Tagli anche per Max Keefe. Via il colore. QUATTORDICI OTTOBRE 2011 MAXKEEFE STORIE E AVVENTURE IMMAGINARIE La battuta perfetta di Carlo De Amicis La Comandante Comanche serie originale in più parti sesta puntata Altri libri: Daniele Scaglione, La bicicletta che salverà il mondo D’Anna-Steiner, I luoghi dell’avventura Messaggio da Max Ride bene chi ride La battuta perfetta di Carlo De Amicis La storia d’Italia attraverso il contrasto tra un padre rigoroso funzionario RAI e un figlio venditore di Publitalia. Max Keefe è un mensile creato impaginato e diffuso da Roberto Mengoni gratuito ecologico rinfrescante Con le fotografie di Michele D’Anna realizzate durante la Paciclica 2011 www.cicloamici.it 1 Un tempo al cinema c’era la commedia all’italiana. Quella dei mostri, dei vitelloni e dei soliti ignoti. Ricordate “C’eravamo tanto amati”? Un amaro classico di Ettore Scola che raccontava le diverse scelte di vita di tre ex partigiani nell’Italia del dopoguerra: l’idealista Nino Manfredi, l’intellettuale Stefano Satta Flores e l’arrivista Vittorio Gassman, con una meravigliosa Stefania Sandrelli. Ecco cosa mi è venuto in mente leggendo il romanzo denso e pungente di Carlo De Amicis. La battuta perfetta è un ritratto sarcastico ed amaro della trasformazione dell’Italia dalla povertà degli anni cinquanta alla falsa ricchezza dell’era berlusconiana, vista attraverso i cambiamenti avvenuti nella televisione, dalla RAI bacchettona di Bernabei alle tette in libertà di Mediaset. De Amicis forse si è ispirato inconsciamente alla commedia all’italiana, riuscendo a dominare una materia difficile e scivolosa, la storia sociale e la vita di due individui tipicamente italiani, con rara forza e capacità descrittiva. Si parte all’inizio degli anni sessanta a Matera, dove Pasolini sta girando “Il Vangelo secondo Matteo”. Qui vive Filippo Spinato, rigorosissimo e serissimo esemplare di piccolo intellettuale di provincia con una missione da compiere, quella di educare. Dopo aver vinto un concorso in RAI, si trasferisce a Roma, sperando di piegare il diabolico strumento della televisione a strumento di elevazione delle masse arretrate. Suo figlio Canio ha un carattere esattamente opposto. Brutto e basso come il padre, non granché intelligente, trova nello scherzo l’unico modo per farsi accettare dagli altri. Poco importa se la burla sia greve o porti al suicidio un ragazzo. Il mondo è del qualunquista ma vitale Canio, non del colto ed arido Filippo. Canio ascende mentre il padre, incapace di comprendere i tempi nuovi, cade in disgrazia e viene esiliato all’archivio. La società chiede evasione, spettacoli, ombelichi scoperti e poche discussioni. La missione educativa della RAI è fallita appena cominciata. E’ tempo di messaggi semplici, che colpiscono la pancia e lasciano leggera la testa. Nel frattempo Canio entra in Publitalia dove rapidamente si afferma come uno dei migliori venditori, fino ad entrare nel cerchio magico di Berlusconi. La vita di questi due umili antieroi si avvicina, senza mai toccarla, a quella dei grandi personaggi. Filippo acquista la nuda proprietà di un appartamento dove l’inquilino è Giulio Andreotti. Canio diventa il consigliere alle barzellette del cavaliere. Filippo viene mandato come un inquisitore a controllare il comunista Luigi Comencini mentre filma il Pinocchio. Alla fine, come nella realtà, sarà un magistrato, Graziella, la secchiona compagna di scuola di Spinato figlio, a ricondurre Canio alla realtà. Un romanzo che costringe a strapparci la maschera di quello che siamo diventati in questi anni di illusioni, per tornare a guardarci dentro. Un ritmo perfetto, di cui godere dalla prima fino all’ultima battuta. Altri articoli e i numeri arretrati su www.robertomengoni.it MAXKEEFEQUATTORDICIOttobre2011 Daniele Scaglione La bicicletta che salverà il mondo La lotta alla fame da un punto di vista originale Scaglione è uno dei responsabili di Action Aid, organizzazione non governativa nata in Gran Bretagna nel 1972 e attiva in Italia da una ventina d’anni, contro la povertà e il sottosviluppo. Da pochi giorni ha pubblicato un libretto che parla di biciclette e di lotta alla fame. Prendendo spunto dalle varie parti della bicicletta, l’autore racconta brevi storie ambientate in India, Guatemala, Italia, Burkina Faso, cercando di illuminare con semplicità i meccanismi che costringono milioni di persone a vivere con l’incubo perenne della fame. Sono fotogrammi realistici, a volte