IL CONCILIO VATICANO II Anche i Ministranti... svolgono un vero ministero liturgico. Essi perciò esercitino il proprio ufficio con quella sincera pietà e con quel buon ordine che conviene ad un così grande ministero e che il popolo di Dio esige giustamente da essi... (Costituzione liturgica, n.29) MINISTRANTI Servizio che è titolo d'onore, professione di fede, atto di amore: "Voi siete strettamente associati al sacrificio eucaristico di cui dovete approfondire il significato teologico e spirituale e rituale; voi siete collaboratori eletti dal sacerdozio ministeriale al quale portate un aiuto preziosissimo; voi svolgete, come ha sottolineato il Concilio Vaticano II, "un vero ministero liturgico" insieme con i lettori, i commentatori e i membri della "Schola Cantorum" (Cost. Sacrosantum Concilium, 29). Vi auguriamo di fare di codesta vostra "specializzazione" il centro propulsore ed orientatore di tutta la vostra vita. Sappiate sempre compiere il vostro ufficio liturgico con rispetto, con ordine, con euritmia, con religiosità profonda, vorremmo dire con stupore e gratitudine ogni volta rinnovati e più grandi, nella convinzione dell'arcana e reale presenza del Signore, davanti al quale state, perché è sopratutto attraverso la liturgia che il Signore è presente nella sua Chiesa a realizzare la grande opera della salvezza, a rendere sempre vivo e contemporaneo il mistero pasquale". (Paolo VI, Allocuzione i giovani ministranti, 1 aprile 1970, Osservatore Romano, 2 aprile 1970). “Voi ministranti siete chiamati in particolare a essere giovani amici di Gesù. Impegnatevi ad approfondire questa amicizia con Lui. Scoprirete di aver trovato in Gesù un vero amico per la vostra vita. Gesù Cristo ha un urgente bisogno di giovani che si mettano a sua disposizione con generosità e senza riserve.” (Giovanni Paolo II, all’incontro Internazionale dei Ministranti, 1 Agosto 2001). Spunti di riflessione: • Il Ministrante è un ragazzo che attraverso il Battesimo è diventato amico e seguace di Gesù (Gv. 15,13-15); • il Ministrate è un ragazzo che vive questa amicizia con Gesù; • il punto culminante di questa amicizia è il servizio della celebrazione della Messa, dove il Ministrante presta servizio svolgendo le sue funzioni; • la Messa non deve essere un atto isolato della giornata ma da questo incontro con l’amico Gesù deve scaturire l’amicizia con i compagni; • l’amicizia con Cristo e quella con i compagni devono essere basate sul dono di se stessi; 2 • il Ministrante deve ascoltare Gesù che ancora oggi gli parla; infatti nel giorno del Signore (la Domenica) i fedeli si riuniscono in assemblea per ascoltare la parola di Dio (Sacrosantum Concilium n.106); • Dio si rivela ad ogni Ministrante attraverso la Parola; sta a lui prestare ascolto pieno, aperto, recettivo e disponibile ad essa per lasciarsi condurre dove Gesù vuole (Lc. 1,26-38). 3 Martire del III secolo Il nome del Martire non era Tarcisio, ma Tarsicio, che vuol dire «di Tarso», cioè della città della Cilicia, nella quale era nato l'Apostolo San Paolo. Di San Tarcisio parla una sola fonte autorevole: il Papa Damaso, il poeta delle Catacombe, vissuto nella seconda metà del IV secolo. Dopo averlo paragonato a Santo Stefano Protomartire, lapidato dagli Ebrei di Gerusalemme, come San Tarcisio fu lapidato dai pagani di Roma, l'iscrizione del Papa Damaso dice: «Tarcisio portava i misteri di Cristo, quando una mano criminale tentò di profanarli. Egli preferì lasciarsi massacrare, piuttosto che consegnare ai cani arrabbiati il corpo del Signore ». Nella breve iscrizione c'è dunque quanto basta per giustificare la gloria e la singolarità di questo Martire, eroicamente fedele al suo dovere, che era quello di impedire ai «cani arrabbiati» di profanare quei misteri nei quali egli credeva, con certa fede, la presenza del corpo e del sangue del Signore. Mancano però, nell'iscrizione, quei suggestivi particolari sul conto del Martire che furono aggiunti dopo, anzi molto dopo, perché la devozione di questo Santo presenta un'altra singolarità: quella di essere rifiorita a distanza di secoli, dopo un lungo periodo di dimenticanza attraverso i secoli del Medioevo. E rifiorì, precisamente, con il risveglio del culto dei Sacramenti, cioè all'alba dei tempi moderni. In un'epoca ancora più vicina, nuova popolarità si è aggiunta alla figura di San Tarcisio grazie ad un uomo di lettere, oltre che di Chiesa, e cioè il Cardinale 4 Wiseman, autore di Fabiola, il fortunatissimo romanzo sulla «Chiesa delle Catacombe», in cui Tarcisio appare come un fanciullo forte e consapevole. Ma della giovanissima età del martire non si fa cenno, come abbiamo visto, nell'iscrizione di Papa Damaso, unico documento antico di quel martirio. Probabilmente Tarcisio, come Stefano, era un diacono della Chiesa di Roma. Tra i compiti dei diaconi c'era infatti anche quello di distribuire ai fedeli l'Eucarestia, consacrata dai sacerdoti. C'è un altro particolare suggestivo che appare nelle moderne rievocazioni di San Tarcisio e del suo martirio: quello dell'Ostia rimasta impressa sulla carne del giovane Martire come un sigillo di fedeltà e di purezza. E infatti, il Martirologio Romano, compilato più di mille anni dopo, precisa che sul cadavere del Santo Martire «non fu ritrovato niente del Sacramento, né in mano né tra le vesti». Per spiegare tale prodigiosa sparizione la fantasia devota immaginò che la particola consacrata, strenuamente difesa dal Martire, fosse diventata carne della sua carne, formando così, con lui, un'unica ostia immacolata. 5 Preghiere del ministrante SALMO 100 Fate festa al Signore, uomini della terra, servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con cuore allegro. Riconoscete che il Signore è Dio: egli ci ha fatti e noi siamo suoi, siamo il suo popolo, il gregge che egli guida con amore. Entra nella sua casa cantando inni di gratitudine e canti di lode e di benedizione. Il Signore infatti è buono: il suo amore per noi e senza fine, la sua fedeltà ad ogni uomo è senza limiti. SIGNORE GESU’ L’amore che vogliamo a Te Non sia fatto di belle parole Ma di fatti concreti, di scelte coraggiose vissute giorno per giorno in attenzione ai tuoi esempi. Rendici ragazzi generosi che sanno donarsi con gioia. Rendici ragazzi semplici e poveri che sanno di aver bisogno degli altri. Rendici ragazzi aperti che sanno ascoltare gli altri e capire le loro esigenze. Donaci la capacità di non rifiutare mai il servizio che ci viene richiesto. Donaci la gioia di vedere contenti quelli che ci stanno vicino. Donaci un cuore grande come il tuo che sa dimenticare le offese ricevute. Aiutaci a vivere 6 Come Tu ci hai insegnato. Amen. (da MAZZUCELLI-SPADOTTO – Non vi chiamo più servi ma amici) SIGNORE, NOSTRO DIO Signore, nostro Dio Tu ci hai creati per farci vivere con te, nel tuo amore senza fine. Noi ti lodiamo e ti ringraziamo perché ci hai chiamati anche ad essere ministranti, così possiamo conoscerti, amarti e servirti come nostro Padre. Tu ci hai donato il tuo Figliolo Gesù, che è morto e risorto, e continua a offrirsi per tutti nella santa Messa. Noi siamo lieti di stare accanto al sacerdote, che rende presente il sacrificio della Pasqua. Signore Gesù, che sei venuto per servire Non per essere servito, noi uniamo il nostro servizio alla tua opera di salvezza, perché il mondo passi dalla morte alla vita. Spirito Santo, noi ti invochiamo: riempi i nostri cuori del tuo amore perché possiamo essere degni collaboratori del sacerdote, al servizio di Dio e della comunità cristiana. Donaci una pietà sincera, l’ordine, la puntualità e tanto spirito di servizio. Se poi vorrai chiamare qualcuno di noi ad essere sacerdote come Gesù, col tuo aiuto, noi diremo di dì. Amene. (Da Ed. Vocazioniste, Napoli) 7 PREGHIERA DEL CHIERICHETTO Dio Padre, nel tuo grande amore ci hai amato per primo, quando ancora non eravamo nati. Hai posato il tuo sguardo su ciascuno di noi e ci hai chiamati al tuo servizio nell’essere segno del tuo amore per gli altri. Donaci la capacità di esserlo veramente! Cristo Signore, che sei per ogni uomo l’Amore incarnato del Padre e tutta la tua vita è stata un dono per noi, fa’ che la nostra stessa vita sia un dono per il mondo, nella realtà concreta in cui siamo inseriti: famiglia, scuola, parrocchia…. Spirito d’amore, che susciti vocazione nella tua Chiesa, fa risuonare la tua voce nel tuo cuore e fammi capire il posto che devo occupare in essa. Già da adesso voglio impegnarmi nel mio piccolo a vivere la tua amicizia e così essere tuo testimone. O Maria, che hai fatto della tua vita un Magnificat al tuo Signore, sii sempre vicina nel mio cammino secondo il progetto di Dio. PREGHIERA DEL MINISTRANTE O Gesù, io ti adoro e ti ringrazio dell’onore e della gioia che mi dai di poterti servire all’altare. Concedimi il dono della pietà, la virtù della purezza e la scienza della dottrina cristiana. Accresci la mia fede nella tua divina presenza sui nostri altari. Fa che io diventi più buono e sia di esempio agli altri. E infine, o Gesù, benedici il nostro Gruppo Ministranti perché contribuisca al decoro delle sacre funzioni e perché in mezzo a noi 8 fiorisca qualche vocazione al Sacerdozio. Amen. VORREI Vorrei sempre fare il bene, ma spesso mi trovo a fare il male. Signore guida i miei passi, Tu che sei la difesa Della mia vita. Con te non tempo il male: sei la mia luce. Insegnaci, o Signore, a servirci delle mani, della mente e delle cose non per noi soli ma per te e per gli altri; anche per chi non ha le mani, non ha la forza, non ha nulla. Preghiera del Gruppo Ministranti S ignore, rendici capaci di servire con gioia e competenza al tuo altare. rendici ragazzi semplici e poveri che sanno aver bisogno degli altri. Rendici ragazzi aperti che vogliono più comprendere che essere compresi. Signore, donaci la gioia di vedere contenti quelli che ci stanno vicini. Donaci un cuore grande che sa dimenticare le offese. Aiutaci a vivere come Tu ci hai insegnato. Amen 9 La preghiera del Ministrante Ti ringrazio Signore di avermi chiamato a far parte del gruppo dei ministranti. Ti prometto di essere pronto e generoso a servire con gioia nelle celebrazioni liturgiche. Prometto anche che la mia condotta in chiesa, in casa, a scuola e in ogni luogo sia conforme ai tuoi esempi. PREGHIERA DEL MINISTRANTE Signore Gesù, grazie perché siamo ministranti. Il nostro servizio ci regala la possibilità di starti accanto ogni volta che sull’altare offri al mondo intero la Tua presenza e il Tuo amore infinito. Conservaci tuoi amici speciali; fa’ che nella nostra vita sia sempre grande il desiderio di “vederTi da vicino” e di saziarci della Tua Parola e del Tuo Pane di vita. Proteggi il nostro gruppo, insegnaci a costruire un’amicizia profonda, ad essere capaci di accoglierci e di stare insieme. Rendici ragazzi generosi, che non si tirano mai indietro nell’andare incontro agli altri, ma che sanno donarsi con gioia e con abbondanza. Donaci di non rifiutare mai il servizio che ci viene richiesto. Fa’ che molti, guardando la nostra presenza sull’altare, possano sentire più forte il desiderio di parlarTi e di entrare in sintonia con Te. Donaci un cuore grande come il Tuo, fa’ che sappiamo dirTi sempre il nostro sì come Maria, perché la nostra fedeltà e il nostro impegno aumentino la gioia dei nostri cuori. Amen. 10 LA PREGHIERA DEL MINISTRANTE Signore Gesù, che ci chiami a essere ministranti nel servizio liturgico della nostra parrocchia, fa che il tuo Spirito illumini il nostro cammino in questo anno. Donaci il tuo perdono, la tua pace e la tua gioia, fa che ascoltiamo la Tua Parola con docilità e disponibilità, come Maria, madre della Chiesa e di tutti noi ministranti. Rendici capaci di testimoniarti nella fede, nella speranza e nell'amore dovunque tu vorrai. Sostienici con il Tuo Spirito perché possiamo crescere nella nostra vocazione con entusiasmo, vincendo ogni pigrizia, noia e tristezza. Ti chiediamo di benedire tutti i ministranti della Chiesa protagonisti del terzo millennio, lo chiediamo a Te, che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen! 11 Il responsabile Formazione Professionale 2 * Chiamare 3 * Formare 4 * Gestire ed Organizzare 1* Questa breve sezione è destinata a tutti gli animatori e responsabili laici dei gruppi di ministranti, è un primo insegnamento che deve avere un ragazzo quando diventa il responsabile, questo manuale, da solo, non basta; la persona o il ragazzo, soprattutto se giovane e inesperto, che si trova a compiere questo servizio, deve avere un continuo dialogo con un sacerdote o con uno più esperto, essere il responsabile di un gruppo di ministranti non è come montare una macchinetta: non basta leggere le istruzioni. 