A
Il Pastore di Erma
a cura di
Maria Scalisi
Prefazione di
Lorenzo Dattrino
Copyright © MMXIII
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Raffaele Garofalo, /A–B
 Roma
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
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senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: settembre 
A Papa Francesco
e a tutte le persone di buona volontà, che
s’impegnano per la moralità e per combattere
ogni genere di peccato: l’odio, l’avarizia,
l’accecamento, la cupidigia, la stupidità, la
collera, l’invidia, l’inimicizia, la rivalità, il
rancore, il vaniloquio, l’ingiuria, la maldicenza, la calunnia, la tristezza, la disperazione,
l’egoismo, lo sconforto, la noia, le lamentele,
la meschinità, l’avvilimento, la vergogna, la
rivalità, la vanagloria, il fanatismo, la gelosia,
la tracotanza, la prepotenza, la vanità,
l’alterigia, l’arroganza, la viltà, la frivolezza,
l’intemperanza, la dissolutezza, la superficialità, la violenza, la derisione, il parlare a vanvera e fuori luogo e tutto questo genere di cose, per far trionfare l’Amore, la Misericordia,
la Giustizia.
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Alla mia carissima amica e sorella in Cristo
Anna Rosaria Gioeni,
dedico questo libro, poiché condividiamo
l’amore per la teologia morale e anche per le
sue alte e preziose qualità morali e intellettuali, per la sua opera svolta e prodigata al benessere e all’elevazione morale dell’umanità!
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Indice
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Indice
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Prefazione
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Introduzione
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Sigle e Abbreviazioni Bibliche
Capitolo I
Visioni
1.1. L’uomo giusto desidera le cose giuste, 23 – 1.2. Il cattivo desiderio, 25
– 1.3. La Chiesa eterna, 26 – 1.4. I giusti, i pagani, gli apostati, 27 – 1.5. Il
libretto da trascrivere, 27 – 1.6. Per i giusti la penitenza ha un termine, 27 –
1.7. L’astio genera la morte, 29 – 1.8. La Chiesa creata prima di tutte le cose , 30 – 1.9. Invocare la giustizia, 31 – 1.10. La destra e la sinistra del
luogo santo, 32 – 1.11. La salvezza della nostra vita per mezzo dell’acqua,
33 – 1.12. Glorificare il nome di Dio, 35 – 1.13. Le pietre della torre e la
penitenza in tempo utile, 35 – 1.14. La dissomiglianza delle pietre, 37 –
1.15. Le pietre scagliate lontano dalla torre, 38 – 1.16. Le virtù sono in relazione tra loro, 38 – 1.17 Educatevi per educare, 39 – 1.18. Il cuore rende
insensati, 41 – 1.19. Lo spirito logoro e vecchio, 41 – 1.20. Fortezza e fede,
42 – 1.21. Ringiovanire lo spirito, 42 – 1.22. Non dubitare, 43 – 1.23. Gettare ogni affanno sul Signore, 44 – 1.24. Gettare le scorie come l’oro, 45 –
1.25. Osservare i precetti, 45.
Capitolo II
Precetti
2.1. Un solo Dio, 47 – 2.2. Non ascoltare la maldicenza, 47 – 2.3. Amare la
verità, 48 – 2.4. La castità, 50 – 2.5. Il pentimento è saggezza, 51 – 2.6. Do-
7
8
Indice
po il battesimo, la purezza 52 – 2.7. Dopo la morte del coniuge, le seconde
nozze, 52 – 2.8. La pazienza, 53 – 2.9. La collera, 54 – 2.10. La via dritta e
la via storta, 55 – 2.11. L’angelo della giustizia e l’angelo della iniquità, 56
– 2.12. Temere il Signore e custodire i suoi precetti, 57 – 2.13. L’astinenza è
duplice, 58 – 2.14. Rimuovere l’incertezza, 60 – 2.15. Allontanare la tristezza, 62 – 2.16. L’incertezza e l’ira, 63 – 2.17. La gioia, 63 – 2.18. Il falso
profeta, 64 – 2.19. Liberarsi da ogni desiderio cattivo, 67 – 2.20. Seguire il
desiderio buono, 67 – 2.21. Adempiere il ministero affidato, 68 – 2.22. La
paura del diavolo non ha forza, 69 – 2.23. Il diavolo non trionfa, 69 – 2.24.
