Rammino C acconti in Il Natale A CURA DELLA PARROCCHIA SAN FILIPPO NERI - MILANO EDITORIALE Mancano ormai pochi giorni a Natale. Una festa che non appartiene più solo alla Comunità cristiana, ma a tutti gli uomini. Noi la riconosciamo come la festa dell’Uomo, Gesù Cristo, figlio di Dio, fattosi uomo. Oltre ad una riflessione sul significato del tradizionale scambio di doni, sul piacere di farli e di riceverli, gli articoli di questo numero vogliono essere un invito a ritrovare il senso profondo ed originario del Natale. Per questo fisseremo l’attenzione anche sul valore delle rappresentazioni del Natale nell’arte. Ogni anno, mentre prepariamo il presepio o addobbiamo l’albero, ritroviamo i gesti che abbiamo imparato da bambini e che si sono tramandati di generazione in generazione. Tradizioni, riti, usanze che hanno la capacità di aprire i nostri cuori ad una speranza che sempre si rinnova. È questo l’augurio che vogliamo fare a ciascuno di voi: di tenere viva questa speranza e di non lasciarcela rubare da nulla e da nessuno. Buona lettura e Buon Natale! La Redazione N. 23 - 15 DICEMBRE 2013 SOMMARIO 2 Sedicimila parole al giorno! don Denis 4 Regali di ieri, regali di oggi Walter Cristiani 6 Quale è il senso? Andrea Zanchetta 8 Un Natale di luce e di bellezza Francesca Zanchi 10 Recensione: fuga dal Natale Cristina Bassani 11 Recensione: Il figlio dell’altra La Redazione 12 Calendario delle celebrazioni del Natale ENTRIAMO NELLO SPIRITO DEL NATALE! 2 SEDICIMILA PAROLE AL GIORNO! Quante parole pronunciamo in una giornata! Abbiamo bisogno di dialogare, di raccontare, di esprimerci. Mentre parliamo con qualcun altro, capiamo meglio quello che stiamo dicendo: non gustiamo veramente una gioia finché non la comunichiamo a qualcuno, non sopportiamo una fatica se non la condividiamo, una festa non è festa se non ci scambiamo gli auguri, parole di consolazione possono alleviare un dolore… Alcuni studi dicono che ogni uomo pronuncia in media sedicimila parole al giorno! Sedicimila! Viene Natale e i racconti della nascita di Gesù narrati dagli evangelisti ci descrivono come il Suo venire al mondo porti gli uomini ad aprire il cuore e a far uscire parole di lode, di benedizione, di ringraziamento… La Sua nascita ci racconta della vita, della gioia, della pace, del bene. Gesù è questa Parola. Questa sua parola di vita, di gioia, di pace, di bene ha ancora la possibilità di risuonare oggi, di esprimersi, di essere condivisa, anche attraverso ciascuno di noi. L’Angelo Gabriele per primo ha il privilegio di portare a Maria il dono dell’annuncio di questa nascita. “Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te... Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. E Maria non può trattenere la sua gioia, non può tacere, risponde ed esulta per questo dono: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome…” L’angelo poi dice ai pastori: “Ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. E tutta la moltitudine dell’esercito celeste si unisce 3 a questa parola di lode: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”. Anche i pastori, sentita la notizia e trovato il bambino, non riescono a restare muti: “Se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”. Poi i Magi: “Provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra”. Maria e Giuseppe portano Gesù a Gerusalemme per presentarlo al Signore. Lì Simeone, uomo giusto e pio, mosso dallo Spirito, accolse Gesù tra le braccia e benedisse Dio. Poi benedisse Maria, Giuseppe e Gesù. La profetessa Anna, sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino. Quando viene Gesù il cuore si apre alla pienezza e dal cuore nasce il desiderio di parlare e di esprimere la gratitudine e la benedizione… Rimangono nel cuore anche le parole della fatica, della tristezza, del dolore, ma più in profondità ci accorgiamo che c’è una parola bella, positiva, vitale. Tutti coloro che si lasciano coinvolgere dall’annuncio della nascita di Gesù si uniscono a