GRUPPO A Rigoletto è la prima delle opere di Verdi che assieme a Traviata e Il Trovatore compone la cosiddetta "trilogia popolare" Musicato su libretto di Francesco Maria Piave, si ispira al dramma di Victor Hugo "Le roi s'amuse" andato in scena a Parigi nel Novembre del 1832. L'opera fu rappresentata per la prima volta al Teatro La Fenice di Venezia l'11 Marzo 1851. Il successo fu immediato, ma la sua messa in scena alquanto difficoltosa per l'ostracismo posto in atto dalla censura austriaca (ricordiamo che in quel tempo Venezia faceva parte dell'Impero AustroUngarico): il dramma di Hugo era imperniato su Francesco I di Francia e a quei tempi non era certamente conveniente rendere di dominio pubblico i vizi delle case regnanti. Il problema fu risolto da un modesto funzionario di censura, Carlo Martello, che suggerì all'autore di spostare l'azione dalla Corte di Francia a quella di Mantova, ormai da tempo scomparsa; in realtà rimaneva un preciso riferimento a Vincenzo I Gonzaga, principe dai molti vizi e dalle poche virtù, ma la censura austriaca fu molto più tollerante. Non lo furono altrettanto gli altri staterelli che allora frazionavano l'Italia, così che l'opera, per essere rappresentata, fu costretta a cambiare spesso titolo e ambientazione, a secondo delle alleanze o del grado di parentela delle case regnanti; il suo nome - "Rigoletto"- fu acquisito definitivamente solo dopo l'Unità d'Italia. Il protagonista è un uomo deforme e grottesco, ben lontano dagli eroi standardizzati della lirica, ma proprio per questo suscita la simpatia popolare che si è immedesimata in quel padre deforme, costretto a subire le più pesanti angherie per amore della figlia. Rigoletto, deforme e pungente buffone di corte, che si burla di tutti con cattiveria, trama, all'occasione, scherzi e vendette crudeli, ha una figlia "segreta", che è la luce dei suoi occhi, avuta dalla donna amata ormai morta. Con la figlia Gilda Rigoletto è un padre tenerissimo e premuroso, preoccupato di tenerla lontana dal mondo corrotto della corte. Per uno scherzo del destino Gilda è diventata oggetto dell'attenzione del suo giovane padrone, il Duca di Mantova, libertino impenitente. Le reazioni alle malefatte del buffone da parte dei cortigiani daranno il via ad una serie di delitti: Gilda, la figlia di Rigoletto, sarà rapita e violata dal Duca. Rigoletto per vendicare l'offesa pagherà Sparafucile, un bandito, perché uccida il Duca, ma a morire, per mano di Sparafucile, sarà invece l'amata figlia. L'Enfant et les sortilèges Opera in due parti, composta da Maurice Ravel fra il 1919 ed il 1925, in collaborazione con Colette che scrisse il libretto intitolato inizialmente Divertissement pour ma fille. Si tratta della seconda ed ultima opera lirica di Ravel, dopo L'Heure espagnole del 1907. Capolavoro di orchestrazione, L'Enfant et les sortilèges viene spesso eseguita in forma di concerto a causa dei continui cambi di scena previsti dalla storia. La Prima si è tenuta nel 1925 al Grand Théâtre de Monte Carlo diretta da Victor de Sabata. In una vecchia casa di campagna in Normandia, nel primo pomeriggio, un bambino di sette anni brontola davanti ai suoi compiti di scuola. La madre si arrabbia per la pigrizia del figlio e lo punisce. Il bimbo, preso da un accesso di collera, getta la tazza e la teiera a terra, martirizza lo scoiattolo nella sua gabbia, tira la coda al gatto, attizza la brace, rovescia il bollitore, lacera il libro, strappa la carta da parati e demolisce il vecchio orologio. "Sono libero, libero, cattivo e libero!…" Esausto, si lascia cadere nella vecchia poltrona ma questa arretra. Comincia allora il gioco fantastico. Uno dopo l'altro, gli oggetti e gli animali si animano, parlano e minacciano il bambino pietrificato. Nella casa e poi nel giardino, le creature espongono le loro lamentele e la volontà di vendetta. Mentre il bambino chiama la mamma, tutte le creature si gettano su di lui per punirlo. Ma prima di svenire si appresta a curare il piccolo scoiattolo da lui in precedenza ferito. Prese da rimorso, le creature si scusano e lo riportano dalla mamma. L'Heure espagnole È un'opera in un atto di Maurice Ravel su libretto di Franc Nohain. Fu composta tra l'aprile e l'ottobre del 1907. La prima esecuzione ebbe luogo al Théâtre national de l'Opéra-Comique di Parigi, il 19 maggio 1911. Insieme ad altre opere quali l'Alborada del Gracioso, L'Heure espagnole rappresenta il versante iberico della personalità di Ravel, evocando temi e sonorità propri delle sue origini basche. Il giardino degli amanti Massimiliano Volpini ha creato per Roberto Bolle assoli, passi a due e un fortunato progetto multimediale. Questa