Rammino
C
acconti in
Il Natale
A CURA DELLA PARROCCHIA SAN FILIPPO NERI - MILANO
EDITORIALE
Mancano ormai pochi giorni a Natale.
Una festa che non appartiene più solo alla
Comunità cristiana, ma a tutti gli uomini.
Noi la riconosciamo come la festa dell’Uomo, Gesù Cristo, figlio di Dio, fattosi uomo.
Oltre ad una riflessione sul significato del
tradizionale scambio di doni, sul piacere di
farli e di riceverli, gli articoli di questo numero vogliono essere un invito a ritrovare il
senso profondo ed originario del Natale. Per
questo fisseremo l’attenzione anche sul valore delle rappresentazioni del Natale nell’arte.
Ogni anno, mentre prepariamo il presepio
o addobbiamo l’albero, ritroviamo i gesti che
abbiamo imparato da bambini e che si sono
tramandati di generazione in generazione.
Tradizioni, riti, usanze che hanno la capacità di aprire i nostri cuori ad una speranza
che sempre si rinnova.
È questo l’augurio che vogliamo fare a ciascuno di voi: di tenere viva questa speranza
e di non lasciarcela rubare da nulla e da nessuno.
Buona lettura e Buon Natale!
La Redazione
N. 23 - 15 DICEMBRE 2013
SOMMARIO
2
Sedicimila parole al giorno!
don Denis
4
Regali di ieri, regali di oggi
Walter Cristiani
6
Quale è il senso?
Andrea Zanchetta
8
Un Natale di luce e di bellezza
Francesca Zanchi
10
Recensione: fuga dal Natale
Cristina Bassani
11
Recensione: Il figlio dell’altra
La Redazione
12
Calendario delle celebrazioni
del Natale
ENTRIAMO
NELLO SPIRITO DEL NATALE!
2
SEDICIMILA PAROLE AL GIORNO!
Quante parole pronunciamo in una
giornata! Abbiamo bisogno di dialogare,
di raccontare, di esprimerci. Mentre
parliamo con qualcun altro, capiamo
meglio quello che stiamo dicendo: non
gustiamo veramente una gioia finché
non la comunichiamo a qualcuno, non
sopportiamo una fatica se non la condividiamo, una festa non è festa se non ci
scambiamo gli auguri, parole di consolazione possono alleviare un dolore…
Alcuni studi dicono che ogni uomo
pronuncia in media sedicimila parole al
giorno! Sedicimila!
Viene Natale e i racconti della nascita
di Gesù narrati dagli evangelisti ci descrivono come il Suo venire al mondo
porti gli uomini ad aprire il cuore e a far
uscire parole di lode, di benedizione, di
ringraziamento… La Sua nascita ci racconta della vita, della gioia, della pace,
del bene. Gesù è questa Parola. Questa
sua parola di vita, di gioia, di pace, di
bene ha ancora la possibilità di risuonare
oggi, di esprimersi, di essere condivisa,
anche attraverso ciascuno di noi.
L’Angelo Gabriele per primo ha il privilegio di portare a Maria il dono dell’annuncio di questa nascita. “Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te... Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato
Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà
il trono di Davide suo padre e regnerà per
sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.
E Maria non può trattenere la sua
gioia, non può tacere, risponde ed esulta per questo dono: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio,
mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà
della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo
è il suo nome…”
L’angelo poi dice ai pastori: “Ecco, vi
annuncio una grande gioia, che sarà di tutto
il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato
per voi un Salvatore, che è Cristo
Signore. Questo
per voi il segno:
troverete un bambino avvolto in
fasce, adagiato in
una mangiatoia”.
E tutta la moltitudine dell’esercito
celeste si unisce
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a questa parola di lode: “Gloria a Dio nel
più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”.
Anche i pastori, sentita la notizia e
trovato il bambino, non riescono a restare muti: “Se ne tornarono, glorificando
e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”.
