Domenica 4 marzo 2012 Lotta all’illegalità Operazione della polizia, smantellata un’organizzazione a Villa San Giovanni Gli specialisti della truffa Falsificavano documenti per ottenere un lavoro o accedere a un finanziamento di FRANCESCO TIZIANO REGGIO CALABRIA Gli specialisti della truffa. Una banda organizzatissima in grado di falsificare qualsiasi documento e con gli agganci giusti ubicati nei posti chiave. Anche negli uffici pubblici: Capitanerie di porto, soprattutto. La gang della truffa è stata smantellata ieri dai poliziotti del commissariato di Villa San Giovanni che hanno operato gomito a gomito con i poliziotti della Squadra mobile di Reggio Calabria. L’ordinanza di custodia cautelare, a firma del gip del Tribunale di Reggio Calabria, Cinzia Barillà, su richiesta del pubblico ministero Gabriella Cama, ha riguardato complessivamente dieci persone: sei in carcere, tre ai domiciliari, una all’obbligo di firma. Nome in codice dell’inchiesta “Tutto Truffa”, «proprio perchè le persone coinvolte erano in grado di falsificare documenti di ogni tipo, dagli attestati di studio, ai certificati medici, passando per la voluminosa documentazione indispensabile per ottenere un finanziamento» hanno spiegato in conferenza stampa in Questura il capo della Squadra Mobile di Reggio Calabria, Gennaro Semeraro, e il dirigente del commissariato di Villa San Giovanni, Gregorio Marchese. Il via alle indagini risale al 2007. Ad insospettire gli investigatori della polizia alcune telefonate intercettate nell’ambito di un’altra inchiesta. Al telefono gli uomini dell’organizzazione parlavano a chiare lettere di documenti da fare, di documentazione in grado di poter ottenere, di ingresso nel mondo del lavoro ai marittimi. Favori e concessione in cambio di soldi. Tanti soldi, a seconda della truffa da portare a compimento. Gli 007 della polizia di Villa San Giovanni si mettono in moto, ricostruendo passo dopo passo il business fuorilegge dell’organizzazione con base logistica a Villa San Giovanni. Spiegano gli inquirenti: «Abbiamo individuato un’associazione criminale gerarchicamente strutturata, con Mario Bueti che ricopriva il ruolo di promotore, gestore e coordinatore dell’organizzazione con contatti nelle Capitanerie di porto di Genova e Rimini. Un gruppo molto ben organizzato, con specialisti della truffa che ricoprivano in maniera precisa e puntuale il compito assegnato. Ognuno al proprio posto, ognuno, con le proprie capacità. C’era l’esperto del settore informatico, c’era il promotore finanziario amico, c’era anche il pubblico ufficiale delle Capitanerie». In Liguria e Romagna, negli uffici della Guardia costiera, la gang villese, tramite un “gancio” siciliano, amico di Mario Bueti, avevano trovato terreno fertile per le loro truffe. Lì avevano instaurato contatti con «infedeli pubblici uf- ficiali delle Capitanerie di porto», dai quali in cambio di regali, spesso in mazzette, ottenevano facili imbarchi seppure sprovvisti della necessaria qualifica lavorativa o della specifica documentazione con attestati e requisiti. Accertato anche il finto corso di voga per fare ottenere alle vittime della truffa l’abilitazione per l’ottenimento del libretto di navigazione funzionale per le operazioni di imbarco. Affari facilmente realizzabili grazie ai contatti nel settore della navigazione di cui disponeva Mario Bueti, dal passato caratterizzato da un’intensa attività sindacale nel settore dei marittimi. «Ma l’organizzazione era in grado di realizzare truffe ad ampio raggio e non solo. Abbiamo infatti individuato truffe consistenti in aperture di conto corrente bancario allo scopo di ottenere carnet di assegni o carte di crediti, oppure la falsificazione di buste paga al fine di accendere conti corrente bancari oppure per usufruire di finanziamenti» hanno chiarito Gennaro Semeraro e Gregorio marchese. Piccole truffe per un giro di denaro consistente: seppure non definibile. E ad allargare il vortice degli imbrogli si è giunti attraverso la scoperta, nel corso delle perquisizione domiciliari degli indagati, della strumentazione, anche con sofisticate apparecchiature informatiche, per falsificare, duplicandole, le bollette dell’Enel e della Telecom. | Mario Bueti La passione per la politica da Dc doc di FRANCESCA MEDURI I funzionari della polizia Gregorio Marchese e Gennaro Semeraro L’INCHIESTA | Agganci in Capitaneria e banca Complici negli uffici di Genova e Rimini e alla Mediolanum di Reggio REGGIO CALABRIA - Sempre disponibili, sempre a disposizione gli uomini della gang della truffa che faceva capo a Mario Bueti. L’organizzazione fuorilegge di Villa San Giovanni, «perfettamente organizzata, con un organigramma ben definito con la precisa indicazione di ruoli e compiti» rimarcano gli investigatori del commissariato di polizia di Villa San Giovanni, era in grado di esaudire ogni necessità delle persone che bussavano alla loro porta. Bastava pagare, piccole o grandi mazzette. Roba anche da una manciata di centinaia di euro per agguantare «la documentazione giusta da presentare al posto giusto». Organico completo con ruoli e compiti precisi L’organizzazione di truffatori di Villa San Giovanni riusciva a garantire anche le persone in grado di accogliere le domande delle vittime. Indifferentemente se si trattasse di una speranza di un lavoro come marittimo a bordo nave, oppure usufruire un finanziamento, accendere un mutuo, aprire un conto corrente per disporre del carnet di assegni o carte di credito. Addirittura erano abili, e capace, di falsificare anche la prova che la bolletta della luce o del telefono di casa fosse stata pagata all’ufficio postale. In ogni ufficio il “gancio” perfetto. Anche nelle stanze blindate di enti pubblici. La gang disponeva di corsie preferenziali e canali privilegiati nelle Capitanerie di porto di Genova e Rimini, «Mario Bueti aveva intrapreso solidi contatti con infedeli pubblici ufficiali operanti nell’ambito della Capitaneria». Il raggio d’azione dell’organizzazione truffaldina di Villa San Giovanni operava anche nel settore finanziario «con la falsificazione di buste paga e sostituzione di persona al fine di potere accendere conti correnti presso la Banca Mediolanum di Reggio Calabria». In banca, grazie ai buoni uffici ed alla complicità operativa di Salvatore Demetrio Orlando, promotore finanziario una delle persone coinvolte nell’inchiesta “Tutto Truffa”, si riusciva ad otetnre «per la vitalità dell’associazione che utilizzava anche carte di credito della Fineco bank, ottenute mediante esibizione di documenti riconducibili a false identità». f. t. VILLA SAN GIOVANNI “Non mi piego davanti a nessuno”. Così Mario Bueti descriveva il proprio carattere, o meglio la propria persona. Una persona passionale, grintosa, determinata. “Un punto di riferimento per i giovani marittimi, perché i ragazzi mi vogliono bene e sarò sempre conloro”, spiegaval’allora candidato sindaco. Di professione marittimo delle Ferrovie dello Stato, da sempre iscritto al sindacato delsettore, dicedi essere informatissimo su tutto il mondo del lavoro marittimo. E poi la carriera politica, iniziata sin da giovanissimo, quando militava nella Democrazia Cristiana. Dopo la presenza nel consiglio comunale villese dal 1998 al 2003, ha continuato comunque a lottare per il paese, non mancando mai di esprimere i propri giudizi e di proporre le proprie idee. Ci tiene a ringraziare l'indimenticato sindaco villese Salvatore Delfino e l'ex assessore Sarino Greco, coloro che lo hanno stimolato nell'avventura politica, interpellandolo su tante faccende cittadine, soprattutto quelle legate allo sport. Ovvero la grande passione di Mario Bueti, in gioventù classificatosi secondo ai campionati italiani di nuoto del Csi. I numeri dell’operazione “Tutto Truffa” Sono sei gli arrestati a quattro il gip concede l’obbligo di dimora REGGIO CALABRIA - Sei le persone arrestate ieri dai poliziotti del commissariato di Villa San Giovanni e dagli agenti della Squadra mobile di Reggio Calabria nell’ambito dell’inchiesta “Tutto Truffa”. Altre tre persone sono state sottoposte all’obbligo di dimora nel luogo di residenza, mentre complessivamente sulla lista degli indagati ci sono una quarantina di persone. I nove destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria, Cinzia Barillà, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Gabriella Cama, sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e fal- sificazione di documenti. Gli arrestati sono Mario Bueti, di 57 anni; Rosario Bueti (59), Ivan Stefano Gaetano Paladino (33), Giovanni Papalia (32), Gaetano Saccà (53) e Salvatore Demetrio Orlando (36). L’obbligo di dimora è stato disposto per Placido Magenta (58), Giuseppe Branca (46) e Maurizio Lo Duca (48). Un’altra persona nei confronti della quale è stato disposto l'obbligo di dimora risulta irreperibile. «L’inchiesta si è articolata attraverso numerose intercettazioni telefoniche, acquisizioni documentali e testimonianze che hanno permesso di ricostruire l’organigramma dell’associazione» hanno spiegato gli investigatori in conferenza stampa. Mario Bueti Gaetano Saccà Ivan Paladino Salvatore Orlando Giuseppe Branca Placido Magenta E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 6 Primo piano L’iniziativa proposta dal Quotidiano per l’ 8 marzo Tre foto e una mimosa Ancora tante adesioni ANCORA adesioni alla proposta lanciata in un editoriale dal direttore del Quotidiano, Matteo Cosenza, di dedicare l’imminente 8 marzo a tre donne speciali: Giuseppina Pesce, Maria Concetta Cacciola e Lea Garofalo. La prima è la collaboratrice di giustizia che sta contribuendo a far portare avanti importanti inchieste contro le cosche dellaPiana di Gioia Tauro.Le altre due, entrambe accomunate dalla scelta di collaborare rompendo con contesti criminali sono morte: Maria Concetta indotta al suicidio e Lea sciolta nell’acido. Tre donne che hanno fanno scelte coraggiose. Tutti gli interventi e le adesioni all’iniziativa che sono stati pubblicati fino ad oggi sono online sul sito del Quotidiano, all’indirizzo www.ilquotidianodellacalabria.it Giuseppina Pesce Maria Concetta Cacciola Lea Garofalo L’onore di fare il proprio dovere segue dalla prima volano anche a nozze. Questa volta però la storia non solo si complica ma si tinge anche di giallo. Lui, Fabrizio Pioli, 38 anni, elettrauto di Gioia Tauro, conosce Simona Napoli. I due si innamorano - è l'amore si sa non è mai virtuale - ma c'è un problema e non di poco conto, lei è sposata. Nasce una relazione clandestina. Giovedì 23 febbraio s' incontrano nuovamente e sempre di nascosto. Sarà anche l'ultima volta che si hanno notizie dell'uomo. Si teme, come si dice in gergo, un caso di lupara bianca. Siamo in Calabria, ed in questi casi o in altri simili, la scomparsa finisce sempre o quasi nella morte del soggetto implicato. Le autorità hanno già provveduto ad arrestare il fratello della donna mentre si sta cercando il padre per ora latitante. L'accusa è pesante: omicidio ed occultamento di cadavere. In generale in tutto il Meridione, e non solo in Calabria, questo delitto viene considerato “d'onore”. Magari la famiglia non appartiene ad alcuna 'ndrina, ma la logica è esattamente quella. Rispecchia, insomma, quella sorta di mentalità mafiosa - di cui scrivevo giorno 11 febbraio dalle pagine di questo giornale - così difficile da scardinare è più pericolosa della stessa 'ndrangheta. A tal proposito, vorrei ringraziare Mario Muzzì, che ha colto lo spirito della lettera del mio articolo, iniziando ed invitando ad serio dibattito al quale fin'ora in pochi, purtroppo, hanno aderito. Nonostante le solite “orecchie da mercante”, qualche cosa anche in Calabria sta cambiando. La donna di appena ventiquattro anni e già madre di un figlio che ne ha quattro, è decisa a parlare e lo sta già facendo a tal punto che le forze dell'ordine l'hanno messa in località segreta e protetta per evitare che anche lei faccia brutta fine. Un delitto d'onore per difendere l'onore di famiglia, una storia di altri tempi che succede ancora anche nel Terzo millennio. Ma chiediamoci: cosa c'è di così onorevole in un delitto, in un qualsiasi omicidio, o crimine di ogni genere? Il paradosso è coloro che fanno parte delle varie realtà mafiose vengono chiamati “uomini d'onore”, che appartengono insomma “all'onorata società”, tale status una volta acquisito, cessa soltanto con la morte; il mafioso, quali che possano essere le vicende della sua vita, dovunque risieda in Italia o all'estero, rimane sempre tale, uomo d'onore appunto. In antropologia diversi studiosi, specialmente di scuola nordamericana o comunque anglosassone, non fanno alcuna differenza fra l'onore e la prevaricazione. Tale assimilazione concettuale nasce, guarda caso, dall'osservazione precipua del presunto onore mafioso e non contempla affatto la storia europea-continentale del concetto, né le sfumature di significato comuni invece alle lingue neolatine fra le varie accezioni e dunque fra i diversi utilizzi dello stesso termine; cosicché, in tali ambienti di studio, l'onore socialmente accettabile, ed anzi meritorio, scompare senza lasciare traccia dinanzi al deviato “onore” delle consorterie criminali. Secondo queste teorizzazioni, culture dell'onore compaiono tipicamente tra le genti nomadi e tra quelle dedite alla pastorizia, che portano con sé le loro proprietà più preziose perché rischiando di vedersele sottratte, non possono fare ricorso all'applicazione della legge o al governo. In questa situazione, sempre secondo questi studiosi (e con l'autorevole avallo a latere del Machiavelli), ispirare timore co- | LA LETTERA | Una mimosa anche per Simona Napoli EGREGIO Direttore, come lei sicuramente saprà, un'altra donna ha iniziato a collaborare con la giustizia. Due giorni fa Simona Napoli ha deciso di dire basta alla violenza mafiosa della propria famiglia d'origine. Si è presentata alle forze dell'ordine e ha chiesto di parlare con il Procuratore di Palmi Giuseppe Creazzo. La donna di Melicucco, sposata con un uomo che lavora da anni al nord Italia, aveva una relazione extraconiugale con Fabrizio Pioli, un bravo ragazzo di Gioia Tauro. Quando il padre di lei, Antonio Napo- li, e il figlio Domenico scoprono la relazione Fabrizio viene ucciso ed il corpo occultato. Per il padre ed il fratello, l'onore si lava col sangue, come se il sangue di un ragazzo fosse candeggina. Mi permetto di proporle, di dedicare una mimosa, oltre che a Lea, Giuseppina e Maria Concetta, anche a Simona Napoli che è un esempio da seguire nella lotta agli "uomini del disonore". Mario Congiusta (papà di Gianluca , vittima innocente di altri uomini nati e vissuti senza onore). Lo striscione con la foto di Lea Garofalo davanti all’altare durante i funerali della donna stituisce una strategia migliore del promuovere l'amicizia e coltivare una reputazione di vendetta rapida e sproporzionata aumenta la sicurezza della persona e della proprietà. Sempre secondo questa corrente di pensiero, «una volta che una siffatta cultura dell'onore - o meglio, dell'onore mafioso esista, sarà difficile per i suoi membri cambiarla per un cultura della legalità, dell'amicizia, del rispetto per chi fa il pro- prio dovere; questo richiederebbe che le persone diventino volenterose a rinunciare e rifiutare di reagire immediatamente, e dal punto di vista della cultura dell'onore, questo appare come una debolezza ed imprudenza». A questo punto qualcuno forse sarà tentato di chiedersi: ma se ci si mettono pure gli studiosi ad avvallare certe teorie allora chi mai, o cosa, potrà salvarci? Dicevamo sopra che qualcosa sta cambiando. Il cam- biamento sarà possibile se ci saranno molte persone che come la giovane donna e madre Simona Napoli, avranno il coraggio della denuncia, della reazione di fronte ad ogni logica di prevaricazione, di prepotenza, di menzogna, di sfruttamento, di collusione e di corruzione. Questo ci salverà: il vero onore di