Quasar in Friuli Venezia Giulia L’Uomo e L’Ambiente Scuole del primo ciclo Direzione centrale istruzione, università, ricerca, famiglia, associazionismo e cooperazione Ufficio Scolastico Regionale per il Friuli Venezia Giulia Quasar in Friuli Venezia Giulia L’Uomo e L’Ambiente Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Direzione centrale istruzione, università, ricerca, famiglia, associazionismo e cooperazione Struttura per l’esercizio della funzione del garante dell’infanzia e dell’adolescenza sede di Udine Testi, coordinamento e editing: Cristiana Crosetto Illustrazioni: ideazione Cristiana Crosetto realizzazione Emanuele Barison Copyright dei personaggi: Emanuele Barison Servizio fotografico: Luigina Tusini, pagg. 23, 24, 25, 26, 34, 35, 78, 132 Si ringrazia l’artista Dušan Swalens che ha gentilmente concesso la riproduzione delle sue opere © Dusan Swalens www.swalens.eu Si ringraziano per la preziosa collaborazione e i disegni gli allievi della scuola primaria dell’Istituto Salesiano G. Bearzi di Udine Alexandra, Elena, Sofia, Christopher, Filiberto, Federico, Valentina, Annalisa, Tanita la loro insegnante Suor Francesca, la coordinatrice didattica Suor Giulia e il Direttore dell’Istituto Don Roberto Dissegna Sedi della Struttura stabile per l’esercizio della funzione del garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia: Grazie per i disegni anche a Matteo, Matilde ed Emanuele Gorizia, Via Roma 9 Tel. 0481 386 233 Fax 0481 386 226 [email protected] Impaginazione grafica: Ufficio Stampa della Presidenza della Giunta Regionale FVG Stampa: Poligrafiche San Marco/Cormons Trieste, Via del Lavatoio 1 Tel. 040 377 3430 Fax 040 377 3416 garanteinfanzia.ts @regione.fvg.it Pordenone, Piazza Ospedale Vecchio 11 Tel. 0434 529 051 Fax 0434 529 020 [email protected] Udine, Via F. di Toppo 40 Tel. 0432 555 633 Fax 0432 555 933 [email protected] Indirizzo internet provvisorio: www.regione.fvg.it/tutoreminori/welcome.asp Crediti fotografici: Archivio fotografico Umberto Antonelli, per gentile concessione del gruppo gli Ultimi di Tolmezzo, pag. 36 Consorzio per lo Sviluppo Industriale del Friuli Centrale, pag. 79 Fototeca Paolo Brisighelli, Udine, pag. 26 Archivio privato: Giovanni Battista Panzera, pag. 24 Massimiliano Marzotto, pag. 25 Famiglia Wedam Ervino, pag. 37 Consorzio tutela vini “Colli Orientali del Friuli” e “Ramandolo” , pag. 39 Bibliteca ERSA “Luigi Chiozza”, pagg. 23, 37, 38, 39, 42, 43, 44 Tutti i diritti sono riservati Pubblicazione gratuita fuori commercio Finito di stampare nel mese di settembre 2011 Scuole del primo ciclo Si ringrazia. Tutti i componenti del comitato scientifico per la preziosa collaborazione In particolare Agenzia regionale per lo sviluppo rurale ERSA per la stesura del testo dei paragrafi intitolati La zona alpina, La zona prealpina, L'Agricoltura, La zona collinare, La pianura friulana, Il Carso ARPA FVG – Laboratorio Regionale di Educazione Ambientale (LaREA) per la consulenza ed integrazione al capitolo intitolato Il secondo guaio di Tarok… Dott. Giuseppe Bergamini, Dott.ssa Luciana Marioni Bros e Dott.ssa Mariarita Ricchizzi per la preziosa collaborazione al capitolo L’ambiente artistico Dott. Gabriele Cragnolini per aver fornito il testo della scheda intitolata Il fuoco. Cosa puoi fare Tu? Dott. Dario Di Gallo per aver fornito il testo della lettura I Giganti e le immagini fotografiche Dott. Stefano Fabian per aver fornito il testo della scheda intitolata Il territorio e la vita. Cosa puoi fare Tu? e per il suo prezioso contributo nel capitolo dedicato all’ambiente naturale Dott.ssa Manuela Quaglia e Dott.ssa Martina Visentin per la consulenza ed integrazione al capitolo L’ambiente culturale Dott. Massimo Duca per la consulenza alla lingua friulana. Comitato scientifico per la validazione del testo: Presidente del Comitato: Sergio Sichenze (ARPA) Chiara Maran (ERSA) Luisella Bairo (Ufficio scolastico regionale) Sandro Menegon (ERSA) Marina Boscaro (ERSA) Roberto Pizzutti Franca Cortiula (ERSA) Ed ancora si ringrazia sentitamente Rettore dell'Università degli Studi di Trieste Prof. Francesco Peroni, Rettore dell'Università degli Studi di Udine Prof.ssa Cristiana Compagno, che hanno concesso il patrocinio; Prof. Rinaldo Rui, Preside della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali della Università degli studi di Trieste, Prof. Andrea Tabarroni Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Udine, Prof.ssa Serena Fonda, professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze della Vita della Università degli studi di Trieste per il Loro fondamentale contributo 3 Manuela Quaglia Gabriele Cragnolini (Corpo Forestale Regionale FVG) Mariarita Ricchizzi ( Museo diocesano e Gallerie del Tiepolo Udine) Dario Di Gallo (Corpo Forestale Regionale FVG) Stefano Fabian (Direzione centrale risorse rurali, agroalimentari e forestali) Martina Visintin ( Università degli studi di Udine) Coordinamento: Cristiana Crosetto (Direzione centrale istruzione, università, ricerca, famiglia, associazionismo e cooperazione) Prof.ssa Serena Fonda (Università degli studi di Trieste) 4 I l Quaderno interattivo sulla conoscenza dell’ambiente chiude un percorso progettuale nato nel 2008 che ha inteso sviluppare alcune tematiche cruciali per l’acquisizione di competenze di cittadinanza, allo scopo di fornire agli alunni conoscenze e strumenti utili alla convivenza civile e al riconoscimento dei propri diritti e dei propri doveri. Il Quaderno è una proposta didattica rivolta alle scuole primarie e secondarie di primo grado, ma anche alle famiglie, che attraverso osservazioni ed elementi di ricerca potranno riflettere sulla tematica ambientale e, più in generale, sull’educazione al patrimonio. L’auspicio è quello di aver reso un servizio alla comunità per l’approfondimento delle cosiddette competenze trasversali, di carattere generale e a forte valenza formativa, in una prospettiva interdisciplinare. Il Quaderno intende, infatti, stimolare l’indagine sui comportamenti sociali, attraverso l’acquisizione di capacità di analisi, di sintesi e di soluzione dei problemi, nella dimensione dell’apprendimento permanente. Il patrimonio paesaggistico e ambientale del Friuli Venezia Giulia diventa, così, un laboratorio per l’attuazione di percorsi formativi tesi a promuovere lo sviluppo sostenibile, mediante la partecipazione attiva e responsabile, nel rispetto della libertà di ciascuno e del diritto di tutti. Roberto Molinaro Assessore regionale all'istruzione, università, ricerca, famiglia, associazionismo e cooperazione I l Friuli Venezia Giulia rappresenta un territorio unico nel suo genere: dalle cime delle Alpi al paesaggio lagunare, passando per la pianura, il Collio e il Carso, l’ambiente della nostra regione è unico e inimitabile. Conoscere le particolarità del nostro territorio è importantissimo: lo scopo di questo nuovo quaderno è proprio quello di educare bambini e ragazzi alla scoperta del proprio territorio, per capire meglio attraverso l’ambiente, anche la storia e le tradizioni della nostra terra. Paesaggio infatti, è tutto ciò che comprende natura e attività dell’uomo: a partire dalla flora e dalla fauna, gli equilibri ecologici, le bellezze del paesaggio naturale e anche agricolo, fino ad arrivare alle bellezze artistiche e frutto dell’ingegno dell’uomo. Ed ecco allora che non basta solo conoscere il nostro ambiente, ma è necessario rispettarlo e valorizzarlo, educando i ragazzi al senso civico, perché possano diventare adulti consapevoli e responsabili. Claudio Violino Assessore regionale alle risorse rurali, agroalimentari e forestali Indice InIzIa l’avventura… .................................................................... 18 l’ambiente antropizzato...................19 Guardati intorno ....................................................................................................................................... 19 L’Uomo e l’Ambiente ............................................................................................................................... 23 Il territorio del Friuli Venezia Giulia, la regione in cui vivi ........................................................... 31 L’Uomo e la terra .................................................................................................................................... 46 Il prImo guaIo dI tarok… ............................................................. 49 l’ambiente naturale .......................53 L’ecologia ................................................................................................................................................... 53 Gli ecosistemi........................................................................................................................................... 56 Nel territorio della regione Friuli Venezia Giulia. Alcuni equilibri ecologici tipici del tuo ambiente di vita................................................................ 60 La Fauna. Alcune specie animali rare e vulnerabili nel territorio del Friuli Venezia Giulia ............................................................................................... 63 La Flora. Alcune specie vegetali vulnerabili nel territorio del Friuli Venezia Giulia ............................................................................................... 67 Alcune specie arboree tipiche del paesaggio del Friuli Venezia Giulia ......................................................................................................................... 69 I giganti in Friuli Venezia Giulia .......................................................................................................... 72 I prati stabili .......................................................................................................................................... 78 I cicli naturali .......................................................................................................................................... 83 L’acqua… sulla Terra ............................................................................................................................... 87 Nel territorio della regione Friuli Venezia Giulia ........................................................................... 89 9 Il secondo guaio di tarok… ...............95 L’atmosfera .............................................................................................................................................. 96 Cos’è l’inquinamento? ............................................................................................................................ 101 Le minacce all’ambiente e lo sviluppo sostenibile ...........................................................................104 Combattere l’inquinamento e gestire i nostri rifiuti ....................................................................105 Le risorse della raccolta differenziata ............................................................................................106 Il rumore .................................................................................................................................................. 110 un racconto Interessante… .......................................................112 l’ambiente culturale ..................... 112 Un po’ di Storia e… ................................................................................................................................ 113 C’era una volta e c’è ancora ................................................................................................................ 119 Il terzo guaIo dI tarok… ...........................................................123 l’ambiente artistico ..................... 124 In Friuli Venezia Giulia ........................................................................................................................124 10 Nome Questo quaderno è di... Cognome Classe Scuola Il disco volante di Tarok è molto veloce negli spostamenti e il cattivo alieno si diverte a compiere danni un po’ qui e un po’ là. I tre amici lo inseguono per rimediare ai suoi guai… Andiamo con loro! QUASAr, ChIArA E MArCo ALL'INSEGUIMENTo DI TArok... Inizia l’avventura … l’ambiente antropizzato Dove si nasconde il malvagio alieno? Quasar, Chiara e Marco ti chiedono di aiutarli. Vuoi partecipare anche tu, con i tuoi compagni di classe e la/il tua/ tuo insegnante, a questa avventura? Sì? Allora seguiamo tutti insieme le tracce di Tarok! Impariamo a conoscere il territorio nel quale cercarlo. Via all’esplorazione! guardati intorno Cosa vedi intorno a te? Guarda fuori dalla finestra della tua aula, oppure, accompagnato dalla/dal tua/o insegnante, esci dall’aula ed osserva, cosa puoi vedere davanti all’ edificio scolastico? Ed ancora, guardandoti in giro ci sono senz’altro molte cose da scoprire: la città o il paese, la cittadina o una casa isolata, dei condomini, un quartiere residenziale, una strada più o meno trafficata, un viale alberato. La strada ed i suoi rumori, le case, i giardini, i parchi, i prati, i boschi, i campi coltivati e le fattorie, ed ancora i fiumi e i laghi, le coste bagnate dal mare e le montagne, gli edifici industriali e gli ospedali, tutto questo costituisce l’ambiente in cui vivi. Se sali in alto, sul terrazzo all’ultimo piano di una casa o di un palazzo oppure sulla cima di una collina senza alberi alti puoi girare lentamente lo sguardo e scoprire il paesaggio con i tuoi occhi, magari con l’aiuto di un cannocchiale. A proposito, vedi anche il disco volante di Tarok? 18 osserva e disegna osserva e scrivi Disegna quello che vedi da una finestra della tua aula Descrivi con le tue parole l’ambiente esterno alla scuola Quello che hai visto ti piace? Elenca gli aspetti positivi Cosa non ti piace? Ci sono, secondo te, situazioni negative o addirittura pericolose? Parla anche con i tuoi compagni per conoscere il loro punto di vista. Domani, quando arrivi a scuola, prima di entrare, fermati ad osservare l’ambiente circostante l’edificio e poi disegnalo Cosa cambieresti? Come? Individua con la /il tua/o insegnante la persona, che lavora ad esempio in un’istituzione pubblica, alla quale segnalare le vostre osservazioni ed i suggerimenti per risolvere gli eventuali problemi. Scrivete tutti insieme una lettera per far conoscere le vostre opinioni! 19 20 l’uomo e l’ambiente ALLArME! IL DISCo VoLANTE DI TArok è STATo SEGNALATo VICINo ALLA TUA SCUoLA …! Quando l’Uomo abita un territorio modifica e utilizza l’Ambiente naturale per soddisfare le sue esigenze. Gli interventi umani modificano il paesaggio e stabiliscono tra Uomo e Natura un rapporto di interdipendenza. Una parola difficile definisce questa situazione: l’Ambiente è antropizzato, cioè l’Uomo agisce sull’Ambiente naturale modificandolo a sua misura. Guarda e confronta alcune foto d’epoca con l’immagine degli stessi luoghi scattata in questi giorni. osserva e disegna Per capire dove può essere nascosto Tarok sarà utile disegnare una mappa della zona circostante l’edificio scolastico. In una bella giornata di sole questa può essere un’occasione per fare una passeggiata con i tuoi compagni e la/il tua/tuo insegnante: decidete il percorso senza allontanarvi troppo e poi… concentrazione! Il punto di partenza sarà la scuola ed inizierà così l’esplorazione del territorio. Carta e penna saranno fondamentali per prendere appunti: come si chiama la strada dove si trova la scuola? Se girate a destra cosa vedete? E se girate a sinistra? La strada ne incontra altre? Come sono gli edifici costruiti accanto alla scuola? Sono moderni o costruiti tanti anni fa? osserva con precisione l’ambiente ed annota le sue caratteristiche che poi potrai riportare su un foglio da disegno tracciando così una mappa. Incolla qui sotto la mappa che hai disegnato Com’era Trieste ieri…la località Guardiella Disegniamo tutti insieme osservate attentamente l’ambiente circostante l’edificio scolastico e decidete con la/il vostra/o insegnante di disegnarne ciascuno di voi un pezzettino. Quando avrete terminato i disegni individuali sarà facile unirli su un cartellone e formare un unico disegno, ricostruendo l’insieme come in un grande mosaico. 21 oggi è così… Vi è mai capitato di sentirvi dire da una persona più grande di voi: “Una volta questo luogo non era così…”, oppure, qualcuno vi ha mai raccontato… ”Adesso questo non si fa più, ma quando ero piccolo io…”? Le motivazioni specifiche per le quali L’Uomo modifica l’Ambiente sono diverse e legate alle sue necessità: perché gli serve occupare spazio e allora costruisce case, perché deve mangiare e allora coltiva il terreno o alleva gli animali, perché con il progresso ha sviluppato le attività industriali e allora crea le fabbriche, perché vuole spostarsi facilmente e allora progetta strade e ponti, cambiando l’Ambiente in relazione al suo modo di vivere. Com’era Gorizia ieri…guardando dal monte Calvario Com’era Pordenone ieri…la strada che si chiamava Viale della Stazione Gorizia, oggi è così… oggi è così…e si chiama Via Giuseppe Mazzini la ricerca numero …ieri e oggi hai potuto osservare alcune immagini che hanno evidenziato come l’Uomo cambia nel corso del tempo l’Ambiente che abita. ora cerca Tu immagini della città o del paese in cui vivi, o, ancora, di ambienti naturali circostanti fotografati tanti anni fa. Chiedi ad un adulto se possiede foto o cartoline datate e poi osserva lo stesso luogo oggi. Incolla o disegna qui sotto le immagini di ieri e oggi che hai scelto per la ricerca ho scelto di descrivere Udine ieri…guardando verso Via Cividale dal campanile della chiesa di San Valentino Com'era ieri… oggi è così… oggi è così… 26 Quale è stato in questo caso l’intervento operato dall’Uomo sull’ambiente? oppure…Tutto è rimasto uguale a tanti anni fa! Può essere utile parlare con un adulto che abbia frequentato il luogo che hai scelto di descrivere e che ti possa raccontare com’era quando era piccolo come te. Chiedi alla mamma o al papà, ai nonni… e racconta Perché l’Uomo ha operato questa modifica? Quali sono i vantaggi di questo cambiamento? Quali sono gli svantaggi? 