Poi i Magi: “Provarono una gioia
grandissima. Entrati nella casa, videro il
bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro
scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e
mirra”.
Maria e Giuseppe portano Gesù a
Gerusalemme per presentarlo al Signore. Lì Simeone, uomo giusto e pio, mosso
dallo Spirito, accolse Gesù tra le braccia e
benedisse Dio. Poi benedisse Maria, Giuseppe e Gesù.
La profetessa Anna, sopraggiunta in
quel momento, si mise anche lei a lodare
Dio e parlava del bambino.
Quando viene Gesù il cuore si apre
alla pienezza e dal cuore nasce il desiderio di parlare e di esprimere la
gratitudine e la benedizione…
Rimangono nel cuore anche
le parole della fatica, della tristezza, del dolore, ma più in
profondità ci accorgiamo che
c’è una parola bella, positiva,
vitale. Tutti coloro che si lasciano coinvolgere dall’annuncio della nascita di Gesù si uniscono a queste parole di bene.
Che bello, Signore, che anche
noi ci lasciamo prendere da tutto questo
e ci uniamo a queste parole. Che anche
noi facciamo emergere quella parola
profonda che Tu, Signore, hai messo
dentro ciascuno per ricordarci di te e
del tuo desiderio che la vita sia piena,
gioiosa, serena, nella speranza.
Nasce allora una preghiera.
Caro Gesù, in questo Natale, invece
che portare un dono a te, vorrei chiedertene uno io. Lo so, abbi pazienza con
me, un altro dono, uno dei mille doni
che ogni volta ti chiedo, doni che tu
spesso mi concedi come desidero io e
altre volte, invece, mi offri come sai tu.
Il dono che ti chiedo oggi è questo: insegnami a guardare il mondo con i tuoi
occhi, così da poter dire tutto il bene
possibile.
Donami la forza di lasciare spazio a
parole belle, parole di vita, parole di benedizione, di lode, di ringraziamento, di
apprezzamento, parole di luce. Allora
sarà veramente Natale.
don Denis
4
REGALI DI IERI, REGALI DI OGGI
“I ricordi di un Natale alla vecchia maniera sono difficili da dimenticare”
Hugh Downs
Basta andare indietro di non molto,
50, 60 anni fa. Fate uno sforzo di immaginazione, provate a ricordare come si
viveva il Natale. Certo, i ragazzi di oggi
non lo possono immaginare; loro non
c’erano. Eppure è educativo ogni tanto
ricordare e far raccontare alle persone
più anziane come andavano le cose.
Senza arretrare troppo nel tempo,
basta scoprire qualche fotografia di un
Natale tra gli anni cinquanta e sessanta:
tra i regali c’erano ancora arance, mandarini, frutta secca accanto al Presepe
fatto con poche statuine e con pagliuzze
trovate nel prato di casa; la fragranza di
quei frutti, il profumo degli agrumi accanto al focolare, le candele, la luce tenue e delicata della vigilia. Andare alla
Messa di mezzanotte e poi attendere
nella notte che qualcosa di magico si
attuasse nei cuori degli uomini. L’arrivo
di Gesù che si traduceva nella ricerca di
una vita migliore, di una pace totale e
universale, nella convinzione che alla
fine quello che contava erano i gesti e le
azioni vere, non quelle che valutano il
tornaconto economico.
Eppure la società italiana di quegli anni cresceva ed andava verso uno sviluppo industriale e sociale sempre più intenso e tumultuoso: gli anni del dopoguerra e poi quelli del boom economico. La modernizzazione andava avanti,
le lotte sociali erano lì a ricordarci che il
mondo doveva cambiare, che lo sviluppo doveva tenere conto dei più deboli e
dello squilibrio sociale.