12 Formazione personale Innanzitutto, per essere un buon responsabile, devi conoscere bene il vangelo, il vangelo è infatti l'unica guida valida per compiere tutto ciò che si fa per il Signore; solo grazie alla lettura del vangelo si può comprendere il significato di quello che si fa durante la messa e capire il modo in cui ci si deve comportare, infatti non devi fare nulla di eccezionale nella vita: l'unica cosa che devi fare è seguire l'esempio del vangelo. Ovviamente ogni buon cristiano deve conoscere bene il vangelo ma tu, che sei stato chiamato per insegnarlo agli altri, devi conoscerlo ancora meglio. Naturalmente è bene che tu conosca tutti i passaggi della messa e ne conosca anche il significato, in questo modo dimostrerai agli altri chierichetti, che sei preparato e, se ti faranno qualche domanda, saprai rispondergli. È importante anche che tu conosca anche le messe "particolari"(Giovedì santo, Domenica delle Palme, Veglia Pasquale ecc.) e poiché sono molte e sempre diverse, ti consiglio di tenere sempre a portata di mano un piccolo manuale cosicché, se ti dimenticherai qualcosa, farai presto a trovarlo. Oltre ai passaggi della messa impara anche i nomi di ogni cosa che si trova sull'altare, (Es.: gli oggetti liturgici, i libri sacri, i luoghi della chiesa, gli abiti sacri) impara a spiegare a cosa servono e cosa simboleggiano. Chiamare Un compito molto importante che devi compiere con diligenza è quello di chiamare sempre nuovi bambini per dare la possibilità a tutti di partecipare al servizio liturgico; per trovare nuovi bambini puoi accordarti con la catechista per partecipare alle lezioni di catechismo dei bambini più piccoli e spiegare cos'è e cosa si fa nel gruppo dei ministranti. Un modo molto valido è anche chiamare direttamente un bambino: fatti dire il nome dal sacerdote o dal catechista, e, come se lo conosci già da tempo, vai da lui, invitalo e chiamalo per nome; (come fece Gesù con i discepoli) spesso è un metodo molto buono che colpisce molto il bambino. Per fare ciò devi conoscere bene i bambini, devi sapere usare un linguaggio amichevole, instaurare un rapporto di amicizia con loro. Formare Il Tuo compito principale è quello di educare; educare significa "far crescere", a te spetta il difficile compito di far crescere, sviluppare, tirar fuori le doti e le belle qualità dei ragazzi che incontri. Se vorrai avere dei buoni risultati dovrai essere paziente e costante. 13 Educare significa anche guidare: per questo non ti devi limitare a insegnargli le tecniche del servizio, ma prima di tutto devi insegnargli l'importanza umana e spirituale del servizio, ciò che fa il ministrante non è solo un aiuto logistico al sacerdote ma un'azione importante per il signore, per questo devi spiegargli bene il significato di quello che fanno, devi insegnargli a pregare, spiegargli il vangelo e devi convincerli ad impegnarsi seriamente nel loro servizio. Un'altra cosa importantissima(come già detto) è insegnargli a seguire l'esempio del vangelo nella vita quotidiana, spiegagli come ci si deve comportare a casa, a scuola, in famiglia e in ogni altro luogo, insegnagli infatti che un ministrante, si deve comportare bene in ogni luogo non solo in chiesa, spesso questo e una cosa molto difficile per questo consigliagli di non scoraggiarsi subito; un modo per insegnargli questo è informarsi con gli insegnanti dove possibile o con i genitori sul loro comportamento e spiegargli quando sbagliano e cosa sbagliano, non limitarsi a sgridarli; tu per loro non devi essere un professore (ne hanno già abbastanza) ma un amico; pertanto quello che gli dici di fare non devi imporglielo ma spiegarglielo, loro devono essere contenti di fare i ministranti, non costretti; per questo, se vedi che qualche bambino si sente costretto a fare il ministrante dai genitori o da chiunque altro, chiarisciti con lui. Attenzione però, spesso i bambini fanno le cose un po' svogliati, questo non significa che sono costretti e quindi non vogliono farlo, spesso è un aspetto del loro carattere. Inoltre, le prime volte devono essere un po' spinti perché i bambini hanno paura dei cambiamenti, finché non provano almeno una volta non possono sapere se gli piacerà o no, per questo, anche se non vogliono provare, vanno spinti un po' a farlo. Gestire ed organizzare Dopo che il gruppo è formato va anche gestito, per questo tu hai il compito di gestire e di organizzare, ogni gruppo ha bisogno di qualcuno che lo organizza e che lo gestisce per funzionare bene. Innanzi tutto bisogna che dai una identità al gruppo: ci deve essere un giorno fisso in cui il gruppo si riunisce, organizza gite, feste, incontri e ritiri. Dai ai più giovani un senso di responsabilità: è importante dare dei ruoli di responsabile ai ragazzi soprattutto dopo i 13/14 anni per farli sentire importanti, altrimenti c'è il rischio che questi si sentano troppo grandi e si stufino di fare il ministrante allora si può dare a rotazione un compito di responsabilità minore a questi. Inoltre, impareranno così a diventare loro, un giorno, dei responsabili. Un'altra cosa molto importante è il rapporto che devi avere con il ragazzo e con la famiglia per questo devi conoscere personalmente ogni chierichetto e la sua famiglia, devi parlarci individualmente, fargli domande, comprendere i suoi bisogni e aiutarlo anche al di fuori della chiesa; per esempio organizza 14 dei giochi insieme a loro dopo l'incontro o dopo la messa, organizza partite di pallone, cacce al tesoro e cosi via. Così da avere un rapporto personale con ciascuno che non si limiti al fare il ministrante. 15 Alla fine della liturgia della Parola nella S. Messa, i giovani che devono essere ammessi al servizio liturgico vengono chiamati ad uno ad uno dal catechista o dal sacerdote che ne ha curato la preparazione. I ragazzi escono dall’assemblea dei fedeli, vanno all’altare e si dispongono in piedi davanti al sacerdote, il quale si rivolge ai chiamati con queste o simili parole: “Figli carissimi, il signore vi chiama al suo servizio e ben volentieri noi vi accogliamo responsabili del servizio liturgico. Vi invito a riflettere bene e a rendervi consapevoli dell'impegno che vi assumete: voi diventate servitori dell’altare e collaboratori del sacerdote nello svolgimento delle azioni liturgiche che Cristo ci ha lasciato per la salvezza degli uomini. Voi aiuterete il sacerdote e gli altri ministri nel modo più degno possibile, così che ogni celebrazione, anche per merito vostro, risulti decorosa e ordinata. In questi compiti comportatevi come veri discepoli di Gesù. Da voi ci si attende che, sull’esempio dei discepoli del Signore, siate pieni di carità, generosi e disponibili sempre, gioiosi e limpidi, all’altare come nella vita. Ma prima di iniziare il servizio liturgico, esprimete pubblicamente la vostra volontà di assumere questo impegno. «Volete davvero impegnarvi in questo servizio al Signore e alla vostra comunità parrocchiale?» I ragazzi rispondono tutti insieme: «Si, lo voglio!» Sacerdote: «Ora fate la vostra promessa al Signore!» Tutti i ministranti rimanendo in piedi dicono a voce alta: «Ti ringrazio Signore di avermi chiamato tra i ministri del l’altare. Ti prometto di essere pronto e generoso a servirti con gioia nelle celebrazioni liturgiche. Prometto anche che la mia condotta in chiesa, a casa, a scuola e in ogni luogo, sarà conforme ai tuoi esempi». II sacerdote continua: «II Signore vi aiuti con la sua benedizione e la collaborazione dei vostri genitori vi sia di sostegno per un servizio fedele e generoso». Mentre viene intonato un canto che esprime gioia, impegno, generosità, il Sacerdote consegna ad ogni ragazzo l'abito liturgico. I genitori presenti aiutano i nuovi chierichetti a indossare la veste. Terminata la vestizione, tutti si alzano. 16 II sacerdote si volge all'assemblea e dice: «Fratelli carissimi, supplichiamo Dio nostro Padre per le necessità di tutti gli uomini e per questi nostri fratelli che oggi abbiamo accolto nel gruppo dei ministranti». Vengono lette le intenzioni della preghiera dei fedeli. Ad esse se ne aggiunge una particolare per i nuovi ammessi: «Perché il Signore accolga le intenzioni di questi suoi figli che oggi iniziano il servizio liturgico e sia loro di aiuto per un servizio fedele e generoso, preghiamo…». II sacerdote continua: «Dio buono e grande nell’amore, fa scendere su questi tuoi figli la tua benedizione. Possano compiere fedelmente il loro dovere ed essere di esempio ai fratelli, a gloria del tuo nome. Per Cristo nostro Signore». Mentre si intona il canto di offerta, i nuovi chierichetti iniziano il loro servizio. 17 AMMISSIONE AL GRUPPO MINISTRANTI Rito della Vestizione I ragazzi che, dopo un periodo di preparazione, ne siano risultati idonei, saranno ammessi a far parte del «Gruppo Ministranti» della Parrocchia, mediante la vestizione solenne che si terrà, possibilmente, in giorno festivo, nella Messa dei ragazzi. I nuovi ministrante; preceduti dagli anziani che svolgeranno il servizio, usciranno processionalmente dalla sacrestia, con l’abito liturgico sulle braccia, percorrendo la guida centrale dal fondo. Il celebrante alla sede, darà una breve spiegazione ai presenti sul significato della cerimonia. Dopo l’omelia, ci sarà la domanda di ammissione da parte di un ministrante: Min.: Caro Padre, noi, ragazzi di questa comunità, domandiamo di essere ammessi a far parte del Gruppo Ministranti, che ha l’alto onore di servire all’altare di Dio. Cel.: Cari ragazzi, la nostra comunità parrocchiale per un degno svolgimento della liturgia ha bisogno dei ministranti; per questo ha guardato a voi. Volete servire con gioia l’assemblea del popolo di Dio, prestando nelle celebrazioni i servizi a voi assegnati, vicino all’altare? Min.: Si; lo vogliamo! Cel.: Sarete voi capaci di compiere esattamente e con diligente decoro il vostro servizio liturgico? Min.: Con l’aiuto di Dio noi speriamo e promettiamo di compiere meglio che potremo ogni nostro dovere. Cel.: Ne sia ringraziato il Signore! Vista la vostra buona volontà, vi ammetto fra i ministranti di questa comunità. Per intercessione della Vergine Maria, il Signore vi conservi saldi nei vostri buoni propositi e fedeli nel suo santo servizio. AMEN! Tutti: Rendiamo grazie a Dio! Cel.: Ora fate la vostra promessa al Signore. Min.:(Tutti i ministranti si mettono in ginocchio e con voce chiara dicono insieme): Eccomi, Signore, dinanzi a Te, alla presenza di Maria Santissima, tua Vergini Madre. Ti ringrazio di avermi chiamato tra i ministranti dell’altare. Ti prometto di essere pronto e generoso a servirti con gioia nelle celebrazioni liturgiche. Io… (ogni ministrante dice il suo nome da destra a sinistra, poi insieme continuano) …prometto inoltre che la mia condotta in chiesa, in casa nella scuola e ovunque sarà sempre degna di questo mio servizio. 18 Cel.: Ed ora benedico le vostre vesti liturgiche che indosserete nel nome del Signore. Cel.: Signore, ascolta la mia preghiera Tutti: E il mio grido giunga a Te Cel.: Il Signore sia con voi. Tutti: E con il tuo spirito. Preghiamo (stende le braccia): Signore Gesù Cristo che ti sci degnato di rivestirti della nostra umanità, noi ti supplichiamo perché Tu voglia benedire questi nuovi abiti, affinché coloro che li indosseranno meritino di essere rivestiti di Te, e possano essere riconosciuti fedeli al servizio del tuo altare. Per Cristo nostro Signore. Tutti: Amen! (Il Sacerdote asperge le vesti con l'acqua benedetta) Cel.: (rivolto ai nuovi ministranti mostrando l’abito): Ricevete questa veste sacra, simbolo di purezza e segno del vostro ministero attorno all'altare; essa deve inoltre contribuire al decoro dell'azione sacra, portatela sempre con tutto il rispetto e l'amore. Min.: Amen. (Ora il sacerdote, i catechisti e i genitori aiutano i ministranti a indossare la propria veste). Infine, mentre si canta, il sacerdote consegna a ciascun ministrante la tessera del gruppo. 19 Celebrazione del mandato dei Ministranti Alla fine della liturgia della Parola nella S. Messa, i ragazzi che devono essere ammessi al servizio liturgico si dispongono in piedi di fronte al celebrante. C. Cosa domandate al Signore? Ragazzi: Che ci permetta di servirlo con tutte le nostre capacità e con l’entusiasmo di cui siamo capaci! C. Cari ragazzi, il Signore vi chiama al suo servizio e ben volentieri noi vi accogliamo tra i responsabili del servizio liturgico. Vi invito a riflettere bene e a rendervi consapevoli dell’impegno che vi assumete. Voi diventate collaboratori del sacerdote nello svolgimento delle azioni liturgiche che Cristo ci ha lasciato per la salvezza degli uomini. Voi aiuterete il sacerdote e gli altri ministri nel modo più degno possibile, così che ogni celebrazione, anche per merito vostro, risulti decorosa e ordinata. In questi compiti comportatevi come veri discepoli di Gesù. Da voi ci si attende che sull’esempio dei discepoli del Signore, siate modelli per tutti i vostri coetanei, generosi e disponibili, gioiosi e limpidi, all’altare come nella vita. Volete davvero impegnarvi pubblicamente in questo servizio al Signore e alla vostra comunità parrocchiale?" Ragazzi: Sì, lo vogliamo! C. Se questo è il vostro desiderio, Dio benedica il vostro impegno, vi aiuti a conoscerlo meglio e a servirlo con cuore sincero Ragazzi: Amen! Mentre si esegue un canto (magari l’inno del ministrante) i ministranti firmano su un foglio su cui è scritta o la preghiera del ministrante, o il regolamento del gruppo (se c’è), o un brano del Vangelo o della Bibbia (come la chiamata di Samuele o la lavanda dei piedi); poi controfirmato dal sacerdote. I ministranti salgono sul presbiterio. Preghiera dei fedeli C. Fratelli carissimi, supplichiamo Dio nostro Padre per le necessità di tutti gli uomini e per questi ragazzi che oggi hanno assunto un importante impegno. 20 L. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci o Signore · Intenzioni specifiche della comunità parrocchiale · Perché il Signore accolga le intenzioni di questi suoi figli che oggi iniziano il servizio liturgico e sia loro di aiuto perché siano sempre fedeli e generosi. Preghiamo. C. Dio buono e grande nell’amore, fa scendere sul popolo di Dio e su questi tuoi figli la tua benedizione. Possano compiere fedelmente il loro dovere ed essere di esempio ai fratelli, a gloria del tuo nome. Per Cristo nostro Signore. Amen. Dopo la comunione consegna delle tessere. 21 Celebrazione del mandato dei Ministranti Alla fine della liturgia della Parola nella S. Messa, i ragazzi che devono essere ammessi al servizio liturgico si dispongono in piedi di fronte al celebrante. Il responsabile legge: "Ora, il sacerdote celebrerà il rito per accettare i nuovi ragazzi a diventare i servi del Signore". Celebrante: Cosa domandate al Signore? Ragazzi: Che ci permetta di servirlo con tutte le nostre capacità e con l’entusiasmo di cui siamo capaci! C.: Cari ragazzi, il Signore vi chiama al suo servizio. Voi diventate collaboratori del sacerdote nello svolgimento delle azioni liturgiche che Cristo ci ha lasciato per la salvezza degli uomini. In questi compiti comportatevi come veri discepoli di Gesù. Da voi ci si attende che sull’esempio dei discepoli del Signore, siate modelli per tutti i vostri coetanei, generosi e disponibili, all’altare come nella vita. Volete davvero impegnarvi pubblicamente in questo servizio al Signore e alla vostra comunità parrocchiale?" Ragazzi: Sì, lo vogliamo! C: Vi impegnate attraverso il vostro servizio liturgico a diventare veri testimoni di Gesù davanti ai vostri amici e alla gente che incontrate? Ragazzi: Sì, lo vogliamo! C.: Se questo è il vostro desiderio che Dio benedica voi, e la vostra nuova veste da ministrante, nel nome del padre, del figlio e dello spirito santo! Ragazzi: Amen! (il sacerdote invita la comunità parrocchiale ad applaudire i NUOVI MINISTRANTI) (I ministranti salgono al loro posto, sui banconi o sulle sedie) (il sacerdote torna alla sede) Preghiera dei fedeli: C.: Fratelli carissimi, supplichiamo Dio nostro Padre per le necessità di tutti gli uomini e per questi ragazzi che oggi hanno assunto un importante impegno. L.: Preghiamo insieme e diciamo: "ASCOLTACI O SIGNORE" • Intenzioni specifiche lette dai CHIERICHETTI • Perché il Signore accolga le intenzioni di questi suoi figli che oggi iniziano il servizio liturgico e sia loro di aiuto perché siano sempre fedeli e generosi. Preghiamo. C.: Dio buono e grande nell’amore, fa scendere sul popolo di Dio e su questi tuoi figli la tua benedizione. Possano compiere fedelmente il loro dovere ed essere di esempio ai fratelli, a gloria del tuo nome. Per Cristo nostro Signore. Amen. 22 Come servire la messa Il servizio non accompagnato da una adeguata preparazione non è un servizio decoroso. Per questo importante conoscere l'ABC del ministrante. La chiesa è la casa di Dio quindi entrando in chiesa è buona abitudine salutarLo con un segno della croce fatto bene o un inchino. Non si può entrare in chiesa correndo, urlando, chiacchierando o scherzando. Inoltre l'abbigliamento deve essere in ordine, le scarpe pulite e ci si deve togliere il cappello. È importante che le mani siano pulite perché tutti i paramenti che si usano in chiesa sono sacri. 1. Durante la piccola processione iniziale si cammina lentamente, le mani devono essere giunte e la fila deve essere ordinata: ognuno deve stare dietro al compagno e non deve essere distratto; non si saluta, non si ride e non si parla. 2. Quando si arriva sotto l'altare si fa un leggero inchino con la testa, questo si fa contemporaneamente al proprio compagno di fila, arrivati al proprio posto si rimane in piedi, durante il tragitto che va dal inchino al posto si deve rimanere in ordine. 3. Si segue l'inizio della messa in silenzio, si deve però rispondere alle invocazioni in modo da partecipare attivamente alla celebrazione. Se manca il lettore un ministrante lo sostituirà. 4. Al vangelo i ministranti si alzano, il turiferario, dopo aver fatto mettere l'incenso dal celebrante, si posiziona dietro a l'ambone, gli accoliti e le candele, dopo aver fatto un inchino a l'altare si mettono ai lati. 5. Dopo la preghiera dei fedeli si apparecchia l'altare, questo va fatto in ordine e in silenzio, mentre il sacerdote va a prendere le offerte con gli accoliti. 6. Arrivati all'altare i due accoliti porgono l'acqua e il vino al sacerdote e, dopo l'incensasione delle offerte lo aiutano nel lavabo 7. Durante l'inizio della preghiera eucaristica sei torcieri si posizionano ai piedi dell'altare e vi restano per tutta questa. Intanto il turiferario si inginocchia davanti all'altare e, durante l'elevazione, incensa. Durante la consacrazione tutti i ministranti si inginocchiano e rispettano il più assoluto silenzio. 8. Finita la consacrazione tutti si alzano in piedi, il turiferario va via e le torce aspettano la fine della preghiera eucaristica per uscire. 9. Durante il segno della pace un ministrante riceve la pace dal sacerdote e la passa al suo vicino che a sua volta la passa a l'altro vicino creando una catena, appena si arriva alla fine si crea una fila per ricevere la comunione in silenzio. 23 10.Dopo la comunione l'accolito porta l'ampollina con l'acqua al sacerdote per la purificazione del calice. 11.Dopo di questo si sparecchia l'altare e ci si prepara all'uscita. La processione di uscita va fatta allo stesso modo di quella di entrata cioè in ordine e silenzio. 12.Quando si arriva in sacrestia si aspetta il saluto alla croce prima di scomporsi o di parlare. 24 • • • • • Le Posizioni Le Azioni Le Parole Gli Atteggiamenti Le Doti Le posizioni Le posizioni del corpo hanno una grande importanza: sono dei messaggi. Vediamo ora quali significati esse hanno quando siamo in Chiesa. In piedi: è la posizione di chi è pronto a partire, di chi ha disponibilità e attenzione. Nella Messa, per esempio, stiamo in piedi durante la lettura del Vangelo sia per mostrare un'attenzione maggiore, sia per essere pronti a partire in modo da compiere ciò che il Signore ci suggerisce. Seduti: è la posizione di chi si mette in ascolto, in attesa di un messaggio importante. Nella Messa ci sediamo durante le letture, durante la presentazione delle offerte e dopo la comunione. Inginocchiati: questa posizione indica adorazione, esprime cioè la gloria, la potenza che noi riconosciamo a chi ci sta davanti. Con questo gesto diciamo che siamo alla presenza di Qualcuno che è superiore a noi e che, quindi, merita tutto il nostro rispetto. Prostrati: ci si stende completamente a terra con il viso rivolto verso il basso. t raro che oggi vediamo qualcuno in questa posizione; generalmente la incontriamo durante l'ordinazione di nuovi diaconi e sacerdoti. La prostrazione sottolinea la pochezza, la piccolezza, la debolezza dell'uomo davanti alla gloria di Dio; dice che l'uomo è un nulla, se paragonato al suo Signore: è come un granello di sabbia che si perde per terra. Ma, nonostante la sua piccolezza, l'uomo è al centro delle cure di Dio... Le azioni Come le posizioni, anche le azioni hanno una grande importanza e sono un messaggio che noi dobbiamo imparare a leggere. Quando compiamo delle 25 azioni sull'altare, teniamo presente sempre che non stiamo facendo semplicemente delle cose, ma stiamo servendo il nostro Re e siamo alla sua presenza. Abbracciare: questo segno indica lo stile da fratelli che dovrebbe essere presente fra tutti i cristiani; incontriamo questo gesto in occasione dello scambio della pace nella Messa. Alzare le braccia: le braccia e i palmi delle mani sono rivolti, quasi tesi, verso l'alto: è sempre l'azione di chi prega, ma con questo gesto viene sottolineata l'invocazione verso il cielo, «casa» di Dio, e il desiderio di elevarsi, quasi di congiungersi con Lui; inoltre le braccia e i palmi delle mani rivolti verso l'alto esprimono il bisogno di ricevere l'aiuto da chi è più grande e potente di noi. Baciare: nella liturgia il bacio esprime venerazione, stima e affetto. Vediamo questo gesto all'inizio e alla fine della Messa, quando il celebrante bacia l'altare, simbolo di Cristo, o quando i fedeli baciano una reliquia o un crocifisso. Battersi il petto: la mano destra percuote decisamente, ma delicatamente il petto all'altezza del cuore per riconoscere gli sbagli, ed esprimere il pentimento per averli compiuti. Genuflettere: si piegano entrambe le ginocchia fino a toccare il pavimento. Può essere fatta anche con un solo ginocchio: in questo caso si piega il ginocchio destro fino a portarlo vicino al tallone sinistro. Il gesto di inginocchiarsi esprime la nostra adorazione nei confronti del Signore: riconosciamo che Lui è Dio, è più grande di noi e che è davvero presente con tutta la sua persona. Ci inginocchiamo, infatti, davanti all'Eucaristia riposta nel tabernacolo o al pane e al vino appena consacrati sulla mensa. Giungere le mani: si congiungono i palmi e le dita della mano all'altezza del cuore. Questa azione sta ad indicare che ci stiamo mettendo in preghiera. t un gesto che significa supplica, domanda, richiesta fatta a chi è più grande di noi. E poi, tenere le mani giunte, evita di averle penzoloni o che si infilino nel naso o che facciano movimenti maldestri che distrarrebbero quanti, tra i fedeli, ci stanno vedendo. Imporre le mani: le braccia sono tese in avanti e i palmi delle mani sono rivolti verso il basso. Si tratta di un gesto «altissimo» perché non è una posizione che indica preghiera e basta, ma esprime l'effusione, la trasmissione, il dono dello Spirito Santo. Vediamo questo gesto durante la consacrazione del pane e del vino sull'altare, durante la Cresima, l'ordinazione e la remissione dei peccati nella confessione. 26 Inchinarsi: si piega, dolcemente e con calma, il capo in avanti ed è un segno di riverenza, di rispetto che si fa verso qualcuno per riconoscere la sua dignità: l'inchino lo si fa al Crocifisso, all'Altare, al Libro dei Vangeli, al Sacerdote e anche all'Assemblea radunata in Chiesa perché sono il segno della presenza di Dio. Processione: più persone camminano, procedono in fila ordinata, verso una meta ben precisa. Questo gesto esprime visivamente il cammino verso Dio da parte dell'intera Grande Famiglia che è la Chiesa; dice anche che tutti i credenti sono un solo grande popolo, il popolo di Dio in cammino verso il Regno dei cieli. Incontriamo il gesto della processione: all'inizio e alla fine della Messa, quando il Sacerdote entra od esce dalla chiesa preceduto dal corteo dei ministranti; durante la comunione nella Messa dove i fedeli si dispongono in fila per andare a ricevere il Corpo del Signore; durante le processioni popolari, dove si portano delle statue di santi o della Madonna. Segno della croce: questo segno indica che tutto quello che stiamo per fare lo compiamo in nome di Dio, lo facciamo per Lui, davanti a Lui e in sieme a Lui. Le parole Abbiamo visto che sia le posizioni come le azioni, nella liturgia, esprimono sempre un messaggio; accanto a queste troviamo anche delle preghiere, delle risposte che dobbiamo recitare, anzi pregare, per essere autentici protagonisti, e non semplici spettatori della celebrazione. Cerchiamo però di scoprire il significato delle parole che pronunciamo per evitare che la liturgia si riduca ad una vuota replica di frasi e divenga invece un momento di vero incontro con il Signore. Acclamazioni: sono delle preghiere, generalmente brevi, pronunciate o cantate da tutti i fedeli, a voce alta, che lodano, glorificano, esaltano la grandezza e la bontà di Dio. Ecco qualche esempio di acclamazione: l'Alleluia (che vuol dire «Lodate Dio»); le risposte dopo le letture e il Vangelo: «Gloria a te o Signore», «Lode a te o Cristo»; prima della comunione: « Tuo il Regno, tua la potenza e la gloria nei secoli». Canti: i canti sono delle preghiere messe in musica da alcuni musicisti e fanno parte della celebrazione a tutti gli effetti. Chi evita di cantare, dunque, taglia delle parti alla sua preghiera e la rende monca, poco gioiosa. Quella cantata è una delle più alte forme di preghiera perché coinvolge contemporaneamente la voce, il pensiero e i sentimenti che solo la musica sa 27 suscitare. Se vuoi essere un bravo ministrante, devi allenarti a tirare fuori la voce anche durante il canto, sostenendo l'assemblea e, soprattutto, pregando il tuo Signore attraverso la musica. Dialoghi: nella liturgia troviamo delle parti recitate solamente dal Sacerdote e delle parti che sono proprie dell'assemblea; altre ancora, invece, formano un dialogo fra Sacerdote e la Grande Famiglia che è la Chiesa. Questi dialoghi per un verso esprimono il colloquio fra gli uomini e Dio, fatto di inviti e di risposte; per l'altro verso, invece, ci insegnano che dobbiamo esortarci l'un l'altro alla preghiera. Preghiere: sono bellissime formule di ringraziamento, altissime lodi, profonde domande presentate a Dio Padre in nome di Gesù e per suggerimento dello Spirito Santo. Vengono pronunciate dal Sacerdote o da tutta la Grande Famiglia che è la Chiesa. Proclamazioni: sono la lettura lenta ed attenta della Parola di Dio. La Parola, che è il grande consiglio di vita che il Signore ci dà e la descrizione della sua immagine, del suo volto, non va semplicemente letta così come si fa con un libro o un racconto. Va invece proclamata, cioè annunciata, divulgata come un messaggio importante. Il tono di chi legge dovrà dunque essere solenne, perché è Dio che parla attraverso la bocca degli uomini; la lettura del testo sacro sarà lenta e precisa, perché