Quasar in Friuli Venezia Giulia
L’Uomo e L’Ambiente
Scuole del primo ciclo
Direzione centrale
istruzione, università, ricerca,
famiglia, associazionismo e
cooperazione
Ufficio Scolastico Regionale
per il Friuli Venezia Giulia
Quasar in Friuli Venezia Giulia
L’Uomo e L’Ambiente
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Direzione centrale istruzione, università, ricerca,
famiglia, associazionismo e cooperazione
Struttura per l’esercizio della funzione del
garante dell’infanzia e dell’adolescenza
sede di Udine
Testi, coordinamento e editing:
Cristiana Crosetto
Illustrazioni:
ideazione
Cristiana Crosetto
realizzazione
Emanuele Barison
Copyright dei personaggi:
Emanuele Barison
Servizio fotografico:
Luigina Tusini, pagg. 23, 24, 25, 26, 34, 35, 78, 132
Si ringrazia l’artista Dušan Swalens
che ha gentilmente concesso la riproduzione
delle sue opere © Dusan Swalens
www.swalens.eu
Si ringraziano per la preziosa collaborazione
e i disegni gli allievi della scuola primaria
dell’Istituto Salesiano G. Bearzi di Udine
Alexandra, Elena, Sofia, Christopher, Filiberto,
Federico, Valentina, Annalisa, Tanita
la loro insegnante Suor Francesca,
la coordinatrice didattica Suor Giulia e
il Direttore dell’Istituto Don Roberto Dissegna
Sedi della Struttura stabile per l’esercizio
della funzione del garante dell’infanzia e
dell’adolescenza della Regione Autonoma Friuli
Venezia Giulia:
Grazie per i disegni anche a Matteo, Matilde ed
Emanuele
Gorizia, Via Roma 9
Tel. 0481 386 233
Fax 0481 386 226
[email protected]
Impaginazione grafica:
Ufficio Stampa della Presidenza della Giunta
Regionale FVG
Stampa:
Poligrafiche San Marco/Cormons
Trieste, Via del Lavatoio 1
Tel. 040 377 3430
Fax 040 377 3416
garanteinfanzia.ts @regione.fvg.it
Pordenone, Piazza Ospedale Vecchio 11
Tel. 0434 529 051
Fax 0434 529 020
[email protected]
Udine, Via F. di Toppo 40
Tel. 0432 555 633
Fax 0432 555 933
[email protected]
Indirizzo internet provvisorio:
www.regione.fvg.it/tutoreminori/welcome.asp
Crediti fotografici:
Archivio fotografico Umberto Antonelli,
per gentile concessione del gruppo gli
Ultimi di Tolmezzo, pag. 36
Consorzio per lo Sviluppo Industriale
del Friuli Centrale, pag. 79
Fototeca Paolo Brisighelli, Udine, pag. 26
Archivio privato:
Giovanni Battista Panzera, pag. 24
Massimiliano Marzotto, pag. 25
Famiglia Wedam Ervino, pag. 37
Consorzio tutela vini “Colli Orientali del Friuli” e
“Ramandolo” , pag. 39
Bibliteca ERSA “Luigi Chiozza”, pagg. 23, 37, 38,
39, 42, 43, 44
Tutti i diritti sono riservati
Pubblicazione gratuita fuori commercio
Finito di stampare nel mese di
settembre 2011
Scuole del primo ciclo
Si ringrazia.
Tutti i componenti del comitato scientifico per la
preziosa collaborazione
In particolare
Agenzia regionale per lo sviluppo rurale ERSA per la stesura
del testo dei paragrafi intitolati La zona alpina, La zona
prealpina, L'Agricoltura, La zona collinare, La pianura friulana,
Il Carso
ARPA FVG – Laboratorio Regionale di Educazione Ambientale
(LaREA) per la consulenza ed integrazione al capitolo
intitolato Il secondo guaio di Tarok…
Dott. Giuseppe Bergamini, Dott.ssa Luciana Marioni Bros e
Dott.ssa Mariarita Ricchizzi per la preziosa collaborazione al
capitolo L’ambiente artistico
Dott. Gabriele Cragnolini per aver fornito il testo della scheda
intitolata Il fuoco. Cosa puoi fare Tu?
Dott. Dario Di Gallo per aver fornito il testo della lettura I
Giganti e le immagini fotografiche
Dott. Stefano Fabian per aver fornito il testo della scheda
intitolata Il territorio e la vita. Cosa puoi fare Tu?
e per il suo prezioso contributo nel capitolo dedicato
all’ambiente naturale
Dott.ssa Manuela Quaglia e Dott.ssa Martina Visentin per la
consulenza ed integrazione al capitolo L’ambiente culturale
Dott. Massimo Duca per la consulenza alla lingua friulana.
Comitato scientifico per la validazione del testo:
Presidente del Comitato: Sergio Sichenze (ARPA)
Chiara Maran (ERSA)
Luisella Bairo (Ufficio scolastico regionale)
Sandro Menegon (ERSA)
Marina Boscaro (ERSA)
Roberto Pizzutti
Franca Cortiula (ERSA)
Ed ancora si ringrazia sentitamente
Rettore dell'Università degli Studi di Trieste Prof. Francesco
Peroni, Rettore dell'Università degli Studi di Udine
Prof.ssa Cristiana Compagno, che hanno concesso il
patrocinio; Prof. Rinaldo Rui, Preside della Facoltà di Scienze
matematiche, fisiche e naturali della Università degli studi di
Trieste, Prof. Andrea Tabarroni Preside della Facoltà di Lettere
e Filosofia dell’Università degli studi di Udine, Prof.ssa Serena
Fonda, professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze
della Vita della Università degli studi di Trieste per il Loro
fondamentale contributo
3
Manuela Quaglia
Gabriele Cragnolini (Corpo Forestale Regionale FVG)
Mariarita Ricchizzi ( Museo diocesano e Gallerie del Tiepolo
Udine)
Dario Di Gallo (Corpo Forestale Regionale FVG)
Stefano Fabian (Direzione centrale risorse rurali,
agroalimentari e forestali)
Martina Visintin ( Università degli studi di Udine)
Coordinamento: Cristiana Crosetto (Direzione centrale
istruzione, università, ricerca, famiglia, associazionismo e
cooperazione)
Prof.ssa Serena Fonda (Università degli studi di Trieste)
4
I
l Quaderno interattivo sulla conoscenza
dell’ambiente chiude un percorso progettuale
nato nel 2008 che ha inteso sviluppare alcune
tematiche cruciali per l’acquisizione di competenze
di cittadinanza, allo scopo di fornire agli alunni
conoscenze e strumenti utili alla convivenza civile e al
riconoscimento dei propri diritti e dei propri doveri.
Il Quaderno è una proposta didattica rivolta alle scuole
primarie e secondarie di primo grado, ma anche alle
famiglie, che attraverso osservazioni ed elementi di
ricerca potranno riflettere sulla tematica ambientale e,
più in generale, sull’educazione al patrimonio.
L’auspicio è quello di aver reso un servizio alla comunità
per l’approfondimento delle cosiddette competenze
trasversali, di carattere generale e a forte valenza
formativa, in una prospettiva interdisciplinare. Il
Quaderno intende, infatti, stimolare l’indagine sui
comportamenti sociali, attraverso l’acquisizione di
capacità di analisi, di sintesi e di soluzione dei problemi,
nella dimensione dell’apprendimento permanente.
Il patrimonio paesaggistico e ambientale del Friuli
Venezia Giulia diventa, così, un laboratorio per
l’attuazione di percorsi formativi tesi a promuovere lo
sviluppo sostenibile, mediante la partecipazione attiva
e responsabile, nel rispetto della libertà di ciascuno e del
diritto di tutti.
Roberto Molinaro
Assessore regionale all'istruzione, università, ricerca,
famiglia, associazionismo e cooperazione
I
l Friuli Venezia Giulia rappresenta un territorio
unico nel suo genere: dalle cime delle Alpi al
paesaggio lagunare, passando per la pianura, il
Collio e il Carso, l’ambiente della nostra regione è unico
e inimitabile.
Conoscere le particolarità del nostro territorio è
importantissimo: lo scopo di questo nuovo quaderno
è proprio quello di educare bambini e ragazzi alla
scoperta del proprio territorio, per capire meglio
attraverso l’ambiente, anche la storia e le tradizioni
della nostra terra.
Paesaggio infatti, è tutto ciò che comprende natura e
attività dell’uomo: a partire dalla flora e dalla fauna, gli
equilibri ecologici, le bellezze del paesaggio naturale e
anche agricolo, fino ad arrivare alle bellezze artistiche
e frutto dell’ingegno dell’uomo. Ed ecco allora che
non basta solo conoscere il nostro ambiente, ma
è necessario rispettarlo e valorizzarlo, educando i
ragazzi al senso civico, perché possano diventare adulti
consapevoli e responsabili.
Claudio Violino
Assessore regionale alle risorse rurali,
agroalimentari e forestali
Indice
InIzIa l’avventura… .................................................................... 18
l’ambiente antropizzato...................19
Guardati intorno ....................................................................................................................................... 19
L’Uomo e l’Ambiente ............................................................................................................................... 23
Il territorio del Friuli Venezia Giulia, la regione in cui vivi ........................................................... 31
L’Uomo e la terra .................................................................................................................................... 46
Il prImo guaIo dI tarok… ............................................................. 49
l’ambiente naturale .......................53
L’ecologia ................................................................................................................................................... 53
Gli ecosistemi........................................................................................................................................... 56
Nel territorio della regione Friuli Venezia Giulia.
Alcuni equilibri ecologici tipici del tuo ambiente di vita................................................................ 60
La Fauna. Alcune specie animali rare e vulnerabili
nel territorio del Friuli Venezia Giulia ............................................................................................... 63
La Flora. Alcune specie vegetali vulnerabili
nel territorio del Friuli Venezia Giulia ............................................................................................... 67
Alcune specie arboree tipiche del paesaggio
del Friuli Venezia Giulia ......................................................................................................................... 69
I giganti in Friuli Venezia Giulia .......................................................................................................... 72
I prati stabili .......................................................................................................................................... 78
I cicli naturali .......................................................................................................................................... 83
L’acqua… sulla Terra ............................................................................................................................... 87
Nel territorio della regione Friuli Venezia Giulia ........................................................................... 89
9
Il secondo guaio di tarok… ...............95
L’atmosfera .............................................................................................................................................. 96
Cos’è l’inquinamento? ............................................................................................................................ 101
Le minacce all’ambiente e lo sviluppo sostenibile ...........................................................................104
Combattere l’inquinamento e gestire i nostri rifiuti ....................................................................105
Le risorse della raccolta differenziata ............................................................................................106
Il rumore .................................................................................................................................................. 110
un racconto Interessante… .......................................................112
l’ambiente culturale ..................... 112
Un po’ di Storia e… ................................................................................................................................ 113
C’era una volta e c’è ancora ................................................................................................................ 119
Il terzo guaIo dI tarok… ...........................................................123
l’ambiente artistico ..................... 124
In Friuli Venezia Giulia ........................................................................................................................124
10
Nome
Questo quaderno è di...
Cognome
Classe
Scuola
Il disco volante di Tarok
è molto veloce negli
spostamenti e il cattivo
alieno si diverte a
compiere danni un po’ qui
e un po’ là. I tre amici lo
inseguono per rimediare
ai suoi guai… Andiamo
con loro!
QUASAr, ChIArA E MArCo ALL'INSEGUIMENTo DI TArok...
Inizia l’avventura …
l’ambiente antropizzato
Dove si nasconde il malvagio alieno?
Quasar, Chiara e Marco ti chiedono di aiutarli.
Vuoi partecipare anche tu, con i tuoi compagni di classe e la/il tua/ tuo insegnante,
a questa avventura? Sì?
Allora seguiamo tutti insieme le tracce di Tarok!
Impariamo a conoscere il territorio nel quale cercarlo. Via all’esplorazione!
guardati intorno
Cosa vedi intorno a te?
Guarda fuori dalla finestra della tua aula, oppure, accompagnato dalla/dal tua/o insegnante,
esci dall’aula ed osserva, cosa puoi vedere davanti all’ edificio scolastico?
Ed ancora, guardandoti in giro ci sono senz’altro molte cose da scoprire: la città o il paese,
la cittadina o una casa isolata, dei condomini, un quartiere residenziale, una strada più o
meno trafficata, un viale alberato.
La strada ed i suoi rumori, le case, i giardini, i parchi, i prati, i boschi, i campi coltivati e
le fattorie, ed ancora i fiumi e i laghi, le coste bagnate dal mare e le montagne, gli edifici
industriali e gli ospedali, tutto questo costituisce l’ambiente in cui vivi.
Se sali in alto, sul terrazzo all’ultimo piano di una casa o di un palazzo oppure sulla cima di
una collina senza alberi alti puoi girare lentamente lo sguardo e scoprire il paesaggio con i
tuoi occhi, magari con l’aiuto di un cannocchiale.
A proposito, vedi anche il disco volante di Tarok?
18
osserva e disegna
osserva e scrivi
Disegna quello che vedi da una finestra della tua aula
Descrivi con le tue parole l’ambiente esterno alla scuola
Quello che hai visto ti piace?
Elenca gli aspetti positivi
Cosa non ti piace?
Ci sono, secondo te, situazioni negative o addirittura pericolose?
Parla anche con i tuoi compagni per conoscere il loro punto di vista.
Domani, quando arrivi a scuola, prima di entrare,
fermati ad osservare l’ambiente circostante l’edificio e poi disegnalo
Cosa cambieresti? Come?
Individua con la /il tua/o insegnante la persona, che lavora ad esempio in un’istituzione
pubblica, alla quale segnalare le vostre osservazioni ed i suggerimenti per risolvere gli
eventuali problemi.
Scrivete tutti insieme una lettera per far conoscere le vostre opinioni!
19
20
l’uomo e l’ambiente
ALLArME! IL DISCo VoLANTE DI TArok è STATo SEGNALATo VICINo ALLA TUA SCUoLA …!
Quando l’Uomo abita un territorio modifica e utilizza l’Ambiente naturale per soddisfare le
sue esigenze. Gli interventi umani modificano il paesaggio e stabiliscono tra Uomo e Natura
un rapporto di interdipendenza.
Una parola difficile definisce questa situazione: l’Ambiente è antropizzato, cioè l’Uomo
agisce sull’Ambiente naturale modificandolo a sua misura.
Guarda e confronta alcune foto d’epoca con l’immagine degli stessi luoghi scattata in questi
giorni.
osserva e disegna
Per capire dove può essere nascosto Tarok sarà utile disegnare una mappa della zona
circostante l’edificio scolastico.
In una bella giornata di sole questa può essere un’occasione per fare una passeggiata con i
tuoi compagni e la/il tua/tuo insegnante: decidete il percorso senza allontanarvi troppo e
poi… concentrazione!
Il punto di partenza sarà la scuola ed inizierà così l’esplorazione del territorio.
Carta e penna saranno fondamentali per prendere appunti: come si chiama la strada dove
si trova la scuola? Se girate a destra cosa vedete? E se girate a sinistra? La strada ne
incontra altre? Come sono gli edifici costruiti accanto alla scuola? Sono moderni o costruiti
tanti anni fa?
osserva con precisione l’ambiente ed annota le sue caratteristiche che poi potrai riportare
su un foglio da disegno tracciando così una mappa.
Incolla qui sotto la mappa che hai disegnato
Com’era Trieste ieri…la località Guardiella
Disegniamo tutti insieme
osservate attentamente l’ambiente circostante l’edificio scolastico e decidete con la/il
vostra/o insegnante di disegnarne ciascuno di voi un pezzettino.
Quando avrete terminato i disegni individuali sarà facile unirli su un cartellone e formare
un unico disegno, ricostruendo l’insieme come in un grande mosaico.
21
oggi è così…
Vi è mai capitato di sentirvi dire da una persona più grande
di voi: “Una volta questo luogo non era così…”, oppure,
qualcuno vi ha mai raccontato… ”Adesso questo non si fa più,
ma quando ero piccolo io…”?
Le motivazioni specifiche per le quali L’Uomo modifica
l’Ambiente sono diverse e legate alle sue necessità: perché
gli serve occupare spazio e allora costruisce case, perché
deve mangiare e allora coltiva il terreno o alleva gli animali,
perché con il progresso ha sviluppato le attività industriali e
allora crea le fabbriche, perché vuole spostarsi facilmente
e allora progetta strade e ponti, cambiando l’Ambiente in
relazione al suo modo di vivere.
Com’era Gorizia ieri…guardando dal monte Calvario
Com’era Pordenone ieri…la strada che si chiamava Viale della Stazione
Gorizia, oggi è così…
oggi è così…e si chiama Via Giuseppe Mazzini
la ricerca numero
…ieri e oggi
hai potuto osservare alcune immagini che hanno evidenziato come l’Uomo cambia nel corso
del tempo l’Ambiente che abita. ora cerca Tu immagini della città o del paese in cui vivi,
o, ancora, di ambienti naturali circostanti fotografati tanti anni fa. Chiedi ad un adulto se
possiede foto o cartoline datate e poi osserva lo stesso luogo oggi.
Incolla o disegna qui sotto le immagini di ieri e oggi che hai scelto per la ricerca
ho scelto di descrivere
Udine ieri…guardando verso Via Cividale dal campanile della chiesa di San Valentino
Com'era ieri…
oggi è così…
oggi è così…
26
Quale è stato in questo caso l’intervento operato dall’Uomo sull’ambiente?
oppure…Tutto è rimasto uguale a tanti anni fa!
Può essere utile parlare con un adulto che abbia
frequentato il luogo che hai scelto di descrivere e che ti
possa raccontare com’era quando era piccolo come te.
Chiedi alla mamma o al papà, ai nonni… e racconta
Perché l’Uomo ha operato questa modifica?
Quali sono i vantaggi di questo cambiamento?
Quali sono gli svantaggi?
27
28
Il territorio del Friuli venezia giulia,
la regione in cui vivi
I tre amIcI sono QuI…
La regione Friuli Venezia Giulia confina con due Stati: a nord con l’Austria, ad est con la
Slovenia.
oggi occupa una superficie di 7.858 chilometri quadrati.
A sud è bagnata dal Mar Adriatico.
Ad ovest confina con un’altra regione italiana: il Veneto.
A nord il territorio é delimitano dalle Alpi Carniche e Giulie.
La cima più elevata è il Monte Coglians, che misura 2.780 metri.
Scendendo verso il mare si trovano le colline, la pianura e la costa.
Il Friuli Venezia Giulia è una regione che se pur piccola è stata protagonista di grandi
avvenimenti storici, data la sua posizione di confine. ha caratteristiche fisiche molto
diversificate che favoriscono lo sviluppo di una grande varietà di ambienti e attività umane.
Gli abitanti sono un milione e duecentomila.
Il capoluogo regionale è la città diTrieste.
La regione è divisa in quattro province: Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine.
In Friuli Venezia Giulia, oltre alla lingua italiana, si parlano le lingue friulana, slovena e
tedesca.
la ricerca numero
… scrivi al posto giusto
Cerca sulla carta geografica le città e i paesi che trovi nella tabella e scrivi i nomi delle
località nella carta secondo la loro posizione
Trieste
Aquileia
Grado
Cividale
Gemona
Venzone
Villa Manin di Passariano
29
Palmanova
Gorizia
Pordenone
Udine
30
La zona alpina
colora tu
Colora distinguendo la zona delle montagne, la zona delle colline, la pianura, la costa e il
mare.