Convertirsi con tutto il cuore al Signore, 70.
Capitolo III
Similitudini
3.1. La nostra terra è straniera, 73 – 3.2. La vite e l’olmo: la preghiera del
ricco e del povero, 74 – 3.3. Gli abitanti di questo mondo, 76 – 3.4. La mente
pura serve il Signore, 77 – 3.5. Il vero digiuno, 78 – 3.6. Il servo fedele è
stimato, 79 – 3.7. Il digiuno unito ai precetti del Signore, 80 – 3.8. Chiedere
l’intelligenza delle cose al Signore, 81 – 3.9. La spiegazione della parabola
della vigna e il servo, 82 – 3.10. La legge ricevuta dal Padre, 83 – 3.11. Il
pentimento rimuove le iniquità del mondo, 84 – 3.12. Morte e corruzione,
85 – 3.13. Le prove della vita, 86 – 3.14. L’ora del tormento, 87 – 3.15. La
voluttà, 88 – 3.16. La penitenza forte e pura , 89 – 3.17. I rami del salice e
l’angelo, 90 – 3.18. Il salice ama la vita, 92 – 3.19. I rami del salice sotto la
legge, 93 – 3.20. La consegna dei rami, 94 – 3.21. Continua la consegna, 95
– 3.22. Il pentimento salva la vita, 95 –3.23. La dimora dentro la torre, 96 –
3.24. Metà vivi e metà morti, 97 – 3.25. Il pentimento sollecito, 98 – 3.26.
La sofferenza piacevole, 98 –3.27. La chiamata per mezzo del Figlio di Dio,
99 – 3.28. Lo Spirito Santo, 100 – 3.29. Guardare avanti, 101 – 3.30. La costruzione della torre, 101 – 3.31. Non affaticarsi invano, 102 – 3.32. Andiamo alla torre, 103 – 3.33. Le pietre della costruzione, 104 – 3.34. Le pietre
scartate dalla costruzione, 105 – 3.35. L’esame delle pietre nere, 105 – 3.36.
La torre come un monolito, 106 – 3.37. La pulizia intorno alla torre, 107 –
3.38. Ho mangiato le parole del Signore, 108 – 3.39. La roccia e la porta,
108 – 3.40. La torre è la Chiesa, 110 – 3.41. II Figlio di Dio ci sorregge, 111
– 3.42. I nomi delle vergini e delle donne vestite di nero, 112 – 3.43. Il battesimo, 112 – 3.44. Una sola mente e un solo animo, 114 – 3.45. Purificare la
Chiesa di Dio, 115 – 3.46. I credenti del primo e secondo monte, 116 – 3.47.
Indice
9
I credenti del terzo monte, 117 – 3.48. I credenti del quarto monte, 117 –
3.49. I credenti del quinto monte, 117 – 3.50. I credenti del sesto monte, 118
– 3.51. I credenti del settimo monte, 119 – 3.52. I credenti dell’ottavo monte,
119 – 3.53. I credenti del nono monte, 119 – 3.54. I credenti del decimo
monte, 120 – 3.55. I credenti dell’undecimo monte, 120 – 3.56. I credenti del
dodicesimo monte, 122 – 3.57. Tutte le pietre, 123 –3.58. Innocenti come
bambini, 123 – 3.59. Il Signore ama la pace, 124 – 3.60. La forma delle pietre, 125 – 3.61. Vincere ogni cupidigia e dolcezza del mondo, 126 – 3.62. Le
grandezze del Signore, 126 – 3.63. La casa pulita, 127 – 3.64. Operare incessantemente il bene 127.
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Bibliografia
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Prefazione
Presento con gioia questo saggio della Teologa Maria Scalisi. Abbiamo
tra le mani un prezioso strumento didattico per leggere e capire un’opera
prodotta verso la metà del II secolo d.C. secondo il canone Muratoriano “recentissimamente, ai giorni nostri, nella città di Roma”.