i fedeli non perdano nulla del grande consiglio di vita che Dio ci dà. Gli atteggiamenti Prendiamo ora in esame alcuni atteggiamenti indispensabili per essere dei bravi servi del Signore. Attenzione: Anche tu, nel tuo impegno di ministrante, devi lasciarti coinvolgere da tutto quello che si sta compiendo davanti a te: sei alla presenza del Re e questo Re, Gesù, fa festa insieme a tutti i suoi amici, regalando loro la sua libertà, la sua gioia, la sua salvezza. Quando servi all'altare, allora, cerca di essere sempre attento e di non perdere nessuna occasione per incontrarti con il tuo Signore. Agendo così, aiuterai tutte le persone che ti vedono sull'altare a stare attente e, con il tuo modo di fare, permetterai loro di comprendere che si sta compiendo qualcosa di veramente importante. Pietà: per pietà qui non intendo lo stile compassionevole che assumiamo quando ci troviamo davanti a qualcuno in difficoltà, ma il profondo senso religioso, la percezione di essere alla presenza di Dio, il sentimento di rispetto per il luogo in cui ci troviamo e per la Persona che incontriamo. Per «pietà» si 28 intende anche la preghiera. Se tu vuoi servire il Signore, la prima cosa che devi fare è pregare per non ridurre un'altissima missione ad un garbuglio di cose da fare. Dio desidera che ogni tuo gesto, ogni tua parola, ogni tuo pensiero sia un segno del bene che gli vuoi. Fai crescere la tua vita di preghiera e non arrivare in Chiesa all'ultimo minuto: cerca di venire almeno un quarto d'ora prima della celebrazione per fermarti a parlare con il tuo più grande amico: il Signore. Prontezza: siccome ti immagino sveglio e intelligente, non occorre che spenda troppe parole sulla prontezza. Se sei un ragazzo in gamba, se sei attento durante le celebrazioni, capirai con un semplice colpo d'occhio quello che manca. Cerca dunque di essere sempre attento, preparato, pronto e scattante. Silenzio: quando siamo sull'altare, siamo davanti al Signore. E Dio non è muto, ma vuole entrare in dialogo con ciascuno di noi. Quando entri in Chiesa, nella casa del Signore, impara a fare silenzio: non chiacchierare per non disturbare chi potrebbe pregare, per rispetto a Dio che lì è presente e per metterti in atteggiamento di ascolto fin dall'inizio. Le doti dei ministrante Tu sei uno speciale amico e testimone dei Signore, al quale è affidato un compito non privo di responsabilità, vediamo ora quali devono essere le doti che tu, come potrai, cercherai di vivere. Coraggio: prima di tutto tu sei un testimone del Signore, uno che dice, senza paura, il bene che vuole a Dio e che dichiara la fede che ha in Lui con il suo modo di fare, con l'impegno assunto. Magari qualche tuo amico ti deriderà per il compito che svolgi, oppure dovrai rinunciare a qualche divertimento per metterti a disposizione di Dio e della Grande Famiglia che è la Chiesa. Per fare questo ci vuole indubbiamente coraggio. Ma «il Signore ama chi dona con gioia»... Costanza: Il Signore vuole che tu porti avanti nel tempo l'impegno che ti sei preso senza limitarti a dare una mano solamente quando ne hai voglia. Se sei un ragazzo maturo, comprenderai certamente che la costanza è propria delle persone responsabili che garantiscono, fino infondo, l'adempimento degli impegni presi. Se sarai costante non creerai disagio a nessuno: né alla Grande Famiglia, né al Sacerdote, né al Signore perché dietro di te non lascerai mai un vuoto da riempire. Disponibilità: se sei un ragazzo deciso e maturo, allora sarai certamente disponibile. Alcune volte può capitare che il tuo Sacerdote abbia bisogno di un 29 aiuto speciale; oppure che un tuo amico ministrante, per un impegno o per malattia, non possa svolgere il suo servizio: bene, il Re ti chiede di prendere il suo posto e di non tirarti indietro. Il vero segreto della disponibilità sta in queste due regole: volere davvero bene al Signore; e cercare di diventare sempre più suo amico, sfruttando ogni occasione per stare con Lui. Precisione: questa dote non è affatto banale. Se vuoi aiutare tutti i membri della Grande Famiglia ad incontrarsi con Dio, dovrai svolgere con precisione il tuo compito per non creare confusione e distrazioni inutili. Controlla sempre, prima della Messa, che ogni cosa sia al suo posto; se si tratta di una celebrazione con riti speciali, chiedi informazioni al tuo Sacerdote e preparati prima a casa con questo manuale. Puntualità: le celebrazioni iniziano ad orari ben precisi e la gente si muove da casa per incontrare il Signore all'ora stabilita. Tu devi fare in modo di non arrivare in ritardo, sia per non disturbare la celebrazione, sia per preparare quanto serve alla buona riuscita della liturgia. Essere puntuali significa arrivare sempre almeno dieci (meglio ancora quindici!!!) minuti prima. Concludendo A questo punto abbiamo la carta di identità del ministrante: si tratta di un ragazzo in gamba che ha deciso di stare più vicino al Signore per servirlo e per aiutare la Grande Famiglia che è la Chiesa. Siccome gli è stato affidato un compito importante, il ministrante è una persona attenta, precisa, disponibile, puntuale, coraggiosa che svolge la sua missione con costanza e con il massimo impegno. Si tratta allora di una persona un po' «super». E se non lo sei ancora, fai qualche sforzo! 30 Gli oggetti liturgici Acquasantiera: Un bacinella posta all'ingresso della chiesa contenente acqua benedetta con la quale si fa il segno della croce entrando in chiesa. Ampolline: Sono due piccole anfore di vetro che contengono l'acqua e il vino usati nell'offertorio e, l'acqua, nella purificazione delle mani e del calice. Aspersorio: È un tubicino di ferro con una spugnetta alla fine per aspergere i fedeli con l'acqua benedetta. Bacinella: È un piccolo contenitore nel quale finisce l'acqua che il sacerdote utilizza per purificarsi le mani. Brocca: È un vaso alto e stretto che contiene l'acqua per la purificazione. Calice: Assomiglia ad una coppa e serve per il vino che diventerà il sangue di Cristo. Candele: Sono delle grosse candele a olio che accompagnano la croce e la lettura del vangelo. Cero pasquale: È un cero grande che viene benedetto la notte di pasqua, lo si usa durante il tempo pasquale, per i battesimi e per le esequie dei defunti. Corporale: È un tessuto inamidato che va posto sotto il calice e la patena è un simbolo di separazione tra ciò che viene consacrato e il resto. Croce: È il segno della nostra redenzione, del sacrificio di Cristo e della sua vittoria sulla morte. È posta in alto al centro dell'altare. Croce Astile: È una croce in cima ad una lunga asta di ferro che viene portata in processione, l'altezza dell'asta migliora la visibilità della croce alla gente. Lampada rossa: È una candela accesa giorno e notte, serve per indicare la presenza dell'eucaristia nel tabernacolo. Leggio: È una colonna metallica che serve per sostenere i libri. Mitra: È il copricapo proprio del vescovo durante le celebrazioni. Manutergio: È il tovagliolo che serve al sacerdote per asciugarsi le mani dopo il lavabo. 31 Navicella: Contenitore di metallo, ha una forma che assomiglia ad una piccola nave, contiene l'incenso e un cucchiaino. Ostensorio: Arredo solenne di metallo prezioso. Vi si ripone l'ostia consacrata per mostrarla ai fedeli. Si usa nelle adorazioni. Palla: È un piccolo quadrato di tela rigido utilizzato per coprire le patene. Pastorale: È il bastone che utilizza il vescovo durante le celebrazioni ed è il segno che il vescovo è posto nella Chiesa come pastore. Patena: È una piccola coppetta che contiene l'ostia grande e le ostie. Piattello: È un piccolo piatto utilizzato durante la comunione per evitare che possa cadere la particola consacrata. Pisside: È una coppa in cui si custodiscono le osti rimaste dopo la messa, va conservata, quando piena, nel Tabernacolo. Purificatoio: È un tovagliolo di lino che serve per asciugare e pulire il calice, la patena e la pisside dopo la comunione. Secchiello: Recipiente con l'acqua benedetta nella quale si intinge l'aspersorio. Torce: Sono delle candele di cera che si mettono sotto l'altare durante la consacrazione. Turibolo: È un recipiente, sospeso a tre catenelle, nel quale si bruci l'incenso. All'interno c'è un piccolo braciere dove si bruciano dei carboncini a presa rapida. Ha un coperchio che si solleva con una quarta catenella. Vasi degli oli sacri: Sono tre piccoli contenitori di metallo contenenti ovatta imbevuta dei tre oli sacri: L'olio degli infermi, L'olio dei catecumeni e il Crisma. 32 Altare della reposizione: Luogo appositamente preparato per accogliere l'eucaristia il Giovedì Santo. Battistero: Può essere esterno o interno alla chiesa; è il luogo in cui si riceve il battesimo e quindi si entra a far parte comunità. Confessionale: È un grosso mobile, costruito o in tre parti: una centrale per il sacerdote e due inginocchiatoi laterali oppure in due parti in cui si entra da due porte differenti e si sta faccia a faccia con il sacerdote. Presbitero: È il luogo rialzato in cui si svolgono tutte le funzioni, è composto da più parti: Altare: È un grosso tavolo di marmo su cui si celebra l'Eucaristia, è consacrato e al suo interno sono cementate delle reliquie di un martire, è in posizione centrale. Ambone: È un leggio speciale dal quale viene proclamata la parola del signore. Sede: È il luogo in cui si siede il Celebrante durante la funzione, spesso vicino vi è un leggio da dove il sacerdote celebra la messa nei momenti in cui non è ne sull'altare ne sull'ambone. Tabernacolo: È il luogo in cui viene riposta l'eucaristia, si trova murato o su una colonna in fondo al presbitero. 33 Sacrestia: È una sala posta dietro il presbitero in cui il sacerdote e i ministranti si preparano per la messa e in cui vengono riposti gli abiti e gli oggetti liturgici. Sagrato: È un luogo antistante la chiesa spesso rialzato dalla strada con dei scalini. 34 Alba: È una lunga veste bianca senza nessuna decorazione, con il collo e una cerniera sul petto, è usata da sacerdoti, diaconi, ministranti e ministri indistintamente. Amitto: È un pezzo di stoffa quadrato e bianco con due legacci che il sacerdote indossa sulle spalle sotto la tunica. Camice: È simile all'alba ma senza collo, può essere usato in sostituzione dell'alba. Casula: È il vestito principale del sacerdote, è un mantello di colori diversi a seconda del periodo dell'anno o della festa (vedi colori liturgici); va indossato sopra l'alba e sopra la stola. Cingolo: È un cordone che fa da cintura per il camice e l'alba. Cotta: È un abito bianco lungo fino alle ginocchia, la indossa il ministrante insieme alla veste in sostituzione dell'alba. Dalmatica: È il vestito che il diacono utilizza al posto della casula, è rettangolare ed ha le maniche. Pianeta: È un abito utilizzato a posto della casula, è molto simile a questa ma è senza maniche, come la casula varia di colore. Piviale: È un mantello più pesante e aperto davanti che sostituisce la casula nelle processioni e in altre liturgie particolari. Ormai usato molto raramente. Stola: È un importante abito liturgico che si indossa sotto la casula e come essa varia di colore, è simile ad una sciarpa molto lunga. Tarcisiana: È un abito bianco simile all'alba che ha sulle spalle due strisce, generalmente rosse, lunghe fino a terra. Generalmente è utilizzato dal ministrante. Velo Omerale: È una striscia di tessuto che il presbitero mette sulle spalle per portare l'ostensorio o la pisside, è usata soprattutto in processione. 35 Turibolo Il compito del turibolo (vedi dizionario), è indubbiamente il compito più affascinante e più richiesto dai ragazzi, ma è anche il compito più impegnativo. Infatti, il turibolo va maneggiato dal ministrante con un certo stile; va tenuto nella mano con la quale non si scrive, il mignolo nell'anello più grande, che poi sosterrà tutto il peso del turibolo, e il pollice nell'anello collegato alla catena che fa alzare e abbassare il coperchio. Il movimento dell'incensazione deve essere fatto bene così che il suono delle catenelle sia piacevole. Nel turibolo viene bruciato l'incenso. L'incenso è una specie di resina che, quando entra a contatto con dei corpi incandescenti (non con la fiamma), emette un denso fumo profumato. L'incenso veniva usato già parecchi anni prima della nascita di Cristo e da varie religioni: veniva utilizzato durante i sacrifici sugli altari, nei templi, nelle funzioni sacre... L'incenso veniva usato proprio per le sue caratteristiche: un fumo, quindi impalpabile, ma non un normale fumo di una brace, ma un fumo profumato; come uno spirito profumato che esce dal braciere e si diffonde fra la gente. Nel vangelo, l'incenso è uno dei doni che i re magi portano a Gesù; infatti l'incenso era utilizzato anche per profumare gli ambienti dove soggiornavano i re; e i re magi, che riconoscono in Gesù il vero re dell'universo, portano anche questo dono. Durante la messa, il turibolo viene utilizzato nella processione d'ingresso, dove precede la croce aprendo la fila, appena arrivati sull'altare viene dato al sacerdote, che incensa l'altare, ancora privo dei doni; durante la lettura del vangelo, prima il sacerdote lo usa per incensare la parola del signore, poi rimane nei pressi dell'ambone durante tutta la lettura del vangelo; durante l'offertorio prima il sacerdote incensa i doni posti 36 sull'altare poi, lo passa al ministrante incaricato, che incensa prima il sacerdote stesso, poi l'assemblea dei fedeli; infine viene usato dal ministrante per incensare durante l'elevazione del pane e del vino diventati il corpo e il sangue di Cristo. 