A Nord si trova la catena montuosa delle Alpi Carniche e Giulie.
Poi il territorio degrada verso il mare con le Prealpi, le colline, la pianura e la costa.
Che colori usi per disegnare le diverse zone di territorio?
La zona alpina é costituita dalle Alpi Carniche e Giulie, caratterizzata da picchi ripidi e
rocciosi alternati a pendii più dolci ricoperti da bosco o da pascolo. I fondo valle sono a
volte angusti e scoscesi a volte ampi e soleggiati.
L’altitudine, la morfologia del territorio, la composizione delle rocce e i fenomeni di
erosione hanno portato alla formazione di terreni diversi sia per composizione che per
profondità.
La zona alpina è caratterizzata da una molteplicità di climi che si diversificano anche
all’interno di una stessa vallata. Comunque le caratteristiche climatiche generali si possono
così definire: estati miti, inverni freddi ed una elevata piovosità.
La peculiarità di quest’ambiente, rispetto alle altre zone alpine, è costituita
dall’abbassamento dei limiti altimetrici della vegetazione, elemento importantissimo sulle
scelte delle attività antropiche.
Lo schema raffigura l’abbassamento dei limiti altimetrici: in altri ambienti montani le piante
riescono a crescere a quote più elevate che nella nostra regione
2000 metri sul livello del mare
1500 m
1000 m
500 m
Legenda
250 m
Così nelle Alpi delle altre regioni
Alpi Carniche (a) e Giulie (b)
Così nelle Alpi del Friuli Venezia Giulia
Prealpi Carniche (a) e Giulie (b)
pascolo
Carso
Colline occidentali, anfiteatrro morenico e colline orientali
bosco
linea del castagno
Alta pianura
Bassa pianura
31
32
vite
Una lettura
La zona prealpina
L’Agricoltura
Le Prealpi friulane sono dei massicci aspri e accidentati che si alzano come un muro
improvviso dietro la zona collinare e si possono dividere in due blocchi:
Il primo attrezzo agrario, non casuale ma frutto di una intelligente attività dell’uomo, fu
un ramo d’albero appuntito. A questo primo semplice strumento venne successivamente
aggiunto ad una estremità un altro pezzo di legno, accorciato e sagomato come una
primitiva zappa, che permise di preparare il terreno per la semina. In seguito si utilizzò
un ramo biforcuto, appuntito alla estremità più corta mentre a quella più lunga venne
assicurato un legno trasversale che doveva fungere da giogo a cui attaccare gli animali da
tiro. Poco sopra il segmento appuntito venne fissato un manubrio che permise di guidare lo
strumento: così l’uomo realizzò il primo aratro.
le Prealpi Carniche che si distinguono per la loro aridità a causa dell’alta permeabilità
del suolo e della presenza di fenomeni carsici, pur in presenza di precipitazioni
abbondantissime. I pascoli di conseguenza sono magri e i boschi poco sviluppati;
le Prealpi Giulie che hanno pendii più dolci e valli che permettono un agevole sbocco alla
pianura. I terreni sono più fertili sia per l’abbondanza di precipitazioni sia per la presenza
di numerosi corsi d’acqua.
Una curiosità: sui Musi, catena montuosa delle Prealpi Giulie, si registrano le maggiori
precipitazioni piovose d’Italia.
Quanto pIove…
I solchi, prima poco profondi ed incerti e poi sempre più razionali e complessi, hanno
trasformato, più di ogni altra attività umana a quasi tutte le latitudini, la terra su cui noi
viviamo.
L’agricoltura è una delle attività umane che in maggior misura dipende da condizionamenti e
influenze esterne. Infatti ogni attività agricola, coltivazione o allevamento, è il risultato dei
rapporti tra natura (clima, acqua, asperità e produttività del terreno, …) ed elementi della
civiltà.
Nondimeno è l’agricoltura a dare l’immagine più netta dei rapporti tra l’uomo e la terra sulla
quale vive.
In ogni momento della storia dell’uomo, in ogni ambiente geografico, le pratiche di
coltivazione e di allevamento hanno condizionato la costruzione delle abitazioni, precisato e
spinto la ricerca scientifica e tecnica, determinato molte norme che regolavano la vita delle
comunità. Inoltre hanno influenzato le pratiche religiose, ispirato la letteratura e la poesia
e, naturalmente, determinato le scelte economiche.
Se guardiamo l’Europa da una foto satellitare risulta evidente come l’agricoltura
abbia plasmato i paesaggi del nostro continente. Sono paesaggi con un’ampia varietà
di habitat e specie, vegetali ma anche animali, la cui sopravvivenza dipende in alcuni
casi dal proseguimento delle attività agricole. La tutela del territorio è affidata
anche all’agricoltura nella misura in cui questa attività si realizza secondo criteri di
sostenibilità ecologica/ambientale. Non bisogna però passare in secondo piano l’importanza
dell’agricoltura dal punto di vista sociale ed economico.
33
34
La zona alpina e prealpina
Le attività agricole, coltivazione e allevamento, erano essenziali alla sopravvivenza della
popolazione montana in quanto non esistevano altre risorse disponibili e poche erano le
opportunità lavorative che potessero assicurare un reddito.
Per questo, se pur tra mille difficoltà, uomini, donne e bambini lavoravano la terra e
allevavano animali. Lo scorrere del tempo e delle stagioni era scandito dalle attività
agricole; le stesse abitazioni erano costruite in funzione di esse. Generalmente nelle
immediate vicinanze delle case sorgevano le stalle per il ricovero, di solito invernale, degli
animali. Piccoli appezzamenti di terra venivano adibiti a orti e campi: i primi erano destinati
agli ortaggi, gli altri alle patate, ai fagioli e al mais. Il terreno veniva comunemente lavorato
con la vanga, la forca e, in rari casi, con l’aratro a traino animale. Le cure successive alla
semina, come la zappatura, l’estirpazione delle malerbe e la raccolta, erano sempre manuali.
Il raccolto generalmente non riusciva a coprire il fabbisogno alimentare annuale della
famiglia.
L’allevamento degli animali era l’attività più idonea al territorio. La grande estensione di
pascoli e prati rendeva disponibili buone quantità di erba per il periodo estivo e di fieno
per l’alimentazione di bovini,
caprini e ovini ricoverati
nelle stalle dall’autunno alla
primavera.
Durante l’estate gli animali
venivano alpeggiati cioè
venivano condotti sui
pascoli di alta montagna. La
breve durata del periodo
vegetativo, la lontananza dai
centri abitati, la scarsa e
difficile viabilità portavano
all’utilizzo di queste aree
in forma comunitaria cioè
gli animali di più proprietari
usufruivano dello stesso
pascolo. I pascoli erano
dotati di ricoveri per gli
animali e di un locale adibito
alla lavorazione del latte e
alla conservazione del burro
e del formaggio, oltre che
a servire da alloggio per i
pastori.
La falciatura e tutte le
operazioni necessarie per
il passaggio da erba a fieno
(erba essiccata) erano
effettuate a mano con la
falce e il rastrello. Il prodotto essiccato
veniva poi trasportato sulle spalle fino
al fienile. Tutte queste attività, come in
genere i lavori agricoli, erano di competenza
delle donne, che si occupavano anche della
cura degli animali: due volte al giorno,
mattina e sera, andavano nella stalla ad
abbeverarli, nutrirli, mungerli e pulirne la
lettiera.
In montagna gli animali erano allevati
principalmente per la produzione del latte
che, con i suoi derivati (burro, formaggio e
ricotta), costituiva la base alimentare delle
popolazioni di queste zone.
I prodotti caseari venivano anche scambiati
con i cereali della pianura. Fondamentale
sarà il passaggio dalla lavorazione famigliare
del latte alla fondazione delle latterie,
che renderà la produzione dei latticini più
razionale ed economica.
I boschi costituivano una importante risorsa
economica per la popolazione della montagna.
Il legname ottenuto dall’abbattimento degli
alberi veniva venduto o direttamente alle
segherie o dopo essere stato trasformato
in carbone. Tutto quello che rimaneva, dai
piccoli rami alla corteccia, veniva raccolto e
utilizzato dalle famiglie per la cottura del
cibo e il riscaldamento delle case.
Il taglio delle piante, la loro suddivisione e
il trasporto a valle, comportavano una serie
di operazioni tutte generalmente affidate
alle mani, ai pochi attrezzi e all’ingegno dei
boscaioli.
I frutti spontanei della terra venivano
raccolti e costituivano una parte importante
nella dieta della popolazione locale.
Né il lavoro dei campi né la rendita del
bosco riuscivano a coprire i fabbisogni della
famiglie. Per questo gli uomini emigravano in
cerca di lavoro, mentre le donne, i vecchi e i
bambini rimanevano al paese.
36
oggi il paesaggio montano è completamente cambiato.
I paesi hanno subito un drastico spopolamento. Per questo
molte abitazioni sono chiuse e, in alcuni casi, in cattive
condizioni.
Gli orti e campi, quasi tutti abbandonati, sono invasi da
piante infestanti. La maggior parte dei prati non viene più
sfalciata e la fienagione viene effettuata oramai solo dove
è possibile usare le macchine agricole come il trattore, la
falciatrice e l’imballatrice.
Anche i pascoli sono stati abbandonati in quanto è
estremamente limitato il numero degli animali allevati. Solo
in pochissime malghe continuano le attività dell’alpeggio.
La vegetazione erbacea e legnosa ha invaso prati e pascoli.
I boschi delle nostre montagne non sono più considerati una
risorsa economica fondamentale e, solo raramente, vengono
abbattuti alberi, di cui si sfruttano solo le parti migliori.
Tutto ciò comporta grandi problemi per la gestione del
territorio.
La nostra montagna, considerata la sua bellezza, la diversità
dei paesaggi, le opportunità di svago e lavoro, deve tornare
a vivere, anche perché un territorio abbandonato ha spesso
costi sociali ed economici elevatissimi. Le acque piovane non
regimentate causano erosioni e smottamenti; la vegetazione
spontanea invade i sentieri, li rende impraticabili e inoltre
condiziona lo sviluppo di molte piante boschive; i detriti che
ostacolano il flusso delle acque nei torrenti ne provocano il
disastroso riversamento su strade e paesi. Per prevenire
il degrado di questo territorio è necessario un grande
impegno e molta fatica vista la limitata possibilità di utilizzo
di macchinari e la complessità e varietà degli interventi.
La zona collinare
La zona collinare del Friuli Venezia Giulia si può dividere in tre sezioni:
una zona occidentale rappresentata da rilievi poco accentuati e non continui;
un settore centrale costituito da detriti rocciosi trasportati dall’antico ghiacciaio del
Tagliamento e abbandonati al momento del suo ritiro su tre cerchie concentriche;
una zona orientale dove i rilievi sono più alti e costituiscono una fascia più vasta e continua.
Qui i terreni sono più ricchi di elementi nutritivi e quindi più fertili.
Anche nella zona collinare le caratteristiche del terreno, la pendenza e l’esposizione
diversificano le coltivazioni.
In linea generale si può dire che a nord predominano prati e boschi, nelle parti piane sono
diffusi gli arativi, mentre nelle zone in pendenza, specialmente ad est, i terreni si prestano
particolarmente alla coltura della vite.
In passato l’espansione dei vigneti è stata limitata dal grande e faticosissimo lavoro
manuale richiesto, dalla necessità di disporre di molto denaro, dalla scarsa viabilità oltre
che dall’esigenza di sistemare i terreni (terrazzamenti).
A causa di queste difficoltà il territorio spesso non era razionalmente coltivato.
Con il tempo i prodotti della viticoltura regionale hanno trovato sempre maggior diffusione
e apprezzamento. Questo ha
naturalmente determinato
l’espansione della coltura
della vite, favorita anche
dalla meccanizzazione
agricola che ha
notevolmente agevolato i
lavori di sistemazione dei
terreni e le operazioni di
coltivazione.
Une volte si rivave dapardut, îr
dome in qualchi lûc, cumò sôl in
place
Una volta si poteva arrivare
facilmente ovunque, ieri solo in
qualche luogo, oggi solo in piazza
Prâts e boschetis a son deventâts vignâi, biei di viodi cun graps di ue blancje e nere a volontât
Prati e zone a bosco sono diventati vigneti, belli da vedere con grappoli di uva bianca e nera in abbondanza
La pianura friulana
Una particolarità: alcune zone della nostra
regione, lungo la costa, si trovano sotto il
livello del mare. Un tempo queste aree erano
caratterizzate dalla presenza della palude,
a causa del mancato deflusso delle acque.
oggi, con agli interventi di bonifica, parte di
questi territori sono messi a coltura.
La pianura friulana è costituita da detriti
rocciosi, provenienti dallo sgretolarsi dei
monti, trasportati a valle dai torrenti
e dai fiumi. I corsi d’acqua rilasciano i
depositi di dimensioni maggiori (ciottoli e
ghiaia) nell’alta pianura mentre depositano
i materiali più sottili (sabbie e argille)
avvicinandosi al mare.
Questo è determinato dalla velocità delle acque e conseguente energia di trasporto:
diminuisce man mano che ci si allontana dalle montagne.
Ne consegue una diversa permeabilità del terreno. Nell’alta pianura le acque, sia quelle
piovane che quelle fluviali, penetrano nel sottosuolo e, invisibili, procedono verso il mare
fino a quando non incontrano i terreni ricchi di limo ed argilla. Questi terreni, impermeabili,
costringono l’acqua a risalire in superficie dando seguito al fenomeno della risorgenza.
Per questo l’alta e media pianura risultano aride mentre la bassa pianura è ricca di acqua.
La zona coltivata si trova sotto il livello
del mare e ne è separata dall’argine.
Necessariamente l’uomo per coltivare
queste aree ha dovuto trovare un sistema
per fare in modo che l’acqua in eccesso
raggiunga il mare. A questo scopo sono stati
costruiti gli impianti idrovori.
Questo disegno ti mostra la
linea delle risorgive indicata
in blu
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Tra chei cuatri fros si viodeve cori il gri, vuê i semenâts vivarôs
Tra la scarsa vegetazione si vedere correre il grillo, oggi rigogliosi seminativi
In nissun puest come achì al è cambiât dut, la palût e je deventade cjamp, il pantan prât
In questo luogo tutto è cambiato, la palude è diventata campo e il pantano prato
L’alta pianura
La bassa pianura
La caratteristica principale di questo territorio è la sua natura arida. Per questo in passato
molto estese erano le superfici a prato con scarsa vegetazione.
La zona della bassa pianura si contraddistingueva per la presenza di estese paludi solcate
da corsi d’acqua di risorgiva.
La limitata produzione foraggera e la carenza d’acqua durante il periodo estivo, che
costringeva uomini e animali a utilizzare la poca acqua piovana convogliata nelle depressioni
del terreno, rendevano difficile e non produttivo l’allevamento dei bovini.
Anche la coltivazione era molto difficile, infatti era possibile solo dove lo spessore del
terreno era più consistente e l’acqua veniva quindi in parte trattenuta. La produttività
rimaneva comunque molto limitata. Tra le principali colture ricordiamo il frumento, il mais,
la vite e il gelso.
In un contesto in cui la sussistenza era basata su alimenti prodotti in loco risulta
evidente che le condizioni della popolazione erano estremamente difficili. Le insufficienti
razioni alimentari debilitavano gli organismi e, inoltre, una alimentazione basata
quasi esclusivamente sulla polenta portava al diffondersi della pellagra, una malattia
particolarmente grave.
I prati umidi naturali producevano quantità notevoli di vegetazione, poco adatta però ad un
uso foraggero.
Solo le zone leggermente più rilevate e relativamente asciutte erano, per quanto possibile,
messe a coltura. Qui veniva anche allevato un numero limitato di animali e qui sono stati
costruiti gli insediamenti umani.
Ma, nonostante lo sfruttamento della flora spontanea e della fauna selvatica, la pratica
della pesca, la produzione dei campi e l’allevamento, le popolazioni vivevano in condizioni
molto difficili.
Il miglioramento agrario ebbe inizio quando si riuscì ad irrigare questa zona arida. Gli
appezzamenti già coltivati aumentarono la loro produttività e molte aree prative vennero
dissodate.
Si potenziò anche l’allevamento grazie all’introduzione di nuove colture come l’erba medica,
che aumentava e migliorava la produzione foraggera. Vista l’aumentata produzione lattea
delle bovine, anche in pianura vennero fondate le latterie. Burro e formaggio permisero di
migliorare sia la dieta che le condizioni economiche della popolazione, che poteva vendere
l’eccedenza dei prodotti caseari.
La produttività agricola continuò a migliorare grazie ad una sempre più capillare irrigazione,
ad una migliore concimazione, a macchine agricole sempre più specializzate e alle nuove
tecniche agronomiche.
L’attività agricola familiare, che assicurava il fabbisogno alimentare, progressivamente
scomparve sostituita dalle aziende agricole. La necessità di aumentare le produzioni ha
portato a volte ad un eccessivo sfruttamento del terreno e a pratiche agronomiche però
ora non più sostenibili.
La situazione era ulteriormente aggravata dal diffondersi della malaria. La malaria è una
malattia molto pericolosa, addirittura mortale. L’infezione è trasmessa all’uomo dalla
zanzara femmina del genere Anopheles.
Nel tempo questi terreni vennero prosciugati con la costruzione di fossi e canali per
permettere il deflusso delle acque in eccesso. Nella parte a ridosso del mare vennero
costruiti gli argini e collocate le idrovore al fine di portare l’acqua al mare.
Indubbiamente questa opera di bonifica - lo scavo dei fossi e dei canali, l’innalzamento degli
argini, la sistemazione dei terreni - richiese il lavoro di un numero elevatissimo di uomini e,
considerando le limitate attrezzature utilizzate, possiamo dire che fu un’opera faraonica.
La zona, bonificata e messa a coltura, richiede ancora oggi una manutenzione costante della
rete di scolo delle acque
Le coltivazioni più diffuse sono: frumento, mais, bietola e foraggere.
In questa zona, molto vicina alle coste e ricca di corsi d’acqua, gli agricoltori devono
prestare una attenzione particolare a tutte le pratiche agronomiche.
Superate le necessità di puro sostentamento, oggi l’agricoltura cerca di coniugare la
produttività con scelte rispettose dell’ambiente. Questo permette di consegnare al
consumatore un prodotto genuino, gustoso e fresco, e allo stesso tempo di salvaguardare la
biodiversità sia vegetale che animale.
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Il Carso
L’altopiano carsico è un territorio roccioso, brullo per la scarsità di acque superficiali,
caratterizzato dalla presenza di numerose depressioni e da limitati rilievi.
L’alterazione della roccia, provocata dalle piogge, ha dato origine a molte cavità
sotterranee (grotte) e avvallamenti esterni, denominati doline.
Solo nelle doline più estese l’accumulo di terra, dal caratteristico colore rosso, ha permesso
l’attività agricola.
rari i pascoli e molto diradati i boschi
La vite e l’olivo si possono considerare le colture tipiche della zona.
Passeggiando in Friuli
Venezia Giulia possiamo
ammirare paesaggi unici
e una grande varietà
di bellezze naturali,
apprezzare il lavoro
dell’uomo per gestire questo
territorio e assaporare i
prodotti di questa terra
tipicamente friulani.
è importante che il latte, le verdure, la
frutta e tutti i nostri prodotti, sani e genuini,
tu possa comperarli direttamente in regione.
Avrai così un prodotto più fresco, più buono e
che costa meno. Inoltre il mancato trasporto
fa si che l'inquinamento sia minore.