27 28 Il territorio del Friuli venezia giulia, la regione in cui vivi I tre amIcI sono QuI… La regione Friuli Venezia Giulia confina con due Stati: a nord con l’Austria, ad est con la Slovenia. oggi occupa una superficie di 7.858 chilometri quadrati. A sud è bagnata dal Mar Adriatico. Ad ovest confina con un’altra regione italiana: il Veneto. A nord il territorio é delimitano dalle Alpi Carniche e Giulie. La cima più elevata è il Monte Coglians, che misura 2.780 metri. Scendendo verso il mare si trovano le colline, la pianura e la costa. Il Friuli Venezia Giulia è una regione che se pur piccola è stata protagonista di grandi avvenimenti storici, data la sua posizione di confine. ha caratteristiche fisiche molto diversificate che favoriscono lo sviluppo di una grande varietà di ambienti e attività umane. Gli abitanti sono un milione e duecentomila. Il capoluogo regionale è la città diTrieste. La regione è divisa in quattro province: Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine. In Friuli Venezia Giulia, oltre alla lingua italiana, si parlano le lingue friulana, slovena e tedesca. la ricerca numero … scrivi al posto giusto Cerca sulla carta geografica le città e i paesi che trovi nella tabella e scrivi i nomi delle località nella carta secondo la loro posizione Trieste Aquileia Grado Cividale Gemona Venzone Villa Manin di Passariano 29 Palmanova Gorizia Pordenone Udine 30 La zona alpina colora tu Colora distinguendo la zona delle montagne, la zona delle colline, la pianura, la costa e il mare. A Nord si trova la catena montuosa delle Alpi Carniche e Giulie. Poi il territorio degrada verso il mare con le Prealpi, le colline, la pianura e la costa. Che colori usi per disegnare le diverse zone di territorio? La zona alpina é costituita dalle Alpi Carniche e Giulie, caratterizzata da picchi ripidi e rocciosi alternati a pendii più dolci ricoperti da bosco o da pascolo. I fondo valle sono a volte angusti e scoscesi a volte ampi e soleggiati. L’altitudine, la morfologia del territorio, la composizione delle rocce e i fenomeni di erosione hanno portato alla formazione di terreni diversi sia per composizione che per profondità. La zona alpina è caratterizzata da una molteplicità di climi che si diversificano anche all’interno di una stessa vallata. Comunque le caratteristiche climatiche generali si possono così definire: estati miti, inverni freddi ed una elevata piovosità. La peculiarità di quest’ambiente, rispetto alle altre zone alpine, è costituita dall’abbassamento dei limiti altimetrici della vegetazione, elemento importantissimo sulle scelte delle attività antropiche. Lo schema raffigura l’abbassamento dei limiti altimetrici: in altri ambienti montani le piante riescono a crescere a quote più elevate che nella nostra regione 2000 metri sul livello del mare 1500 m 1000 m 500 m Legenda 250 m Così nelle Alpi delle altre regioni Alpi Carniche (a) e Giulie (b) Così nelle Alpi del Friuli Venezia Giulia Prealpi Carniche (a) e Giulie (b) pascolo Carso Colline occidentali, anfiteatrro morenico e colline orientali bosco linea del castagno Alta pianura Bassa pianura 31 32 vite Una lettura La zona prealpina L’Agricoltura Le Prealpi friulane sono dei massicci aspri e accidentati che si alzano come un muro improvviso dietro la zona collinare e si possono dividere in due blocchi: Il primo attrezzo agrario, non casuale ma frutto di una intelligente attività dell’uomo, fu un ramo d’albero appuntito. A questo primo semplice strumento venne successivamente aggiunto ad una estremità un altro pezzo di legno, accorciato e sagomato come una primitiva zappa, che permise di preparare il terreno per la semina. In seguito si utilizzò un ramo biforcuto, appuntito alla estremità più corta mentre a quella più lunga venne assicurato un legno trasversale che doveva fungere da giogo a cui attaccare gli animali da tiro. Poco sopra il segmento appuntito venne fissato un manubrio che permise di guidare lo strumento: così l’uomo realizzò il primo aratro. le Prealpi Carniche che si distinguono per la loro aridità a causa dell’alta permeabilità del suolo e della presenza di fenomeni carsici, pur in presenza di precipitazioni abbondantissime. I pascoli di conseguenza sono magri e i boschi poco sviluppati; le Prealpi Giulie che hanno pendii più dolci e valli che permettono un agevole sbocco alla pianura. I terreni sono più fertili sia per l’abbondanza di precipitazioni sia per la presenza di numerosi corsi d’acqua. Una curiosità: sui Musi, catena montuosa delle Prealpi Giulie, si registrano le maggiori precipitazioni piovose d’Italia. Quanto pIove… I solchi, prima poco profondi ed incerti e poi sempre più razionali e complessi, hanno trasformato, più di ogni altra attività umana a quasi tutte le latitudini, la terra su cui noi viviamo. L’agricoltura è una delle attività umane che in maggior misura dipende da condizionamenti e influenze esterne. Infatti ogni attività agricola, coltivazione o allevamento, è il risultato dei rapporti tra natura (clima, acqua, asperità e produttività del terreno, …) ed elementi della civiltà. Nondimeno è l’agricoltura a dare l’immagine più netta dei rapporti tra l’uomo e la terra sulla quale vive. In ogni momento della storia dell’uomo, in ogni ambiente geografico, le pratiche di coltivazione e di allevamento hanno condizionato la costruzione delle abitazioni, precisato e spinto la ricerca scientifica e tecnica, determinato molte norme che regolavano la vita delle comunità. Inoltre hanno influenzato le pratiche religiose, ispirato la letteratura e la poesia e, naturalmente, determinato le scelte economiche. Se guardiamo l’Europa da una foto satellitare risulta evidente come l’agricoltura abbia plasmato i paesaggi del nostro continente. Sono paesaggi con un’ampia varietà di habitat e specie, vegetali ma anche animali, la cui sopravvivenza dipende in alcuni casi dal proseguimento delle attività agricole. La tutela del territorio è affidata anche all’agricoltura nella misura in cui questa attività si realizza secondo criteri di sostenibilità ecologica/ambientale. Non bisogna però passare in secondo piano l’importanza dell’agricoltura dal punto di vista sociale ed economico. 33 34 La zona alpina e prealpina Le attività agricole, coltivazione e allevamento, erano essenziali alla sopravvivenza della popolazione montana in quanto non esistevano altre risorse disponibili e poche erano le opportunità lavorative che potessero assicurare un reddito. Per questo, se pur tra mille difficoltà, uomini, donne e bambini lavoravano la terra e allevavano animali. Lo scorrere del tempo e delle stagioni era scandito dalle attività agricole; le stesse abitazioni erano costruite in funzione di esse. Generalmente nelle immediate vicinanze delle case sorgevano le stalle per il ricovero, di solito invernale, degli animali. Piccoli appezzamenti di terra venivano adibiti a orti e campi: i primi erano destinati agli ortaggi, gli altri alle patate, ai fagioli e al mais. Il terreno veniva comunemente lavorato con la vanga, la forca e, in rari casi, con l’aratro a traino animale. Le cure successive alla semina, come la zappatura, l’estirpazione delle malerbe e la raccolta, erano sempre manuali. Il raccolto generalmente non riusciva a coprire il fabbisogno alimentare annuale della famiglia. L’allevamento degli animali era l’attività più idonea al territorio. La grande estensione di pascoli e prati rendeva disponibili buone quantità di erba per il periodo estivo e di fieno per l’alimentazione di bovini, caprini e ovini ricoverati nelle stalle dall’autunno alla primavera. Durante l’estate gli animali venivano alpeggiati cioè venivano condotti sui pascoli di alta montagna. La breve durata del periodo vegetativo, la lontananza dai centri abitati, la scarsa e difficile viabilità portavano all’utilizzo di queste aree in forma comunitaria cioè gli animali di più proprietari usufruivano dello stesso pascolo. I pascoli erano dotati di ricoveri per gli animali e di un locale adibito alla lavorazione del latte e alla conservazione del burro e del formaggio, oltre che a servire da alloggio per i pastori. La falciatura e tutte le operazioni necessarie per il passaggio da erba a fieno (erba essiccata) erano effettuate a mano con la falce e il rastrello. Il prodotto essiccato veniva poi trasportato sulle spalle fino al fienile. Tutte queste attività, come in genere i lavori agricoli, erano di competenza delle donne, che si occupavano anche della cura degli animali: due volte al giorno, mattina e sera, andavano nella stalla ad abbeverarli, nutrirli, mungerli e pulirne la lettiera. In montagna gli animali erano allevati principalmente per la produzione del latte che, con i suoi derivati (burro, formaggio e ricotta), costituiva la base alimentare delle popolazioni di queste zone. I prodotti caseari venivano anche scambiati con i cereali della pianura. Fondamentale sarà il passaggio dalla lavorazione famigliare del latte alla fondazione delle latterie, che renderà la produzione dei latticini più razionale ed economica. I boschi costituivano una importante risorsa economica per la popolazione della montagna. Il legname ottenuto dall’abbattimento degli alberi veniva venduto o direttamente alle segherie o dopo essere stato trasformato in carbone. Tutto quello che rimaneva, dai piccoli rami alla corteccia, veniva raccolto e utilizzato dalle famiglie per la cottura del cibo e il riscaldamento delle case. Il taglio delle piante, la loro suddivisione e il trasporto a valle, comportavano una serie di operazioni tutte generalmente affidate alle mani, ai pochi attrezzi e all’ingegno dei boscaioli. I frutti spontanei della terra venivano raccolti e costituivano una parte importante nella dieta della popolazione locale. Né il lavoro dei campi né la rendita del bosco riuscivano a coprire i fabbisogni della famiglie. Per questo gli uomini emigravano in cerca di lavoro, mentre le donne, i vecchi e i bambini rimanevano al paese. 36 oggi il paesaggio montano è completamente cambiato. I paesi hanno subito un drastico spopolamento. Per questo molte abitazioni sono chiuse e, in alcuni casi, in cattive condizioni. Gli orti e campi, quasi tutti abbandonati, sono invasi da piante infestanti. La maggior parte dei prati non viene più sfalciata e la fienagione viene effettuata oramai solo dove è possibile usare le macchine agricole come il trattore, la falciatrice e l’imballatrice. Anche i pascoli sono stati abbandonati in quanto è estremamente limitato il numero degli animali allevati. Solo in pochissime malghe continuano le attività dell’alpeggio. La vegetazione erbacea e legnosa ha invaso prati e pascoli. I boschi delle nostre montagne non sono più considerati una risorsa economica fondamentale e, solo raramente, vengono abbattuti alberi, di cui si sfruttano solo le parti migliori. Tutto ciò comporta grandi problemi per la gestione del territorio. La nostra montagna, considerata la sua bellezza, la diversità dei paesaggi, le opportunità di svago e lavoro, deve tornare a vivere, anche perché un territorio abbandonato ha spesso costi sociali ed economici elevatissimi. Le acque piovane non regimentate causano erosioni e smottamenti; la vegetazione spontanea invade i sentieri, li rende impraticabili e inoltre condiziona lo sviluppo di molte piante boschive; i detriti che ostacolano il flusso delle acque nei torrenti ne provocano il disastroso riversamento su strade e paesi. Per prevenire il degrado di questo territorio è necessario un grande impegno e molta fatica vista la limitata possibilità di utilizzo di macchinari e la complessità e varietà degli interventi. La zona collinare La zona collinare del Friuli Venezia Giulia si può dividere in tre sezioni: una zona occidentale rappresentata da rilievi poco accentuati e non continui; un settore centrale costituito da detriti rocciosi trasportati dall’antico ghiacciaio del Tagliamento e abbandonati al momento del suo ritiro su tre cerchie concentriche; una zona orientale dove i rilievi sono più alti e costituiscono una fascia più vasta e continua. Qui i terreni sono più ricchi di elementi nutritivi e quindi più fertili. Anche nella zona collinare le caratteristiche del terreno, la pendenza e l’esposizione diversificano le coltivazioni. In linea generale si può dire che a nord predominano prati e boschi, nelle parti piane sono diffusi gli arativi, mentre nelle zone in pendenza, specialmente ad est, i terreni si prestano particolarmente alla coltura della vite. In passato l’espansione dei vigneti è stata limitata dal grande e faticosissimo lavoro manuale richiesto, dalla necessità di disporre di molto denaro, dalla scarsa viabilità oltre che dall’esigenza di sistemare i terreni (terrazzamenti). A causa di queste difficoltà il territorio spesso non era razionalmente coltivato. Con il tempo i prodotti della viticoltura regionale hanno trovato sempre maggior diffusione e apprezzamento. Questo ha naturalmente determinato l’espansione della coltura della vite, favorita anche dalla meccanizzazione agricola che ha notevolmente agevolato i lavori di sistemazione dei terreni e le operazioni di coltivazione. Une volte si rivave dapardut, îr dome in qualchi lûc, cumò sôl in place Una volta si poteva arrivare facilmente ovunque, ieri solo in qualche luogo, oggi solo in piazza Prâts e boschetis a son deventâts vignâi, biei di viodi cun graps di ue blancje e nere a volontât Prati e zone a bosco sono diventati vigneti, belli da vedere con grappoli di uva bianca e nera in abbondanza La pianura friulana Una particolarità: alcune zone della nostra regione, lungo la costa, si trovano sotto il livello del mare. Un tempo queste aree erano caratterizzate dalla presenza della palude, a causa del mancato deflusso delle acque. oggi, con agli interventi di bonifica, parte di questi territori sono messi a coltura. La pianura friulana è costituita da detriti rocciosi, provenienti dallo sgretolarsi dei monti, trasportati a valle dai torrenti e dai fiumi. I corsi d’acqua rilasciano i depositi di dimensioni maggiori (ciottoli e ghiaia) nell’alta pianura mentre depositano i materiali più sottili (sabbie e argille) avvicinandosi al mare. Questo è determinato dalla velocità delle acque e conseguente energia di trasporto: diminuisce man mano che ci si allontana dalle montagne. Ne consegue una diversa permeabilità del terreno. Nell’alta pianura le acque, sia quelle piovane che quelle fluviali, penetrano nel sottosuolo e, invisibili, procedono verso il mare fino a quando non incontrano i terreni ricchi di limo ed argilla. Questi terreni, impermeabili, costringono l’acqua a risalire in superficie dando seguito al fenomeno della risorgenza. Per questo l’alta e media pianura risultano aride mentre la bassa pianura è ricca di acqua. La zona coltivata si trova sotto il livello del mare e ne è separata dall’argine. Necessariamente l’uomo per coltivare queste aree ha dovuto trovare un sistema per fare in modo che l’acqua in eccesso raggiunga il mare. A questo scopo sono stati costruiti gli impianti idrovori. Questo disegno ti mostra la linea delle risorgive indicata in blu 39 40 Tra chei cuatri fros si viodeve cori il gri, vuê i semenâts vivarôs Tra la scarsa vegetazione si vedere correre il grillo, oggi rigogliosi seminativi In nissun puest come achì al è cambiât dut, la palût e je deventade cjamp, il pantan prât In questo luogo tutto è cambiato, la palude è diventata campo e il pantano prato L’alta pianura La bassa pianura La caratteristica principale di questo territorio è la sua natura arida. Per questo in passato molto estese erano le superfici a prato con scarsa vegetazione. La zona della bassa pianura si contraddistingueva per la presenza di estese paludi solcate da corsi d’acqua di risorgiva. La limitata produzione foraggera e la carenza d’acqua durante il periodo estivo, che costringeva uomini e animali a utilizzare la poca acqua piovana convogliata nelle depressioni del terreno, rendevano difficile e non produttivo l’allevamento dei bovini. Anche la coltivazione era molto difficile, infatti era possibile solo dove lo spessore del terreno era più consistente e l’acqua veniva quindi in parte trattenuta. La produttività rimaneva comunque molto limitata. Tra le principali colture ricordiamo il frumento, il mais, la vite e il gelso. In un contesto in cui la sussistenza era basata su alimenti prodotti in loco risulta evidente che le condizioni della popolazione erano estremamente difficili. Le insufficienti razioni alimentari debilitavano gli organismi e, inoltre, una alimentazione basata quasi esclusivamente sulla polenta portava al diffondersi della pellagra, una malattia particolarmente grave. I prati umidi naturali producevano quantità notevoli di vegetazione, poco adatta però ad un uso foraggero. Solo le zone leggermente più rilevate e relativamente asciutte erano, per quanto possibile, messe a coltura. Qui veniva anche allevato un numero limitato di animali e qui sono stati costruiti gli insediamenti umani. Ma, nonostante lo sfruttamento della flora spontanea e della fauna selvatica, la pratica della pesca, la produzione dei campi e l’allevamento, le popolazioni vivevano in condizioni molto difficili. Il miglioramento agrario ebbe inizio quando si riuscì ad irrigare questa zona arida. Gli appezzamenti già coltivati aumentarono la loro produttività e molte aree prative vennero dissodate. Si potenziò anche l’allevamento grazie all’introduzione di nuove colture come l’erba medica, che aumentava e migliorava la produzione foraggera. Vista l’aumentata produzione lattea delle bovine, anche in pianura vennero fondate le latterie. Burro e formaggio permisero di migliorare sia la dieta che le condizioni economiche della popolazione, che poteva vendere l’eccedenza dei prodotti caseari. La produttività agricola continuò a migliorare grazie ad una sempre più capillare irrigazione, ad una migliore concimazione, a macchine agricole sempre più specializzate e alle nuove tecniche agronomiche. L’attività agricola familiare, che assicurava il fabbisogno alimentare, progressivamente scomparve sostituita dalle aziende agricole. La necessità di aumentare le produzioni ha portato a volte ad un eccessivo sfruttamento del terreno e a pratiche agronomiche però ora non più sostenibili. La situazione era ulteriormente aggravata dal diffondersi della malaria. La malaria è una malattia molto pericolosa, addirittura mortale. L’infezione è trasmessa all’uomo dalla zanzara femmina del genere Anopheles. Nel tempo questi terreni vennero prosciugati con la costruzione di fossi e canali per permettere il deflusso delle acque in eccesso. Nella parte a ridosso del mare vennero costruiti gli argini e collocate le idrovore al fine di portare l’acqua al mare. Indubbiamente questa opera di bonifica - lo scavo dei fossi e dei canali, l’innalzamento degli argini, la sistemazione dei terreni - richiese il lavoro di un numero elevatissimo di uomini e, considerando le limitate attrezzature utilizzate, possiamo dire che fu un’opera faraonica. La zona, bonificata e messa a coltura, richiede ancora oggi una manutenzione costante della rete di scolo delle acque Le coltivazioni più diffuse sono: frumento, mais, bietola e foraggere. In questa zona, molto vicina alle coste e ricca di corsi d’acqua, gli agricoltori devono prestare una attenzione particolare a tutte le pratiche agronomiche. Superate le necessità di puro sostentamento, oggi l’agricoltura cerca di coniugare la produttività con scelte rispettose dell’ambiente. Questo permette di consegnare al consumatore un prodotto genuino, gustoso e fresco, e allo stesso tempo di salvaguardare la biodiversità sia vegetale che animale. 