queste parole di bene. Che bello, Signore, che anche noi ci lasciamo prendere da tutto questo e ci uniamo a queste parole. Che anche noi facciamo emergere quella parola profonda che Tu, Signore, hai messo dentro ciascuno per ricordarci di te e del tuo desiderio che la vita sia piena, gioiosa, serena, nella speranza. Nasce allora una preghiera. Caro Gesù, in questo Natale, invece che portare un dono a te, vorrei chiedertene uno io. Lo so, abbi pazienza con me, un altro dono, uno dei mille doni che ogni volta ti chiedo, doni che tu spesso mi concedi come desidero io e altre volte, invece, mi offri come sai tu. Il dono che ti chiedo oggi è questo: insegnami a guardare il mondo con i tuoi occhi, così da poter dire tutto il bene possibile. Donami la forza di lasciare spazio a parole belle, parole di vita, parole di benedizione, di lode, di ringraziamento, di apprezzamento, parole di luce. Allora sarà veramente Natale. don Denis 4 REGALI DI IERI, REGALI DI OGGI “I ricordi di un Natale alla vecchia maniera sono difficili da dimenticare” Hugh Downs Basta andare indietro di non molto, 50, 60 anni fa. Fate uno sforzo di immaginazione, provate a ricordare come si viveva il Natale. Certo, i ragazzi di oggi non lo possono immaginare; loro non c’erano. Eppure è educativo ogni tanto ricordare e far raccontare alle persone più anziane come andavano le cose. Senza arretrare troppo nel tempo, basta scoprire qualche fotografia di un Natale tra gli anni cinquanta e sessanta: tra i regali c’erano ancora arance, mandarini, frutta secca accanto al Presepe fatto con poche statuine e con pagliuzze trovate nel prato di casa; la fragranza di quei frutti, il profumo degli agrumi accanto al focolare, le candele, la luce tenue e delicata della vigilia. Andare alla Messa di mezzanotte e poi attendere nella notte che qualcosa di magico si attuasse nei cuori degli uomini. L’arrivo di Gesù che si traduceva nella ricerca di una vita migliore, di una pace totale e universale, nella convinzione che alla fine quello che contava erano i gesti e le azioni vere, non quelle che valutano il tornaconto economico. Eppure la società italiana di quegli anni cresceva ed andava verso uno sviluppo industriale e sociale sempre più intenso e tumultuoso: gli anni del dopoguerra e poi quelli del boom economico. La modernizzazione andava avanti, le lotte sociali erano lì a ricordarci che il mondo doveva cambiare, che lo sviluppo doveva tenere conto dei più deboli e dello squilibrio sociale. Ma a Natale ci si fermava davvero tutti, si rifletteva, e quei mandarini, quei soldatini di latta, quelle bamboline di pezza posati vicino ai Presepi o agli alberelli di Natale erano i segni di una sensibilità profonda, lo sforzo di regalare la speranza, la luce nel cuore, la gioia di un futuro in cui vedere un mondo diverso, migliore. La forza delle cose semplici, l’intensità dell’amore che usciva da doni belli, quanto simbolici. Quanto costavano quei regali? Molto? Poco? Magari nulla, ma erano regali che davano una di- 5 mensione, una prospettiva di serenità, un senso di cose sentite nel profondo, da toccare e da utilizzare ma, soprattutto, da ricordare per sempre. Era meglio allora o è meglio oggi? Certo è che questo cambiamento in così breve tempo del nostro modo di vivere, di concepire la festa, la vita, gli agi, i consumi, i divertimenti, ha stravolto tutto e, forse, ha finito per confondere la “voglia di cose vere”. Cos’è rimasto oggi della “fiaba” natalizia del passato? Si può affermare che la sacralità, di quei giorni, è lentamente scivolata nell'immaginario tecnologico? Si può affermare che l'adorazione del progresso tecnico ed economico hanno sfumato il senso della collettività e dei suoi riti di rigenerazione dell'amore e del dono? Domande, sono solo domande, ma è giusto farsele. La sensazione è che oggi tanti bambini abbiano sempre meno giocattoli o libri e sempre più Playstation, Game Boy e cellulari sofisticatissimi. Impulsi elettronici anziché vibrazioni