanzitutto, per essere un buon responsabile, devi conoscere bene il vangelo,
il vangelo è infatti l'unica guida valida per compiere tutto ciò che si fa per il
Signore; solo grazie alla lettura del vangelo si può comprendere il significato
di quello che si fa durante la messa e capire il modo in cui ci si deve
comportare, infatti non devi fare nulla di eccezionale nella vita: l'unica cosa
che devi fare è seguire l'esempio del vangelo. Ovviamente ogni buon cristiano
deve conoscere bene il vangelo ma tu, che sei stato chiamato per insegnarlo
agli altri, devi conoscerlo ancora meglio.
Naturalmente è bene che tu conosca tutti i passaggi della messa e ne conosca
anche il significato, in questo modo dimostrerai agli altri chierichetti, che sei
preparato e, se ti faranno qualche domanda, saprai rispondergli. È importante
anche che tu conosca anche le messe "particolari"(Giovedì santo, Domenica
delle Palme, Veglia Pasquale ecc.) e poiché sono molte e sempre diverse, ti
consiglio di tenere sempre a portata di mano un piccolo manuale cosicché, se
ti dimenticherai qualcosa, farai presto a trovarlo.
Oltre ai passaggi della messa impara anche i nomi di ogni cosa che si trova
sull'altare, (Es.: gli oggetti liturgici, i libri sacri, i luoghi della chiesa, gli abiti
sacri) impara a spiegare a cosa servono e cosa simboleggiano.
Chiamare
Un compito molto importante che devi compiere con diligenza è quello di
chiamare sempre nuovi bambini per dare la possibilità a tutti di partecipare al
servizio liturgico; per trovare nuovi bambini puoi accordarti con la catechista
per partecipare alle lezioni di catechismo dei bambini più piccoli e spiegare
cos'è e cosa si fa nel gruppo dei ministranti.
Un modo molto valido è anche chiamare direttamente un bambino: fatti dire il
nome dal sacerdote o dal catechista, e, come se lo conosci già da tempo, vai da
lui, invitalo e chiamalo per nome; (come fece Gesù con i discepoli) spesso è un
metodo molto buono che colpisce molto il bambino.
Per fare ciò devi conoscere bene i bambini, devi sapere usare un linguaggio
amichevole, instaurare un rapporto di amicizia con loro.
Formare
Il Tuo compito principale è quello di educare; educare significa "far crescere",
a te spetta il difficile compito di far crescere, sviluppare, tirar fuori le doti e le
belle qualità dei ragazzi che incontri. Se vorrai avere dei buoni risultati dovrai
essere paziente e costante.
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Educare significa anche guidare: per questo non ti devi limitare a insegnargli
le tecniche del servizio, ma prima di tutto devi insegnargli l'importanza umana
e spirituale del servizio, ciò che fa il ministrante non è solo un aiuto logistico
al sacerdote ma un'azione importante per il signore, per questo devi spiegargli
bene il significato di quello che fanno, devi insegnargli a pregare, spiegargli il
vangelo e devi convincerli ad impegnarsi seriamente nel loro servizio.
Un'altra cosa importantissima(come già detto) è insegnargli a seguire
l'esempio del vangelo nella vita quotidiana, spiegagli come ci si deve
comportare a casa, a scuola, in famiglia e in ogni altro luogo, insegnagli infatti
che un ministrante, si deve comportare bene in ogni luogo non solo in chiesa,
spesso questo e una cosa molto difficile per questo consigliagli di non
scoraggiarsi subito; un modo per insegnargli questo è informarsi con gli
insegnanti dove possibile o con i genitori sul loro comportamento e spiegargli
quando sbagliano e cosa sbagliano, non limitarsi a sgridarli; tu per loro non
devi essere un professore (ne hanno già abbastanza) ma un amico; pertanto
quello che gli dici di fare non devi imporglielo ma spiegarglielo, loro devono
essere contenti di fare i ministranti, non costretti; per questo, se vedi che
qualche bambino si sente costretto a fare il ministrante dai genitori o da
chiunque altro, chiarisciti con lui. Attenzione però, spesso i bambini fanno le
cose un po' svogliati, questo non significa che sono costretti e quindi non
vogliono farlo, spesso è un aspetto del loro carattere. Inoltre, le prime volte
devono essere un po' spinti perché i bambini hanno paura dei cambiamenti,
finché non provano almeno una volta non possono sapere se gli piacerà o no,
per questo, anche se non vogliono provare, vanno spinti un po' a farlo.
Gestire ed organizzare
Dopo che il gruppo è formato va anche gestito, per questo tu hai il compito di
gestire e di organizzare, ogni gruppo ha bisogno di qualcuno che lo organizza
e che lo gestisce per funzionare bene. Innanzi tutto bisogna che dai una
identità al gruppo: ci deve essere un giorno fisso in cui il gruppo si riunisce,
organizza gite, feste, incontri e ritiri. Dai ai più giovani un senso di
responsabilità: è importante dare dei ruoli di responsabile ai ragazzi
soprattutto dopo i 13/14 anni per farli sentire importanti, altrimenti c'è il
rischio che questi si sentano troppo grandi e si stufino di fare il ministrante
allora si può dare a rotazione un compito di responsabilità minore a questi.
Inoltre, impareranno così a diventare loro, un giorno, dei responsabili.
Un'altra cosa molto importante è il rapporto che devi avere con il ragazzo e
con la famiglia per questo devi conoscere personalmente ogni chierichetto e la
sua famiglia, devi parlarci individualmente, fargli domande, comprendere i
suoi bisogni e aiutarlo anche al di fuori della chiesa; per esempio organizza
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dei giochi insieme a loro dopo l'incontro o dopo la messa, organizza partite di
pallone, cacce al tesoro e cosi via. Così da avere un rapporto personale con
ciascuno che non si limiti al fare il ministrante.
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Alla fine della liturgia della Parola nella S. Messa, i giovani che devono essere
ammessi al servizio liturgico vengono chiamati ad uno ad uno dal catechista o
dal sacerdote che ne ha curato la preparazione.
I ragazzi escono dall’assemblea dei fedeli, vanno all’altare e si dispongono in
piedi davanti al sacerdote, il quale si rivolge ai chiamati con queste o simili
parole:
“Figli carissimi, il signore vi chiama al suo servizio e ben volentieri noi vi
accogliamo responsabili del servizio liturgico. Vi invito a riflettere bene e a
rendervi consapevoli dell'impegno che vi assumete: voi diventate servitori
dell’altare e collaboratori del sacerdote nello svolgimento delle azioni
liturgiche che Cristo ci ha lasciato per la salvezza degli uomini.
Voi aiuterete il sacerdote e gli altri ministri nel modo più degno possibile, così
che ogni celebrazione, anche per merito vostro, risulti decorosa e ordinata.
In questi compiti comportatevi come veri discepoli di Gesù. Da voi ci si attende
che, sull’esempio dei discepoli del Signore, siate pieni di carità, generosi e
disponibili sempre, gioiosi e limpidi, all’altare come nella vita.
Ma prima di iniziare il servizio liturgico, esprimete pubblicamente la vostra
volontà di assumere questo impegno.
«Volete davvero impegnarvi in questo servizio al Signore e alla vostra
comunità parrocchiale?» I ragazzi rispondono tutti insieme: «Si, lo voglio!»
Sacerdote: «Ora fate la vostra promessa al Signore!» Tutti i ministranti
rimanendo in piedi dicono a voce alta: «Ti ringrazio Signore di avermi
chiamato tra i ministri del l’altare. Ti prometto di essere pronto e generoso a
servirti con gioia nelle celebrazioni liturgiche. Prometto anche che la mia
condotta in chiesa, a casa, a scuola e in ogni luogo, sarà conforme ai tuoi
esempi».
II sacerdote continua: «II Signore vi aiuti con la sua benedizione e la
collaborazione dei vostri genitori vi sia di sostegno per un servizio fedele e
generoso».
Mentre viene intonato un canto che esprime gioia, impegno, generosità, il
Sacerdote consegna ad ogni ragazzo l'abito liturgico.
I genitori presenti aiutano i nuovi chierichetti a indossare la veste. Terminata
la vestizione, tutti si alzano.
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II sacerdote si volge all'assemblea e dice: «Fratelli carissimi, supplichiamo Dio
nostro Padre per le necessità di tutti gli uomini e per questi nostri fratelli che
oggi abbiamo accolto nel gruppo dei ministranti».
Vengono lette le intenzioni della preghiera dei fedeli.
Ad esse se ne aggiunge una particolare per i nuovi ammessi: «Perché il Signore
accolga le intenzioni di questi suoi figli che oggi iniziano il servizio liturgico e
sia loro di aiuto per un servizio fedele e generoso, preghiamo…».
II sacerdote continua: «Dio buono e grande nell’amore, fa scendere su questi
tuoi figli la tua benedizione. Possano compiere fedelmente il loro dovere ed
essere di esempio ai fratelli, a gloria del tuo nome. Per Cristo nostro Signore».
Mentre si intona il canto di offerta, i nuovi chierichetti iniziano il loro servizio.
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AMMISSIONE AL GRUPPO MINISTRANTI
Rito della Vestizione
I ragazzi che, dopo un periodo di preparazione, ne siano risultati idonei, saranno
ammessi a far parte del «Gruppo Ministranti» della Parrocchia, mediante la
vestizione solenne che si terrà, possibilmente, in giorno festivo, nella Messa dei
ragazzi.
I nuovi ministrante; preceduti dagli anziani che svolgeranno il servizio, usciranno
processionalmente dalla sacrestia, con l’abito liturgico sulle braccia, percorrendo
la guida centrale dal fondo.
Il celebrante alla sede, darà una breve spiegazione ai presenti sul significato della
cerimonia.
Dopo l’omelia, ci sarà la domanda di ammissione da parte di un ministrante:
Min.: Caro Padre, noi, ragazzi di questa comunità, domandiamo di essere
ammessi a far parte del Gruppo Ministranti, che ha l’alto onore di servire
all’altare di Dio.
Cel.: Cari ragazzi, la nostra comunità parrocchiale per un degno svolgimento
della liturgia ha bisogno dei ministranti; per questo ha guardato a voi. Volete
servire con gioia l’assemblea del popolo di Dio, prestando nelle celebrazioni i
servizi a voi assegnati, vicino all’altare?
Min.: Si; lo vogliamo!
Cel.: Sarete voi capaci di compiere esattamente e con diligente decoro il vostro
servizio liturgico?
Min.: Con l’aiuto di Dio noi speriamo e promettiamo di compiere meglio che
potremo ogni nostro dovere.
Cel.: Ne sia ringraziato il Signore! Vista la vostra buona volontà, vi ammetto
fra i ministranti di questa comunità. Per intercessione della Vergine Maria, il
Signore vi conservi saldi nei vostri buoni propositi e fedeli nel suo santo
servizio. AMEN!
Tutti: Rendiamo grazie a Dio!
Cel.: Ora fate la vostra promessa al Signore.
Min.:(Tutti i ministranti si mettono in ginocchio e con voce chiara dicono
insieme):
Eccomi, Signore, dinanzi a Te, alla presenza di Maria Santissima, tua Vergini
Madre. Ti ringrazio di avermi chiamato tra i ministranti dell’altare. Ti
prometto di essere pronto e generoso a servirti con gioia nelle celebrazioni
liturgiche. Io…
(ogni ministrante dice il suo nome da destra a sinistra, poi insieme continuano)
…prometto inoltre che la mia condotta in chiesa, in casa nella scuola e
ovunque sarà sempre degna di questo mio servizio.
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Cel.: Ed ora benedico le vostre vesti liturgiche che indosserete nel nome del
Signore.
Cel.: Signore, ascolta la mia preghiera
Tutti: E il mio grido giunga a Te
Cel.: Il Signore sia con voi.
Tutti: E con il tuo spirito.
Preghiamo (stende le braccia): Signore Gesù Cristo che ti sci degnato di
rivestirti della nostra umanità, noi ti supplichiamo perché Tu voglia benedire
questi nuovi abiti, affinché coloro che li indosseranno meritino di essere
rivestiti di Te, e possano essere riconosciuti fedeli al servizio del tuo altare. Per
Cristo nostro Signore.
Tutti: Amen!
(Il Sacerdote asperge le vesti con l'acqua benedetta)
Cel.: (rivolto ai nuovi ministranti mostrando l’abito): Ricevete questa veste
sacra, simbolo di purezza e segno del vostro ministero attorno all'altare; essa
deve inoltre contribuire al decoro dell'azione sacra, portatela sempre con tutto
il rispetto e l'amore.
Min.: Amen.