Ma a Natale ci si fermava davvero tutti, si rifletteva, e quei mandarini, quei
soldatini di latta, quelle bamboline di
pezza posati vicino ai Presepi o agli alberelli di Natale erano i segni di una sensibilità profonda, lo sforzo di regalare la
speranza, la luce nel cuore, la gioia di un
futuro in cui vedere un mondo diverso,
migliore. La forza delle cose semplici,
l’intensità dell’amore che usciva da doni
belli, quanto simbolici. Quanto costavano quei regali? Molto? Poco? Magari nulla, ma erano regali che davano una di-
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mensione, una prospettiva
di serenità, un senso di cose
sentite nel profondo, da
toccare e da utilizzare ma,
soprattutto, da ricordare
per sempre.
Era meglio allora o è meglio oggi? Certo è che questo cambiamento in così
breve tempo del nostro
modo di vivere, di concepire la festa, la vita, gli agi, i consumi, i divertimenti, ha stravolto tutto e, forse,
ha finito per confondere la “voglia di
cose vere”.
Cos’è rimasto oggi della “fiaba” natalizia del passato? Si può affermare che la
sacralità, di quei giorni, è lentamente
scivolata nell'immaginario tecnologico?
Si può affermare che l'adorazione del
progresso tecnico ed economico hanno
sfumato il senso della collettività e dei
suoi riti di rigenerazione dell'amore e
del dono? Domande, sono solo domande, ma è giusto farsele.
La sensazione è che oggi tanti bambini
abbiano sempre meno giocattoli o libri e
sempre più Playstation, Game Boy e
cellulari sofisticatissimi. Impulsi elettronici anziché vibrazioni umane. Fredde,
solitarie, asettiche piattaforme virtuali
anziché reali e vocianti campi di gioco
collettivi.
La tecnologia è ambigua e non è sempre chiaro quando questa si innesta in
una cultura, chi ne trarrà vantaggio, e
chi ci perderà di più. Chi avrebbe immaginato che la TV degli anni cinquanta,
capace di unire la famiglie davanti all’uni-
co canale televisivo esistente, si sarebbe
trasformata nella preoccupante realtà
attuale per cui ogni membro familiare
tende ad isolarsi nella sua camera davanti al suo programma preferito.
Ma il regalo di oggi non è solo preoccupante per la sua deriva tecnologica;
anche quando è giocattolo in senso
stretto non è accompagnato da un’atmosfera di attesa magica, di valore trascendentale, di appartenenza ad una
dimensione che stacca dalla realtà.
L’ho già scritto una volta: questa crisi
è “cattiva” e dannatamente profonda
perché è una crisi di valori prima ancora
che una crisi congiunturale. I regali sotto
l’albero ci saranno e forse saranno molti
di più di quelli che i bambini ed i ragazzi
di cinquant’anni fa potevano avere accanto al loro presepe. Il punto è come
far percepire quella magia del regalo
che noi adulti non abbiamo più voglia e
tempo di far sentire ai bambini ed ai ragazzi del nostro tempo.
Perché? Era meglio quando si stava
peggio o è peggio ora che si crede di
stare meglio?
Walter Cristiani
6
QUALE È IL SENSO?
L’ispettore Mark si avvicinò pensieroso alla finestra. Fuori nevicava. Aveva
avuto una vita avventurosa ed aveva affrontato migliaia di situazioni temerarie,
vedendo la morte in faccia. Prima di arruolarsi nella polizia, aveva combattuto
in paesi stranieri di cui non ricordava
neppure il nome, aveva pilotato caccia
da guerra ed effettuato operazioni pericolose per conto dei servizi segreti. Eppure il compito che doveva affrontare
ora gli creava una certa agitazione. Sapeva che molti avevano cercato di risolvere il dilemma che gli agitava i pensieri
ed avevano miseramente fallito. Ma a lui
non sarebbe capitato. Avrebbe trovato
le risposte che cercava.
Guardò Dingo, il suo fedele compagno a quattro zampe, che riposava tranquillo sdraiato sul tappeto. Non ricordava quante volte quel pastore tedesco gli
avesse salvato la vita. Avvicinandosi, gli
fece una carezza sulla testa ed il cane
rispose con un mugolio, socchiudendo
appena gli occhi.