è anche grazie all’agricoltura che si possono
tenere curati e vivi i borghi rurali, mantenerli
luoghi accessibili e piacevoli per vacanze
a contatto con la natura, gite in bicicletta
e camminate. Scopriremo così la nostra
bellissima regione, i suoi dialetti e le sue
tradizioni.
ogni agricoltore ha cura e rispetto degli
animali e si impegna per il loro benessere.
Importantissimo per tutti far
continuare la tradizione agricola anche
nelle zone svantaggiate, come i piccoli
paesi di montagna. L’agricoltura può
diventare un’opportunità di lavoro e,
contemporaneamente, un modo per
mantenere il territorio curato e accessibile a
tutti.
Tante specie animali e vegetali sono in via
di estinzione o già estinte. Mantenere la
biodiversità è importantissimo per il futuro
di tutti collaborando alla salvaguardia di
molte specie.
L’acqua è una risorsa preziosissima, non
si può coltivare nulla senz’acqua e non si
possono allevare animali. è un impegno
non sprecarla e non inquinarla. Anche nel
risparmio energetico e nell’utilizzo delle fonti
alternative di energia siamo in prima linea.
Molti agricoltori sono impegnati nel progetto
Fattorie Didattiche. Qui puoi imparare a
conoscere gli animali e a sperimentare le
varie attività agricole.
Comprendere la cultura contadina aiuta a
scoprire la nostra storia e quella dei nostri
paesi.
Cul nestri lavôr, nô contadins o tignìn di cont la tiere e la coltìn, o tirìn sù i animâi, us din di mangjâ, o sin di
simpri te storie par garaintîus il doman.
Con il nostro lavoro, noi agricoltori gestiamo il territorio, alleviamo gli animali, produciamo gli alimenti , siamo
da sempre nella storia per darvi il futuro.
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l’uomo e la terra
Quando scriviamo la parola terra con la lettera “t” minuscola indichiamo il suolo, dove
crescono i vegetali e vive una grandissima varietà di specie animali.
Ancora, la terra è coltivata dall’Uomo, l’agricoltore appunto, fin dall’antichità e fornisce
prodotti per il suo sostentamento.
Il suolo è…
Il suolo, oltre che da frammenti di roccia, che a seconda delle dimensioni possono essere
granelli di sabbia, di limo o di finissima argilla, è formato anche dalle foglie cadute dalle
piante in via di disfacimento o dalla decomposizione di altri organismi. Infine il suolo
contiene una quantità di aria e di acqua entro cui sono disciolti i sali minerali, che varia a
seconda della stagione e del tipo di clima.
I componenti del regno vegetale, le piante, popolano il suolo e vivono ancorati ad esso
attraverso le radici.
Dal suolo le piante, attraverso le radici, assorbono acqua e sali minerali, il loro nutrimento.
Questi due elementi formano la linfa grezza che attraverso i canali presenti nel fusto sale
alle foglie che contengono la clorofilla.
La clorofilla, una sostanza tipica dei vegetali che dà il colore verde alle foglie e che
consente loro di fabbricare lo zucchero. A partire dallo zucchero più semplice (glucosio)
le piante sono in grado di costruire sostanze più complesse come l’amido, l’olio ed altra
materia vegetale che anche l’Uomo utilizza per nutrirsi.
Durante le trasformazioni della linfa grezza la pianta assorbe dall’aria una sostanza,
l’anidride carbonica, e rilascia ossigeno, indispensabile per la vita degli esseri animali che
invece lo respirano.
come sI Forma: la pedogenesI
Attraverso l’alterazione della roccia madre
per l’azione del sole della pioggia e del
tempo
Il proFIlo dI un suolo
Il profilo è la sezione verticale del terreno
dalla sua superficie alla roccia madre
inalterata. Un profilo è come la carta
d’identità di quella porzione di terreno. Gli
orizzonti che si distinguono per i diversi
colori (le sezioni) sono i suoi dati anagrafici
e ci raccontano la sua evoluzione
la composIzIone del suolo
Ciottoli e pietre > di 2mm di
diametro
Terra fine: particelle < a 2 mm di diametro.
Suddivisa in particelle sempre più piccole:
sabbia, limo e argilla
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Le piante sono esseri viventi con un ruolo importantissimo per la Vita sul pianeta e quindi anche per l’Uomo:
forniscono sostanze nutritive utili e ossigeno per respirare. Rispettiamole
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scheda di verifica
ad un certo punto...
Il primo guaio di tarok…
So che…
L’Ambiente in cui vivo comprende
Le parole Ambiente antropizzato indicano
Il territorio della regione Friuli Venezia Giulia è montuoso, collinare, pianeggiante…
Lo descrivo io
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Flame in ELEMENTY © Dusan Swalens
Il fuoco
l’ambiente naturale
cosa puoi fare tu?
l’ecologia
per evItare un IncendIo…
naturalmente, non accendere fuochi nel bosco
non gettare fiammiferi ancora accesi
sappi che è un’azione sbagliata da parte di un adulto gettare mozziconi di sigaretta ancora accesi!
non gettare o abbandonare rifiuti
se avvIstI un IncendIo…
non tentare di spegnere il fuoco da solo
chiama subito o fai chiamare da un adulto che hai vicino il numero verde per le
emergenze 800 500 300
Quando lo spegnImento dell’IncendIo
e’ gIa' In corso…
non avvicinarti a chi sta lavorando per spegnere il fuoco
cerca di non intralciare le operazioni e il traffico lungo le strade di accesso al
bosco
se seI sorpreso dal Fuoco durante un escursIone
In un Bosco…
cerca una zona sicura come un torrente o una parte del bosco già bruciata
se non c’è via di fuga, stenditi a terra possibilmente bagnandoti con acqua o coprendoti
respira attraverso un panno bagnato sulla bocca
gabriele cragnolini
Spento l’incendio causato da Tarok i tre amici si fermano
a parlare con riccardo, uno studente dell’ Università di
Trieste, accorso anche lui come volontario per aiutare le
Guardie forestali e gli operatori della Protezione Civile
a limitare il disastro. riccardo frequenta la facoltà di
Scienze matematiche, fisiche e naturali e parla volentieri
dell’Ambiente naturale a Quasar, Chiara e Marco, che lo
ascoltano interessati.
UNIVErSITA’ DEGLI STUDI DI TrIESTE
L’Università di Trieste è nata nell’anno 1924, dalla
Scuola Superiore del commercio che risaliva al 1877.
L’università conta circa 23.000 studenti
Si può studiare: Architettura, Economia, Farmacia,
Giurisprudenza, Ingegneria, Lettere e Filosofia,
Medicina e Chirurgia, Psicologia, Scienze matematiche,
fisiche e naturali, Scienze Politiche, Scienze della
Formazione. Comprende anche la Scuola superiore di
lingue moderne per Interpreti e Traduttori.
Negli ultimi centocinquant’anni lo sviluppo industriale ha
modificato sensibilmente l’ambiente naturale consumando
molta acqua, aria, indispensabili alla vita, e tanta energia.
Le attività dell’Uomo producono quantità enormi di rifiuti
che si riversano nell’aria, nel mare, nel terreno e nell’acqua
dei fiumi. Per la vita sul pianeta Terra è molto importante
gestire queste attività in modo adeguato.
Il rapporto tra tutti gli esseri viventi, piante, animali ed
esseri umani, e l’ambiente nel quale vivono, naturale o
artificiale, è studiato dall’ecologia.
La parola Ecologia è composta, infatti deriva dall’unione di due parole dell’antica lingua
greca: oikòs, che significa abitazione e lògos che significa scienza.
L’Ecologia è nata come disciplina scientifica nella seconda metà del 1800.
A partire da questi anni vennero elaborati studi molto significativi sul rapporto tra
ambiente ed esseri viventi e sull’influenza del clima sui diversi ambienti.
Uno dei più conosciuti studiosi del rapporto tra gli esseri viventi e ambiente fu charles
darwin che elaborò la teoria dell’evoluzione della specie.
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Charles Darwin nacque in Inghilterra nel 1809 e morì a Londra nel 1882.
Fu un grande studioso di scienze naturali, come la geologia, la zoologia e la botanica.
Elaborò la teoria dell’evoluzione delle specie animali e vegetali, basata sul concetto
di selezione naturale e della discendenza di tutti i primati (lèmuri, scimmie e Uomo
moderno) da un antenato comune.
Il suo testo più famoso s’intitola l’origine della specie, è pubblicato nel 1859 e
contiene l’esposizione della teoria dell’evoluzione della specie elaborata sulla base di
osservazioni compiute in un lungo viaggio, intorno al mondo con la nave Beagle, fino alle
lontane isole Galapagos, dove realizzò parte dei suoi studi.
La teoria dell’evoluzione spiega come la selezione naturale privilegi le mutazioni
(morfologiche, cioè di forma e fisiologiche, cioè di funzionamento)
che avvengono naturalmente nelle specie e che le rendono più
adatte alle condizioni dell’ambiente in cui vivono via via che questo
si modifica.
la ricerca numero
…usa il vocabolario
Biologia e geologia. Cosa studiano queste scienze naturali?
Scrivi la risposta aiutandoti con il vocabolario della lingua italiana.
la biologia è la scienza che studia
la zoologia è in particolare la disciplina della biologia che studia
la botanica è in particolare la disciplina della biologia che studia
Un esempio di adattamento all’ambiente è quello delle piante di
Cactus.
Per vivere nel clima caldo e arido del deserto la pianta del Cactus
ha ridotto le foglie a spine, in modo di limitare la superficie
delle foglie attraverso la quale le piante perdono acqua a causa del processo detto
“traspirazione”.
Quindi con una così ridotta superficie delle foglie il Cactus non perde acqua preziosa.
Ancora, il Cactus ha ingrossato il fusto, rendendolo capace di accumulare una riserva
d’acqua.
Il fusto del Cactus è cosparso di spine per evitare che altri esseri viventi, ad esempio
i mammiferi erbivori e gli uccelli, estraggano la preziosa acqua. Le sue radici si
propagano orizzontalmente per catturare l’umidità superficiale della notte.
Infine il fusto contiene la clorofilla, sostanza indispensabile alla vita della pianta, che lo
colora di verde.
Solitamente invece nei vegetali la clorofilla è contenuta nelle foglie.
La clorofilla è la sostanza utilizzata dalla pianta per svolgere la fotosintesi clorofilliana,
questa consiste nell’insieme delle funzioni che la pianta compie, con la luce del sole, per
produrre il suo nutrimento.
Così il Cactus ha messo in atto delle strategie di adattamento all’ambiente povero
d’acqua per la sua sopravvivenza ottimale. Lui, nel deserto arido, vive benissimo!
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la geologia è la scienza che studia
Come si chiamano gli studiosi che sviluppano queste scienze?
Il ................................................................................... si occupa di biologia
In particolare lo ........................................................ si occupa di zoologia
In particolare il ......................................................... si occupa di botanica
Il ................................................................................... si occupa di geologia
Fai un esempio di un essere vivente che si è evoluto ed ha attuato una strategia di
adattamento all’ambiente
Esegui una ricerca e spiega con le tue parole
54
Gli ecosistemi sono l’insieme di organismi (vegetali ed animali) e l’ambiente che li contiene.
La parola magica dell’ecosistema è equilibrio, la parola magica della vita naturale è
equilibrio, e i problemi iniziano quando l’Uomo interrompe questo organizzato e delicato
equilibrio naturale.
L’ecosistema foresta, ad esempio, ospita una grande varietà di animali e vegetali,
specialmente nei paesi con clima caldo e umido, come l’Amazzonia.
Nella foresta, dalla cima degli alberi verso il basso, si possono individuare tre differenti
fasce di vegetazione, ciascuna popolata da esseri viventi adattati a quel preciso ambiente:
in alto c’è lo strato più luminoso occupato dalle chiome, vi è poi il sottobosco maggiormente
ombreggiato ed infine il terreno.
Altri ecosistemi forestali come la Taigà costituita perlopiù da conifere (alberi con foglie
aghiformi cioè lunghe e sottili quasi sempre sempreverdi come: abeti e pini) si trovano
in Siberia e Canada e si sono formati in climi freddi. L’Europa, invece presenta foreste
adattate al clima temperato; pensiamo ad esempio alle grandi foreste di latifoglie (alberi
con foglie piatte ed espanse e generalmente caduche come querce, olmi e frassini) della
Germania o della Polonia.
Abbattere le foreste, attuare la deforestazione di ampie aree, vuol dire distruggere
l’ambiente di vita di animali e vegetali che lo costituiscono e compromettere l’esistenza di
alcune specie fino ad estinguerle, cioè a cancellarle totalmente dalla Terra.
Un ecosistema distrutto per essere ricreato ha bisogno di molto tempo, ma può essere
perso per sempre.
gli ecosistemi
Animali e piante sulla Terra vivono immersi nell’aria o nell’acqua.
L’aria, ed in particolare uno dei suoi componenti, l’ossigeno, e l’acqua sono elementi naturali
essenziali per la Vita.
Gli scienziati per capire se su altri pianeti esistono o sono esistite forme di vita cercano
subito i segni dell’esistenza di acqua.
Acqua e ossigeno sono nel tuo corpo, ma anche nei fiumi, nel mare e negli oceani, in parti
differenti in ogni terreno, nell’atmosfera e in casa, nella tua scuola e nelle fabbriche.
Animali e piante per vivere utilizzano ossigeno, acqua ed altri elementi nutritivi utili,
attraverso i cicli naturali: il ciclo dell’acqua, le catene e le reti alimentari (che descrivono il
passaggio del nutrimento cioè dell’energia da un organismo ad un altro), il ciclo dell’ossigeno,
quello delle stagioni e molti altri ancora. Se le attività umane artificiali modificano troppo i
cicli naturali ogni forma vivente del Pianeta soffre.
Prati, boschi, laghi, spiagge, paludi sono ambienti che sulla Terra si sviluppano
spontaneamente in stretto rapporto con il clima presente nel territorio.
Se il clima cambia anche l’ambiente si modifica: ad esempio alcune zone ora desertiche sono
state, nell’antichità, delle fertili pianure.
ogni ambiente funziona a modo suo: al suo interno vivono animali e vegetali con precise
caratteristiche che instaurano con il loro ambiente particolari rapporti di equilibrio.
Così, in natura, non troveremo mai un orso polare nel deserto, e non incontreremo mai
un pinguino al polo nord o una palma fra le nevi di una montagna o ancora un pesce fuori
dall’acqua.
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Altri esempi di ecosistemi sono: le barriere coralline, le zone umide e paludose, le steppe e
le tundre.
la ricerca numero
… scrivi
Le barriere coralline, le zone umide e paludose.
Descrivi questi diversi ambienti naturali sottolineando la diversità di clima e la posizione
geografica.
Fai qualche esempio di specie animali e vegetali che vivono in ciascun ambiente.
la barriera corallina
56
disegna
la steppa
ora dIsegna glI ecosIstemI che haI descrItto
la barriera corallina
la steppa
la tundra
le zone umide e paludose
la tundra
le zone umide e paludose
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nel territorio della regione Friuli venezia
giulia. alcuni equilibri ecologici tipici del tuo
ambiente di vita
Qui sotto vedi disegnati da bambini come Te quattro diversi ambienti naturali tipici del
territorio in cui vivi
la ricerca numero
… scrivi e disegna
Individua a tua scelta un altro ambiente tipico del territorio regionale, descrivilo
brevemente e poi disegnalo.
Un suggerimento…Ti piacerebbe studiare l’ambiente spiaggia, oppure l’ambiente laguna,
oppure quello del Carso, o ancora quello delle risorgive, delle valli alpine, delle falesie o dei
magredi (praterie aride)? Scegli tu.
La superficie del territorio regionale non è molto estesa, ma il Friuli Venezia Giulia è
caratterizzato da tanti meravigliosi paesaggi, molto diversi tra loro.
Io ho scelto dI descrIvere
Montagna
Fiume
Io ho scelto dI dIsegnare
R Ed
M ad
e in
Bosco di pianura
Grotta
59
60
Esistono delle regole, ovvero delle leggi, che proteggono gli ambienti naturali in
pericolo e le specie vulnerabili.
Ti ho già spiegato che quando una specie animale o vegetale scompare da un ambiente
naturale risulta danneggiato l’equilibrio dell’intero sistema del quale esse erano
elemento fondamentale e del quale TUTTI facciamo parte.
Pensa a quando componi una costruzione con tanti pezzi: devi seguire con attenzione
le istruzioni perché ogni pezzettino ha una sua funzione precisa e se ne perdi uno non
riuscirai mai a comporre l’intero gioco.
Così è anche in Natura: perdere una specie animale o vegetale può significare rompere
irrimediabilmente l’equilibrio di un intero ambiente naturale del quale esse fanno
parte.
Per questo motivo proteggere specie in pericolo ed evitare la scomparsa di animali e
piante e dei loro ambienti di vita viene considerata oggi un’ azione importantissima.
La parola Biodiversità è un vocabolo composto: bio, nella lingua greca antica significa
vita, mentre diversità, come suggerisce la stessa parola, si riferisce alla presenza di
diverse specie, organismi e forme viventi, in un preciso territorio. Questo territorio è
tanto più prezioso quanto maggiore è il numero di specie rare e tipiche di quel luogo.
La Commissione Europea, l’organo che governa l’Unione degli Stati che ne fanno parte,
ha definito delle regole scritte chiamate Direttive, perché stabiliscono la direzione
che le Nazioni devono prendere nei loro comportamenti per conservare questa
biodiversità. è stato così creato il Progetto Natura 2000 attraverso cui vengono
tutelate le aree con gli ambienti più adatti e ricchi di biodiversità. Questo Progetto
non si preoccupa soltanto di conservare questi luoghi, ma anche di permetterne il
collegamento, in modo da favorire lo spostamento delle specie da una zona all’altra,
condizione questa indispensabile per evitare il loro isolamento e per mantenere in vita
questi ambienti naturali (Siti). Essi sono stati dichiarati di Importanza Comunitaria e
nel loro insieme costituiscono la rete Natura 2000; ne fanno parte anche quelle Zone
dette di Protezione Speciale che sono state valutate indispensabili per il rifugio degli
animali che, come gli uccelli, si spostano da una parte all’altra del Continente.
In regione esistono numerose aree naturali
protette che tutelano ambienti differenti
tra loro.
Puoi visitarli per renderti conto della loro
bellezza.
Qui accanto vedi un disegno realizzato da
un bambino come te che raffigura le cicogne
bianche che nidificano nell’oasi naturalistica
dei Quadris di Fagagna
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la Fauna
Alcune specie animali rare e vulnerabili nel territorio del Friuli Venezia Giulia
l’orso bruno E’ un mammifero che vive nei boschi ricchi di
bacche e frutta di cui, assieme al miele, è particolarmente
ghiotto. Si ciba inoltre di erbe aromatiche, bulbi, tuberi
castagne e funghi ma, essendo onnivoro, anche di animali
selvatici o domestici grandi e piccoli come: roditori, tassi,
pecore, insetti fra cui le formiche, oppure di bestie malate,
ferite o morte. D’inverno va in letargo dai 3 ai 5 mesi,
scegliendo una cavità rocciosa asciutta, non fredda, con
un’entrata stretta e uno spazio comodo. In questo periodo
non mangia, la temperatura del suo corpo si abbassa e il
cuore batte piano. Conduce una vita solitaria e non segna il
territorio.
La femmina si prende cura dei cuccioli fino a quando sono
autonomi e prepara per loro una comoda tana prima della
nascita.
Il gatto selvatico è un mammifero molto simile al gatto
domestico.