41 42 Il Carso L’altopiano carsico è un territorio roccioso, brullo per la scarsità di acque superficiali, caratterizzato dalla presenza di numerose depressioni e da limitati rilievi. L’alterazione della roccia, provocata dalle piogge, ha dato origine a molte cavità sotterranee (grotte) e avvallamenti esterni, denominati doline. Solo nelle doline più estese l’accumulo di terra, dal caratteristico colore rosso, ha permesso l’attività agricola. rari i pascoli e molto diradati i boschi La vite e l’olivo si possono considerare le colture tipiche della zona. Passeggiando in Friuli Venezia Giulia possiamo ammirare paesaggi unici e una grande varietà di bellezze naturali, apprezzare il lavoro dell’uomo per gestire questo territorio e assaporare i prodotti di questa terra tipicamente friulani. è importante che il latte, le verdure, la frutta e tutti i nostri prodotti, sani e genuini, tu possa comperarli direttamente in regione. Avrai così un prodotto più fresco, più buono e che costa meno. Inoltre il mancato trasporto fa si che l'inquinamento sia minore. è anche grazie all’agricoltura che si possono tenere curati e vivi i borghi rurali, mantenerli luoghi accessibili e piacevoli per vacanze a contatto con la natura, gite in bicicletta e camminate. Scopriremo così la nostra bellissima regione, i suoi dialetti e le sue tradizioni. ogni agricoltore ha cura e rispetto degli animali e si impegna per il loro benessere. Importantissimo per tutti far continuare la tradizione agricola anche nelle zone svantaggiate, come i piccoli paesi di montagna. L’agricoltura può diventare un’opportunità di lavoro e, contemporaneamente, un modo per mantenere il territorio curato e accessibile a tutti. Tante specie animali e vegetali sono in via di estinzione o già estinte. Mantenere la biodiversità è importantissimo per il futuro di tutti collaborando alla salvaguardia di molte specie. L’acqua è una risorsa preziosissima, non si può coltivare nulla senz’acqua e non si possono allevare animali. è un impegno non sprecarla e non inquinarla. Anche nel risparmio energetico e nell’utilizzo delle fonti alternative di energia siamo in prima linea. Molti agricoltori sono impegnati nel progetto Fattorie Didattiche. Qui puoi imparare a conoscere gli animali e a sperimentare le varie attività agricole. Comprendere la cultura contadina aiuta a scoprire la nostra storia e quella dei nostri paesi. Cul nestri lavôr, nô contadins o tignìn di cont la tiere e la coltìn, o tirìn sù i animâi, us din di mangjâ, o sin di simpri te storie par garaintîus il doman. Con il nostro lavoro, noi agricoltori gestiamo il territorio, alleviamo gli animali, produciamo gli alimenti , siamo da sempre nella storia per darvi il futuro. 43 44 l’uomo e la terra Quando scriviamo la parola terra con la lettera “t” minuscola indichiamo il suolo, dove crescono i vegetali e vive una grandissima varietà di specie animali. Ancora, la terra è coltivata dall’Uomo, l’agricoltore appunto, fin dall’antichità e fornisce prodotti per il suo sostentamento. Il suolo è… Il suolo, oltre che da frammenti di roccia, che a seconda delle dimensioni possono essere granelli di sabbia, di limo o di finissima argilla, è formato anche dalle foglie cadute dalle piante in via di disfacimento o dalla decomposizione di altri organismi. Infine il suolo contiene una quantità di aria e di acqua entro cui sono disciolti i sali minerali, che varia a seconda della stagione e del tipo di clima. I componenti del regno vegetale, le piante, popolano il suolo e vivono ancorati ad esso attraverso le radici. Dal suolo le piante, attraverso le radici, assorbono acqua e sali minerali, il loro nutrimento. Questi due elementi formano la linfa grezza che attraverso i canali presenti nel fusto sale alle foglie che contengono la clorofilla. La clorofilla, una sostanza tipica dei vegetali che dà il colore verde alle foglie e che consente loro di fabbricare lo zucchero. A partire dallo zucchero più semplice (glucosio) le piante sono in grado di costruire sostanze più complesse come l’amido, l’olio ed altra materia vegetale che anche l’Uomo utilizza per nutrirsi. Durante le trasformazioni della linfa grezza la pianta assorbe dall’aria una sostanza, l’anidride carbonica, e rilascia ossigeno, indispensabile per la vita degli esseri animali che invece lo respirano. come sI Forma: la pedogenesI Attraverso l’alterazione della roccia madre per l’azione del sole della pioggia e del tempo Il proFIlo dI un suolo Il profilo è la sezione verticale del terreno dalla sua superficie alla roccia madre inalterata. Un profilo è come la carta d’identità di quella porzione di terreno. Gli orizzonti che si distinguono per i diversi colori (le sezioni) sono i suoi dati anagrafici e ci raccontano la sua evoluzione la composIzIone del suolo Ciottoli e pietre > di 2mm di diametro Terra fine: particelle < a 2 mm di diametro. Suddivisa in particelle sempre più piccole: sabbia, limo e argilla 45 Le piante sono esseri viventi con un ruolo importantissimo per la Vita sul pianeta e quindi anche per l’Uomo: forniscono sostanze nutritive utili e ossigeno per respirare. Rispettiamole 46 scheda di verifica ad un certo punto... Il primo guaio di tarok… So che… L’Ambiente in cui vivo comprende Le parole Ambiente antropizzato indicano Il territorio della regione Friuli Venezia Giulia è montuoso, collinare, pianeggiante… Lo descrivo io 47 48 Flame in ELEMENTY © Dusan Swalens Il fuoco l’ambiente naturale cosa puoi fare tu? l’ecologia per evItare un IncendIo… naturalmente, non accendere fuochi nel bosco non gettare fiammiferi ancora accesi sappi che è un’azione sbagliata da parte di un adulto gettare mozziconi di sigaretta ancora accesi! non gettare o abbandonare rifiuti se avvIstI un IncendIo… non tentare di spegnere il fuoco da solo chiama subito o fai chiamare da un adulto che hai vicino il numero verde per le emergenze 800 500 300 Quando lo spegnImento dell’IncendIo e’ gIa' In corso… non avvicinarti a chi sta lavorando per spegnere il fuoco cerca di non intralciare le operazioni e il traffico lungo le strade di accesso al bosco se seI sorpreso dal Fuoco durante un escursIone In un Bosco… cerca una zona sicura come un torrente o una parte del bosco già bruciata se non c’è via di fuga, stenditi a terra possibilmente bagnandoti con acqua o coprendoti respira attraverso un panno bagnato sulla bocca gabriele cragnolini Spento l’incendio causato da Tarok i tre amici si fermano a parlare con riccardo, uno studente dell’ Università di Trieste, accorso anche lui come volontario per aiutare le Guardie forestali e gli operatori della Protezione Civile a limitare il disastro. riccardo frequenta la facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali e parla volentieri dell’Ambiente naturale a Quasar, Chiara e Marco, che lo ascoltano interessati. UNIVErSITA’ DEGLI STUDI DI TrIESTE L’Università di Trieste è nata nell’anno 1924, dalla Scuola Superiore del commercio che risaliva al 1877. L’università conta circa 23.000 studenti Si può studiare: Architettura, Economia, Farmacia, Giurisprudenza, Ingegneria, Lettere e Filosofia, Medicina e Chirurgia, Psicologia, Scienze matematiche, fisiche e naturali, Scienze Politiche, Scienze della Formazione. Comprende anche la Scuola superiore di lingue moderne per Interpreti e Traduttori. Negli ultimi centocinquant’anni lo sviluppo industriale ha modificato sensibilmente l’ambiente naturale consumando molta acqua, aria, indispensabili alla vita, e tanta energia. Le attività dell’Uomo producono quantità enormi di rifiuti che si riversano nell’aria, nel mare, nel terreno e nell’acqua dei fiumi. Per la vita sul pianeta Terra è molto importante gestire queste attività in modo adeguato. Il rapporto tra tutti gli esseri viventi, piante, animali ed esseri umani, e l’ambiente nel quale vivono, naturale o artificiale, è studiato dall’ecologia. La parola Ecologia è composta, infatti deriva dall’unione di due parole dell’antica lingua greca: oikòs, che significa abitazione e lògos che significa scienza. L’Ecologia è nata come disciplina scientifica nella seconda metà del 1800. A partire da questi anni vennero elaborati studi molto significativi sul rapporto tra ambiente ed esseri viventi e sull’influenza del clima sui diversi ambienti. Uno dei più conosciuti studiosi del rapporto tra gli esseri viventi e ambiente fu charles darwin che elaborò la teoria dell’evoluzione della specie. 51 52 Charles Darwin nacque in Inghilterra nel 1809 e morì a Londra nel 1882. Fu un grande studioso di scienze naturali, come la geologia, la zoologia e la botanica. Elaborò la teoria dell’evoluzione delle specie animali e vegetali, basata sul concetto di selezione naturale e della discendenza di tutti i primati (lèmuri, scimmie e Uomo moderno) da un antenato comune. Il suo testo più famoso s’intitola l’origine della specie, è pubblicato nel 1859 e contiene l’esposizione della teoria dell’evoluzione della specie elaborata sulla base di osservazioni compiute in un lungo viaggio, intorno al mondo con la nave Beagle, fino alle lontane isole Galapagos, dove realizzò parte dei suoi studi. La teoria dell’evoluzione spiega come la selezione naturale privilegi le mutazioni (morfologiche, cioè di forma e fisiologiche, cioè di funzionamento) che avvengono naturalmente nelle specie e che le rendono più adatte alle condizioni dell’ambiente in cui vivono via via che questo si modifica. la ricerca numero …usa il vocabolario Biologia e geologia. Cosa studiano queste scienze naturali? Scrivi la risposta aiutandoti con il vocabolario della lingua italiana. la biologia è la scienza che studia la zoologia è in particolare la disciplina della biologia che studia la botanica è in particolare la disciplina della biologia che studia Un esempio di adattamento all’ambiente è quello delle piante di Cactus. Per vivere nel clima caldo e arido del deserto la pianta del Cactus ha ridotto le foglie a spine, in modo di limitare la superficie delle foglie attraverso la quale le piante perdono acqua a causa del processo detto “traspirazione”. Quindi con una così ridotta superficie delle foglie il Cactus non perde acqua preziosa. Ancora, il Cactus ha ingrossato il fusto, rendendolo capace di accumulare una riserva d’acqua. Il fusto del Cactus è cosparso di spine per evitare che altri esseri viventi, ad esempio i mammiferi erbivori e gli uccelli, estraggano la preziosa acqua. Le sue radici si propagano orizzontalmente per catturare l’umidità superficiale della notte. Infine il fusto contiene la clorofilla, sostanza indispensabile alla vita della pianta, che lo colora di verde. Solitamente invece nei vegetali la clorofilla è contenuta nelle foglie. La clorofilla è la sostanza utilizzata dalla pianta per svolgere la fotosintesi clorofilliana, questa consiste nell’insieme delle funzioni che la pianta compie, con la luce del sole, per produrre il suo nutrimento. Così il Cactus ha messo in atto delle strategie di adattamento all’ambiente povero d’acqua per la sua sopravvivenza ottimale. Lui, nel deserto arido, vive benissimo! 53 la geologia è la scienza che studia Come si chiamano gli studiosi che sviluppano queste scienze? Il ................................................................................... si occupa di biologia In particolare lo ........................................................ si occupa di zoologia In particolare il ......................................................... si occupa di botanica Il ................................................................................... si occupa di geologia Fai un esempio di un essere vivente che si è evoluto ed ha attuato una strategia di adattamento all’ambiente Esegui una ricerca e spiega con le tue parole 54 Gli ecosistemi sono l’insieme di organismi (vegetali ed animali) e l’ambiente che li contiene. La parola magica dell’ecosistema è equilibrio, la parola magica della vita naturale è equilibrio, e i problemi iniziano quando l’Uomo interrompe questo organizzato e delicato equilibrio naturale. L’ecosistema foresta, ad esempio, ospita una grande varietà di animali e vegetali, specialmente nei paesi con clima caldo e umido, come l’Amazzonia. Nella foresta, dalla cima degli alberi verso il basso, si possono individuare tre differenti fasce di vegetazione, ciascuna popolata da esseri viventi adattati a quel preciso ambiente: in alto c’è lo strato più luminoso occupato dalle chiome, vi è poi il sottobosco maggiormente ombreggiato ed infine il terreno. Altri ecosistemi forestali come la Taigà costituita perlopiù da conifere (alberi con foglie aghiformi cioè lunghe e sottili quasi sempre sempreverdi come: abeti e pini) si trovano in Siberia e Canada e si sono formati in climi freddi. L’Europa, invece presenta foreste adattate al clima temperato; pensiamo ad esempio alle grandi foreste di latifoglie (alberi con foglie piatte ed espanse e generalmente caduche come querce, olmi e frassini) della Germania o della Polonia. Abbattere le foreste, attuare la deforestazione di ampie aree, vuol dire distruggere l’ambiente di vita di animali e vegetali che lo costituiscono e compromettere l’esistenza di alcune specie fino ad estinguerle, cioè a cancellarle totalmente dalla Terra. Un ecosistema distrutto per essere ricreato ha bisogno di molto tempo, ma può essere perso per sempre. gli ecosistemi Animali e piante sulla Terra vivono immersi nell’aria o nell’acqua. L’aria, ed in particolare uno dei suoi componenti, l’ossigeno, e l’acqua sono elementi naturali essenziali per la Vita. Gli scienziati per capire se su altri pianeti esistono o sono esistite forme di vita cercano subito i segni dell’esistenza di acqua. Acqua e ossigeno sono nel tuo corpo, ma anche nei fiumi, nel mare e negli oceani, in parti differenti in ogni terreno, nell’atmosfera e in casa, nella tua scuola e nelle fabbriche. Animali e piante per vivere utilizzano ossigeno, acqua ed altri elementi nutritivi utili, attraverso i cicli naturali: il ciclo dell’acqua, le catene e le reti alimentari (che descrivono il passaggio del nutrimento cioè dell’energia da un organismo ad un altro), il ciclo dell’ossigeno, quello delle stagioni e molti altri ancora. Se le attività umane artificiali modificano troppo i cicli naturali ogni forma vivente del Pianeta soffre. Prati, boschi, laghi, spiagge, paludi sono ambienti che sulla Terra si sviluppano spontaneamente in stretto rapporto con il clima presente nel territorio. Se il clima cambia anche l’ambiente si modifica: ad esempio alcune zone ora desertiche sono state, nell’antichità, delle fertili pianure. ogni ambiente funziona a modo suo: al suo interno vivono animali e vegetali con precise caratteristiche che instaurano con il loro ambiente particolari rapporti di equilibrio. Così, in natura, non troveremo mai un orso polare nel deserto, e non incontreremo mai un pinguino al polo nord o una palma fra le nevi di una montagna o ancora un pesce fuori dall’acqua. 55 Altri esempi di ecosistemi sono: le barriere coralline, le zone umide e paludose, le steppe e le tundre. la ricerca numero … scrivi Le barriere coralline, le zone umide e paludose. Descrivi questi diversi ambienti naturali sottolineando la diversità di clima e la posizione geografica. Fai qualche esempio di specie animali e vegetali che vivono in ciascun ambiente. la barriera corallina 56 disegna la steppa ora dIsegna glI ecosIstemI che haI descrItto la barriera corallina la steppa la tundra le zone umide e paludose la tundra le zone umide e paludose 57 58 nel territorio della regione Friuli venezia giulia. alcuni equilibri ecologici tipici del tuo ambiente di vita Qui sotto vedi disegnati da bambini come Te quattro diversi ambienti naturali tipici del territorio in cui vivi la ricerca numero … scrivi e disegna Individua a tua scelta un altro ambiente tipico del territorio regionale, descrivilo brevemente e poi disegnalo. Un suggerimento…Ti piacerebbe studiare l’ambiente spiaggia, oppure l’ambiente laguna, oppure quello del Carso, o ancora quello delle risorgive, delle valli alpine, delle falesie o dei magredi (praterie aride)? Scegli tu. La superficie del territorio regionale non è molto estesa, ma il Friuli Venezia Giulia è caratterizzato da tanti meravigliosi paesaggi, molto diversi tra loro. Io ho scelto dI descrIvere Montagna Fiume Io ho scelto dI dIsegnare R Ed M ad e in Bosco di pianura Grotta 59 60 Esistono delle regole, ovvero delle leggi, che proteggono gli ambienti naturali in pericolo e le specie vulnerabili. Ti ho già spiegato che quando una specie animale o vegetale scompare da un ambiente naturale risulta danneggiato l’equilibrio dell’intero sistema del quale esse erano elemento fondamentale e del quale TUTTI facciamo parte. Pensa a quando componi una costruzione con tanti pezzi: devi seguire con attenzione le istruzioni perché ogni pezzettino ha una sua funzione precisa e se ne perdi uno non riuscirai mai a comporre l’intero gioco. Così è anche in Natura: perdere una specie animale o vegetale può significare rompere irrimediabilmente l’equilibrio di un intero ambiente naturale del quale esse fanno parte. Per questo motivo proteggere specie in pericolo ed evitare la scomparsa di animali e piante e dei loro ambienti di vita viene considerata oggi un’ azione importantissima. La parola Biodiversità è un vocabolo composto: bio, nella lingua greca antica significa vita, mentre diversità, come suggerisce la stessa parola, si riferisce alla presenza di diverse specie, organismi e forme viventi, in un preciso territorio. Questo territorio è tanto più prezioso quanto maggiore è il numero di specie rare e tipiche di quel luogo. La Commissione Europea, l’organo che governa l’Unione degli Stati che ne fanno parte, ha definito delle regole scritte chiamate Direttive, perché stabiliscono la direzione che le Nazioni devono prendere nei loro comportamenti per conservare questa biodiversità. è stato così creato il Progetto Natura 2000 attraverso cui vengono tutelate le aree con gli ambienti più adatti e ricchi di biodiversità. Questo Progetto non si preoccupa soltanto di conservare questi luoghi, ma anche di permetterne il collegamento, in modo da favorire lo spostamento delle specie da una zona all’altra, condizione questa indispensabile per evitare il loro isolamento e per mantenere in vita questi ambienti naturali (Siti). Essi sono stati dichiarati di Importanza Comunitaria e nel loro insieme costituiscono la rete Natura 2000; ne fanno parte anche quelle Zone dette di Protezione Speciale che sono state valutate indispensabili per il rifugio degli animali che, come gli uccelli, si spostano da una parte all’altra del Continente. In regione esistono numerose aree naturali protette che tutelano ambienti differenti tra loro. Puoi visitarli per renderti conto della loro bellezza. Qui accanto vedi un disegno realizzato da un bambino come te che raffigura le cicogne bianche che nidificano nell’oasi naturalistica dei Quadris di Fagagna 61 la Fauna Alcune specie animali rare e vulnerabili nel territorio del Friuli Venezia Giulia l’orso bruno E’ un mammifero che vive nei boschi ricchi di bacche e frutta di cui, assieme al miele, è particolarmente ghiotto. Si ciba inoltre di erbe aromatiche, bulbi, tuberi castagne e funghi ma, essendo onnivoro, anche di animali selvatici o domestici grandi e piccoli come: roditori, tassi, pecore, insetti fra cui le formiche, oppure di bestie malate, ferite o morte. D’inverno va in letargo dai 3 ai 5 mesi, scegliendo una cavità rocciosa asciutta, non fredda, con un’entrata stretta e uno spazio comodo. In questo periodo non mangia, la temperatura del suo corpo si abbassa e il cuore batte piano. Conduce una vita solitaria e non segna il territorio. La femmina si prende cura dei cuccioli fino a quando sono autonomi e prepara per loro una comoda tana prima della nascita. Il gatto selvatico è un mammifero molto simile al gatto domestico. Le sue prede preferite sono piccoli roditori, rettili, uccelli e pesci. Quando ha fame e non trova di meglio mangia anche insetti. Caccia di notte, mentre durante il giorno dorme nascosto nella vegetazione o nella tana. Anche lui è un tipo solitario, considera suo un territorio di circa 10 chilometri di superficie e lo difende da quelli che ritiene degli intrusi. La femmina dà alla luce dai 2 ai 4 cuccioli con i quali resta per 3 o 4 mesi. l’albanella minore è un uccello rapace che caccia di giorno. ha un corpo snello e di medie dimensioni e ali lunghe e strette. Il maschio è di colore grigio con la punta delle ali nera e la femmina ha le piume di colore marrone con sfumature bianche sulla schiena. E’ un migratore regolare che stanzia in regione da aprile a settembre. Il suo volo è molto elegante, con veloci discese verso il terreno. Frequenta zone aperte, cioè prive di alberi, come i magredi od altre praterie aride o umide. Nidifica a terra preferendo le zone dove l’erba è più fitta ed alta come le aree paludose ed i canneti. Purtroppo in regione si contano poche coppie di questi bellissimi uccelli, poiché si tratta di una specie in via di estinzione a causa soprattutto della distruzione degli ambienti adatti alla sua nidificazione. 