L’ispettore Mark guardò il calendario.
Era il 24 dicembre. Doveva affrettarsi.
“Ragiona, Mark! Ragiona!”. Cercò di fare ordine nei pensieri e nuovamente la
domanda cruciale ritornò nella sua testa:
“Qual è il senso del Natale?”. Cercò l’ispirazione guardandosi in giro. Tutto
parlava del Natale: l’albero addobbato,
la finestra con i decori, i pacchetti dei
doni adagiati vicino al camino. Anche alla
radio stavano trasmettendo una canzone natalizia. L’ispettore tornò a guardare fuori ed anche sulle strade si respira-
va l’attesa per il Natale imminente. La
gente si affrettava a comperare gli ultimi
regali e ciò che mancava per la cena con
i parenti. Alcuni si scambiavano gli auguri ed i balconi delle case erano addobbati con corone illuminate. Dentro un negozio s’intravedeva un babbo natale intento a distribuire dolcetti ai bambini.
“Ma qual è il senso di tutto questo?” si
ripeté nella mente.
Mentre si lasciava cadere esausto sulla
poltrona, la sua attenzione cadde sul
piccolo presepe posto vicino alla televisione. Era composto solo dalla capanna,
da Giuseppe e Maria e da una culla vuota. Non ricordava neppure di averlo
preparato. Poi rammentò di aver messo
Gesù bambino dietro la mangiatoia per
spostarlo nella culla quella notte. All’improvviso un’idea balenò nella sua mente.
Gli sembrò folle, ma poteva essere la
risposta al suo quesito. “Che c’entra il
bambino?!” si domandò. Poteva avere
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un senso. Febbrilmente cercò di ordinare i pensieri. “Perché un bambino?! Rifletti, Mark! Perché proprio un bambino?!”. Il senso del Natale doveva trovarsi in quel piccolo bambino indifeso…
Ecco, “indifeso”! Poteva essere un buon
inizio. “Un bambino indifeso è costretto
a fidarsi!”. La fiducia poteva essere il secondo tassello. L’ispettore Mark si rese
conto che il suo cervello stava cercando
di elencare le caratteristiche di un bambino. Si affrettò alla scrivania, prese un
foglio ed una penna ed iniziò a scarabocchiare appunti. Scrisse “indifeso” e “si
fida”. “Cos’altro?” pensò. Poco dopo
aggiunse: “Sa di aver bisogno”. Dopo
alcuni minuti aveva scritto: “Non porta
rancore, non è malizioso, si sa ancora
stupire e vive il presente”. L’ispettore
Mark capì di essere ad un passo dalla
soluzione, ma mancava ancora qualcosa.
Poi si rammentò di una frase letta qualche tempo prima. Corse alla libreria ed
estrasse un libro. Sfogliò rapidamente le
pagine avanti ed indietro, fino a quando
trovò la frase già
sottolineata che
stava
cercando:
“In verità vi dico:
se non cambierete
e non diventerete
come i bambini,
non entrerete nel
regno dei cieli!”.
Finalmente aveva
capito. Ecco il senso del Natale. La
strada era stata
mostrata da Dio
stesso. L’invito a
tornare ad essere bambini per poter
cogliere il vero senso della vita. Il mistero era stato risolto.
“Marco! La merenda è pronta”. La
voce della mamma giunse dalla cucina.
Dingo drizzò le orecchie. Marco abbandonò le vesti dell’ispettore Mark e trotterellò in cucina. L’indagine gli aveva
messo fame. Suo papà stava bevendo un
caffè. “Che cosà c’è di merenda?!” domandò. “Sorpresa!” disse la mamma.
“Sei curioso”, aggiunse schiacciando
l’occhiolino. Marco annotò mentalmente che avrebbe dovuto aggiungere
“curioso” alla sua lista.