Le sue prede preferite sono piccoli roditori, rettili, uccelli
e pesci. Quando ha fame e non trova di meglio mangia anche
insetti. Caccia di notte, mentre durante il giorno dorme
nascosto nella vegetazione o nella tana.
Anche lui è un tipo solitario, considera suo un territorio di
circa 10 chilometri di superficie e lo difende da quelli che
ritiene degli intrusi.
La femmina dà alla luce dai 2 ai 4 cuccioli con i quali resta
per 3 o 4 mesi.
l’albanella minore è un uccello rapace che caccia di giorno.
ha un corpo snello e di medie dimensioni e ali lunghe e
strette. Il maschio è di colore grigio con la punta delle
ali nera e la femmina ha le piume di colore marrone con
sfumature bianche sulla schiena. E’ un migratore regolare
che stanzia in regione da aprile a settembre.
Il suo volo è molto elegante, con veloci discese verso il
terreno. Frequenta zone aperte, cioè prive di alberi, come
i magredi od altre praterie aride o umide. Nidifica a terra
preferendo le zone dove l’erba è più fitta ed alta come le
aree paludose ed i canneti.
Purtroppo in regione si contano poche coppie di questi
bellissimi uccelli, poiché si tratta di una specie in via di
estinzione a causa soprattutto della distruzione degli
ambienti adatti alla sua nidificazione.
62
Il Fagiano di monte o gallo forcello è un grosso uccello
che vive nei pascoli alpini al limitare del bosco o presso le
foreste aperte ricche di radure e bassi cespugli.
Il maschio ha le piume di un meraviglioso nero con riflessi
blu metallici, le ali sono bordate di un bianco candido come
la parte che si trova sotto la coda; quest’ultima è anche
provvista di lunghe piume nere ricurve che sono il segno
distintivo della specie. Pure la femmina presenta un colore
scuro ma meno appariscente. D’estate predilige il fresco e
l’ombra, mentre d’inverno si protegge dal freddo scavando
buche nella neve.
Si nutre di gemme, foglie, erbe, bacche, rametti di mirtillo
e rododendro. Cattura con il becco animaletti come farfalle,
mosche, formiche e vermi.
la rosàlia alpina è un insetto divenuto ormai raro. Il color
azzurro cenere con macchie nere di cui è rivestito sembra
ideato da un raffinato stilista della moda. Presenta inoltre
lunghe antenne azzurrognole con ciuffi di peli neri. Vive
nei boschi, preferibilmente in montagna e nelle faggete,
dove si conservano ancora molti alberi di grandi dimensioni,
soprattutto quelli vecchi e pieni di cavità.
Gli esemplari di questo insetto costituiscono purtroppo una
rarità dal momento che in genere i nostri boschi vengono
tagliati prima che gli alberi maturino e diventino adatti ad
ospitare la rosalia.
la rana di lataste è un piccolo anfibio di colore scuro,
che vive presso foreste e boschetti umidi ricchi di pozze
d’acqua, dove vengono deposte le uova riunite in diverse
centinaia, in una massa gelatinosa. Dalle uova, escono tanti
piccoli girini, che, in circa tre mesi, diventano già delle
ranocchiette di circa un centimetro e mezzo.
La volpe, il riccio, la donnola ed altri mammiferi del bosco la
considerano un buon pranzetto.
è una specie a rischio di estinzione.
Anche in questo caso per evitarne la scomparsa, bisogna
preservare dalla distruzione gli ambienti naturali in cui vive.
63
la trota marmorata è un pesce che vive nei fiumi che
sfociano nel mare Adriatico e scendono dal versante
meridionale delle Alpi. Può avere dimensioni imponenti: fino
a 20 chilogrammi di peso! Si chiama così perché il suo colore
è grigio con macchie scure e chiare irregolari, vicine tra di
loro (che ricordano le venature di alcun lastre di marmo o di
granito)
è una specie minacciata dall’invadenza di una sua “cugina”, la
trota Fario e dall’impoverimento del suo ambiente naturale.
Attualmente si stanno studiando progetti per proteggerla
dall’estinzione.
Il cervone è il più lungo serpente italiano e tra i
più lunghi d’Europa, può misurare infatti fino a 240
centimetri. Il suo colore è bruno-giallastro con quattro
strisce scure che percorrono tutto il corpo.
Vive al limitare dei boschi e in luoghi con vegetazione
sparsa, soleggiati e umidi. Si muove di giorno. D’inverno si
rifugia in compagnia di suoi simili nelle tane abbandonate dai
piccoli roditori. Mangia piccoli mammiferi come scoiattoli,
topi, persino giovani conigli ed ancora lucertole, uova che
inghiotte intere e poi rompe con la forza dei muscoli del
torace. La femmina depone da 3 a 18 uova e a volte le
protegge accoccolandosi sopra. Il cervone è capace di
arrampicarsi sui rami degli alberi.
l’unio è un mollusco che vive sui fondali di melma e fango
di laghi e fiumi dove si nasconde anche in profondità. ha
una conchiglia formata da due elementi pressoché identici
chiamati valve che, combaciando ne permettono la chiusura
a mò di astuccio.
Trova il suo nutrimento nell’acqua ed usa le due branchie,
oltre che per respirare, anche per alimentarsi: una serve
per aspirare l’acqua, l’altra per respingerla una volta
trattenuto il cibo.
Il toporagno della selva di arvonchi è un mammifero che
vive soltanto nei territori umidi della pianura friulana dove
si trova la foresta di Arvonchi appunto, in cui fu scoperta
nel 1998 dallo studioso Lapini. Questo simpatico animaletto
si muove freneticamente di notte, vive sottoterra e si ciba
di insetti e lombrichi. I toporagno, nonostante il nome,
non sono veri topi da cui si distinguono per il musetto
estremamente allungato ed appuntito e per la pelliccia
morbidissima e vellutata: sono parenti stretti delle comuni
talpe e ricci. Si tratta di animali piccolissimi: è infatti
un toporagno il mammifero più piccolo che si conosca.
Quello della Selva di Avronchi non supera i 7 centimetri di
lunghezza!
64
la ricerca numero
disegna
… scrivi, fotografa oppure
la Flora
Alcune specie vegetali vulnerabili nel territorio del Friuli Venezia Giulia
Scegli un animale di quelli raffigurati nella pagina precedente ed aggiungi qualche notizia in
più su di esso.
ora che lo conosci meglio, chiedi ai tuoi genitori di fare una gita per osservare
direttamente il suo ambiente naturale!
Descrivi la passeggiata e cosa hai visto: un prato, un bosco, un lago, uno stagno, un fiume, il
mare… oppure? hai trovato qualche traccia (un’orma, una conchiglia, una piuma, del pelo o
degli escrementi)?, oppure, hai sentito il verso di uno degli animali che stai cercando? Prova
a descrivere ciò che hai visto o sentito con le tue parole o con un disegno, oppure fai delle
fotografie o registra i rumori e i suoni: potrai studiare il tutto con calma ed attenzione
appena sarai tornato a casa. Capirai quanto sia davvero appassionante conoscere le cose
ricavandole, invece che soltanto dai libri, direttamente dalle esperienze che puoi fare
stando in mezzo alla natura!
lo spillone di palude è una pianta molto rara ed esclusiva
della nostra regione; si trova soltanto in alcune piccole aree
di risorgiva della provincia di Udine. Vive nelle paludi e nei
prati umidi impregnati di acqua dolce. Tanti fiorellini riuniti
in quella che si chiama infiorescenza, crescono in cima ad
un lungo gambo oscillante al soffio del vento. ogni singolo
fiorellino presenta cinque petali di un bellissimo colore rosa.
Le foglie sono strettissime ed allungate di colore verde
chiaro.
la pinguicola o erba unta è una pianta carnivora. Quando
un piccolo insetto si posa sulle foglioline appiccicose, di
forma ovale ed allungata ne rimane invischiato: cercando
di liberarsi ne provocherà il lento arricciamento a partire
dal margine fino a che la foglia non lo avrà avvolto quasi
completamente. Da morto verrà digerito lentamente
attraverso sostanze dette enzimi.
I fiori sono piccoli e graziosissimi, con cinque petali bianchi
macchiati di un bel giallo limone.
la scarpetta della madonna è una bellissima, grande e
vistosa orchidea selvatica che cresce spontaneamente
nelle aree alpine della nostra regione. Si sviluppa su terreni
pietrosi dai 500 ai 2000 metri di altitudine, presso il
margine dei boschi.
Il particolare aspetto del fiore ha un preciso scopo: attirare
gli insetti golosi di nettare al suo interno. Gli insetti
attratti dal rigonfiamento di un petalo di colore giallo vivo
ed a forma di scarpetta chiamato labello, quando entrano
al suo interno vi rimangono imprigionati per un bel po’ di
tempo. Finiscono così per imbrattarsi e caricarsi di polline.
Tale sostanza è quella che, alla visita del fiore successivo,
ne consentirà la fecondazione. è questo il modo attraverso
cui avviene la riproduzione di queste piante che possono in
tal modo produrre i piccoli semi da cui nasceranno tante
giovani pianticelle.
Incolla qui una foto od
un disegno che hai fatto
durante la tua gita all’aria
aperta!
65
66
la genziana triestina è un fiorellino di un intensissimo
colore azzurro con cinque petali ed il centro bianco candido.
Le foglioline lanceolate, hanno cioè la forma di una piccola
punta di lancia, sono disposte a circolo tutt’intorno al
gambo. In Italia cresce esclusivamente nei prati del Carso
triestino e goriziano.
la campanula di moretti cresce e si sviluppa nelle
fessure della roccia presenti in alta montagna. I fiori
hanno gambi cortissimi e sono appressati l’uno all’altro in
caratteristici mazzetti che fanno capolino dagli strapiombi
rocciosi; Ciascun fiore presenta cinque petali di un colore
viola-azzurro intenso. Le foglioline, di forma ovale, sono
piccolissime rispetto ai fiori da cui vengono ricoperte quasi
completamente. Anche in questo caso si tratta di una specie
rara che cresce soltanto sulle Alpi Dolomitiche.
la pulsatilla montana è un fiore che vive sui prati e
sui pascoli aridi della montagna e della landa carsica. I
petali hanno una forma che ricorda vagamente la punta
di una lancia, sono di colore viola o rosso vinaccia e, sulla
parte esterna, sono ricoperti da una morbida peluria
argentata. Questo bel fiore però è una specie velenosa ed
irritante, e deve quindi essere maneggiata con cura. Una
ragione in più per non raccoglierla, così come si deve fare
con tutti i fiori spontanei che vanno sempre osservati,
ammirati e fotografati senza danneggiarli. Per garantirne
la conservazione e la diffusione occorre infatti lasciarli
crescere e svilupparsi nell’ambiente naturale in cui sono
stati trovati!
la crambe di tataria in Italia è presente solo nei magredi
della provincia di Pordenone nella pianura dove scorrono i
torrenti Cellina e Meduna.
è una pianta originaria dell’Ungheria. La sua presenza nei
magredi è stata notata per la prima volta nel 1928, dalla
naturalista Silvia Zenari. Si pensa che i primi semi della
pianta siano arrivati fin qui attaccati agli zoccoli dei cavalli
degli Ungari, una popolazione che scese in Friuli nel IX e
X secolo dopo Cristo. La Crambe cresce su steppe aride
e sassose. Il vento tipico di queste zone aperte, dopo
che la pianta ha terminato la fioritura e si è seccata, la
fa rotolare, come avviene per le sterpaglie del deserto,
facilitando in tal modo la dispersione dei semi. I fiori sono
piccoli e bianchi, hanno 4 petali disposti a croce mentre le
foglie sono abbastanza grandi con lobi (ramificazioni) che
le fanno assomigliare vagamente alle corna (o palchi) di un
alce.
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Alcune specie arboree tipiche del paesaggio del Friuli Venezia Giulia
l’acero campestre è un albero che non diventa mai molto
alto crescendo al massimo fino a 18 o 20 metri. Il tronco
è scuro, le foglie di un colore verde intenso sono di forma
palmata cioè ricordano il palmo della tua mano se la guardi
quando è aperta, sono inoltre un ottimo nutrimento per
gli animali. I fiori piccoli e verdi compaiono assieme alle
foglie da aprile a maggio; queste ultime sono caduche cioè,
in autunno si staccano dalla pianta e finiscono sul terreno.
Poco prima che questo avvenga, assumono una bellissima
colorazione gialla. L’acero ha la capacità di consolidare i
terreni franosi con le sue radici.
Il legno, in passato, era molto usato come combustibile
mentre veniva piantato nei filari delle vigne perché
funzionava come tutore, cioè come sostegno per le viti.
Il decotto di corteccia in erboristeria ha una funzione
benefica per l’intestino ed è rinfrescare per la pelle.
Antiche credenze gli attribuivano poteri magici contro la
sfortuna, i pipistrelli e le streghe.
la Quercia è un albero imponente, dalla crescita molto
lenta e che in genere può vivere 200 o 300 anni.
I suoi frutti si chiamano ghiande.
In natura ne esistono parecchie specie diverse come ad
esempio il Leccio e la Quercia da sughero. Nella nostra
regione sono presenti: il rovere, la roverella, tipiche dei
versanti soleggiati e dei suoli aridi e sassosi, la Farnia,
caratteristica delle antiche foreste umide di pianura ed il
Cerro, che cresce nei boschi misti e freschi del Goriziano e
del Triestino.
Le botti di rovere sono pregiati contenitori per fare
invecchiare il vino. In erboristeria il decotto di questa
pianta è usato per le sue proprietà antinfiammatorie,
astringenti ed emostatiche, cioè per fermare l’uscita del
sangue da una piccola ferita.
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Il Frassino maggiore è un altro gigante verde che raggiunge
i 40 metri di altezza.
Il suo tronco è diritto e cilindrico. Le foglie grandi e
caduche sono di forma composta cioè sono costituite
ciascuna, da foglioline più piccole.
Un tempo cresceva spontaneamente nelle foreste della
pianura con suolo fertile ed umido, in associazione alla
Farnia ed all’Acero campestre; oggi è ancora molto diffuso
nei boschi di montagna mentre in pianura si trova più
facilmente in parchi e giardini.
Il suo legno, particolarmente elastico, viene usato per
costruire mobili, pavimenti e timoni per imbarcazioni, ma
anche per alcune parti di strumenti musicali ed un tempo,
persino per fabbricare i primi sci!
la ricerca numero
… scrivi
Scegli una specie vegetale di quelle raffigurate nella pagina precedente ed aggiungi qualche
notizia in più su di essa
Anche il Faggio può raggiungere l’altezza ragguardevole di
circa 40 metri. Nella nostra regione, in genere, vive sopra
gli 800- 900 metri di altitudine, formando ampie foreste
nelle zone più fresche ed umide dell’area montana.
Il suo tronco è liscio di un color grigio argento. Le foglie
sono verde brillante e il frutto, la faggiola, è una piccola
noce racchiusa in un involucro duro, che, anche se privo di
spine, ricorda molto vagamente il riccio del castagno.
Il gelso non cresce mai più di 10-15 metri di altezza. La
chioma è larga e rotondeggiante. Il tronco, che presenta
una corteccia bruno-grigia e screpolata, negli individui più
vecchi può ingrossarsi fino a raggiungere e superare il metro
di diametro. Le foglie caduche sono ampie, di un colore
verde chiaro lucente. La particolare potatura conferisce
alla pianta il tipico aspetto “a Testa di moro” cioè con un
grosso rigonfiamento scuro e globoso al termine del tronco.
Il gelso bianco e il suo cugino gelso nero furono importati
dalla Cina in epoca medioevale perché fondamentali per
l’allevamento del baco da seta. I bruchi infatti sono molto
ghiotti delle foglie di questa bellissima pianta.
In regione era un albero molto caratteristico e diffuso
in quasi tutti i cortili delle case contadine, veniva anche
disposto in lunghi filari ai limiti dei terreni coltivati o come
tutore delle viti.
69
70
I giganti in Friuli venezia giulia
No, no caro lettore, non spaventarTi. Non
leggerai che in Friuli Venezia Giulia è stata
scoperta una specie di guerrieri giganti con
il numero di scarpa 75 e magari un occhio
solo!
Quando parliamo di giganti devi invece
pensare a degli esseri molto grandi sì, ma
pacifici e maestosi nella loro bellezza.
Sono silenziosi, ma se potessero parlare
racconterebbero tantissime cose perché
hanno anche mille anni e di persone sotto le
loro fronde ne sono passate tante!
Infatti, questi giganti sono dei meravigliosi
alberi secolari.
Solitamente la parola monumento ci fa
pensare ad una statua o ad un edificio,
comunque a qualcosa fatto dall’Uomo, ma
un’idea sulla quale riflettere è pure questa:
anche la Natura crea le sue "opere d’arte”
che, come in questo caso sono degli esseri
viventi. Questi alberi sono così longevi e
grandiosi da essere considerati dei veri e
propri Monumenti naturali.
Quando hai un po’ di tempo libero chiedi ai
tuoi genitori di portarti a vedere qualcuno
di questi giganti che abita in regione e
diventerai anche Tu parte della lunga storia
che Loro potrebbero raccontare.
Guardali con rispetto ed ammirazione, li
troverai a:
tasso
Nel parco del Prescudin
in Comune di Barcis nella
provincia di Pordenone
71
larice
Malga Campo in Comune di
Ampezzo, nella provincia di
Udine
72
Acero
Nella Piana di Fusine laghi
in Comune di Tarvisio, nella
provincia di Udine
Quercia
Ad Ariis in Comune di
Rivignano, nella provincia di
Udine
Tiglio
A San Dorligo della Valle,
provincia di Trieste
Pino Domestico
A Corona in Comune di
Mariano del Friuli, provincia
di Gorizia
Una lettura
I giganti
La parola “GIGANTI” evoca nella nostra mente immagini favolose legate alle
nostre fantasie, alle leggende, alle tradizioni, quadri di un mondo immaginario
splendido e grandioso…
La fantasia è uno strumento molto importante per vivere bene la nostra vita,
usarla spesso dà grandi soddisfazioni e allora quale luogo più adatto per utilizzarla
se non gli splendidi boschi della nostra regione?
Dalle alture del Carso alle Foreste del Tarvisiano le occasioni non mancano.
Facendoci una bella passeggiata, magari sotto le fresche ombre degli alberi dove
la luce gioca a nascondino, possiamo “scatenarci” e correre con l’immaginazione
da un ramo dalla forma strana a un cespuglio che sembra un animale fantastico,
possiamo ancora creare un sacco di “personaggi” o “luoghi”… chi non ricorda il
mitico “BArBALBEro” l’albero protagonista del film “Il signore degli anelli” che
camminava e parlava…? Ed ecco allora che gli alberi, forse i più affascinanti,
complessi ed importanti esseri viventi del nostro pianeta, diventano dei GIGANTI!
Ma lo sono davvero! Aceri, Frassini, Tigli, Querce, olmi, Abeti, Faggi, Tassi,
Betulle, Cipressi, Pini, Castagni… Nella regione Friuli Venezia Giulia, il nostro
territorio, vicino a noi a volte in modo sorprendente, oppure nei boschi più estesi,
nei giardini delle Ville più antiche, a volte nel centro delle piazze dei nostri paesi,
abitano i GIGANTI arborei. Alcuni di questi alberi antichi, superano i 500 anni di
vita e fanno parte del PATrIMoNIo NATUrALISTICo E STorICo.
hanno chiome ampie ed estese, radici possenti ed enormi branche, sono qui vicino a
noi, dobbiamo soltanto fermarci un attimo a conoscerli e ad osservarli. Sediamoci
accanto al loro tronco e guardiamo i particolari, le foglie, la corteccia, i rami e le
loro traiettorie bizzarre; ascoltiamo ad occhi chiusi i rumori causati dal vento,
sentiamo l’odore caratteristico del legno, diverso per ogni specie di albero, e
guardiamo le ombre cangianti…è meraviglioso e la sensazione che si prova è… che
sotto un albero si sta BENISSIMo!