(Ora il sacerdote, i catechisti e i genitori aiutano i ministranti a indossare la
propria veste).
Infine, mentre si canta, il sacerdote consegna a ciascun ministrante la tessera del
gruppo.
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Celebrazione del mandato dei Ministranti
Alla fine della liturgia della Parola nella S. Messa, i ragazzi che devono
essere ammessi al servizio liturgico si dispongono in piedi di fronte al
celebrante.
C. Cosa domandate al Signore?
Ragazzi: Che ci permetta di servirlo con tutte le nostre capacità e con
l’entusiasmo di cui siamo capaci!
C. Cari ragazzi, il Signore vi chiama al suo servizio e ben volentieri
noi vi accogliamo tra i responsabili del servizio liturgico. Vi invito a
riflettere bene e a rendervi consapevoli dell’impegno che vi assumete.
Voi diventate collaboratori del sacerdote nello svolgimento delle azioni
liturgiche che Cristo ci ha lasciato per la salvezza degli uomini.
Voi aiuterete il sacerdote e gli altri ministri nel modo più degno
possibile, così che ogni celebrazione, anche per merito vostro, risulti
decorosa e ordinata.
In questi compiti comportatevi come veri discepoli di Gesù. Da voi ci
si attende che sull’esempio dei discepoli del Signore, siate modelli per
tutti i vostri coetanei, generosi e disponibili, gioiosi e limpidi,
all’altare come nella vita. Volete davvero impegnarvi pubblicamente in
questo servizio al Signore e alla vostra comunità parrocchiale?"
Ragazzi: Sì, lo vogliamo!
C. Se questo è il vostro desiderio, Dio benedica il vostro impegno, vi
aiuti a conoscerlo meglio e a servirlo con cuore sincero
Ragazzi: Amen!
Mentre si esegue un canto (magari l’inno del ministrante) i ministranti
firmano su un foglio su cui è scritta o la preghiera del ministrante, o il
regolamento del gruppo (se c’è), o un brano del Vangelo o della Bibbia
(come la chiamata di Samuele o la lavanda dei piedi); poi controfirmato dal
sacerdote.
I ministranti salgono sul presbiterio.
Preghiera dei fedeli
C. Fratelli carissimi, supplichiamo Dio nostro Padre per le necessità di
tutti gli uomini e per questi ragazzi che oggi hanno assunto un importante
impegno.
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L. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci o Signore
· Intenzioni specifiche della comunità parrocchiale
· Perché il Signore accolga le intenzioni di questi suoi figli che oggi
iniziano il servizio liturgico e sia loro di aiuto perché siano sempre fedeli e
generosi. Preghiamo.
C. Dio buono e grande nell’amore, fa scendere sul popolo di Dio e su
questi tuoi figli la tua benedizione.
Possano compiere fedelmente il loro dovere ed essere di esempio ai
fratelli, a gloria del tuo nome. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Dopo la comunione consegna delle tessere.
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Celebrazione del mandato dei Ministranti
Alla fine della liturgia della Parola nella S. Messa, i ragazzi che devono essere
ammessi al servizio liturgico si dispongono in piedi di fronte al celebrante.
Il responsabile legge: "Ora, il sacerdote celebrerà il rito per accettare i
nuovi ragazzi a diventare i servi del Signore".
Celebrante: Cosa domandate al Signore?
Ragazzi: Che ci permetta di servirlo con tutte le nostre capacità e con
l’entusiasmo di cui siamo capaci!
C.: Cari ragazzi, il Signore vi chiama al suo servizio. Voi diventate
collaboratori del sacerdote nello svolgimento delle azioni liturgiche che Cristo
ci ha lasciato per la salvezza degli uomini.
In questi compiti comportatevi come veri discepoli di Gesù. Da voi ci si attende
che sull’esempio dei discepoli del Signore, siate modelli per tutti i vostri
coetanei, generosi e disponibili, all’altare come nella vita. Volete davvero
impegnarvi pubblicamente in questo servizio al Signore e alla vostra comunità
parrocchiale?"
Ragazzi: Sì, lo vogliamo!
C: Vi impegnate attraverso il vostro servizio liturgico a diventare veri
testimoni di Gesù davanti ai vostri amici e alla gente che incontrate?
Ragazzi: Sì, lo vogliamo!
C.: Se questo è il vostro desiderio che Dio benedica voi, e la vostra nuova
veste da ministrante, nel nome del padre, del figlio e dello spirito santo!
Ragazzi: Amen!
(il sacerdote invita la comunità parrocchiale ad applaudire i NUOVI
MINISTRANTI)
(I ministranti salgono al loro posto, sui banconi o sulle sedie)
(il sacerdote torna alla sede)
Preghiera dei fedeli:
C.: Fratelli carissimi, supplichiamo Dio nostro Padre per le necessità di tutti
gli uomini e per questi ragazzi che oggi hanno assunto un importante
impegno.
L.: Preghiamo insieme e diciamo: "ASCOLTACI O SIGNORE"
• Intenzioni specifiche lette dai CHIERICHETTI
• Perché il Signore accolga le intenzioni di questi suoi figli che oggi
iniziano il servizio liturgico e sia loro di aiuto perché siano sempre fedeli
e generosi. Preghiamo.
C.: Dio buono e grande nell’amore, fa scendere sul popolo di Dio e su questi
tuoi figli la tua benedizione. Possano compiere fedelmente il loro dovere ed
essere di esempio ai fratelli, a gloria del tuo nome. Per Cristo nostro Signore.
Amen.
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Come servire la messa
Il servizio non accompagnato da una adeguata preparazione non è un servizio
decoroso. Per questo importante conoscere l'ABC del ministrante.
La chiesa è la casa di Dio quindi entrando in chiesa è buona abitudine
salutarLo con un segno della croce fatto bene o un inchino. Non si può entrare
in chiesa correndo, urlando, chiacchierando o scherzando. Inoltre
l'abbigliamento deve essere in ordine, le scarpe pulite e ci si deve togliere il
cappello. È importante che le mani siano pulite perché tutti i paramenti che si
usano in chiesa sono sacri.
1. Durante la piccola processione iniziale si cammina lentamente, le mani
devono essere giunte e la fila deve essere ordinata: ognuno deve stare
dietro al compagno e non deve essere distratto; non si saluta, non si
ride e non si parla.
2. Quando si arriva sotto l'altare si fa un leggero inchino con la testa,
questo si fa contemporaneamente al proprio compagno di fila, arrivati
al proprio posto si rimane in piedi, durante il tragitto che va dal inchino
al posto si deve rimanere in ordine.
3. Si segue l'inizio della messa in silenzio, si deve però rispondere alle
invocazioni in modo da partecipare attivamente alla celebrazione. Se
manca il lettore un ministrante lo sostituirà.
4. Al vangelo i ministranti si alzano, il turiferario, dopo aver fatto mettere
l'incenso dal celebrante, si posiziona dietro a l'ambone, gli accoliti e le
candele, dopo aver fatto un inchino a l'altare si mettono ai lati.
5. Dopo la preghiera dei fedeli si apparecchia l'altare, questo va fatto in
ordine e in silenzio, mentre il sacerdote va a prendere le offerte con gli
accoliti.
6. Arrivati all'altare i due accoliti porgono l'acqua e il vino al sacerdote e,
dopo l'incensasione delle offerte lo aiutano nel lavabo
7. Durante l'inizio della preghiera eucaristica sei torcieri si posizionano ai
piedi dell'altare e vi restano per tutta questa. Intanto il turiferario si
inginocchia davanti all'altare e, durante l'elevazione, incensa. Durante
la consacrazione tutti i ministranti si inginocchiano e rispettano il più
assoluto silenzio.
8. Finita la consacrazione tutti si alzano in piedi, il turiferario va via e le
torce aspettano la fine della preghiera eucaristica per uscire.
9. Durante il segno della pace un ministrante riceve la pace dal sacerdote
e la passa al suo vicino che a sua volta la passa a l'altro vicino creando
una catena, appena si arriva alla fine si crea una fila per ricevere la
comunione in silenzio.
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10.Dopo la comunione l'accolito porta l'ampollina con l'acqua al sacerdote
per la purificazione del calice.
11.Dopo di questo si sparecchia l'altare e ci si prepara all'uscita. La
processione di uscita va fatta allo stesso modo di quella di entrata cioè
in ordine e silenzio.
12.Quando si arriva in sacrestia si aspetta il saluto alla croce prima di
scomporsi o di parlare.
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Le Posizioni
Le Azioni
Le Parole
Gli Atteggiamenti
Le Doti
Le posizioni
Le posizioni del corpo hanno una grande importanza: sono dei messaggi.
Vediamo ora quali significati esse hanno quando siamo in Chiesa.
In piedi: è la posizione di chi è pronto a partire, di chi ha disponibilità e
attenzione. Nella Messa, per esempio, stiamo in piedi durante la lettura del
Vangelo sia per mostrare un'attenzione maggiore, sia per essere pronti a
partire in modo da compiere ciò che il Signore ci suggerisce.
Seduti: è la posizione di chi si mette in ascolto, in attesa di un messaggio
importante. Nella Messa ci sediamo durante le letture, durante la
presentazione delle offerte e dopo la comunione.
Inginocchiati: questa posizione indica adorazione, esprime cioè la gloria, la
potenza che noi riconosciamo a chi ci sta davanti. Con questo gesto diciamo
che siamo alla presenza di Qualcuno che è superiore a noi e che, quindi,
merita tutto il nostro rispetto.
Prostrati: ci si stende completamente a terra con il viso rivolto verso il basso.
t raro che oggi vediamo qualcuno in questa posizione; generalmente la
incontriamo durante l'ordinazione di nuovi diaconi e sacerdoti. La
prostrazione sottolinea la pochezza, la piccolezza, la debolezza dell'uomo
davanti alla gloria di Dio; dice che l'uomo è un nulla, se paragonato al suo
Signore: è come un granello di sabbia che si perde per terra. Ma, nonostante
la sua piccolezza, l'uomo è al centro delle cure di Dio...
Le azioni
Come le posizioni, anche le azioni hanno una grande importanza e sono un
messaggio che noi dobbiamo imparare a leggere. Quando compiamo delle
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azioni sull'altare, teniamo presente sempre che non stiamo facendo
semplicemente delle cose, ma stiamo servendo il nostro Re e siamo alla sua
presenza.
Abbracciare: questo segno indica lo stile da fratelli che dovrebbe essere
presente fra tutti i cristiani; incontriamo questo gesto in occasione dello
scambio della pace nella Messa.
Alzare le braccia: le braccia e i palmi delle mani sono rivolti, quasi tesi,
verso l'alto: è sempre l'azione di chi prega, ma con questo gesto viene
sottolineata l'invocazione verso il cielo, «casa» di Dio, e il desiderio di elevarsi,
quasi di congiungersi con Lui; inoltre le braccia e i palmi delle mani rivolti
verso l'alto esprimono il bisogno di ricevere l'aiuto da chi è più grande e
potente di noi.
Baciare: nella liturgia il bacio esprime venerazione, stima e affetto. Vediamo
questo gesto all'inizio e alla fine della Messa, quando il celebrante bacia
l'altare, simbolo di Cristo, o quando i fedeli baciano una reliquia o un
crocifisso.
Battersi il petto: la mano destra percuote decisamente, ma delicatamente il
petto all'altezza del cuore per riconoscere gli sbagli, ed esprimere il
pentimento per averli compiuti.
Genuflettere: si piegano entrambe le ginocchia fino a toccare il pavimento.
Può essere fatta anche con un solo ginocchio: in questo caso si piega il
ginocchio destro fino a portarlo vicino al tallone sinistro. Il gesto di
inginocchiarsi esprime la nostra adorazione nei confronti del Signore:
riconosciamo che Lui è Dio, è più grande di noi e che è davvero presente con
tutta la sua persona. Ci inginocchiamo, infatti, davanti all'Eucaristia riposta nel
tabernacolo o al pane e al vino appena consacrati sulla mensa.
Giungere le mani: si congiungono i palmi e le dita della mano all'altezza
del cuore. Questa azione sta ad indicare che ci stiamo mettendo in preghiera. t
un gesto che significa supplica, domanda, richiesta fatta a chi è più grande di
noi. E poi, tenere le mani giunte, evita di averle penzoloni o che si infilino nel
naso o che facciano movimenti maldestri che distrarrebbero quanti, tra i
fedeli, ci stanno vedendo.
Imporre le mani: le braccia sono tese in avanti e i palmi delle mani sono
rivolti verso il basso. Si tratta di un gesto «altissimo» perché non è una
posizione che indica preghiera e basta, ma esprime l'effusione, la trasmissione,
il dono dello Spirito Santo. Vediamo questo gesto durante la consacrazione del
pane e del vino sull'altare, durante la Cresima, l'ordinazione e la remissione
dei peccati nella confessione.