“Stavi giocando a fare l’ispettore o
l’agente segreto?” chiese il papà, mentre
si versava dell’altro caffè. “L’ispettore,”
rispose Marco. Poi si fece pensieroso. E
domandò: “Papà, perché qualche volta
non provi anche tu a giocare … a fare il
bambino?”
Andrea Zanchetta
8
UN NATALE DI LUCE E DI BELLEZZA
La festa di Natale ha origine, storicamente, nei culti del sole praticati nel
mondo romano. Prima dell'affermazione
del cristianesimo, infatti, la cultura pagana festeggiava il 25 dicembre, dopo il
solstizio d'inverno, il “Natale (nascita)
del sole”, Dies natalis Solis invicti, ossia la
rinascita del sole che vince l'oscurità e
annuncia il ritorno dei mesi della luce.
Con la diffusione del cristianesimo,
l'antico culto solare verrà assorbito dalla
simbologia di Cristo Sol Invictus, luce
vera che viene da Dio stesso e vince
ogni oscurità, compresa quella della
morte, e il 25 dicembre verrà festeggiato il “Natale del Signore Gesù”.
Ma con l'avvento del Natale cristiano i
remoti rituali della luce acquistano un
significato nuovo, che mette in gioco
l'esperienza interiore dell'uomo.
La luce diventa simbolo di un diverso
vedere e di una diversa esperienza di
vita che, in virtù dell'incarnazione, è
esperienza di profondità, partecipazione
alla bellezza del Divino che abita-tra-noi.
Già la cultura greca accostava la bellezza al sacro e sosteneva che era il bello a suggerire l'idea del sacro e non il
vero, il dato. Infatti, il mondo per esistere non ha necessità di essere bello, e
dunque la bellezza è un “di più”, un dono gratuito che suggerisce un'ulteriorità
rispetto alle leggi della natura. Per questa ragione, anche a noi come agli antichi, in presenza di una cosa bella capita
di avere una più intensa percezione dello splendore misterioso racchiuso nella
realtà, splendore/luce che rimanda al
Divino.
Scrive Simone Weil nei Quaderni: “In
tutto quello che suscita in noi il sentimento puro e autentico del bello, c'è
realmente la presenza di Dio. C'è quasi
una specie di incarnazione di Dio nel
mondo, di cui la bellezza è il segno. Il
bello è la prova sperimentale che l'incarnazione è possibile. Per questo ogni arte
di prim'ordine è, per sua essenza, religiosa. […] Il bello è reale presenza di
Dio nella materia.”
Il Natale, festa dell'ingresso di Dio nel
mondo, è un invito a fare esperienza
della luce e della bellezza che, nonostante le zone d'ombra inevitabili, la
realtà racchiude in sé. Una luce che certo non va intesa come semplice fenomeno ottico, ma piuttosto come sguardo interiore che sa percepire un'ulterio-
9
rità rispetto al puro dato della materia, a “vedere” nelle cose un'impronta soprannaturale, una bellezza infinita.
È quanto dice il Vangelo di Giovanni: “Nel Verbo [Parola fattasi
realtà] era la vita e la vita era la luce… la luce vera, quella che illumina
ogni uomo”.
Uno sguardo illuminato sa cogliere l'enigmatico splendore del
Divino che si è calato nella materia
irradiandola di sé e co-abita con
noi.
“Il Verbo si è fatto carne e abita tra
noi” ogni istante, ogni giorno, poiché la
nascita del Signore non ha tempo, come
tutto ciò che è proprio dell'Eterno.
L'arte, che per lungo tempo si è configurata come linguaggio del bello e di cui
è straordinariamente ricca la nostra tradizione culturale, è stata sempre molto
sensibile al mistero del Natale, sia come
evento di nascita, a cui si collegano i temi della dolcezza della maternità e della
tenerezza dell'infanzia, sia come evento
fortemente simbolico, incentrato sulla
luce che vince le tenebre e sulla dimensione del mistero.