Cipresso
A rocca Bernarda in Comune
di Premariacco, provincia di
Udine
Una legge regionale si è proposta di salvaguardare questo patrimonio comune della
nostra società. Si, perché questi patriarchi, questi “grandi vecchi” sono molto
importanti non solo per la “BELLEZZA” che ci regalano ogni giorno rendendo il
paesaggio dove viviamo più armonico e prezioso, ma anche perché con il loro corpo,
con il loro legno, frutto della terra, rappresentano anche la nostra “STorIA”,
la memoria e la coscienza del nostro passato. Come ”TESTIMoNI DEL TEMPo”
alcuni di questi esemplari hanno visto marciare i soldati di Napoleone e le armate
degli austriaci, hanno visto trascorrere la vita di ogni giorno e la storia dei nostri
avi, dei nostri nonni e dei nostri genitori. Simboli del passaggio e del divenire al
futuro Loro sono ancora lì con forti radici profondissime, incuneate nella madre
terra, e ci guardano…impariamo a conoscerli, sono proprio dei “bei tipi”.
dario di gallo
76
le foto qui a fianco
spiegano come è stato
spostato un prato stabile
presso la z.I.u.
Il prato è fatto a “pezzettini”
I prati stabili
Sai cosa indica la definizione di prato stabile?
Un prato stabile è una porzione di terreno che non è mai stata dissodata con aratro
o erpice, due attrezzi agricoli che preparano la terra per la semina. Questi prati,
quindi, sono così come si vedono oggi da tantissimo tempo; oppure sono tornati ad
esserlo, dopo che una superficie coltivata è stata abbandonata e lasciata a riposo per
un tempo sufficiente (almeno trent’anni), operando esclusivamente con la falciatura
per evitare lo sviluppo di arbusti ed alberelli.
Questi prati sono preziosi perché ospitano specie di flora e fauna tipiche ed a volte
anche molto rare. Grazie ad essi, le erbe selvatiche spontanee, i fiori e i moltissimi
insetti impollinatori utili alle coltivazioni e all’equilibrio delle campagne che vivono
al loro interno, possono conservarsi e diffondersi nel territorio circostante. Essi
variano d’aspetto a seconda dell’ambiente che può essere umido, secco, soleggiato od
ombroso. I prati stabili in futuro non potranno continuare ad esistere se, soprattutto
in pianura, tutta la superficie delle nostre campagne viene occupata dalle colture.
La Comunità Europea si è presa cura di salvaguardare i prati che corrispondono ad
ambienti naturali di interesse comunitario cioè che corrispondono ad ecosistemi rari,
ricchi di vita e con caratteristiche proprie (biodiversità e identità biologica): molti
di questi ambienti prativi sono proprio i prati stabili. Per questi motivi la nostra
regione ha deciso di creare una legge per proteggerli. Ed in effetti, in Friuli Venezia
Giulia sono state raccolte molte informazioni sui prati stabili: con l’aiuto degli aerei
77
sono stati fotografati dall’alto su tutto
il territorio della regione, individuandoli
singolarmente e classificandoli in: prati
asciutti, prati umidi, prati concimati e
così via.
La regione in questo modo, ha fin’ora
garantito la conservazione di questi prati.
Avevi mai pensato che un prato potesse
nascondere un tesoro così prezioso?
Corri fuori a giocare! oppure chiedi ad
un adulto di portarti a fare una bella
passeggiata all’aria aperta e guardati
intorno: i prati stabili non sono delle
semplici superfici di erba verde, ma si
riconoscono perché in primavera ed in
estate sono quelli più ricchi di fioriture
ed insetti. riesci a individuarne qualcuno?
78
I “pezzettini” di prato stabile sono
spostati ad uno ad uno
Il prato stabile è così ricostruito….in
un altro posto. Nulla della flora e della
fauna è andato perduto!
Substance in ELEMENTY © Dusan Swalens
Il territorio e la vita
I cicli naturali
cosa puoi fare tu?
La rete alimentare
per non nuocere alla BIodIversItÀ Quando tI muovI In un
amBIente naturale
Informati sempre sulle specie protette di una determinata zona.
Quando sei in un area naturale non raccogliere mai fiori, ma limitati ad osservarli, a
descriverli, a fotografarli e a disegnarli, soprattutto se non li conosci e se non sai
se appartengono a specie comuni, oppure rare ed in via di estinzione.
Non uccidere mai insetti o piccole bestiole come lucertole, bisce o topolini, in
particolare quelle che trovi in natura e che non conosci: se le ritieni pericolose è
molto meglio se ti proteggi con l’abbigliamento adatto o se te ne stai alla larga,
lasciandoli vivere in pace nel loro ambiente perché ora sai che ogni organismo è utile
ed indispensabile per l’ecosistema in cui vive.
Non inquinare con rifiuti come lattine o sacchetti di plastica gli ambienti naturali
dove vivono le specie selvatiche, alcuni di questi rifiuti possono diventare trappole
mortali per alcune bestiole.
Se noti che un ambiente naturale particolarmente ricco di specie risulta minacciato
od in reale pericolo, segnalalo sempre alla stazione delle Guardie forestali più vicina.
per aIutare I pIccolI anImalI Quando seI per strada
Se trovi un uccellino caduto dal nido non raccoglierlo perché probabilmente, nei
dintorni, c’è sua madre che lo sta cercando e che se ne prenderà cura continuando
ad alimentarlo con il suo becco. Se lo sposti la mamma non lo troverà più. Se invece
trovi un uccello od un altro animale ferito segnalalo al comando di Guardie forestali
a te più vicino: in alcune province esistono dei centri specializzati per la cura degli
animali selvatici feriti!
per FavorIre la BIodIversItÀ Quando seI a casa tua
Se hai un giardino oppure anche soltanto un terrazzo, favorisci la presenza di specie
selvatiche dicendo agli adulti di seminare erbe spontanee o di scegliere arbusti
ed alberi tipici delle nostre zone, piuttosto che piante ornamentali provenienti da
paesi lontani o da incroci praticati nei vivai. Dì loro di evitare, se possibile, l’uso
di diserbanti od insetticidi dannosi per le specie selvatiche. Se hai spazio proponi
ai tuoi genitori di realizzare insieme una pozza per la riproduzione degli anfibi,
oppure di inserire sotto il tetto una “bat box” per i pipistrelli od ancora, sul ramo
di un albero, una mangiatoia od una cassetta nido per gli uccelli. In questo modo
favorirai la presenza delle specie selvatiche della zona come gli uccelli, gli insetti
impollinatori utili, le rane, i rospi, i ricci e i pipistrelli ecc. In tal modo aiuterai la
biodiversità anche nel tuo paese e nella tua città. Imparerai a conoscere molte
specie selvatiche osservandone le abitudini e, se sei bravo, alcune di queste specie
le potrai persino avvicinare facendogli prendere piano piano confidenza con la
tua presenza. Vedrai che il tuo giardino e il tuo terrazzo si popoleranno di vita e
verranno allietati dal volo di farfalle, dal piacevole ronzio delle api, dal canto di
uccelli e grilli e, all’inizio dell’estate dalla graziosa presenza dei lumini delle lucciole
al bordo dei cespugli.
stefano Fabian
81
La legge fondamentale della sopravvivenza delle specie animali,
Uomo compreso, è che ogni essere vive e cresce cibandosi di un
altro, animale o vegetale.
In Natura esistono gli erbivori e i vegetariani, che si nutrono
soltanto di vegetali, i carnivori che si cibano esclusivamente di
carne ed infine gli onnivori che mangiano un po’ di tutto.
Questa legge fondamentale si esprime nella cosiddetta rete alimentare: ciascun individuo
animale vive a spese di altri, ma nello stesso tempo diviene cibo per un altro nodo di questa
rete. Non a caso gli studiosi hanno scelto la parola rete per esprimere questo concetto.
L’alimentazione animale è costruita proprio come una sequenza di passaggi e se ne viene
a mancare uno, il meccanismo s’interrompe con serie conseguenze negative per gli esseri
viventi coinvolti così come avviene quando si rompe un nodo o si spezza il legame fra due
nodi di una rete.
Esistono più tipi di reti alimentari, a seconda del territorio ma tutte iniziano dalla stessa
base: i vegetali. Questo ci fa immediatamente capire quanto le piante siano importanti per
la vita sulla Terra!
Il primo livello di ogni rete alimentare, sia che si tratti di un grande albero o di una
microscopica alga, è sempre rappresentato da un organismo vegetale in grado di catturare
l’energia luminosa e di trasformarla in cibo che altri organismi si mangeranno.
E così il gatto mangia il passero, che ha
inghiottito il bruco, che ha succhiato la linfa di
una foglia.
oppure il gatto mangia il topo, che si è appena
mangiato una bacca, o ancora il gatto cattura la
lucertola che ha mangiato un insetto che a sua
volta si è cibato di un altro insetto (come fa
la coccinella), oppure di una foglia (come fa la
cavalletta).
Il pesce più grande mangia il pesce più piccolo
che ha già mangiato un altro pesciolino, che si
ciba di plancton animale che a sua volta si ciba di
quello vegetale consistente in piccolissime alghe.
Ed ancora il leone caccia la gazzella che si ciba di
foglie e le iene e gli avvoltoi ripuliscono ciò che
ha abbandonato il leone, una volta sazio.
Carnivori ed erbivori convivono in equilibrio nella
rete alimentare dove ogni preda e predatore,
cioè ogni specie, ha il suo posto e nulla va
sprecato o inutilizzato.
82
Il ciclo dell’acqua
Sulla Terra l’Acqua è presente in tutte le sue tre forme possibili: è solida nei ghiacci dei
Poli, è liquida nei mari e nei fiumi ed è vapore nell’aria.
Il nostro pianeta è l’unico nel sistema solare ad avere l’acqua presente in tutte queste
forme.
In natura esiste il cosiddetto ciclo dell’acqua, un percorso che essa compie passando
attraverso le sue tre diverse forme che è utile per tutti gli esseri viventi.
L’acqua dalla superficie del mare, dei laghi e dei fiumi e dal
terreno dopo una pioggia, si trasforma in vapore, cioè in
minuscole goccioline che salgono verso l’alto.
Questo fenomeno si dice evaporazione.
L’evaporazione in cielo forma una nuvola, che contiene così
vapore acqueo e goccioline di acqua o cristalli di ghiaccio a
seconda della temperatura, calda o fredda, o della stagione.
Questo è il fenomeno della condensazione.
succede così…
Le nuvole sono spostate dal vento ed ad un certo punto del
loro viaggio scaricano pioggia o neve.
Queste sono le precipitazioni.
Così l’acqua cade sul terreno, penetra in esso e corre sotto
terra.
Quando l’acqua corre nel sottosuolo forma le falde.
L’acqua,dopo aver corso in profondità, ritorna in superficie
sotto forma di sorgenti.
Dalle sorgenti si formano ruscelli, torrenti, affluenti e
fiumi.
Infine l’acqua dei fiumi ritorna al mare attraverso le foci.
83
84
disegna
Aiutandoti rileggendo le pagine precedenti e con i numeri segnati in rosso ricostruisci con
tuoi disegni le fasi del ciclo dell’acqua
Anche le piante rilasciano nell’aria vapore acqueo, attraverso gli stomi, piccole
aperture che si trovano nella parte inferiore delle foglie, al riparo dalla polvere.
Questo è il fenomeno della traspirazione.
un esperImento
Prendi un sacchetto di plastica e usalo per incappucciare una pianta in un vaso. Dopo
un periodo di tempo ti accorgerai che la parte interna del sacchetto ha raccolto tante
goccioline di vapore.
ricordati di togliere il sacchetto sennò la mamma ti sgriderà!
Allo stesso modo se entri in una serra dove sono accolte molte piante ti accorgi che
l’aria all’interno è molto umida e i vetri possono essere appannati proprio perché le
piante tutte insieme hanno realizzato la traspirazione.
l’acqua… sulla terra
l’oceano L’acqua salata dell’oceano occupa una vastissima superficie terrestre, tanto
grande che la Terra è detta “Il pianeta blu” perché dallo spazio il suo colore più evidente è
proprio il blu dell’acqua degli oceani che la ricoprono per più del 70% della superficie.
Gli oceani maggiori sono tre: Pacifico, Atlantico, Indiano.
Alcuni studiosi considerano un oceano anche il Mare Glaciale Artico e l’oceano Meridionale
tutto intorno all’Antartide.
Gli oceani sono importantissime riserve d’acqua con una funzione fondamentale nel ciclo
dell’acqua sul Pianeta. Dagli oceani infatti l’acqua evapora e sale in cielo per poi ricadere a
terra come precipitazione, pioggia o neve.
Ancora, proprio gli oceani sono fondamentali per mantenere la temperatura sulla Terra a
livelli ottimali per la vita. Essi, infatti, assorbono l’energia della nostra stella, il Sole, e la
rilasciano lentamente.
Ed è proprio nell’acqua degli oceani che è nata la vita, circa 3 miliardi e mezzo di anni fa.
Abita gli ecosistemi oceanici il plancton vegetale (fitoplancton), minuscole alghe e batteri
che sono i principali produttori di nuova biomassa vivente e di ossigeno delle acque marine e
primo livello di tutte le reti alimentari del mare.
Uno degli ambienti più preziosi degli oceani sono le barriere coralline dei mari tropicali,
grandi muraglie formate dal deposito degli scheletri dei polipi dei coralli che vivono, sulle
muraglie, riuniti in colonie di milioni di individui.
L’Uomo ricava dagli oceani alimenti, con l’attività della pesca, energia e materie prime.
Gli oceani contengono infatti nelle acque e depositate su fondali, grandi quantità di
minerali, nonché il sale e sostanze combustibili come il petrolio al di sotto del fondale
marino.
Con il potenziamento delle reti di comunicazione recentemente si è sviluppata l’attività del
turismo che permette di raggiungere bellissimi arcipelaghi come le isole della Polinesia, dei
Carabi, delle Maldive, Mauritius e Seychelles.
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86
Le acque degli oceani, lontane dalla costa sono di tutti e questa è la causa del loro
sfruttamento inadeguato che può provocare la distruzione di questi preziosissimi ambienti
naturali.
Queste acque sono state usate come enormi discariche nelle quali può essere buttato
di tutto. Da poco tempo si cerca di porre rimedio a questo gravissimo danno con leggi e
regolamenti per il rilascio di rifiuti e con l’istituzione di riserve marine.
nel territorio della regione Friuli venezia giulia
Il mare Si individua come mare una porzione di oceano.
I mari costieri sono quelli che circondano tutti i continenti.
La linea di confine tra acqua e terra è detta costa.
L’acqua del mare si muove: con le onde, generate dal vento, con le maree, causate da Luna e
Sole, con le correnti marine, causate dalla diversa temperatura degli strati di acqua più o
meno profonda.
Una curiosità: anche sulla Luna ci sono i mari. I cosiddetti mari della Luna sono in realtà
estese pianure che appaiono scure perché composte da basalto, una roccia di colore quasi
nero.
Il lago E’ una grande quantità di acqua solitamente dolce che si trova nelle depressioni o
nelle valli terrestri.
I laghi sono alimentati dai fiumi, da sorgenti, o ancora dalle piogge.
Il fiume che entra in un lago è detto immissario, quando esce invece è detto emissario.
Il fiume E’ un corso d’acqua dove l’acqua è
sempre presente. L’acqua del fiume scorre in
superficie, ma a volte il fiume può avere un
corso sotterraneo.
Il fiume è alimentato dalle piogge, dallo
scioglimento delle nevi o dei ghiacciai, da
acqua presente nel sottosuolo, nella falda.
Il fiume ha la sorgente, dove l’acqua sgorga
dal terreno, il letto, il terreno sul quale
scorre l’acqua e la foce, il punto dove il
fiume immette la propria acqua nel mare.
La foce di un fiume può essere semplice, con
un solo ramo a forma a imbuto (estuario) o a
più rami (delta).
Il torrente La differenza tra un fiume e
il torrente è che quest’ultimo è un corso
d’acqua non costante nel tempo. Il torrente
è poco alimentato dai nevai e non con la
regolarità del fiume.
Sono magari violente piogge a portare acqua
al torrente che solitamente ha un corso
ripido e tortuoso.
Alcuni
dei fiumi e
torrenti che scorrono
nel territorio sono il Livenza,
il Cellina, il Meduna, il Tagliamento,
il Natisone, il Torre, l’Isonzo, conosciuto
anche come “la bellezza di smeraldo” per il
colore verde acceso delle sue acque, e il Timavo.
Il Tagliamento è il più importante fiume della regione.
Esso è lungo circa 170 chilometri.
Nasce immediatamente sotto il Passo della Mauria, attraversa la Carnia, parte
settentrionale della provincia di Udine e poi costituisce il confine tra la provincia di
Udine e quella di Pordenone e poi con la provincia di Venezia. Sfocia nel Golfo di Venezia tra
Lignano Sabbiadoro e Bibione.
Il lago di Cavazzo, detto anche il lago dei Tre Comuni è il più grande lago del Friuli Venezia
Giulia, il suo perimetro, infatti è di circa 6.500 metri.
L’ambiente naturale del lago è abitato da numerose specie animali e vegetali.
Nuotano nell’acqua tante specie di pesci come ad esempio i cavedani, i persici, gli spinarelli
ed ancora le tinche, le trote. Nel canneto della riva vivono numerose specie di uccelli come
il germano reale, le gallinelle d’acqua ed i martin pescatori e trovano rifugio periodicamente
gli uccelli migratori.
Gli altri laghi sono quelli di Fusine e del Predìl.
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88
scrivi
scheda di verifica
Completa la frase collocando al posto giusto i seguenti nomi
so che…
I due elementi principali in cui vivono gli esseri viventi sono
di Cavazzo o dei Tre Comuni
Mare Mediterraneo
Mare Adriatico
Isonzo
Tagliamento
penisola
La Terra è
verde smeraldo
sud
acqua
La terra invece è
soltanto da un lato
La costa della regione Friuli Venezia Giulia è bagnata dal
a
. Il
fa parte del
nel quale si estende l’Italia che è una
L’ecologia è la scienza che studia
.
La penisola è una vasta porzione di terre circondate da
e collegate alla terra ferma
.
Il lago più grande che si trova nella regione Friuli Venezia Giulia è chiamato
. Il fiume più lungo che attraversa la regione è il
Il fiume
Animali e piante vivono sulla Terra sparsi qua e là a caso
.
è conosciuto anche per il colore caratteristico della sua acqua
.
Vero
Falso
Gli ecosistemi sono
89
90
sono due ambienti naturali tipici della regione in cui vivo
Se vedo un incendio, faccio molta attenzione e segnalo il pericolo così
Descrivi i comportamenti corretti nel caso una persona si trovi nella pericolosa situazione
di un incendio in un bosco
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Water in ELEMENTY
© Dusan Swalens
l’acqua e la vita
E ANCorA,CoSA SUCCEDE? QUI SI è VErIFICATo UN DISASTro ECoLoGICo, Là SI SCoPPIA
DAL CALDo, LAGGIù FA FrEDDISSIMo…..QUASAr, rAGAZZI …CorrETE! C’è BISoGNo DI VoI!