ogni uomo e donna, semplicemente fare il proprio dovere. Ennio Stamile Catene spezzate La proposta lanciata per l’otto marzo dal Quotidiano della Calabria sta trovando larga eco anche sulle testate nazionali. Nell’edizione di ieri di Repubblica, l’editorialista Michele Serra non solo ne ha parlato nella sua rubrica “L’Amaca”, ma ha anche aggiunto la sua alle migliaia di adesioni che continuano ad arrivare in redazione. Pubblichiamo di seguito integralmente il contenuto della rubrica. IL Quotidiano della Calabria chiede di dedicare il prossimo otto marzo a Lea Garofalo, Maria Concetta Cacciola, Giuseppina Pesce. Sono tre donne nate in famiglie di ’ndrangheta che si sono ribellate al loro destino. Il patriarcato assassino che regge le sorti di quello sventurato pezzo di Italia ha ucciso la prima (Lea) e ha costretto al suicidio la seconda (Maria Concetta). Giuseppina è riuscita a fuggire ed è testimone di giustizia, a nome suo e di tutte le persone libere. Al Quotidiano arrivano migliaia di adesioni. Aggiungo L’editorialista di Repubblica Michele Serra anche la mia. Chi ritiene l’otto marzo una ri- di un branco; e fanno delle correnza inutile, fuori tem- donne le custodi mute e sotpo massimo, rifletta sulla tomesse di quella catena di condizione di assoggetta- sangue, avidità e oppressiomento e umiliazione che ha ne. Se a disobbedire è una spinto Lea, Maria Concetta, donna, l’intera catena riGiuseppina al martirio e alla schia di spezzarsi. Alle donfuga. “Famiglia”, nel meri- ne, nella maggior parte di dione d’Italia, è spesso paro- questo pianeta, si adatta perla di spietata ambiguità. Ri- fettamente ciò che Marx dismanda alle mafie, ai vincoli se dei proletari: non hanno ferrei e spesso mostruosi che da perdere che le loro catefanno di ogni individuo non ne. una persona, ma il membro Michele Serra Ecco come aderire all’iniziativa Buonasera, come si può aderire all'iniziativa in oggetto? Ivano Stelluto [email protected] Intanto aderisce anche con questa telegrafica mail o, se vuole, con un messaggio più ampio. Poi la invitiamo a partecipare ad una delle tante manifestazioni che l’8 marzo si svolgeranno in varie città della Calabria per iniziativa di istituzioni, associazioni e organizzazioni politiche e sindacali. Le ricordo in particolare quella promossa dalla Cgil per le 9,30 al Museo Militare nel Parco delle biodiversità a Catanzaro, quella del liceo scientifico di Rosarno per le ore 16, quella del Comune di Cutro per le ore 10,30 e i due appuntamenti serali di Lamezia e San Pietro a Maida nell’ambito della settimana interamente dedicata alle tre donne. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 7 Speciale Domenica 4 marzo 2012 Calabria violenta Decine di carabinieri hanno setacciato tutta l’area della Piana senza esito Fabrizio sparito nel nulla Ancora senza esito le ricerche dell’elettrauto di Gioia Tauro e del probabile omicida di MICHELE ALBANESE GIOIA TAURO – Continuano parallelamente le ricerche del corpo di Fabrizio Pioli e le indagini per ricostruire le fasi drammatiche della sua sparizione dopo l’ultimo incontro conSimona Napoli,laragazza diMelicucco con la quale aveva intessuto una relazione e lo scontro che il giovane elettrauto di Gioia Tauro ha avuto con il fratello e con il padre di Simona. I Carabinieri ormai da una settimana ormai stanno perlustrando palmo a palmo un triangolo di territorio tra i centri urbani di Melicucco, Gioia Tauro e Rosarno. Al centro delle ricerche in particolare il Bosco di Rosarno, dove si suppone che possa essere stato occultato il corpo del giovane di Gioia Tauro e la sua auto la Mini Cooper di colore nero con il tettuccio bianco. L’attività di ricerca si svolge anche con unità cinofile e con il supporto dell’elicottero, ma anche con l’impiego di decine di militari dell’Arma che sul terreno analizzano ogni possibile traccia. La convinzione degli inquirenti di setacciare il Bosco di Rosarno e le zone immediatamente limitrofe deriverebbe dal fatto legato all’indicazione fornita dalla ragazza che ha ammesso di aver visto per l’ultima volta Fabrizio discutere animatamente con il fratello e il padre proprio in prossimità dello svincolo autostradale di Rosarno. Pergli inquirentiFabrizio quelgiorno stesso è stato ammazzato e fatto sparire nel nulla. Una consapevolezza che deriva non solo dal racconto della giovane donna di Melicucco ma anche da una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali che sarebbero inequivocabili che inchioderebbero i due Napoli di Melicucco, uno dei quali,Domenicodi 22annigiàtratto in arresto. Nell’ordinanza emessa dal Gip che ha convalidato il fermo del fratello di Simona, si fa riferimento alla registrazione di alcune immagini riprese nella Caserma dei carabinieri di Gioia Tauro dove erano stati portata la famiglia Napoli. Ci sono Simona, il marito di quest’ultima, il fratello Domenico e la madre. Il padre già allora si era reso irreperibile . In quelle registrazioni Simona e la madre vengono fatte attendere in una stanza e Vincenzo e Domenico in un'altra. Inconsapevoli di essere registrati, i quattro cominciano a dia- Fabrizio Pioli logare e a fare gesti che per investigatori sarebbero inconfutabili. In particolareVincenzo chiedeaDomenico del suocero (Antonio Napoli ndr.) e il cognato gli avrebbe detto che sarebbe andato a trovare un terreno per gettare Fabrizio Pioli. Non solo, Vincenzo ad un certo punto sempre rivolgendosi al cognato avrebbe mimato l’uso di una pistola . Ma non solo, in mano alla Procura vi sarebbero anche altre intercettazioni telefoniche tra soggetti della famiglia Napoli ritenute inequivocabili sulla fine che avrebbe fatto il giovane elettrauto. A tutto questo si aggiungerebbero le dichiarazioni messe a verbale dalla ragazza protagonista di questa incredibile vicenda. Simona avrebbe raccontato che il giorno della sparizione Fabrizio era andato a casa sua a Melicucco con la Mini Cooper e che l’avrebbe parcheggiata di fronte casa. Poi per evitare sospetti avrebbero deciso che Fabrizio «dovesse andare via di corsa – racconta Simona – perché chiaramente i miei sospettavano. Siamo usciti insieme, prendendo ciascuno di noi il proprio veicolo. Dietro ci sono venuti i miei genitori. Ho visto precisamente mio padre uscire di corsa di casa ed entrare nel Fiorino. Io ho preso direzione verso il paese –afferma la donna –Fabrizio verso la superstrada. Mio padre non lo conosce nel modo più assoluto. Per mio padre era una cosa gravissima averlo visto uscire da casa mia. Mia madre si è fermata davanti casa mia con la sua Fiat Panda. Io mi sono diretta all'asilo a prendere mio figlio». La ragazza racconta quindi di aver imboccato «la strada di Rosarno. All'imbocco ho visto il Fiorino di mio padre e la macchina di Fabrizio, e loro due litigare. Mio padre mi ha visto passare e ha fatto il gesto di fermarmi, allargando le braccia. In quel momento ho notato che nella mano destra aveva la pistola. La stessa pistola – sostiene – che mio padre aveva anche se non è detentore legittimo. Io avevo visto quella pistola in casa. La teneva all'interno di un gallinaio». Dopo la breve parentesi sul padre, Simona ritorna a raccontare quello che ha visto allo svincolo autostradale. «Fabrizio era appoggiato al finestrino della macchina – dichiara la donna –. Ho visto che erano agitati entrambi. Le due macchine erano parallele e loro si trovavano in mezzo ai veicoli. Nonmi sono fermata eho imboccato la strada per Gioiosa Jonica. Quihoincrociato miofratelloDomenico a bordo di una 500 bianca. Mio fratello certamente andava da mio padre. Secondo me mio fratello aveva solo il compito di disfarsi della macchina di Fabrizio. Non che lo abbia, se morto, potuto uccidere». Poi Simona è andata dei carabinieri e raccontare tutto. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Primo piano 9 Domenica 4 marzo 2012 24 ore in Calabria L’iniziativa dell’assessorato alle Attività produttive Secondo il sindacato è al 13% Idee per 800 nuove imprese proposte dai banchi di scuola Disoccupazione Commissione e Cisl litigano sui numeri CATANZARO – Sono stati coinvolti 78 tra istituti ed università, oltre 3.800 studenti interessati, 800 idee imprenditoriali elaborate, circa 1000 registrazioni sul portale ufficiale (www.impresapossibile.it) e 28 testimonianze. E’ il bilancio dell progetto “Nuovi giovani imprenditori” che l’assessorato regionale alle Attività produttive ha avviato, con la fondazione Field. Si tratta della seconda fase del progetto e il punto è stato fatto presso il centro agroalimentare di Lamezia Terme. Dopo i saluti di Mimmo Barile, Presidente della Field, i lavori, coordinati da Pasquale De Pietro, sono stati introdotti da Caterina Nano e Barbara Battelli, responsabili per la Fondazione, rispettivamente, dell’area animazione e del progetto N.g.i. le quali hanno illustrato il percorso di accompagnamento già avviato nelle scuole medie superiori e nelle università, anticipando le fasi successive. La giornata è proseguita con le testimonianze di giovani imprenditori calabresi, Sebastiano Caffo, Presidente dei giovani imprenditori di Confindustria Calabria, Giuseppe Pedà, vice presidente nazionale Confcommercio giovani e Re- La platea del centro agroalimentare nato Cantafio Presidente Confartigianato giovani Calabria, i quali hanno raccontato al numeroso pubblico presente le loro esperienze personali, sottolineando la complessità che comporta l’avvio e la gestione di un’azienda, ma anche la soddisfazione di offrire prodotti e servizi di qualità. Caterina Nano ha poi dato alcune indicazioni sul bando di prossima pubblicazione che consentirà l’avvio di nuove imprese giovanili. L’assessore alle attività produttive Antonio Caridi, Scontro tra Gentile e Laratta che ha concluso i lavori, si è dichiarato soddisfatto per la riuscita dell’iniziativa e del lavoro svolto sul territorio dal Presidente della Field Mimmo Barile e da tutta la Fondazione. «Il Progetto Nuovi Giovani Imprenditori – ha affermato l'assessore Caridi – nasce dall’attività di concertazione avviata subito dopo il mio insediamento, con l’istituzione del Tavolo dell’Economia La partecipazione di tanti giovani alla giornata odierna ed a tutte le altre iniziative realizzate con la collaborazione delle università e degli istituti scolastici è una dimostrazione che per creare sviluppo bisogna fare rete ed impegnarsi per il raggiungimento di un obiettivo comune. L'amministrazione regionale sta operando per mettere in campo altri progetti necessari a sostenere la crescita del nostro territorio ed oltre al bando di prossima pubblicazione a breve presenteremo al partenariato gli strumenti che faciliteranno l'accesso al credito delle imprese». REGGIO CALABRIA – Secondo la Cisl calabrese il tasso di disoccupazione in Calabria è al 13%. Un dato non veritiero secondo il docente di Politica Economica dell’Università di Reggio Calabria e consulente scientifico della Commissione regionale per l’emersione, Domenico Marino, perché quelli certificati dall’Istat per il terzo trimestre 2011 (ultimo disponibile per i dati regionali) dice altro. «Non è dipingendo a tinte fosche il mercato del lavoro calabrese che si risolvono i problemi», commenta il prof Marino. «Si confronta in primo luogo un dato mensile, quello di gennaio 2012 per quanto concerne il dato nazionale, con un dato regionale (13%) che è trimestrale e di cui non viene indicato il periodo (non siamo peraltro riusciti a trovare questo dato fra le statistiche ufficiali). Viene poi indicata la cifra di 570.000 unità come indicativa delle forze lavoro calabresi. Questo dato è sbagliato perchè le forze lavoro in Calabria si attestano negli anni fra 630.000 e 700.000 unità. Forse per un imperdonabile errore (da bocciatura ad un esame di primo anno di statistica economica), si confondono gli occupati con le forze lavoro». «I dati ufficiali dell’Istat – prosegue Marino – dimo- strano che non è vero che in Calabria nel 2011 la disoccupazione galoppa, anzi si registra una sostanziale tenuta del sistema calabrese. La verità inconfutabile è che la Calabria (può anche sembrare paradossale, ma è cosi) fa registrare una buona performance su una serie di indicatori socio-economici-occupazionali proprio nel pieno della crisi e dove regioni importanti fanno molto peggio. Il terzo trimestre 2011 vede un tasso di disoccupazione al 10,7 % (da ricordare che appena una diecina di anni fa eravamo a circa il 20%) e un aumento degli occupati rispetto al primo trimestre 2011 di +44 mila unità. Le tendenze per il quarto trimestre ci dicono che o la Calabria terrà o addirittura migliorerà ancora. Sparare cifre a caso non giova alla Calabria». «I veri problemi del mercato del lavoro calabrese –conclude Marino –sono la bassa partecipazione al Mondo del lavoro, l’elevato livello di sommerso (seppure, ormai, in decrescita costante dal 2004, passato dalle 210.000 unità alle attuali 138.000) grazie alle politiche di emersione) e la precarietà. Sono questi i temi su cui un sindacato dovrebbe dire la sua e sicuramente fa bene a chiedere un Piano per il lavoro». Secondo i legali ha chiarito la sua posizione nell’interrogatorio Edilizia sociale, inviati i decreti alle aziende in graduatoria Il poliziotto arrestato con l’accusa di aver svelato indagini in corso Concessi i domiciliari a Doldo CATANZARO – E scontro tra l’assessore regionale ai Lavori pubblici Pino Gentile e il deputato del Pd Franco Laratta in merito alla realizzazione di alloggi di edilizia sociale. «E' proprio il caso di dire che «non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire», commenta Gentile che ricorda al deputato che il bando è stato revocato «dopo un’attenta valutazione giuridica e tecnica», perché «non potevano essere affidati con un bando a sportello 155 milioni di euro, emanato in campagna elettorale, solo a cinque imprese e in gran parte localizzate solo in una parte del territorio calabrese. Su quel bando pendevano trentatrè ricorsi presso il Tar della Calabria. Con il nuovo bando saranno 33 le imprese beneficiarie, 49 le cooperative, e 39 tra Comuni e Aterp. Inoltre nella graduatoria sono entrate anche le Università di Cosenza e Catanzaro». Gentile ha annunciato che venerdì «sono partite le lettere dei decreti ai beneficiari e le imprese devono aprire i cantieri entro 180 giorni». «Quindi dai fatti si evince che l’on. Laratta - aggiunge Gentile - farebbe bene a documentarsi prima di disquisire su argomentazioni che non conosce e per una volta la smettesse di esibirsi con dichiarazioni inutili. Confermo che ci sono stati inte- ressi che mi hanno spinto alla revoca e sono quelli di migliaia di calabresi che ancora non hanno una casa e noi con questo bando vogliamo dargli un’opportunità. Da parte mia – conclude Gentile – non ci sarà spazio per ulteriori e inutili repliche nei confronti di chi come l’onorevole Laratta “uomo facile ai comunicati” ha evidentemente tanto tempo a disposizione per scriverli, non avendo altro di più utile da fare». La replica del deputato non si è fatta attendere annunciando un’interrogazione parlamentare al presidente del Consiglio Monti e al Ministro delle Infrastrutture e lavori pubblici Passera per chiedere «se non ritenga opportuno attivare un controllo specifico al fine di verificare la correttezza e la trasparenza degli atti relativi alla prima e seconda graduatoria di imprese in ordine ai bandi; Laratta chiede al Ministro quali siano gli aspetti «giuridici e tecnici» che hanno spinto l'assessore ai Lavori pubblici della Regione Calabria a revocare il bando emanato a marzo del 2009 e non come erroneamente riporta il Gentile «in campagna elettorale». Di accertare la presenza di imprese riconducibili a esponenti politici calabresi e se vi siano o meno conflitti di interessi». di CLAUDIO CORDOVA REGGIO CALABRIA - Torna a casa, seppur in regime di arresti domiciliari, Bruno Doldo, il poliziotto accusato dalla Dda di Reggio Calabria di aver passato notizie