BARBARA SINATRA DIARIO DI GUERRA 1916-18 DI SARO D’AMORE Il 9 luglio dell’anno in corso sul Corriere della Sera leggo un articolo riguardante il Mart di Rovereto e le rassegne lì programmate per le celebrazioni del centenario della 1° guerra mondiale (1914 – 2014). Mi ricordo così del diario di guerra di mio suocero, ing. Rosario D’Amore, e di questo spedisco al Direttore del museo di Rovereto alcune fotocopie delle pagine più significative: vengo ringraziata per l’invio della “preziosa documentazione” che viene letta ed apprezzata. Oggi, grazie all’interesse mostrato da mio cugino Vincenzo Rapisarda nei confronti di questo documento, sono lieta di scrivere qualcosa sull’argomento perché mi si offre la possibilità di onorare la memoria di quanti soffrirono e perirono su quelle montagne al confine con l’Austria. Al momento della chiamata alle armi Saro D’Amore era studente di ingegneria presso il Politecnico di Torino. Il padre, anche lui Rosario D’Amore, scelse Torino poiché conosceva bene quella città avendo prestato servizio per ben cinque anni nella cavalleria di Pinerolo. Il diario, un piccolo libretto tascabile, dalla copertina nera, uno di quelli che una volta servivano ad annotare le spese, inizia così: “Diario della mia residenza in guerra a cominciare dal 1 giugno 1916”. Poi descrive i vari momenti di preparazione alla guerra: per l’intero mese di giugno, nelle vicinanze di Vicenza e Casale, tutti i giorni, si effettua l’addestramento della truppa alla guerra; mentre i vari passaggi della stessa sul territorio per raggiungere la destinazione avvengono sempre a piedi e con lunghe marce anche di 30 Km. 57 Formazione Psichiatrica n.2 Luglio-Dicembre 2014 “Il 22 giugno 1916 alle 23,00 si va in trincea”, lì il giovane Saro diventa comandante di pattuglia con otto uomini, pattuglia di carattere aggressivo per spiare le posizioni nemiche. Riferisce che il servizio di collegamento è difficile per il continuo bombardamento di artiglieria che però non provoca perdite nel plotone. Alla fine di agosto il battaglione parte per Gorizia sotto un temporale terribile e una pioggia torrenziale, impiegando più di un giorno per giungere a destinazione. Il giovane militare si rovina un ginocchio, viene ricoverato all’ospedale civile di Voghera, ma, persistendo il male, ottiene un periodo di convalescenza sufficientemente lungo per poter rientrare a casa, a Graniti, paese della incantevole valle dell’Alcantara, e per poter andare a Paternò a visitare la sorella maggiore, Gaetana, che lo ha avuto con sé per tutti gli anni del liceo. Sarà sempre così durante le licenze che avrà per malanni diversi: per lui la sorella è una seconda mamma. Rientrerà in servizio il 23 marzo del 1917 a Torino, quindi il 21 aprile sarà a Brescia presso i Mitraglieri Fiat di S. M., ove frequenterà il corso ufficiali. Assegnato al IV Corpo di Armata l’11 giugno de 1917 raggiunge Cividale: da questo momento inizierà per lui l’estenuante vita di trincea. Durante l’ascesa al Monte S. Lorenzo, che rappresentava la prima linea, parecchi militari precipitano nei burroni: scene terribili che si imprimono nella sua mente, ma bisogna avanzare e tenere le posizioni. 58 B. Sinatra. Diario di guerra 1916-18 di Saro D'Amore Per tutto il diario registra i vari movimenti della vita di trincea, il cambio per i turni di riposo, la pulitura delle armi a fine giornata o nottata poiché è fondamentale che siano sempre in ordine. Quando i militari ottengono qualche giorno di riposo scendono a Cividale, partecipano alla SS. Messa, e il giovane Saro spesso va a Torino dove incontra gli amici, le ragazze: in un punto annota “oggi dopo tanto faticare, finalmente ho baciato Elena”. La vita in città è tranquilla, i giovani vanno al ristorante, sulle colline torinesi, in