37 Candele e Torce Portare le candele è un gesto importante, le candele accese rappresentano Cristo che è la luce del mondo. Per questo si portano a fianco della croce astile nelle processioni di ingresso e di uscita e si tengono alzate accanto all'ambone durante la proclamazione del vangelo. Durante la preghiera eucaristica, momento in cui il pane e vino diventano il corpo e il sangue di Cristo, quindi la presenza del signore in mezzo a noi è più forte, molti utilizzano altre candele, chiamate torce, solitamente sei, disposte intorno all'altare (o come è possibile a seconda della forma della chiesa) rendendo così questo momento molto solenne. Le torce si dispongono durante l'inizio della preghiera eucaristica e rimangono fino alla fine; in alcune messe più solenni possono rimanere anche fino alla fine della liturgia eucaristica, cioè anche durante la distribuzione della comunione. Il giovedì santo, rimangono fino alla fine ed accompagnano il santissimo all'altare della deposizione. Durante i funerali, possono rimanere per tutta la celebrazione affianco alla bara, ma questo avviene raramente. Accolito Il termine accolito deriva dal greco. La forma verbale corrispondente significa: andare dietro, seguire, accompagnare. Nel linguaggio del Nuovo Testamento essa riveste il senso vasto e profondo di sequela di Gesù. Dell'accolito, in senso liturgico, sentiamo parlare, per la prima volta, nel III secolo. In una lettera indirizzata a Fabiano di Antiochia, papa Cornelio afferma che «nella Chiesa di Roma vi sono quarantasei 38 presbiteri, sette diaconi, sette suddiaconi, quarantadue accoliti e cinquantadue esorcisti». Documenti liturgici veri e propri, relativi all'accolitato risalgono tuttavia solo a un periodo più recente dove con un rito, il candidato accolito, dopo una preghiera di benedizione, riceveva un sacchetto di lino destinato a contenere l'Eucaristia per portarla ai malati; più tardi il compito dell'accolito fu ampliato e divenne un aiutante del sacerdote e del diacono e, in questa forma; l'accolitato costituì fino a pochi anni or sono il grado più alto degli "ordini minori". Il ministero dell'accolitato, una volta autonomo e permanente, era diventato nel corso del tempo una tappa verso l'ordinazione sacerdotale. Nella lettera apostolica "Ministeria quaedam" del 15 agosto 1972 leggiamo: «L'accolito è istituito per aiutare il diacono e per fare da ministro al sacerdote. È dunque suo compito curare il servizio dell'altare, aiutare il diacono e il sacerdote nelle azioni liturgiche, specialmente nella celebrazione della Santa Messa; inoltre distribuire, come ministro straordinario, la Santa Eucaristia tutte le volte che i ministri, di cui al can. 845 del Codice di diritto canonico, non vi sono o non possono farlo per malattia, per l'età avanzata o perché impediti da altro ministero pastorale, oppure tutte le volte che il numero dei fedeli, i quali si accostano alla Sacra Mensa è tanto elevato che la celebrazione della Santa Messa si protrarrebbe troppo a lungo. Nelle medesime circostanze straordinarie potrà essere incaricato di esporre pubblicamente all'adorazione dei fedeli il Sacramento della Santa Eucaristia e poi di riporlo, ma non di benedire il popolo». Un confronto tra i compiti precedenti e quelli attuali non lascia trasparire grandi differenze, va considerata come nuova solo la facoltà di distribuire la Santa Eucaristia in casi particolari, ma pure questo, ripristina semplicemente un compito spettante all'accolito nella Chiesa Antica. Da "Principi e norme per l'uso del Messale Romano" il compito fondamentale dell'accolito è quello di aiuta re il sacerdote e il diacono all'altare, egli può preparare l'altare e i vasi sacri e distribuire l'Eucaristia ai fedeli. . In mancanza di questa persona il compito viene svolto da due ministranti; questi devono stare durante tutta la messa vicino al sacerdote, devono aiutarlo sull'altare e sedersi vicino alla sede. Fin dalla processione iniziale gli accoliti stanno vicino al sacerdote, anche dietro ai concelebranti, se ce 39 ne sono, arrivati all'altare, fanno l'inchino insieme al sacerdote e lo accompagnano durante l'incensazione dell'altare. Finito questo, se non ci sono concelebranti, si vanno a sedere vicino al celebrante. Durante la proclamazione del vangelo gli accoliti rimangono in piedi ai lati dell'ambone e finita la lettura ritornano a sedersi. Dopo la preghiera dei fedeli, se c'è una processione offertoriale, vanno a prendere le offerte; poi aiutano il sacerdote a versare l'acqua e il vino e accompagnano il sacerdote nella seconda incensazione dell'altare che, questa volta, ha sopra le offerte. Finito questo gli accoliti aiutano il sacerdote durante il lavabo e dopo rimangono in piedi dietro l'altare. Dopo la comunione, uno dei due versa un po' d'acqua nel calice per aiutare il sacerdote che compie il gesto della purificazione e, quando il sacerdote va a sedersi, tornano ai loro posti. Durante l'uscita gli accoliti staranno ancora vicino al sacerdote come nell'entrata. L'accolito è il compito più importante perché, oltre ad un aiuto simbolico che da al Signore, centro della liturgia, da anche un aiuto pratico al sacerdote, infatti l'accolito deve essere sempre pronto a fare ciò che gli chiede il sacerdote. 40 Il Ministrante, prima di ogni Messa, deve trovarsi in Sacrestia in tempo necessario per indossare la veste liturgica e per mettersi al servizio del celebrante. Arrivato in chiesa, per prima cosa saluta il Signore mettendosi qualche istante in ginocchio; farà altrettanto prima di lasciare la chiesa al termine della Santa Messa. Prima di indossare la veste, il Ministrante deve assicurarsi di avere le mani e le scarpe pulite e i capelli in ordine. In sacrestia deve tenere un comportamento raccolto e silenzioso sia prima che dopo le celebrazioni. Messa Feriale Riti di introduzione Prima di lasciare la sacrestia, il Ministrante si inchina davanti alla Croce assieme al sacerdote celebrante e lo precede incamminandosi verso l'altare a mani giunte (a meno che non debba portare il messale o altro). Arrivati all'altare salutano con l'inchino o la genuflessione (se c'è il tabernacolo con l'Eucaristia). Mentre il celebrante lascia l'altare e va alla sede, il Ministrante si porta al suo posto e rimane in piedi fino alla Liturgia della Parola, pronto a svolgere eventuali mansioni. Liturgia della Parola Il Ministrante si siede e vi rimane fino al canto dell'Alleluia, quando si alza in piedi e vi resta fino all'Orazione che conclude la Liturgia della Parola. Liturgia Eucaristica Terminata la Liturgia della Parola, il Ministrane va all'altare assieme al celebrante e lo saluta con l'inchino; vi depone il messale e subito va a prendere la patena con il pane e le ampolline del vino e dell'acqua. Porge al celebrante prima l'ampollina del vino, poi quella dell'acqua. Le riprende e le riporta al loro posto. Poi viene la lavanda delle mani al celebrante. Durante la preghiera eucaristica il chierichetto sta in piedi davanti all'altare. Si mette in ginocchio alla Consacrazione, prima delle parole dell'istituzione, e si rialza quando il celebrante si genuflette dopo l'elevazione del calice. 41 Durante l'elevazione del calice e dell'ostia, il chierichetto può suonare il campanello. Riti di comunione Dopo le parole: "Beati gli invitati alla cena del Signore..." il Ministrante prende il piattello e si mette dove si distribuisce la Comunione. Finita la comunione, il Ministrante riporta il piattello all'altare, prende l'ampollina dell'acqua e la serve per la purificazione del calice. Quando il celebrante ha purificato il calice e la pisside, il Ministrante li ripone con molta attenzione sulla credenza togliendo dall'altare anche il corporale e il messale, che viene messo a disposizione del celebrante. Riti conclusivi Dopo la benedizione e il congedo dell'assemblea, il Ministrante fa inchino o genuflessione all'altare e torna in sacrestia precedendo, come all'inizio, il celebrante. In sacrestia si inchina alla Croce e si rivolge al celebrante dicendo: "PROSIT" (che vuol dire: "ti giovi, ti porti bene..."); in silenzio, si toglie la veste riponendola con ordine. Prima di uscire, saluta il sacerdote e il Signore, mettendosi in ginocchio per qualche istante davanti all'altare. Messa Festiva In sacrestia Per il servizio della Santa Messa solenne occorrono almeno sei Ministrante e il cerimoniere. Oltre ai paramenti si devono preparare: il messale, il lezionario, il turibolo acceso e la navicella, due candelieri accesi e, se la processione d'ingresso è lunga, la croce. Quando tutti sono pronti, il cerimoniere comanda la disposizione dei Ministrante per la processione d'ingresso: in testa, due Ministranti, uno che porta il turibolo e l'altro la navicella; dietro, il ministro che porta la croce (crocifero) in mezzo ai due Ministranti con i candelieri; infine viene il Ministrante che porta il messale. La processione si chiude con il Cerimoniere davanti al Sacerdote. Viene fatta la fusione dell'incenso, tutti si inchinano alla croce ed escono. Riti di introduzione Arrivati all'altare il Celebrante e i Ministranti fanno l'inchino o la genuflessione. Il crocifero mette la croce vicino all'altare o in un altro luogo appropriato. Il Celebrante bacia l'altare; i Ministranti che portano i 42 candelieri vanno accanto alla credenza o all'altare (se c'è il libro dei Vangeli, viene subito portato all'altare). II Cerimoniere prende il turibolo e lo consegna al celebrante, il quale incensa la croce e l'altare. Durante l’incensazione, il Ministrante del turibolo segue il Celebrante sostenendo la casula, il Ministrante della navicella rimane fermo. Quando il celebrante termina l'incensazione, il Cerimoniere prende il turibolo e lo riconsegna al Ministrante. I Ministranti con il messale si portano alla sede assieme al celebrante. Il celebrante comincia con il segno della croce, il saluto del celebrante, l'atto penitenziale, il Gloria a Dio (se si deve recitare) e la prima Orazione. Dopo l'Orazione l'assemblea si siede. Liturgia della Parola Il lettore dall'ambone proclama la Parola di Dio. All'inizio del Salmo Responsoriale i Ministranti con turibolo e navicella si inchinano all'altare e rientrano in sacrestia, dove preparano il fuoco in attesa di uscire al canto dell'Alleluia. Al canto dell'Alleluia tutta l'assemblea si alza in piedi, i Ministranti prendono i candelieri e si mettono davanti all'altare, rivolti verso il popolo. Arrivati i Ministranti con il turibolo, si inchinano all'altare e si recano alla sede, dove il celebrante mette l'incenso nel turibolo, poi si portano all'esterno dei candelieri. II celebrante si mette in mezzo ai Ministranti, recita la preghiera, e prende l'Evangelario, se è posto sulla mensa dell'altare. Subito dopo, il celebrante e i Ministranti si recano all'ambone. Arrivati, i Ministranti con i candelieri si mettono ai lati dell'ambone, rivolti verso il popolo; dopo l'acclamazione al Vangelo, il cerimoniere porge il turibolo al celebrante, lo riprende dopo l'incensazione e lo riconsegna al Ministrante. Terminato il Vangelo, sia i Ministranti con turibolo e navicella, sia quelli con i candelieri si inchinano all'altare; Ministranti con il turibolo tornano in sacrestia. Gli altri depongono i candelieri e vanno a sedersi assieme al Ministranti del Messale. Dopo l'Omelia, segue la professione di fede (Credo) e la preghiera universale. Alla fine di quest'ultima, in assenza del diacono, il cerimoniere e alcuni Ministranti preparano l'altare: corporale, calice, purificatoio. Processione offertoriale Se si fa la processione delle offerte da parte dei fedeli, si procede in questo modo: due Ministranti vanno in sacrestia, prendono il turibolo e la navicella e si portano dove sono preparati i doni. Un Ministrante mette il messale sull'altare, i Ministranti con il turibolo precedono la processione dei doni e, dopo che questi sono stati presentati, si accostano al celebrante per l'infusione dell'incenso e si portano al loro posto all'altare. Il celebrante riceve i doni benedicendo le persone che li portano. II cerimoniere riceve i 43 doni dai fedeli e li porta all'altare. Se non c'è la presentazione dei doni da parte dei fedeli, due Ministranti portano all'altare la patena con il pane e le ampolline con il vino e l'acqua. Dopo la presentazione del calice con il vino, i Ministranti con il turibolo e la navicella si portano vicino al celebrante che incensa le offerte e poi la croce e l'altare. Al termine il cerimoniere prende il turibolo e incensa il celebrante. Intanto, due Ministranti si preparano per la lavanda delle mani al celebrante. Il cerimoniere riconsegna il turibolo ai Ministranti che si apprestano all'incensazione del popolo, poi vanno in sacrestia. Preghiera Eucaristica L'incensazione alla consacrazione è facoltativa. Se si fa, sì procede in questo modo: quando inizia il canto del "Santo" i Ministranti escono nuovamente dalla sacrestia con turibolo e navicella. Prima della consacrazione il cerimoniere infonde l'incenso. Alla consacrazione, prima delle parole dell'istituzione, tutta l'assemblea si inginocchia. Il cerimoniere si inginocchia sulla predella davanti all'altare e incensa l'ostia e il calice all'elevazione. Durante l'elevazione del calice e dell'ostia, un Ministrante suona il campanello. Quando il celebrante proclama: "Mistero della fede", l'assemblea si alza in piedi. I Ministranti con il turibolo si genuflettono e tornano in sacrestia. Riti di Comunione Dopo la preghiera: "O Signore non son degno...", i Ministranti si dispongono per ricevere la comunione e per il servizio col piattello. Dopo la comunione, un Ministrante porta all'altare l'ampollina dell'acqua per la purificazione del calice, e un secondo porta alla credenza il calice con il purificatoio e il corporale, dopo che il celebrante ha fatto le abluzioni. Il cerimoniere si tiene a disposizione per aiutare a togliere dall'altare quello che c'è da togliere. Riti di Conclusione Dopo il silenzio, i Ministranti si alzano in piedi. Due si portano alla sede, dove il celebrante si alza. Appena data la benedizione, altri due riprendono i candelieri, il celebrante si mette in mezzo ai due, bacia l'altare e tutti i ministranti si inchinano o genuflettono. II crocifero riprende la croce. Poi, tutti in processione, nella stessa disposizione dell'entrata. tornano in sacrestia. Arrivati in sacrestia, i Ministranti si inchinano alla Croce, salutano il sacerdote e lo aiutano a togliersi i paramenti. 