62 Il Fagiano di monte o gallo forcello è un grosso uccello che vive nei pascoli alpini al limitare del bosco o presso le foreste aperte ricche di radure e bassi cespugli. Il maschio ha le piume di un meraviglioso nero con riflessi blu metallici, le ali sono bordate di un bianco candido come la parte che si trova sotto la coda; quest’ultima è anche provvista di lunghe piume nere ricurve che sono il segno distintivo della specie. Pure la femmina presenta un colore scuro ma meno appariscente. D’estate predilige il fresco e l’ombra, mentre d’inverno si protegge dal freddo scavando buche nella neve. Si nutre di gemme, foglie, erbe, bacche, rametti di mirtillo e rododendro. Cattura con il becco animaletti come farfalle, mosche, formiche e vermi. la rosàlia alpina è un insetto divenuto ormai raro. Il color azzurro cenere con macchie nere di cui è rivestito sembra ideato da un raffinato stilista della moda. Presenta inoltre lunghe antenne azzurrognole con ciuffi di peli neri. Vive nei boschi, preferibilmente in montagna e nelle faggete, dove si conservano ancora molti alberi di grandi dimensioni, soprattutto quelli vecchi e pieni di cavità. Gli esemplari di questo insetto costituiscono purtroppo una rarità dal momento che in genere i nostri boschi vengono tagliati prima che gli alberi maturino e diventino adatti ad ospitare la rosalia. la rana di lataste è un piccolo anfibio di colore scuro, che vive presso foreste e boschetti umidi ricchi di pozze d’acqua, dove vengono deposte le uova riunite in diverse centinaia, in una massa gelatinosa. Dalle uova, escono tanti piccoli girini, che, in circa tre mesi, diventano già delle ranocchiette di circa un centimetro e mezzo. La volpe, il riccio, la donnola ed altri mammiferi del bosco la considerano un buon pranzetto. è una specie a rischio di estinzione. Anche in questo caso per evitarne la scomparsa, bisogna preservare dalla distruzione gli ambienti naturali in cui vive. 63 la trota marmorata è un pesce che vive nei fiumi che sfociano nel mare Adriatico e scendono dal versante meridionale delle Alpi. Può avere dimensioni imponenti: fino a 20 chilogrammi di peso! Si chiama così perché il suo colore è grigio con macchie scure e chiare irregolari, vicine tra di loro (che ricordano le venature di alcun lastre di marmo o di granito) è una specie minacciata dall’invadenza di una sua “cugina”, la trota Fario e dall’impoverimento del suo ambiente naturale. Attualmente si stanno studiando progetti per proteggerla dall’estinzione. Il cervone è il più lungo serpente italiano e tra i più lunghi d’Europa, può misurare infatti fino a 240 centimetri. Il suo colore è bruno-giallastro con quattro strisce scure che percorrono tutto il corpo. Vive al limitare dei boschi e in luoghi con vegetazione sparsa, soleggiati e umidi. Si muove di giorno. D’inverno si rifugia in compagnia di suoi simili nelle tane abbandonate dai piccoli roditori. Mangia piccoli mammiferi come scoiattoli, topi, persino giovani conigli ed ancora lucertole, uova che inghiotte intere e poi rompe con la forza dei muscoli del torace. La femmina depone da 3 a 18 uova e a volte le protegge accoccolandosi sopra. Il cervone è capace di arrampicarsi sui rami degli alberi. l’unio è un mollusco che vive sui fondali di melma e fango di laghi e fiumi dove si nasconde anche in profondità. ha una conchiglia formata da due elementi pressoché identici chiamati valve che, combaciando ne permettono la chiusura a mò di astuccio. Trova il suo nutrimento nell’acqua ed usa le due branchie, oltre che per respirare, anche per alimentarsi: una serve per aspirare l’acqua, l’altra per respingerla una volta trattenuto il cibo. Il toporagno della selva di arvonchi è un mammifero che vive soltanto nei territori umidi della pianura friulana dove si trova la foresta di Arvonchi appunto, in cui fu scoperta nel 1998 dallo studioso Lapini. Questo simpatico animaletto si muove freneticamente di notte, vive sottoterra e si ciba di insetti e lombrichi. I toporagno, nonostante il nome, non sono veri topi da cui si distinguono per il musetto estremamente allungato ed appuntito e per la pelliccia morbidissima e vellutata: sono parenti stretti delle comuni talpe e ricci. Si tratta di animali piccolissimi: è infatti un toporagno il mammifero più piccolo che si conosca. Quello della Selva di Avronchi non supera i 7 centimetri di lunghezza! 64 la ricerca numero disegna … scrivi, fotografa oppure la Flora Alcune specie vegetali vulnerabili nel territorio del Friuli Venezia Giulia Scegli un animale di quelli raffigurati nella pagina precedente ed aggiungi qualche notizia in più su di esso. ora che lo conosci meglio, chiedi ai tuoi genitori di fare una gita per osservare direttamente il suo ambiente naturale! Descrivi la passeggiata e cosa hai visto: un prato, un bosco, un lago, uno stagno, un fiume, il mare… oppure? hai trovato qualche traccia (un’orma, una conchiglia, una piuma, del pelo o degli escrementi)?, oppure, hai sentito il verso di uno degli animali che stai cercando? Prova a descrivere ciò che hai visto o sentito con le tue parole o con un disegno, oppure fai delle fotografie o registra i rumori e i suoni: potrai studiare il tutto con calma ed attenzione appena sarai tornato a casa. Capirai quanto sia davvero appassionante conoscere le cose ricavandole, invece che soltanto dai libri, direttamente dalle esperienze che puoi fare stando in mezzo alla natura! lo spillone di palude è una pianta molto rara ed esclusiva della nostra regione; si trova soltanto in alcune piccole aree di risorgiva della provincia di Udine. Vive nelle paludi e nei prati umidi impregnati di acqua dolce. Tanti fiorellini riuniti in quella che si chiama infiorescenza, crescono in cima ad un lungo gambo oscillante al soffio del vento. ogni singolo fiorellino presenta cinque petali di un bellissimo colore rosa. Le foglie sono strettissime ed allungate di colore verde chiaro. la pinguicola o erba unta è una pianta carnivora. Quando un piccolo insetto si posa sulle foglioline appiccicose, di forma ovale ed allungata ne rimane invischiato: cercando di liberarsi ne provocherà il lento arricciamento a partire dal margine fino a che la foglia non lo avrà avvolto quasi completamente. Da morto verrà digerito lentamente attraverso sostanze dette enzimi. I fiori sono piccoli e graziosissimi, con cinque petali bianchi macchiati di un bel giallo limone. la scarpetta della madonna è una bellissima, grande e vistosa orchidea selvatica che cresce spontaneamente nelle aree alpine della nostra regione. Si sviluppa su terreni pietrosi dai 500 ai 2000 metri di altitudine, presso il margine dei boschi. Il particolare aspetto del fiore ha un preciso scopo: attirare gli insetti golosi di nettare al suo interno. Gli insetti attratti dal rigonfiamento di un petalo di colore giallo vivo ed a forma di scarpetta chiamato labello, quando entrano al suo interno vi rimangono imprigionati per un bel po’ di tempo. Finiscono così per imbrattarsi e caricarsi di polline. Tale sostanza è quella che, alla visita del fiore successivo, ne consentirà la fecondazione. è questo il modo attraverso cui avviene la riproduzione di queste piante che possono in tal modo produrre i piccoli semi da cui nasceranno tante giovani pianticelle. Incolla qui una foto od un disegno che hai fatto durante la tua gita all’aria aperta! 65 66 la genziana triestina è un fiorellino di un intensissimo colore azzurro con cinque petali ed il centro bianco candido. Le foglioline lanceolate, hanno cioè la forma di una piccola punta di lancia, sono disposte a circolo tutt’intorno al gambo. In Italia cresce esclusivamente nei prati del Carso triestino e goriziano. la campanula di moretti cresce e si sviluppa nelle fessure della roccia presenti in alta montagna. I fiori hanno gambi cortissimi e sono appressati l’uno all’altro in caratteristici mazzetti che fanno capolino dagli strapiombi rocciosi; Ciascun fiore presenta cinque petali di un colore viola-azzurro intenso. Le foglioline, di forma ovale, sono piccolissime rispetto ai fiori da cui vengono ricoperte quasi completamente. Anche in questo caso si tratta di una specie rara che cresce soltanto sulle Alpi Dolomitiche. la pulsatilla montana è un fiore che vive sui prati e sui pascoli aridi della montagna e della landa carsica. I petali hanno una forma che ricorda vagamente la punta di una lancia, sono di colore viola o rosso vinaccia e, sulla parte esterna, sono ricoperti da una morbida peluria argentata. Questo bel fiore però è una specie velenosa ed irritante, e deve quindi essere maneggiata con cura. Una ragione in più per non raccoglierla, così come si deve fare con tutti i fiori spontanei che vanno sempre osservati, ammirati e fotografati senza danneggiarli. Per garantirne la conservazione e la diffusione occorre infatti lasciarli crescere e svilupparsi nell’ambiente naturale in cui sono stati trovati! la crambe di tataria in Italia è presente solo nei magredi della provincia di Pordenone nella pianura dove scorrono i torrenti Cellina e Meduna. è una pianta originaria dell’Ungheria. La sua presenza nei magredi è stata notata per la prima volta nel 1928, dalla naturalista Silvia Zenari. Si pensa che i primi semi della pianta siano arrivati fin qui attaccati agli zoccoli dei cavalli degli Ungari, una popolazione che scese in Friuli nel IX e X secolo dopo Cristo. La Crambe cresce su steppe aride e sassose. Il vento tipico di queste zone aperte, dopo che la pianta ha terminato la fioritura e si è seccata, la fa rotolare, come avviene per le sterpaglie del deserto, facilitando in tal modo la dispersione dei semi. I fiori sono piccoli e bianchi, hanno 4 petali disposti a croce mentre le foglie sono abbastanza grandi con lobi (ramificazioni) che le fanno assomigliare vagamente alle corna (o palchi) di un alce. 67 Alcune specie arboree tipiche del paesaggio del Friuli Venezia Giulia l’acero campestre è un albero che non diventa mai molto alto crescendo al massimo fino a 18 o 20 metri. Il tronco è scuro, le foglie di un colore verde intenso sono di forma palmata cioè ricordano il palmo della tua mano se la guardi quando è aperta, sono inoltre un ottimo nutrimento per gli animali. I fiori piccoli e verdi compaiono assieme alle foglie da aprile a maggio; queste ultime sono caduche cioè, in autunno si staccano dalla pianta e finiscono sul terreno. Poco prima che questo avvenga, assumono una bellissima colorazione gialla. L’acero ha la capacità di consolidare i terreni franosi con le sue radici. Il legno, in passato, era molto usato come combustibile mentre veniva piantato nei filari delle vigne perché funzionava come tutore, cioè come sostegno per le viti. Il decotto di corteccia in erboristeria ha una funzione benefica per l’intestino ed è rinfrescare per la pelle. Antiche credenze gli attribuivano poteri magici contro la sfortuna, i pipistrelli e le streghe. la Quercia è un albero imponente, dalla crescita molto lenta e che in genere può vivere 200 o 300 anni. I suoi frutti si chiamano ghiande. In natura ne esistono parecchie specie diverse come ad esempio il Leccio e la Quercia da sughero. Nella nostra regione sono presenti: il rovere, la roverella, tipiche dei versanti soleggiati e dei suoli aridi e sassosi, la Farnia, caratteristica delle antiche foreste umide di pianura ed il Cerro, che cresce nei boschi misti e freschi del Goriziano e del Triestino. Le botti di rovere sono pregiati contenitori per fare invecchiare il vino. In erboristeria il decotto di questa pianta è usato per le sue proprietà antinfiammatorie, astringenti ed emostatiche, cioè per fermare l’uscita del sangue da una piccola ferita. 68 Il Frassino maggiore è un altro gigante verde che raggiunge i 40 metri di altezza. Il suo tronco è diritto e cilindrico. Le foglie grandi e caduche sono di forma composta cioè sono costituite ciascuna, da foglioline più piccole. Un tempo cresceva spontaneamente nelle foreste della pianura con suolo fertile ed umido, in associazione alla Farnia ed all’Acero campestre; oggi è ancora molto diffuso nei boschi di montagna mentre in pianura si trova più facilmente in parchi e giardini. Il suo legno, particolarmente elastico, viene usato per costruire mobili, pavimenti e timoni per imbarcazioni, ma anche per alcune parti di strumenti musicali ed un tempo, persino per fabbricare i primi sci! la ricerca numero … scrivi Scegli una specie vegetale di quelle raffigurate nella pagina precedente ed aggiungi qualche notizia in più su di essa Anche il Faggio può raggiungere l’altezza ragguardevole di circa 40 metri. Nella nostra regione, in genere, vive sopra gli 800- 900 metri di altitudine, formando ampie foreste nelle zone più fresche ed umide dell’area montana. Il suo tronco è liscio di un color grigio argento. Le foglie sono verde brillante e il frutto, la faggiola, è una piccola noce racchiusa in un involucro duro, che, anche se privo di spine, ricorda molto vagamente il riccio del castagno. Il gelso non cresce mai più di 10-15 metri di altezza. La chioma è larga e rotondeggiante. Il tronco, che presenta una corteccia bruno-grigia e screpolata, negli individui più vecchi può ingrossarsi fino a raggiungere e superare il metro di diametro. Le foglie caduche sono ampie, di un colore verde chiaro lucente. La particolare potatura conferisce alla pianta il tipico aspetto “a Testa di moro” cioè con un grosso rigonfiamento scuro e globoso al termine del tronco. Il gelso bianco e il suo cugino gelso nero furono importati dalla Cina in epoca medioevale perché fondamentali per l’allevamento del baco da seta. I bruchi infatti sono molto ghiotti delle foglie di questa bellissima pianta. In regione era un albero molto caratteristico e diffuso in quasi tutti i cortili delle case contadine, veniva anche disposto in lunghi filari ai limiti dei terreni coltivati o come tutore delle viti. 69 70 I giganti in Friuli venezia giulia No, no caro lettore, non spaventarTi. Non leggerai che in Friuli Venezia Giulia è stata scoperta una specie di guerrieri giganti con il numero di scarpa 75 e magari un occhio solo! Quando parliamo di giganti devi invece pensare a degli esseri molto grandi sì, ma pacifici e maestosi nella loro bellezza. Sono silenziosi, ma se potessero parlare racconterebbero tantissime cose perché hanno anche mille anni e di persone sotto le loro fronde ne sono passate tante! Infatti, questi giganti sono dei meravigliosi alberi secolari. Solitamente la parola monumento ci fa pensare ad una statua o ad un edificio, comunque a qualcosa fatto dall’Uomo, ma un’idea sulla quale riflettere è pure questa: anche la Natura crea le sue "opere d’arte” che, come in questo caso sono degli esseri viventi. Questi alberi sono così longevi e grandiosi da essere considerati dei veri e propri Monumenti naturali. Quando hai un po’ di tempo libero chiedi ai tuoi genitori di portarti a vedere qualcuno di questi giganti che abita in regione e diventerai anche Tu parte della lunga storia che Loro potrebbero raccontare. Guardali con rispetto ed ammirazione, li troverai a: tasso Nel parco del Prescudin in Comune di Barcis nella provincia di Pordenone 71 larice Malga Campo in Comune di Ampezzo, nella provincia di Udine 72 Acero Nella Piana di Fusine laghi in Comune di Tarvisio, nella provincia di Udine Quercia Ad Ariis in Comune di Rivignano, nella provincia di Udine Tiglio A San Dorligo della Valle, provincia di Trieste Pino Domestico A Corona in Comune di Mariano del Friuli, provincia di Gorizia Una lettura I giganti La parola “GIGANTI” evoca nella nostra mente immagini favolose legate alle nostre fantasie, alle leggende, alle tradizioni, quadri di un mondo immaginario splendido e grandioso… La fantasia è uno strumento molto importante per vivere bene la nostra vita, usarla spesso dà grandi soddisfazioni e allora quale luogo più adatto per utilizzarla se non gli splendidi boschi della nostra regione? Dalle alture del Carso alle Foreste del Tarvisiano le occasioni non mancano. Facendoci una bella passeggiata, magari sotto le fresche ombre degli alberi dove la luce gioca a nascondino, possiamo “scatenarci” e correre con l’immaginazione da un ramo dalla forma strana a un cespuglio che sembra un animale fantastico, possiamo ancora creare un sacco di “personaggi” o “luoghi”… chi non ricorda il mitico “BArBALBEro” l’albero protagonista del film “Il signore degli anelli” che camminava e parlava…? Ed ecco allora che gli alberi, forse i più affascinanti, complessi ed importanti esseri viventi del nostro pianeta, diventano dei GIGANTI! Ma lo sono davvero! Aceri, Frassini, Tigli, Querce, olmi, Abeti, Faggi, Tassi, Betulle, Cipressi, Pini, Castagni… Nella regione Friuli Venezia Giulia, il nostro territorio, vicino a noi a volte in modo sorprendente, oppure nei boschi più estesi, nei giardini delle Ville più antiche, a volte nel centro delle piazze dei nostri paesi, abitano i GIGANTI arborei. Alcuni di questi alberi antichi, superano i 500 anni di vita e fanno parte del PATrIMoNIo NATUrALISTICo E STorICo. hanno chiome ampie ed estese, radici possenti ed enormi branche, sono qui vicino a noi, dobbiamo soltanto fermarci un attimo a conoscerli e ad osservarli. Sediamoci accanto al loro tronco e guardiamo i particolari, le foglie, la corteccia, i rami e le loro traiettorie bizzarre; ascoltiamo ad occhi chiusi i rumori causati dal vento, sentiamo l’odore caratteristico del legno, diverso per ogni specie di albero, e guardiamo le ombre cangianti…è meraviglioso e la sensazione che si prova è… che sotto un albero si sta BENISSIMo! Cipresso A rocca Bernarda in Comune di Premariacco, provincia di Udine Una legge regionale si è proposta di salvaguardare questo patrimonio comune della nostra società. Si, perché questi patriarchi, questi “grandi vecchi” sono molto importanti non solo per la “BELLEZZA” che ci regalano ogni giorno rendendo il paesaggio dove viviamo più armonico e prezioso, ma anche perché con il loro corpo, con il loro legno, frutto della terra, rappresentano anche la nostra “STorIA”, la memoria e la coscienza del nostro passato. Come ”TESTIMoNI DEL TEMPo” alcuni di questi esemplari hanno visto marciare i soldati di Napoleone e le armate degli austriaci, hanno visto trascorrere la vita di ogni giorno e la storia dei nostri avi, dei nostri nonni e dei nostri genitori. Simboli del passaggio e del divenire al futuro Loro sono ancora lì con forti radici profondissime, incuneate nella madre terra, e ci guardano…impariamo a conoscerli, sono proprio dei “bei tipi”. dario di gallo 76 le foto qui a fianco spiegano come è stato spostato un prato stabile presso la z.I.u. Il prato è fatto a “pezzettini” I prati stabili Sai cosa indica la definizione di prato stabile? Un prato stabile è una porzione di terreno che non è mai stata dissodata con aratro o erpice, due attrezzi agricoli che preparano la terra per la semina. Questi prati, quindi, sono così come si vedono oggi da tantissimo tempo; oppure sono tornati ad esserlo, dopo che una superficie coltivata è stata abbandonata e lasciata a riposo per un tempo sufficiente (almeno trent’anni), operando esclusivamente con la falciatura per evitare lo sviluppo di arbusti ed alberelli. Questi prati sono preziosi perché ospitano specie di flora e fauna tipiche ed a volte anche molto rare. Grazie ad essi, le erbe selvatiche spontanee, i fiori e i moltissimi insetti impollinatori utili alle coltivazioni e all’equilibrio delle campagne che vivono al loro interno, possono conservarsi e diffondersi nel territorio circostante. Essi variano d’aspetto a seconda dell’ambiente che può essere umido, secco, soleggiato od ombroso. I prati stabili in futuro non potranno continuare ad esistere se, soprattutto in pianura, tutta la superficie delle nostre campagne viene occupata dalle colture. La Comunità Europea si è presa cura di salvaguardare i prati che corrispondono ad ambienti naturali di interesse comunitario cioè che corrispondono ad ecosistemi rari, ricchi di vita e con caratteristiche proprie (biodiversità e identità biologica): molti di questi ambienti prativi sono proprio i prati stabili. Per questi motivi la nostra regione ha deciso di creare una legge per proteggerli. Ed in effetti, in Friuli Venezia Giulia sono state raccolte molte informazioni sui prati stabili: con l’aiuto degli aerei 77 sono stati fotografati dall’alto su tutto il territorio della regione, individuandoli singolarmente e classificandoli in: prati asciutti, prati umidi, prati concimati e così via. La regione in questo modo, ha fin’ora garantito la conservazione di questi prati. Avevi mai pensato che un prato potesse nascondere un tesoro così prezioso? Corri fuori a giocare! oppure chiedi ad un adulto di portarti a fare una bella passeggiata all’aria aperta e guardati intorno: i prati stabili non sono delle semplici superfici di erba verde, ma si riconoscono perché in primavera ed in estate sono quelli più ricchi di fioriture ed insetti. riesci a individuarne qualcuno? 