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Inchinarsi: si piega, dolcemente e con calma, il capo in avanti ed è un segno
di riverenza, di rispetto che si fa verso qualcuno per riconoscere la sua dignità:
l'inchino lo si fa al Crocifisso, all'Altare, al Libro dei Vangeli, al Sacerdote e
anche all'Assemblea radunata in Chiesa perché sono il segno della presenza di
Dio.
Processione: più persone camminano, procedono in fila ordinata, verso una
meta ben precisa. Questo gesto esprime visivamente il cammino verso Dio da
parte dell'intera Grande Famiglia che è la Chiesa; dice anche che tutti i
credenti sono un solo grande popolo, il popolo di Dio in cammino verso il
Regno dei cieli. Incontriamo il gesto della processione: all'inizio e alla fine
della Messa, quando il Sacerdote entra od esce dalla chiesa preceduto dal
corteo dei ministranti; durante la comunione nella Messa dove i fedeli si
dispongono in fila per andare a ricevere il Corpo del Signore; durante le
processioni popolari, dove si portano delle statue di santi o della Madonna.
Segno della croce: questo segno indica che tutto quello che stiamo per fare
lo compiamo in nome di Dio, lo facciamo per Lui, davanti a Lui e in sieme a
Lui.
Le parole
Abbiamo visto che sia le posizioni come le azioni, nella liturgia, esprimono
sempre un messaggio; accanto a queste troviamo anche delle preghiere, delle
risposte che dobbiamo recitare, anzi pregare, per essere autentici protagonisti,
e non semplici spettatori della celebrazione.
Cerchiamo però di scoprire il significato delle parole che pronunciamo per
evitare che la liturgia si riduca ad una vuota replica di frasi e divenga invece
un momento di vero incontro con il Signore.
Acclamazioni: sono delle preghiere, generalmente brevi, pronunciate o
cantate da tutti i fedeli, a voce alta, che lodano, glorificano, esaltano la
grandezza e la bontà di Dio. Ecco qualche esempio di acclamazione: l'Alleluia
(che vuol dire «Lodate Dio»); le risposte dopo le letture e il Vangelo: «Gloria a
te o Signore», «Lode a te o Cristo»; prima della comunione: « Tuo il Regno, tua
la potenza e la gloria nei secoli».
Canti: i canti sono delle preghiere messe in musica da alcuni musicisti e
fanno parte della celebrazione a tutti gli effetti. Chi evita di cantare, dunque,
taglia delle parti alla sua preghiera e la rende monca, poco gioiosa. Quella
cantata è una delle più alte forme di preghiera perché coinvolge
contemporaneamente la voce, il pensiero e i sentimenti che solo la musica sa
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suscitare. Se vuoi essere un bravo ministrante, devi allenarti a tirare fuori la
voce anche durante il canto, sostenendo l'assemblea e, soprattutto, pregando il
tuo Signore attraverso la musica.
Dialoghi: nella liturgia troviamo delle parti recitate solamente dal Sacerdote
e delle parti che sono proprie dell'assemblea; altre ancora, invece, formano un
dialogo fra Sacerdote e la Grande Famiglia che è la Chiesa. Questi dialoghi per
un verso esprimono il colloquio fra gli uomini e Dio, fatto di inviti e di
risposte; per l'altro verso, invece, ci insegnano che dobbiamo esortarci l'un
l'altro alla preghiera.
Preghiere: sono bellissime formule di ringraziamento, altissime lodi,
profonde domande presentate a Dio Padre in nome di Gesù e per
suggerimento dello Spirito Santo. Vengono pronunciate dal Sacerdote o da
tutta la Grande Famiglia che è la Chiesa.
Proclamazioni: sono la lettura lenta ed attenta della Parola di Dio. La
Parola, che è il grande consiglio di vita che il Signore ci dà e la descrizione
della sua immagine, del suo volto, non va semplicemente letta così come si fa
con un libro o un racconto. Va invece proclamata, cioè annunciata, divulgata
come un messaggio importante. Il tono di chi legge dovrà dunque essere
solenne, perché è Dio che parla attraverso la bocca degli uomini; la lettura del
testo sacro sarà lenta e precisa, perché i fedeli non perdano nulla del grande
consiglio di vita che Dio ci dà.
Gli atteggiamenti
Prendiamo ora in esame alcuni atteggiamenti indispensabili per essere dei
bravi servi del Signore.
Attenzione: Anche tu, nel tuo impegno di ministrante, devi lasciarti
coinvolgere da tutto quello che si sta compiendo davanti a te: sei alla presenza
del Re e questo Re, Gesù, fa festa insieme a tutti i suoi amici, regalando loro la
sua libertà, la sua gioia, la sua salvezza.
Quando servi all'altare, allora, cerca di essere sempre attento e di non perdere
nessuna occasione per incontrarti con il tuo Signore. Agendo così, aiuterai
tutte le persone che ti vedono sull'altare a stare attente e, con il tuo modo di
fare, permetterai loro di comprendere che si sta compiendo qualcosa di
veramente importante.
Pietà: per pietà qui non intendo lo stile compassionevole che assumiamo
quando ci troviamo davanti a qualcuno in difficoltà, ma il profondo senso
religioso, la percezione di essere alla presenza di Dio, il sentimento di rispetto
per il luogo in cui ci troviamo e per la Persona che incontriamo. Per «pietà» si
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intende anche la preghiera. Se tu vuoi servire il Signore, la prima cosa che
devi fare è pregare per non ridurre un'altissima missione ad un garbuglio di
cose da fare. Dio desidera che ogni tuo gesto, ogni tua parola, ogni tuo
pensiero sia un segno del bene che gli vuoi. Fai crescere la tua vita di
preghiera e non arrivare in Chiesa all'ultimo minuto: cerca di venire almeno
un quarto d'ora prima della celebrazione per fermarti a parlare con il tuo più
grande amico: il Signore.
Prontezza: siccome ti immagino sveglio e intelligente, non occorre che
spenda troppe parole sulla prontezza. Se sei un ragazzo in gamba, se sei
attento durante le celebrazioni, capirai con un semplice colpo d'occhio quello
che manca. Cerca dunque di essere sempre attento, preparato, pronto e
scattante.
Silenzio: quando siamo sull'altare, siamo davanti al Signore. E Dio non è
muto, ma vuole entrare in dialogo con ciascuno di noi. Quando entri in
Chiesa, nella casa del Signore, impara a fare silenzio: non chiacchierare per
non disturbare chi potrebbe pregare, per rispetto a Dio che lì è presente e per
metterti in atteggiamento di ascolto fin dall'inizio.
Le doti dei ministrante
Tu sei uno speciale amico e testimone dei Signore, al quale è affidato un
compito non privo di responsabilità, vediamo ora quali devono essere le doti
che tu, come potrai, cercherai di vivere.
Coraggio: prima di tutto tu sei un testimone del Signore, uno che dice, senza
paura, il bene che vuole a Dio e che dichiara la fede che ha in Lui con il suo
modo di fare, con l'impegno assunto. Magari qualche tuo amico ti deriderà per
il compito che svolgi, oppure dovrai rinunciare a qualche divertimento per
metterti a disposizione di Dio e della Grande Famiglia che è la Chiesa. Per fare
questo ci vuole indubbiamente coraggio. Ma «il Signore ama chi dona con
gioia»...
Costanza: Il Signore vuole che tu porti avanti nel tempo l'impegno che ti sei
preso senza limitarti a dare una mano solamente quando ne hai voglia. Se sei
un ragazzo maturo, comprenderai certamente che la costanza è propria delle
persone responsabili che garantiscono, fino infondo, l'adempimento degli
impegni presi. Se sarai costante non creerai disagio a nessuno: né alla Grande
Famiglia, né al Sacerdote, né al Signore perché dietro di te non lascerai mai
un vuoto da riempire.
Disponibilità: se sei un ragazzo deciso e maturo, allora sarai certamente
disponibile. Alcune volte può capitare che il tuo Sacerdote abbia bisogno di un
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aiuto speciale; oppure che un tuo amico ministrante, per un impegno o per
malattia, non possa svolgere il suo servizio: bene, il Re ti chiede di prendere il
suo posto e di non tirarti indietro. Il vero segreto della disponibilità sta in
queste due regole: volere davvero bene al Signore; e cercare di diventare
sempre più suo amico, sfruttando ogni occasione per stare con Lui.
Precisione: questa dote non è affatto banale. Se vuoi aiutare tutti i membri
della Grande Famiglia ad incontrarsi con Dio, dovrai svolgere con precisione il
tuo compito per non creare confusione e distrazioni inutili. Controlla sempre,
prima della Messa, che ogni cosa sia al suo posto; se si tratta di una
celebrazione con riti speciali, chiedi informazioni al tuo Sacerdote e preparati
prima a casa con questo manuale.
Puntualità: le celebrazioni iniziano ad orari ben precisi e la gente si muove
da casa per incontrare il Signore all'ora stabilita. Tu devi fare in modo di non
arrivare in ritardo, sia per non disturbare la celebrazione, sia per preparare
quanto serve alla buona riuscita della liturgia. Essere puntuali significa
arrivare sempre almeno dieci (meglio ancora quindici!!!) minuti prima.
Concludendo
A questo punto abbiamo la carta di identità del ministrante: si tratta di un
ragazzo in gamba che ha deciso di stare più vicino al Signore per servirlo e per
aiutare la Grande Famiglia che è la Chiesa. Siccome gli è stato affidato un
compito importante, il ministrante è una persona attenta, precisa, disponibile,
puntuale, coraggiosa che svolge la sua missione con costanza e con il massimo
impegno. Si tratta allora di una persona un po' «super». E se non lo sei ancora,
fai qualche sforzo!
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Gli oggetti liturgici
Acquasantiera: Un bacinella posta all'ingresso della chiesa contenente
acqua benedetta con la quale si fa il segno della croce entrando in chiesa.
Ampolline: Sono due piccole anfore di vetro che contengono l'acqua e il vino
usati nell'offertorio e, l'acqua, nella purificazione delle mani e del calice.
Aspersorio: È un tubicino di ferro con una spugnetta alla fine per aspergere
i fedeli con l'acqua benedetta.
Bacinella: È un piccolo contenitore nel quale finisce l'acqua che il sacerdote
utilizza per purificarsi le mani.
Brocca: È un vaso alto e stretto che contiene l'acqua per la purificazione.
Calice: Assomiglia ad una coppa e serve per il vino che diventerà il sangue di
Cristo.
Candele: Sono delle grosse candele a olio che accompagnano la croce e la
lettura del vangelo.
Cero pasquale: È un cero grande che viene benedetto la notte di pasqua, lo
si usa durante il tempo pasquale, per i battesimi e per le esequie dei defunti.
Corporale: È un tessuto inamidato che va posto sotto il calice e la patena è
un simbolo di separazione tra ciò che viene consacrato e il resto.
Croce: È il segno della nostra redenzione, del sacrificio di Cristo e della sua
vittoria sulla morte. È posta in alto al centro dell'altare.
Croce Astile: È una croce in cima ad una lunga asta di ferro che viene
portata in processione, l'altezza dell'asta migliora la visibilità della croce alla
gente.
Lampada rossa: È una candela accesa giorno e notte, serve per indicare la
presenza dell'eucaristia nel tabernacolo.
Leggio: È una colonna metallica che serve per sostenere i libri.
Mitra: È il copricapo proprio del vescovo durante le celebrazioni.
Manutergio: È il tovagliolo che serve al sacerdote per asciugarsi le mani
dopo il lavabo.
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Navicella: Contenitore di metallo, ha una forma che assomiglia ad una
piccola nave, contiene l'incenso e un cucchiaino.
Ostensorio: Arredo solenne di metallo prezioso. Vi si ripone l'ostia
consacrata per mostrarla ai fedeli. Si usa nelle adorazioni.
Palla: È un piccolo quadrato di tela rigido utilizzato per coprire le patene.
Pastorale: È il bastone che utilizza il vescovo durante le celebrazioni ed è il
segno che il vescovo è posto nella Chiesa come pastore.
Patena: È una piccola coppetta che contiene l'ostia grande e le ostie.
Piattello: È un piccolo piatto utilizzato durante la comunione per evitare che
possa cadere la particola consacrata.
Pisside: È una coppa in cui si custodiscono le osti rimaste dopo la messa, va
conservata, quando piena, nel Tabernacolo.
Purificatoio: È un tovagliolo di lino che serve per asciugare e pulire il calice,
la patena e la pisside dopo la comunione.