drammatici, in alcuni casi divertenti, che mai scivolano nella retorica, da cui emerge il film di un mondo sempre più interconnesso anche se solo a senso unico, con un sud che subisce le conseguenze delle scelte del nord. La bicicletta è la protagonista, anche come strumento di sviluppo e di indipendenza, oltre che di emancipazione femminile, come nel primo racconto ambientato nel sud dell’India ed intitolato “Telaio”. Molto toccanti anche il racconto epistolario “Cambio”, dedicata a un etiope venuto in Italia in cerca di lavoro; e “Portapacchi”, che descrive un ciclista del Burkina Faso che trasforma il suo mezzo in ambulanza. Il Burkina è il paese dove si corre forse l’unica gara ciclistica a tappe in Africa, Le Tour du Faso (che parte proprio in questi giorni). Completa il libro una bella bibliografia dove trovare altri spunti sui temi sviluppati nei racconti. Hugo Pratt I luoghi dell’avventura Foto di Marco D’Anna con i testi di Marco Steiner sui lavori di Hugo Pratt Uno scrittore, Marco Steiner, e un fotografo, Marco D’Anna, tornano sulle tracce dei viaggi di Corto Maltese in un libro ricco di immagini suggestive, un tentativo di ricreare quella sottile indefinibile magia delle storie di Hugo Pratt. E allora, ci rinfreschiamo la memoria? Biografia rapida di Corto Maltese, nato nel 1887 a La Valletta, da madre gitana e padre marinaio inglese. Inizia a navigare già da piccolo, unendo ad uno spirito irrequieto e avventuroso, una profonda umanità ed un innato senso 2 della giustizia, anche nei momenti in cui eserciterà la pirateria. Nel corso dei suoi viaggi Corto conosce scrittori come Jack London ed Herman Hesse; criminali come Butch Cassidy e Sundance Kid e perfino un giovane Stalin. Tante amicizie, molte donne e un solo amore, la giovane milionaria Pandora. Le prime tracce della sua vita Corto le lascia in Manciuria, al tempo della guerra russo-giapponese. Tra il 1913 e il 1915 si ritrova nel Pacifico, al servizio di un misterioso pirata, il Monaco. Negli anni 1916-17 vaga in America Latina in cerca di tesori e avventure poi torna in Europa, in Italia ed Irlanda. Alla fine della prima guerra mondiale raggiunge Hong Kong da dove parte per un’av- ventura che lo porterà nella Cina devastata dai signori della guerra. Negli anni venti visita Venezia, Rodi, da dove riparte per un viaggio alla ricerca del tesoro di Alessandro lungo la via della seta, Buenos Aires, dove si ritrova impelagato in una storia di malavita e tango. Dopo una sosta in Svizzera, approda nel 1925 nell’Atlantico per un’onirica avventura tra le rovine viventi del leggendario continente di Mu. L’ultima sua traccia nel 1928 in Etiopia, poi forse la morte nella guerra civile spagnola. Un libro per rivedere sotto una luce diversa e contemporanea il mito del marinaio maltese, riscoprendo i disegni e gli abbozzi del suo padre veneziano, scomparso nel 1995. Altri articoli e i numeri arretrati su www.robertomengoni.it MAXKEEFEQUATTORDICIOttobre2011 La Comandante Comanche Sesta puntata Riassunto delle puntate precedenti La Comandante Comanche è un’astronauta del XXII secolo, follemente innamorata di un pilota ribelle di cui non si conosce nient’altro che il soprannome, Cavallo Pazzo. La Comandante trascina la sua astronave, ‘Colei-che-odora-disolfuro-di-idrogeno-e-perde-plutonio’, ed il suo equipaggio di trentuno umani e un maiale, in un assurdo viaggio per la galassia in cerca del suo introvabile amante, durante il quale visita strani pianeti con popolazioni ancora più bizzarre. Cavallo Pazzo lascia tracce del suo passaggio ma è sempre un pianeta più avanti. Nelle puntate precedenti la Comandante ha visitato Ichimachi, il pianeta con una sola città (maggio), Karuhito, il pianeta degli uomini leggeri (giugno), Ugokushima, il pianeta delle isole mobili (luglio), Tomesei, il pianeta degli uomini trasparenti (agosto) e Kodomomono, il pianeta dei bambini (settembre). Se volete rileggere le puntate precedenti, andate sul mio sito. riempire di ricordi. Qualsiasi memoria è interessante per i wasureniani. Amano le memorie complesse e contorte dei grandi politici, che è difficile da ottenere nel loro stato puro Racconto originale di Roberto Mengoni Il pianeta Wasurenai si nasconde dietro e che devono essere accuratamente conla nebulosa del Polipo, un ammasso di trollate, quelle degli scienziati e degli polvere tentacolare largo ventiquattro sportivi, per rivivere i grandi momenti anni luce. Ruota intorno ad una banale dello sport. Sono molto