riservate a soggetti gravitanti nell’ambito della ‘ndrangheta cittadina. Al termine dell’interrogatorio di garanzia, al cospetto del Gip Antonino Laganà, il legale di Doldo, l’avvocato Antonino Curatola aveva infatti avanzato un’istanza di scarcerazione, su cui anche il pubblico ministero Marco Colamonici, titolare del fascicolo d’indagine, aveva riservato il proprio parere. A detta della difesa, infatti, Doldo era già riuscito a chiarire la propria posizione nel corso del lungo interrogatorio, tenutosi all’inizio della settimana, dopo l’arresto del poliziotto, scattato nella serata di sabato scorso, nell’ambito di quella che gli inquirenti hanno convenzionalmente denominato operazione “San Giorgio 2”. E stando alle accuse della Dda, Doldo avrebbe proprio favorito illecitamente Domenico Condemi, un soggetto che gli inquirenti collocano nell’ambiente criminale del rione San Giorgio Extra. Lo stesso ambiente che avrebbe appoggiato dal Bruno Doldo (in primo piano) mentre scorta Piero Grasso punto di vista elettorale il consigliere comunale Giuseppe Plutino, eletto alle ultime consultazioni elettorali nello schieramento di centrodestra e arrestato alcune settimane fa per concorso esterno in associazione mafiosa. E Doldo di Plutino è peraltro il cognato: stando all’ipotesi investigativa, il poliziotto avrebbe rivelato a Condemi la presenza di microspie all’interno dell’autovettura Fiat Panda, al fine di aiutarlo ad eludere le investigazioni in atto nei confronti dello stesso Condemi da parte della Squadra Mobile di Reggio Calabria, che ormai da mesi ha nel proprio mirino le attività delle cosche Borghetto-Zindato-Caridi, egemoni nel rione San Giorgio Extra e federate al più potente e blasonato clan Libri, originario di Cannavò. In discussione, dunque, la fedeltà allo Stato di Doldo, per anni in servizio alla Digos della Questura di Reggio Calabria e da qualche mese aggregato all’Ufficio Scorte, con funzione di tutela a magistrati e personalità politiche. Tra gli altri, infatti, Doldo ha svolto il servizio di scorta ad al- cuni magistrati della Procura di Reggio Calabria, ma anche all’attuale Presidente della Giunta Regionale, Giuseppe Scopelliti, fino al lavoro effettuato nel corso dell’ultima visita del Procuratore Nazionale Antimafia, Piero Grasso, nella provincia di Reggio Calabria. Sono state soprattutto le conversazioni intercettate tra Domenico Condemi e Giuseppe Esposito a indirizzare gli inquirenti su Doldo che, comunque, nel corso del proprio interrogatorio ha fermamente negato ogni addebito. Nelle conversazioni captate dalle cimici della Squadra Mobile, infatti, Condemi ed Esposito fanno espliciti riferimenti alla microspia scoperta nella Fiat Panda, interrogandosi su quali discussioni il dispositivo abbia potuto captare nel corso dei mesi in cui è stato attivo. Infine, il riferimento a un poliziotto, indicato dagli inquirenti in Bruno Doldo: «Se va e gli chiede in quale informativa è, glielo dicono a lui…gli dicono cazzi! Quelli sono in un’altra squadra, se n’è andato dalla Digos lui!». Frasi che hanno tenuto l’agente in galera per una settimana, fino all’attenuazione della misura cautelare con gli arresti domiciliari. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 11 Domenica 4 marzo 2012 Domenica 4 marzo 2012 All’iniziativa di “ReggioNontace” la confessione dell’imprenditore del settore oleario di Cittanova «Dal dramma al riscatto sociale» Michele Luccisano racconta il suo calvario nella morsa dei cravattari quegli anni di vessazioni e paure, di ROBERTA PINO “ho pagato per quella scelta - dice ma da quel momento è iniziato il PER la prima volta parla della sua vicenda pubblicamente. E sceglie mio riscatto morale - e aggiunge di farlo attraverso il movimento anche se mi sono sentito abbandoReggioNonTace. L'imprenditore nato dalle istituzioni”. Ora che è fidel settore oleario di Cittanova, nito tutto, chiama in causa la soMichele Luccisano, vittima di cietà civile. Negli ambienti giudiziari sente usura, racconta di questo fenomeno criminoso testimoniando la parlare di Padre Giovanni Ladiasua esperienza all'auditorium na e del movimento Rnt, avverte dell'Opera Antoniana - santuario immediato il bisogno di diffondedi Sant'Antonio - dove il giorno tre re la sua storia, per sviscerarne i di ogni mese Rnt si ritrova per molteplici aspetti. Comincia così a l'assemblea pubblica. E' una sto- parlare della differenza tra vittime di estorsione e quelria che ricalca il meccale di usura, “vittime di nismo tipico dell'ususerie A e di serie B”. ra. “La diversità - dice Un imprenditore si sta anche nella legislatrova in difficoltà fizione, la difficoltà degli nanziarie e, trovando usurati di attingere al chiuse le porte delle Fondo di Solidarietà banche, si trova coprevisto dalla legge stretto a rivolgersi ad 44/99 è maggiore riun intermediario spetto agli estorti”. Si (spesso si tratta di un sofferma, quindi, sugli amico) che lo agevola intoppi burocratici e nella concessione del sul nodo delicato delle prestito. banche, “che chiudono Sembra tutto sem- I presenti all’iniziativa i rubinetti del credito”. plice, ma presto l'im“Il ruolo delle banche prenditore si accorge è essenziale, non posdi essere incappato in sono prescindere dalla una rete di “finanziarealtà socio-economica tori” che pretendono in cui operano. La legla restituzione del cage 108 prevede il fondo pitale con interessi oldi prevenzione usura tremodo fuori dalla leche non viene utilizzagalità. Cominciano, to - afferma - c'è un sicosì, le intimidazioni, minacce, i furti e l'imprenditore si stema che deve venir fuori”. Quella di Michele Luccisano è trova davanti a un bivio, denununa storia raccontata, sono miciare o tacere e subire. Michele Luccisano non ha ta- gliaia, invece, quelle che rimanciuto. Ha denunciato i suoi perse- gono nel silenzio. “Forse sarò un cutori ed è di circa un mese fa la sognatore - conclude - però mi ausentenza di primo grado che li guro un riscatto civile e solo stancondanna. Si tratta del processo do tutti insieme, istituzioni, poli“Tentacolo”, con cui i giudici di tica, magistratura, associazioni e Palmi hanno inflitto pene per 26 società civile è possibile vincere anni di reclusione a quattro per- questa battaglia”. E la proposta di padre Ladiana sone di Gioia Tauro imputate per di aprire un centro di ascolto per il reato di usura. Una vicenda conclusa con il lie- l'usura appare come il segno di to fine e Luccisano racconta di speranza tanto atteso. «Mi sono sentito abbandonato dalle istituzioni» Operazione “Epilogo” Russo a casa per motivi di salute Francesco Russo E’ TORNATO a casa Francesco Russo, alias ‘o massaru, 49 anni. L’uomo era coinvolto nell’operazione “Epilogo” contro la cosca dei Serraino. Su richiesta dei suoi difensori, Umberto Abate e Emanuele Genovese, il Tribunale ha disposto per l’uomo gli arresti domiciliari per motivi di salute, in quanto il suo stato non era compatibile con il regime carcerario. La cosca Serraino è storicamente alleata del clan Condello. I Serraino controllano la zona sud e preaspromontana della città, da San Sperato a Gambarie. PADRE LADIANA «Tutti fingono di non sapere» «Il nostro obiettivo è di non lasciare soli quelli che hanno deciso di ribellarsi» “LA vicenda di Michele Luccisano è una occasione per riflettere, per parlare di qualcosa che in questa città tutti sanno e tutti fingono di non sapere”. Non usa mezzi termini padre Giovanni Ladiana di ReggioNonTace nell'affrontare un tema che tocca il 90% dei calabresi. “L'usura - dice - è un fenomeno con cui la criminalità controlla di fatto la vita ordinaria di tutti, uccidendo la possibilità di un futuro. Il nostro obiettivo è non lasciare soli quelli che si ribellano e uscire da qui con proposte concrete”. I dati statistici confermano la pericolosità dell'atto criminoso e la sua continua espansione. E' Tonino Perna a descrivere la vastità del fenomeno, a seguito di ricerche effettuate nella provincia di Reggio e Messina, tra il 1994 e il 2009. “Oggi la presenza di due testimoni così importanti - esordisce -dà speranza a fronte dei dati che invece scoraggiano”. Oltre Luccisano, a testimoniare l'esperienza di vittima di usura, c'è, infatti, l'imprenditore di Gioia Tauro Nino De Masi, il quale ha detto no al ricatto e alle vessazioni della criminalità organizzata nonchè al sistema del pagamento del pizzo, raccontando la sua vittoriosa battaglia contro tre colossi bancari. Un'altra vicenda positiva. Ma torniamo ai numeri che di certo non confortano. “Il fenomeno è in crescita - dichiara Perna mentre le denunce in calo costante. Sono 600.000 le persone coinvolte negli ultimi dieci anni”. Evidenzia, poi, un aspetto interesasnte. “Nell'usura c'è una stranezza rispetto alle estorsioni - dice - è la vittima che cerca il carnefice, spesso nascosto sotto le mentite spoglie di un amico”. Continua con i dati statistici. “Dal 2008 al 2011 si sono chiuse 165.000 attività commerciali, di cui il 40% per usura. Quindi non è solo una questione di crisi economica”. Per ciò che riguarda le regioni più colpite “in termini assoluti c'è Campania, Lazio e Sicilia, in termini relativi, la Calabria e a seguire la Campania”. I tempi della giustizia rappresentano, poi, un altro dato interessante emerso dalla indagine di Tonino Perna. “Il 40% dei casi si conclude con un rinvio a giudizio dopo 4 anni. La sentenza di primo grado dopo 3-4 anni e ciò comporta che molti di questi procedimenti finiscono in prescrizione”. Infine un dato curioso che riguarda sempre le due province dello Stretto. “Dal 1990 al 2007 ci sono state 789 denunce a Messina contro le 145 di Reggio. Da noi meno denunce - conclude Perna - ma la magistratura è più veloce”. r.p. I relatori dell’iniziativa di “Reggionontace” Cutrupi di “Generazione Futuro” L’analisi del docente Marino Il progetto di Leonia «Sulla differenziata «Lavoro, il mercato avanti così» calabrese tiene» Ingombranti ecco le isole ecologiche con le forze lavoro». «I dati ufficiali dell’Istat –prosegue – dimostrano che non è vero che in Calabria nel 2011 la disoccupazione galoppa, anzi si registra una sostanziale tenuta del sistema calabrese. La verità inconfutabile è che la Calabria (può anche sembrare paradossale, ma è cosi) fa registrare una buona performance su una serie di indicatori socio-economici-occupazionali proprio nel pieno della crisi e dove regioni importanti fanno molto peggio. Il terzo trimestre 2011 vede un tasso di disoccupazione al 10,7 % (da ricordare che appena una diecina di anni fa eravamo a circa il 20%) e un aumento degli occupati rispetto al primo trimestre 2011 di +44 mila unità. Le tendenze per il quarto trimestre ci dicono che o la Calabria terrà o addirittura migliorera ancora. Sparare cifre a caso non giova alla Calabria». «I veri problemi del mercato del lavoro calabrese – conclude Marino – sono la bassa partecipazione al Mdl, l’elevato livello di sommerso (seppure, ormai, in decrescita costante dal 2004, passato dalle 210.000 unità alle attuali 138.000) grazie alle politiche di emersione) e la precarietà. Sono questi i temi su cui un sindacato dovrebbe dire la sua e sicuramente fa bene a chiedere un Piano per il lavoro». LA Direzione Tecnica della Leonia Spa comunica che, allo scopo di favorire le operazioni di conferimento gratuito dei rifiuti ingombranti ai cittadini, è prevista l’istituzione delle isole ecologiche itineranti presso il Piazzale ex inceneritore a Pietrastorta e presso il Centro Operativo Leonia di Archi, sito in via Discesa Stazione n.6. In queste sedi è possibile conferire, in particolare, materassi, divani, mobili, tavoli, suppellettili, elettrodomestici, frigoriferi, televisori, computers. Gli orari di apertura seguiranno il seguente programma settimanale: Pietrastorta: Lunedì dalle 8 alle 13. Mercoledì e Giovedì dalle 14 alle 19 C.O. Archi: Martedì dalle 80 alle 13.00 Venerdì e Sabato dalle 14.00 alle 19.00. Leonia, ricorda inoltre che è sempre operativa, per la Zona Sud, l’isola ecologica di Via Foro Boario, dal lunedi al sabato, dalle ore 7.00 alle 19.00 Viene precisato, infine, che, conferendo direttamente i rifiuti ingombranti e differenziati presso le Isole Ecologiche, non è dovuto nulla. Inoltre, è possibile prenotare il ritiro a domicilio, telefonando al numero 096556296. Il prezzo di ritiro al piano terra per gli ingombranti è di 4 euro al pezzo, mentre ai piani alti è di 7 euro. «DIFFERENZIAZIONE rifiuti, proseguire su questa strada. Non possiamo che accogliere positivamente l'impegno per favorire la corretta differenziazione dei rifiuti, nella fattispecie plaudiamo la consegna porta a porta di kit per lo smaltimento dei rifiuti organici, composto da appositi contenitori e sacchetti biodegradabili, da parte dell'azienda per i servizi Leonia che sta avvenendo in questi giorni». A sottolinearlo è Sebastiano Cutrupi di Generazione Futuro. «Lo scorso 29 gennaio durante la nostra iniziativa di sensibilizzazione, “Differenziamoci” - ha sottolineato - sono stati mostrati dei video per il compostaggio domestico e consegnati dei consigli per un corretto riciclaggio, riscontrando un ottimo successo; in quell'occasione abbiamo avuto modo di confrontarci con molte persone, constatando come i cittadini siano favorevoli alla differenziazione dei rifiuti, dimostrandosi molto civilmente pronti ad attuarla. Se finora si registra un preoccupante deficit nelle strutture e nell'organizzazione, penalizzando questa prassi, l'iniziativa della partecipata non può che farci ben sperare I dipendenti di Leonia per un futuro in cui sempre una maggiore percentuale di rifiuti possa essere correttamente smaltita, con notevole vantaggio per i costi, ma soprattutto per l'ambiente. Per tali ragioni - conclude l’esponente di “Generazione Futuro” - sarebbe molto più vantaggioso il compostaggio domestico, dunque chiediamo che sia maggiormente favorito, riducendo ulteriormente i costi di gestione, ed applicando a chi lo esegue correttamente delle riduzioni sulla Tarsu, così come avviene in molti altri comuni italiani». «LA sollecitazione della Cisl regionale sulla disoccupazione e le dinamiche che l'alimentano è importante, ma i dati pubblicati ieri vanno sicuramente corretti con riferimento a quelli certificati dall’Istat per il terzo trimestre 2011 (ultimo disponibile per i dati regionali)». Lo afferma in una nota il docente di Politica Economica dell’Università di Reggio Calabria e consulente scientifico della Commissione regionale per l’emersione, Domenico Marino. «Non è dipingendo a tinte fosche – aggiunge – il mercato del lavoro calabrese che si risolvono i problemi. I dati commentati presentano alcuni gravi errori metodologici. Si confronta in primo luogo un dato mensile, quello di gennaio 2012 per quanto concerne il dato nazionale, con un dato regionale (13%) che è trimestrale e di cui non viene indicato il periodo (non siamo peraltro riusciti a trovare questo dato fra le statistiche ufficiali). Viene poi indicata la cifra di 570.000 unità come indicativa delle forze lavoro calabresi. Questo dato è sbagliato perchè le forze lavoro in Calabria si attestano negli anni fra 630.000 e 700.000 unità. Forse per un imperdonabile errore (da bocciatura ad un esame di primo anno di statistica economica), si confondono gli occupati E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 28 Reggio Dura presa di posizione di Confcommercio sull’escalation criminale a Modena-Ciccarello «Rione ostaggio della malavita» Per l’organismo in quel territorio c’è un vero e proprio allarme sociale AL rione Modena-Ciccarello è allarme sicurezza. A lanciare l’allarme è la Confcommericio Reggio Calabria. «Dopo un breve periodo di apparente calma seguitoalla forte denuncia della situazione di estremo disagio delle imprese del quartiere Modena-Ciccarello, assistiamo purtroppo ad una recrudescenza, anzi ad un sostanziale peggioramento dei reati perpetrati in quel quartiere ai danni delle aziende, quanto di semplici