umane. Fredde, solitarie, asettiche piattaforme virtuali anziché reali e vocianti campi di gioco collettivi. La tecnologia è ambigua e non è sempre chiaro quando questa si innesta in una cultura, chi ne trarrà vantaggio, e chi ci perderà di più. Chi avrebbe immaginato che la TV degli anni cinquanta, capace di unire la famiglie davanti all’uni- co canale televisivo esistente, si sarebbe trasformata nella preoccupante realtà attuale per cui ogni membro familiare tende ad isolarsi nella sua camera davanti al suo programma preferito. Ma il regalo di oggi non è solo preoccupante per la sua deriva tecnologica; anche quando è giocattolo in senso stretto non è accompagnato da un’atmosfera di attesa magica, di valore trascendentale, di appartenenza ad una dimensione che stacca dalla realtà. L’ho già scritto una volta: questa crisi è “cattiva” e dannatamente profonda perché è una crisi di valori prima ancora che una crisi congiunturale. I regali sotto l’albero ci saranno e forse saranno molti di più di quelli che i bambini ed i ragazzi di cinquant’anni fa potevano avere accanto al loro presepe. Il punto è come far percepire quella magia del regalo che noi adulti non abbiamo più voglia e tempo di far sentire ai bambini ed ai ragazzi del nostro tempo. Perché? Era meglio quando si stava peggio o è peggio ora che si crede di stare meglio? Walter Cristiani 6 QUALE È IL SENSO? L’ispettore Mark si avvicinò pensieroso alla finestra. Fuori nevicava. Aveva avuto una vita avventurosa ed aveva affrontato migliaia di situazioni temerarie, vedendo la morte in faccia. Prima di arruolarsi nella polizia, aveva combattuto in paesi stranieri di cui non ricordava neppure il nome, aveva pilotato caccia da guerra ed effettuato operazioni pericolose per conto dei servizi segreti. Eppure il compito che doveva affrontare ora gli creava una certa agitazione. Sapeva che molti avevano cercato di risolvere il dilemma che gli agitava i pensieri ed avevano miseramente fallito. Ma a lui non sarebbe capitato. Avrebbe trovato le risposte che cercava. Guardò Dingo, il suo fedele compagno a quattro zampe, che riposava tranquillo sdraiato sul tappeto. Non ricordava quante volte quel pastore tedesco gli avesse salvato la vita. Avvicinandosi, gli fece una carezza sulla testa ed il cane rispose con un mugolio, socchiudendo appena gli occhi. L’ispettore Mark guardò il calendario. Era il 24 dicembre. Doveva affrettarsi. “Ragiona, Mark! Ragiona!”. Cercò di fare ordine nei pensieri e nuovamente la domanda cruciale ritornò nella sua testa: “Qual è il senso del Natale?”. Cercò l’ispirazione guardandosi in giro. Tutto parlava del Natale: l’albero addobbato, la finestra con i decori, i pacchetti dei doni adagiati vicino al camino. Anche alla radio stavano trasmettendo una canzone natalizia. L’ispettore tornò a guardare fuori ed anche sulle strade si respira- va l’attesa per il Natale imminente. La gente si affrettava a comperare gli ultimi regali e ciò che mancava per la cena con i parenti. Alcuni si scambiavano gli auguri ed i balconi delle case erano addobbati con corone illuminate. Dentro un negozio s’intravedeva un babbo natale intento a distribuire dolcetti ai bambini. “Ma qual è il senso di tutto questo?” si ripeté nella mente. Mentre si lasciava cadere esausto sulla poltrona, la sua attenzione cadde sul piccolo presepe posto vicino alla televisione. Era composto solo dalla capanna, da Giuseppe e Maria e da una culla vuota. Non ricordava neppure di averlo preparato. Poi rammentò di aver messo Gesù bambino dietro la mangiatoia per spostarlo nella culla quella notte. All’improvviso un’idea balenò nella sua mente. Gli sembrò folle, ma poteva essere la risposta al suo quesito. “Che c’entra il bambino?!” si domandò. Poteva avere 7 un senso. Febbrilmente cercò di ordinare i pensieri. “Perché un bambino?! Rifletti, Mark! Perché proprio un bambino?!”. Il senso del Natale doveva trovarsi in quel piccolo bambino indifeso… Ecco, “indifeso”! Poteva essere un buon inizio. “Un bambino indifeso è costretto a fidarsi!”