Pensiamo ad alcuni esempi nella pittura: Rublev, il più grande pittore russo di
icone, al vertice di una lunga tradizione
bizantina, dipinge la Natività con potente simbolismo: il fondo in oro dell'icona
crea una luce a-temporale che allude al
primato del sacro nell'evento, al giorno
senza tramonto a cui la nascita di Cristo
dà inizio, vittoria della luce sulle tenebre.
Giotto, invece, nell'affresco della cappella degli Scrovegni, compie una vera
rivoluzione umanizzando la Natività,
rischiarando la scena con una luce naturale, fisica, non più simbolica. Il dipinto
mostra un'umiltà carica di affetti, a sottolineare la concretezza di un Dio che è
veramente nato dentro la storia degli
uomini.
L'Adorazione dei pastori, capolavoro di
Caravaggio, mette insieme, con la potenza dei colpi di luce e la drammaticità
dei chiaroscuri, la sacralità e l'umanità
dell'evento, al quale è restituita tutta la
sua struggente dolcezza e tenerezza.
Ancora più intense le esperienze che
sul Mistero del Natale ha saputo comunicare la musica, dal sublime barocco
dell'Oratorio di Natale di Bach al più popolare Astro del ciel (dal tedesco Stille
Nacht!).
Il linguaggio della musica, che scaturisce da una dimensione più alta rispetto
al pensiero, ci porta nelle profondità del
Mistero che le parole non saprebbero
esprimere ma che tutto il nostro essere
intuisce, rimanendone affascinato e attratto. È il mistero di Dio, lontano e vicino, che il Natale annuncia e che la musica in modo sublime lascia intravedere.
Francesca Zanchi
10
UN LIBRO: “FUGA DAL NATALE”
È un libro originale e diverso dal consueto
stile Grisham quello che vi propongo in occasione delle festività natalizie: Fuga dal Natale
non è particolarmente conosciuto perché
molto lontano sia dai contenuti legal dei primi, famosissimi libri, che dagli ultimi romanzi
ambientati nel mondo sportivo americano,
ed è un Grisham umoristico e inedito quello
che ci appare fra le righe.
Protagonista di questo libretto di poco più
di 150 pagine è la famiglia Krank, felice abitante di uno di quei sobborghi bene americani da cartolina, che a Natale ritrovano l’unità
di quartiere per rendere scintillante la loro
zona, facendo a gara a chi illumina meglio la
propria abitazione. Hanno una figlia che è
appena partita per un anno di volontariato in
un paese lontano e la madre è preoccupata
per la salute della figlia, per questa scelta difficile e non sopporta proprio l’idea di non
averla accanto nella festa più familiare e intima dell’anno: senza di lei la famiglia non è al
completo e non può essere Natale.
Il padre invece è preoccupato per le spese
da affrontare, in quanto l’anno precedente
ha visto uscire dalle sue tasche una cifra folle;
quest’anno non vuole certo rischiare di replicare un tale exploit! Il Natale, con le sue tradizioni, con i ritmi frenetici e le sue decorazioni festanti gli comunica sempre meno,
non riesce più a coglierne il significato più
semplice e vero.
E poi ci sono i riti stucchevoli, le consuetudini : le visite di finta cortesia, i regali inutili, le
raccolte di beneficenza, gli addobbi, la competizione con i vicini... ed è così che Luther
Krank partorisce la più bizzarra e la più geniale delle idee: fuggire dal Natale! Quest'anno i Krank andranno in crociera ai Caraibi e
torneranno dopo il Capodanno, saltando a
piè pari le feste. Sarà dura resistere alla tentazione di partecipare al clima natalizio, sopportare gli sguardi e i pettegolezzi del vicinato, le critiche di chi, forse anche per invidia,
non condivide tale scelta. Si può dire no alle
tradizioni, se sono solo forma e non sostanza? Si può fuggire dal Natale? Si può fare a
meno del Natale? Al lettore il compito di darsi risposte attraverso un romanzo dalla scrittura fluida e divertente, ma dal contenuto
intrigante, alla ricerca del suo senso.