cittadini». Poi si scende nei particolari degli episodio criminale. «Se scippi, rapine e furti sono ormai all’ordine del giorno si legge in una nota - altrettanto vero è che la maggiore preoccupazione viene dalla spudorata arroganza con la quale quei fatti criminosi vengono perpetrati anche in pieno giorno o comunque in orari di normale traffico sia veicolare quanto pedonale». Per Confcommercio c’è stata negli ultimi tempi un’evoluzione criminale. «È evidente e sempre più sono le prove che, alcuni danneggiamenti ad attività produttive o il perpetrare con sistematicità delle aggressioni a danni di clientela di specifici esercizi, risponda alla recisa strategia di indurre i titolari alla cessione d’impresa - scrive ancora Confcommercio Un modus operandi che, se tipico appunto delle cosche di ‘ndrangheta, non appartiene alla cultura e alla filosofia di chi oggi appare dominare il quartiere dal punto di vista malavitoso. Riflessione che ci fa maturare qualcosa più del semplice sospetto che, dietro a tanti di quei crimini, vi sia una regia ben più articolata di quella che potevano esprimere una banda di zingari. Temiamo insomma che vi sia chi tira le fila per acquisire imprese insediate sul territorio, obbligando i titolari alla vendita e all’abbandono delle loro imprese e questa non è una strategia da scippatori e da ladri, quanto più facilmente riconducibile alle attività di racket e di ‘ndrangheta». Sono diversi gli interrogativisenza risposta. «Allora, chi è che tira le fila visto che le famiglie egemoni dell’area, sono ospiti e soggiornano nelle patrie galere? - si chiede Confcommercio - Come riescono da lì a coordinare una delle attività principe della ‘ndrangheta volta proprio dell’acquisizione delle imprese? Se così non è, a quali cosche hanno “subappaltato” il controllo del Una delle scritte sulle mura del quartiere di Reggio loro territorio? Ma, principalmente, chi è vicino ai cittadini e agli imprenditori di uno dei quartieri più popolosi della Città? Non sappiamo rispondere a queste domande ma, purtroppo, non sappiamo neanche rispondere a chi viene scippato con violen- za ed arroganza dinanzi ai tanti che comunque non vedono. Non sappiamo cosa dire a chi ha la consapevolezza che quanto sta subendo in termini di danneggiamenti e furti non ha altro fine che quello di stroncare la sua resistenza ed obbligarlo alla vendita e a chi vive avendo costantemente dinanzi agli occhi una roccaforte inespugnabile entro cui trova rifugio, delinquenza comune e spaccio di stupefacenti e, sberleffa e deride chi, con caparbietà, cerca opporsi alla loro arroganza. Non sappia- mo cosa rispondere perché, ciascuna di quelle persone, di nostri concittadini, colleghi commercianti, difficilmente può comprendere le difficoltà di un controllo del territorio da parte delle Forze dell’Ordine e la possibilità di garantire una pattuglia di Polizia o Carabinieri ad ogni angolo». Infine l’amarezza. «Forse suscitando le ire di qualcuno - sottolinea Confcommercio - avevamo scritto tempo fa come, felici della visita del Presidente della Repubblica nella doverosa espressione di solidarietà dovuta al procuratore Pignatone, avremmo apprezzato di più il gesto, lo avrebbe apprezzato l’intera comunità per la provincia di Reggio Calabria, se analoga sensibilità fosse stata dimostrata verso il pizzicagnolo dalla nostra strada, dal nostro quartiere, che aveva visto andare in fumo la propria azienda. Una riflessione che riteniamo legittima poiché troppe sono le cose che, chi è vittima di quei fatti, non riesce a capire. Non riesce a capire, è impossibile per lui farlo, le difficoltà del controllo, così come non riesce a capire cosa si attenda ad intervenire e smantellare un evidente stato di abuso edili- Incontro delle due Federazioni il comandante dei vigili urbani e quella polizia provinciale Fioristi e panificatori antiabusivi Confronto per contrastare il commercio selvaggio. Allarme igienico-sanitario CONFCOMMERCIO, Imprese per l’Italia, la Provincia di Reggio Calabria, il direttivo dell’Assipan, l’associazione Provinciale Panificatori coordinata dal presidente Antonino Laurendi e il direttivo di Federfiori, coordinato dal presidente Fortunato Raffa, hanno avuto un proficuo incontro con il comandante della Polizia Locale, Alfredo Priolo e con Antonino Crupi, Comandante della Polizia Provinciale. Nell’incontro, dove erano presenti anche l’assessore comunale alle attività produttive Paolo Anghelone e il direttore di Confcommercio Attilio Funaro, sono stati rappresentati i problemi delle due categorie in ordine ad abusivismo commerciale, violazione delle norme igienico-sanitarie, nonché di quelle ambientali. Le due categorie, ognuna per le proprie specificità merceologiche, hanno illustrato modi e modalità con le quali con sistematicitàvengono arealizzarsipesanti turbative al mercato; in particolare, i panificatori hanno evidenziato per l’ennesima volta il fenomeno della ven- dita del pane in forma ambulante ormai divenuta immagine comune agli angoli delle strade del capoluogo e delle varie cittadine della provincia. Nel metodo una palese violazione alle più elementari norme igienico/sanitarie mentre, nel prodotto, l’impossibilità di poter tracciare ingredienti e sistemi di cottura utilizzati per confezionare il pane posto abusivamente in vendita. Ormai, per la categoria, è palese trovarsi dinanzi ad una rete organizzata e coordinata nell’abuso e nell’illecito, ricorrendo spesso anche all’utilizzo di minori forse proprio per le difficoltà che quelli comporterebbero alle forze di vigilanza deputate all’intervento. Il presidente Laurendi ha voluto richiamare l’attenzione dei rappresentanti delle polizie locali anche su altri fenomeni quali, insieme all’ingannevole utilizzo dell’insegna panificio esposta da chi, al più,potrebbe definirsi panetteria, si aggiunge sempre più frequentemente la sfacciata pubblicità effettuata anche da esercizi in sede fissa di specifiche tipologie di pane con prove- nienza geografica precisa, ad esempio e solo per citarne uno, pane di Platì dove, tale è la diffusione dell’offerta, da apparire incoerente con la capacità di panificazione di quelle zone di cui si vanta la provenienza: insomma, anche in questo caso un inganno bello e buono al consumatore. Preoccupazione ed allarme più che giustificati di una categoria che, pur mantenendo da cinque anni il prezzo più basso d’Italia, è anch’essa pesantemente colpita dalla crisi quando, Ulteriore allarme per la categoria che, per inciso vende un prodotto non solo e vede spadroneggiare l’abusivismo pu essendo noto che, purtroppo, siano in circolazione farine contaminate. Il presidente Raffa e i fioristi hanno rappresentato come, alla crisi, si sommi l’essere cadute nel dimenticatoio le vecchie regole del bonton e ormai le uniche reali occasioni di vendita sono sempre più strettamente connesse a particolari ricorrenze e festività. Pur tuttavia proprio in quelle occasioni si assiste ad una letterale invasione in ogni dove da parte di vendi- tori non autorizzati arrecando con ciò gravissime nocumento ad aziende regolari e che sostengono per altro pesanti oneri fiscali, tributari ed amministrativi. Ancheper questacategoria sono palesi, all’abuso commerciale, i sempre più frequenti raggiri all’ignara clientela allorquando, ad esempio, viene spacciata per mimosa, della comunissima acacia, quanto pesanti violazioni alle norme ambientali quando, abusivamente, vengono venduti da commercianti improvvisati, specie nel periodo di natale, il vischio (inflorescenza protetta) o abeti probabilmente procurati in dispregio dei controlli della Forestale. Comunque il confronto si è svolto in un clima di reciproca comprensione e, categorie e polizie locali sono giunte alla conclusione che necessitino interventi preventivi utili ad un sostanziale contenimento degli illeciti evidenziati,riservandosi peraltro meglio coordinarsi in un incontro mirato che, Confcommercio e le due Federazioni, chiederanno avvenga sotto l’egida del Prefetto. Sulle accuse alla gestione amministrativa replica il coordinamento del Pdl Grande città «Da Ivan Tripodi solo un delirio esilarante» «L'UNICA sensazione che proviamo quando leggiamo le note del Pdci è la tenerezza nei confronti degli ultimi ‘baluardi’ di un comunismo intriso di tutti gli ingredienti negativi che lo hanno sempre contraddistinto: in primis le bugie spregiudicate e spudorate». Lo sostiene, in una nota, il coordinamento del Pdl Grande città di Reggio Calabria. «La nota di qualche giorno fa a firma di Ivan Tripodi, coordinatore di se stesso –si aggiunge nella nota – assume i contorni di un delirio esilarante, meritevole di un’esibizione a Zelig, specie nella parte che richiama ad una fantomatica deportazione. Tralasciando la grave mancanza dirispetto e la profonda ignoranza stori- zio assurto a simbolo di immunità ed intoccabilitàdi determinati personaggi. Per dimensione, densità abitativa e numero di imprese, Modena-Ciccarello, più che quartiere, assurge alla dimensione di frazione ma, priva di controllo, abbandonato a se stesso, in mano ed ostaggio di angherie e soprusi, è divenuta una entità autonoma dove, evidentemente, chi amministra lo fa con la spavalderia di chi sa essere, dinanzi alla incapacità di risposta istituzionale, il vero “ padrone del vapore”. Tante le azioni e le iniziative che, chi deputato, potrebbe assumere nell’immediato per dare delle risposte a cittadini ed imprenditori e, quelle, le aspettiamo da tempo. Ma poi basterebbero anche semplici gesti di umana ordinarietà perché ci domandiamo chi, dotato di capacità istituzionali, sia andato personalmente a stare vicino alle vittime. Non a caso abbiamo usato la definizione “con capacità istituzionali di dare risposte” perché di passerelle e facili proclami ne abbiamo la testa decisamente piena». Infine lo sdegno: «Sentiamo nei nostri cuori insieme a rabbia ed esasperazione». ca che il signor Tripodi ha manifestato, nell’occasione, nei confronti di tutti i deportati italiani, ciò che il nostro pare dimenticare sono le nefandezze perpetuate dai suoi parenti appena qualche anno fa. L’omonimia con il più navigato Michelangelo, infatti, non può essere casuale: basti pensare al bando capolavoro, redatto dallo stesso, quando svolgeva il ruolo di assessore regionale all’Urbanistica. Poco prima delle ultime elezioni regionali del 2010 (guarda caso) è stato in grado di preparare e dare attuazione ad un bando per il recupero dei Centri storici per cir- ca 110 milioni di euro. Fin qui nulla di strano, anzi. Peccato, che il signor Michelangelo Tripodi avesse tralasciato un aspetto, diciamo, fondamentale non impegnando le somme necessarie: un tocco da vero fuoriclasse. Di conseguenza, molti sindaci dei Comuni vincitori del bando hanno fatto eseguire i lavori previsti ed hanno rendicontato il tutto alla Regione affinchè venissero erogate le somme necessarie: l’ente non ha potuto sborsare neanche un euro perchè quel bando era privo di coperture finanziarie ed ha do- «Insulti gratuiti e senza contenuti» vuto rispondere picche. Risultato? Sindaci in grave difficoltà con i vertici costretti a fare i salti mortali per trovare le soluzioni adeguate, aziende che ancora aspettano i pagamenti e, ovviamente,lavoratori nonremunerati in tutta la Calabria». «Chissà quando i parenti Tripodi capiranno che la politica si articola non sulle ridicole accuse e sugli insulti ma sul confronto e soprattutto sulle proposte. Su quest’ultimo aspetto, in qualche recente intervista, abbiamo potuto ammirare la vuotezza dei contenuti del coordinatore cittadino. Chissà quando comprenderanno che il comunismo non esiste più e che le loro prese di posizione sono del tutto anacronistiche». Uno scorcio di Reggio Calabria E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 29 Domenica 4 marzo 2012 Piana Domenica 4 marzo 2012 Ancora un episodio di microcriminalità: una famiglia rapinata e picchiata nella propria abitazione Cinquefrondi senza controllo L’allarme di Michele Galimi (Pd): «L’esigenza di maggiore sicurezza» di SIMONA GERACE CINQUEFRONDI – Continua l’escalation di microcriminalità a Cinquefrondi. Nei giorni scorsi l’ennesimo vile atto ai danni di una famiglia di emigrati, giunti nella cittadina pianigiana per rimettere in sesto la propria casetta di campagna, ormai in rovina. Erano circa le 12 e 30, quando A. P. di 67 anni, si trovava con la moglie nella propria abitazione situata nel centro rurale di contrada Ventriconi. All’improvviso tre persone vestite di nero e con il volto travisato si sono introdotte all’interno dell’abitazione minacciando la coppia. Gli stessi però, non avendo trovato denaro né altre ricchezza, si sono accaniti in maniera inverosimile contro il capofamiglia, malmenandolo e gettandolo a terra, nonostante le grida disperate della moglie che, impassibile e attonita, ha assistito alla scena. Sul posto sono tempestivamente intervenuti i Carabinieri della locale Stazione, guidati dal maresciallo, Massimo Miozzo che stanno indagando per identificare i colevoli. A darne notizia, cercando di smuovere le coscienze e suscitare una reazione non solo dei rappresentanti politici ma anche delle varie realtà che operano nel territorio, è stato il consigliere comunale del Pd, Michele Galimi, secondo cui «il problema più grave di Cinquefrondi in questo momento è la totale mancanza di sicurezza, unità alla perdita dell’identità e alla lacerazione del tessuto sociale». Per cercare di invertire questa tendenza, Galimi, ha rivolto un serio appello al sistema giudiziario, affinché si garantisca la certezza della pena, e ha chiesto all’amministrazione comunale di convocare un consiglio per discutere della creazione di un osservatorio sulla sicurezza e sulla legalità. «Ciò che sta avvenendo nella nostra cittadina – ha spiegato il consigliere comunale nel corso di una conferenza stampa – provoca terrore e paura in tutta la collettività, ma soprattutto in coloro che abitano nelle campagne i quali, ancora, grazie al loro lavoro, riescono a produrre economia. Siamo passati dalle rapine ai furti e perfino alle botte, senza alcuna pietà per i cittadini inermi e responsabili solo di non avere in tasca o in casa con- tanti al momento di queste “visite”». Episodi come questi, che ormai sono pane quotidiano a Cinquefrondi, secondo Galimi, testimoniano che si è passato il limite, in quanto «offendono l’onestà e la laboriosità della gente, ma oltraggiano soprattutto la dignità umana». Per questi motivi, a nome dell’intero circolo Pd, il membro del Partito Democratico ha sollecitato il dibattito con le forze politiche, sociali e civili del territorio, in modo da creare un netto divario tra chi opera per il bene dell’intera collettività e chi invece, vuole trasformare Cinquefrondi in territorio della microcriminalità. Carabinieri a caccia dei balordi I carabinieri impegnati in un servizio di controllo del territorio Appello dell’associazione Kairos a sostegno della famiglia del giovane scomparso «Rivogliamo Fabrizio con noi» «Chi sa dica la verità, solo così si potrà dare pace a una famiglia e una comunità» di NICOLA ORSO GIOIA TAURO - «Ci spinge a prendere carta e penna e partecipare tutto il nostro dolore per una situazione così anomala, così incivile e barbara, perché apparteniamo ad un’associazione che è attenta e vicina a chi soffre». Così esordisce una lettera inviata ai familiari di Fabrizio Pioli dalla Kairos, sodalizio culturale gioiese presieduto da Milena Marvasi. «Ognuno di noi è genitore e comprende l’immensità del dramma che state attraversando in questo momento particolare. Fabrizio deve - e lo gridiamo ad alta voce e con forza ritornare nella sua casa. Ricordando le parole ascoltate intelevisione da parte diun sacerdote, con profonda amarezza ci sentiamo sconfitti se, ancora oggi, dopo che tutti noi ci adoperiamo per una società migliore, dobbiamo essere ancora testimoni di eventi così atroci e dobbiamo chinare la testa