. La fiducia poteva essere il secondo tassello. L’ispettore Mark si rese conto che il suo cervello stava cercando di elencare le caratteristiche di un bambino. Si affrettò alla scrivania, prese un foglio ed una penna ed iniziò a scarabocchiare appunti. Scrisse “indifeso” e “si fida”. “Cos’altro?” pensò. Poco dopo aggiunse: “Sa di aver bisogno”. Dopo alcuni minuti aveva scritto: “Non porta rancore, non è malizioso, si sa ancora stupire e vive il presente”. L’ispettore Mark capì di essere ad un passo dalla soluzione, ma mancava ancora qualcosa. Poi si rammentò di una frase letta qualche tempo prima. Corse alla libreria ed estrasse un libro. Sfogliò rapidamente le pagine avanti ed indietro, fino a quando trovò la frase già sottolineata che stava cercando: “In verità vi dico: se non cambierete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli!”. Finalmente aveva capito. Ecco il senso del Natale. La strada era stata mostrata da Dio stesso. L’invito a tornare ad essere bambini per poter cogliere il vero senso della vita. Il mistero era stato risolto. “Marco! La merenda è pronta”. La voce della mamma giunse dalla cucina. Dingo drizzò le orecchie. Marco abbandonò le vesti dell’ispettore Mark e trotterellò in cucina. L’indagine gli aveva messo fame. Suo papà stava bevendo un caffè. “Che cosà c’è di merenda?!” domandò. “Sorpresa!” disse la mamma. “Sei curioso”, aggiunse schiacciando l’occhiolino. Marco annotò mentalmente che avrebbe dovuto aggiungere “curioso” alla sua lista. “Stavi giocando a fare l’ispettore o l’agente segreto?” chiese il papà, mentre si versava dell’altro caffè. “L’ispettore,” rispose Marco. Poi si fece pensieroso. E domandò: “Papà, perché qualche volta non provi anche tu a giocare … a fare il bambino?” Andrea Zanchetta 8 UN NATALE DI LUCE E DI BELLEZZA La festa di Natale ha origine, storicamente, nei culti del sole praticati nel mondo romano. Prima dell'affermazione del cristianesimo, infatti, la cultura pagana festeggiava il 25 dicembre, dopo il solstizio d'inverno, il “Natale (nascita) del sole”, Dies natalis Solis invicti, ossia la rinascita del sole che vince l'oscurità e annuncia il ritorno dei mesi della luce. Con la diffusione del cristianesimo, l'antico culto solare verrà assorbito dalla simbologia di Cristo Sol Invictus, luce vera che viene da Dio stesso e vince ogni oscurità, compresa quella della morte, e il 25 dicembre verrà festeggiato il “Natale del Signore Gesù”. Ma con l'avvento del Natale cristiano i remoti rituali della luce acquistano un significato nuovo, che mette in gioco l'esperienza interiore dell'uomo. La luce diventa simbolo di un diverso vedere e di una diversa esperienza di vita che, in virtù dell'incarnazione, è esperienza di profondità, partecipazione alla bellezza del Divino che abita-tra-noi. Già la cultura greca accostava la bellezza al sacro e sosteneva che era il bello a suggerire l'idea del sacro e non il vero, il dato. Infatti, il mondo per esistere non ha necessità di essere bello, e dunque la bellezza è un “di più”, un dono gratuito che suggerisce un'ulteriorità rispetto alle leggi della natura. Per questa ragione, anche a noi come agli antichi, in presenza di una cosa bella capita di avere una più intensa percezione dello splendore misterioso racchiuso nella realtà, splendore/luce che rimanda al Divino. Scrive Simone Weil nei Quaderni: “In tutto quello che suscita in noi il sentimento puro e autentico del bello, c'è realmente la presenza di Dio. C'è quasi una specie di incarnazione di Dio nel mondo, di cui la bellezza è il segno. Il bello è la prova sperimentale che l'incarnazione è possibile. Per questo ogni arte di prim'ordine è, per sua essenza, religiosa. […] Il bello è reale presenza di Dio nella materia.” Il Natale, festa dell'ingresso di Dio nel mondo, è un invito a fare esperienza della luce e della bellezza che, nonostante le zone d'ombra inevitabili, la realtà racchiude in sé. Una luce che certo