Il secondo guaio
di tarok…
Liquida, trasparente, senza odore né sapore. Non c’è vita senza l’acqua.
Sempre in movimento cambia continuamente di posto, nell’aria dal cielo e
sulla terra, nei corsi d’acqua, nei laghi e nei mari, nelle falde sotterranee e
negli esseri viventi, sulla superficie di una foglia e sulle mani di un bambino.
cosa puoi fare tu?
Ad esempio quando aiuti la mamma a lavare i piatti, non sprecare
troppa acqua, usa poco detersivo e se possibile usa detersivo ad alta
biodegradabilità!
Questa sera scegli di fare una doccia, il tuo fumetto preferito puoi leggerlo
seduto sulla poltrona e non in vasca da bagno! Una doccia fa risparmiare una
grande quantità d’acqua: per riempire la vasca servono 250 litri di acqua,
mentre per una doccia di 5 minuti consumerai dai 30 ai 50 litri.
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l’atmosfera
l’atmosFera svolge un ruolo Fondamentale per la vIta sul pIaneta
Anche l’aria che ci circonda fa parte del nostro ambiente.
Attraverso l’atmosfera gli esseri viventi possono respirare e le piante possono nutrirsi.
Più precisamente l’aria che respiriamo è composta da tre gas importanti. L’azoto,
rappresenta quasi l’80% dell’aria ma non esercita un ruolo primario nei viventi, l’ossigeno,
che è fondamentale per la respirazione degli animali e l’anidride carbonica necessaria per la
fotosintesi clorofilliana delle piante.
l
Più precisamente gli scienziati individuano l’atmosfera come un involucro che avvolge la
Terra in modo simile alla buccia che ricopre una mela.
Essa è un insieme di gas, alta diverse decine di chilometri, ed è composta da più strati.
Lo strato che contiene l’aria che noi respiriamo è spesso solo qualche chilometro ed è
composto principalmente da:
L’ozonosfera, che si trova a circa 30 o 40 chilometri di altitudine, ci protegge dai raggi
solari (precisamente i raggi UltraVioletti detti UV) che altrimenti danneggerebbero
soprattutto la pelle e gli occhi dei mammiferi.
l
Azoto
(N2):
78,08%
ossigeno
(o2):
20,95%
Argon
(Ar):
0,93%
Vapore acqueo
(h2o):
0,33% varia da 0 al 5-6 %
Anidride carbonica
(Co2):
0,032%
*fonte ARPA
Quando senti parlare di buco dell’ozono, vuol dire che c’è una certa preoccupazione da
parte gli studiosi che questo sottile strato di protezione venga alterato dalle attività
umane, provocando una serie di danni, infatti, neanche la miglior crema protettiva
riuscirebbe a proteggerci dai raggi del sole senza questo filtro naturale.
I raggi del sole sono fondamentali per la vita del pianeta perché forniscono energia e calore
per le piante, fanno evaporare l’acqua mettendo in movimento le masse d’aria che creano la
circolazione dei venti e, inoltre, sono molto utili all’uomo che può produrre energia elettrica
(con i pannelli fotovoltaici) o acqua calda (con i pannelli solari) senza inquinare.
L’atmosfera trattiene il calore sulla superficie della Terra.
Questa caratteristica viene definita effetto serra. L’atmosfera, come abbiamo visto,
contiene diversi gas, tra i quali l‘anidride carbonica e il vapore acqueo, che trattengono il
calore dei raggi solari evitando che si disperda con troppa facilità.
La temperatura media sulla superficie della Terra è intorno ai 14 gradi centigradi, senza
l’effetto serra la temperatura sarebbe di circa 18 gradi sotto zero e la vita non si sarebbe
sviluppata nel modo in cui oggi la conosciamo. Quindi l’effetto serra è un fattore positivo
per la vita del pianeta. Ma se nell’atmosfera aumenta la quantità di anidride carbonica, di
umidità o di altri gas a cosiddetto “effetto serra”, aumenta anche la temperatura media del
pianeta, creando una serie di problemi quali lo scioglimento dei ghiacci, l’aumento del volume
dell’acqua dei mari e il cambiamento del clima a cui le specie terrestri si sono adattate nel
corso di una lunga evoluzione.
l
L’atmosfera rende possibile il ciclo dell’acqua. ricordi? La troposfera, come riportato nel
disegno, è la parte di atmosfera più bassa dove si verificano i fenomeni atmosferici e quindi
anche i processi di precipitazione, evaporazione e formazione di ghiaccio.
l
Negli strati superiori l’ossigeno, gas indispensabile alla vita di animali e piante, diminuisce
fino a scomparire.
Per questo motivo, quando si va in alta montagna, è consigliato un periodo di adattamento,
in modo da abituare il corpo a respirare a basse quantità di ossigeno.
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Air in ELEMENTY © Dusan Swalens
l’aria e la vita
cos’è l’inquinamento?
L’inquinamento è la trasformazione dell’equilibrio naturale di un ambiente, che mette in
pericolo la salute degli esseri che ci vivono.
cosa puoi fare tu?
Anche l’aria è indispensabile per la vita.
Per questo dovremmo cercare il più possibile di non inquinarla,
per esempio:
evitando di bruciare composti plastici o carte plastificate
piantando alberi dove è possibile
andando a piedi, utilizzando la bicicletta o i mezzi pubblici
Generalmente l’inquinamento è provocato dall’immissione di sostanze tossiche in un
ambiente naturale, dove esse risultano pericolose poiché interferiscono in maniera dannosa
o distruttiva sui meccanismi naturali di vita.
Se dopo aver dipinto il cancello di casa getti la vernice rimasta in un ruscello, lo inquini
rischiando di uccidere gli animali, le piante e altri esseri acquatici; alcuni di essi sono
talmente piccoli che non li vedi a occhio nudo, ma sono molto importanti per la vita di quel
ruscello.
Se butti la vernice in un angolo del giardino inquini il terreno e rischi di uccidere gli animali
e le piante che vivono lì.
Bruciando rifiuti di plastica o di gomma, produrremo un inquinamento dell’aria, perché si
immettono fumi tossici che, anche noi, respireremo.
lo sai?
costruendo case ben isolate e dotate di sistemi per immagazzinare
Che anche gettando sostanze apparentemente non dannose come latte o sale nell’acqua
di uno stagno comprometti l’equilibrio naturale di questo ecosistema e quindi lo inquini?
l’energia del SoLE
esistono vari tipi di inquinamento, questi alcuni esempi:
dell’aria detto atmosferico,
dell’acqua che si dice idrico,
acustico, quando è prodotto da sorgenti acustiche, e quindi c’è troppo rumore,
luminoso, provocato dalle luci delle città che non permettono più di vedere il cielo stellato
di notte,
termico, causato da un aumento della temperatura,
elettromagnetico, dovuto alle antenne che trasmettono segnali radiotelevisivi o per i
cellulari,
radioattivo, dovuto al radon, un gas naturale che proviene dal sottosuolo, o quando si
verifica un incidente ad una centrale nucleare.
A volte può succedere che un ambiente si trasformi per cause naturali e che gli esseri
viventi che lo abitano possano venire danneggiati. Ad esempio l’eruzione di un vulcano libera
nell’aria grandi quantità di ceneri rendendo l’aria irrespirabile. Viceversa, quando si parla
di inquinamento, si fa riferimento alle attività dell’Uomo e alle sue conseguenze sulla salute
delle persone e sull’ambiente.
Facciamo un esempio:
Una volta si usava mettere il piombo nella benzina dei veicoli a motore per migliorare
la combustione. Questo metallo è molto pericoloso per gli organismi viventi. Esso veniva
emesso dai tubi di scappamento delle auto, veniva respirato, si depositava lungo le strade,
la pioggia lavava la strada mettendo il piombo in circolo, provocando un inquinamento delle
acque, del suolo, etc.
l
99
100
Quando, ad esempio, una mucca brucava l’erba di un terreno inquinato da piombo, questo
elemento finiva nel suo latte, e così, risalendo la catena dell’alimentazione, il latte che
veniva bevuto conteneva una certa quantità di piombo!
la ricerca numero
… scrivi
oggi per fortuna non si usa più questo elemento nella benzina, anche se ne vengono usati
altri che hanno anch’essi una certa tossicità.
ricerca sul vocabolario il significato della parola inquinamento
cosa puoi fare tu?
Contro l’inquinamento puoi dare un contributo con le tue scelte personali, come ad
esempio usare di più i mezzi pubblici, o chiedere ai tuoi genitori se puoi andare a piedi
o in bicicletta. Non fare il pigrone o la pigrona e, mi raccomando, se vai in bici usa il
casco!
Fai qualche esempio di situazioni di inquinamento
un altro consiglio
Scegli di mangiare alimenti di stagione prodotti nella zona dove vivi: trasportare da
luoghi lontani, con gli aerei o i camion, fragole, pomodori o frutta esotica a Natale
contribuisce ad aumentare l’inquinamento.
Tra le principali cause d’inquinamento dell’aria c’è quella provocata dagli aerei che spesso
raggiungono i 9 km di altezza usando una grande quantità di combustibile, inoltre le
auto che sfrecciando in autostrada o ferme ai semafori con i motori accesi emettono
continuamente gas e polveri, così come sono inquinanti i gas prodotti dalle bombolette
spray, dagli impianti di riscaldamento o dalle stufe a legna, nonché dalle aziende o dalle
fabbriche.
Le grandi città come ad esempio Tokyo, Londra, Parigi, ma anche l'intera Pianura Padana,
che è come una valle con poca circolazione dell'aria, sono soggette a forte inquinamento.
Nelle nostre città, specie se non piove da molti giorni (la pioggia “lava” l’aria pulendola
dalle polveri), accade che il traffico venga bloccato per prevenire gravi danni alla salute
dell'uomo poiché la quantità di polveri sottili è troppo alta.
Un altro grave problema è quello delle piogge acide: la combustione di carbone, legna,
benzina e gasolio, produce una sostanza (l'anidride solforica) che rende acida l’acqua della
pioggia. Così la pioggia invece di irrigare il terreno può addirittura danneggiare alberi e
intere foreste.
Ne conosci una direttamente? Descrivila brevemente e poi disegnala.
Pensaci un po’: ti è capitato di passeggiare in un bosco e vedere abbandonati dei rifiuti?
oppure ti è mai passato vicino un motorino che faceva un rumore fortissimo?
Ancora: facendo il bagno in mare hai mai visto galleggiare bottiglie di plastica?
racconta di seguito una tua esperienza!
cosa puoi fare tu?
Mettere un maglioncino in più in casa d’inverno e chiedere ai tuoi genitori di abbassare
la temperatura del riscaldamento in casa. 18 gradi centigradi sono la temperatura
giusta anche per il tuo benessere! Questo aiuterà certamente a ridurre l’inquinamento.
Anche l’acqua, un bene indispensabile per la vita, può essere inquinata: scarichi delle
fogne e delle fabbriche, fertilizzanti usati in agricoltura, maree nere dovute ad incidenti
delle navi o dei pozzi petroliferi, i motori delle barche, la plastica e i detersivi, etc.
rischiano di compromettere questo bene prezioso.
l
L’inquinamento danneggia anche i monumenti e i manufatti in pietra trasformando il
calcare in gesso, sgretolandoli rapidamente: un grave danno al nostro patrimonio culturale!
l
101
102
le minacce all’ambiente e lo sviluppo
sostenibile
L’inquinamento è un danno per l’ambiente naturale.
Si può inquinare in diversi modi:
l immettendo nell’ambiente sostanze chimiche nocive
l scaricando nei mari e nei fiumi gli scarti industriali e dell’attività domestica (es. detersivi)
l utilizzando troppi fertilizzanti, anticrittogamici, insetticidi e diserbanti nell’attività
agricola
l abbandonando rifiuti
l lavando le stive delle petroliere in mare
Le attività dell'uomo sono molteplici e usano l’ambiente per scaricare i rifiuti prodotti.
L’ambiente naturale, spesso, non ha sufficiente tempo per degradare le sostanze nocive
prodotte, trasformandole in elementi innocui. Talvolta queste sostanze sono estranee ai
cicli naturali (pensa alla plastica!) e l’ambiente naturale viene danneggiato, non potendole
trasformare nuovamente. Per tutte le attività l'uomo estrae dal sottosuolo minerali o
fonti energetiche fossili (carbone, petrolio e gas naturale), che il pianeta ha impiegato
milioni di anni per crearle. Se continuiamo a produrre beni ed energia con i sistemi attuali,
rischiamo di consumare velocemente tutte le risorse che abbiamo a disposizione, lasciando
alle future generazioni un pianeta impoverito e “senza scorte”. è importante ripensare il
modo di costruire le case, di produrre beni e alimenti, di trasportare merci e persone a
lunga distanza, per dare tempo alla terra, all'aria e all'acqua di depurarsi e di produrre
nuove risorse. è giunto il momento di pensare a modi sostenibili, ovvero maggiormente in
equilibrio con i cicli naturali, di produzione e di consumo. Prestando attenzione alle nostre
azioni quotidiane, possiamo risparmiare energia e materie prime che potranno servire anche
ai nostri figli, e possiamo impegnarci a produrre energia e materiali da fonti rinnovabili,
cioè da fonti che si rinnovano costantemente come l'energia solare, eolica, idroelettrica,
l'energia del sottosuolo (geotermica), del mare e delle piante.
ricordate, infine, che l’inquinamento atmosferico provoca seri danni alla salute umana,
come ad esempio, alcuni disturbi alla circolazione del sangue e alle vie respiratorie, ma
l'inquinamento può creare anche problemi digestivi e ad altri apparati del nostro corpo che
si possono ammalare quando si modifica la naturale composizione dell'aria, dell'acqua e del
cibo di cui ci nutriamo quotidianamente.
103
combattere l’inquinamento e gestire
i nostri rifiuti
La produzione dei rifiuti e la loro distruzione rappresentano problemi di difficile soluzione.
ogni persona in Italia produce circa un chilo e mezzo di rifiuti al giorno.
Pensando a tutta la popolazione italiana il risultato è impressionante: ogni anno si producono
oltre 32 milioni di tonnellate di rifiuti urbani!
A questa enorme montagna di rifiuti va aggiunta la parte (i così detti rifiuti speciali) che viene
prodotta dall’industria e dalle attività agricole e alimentari, circa altri centoquaranta milioni
di tonnellate di rifiuti all’anno.
Una montagna altissima, grande come un campo da calcio alto circa 18 km!
I rifiuti prodotti in casa, se non vengono separati adeguatamente, generalmente sono raccolti
ogni giorno dagli operatori ecologici.
E poi cosa succede?
Una parte viene bruciata in appositi impianti, gli inceneritori e termovalorizzatori, ed è
così possibile produrre anche un po' di calore. I residui non bruciati come i metalli vengono
recuperati, per essere “rimessi in ciclo” così da creare nuovi prodotti metallici.
I rifiuti che invece non vengono bruciati sono portati nelle discariche.
La discarica, un enorme deposito di rifiuti, non abbellisce certamente il paesaggio, e deve
essere costruita seguendo regole ben precise.
Una discarica deve avere diversi strati impermeabili per non inquinare il terreno sottostante
e l’acqua che scorre nel sottosuolo.
Con una discarica i rifiuti rimangono per sempre sottoterra e devono essere effettuati
controlli periodici per molti anni, in quanto si accumula sul fondo una grande quantità di
acqua inquinata che deve essere costantemente eliminata. Inoltre viene prodotto un certo
quantitativo di metano, uno dei gas che causa l’aumento dell’effetto serra (che ha quale
conseguenza l’innalzamento della temperatura del Pianeta), a causa della decomposizione della
cosi detta frazione organica (come ad esempio le bucce di frutta e gli scarti degli ortaggi).
cosa contIene la pattumIera dI casa tua?
Attenzione! Per saperlo non è il caso che tu la svuoti sul pavimento della cucina o in
giardino, la mamma senz’altro avrebbe qualcosa da ridire!
Pensiamoci un po’ su. ogni giorno gettiamo tante cose:
rifiuti organici e residui degli alimenti,
l carta e cartone,
l materie plastiche,
l
l
vetro,
l metalli,
l penne o pennarelli esauriti, polveri ed altro
l
aggiungi tu altre voci...
cosa puoi fare tu?
Cosa può fare ognuno di noi per far diventare più piccola quella enorme montagna di
rifiuti che occupa e inquina la Terra?
Tutti possiamo dare il nostro contributo e insieme realizzare importanti risultati per il
nostro bene e per chi verrà dopo di noi.
104
le risorse della raccolta differenziata
DoVE SI NASCoNDE TArok?
Tanti rifiuti contenuti nella pattumiera possono essere riciclati: la carta, il vetro, alcune
plastiche, i metalli, gli avanzi di alimenti che possono diventare fertilizzante naturale per il
terreno.
Pensate, un bel vantaggio riciclare cose vecchie per farne di nuove, senza bisogno di
eliminarle!
Per usare di nuovo questi materiali è importante che siano raccolti separatamente uno
dall’altro.
è utile avere in casa diversi contenitori: quello per la carta e per i cartoni, quello dei metalli
(ad esempio per l’allumino delle lattine), quello per il vetro, il raccoglitore dell’umido per i
rifiuti organici, etc. Così separati possono essere facilmente riciclati.
I giochi elettrici ed elettronici, le pile, le vernici e i solventi, le tempere e i colori acrilici
usati per i tuoi lavoretti, o ancora i medicinali scaduti, sono rifiuti poco ingombranti, ma,
attenzione! Sono molto tossici, e pericolosi, e vanno gettati negli appositi contenitori che
puoi trovare in precise zone della città.
Informati dove si trovano, guardati in giro per sapere dove sono e, mi raccomando,
utilizzali!
I materiali recuperati, con quella che si chiama raccolta differenziata, ovvero il metodo di
raccolta separata dei rifiuti, possono essere riutilizzati così:
il vetro viene separato per colore, fuso e usato un'altra volta per fabbricare nuovi oggetti
di vetro!
la carta prima di essere usata nuovamente viene pulita dall’inchiostro, poi si lavora per
ricavare una pasta che è riutilizzata per produrre nuova carta.
hai letto qualche volta su un foglio, un libro, un giornale, sulla carta da imballaggio la parola
CArTA rICICLATA? Vuol dire che è carta prodotta da altra carta, senza che siano stati
abbattuti alberi.
La carta viene realizzata a partire dalla cellulosa che è una sostanza naturale che si ricava
dalle piante. Quando percorri un’autostrada puoi vedere tante piante di pioppo piantate una
accanto all’altra. Sono le piante che servono per produrre carta.
Cosa pensi? Meglio riutilizzare la carta vecchia piuttosto che abbattere un albero, vero?
La plastica può servire per costruire materiali industriali come tubi, oppure oggetti come la
panchina del parco dove vai a giocare, o, pensa un po’, maglie e pellicce ecologiche.
I metalli sono utilizzati dall’industria. Una volta fusi sono impiegati per produrre lamiere e
oggetti metallici di ogni tipo.
L'umido viene trasportato in grandi impianti che lo arieggiano costantemente fino a
trasformarlo in pochi mesi in un terriccio ricco di elementi nutritivi per le piante.
con la fantasia…
raccogli diversi materiali usati che non servono più, come scatole, barattoli, carta
e cartoni o altre cose, usando la tua fantasia costruisci un castello, una macchina….
Insomma, quello che ti viene in mente!