Secchiello: Recipiente con l'acqua benedetta nella quale si intinge
l'aspersorio.
Torce: Sono delle candele di cera che si mettono sotto l'altare durante la
consacrazione.
Turibolo: È un recipiente, sospeso a tre catenelle, nel quale si bruci l'incenso.
All'interno c'è un piccolo braciere dove si bruciano dei carboncini a presa
rapida. Ha un coperchio che si solleva con una quarta catenella.
Vasi degli oli sacri: Sono tre piccoli contenitori di metallo contenenti
ovatta imbevuta dei tre oli sacri: L'olio degli infermi, L'olio dei catecumeni e il
Crisma.
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Altare della reposizione: Luogo appositamente preparato per accogliere
l'eucaristia il Giovedì Santo.
Battistero: Può essere esterno o interno alla chiesa; è il luogo in cui si riceve
il battesimo e quindi si entra a far parte comunità.
Confessionale: È un grosso mobile, costruito o in tre parti: una centrale per
il sacerdote e due inginocchiatoi laterali oppure in due parti in cui si entra da
due porte differenti e si sta faccia a faccia con il sacerdote.
Presbitero: È il luogo rialzato in cui si svolgono tutte le funzioni, è composto
da più parti:
Altare: È un grosso tavolo di marmo su cui si celebra l'Eucaristia, è consacrato
e al suo interno sono cementate delle reliquie di un martire, è in posizione
centrale.
Ambone: È un leggio speciale dal quale viene proclamata la parola del signore.
Sede: È il luogo in cui si siede il Celebrante durante la funzione, spesso vicino
vi è un leggio da dove il sacerdote celebra la messa nei momenti in cui non è
ne sull'altare ne sull'ambone.
Tabernacolo: È il luogo in cui viene riposta l'eucaristia, si trova murato o su
una colonna in fondo al presbitero.
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Sacrestia: È una sala posta dietro il presbitero in cui il sacerdote e i
ministranti si preparano per la messa e in cui vengono riposti gli abiti e gli
oggetti liturgici.
Sagrato: È un luogo antistante la chiesa spesso rialzato dalla strada con dei
scalini.
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Alba: È una lunga veste bianca senza nessuna decorazione, con il collo e una
cerniera sul petto, è usata da sacerdoti, diaconi, ministranti e ministri
indistintamente.
Amitto: È un pezzo di stoffa quadrato e bianco con due legacci che il
sacerdote indossa sulle spalle sotto la tunica.
Camice: È simile all'alba ma senza collo, può essere usato in sostituzione
dell'alba.
Casula: È il vestito principale del sacerdote, è un mantello di colori diversi a
seconda del periodo dell'anno o della festa (vedi colori liturgici); va indossato
sopra l'alba e sopra la stola.
Cingolo: È un cordone che fa da cintura per il camice e l'alba.
Cotta: È un abito bianco lungo fino alle ginocchia, la indossa il ministrante
insieme alla veste in sostituzione dell'alba.
Dalmatica: È il vestito che il diacono utilizza al posto della casula, è
rettangolare ed ha le maniche.
Pianeta: È un abito utilizzato a posto della casula, è molto simile a questa
ma è senza maniche, come la casula varia di colore.
Piviale: È un mantello più pesante e aperto davanti che sostituisce la casula
nelle processioni e in altre liturgie particolari. Ormai usato molto raramente.
Stola: È un importante abito liturgico che si indossa sotto la casula e come
essa varia di colore, è simile ad una sciarpa molto lunga.
Tarcisiana: È un abito bianco simile all'alba che ha sulle spalle due strisce,
generalmente rosse, lunghe fino a terra. Generalmente è utilizzato dal
ministrante.
Velo Omerale: È una striscia di tessuto che il presbitero mette sulle spalle
per portare l'ostensorio o la pisside, è usata soprattutto in processione.
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Turibolo
Il compito del turibolo (vedi dizionario), è
indubbiamente il compito più affascinante e più
richiesto dai ragazzi, ma è anche il compito più
impegnativo. Infatti, il turibolo va maneggiato dal
ministrante con un certo stile; va tenuto nella mano
con la quale non si scrive, il mignolo nell'anello più
grande, che poi sosterrà tutto il peso del turibolo, e
il pollice nell'anello collegato alla catena che fa
alzare e abbassare il coperchio. Il movimento
dell'incensazione deve essere fatto bene così che il suono delle catenelle
sia piacevole.
Nel turibolo viene bruciato l'incenso. L'incenso è una specie di resina che,
quando entra a contatto con dei corpi incandescenti (non con la fiamma),
emette un denso fumo profumato. L'incenso veniva usato già parecchi anni
prima della nascita di Cristo e da varie religioni: veniva utilizzato durante
i sacrifici sugli altari, nei templi, nelle funzioni sacre...
L'incenso veniva usato proprio per le sue caratteristiche: un fumo, quindi
impalpabile, ma non un normale fumo di una brace, ma un fumo profumato;
come uno spirito profumato che esce dal braciere e si diffonde fra la
gente.
Nel vangelo, l'incenso è uno dei doni che i re magi portano a Gesù; infatti
l'incenso era utilizzato anche per profumare gli ambienti dove
soggiornavano i re; e i re magi, che riconoscono in Gesù il vero re
dell'universo, portano anche questo dono.
Durante la messa, il turibolo viene utilizzato nella processione d'ingresso,
dove precede la croce aprendo la fila, appena arrivati sull'altare viene
dato al sacerdote, che incensa l'altare, ancora privo dei doni; durante la
lettura del vangelo, prima il sacerdote lo usa per incensare la parola del
signore, poi rimane nei pressi dell'ambone durante tutta la lettura del
vangelo; durante l'offertorio prima il sacerdote incensa i doni posti
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sull'altare poi, lo passa al ministrante incaricato, che incensa prima il
sacerdote stesso, poi l'assemblea dei fedeli; infine viene usato dal
ministrante per incensare durante l'elevazione del pane e del vino
diventati il corpo e il sangue di Cristo.
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Candele e Torce
Portare le candele è un gesto importante, le
candele accese rappresentano Cristo che è la
luce del mondo. Per questo si portano a fianco
della croce astile nelle processioni di ingresso e
di uscita e si tengono alzate accanto all'ambone
durante la proclamazione del vangelo. Durante la
preghiera eucaristica, momento in cui il pane e
vino diventano il corpo e il sangue di Cristo,
quindi la presenza del signore in mezzo a noi è
più forte, molti utilizzano altre candele,
chiamate torce, solitamente sei, disposte intorno
all'altare (o come è possibile a seconda della forma della chiesa) rendendo
così questo momento molto solenne.
Le torce si dispongono durante l'inizio della preghiera eucaristica e
rimangono fino alla fine; in alcune messe più solenni possono rimanere
anche fino alla fine della liturgia eucaristica, cioè anche durante la
distribuzione della comunione. Il giovedì santo, rimangono fino alla fine ed
accompagnano il santissimo all'altare della deposizione. Durante i funerali,
possono rimanere per tutta la celebrazione affianco alla bara, ma questo
avviene raramente.
Accolito
Il termine accolito deriva dal greco. La forma
verbale corrispondente significa: andare dietro,
seguire, accompagnare. Nel linguaggio del Nuovo
Testamento essa riveste il senso vasto e
profondo di sequela di Gesù. Dell'accolito, in
senso liturgico, sentiamo parlare, per la prima
volta, nel III secolo. In una lettera indirizzata a
Fabiano di Antiochia, papa Cornelio afferma che
«nella Chiesa di Roma vi sono quarantasei
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presbiteri, sette diaconi, sette suddiaconi, quarantadue accoliti e
cinquantadue esorcisti».
Documenti liturgici veri e propri, relativi all'accolitato risalgono tuttavia
solo a un periodo più recente dove con un rito, il candidato accolito, dopo
una preghiera di benedizione, riceveva un sacchetto di lino destinato a
contenere l'Eucaristia per portarla ai malati; più tardi il compito
dell'accolito fu ampliato e divenne un aiutante del sacerdote e del diacono
e, in questa forma; l'accolitato costituì fino a pochi anni or sono il grado
più alto degli "ordini minori". Il ministero dell'accolitato, una volta
autonomo e permanente, era diventato nel corso del tempo una tappa
verso l'ordinazione sacerdotale. Nella lettera apostolica "Ministeria
quaedam" del 15 agosto 1972 leggiamo: «L'accolito è istituito per aiutare
il diacono e per fare da ministro al sacerdote. È dunque suo compito
curare il servizio dell'altare, aiutare il diacono e il sacerdote nelle azioni
liturgiche, specialmente nella celebrazione della Santa Messa; inoltre
distribuire, come ministro straordinario, la Santa Eucaristia tutte le volte
che i ministri, di cui al can. 845 del Codice di diritto canonico, non vi sono
o non possono farlo per malattia, per l'età avanzata o perché impediti da
altro ministero pastorale, oppure tutte le volte che il numero dei fedeli, i
quali si accostano alla Sacra Mensa è tanto elevato che la celebrazione
della Santa Messa si protrarrebbe troppo a lungo. Nelle medesime
circostanze straordinarie potrà essere incaricato di esporre
pubblicamente all'adorazione dei fedeli il Sacramento della Santa
Eucaristia e poi di riporlo, ma non di benedire il popolo».
Un confronto tra i compiti precedenti e quelli attuali non lascia trasparire
grandi differenze, va considerata come nuova solo la facoltà di distribuire
la Santa Eucaristia in casi particolari, ma pure questo, ripristina
semplicemente un compito spettante all'accolito nella Chiesa Antica.
Da "Principi e norme per l'uso del Messale Romano" il compito
fondamentale dell'accolito è quello di aiuta re il sacerdote e il diacono
all'altare, egli può preparare l'altare e i vasi sacri e distribuire
l'Eucaristia ai fedeli. .
In mancanza di questa persona il compito viene svolto da due ministranti;
questi devono stare durante tutta la messa vicino al sacerdote, devono
aiutarlo sull'altare e sedersi vicino alla sede. Fin dalla processione iniziale
gli accoliti stanno vicino al sacerdote, anche dietro ai concelebranti, se ce
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ne sono, arrivati all'altare, fanno l'inchino insieme al sacerdote e lo
accompagnano durante l'incensazione dell'altare. Finito questo, se non ci
sono concelebranti, si vanno a sedere vicino al celebrante.
Durante la proclamazione del vangelo gli accoliti rimangono in piedi ai lati
dell'ambone e finita la lettura ritornano a sedersi. Dopo la preghiera dei
fedeli, se c'è una processione offertoriale, vanno a prendere le offerte;
poi aiutano il sacerdote a versare l'acqua e il vino e accompagnano il
sacerdote nella seconda incensazione dell'altare che, questa volta, ha
sopra le offerte. Finito questo gli accoliti aiutano il sacerdote durante il
lavabo e dopo rimangono in piedi dietro l'altare. Dopo la comunione, uno
dei due versa un po' d'acqua nel calice per aiutare il sacerdote che
compie il gesto della purificazione e, quando il sacerdote va a sedersi,
tornano ai loro posti. Durante l'uscita gli accoliti staranno ancora vicino al
sacerdote come nell'entrata. L'accolito è il compito più importante
perché, oltre ad un aiuto simbolico che da al Signore, centro della liturgia,
da anche un aiuto pratico al sacerdote, infatti l'accolito deve essere
sempre pronto a fare ciò che gli chiede il sacerdote.
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Il Ministrante, prima di ogni Messa, deve trovarsi in Sacrestia
in tempo necessario per indossare la veste liturgica
e per mettersi al servizio del celebrante.
Arrivato in chiesa,
per prima cosa saluta il Signore mettendosi qualche istante in ginocchio;
farà altrettanto prima di lasciare la chiesa al termine della Santa Messa.
Prima di indossare la veste,
il Ministrante deve assicurarsi di avere
le mani e le scarpe pulite e i capelli in ordine.
In sacrestia deve tenere un comportamento raccolto
e silenzioso sia prima che dopo le celebrazioni.
Messa Feriale
Riti di introduzione
Prima di lasciare la sacrestia, il Ministrante si inchina davanti alla Croce
assieme al sacerdote celebrante e lo precede incamminandosi verso l'altare
a mani giunte (a meno che non debba portare il messale o altro).
Arrivati all'altare salutano con l'inchino o la genuflessione (se c'è il
tabernacolo con l'Eucaristia). Mentre il celebrante lascia l'altare e va alla
sede, il Ministrante si porta al suo posto e rimane in piedi fino alla Liturgia
della Parola, pronto a svolgere eventuali mansioni.
Liturgia della Parola
Il Ministrante si siede e vi rimane fino al canto dell'Alleluia, quando si alza
in piedi e vi resta fino all'Orazione che conclude la Liturgia della Parola.