44 La Liturgia Le parole liturgia e celebrazione hanno quindi un significato simile e comprendono tutti quei riti che vengono compiuti dalla comunità cristiana: la messa domenicale, i sacramenti, le solennità, le feste ecc. Vediamo ora come deve comportassi un ministrante durante una celebrazione La Messa Suddivisione della Messa Ingresso Saluto Atto penitenziale Gloria Orazione Prima lettura Seconda lettura Vangelo Omelia Credo Preghiera dei fedeli Rito della Pace Offertorio Orazione sui Doni Preghiera Eucaristica Riti di comunione Frazione del Pane Padre nostro Comunione Orazione finale In Sacrestia Cosa fa il chierichetto Esce dalla Sacrestia e accompagna il celebrante all’altare Cosa fa il celebrante Accompagnato dal chierichetto si porta all’altare Accompagna il sacerdote all’ambone Benedice il lettore Benedice il lettore Accompagnato dal chierichetto si porta all’ambone Accompagna il Sacerdote a prendere i doni e poi li porta sull’altare (Ampolline) Accompagnato dal chierichetto prende i doni e serve la mensa Al fianco dell’altare s’inginocchia quando il sacerdote impone le mani sui doni Consacra il pane e il vino Braccia allargate Accompagna il sacerdote ai piedi dell’altare Accompagna in Sacrestia il celebrante Inchino alla croce si pronuncia la parola “Prosit” Braccia allargate Distribuisce la comunione Viene accompagnato in sacrestia Inchino alla croce e pronuncia la parola “Deo Gratias” N.B. per le altre liturgie servirsi sempre del Messale Romano e delle indicazioni riportate nel Calendario Liturgico. 45 L’anno Liturgico inizia con la Prima Domenica di Avvento e termina con la festa di Cristo Re. Viene suddiviso in sei tempi, ciascuno avvenimento della vita di Gesù: dei quali celebra un mistero 1. Tempo di Avvento 2. Tempo di Natale 3. Tempo di Quaresima 4. Triduo Pasquale 5. Tempo di Pasqua 6. Tempo Ordinario o «durante l’anno» Avvento IL TEMPO D'AVVENTO Con l'Avvento la Chiesa comincia il nuovo Anno Liturgico, anno costituito dalla memoria della vita, della morte e della risurrezione del Signore. L'avvento ha la durata di quattro settimane e ci prepara alla solennità del Natale. Storicamente abbiamo traccia di questo tempo liturgico fin dal 4° secolo e dal 5° secolo si conforma maggiormente alla Quaresima, accentuandone il carattere penitenziale. Nella liturgia questa dimensione penitenziale è sottolineata dall'uso del colore viola, dal fatto che nella Messa non si recita il "Gloria" e si addobba con moderazione l'altare per non anticipare la pienezza della gioia del Natale. L'Avvento non si riduce solo alla preparazione del Natale, ma è un tempo che, mentre prepara i cristiani a celebrare la prima venuta del Signore a Betlemme, incoraggia ad essere coscienti della Sua continua presenza nel cuore di ogni uomo e in ogni tempo e, nello stesso tempo, ad alimentare la speranza della Sua venuta definitiva alla fine dei tempi. Nel tempo di Avvento la Chiesa si riconosce pellegrina nell'andare incontro al Signore che viene. 46 La Liturgia della Parola del tempo di Avvento segue gli stessi argomenti nelle domeniche dei diversi anni: • nella prima è dominante il tema escatologico (insegnamento riguardante e la morte e quello che c’è dopo essa); • nella seconda e nella terza è protagonista la figura di Giovanni il Battista; • nella quarta è presente la Madre di Gesù. Va, infine, sottolineata l'attenzione alla Madre del Signore e il tempo d'Avvento è sicuramente un periodo privilegiato per il culto a Maria perché è maggiormente reso visibile il legame tra la devozione a Maria e il suo riferimento al mistero di Cristo. Desideriamo preparare i nostri cuori e ci lasciamo incoraggiare da queste bellissime parole di San Basilio che rendono certa la nostra fede nel Signore che per primo viene incontro a noi: "Riponi la tua speranza nella bontà di Dio e aspettane l'aiuto con la sicurezza che, se ci rivolgiamo a lui con sincerità di cuore, non solo non ci rigetterà, ma prima ancora che si chiuda la bocca sulla preghiera, egli ci dirà: Eccomi, sono qui". Natale Inizia la sera del 24 dicembre e termina la domenica dopo l’Epifania con la festa del Battesimo di Gesù. È tempo di gioia, perché il padre ci dona Gesù (ricordiamo la sua nascita) e noi lo accogliamo come Figlio di Dio. Quaresima La quaresima inizia con il mercoledì delle ceneri, dura quaranta giorni ripercorrendo il periodo che Gesù ha passato nel deserto proprio perché ci aiuta a rivivere il periodo di penitenza e di sacrificio passato da Gesù. La quaresima è un tempo di penitenza: chiediamo il perdono dei nostri peccati per attendere la resurrezione di Gesù purificando la nostra anima dalle macchie dei peccati; di conversione: durante l’imposizione delle ceneri il sacerdote pronuncia la frase “convertiti e credi al vangelo” infatti, durante questo tempo siamo chiamati ad aumentare la nostra fede, a migliorare il nostro comportamento insomma a fare un passo in avanti nel nostro cammino di fede per poter arrivare al giorno della Pasqua più vicini a Gesù. 47 La pasqua è importante perché è il punto centrale della nostra fede, infatti noi abbiamo avuto la certezza che Gesù è il Figlio di Dio con la sua resurrezione, inoltre, sulla croce, Gesù ci ha salvato dai nostri peccati e ci ha donato la vita eterna; per questo ci dobbiamo preparare molto bene attraverso il perdono e la conversione. Riflessioni Hai fatto degli impegni per la quaresima? Il tuo comportamento è migliorato in questo periodo? Sei pronto ad aspettare la resurrezione di Gesù? Stai facendo dei passi avanti nel cammino di fede? La settimana Santa La Pasqua è preceduta dalla settimana Santa che ci fa rivivere la vicenda di Gesù dal suo ingresso a Gerusalemme, dove era stato salutato con le palme, alla sua morte, sepoltura e resurrezione. Inizia con la Domenica delle Palme nella quale si ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Dove si svolsero i fatti della Pasqua. La gente saluta Gesù gridando : «Osanna al Figlio di Davide…» GIOVEDÌ SANTO – MESSA CRISMALE In Cattedrale il Vescovo con tutti i suoi presbiteri invoca lo Spirito Santo sugli oli che serviranno per i sacramenti (il più importante è il Crisma). Inoltre, Vescovo e i suoi sacerdoti rinnovano le promesse della loro ordinazione. Triduo Pasquale Ha inizio dalla Messa della Cena del Signore, in questo giorno si ricordano due avvenimenti importanti: l’ultima cena, nella quale Gesù ha offerto per la prima volta il suo corpo nell’eucaristia, e la lavanda dei piedi. GIOVEDÌ SANTO – MESSA DELLA CENA DEL SIGNORE In questa messa si ricorda l’ultima cena (che è stata al prima Messa), l’istituzione del sacerdozio e il gesto di Gesù di lavare i piedi in segno di amore e di servizio. Dopo la Messa, l’Eucarestia si porta in un tabernacolo con fiori e luci. Si rimane poi in adorazione con Gesù, che in questa notte nell’orto degli Ulivi ha detto: «Non potete farmi un po’ di compagnia?». 48 Fino alla Veglia Pasquale in nessuna chiesa ci celebra la Messa. VENERDÌ SANTO – PASSIONE DEL SIGNORE Nella prima parte della celebrazione di fa solenne lettura della Passione di Gesù. Seguono poi le grandi invocazioni per tutti i bisogni del mondo (papa, vescovi, pace della Chiesa, nuovi battezzati, ebrei, credenti in Dio, chi rifiuta Dio, capi dei popoli, sofferenti). Si va poi alla processione a baciare (adorare) la croce che ha salvato il mondo. Infine si fa la comunione col pane consacrato nella Messa della Cena del Signore (Giovedì Santo). SABATO SANTO – VEGLIA PASQUALE La Veglia Pasquale è la più grande festa dell’anno. Si divide in più parti: • Liturgia della Luce: fuori dalla chiesa, dopo la benedizione del fuoco, si accende il cero pasquale (simbolo di Gesù risorto) e tutti i presenti, dopo avervi acceso la loro candelina, entrano nella chiesa buia; poi si canta l’annuncio che Cristo è risorto. • Liturgia della Parola: si legge la Bibbia il racconto della prima Pasqua (= passaggio), quando l’antico popolo di Dio dalla schiavitù dell’Egitto alla libertà; il Signore comandò di celebrare la Pasqua mangiando un agnello e il pane senza lievitato. Si suonano le campane al Gloria (non venivano più suonate dal Giovedì Santo) e si canta l’Alleluia (che come il Gloria, non si è cantato per tutto il periodo della Quaresima). • Liturgia Battesimale: si benedice l’acqua per il battesimo, con cui «passiamo» dalla morte del peccato alla vita di risorti con Gesù; si celebra il Battesimo. • Liturgia eucaristica: si celebra l’Eucarestia e nei segni del pane e del vino si vive la morte e la resurrezione di Gesù. TEMPO DI PASQUA Periodo di cinquanta giorni che come un grande e solo giorno va dalla Pasqua alla Pentecoste; la Chiesa canta la gioia della Resurrezione, che accoglie per sé e annuncia al mondo con la forza dello Spirito Santo che le è donato. 49 TEMPO ORDINARIO O «DURANTE L’ANNO» Inizia dopo la domenica del Battesimo di Gesù e si sospende il mercoledì delle Ceneri; poi riprende dopo la domenica di pentecoste e termina la domenica dedicata a Cristo re dell’universo. Periodi in cui la Chiesa si mente in ascolto di Gesù maestro, tempo dell’ascolto, del lavoro, della santificazione. 50 ESPOSIZIONE E BENEDIZIONE EUCARISTICA Cos'è È l’esposizione dell’Eucaristia, cioè del Corpo del Signore, alla pubblica preghiera e adorazione. L’ostia consacrata (cioè il Corpo del Signore) è posta sull’altare nell’ostensorio, alla vista di tutti perché tutti la possano pregare con maggiore attenzione. Cosa bisogna preparare — In sacrestia: gli abiti del Sacerdote: amitto, camice o alba oppure la cotta, stola bianca: gli abiti del diacono: amitto, camice o alba, stola diaconale e dalmatica di colore bianco: turibolo e navicella. — In presbiterio: deposti sulla credenza: libro con le preghiere per l’adorazione eucaristica. velo omerale: sulla mensa: corporale. ostensorio. candelieri accesi. Come si struttura la celebrazione e come si serve. — Esposizione: al canto di inizio ci si porta davanti all’altare dove si fa l’inchino (se davanti non c’è il tabernacolo) o la genuflessione. Il Sacerdote prende dal tabernacolo l’Eucaristia e la depone nell’ostensorio sull’altare. A questo pulito si fa la genuflessione e ci si inginocchia: si incensa il Corpo del Signore restando in ginocchio e dopo qualche istante di preghiera silenziosa. ci si alza. si fa una nuova genuflessione e si ritorna in sacrestia. — Benedizione e reposizione: al canto d’inizio ci si porta davanti all’altare dove si fa la genuflessione: si mette l’incenso nel turibolo, ci si inginocchia, si incensa l’Eucaristia e si resta in ginocchio per qualche minuto. Al canto del Tantum Ergo ci si alza per deporre del nuovo incenso nel turibolo, ci si inginocchia e si incensa nuovamente l’Eucaristia. Si porta a questo punto al Sacerdote il libro delle preghiere all’Eucaristia. Il Sacerdote recita la preghiera stando in piedi e i ministranti restano in ginocchio. Terminata la preghiera si pone sulle spalle del Sacerdote il velo omerale per la benedizione e lo si 51 toglie al termine di questa. Il Sacerdote invita tutti a pregare con una preghiera litanica e ripone l’Eucaristia nel tabernacolo. RITO DELLA CRESIMA Cos’è La Cresima è il sacramento che rinnova il dono dello Spirito Santo grazie al quale noi credenti diventiamo capaci di rendere testimonianza al Signore Risorto e di confermare personalmente le promesse fatte dai nostri genitori, durante il Battesimo, al posto nostro. Il termine <<Cresima>> deriva dal greco <<Krisma>>, che significa olio, unzione. Infatti questo sacramento si riceve con l’imposizione delle mani da parte del Vescovo e con l’unzione con il Crisma. Cosa bisogna preparare In sacrestia: tutto come per la celebrazione della Messa; stola e casula sono rosse. In presbiterio: sulla credenza: tutto il necessario per la Messa, due bacinelle: una con sapone e limone per sgrassare le mani dopo l’unzione con il Crisma e una per la purificazione del sacerdote; due asciugamani : uno per asciugare le mani dopo l’unzione e l’altro per la purificazione del sacerdote; sulla credenza va preparato anche un piccolo vassoio con del cotone per asciugare la fronte