delusi, sconfortati. In che cosa si sbaglia? Per la nostra associazione – continua - questo vuole rappresentare un messaggio di amore e di incoraggiamento alla speranza. Siamo con voi con tutta la nostra solidarietà. Chi sa dica la verità, perché solo così si potrà dare pace ad una famiglia e ad una comunità tanto provate». Kairos conclude con un’accorata sollecitazione: con voi e per voi. Facciamo un appello a tutte le altre associazioni e alla società civile. Urliamo insieme il nostro dolore e la nostra rabbia: rivogliamo Fabrizio». «Noi siamo presenti, stiamo soffrendo Fabrizio Pioli L’amministrazione di Cittanova commemora Gullace Il consigliere comunale lascia “Insieme per Gioia” Il sacrificio di Teresa Donato Dalbis passa a Idv Fu simbolo della Resistenza al nazifascismo di ANTONINO RASO CITTANOVA – Cittanova ricorda Teresa Gullace. A sessantotto anni dalla sua scomparsa l’Amministrazione comunale ritorna con un manifesto commemorativo su quel simbolo fatto carne della Resistenza al nazifascismo. Donna cittanovese – emigrata da giovanissima a Roma con il marito Girolamo Gullace – Teresa fu uccisa barbaramente da un soldato nazista il 3 marzo 1944 in via Giulio Cesare, nella Capitale. Il suo assassinio, in quegli anniterribili, divenneimmediatamente simbolo forte della Resistenza, dell’opposizione alle forze dell’Asse che andavano sgretolandosi, di quell’Italia nuova che da lì a qualche tempo sarebbe rinata di nuovo nelle sembianze di Repubblica democratica. Quel 3 marzo 1944 Teresa Gullace Talotta – questo il cognome da nubile – seguì il marito, finito in mano ai nazisti a seguito di un rastrellamento, nella caserma 81ª fanteria di via Giulio Cesare. Nonostante il divieto di avvicinarsi all’edificio Teresa non bloccò i suoi passi: nonostante l’urlo del soldato nazista. Poi il colpo esploso dalla Teresa Gullace uccisa barbaramente da un soldato nazista il 3 marzo 1944 in via Giulio Cesare a Roma “Luger”, e la morte in quella storica via romana. Subito, quel delitto, divenne il simbolo della Resistenza al nazifascismo. Il caso di Teresa Gullace fece così tanto rumore che, negli anni del neorealismo italiano, il regista Roberto Rossellini prese spunto da quella donna calabrese per dar vita al personaggio della “Sora Pina”, interpretata da Anna Magnani nel film “Roma città aperta”. Nel 1977 il Presidente della Repubblica, Giovanni Leone, la insignì della Medaglia d’oro al merito civile. La partigiana Laura Lombardo Radice racconterà di Teresa Gullace in un suo libro, testo che spiega lo sdegno popolare di quei giorni, della forza che scatenò quell’omicidio, e del rilascio di Girolamo Gullace sull’onda emotiva che si scatenò tra la gente comune. «Priorità all’occupazione» di ALESSANDRO TRIPODI GIOIA TAURO –Il consigliere comunale Donato Dalbis passa dal movimento politico “Insieme per Gioia” al partito “Italia dei Valori”. L’annuncio è stato dato nel corso di una conferenza stampa ieri mattina. Presente, tra gli altri, il portavoce locale di Idv, Mimmo Pirrotta, che ha spiegato come sia «opportuno che il partito abbia rappresentanza in seno al Consiglio comunale di Gioia Tauro per affrontare le tante problematiche della città». A prendere per mano il “neoassunto” Dalbis, sarà il coordinatore regionale dv, Enzo Tromba: «Il nostro partito vuole trasformarsi da movimento di nicchia a movimento di massa, con una forte identitàlegalitaria». Edin seguitoil porto. «Siamo convinti –ha asserito Tromba - che per il rilancio dello scalo gioiese sia più opportuno puntaresull’intermodalità e non solo sul transhipment». In sintonia con tale strategia anche il consigliere regionale dell’Idv, Giuseppe Giordano. «Il porto di Gioia Tauro col solo transhipment è destinato a morire», ha evidenziato Giordano,il qualeha poi continuato: «A Gioia Tau- Donato Dalbis ro l’Idvvuole essereunpartito che faccia da incentivo per aprire una pagina nuova di sviluppo e di riscatto per la città». Poi Donato Dalbis è andato giù duro sul tema dell’occupazione. «Una delle priorità è quella di riaprire la spinosa questione della disoccupazione – ha detto Dalbis – che non attanaglia solo il mondo giovanile, ma anche le persone meno giovani. Ci sono fami- glie in grande difficoltà che riescono a stento a sopravvivere. Per questo dobbiamo rimettere tutto in discussione». Il neo dipietrista ha in seguito scagliato un affondo contro il governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti. «Quest’ultimo, a distanza di due anni dal suo insediamento, non ha mosso un dito per Gioia Tauro – ha così tuonato Dalbis –nonostante abbiapreso un mare di voti in città». Infine il consigliere spiega le ragioni che lo hanno portato a scegliere l’Idv. «Ho deciso di aderire a questo partito perché penso che lo stesso possa dare una marcia in più a Gioia Tauro», ha terminato Dalbis che fino ad oggi ha indossato la casacca di “Insieme per Gioia”. Dopo le dimissioni delcapogruppo Santo Bagalà, qualche settimana addietro, Donato Dalbis è subentrato al suo posto tra le fila della minoranza del civico consesso. Quest’ultimo, adesso, continuerà la sua azione politica sotto l’ala dipietrista. Alla conferenza stampa hanno partecipato anche la presidente delcoordinamento donne Idv della Piana, Rossella Romeo, e un dirigente della sezione locale dell’Idv, Pino Costantino. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 40 Reggio FUMETTI di MICHELE MESSINA NEL numero 2938 del settimanale Topolino si presenta una storia in due puntate di DoubleDuck disegnata dal catanzarese Fausto Vitaliano, uno dei massimi esponenti italiani del mondo Disney, che ha collaborato anche per gli editori Feltrinelli e Rizzoli e del quale è uscito da pochi giorni il romanzo “Era solo una promessa”, edito da Laurana. DoubleDuck non è altri che Paperino, diventato agente segreto alle dipendenze dell’Agenzia, una società di spionaggio che combatte la criminalità, diretta da un misterioso personaggio, il Grande Capo. In questa nuova avventura, la quarta delle serie “La macchina delle nuvole”, l’agente DoubleDuck dovrà risolvere tra mille disavventure e con l’aiuto di una scaltra giornalista, il mistero legato ad una macchina misteriosa capace di Torna l’agente DoubleDuck di Vitaliano Nuova avventura per la serie Disney sceneggiata dall’autore catanzarese generare delle nuvole. Sempre in questo numero troviamo “Paperino e il mago della parola”, che vede protagonisti Paperino, Qui, Quo, Qua insieme al professore Bergonz, un papero simile ad Alessandro Bergonzoni, sono alle prese con “Kapoccion, il computer, capace di divorare i libri, masticando le parole e distillandone l’essenza, che improvvisamente esplode, facendo sparire tutte le parole del pianeta. Legato al problema dell’impoverimento della lingua italiana nelle giovani generazioni, assediata da continui termini stranieri, da inediti neologismi, che li allontanano dalla produzione di testi scritti, come già evidenziava Italo Calvino ne “Le Lezioni Immagini e testi dai fumetti, contenuti nel numero 2928 di Topolino americane”, il settimanale ha anche indetto un concorso letterario riservato ai bambini dai 6 ai 14 anni, in collaborazione con la Feltrinelli e il Salone dei Libro di Torino. I giovani scrittori possono far propria una parola che non si usa quasi più, inserendola in un testo breve di 150 parole. Le storie potranno essere imbucate nelle urne, poste nelle librerie Feltrinelli, fino al prossimo 8 aprile. A Lamezia il recital di Lo Monaco tratto da Grasso IL CONCORSO Anima e parole contro la mafia “Su due piedi” candidato al Festival del Camminare di Bolzano di GIANLUCA GAMBARDELLA LAMEZIA TERME - E’ una sorta di “antipasto” della seconda edizione di Trame, che si svolgerà a giugno, il settimo appuntamento della stagione di prosa al Teatro Politeama. In Via Matarazzo nelle serate del 6 e 7 marzo (con matinèe organizzata il 7 per le scuole superiori) arriverà, in esclusiva regionale, lo spettacolo “Per non morire di mafia” tratto dall’omonimo libro del procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, e interpretato da Sebastiano Lo Monaco per la regia di Alessio Pizzech. Dopo la giornata del 29 febbraio a Capizzaglie, il tema dell'antimafia approda anche a teatro con l'interpretazione di Sebastiano Lo Monaco, che torna a Lamezia (ma non più sul palco del “Grandinetti”) dopo aver ben figurato in passato nelle interpretazioni di “Uno sguardo dal ponte” di Miller, “Il berretto a sonagli” ed “Enrico IV” di Pirandello, la produzione dell'“Otello” di Shakespeare ef- fettuata proprio nella città della piana nel 2008. L’adattamento drammaturgico di Margherita Rubino è tutto affidato alla sapienza attoriale di Sebastiano Lo Monaco che, sotto forma di monologo, riconduce il teatro alla sua funzione civile ed evocativa mentre la figura dell’uomo/attore diventa sintesi di un’intera comunità che è chiamata a riflettere e a ridiscutere i problemi del presente non solo con il pensiero ma soprattutto con l’anima, così come insegna il linguaggio del teatro. Nel libro Pietro Grasso dichiara infatti che “finché la mafia esiste bisogna parlarne, discuterne, reagire. Il silenzio è l'ossigeno grazie al quale i sistemi criminali si riorganizzano e la pericolosissima simbiosi di mafia, economia e potere si rafforza. I silenzi di oggi siamo destinati a pagarli duramente domani, con una mafia sempre più forte, con cittadini sempre meno liberi”. Per il regista si tratta di “non un semplice spettacolo ma un ritratto, un’indagine emotiva, una discesa nel cuore vibrante del lucido pensiero di un uomo che ha dedicato e sta dedicando la sua vita alla lotta contro il crimine per il trionfo della legalità”. Per Pizzech lo spettacolo “trae il suo interesse dalla capacità di sollecitare domande, analisi e maggiore consapevolezza negli occhi degli spettatori” perché “il grido del personaggio è rivolto alle coscienze e su di esse vuole suscitare una presa di posizione”. Lo Monaco in “Per non morire di mafia” Al Franz la parabola di Marlene Dietrich COSENZA - Si intitola “Berlino-Hollywood solo andata” ed è ispirato alla Germania degli anni ‘20 e ‘30 lo spettacolo di teatro-canzone a cura di Stefania De Cola e Luciano Pensabene che è andato in scena questo fine settimana al Franz Teatro, con replica anche oggi alle 18.30. In scena ci sono De Cola e Francesco Aiello con musiche dal vivo di Raul Gagliardi, lo spettacolo segue la vicenda umana e artistica di una futura diva, Marlene Dietrich, dall’esordio nei cabaret berlinesi sino allo sbarco negli Stati Uniti dove vivrà le fasi della seconda guerra mondiale in prima persona, esibendosi per le truppe. Un racconto biografico in una Germania che nella Repubblica di Weimar conobbe un'intensa espansione artistica, culturale e scientifica. Prediletta da Hitler, Marlene una volta confessò al regista Billy Wilder: «Se per una volta fossi stata io al posto di Eva Braun, il mondo si sarebbe risparmiato una guerra». MODA Le spose-angeli di Piero Cuomo conquistano Milano di GIULIA TASSONE CROTONE - C'era anche Piero Cuomo alla quarta edizione della Milano Fashion Design. Organizzata dal gruppo Mondadori, in partnership con il Comune milanese l'evento si è svolto nel capoluogo meneghino, nell'ambito della settimana "Moda Donna". Lo styling è l'anima dell'iniziativa. L'obiettivo: interpretarlo in modo nuovo, aprendo le porte alla gente comune, tradizionalmente esclusa dalle passerelle della creatività. Piero Cuomo, fondatore del marchio crotonese Joant Sposi, è stato selezionato dalla Regione Calabria, nell'assessorato alle Attività produttive, che ha partecipato all'evento chiamando a raccolta le eccellenze calabresi del settore. Così il 23 febbraio scorso gli originali vestiti dello stilista hanno calcato la scena di piazza Liberty, location della manifestazione. Otto gli abiti presentati. La nuo- va linea è ispirata agli angeli. «La loro purezza mi affascina - dichiara Cuomo - e poi non sono creature così distanti da noi che, in fondo, abbiamo tutti un po' la testa sulle nuvole». Bisogna riconoscere, però, che da lassù c'è chi riesce più degli altri a immaginare forme e colori, sprigionando una fantasia che di- Un abito di Cuomo venta vere e proprie opere d'arte. I tessuti utilizzati dallo stilista sono organza, taffetà, chiffon, tulle. «Materiali quasi impalpabili spiega Cuomo - rievocano l'immagine che mi ha ispirato». Si tratta di abiti da sposa, che poco hanno però di quanto convenzionalmente ascrivibile al genere. A partire dai colori: quattro di essi sono bianchi, gli altri spaziano fino a raggiungere tinte come il viola o il rosso. Originalissimi i bouquet realizzati in organza, cosÌ come le ali di uno degli abiti di punta della collezione. «Ho impiegato due mesi per ultimarle», racconta Cuomo, che ha impreziosito il capo delle spose con applicazioni di swarowsky. Dalle testate "Grazia", "Donna Moderna" e "Tu Stylist", autorevoli settimanali di moda e consumi femminili della flotta Mondadori coinvolti nell'organizzazione dell'evento, sono giunti complimenti per la linea di Cuomo. Finirà tra le loro pagine? Magari!, si augura lo stilista. Il logo del diario sul Quotidiano IL progetto “Su due piedi” di Giuliano Santoro, che nel luglio del 2011 ha camminato per trenta giorni lungo i tratturi e le strade asfaltate della Calabria realizzando un originale diario di viaggio pubblicato sul Quotidiano della Calabria, è stato inserito tra le nomination dell’anno nel Festival del Camminare di Bolzano. Il concorso è riservato alle “camminate” svolte nel 2011 che hanno avuto una comunicazione con il pubblico e durante le quali i protagonisti si sono raccontati. Ed è accaduto così anche per il viaggio a piedi del giornalista, partito da Cavallerizzo e concluso a Montalto d’Aspromonte. Due luoghi simbolici (la new town nata dalle macerie della frana e il sito da cui prese le mosse un noto processo contro una cosca) per parlare di un nuovo modello di sviluppo meridionale, dove s’incontrano percorsi storici, modernità e tradizione. Fino a domani è possibile votare per la “camminata” calabrese sul sito www.festivalcamminare.bz.it/concorso e permettere al progetto “Su due piedi” di accedere al secondo turno di gara. Il prossimo 15 marzo le diciassette camminate in lizza diverranno otto e saranno sottoposte a una nuova votazione. Ad aprile il diario di “Su due piedi” diventerà un libro edito da Rubbettino nella collana di viaggio, con prefazione di Wu Ming 2. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Idee e Società 59 Domenica 4 marzo 2012 Corigliano e costa ionica Domenica 4 marzo 2012 Terenzio ringrazia le forze dell’ordine e le scuole per il Carnevale poi lancia un appello Pro loco, festa e polemiche Computer rubati e la banda musicale che salta l’impegno, ma l’evento riesce di CRISTIAN FIORENTINO CORIGLIANO - Computer rubati nella sede della Pro loco, una manifestazione riuscita bene e qualche polemica. Il presidente ringrazia per l’evento del carnevale e lancia un appello. Dopo l’evento Domenico Terenzio, puntualizza alcuni punti ripartendo dai plausi: «Voglio ringraziare tutti coloro che hanno concorso fattivamente alla buona riuscita della manifestazione. L’allegra giornata trascorsa per le vie dello scalo, tra maschere, carri e balli hanno caratterizzato ore lieti all’insegna della serenità. I bambini, saggiamente guidati dagli insegnanti scolastici e dalle maestre Non solo ringraziamenti ma anche richiami e appelli che spaziano dal carnevale, al furto dei pc subiti dalla stessa associazione: «Un doveroso grazie va rivolto al Pd, centro Storico, ed all’Idv nella persona di Polino che hanno voluto mostrare la loro solidarietà nei nostri confronti per il furto subito nei giorni scorsi, così come un ringraziamento va anche all’associazione “Teatro “Anch’io” e a tutte quelle persone che in questi giorni ci hanno mostrato affetto e vicinanza. E’ giusto sottolineare l’assordante silenzio, invece, mostrato dai vecchi membri della Pro Loco che nonostante il danno, dei pc, non hanno ritenuto opportuno neanche telefonare per accertarsi dell’accaduto. Come se la delle scuole di danza, sono stati protagonisti tra i carri allegorici allestiti dalla Pro Loco. L’intrattenimento dei bimbi ha permesso un sano svago animando anche i più grandi.Un ringraziamento-prosegue Terenzio- va anche a tutte le scuole che hanno cooperato per il buon esito ed in particolare all’istituto comprensivo “V.zo Tieri” che ha partecipato con la propria banda musicale. Un grazie anche a chi ha filmato e mandato in onda i momenti più salienti, ai commissari prefettizi per i permessi rilasciati, al comando di polizia municipale ed ai componenti della Gera “Protezione Civile”che ci hanno sostenuto logisticamente in modo encomiabile». Pro Loco fosse di proprietà del presidente o di qualche altro componente e non della città intera. Tutto questo ci dispiace così come la disaffezione nei confronti del territorio della banda musicale che, seb- La festa di Carnevale bene un preventivo accordo economico per la loro presenza migliori risultati e magari orgadi 2 ore, non ha ritenuto opportuno nizzare maggiori manifestazioni. partecipare all’evento. Era stato Il nostro invito - conclude Terenzi o chiesto il pagamento di 300 euro, per la partecipazione di dodici ele- che vogliono impegnarsi per la reamenti, ma in seguito il nostro con- lizzazione di prossimi eventi, è senso hanno avanzato la richiesta quello di contattarci. Siamo pronti di essere pagati prima dell’esibizio- ad ascoltare idee per stabilire collane. Ci si chiede se non sia più giusto borazioni perché lo vuole una città e produttivoper l’interacittà accor- che lo merita e noi dobbiamo corripare uomini e mezzi per ottenere spondere all’unisono ». Alfano non fa nomi. Il pm manda i fascicoli ad altre Procure competenti. La difesa: «Solo calunnie» «Ai magistrati? Escort e cocaina» Al processo Santa Tecla il pentito lancia accuse contro le forze dell’ordine di MATTEO LAURIA CORIGLIANO - Ombre e sospetti nell’inchiesta “Santa Tecla”. Nomi eccellenti spuntano nelle dichiarazioni rese dal pentito Carmine Alfano, contenuti in un verbale datato 2007 e rispolverato da uno degli avvocati difensori dei fratelli Maurizio e Fabio Barilari, entrambi coinvolti nel filone delle estorsioni sotto la “voce” che richiama il contesto associativo di chiara matrice mafiosa. Il penalista Salvatore Sisca, al fine di dimostrare l’inattendibilità del collaboratore di giustizia tenta di incalzarlo in sede di “controesame” ma, su alcuni punti, il collegio del Tribunale di Rossano interviene sostenendo la tesi secondo la quale le “domande” poste in essere dal legale sono da ritenere del tutto decontestualizzate dai capi di imputazione contestati agli imputati. Nei verbali vergati da Alfano si coinvolgono magistrati, professionisti, noti imprenditori, politici, notai, rappresentanti delle forze dell’ordine, in un giro vorticoso che ruota attorno al traffico di cocaina, del mercato del sesso, dell’usura. Il pentito parla di un “night” che apre i battenti nel 2002 e dove si pratica la prostituzione. “Le donne venivano tutte da Napoli … Non si trattava di donne costrette al meretricio ma di prostitute che guadagnavano bene per il lavoro che facevano”. In talune circostanze pare che Maurizio Barilari, tramite un noto notaio del territorio, nel corso del 2002-20032004 in più occasioni mettesse “donne a disposizione di magistrati che lavoravano a Rossano e risiedevano tra Corigliano e Rossano”. A tal riguardo il pentito precisa di non «ricordare i nomi di queste persone» che però saprebbe riconoscere attraverso riproduzioni fotografiche. «In particolare - afferma Alfano - ricordo che, in più occasioni, ho portato donne ad un magistrato alto intorno ad un metro e sessantacinque, con capelli radi e brizzolati». Qui il pentito racconta un aneddoto secondo il quale a tale giudice fu fatto recapitare un mobile antico in precedenza trafugato. In qualche occasione Alfano avrebbe sentito il gestore del night riferire a Maurizio Barilari della presenza nel locale di magistrati i «quali non solo frequentavano il locale ma non pagavano. In un occasione ricordo un giudice ( ndr cita il nome di un magistrato deceduto) trovato all’interno del night nel corso di una perquisizione effettuata dai Carabinieri». Nelle dichiarazioni del pentito si richiamano rappresentanti delle forze dell’ordine dediti (uso personale) al vizio della cocaina, in tal’altri casi uomini in divisa ritenuti a disposizione della ‘ndrina, in cambio l’accettazione di regalie. Documenti che scottano e verso i quali non è dato sapere se vi siano procedimenti paralleli in corso. Il pubblico ministero Vincenzo Luberto avrebbe inviato i fascicoli, per talune posizioni, alle procure competenti, per altre è fitto il mistero circa l’ipotesi di una nuova inchiesta che potrebbe sorgere dalle ceneri di “Santa Tecla”. Tuttavia ulteriori colpi di scena potrebbero emergere nel prosieguo del rito ordinario che si sta celebrando a Rossano quando saranno sentiti alcuni testi “eccellenti” rispetto alle dichiarazioni rese da Carmine Alfano che - l’avvocato Siscabolla come “calunniatore”. Il Tribunale di Rossano e a destra il momento degli arresti Rubano la pensione a un’anziana, presi. Uno è minorenne CORIGLIANO - Sottraggono la pensione ad un’anziana: un arresto e un minore deferito all’autorità giudiziaria. E’ il risultato di una recente attività di indagine iniziata nel dicembre del 2011 e conclusa nelle ultime ore con l’emissione di un provvedimento restrittivo emesso dal G.i.p. presso il Tribunale di Rossano , che ha condiviso le risultanze investigative dei Carabinieri. Finisce dietro le sbarre Marcantonio Malagrinò, 21 anni, di Corigliano, brac- ciante agricolo, pregiudicato, con l’accusa di furto aggravato in concorso. Il giovane avrebbe agito in concorso con il minore C.M, 17 anni. I due nel periodo natalizio sono entrati all’interno dell’abitazione di una 80enne del luogo e, dopo aver asportato un portafogli contenente l’intera pensione mensile pari a 1000euro si sono dati alla fuga. La vittima, subito dopo il fatto, allerta tempestivamente i Carabinieri i quali, intervenuti sul posto, avvia- no un’immediata attivita’ di ricerca sulla base delle indicazioni fornite, riuscendo, a rintracciare e identificare i malviventi a poche ore dall’accaduto. E’ seguita una perquisizione domiciliare presso l’abitazione del minore. Qui sono stati rinvenuti v 0,60 grammi circa di sostanza stupefacente del tipo marijuana sottoposta a sequestro. Il minore, espletate le formalita’ di rito, è stato tradotto presso la propria abitazione. m. l. Marcantonio Malagrinò Il Pdl lancia l’allarme, scrive ai commissari e aspetta risposte «Troppo degrado a Schiavonea» Le buche di Schiavonea contestate dal Pdl SCHIAVONEA nel degrado e nel più totale abbandono. Il Pdl torna sull’argomento e chiama in causa i commissari prefettizi al fine di garantire un minimo di vivibilità al borgo marinaro. «Le strade dissestate ed i luoghi di aggregazione in pessimo stato manutentivo sono la testimonianza più evidente dell’assenza del Comune e della sua incapacità nell’affrontare e risolvere i tanti problemi esistenti sul territorio». L’auspicio per il partito di Alfano è che «la commissione prefettizia, che ha anche compiti di governo della città e non solo di semplice rappresentanza amministrativa, intervenga con determinazione al fine di superare questa condizione di criticità». E poi aggiunge: «Nonostante le difficoltà finanziarie esistenti siamo convinti-si riferisce in una nota- che vadano comunque date le risposte necessarie per garantire la corretta manutenzione delle strade, della piazzetta e della villetta adiacente il lungomare. Il degrado in cui versano questi luoghi di aggregazione è rappresentato non solo dal mancato funzionamento della fontana, diventata ricettacolo di immondizie, o dalla palme, ormai divorate dal punteruolo rosso e quindi emblema di abbandono, ma anche da atti di vandalismo che hanno colpito i cestini, le panchine e l’unico parco giochi di tutta Schiavonea. Speriamo che queste immagini siano rapidamente superate ed è per questo che ci auguriamo che la commissione prefettizia, nell’accogliere questo nuovo nostro appello, avvii un’opera di intervento sul territorio che possa andare nella direzione di dare risposte a tutti quei cittadini che vorrebbero un borgo marinaro non avviato sulla strada del degrado e dell’incuria”.Il Pdl avvisa: “su questo versante continuere- mo a svolgere quella funzione di stimolo e di attenzione che riteniamo necessaria nel rispetto degli interessi legittimi dei cittadini”. Il partito dell’onorevole Dima in una precedente occasione era intevenuto per sollecitare l’intervento degli amministratori prefettizi nel cuore del borgo marinaro, ma tale stimolo non sarebbe stato accolto dagli inquilini dell’Ariella (sede comunale) come auspicato dal Pdl. Nelle ultime ore l’ulteriore sollecitazione. Che, si spera, possa essere questa volta accolta nella consapevolezza che oggi, più di prima, l’ente vive una condizione di cassa estremamente precaria. m. l. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 42 Cosenza dal POLLINO alloSTRETTO Sgominata la banda dei falsari calabria ora DOMENICA 4 marzo 2012 PAGINA 5 Reggio, titoli e licenze su ordinazione: a capo c’era l’ex consigliere Bueti VILLA SAN GIOVANNI (RC) Il nome dato all’operazione “Tutto truffa” non poteva essere più azzeccato. In effetti l’organizzazione a delinquere scoperta dalla Polizia di Stato riusciva a falsificare di tutto. Dai libretti di navigazione alle bollette, fino alle buste paga per ottenere finanziamenti e aprire conti correnti con annessi carnet di assegni. A capo dell’associazione smascherata dagli investigatori del commissariato di Villa San Giovanni diretti da Gregorio Marchese c’era l’ex consigliere Mario Bueti di 57 anni. In dieci sono stati colpiti dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Reggio Calabria Cinzia Barillà. Oltre all’ex amministratore sono destinatari della misura degli arresti domiciliari il fratello Rosario Bueti di 53 anni, trovato in possesso di numerosa documentazione per le falsificazioni nel suo esercizio commerciale, Ivan Stefano Gaetano Paladino di 33 anni, fido aiuto del capo organizzatore, il sindacalista della Cisal di Reggio Calabria Giovanni Papalia di 32 anni, Gaetano Saccà di 53 anni e Salvatore Demetrio Orlando di 36 anni, promotore finanziario alla Banca Mediolanum. Obbligo di dimora invece per Placido Magenta di 58 anni, Giuseppe Branca di 46 anni, Maurizio Lo Duca di 48 anni e Francesco Marcellino di 62 anni. Particolare era la capacità di Mario Bueti di percepire lo stato di difficoltà economica dei suoi concittadini per promettere loro di fargli avere un titolo che aprisse le porte del mondo del lavoro. «Abbiamo colpito quei reati che creano allarme nei cittadini, soggetti che approfittano della loro condizione per trarre vantaggio», ha sottolineato in conferenza stampa il dirigente della squadra mobile di Reggio Calabria, Gennaro Semeraro. Chi si era lasciato convincere da Bueti è arrivato a sborsare fino a ottomila euro per poi rimanere con un pugno di mosche in mano. Il truffatore aveva ottimi rapporti con la responsabile degli imbarchi della Capitaneria di Porto di Genova, Rosa Pennisi, che risulta indagata a piede libero. Bueti la chiamava al telefono intrattenendosi confidenzialmente per raccomandarle le prati- caso teva Mario Bueti che si pre- ro» e invece a lui voleva dare occupava di fare avere licenze solo cinquanta euro. Per il nautiche e titoli di studio a chi prezioso servigio ne sarebbesu un’imbarcazione non c’era ro occorsi almeno cento, cenproprio mai salito. tocinquanta. «Se ne vuole In un caso un ragazzo, nel due, sono trecento» è il mesricevere i complimenti del- saggio che manda a dire a l’uomo per il diploma, si è Bueti tramite Totò, identificamostrato preoccupato perché to come Salvatore Demetrio era consapevole di trovarsi in Orlando, promotore finanziadifetto. Ma Bueti, che era an- rio ritrovato in diverse pratiche sindacalista delle Ferro- che analizzate dagli investigavie dello Stato, gli ha risposto tori della Polizia di Stato. A di non preocdare una cuparsi e che grossa mano Chi sognava a breve saal gruppo per un lavoro rebbe stato le falsificaziochiamato ni era Franè arrivato In alto l’ex consigliere Mario dall’azienda e cesco Maria sborsare Bueti. A sinistra Marchese che il titolo no, 43enne ottomila euro e Semeraro durante gli sarebbe esperto di inla conferenza stampa di ieri servito. In reformatica inaltà quella telefonata di as- dagato a piede libero. Quando che che gli interessavano e lei sunzione non è mai arrivata. i poliziotti del commissariato riceveva regali in cambio. Il gruppo di truffatori si era di Villa San Giovanni hanno Non solo non li rifiutava, co- ben organizzato anche per bussato alla sua porta per una me avrebbe dovuto fare, ma falsificare le ricevute di paga- perquisizione, in un gesto reesclamava al telefono «que- mento Enel e Telecom, e le pentino ha staccato la pen sta volta avete esagerato». buste paga per ottenere fi- drive dal pc tentando di ingoAnche se i raccomandati non nanziamenti. Era il sindaca- iarla. Un gesto che è stato avevano alcuna qualifica, il lista Giovanni Papalia a met- scongiurato da un agente, rimodo per inserirli in una terle a disposizione. Anzi, si mediando un morso al dito. compagnia di navigazione si era anche arrabbiato perché La pen drive allora è stata sarebbe trovato, così promet- Bueti «si ‘mbucca tremila eu- gettata dalla finestra ma subito recuperata. Cosa c’era da nascondere? Tante cose. Dalle buste paga ai bollettini conpioli traffatti, ai contratti di assicurazione, ai certificati di residenza, persino false carte d’identità. La pista investigativa era giusta, era lui il “Cicre un calcio alla rassegnazione e ribadire la volontà di vecio” delle intercettazioni teledere tornare a casa il giovane elettrauto di Gioia Tauro. La foniche. Anche se gli indagati Palmese porterà il messaggio in trasferta a Siderno, la Nuotelefonavano dalla cabina va Gioiese sul proprio campo con la Bovalinese. pubblica di Villa San GiovanLa tifoseria neroverde, inoltre, ha annunciato che in ocni, non avevano fatto bene i casione del prossimo incontro casalingo, domenica 11 febconti. Ai loro interlocutori dibraio contro il Castrovillari, continuerà a manifestare vicicevano di stare tranquilli, ma nanza alla famiglia Pioli qualora non dovessero emergere in realtà i poliziotti li stavano ANNALIA INCORONATO novità sul caso. già [email protected] ascoltando. Stefano Calogero ANNALIA INCORONATO E il calcio fa la sua parte per Fabrizio GIOIA TAURO Anche lo sport si mobilita per tenere alta l’attenzione sul caso di Fabrizio Pioli, il trentottenne di Gioia Tauro scomparso lo scorso 23 febbraio. Questo pomeriggio la Palmese e la Nuova Gioiese, squadre impegnate nel campionato di calcio d’Eccellenza, entreranno in campo con le magliette che in tanti hanno indossato nella fiaccolata di giovedì fra le strade di Melicucco, il paese nel quale Pioli è stato visto l’ultima volta. Sullo sfondo bianco una frase semplice: “Io sono Fabrizio”. Per testimoniare l’affetto ai familiari, ma anche per da- [email protected] omicidio bonarrigo La ’ndrangheta non c’entra S’indaga sulla sua vita privata Non ci sarebbe un regolamento di conti dietro l’agguato di venerdì OPPIDO MAMERTINA (RC) Le indagini sulla morte di Domenico Bonarrigo (foto) sembrano avere abbandonato, almeno per il momento, la pista che La pista porta alla criminalità è stata esclusa organizzata. L’inchiesta aperta subito dopo alla luce l’omicidio del bracdel passato ciante agricolo di Opdel bracciante pido Mamertina, avvenuto venerdì mattina, sembra avere preso una direzione ben definita che sembra scartare il regolamento di conti all’interno delle co- sche del