78 I “pezzettini” di prato stabile sono spostati ad uno ad uno Il prato stabile è così ricostruito….in un altro posto. Nulla della flora e della fauna è andato perduto! Substance in ELEMENTY © Dusan Swalens Il territorio e la vita I cicli naturali cosa puoi fare tu? La rete alimentare per non nuocere alla BIodIversItÀ Quando tI muovI In un amBIente naturale Informati sempre sulle specie protette di una determinata zona. Quando sei in un area naturale non raccogliere mai fiori, ma limitati ad osservarli, a descriverli, a fotografarli e a disegnarli, soprattutto se non li conosci e se non sai se appartengono a specie comuni, oppure rare ed in via di estinzione. Non uccidere mai insetti o piccole bestiole come lucertole, bisce o topolini, in particolare quelle che trovi in natura e che non conosci: se le ritieni pericolose è molto meglio se ti proteggi con l’abbigliamento adatto o se te ne stai alla larga, lasciandoli vivere in pace nel loro ambiente perché ora sai che ogni organismo è utile ed indispensabile per l’ecosistema in cui vive. Non inquinare con rifiuti come lattine o sacchetti di plastica gli ambienti naturali dove vivono le specie selvatiche, alcuni di questi rifiuti possono diventare trappole mortali per alcune bestiole. Se noti che un ambiente naturale particolarmente ricco di specie risulta minacciato od in reale pericolo, segnalalo sempre alla stazione delle Guardie forestali più vicina. per aIutare I pIccolI anImalI Quando seI per strada Se trovi un uccellino caduto dal nido non raccoglierlo perché probabilmente, nei dintorni, c’è sua madre che lo sta cercando e che se ne prenderà cura continuando ad alimentarlo con il suo becco. Se lo sposti la mamma non lo troverà più. Se invece trovi un uccello od un altro animale ferito segnalalo al comando di Guardie forestali a te più vicino: in alcune province esistono dei centri specializzati per la cura degli animali selvatici feriti! per FavorIre la BIodIversItÀ Quando seI a casa tua Se hai un giardino oppure anche soltanto un terrazzo, favorisci la presenza di specie selvatiche dicendo agli adulti di seminare erbe spontanee o di scegliere arbusti ed alberi tipici delle nostre zone, piuttosto che piante ornamentali provenienti da paesi lontani o da incroci praticati nei vivai. Dì loro di evitare, se possibile, l’uso di diserbanti od insetticidi dannosi per le specie selvatiche. Se hai spazio proponi ai tuoi genitori di realizzare insieme una pozza per la riproduzione degli anfibi, oppure di inserire sotto il tetto una “bat box” per i pipistrelli od ancora, sul ramo di un albero, una mangiatoia od una cassetta nido per gli uccelli. In questo modo favorirai la presenza delle specie selvatiche della zona come gli uccelli, gli insetti impollinatori utili, le rane, i rospi, i ricci e i pipistrelli ecc. In tal modo aiuterai la biodiversità anche nel tuo paese e nella tua città. Imparerai a conoscere molte specie selvatiche osservandone le abitudini e, se sei bravo, alcune di queste specie le potrai persino avvicinare facendogli prendere piano piano confidenza con la tua presenza. Vedrai che il tuo giardino e il tuo terrazzo si popoleranno di vita e verranno allietati dal volo di farfalle, dal piacevole ronzio delle api, dal canto di uccelli e grilli e, all’inizio dell’estate dalla graziosa presenza dei lumini delle lucciole al bordo dei cespugli. stefano Fabian 81 La legge fondamentale della sopravvivenza delle specie animali, Uomo compreso, è che ogni essere vive e cresce cibandosi di un altro, animale o vegetale. In Natura esistono gli erbivori e i vegetariani, che si nutrono soltanto di vegetali, i carnivori che si cibano esclusivamente di carne ed infine gli onnivori che mangiano un po’ di tutto. Questa legge fondamentale si esprime nella cosiddetta rete alimentare: ciascun individuo animale vive a spese di altri, ma nello stesso tempo diviene cibo per un altro nodo di questa rete. Non a caso gli studiosi hanno scelto la parola rete per esprimere questo concetto. L’alimentazione animale è costruita proprio come una sequenza di passaggi e se ne viene a mancare uno, il meccanismo s’interrompe con serie conseguenze negative per gli esseri viventi coinvolti così come avviene quando si rompe un nodo o si spezza il legame fra due nodi di una rete. Esistono più tipi di reti alimentari, a seconda del territorio ma tutte iniziano dalla stessa base: i vegetali. Questo ci fa immediatamente capire quanto le piante siano importanti per la vita sulla Terra! Il primo livello di ogni rete alimentare, sia che si tratti di un grande albero o di una microscopica alga, è sempre rappresentato da un organismo vegetale in grado di catturare l’energia luminosa e di trasformarla in cibo che altri organismi si mangeranno. E così il gatto mangia il passero, che ha inghiottito il bruco, che ha succhiato la linfa di una foglia. oppure il gatto mangia il topo, che si è appena mangiato una bacca, o ancora il gatto cattura la lucertola che ha mangiato un insetto che a sua volta si è cibato di un altro insetto (come fa la coccinella), oppure di una foglia (come fa la cavalletta). Il pesce più grande mangia il pesce più piccolo che ha già mangiato un altro pesciolino, che si ciba di plancton animale che a sua volta si ciba di quello vegetale consistente in piccolissime alghe. Ed ancora il leone caccia la gazzella che si ciba di foglie e le iene e gli avvoltoi ripuliscono ciò che ha abbandonato il leone, una volta sazio. Carnivori ed erbivori convivono in equilibrio nella rete alimentare dove ogni preda e predatore, cioè ogni specie, ha il suo posto e nulla va sprecato o inutilizzato. 82 Il ciclo dell’acqua Sulla Terra l’Acqua è presente in tutte le sue tre forme possibili: è solida nei ghiacci dei Poli, è liquida nei mari e nei fiumi ed è vapore nell’aria. Il nostro pianeta è l’unico nel sistema solare ad avere l’acqua presente in tutte queste forme. In natura esiste il cosiddetto ciclo dell’acqua, un percorso che essa compie passando attraverso le sue tre diverse forme che è utile per tutti gli esseri viventi. L’acqua dalla superficie del mare, dei laghi e dei fiumi e dal terreno dopo una pioggia, si trasforma in vapore, cioè in minuscole goccioline che salgono verso l’alto. Questo fenomeno si dice evaporazione. L’evaporazione in cielo forma una nuvola, che contiene così vapore acqueo e goccioline di acqua o cristalli di ghiaccio a seconda della temperatura, calda o fredda, o della stagione. Questo è il fenomeno della condensazione. succede così… Le nuvole sono spostate dal vento ed ad un certo punto del loro viaggio scaricano pioggia o neve. Queste sono le precipitazioni. Così l’acqua cade sul terreno, penetra in esso e corre sotto terra. Quando l’acqua corre nel sottosuolo forma le falde. L’acqua,dopo aver corso in profondità, ritorna in superficie sotto forma di sorgenti. Dalle sorgenti si formano ruscelli, torrenti, affluenti e fiumi. Infine l’acqua dei fiumi ritorna al mare attraverso le foci. 83 84 disegna Aiutandoti rileggendo le pagine precedenti e con i numeri segnati in rosso ricostruisci con tuoi disegni le fasi del ciclo dell’acqua Anche le piante rilasciano nell’aria vapore acqueo, attraverso gli stomi, piccole aperture che si trovano nella parte inferiore delle foglie, al riparo dalla polvere. Questo è il fenomeno della traspirazione. un esperImento Prendi un sacchetto di plastica e usalo per incappucciare una pianta in un vaso. Dopo un periodo di tempo ti accorgerai che la parte interna del sacchetto ha raccolto tante goccioline di vapore. ricordati di togliere il sacchetto sennò la mamma ti sgriderà! Allo stesso modo se entri in una serra dove sono accolte molte piante ti accorgi che l’aria all’interno è molto umida e i vetri possono essere appannati proprio perché le piante tutte insieme hanno realizzato la traspirazione. l’acqua… sulla terra l’oceano L’acqua salata dell’oceano occupa una vastissima superficie terrestre, tanto grande che la Terra è detta “Il pianeta blu” perché dallo spazio il suo colore più evidente è proprio il blu dell’acqua degli oceani che la ricoprono per più del 70% della superficie. Gli oceani maggiori sono tre: Pacifico, Atlantico, Indiano. Alcuni studiosi considerano un oceano anche il Mare Glaciale Artico e l’oceano Meridionale tutto intorno all’Antartide. Gli oceani sono importantissime riserve d’acqua con una funzione fondamentale nel ciclo dell’acqua sul Pianeta. Dagli oceani infatti l’acqua evapora e sale in cielo per poi ricadere a terra come precipitazione, pioggia o neve. Ancora, proprio gli oceani sono fondamentali per mantenere la temperatura sulla Terra a livelli ottimali per la vita. Essi, infatti, assorbono l’energia della nostra stella, il Sole, e la rilasciano lentamente. Ed è proprio nell’acqua degli oceani che è nata la vita, circa 3 miliardi e mezzo di anni fa. Abita gli ecosistemi oceanici il plancton vegetale (fitoplancton), minuscole alghe e batteri che sono i principali produttori di nuova biomassa vivente e di ossigeno delle acque marine e primo livello di tutte le reti alimentari del mare. Uno degli ambienti più preziosi degli oceani sono le barriere coralline dei mari tropicali, grandi muraglie formate dal deposito degli scheletri dei polipi dei coralli che vivono, sulle muraglie, riuniti in colonie di milioni di individui. L’Uomo ricava dagli oceani alimenti, con l’attività della pesca, energia e materie prime. Gli oceani contengono infatti nelle acque e depositate su fondali, grandi quantità di minerali, nonché il sale e sostanze combustibili come il petrolio al di sotto del fondale marino. Con il potenziamento delle reti di comunicazione recentemente si è sviluppata l’attività del turismo che permette di raggiungere bellissimi arcipelaghi come le isole della Polinesia, dei Carabi, delle Maldive, Mauritius e Seychelles. 85 86 Le acque degli oceani, lontane dalla costa sono di tutti e questa è la causa del loro sfruttamento inadeguato che può provocare la distruzione di questi preziosissimi ambienti naturali. Queste acque sono state usate come enormi discariche nelle quali può essere buttato di tutto. Da poco tempo si cerca di porre rimedio a questo gravissimo danno con leggi e regolamenti per il rilascio di rifiuti e con l’istituzione di riserve marine. nel territorio della regione Friuli venezia giulia Il mare Si individua come mare una porzione di oceano. I mari costieri sono quelli che circondano tutti i continenti. La linea di confine tra acqua e terra è detta costa. L’acqua del mare si muove: con le onde, generate dal vento, con le maree, causate da Luna e Sole, con le correnti marine, causate dalla diversa temperatura degli strati di acqua più o meno profonda. Una curiosità: anche sulla Luna ci sono i mari. I cosiddetti mari della Luna sono in realtà estese pianure che appaiono scure perché composte da basalto, una roccia di colore quasi nero. Il lago E’ una grande quantità di acqua solitamente dolce che si trova nelle depressioni o nelle valli terrestri. I laghi sono alimentati dai fiumi, da sorgenti, o ancora dalle piogge. Il fiume che entra in un lago è detto immissario, quando esce invece è detto emissario. Il fiume E’ un corso d’acqua dove l’acqua è sempre presente. L’acqua del fiume scorre in superficie, ma a volte il fiume può avere un corso sotterraneo. Il fiume è alimentato dalle piogge, dallo scioglimento delle nevi o dei ghiacciai, da acqua presente nel sottosuolo, nella falda. Il fiume ha la sorgente, dove l’acqua sgorga dal terreno, il letto, il terreno sul quale scorre l’acqua e la foce, il punto dove il fiume immette la propria acqua nel mare. La foce di un fiume può essere semplice, con un solo ramo a forma a imbuto (estuario) o a più rami (delta). Il torrente La differenza tra un fiume e il torrente è che quest’ultimo è un corso d’acqua non costante nel tempo. Il torrente è poco alimentato dai nevai e non con la regolarità del fiume. Sono magari violente piogge a portare acqua al torrente che solitamente ha un corso ripido e tortuoso. Alcuni dei fiumi e torrenti che scorrono nel territorio sono il Livenza, il Cellina, il Meduna, il Tagliamento, il Natisone, il Torre, l’Isonzo, conosciuto anche come “la bellezza di smeraldo” per il colore verde acceso delle sue acque, e il Timavo. Il Tagliamento è il più importante fiume della regione. Esso è lungo circa 170 chilometri. Nasce immediatamente sotto il Passo della Mauria, attraversa la Carnia, parte settentrionale della provincia di Udine e poi costituisce il confine tra la provincia di Udine e quella di Pordenone e poi con la provincia di Venezia. Sfocia nel Golfo di Venezia tra Lignano Sabbiadoro e Bibione. Il lago di Cavazzo, detto anche il lago dei Tre Comuni è il più grande lago del Friuli Venezia Giulia, il suo perimetro, infatti è di circa 6.500 metri. L’ambiente naturale del lago è abitato da numerose specie animali e vegetali. Nuotano nell’acqua tante specie di pesci come ad esempio i cavedani, i persici, gli spinarelli ed ancora le tinche, le trote. Nel canneto della riva vivono numerose specie di uccelli come il germano reale, le gallinelle d’acqua ed i martin pescatori e trovano rifugio periodicamente gli uccelli migratori. Gli altri laghi sono quelli di Fusine e del Predìl. 87 88 scrivi scheda di verifica Completa la frase collocando al posto giusto i seguenti nomi so che… I due elementi principali in cui vivono gli esseri viventi sono di Cavazzo o dei Tre Comuni Mare Mediterraneo Mare Adriatico Isonzo Tagliamento penisola La Terra è verde smeraldo sud acqua La terra invece è soltanto da un lato La costa della regione Friuli Venezia Giulia è bagnata dal a . Il fa parte del nel quale si estende l’Italia che è una L’ecologia è la scienza che studia . La penisola è una vasta porzione di terre circondate da e collegate alla terra ferma . Il lago più grande che si trova nella regione Friuli Venezia Giulia è chiamato . Il fiume più lungo che attraversa la regione è il Il fiume Animali e piante vivono sulla Terra sparsi qua e là a caso . è conosciuto anche per il colore caratteristico della sua acqua . Vero Falso Gli ecosistemi sono 89 90 sono due ambienti naturali tipici della regione in cui vivo Se vedo un incendio, faccio molta attenzione e segnalo il pericolo così Descrivi i comportamenti corretti nel caso una persona si trovi nella pericolosa situazione di un incendio in un bosco 91 Water in ELEMENTY © Dusan Swalens l’acqua e la vita E ANCorA,CoSA SUCCEDE? QUI SI è VErIFICATo UN DISASTro ECoLoGICo, Là SI SCoPPIA DAL CALDo, LAGGIù FA FrEDDISSIMo…..QUASAr, rAGAZZI …CorrETE! C’è BISoGNo DI VoI! Il secondo guaio di tarok… Liquida, trasparente, senza odore né sapore. Non c’è vita senza l’acqua. Sempre in movimento cambia continuamente di posto, nell’aria dal cielo e sulla terra, nei corsi d’acqua, nei laghi e nei mari, nelle falde sotterranee e negli esseri viventi, sulla superficie di una foglia e sulle mani di un bambino. cosa puoi fare tu? Ad esempio quando aiuti la mamma a lavare i piatti, non sprecare troppa acqua, usa poco detersivo e se possibile usa detersivo ad alta biodegradabilità! Questa sera scegli di fare una doccia, il tuo fumetto preferito puoi leggerlo seduto sulla poltrona e non in vasca da bagno! Una doccia fa risparmiare una grande quantità d’acqua: per riempire la vasca servono 250 litri di acqua, mentre per una doccia di 5 minuti consumerai dai 30 ai 50 litri. 