Liturgia Eucaristica
Terminata la Liturgia della Parola, il Ministrane va all'altare assieme al
celebrante e lo saluta con l'inchino; vi depone il messale e subito va a
prendere la patena con il pane e le ampolline del vino e dell'acqua. Porge al
celebrante prima l'ampollina del vino, poi quella dell'acqua. Le riprende e
le riporta al loro posto. Poi viene la lavanda delle mani al celebrante.
Durante la preghiera eucaristica il chierichetto sta in piedi davanti
all'altare. Si mette in ginocchio alla Consacrazione, prima delle parole
dell'istituzione, e si rialza quando il celebrante si genuflette dopo
l'elevazione del calice.
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Durante l'elevazione del calice e dell'ostia, il chierichetto può suonare il
campanello.
Riti di comunione
Dopo le parole: "Beati gli invitati alla cena del Signore..." il Ministrante
prende il piattello e si mette dove si distribuisce la Comunione. Finita la
comunione, il Ministrante riporta il piattello all'altare, prende l'ampollina
dell'acqua e la serve per la purificazione del calice.
Quando il celebrante ha purificato il calice e la pisside, il Ministrante li
ripone con molta attenzione sulla credenza togliendo dall'altare anche il
corporale e il messale, che viene messo a disposizione del celebrante.
Riti conclusivi
Dopo la benedizione e il congedo dell'assemblea, il Ministrante fa inchino o
genuflessione all'altare e torna in sacrestia precedendo, come all'inizio, il
celebrante.
In sacrestia si inchina alla Croce e si rivolge al celebrante dicendo: "PROSIT"
(che vuol dire: "ti giovi, ti porti bene..."); in silenzio, si toglie la veste
riponendola con ordine. Prima di uscire, saluta il sacerdote e il Signore,
mettendosi in ginocchio per qualche istante davanti all'altare.
Messa Festiva
In sacrestia
Per il servizio della Santa Messa solenne occorrono almeno sei Ministrante e
il cerimoniere. Oltre ai paramenti si devono preparare: il messale, il
lezionario, il turibolo acceso e la navicella, due candelieri accesi e, se la
processione d'ingresso è lunga, la croce.
Quando tutti sono pronti, il cerimoniere comanda la disposizione dei
Ministrante per la processione d'ingresso: in testa, due Ministranti, uno che
porta il turibolo e l'altro la navicella; dietro, il ministro che porta la croce
(crocifero) in mezzo ai due Ministranti con i candelieri; infine viene il
Ministrante che porta il messale. La processione si chiude con il
Cerimoniere davanti al Sacerdote. Viene fatta la fusione dell'incenso, tutti
si inchinano alla croce ed escono.
Riti di introduzione
Arrivati all'altare il Celebrante e i Ministranti fanno l'inchino o la
genuflessione. Il crocifero mette la croce vicino all'altare o in un altro luogo
appropriato. Il Celebrante bacia l'altare; i Ministranti che portano i
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candelieri vanno accanto alla credenza o all'altare (se c'è il libro dei
Vangeli, viene subito portato all'altare).
II Cerimoniere prende il turibolo e lo consegna al celebrante, il quale
incensa la croce e l'altare.
Durante l’incensazione, il Ministrante del turibolo segue il Celebrante
sostenendo la casula, il Ministrante della navicella rimane fermo. Quando il
celebrante termina l'incensazione, il Cerimoniere prende il turibolo e lo
riconsegna al Ministrante.
I Ministranti con il messale si portano alla sede assieme al celebrante. Il
celebrante comincia con il segno della croce, il saluto del celebrante, l'atto
penitenziale, il Gloria a Dio (se si deve recitare) e la prima Orazione.
Dopo l'Orazione l'assemblea si siede.
Liturgia della Parola
Il lettore dall'ambone proclama la Parola di Dio. All'inizio del Salmo
Responsoriale i Ministranti con turibolo e navicella si inchinano all'altare e
rientrano in sacrestia, dove preparano il fuoco in attesa di uscire al canto
dell'Alleluia. Al canto dell'Alleluia tutta l'assemblea si alza in piedi, i
Ministranti prendono i candelieri e si mettono davanti all'altare, rivolti
verso il popolo. Arrivati i Ministranti con il turibolo, si inchinano all'altare e
si recano alla sede, dove il celebrante mette l'incenso nel turibolo, poi si
portano all'esterno dei candelieri. II celebrante si mette in mezzo ai
Ministranti, recita la preghiera, e prende l'Evangelario, se è posto sulla
mensa dell'altare. Subito dopo, il celebrante e i Ministranti si recano
all'ambone. Arrivati, i Ministranti con i candelieri si mettono ai lati
dell'ambone, rivolti verso il popolo; dopo l'acclamazione al Vangelo, il
cerimoniere porge il turibolo al celebrante, lo riprende dopo l'incensazione
e lo riconsegna al Ministrante.
Terminato il Vangelo, sia i Ministranti con turibolo e navicella, sia quelli con
i candelieri si inchinano all'altare; Ministranti con il turibolo tornano in
sacrestia. Gli altri depongono i candelieri e vanno a sedersi assieme al
Ministranti del Messale. Dopo l'Omelia, segue la professione di fede (Credo)
e la preghiera universale. Alla fine di quest'ultima, in assenza del diacono,
il cerimoniere e alcuni Ministranti preparano l'altare: corporale, calice,
purificatoio.
Processione offertoriale
Se si fa la processione delle offerte da parte dei fedeli, si procede in questo
modo: due Ministranti vanno in sacrestia, prendono il turibolo e la navicella
e si portano dove sono preparati i doni. Un Ministrante mette il messale
sull'altare, i Ministranti con il turibolo precedono la processione dei doni e,
dopo che questi sono stati presentati, si accostano al celebrante per
l'infusione dell'incenso e si portano al loro posto all'altare. Il celebrante
riceve i doni benedicendo le persone che li portano. II cerimoniere riceve i
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doni dai fedeli e li porta all'altare. Se non c'è la presentazione dei doni da
parte dei fedeli, due Ministranti portano all'altare la patena con il pane e le
ampolline con il vino e l'acqua. Dopo la presentazione del calice con il vino,
i Ministranti con il turibolo e la navicella si portano vicino al celebrante che
incensa le offerte e poi la croce e l'altare. Al termine il cerimoniere prende
il turibolo e incensa il celebrante. Intanto, due Ministranti si preparano per
la lavanda delle mani al celebrante. Il cerimoniere riconsegna il turibolo ai
Ministranti che si apprestano all'incensazione del popolo, poi vanno in
sacrestia.
Preghiera Eucaristica
L'incensazione alla consacrazione è facoltativa. Se si fa, sì procede in
questo modo: quando inizia il canto del "Santo" i Ministranti escono
nuovamente dalla sacrestia con turibolo e navicella.
Prima della consacrazione il cerimoniere infonde l'incenso.
Alla consacrazione, prima delle parole dell'istituzione, tutta l'assemblea si
inginocchia. Il cerimoniere si inginocchia sulla predella davanti all'altare e
incensa l'ostia e il calice all'elevazione. Durante l'elevazione del calice e
dell'ostia, un Ministrante suona il campanello.
Quando il celebrante proclama: "Mistero della fede", l'assemblea si alza in
piedi. I Ministranti con il turibolo si genuflettono e tornano in sacrestia.
Riti di Comunione
Dopo la preghiera: "O Signore non son degno...", i Ministranti si dispongono
per ricevere la comunione e per il servizio col piattello.
Dopo la comunione, un Ministrante porta all'altare l'ampollina dell'acqua per
la purificazione del calice, e un secondo porta alla credenza il calice con il
purificatoio e il corporale, dopo che il celebrante ha fatto le abluzioni. Il
cerimoniere si tiene a disposizione per aiutare a togliere dall'altare quello
che c'è da togliere.
Riti di Conclusione
Dopo il silenzio, i Ministranti si alzano in piedi. Due si portano alla sede,
dove il celebrante si alza. Appena data la benedizione, altri due riprendono
i candelieri, il celebrante si mette in mezzo ai due, bacia l'altare e tutti i
ministranti si inchinano o genuflettono. II crocifero riprende la croce.
Poi, tutti in processione, nella stessa disposizione dell'entrata. tornano in
sacrestia.
Arrivati in sacrestia, i Ministranti si inchinano alla Croce, salutano il
sacerdote e lo aiutano a togliersi i paramenti.
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La Liturgia
Le parole liturgia e celebrazione hanno quindi un significato simile e
comprendono tutti quei riti che vengono compiuti dalla comunità cristiana:
la messa domenicale, i sacramenti, le solennità, le feste ecc.
Vediamo ora come deve comportassi un ministrante durante una
celebrazione
La Messa
Suddivisione della Messa
Ingresso
Saluto
Atto penitenziale
Gloria
Orazione
Prima lettura
Seconda lettura
Vangelo
Omelia
Credo
Preghiera dei fedeli
Rito della Pace
Offertorio
Orazione sui Doni
Preghiera Eucaristica
Riti di comunione
Frazione del Pane
Padre nostro
Comunione
Orazione finale
In Sacrestia
Cosa fa il chierichetto
Esce dalla Sacrestia e accompagna il
celebrante all’altare
Cosa fa il celebrante
Accompagnato dal
chierichetto si porta all’altare
Accompagna il sacerdote all’ambone
Benedice il lettore
Benedice il lettore
Accompagnato dal
chierichetto si porta
all’ambone
Accompagna il Sacerdote a prendere
i doni e poi li porta sull’altare
(Ampolline)
Accompagnato dal
chierichetto prende i doni e
serve la mensa
Al fianco dell’altare s’inginocchia
quando il sacerdote impone le mani
sui doni
Consacra il pane e il vino
Braccia allargate
Accompagna il sacerdote ai piedi
dell’altare
Accompagna in Sacrestia il
celebrante
Inchino alla croce si pronuncia la
parola “Prosit”
Braccia allargate
Distribuisce la comunione
Viene accompagnato in
sacrestia
Inchino alla croce e
pronuncia la parola “Deo
Gratias”
N.B. per le altre liturgie servirsi sempre del Messale Romano e delle
indicazioni riportate nel Calendario Liturgico.
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L’anno Liturgico inizia con la Prima Domenica di Avvento e termina con la
festa di Cristo Re.
Viene suddiviso in sei tempi, ciascuno
avvenimento della vita di Gesù:
dei quali celebra un mistero
1. Tempo di Avvento
2. Tempo di Natale
3. Tempo di Quaresima
4. Triduo Pasquale
5. Tempo di Pasqua
6. Tempo Ordinario o «durante l’anno»
Avvento
IL TEMPO D'AVVENTO
Con l'Avvento la Chiesa comincia il nuovo Anno Liturgico, anno costituito
dalla memoria della vita, della morte e della risurrezione del Signore.
L'avvento ha la durata di quattro settimane e ci prepara alla solennità del
Natale.
Storicamente abbiamo traccia di questo tempo liturgico fin dal 4° secolo e dal
5° secolo si conforma maggiormente alla Quaresima, accentuandone il
carattere penitenziale.
Nella liturgia questa dimensione penitenziale è sottolineata dall'uso del colore
viola, dal fatto che nella Messa non si recita il "Gloria" e si addobba con
moderazione l'altare per non anticipare la pienezza della gioia del Natale.
L'Avvento non si riduce solo alla preparazione del Natale, ma è un tempo che,
mentre prepara i cristiani a celebrare la prima venuta del Signore a Betlemme,
incoraggia ad essere coscienti della Sua continua presenza nel cuore di ogni
uomo e in ogni tempo e, nello stesso tempo, ad alimentare la speranza della
Sua venuta definitiva alla fine dei tempi.
Nel tempo di Avvento la Chiesa si riconosce pellegrina nell'andare incontro al
Signore che viene.
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La Liturgia della Parola del tempo di Avvento segue gli stessi argomenti nelle
domeniche dei diversi anni:
• nella prima è dominante il tema escatologico (insegnamento riguardante
e la morte e quello che c’è dopo essa);
• nella seconda e nella terza è protagonista la figura di Giovanni il
Battista;
• nella quarta è presente la Madre di Gesù.
Va, infine, sottolineata l'attenzione alla Madre del Signore e il tempo
d'Avvento è sicuramente un periodo privilegiato per il culto a Maria perché è
maggiormente reso visibile il legame tra la devozione a Maria e il suo
riferimento al mistero di Cristo.