Cristina Bassani
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UN FILM: “IL FIGLIO DELL ’ ALTRA”
Un film di grande forza ed attualità, con il
quale la regista francese di origine ebrea Lorraine Levy, attraverso un espediente narrativo singolare, mette in luce le tensioni fra due
popoli: quello israeliano e quello palestinese.
La difficile convivenza viene analizzata attraverso varie prospettive di lettura, ma, soprattutto, fissando l’attenzione al cuore della
gente comune e poggiando le speranze per il
futuro sulle donne e sulle nuove generazioni.
Con questa pellicola del 2012, privilegiando un equilibrio molto corretto, l’autrice ha
saputo costruire una storia delicata, che colpisce nel profondo del cuore.
In una notte di bombardamenti due bambini nascono e per errore, nell'agitazione del
momento, vengono scambiati nella culla.
L'uno, Joseph, a Tel Aviv, mentre si prepara
a partire per il servizio militare con l'esercito
israeliano, scopre che suo padre e sua madre
- un colonnello e la moglie medico - non sono i suoi veri genitori. L'altro, Yacine, cresciuto nei territori di Cisgiordania, riceve il rimbalzo della notizia. La rivelazione sconvolge
improvvisamente le esistenze di tutte e due
le famiglie costrette a riconsiderare non solo
le rispettive identità, ma anche i loro valori e
le proprie convinzioni sul senso dell'ostilità
che continua a dividere i due popoli.
Un film che mostra due padri israelopalestinesi che hanno l'impressione di aver
perduto il figlio e due madri che sentono di
averne guadagnato uno.
Due padri che sentono di non poter dimenticare un 'passato' fatto di ostilità e rap-
presaglie e due madri che sono capaci di
comprendere che i figli che hanno allevato
continuano a essere i loro figli e che ora c'è
un altro figlio per ciascuna di loro.
Due donne che risultano essere le più
capaci ad affrontare la nuova difficile situazione, grazie alla consuetudine di privilegiare le
relazioni umane ed affettive.
E poi i giovani, dell'una e dell'altra parte,
dipinti come coloro che hanno la capacità di
guardare avanti con una maggiore flessibilità,
nel tentativo di reinventare le loro vite.
Un film intenso, da vedere, il cui messaggio fondante poggia su un grande desiderio
di convivenza pacifica; un desiderio di dissoluzione dei conflitti in nome della comune
appartenenza a un'unica grande famiglia,
quella umana.
La Redazione
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CALENDARIO CELEBRAZIONI
CONFESSIONI
Lunedì 23 dalle 16 alle 19
Martedì 24 dalle 9 alle 12, dalle 16 alle 17.30
VIGILIA DI NATALE
Martedì 24
ore 18.00 Liturgia vigiliare Vespertina
ore 23.15 Veglia di Natale
ore 24.00 Eucaristia nella Notte Santa
(dopo la Celebrazione invitiamo tutti a festeggiare
insieme con una fetta di panettone in Teatro)
S. NATALE
Mercoledì 25
ore 10.00, 11.30 e 18.00 Eucaristia
S. STEFANO
Giovedì 26
ore 10.30 Eucaristia
ULTIMO DELL’ANNO
Martedì 31
ore 18.00 Eucaristia di ringraziamento
PRIMO DELL’ANNO
Mercoledì 1 gennaio 2014
ore 10.00, 11.30 e 18.00 Eucaristia
EPIFANIA
Domenica 5 gennaio
ore 18.00 Eucaristia vespertina prefestiva
Lunedì 6 gennaio
ore 10.00, 11.30 e 18.00 Eucaristia
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RACCONTI IN CAMMINO - N. 23