93 94 l’atmosfera l’atmosFera svolge un ruolo Fondamentale per la vIta sul pIaneta Anche l’aria che ci circonda fa parte del nostro ambiente. Attraverso l’atmosfera gli esseri viventi possono respirare e le piante possono nutrirsi. Più precisamente l’aria che respiriamo è composta da tre gas importanti. L’azoto, rappresenta quasi l’80% dell’aria ma non esercita un ruolo primario nei viventi, l’ossigeno, che è fondamentale per la respirazione degli animali e l’anidride carbonica necessaria per la fotosintesi clorofilliana delle piante. l Più precisamente gli scienziati individuano l’atmosfera come un involucro che avvolge la Terra in modo simile alla buccia che ricopre una mela. Essa è un insieme di gas, alta diverse decine di chilometri, ed è composta da più strati. Lo strato che contiene l’aria che noi respiriamo è spesso solo qualche chilometro ed è composto principalmente da: L’ozonosfera, che si trova a circa 30 o 40 chilometri di altitudine, ci protegge dai raggi solari (precisamente i raggi UltraVioletti detti UV) che altrimenti danneggerebbero soprattutto la pelle e gli occhi dei mammiferi. l Azoto (N2): 78,08% ossigeno (o2): 20,95% Argon (Ar): 0,93% Vapore acqueo (h2o): 0,33% varia da 0 al 5-6 % Anidride carbonica (Co2): 0,032% *fonte ARPA Quando senti parlare di buco dell’ozono, vuol dire che c’è una certa preoccupazione da parte gli studiosi che questo sottile strato di protezione venga alterato dalle attività umane, provocando una serie di danni, infatti, neanche la miglior crema protettiva riuscirebbe a proteggerci dai raggi del sole senza questo filtro naturale. I raggi del sole sono fondamentali per la vita del pianeta perché forniscono energia e calore per le piante, fanno evaporare l’acqua mettendo in movimento le masse d’aria che creano la circolazione dei venti e, inoltre, sono molto utili all’uomo che può produrre energia elettrica (con i pannelli fotovoltaici) o acqua calda (con i pannelli solari) senza inquinare. L’atmosfera trattiene il calore sulla superficie della Terra. Questa caratteristica viene definita effetto serra. L’atmosfera, come abbiamo visto, contiene diversi gas, tra i quali l‘anidride carbonica e il vapore acqueo, che trattengono il calore dei raggi solari evitando che si disperda con troppa facilità. La temperatura media sulla superficie della Terra è intorno ai 14 gradi centigradi, senza l’effetto serra la temperatura sarebbe di circa 18 gradi sotto zero e la vita non si sarebbe sviluppata nel modo in cui oggi la conosciamo. Quindi l’effetto serra è un fattore positivo per la vita del pianeta. Ma se nell’atmosfera aumenta la quantità di anidride carbonica, di umidità o di altri gas a cosiddetto “effetto serra”, aumenta anche la temperatura media del pianeta, creando una serie di problemi quali lo scioglimento dei ghiacci, l’aumento del volume dell’acqua dei mari e il cambiamento del clima a cui le specie terrestri si sono adattate nel corso di una lunga evoluzione. l L’atmosfera rende possibile il ciclo dell’acqua. ricordi? La troposfera, come riportato nel disegno, è la parte di atmosfera più bassa dove si verificano i fenomeni atmosferici e quindi anche i processi di precipitazione, evaporazione e formazione di ghiaccio. l Negli strati superiori l’ossigeno, gas indispensabile alla vita di animali e piante, diminuisce fino a scomparire. Per questo motivo, quando si va in alta montagna, è consigliato un periodo di adattamento, in modo da abituare il corpo a respirare a basse quantità di ossigeno. 95 96 Air in ELEMENTY © Dusan Swalens l’aria e la vita cos’è l’inquinamento? L’inquinamento è la trasformazione dell’equilibrio naturale di un ambiente, che mette in pericolo la salute degli esseri che ci vivono. cosa puoi fare tu? Anche l’aria è indispensabile per la vita. Per questo dovremmo cercare il più possibile di non inquinarla, per esempio: evitando di bruciare composti plastici o carte plastificate piantando alberi dove è possibile andando a piedi, utilizzando la bicicletta o i mezzi pubblici Generalmente l’inquinamento è provocato dall’immissione di sostanze tossiche in un ambiente naturale, dove esse risultano pericolose poiché interferiscono in maniera dannosa o distruttiva sui meccanismi naturali di vita. Se dopo aver dipinto il cancello di casa getti la vernice rimasta in un ruscello, lo inquini rischiando di uccidere gli animali, le piante e altri esseri acquatici; alcuni di essi sono talmente piccoli che non li vedi a occhio nudo, ma sono molto importanti per la vita di quel ruscello. Se butti la vernice in un angolo del giardino inquini il terreno e rischi di uccidere gli animali e le piante che vivono lì. Bruciando rifiuti di plastica o di gomma, produrremo un inquinamento dell’aria, perché si immettono fumi tossici che, anche noi, respireremo. lo sai? costruendo case ben isolate e dotate di sistemi per immagazzinare Che anche gettando sostanze apparentemente non dannose come latte o sale nell’acqua di uno stagno comprometti l’equilibrio naturale di questo ecosistema e quindi lo inquini? l’energia del SoLE esistono vari tipi di inquinamento, questi alcuni esempi: dell’aria detto atmosferico, dell’acqua che si dice idrico, acustico, quando è prodotto da sorgenti acustiche, e quindi c’è troppo rumore, luminoso, provocato dalle luci delle città che non permettono più di vedere il cielo stellato di notte, termico, causato da un aumento della temperatura, elettromagnetico, dovuto alle antenne che trasmettono segnali radiotelevisivi o per i cellulari, radioattivo, dovuto al radon, un gas naturale che proviene dal sottosuolo, o quando si verifica un incidente ad una centrale nucleare. A volte può succedere che un ambiente si trasformi per cause naturali e che gli esseri viventi che lo abitano possano venire danneggiati. Ad esempio l’eruzione di un vulcano libera nell’aria grandi quantità di ceneri rendendo l’aria irrespirabile. Viceversa, quando si parla di inquinamento, si fa riferimento alle attività dell’Uomo e alle sue conseguenze sulla salute delle persone e sull’ambiente. Facciamo un esempio: Una volta si usava mettere il piombo nella benzina dei veicoli a motore per migliorare la combustione. Questo metallo è molto pericoloso per gli organismi viventi. Esso veniva emesso dai tubi di scappamento delle auto, veniva respirato, si depositava lungo le strade, la pioggia lavava la strada mettendo il piombo in circolo, provocando un inquinamento delle acque, del suolo, etc. l 99 100 Quando, ad esempio, una mucca brucava l’erba di un terreno inquinato da piombo, questo elemento finiva nel suo latte, e così, risalendo la catena dell’alimentazione, il latte che veniva bevuto conteneva una certa quantità di piombo! la ricerca numero … scrivi oggi per fortuna non si usa più questo elemento nella benzina, anche se ne vengono usati altri che hanno anch’essi una certa tossicità. ricerca sul vocabolario il significato della parola inquinamento cosa puoi fare tu? Contro l’inquinamento puoi dare un contributo con le tue scelte personali, come ad esempio usare di più i mezzi pubblici, o chiedere ai tuoi genitori se puoi andare a piedi o in bicicletta. Non fare il pigrone o la pigrona e, mi raccomando, se vai in bici usa il casco! Fai qualche esempio di situazioni di inquinamento un altro consiglio Scegli di mangiare alimenti di stagione prodotti nella zona dove vivi: trasportare da luoghi lontani, con gli aerei o i camion, fragole, pomodori o frutta esotica a Natale contribuisce ad aumentare l’inquinamento. Tra le principali cause d’inquinamento dell’aria c’è quella provocata dagli aerei che spesso raggiungono i 9 km di altezza usando una grande quantità di combustibile, inoltre le auto che sfrecciando in autostrada o ferme ai semafori con i motori accesi emettono continuamente gas e polveri, così come sono inquinanti i gas prodotti dalle bombolette spray, dagli impianti di riscaldamento o dalle stufe a legna, nonché dalle aziende o dalle fabbriche. Le grandi città come ad esempio Tokyo, Londra, Parigi, ma anche l'intera Pianura Padana, che è come una valle con poca circolazione dell'aria, sono soggette a forte inquinamento. Nelle nostre città, specie se non piove da molti giorni (la pioggia “lava” l’aria pulendola dalle polveri), accade che il traffico venga bloccato per prevenire gravi danni alla salute dell'uomo poiché la quantità di polveri sottili è troppo alta. Un altro grave problema è quello delle piogge acide: la combustione di carbone, legna, benzina e gasolio, produce una sostanza (l'anidride solforica) che rende acida l’acqua della pioggia. Così la pioggia invece di irrigare il terreno può addirittura danneggiare alberi e intere foreste. Ne conosci una direttamente? Descrivila brevemente e poi disegnala. Pensaci un po’: ti è capitato di passeggiare in un bosco e vedere abbandonati dei rifiuti? oppure ti è mai passato vicino un motorino che faceva un rumore fortissimo? Ancora: facendo il bagno in mare hai mai visto galleggiare bottiglie di plastica? racconta di seguito una tua esperienza! cosa puoi fare tu? Mettere un maglioncino in più in casa d’inverno e chiedere ai tuoi genitori di abbassare la temperatura del riscaldamento in casa. 18 gradi centigradi sono la temperatura giusta anche per il tuo benessere! Questo aiuterà certamente a ridurre l’inquinamento. Anche l’acqua, un bene indispensabile per la vita, può essere inquinata: scarichi delle fogne e delle fabbriche, fertilizzanti usati in agricoltura, maree nere dovute ad incidenti delle navi o dei pozzi petroliferi, i motori delle barche, la plastica e i detersivi, etc. rischiano di compromettere questo bene prezioso. l L’inquinamento danneggia anche i monumenti e i manufatti in pietra trasformando il calcare in gesso, sgretolandoli rapidamente: un grave danno al nostro patrimonio culturale! l 101 102 le minacce all’ambiente e lo sviluppo sostenibile L’inquinamento è un danno per l’ambiente naturale. Si può inquinare in diversi modi: l immettendo nell’ambiente sostanze chimiche nocive l scaricando nei mari e nei fiumi gli scarti industriali e dell’attività domestica (es. detersivi) l utilizzando troppi fertilizzanti, anticrittogamici, insetticidi e diserbanti nell’attività agricola l abbandonando rifiuti l lavando le stive delle petroliere in mare Le attività dell'uomo sono molteplici e usano l’ambiente per scaricare i rifiuti prodotti. L’ambiente naturale, spesso, non ha sufficiente tempo per degradare le sostanze nocive prodotte, trasformandole in elementi innocui. Talvolta queste sostanze sono estranee ai cicli naturali (pensa alla plastica!) e l’ambiente naturale viene danneggiato, non potendole trasformare nuovamente. Per tutte le attività l'uomo estrae dal sottosuolo minerali o fonti energetiche fossili (carbone, petrolio e gas naturale), che il pianeta ha impiegato milioni di anni per crearle. Se continuiamo a produrre beni ed energia con i sistemi attuali, rischiamo di consumare velocemente tutte le risorse che abbiamo a disposizione, lasciando alle future generazioni un pianeta impoverito e “senza scorte”. è importante ripensare il modo di costruire le case, di produrre beni e alimenti, di trasportare merci e persone a lunga distanza, per dare tempo alla terra, all'aria e all'acqua di depurarsi e di produrre nuove risorse. è giunto il momento di pensare a modi sostenibili, ovvero maggiormente in equilibrio con i cicli naturali, di produzione e di consumo. Prestando attenzione alle nostre azioni quotidiane, possiamo risparmiare energia e materie prime che potranno servire anche ai nostri figli, e possiamo impegnarci a produrre energia e materiali da fonti rinnovabili, cioè da fonti che si rinnovano costantemente come l'energia solare, eolica, idroelettrica, l'energia del sottosuolo (geotermica), del mare e delle piante. ricordate, infine, che l’inquinamento atmosferico provoca seri danni alla salute umana, come ad esempio, alcuni disturbi alla circolazione del sangue e alle vie respiratorie, ma l'inquinamento può creare anche problemi digestivi e ad altri apparati del nostro corpo che si possono ammalare quando si modifica la naturale composizione dell'aria, dell'acqua e del cibo di cui ci nutriamo quotidianamente. 103 combattere l’inquinamento e gestire i nostri rifiuti La produzione dei rifiuti e la loro distruzione rappresentano problemi di difficile soluzione. ogni persona in Italia produce circa un chilo e mezzo di rifiuti al giorno. Pensando a tutta la popolazione italiana il risultato è impressionante: ogni anno si producono oltre 32 milioni di tonnellate di rifiuti urbani! A questa enorme montagna di rifiuti va aggiunta la parte (i così detti rifiuti speciali) che viene prodotta dall’industria e dalle attività agricole e alimentari, circa altri centoquaranta milioni di tonnellate di rifiuti all’anno. Una montagna altissima, grande come un campo da calcio alto circa 18 km! I rifiuti prodotti in casa, se non vengono separati adeguatamente, generalmente sono raccolti ogni giorno dagli operatori ecologici. E poi cosa succede? Una parte viene bruciata in appositi impianti, gli inceneritori e termovalorizzatori, ed è così possibile produrre anche un po' di calore. I residui non bruciati come i metalli vengono recuperati, per essere “rimessi in ciclo” così da creare nuovi prodotti metallici. I rifiuti che invece non vengono bruciati sono portati nelle discariche. La discarica, un enorme deposito di rifiuti, non abbellisce certamente il paesaggio, e deve essere costruita seguendo regole ben precise. Una discarica deve avere diversi strati impermeabili per non inquinare il terreno sottostante e l’acqua che scorre nel sottosuolo. Con una discarica i rifiuti rimangono per sempre sottoterra e devono essere effettuati controlli periodici per molti anni, in quanto si accumula sul fondo una grande quantità di acqua inquinata che deve essere costantemente eliminata. Inoltre viene prodotto un certo quantitativo di metano, uno dei gas che causa l’aumento dell’effetto serra (che ha quale conseguenza l’innalzamento della temperatura del Pianeta), a causa della decomposizione della cosi detta frazione organica (come ad esempio le bucce di frutta e gli scarti degli ortaggi). cosa contIene la pattumIera dI casa tua? Attenzione! Per saperlo non è il caso che tu la svuoti sul pavimento della cucina o in giardino, la mamma senz’altro avrebbe qualcosa da ridire! Pensiamoci un po’ su. ogni giorno gettiamo tante cose: rifiuti organici e residui degli alimenti, l carta e cartone, l materie plastiche, l l vetro, l metalli, l penne o pennarelli esauriti, polveri ed altro l aggiungi tu altre voci... cosa puoi fare tu? Cosa può fare ognuno di noi per far diventare più piccola quella enorme montagna di rifiuti che occupa e inquina la Terra? Tutti possiamo dare il nostro contributo e insieme realizzare importanti risultati per il nostro bene e per chi verrà dopo di noi. 104 le risorse della raccolta differenziata DoVE SI NASCoNDE TArok? Tanti rifiuti contenuti nella pattumiera possono essere riciclati: la carta, il vetro, alcune plastiche, i metalli, gli avanzi di alimenti che possono diventare fertilizzante naturale per il terreno. Pensate, un bel vantaggio riciclare cose vecchie per farne di nuove, senza bisogno di eliminarle! Per usare di nuovo questi materiali è importante che siano raccolti separatamente uno dall’altro. è utile avere in casa diversi contenitori: quello per la carta e per i cartoni, quello dei metalli (ad esempio per l’allumino delle lattine), quello per il vetro, il raccoglitore dell’umido per i rifiuti organici, etc. Così separati possono essere facilmente riciclati. I giochi elettrici ed elettronici, le pile, le vernici e i solventi, le tempere e i colori acrilici usati per i tuoi lavoretti, o ancora i medicinali scaduti, sono rifiuti poco ingombranti, ma, attenzione! Sono molto tossici, e pericolosi, e vanno gettati negli appositi contenitori che puoi trovare in precise zone della città. Informati dove si trovano, guardati in giro per sapere dove sono e, mi raccomando, utilizzali! I materiali recuperati, con quella che si chiama raccolta differenziata, ovvero il metodo di raccolta separata dei rifiuti, possono essere riutilizzati così: il vetro viene separato per colore, fuso e usato un'altra volta per fabbricare nuovi oggetti di vetro! la carta prima di essere usata nuovamente viene pulita dall’inchiostro, poi si lavora per ricavare una pasta che è riutilizzata per produrre nuova carta. hai letto qualche volta su un foglio, un libro, un giornale, sulla carta da imballaggio la parola CArTA rICICLATA? Vuol dire che è carta prodotta da altra carta, senza che siano stati abbattuti alberi. La carta viene realizzata a partire dalla cellulosa che è una sostanza naturale che si ricava dalle piante. Quando percorri un’autostrada puoi vedere tante piante di pioppo piantate una accanto all’altra. Sono le piante che servono per produrre carta. Cosa pensi? Meglio riutilizzare la carta vecchia piuttosto che abbattere un albero, vero? La plastica può servire per costruire materiali industriali come tubi, oppure oggetti come la panchina del parco dove vai a giocare, o, pensa un po’, maglie e pellicce ecologiche. I metalli sono utilizzati dall’industria. Una volta fusi sono impiegati per produrre lamiere e oggetti metallici di ogni tipo. L'umido viene trasportato in grandi impianti che lo arieggiano costantemente fino a trasformarlo in pochi mesi in un terriccio ricco di elementi nutritivi per le piante. con la fantasia… raccogli diversi materiali usati che non servono più, come scatole, barattoli, carta e cartoni o altre cose, usando la tua fantasia costruisci un castello, una macchina…. Insomma, quello che ti viene in mente! Pensa che alcuni famosi scultori e pittori utilizzano per le loro opere solo materiali riciclati. Anche tu contribuirai ad una nuova forma d’arte senza inquinare! 105 106 Il rumore scheda di verifica Tra le cause che negli ultimi anni hanno peggiorato la qualità della vita, soprattutto in città, c’é il rumore. so che… Per rumore intendiamo suoni non desiderati, vibrazioni che si propagano nell’aria e che sono rilevate o valutate dal nostro udito come "sensazione sgradevole e fastidiosa". Il rumore viene misurato con un particolare strumento, detto fonometro, che calcola il numero di variazioni di pressione atmosferica che si genera ogni secondo. Tali vibrazioni sono misurate in hertz (hz), si può così distinguere un suono grave (pochi hz – a bassa frequenza) da uno acuto (molti hz – ad alta frequenza). Lo strumento permette anche di misurare l’intensità del suono percepita nel punto di misura, questa viene misurata in deciBel (dB). Tale unità di misura serve per poter confrontare ed effettuare operazioni matematiche tra misurazioni di suoni molto diversi tra loro come, ad esempio, il canto del grillo o il decollo di un aereo. L’orecchio umano percepisce i suoni compresi tra i 16 e i 16.000 hz e con una intensità sonora tra 1 e 130 dB. L’Atmosfera è Esempio Senza l’effetto serra sulla Terra farebbe molto molto caldo Livello (dB) decollo aereo a reazione 140 martello pneumatico 130 sirena velivolo ad elica 120 concerto rock/discoteca 110 motocicletta 100 camion in accelerazione 90 traffico intenso 80 strada rumorosa 70 conversazione normale 60 ambiente domestico/zona residenziale notturna 50 conversazione a bassa voce 40 bisbiglio 30 ticchettio di un orologio 20 fruscio delle foglie 10 soglia dell'udibile 0 Un rumore può essere definito di tipo: continuo o discontinuo, stazionario o fluttuante, costante o casuale, impulsivo. In genere, il rumore, specialmente in ambito urbano, è un fenomeno complesso poiché proviene da diverse sorgenti (strade, ferrovie, aeroporti, porti, industrie e laboratori artigianali, bar e discoteche, etc.). Lo studio delle sorgenti ci può aiutare a comprendere il fenomeno e a trovare una soluzione che possa servire a migliorare la situazione ambientale, intervenendo: 1 direttamente sulla sorgente (riducendo l’emissione alla fonte) 2 sulla propagazione del rumore (allontanando le aree da proteggere dalle fonti) 3 proteggendo gli edifici esposti (barriere antirumore) 109 Vero Falso Inquinare vuol dire Posso anch’io comportarmi i modo di contribuire a non inquinare l’Ambiente. Posso fare ad esempio così: 110 SUL Loro CAMMINo QUASAr, ChIArA E MArCo INCoNTrANo… E IL rACCoNTo CoNTINUA…. un racconto Interessante… un po’ di storia e… l’ambiente culturale Un altro incontro per i tre: Carla è un’amica di Chiara, Marco e Quasar. Conosce le malefatte del terribile Tarok ed è molto preoccupata della presenza del cattivo alieno in Friuli Venezia Giulia. Carla è una studentessa dell’Università di Udine, presso la Facoltà di Conservazione dei beni culturali e studia il patrimonio artistico della regione e come conservarlo…ecco perché chiede ai nostri tre amici di fermare Tarok che invece si diverte a distruggere tutto quello che incontra! Chiara, Marco e Quasar si fermano un poco di tempo a parlare con Carla, che sta leggendo un libro per prepararsi al suo prossimo esame e racconterà tante cose interessanti ai tre amici… unIversIta’ deglI studI dI udIne L’Università di Udine è stata fondata nell’anno 1978. Dopo il terremoto del 1976 centoventicinquemila persone chiesero l’istituzione dell’Università, utile nell’ambito della ricostruzione. L’università ha sede nella città di Udine ed ha sedi anche a Pordenone e Gorizia. Si può studiare: Agraria, Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, Lettere e Filosofia, Lingue e Letterature Straniere, Medicina Veterinaria, Medicina e Chirurgia, Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, Scienze della Formazione. 