Maria Scalisi, con puntuali e ricche note di approfondimento, aiuta il lettore a capire il testo riprodotto scientificamente, con un metodo storicocritico. Voglio segnalare che il presente lavoro è nato dall’esperienza maturata dall’autrice stessa, esperta in Storia della Chiesa Antica e Patrologia, che
ha avuto il merito di individuare il valore storico del testo, facendo emergere
l’essenza del suo significato spirituale e morale.
Il Pastore di Erma, nel corso dei secoli, è stato oggetto di studio: S. Ireneo, Clemente alessandrino, Origene lo stimarono degno di comparire accanto alle Scritture. Nel testo si avvicendano Visioni, Precetti e Similitudini, secondo moduli apocalittici, con un simbolismo talvolta sconvolgente, ma eccelso. Inoltre, viene offerto un quadro realistico di una comunità formata da
persone “giuste” e “malvagie”, le quali si affiancano nel percorso della vita.
Siamo in un periodo storico in cui il messaggio evangelico iniziava a penetrare, con fatica, nella cultura ellenistico-romana. Interessi materiali, debolezza e lassezza morale, insieme ai tragici eventi delle persecuzioni, portavano alcuni cristiani all’allontanamento dalla fede, fino a giungere, talvolta,
all’apostasia. Il Pastore di Erma ha avuto, nel suo contesto storico, il compito
morale di richiamare e radunare tutti alla salvezza, facendo così rientrare
ogni “pietra” al suo posto nella “Torre”, immagine celeberrima che Erma usa
per simboleggiare la Chiesa. Erma scrive il suo manoscritto con tono severo,
ma appassionato. Il suo vivo entusiasmo ed il suo stile, talora creativo, attira
l’attenzione del lettore, coinvolgendolo nella trama del proprio discorso e
stimolandolo ad approfondire la personale riflessione su un patrimonio morale che appare – nel suo cotesto storico – vigoroso e nuovo.
L’opera di Erma, attraverso la presentazione di Maria Scalisi, ha il merito
di offrire un panorama sintetico, vivace, accessibile al grande pubblico, giacché il messaggio incisivo e fecondo del Pastore di Erma non è solo religioso
e spirituale, ma anche letterario e, in senso più ampio, culturale.
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Prefazione
La Letteratura cristiana antica, come mette in luce la teologa Maria Scalisi, con il suo indescrivibile fascino, ci conduce nei primi secoli della nostra
storia e ci fa rivivere e respirare il Mistero della Bellezza e dell’Amore del
periodo dei Padri della Chiesa. Sono molteplici i motivi che rendono vivo e
attuale questo libro, anche nei tempi presenti, pur così diversi da quelli dei
Padri Apostolici, in cui si colloca lo scritto di Erma. Primo fra tutti il suo
contenuto morale cristiano. Maria Scalisi, sulla scia di Erma, non esita ad
ammonire che chi ha fatto cose buone verrà salvato, verrà esaltato nella certezza che il giorno del giudizio verrà per tutti e nella convinzione che solo
sull’amore saremo giudicati e chi ha amato sarà salvato.
L’invito è di accostarci al testo di Erma, che Maria Scalisi presenta, per
trovarvi uno “spaccato” di Storia della Chiesa, che apre ai più alti valori morali, uno scritto che ha molto da insegnare a tutti coloro che vivono nel ventunesimo secolo. Sono certo che questo saggio sarà utilizzato e apprezzato,
ma non solo. Chi vorrà conoscere la vita dei cristiani dei primi secoli avrà
nelle mani un valido strumento.
Lorenzo Dattrino
Pontificia Università Lateranense
Introduzione
Il Pastore di Erma è un’opera scritta in greco, composta in ambiente romano intorno alla metà del II secolo d.C. Non si sa quasi nulla dell’autore,
ad eccezione di quello che egli trasmette di se stesso all’interno della sua
opera: l’autore dichiara di chiamarsi Erma, ma potrebbe trattarsi di una
pseudonimia e di una forma letteraria tipica dell’apocalittica. Il Pastore di
Erma è uno scritto di grande rilievo storico e morale, che appartiene, quasi
per unanime consenso degli studiosi, alla Letteratura Apocalittica.