campagna, la guerra non si avverte, è lontana, è su quelle montagne aspre, al confine con l’Austria, dove i soldati restano bloccati nelle gallerie, nelle trincee tra il fango e lo scoppio delle granate che seminano morte e distruzione. Così il 22 agosto 1917, dopo giorni di bombardamento “l’ultimo colpo tirato colpisce in pieno la galleria del Comando del Battaglione, uccide cinque ufficiale e ne ferisce uno”. Muore il comandante del Battaglione e il Capitano medico. Per lo spavento un soldato impazzisce, un altro rimane sordomuto. Il 19 ottobre dello stesso anno una granata nemica scoppia davanti l’ingresso del Comando di Compagnia dove si trovava il Tenente D’Amore che viene ferito da una scheggia alla coscia sinistra, un colpo successivo fortissimo gli provoca una contusione alla guancia e all’occhio destro. Il suo attendente, ferito alla testa, non ha speranza di vita perché “ha le cervella di fuori”. Queste ferite in realtà salveranno la vita di Saro perché, insieme ad altri feriti, verrà portato all’ospedale di Cividale prima, di Udine dopo, mentre di lì a poco ci sarebbe stata la ritirata di Caporetto che, come risaputo, sarebbe stata un massacro. Il 25 ottobre all’ospedale di Udine, lontano dalla terribile trincea, Saro scrive: “giunge notizia che gli austro-tedeschi hanno occupato Caporetto”. Poiché sarebbe troppo dispersivo riportare in questa sede tutti gli avvenimenti di due anni di guerra, mi sono soffermata soltanto su alcuni episodi più significativi o particolarmente pericolosi, tra i quali mi piace ancora ricordare l’attraversamento dell’Isonzo in piena per mettere in salvo le armi; o gioiosamente lieti quali le giornate trascorse a Torino o in contrada Badalato lungo le rive dell’Alcantara. L’ultima annotazione porta la data del 13 novembre 1918, le truppe sono a Valstagna dove avviene “la distribuzione oggetti di lana e versamento di materiale antigas e fuori uso. Preparazione per la partenza del giorno dopo. Musica in piazza di Valstagna dalla Banda del Reggimento”. Il 4 novembre 1918 era infatti già avvenuta la cessazione delle ostilità da parte dell’Austria, i soldati compiono 25 Km per giungere a Trento ma sono felici: la guerra è finita. 59 Formazione Psichiatrica n.2 Luglio-Dicembre 2014 Per il ferimento alla coscia il tenente Rosario D’Amore fu autorizzato a fregiarsi del distintivo d’onore istituito con la circolare 182 del giornale militare del 1917. Il 31 ottobre del 1918 lo stesso ricevette la Croce al merito di guerra (numero d’ordine del registro delle concessioni 729). Il diario risulta particolarmente interessante dal punto di vista storico perché riporta, giorno dopo giorno, i vari momenti trascorsi nella trincea di prima linea, gli ordini, gli spostamenti nelle gallerie, la varietà dell’attività militare dalla preparazione alla guerra all’organizzazione dell’offensiva contro il nemico austro-tedesco. Le varie vicende sono raccontate con precisione, con stato d’animo sereno, fermo, rassegnato, mai disperato, quello scrivere, forse, per il giovanissimo Saro è stato un modo per fuggire la solitudine e trovare un conforto in quella realtà di orrore e disperazione. La lettura di questo diario credo farebbe bene a tanti giovani di oggi cresciuti nel facile benessere e, talvolta, nel vuoto spirituale. L’ing. Rosario D’Amore partecipò anche alla seconda guerra mondiale, fece la campagna di Libia nel genio, non prese parte alla Repubblica Sociale di Salò. Si congedò col grado di Tenente Colonnello ed ottenne la seconda Croce di guerra. Queste per sommi capi le vicende umane e militari di un uomo buonissimo, integerrimo, legatissimo alla famiglia, un uomo che non si scoraggiò mai anche se la sua carriera professionale fu messa a dura prova dalla partecipazione alle due guerre mondiali. 60