apprezzate le stella di media grandezza. Possiede due memorie dei cuochi, che contengono i satelliti rocciosi senza nessuna particola- sapori, gli odori e i colori delle più favore caratteristica. La sua superficie è lose ricette della Via Lattea. composta per il sessanta per cento da Sono molto apprezzate le memorie mari e per il restante quaranta per cen- dei bambini, di cui i wasurenianai amato da terre emerse, con un’altitudine no la purezza, i gusti semplici e le visiomedia di 280 metri. E’ un pianeta calni vivide e ricche di entusiasmo. Secondo, con animali mansueti e notturni e do una teoria, ciò avviene perché ai una popolazione umanoide pacifica e wasurenianai ricorda il tempo in cui piuttosto noiosa che non ha prodotto in iniziarono a raccogliere memorie, molti millenni di civiltà alcuna particolare millenni fa, ed ogni cosa era nuova e creazione artistica o tecnologica, a parte meravigliosa. Quando era possibile dialcuni curiosi orologi di legno. menticare. Stranamente, invece, non Gli abitanti di Wasurenai, infatti, non sono molto amate le memorie degli producono automobili, non scrivono astronauti forse perché, a dispetto della poesie, non raccontano barzellette spor- varietà della galassia, fanno una vita che, non imbottigliano gazzose, non noiosa a bordo di astronavi ricche di lanciano neutrini da un capo all’altra divertimenti artificiali, immaginando la del pianeta, non bombardano le loro vita degli altri, quella che scorre su piacittà, non inscatolano tonni e non getneti sempre troppo distanti. Secondo il tano reti sulle piste da ballo. L’unica nostromo, questo ricorda ai wasureniani cosa che fanno da migliaia di anni è la loro attuale condizione. raccogliere le memorie altrui. I migliori collettori, quelli che possieAll’inizio collezionavano solo quelle dono milioni di memorie, dicono che è del loro pianeta ma, non avendone di sempre più difficile trovare cose nuove, sufficientemente interessanti, iniziarono quel particolare insolito in sentimenti a cercarle per la galassia. Le loro piccole che si ripetono costantemente per l’inteastronavi a guida automatica sciamano ra galassia, amore, odio, passione e deper il cosmo, grigie e silenziose, recando pressione. Essi sono costretti ad comnelle loro stive ampolle elettroniche da prare migliaia e migliaia di memorie Wasurenai Il pianeta dei collezionisti di memorie 3 per trovarne una di qualità. Sperano che setacciando un’intera montagna, rimanga qualche pagliuzza d’oro. Per esempio, nella vita di un normale amministratore di pianeta, che spende il suo tempo equamente tra computer e famiglia, si potrebbe nascondere un bizzarro segreto, per esempio la sua adesione ad un culto pretecnologico in cui il pane e il vino si trasformano in carne e sangue. I più modesti cercatori si accontentano di cercare memorie particolari, che poi vendono ai più grandi. Un particolare collezionista si era specializzato nel trovare le memorie di narratori frustrati. Dentro i loro ricordi si nascondevano mille storie alle quali non avevano saputo dare forma. Sono tra le più rare e tra le più difficili da ottenere, perché nessuno, fra le tante razze della galassia, vuole ammettere di essere un narratore fallito. Quale sia il piacere che i wasureniani ricavino da tutto questo non è facile da dire. Molti passano il tempo a rivivere le memorie, osservandole e assaporandole, rivivendo le vite che hanno ottenuto a caro prezzo. L’osservazione delle memorie ha sostituito i romanzi, il cinema, i video e le canzoni; ha dato la possibilità di uscire dalla propria grigia esistenza di abitanti di un pianeta tranquillo e noioso, mediocre in tutto, anche nella crudeltà e nella violenza. Gradualmente questo hobby è diventato la principale occupazione dei wasureniani. Un tem- Altri articoli e i numeri arretrati su www.robertomengoni.it MAXKEEFEQUATTORDICIOttobre2011 4 po i wasureniani dovevano pagare per ottenere una memoria, oggi sono milioni gli esseri galattici disposti a regalare le loro, forse con la speranza di ottenere una sorta di immortalità in ampolla. Nel fare questo la gente di Warusenai ha praticamente smesso di vivere. Il pianeta non crea più nulla. I gesti dei suoi abitanti sono ormai ripetizioni del passato. Tutto ciò che conta è l’ossessiva collezione delle vite altrui e lo scambio di questi frammenti di ricordi tra una persona e l’altra. L’astronave della Comandante Comanche giunse su Warusenai di martedì, il giorno più incolore della