piccolo centro della Piana di Gioia Tauro. Nella giornata di venerdì, poche ore dopo l’uccisione in una zona agricola del 45enne, molte persone tra cui anche i familiari della vittima, sono stati sentiti dai carabinieri della Compagnia di Palmi per cercare di fare emergere elementi utili alle indagini. Secondo quanto appreso nella serata di ieri, i militari dell’Arma avrebbero indirizzato l’inchiesta su un binario preciso, che porterebbe alla vita privata di Bonarrigo, soggetto che in effetti vantava solo un piccolo precedente penale per furto datato 1987. Lo scenario dell’omicidio di ‘ndrangheta non aveva trovato conferme, venerdì, dalle forze dell’ordine che, con ogni probabilità, non credevano a quello scenario. Una tesi che per gli inquirenti non poteva neanche essere supportata dal fatto che il padre di Bonarrigo, Giuseppe, fosse stato ucciso nel 1986 durante la faida di Oppido Mamertina. Secondo la ricostruzione dei fatti operata dai carabinieri, Bonarrigo è stato freddato da due sicari con almeno tre colpi di fucile caricato a pallettoni, tutti andati a segno. Fucilate che hanno colpito l’uomo all’altezza del torace. L’omicidio del 45enne, coniugato, è avvenuto in contrada Madonna dei campi. Il bracciante è stato soccorso da alcuni parenti che si trovavano nelle vicinanze, che hanno subito allertato i carabinieri e il 118. A poco è servito, però, l’intervento dei sanitari perché l’uomo è morto durante il trasporto in ambulanza a causa delle gravi ferite riportate. Secondo voci circolate nella giornata di venerdì, come detto, l’omicidio di Bonarrigo poteva essere maturato negli ambienti di ‘ndrangheta. Ipotesi che al momento sembra però esclusa. Le indagini sono condotte dai carabinieri dalla compagnia di Palmi, coadiuvati dai colleghi della stazione di Oppido Mamertina e da quelli del scientifica di Reggio Calabria, e coordinate dalla procura di Palmi, diretta dal procuratore capo Giuseppe Creazzo. Francesco Altomonte 6 DOMENICA 4 marzo 2012 D A L P O L L I N O calabria A L L O S T R E T T O ora Muore l’uomo più vecchio d’Italia Giovanni Ligato aveva 111 anni. Era originario di Palizzi, nel Reggino Contadino e comunista È stato due volte marito e padre di sette figli PALIZZI (RC) Con i suoi 111 anni, festeggiati il 18 febbraio scorso, si era riconfermato essere ancora una volta l’uomo più longevo d’Italia. Purtroppo però Giovanni Ligato di Palizzi, centro jonico del Reggino, venerdì sera si è spento a Ventimiglia. Una morte serena. Con il sorriso sulle labbra dopo aver mangiato tre biscottini «mugghiati nta grappa». Erano le 18 di venerdì, Ligato era a casa, guardava la tv: «Ha aspettato che arrivavo io – dice il figlio Emilio – perché di solito ero io che lo mettevo a letto. Dopo dieci minuti che sono arrivato, ha voluto due biscottini; dammi, mi ha detto, un po’ di grappa con tre biscotti poi, dopo circa cinque minuti mi ha chiamato e ho visto che si stava spegnendo». Mani lunghe e fini, un visetto altrettanto piccolo e un po’ solcato, pochi bianchi capelli sulle tempie e l’immancabile cappello di lana in testa. Lo descrivono così le tante foto che ci sono sulla sua pagina Facebook: “Ligato Giovanni supernonno”. Supernonno Ligato ha vissuto intensamente. Gioie e dolori non sono mancati, così come i tanti eventi storici vissuti in prima persona. Nato quando Vittorio Emanuele III era re d’Italia. Aveva circa quattordici anni quando l’Italia dichiarò guerra all’Austria e Ungheria. Visse il quinto governo Giolitti e poi l’avvento del fascismo e a soli vent’anni partecipò alla spedizione di Fiume, agli ordini di Gabriele D’Annunzio. In pratica, Liga- SUPERNONNO Giovanni Ligato aveva anche una pagina su Facebook Si è spento serenamente, a Ventimiglia, dopo aver chiesto al figlio di portargli un po’ di grappa con tre biscottini to nei suoi 111 anni ha visto tutto, dal regno d’Italia al governo tecnico. Era un “compagno”. Comunista, passato al Pd. «Papà è nato nel 1901, a Palizzi Superiore. Ha sempre vissuto lì prima di trasferirsi a Ventimiglia». Una vita da contadino. «Quando era a Palizzi era famoso perché potava gli alberi, ha avuto anche il diploma perché il suo lavoro lo faceva bene». A raccontare di lui, con commozione, tristezza ma anche orgoglio per quel suo eccezionale papà, è il figlio Emilio, ultimo di sette figli. Giovanni fu il primo di dieci figli. È stato sposato due volte, ha trascorso la vita con l’amata moglie Santa Parasporo. Il primogenito di Giovanni è Paolo che vive a Palizzi, poi sono nati Rocco, Anna, Maria, Flora, Francesco ed Emilio. Giovanni ha cono- sciuto l’atroce dolore per la perdita di due figli: Anna deceduta quando aveva soltanto dodici anni e poi Rocco, qualche anno fa. Fu uno dei tanti figli della Calabria emigrati al Nord nella speranza di un futuro migliore. Da Palizzi, centro del- la costa jonica reggina nel 1957 è andato a Ventimiglia, senza dimenticare mai la sua terra. «La sua frase tipica era un’esclamazione in calabrese». Una lingua il dialetto calabrese che ha continuato a parlare fino a quando, venerdì, i suoi occhi si sono chiusi per sempre. Una vita semplice. Trascorreva le sue giornate passeggiando e facendo lunghe chiacchierate e circondato sempre dall’amore dei figli, i nipoti e pronipoti. La sua ricetta di lunga vita? La fede: «gran devoto della Madonna del Carmine», un buon bicchiere di vino a pasto e la verdura. «Mangiava tanta verdura – dice Emiliano -. Era amante della cicoria. Andava spesso in campagna a cercarli e beveva vino rigorosamente di Palizzi». ANNALISA COSTANZO [email protected] accusato di essere la spia del clan caridi Concessi gli arresti domiciliari a Doldo, il poliziotto “infedele” Era emigrato a Ventimiglia dalla Calabria alla fine degli anni Cinquanta Bruno Doldo (in primo piano a destra) durante il servizio di scorta a Piero Grasso in occasione della visita in Calabria del ministro Severino REGGIO CALABRIA A distanza di una settimana dal suo arresto, l’assistente capo della polizia di Stato, Bruno Doldo torna a casa. Nella giornata di ieri infatti, il giudice per le indagini preliminari Domenico Santoro ha concesso gli arresti domiciliari al poliziotto accusato di rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento aggravato nei riguardi della consorteria mafiosa dei Caridi. Il gip ha accolto l’istanza dell’avvocato Tonino Curatola, il quale ha sostenuto come non vi sia l’esigenza della custodia cautelare in carcere, attesa l’impossibilità, per Doldo, di inquinamento delle prove. L’assistente capo ha quindi lasciato il carcere dove si trovava rinchiuso ed ha fatto rientro a casa. Adesso avrà maggiore serenità per potersi difendere dalla pesantissima accusa che gli viene mossa dalla Dda di Reggio Calabria. Secondo quanto emerso nel corso dell’operazione “San Giorgio bis”, infatti, Doldo sarebbe stato il poliziotto infedele che informò il cugino Domenico Condemi (ritenuto reggente della cosca) della presenza di una microspia nella sua auto. Tale soffiata consentì a Condemi di rinvenire la cimice e vanificare così parte dell’indagine che la squadra mobile stava compiendo nei suoi confronti. Doldo è stato identificato quale soggetto reo di aver passato le notizie, sulla base di un’intercettazione ambientale captata all’interno del circolo “caccia, sviluppo e territorio”, posto nel quartiere di San Giorgio Extra, periferia sud di Reggio Calabria. Quel luogo di ritrovo era divenuta la base operativa della cosca Borghetto-Caridi-Zindato, un punto nel quale discutere di affari, estorsioni ed anche di attività politica. Tanto che il consigliere comunale Giuseppe Plutino, cognato di Doldo, lì vi aveva stabilito la propria segreteria politica in occasione delle ultime elezioni comunali. Plutino, dopo essere stato eletto con un largo consenso si aspettava una nomina ad assessore, ma prima che ciò potesse avvenire è arrivata la giustizia a fermare tutto. Con l’operazione “Alta tensione 2”, l’esponente del Pdl è stato tratto in arresto con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. E, sempre stando all’accusa, proprio per proteggere Plutino, Doldo avrebbe rivelato l’informazione riservata. Far sapere a Condemi della presenza della microspia significava evitare che questi potesse mettere nei guai il cognato relativamente alla vicenda che ha visto protagonista il consigliere regionale Gianni Nucera, vittima di un atto intimidatorio perché rifiutatosi di assumere la figlia di un presunto affiliato alla cosca. Tutto ciò, dunque, avrebbe convinto Doldo a spifferare quanto di sua conoscenza a Condemi. Ma il poliziotto si è difeso strenuamente da tutte le accuse già nel primo interrogatorio. La sua identificazione è avvenuta perché i conversanti parlano di un agente passato dalla Digos al nucleo scorte, percorso effettuato da Doldo proprio nei mesi scorsi. Il poliziotto sostiene, però, che mai avrebbe potuto dare simili notizie, anche perché la Digos non è certo informata rispetto al lavoro svolto dalla squadra mobile. Lo stesso esponente della polizia di Stato ha riferito che dalle intercettazioni emerge che probabilmente le persone – che lui di certo conosceva – lo avrebbero voluto contattare per chiedere informazioni ulteriori rispetto al ritrovamento della microspia, ma che ciò non si verificò mai. Alla luce delle spiegazioni fornite dal poliziotto e dall’avvocato Curatola, il gip ha ritenuto di concedere a Doldo gli arresti domiciliari. Già ieri, l’assistente capo ha lasciato il carcere per fare ritorno a casa propria. CONSOLATO MINNITI [email protected] DOMENICA 4 marzo 2012 PAGINA 11 l’ora di Reggio tel. 0965 324336-814947 - fax 0965 300790 - mail [email protected] - indirizzo via Nino Bixio, 34 MELITO PORTO SALVO VILLA SAN GIOVANNI Il circolo locale sconfessa l’intesa con i democrat Natale Santoro passa al Partito democratico > pagina 18 > pagina 19 PALMI LOCRI Elezioni, Barone candidato già mollato dal Pdl I pazienti: «L’ospedale cade a pezzi» > pagina 20 > pagina 23 False promesse per soldi L’ex candidato a sindaco di Villa arrestato dalla polizia per truffa Si era pure candidato a sindaco a Villa San Giovanni. E nel frattempo aveva fatto credere alla titolare di un negozio di elettroforniture di Saracinello di essere segretario del sindaco e membro della giunta. Un modo per rendersi credibile allo scetticismo della signora davanti all’assegno che le aveva appena consegnato. Quasi mille euro. La donna alla fine si è lasciata convincere ma, come sospettato, l’assegno non era coperto. È solo una delle più piccole vicende di cui si è reso protagonista Mario Bueti, 57enne di Villa San Giovanni che da ieri si trova agli arresti domiciliari per una serie infinita di truffe. Sono 135 le contestazioni elencate nell’ordinanza di custodia cautelare che lo ha colpito insieme ad altre nove persone (sei ai domiciliari e quattro obbligo di dimora), e 35 gli indagati. Gli episodi più pittoreschi sono quelli relativi alla promessa di un posto di lavoro sulle navi, tipo Costa Crociere. Per poterci arrivare è necessario possedere un libretto nautico e lui prometteva a chiunque di poterglielo fare avere. Dietro compenso, naturalmente. A Mario Bueti piaceva farsi fare i complimenti. In una telefonata si rallegra con il suo interlocutore «Fagli gli auguri a tuo fratello che si è diplomato… non lo sai che ha avuto il diploma? Si, al Nautico». Tanto non era vero, il titolo era contraffatto. Ne aveva fatti avere diversi, di diplomi, rilasciati dall’Aproca (Associazione provinciale capitani P. Grimaldi) e dalla Cepim (Centro profes- > epilogo L’IMPUTATO VA AI DOMICILIARI CAUSA SALUTE Il dirigente del commissariato di Villa S. G. Marchese e il dirigente della squadra mobile Semeraro sionale istruzione marittima). So- statario risultava residente in una lo che quando l’ufficiale che via inventata a Genova. A un raavrebbe dovuto firmarli ha visto gazzo aveva chiesto settemila eula data è stato perentorio: in quei ro per la pratica, con un’anticipaperiodi (2002 e zione immediata 2005) si trovava di altri quattroFaceva avere all’estero o in almila. Lo stesso diplomi tre località quindi scherzetto lo non avrebbe mai aveva fatto al contraffatti macellaio di Vilpotuto firmare da istituti la, al quale non quegli attestati di navigazione aveva pagato con le qualifiche di meccanico na330 euro di carvale di seconda classe per moto- ne. Non solo gli ha bruciato l’acnavi. E non aveva nemmeno il quisto ma lo ha poi raggirato progrado indicato nei falsi diplomi. mettendogli che sarebbe stato in Alle vittime dei raggiri, Bueti grado di fargli avere il libretto di faceva accreditare le somme su navigazione col quale si sarebbe una carta ricaricabile il cui inte- potuto imbarcare sulle navi delle Ferrovie dello Stato o CaronteTourist. Previo un versamento di 2.460 euro che sarebbero serviti per il rilascio del documento. Poi gli aveva detto che gli avrebbe fatto avere un diploma e persino una laurea. Ma poi il povero macellaio ha capito e pure rinunciato a riavere i suoi soldi. La truffa era ben congegnata al punto da organizzare persino i corsi di voga. Una messinscena pura che si è svolta sulla spiaggia di Villa, in barca. Una scena da ridere, se non ci fosse da piangere. Decisamente degna dei migliori film di Totò. ANNALIA INCORONATO [email protected] tutto truffa/2 Il sindacalista imbrogliava le Ferrovie per avere i giorni di malattia Mario Bueti, che di mestiere ufficialmente era un sindacalista delle Ferrovie dello Stato, non ce la faceva proprio a resistere alle truffe. Al punto da imbrogliare pure su una sua falsa caduta per potersi prendere i giorni di malattia. Le Ferrovie dello Stato non lo avevano creduto da subito, e infatti il 2 agosto 2008 avevano avvertito il commissariato di Villa di avere ricevuto una «telefonata poco chiara» da Mario Bueti. La storia è que- sta. L’eclettico signore ha raccontato di essersi incamminato a mezzogiorno circa verso la nave per Messina, dove avrebbe dovuto prendere servizio alle 12.30 fino alle 20.40, quando improvvisamente a causa dell’asfalto dissestato è caduto riportando un trauma al piede destro e al polso sinistro. Prognosi: sei giorni. A risollevarlo era stato un passante, tanto gentile e mosso a compassione da accompagnarlo al pronto soccorso di Villa San Giovanni. Per ringraziarlo, Bueti si era fatto dire il suo nome, risultato poi essere niente meno che un tizio al quale aveva avviato una delle tante pratiche fasulle per il conseguimento del titolo di navigazione alla Capitaneria di porto di Rimini. Altro che passante, lo conosceva benissimo. Il suo aiuto risaliva a un anno prima esatto. Il giovane samaritano era andato a Messina insieme a un altro “raccomandato” per alcune visite mediche ma mancava a entrambi l’elettrocardiogramma. Anziché chiamare le loro famiglie, viene contattato proprio Bueti. Cosa alquanto strana. Ed è lui a risolvere tutto. Inviando i certificati. Rigorosamente da fax diversi e con caratteri diversi. È stato scarcerato Francesco Russo (classe 1963) coinvolto nell’operazione “Epilogo”. Ill gup Tommasina Cotroneo ha concesso il bene- Francesco Russo (‘63) ficio della detenzione ai domiciliari per motivi di salute. Il giudice ha accolto le ragioni avanzate dagli avvocati Emanuele Genovese e Umberto Abate, ritenendo che le sue condizioni non sono compatibili con il regime carcerario. Francesco Russo è imputato nel processo con le accuse di associazione mafiosa con la cosca Serraino. Francesco Russo ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato. Per lui il pm Giuseppe Lombardo ha chiesto una condanna a 18 anni di reclusione ma nell’ultima udienza gli avvocati difensori hanno presentato un’istanza di rimessione che dovrà essere valutata dalla Cassazione per l’eccessivo clamore che l’operazione “Epilogo” sollevò in relazione ai fatti della bomba alla procura generale di Reggio Calabria. r. r. 15 DOMENICA 4 marzo 2012 calabria ora R E G G I O Rivolta Rosarno Analisi sociale in bianco