Lo scritto riferisce le rivelazioni che il suo autore ricevette a Roma da due
forme celesti. La prima è una figura femminile (simbolo della Chiesa), che
alternativamente assume le sembianze di una donna molto anziana e severa o
di una giovane bella e leggiadra; la seconda è un Angelo (Angelo della Penitenza) sotto le sembianze di un Pastore; da quest’ultima figura ha preso il
titolo tutta l’opera, anche se a volte Il Pastore è chiamato “Angelo della Penitenza”. L’autore nel suo scritto si esprime in prima persona, egli è un personaggio che ha a cuore la Chiesa. Con questo scritto Erma fa rivivere letterariamente il suo pensiero, parlando del suo presente c’immerge in un contesto storico, in cui si sviluppa la letteratura neotestamentaria della Chiesa
primitiva, con un linguaggio che include i concetti cristiani di misericordia,
penitenza, perdono, santificazione, ecc… Descrive con acume psicologico
lo stato d’animo della gioia e della tristezza. Lo scopo che Erma voleva raggiungere è duplice: far prendere coscienza ai peccatori di ciò che stavano per
commettere o avevano già commesso e rafforzare la fede di coloro che erano
già cristiani.
Il manoscritto di Erma, con l’immagine suggestiva e ricorrente della Torre, che simboleggia la Chiesa, ha un carattere fortemente ecclesiologico,
mentre nei suoi tratti pedagogici invita tutti all’unità, alla gioia, alla preghiera, alla salvezza eterna, ritenuta tra l’altro imminente.
I primi Cristiani sono convinti che vedranno, prima di morire, il ritorno
glorioso di Cristo, che non servirà – dunque – aspettare molto, ed è anche
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14
Introduzione
per questo che le prime comunità cristiane non sentono la necessità di mettere subito per iscritto quel che hanno visto. Pensano che il ritorno di Gesù
Cristo sia vicino. I primi testimoni oculari delle azioni di Gesù custodiscono
e diffondono la notizia dell’imminente ritorno di Cristo, si mettono in attesa
del giudizio finale con timore.
Il manoscritto di Erma fu molto amato dalle prime comunità cristiane e
dai Padri della Chiesa sia per l’aspetto etico che per le sue lezioni dottrinali e
pastorali: una dottrina nuova, quella cristiana, resa pubblica per la prima volta da Erma, come spesso a torto o a ragione si è voluto sostenere. I Padri della Chiesa attribuivano al Pastore di Erma un’altissima devozione in comune
con l’Evangelo; il Pastore di Erma ha principalmente l’intento di esortare alla misericordia, al perdono, all’amore, alla povertà ecc…… ed invita al distacco dai beni terreni. Anche se le ricchezze non sono viste come un male,
ma piuttosto come un mezzo per servire i poveri (come insegna la seconda
similitudine della vite e dell’olmo), esse però possono essere allo stesso
tempo un peso e un inganno, possono indurre l’uomo ad andare verso la
sua rovina, se rimane attaccato ad esse. Nella sua opera Erma insegna
l’amore verso il bene e verso la giustizia. L’autore usa un linguaggio ricco di
immagini e di narrazioni simboliche che conquistano la mente del lettore,
obbligandolo a riflettere sulla responsabilità del peccato, esortandolo al dovere della riparazione, un dovere necessario per essere in pace con se stessi e
con gli altri. L’autore mette in risalto il valore della penitenza e vuole far
comprendere ai cristiani che il suo messaggio offre non la prima occasione,
ma l’ultima per ottenere il perdono dei peccati commessi; e proprio in questo
sta la novità dell’opera di Erma. La penitenza ha un carattere universale,
nessun peccatore ne è escluso e la giustificazione ottenuta per mezzo della
penitenza non deve limitarsi ad una purificazione, ma deve produrre una santificazione simile a quella che si produce nel Battesimo con l’effusione dello
Spirito Santo. La penitenza, necessaria per la conversione “metànoia”, deve
assurgere a regola di vita quotidiana dei servi di Dio. Anche l’etica di Erma
è basata sulla “metànoia” e racchiude un rinnovamento incessante, un passaggio dallo stato di peccato allo stato di grazia con Dio; l’uomo dall’ascolto
dell’angelo cattivo deve passare all’ascolto dell’angelo buono. Erma chiede
all’uomo una rivoluzione morale, un cambiamento di pensiero, un rinnovamento del cuore, un dietrofront nel cammino errato che sta percorrendo, un
mutamento di condotta radicale e sincero.