111 trIeste è la cIttÀ capoluogo dI regIone e dI provIncIa. Secondo la leggenda nel golfo di Trieste approdò Giasone, l’eroe greco che con la sua nave Argo e l’equipaggio, gli Argonauti, compì un lungo viaggio alla ricerca del vello d’oro, la pelle dell’ariete dorato. In realtà sembra che i primi villaggi, origine della città, siano stati costruiti sul colle di San Giusto in tempi molto più antichi, durante la cosiddetta età del bronzo. Fra il I e il II secolo dopo Cristo Tergeste, così come Trieste si chiamava in latino, faceva parte dell’Impero romano. Con la caduta dell’Impero romano, fu prima sotto il controllo dei barbari Goti e Longobardi, poi dei Bizantini. Molto tempo dopo, quando nel 1700 fece parte dell’Impero asburgico, Trieste s’ingrandì ben oltre le mura romane, per diventare il principale porto del madre Adriatico, una città importante sia per l’economia che per la cultura. aQuIleIa Anche Aquileia è una città antica: fu fondata dai romani nel 181 avanti Cristo come base militare di difesa contro i Barbari. In seguito s’ingrandì diventando un importante centro politico e commerciale. Celebre soprattutto per le mura e il porto, era per importanza la nona città di tutto l’Impero romano e la quarta del territorio italiano. Quando iniziò la diffusione del Cristianesimo, Aquileia ebbe un ruolo di grande significato: secondo la tradizione fu direttamente l’apostolo Marco a predicare il Vangelo in questi luoghi, dove si distinguono in particolare i martiri Ermacora e Fortunato, ora santi protettori della regione Friuli Venezia Giulia. La ricca storia di questa città narra anche del periodo delle invasioni dei Barbari e del feroce Attila, capo degli Unni che nel 452 la distrusse. La tradizione racconta che l’esercito degli Unni assediava da lungo tempo Aquileia perché Attila voleva distruggerla, ma gli abitanti resistevano, protetti da alte mura. 112 Un giorno, quando Attila stava per ordinare al suo esercito di andarsene, guardò il cielo e vide volare lontano delle cicogne con i piccoli. Questo gli fece capire che ormai gli abitanti della città non avevano più cibo per sfamarsi. Attila allora decise di trattenere l’esercito ancora fuori dalle mura di Aquileia e riuscì a conquistare la città che ormai veramente non aveva più possibilità di resistere e la distrusse incendiandola. E il racconto prosegue così. Alcuni abitanti di Aquileia fuggirono nell’isola di Grado per non morire nell'incendio. La leggenda narra che prima di abbandonare Aquileia fecero scavare ai loro schiavi un profondo pozzo dove nascosero tutti i loro preziosi. Perché non fosse rivelato il luogo dove era nascosto il tesoro, gli schiavi furono annegati e così nessuno seppe più ritrovare il pozzo d'oro. Aquileia, le Dolomiti friulane e da quest’anno anche la città di Cividale del Friuli e la località di Palù di Livenza sono siti riconosciuti dall’ UNESCo. cosa sIgnIFIca? UNESCo è una delle istituzioni specializzate del sistema dell'organizzazione delle Nazioni Unite (oNU). Nasce a Parigi nel 1946 e tra le sue missioni ci sono l’identificazione, la protezione, la tutela e la trasmissione alle generazioni future dei patrimoni culturali e naturali di tutto il mondo. UNESCo identifica e mantiene la lista di quei siti che rappresentano particolarità di eccezionale importanza, dal punto di vista culturale o naturale e per questo sono meritevoli di massima attenzione. Essere un luogo riconosciuto dall’UNESCo vuol dire entrare a far parte del patrimonio culturale e naturale dell’Umanità: i siti del Patrimonio Mondiale appartengono a tutte le popolazioni del mondo, al di là dei territori e confini. grado Detta anche Isola d’oro, Grado si trova in un’ampia laguna. La storia di Grado è fortemente legata a quella di Aquileia. In particolare il territorio di Grado fu rifugio per gli abitanti di Aquileia durante l’incursione degli Unni di Attila nel 452 e dei Longobardi nel 568. In seguito all’occupazione longobarda, Grado fu sede del Patriarca e per lungo tempo entrò in contrasto con Aquileia. In età moderna Grado inizia nuova vita con l’apertura sul finire del 1800 dei primi stabilimenti balneari. Solo nel 1936 viene costruito il ponte che collega Grado alla terra ferma. Nella laguna si contano trenta isole circa. oltre a Grado, 113 sono stabilmente abitate l’isola della Schiusa e l’isola di Barbana. Grado e l’isola della Schiusa sono unite alla terra ferma da un ponte, mentre Barbana è raggiungibile solo in barca o in motonave. Su questa isola è stato costruito nell’anno 582 il santuario della Madonna di Barbana. Si racconta che un giorno una fortissima mareggiata minacciò di distruggere Grado. Miracolosamente il paese si salvò dalla violenza del mare e il Patriarca del tempo, Elia, per ringraziare Dio di aver protetto i Gradesi fece erigere una chiesa nel luogo esatto dove fu ritrovata un'immagine della Madonna trasportata dalle acque. palmanova Anticamente denominata Palmada, Palmanova nasce come città fortezza nell’anno 1593, eretta dai Veneziani che occupavano in quel periodo il territorio per difendersi dai nemici Turchi e Austriaci. Insieme alla finalità militare con la progettazione di Palmanova i Veneziani perseguivano però anche obiettivi di tipo estetico, proponendosi la realizzazione della città perfetta. I celebri architetti coinvolti nella sua realizzazione disegnarono una città raccolta entro una cinta muraria a forma di stella a 9 punte. Per tale caratteristica Palmanova viene chiamata città stellata. Centro della città è la Piazza Grande, a sua volta particolare per la forma esagonale, sulla quale si affaccia il Duomo e il Palazzo dei Provveditori. gorIzIa Capoluogo di provincia, Gorizia è città bagnata dal fiume Isonzo. Sua principale testimonianza storica è il castello medievale dei Conti di Gorizia, costruito a partire dal IX secolo. Il Castello di Gorizia è suggestivo esempio di dimora di principi. In esso si possono visitare ad esempio la sala da pranzo, la cucina - entrambe arredate con mobili e stoviglie d’epoca - e la sala dei Cavalieri con una ricca collezione d’armi. 114 vIlla manIn dI passarIano Villa Manin è importante dimora costruita per volere della famiglia Manin nel 1500. Il suo aspetto attuale si deve tuttavia alle trasformazioni realizzate all’inizio del 1700 secondo i progetti dell’architetto Domenico rossi. La storia di questa villa racconta di persone illustri e fatti importanti. Nel corso del '700 qui abitò Ludovico Manin, ultimo doge di Venezia, massima autorità dell’antica repubblica veneta. Ma nel 1797 passò anche Napoleone Bonaparte che, accompagnato dalla moglie Giuseppina, soggiornò a Villa Manin quando venne a firmare con l’Austria il Trattato di Campoformido, momento di grande importanza storica che pose fine alla storia della repubblica di Venezia. udIne Capoluogo di provincia, Udine è anche nota come capitale del Friuli. Secondo una leggenda, il colle che si trova al centro della città sarebbe stato costruito da Attila. La tradizione vuole che Attila, dopo aver incendiato Aquileia, abbia ordinato ai suoi soldati di costruire un’altura riempiendo ciascuno il proprio elmo di terra. I soldati erano così numerosi che in breve tempo formarono una vera e propria collina. Attila salì in cima e dall’alto osservò soddisfatto il fumo proveniente dall’incendio di Aquileia che, vinta dopo il lungo assedio, ancora bruciava. In cima alla collina si trova il castello, grande palazzo costruito nel 1500 che, dopo un grave terremoto, sostituì il castello medievale. cIvIdale La storia di questa cittadina parla di un altro grande condottiero. Fu Giulio Cesare, infatti, a fondare tra il 56 e 50 avanti Cristo il municipio di Forum Iulii, antico nome di Cividale dal quale fu denominata tutta la regione del Friuli. Nell’antichità Cividale fu un centro commerciale molto importante. Cividale è ricca di antichi monumenti, primi fra tutti il Tempietto longobardo e il misterioso Ipogeo celtico scavato nel sottosuolo. Pensa che a Cividale potrai vedere ancora una casa medievale costruita nel 1300! Una celebre leggenda racconta la costruzione del ponte che al centro della città attraversa il Natisone. Il letto del fiume è molto profondo e le acque scorrono spesso impetuose, i Cividalesi avevano grande difficoltà a realizzare il ponte che però era necessario per unire le due parti della città. 115 Fu chiesto aiuto al diavolo che accettò, pretendendo però in cambio la prima anima che avesse attraversato il nuovo ponte. Il diavolo costruì velocemente il ponte, aiutato addirittura da sua madre che portò il grande masso al centro del fiume su cui poggiano i due archi. Tuttavia, nessun abitante attraversò per primo il ponte: i furbi Cividalesi fecero attraversare il ponte per primo ad un povero cane (secondo altre versioni della leggenda, un gatto). Perciò il diavolo, beffato, si dovette accontentare della sua anima. Si dice che da qualche parte, sul ponte detto Ponte del Diavolo, si possa ancora vedere l’impronta del diavolo… chissà! gemona Questa cittadina si trova ai piedi delle Prealpi ed ha anch’essa origini antiche. Gemona viene citata per la prima volta da Paolo Diacono, monaco longobardo - storico, poeta e scrittore - nato a Cividale nel 720. Nella suo libro più famoso, “Storia dei Longobardi”, Paolo Diacono scrive infatti che già nel 611 Gemona era un castello inespugnabile. In età moderna la storia di Gemona è collegata al terremoto del 1976, che il 6 maggio ha colpito il Friuli e che a Gemona ha avuto suo epicentro. Gemona fu in gran parte distrutta ed ebbe quasi quattrocento vittime. Furono distrutte le abitazioni e gli edifici storici, compresi il Duomo e il castello. Dieci anni dopo era stato quasi tutto ricostruito con strutture e materiali antisismici. venzone Anche la storia di Venzone è collegata al terremoto del 1976. Il paese, infatti, fu quasi interamente raso al suolo, compreso il Duomo, un antico gioiello d’architettura, dedicato a Sant’Andrea. La maggior parte degli edifici era di epoca antica e crollarono rovinosamente. La stessa sorte toccò anche alle mura che circondavano l’abitato. Come a Gemona le nuove costruzioni hanno carattere antisismico. Degno di nota è il criterio con cui è stato ricostruito il Duomo: com’era dov’era. L’edificio era interamente crollato, ma non si è perso tempo e ogni singola pietra è stata raccolta e numerata. Fu così possibile ricostruire l’antica chiesa esattamente com’era prima del terremoto. Come con un enorme puzzle. In restauro questa tecnica di ricostruzione si chiama anastilosi. 116 pordenone Pordenone è città industriale e, costituita capoluogo di provincia nel 1968, è la provincia più giovane della regione. Il suo nome deriva da “portus Naonis” cioè porto sul Naone, antica denominazione del fiume Noncello presso il quale si trova Pordenone. Visto il ruolo che un tempo svolgevano i fiumi nelle comunicazioni, Pordenone fin nel suo nome porta quindi memoria del ruolo di collegamento tra la pianura e la laguna veneta. Del resto Pordenone continua ad essere il centro di scambio più importante col Veneto. Quando poi fu costruita la strada Pontebbana e la ferrovia, il porto perse la sua importanza e iniziarono invece l’insediamento di importanti industrie e la trasformazione moderna della città. c’era una volta e c’è ancora l’epIFanIa A gennaio per l’Epifania vengono accesi in tutto il Friuli i fuochi epifanici, i “pignarûi”. tarcento è legato in modo particolare a questa tradizione. Qui, infatti, si svolge la corsa dei carri infuocati per ottenere il premio messo in palio dal Vecchio Venerando, un anziano del luogo riconosciuto come la figura cardine del rito epifanico. Egli guida in fiaccolata il lungo corteo di persone che assistono al rito e ogni anno sale sul colle di Coia, Qui il Vecchio Venerando accende il “pignarûl grant” e osserva con attenzione la direzione del fumo per predire l’andamento dell’annata. A paularo in Carnia, la notte del 5 gennaio, si accende un falò particolare, quello de “La Femenate” e anche qui si traggono pronostici dalla direzione delle faville e del fumo. Nel pordenonese, sempre il 5 gennaio, si ripete ogni anno la tradizione del “Pan e vin”, il grande falò dell’Epifania. Dall’andamento del fuoco si traggono gli auspici per l’anno nuovo. A cividale, il 6 gennaio, si celebra la messa dello Spadone. Si tratta di un antico rito che affonda le origini in una cerimonia con la quale il Patriarca di Aquileia, residente però a Cividale, veniva insignito, da parte dell’imperatore, dei poteri civile, politico e militare. Il diacono benedice i presenti con uno spadone all’inizio e alla fine della funzione religiosa. Numerosi figuranti sfilano poi lungo le vie con i caratteristici costumi medioevali. A gemona, sempre nel giorno dell’Epifania, c’è un’importante rievocazione storica accompagnata dalla “Messa del Tallero”. Durante la funzione religiosa il sindaco della cittadina, rappresentante di tutta la comunità, dona al parroco un tallero d’argento. Il dono simboleggia in questo rito la sottomissione del potere temporale a quello spirituale e si ripete puntualmente ogni anno. Nei magredi di vivaro sfilano i re Magi. In alcune località della carnia, ed in particolare ad arta terme, i re Magi dal 26 dicembre al 6 gennaio ripetono il rito della “Stele di Nadâl”, una stella che viene portata di casa in casa per annunciare la nascita di Gesù. Il carnevale a muggIa e altrI carnevalI… Questa è una festa molto antica. Si parla per la prima volta del Carnevale a muggia e delle feste in questa ricorrenza in uno statuto comunale del 1420: le autorità in occasione del “mato carneval” decisero di dare un ducato, la moneta del tempo, alle compagnie di teatranti che ne spendevano più di tre per pagare i musicanti. La manifestazione si svolge con particolari caratteristiche. ogni edizione si apre con il “Ballo della verdura”, una danza della quale per la prima volta si ha notizia nel 1611. I ballerini si muovono al ritmo della musica con in testa ghirlande verdi e in mano un arco d’oro di fronde e arance. Imitano la danza che fece l’antico eroe greco Teseo nel Labirinto dopo aver ucciso il Minotauro, un mostro crudele mezzo uomo e mezzo toro. Durante la festa però nessuno indossa la maschera: ballerini e teatranti che inventano lo spettacolo in strada, fatto di scenette e rappresentazioni divertenti, sono tutti a volto scoperto e riconoscibili. Il momento più spettacolare della festa è la sfilata dei bellissimi carri allegorici, risultato di un lungo lavoro di preparazione nei mesi che precedono il Carnevale. 117 118 La tradizione del Carnevale è festeggiata anche a pulfero, dove sfilano le maschere tipiche delle Valli del Natisone e a sauris, con un corteo notturno dove le protagoniste sono le figure tipiche del rölar e del kheirar la cui funzione è quella di coordinare le due diverse tipologie di maschere, quelle belle e quelle brutte. Il rölar si occupa delle maschere brutte e avverte le persone di prepararsi alla mascherata. Il kheirar invece, é il re delle maschere ed ha il volto coperto con una maschera di legno. La scopa che tiene in mano gli serve per battere alle porte di quelle abitazioni nelle quali intende entrare. A monfalcone, accanto alla sfilata dei carri, si svolge il Corteo degli sposi e il Sior Anzoleto Postier, accompagnato da una giovane sposa che viene scelta tra le ragazze più belle della città, a mezzogiorno legge il suo testamento al quale seguono la famosa “Cantada”, una satira che prende di mira sia personaggi, sia cose belle e meno dell’anno appena trascorso e, per finire, la sfilata dei carri allegorici. la notte magIca dI san gIovannI La festa di San Giovanni è legata al solstizio d’estate e racchiude in sé tradizioni antiche, alcune di origine pagana, altre di origine cristiana. I fuochi di San Giovanni erano tra i riti più conosciuti in Friuli, venivano accesi la sera del 23 giugno in località elevate ed avevano una funzione purificatrice. Nelle Valli del Natisone e nel goriziano i falò venivano accesi in diversi paesi. In Carnia invece troviamo un rito legato sempre al fuoco ed è il lancio “des cidulis”, pezzi di legno d’abete rotondi o quadrati dal diametro di circa dieci centimetri che vengono prima accesi e poi lanciati da una sommità accompagnando il lancio con brevi filastrocche o auguri. Questo rito si protrae per tutte le notti che vanno dal 24 giugno (san Giovanni) al 29 giugno (santi Pietro e Paolo). Nella notte del 24 giugno c’era anche la raccolta delle erbe che ricevevano i benefici influssi della rugiada. Il mazzo viene poi portato in chiesa la sera per la benedizione, fatto essiccare e conservato per essere bruciato in piccole quantità assieme ad altri oggetti benedetti con lo scopo di allontanare il cattivo tempo. Nelle Valli del Natisone con i fiori vengono confezionate le ghirlande e le croci di San Giovanni che vengono poi appese all’esterno delle abitazioni. La notte di San Giovanni era usata anche per la divinazione del futuro. Le ragazze in alcune località catturavano un grillo e la sera lo liberavano in un incrocio. La direzione che prendeva il piccolo animale avrebbe indicato loro la provenienza del futuro sposo. Altra pratica consisteva nel versare l’albume di un uovo in un bicchiere e riporlo sul davanzale affinché fosse bagnato dalla rugiada. Il mattino seguente, osservando la forma che aveva preso l’albume, si potevano fare dei pronostici. Alcune ragazze andavano a dormire la notte di San Giovanni con tre fagioli riposti sotto il cuscino: uno intero, uno mezzo sbucciato e uno completamente sbucciato. Al loro risveglio, mettevano la mano sotto il cuscino e ne estraevano uno. Il fagiolo intero era correlato ad un marito ricco e gli altri via via ad un grado inferiore di benessere economico. Il perdon dI BarBana a grado Fin dal 1237 si volge a Grado “il perdon di Barbana” la processione votiva di barche con la quale le due comunità di Grado e Barbana, portano la statua della Madonna fino all’isola di Barbana. Questo rito è legato ad un voto fatto alla Madonna di Barbana che riuscì a salvare gli abitanti dell’isola dalla peste e veniva celebrato anticamente il 2 luglio. ora invece la ricorrenza cade la prima domenica di luglio. 