Desideriamo preparare i nostri cuori e ci lasciamo incoraggiare da queste
bellissime parole di San Basilio che rendono certa la nostra fede nel Signore
che per primo viene incontro a noi:
"Riponi la tua speranza nella bontà di Dio e aspettane l'aiuto con la sicurezza
che, se ci rivolgiamo a lui con sincerità di cuore, non solo non ci rigetterà, ma
prima ancora che si chiuda la bocca sulla preghiera, egli ci dirà: Eccomi, sono
qui".
Natale
Inizia la sera del 24 dicembre e termina la domenica dopo l’Epifania con
la festa del Battesimo di Gesù. È tempo di gioia, perché il padre ci dona Gesù
(ricordiamo la sua nascita) e noi lo accogliamo come Figlio di Dio.
Quaresima
La quaresima inizia con il mercoledì delle ceneri, dura quaranta giorni
ripercorrendo il periodo che Gesù ha passato nel deserto proprio perché ci
aiuta a rivivere il periodo di penitenza e di sacrificio passato da Gesù. La
quaresima è un tempo di penitenza:
chiediamo il perdono dei nostri peccati per attendere la resurrezione di Gesù
purificando la nostra anima dalle macchie dei peccati; di conversione: durante
l’imposizione delle ceneri il sacerdote pronuncia la frase “convertiti e credi al
vangelo” infatti, durante questo tempo siamo chiamati ad aumentare la nostra
fede, a migliorare il nostro comportamento insomma a fare un passo in avanti
nel nostro cammino di fede per poter arrivare al giorno della Pasqua più vicini
a Gesù.
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La pasqua è importante perché è il punto centrale della nostra fede, infatti noi
abbiamo avuto la certezza che Gesù è il Figlio di Dio con la sua resurrezione,
inoltre, sulla croce, Gesù ci ha salvato dai nostri peccati e ci ha donato la vita
eterna; per questo ci dobbiamo preparare molto bene attraverso il perdono e
la conversione.
Riflessioni
Hai fatto degli impegni per la quaresima? Il tuo comportamento è migliorato
in questo periodo? Sei pronto ad aspettare la resurrezione di Gesù? Stai
facendo dei passi avanti nel cammino di fede?
La settimana Santa
La Pasqua è preceduta dalla settimana Santa che ci fa
rivivere la vicenda di Gesù dal suo ingresso a
Gerusalemme, dove era stato salutato con le palme, alla
sua morte, sepoltura e resurrezione.
Inizia con la Domenica delle Palme nella quale si ricorda
l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Dove si svolsero i fatti
della Pasqua. La gente saluta Gesù gridando :
«Osanna al Figlio di Davide…»
GIOVEDÌ SANTO – MESSA CRISMALE
In Cattedrale il Vescovo con tutti i suoi presbiteri invoca lo Spirito Santo
sugli oli che serviranno per i sacramenti (il più importante è il Crisma).
Inoltre, Vescovo e i suoi sacerdoti rinnovano le promesse della loro
ordinazione.
Triduo Pasquale
Ha inizio dalla Messa della Cena del Signore, in questo giorno si ricordano due
avvenimenti importanti: l’ultima cena, nella quale Gesù ha offerto per la prima
volta il suo corpo nell’eucaristia, e la lavanda dei piedi.
GIOVEDÌ SANTO – MESSA DELLA CENA DEL SIGNORE
In questa messa si ricorda l’ultima cena (che è stata al prima Messa),
l’istituzione del sacerdozio e il gesto di Gesù di lavare i piedi in segno di amore
e di servizio. Dopo la Messa, l’Eucarestia si porta in un tabernacolo con fiori e
luci. Si rimane poi in adorazione con Gesù, che in questa notte nell’orto degli
Ulivi ha detto: «Non potete farmi un po’ di compagnia?».
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Fino alla Veglia Pasquale in nessuna chiesa ci celebra la Messa.
VENERDÌ SANTO – PASSIONE DEL SIGNORE
Nella prima parte della celebrazione di fa solenne lettura della Passione
di Gesù. Seguono poi le grandi invocazioni per tutti i bisogni del mondo
(papa, vescovi, pace della Chiesa, nuovi battezzati, ebrei, credenti in Dio, chi
rifiuta Dio, capi dei popoli, sofferenti). Si va poi alla processione a baciare
(adorare) la croce che ha salvato il mondo. Infine si fa la comunione col pane
consacrato nella Messa della Cena del Signore (Giovedì Santo).
SABATO SANTO – VEGLIA PASQUALE
La Veglia Pasquale è la più grande festa dell’anno. Si divide in più parti:
•
Liturgia della Luce: fuori dalla chiesa, dopo la benedizione del
fuoco, si accende il cero pasquale (simbolo di Gesù risorto) e tutti i presenti,
dopo avervi acceso la loro candelina, entrano nella chiesa buia; poi si canta
l’annuncio che Cristo è risorto.
•
Liturgia della Parola: si legge la Bibbia il racconto della prima Pasqua (=
passaggio), quando l’antico popolo di Dio dalla schiavitù dell’Egitto alla
libertà; il Signore comandò di celebrare la Pasqua mangiando un agnello
e il pane senza lievitato. Si suonano le campane al Gloria (non venivano
più suonate dal Giovedì Santo) e si canta l’Alleluia (che come il Gloria,
non si è cantato per tutto il periodo della Quaresima).
•
Liturgia Battesimale: si benedice l’acqua per il battesimo, con cui
«passiamo» dalla morte del peccato alla vita di risorti con Gesù; si
celebra il Battesimo.
•
Liturgia eucaristica: si celebra l’Eucarestia e nei segni del pane e del vino
si vive la morte e la resurrezione di Gesù.
TEMPO DI PASQUA
Periodo di cinquanta giorni che come un grande e solo giorno va dalla
Pasqua alla Pentecoste; la Chiesa canta la gioia della Resurrezione, che
accoglie per sé e annuncia al mondo con la forza dello Spirito Santo che le è
donato.
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TEMPO ORDINARIO O «DURANTE L’ANNO»
Inizia dopo la domenica del Battesimo di Gesù e si sospende il mercoledì
delle Ceneri; poi riprende dopo la domenica di pentecoste e termina la
domenica dedicata a Cristo re dell’universo. Periodi in cui la Chiesa si mente
in ascolto di Gesù maestro, tempo dell’ascolto, del lavoro, della santificazione.
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ESPOSIZIONE E BENEDIZIONE EUCARISTICA
Cos'è
È l’esposizione dell’Eucaristia, cioè del Corpo del Signore, alla pubblica
preghiera e adorazione. L’ostia consacrata (cioè il Corpo del Signore) è
posta sull’altare nell’ostensorio, alla vista di tutti perché tutti la possano
pregare con maggiore attenzione.
Cosa bisogna preparare
— In sacrestia: gli abiti del Sacerdote: amitto, camice o alba oppure la
cotta, stola bianca: gli abiti del diacono: amitto, camice o alba, stola
diaconale e dalmatica di colore bianco: turibolo e navicella.
— In presbiterio: deposti sulla credenza: libro con le preghiere per
l’adorazione eucaristica. velo omerale: sulla mensa: corporale. ostensorio.
candelieri accesi.
Come si struttura la celebrazione e come si serve.
— Esposizione: al canto di inizio ci si porta davanti all’altare dove si fa
l’inchino (se davanti non c’è il tabernacolo) o la genuflessione. Il
Sacerdote prende dal tabernacolo l’Eucaristia e la depone nell’ostensorio
sull’altare. A questo pulito si fa la genuflessione e ci si inginocchia: si
incensa il Corpo del Signore restando in ginocchio e dopo qualche istante
di preghiera silenziosa. ci si alza. si fa una nuova genuflessione e si ritorna
in sacrestia.
— Benedizione e reposizione: al canto d’inizio ci si porta davanti all’altare
dove si fa la genuflessione: si mette l’incenso nel turibolo, ci si
inginocchia, si incensa l’Eucaristia e si resta in ginocchio per qualche
minuto. Al canto del Tantum Ergo ci si alza per deporre del nuovo
incenso nel turibolo, ci si inginocchia e si incensa nuovamente
l’Eucaristia. Si porta a questo punto al Sacerdote il libro delle
preghiere all’Eucaristia. Il Sacerdote recita la preghiera stando in
piedi e i ministranti restano in ginocchio. Terminata la preghiera si
pone sulle spalle del Sacerdote il velo omerale per la benedizione e lo si
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toglie al termine di questa. Il Sacerdote invita tutti a pregare con una
preghiera litanica e ripone l’Eucaristia nel tabernacolo.
RITO DELLA CRESIMA
Cos’è
La Cresima è il sacramento che rinnova il dono dello Spirito Santo grazie
al quale noi credenti diventiamo capaci di rendere testimonianza al
Signore Risorto e di confermare personalmente le promesse fatte dai
nostri genitori, durante il Battesimo, al posto nostro. Il termine
<<Cresima>> deriva dal greco <<Krisma>>, che significa olio, unzione. Infatti
questo sacramento si riceve con l’imposizione delle mani da parte del
Vescovo e con l’unzione con il Crisma.
Cosa bisogna preparare
In sacrestia: tutto come per la celebrazione della Messa; stola e casula
sono rosse.
In presbiterio: sulla credenza: tutto il necessario per la Messa, due
bacinelle: una con sapone e limone per sgrassare le mani dopo l’unzione con
il Crisma e una per la purificazione del sacerdote; due asciugamani : uno
per asciugare le mani dopo l’unzione e l’altro per la purificazione del
sacerdote; sulla credenza va preparato anche un piccolo vassoio con del
cotone per asciugare la fronte di quanti sono stati cresimati.
Come si struttura la celebrazione e come si serve
Processione, riti iniziali e Liturgia della Parola: la celebrazione si svolge
regolarmente fino all’omelia. Se è presente il Vescovo o un suo sostituto,
bisogna provvedere che ci siano i due ministranti che portano la mitra e il
pastorale. Alla fine del Vangelo vengono chiamati uno ad uno quanti devono
ricevere la Cresima.
Liturgia del sacramento: terminata l’omelia i ragazzi rinnovano le
promesse battesimali e il Vescovo impone loro le mani; i ministranti
preparano il vassoio con il cotone; conclusa l’imposizione delle mani, il
Vescovo procede all’unzione col crisma. Ogni volta che qualcuno è stato
unto con il crisma si porta davanti ad un ministrante che ne asciuga la
fronte con del cotone. Terminata l’unzione di tutte le persone è
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necessario lavare le mani al Vescovo: due ministranti portano brocca,
bacinella, piattino con sapone e limone, asciugamano.
Liturgia Eucaristica, riti di conclusione: come nella Messa domenicale.
MATRIMONIO
Cos’è
Il Sacramento del Matrimonio benedice l’ amore fra un uomo e una donna
perché diventi dello stesso tipo, della stessa intensità dell’amore con cui il
Signore ama la sua Chiesa: si tratta di un amore fedele, fecondo,
duraturo, carico di tenerezza, che sa perdonare rinnovare sempre la
fiducia.
Cosa devi preparare
In sacrestia :gli abiti del sacerdote : amitto, camice o alba, stola, casula
o pianeta di colore bianco; gli abiti del diacono: amitto, camice o alba,
stola diaconale e dalmatica di colore bianco ; gli abiti dei ministri: per il
lettore, il cantore e il ministro straordinario dell’Eucaristia: l’alba o
camice con l’amitto.
In presbiterio: deposti sulla credenza: tutto come per la Messa e in più il
rituale del Matrimonio e il Registro dei matrimoni.
Davanti al presbiterio: un inginocchiatoio con due sedie per gli sposi; le
sedie per i testimoni, da una parte e dall’altra degli sposi.
Come si struttura la celebrazione e come si serve.
Accoglienza: il Sacerdote, insieme ai ministranti, accoglie gli sposi
all’ingresso della Chiesa o davanti all’inginocchiatoio dove si sistemeranno
e li saluta.
Riti iniziali e Liturgia della Parola: non c’è la processione di ingresso
perché Sacerdote e ministranti si trovano già in Chiesa. Tutto procede
regolarmente fino al termine dell’omelia.
Liturgia del Sacramento: terminata l’omelia, (portare il rituale del
matrimonio) il Sacerdote interroga gli sposi circa le intenzioni che li
muovono a celebrare il matrimonio cristiano; successivamente gli sposi si
danno la mano destra e si scambiano gli anelli. Durante la liturgia del
Matrimonio, se il Sacerdote è sceso davanti agli sposi, è bene che un
ministrante regga il rituale e un altro tenga il microfono.
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Liturgia Eucaristica e Riti di conclusione. Tutto procede nel modo
consueto, tranne dopo il <<Padre Nostro>> dove, al posto della preghiera
<<Liberaci o Signore…>>, il sacerdote invoca la benedizione sugli sposi.