Il Pastore è ricco di definizioni e di segni talvolta di grande suggestione e
particolarmente significativi; il modo d’esprimersi è formulato sempre con
l’uso del simbolismo, che appare, allo stesso tempo, coraggioso e fondamentale. La Chiesa, un’antica istituzione, è simbolicamente personificata da una
Introduzione
15
vecchia Signora che si fa messaggera della “lieta notizia”, dell’annuncio divino, grazie al quale tutti sono chiamati a partecipare alla vita in Cristo.
La datazione precisa della composizione dell’opera di Erma non risulta
semplice per la difformità dei giudizi dei posteri di Erma, sia in Oriente che
in Occidente; parecchi scrittori ecclesiastici, tra i quali Ireneo e Tertulliano
(nel suo periodo pre-montanista), ma anche Clemente Alessandrino e Origene, consideravano Erma un profeta ispirato e numeravano la sua opera nel
gruppo dei Libri della Sacra Scrittura. Origene, a proposito del Pastore, afferma che lo si leggeva pubblicamente in certe chiese, ma che tale pratica
non era generale. Mentre Girolamo osserva che, al tempo suo, il Pastore era
quasi sconosciuto nel mondo latino (De vir. ill. 10). Per questo la sua popolarità sembra sia stata maggiore in Oriente rispetto all’Occidente.
Lo scritto veniva considerato Scrittura Sacra o ispirata, ma è solo verso la
fine del V secolo che il Pastore venne decretato come scritto non canonico
da Papa Gelasio. Per Johannes Quasten il libro di Erma contiene un solo
indizio che consente di determinarne l’epoca di composizione. Un passo della seconda visione (4,3) ci informa che l’autore accolse dalla Chiesa l’ordine
di fare due copie della rivelazione ricevuta, e di mandarne una a Grapte e
una a Clemente, che si sarebbero presi l’incarico di mandarla alle città lontane. Il Quasten fa notare che Clemente per alcuni studiosi è certamente Papa
Clemente Romano, che scrisse la sua Epistola ai Corinzi nel 96. Ma questa
conclusione sembra urtare contro il frammento Muratoriano, che recita così
del nostro autore: “è morto di recente, nell’epoca nostra, nella città di Roma,
Erma che scrisse il Pastore, quando suo fratello Pio, il vescovo, sedeva sulla
cattedra di Roma”; questa affermazione apre uno scenario del tutto diverso.
Tale testimonianza reca la data che si colloca all’incirca a metà del II secolo
e ispira fiducia alla storiografia letteraria, ma il pontificato di Pio I cade tra il
140 il 155. È stata dunque considerata come una finzione il riferimento della
seconda visione di Erma al Papa Clemente. Tuttavia non c’è una ragione solida per giudicarla tale. La maniera con cui fu compilato il Pastore giustifica
le due date: le parti più antiche risalgono probabilmente al tempo di Clemente e la redazione definitiva a quella di Pio. Un esame rigoroso e critico del
contenuto induce allo stesso risultato.
Il Pastore di Erma è a noi giunto tramite:
1) Il Codice Sinaitico, scritto nel IV secolo, contiene solo il primo quarto dell’opera, cioè dall’inizio al precetto 4,3,6.
2) Un manoscritto del Monte Athos del XV secolo, contiene l’opera intera, tranne la parte finale, cioè le Parabole o Similitudini 9,30,3 –
10,4,5.