produzione vedrà l’étoile protagonista assieme al Corpo di Ballo scaligero impegnati a far apparire, tra sogno e realtà, i personaggi mozartiani, che ammiccano al passato cui appartengono e alla contemporaneità di chi lo osserva. Nel giardino di una villa barocca un’orchestra da camera suona i meravigliosi quartetti e quintetti di Mozart, e tutto si impregna di echi e rimandi al mondo del compositore. Come per illusione o per suggestione, dai chiaroscuri del giardino labirintico affiorano figure: sono i personaggi mozartiani, che giocano o forse si prendono gioco degli ospiti della festa coinvolgendoli nelle loro ben note schermaglie amorose. Con leggerezza e ironia questo viaggio nell’universo mozartiano ammicca al ‘700 anche nelle scenografie e nei costumi e popola il giardino di danze virtuosistiche, divertite, appassionate che si susseguono in maniera dinamica e veloce con continui cambi di atmosfera. Come in un sogno dove tutto si mescola, dove il reale e l’illusione si fondono. GRUPPO B Il flauto magico Il flauto magico ci parla di valori eterni, di amore, di etica, di morale, e lo fa con una musica sublime. È «un'opera per i puri di cuore», la definì Massimo Mila, «portatrice per sempre dei valori universali della "bellezza" e della "saggezza", non a caso gli ultimi versi del libretto». Alfred Einstein commentava: «è un lavoro che incanta il fanciullo, commuove l'uomo più indurito ed entusiasma il saggio». L'azione si svolge in un Egitto immaginario. Il principe Tamino, disarmato, è inseguito da un drago; sfinito, cade svenuto. Tre dame velate uccidono il drago e, dopo aver ammirato la bellezza del volto del giovane principe, si allontanano per informare della sua presenza la loro signora, la Regina della Notte. Tamino, ripresi i sensi, crede di dovere la propria salvezza a Papageno, un uccellatore vagabondo vestito di piume, sopraggiunto nel frattempo. Ma Papageno è subito smascherato e punito per la sua menzogna dalle tre dame, che gli chiudono la bocca con un lucchetto d’oro e mostrano al principe il ritratto di Pamina, figlia della Regina della Notte: il giovane se ne innamora all'istante. Con fragore di tuono appare la Regina della Notte, che spiega a Tamino come la figlia sia stata rapita da un malvagio di nome Sarastro e supplica il principe di liberarla, promettendogliela in sposa. Le dame donano al giovane, che si è offerto di salvare Pamina, un flauto d'oro incantato... Il trionfo del tempo e del disinganno Con Il trionfo del Tempo e del Disinganno la Scala riporta in scena il Barocco e inaugura un nuovo progetto dedicato alle esecuzioni storicamente informate. Dopo il grande successo del ciclo dedicato a Monteverdi, l’orchestra si propone di affrontare ogni anno un titolo del repertorio preclassico o classico con strumenti antichi e sotto la bacchetta di uno specialista, che in questo caso sarà Diego Fasolis. Il Trionfo del Tempo e del Disinganno è un’allegoria sulla fugacità della bellezza terrena scritta appositamente per Händel da un cardinale – Benedetto Pamphilj – che fu nella vita privata un formidabile esteta, nonché poeta fra i migliori della scuola arcadica. La trama pone al centro la “bellezza” che in un primo momento viene sedotta dal “piacere”, presentato come specchio che la fa inebriare di sé stessa assicurandole di poter rimanere per sempre nel suo rigoglio giovanile; poi sotto le incalzanti considerazioni del “tempo” e del “disinganno”, prende coscienza di quanto sia passeggera e vacua la bellezza esteriore. Cinderella A inaugurare la nuova Stagione di Balletto sarà Cinderella, nuova produzione della Cenerentola di Prokof’ev: il sipario della Scala si aprirà, per una prima assoluta, su un mondo popolato dai personaggi della celeberrima favola di Perrault che ha affascinato da sempre la fantasia dei lettori e degli artisti. Una nuova Cenerentola entra nel repertorio della Scala: la ricchezza melodica e descrittiva della straordinaria musica di Prokof’ev, l’universo fantastico e fiabesco, la trama articolata di episodi e dinamiche tra i protagonisti hanno stimolato l’estetica e la musicalità di Mauro Bigonzetti e la sua personale visione stilistica per una creazione cucita addosso ai ballerini scaligeri, che segue la traccia narrativa del racconto e si immerge nella varietà musicale delle innumerevoli danze e leitmotiv che affiorano dalla partitura. Cenerentola, il Principe, le Fate delle stagioni, la Fata Madrina, le Sorellastre, la Matrigna… senza luogo e senza tempo, ma in tutti i luoghi e in tutti i tempi, le figure scaturiscono dalle note di Prokof’ev e abitano uno spazio visivamente evocativo ma non astratto, figurativo ma non didascalico.