e nero «Umanità, onestà e umiltà» nelle foto del volume di Giuseppe Vizzari Un’opera in cui traspare umanità, onestà ed umiltà. Si potrebbe riassumere così il libro di fotografie “Rosarno…bisogna andare - Città del Sole Edizioni” di Giuseppe Vizzari presentato nella serata di venerdì alla libreria Culture. Loreley Rosita Borruto, presidente del Cis Calabria, Nicola Petrolino, esperto e critico di cinema, Daniela Sidari, autrice dei testi del libro insieme all’autore Vizzari e all’editore Francesco Arcidiaco hanno mostrato il volume che narra, attraverso immagini e racconti, i tragici fatti di Rosarno del 9 gennaio 2010. Umanità, onestà ed umiltà sentimenti che appartengono all’autore del libro, un uomo generoso, dall’animo nobile che ha immortalato con la sua arte fotografica, attimi che non “bisogna dimenticare”. Le foto, rigorosamente in bianco e nero, testimoniano la drammaticità degli eventi e offrono il reportage come analisi sociale. L’autore manifesta la passione di documentare la storia di eventi tragici nel totale rispetto ed attenzione delle persone che ha di fronte. Ogni fotografia rappresenta una denuncia affinchè, in altri posti, non si ripeta un’altra Rosarno, ogni scatto racconta la medesima storia, ovvero quella di persone vittime della povertà. «Tutto è successo per caso – spiega l’autore Giuseppe Vizzari – La mia presenza in quei luoghi è stata casuale, anche se a Rosarno sono andato di proposito. In quei giorni seguivo attraverso le immagini in tv i fatti di Rosarno, volevo andare per vedere dal vivo quello che stava accadendo, la curiosità era tanta e volevo comprendere i motivi della rivolta. Così, impegnai la mia giornata libera per recarmi a Rosarno portando con me la macchina fotografica. Giunto a Rosarno però per le strade nessun migrante, solo cassonetti capovolti e macchine bruciate. Tornando verso casa però decido di deviare il mio cammino verso Gioia Tauro e, nelle vicinanze del porto, noto un gruppo di persone impaurite e sofferenti. Erano gli immigrati che poche ore prima lottavano sulle strade di Rosarno ma in quel momento non c’era più la guerra, non c’era nessuna lotta, solo rassegnazione». E’ lì che l’artista reggino, inizia l’attività di fotoreporter, tra gli sguardi degli extracomunitari, ora intrisi di paura, ora arroganti nella loro aria di sfida. Il libro narra una situazione tragica in cui i protagonisti sono persone che trasmettono orrore, speranza, voglia di libertà. «Abbiamo già presentato il libro a Rosarno pochi giorni fa – spiega Daniela Sidari – Era corretto dar vita al nostro racconto nello stesso luogo dove sono avvenuti i fatti. Il libro è un mix tra reportage e racconto fotografico, una documentazione di uno stato di fatto che abbiamo cercato di trasmettere con la massima umiltà. Tutte le immagini – conclude Sidari – hanno un primo piano ed un secondo piano. Persone inconsapevoli del proprio futuro che attendono l’evolversi degli eventi immersi in una dimensione senza tempo». VINCENZO COMI [email protected] c i n e n e w s pittori planetario I colori dell’anima per Degas Focus sull’arte dell’800 francese Inserito nel ciclo di incontri “Sull’arte dell’’800 francese”, qualche giorno fa, alla biblioteca De Nava si è sviluppato un incontro dal titolo “I colori dell’anima: Edgar Degas”, organizzato dal Cis della Calabria. Dopo l’intervento di Loreley Rosita Borruto, presidente Cis, la relatrice Elvira Leuzzi, critico e storico dell’Arte, già docente di Teoria della percezione e Psicologia della forma all’Accademia di “Belle Arti”, ha illustrato i nuovi linguaggi espressivi attraverso la pittura di Degas (1834-1917) che, tra tutti i pittori impressionisti è quello che conserva la maggiore originalità. “La famiglia Bellelli”, (1862) fu il suo primo quadro che lo ha reso famoso. In esso è raffigurata la famiglia della sorella. Degas, di tradizione borghese e di grande educazione neoclassica, ebbe l’opportunità di approfondire in Italia, come afferma la relatrice, l’arte del quattrocento, da cui ne derivò la sua ostentata cura per la correttezza formale e per un disegno netto e preciso. Non manca mai nelle opere dell’artista una grande e acuta penetrazione psicologia. L’incontro con Manet, a dire della relatrice, fu veramente importante per la sua formazione. Tuttavia nonostante la sua amicizia e la partecipazione ad alcune mostre collettive, Degas non condivise mai a pieno gli intendimenti degli impressionisti pur accettandone, comunque, l’impulso interiore ad essere testimone della vita contemporanea. Secondo la Leuzzi, le ballerine, i cantanti dei caffè concerto, i fantini, le case chiuse e il mondo equivoco dei quartieri periferici, furono rappresentati da Degas con occhio disincantato e amaro come si è ben visto nel dipinto “L’assenzio”, ritratto di donna isolata in un angolo di luce, mentre intorno dominava l’ombra e lo squallore. L’acqua e le ipotesi sull’origine della vita L’acqua, fonte di vita sulla Terra, è presente in abbondanza nello spazio. Infatti è da lì che le comete dovrebbero averla trasportata fino a noi, quando ancora il globo era arido. L’ipotesi attuale è che l’antenato comune a tutti gli organismi uni e pluricellulari, il Luca, vivesse nel cosiddetto brodo primordiale. Con queste premesse, la ricerca di vita nel cosmo parte dallo studio della composizione chimica dei pianeti. «Ma si tratta di un pregiudizio – ha precisato Giovanni Strazzulla, astronomo di Catania, al planetario Pitagora – Non sappiamo ancora come ha origine la vita sulla Terra, a partire dalla chimica prebiotica. Potrebbe esistere anche su Marte, dove è stata rilevata magnetite, un tipo di roccia che si forma in presenza di acqua. E potrebbe essere anche formata da silicio al posto del carbonio, ma il si- licio non è stabile». Ovviamente, la questione è ancora più complicata. A queste impronte si sta lavorando nel laboratorio di astrofisica sperimentale dell’Istituto nazionale di astrofisica di Catania, dove vengono simulati gli effetti delle condizioni di temperatura, pressione e radiazione tipiche di ambienti spaziali studiandone gli effetti indotti su materiali organici, pre-biotici e su alcuni tipi di batteri. Angela Misiano, responsabile scientifico del Planetario ha ricordato al pubblico che «Marzo è il mese del pianeta rosso, Marte raggiunge l’opposizione il giorno tre, mentre il cinque si trova nel punto più vicino a noi. Il pianeta con gli anelli, Saturno, anticipa sempre più il suo sorgere e si accinge a diventare uno dei protagonisti del cielo di questa primavera». Marco Comandè palazzo san giorgio Vent’anni di politica nazionale Analisi sociologica nel saggio dello scrittore d’origine reggina Foti Un saggio che ripercorre gli ultimi venti anni di vita politica nazionale, attraverso una puntuale analisi sociologica, culturale ed economica del Paese, con un focus costante sul rapporto potere-cittadini e ampio spazio al ruolo decisivo, nel bene e nel male, delle strategie di comunicazione. E’ stato presentato ieri, nel salone dei Lampadari di Palazzo San Giorgio, “Politica senza classe, strategie e comunicazione di governanti sconnessi dal Paese” (edito dal Centro di documentazione giornalistica), il nuovo libro del giornalista di origini reggine Franz Foti, presidente della commissione cultura dell’ordine nazionale dei giornalisti e docente di comunicazione all’uni- versità di Varese. All’incontro culturale, coordinato da Maria Teresa D’Agostino, sono intervenuti il vicesindaco del comune di Reggio Calabria, Demetrio Porcino, il responsabile del settore economia del Pd, Demetrio Naccari Carlizzi, e il senatore Giuseppe Valentino, tutti concordi nel ritenere il libro di Foti un importante strumento per la conoscenza chiara delle dinamiche socio-politiche che hanno attraversato la recente storia italiana e hanno prodotto l’attuale situazione di emergenza. «Non possiamo prescindere dalla riflessione su tutto ciò che siamo stati sin qui, come popolo e come nazione, se vogliamo uscire dall’immobilismo e costruire così un futuro pro- MULTISALA LUMIERE SALA DE CURTIS SALA SORDI SALA DE SICA SALA MASTROIANNI Posti in piedi in paradiso alle18.10 - 20.35 - 23 Sabato e domenica anche alle 16 Viaggio Spettacoli alle 18.10 20.20 e 22.30 In time Spettacoli alle 18.30 20.45 - 22.50 The woman in black Spettacoli alle 18.30 20:45 - 22:50 - sabato e domenica anche 16:15 NUOVA PERGOLA Safe House - Nessuno è al sicuro Spettacoli alle 18:30 20:45 - 23:00 spero e solido – ha concluso Franz Foti -. In particolare, ritengo di fondamentale importanza, che ci si affidi sempre di più ai giovani, alle loro energie e alla loro creatività». CINEMA AURORA Hugo Cabret in 3 d Spettacoli alle 17.30 20 - 22.30 Mercoledì ingresso ridotto CINEMA ODEON Quasi amici Spettacoli alle 18 - 20 22 DOMENICA 4 marzo 2012 PAGINA 19 l’ora di Lamezia Redazione: Tel. 0961 702056 Fax 0961 480161 Mail [email protected] GUARDIE MEDICHE EMERGENZE Carabinieri 112 (Compagnia Polizia di Stato Commissariato PS Vigili del Fuoco Distaccamento VV.FF. Guardia di Finanza Guardie Ecozoofile Associazione Anti-racket Polizia Municipale 0968.21010) 113 0968.203211 115 0968.436768 117 0968.431010 329.0566908 0968.22130 CINEMA Ospedale centr. 0968.2081 Pronto Soccorso 0968 .208962/462860 Ospedale Soveria M. 0968 662210/662222 Emergenza Sanitaria 118 URP/Informazioni 0968.208815/208410 Direzione Aziendale 0968.208704 Centro Prenotazioni 800 006662 Elisoccorso 0968.208838 THE SPACE CINEMA (NO 3D) COM’E’ BELLO FAR L’AMORE 17:50; 20:05; 22:20 (3D) VIAGGIO NELL’ISOLA MISTERIOSA 17:40; 19:45; 21:50 (3D) HUGO CABRET 17:35 QUASI AMICI - INTOUCHABLES 17:10; 19:35; 22:00 TRE UOMINI E UNA PECORA 20:10; 22:25 KNOCKOUT - RESA DEI CONTI 18:20; 20:25; 22:30 «Lo Stato c’è, la gente si svegli» Intervista al prefetto Antonio Reppucci su ’ndrangheta e società lametina «C’è una dimensione catartica, anestetizzata, cloroformizzata. Bisogna scuotere le coscienze e penso che le istituzioni servano anche a questo. Queste manifestazioni servono, servono i convegni i seminari. E’ vero che ci sono state polemiche, qualcuno dice che si parla solo di retorica ed enfasi. Ma io dico che se non facciamo nemmeno questo, qua l’elettroencefalogramma è piatto e il corpo rischia di morire. E non ce lo possiamo permettere». Il corpo in questione – nell’analisi del prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci – è quello sociale, di Lamezia Terme in particolare, e le coscienze da scuotere sono quelle di una popolazione spesso abulica e poco collaborativa nella lotta alla ’ndrangheta. Incontriamo il prefetto durante la manifestazione antimafia “Il giorno che non c’è” per chiedergli una lettura di come, secondo lui, la popolazione viva e reagisca alla realtà criminale che la circonda. Spesso, infatti, sembra che si neghi a se stessi la realtà in cui si vive. Il prefetto conferma parlando ap- punto di «dimensione anestetizzata» e aggiunge: «Le persone devono capire che loro sono gli autori e i protagonisti del loro futuro. Lo Stato è presente con i carabinieri, le forze di polizia, i prefetti, la magistratura. Quando sento dire “lo Stato è assente” mi piange il cuore. Cosa significa lo Stato è assente? Io posso dire che i cittadini sono assenti, non lo Stato». Quindi quella da combattere e incrinare è un’intera cultura di approccio alla mafia? «La mafia è un fenomeno sociale e culturale e quindi va combattuta sul piano socio-culturale. Non c’è alternativa la gente si deve svegliare e capire che deve essere protagonista. Bisogna superare quello stato di rassegnazione fatalista, il pensiero che “non c’è niente da fare”. Non è così, c’è molto di più. Bi sogna creare una rete di protezione e solidarietà sul territorio. La legalità vince, senza legalità la società muore». Cosa ne pensa di manifestazioni antimafia come “Il giorno fotonotizia Auto sbanda e si ribalta in via Marconi che non c’è”? Molti le considerano parate per raccogliere consensi. «Oggi sono più ottimista perché rispetto al passato ho visto un maggiore coinvolgimento della popolazione locale. Questo significa che qualcosa di nuovo, un valore aggiunto c’è. Si può essere ottimisti per il futuro di questa terra. Perché se non ci liberiamo di questo olezzo maleodorante che è la criminalità organizzata che ammorba l’aria, condiziona l’economia e i diritti civili, non potremo mai recuperare quei ritardi che di crescita che ci portiamo appresso da prima dell’unità d’Italia. Dipende da noi. Io dico sempre ai calabresi: siate protagonisti di questo film». Antonio Reppucci ribadisce l’importanza anche di queste manifestazioni e della partecipazione della popolazione civile. Affinché l’elettroencefalogramma non diventi piatto e la cultura mafiosa non ci prenda per sfinimento. ALESSIA TRUZZOLILLO [email protected] LO STATO Il prefetto Antonio Reppucci l’intervento Omicidio stradale, c’e chi dice sì I giovani dell’Udc si inseriscono nel dibattito sulla nuova pena L’auto sbanda e si ribalta sulla carreggiata. E’ quanto accaduto ieri mattina su via Marconi all’incrocio con via Garibaldi ad una Fiat Panda. Sul posto è intervenuta una squadra della sede centrale del comando vigili del fuoco di Catanzaro che ha provveduto a mettere in sicurezza le vetture, in attesa del ripristino della viabilità. Insieme ai vigili del fuoco, sono sopraggiunti anche gli operatori del 118 che hanno prestato i soccorsi (anche se non ci sono stati feriti gravi) e la Polizia locale che ha effettuato i rilievi del caso. s. m. g. I giovani dell’Udc di Lamezia dicendo «sì al reato di omicidio stradale per chi uccide sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e alcoliche» si inseriscono a pieno titolo nel dibattito di questi giorni, concordando «con la linea seguita dall’attuale governo per l’introduzione nel nostro ordinamento penale della fattispecie di omicidio stradale». In particolare Simone Cicco e Giovanni Paolo Rocca ritengono «necessario, oggi più che mai, fare una seria riflessione per quella che si è dimostrata e si dimostra una delle piaghe della nostra società, ciò anche per mettersi in linea con il quadro comunitario». Una riflessione, la loro, fatta anche «alla luce degli ultimi tragici eventi accaduti in città» e ritenendo che «la situazione di impunità di chi mettendosi alla guida sotto l’effetto di sostanze psicotrope uccide persone, non può più essere tollerata». Ecco perché «si rende necessa- ria una riflessione che deve tradursi in un provvedimento legislativo che non è più differibile, anche in virtù dei dati (forniti dagli organismi preposti) che parlano chiaro: nel solo 2011 gli incidenti stradali hanno causato la morte di 4.090 persone, il numero più alto dei 27 paesi dell’Unione europea. Un dato ancora più preoccupante se si considera che il 27% delle vittime, 1099 persone, aveva un’età compresa tra i 18 e i 32 anni». I giovani Udc, quindi, fanno notare che «in Italia la violazione delle regole della strada è la prima causa delle tragedie stradali e molto spesso gli incidenti sono causati da automobilisti che guidano sotto l’effetto di droga o alco- ol, incoscienti del pericolo che corrono e che fanno correre a chi si imbatte sulla loro strada. Uccidono persone, a volte anche se stessi, ma spesso riescono a "scamparla" con pochi anni di carcere o magari senza neanche quelli». «Finora – concludono questo tipo di delitti è stato definito “omicidio colposo”, tranne un’unica ultimissima eccezione giurisprudenziale», così come scritto da Calabria Ora nei giorni scorsi in merito ad una sentenza della corte d’appello di Milano che, ribaltando una decisione dei giudici di primo grado che avevano condannato un uomo a quattro anni per omicidio colposo, ha inferto una pena a quattordici anni per omicidio volontario nei confronti dello stesso che, sotto l'effetto di droga e tranquillanti, provocò un incidente nel quale morì una donna di 24 anni su una strada bagnata e scarsamente illuminata. Saveria Maria Gigliotti