16
Introduzione
3) La collezione dei papiri dell’Università del Michigan ne possiede due
frammenti, pubblicati da Campbell Bonner, che apportano un prezioso complemento alla nostra conoscenza del testo. Il più lungo è importantissimo, poiché conserva la maggior parte delle sentenze mancanti nel manoscritto del Monte Athos. Esso comprende le Parabole o
Similitudini 2,8-9,5,1 ed è anteriore alla maggior parte dei manoscritti del Pastore finora pubblicati. Fu scritto alla fine del III secolo. Il
frammento più breve è della stessa epoca e contiene la fine del Precetto 2 e le prime parole del Precetto 3.
4) Un breve frammento di manoscritto su pergamena finissima si trova
ad Amburgo e contiene Parabole o Similitudini 4,6-7 e 5,1-5.
5) Altri frammenti sono stati scoperti sul Papyrus di Amherst CXC,
Oxyrynchus Papyri 404 e 1172, Berlin Papyri 5513 e 6789.
Il testo esiste anche in due traduzioni latine (Vulgata e Palatina) ed una
etiopica. Restano pure frammenti di una traduzione copta Sahidica dei papiri
della Biblioteca Nazionale di Parigi, e un frammento di traduzione in medopersiano.
Bisogna tener presente che la Chiesa nascente dovette confrontarsi ad
iniziare dal I secolo con la cultura romana e con la cultura ellenica, ed ebbe
anche il difficile compito di spiegare a se stessa e al mondo che voleva
evangelizzare i contenuti della propria fede.
La Chiesa nei primi due secoli era unita in piccole comunità la “casachiesa”, la “domus ecclesiae”. L’Evangelo era già stato scritto e racchiudeva
nei suoi contenuti un “Grande Mistero” da interpretare, da comprendere e da
diffondere. I grandi trattati di Teologia erano ancora da scrivere, le eresie da
respingere, i grandi Concili da proclamare. La Chiesa iniziava a muovere i
primi passi e li muoveva nell’incertezza, nel pericolo. Gesù era stato condannato a morte e alla morte di Croce. Agli Apostoli era stato affidato il difficile compito di diffondere in tutto il mondo la Parola che avevano ascoltato
da Cristo, ma tutto era difficile. La Chiesa incominciava ad incontrare ostacoli culturali non indifferenti; Essa dovette fronteggiare subito il monoteismo, radicato da secoli nel giudaismo (ricordiamo che Gesù era stato condannato a morte per non aver negato di essere il Figlio di Dio). Per fronteggiare tutto questo, a Gerusalemme nel 49, venne indetto un piccolo Concilio,
riportato negli Atti degli Apostoli al capitolo 15.
La Chiesa affrontò un periodo di persecuzioni ed il numero dei suoi martiri crebbe di giorno in giorno. Ed è in questo contesto storico, tra la fine del
I secolo e la metà del II secolo, che Erma vive la sua vita cristiana e lo fa a
suo modo, scrivendo un’opera che si potesse confrontare col diffuso senso
religioso misterico delle religioni orientali, con i loro sistemi gnostici ancora
Introduzione
17
presenti ai tempi di Erma. Tempi duri e difficili, la gente è corrotta ed ha il
cuore diviso, ed Erma, per esprimere questa divisione, usa il termine greco
diyuc…a (dipsukìa) che comunica (dissociazione- dubbio- doppiezza) la divisione interna dell'anima di chi, pur volendo seguire Cristo, si ritrova però
dedito alle opere della carne e del peccato. Un termine diyuc…a che ritroviamo anche nella letteratura di altri Padri Apostolici, come nella prima Lettera di Clemente 11,2; nella Lettera di Barnaba 19,5; nella Didachè 4,4. Erma è un buon moralista, egli sa che la doppiezza del cuore è pericolosa per
l’uomo; se l’uomo ama la ricchezza non può donarsi totalmente a Dio.
Intanto, con il passare del tempo, il cristianesimo si diffonde ed i cristiani
sono costretti ad affrontare sempre maggiori tribolazioni per ordine di spietati imperatori che li perseguitano. Ed è in questo contesto storico che Erma
vive la sua vita cristiana, scrivendo un’opera preziosa che è stata inserita nella letteratura Apostolica.