non va intesa come semplice fenomeno ottico, ma piuttosto come sguardo interiore che sa percepire un'ulterio- 9 rità rispetto al puro dato della materia, a “vedere” nelle cose un'impronta soprannaturale, una bellezza infinita. È quanto dice il Vangelo di Giovanni: “Nel Verbo [Parola fattasi realtà] era la vita e la vita era la luce… la luce vera, quella che illumina ogni uomo”. Uno sguardo illuminato sa cogliere l'enigmatico splendore del Divino che si è calato nella materia irradiandola di sé e co-abita con noi. “Il Verbo si è fatto carne e abita tra noi” ogni istante, ogni giorno, poiché la nascita del Signore non ha tempo, come tutto ciò che è proprio dell'Eterno. L'arte, che per lungo tempo si è configurata come linguaggio del bello e di cui è straordinariamente ricca la nostra tradizione culturale, è stata sempre molto sensibile al mistero del Natale, sia come evento di nascita, a cui si collegano i temi della dolcezza della maternità e della tenerezza dell'infanzia, sia come evento fortemente simbolico, incentrato sulla luce che vince le tenebre e sulla dimensione del mistero. Pensiamo ad alcuni esempi nella pittura: Rublev, il più grande pittore russo di icone, al vertice di una lunga tradizione bizantina, dipinge la Natività con potente simbolismo: il fondo in oro dell'icona crea una luce a-temporale che allude al primato del sacro nell'evento, al giorno senza tramonto a cui la nascita di Cristo dà inizio, vittoria della luce sulle tenebre. Giotto, invece, nell'affresco della cappella degli Scrovegni, compie una vera rivoluzione umanizzando la Natività, rischiarando la scena con una luce naturale, fisica, non più simbolica. Il dipinto mostra un'umiltà carica di affetti, a sottolineare la concretezza di un Dio che è veramente nato dentro la storia degli uomini. L'Adorazione dei pastori, capolavoro di Caravaggio, mette insieme, con la potenza dei colpi di luce e la drammaticità dei chiaroscuri, la sacralità e l'umanità dell'evento, al quale è restituita tutta la sua struggente dolcezza e tenerezza. Ancora più intense le esperienze che sul Mistero del Natale ha saputo comunicare la musica, dal sublime barocco dell'Oratorio di Natale di Bach al più popolare Astro del ciel (dal tedesco Stille Nacht!). Il linguaggio della musica, che scaturisce da una dimensione più alta rispetto al pensiero, ci porta nelle profondità del Mistero che le parole non saprebbero esprimere ma che tutto il nostro essere intuisce, rimanendone affascinato e attratto. È il mistero di Dio, lontano e vicino, che il Natale annuncia e che la musica in modo sublime lascia intravedere. Francesca Zanchi 10 UN LIBRO: “FUGA DAL NATALE” È un libro originale e diverso dal consueto stile Grisham quello che vi propongo in occasione delle festività natalizie: Fuga dal Natale non è particolarmente conosciuto perché molto lontano sia dai contenuti legal dei primi, famosissimi libri, che dagli ultimi romanzi ambientati nel mondo sportivo americano, ed è un Grisham umoristico e inedito quello che ci appare fra le righe. Protagonista di questo libretto di poco più di 150 pagine è la famiglia Krank, felice abitante di uno di quei sobborghi bene americani da cartolina, che a Natale ritrovano l’unità di quartiere per rendere scintillante la loro zona, facendo a gara a chi illumina meglio la propria abitazione. Hanno una figlia che è appena partita per un anno di volontariato in un paese lontano e la madre è preoccupata per la salute della figlia, per questa scelta difficile e non sopporta proprio l’idea di non averla accanto nella festa più familiare e intima dell’anno: senza di lei la famiglia non è al completo e non può essere Natale. Il padre invece è preoccupato per le spese da affrontare, in quanto l’anno precedente ha visto uscire dalle sue tasche una cifra folle; quest’anno non vuole certo rischiare di replicare un tale exploit! Il Natale, con le sue tradizioni, con i ritmi frenetici e le sue decorazioni festanti gli comunica sempre meno, non