Pensa che alcuni famosi scultori e pittori utilizzano per le loro opere solo materiali
riciclati. Anche tu contribuirai ad una nuova forma d’arte senza inquinare!
105
106
Il rumore
scheda di verifica
Tra le cause che negli ultimi anni hanno peggiorato la qualità della vita, soprattutto in città,
c’é il rumore.
so che…
Per rumore intendiamo suoni non desiderati, vibrazioni che si propagano nell’aria e che
sono rilevate o valutate dal nostro udito come "sensazione sgradevole e fastidiosa". Il
rumore viene misurato con un particolare strumento, detto fonometro, che calcola il
numero di variazioni di pressione atmosferica che si genera ogni secondo. Tali vibrazioni
sono misurate in hertz (hz), si può così distinguere un suono grave (pochi hz – a bassa
frequenza) da uno acuto (molti hz – ad alta frequenza). Lo strumento permette anche
di misurare l’intensità del suono percepita nel punto di misura, questa viene misurata in
deciBel (dB). Tale unità di misura serve per poter confrontare ed effettuare operazioni
matematiche tra misurazioni di suoni molto diversi tra loro come, ad esempio, il canto
del grillo o il decollo di un aereo. L’orecchio umano percepisce i suoni compresi tra i 16 e i
16.000 hz e con una intensità sonora tra 1 e 130 dB.
L’Atmosfera è
Esempio
Senza l’effetto serra sulla Terra farebbe molto molto caldo
Livello (dB)
decollo aereo a reazione
140
martello pneumatico
130
sirena velivolo ad elica
120
concerto rock/discoteca
110
motocicletta
100
camion in accelerazione
90
traffico intenso
80
strada rumorosa
70
conversazione normale
60
ambiente domestico/zona residenziale notturna
50
conversazione a bassa voce
40
bisbiglio
30
ticchettio di un orologio
20
fruscio delle foglie
10
soglia dell'udibile
0
Un rumore può essere definito di tipo: continuo o discontinuo, stazionario o fluttuante,
costante o casuale, impulsivo. In genere, il rumore, specialmente in ambito urbano, è un
fenomeno complesso poiché proviene da diverse sorgenti (strade, ferrovie, aeroporti, porti,
industrie e laboratori artigianali, bar e discoteche, etc.).
Lo studio delle sorgenti ci può aiutare a comprendere il fenomeno e a trovare una soluzione
che possa servire a migliorare la situazione ambientale, intervenendo:
1 direttamente sulla sorgente (riducendo l’emissione alla fonte)
2 sulla propagazione del rumore (allontanando le aree da proteggere dalle fonti)
3 proteggendo gli edifici esposti (barriere antirumore)
109
Vero
Falso
Inquinare vuol dire
Posso anch’io comportarmi i modo di contribuire a non inquinare l’Ambiente. Posso fare ad
esempio così:
110
SUL Loro CAMMINo QUASAr, ChIArA E MArCo INCoNTrANo…
E IL rACCoNTo CoNTINUA….
un racconto Interessante…
un po’ di storia e…
l’ambiente culturale
Un altro incontro per i tre: Carla è un’amica di Chiara, Marco e Quasar. Conosce le
malefatte del terribile Tarok ed è molto preoccupata della presenza del cattivo alieno in
Friuli Venezia Giulia.
Carla è una studentessa dell’Università di Udine, presso la Facoltà di Conservazione dei
beni culturali e studia il patrimonio artistico della regione e come conservarlo…ecco perché
chiede ai nostri tre amici di fermare Tarok che invece si diverte a distruggere tutto quello
che incontra!
Chiara, Marco e Quasar si fermano un poco di tempo a parlare con Carla, che sta leggendo
un libro per prepararsi al suo prossimo esame e racconterà tante cose interessanti ai tre
amici…
unIversIta’ deglI studI dI udIne
L’Università di Udine è stata fondata nell’anno 1978. Dopo il terremoto del 1976
centoventicinquemila persone chiesero l’istituzione dell’Università, utile nell’ambito
della ricostruzione.
L’università ha sede nella città di Udine ed ha sedi anche a Pordenone e Gorizia.
Si può studiare: Agraria, Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, Lettere e Filosofia,
Lingue e Letterature Straniere, Medicina Veterinaria, Medicina e Chirurgia, Scienze
Matematiche, Fisiche e Naturali, Scienze della Formazione.
111
trIeste è la cIttÀ
capoluogo dI regIone e dI provIncIa.
Secondo la leggenda nel golfo di Trieste approdò Giasone,
l’eroe greco che con la sua nave Argo e l’equipaggio, gli
Argonauti, compì un lungo viaggio alla ricerca del vello d’oro,
la pelle dell’ariete dorato.
In realtà sembra che i primi villaggi, origine della città,
siano stati costruiti sul colle di San Giusto in tempi molto
più antichi, durante la cosiddetta età del bronzo.
Fra il I e il II secolo dopo Cristo Tergeste, così come
Trieste si chiamava in latino, faceva parte dell’Impero
romano. Con la caduta dell’Impero romano, fu prima sotto il
controllo dei barbari Goti e Longobardi, poi dei Bizantini.
Molto tempo dopo, quando nel 1700 fece parte dell’Impero
asburgico, Trieste s’ingrandì ben oltre le mura romane, per
diventare il principale porto del madre Adriatico, una città
importante sia per l’economia che per la cultura.
aQuIleIa
Anche Aquileia è una città antica: fu fondata dai romani
nel 181 avanti Cristo come base militare di difesa contro
i Barbari. In seguito s’ingrandì diventando un importante
centro politico e commerciale. Celebre soprattutto per le
mura e il porto, era per importanza la nona città di tutto
l’Impero romano e la quarta del territorio italiano.
Quando iniziò la diffusione del Cristianesimo, Aquileia
ebbe un ruolo di grande significato: secondo la tradizione
fu direttamente l’apostolo Marco a predicare il Vangelo in
questi luoghi, dove si distinguono in particolare i martiri
Ermacora e Fortunato, ora santi protettori della regione
Friuli Venezia Giulia.
La ricca storia di questa città narra anche del periodo delle
invasioni dei Barbari e del feroce Attila, capo degli Unni che
nel 452 la distrusse. La tradizione racconta che l’esercito
degli Unni assediava da lungo tempo Aquileia perché Attila
voleva distruggerla, ma gli abitanti resistevano, protetti da
alte mura.
112
Un giorno, quando Attila stava per ordinare al suo esercito
di andarsene, guardò il cielo e vide volare lontano delle
cicogne con i piccoli. Questo gli fece capire che ormai
gli abitanti della città non avevano più cibo per sfamarsi.
Attila allora decise di trattenere l’esercito ancora fuori
dalle mura di Aquileia e riuscì a conquistare la città che
ormai veramente non aveva più possibilità di resistere e la
distrusse incendiandola.
E il racconto prosegue così.
Alcuni abitanti di Aquileia fuggirono nell’isola di Grado
per non morire nell'incendio. La leggenda narra che prima
di abbandonare Aquileia fecero scavare ai loro schiavi un
profondo pozzo dove nascosero tutti i loro preziosi. Perché
non fosse rivelato il luogo dove era nascosto il tesoro, gli
schiavi furono annegati e così nessuno seppe più ritrovare il
pozzo d'oro.
Aquileia, le Dolomiti friulane e da quest’anno anche la città di Cividale del Friuli e la
località di Palù di Livenza sono siti riconosciuti dall’ UNESCo.
cosa sIgnIFIca?
UNESCo è una delle istituzioni specializzate del sistema dell'organizzazione
delle Nazioni Unite (oNU). Nasce a Parigi nel 1946 e tra le sue missioni ci sono
l’identificazione, la protezione, la tutela e la trasmissione alle generazioni future dei
patrimoni culturali e naturali di tutto il mondo. UNESCo identifica e mantiene la lista
di quei siti che rappresentano particolarità di eccezionale importanza, dal punto di
vista culturale o naturale e per questo sono meritevoli di massima attenzione.
Essere un luogo riconosciuto dall’UNESCo vuol dire entrare a far parte del
patrimonio culturale e naturale dell’Umanità: i siti del Patrimonio Mondiale
appartengono a tutte le popolazioni del mondo, al di là dei territori e confini.
grado
Detta anche Isola d’oro, Grado si trova in un’ampia laguna.
La storia di Grado è fortemente legata a quella di Aquileia.
In particolare il territorio di Grado fu rifugio per gli
abitanti di Aquileia durante l’incursione degli Unni di Attila
nel 452 e dei Longobardi nel 568. In seguito all’occupazione
longobarda, Grado fu sede del Patriarca e per lungo tempo
entrò in contrasto con Aquileia.
In età moderna Grado inizia nuova vita con l’apertura sul
finire del 1800 dei primi stabilimenti balneari. Solo nel 1936
viene costruito il ponte che collega Grado alla terra ferma.
Nella laguna si contano trenta isole circa. oltre a Grado,
113
sono stabilmente abitate l’isola della Schiusa e l’isola di
Barbana. Grado e l’isola della Schiusa sono unite alla terra
ferma da un ponte, mentre Barbana è raggiungibile solo
in barca o in motonave. Su questa isola è stato costruito
nell’anno 582 il santuario della Madonna di Barbana.
Si racconta che un giorno una fortissima mareggiata
minacciò di distruggere Grado. Miracolosamente il paese si
salvò dalla violenza del mare e il Patriarca del tempo, Elia,
per ringraziare Dio di aver protetto i Gradesi fece erigere
una chiesa nel luogo esatto dove fu ritrovata un'immagine
della Madonna trasportata dalle acque.
palmanova
Anticamente denominata Palmada, Palmanova nasce come
città fortezza nell’anno 1593, eretta dai Veneziani che
occupavano in quel periodo il territorio per difendersi dai
nemici Turchi e Austriaci. Insieme alla finalità militare
con la progettazione di Palmanova i Veneziani perseguivano
però anche obiettivi di tipo estetico, proponendosi la
realizzazione della città perfetta. I celebri architetti
coinvolti nella sua realizzazione disegnarono una città
raccolta entro una cinta muraria a forma di stella a 9 punte.
Per tale caratteristica Palmanova viene chiamata città
stellata.
Centro della città è la Piazza Grande, a sua volta particolare
per la forma esagonale, sulla quale si affaccia il Duomo e il
Palazzo dei Provveditori.
gorIzIa
Capoluogo di provincia, Gorizia è città bagnata dal fiume
Isonzo. Sua principale testimonianza storica è il castello
medievale dei Conti di Gorizia, costruito a partire dal IX
secolo.
Il Castello di Gorizia è suggestivo esempio di dimora di
principi. In esso si possono visitare ad esempio la sala da
pranzo, la cucina - entrambe arredate con mobili e stoviglie
d’epoca - e la sala dei Cavalieri con una ricca collezione
d’armi.
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vIlla manIn dI passarIano
Villa Manin è importante dimora costruita per volere della
famiglia Manin nel 1500. Il suo aspetto attuale si deve
tuttavia alle trasformazioni realizzate all’inizio del 1700
secondo i progetti dell’architetto Domenico rossi.
La storia di questa villa racconta di persone illustri e fatti
importanti.
Nel corso del '700 qui abitò Ludovico Manin, ultimo doge di
Venezia, massima autorità dell’antica repubblica veneta.
Ma nel 1797 passò anche Napoleone Bonaparte che,
accompagnato dalla moglie Giuseppina, soggiornò a Villa
Manin quando venne a firmare con l’Austria il Trattato di
Campoformido, momento di grande importanza storica che
pose fine alla storia della repubblica di Venezia.
udIne
Capoluogo di provincia, Udine è anche nota come capitale del
Friuli.
Secondo una leggenda, il colle che si trova al centro della
città sarebbe stato costruito da Attila. La tradizione vuole
che Attila, dopo aver incendiato Aquileia, abbia ordinato
ai suoi soldati di costruire un’altura riempiendo ciascuno il
proprio elmo di terra. I soldati erano così numerosi che in
breve tempo formarono una vera e propria collina. Attila salì
in cima e dall’alto osservò soddisfatto il fumo proveniente
dall’incendio di Aquileia che, vinta dopo il lungo assedio,
ancora bruciava.
In cima alla collina si trova il castello, grande palazzo
costruito nel 1500 che, dopo un grave terremoto, sostituì il
castello medievale.
cIvIdale
La storia di questa cittadina parla di un altro grande
condottiero. Fu Giulio Cesare, infatti, a fondare tra il 56 e
50 avanti Cristo il municipio di Forum Iulii, antico nome di
Cividale dal quale fu denominata tutta la regione del Friuli.
Nell’antichità Cividale fu un centro commerciale molto
importante.
Cividale è ricca di antichi monumenti, primi fra tutti il
Tempietto longobardo e il misterioso Ipogeo celtico scavato
nel sottosuolo. Pensa che a Cividale potrai vedere ancora
una casa medievale costruita nel 1300!
Una celebre leggenda racconta la costruzione del ponte
che al centro della città attraversa il Natisone. Il letto
del fiume è molto profondo e le acque scorrono spesso
impetuose, i Cividalesi avevano grande difficoltà a
realizzare il ponte che però era necessario per unire le due
parti della città.
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Fu chiesto aiuto al diavolo che accettò, pretendendo però in cambio la prima anima
che avesse attraversato il nuovo ponte. Il diavolo costruì velocemente il ponte, aiutato
addirittura da sua madre che portò il grande masso al centro del fiume su cui poggiano i due
archi.
Tuttavia, nessun abitante attraversò per primo il ponte: i furbi Cividalesi fecero
attraversare il ponte per primo ad un povero cane (secondo altre versioni della leggenda, un
gatto). Perciò il diavolo, beffato, si dovette accontentare della sua anima.
Si dice che da qualche parte, sul ponte detto Ponte del Diavolo, si possa ancora vedere
l’impronta del diavolo… chissà!
gemona
Questa cittadina si trova ai piedi delle Prealpi ed ha
anch’essa origini antiche.
Gemona viene citata per la prima volta da Paolo Diacono,
monaco longobardo - storico, poeta e scrittore - nato a
Cividale nel 720. Nella suo libro più famoso, “Storia dei
Longobardi”, Paolo Diacono scrive infatti che già nel 611
Gemona era un castello inespugnabile.
In età moderna la storia di Gemona è collegata al terremoto
del 1976, che il 6 maggio ha colpito il Friuli e che a Gemona
ha avuto suo epicentro. Gemona fu in gran parte distrutta
ed ebbe quasi quattrocento vittime.
Furono distrutte le abitazioni e gli edifici storici, compresi
il Duomo e il castello. Dieci anni dopo era stato quasi tutto
ricostruito con strutture e materiali antisismici.
venzone
Anche la storia di Venzone è collegata al terremoto del
1976. Il paese, infatti, fu quasi interamente raso al suolo,
compreso il Duomo, un antico gioiello d’architettura,
dedicato a Sant’Andrea.
La maggior parte degli edifici era di epoca antica e
crollarono rovinosamente. La stessa sorte toccò anche alle
mura che circondavano l’abitato.
Come a Gemona le nuove costruzioni hanno carattere
antisismico.
Degno di nota è il criterio con cui è stato ricostruito
il Duomo: com’era dov’era. L’edificio era interamente
crollato, ma non si è perso tempo e ogni singola pietra è
stata raccolta e numerata. Fu così possibile ricostruire
l’antica chiesa esattamente com’era prima del terremoto.
Come con un enorme puzzle. In restauro questa tecnica di
ricostruzione si chiama anastilosi.
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pordenone
Pordenone è città industriale e, costituita capoluogo di
provincia nel 1968, è la provincia più giovane della regione.
Il suo nome deriva da “portus Naonis” cioè porto sul Naone,
antica denominazione del fiume Noncello presso il quale si
trova Pordenone. Visto il ruolo che un tempo svolgevano i
fiumi nelle comunicazioni, Pordenone fin nel suo nome porta
quindi memoria del ruolo di collegamento tra la pianura e
la laguna veneta. Del resto Pordenone continua ad essere il
centro di scambio più importante col Veneto.
Quando poi fu costruita la strada Pontebbana e la ferrovia,
il porto perse la sua importanza e iniziarono invece
l’insediamento di importanti industrie e la trasformazione
moderna della città.
c’era una volta e c’è ancora
l’epIFanIa
A gennaio per l’Epifania vengono accesi in tutto il Friuli i
fuochi epifanici, i “pignarûi”.
tarcento è legato in modo particolare a questa tradizione.
Qui, infatti, si svolge la corsa dei carri infuocati per
ottenere il premio messo in palio dal Vecchio Venerando, un
anziano del luogo riconosciuto come la figura cardine del rito
epifanico. Egli guida in fiaccolata il lungo corteo di persone
che assistono al rito e ogni anno sale sul colle di Coia, Qui
il Vecchio Venerando accende il “pignarûl grant” e osserva con attenzione la direzione del
fumo per predire l’andamento dell’annata.
A paularo in Carnia, la notte del 5 gennaio, si accende un falò particolare, quello de “La
Femenate” e anche qui si traggono pronostici dalla direzione delle faville e del fumo.
Nel pordenonese, sempre il 5 gennaio, si ripete ogni anno la tradizione del “Pan e vin”, il
grande falò dell’Epifania. Dall’andamento del fuoco si traggono gli auspici per l’anno nuovo.
A cividale, il 6 gennaio, si celebra la messa dello Spadone. Si tratta di un antico rito che
affonda le origini in una cerimonia con la quale il Patriarca di Aquileia, residente però a
Cividale, veniva insignito, da parte dell’imperatore, dei poteri civile, politico e militare. Il
diacono benedice i presenti con uno spadone all’inizio e alla fine della funzione religiosa.
Numerosi figuranti sfilano poi lungo le vie con i caratteristici costumi medioevali.
A gemona, sempre nel giorno dell’Epifania, c’è un’importante rievocazione storica
accompagnata dalla “Messa del Tallero”. Durante la funzione religiosa il sindaco della
cittadina, rappresentante di tutta la comunità, dona al parroco un tallero d’argento.
Il dono simboleggia in questo rito la sottomissione del potere temporale a quello spirituale
e si ripete puntualmente ogni anno.
Nei magredi di vivaro sfilano i re Magi.
In alcune località della carnia, ed in particolare ad arta terme, i re Magi dal 26 dicembre
al 6 gennaio ripetono il rito della “Stele di Nadâl”, una stella che viene portata di casa in
casa per annunciare la nascita di Gesù.
Il carnevale a muggIa e altrI carnevalI…
Questa è una festa molto antica. Si parla per la prima volta del Carnevale a muggia e delle
feste in questa ricorrenza in uno statuto comunale del 1420: le autorità in occasione del
“mato carneval” decisero di dare un ducato, la moneta del tempo, alle compagnie di teatranti
che ne spendevano più di tre per pagare i musicanti.
La manifestazione si svolge con particolari caratteristiche.
ogni edizione si apre con il “Ballo della verdura”, una danza della quale per la prima volta si ha
notizia nel 1611. I ballerini si muovono al ritmo della musica con in testa ghirlande verdi e in
mano un arco d’oro di fronde e arance. Imitano la danza che fece l’antico eroe greco Teseo
nel Labirinto dopo aver ucciso il Minotauro, un mostro crudele mezzo uomo e mezzo toro.
Durante la festa però nessuno indossa la maschera: ballerini e teatranti che inventano lo
spettacolo in strada, fatto di scenette e rappresentazioni divertenti, sono tutti a volto
scoperto e riconoscibili.