È il periodo della letteratura cristiana antica: la Didachè, le Lettere di
Clemente Romano, le Lettere di Ignazio di Antiochia, gli scritti di Policarpo
di Smirne, i Frammenti di Pàpia di Gerapoli, la Lettera di Barnaba, il Pastore
di Erma, la Lettera a Diogneto: rappresentano un’eredità che non tutti conoscono e che altri amano. La letteratura cristiana antica – che reca aspetti stilistici e filologici degli scrittori antichi - non è una disciplina solamente teologica, come si è soliti pensare; non mancano in essa le testimonianze archeologiche delle prime comunità cristiane. Nelle catacombe Romane, per
esempio, esistono rappresentazioni che risalgono all’età apostolica; la più
antica figurazione che rappresenta il Cristo è l’immagine del Buon Pastore.
Questa figurazione di Cristo come Pastore si può dire che sarà quasi l’unica
per tutti i primi quattro secoli della Chiesa. Il manoscritto oggetto del nostro
studio veniva letto nella Chiesa primitiva come fosse Evangelo.
Il Pastore di Erma ha interessato ed interessa ancora oggi storici del
mondo antico, archeologi e storici dell’arte, ma anche filologi e cristiani.
Ogni manoscritto nell’antichità aveva uno scopo, una ragione, per cui esso
veniva prodotto e, come tale, era destinato a servire una specifica comunità o
a svolgere una particolare funzione. Il Pastore è stato scritto per servire la
Chiesa e i servi di Dio, e testimonia l’eterogeneità di quel trivio tra giudaismo, cristianesimo ed ellenismo, che caratterizzò la Roma del I e del II secolo. A Roma era presente una mescolanza di uomini e di culture diverse,
anche il modo di scrivere, i generi letterari allora in uso erano molto differenti dal metodo moderno di scrivere; erano in uso originali forme di esprimersi e di raccontare. Il genere apocalittico non ci deve meravigliare, poiché
come sappiamo la parola “Apocalisse” è di origine greca e significa “Rivelazione”. Dio in Gesù Cristo si Rivela al mondo. Anche l’ultimo libro
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Introduzione
dell’evangelista Giovanni dal titolo “Apocalisse”, che i cristiani ai tempi di
Erma conoscevano bene, era stato scritto usando il genere letterario apocalittico che significa “Rivelazione”. Purtroppo nel contesto odierno la parola
“Apocalisse” ha assunto un significato diverso dal significato teologico originario e così il genere letterario apocalittico - ricco di immagini catastrofiche – è diventato nell’immaginario collettivo sinonimo di catastrofe, disastro, sciagura ecc… Non è nelle intenzioni di Erma lasciar credere di essere
il primo ad usare questo genere letterario; egli lo usa in particolare nelle Visioni, perché è un modo naturale di esprimersi. La dottrina di Erma su Cristo è precisa sotto l’aspetto soteriologico, mentre resta incerta sotto quello
strettamente cristologico. La distinzione di Cristo dal Padre è ben chiara; non
altrettanto chiara la sua distinzione dallo Spirito Santo, col quale viene spesso fatto coincidere. Erma intende l’incarnazione oltre che come opera anche
come assunzione della carne da parte dello Spirito Santo: “Dio ha fatto abitare lo Spirito Santo, preesistente, creatore d’ogni creatura, nella carne che egli
aveva prescelto. Questa carne, nella quale abitò lo Spirito Santo, servì perfettamente lo Spirito, camminando in santità e in purezza, senza contaminare lo
Spirito in alcun modo” (Sim. 5,6,5). Lo Spirito Santo è per lui il santificatore
delle anime. Infatti, nelle anime dolci e penitenti, egli esulta come se abitasse
una casa speciale e gioisce con colui che gli fa da tempio. Lo Spirito Santo è
l’autore delle profezie: dolce e tranquillo è colui che è ispirato dallo Spirito,
che non parla a chiunque, ma solamente a quello che Dio vuole. È eterno,
perché esiste prima del tempo, è creatore e partecipa della natura divina. Erma lo riconosce anche come persona distinta dal Padre: il Padre, infatti, ha
fatto abitare lo Spirito in una carne, scelta da lui stesso (Sim. 5,6,5; Funk, I).