di quanti sono stati cresimati. Come si struttura la celebrazione e come si serve Processione, riti iniziali e Liturgia della Parola: la celebrazione si svolge regolarmente fino all’omelia. Se è presente il Vescovo o un suo sostituto, bisogna provvedere che ci siano i due ministranti che portano la mitra e il pastorale. Alla fine del Vangelo vengono chiamati uno ad uno quanti devono ricevere la Cresima. Liturgia del sacramento: terminata l’omelia i ragazzi rinnovano le promesse battesimali e il Vescovo impone loro le mani; i ministranti preparano il vassoio con il cotone; conclusa l’imposizione delle mani, il Vescovo procede all’unzione col crisma. Ogni volta che qualcuno è stato unto con il crisma si porta davanti ad un ministrante che ne asciuga la fronte con del cotone. Terminata l’unzione di tutte le persone è 52 necessario lavare le mani al Vescovo: due ministranti portano brocca, bacinella, piattino con sapone e limone, asciugamano. Liturgia Eucaristica, riti di conclusione: come nella Messa domenicale. MATRIMONIO Cos’è Il Sacramento del Matrimonio benedice l’ amore fra un uomo e una donna perché diventi dello stesso tipo, della stessa intensità dell’amore con cui il Signore ama la sua Chiesa: si tratta di un amore fedele, fecondo, duraturo, carico di tenerezza, che sa perdonare rinnovare sempre la fiducia. Cosa devi preparare In sacrestia :gli abiti del sacerdote : amitto, camice o alba, stola, casula o pianeta di colore bianco; gli abiti del diacono: amitto, camice o alba, stola diaconale e dalmatica di colore bianco ; gli abiti dei ministri: per il lettore, il cantore e il ministro straordinario dell’Eucaristia: l’alba o camice con l’amitto. In presbiterio: deposti sulla credenza: tutto come per la Messa e in più il rituale del Matrimonio e il Registro dei matrimoni. Davanti al presbiterio: un inginocchiatoio con due sedie per gli sposi; le sedie per i testimoni, da una parte e dall’altra degli sposi. Come si struttura la celebrazione e come si serve. Accoglienza: il Sacerdote, insieme ai ministranti, accoglie gli sposi all’ingresso della Chiesa o davanti all’inginocchiatoio dove si sistemeranno e li saluta. Riti iniziali e Liturgia della Parola: non c’è la processione di ingresso perché Sacerdote e ministranti si trovano già in Chiesa. Tutto procede regolarmente fino al termine dell’omelia. Liturgia del Sacramento: terminata l’omelia, (portare il rituale del matrimonio) il Sacerdote interroga gli sposi circa le intenzioni che li muovono a celebrare il matrimonio cristiano; successivamente gli sposi si danno la mano destra e si scambiano gli anelli. Durante la liturgia del Matrimonio, se il Sacerdote è sceso davanti agli sposi, è bene che un ministrante regga il rituale e un altro tenga il microfono. 53 Liturgia Eucaristica e Riti di conclusione. Tutto procede nel modo consueto, tranne dopo il <<Padre Nostro>> dove, al posto della preghiera <<Liberaci o Signore…>>, il sacerdote invoca la benedizione sugli sposi. MERCOLEDÌ DELLE CENERI A. Cos’è Il Mercoledì delle ceneri segna l’inizio della Quaresima, tempo di penitenza, di conversione e di rinnovamento della vita. Per sottolineare la dimensione della penitenza e della pochezza dell’uomo, durante questa celebrazione si pone sul capo dei fedeli della cenere B. Cosa bisogna preparare — In sacrestia: gli abiti del Sacerdote amitto, camice o alba, stola e casula viola, per il diacono: amitto, camice o alba, stola diaconale e dalmatica viola. — In presbiterio: deposti sulla credenza: tutto il necessario per la Messa, una seconda bacinella con sapone per lavare le mani dopo l’imposizione delle ceneri, un asciugamani, aspersorio con secchiello: sulla mensa: un vassoio con le ceneri. C. Come si struttura la celebrazione e come si serve L’imposizione delle ceneri sostituisce l’atto penitenziale. Dopo l’omelia, il Sacerdote benedice le ceneri (portare aspersorio e secchiello e si porta davanti all’altare per imporle ai fedeli. Terminata l’imposizione delle ceneri, bisogna lavare le mani al Sacerdoti, portare: brocca, bacinella, sapone e asciugamano). La Messa procede poi regolarmente. DOMENICA DELLE PALME Cos’ e La celebrazione della domenica delle Palme è il ricordo dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, salutato e festeggiato come un Re dalla gente con rami di Palma è di ulivo. Cosa bisogna preparare In sacrestia: gli abiti del Sacerdote: amitto, camice o alba, stola e casula rosse; per il diacono : amitto, camice o alba, stola diagonale e dalmatiche 54 rosse; libri del Passio: portati in processione dai lettori e dal Sacerdote (o diacono). In presbiterio: deposti sulla credenza: tutto il necessario per la messa; in presbiterio: due leggii per la lettura del Passio . Fuori chiesa: la croce per la processione; turibolo e navicella davanti alla croce e candelieri; secchiello, aspersorio, messale e lezionario. Con processione fuori dalla chiesa: all’esterno della chiesa, il Sacerdote inizia la celebrazione e benedice i rami d’ulivo e le palme; seguono: la lettura del vangelo che narra l’ingresso di Gesù a Gerusalemme e la processione verso la chiesa. I lettori e il Sacerdote (o il diacono) portano il libro del Passio. Giunti in chiesa, dopo l’inchino la genuflessione, i lettori e il Sacerdote depongono il libro del Passio sulla mensa. La messa procede con la liturgia della parola all’interno della quale si legge il Passio: il racconto della passione del Signore. Dopo la proclamazione del Passio, la celebrazione continua regolarmente. Con processione all’interno della chiesa: tutto come sopra, solo che la benedizione degli ulivi e la lettura del Vangelo dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme si fanno in fondo Chiesa. GIOVEDÌ SANTO Cos'è Con la Messa della Cena del Signore del Giovedì Santo inizia il triduo pasquale che sii concluderà con la grande veglia del Sabato Santo. Nella Messa del giovedì sera si da spazio all’istituzione dell’Eucaristia e, dopo il Vangelo, si compie il gesto della lavanda dei piedi, come aveva fatto Gesù agli apostoli. Cosa bisogna preparare In sacrestia: gli abiti del Sacerdote: amitto, camice o alba, stola e casula bianche; per il diacono: amitto, camice o alba, stola diaconale e dalmatica bianche. In presbiterio deposti sulla credenza: tutto il necessario per la Messa, una bacinella per lavare le mani al Sacerdote dopo la lavanda dei piedi; tre asciugamani; uno per asciugare i piedi, uno per asciugare le mani al Sacerdote dopo la lavanda dei piedi e l’altro per la purificazione; un grembiule per il Sacerdote, una brocca ed un catino per la lavanda dei 55 piedi; velo omerale bianco. Fuori dal presbiterio: dodici sedie su di un tappeto per la lavanda dei piedi: alla cappella della reposizione: ceri accesi e fiori. C. Come si struttura la celebrazione e come si serve La Messa procede regolarmente fino al termine dell’omelia: dopo che il Sacerdote si è tolto la casula e si è messo un grembiule. si svolge il rito della lavanda dei piedi. I ministranti aiutano il Sacerdote a reggere la brocca, la bacinella e l’asciugatoio, terminata la lavanda dei piedi, dopo aver lavato le mani al Sacerdote (portare: brocca, bacinella con sapone e asciugamani pulito), la Messa procede regolarmente fino alla fine dei riti di comunione, quando si depone la pisside con l’Eucaristia, non nel tabernacolo, ma sull’altare. A questo punto il Sacerdote incensa il Santissimo (portare: turibolo e navicella), si pone sulle spalle del celebrante il velo omerale e si dà inizio alla processione fino alla cappella della reposizione. Ci si dispone in questo ordine: davanti stanno turibolo e navicella, poi la croce con candelieri, segue la gente e, per ultimo, il Sacerdote con il Santissimo. Giunti alla cappella della reposizione, si pone l’Eucaristia nel tabernacolo allestito appositamente, si incensa (portare: turibolo e navicella), si prega qualche minuto in silenzio e si ritorna in sacrestia. VENERDÌ SANTO Cos'è Nel giorno del Venerdì Santo, la Grande Famiglia che è la Chiesa ricorda e rivive la passione e la morte in croce del Signore. Non si celebra l’Eucaristia. ma una liturgia speciale. chiamata «Azione Liturgica». suddivisa in tre momenti: la Liturgia della Parola con la lettura del Passio, tratta dal Vangelo secondo Giovanni: l’adorazione della croce e la comunione eucaristica (fatta con il pane consacrato il giorno precedente). B. Cosa bisogna preparare — In sacrestia: gli abiti del Sacerdote: amitto, camice o alba, stola e casula rosse: per il diacono: amitto, camice o alba, stola diaconale e dalmatica rosse: libri del Passio: portati in processione dai due lettori e dal Sacerdote. 56 — In presbiterio: l’altare: deve essere senza tovaglia, senza ceri e senza fiori; deposti sulla credenza: tovaglia per l’altare, messale con leggio, corporale, piattello per la comunione; due candelieri da porre di fianco alla croce, una volta scoperta. Sul presbiterio: due leggii per la lettura del Passio; un crocifisso velato: la base per il crocifisso. Nella cappella della reposizione: due candelieri con candele accese e velo omerale. C. Come si struttura la celebrazione e come si serve Si arriva all’altare in processione, senza croce né candelieri né turibolo e navicella: i lettori portano in mano i libretti per la lettura del Passio. Arrivati davanti all’altare tutti fanno un inchino; lettori e Sacerdote salgono all’altare dove depositano i libri del Passio, quindi scendono i gradini del presbiterio e si inginocchiano per qualche istante. Poi, lettori, Sacerdote e ministranti salgono in presbiterio per andare ai loro posti. Dopo la seconda lettura, i lettori e il Sacerdote (o diacono) vanno all’altare dove prendono i libretti del Passio; i lettori si recano ai leggii, mentre il Sacerdote (o il diacono) va all’ambone. Terminata la lettura del Passio, i libretti vanno lasciati sui leggii e sull’ambone. Seguono: l’omelia e la preghiera universale. A questo punto il Sacerdote scopre a più riprese il crocifisso velato. Una volta svelato, il crocifisso viene posto al centro dell’altare su una base preparata precedentemente o lo si affida a due ministranti che lo reggono, appoggiandolo a terra. Tutti si inginocchiano per qualche istante in adorazione. Di fianco al crocifisso si collocano due candelieri con candele accese. Successivamente, tutti vanno alla croce per baciarla. Terminato il bacio al crocifisso. due ministranti salgono all’altare sul quale stendono la tovaglia e portano il messale. Intanto il Sacerdote (o il diacono), preceduto da due ministranti con i ceri accesi. va alla cappella della reposizione per prendere il Santissimo. Giunti alla cappella, un ministrante mette sulle spalle del Sacerdote (o diacono) il velo omerale. Si porta l’Eucaristia all’altare e agli angoli dello stesso si depongono i due ceri, prima portati in processione: intanto un ministrante leva il velo omerale dalle spalle del Sacerdote. Seguono i riti di comunione a partire dal «Padre Nostro». Terminata la Comunione, si riporta l’Eucaristia nella cappella della reposizione. Dopo l’orazione finale ti Sacerdote e i ministranti tornano in sacrestia. 57 VEGLIA PASQUALE Cos’è In questa celebrazione si rivive, attraverso varie letture, tutta la storia della salvezza, dalla creazione, fino alla risurrezione di Gesù. Nella veglia del Sabato Santo, si celebra il centro della nostra fede: la risurrezione di Gesù dalla morte e il dono per tutti della vita senza fine. Cosa bisogna preparare. — In sacrestia: gli abiti del Sacerdote: amitto, camice o alba. stola e casula bianche: le più belle, preziose e solenni che si abbiano a disposizione: gli abiti del diacono: amitto, camice o alba, stola diaconale bianca: le più bella, preziosa e solenne che si abbia a disposizione; quadro comandi: microfono acceso e tutte le luci spente. — In presbiterio: sull’altare: la tovaglia distesa e i ceri spenti: di fianco all’ambone: candelabro per il Cero Pasquale; in luogo visibile: (generalmente davanti all’altare) bacinella per la benedizione dell’acqua: sulla credenza: leggio per il messale e tutto l’occorrente per la Messa. Se vi fosse il Battesimo: rito del Battesimo, sacro Crisma. conchiglia o piccolo recipiente per versare l’acqua sul capo di chi deve essere battezzato. veste bianca, bacinella con limone e sapone per sgrassare le mani dopo l’uso del Crisma e secondo asciugamani. Se il rito del Battesimo non si svolge al Battistero: bacile con supporto e acqua da benedire; un tavolino per porvi tutto l’occorrente per il Battesimo. — Fuori dalla Chiesa: su un tavolino: messale, uno stoppino lungo, turibolo (spento!), navicella, Cero Pasquale spento, vassoio con i grani di incenso da infilare sul Cero Pasquale e stilo di metallo per incidere il Cero Pasquale, le molle da camino o una paletta in metallo per prendere le braci dal braciere; sul sagrato: braciere con il fuoco acceso o falò. Come si struttura la celebrazione e come si serve — il lucernario: Ci si porta in processione, senza la croce, fuori dalla Chiesa, davanti al falò o al braciere. Il ministrante con il messale si pone davanti al Sacerdote che benedirà il fuoco; poi il Sacerdote inciderà una croce sul cero (portare stilo di metallo e grani di incenso su un vassoio) e lo accenderà con uno stoppino prendendo la fiamma dal fuoco benedetto. Successivamente si porrà il fuoco benedetto nel turibolo (portare: molle da camino