MERCOLEDÌ DELLE CENERI
A. Cos’è
Il Mercoledì delle ceneri segna l’inizio della Quaresima, tempo di
penitenza, di conversione e di rinnovamento della vita.
Per sottolineare la dimensione della penitenza e della pochezza dell’uomo,
durante questa celebrazione si pone sul capo dei fedeli della cenere
B. Cosa bisogna preparare
— In sacrestia: gli abiti del Sacerdote amitto, camice o alba, stola e
casula viola, per il diacono: amitto, camice o alba, stola diaconale e
dalmatica viola.
— In presbiterio: deposti sulla credenza: tutto il necessario per la Messa,
una seconda bacinella con sapone per lavare le mani dopo l’imposizione
delle ceneri, un asciugamani, aspersorio con secchiello: sulla mensa: un
vassoio con le ceneri.
C. Come si struttura la celebrazione e come si serve
L’imposizione delle ceneri sostituisce l’atto penitenziale. Dopo l’omelia, il
Sacerdote benedice le ceneri (portare aspersorio e secchiello e si porta
davanti all’altare per imporle ai fedeli. Terminata l’imposizione delle
ceneri, bisogna lavare le mani al Sacerdoti, portare: brocca, bacinella,
sapone e asciugamano). La Messa procede poi regolarmente.
DOMENICA DELLE PALME
Cos’ e
La celebrazione della domenica delle Palme è il ricordo dell’ingresso di
Gesù a Gerusalemme, salutato e festeggiato come un Re dalla gente con
rami di Palma è di ulivo.
Cosa bisogna preparare
In sacrestia: gli abiti del Sacerdote: amitto, camice o alba, stola e casula
rosse; per il diacono : amitto, camice o alba, stola diagonale e dalmatiche
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rosse; libri del Passio: portati in processione dai lettori e dal Sacerdote
(o diacono).
In presbiterio: deposti sulla credenza: tutto il necessario per la messa;
in presbiterio: due leggii per la lettura del Passio .
Fuori chiesa: la croce per la processione; turibolo e navicella davanti alla
croce e candelieri; secchiello, aspersorio, messale e lezionario.
Con processione fuori dalla chiesa: all’esterno della chiesa, il Sacerdote
inizia la celebrazione e benedice i rami d’ulivo e le palme; seguono: la
lettura del vangelo che narra l’ingresso di Gesù a Gerusalemme e la
processione verso la chiesa. I lettori e il Sacerdote (o il diacono) portano
il libro del Passio. Giunti in chiesa, dopo l’inchino la genuflessione, i lettori
e il Sacerdote depongono il libro del Passio sulla mensa. La messa procede
con la liturgia della parola all’interno della quale si legge il Passio: il
racconto della passione del Signore. Dopo la proclamazione del Passio, la
celebrazione continua regolarmente.
Con processione all’interno della chiesa: tutto come sopra, solo che la
benedizione degli ulivi e la lettura del Vangelo dell’ingresso di Gesù a
Gerusalemme si fanno in fondo Chiesa.
GIOVEDÌ SANTO
Cos'è
Con la Messa della Cena del Signore del Giovedì Santo inizia il triduo
pasquale che
sii concluderà con la grande veglia del Sabato Santo. Nella Messa del
giovedì sera si da spazio all’istituzione dell’Eucaristia e, dopo il Vangelo, si
compie il gesto della lavanda dei piedi, come aveva fatto Gesù agli
apostoli.
Cosa bisogna preparare
In sacrestia: gli abiti del Sacerdote: amitto, camice o alba, stola e casula
bianche;
per il diacono: amitto, camice o alba, stola diaconale e dalmatica bianche.
In presbiterio deposti sulla credenza: tutto il necessario per la Messa,
una bacinella per lavare le mani al Sacerdote dopo la lavanda dei piedi; tre
asciugamani; uno per asciugare i piedi, uno per asciugare le mani al
Sacerdote dopo la lavanda dei piedi e l’altro per la purificazione; un
grembiule per il Sacerdote, una brocca ed un catino per la lavanda dei
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piedi; velo omerale bianco. Fuori dal presbiterio: dodici sedie su di un
tappeto per la lavanda dei piedi: alla cappella della reposizione: ceri accesi
e fiori.
C. Come si struttura la celebrazione e come si serve
La Messa procede regolarmente fino al termine dell’omelia: dopo che il
Sacerdote si è tolto la casula e si è messo un grembiule. si svolge il rito
della lavanda dei piedi. I ministranti aiutano il Sacerdote a reggere la
brocca, la bacinella e l’asciugatoio, terminata la lavanda dei piedi, dopo
aver lavato le mani al Sacerdote (portare: brocca, bacinella con sapone e
asciugamani pulito), la Messa procede regolarmente fino alla fine dei riti
di comunione, quando si depone la pisside con l’Eucaristia, non nel
tabernacolo, ma sull’altare. A questo punto il Sacerdote incensa il
Santissimo (portare: turibolo e navicella), si pone sulle spalle del
celebrante il velo omerale e si dà inizio alla processione fino alla cappella
della reposizione. Ci si dispone in questo ordine: davanti stanno turibolo e
navicella, poi la croce con candelieri, segue la gente e, per ultimo, il
Sacerdote con il Santissimo. Giunti alla cappella della reposizione, si pone
l’Eucaristia nel tabernacolo allestito appositamente, si incensa (portare:
turibolo e navicella), si prega qualche minuto in silenzio e si ritorna in
sacrestia.
VENERDÌ SANTO
Cos'è
Nel giorno del Venerdì Santo, la Grande Famiglia che è la Chiesa ricorda e
rivive la passione e la morte in croce del Signore. Non si celebra
l’Eucaristia. ma una liturgia speciale. chiamata «Azione Liturgica».
suddivisa in tre momenti: la Liturgia della Parola con la lettura del Passio,
tratta dal Vangelo secondo Giovanni: l’adorazione della croce e la
comunione eucaristica (fatta con il pane consacrato il giorno precedente).
B. Cosa bisogna preparare
— In sacrestia: gli abiti del Sacerdote: amitto, camice o alba, stola e
casula rosse: per il diacono: amitto, camice o alba, stola diaconale e
dalmatica rosse: libri del Passio:
portati in processione dai due lettori e dal Sacerdote.
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— In presbiterio: l’altare: deve essere senza tovaglia, senza ceri e senza
fiori; deposti sulla credenza: tovaglia per l’altare, messale con leggio,
corporale, piattello per la comunione; due candelieri da porre di fianco alla
croce, una volta scoperta. Sul presbiterio: due leggii per la lettura del
Passio; un crocifisso velato: la base per il crocifisso. Nella cappella della
reposizione: due candelieri con candele accese e velo omerale.
C. Come si struttura la celebrazione e come si serve
Si arriva all’altare in processione, senza croce né candelieri né turibolo e
navicella: i lettori portano in mano i libretti per la lettura del Passio.
Arrivati davanti all’altare tutti fanno un inchino; lettori e Sacerdote
salgono all’altare dove depositano i libri del Passio, quindi scendono i
gradini del presbiterio e si inginocchiano per qualche istante. Poi, lettori,
Sacerdote e ministranti salgono in presbiterio per andare ai loro posti.
Dopo la seconda lettura, i lettori e il Sacerdote (o diacono) vanno
all’altare dove prendono i libretti del Passio; i lettori si recano ai leggii,
mentre il Sacerdote (o il diacono) va all’ambone. Terminata la lettura del
Passio, i libretti vanno lasciati sui leggii e sull’ambone. Seguono: l’omelia e
la preghiera universale. A questo punto il Sacerdote scopre a più riprese
il crocifisso velato. Una volta svelato, il crocifisso viene posto al centro
dell’altare su una base preparata precedentemente o lo si affida a due
ministranti che lo reggono, appoggiandolo a terra. Tutti si inginocchiano
per qualche istante in adorazione. Di fianco al crocifisso si collocano due
candelieri con candele accese. Successivamente, tutti vanno alla croce per
baciarla. Terminato il bacio al crocifisso. due ministranti salgono all’altare
sul quale stendono la tovaglia e portano il messale. Intanto il Sacerdote (o
il diacono), preceduto da due ministranti con i ceri accesi. va alla cappella
della reposizione per prendere il Santissimo. Giunti alla cappella, un
ministrante mette sulle spalle del Sacerdote (o diacono) il velo omerale.
Si porta l’Eucaristia all’altare e agli angoli dello stesso si depongono i due
ceri, prima portati in processione: intanto un ministrante leva il velo
omerale dalle spalle del Sacerdote. Seguono i riti di comunione a partire
dal «Padre Nostro». Terminata la Comunione, si riporta l’Eucaristia nella
cappella della reposizione. Dopo l’orazione finale ti Sacerdote e i
ministranti tornano in sacrestia.
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VEGLIA PASQUALE
Cos’è
In questa celebrazione si rivive, attraverso varie letture, tutta la storia
della salvez­za, dalla creazione, fino alla risurrezione di Gesù. Nella veglia
del Sabato Santo, si celebra il centro della nostra fede: la risurrezione di
Gesù dalla morte e il dono per tutti della vita senza fine.
Cosa bisogna preparare.
— In sacrestia: gli abiti del Sacerdote: amitto, camice o alba. stola e
casula bianche: le più belle, preziose e solenni che si abbiano a
disposizione: gli abiti del diacono: amitto, camice o alba, stola diaconale
bianca: le più bella, preziosa e solenne che si abbia a disposizione;
quadro comandi: microfono acceso e tutte le luci spente.
— In presbiterio: sull’altare: la tovaglia distesa e i ceri spenti: di fianco
all’ambone: candelabro per il Cero Pasquale; in luogo visibile:
(generalmente davanti all’altare) bacinella per la benedizione dell’acqua:
sulla credenza: leggio per il messale e tutto l’occorrente per la Messa.
Se vi fosse il Battesimo: rito del Battesimo, sacro Crisma. conchiglia o
piccolo recipiente per versare l’acqua sul capo di chi deve essere
battezzato. veste bianca, bacinella con limone e sapone per sgrassare
le mani dopo l’uso del Crisma e secondo asciugamani. Se il rito del
Battesimo non si svolge al Battistero: bacile con supporto e acqua da
benedire; un tavolino per porvi tutto l’occorrente per il Battesimo.
— Fuori dalla Chiesa: su un tavolino: messale, uno stoppino lungo, turibolo
(spento!), navicella, Cero Pasquale spento, vassoio con i grani di incenso
da infilare sul Cero Pasquale e stilo di metallo per incidere il Cero
Pasquale, le molle da camino o una paletta in metallo per prendere le
braci dal braciere; sul sagrato: braciere con il fuoco acceso o falò.
Come si struttura la celebrazione e come si serve
— il lucernario: Ci si porta in processione, senza la croce, fuori dalla
Chiesa, davanti al falò o al braciere. Il ministrante con il messale si
pone davanti al Sacerdote che benedirà il fuoco; poi il Sacerdote
inciderà una croce sul cero (portare stilo di metallo e grani di incenso
su un vassoio) e lo accenderà con uno stoppino prendendo la fiamma dal
fuoco benedetto. Successivamente si porrà il fuoco benedetto nel
turibolo (portare: molle da camino o paletta in metallo, turibolo e
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navicella) quindi il Sacerdote (o il diacono) si porta davanti alla
processione, fuori della Chiesa, con il cero acceso, lo eleva e canta o
dice ad alta voce: «Casto luce del mondo». A questo punto davanti al
cero si portano turibolo e navicella; dietro al Sacerdote si dispongono i
ministranti e dietro a questi la gente. Il Sacerdote, sulla soglia della
Chiesa dice ancora: «Casto luce del mondo»: si accendono i ceri dei
fedeli prendendo la fiamma dal Cero Pasquale (e non dagli accendini): è
il segno che la luce di Cristo raggiunge ogni uomo. La processione
riprende e quando il Sacerdote è davanti all’altare si gira verso i fedeli
e proclama ancora: «Cristo, luce del mondo». A questo punto si
accendono le luci della Chiesa: restano, invece, sempre spente le
candele dell’altare. Si pone il Cero Pasquale nel suo candelabro e lo si
incensa (portare turi bolo e navicella). Il Sacerdote (o il diacono o un
cantore) si porta all’ambone e incensa il libro con il canto dell’«Exultet»
(portare il turibolo) e subito dopo lo canta.
Un ministrante, al termine del canto dell’«Exultet» toglie il libro con il
canto (messale o altro libro con la musica del canto) e pone sull’ambone
il lezionario.