E questa carne, nella quale abita lo Spirito Santo, ha ben servito lo Spirito in
ogni purezza e santità, senza mai macchiarlo. Se lo Spirito Santo abita in
Cristo, ne segue, evidentemente, che è anche distinto dal Cristo. Non è una
forza impersonale, in quanto egli è il principio di azioni che presuppongono
necessariamente una personalità. Purtroppo a causa dell’inesattezza cristologica, verso la fine del V secolo l’opera di Erma venne decretata da Papa Gelasio come scrittura non canonica.
Il Pastore di Erma, anche se apocrifo, ha contribuito ad arricchire la conoscenza di molti studiosi, affinando la vocazione di chi ama la Verità e vive la passione di una ricerca che coinvolge, perché ci sono sempre nuove
porte pronte ad aprirsi e ad essere aperte sul Mistero dalle infinite dimensioni; un Mistero che non è misurabile in dimensioni umane.
Caratteristica letteraria difficilmente decifrabile, ma importante, è lo stile: esso ha una sua capacità evocativa, una sua tensione, soprattutto un suo
ritmo, esercitando sul lettore un certo fascino, coinvolgendolo negli argo-
Introduzione
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menti trattati, riportandolo in un contesto storico dei primissimi secoli della
Chiesa, molto diverso da quello presente. Dall’uso insistente, mai monotono,
di alcuni caratteristici schemi esistenti nel manoscritto si nota un procedimento particolare, tipico del ritmo letterario apocalittico, che è la ripetizione
insistente di un termine o di un’espressione che costituiscono lo sfondo su
cui il brano si muove (per esempio le pietre, la Torre, l’interrogare con insistenza la vecchia signora ecc…).
I passi biblici dell’opera sono pensati da Erma come da qualcuno che li ricorda a memoria, quindi nel testo di Erma i concetti biblici sono presenti, ma
non vengono riportati in modo letterale. Questo fenomeno viene chiamato dagli
studiosi “reminescenza”. Per questo nelle note a piè di pagina sono presenti i riferimenti ai passi biblici per agevolare il lettore nella ricerca personale.
L’Angelologia in Erma è in continuità sia con l’Antico Testamento che
con il Nuovo Testamento, in essa però ci sono dei nomi nuovi, come ad
esempio l’angelo Tegri che non appare in altri documenti né dell’Antico né
del Nuovo Testamento. Gli angeli sono in maggioranza messaggeri e servitori di Dio.
L’opera di Erma oggi ha un notevole valore, perché insegna che l’uomo
non deve mai perdere la speranza durante il percorso della propria vita: la disgrazia, il dolore, la disperazione non avranno il sopravvento che per un
tempo limitato, perché Dio non abbandona mai quelli che credono nel suo
Nome. L’uomo si deve rivestire di verginità, cioè di virtù. L’essere vergini in
Erma significa essere virtuosi.
Affinché questo si realizzi la Chiesa ha bisogno di ritornare alle sue origini, quando tutti erano “un cuor solo e un’anima sola” (At 4,32-35), di tornare alla Fonte della propria fede, dove tutto era condivisione ed agàpe, cioè
amore fraterno e incondizionato, perché oggi la gente è stanca di scandali, di
calunnie, di parole inutili, di disordine interiore, di discorsi senza senso,
mentre ha sete di fatti, di trasparenza e di verità. Oggi la gente (il Popolo di
Dio) ascolta soltanto chi grida con la propria vita ciò che realmente crede.
Attenzione, perché quando si tratterà di fare il bilancio conclusivo della peculiare nostra esistenza, che cosa di noi conterà veramente davanti agli uomini e davanti a Dio? Di certo soltanto l’amore, quello che avremo saputo
ricevere con gratitudine e quello che avremo saputo donare con generosità,
senza aspettarci nulla in cambio.
Per questo presentiamo il manoscritto di Erma come uno strumento necessario per gli studenti delle università teologiche ed archeologiche, e lo
proponiamo anche al “sensus fidei” dei cristiani, come una medicina singolare, per fortificare le coscienze ed infondere in esse l’amore verso la Chiesa di
Cristo, che in fondo è la vera protagonista di questo libro.
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Il Pastore di Erma