119 la sagra dI s. rocco a gorIzIa ogni anno a Gorizia c’’è un appuntamento fisso per la sagra di San rocco che inizia la prima settimana di agosto e si conclude il 16 agosto, giorno questo dedicato al santo patrono. La festa si può far risalire con sicurezza al 1637 quando il vescovo di Trieste consacrò l’altare maggiore della chiesa di San rocco a Gorizia. originariamente si teneva dal 16 agosto fino alla domenica successiva. la sagra deI oseI a sacIle La Sagra dei osei è citata dalle cronache antiche con il nome di Mercato di S. Lorenzo fin dal 1274. Si svolge la prima domenica di Ferragosto e da quei tempi così lontani è giunta ai nostri giorni senza quasi mai essere interrotta. ogni anno gli allevatori di uccelli da richiamo e gli artigiani del luogo ripeterono l’appuntamento di questo mercato per vendere ed acquistare uccelli. Nel 1907 il mercato prende il nome di “Sagra dei osei”, con l’introduzione di concorsi e premi per gli uccelli più belli e bravi nel canto e la gara del “chioccolo” nella quale gareggiano le persone brave nell’imitazione del canto dei diversi pennuti. la Festa dI san nIcolò e I krampus nel tarvIsIano La sera del 5 dicembre si festeggia in diverse località del Tarvisiano la festa di san Nicolò con sfilate caratteristiche. San Nicolò guida il corteo, accompagnato dal servo Davide e da alcuni angeli e distribuisce dolci ai convenuti. Nel corteo seguono poi numerosi diavoli, armati di catene e fruste, vestiti di pelli e stracci, con i volti coperti da maschere che nessuno può togliere. Questi diavoli, i “krampus”, sono molto dispettosi, rincorrono le persone e interrogano i bambini sulle loro azioni. In FrIulI: orcolat, gurIuts, strIIs, aganIs, krIvapete, varvuole e… Dicono che la sera, dopo il suono dell’Ave Maria e fino al primo mattino bisogna stare attenti ad andare in giro per il Friuli. Si narra, infatti, che si muova l’orcolat, un essere molto, molto grande che non lascia passare nessuno e che cammina mettendo gli enormi piedi sui tetti delle case ed è molto dispettoso. Nelle ore notturne i bambini potevano essere portati via dalle streghe oppure dalla mari de gnot, una figura molto presente anche nelle storie. Con il suo mantello, infatti, poteva nascondere i bambini e portarli con sé. La leggenda racconta che a Grado e Marano, invece, le streghe arrivassero dal mare nel periodo dell’Epifania. Le varvuole, così erano chiamate, creavano scompiglio e portavano via i bambini. Per evitare questo, si sfregava con l’aglio le maniglie e le serrature delle porte che davano sulla strada. Nelle Valli del Natisone era conosciuta la figura della krivapete, rappresentata solitamente come una donna che vive isolata dalla gente in grotte e anfratti vicino a corsi d’acqua. Anche lei ha i piedi ritorti e il suo nome lo rivela: dallo sloveno kriv= ritorto e peta= tallone. 120 Sempre la tradizione racconta che nei boschi della Carnia vivano i folletti che prendono nomi diversi da paese a paese e spesso questo richiama il lato più significativo del modo di comportarsi di ciascuno. I guriuts sono di certo quelli più furbi e sono ben conosciuti a paularo. Sono bravi a mimetizzarsi nel sottobosco e talvolta si fanno vedere dai bambini e dalle persone buone. Sono molto intelligenti, amano fare scherzi e aiutano con generosità chi si trova in difficoltà in un bosco. Sopra maniago, sulla montagna di San Lorenzo vivono, vicino all’acqua, le Anguane. Le anguane sono “spiriti femminili” dei corsi d’acqua e hanno i piedi rivolti all’indietro Abitano anche cavità delle montagne che poi portano nel tempo il loro nome. Sono ammaliatrici e riescono a rapire con mille lusinghe chi si avvicina troppo a loro. La loro presenza è conosciuta un po’ in tutto il Friuli. A proposito delle Anguane si racconta che una donna di Poffabro incontrò lungo un impervio sentiero una salamandra molto grossa che stava per partorire. Vedendola attraversare la strada, la donna le disse: “Povera bestia, potessi almeno esserti d’aiuto al momento del bisogno!”. Udite queste parole, la salamandra si trasformò in un’Anguana meravigliosa e diede alla donna in dono un gomitolo di filo in modo che potesse tessere la tela per vestire i suoi bambini. Il gomitolo, però, era magico e grazie a lui la donna poté filare tela anche per i suoi nipoti. La leggenda dice che quel gomitolo esiste ancora. Nelle lunghe sere invernali tante erano le storie che si narravano e in ognuna c’era un personaggio speciale… IMProVVISAMENTE….. Il terzo guaio di tarok... la leggenda del castello dI duIno Il castello si trova nel comune di Duino Aurisina, vicino a Trieste. Lo costruì nell’anno 1389 Ugone da Duino, capitano di Trieste, al posto del Castelvecchio, molto più antico del quale si possono ancora vedere i ruderi su uno sperone di roccia. Se vuoi fare una bellissima passeggiata sul mare guardando il Golfo di Trieste, puoi percorrere la passeggiata rilke che da Sistiana porta a Duino. Il sentiero è intitolato al poeta e scrittore rainer Maria rilke, che proprio qui soggiornò e scrisse alcune delle sue opere più belle. Il Castello di Duino è conosciuto anche per una leggenda. Si racconta che tanto tempo fa il castello fosse abitato da un cavaliere crudele che non amava la sua sposa, dolce e gentile, la Dama Bianca. Un giorno il cavaliere inferocito uccise la moglie gettandola dalle mura del castello. Il cielo, impietosito dalle urla della poveretta, la trasformò in candida roccia bianca prima che toccasse l’acqua. Così, proprio sul mare, si può vedere ancor oggi una roccia bianca a forma di donna. La leggenda vuole che lo spirito della sfortunata Dama, imprigionato in questa roccia di giorno, sia libero ogni notte potendo tornare così nella camera del castello dove dormiva la sua amata bambina. 121 122 IL DIrETTorE DEL MUSEo, GrATo A QUASAr ChE hA rIPArATo IL GUAIo DI TArok, PArLA UN Po’ CoN I TrE AMICI….. l’ambiente artistico In FrIulI venezIa gIulIa Quasar ha proprio risolto un grave problema: il libro distrutto da Tarok non era certamente un libro qualsiasi, ma un prezioso volume antico! E il disastro di Tarok era imperdonabile perché invece è molto importante rispettare le bellezze artistiche del proprio ambiente, visitare i luoghi d’arte, conoscere gli aspetti tipici del territorio e della sua storia, studiando documenti storici e testimonianze. La regione Friuli Venezia Giulia possiede un vasto patrimonio artistico. Con il/la Tua/o insegnante senz’altro potrai fare ricerche molto interessanti imparando a conoscere i numerosi artisti che sono nati ed hanno lavorato nella regione, io Ti parlo brevementene soltanto di alcuni. ti ricordo, ad esempio: domenico da tolmezzo che è stato pittore e scultore, nato a metà del 1400. Il padre Candido si accorse del suo talento artistico e lo iscrisse presto alla scuola di pittura. E Candido vide proprio giusto: suo figlio Domenico è considerato il principale di un folto gruppo di artisti friulani che lavorarono in questo secolo. Domenico fu soprattutto scultore e creò bellissime statue in legno e ricchi altari come quello di Invillino, conservato ora in museo. Tuttavia molte statue dei grandi altari di Zuglio e di Illegio sono state rubate: vedete quanto è importante conoscere l’arte della nostra terra e cercare di proteggerla e conservarla. 123 Alcune delle pregevoli opere di Domenico raffigurano: Santa Barbara con in mano la torre, dove fu a lungo imprigionata dal padre, protettrice degli artificieri, Santa Caterina d’Alessandria con in mano la ruota, dove fu legata durante il suo martirio, protettrice degli artigiani, Santa Margherita con il drago, al quale fu data in pasto e quindi simbolo del suo martirio, protettrice delle mamme con bimbi appena nati, Santa Lucia, con gli occhi su un piattino, invocata contro la cecità, San rocco, con una piaga sulla gamba, invocato contro la peste, una malattia che ora qui non esiste più, San Giovanni Battista, vestito di pelli d’animale, invocato contro la siccità, Santa Maria Maddalena, dai lunghi capelli, rappresentata con la coppa di unguenti profumati con cui ha lavato i piedi di Gesù, San Pantaleone, con il cofanetto delle medicine, protettore dei medici, San Lorenzo, con la graticola, ancora, simbolo del suo martirio. Anche giovanni martini fu un importantissimo scultore del legno. Alla morte dello zio Domenico ne ereditò la bottega. Se vai a Mortegliano, nel Duomo, principale chiesa del paese dedicata alla Santissima Trinità, puoi vedere quello che è considerato il capolavoro dell’arte lignea in Friuli. Infatti nell’altare principale del Duomo ci sono 60 bellissime statue scolpite da Giovanni che rappresentano episodi importanti della vita di Maria, madre di Gesù. Tutte le statue sono ricoperte di oro zecchino. Lo scultore concluse l’opera nel 1526 e fu pagato mille cento ottanta ducati, le monete del tempo, una cifra altissima. Ti parlo ancora di giovanni antonio de’ sacchis detto “il pordenone” che nacque proprio a Pordenone, alla fine del 1400. I suoi quadri sono colorati e raffigurano tanti personaggi, rappresentando scene che si rifanno alla tradizione antica e popolare. Il Pordenone dipinse in città come Cremona, Venezia, roma, Genova ed ancora in Umbria e in Emilia. A Pordenone, nel Duomo, puoi vedere l’affresco di S. rocco ed Erasmo e la pala dell’altare che raffigura la Madonna della Misericordia con il Bambino Gesù. giuseppe tominz invece è stato un pittore, nato a Gorizia nell’anno 1790. Molto famoso anche al di fuori dell’Italia , Giuseppe si dedicò in particolare a dipingere ritratti e così, numerosi personaggi altolocati del tempo, come nobili, alti prelati, ricchi borghesi, funzionari ed anche artisti vollero farsi immortalare dal suo abile pennello. In effetti i suoi ritratti sanno far trasparire con immediatezza il carattere della persona ritratta. Giuseppe sapeva capire se il protagonista del suo quadro era una persona di carattere allegro o serio, malinconico o estroverso e dipingeva in modo da far comprendere ciò a chi guarda il ritratto. 124 Voglio anche parlarTi di Architettura . Questa disciplina ha lo scopo di organizzare lo spazio in cui vive l’Uomo ed è una delle più antiche discipline della Storia, perché, pensa un po’, si può dire che nasce dalla necessità primaria dell’Uomo di ripararsi dagli agenti atmosferici. Ed in regione la città di Trieste è un esempio di una particolare fase della storia dell’Architettura e precisamente della fase chiamata neoclassicismo. Questa può essere una parola difficile per uno scolaro giovane come Te! Proviamo però insieme a capire cosa vuol dire. La parola è composta da due altre parole: neo, che vuol dire nuovo, e classicismo, che significa classico. Abbiamo così due parole più facili da capire: nuovo classico che vuol dire che alla fine del 1700 e durante tutto il 1800 gli Architetti che disegnavano i palazzi da costruire a Trieste li disegnavano pensando ai palazzi già costruiti dai Greci e romani nell’antichità e ampiamente rivisti lungo tutto il Cinquecento italiano. Pensando a come i nostri predecessori costruirono i loro grandiosi palazzi con colonne e archi a Trieste furono progettati i severi palazzi che caratterizzano la città. la ricerca numero Nella città o nel paese dove si trova la tua scuola certamente esiste un manufatto particolarmente conosciuto. saI Qual è? Una fontana? Un monumento? Una statua? oppure una piazza? Un edificio? Fate tutti insieme la vostra scelta e poi con l’aiuto della/del vostra/vostro insegnante ricercate notizie sulla costruzione di questo monumento, il periodo storico nel quale è stato eretto, e se possibile il nome dell’architetto o dell’artista che l’ha creato. dIsegna Disegna qui sotto ciò che avete scelto di studiare G RE EN M ad e in Infine voglio ricordarTi che in Friuli Venezia Giulia lavorò un grande artista, pittore di fama mondiale: giambattista tiepolo, nato a Venezia nell’anno 1696 e morto a Madrid nel 1770. Udine è conosciuta in tutta Italia e nel mondo come “Città del Tiepolo”. Lo sai perché? Udine è la città che, facendo solo pochi passi, ti può mostrare tutta l’arte del Tiepolo, in questa città si trovano sue importanti opere, da quando era giovane e poco conosciuto a quando era ormai considerato un grande artista. Ti piacerebbe vedere un’opera di Tiepolo giovane? Entra allora nel Duomo di Udine e la puoi vedere nella cappella del Santissimo Sacramento. Vuoi vedere un quadro dipinto da lui quando aveva 54 anni? Sali invece in Castello e lì potrai vedere il "Consilium in arena". oppure se vuoi vedere un’opera in cui Tiepolo si fece aiutare da suo figlio Giandomenico, vicino al Duomo c’è la cappella della Purità. Se però vuoi toccare con mano tutta la bravura tecnica della pittura e tutta l’intelligenza scenografica nel disegnare i dipinti di Giambattista, puoi andare nel Museo Diocesano. un suggerImento Cosa hai descritto? Prova a costruirlo con la creta o la carta bagnata con la colla e poi colora tutto. 125 126 la ricerca numero … scrivi Cerca notizie interessanti sulla città o sul paese nel quale si trova la tua scuola. E’ probabile che tu sappia usare il computer e che tu compia le ricerche utilizzando questo strumento. Però ricorda che anche i libri rimangono dei validissimi aiuti! un suggerImento: Come hai letto i tre amici hanno ascoltato una persona che ha studiato una realtà diversa da quella che viviamo ora. E’ stato emozionante! Conosci anche tu qualcuno che possa ricordare aneddoti, storie, tradizioni del tuo paese o della città in cui vivi? Pensaci! Trasformati in cronista e intervista un adulto che possa raccontarti notizie interessanti. rifletti e scrivi un breve elenco di domande che ritieni utili e poi ….Buon lavoro! tuttI InsIeme… Sei pronto a scrivere il tuo articolo? racconta il risultato del tuo lavoro nel quaderno, poi leggi ad alta voce ai tuoi compagni e alla/al tua/tuo insegnante cos’è un museo? Storia e tradizioni e tante altre cose, sai dove puoi vedere le testimonianze materiali dell’Uomo e dell’ Ambiente? Certo, in un museo! Proprio a questo servono i musei: a raccogliere, conservare ed esporre a disposizione di tutti i reperti che gli esperti hanno ricercato, studiato e catalogato. I musei sono tantissimi e si trovano in tutto il mondo. A seconda dei materiali che contengono ci sono tanti tipi di museo, questi sono i principali: il museo archeologico, che conserva i reperti archeologici e cioè espone alla visione del pubblico collezioni di oggetti che risalgono alla Preistoria dell’Uomo fino ad arrivare all’età classica e che provengono dagli scavi. Qui troverai reperti che ti parlano della Vita dell’Uomo primitivo o che ti raccontano di antichi ed affascinanti popoli; il museo storico, invece ha come obiettivo la conservazione di reperti utili alla ricostruzione della Storia; il museo d’arte raccoglie opere d’arte: l se ci sono solo quadri il museo è una pinacoteca l se ci sono solo opere di gesso è una gipsoteca l se invece ci sono vetri, gioielli e ceramiche il museo è un museo di arte applicata. Il museo può contenere ad esempio anche fotografie ed abbigliamento, infatti l’organizzazione di un museo spazia nelle diverse forme d’arte dell’Uomo. ancora il museo etnografico espone oggetti di uso comune che parlano della vita quotidiana di un popolo, di come viveva e di che cosa faceva. Così puoi vedere costumi tradizionali, opere di artigianato, attrezzi e strumenti di lavoro, mezzi di trasporto anche con gli animali. Un’ importante realtà culturale è la scuola mosaicisti del Friuli di Spilimbergo. La scuola, fondata nel 1922, tramanda la tradizione dell’arte del mosaico fino ai nostri giorni. Spilimbergo è considerata la Città del mosaico artistico, conosciuta anche per questo in tutto il mondo come erede dell’antica tradizione musiva romana e bizantina e InFIne il museo scientifico, può essere: l naturalistico che raccoglie ed espone per l’interesse dei visitatori reparti del mondo animale, vegetale e minerale. E’ qui che puoi vedere gli scheletri di animali che non esistono più, come i dinosauri, oppure capire come sono fatti ambienti naturali diversi dal tuo l tecno-scientifico dove invece sono riuniti oggetti, strumenti e macchine usati dagli studiosi per le loro ricerche. Si parla infine di museo specializzato quando è stato creato un museo che raccoglie reperti dedicati ad un particolare argomento, esistono, ad esempio, i musei del giocattolo, del pane e delle carrozze. perciò a aquileiese e veneziana. 127 128 scheda di verifica L’Uomo può cambiare tutto nell’Ambiente tanto non succede niente so che… Vero Un museo è Spiega perché hai scritto che la frase precedente è vera o falsa Giovanni Battista Tiepolo è stato un famoso inventore Vero Falso Falso Individui un problema ambientale? Giovanni Battista Tiepolo è stato un Cosa puoi fare per dare il tuo contributo? L’Uomo per vivere trova tutto già pronto e non cambia proprio niente nell’Ambiente in cui vive Vero Falso Spiega perché hai scritto che la frase precedente è vera o falsa 129 Chi può intervenire sul problema? Quale istituzione? 130 Il quinto Elemento sei Tu Da un’idea di Petra Janoskova Epilogo Inseguito da Quasar aiutato da Chiara e Marco, Tarok è fuggito dalla regione Friuli Venezia Giulia. La buona volontà dei nostri amici è stata utile per rimediare ai guai del terribile alieno ed ora anche Tu, se hai letto con attenzione il quaderno partecipando a questa avventura, hai imparato utili conoscenze per regolare il tuo rapporto con l’Ambiente che ti circonda. I tuoi appunti: 133 134 Pubblicazioni già edite che possono essere richieste gratuitamente alla Struttura stabile per l'esercizio della funzione di garante dell'infanzia e dell'adolescenza Progetto “Quasar, Chiara e Marco” Ufficio del Tutore Pubblico dei minori Ufficio del Tutore Pubblico dei minori A spasso con Quasar L’educazione stradale per i più piccoli Classi I e II della Scuola Primaria COS’E’? E’ un progetto editoriale e di formazione integrato A CHI E’ DESTINATO? Agli allievi delle classi della scuola primaria e secondaria, ai loro insegnanti e famiglie CONVENZIONE SUI DIRITTI DELL’INFANZIA CONVENZION SUI DIRITS DE INFANZIE I diritti dell’Infanzia e Adolescenza Ufficio del Tutore Pubblico dei minori Educazione stradale con Quasar L’educazione stradale per le classi III, IV e V della Scuola Primaria 2 Educazione stradale e alla sicurezza Educazione alimentare e alla salute con Quasar per le classi II, III, IV della Scuola Primaria 2 Educazione alimentare e alla salute con Quasar 1 Educazione stradale e alla sicurezza Ufficio del Tutore Pubblico dei Minori Educazione alimentare e alla salute con Chiara e Marco Classi V della Scuola Primaria e classi I della Scuola Secondaria 1 Educazione alimentare e alla salute COM’E’ COSTRUITO? E’ un progetto pluriennale che ogni anno individua un “focus“ diverso: • 2008 I diritti dell’Infanzia e Adolescenza • 2009 Educazione stradale e alla sicurezza • 2010 Educazione alimentare e alla salute • 2011 Educazione ambientale • 2012 Educazione civica PERCHÉ? Per diffondere le conoscenze fondamentali relative ad argomenti di interesse sociale, sensibilizzare i destinatari delle azioni su temi di rilevanza educativa e stimolare l’interesse di soggetti non direttamente destinatari delle azioni come i genitori e gli operatori competenti COME FUNZIONA? Il progetto si sviluppa attraverso varie fasi, delle quali queste le principali: • creazione di quaderni interattivi, • distribuzione delle pubblicazioni ad ogni allievo delle classi della Scuola Primaria e Secondaria, • organizzazione di incontri di formazione sugli argomenti individuati