o paletta in metallo, turibolo e 58 navicella) quindi il Sacerdote (o il diacono) si porta davanti alla processione, fuori della Chiesa, con il cero acceso, lo eleva e canta o dice ad alta voce: «Casto luce del mondo». A questo punto davanti al cero si portano turibolo e navicella; dietro al Sacerdote si dispongono i ministranti e dietro a questi la gente. Il Sacerdote, sulla soglia della Chiesa dice ancora: «Casto luce del mondo»: si accendono i ceri dei fedeli prendendo la fiamma dal Cero Pasquale (e non dagli accendini): è il segno che la luce di Cristo raggiunge ogni uomo. La processione riprende e quando il Sacerdote è davanti all’altare si gira verso i fedeli e proclama ancora: «Cristo, luce del mondo». A questo punto si accendono le luci della Chiesa: restano, invece, sempre spente le candele dell’altare. Si pone il Cero Pasquale nel suo candelabro e lo si incensa (portare turi bolo e navicella). Il Sacerdote (o il diacono o un cantore) si porta all’ambone e incensa il libro con il canto dell’«Exultet» (portare il turibolo) e subito dopo lo canta. Un ministrante, al termine del canto dell’«Exultet» toglie il libro con il canto (messale o altro libro con la musica del canto) e pone sull’ambone il lezionario. — Liturgia della Parola: a questo punto si spengono le candele tenute in mano dai fedeli e inizia la Liturgia della Parola. Ogni lettura è preceduta da un’orazione (portare il messale). Terminata l’orazione prima dell’Epistola (Lettera ai Romani) si accendono le candele sull’altare, tutti si alzano e si canta il «Gloria». Al canto dell’Alleluia, come si fa nelle domeniche, si portano il turi bolo e la navicella e si incensa il Vangelo. Dopo il Vangelo c’è l’omelia. — Liturgia battesimale: al termine dell’omelia, il Sacerdote si reca al battistero, se è ben visibile da tutti. Altrimenti, dopo l’omelia, si pone un bacile di fronte all’altare, dove si svolgerà la liturgia battesimale; si porta anche un tavolino con tutto l’occorrente per il Battesimo. Si cantano o leggono le litanie dei Santi e subito dopo si benedice l’acqua immergendovi il Cero Pasquale (due ministranti aiutano il Sacerdote a togliere il Cero Pasquale dal suo candelabro). Terminata la benedizione dell’acqua. si procede al battesimo dei bambini o degli adulti: un ministrante porta il rituale del Battesimo al Sacerdote e un altro tiene il microfono o porta l’asta con il microfono. Quindi il Sacerdote chiede di rinunciare a Satana e invita a fare la professione di fede. 59 Successivamente si battezzano i bambini o gli adulti (passare al Sacerdote la conchiglia per versare l’acqua sul capo) e si ungono con il Sacro Crisma (portare al Sacerdote il vasetto con il Crisma). Terminata l’unzione si fa la consegna della veste bianca. I genitori vanno al loro posto con i bambini battezzati. 1 ministranti del servizio all’altare lavano le mani al Sacerdote (portare: brocca, bacinella con limone e sapone. asciugamano). Se non ci fosse il Battesimo si benedice comunque l’acqua lustrale (come per il rito del Battesimo) e si rinnovano le promesse battesimali: il «Credo» in forma di domanda e risposta. Dopo il «Credo» il Sacerdote asperge il popolo con l’acqua benedetta (portare secchiello e aspersorio}. Liturgia Eucaristica: tutto procede come al solito. 60 Durante i vari periodi dell'anno liturgico il colore di alcuni abiti liturgici può variare; ecco qui colori e i rispettivi periodi: Si usa nel tempo pasquale e nel tempo natalizio, nelle feste del Signore, della Madonna, degli Angeli, dei Santi no martiri. È il colore della gioia pasquale, della luce, della vita. ROSSO Il rosso ha due significati: dono dello spirito santo e è anche il colore del sangue e quindi della sofferenza, del martirio. Si usa la domenica delle palme, il venerdì santo, il giorno della pentecoste, nelle feste degli apostoli e dei santi martiri Verde Si usa nel tempo ordinario. Esprime la giovinezza della chiesa, la ripresa di una vita nuova. viola Indica la speranza, l'attesa di incontrare Gesù, lo spirito di penitenza. Si usa in avvento, in quaresima e nei funerali. Questi sono i colori fondamentali, ce ne sono poi altri meno usati: oro Si usa in alcune grandi feste per sottolineare la loro importanza rosa Si dovrebbe usare solo in una domenica d'avvento e in una di quaresima. Indica penitenza ma in forma più attenuata rispetto al viola azzurro È il colore usato per le feste in onore della Madonna. Non sarebbe un colore liturgico, ma ormai molti ne fanno uso. 61 IL BATTESIMO: SERVIZIO LITURGICO PUNTO DI PARTENZA DEL Ogni compito e ogni servizio, nella Chiesa ha una radice comune: quella del battesimo. Il dono battesimale ci inserisce, tutti, in Cristo sacerdote, per essere parte viva del suo popolo. Questo meraviglioso sacramento è dono di Cristo risorto: introducendoci in Lui, ci fa appartenere al suo corpo. In ogni corpo ci sono diverse parti e ogni parte ha un suo compito e collabora con tutti gli altri. Il ministrante, in questo stupendo corpo che è la Chiesa, è una parte importante che collabora e serve nella liturgia insieme con i ministri istituiti (lettori, cantori e ausiliari della comunione) e di fatto, permette alla comunità di celebrare in modo nobile e semplice, nel decoro e nella bellezza. Per questo motivo il ministrante è chiamato ad avere sempre degli atteggiamenti adeguati a ciò che sta facendo. La chiamata alla vita cristiana trova una sua spiegazione anche nel servizio liturgico dei ministranti. Il battesimo è il punto di partenza di questo “servizio liturgico”. Nel giorno del battesimo abbiamo ricevuto l'unzione crismale. Il giorno della cresima questo dono sarà confermato dal vescovo con l'imposizione delle mani e una seconda unzione crismale; siamo stati unti con l'olio profumato del crisma come segno di quella consacrazione battesimale che ci fa figli di Dio. Consacrato dallo Spirito Santo e unito a Cristo, ogni battezzato guarda proprio a Lui per vivere la sua vita. Importante è che il ministrante abbia completato o stia compiendo il proprio cammino di iniziazione cristiana, con il catechismo, perché questo servizio riceve ispirazione, forza, grazia e vitalità proprio da questi tre sacramenti (battesimo, comunione e cresima). E non meno importante è proseguire il proprio cammino di fede compiuti questi sacramenti, dopo la fine del catechismo, non si deve lasciare tutto alle spalle e farsi vedere si e no qualche volta a messa la domenica, ma si deve continuare il proprio cammino cristiano unendosi ad un gruppo, 62 all’oratorio, facendo del volontariato frequentare la chiesa e quindi la messa. o comunque continuando a Testimonianza Un giorno, mentre ero a catechismo, entrò un signore che io ancora non conoscevo, per invitarci a fare parte del gruppo dei ministranti. Questo per me fu da subito molto bello, perché per la prima volta mi veniva data la possibilità di servire il Signore durante la Santa Messa. La mia risposta fu subito sì, anche se per i primi tempi non andai molto assiduamente. Mia madre era molto contenta che io andassi per servire la messa però mi disse che prendendo l’impegno di fare il ministrante, lo avrei dovuto fare seriamente. Presa la decisione incominciai ad avvicinarmi al gruppo dei ministranti per servire durante la santa messa con sempre più serietà; ogni sabato partecipavo agli incontri e alle prove, per prepararmi al meglio al compito che avrei dovuto svolgere durante la messa. Man mano che diventavo grande, mi convincevo sempre di più che la scelta che avevo fatto era stata quella giusta e questo mi faceva conoscere nuovi amici. Desideravo che questa mia esperienza fosse anche l’esperienza di tutti i miei compagni di classe, così l’invitai ad avvicinarsi a questo servizio rimanendoci male quando questo non accadeva. Sono ormai trascorsi 8 anni e questo mio cammino continua a rafforzarsi di settimana in settimana e spero che possa continuare ancora a lungo. Essere ministrante Quando Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, hanno lasciato tutto e si sono messi a seguire Gesù, gli sono andati vicino; gli sono stati vicino e, in alcune chiese, l'altare è un po' lontano da dove siede la gente. E allora essere ministranti significa stare veramente vicino a Gesù; così come quando, noi ministranti siamo sopra l’altare, molto più vicini alla celebrazione, molto più vicini all'ambone, cioè da dove si proclama la parola di Dio, di quanto non siano le altre persone che stanno in mezzo alla chiesa. 63 Essere ministranti significa quindi stare vicino a Gesù, essergli vicino, ma essergli vicino non tanto come degli spettatori; si può anche avvicinarsi a qualcuno per vedere meglio e questo il vangelo ce lo racconta anche in un altro punto, parlando di un uomo chiamato Zaccheo, che addirittura era salito sopra un albero per vedere Gesù più da vicino, dal momento che doveva passare lungo la strada dove si trovava quel albero. Ebbene, stare vicino a Gesù, non significa solamente guardare, così come ci si avvicina per vedere meglio, per vedere meglio un film, per vedere meglio la televisione, per vedere meglio qualcosa che ci piace; stare vicino a qualcuno significa saper camminare con lui, che è un'altra cosa, un po' diversa rispetto al vedere meglio. Quando noi stiamo vicino a qualcuno e vogliamo stare vicino a qualcuno è ovvio che se lui cammina un pochino più veloce, anche noi dobbiamo camminare un pochino più veloci; se lui si ferma, anche noi ci dobbiamo fermare, non è che possiamo continuare ad andare per conto nostro e tanti saluti. Vedete stare vicino a qualcuno significa imparare a conoscere il suo passo, significa imparare a stargli dietro, imparare un attimino a moderare quello che noi faremo subito, di istinto, mi va di correre: corro; mi va di parlare; parlo, moderando tutto questo e se lui parla io faccio silenzio, se lui si ferma io smetto di correre, oppure cerco proprio di non muovermi. Vedete, essere ministranti, significa proprio questo, stare vicino a Gesù ed imparare a seguire il suo passo, imparare a seguire quello che lui fa, e imparare ad ascoltare quello che lui dice. Ecco perché siamo più vicini a lui, i ministranti veramente sono più vicini a Gesù, più vicini all'altare più vicini all'ambone, non solo fisicamente, perché stanno la sopra; i ministranti sono vicini a Gesù quando imparano a seguire il suo cammino, quando imparano a vedere quello che lui fa e ad ascoltare quello che lui dice. E allora rendiamoci conto che davvero noi siamo un pochino più vicini, ma siamo un pochino più vicini, abbiamo forse il posto in prima fila, non per fare come dice la pubblicità del cannone della rai, non per avere come abbonati il nostro posto in prima fila e guardare meglio, di solito chi guarda sta bello in poltrona seduto con le braccia conserte magari con un po' di coca cola o con qualcos'altro vicino e aspetta. No! 64 Chiediamo invece, ricordiamoci, portiamo nella mente e nel cuore, che se noi stiamo vicini al signore non è per vedere uno spettacolo; se noi stiamo vicini a Gesù non è per vedere la televisione; i sacramenti, la messa non sono mai la televisione, non è un qualcosa che assomiglia alla televisione, ma ricordiamoci che siamo vicini a lui, per imparare a camminare come lui, a seguire il suo passo e ad essere attenti a quello che lui dice, a quello che lui fa e se porteremo nelle mente e nel cuore questa realtà, probabilmente raggiungeremo due cose: il nostro servizio sarà più bello, e più bello veramente, e anche noi forse, una volta diventati grandi, potremo ricordare di essere stati ministranti, non come qualche cosa di cui non dico che bisogna vergognarsi, ma insomma qualche cosa che si mette un pochino nel cassetto, che si sta attenti a non farlo sapere, che si sta attenti a non farlo conoscere, ma sia invece qualche cosa che possiamo ricordare con gioia perché ne possiamo andare orgogliosi ne possiamo andare fieri possiamo dire di aver fatto qualcosa di veramente bello e buono. 65 Il Concilio Vaticano II Il Santo dei Ministranti Preghiere del ministrante Salmo 100 Signore Gesù Signore Nostro Dio Preghiera del Chierichetto Preghiera del Ministrante Vorrei Preghiera del Gruppo Ministranti La Preghiera del Ministrante Preghiera del Ministrante La Preghiera del Ministrante Il Responsabile Formazione personale Chiamare Formare Gestire ed Organizzare Riti di ammissione dei Ministranti Ammissione al Gruppo Ministranti Celebrazione del Mandato Celebrazione del Mandato Come servire la Messa Atteggiamenti e Stili Le posizioni Le azioni Le parole Gli atteggiamenti Le doti dei Ministranti Concludendo Il Dizionario Liturgico Gli Oggetti Liturgici Gli Spazi pag. “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ 2 4 6 6 6 7 8 8 9 9 10 10 11 12 13 13 13 14 16 18 20 22 23 25 25 25 27 28 29 30 31 31 33 66 Gli abiti liturgici Incarichi Turibolo Candele o Torce Accolito Formazione Messa Feriale Messa Festiva Liturgia La Messa Anno Liturgico Avvento Natale Quaresima La Settimana Santa Triduo Pasquale Tempo di Pasqua Tempo Ordinario o tra l’anno Indicazioni per il Servizio Esposizione e Benedizione Eucaristica Rito della Cresima Matrimonio Mercoledì delle Ceneri Domenica delle Palme Giovedì Santo Venerdì Santo Veglia Pasquale Colori Liturgici Schede Formative Pag. “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ 35 36 36 38 38 41 41 42 45 45 46 46 47 47 48 48 49 49 50 50 51 52 53 53 54 55 57 60 61 67