settimana, sotto un cielo sottilmente striato di grigio. Lo spazioporto era lugubremente illuminato. La Comandante ed il suo equipaggio furono accolti da torme di abitanti vestiti con la stessa tunica a campana di colore stinto che agitavano ampolle di vetro. Volevano le loro memorie. Erano i più poveri del pianeta, quelli che rivendevano per pochi soldi le memorie dei viaggiatori ai mercanti della capitale, che poi avrebbero vendute le migliori a caro prezzo ai grandi collezionisti. Non fu facile liberarsi della loro insistenza. La Comandante Comanche si trovava lì perché aveva un piano. Sospettava che Cavallo Pazzo, egocentrico ed esibizionista, non aveva resistito a vendere la sua memoria ai wasureniani. L’avrebbe pagata qualsiasi prezzo per ottenerla, anche se si fosse trattato di un ricordo doloroso. Conoscere i suoi traumi sarebbe stato come averlo in pugno. Avrebbe capito dove cercarlo. Dopo aver parlato con molte persone, la Comandante giunse infine da un certo Don Heinz, possessore di centomila memorie tra le più raffinate ed intriganti. Le dissero che se lui non possedeva una simile memoria, nessun altro l’avrebbe avuta sull’intero pianeta. “Mi descriva la persona” chiese Don Heinz circondato da ampolle nel suo studio rivestito di lucido mogano. “Non posso. Non lo conosco. Non so nulla di lui. L’ho visto per un tempo brevissimo.” “Mi dica cosa l’ha impressionata” disse pensoso. “Sarebbe una memoria che le pagherei bene.” “Potremmo fare uno scambio” insinuò il nostromo Pachiugo. La Comandante lo zittì. “Cavallo Pazzo è un essere che cambia pelle continuamente e si mimetizza in un paesaggio come un camaleonte. Uomo e donna allo stesso tempo, ama appassionatamente chiunque incontri ma non si lega a nessuno. Anche se non resta fermo in un posto,non dimentica nulla. Lascia tracce per la galassia per non farsi trovare. Ha conosciuto mille donne ma ama solo me. ” “Non credo di avere una simile memoria” disse Don Heinz, visibilmente turbato. “Sa darmi altri particolari?” “Lo cerco per mio capriccio e divertimento. Aggiungerei che è giovane ma è come se avesse vissuto più vite. E’ crudele come un bambino, saggio come un adolescente, candido come un anziano. Sulla pelle reca i segni delle esperienze vissute. La sua mente è simile a una foresta equatoriale, che è nata da un piccolo seme gettato da un passante ed è cresciuta, strato per strato, albero dopo albero, dall’humus profondo ed umido, fino a raggiungere il cielo. E così mi ama senza lasciarmi respiro.” Don Heinz iniziò a piangere. La sua tunica a campana era scossa dai brividi. La Comandante Comanche non seppe cosa dire. “Mi scusi” disse l’uomo dopo avere singhiozzato a lungo. “Non so cosa mi abbia preso. La descrizione mi ha commosso.” “Non possiede questa memoria?” “Mi dispiace. Darei tutte quelle che ho per avere solo questa.” La Comandante Comanche ripartì quella sera stessa da Wasurenai. Quanto a Don Heinz, decise che se non poteva avere la memoria di Cavallo Pazzo, sarebbe diventato Cavallo Pazzo. E partì all’inseguimento della Comandante. Peccato che lui non avrebbe mai raggiunto la Comandante. Messaggio da Max E’ il numero della bicicletta, dei copertoni e delle camere d’aria. E anche delle belle memorie, quelle vissute, non quelle trovate su facebook, quelle che non si bucano mai. A fine settembre ero alla Paciclica 2011, un evento ciclistico legato alla Marcia della Pace Perugia-Assisi, di cui ricorreva quest’anno il cinquantesimo anniversario. Il nostro gruppo è partito da Roma ed è arrivato a Perugia. 250 chilometri in quattro giorni. Pedalata più, pedalata meno. Nel gruppo c’era anche Michele D’Anna, il ciclista fotografo che illustra questo numero. Oltre a fotografare, Michele conduce a Brindisi un gruppo di cicloturisti che fa un mucchio di cose, esplorazioni a pedali della Puglia ed iniziative per cambiare la testa motorizzata dei pugliesi: al lavoro in bici, a scuola in bici, in cantina in bici (il ritorno non è garantito). Se per caso andate nel tacco dello stivale contattate l’associazione “Cicloamici”. Per chiudere, il prossimo numero sarà quasi interamente dedicato a un libro proibito. Un romanzo storico ambientato nel 1683 che Mondadori ha fatto sparire nel momento in cui stava raggiungendo le vette delle classifiche. Oggi viene pubblicato in Olanda, perché da noi nessuno lo vuole. Il titolo è “Imprimatur” e gli autori sono Rita Monaldi e Francesco Sorti. Altri articoli e i numeri arretrati su www.robertomengoni.it