riesce più a coglierne il significato più semplice e vero. E poi ci sono i riti stucchevoli, le consuetudini : le visite di finta cortesia, i regali inutili, le raccolte di beneficenza, gli addobbi, la competizione con i vicini... ed è così che Luther Krank partorisce la più bizzarra e la più geniale delle idee: fuggire dal Natale! Quest'anno i Krank andranno in crociera ai Caraibi e torneranno dopo il Capodanno, saltando a piè pari le feste. Sarà dura resistere alla tentazione di partecipare al clima natalizio, sopportare gli sguardi e i pettegolezzi del vicinato, le critiche di chi, forse anche per invidia, non condivide tale scelta. Si può dire no alle tradizioni, se sono solo forma e non sostanza? Si può fuggire dal Natale? Si può fare a meno del Natale? Al lettore il compito di darsi risposte attraverso un romanzo dalla scrittura fluida e divertente, ma dal contenuto intrigante, alla ricerca del suo senso. Cristina Bassani 11 UN FILM: “IL FIGLIO DELL ’ ALTRA” Un film di grande forza ed attualità, con il quale la regista francese di origine ebrea Lorraine Levy, attraverso un espediente narrativo singolare, mette in luce le tensioni fra due popoli: quello israeliano e quello palestinese. La difficile convivenza viene analizzata attraverso varie prospettive di lettura, ma, soprattutto, fissando l’attenzione al cuore della gente comune e poggiando le speranze per il futuro sulle donne e sulle nuove generazioni. Con questa pellicola del 2012, privilegiando un equilibrio molto corretto, l’autrice ha saputo costruire una storia delicata, che colpisce nel profondo del cuore. In una notte di bombardamenti due bambini nascono e per errore, nell'agitazione del momento, vengono scambiati nella culla. L'uno, Joseph, a Tel Aviv, mentre si prepara a partire per il servizio militare con l'esercito israeliano, scopre che suo padre e sua madre - un colonnello e la moglie medico - non sono i suoi veri genitori. L'altro, Yacine, cresciuto nei territori di Cisgiordania, riceve il rimbalzo della notizia. La rivelazione sconvolge improvvisamente le esistenze di tutte e due le famiglie costrette a riconsiderare non solo le rispettive identità, ma anche i loro valori e le proprie convinzioni sul senso dell'ostilità che continua a dividere i due popoli. Un film che mostra due padri israelopalestinesi che hanno l'impressione di aver perduto il figlio e due madri che sentono di averne guadagnato uno. Due padri che sentono di non poter dimenticare un 'passato' fatto di ostilità e rap- presaglie e due madri che sono capaci di comprendere che i figli che hanno allevato continuano a essere i loro figli e che ora c'è un altro figlio per ciascuna di loro. Due donne che risultano essere le più capaci ad affrontare la nuova difficile situazione, grazie alla consuetudine di privilegiare le relazioni umane ed affettive. E poi i giovani, dell'una e dell'altra parte, dipinti come coloro che hanno la capacità di guardare avanti con una maggiore flessibilità, nel tentativo di reinventare le loro vite. Un film intenso, da vedere, il cui messaggio fondante poggia su un grande desiderio di convivenza pacifica; un desiderio di dissoluzione dei conflitti in nome della comune appartenenza a un'unica grande famiglia, quella umana. La Redazione 12 CALENDARIO CELEBRAZIONI CONFESSIONI Lunedì 23 dalle 16 alle 19 Martedì 24 dalle 9 alle 12, dalle 16 alle 17.30 VIGILIA DI NATALE Martedì 24 ore 18.00 Liturgia vigiliare Vespertina ore 23.15 Veglia di Natale ore 24.00 Eucaristia nella Notte Santa (dopo la Celebrazione invitiamo tutti a festeggiare insieme con una fetta di panettone in Teatro) S. NATALE Mercoledì 25 ore 10.00, 11.30 e 18.00 Eucaristia S. STEFANO Giovedì 26 ore 10.30 Eucaristia ULTIMO DELL’ANNO Martedì 31 ore 18.00 Eucaristia di ringraziamento PRIMO DELL’ANNO Mercoledì 1 gennaio 2014 ore 10.00, 11.30 e 18.00 Eucaristia EPIFANIA Domenica 5 gennaio ore 18.00 Eucaristia vespertina prefestiva Lunedì 6 gennaio ore 10.00, 11.30 e 18.00 Eucaristia