— Liturgia della Parola: a questo punto si spengono le candele tenute in
mano dai fedeli e inizia la Liturgia della Parola. Ogni lettura è
preceduta da un’orazione (portare il messale). Terminata l’orazione
prima dell’Epistola (Lettera ai Romani) si accendono le candele
sull’altare, tutti si alzano e si canta il «Gloria». Al canto dell’Alleluia,
come si fa nelle domeniche, si portano il turi bolo e la navicella e si
incensa il Vangelo. Dopo il Vangelo c’è l’omelia.
— Liturgia battesimale: al termine dell’omelia, il Sacerdote si reca al
battistero, se è ben visibile da tutti. Altrimenti, dopo l’omelia, si pone
un bacile di fronte all’altare, dove si svolgerà la liturgia battesimale; si
porta anche un tavolino con tutto l’occorrente per il Battesimo. Si
cantano o leggono le litanie dei Santi e subito dopo si benedice l’acqua
immergendovi il Cero Pasquale (due ministranti aiutano il Sacerdote a
togliere il Cero Pasquale dal suo candelabro). Terminata la benedizione
dell’acqua. si procede al battesimo dei bambini o degli adulti: un
ministrante porta il rituale del Battesimo al Sacerdote e un altro tiene
il microfono o porta l’asta con il microfono. Quindi il Sacerdote chiede
di rinunciare a Satana e invita a fare la professione di fede.
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Successivamente si battezzano i bambini o gli adulti (passare al
Sacerdote la conchiglia per versare l’acqua sul capo) e si ungono con il
Sacro Crisma (portare al Sacerdote il vasetto con il Crisma).
Terminata l’unzione si fa la consegna della veste bianca. I genitori
vanno al loro posto con i bambini battezzati. 1 ministranti del servizio
all’altare lavano le mani al Sacerdote (portare: brocca, bacinella con
limone e sapone. asciugamano).
Se non ci fosse il Battesimo si benedice comunque l’acqua lustrale
(come per il rito del Battesimo) e si rinnovano le promesse battesimali:
il «Credo» in forma di domanda e risposta. Dopo il «Credo» il
Sacerdote asperge il popolo con l’acqua benedetta (portare secchiello e
aspersorio}.
Liturgia Eucaristica: tutto procede come al solito.
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Durante i vari periodi dell'anno liturgico il colore di alcuni abiti liturgici
può variare; ecco qui colori e i rispettivi periodi:
Si usa nel tempo pasquale e nel tempo natalizio, nelle feste del
Signore, della Madonna, degli Angeli, dei Santi no martiri. È il
colore della gioia pasquale, della luce, della vita.
ROSSO
Il rosso ha due significati: dono dello spirito santo e è anche il
colore del sangue e quindi della sofferenza, del martirio. Si usa
la domenica delle palme, il venerdì santo, il giorno della
pentecoste, nelle feste degli apostoli e dei santi martiri
Verde
Si usa nel tempo ordinario. Esprime la giovinezza della chiesa,
la ripresa di una vita nuova.
viola
Indica la speranza, l'attesa di incontrare Gesù, lo spirito di
penitenza. Si usa in avvento, in quaresima e nei funerali.
Questi sono i colori fondamentali, ce ne sono poi altri
meno usati:
oro
Si usa in alcune grandi feste per sottolineare la loro importanza
rosa
Si dovrebbe usare solo in una domenica d'avvento e in una di
quaresima. Indica penitenza ma in forma più attenuata rispetto
al viola
azzurro
È il colore usato per le feste in onore della Madonna. Non
sarebbe un colore liturgico, ma ormai molti ne fanno uso.
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IL BATTESIMO:
SERVIZIO LITURGICO
PUNTO
DI
PARTENZA
DEL
Ogni compito e ogni servizio, nella Chiesa ha una radice comune: quella del
battesimo. Il dono battesimale ci inserisce, tutti, in Cristo sacerdote, per
essere parte viva del suo popolo.
Questo meraviglioso sacramento è dono di Cristo risorto: introducendoci
in Lui, ci fa appartenere al suo corpo. In ogni corpo ci sono diverse parti e
ogni parte ha un suo compito e collabora con tutti gli altri.
Il ministrante, in questo stupendo corpo che è la Chiesa, è una parte
importante che collabora e serve nella liturgia insieme con i ministri
istituiti (lettori, cantori e ausiliari della comunione) e di fatto, permette
alla comunità di celebrare in modo nobile e semplice, nel decoro e nella
bellezza. Per questo motivo il ministrante è chiamato ad avere sempre
degli atteggiamenti adeguati a ciò che sta facendo.
La chiamata alla vita cristiana trova una sua spiegazione anche nel servizio
liturgico dei ministranti. Il battesimo è il punto di partenza di questo
“servizio liturgico”.
Nel giorno del battesimo abbiamo ricevuto l'unzione crismale. Il giorno
della cresima questo dono sarà confermato dal vescovo con l'imposizione
delle mani e una seconda unzione crismale; siamo stati unti con l'olio
profumato del crisma come segno di quella consacrazione battesimale che
ci fa figli di Dio. Consacrato dallo Spirito Santo e unito a Cristo, ogni
battezzato guarda proprio a Lui per vivere la sua vita. Importante è che il
ministrante abbia completato o stia compiendo il proprio cammino di
iniziazione cristiana, con il catechismo, perché questo servizio riceve
ispirazione, forza, grazia e vitalità proprio da questi tre sacramenti
(battesimo, comunione e cresima).
E non meno importante è proseguire il proprio cammino di fede compiuti
questi sacramenti, dopo la fine del catechismo, non si deve lasciare tutto
alle spalle e farsi vedere si e no qualche volta a messa la domenica, ma si
deve continuare il proprio cammino cristiano unendosi ad un gruppo,
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all’oratorio, facendo del volontariato
frequentare la chiesa e quindi la messa.
o
comunque
continuando
a
Testimonianza
Un giorno, mentre ero a catechismo, entrò un signore che io ancora non
conoscevo, per invitarci a fare parte del gruppo dei ministranti.
Questo per me fu da subito molto bello, perché per la prima volta mi
veniva data la possibilità di servire il Signore durante la Santa Messa.
La mia risposta fu subito sì, anche se per i primi tempi non andai molto
assiduamente. Mia madre era molto contenta che io andassi per servire la
messa però mi disse che prendendo l’impegno di fare il ministrante, lo
avrei dovuto fare seriamente.
Presa la decisione incominciai ad avvicinarmi al gruppo dei ministranti per
servire durante la santa messa con sempre più serietà; ogni sabato
partecipavo agli incontri e alle prove, per prepararmi al meglio al compito
che avrei dovuto svolgere durante la messa. Man mano che diventavo
grande, mi convincevo sempre di più che la scelta che avevo fatto era
stata quella giusta e questo mi faceva conoscere nuovi amici.
Desideravo che questa mia esperienza fosse anche l’esperienza di tutti i
miei compagni di classe, così l’invitai ad avvicinarsi a questo servizio
rimanendoci male quando questo non accadeva.
Sono ormai trascorsi 8 anni e questo mio cammino continua a rafforzarsi
di settimana in settimana e spero che possa continuare ancora a lungo.
Essere ministrante
Quando Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, hanno lasciato tutto e si sono
messi a seguire Gesù, gli sono andati vicino; gli sono stati vicino e, in
alcune chiese, l'altare è un po' lontano da dove siede la gente.
E allora essere ministranti significa stare veramente vicino a Gesù; così
come quando, noi ministranti siamo sopra l’altare, molto più vicini alla
celebrazione, molto più vicini all'ambone, cioè da dove si proclama la
parola di Dio, di quanto non siano le altre persone che stanno in mezzo alla
chiesa.
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Essere ministranti significa quindi stare vicino a Gesù, essergli vicino, ma
essergli vicino non tanto come degli spettatori; si può anche avvicinarsi a
qualcuno per vedere meglio e questo il vangelo ce lo racconta anche in un
altro punto, parlando di un uomo chiamato Zaccheo, che addirittura era
salito sopra un albero per vedere Gesù più da vicino, dal momento che
doveva passare lungo la strada dove si trovava quel albero.
Ebbene, stare vicino a Gesù, non significa solamente guardare, così come
ci si avvicina per vedere meglio, per vedere meglio un film, per vedere
meglio la televisione, per vedere meglio qualcosa che ci piace; stare vicino
a qualcuno significa saper camminare con lui, che è un'altra cosa, un po'
diversa rispetto al vedere meglio.
Quando noi stiamo vicino a qualcuno e vogliamo stare vicino a qualcuno è
ovvio che se lui cammina un pochino più veloce, anche noi dobbiamo
camminare un pochino più veloci; se lui si ferma, anche noi ci dobbiamo
fermare, non è che possiamo continuare ad andare per conto nostro e
tanti saluti. Vedete stare vicino a qualcuno significa imparare a conoscere
il suo passo, significa imparare a stargli dietro, imparare un attimino a
moderare quello che noi faremo subito, di istinto, mi va di correre: corro;
mi va di parlare; parlo, moderando tutto questo e se lui parla io faccio
silenzio, se lui si ferma io smetto di correre, oppure cerco proprio di non
muovermi.
Vedete, essere ministranti, significa proprio questo, stare vicino a Gesù
ed imparare a seguire il suo passo, imparare a seguire quello che lui fa, e
imparare ad ascoltare quello che lui dice.
Ecco perché siamo più vicini a lui, i ministranti veramente sono più vicini a
Gesù, più vicini all'altare più vicini all'ambone, non solo fisicamente,
perché stanno la sopra; i ministranti sono vicini a Gesù quando imparano a
seguire il suo cammino, quando imparano a vedere quello che lui fa e ad
ascoltare quello che lui dice.
E allora rendiamoci conto che davvero noi siamo un pochino più vicini, ma
siamo un pochino più vicini, abbiamo forse il posto in prima fila, non per
fare come dice la pubblicità del cannone della rai, non per avere come
abbonati il nostro posto in prima fila e guardare meglio, di solito chi
guarda sta bello in poltrona seduto con le braccia conserte magari con un
po' di coca cola o con qualcos'altro vicino e aspetta. No!
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Chiediamo invece, ricordiamoci, portiamo nella mente e nel cuore, che se
noi stiamo vicini al signore non è per vedere uno spettacolo; se noi stiamo
vicini a Gesù non è per vedere la televisione; i sacramenti, la messa non
sono mai la televisione, non è un qualcosa che assomiglia alla televisione,
ma ricordiamoci che siamo vicini a lui, per imparare a camminare come lui,
a seguire il suo passo e ad essere attenti a quello che lui dice, a quello che
lui fa e se porteremo nelle mente e nel cuore questa realtà,
probabilmente raggiungeremo due cose: il nostro servizio sarà più bello, e
più bello veramente, e anche noi forse, una volta diventati grandi, potremo
ricordare di essere stati ministranti, non come qualche cosa di cui non
dico che bisogna vergognarsi, ma insomma qualche cosa che si mette un
pochino nel cassetto, che si sta attenti a non farlo sapere, che si sta
attenti a non farlo conoscere, ma sia invece qualche cosa che possiamo
ricordare con gioia perché ne possiamo andare orgogliosi ne possiamo
andare fieri possiamo dire di aver fatto qualcosa di veramente bello e
buono.
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Il Concilio Vaticano II
Il Santo dei Ministranti
Preghiere del ministrante
Salmo 100
Signore Gesù
Signore Nostro Dio
Preghiera del Chierichetto
Preghiera del Ministrante
Vorrei
Preghiera del Gruppo Ministranti
La Preghiera del Ministrante
Preghiera del Ministrante
La Preghiera del Ministrante
Il Responsabile
Formazione personale
Chiamare
Formare
Gestire ed Organizzare
Riti di ammissione dei Ministranti
Ammissione al Gruppo Ministranti
Celebrazione del Mandato
Celebrazione del Mandato
Come servire la Messa
Atteggiamenti e Stili
Le posizioni
Le azioni
Le parole
Gli atteggiamenti
Le doti dei Ministranti
Concludendo
Il Dizionario Liturgico
Gli Oggetti Liturgici
Gli Spazi
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Gli abiti liturgici
Incarichi
Turibolo
Candele o Torce
Accolito
Formazione
Messa Feriale
Messa Festiva
Liturgia
La Messa
Anno Liturgico
Avvento
Natale
Quaresima
La Settimana Santa
Triduo Pasquale
Tempo di Pasqua
Tempo Ordinario o tra l’anno
Indicazioni per il Servizio
Esposizione e Benedizione Eucaristica
Rito della Cresima
Matrimonio
Mercoledì delle Ceneri
Domenica delle Palme
Giovedì Santo
Venerdì Santo
Veglia Pasquale
Colori Liturgici
Schede Formative
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La preghiera del Ministrante - S. Antonio di Padova