Il momento più spettacolare della festa è la sfilata dei bellissimi carri allegorici, risultato di
un lungo lavoro di preparazione nei mesi che precedono il Carnevale.
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La tradizione del Carnevale è festeggiata anche a pulfero, dove sfilano le maschere tipiche
delle Valli del Natisone e a sauris, con un corteo notturno dove le protagoniste sono le figure
tipiche del rölar e del kheirar la cui funzione è quella di coordinare le due diverse tipologie
di maschere, quelle belle e quelle brutte. Il rölar si occupa delle maschere brutte e avverte
le persone di prepararsi alla mascherata. Il kheirar invece, é il re delle maschere ed ha il
volto coperto con una maschera di legno. La scopa che tiene in mano gli serve per battere alle
porte di quelle abitazioni nelle quali intende entrare.
A monfalcone, accanto alla sfilata dei carri, si svolge il Corteo degli sposi e il Sior Anzoleto
Postier, accompagnato da una giovane sposa che viene scelta tra le ragazze più belle della
città, a mezzogiorno legge il suo testamento al quale seguono la famosa “Cantada”, una satira
che prende di mira sia personaggi, sia cose belle e meno dell’anno appena trascorso e, per
finire, la sfilata dei carri allegorici.
la notte magIca dI san gIovannI
La festa di San Giovanni è legata al solstizio d’estate e racchiude in sé tradizioni antiche,
alcune di origine pagana, altre di origine cristiana. I fuochi di San Giovanni erano tra i riti più
conosciuti in Friuli, venivano accesi la sera del 23 giugno in località elevate ed avevano una
funzione purificatrice. Nelle Valli del Natisone e nel goriziano i falò venivano accesi in diversi
paesi. In Carnia invece troviamo un rito legato sempre al fuoco ed è il lancio “des cidulis”,
pezzi di legno d’abete rotondi o quadrati dal diametro di circa dieci centimetri che vengono
prima accesi e poi lanciati da una sommità accompagnando il lancio con brevi filastrocche o
auguri. Questo rito si protrae per tutte le notti che vanno dal 24 giugno (san Giovanni) al 29
giugno (santi Pietro e Paolo).
Nella notte del 24 giugno c’era anche la raccolta delle erbe che ricevevano i benefici influssi
della rugiada. Il mazzo viene poi portato in chiesa la sera per la benedizione, fatto essiccare
e conservato per essere bruciato in piccole quantità assieme ad altri oggetti benedetti con lo
scopo di allontanare il cattivo tempo.
Nelle Valli del Natisone con i fiori vengono confezionate le ghirlande e le croci di San Giovanni
che vengono poi appese all’esterno delle abitazioni.
La notte di San Giovanni era usata anche per la divinazione del futuro. Le ragazze in alcune
località catturavano un grillo e la sera lo liberavano in un incrocio. La direzione che prendeva il
piccolo animale avrebbe indicato loro la provenienza del futuro sposo.
Altra pratica consisteva nel versare l’albume di un uovo in un bicchiere e riporlo sul davanzale
affinché fosse bagnato dalla rugiada. Il mattino seguente, osservando la forma che aveva
preso l’albume, si potevano fare dei pronostici. Alcune ragazze andavano a dormire la notte
di San Giovanni con tre fagioli riposti sotto il cuscino: uno intero, uno mezzo sbucciato e
uno completamente sbucciato. Al loro risveglio, mettevano la mano sotto il cuscino e ne
estraevano uno. Il fagiolo intero era correlato ad un marito ricco e gli altri via via ad un grado
inferiore di benessere economico.
Il perdon dI BarBana a grado
Fin dal 1237 si volge a Grado “il perdon di Barbana” la processione votiva di barche con la
quale le due comunità di Grado e Barbana, portano la statua della Madonna fino all’isola di
Barbana. Questo rito è legato ad un voto fatto alla Madonna di Barbana che riuscì a salvare
gli abitanti dell’isola dalla peste e veniva celebrato anticamente il 2 luglio. ora invece la
ricorrenza cade la prima domenica di luglio.
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la sagra dI s. rocco a gorIzIa
ogni anno a Gorizia c’’è un appuntamento fisso per la sagra di San rocco che inizia la prima
settimana di agosto e si conclude il 16 agosto, giorno questo dedicato al santo patrono. La
festa si può far risalire con sicurezza al 1637 quando il vescovo di Trieste consacrò l’altare
maggiore della chiesa di San rocco a Gorizia. originariamente si teneva dal 16 agosto fino
alla domenica successiva.
la sagra deI oseI a sacIle
La Sagra dei osei è citata dalle cronache antiche con il nome di Mercato di S. Lorenzo
fin dal 1274.
Si svolge la prima domenica di Ferragosto e da quei tempi così lontani è giunta ai nostri
giorni senza quasi mai essere interrotta.
ogni anno gli allevatori di uccelli da richiamo e gli artigiani del luogo ripeterono
l’appuntamento di questo mercato per vendere ed acquistare uccelli.
Nel 1907 il mercato prende il nome di “Sagra dei osei”, con l’introduzione di concorsi
e premi per gli uccelli più belli e bravi nel canto e la gara del “chioccolo” nella quale
gareggiano le persone brave nell’imitazione del canto dei diversi pennuti.
la Festa dI san nIcolò e I krampus nel tarvIsIano
La sera del 5 dicembre si festeggia in diverse località del Tarvisiano la festa di san Nicolò
con sfilate caratteristiche. San Nicolò guida il corteo, accompagnato dal servo Davide e
da alcuni angeli e distribuisce dolci ai convenuti. Nel corteo seguono poi numerosi diavoli,
armati di catene e fruste, vestiti di pelli e stracci, con i volti coperti da maschere che
nessuno può togliere. Questi diavoli, i “krampus”, sono molto dispettosi, rincorrono le
persone e interrogano i bambini sulle loro azioni.
In FrIulI: orcolat, gurIuts, strIIs, aganIs, krIvapete, varvuole e…
Dicono che la sera, dopo il suono dell’Ave Maria e fino al primo mattino bisogna stare
attenti ad andare in giro per il Friuli.
Si narra, infatti, che si muova l’orcolat, un essere molto, molto grande che non lascia
passare nessuno e che cammina mettendo gli enormi piedi sui tetti delle case ed è molto
dispettoso. Nelle ore notturne i bambini potevano essere portati via dalle streghe oppure
dalla mari de gnot, una figura molto presente anche nelle storie. Con il suo mantello,
infatti, poteva nascondere i bambini e portarli con sé.
La leggenda racconta che a Grado e Marano, invece, le streghe arrivassero dal mare nel
periodo dell’Epifania. Le varvuole, così erano chiamate, creavano scompiglio e portavano via
i bambini. Per evitare questo, si sfregava con l’aglio le maniglie e le serrature delle porte
che davano sulla strada. Nelle Valli del Natisone era conosciuta la figura della krivapete,
rappresentata solitamente come una donna che vive isolata dalla gente in grotte e anfratti
vicino a corsi d’acqua. Anche lei ha i piedi ritorti e il suo nome lo rivela: dallo sloveno
kriv= ritorto e peta= tallone.
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Sempre la tradizione racconta che nei boschi della Carnia vivano i folletti che prendono
nomi diversi da paese a paese e spesso questo richiama il lato più significativo del modo
di comportarsi di ciascuno. I guriuts sono di certo quelli più furbi e sono ben conosciuti a
paularo. Sono bravi a mimetizzarsi nel sottobosco e talvolta si fanno vedere dai bambini e
dalle persone buone. Sono molto intelligenti, amano fare scherzi e aiutano con generosità
chi si trova in difficoltà in un bosco.
Sopra maniago, sulla montagna di San Lorenzo vivono, vicino all’acqua, le Anguane.
Le anguane sono “spiriti femminili” dei corsi d’acqua e hanno i piedi rivolti all’indietro
Abitano anche cavità delle montagne che poi portano nel tempo il loro nome.
Sono ammaliatrici e riescono a rapire con mille lusinghe chi si avvicina troppo a loro.
La loro presenza è conosciuta un po’ in tutto il Friuli.
A proposito delle Anguane si racconta che una donna di Poffabro incontrò lungo un impervio
sentiero una salamandra molto grossa che stava per partorire. Vedendola attraversare
la strada, la donna le disse: “Povera bestia, potessi almeno esserti d’aiuto al momento del
bisogno!”. Udite queste parole, la salamandra si trasformò in un’Anguana meravigliosa e
diede alla donna in dono un gomitolo di filo in modo che potesse tessere la tela per vestire i
suoi bambini. Il gomitolo, però, era magico e grazie a lui la donna poté filare tela anche per i
suoi nipoti. La leggenda dice che quel gomitolo esiste ancora.
Nelle lunghe sere invernali tante erano le storie che si narravano e in ognuna c’era un
personaggio speciale…
IMProVVISAMENTE…..
Il terzo guaio di tarok...
la leggenda del castello dI duIno
Il castello si trova nel comune di Duino Aurisina, vicino a Trieste.
Lo costruì nell’anno 1389 Ugone da Duino, capitano di Trieste, al posto del Castelvecchio,
molto più antico del quale si possono ancora vedere i ruderi su uno sperone di roccia.
Se vuoi fare una bellissima passeggiata sul mare guardando il Golfo di Trieste, puoi
percorrere la passeggiata rilke che da Sistiana porta a Duino. Il sentiero è intitolato al
poeta e scrittore rainer Maria rilke, che proprio qui soggiornò e scrisse alcune delle sue
opere più belle.
Il Castello di Duino è conosciuto anche per una leggenda. Si racconta che tanto tempo fa il
castello fosse abitato da un cavaliere crudele che non amava la sua sposa, dolce e gentile, la
Dama Bianca.
Un giorno il cavaliere inferocito uccise la moglie gettandola dalle mura del castello. Il cielo,
impietosito dalle urla della poveretta, la trasformò in candida roccia bianca prima che
toccasse l’acqua.
Così, proprio sul mare, si può vedere ancor oggi una roccia bianca a forma di donna. La
leggenda vuole che lo spirito della sfortunata Dama, imprigionato in questa roccia di giorno,
sia libero ogni notte potendo tornare così nella camera del castello dove dormiva la sua
amata bambina.
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IL DIrETTorE DEL MUSEo, GrATo A QUASAr ChE hA rIPArATo IL GUAIo DI TArok, PArLA
UN Po’ CoN I TrE AMICI…..
l’ambiente artistico
In FrIulI venezIa gIulIa
Quasar ha proprio risolto un grave
problema: il libro distrutto da Tarok non
era certamente un libro qualsiasi, ma un
prezioso volume antico!
E il disastro di Tarok era imperdonabile
perché invece è molto importante rispettare
le bellezze artistiche del proprio ambiente,
visitare i luoghi d’arte, conoscere gli
aspetti tipici del territorio e della sua
storia, studiando documenti storici e
testimonianze.
La regione Friuli Venezia Giulia possiede un
vasto patrimonio artistico.
Con il/la Tua/o insegnante senz’altro potrai
fare ricerche molto interessanti imparando
a conoscere i numerosi artisti che sono nati
ed hanno lavorato nella regione, io Ti parlo
brevementene soltanto di alcuni.
ti ricordo, ad esempio:
domenico da tolmezzo che è stato pittore e scultore, nato
a metà del 1400.
Il padre Candido si accorse del suo talento artistico e lo
iscrisse presto alla scuola di pittura.
E Candido vide proprio giusto: suo figlio Domenico è
considerato il principale di un folto gruppo di artisti friulani
che lavorarono in questo secolo.
Domenico fu soprattutto scultore e creò bellissime statue
in legno e ricchi altari come quello di Invillino, conservato
ora in museo.
Tuttavia molte statue dei grandi altari di Zuglio e di Illegio
sono state rubate: vedete quanto è importante conoscere
l’arte della nostra terra e cercare di proteggerla e
conservarla.
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Alcune delle pregevoli opere di Domenico raffigurano:
Santa Barbara con in mano la torre, dove fu a lungo imprigionata dal padre, protettrice
degli artificieri,
Santa Caterina d’Alessandria con in mano la ruota, dove fu legata durante il suo martirio,
protettrice degli artigiani,
Santa Margherita con il drago, al quale fu data in pasto e quindi simbolo del suo martirio,
protettrice delle mamme con bimbi appena nati,
Santa Lucia, con gli occhi su un piattino, invocata contro la cecità,
San rocco, con una piaga sulla gamba, invocato contro la peste, una malattia che ora qui non
esiste più,
San Giovanni Battista, vestito di pelli d’animale, invocato contro la siccità,
Santa Maria Maddalena, dai lunghi capelli, rappresentata con la coppa di unguenti profumati
con cui ha lavato i piedi di Gesù,
San Pantaleone, con il cofanetto delle medicine, protettore dei medici,
San Lorenzo, con la graticola, ancora, simbolo del suo martirio.
Anche giovanni martini fu un importantissimo scultore del legno.
Alla morte dello zio Domenico ne ereditò la bottega.
Se vai a Mortegliano, nel Duomo, principale chiesa del paese dedicata alla Santissima
Trinità, puoi vedere quello che è considerato il capolavoro dell’arte lignea in Friuli.
Infatti nell’altare principale del Duomo ci sono 60 bellissime statue scolpite da Giovanni
che rappresentano episodi importanti della vita di Maria, madre di Gesù. Tutte le statue
sono ricoperte di oro zecchino.
Lo scultore concluse l’opera nel 1526 e fu pagato mille cento ottanta ducati, le monete del
tempo, una cifra altissima.
Ti parlo ancora di giovanni antonio de’ sacchis detto “il pordenone” che nacque proprio a
Pordenone, alla fine del 1400.
I suoi quadri sono colorati e raffigurano tanti personaggi, rappresentando scene che si
rifanno alla tradizione antica e popolare.
Il Pordenone dipinse in città come Cremona, Venezia, roma, Genova ed ancora in Umbria e
in Emilia.
A Pordenone, nel Duomo, puoi vedere l’affresco di S. rocco ed Erasmo e la pala dell’altare
che raffigura la Madonna della Misericordia con il Bambino Gesù.
giuseppe tominz invece è stato un pittore, nato a Gorizia nell’anno 1790.
Molto famoso anche al di fuori dell’Italia , Giuseppe si dedicò in particolare a dipingere
ritratti e così, numerosi personaggi altolocati del tempo, come nobili, alti prelati, ricchi
borghesi, funzionari ed anche artisti vollero farsi immortalare dal suo abile pennello.
In effetti i suoi ritratti sanno far trasparire con immediatezza il carattere della persona
ritratta.
Giuseppe sapeva capire se il protagonista del suo quadro era una persona di carattere
allegro o serio, malinconico o estroverso e dipingeva in modo da far comprendere ciò a chi
guarda il ritratto.
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Voglio anche parlarTi di Architettura . Questa disciplina ha
lo scopo di organizzare lo spazio in cui vive l’Uomo ed è una
delle più antiche discipline della Storia, perché, pensa un
po’, si può dire che nasce dalla necessità primaria dell’Uomo
di ripararsi dagli agenti atmosferici.
Ed in regione la città di Trieste è un esempio di una
particolare fase della storia dell’Architettura e
precisamente della fase chiamata neoclassicismo.
Questa può essere una parola difficile per uno scolaro
giovane come Te!
Proviamo però insieme a capire cosa vuol dire.
La parola è composta da due altre parole: neo, che vuol dire
nuovo, e classicismo, che significa classico.
Abbiamo così due parole più facili da capire: nuovo classico
che vuol dire che alla fine del 1700 e durante tutto il 1800
gli Architetti che disegnavano i palazzi da costruire a
Trieste li disegnavano pensando ai palazzi già costruiti dai
Greci e romani nell’antichità e ampiamente rivisti lungo
tutto il Cinquecento italiano.
Pensando a come i nostri predecessori costruirono i loro
grandiosi palazzi con colonne e archi a Trieste furono
progettati i severi palazzi che caratterizzano la città.
la ricerca numero
Nella città o nel paese dove si trova la tua scuola certamente esiste un manufatto
particolarmente conosciuto.
saI Qual è?
Una fontana? Un monumento? Una statua? oppure una piazza? Un edificio?
Fate tutti insieme la vostra scelta e poi con l’aiuto della/del vostra/vostro insegnante
ricercate notizie sulla costruzione di questo monumento, il periodo storico nel quale è stato
eretto, e se possibile il nome dell’architetto o dell’artista che l’ha creato.
dIsegna
Disegna qui sotto ciò che avete scelto di studiare
G RE
EN
M ad
e in
Infine voglio ricordarTi che in Friuli Venezia Giulia lavorò un grande artista, pittore di fama
mondiale: giambattista tiepolo, nato a Venezia nell’anno 1696 e morto a Madrid nel 1770.
Udine è conosciuta in tutta Italia e nel mondo come “Città del Tiepolo”.
Lo sai perché?
Udine è la città che, facendo solo pochi passi, ti può mostrare tutta l’arte del Tiepolo, in
questa città si trovano sue importanti opere, da quando era giovane e poco conosciuto a
quando era ormai considerato un grande artista.
Ti piacerebbe vedere un’opera di Tiepolo giovane? Entra allora nel Duomo di Udine e la puoi
vedere nella cappella del Santissimo Sacramento.
Vuoi vedere un quadro dipinto da lui quando aveva 54 anni? Sali invece in Castello e lì potrai
vedere il "Consilium in arena".
oppure se vuoi vedere un’opera in cui Tiepolo si fece aiutare da suo figlio Giandomenico,
vicino al Duomo c’è la cappella della Purità.
Se però vuoi toccare con mano tutta la bravura tecnica della pittura e tutta l’intelligenza
scenografica nel disegnare i dipinti di Giambattista, puoi andare nel Museo Diocesano.
un suggerImento
Cosa hai descritto? Prova a costruirlo con la creta o la carta bagnata con la colla e poi
colora tutto.
125
126
la ricerca numero
… scrivi
Cerca notizie interessanti sulla città o sul paese nel quale si trova la tua scuola.
E’ probabile che tu sappia usare il computer e che tu compia le ricerche utilizzando questo
strumento.
Però ricorda che anche i libri rimangono dei validissimi aiuti!
un suggerImento:
Come hai letto i tre amici hanno ascoltato una persona che ha studiato una realtà diversa
da quella che viviamo ora. E’ stato emozionante!
Conosci anche tu qualcuno che possa ricordare aneddoti, storie, tradizioni del tuo paese o
della città in cui vivi?
Pensaci! Trasformati in cronista e intervista un adulto che possa raccontarti notizie
interessanti.
rifletti e scrivi un breve elenco di domande che ritieni utili e poi ….Buon lavoro!
tuttI InsIeme…
Sei pronto a scrivere il tuo articolo?
racconta il risultato del tuo lavoro nel quaderno, poi leggi ad alta voce ai tuoi compagni e
alla/al tua/tuo insegnante
cos’è un museo?
Storia e tradizioni e tante altre cose, sai dove puoi vedere le testimonianze
materiali dell’Uomo e dell’ Ambiente?
Certo, in un museo!
Proprio a questo servono i musei: a raccogliere, conservare ed esporre a
disposizione di tutti i reperti che gli esperti hanno ricercato, studiato e
catalogato.
I musei sono tantissimi e si trovano in tutto il mondo. A seconda dei materiali che
contengono ci sono tanti tipi di museo, questi sono i principali:
il museo archeologico, che conserva i reperti archeologici e cioè espone alla visione
del pubblico collezioni di oggetti che risalgono alla Preistoria dell’Uomo fino ad
arrivare all’età classica e che provengono dagli scavi.
Qui troverai reperti che ti parlano della Vita dell’Uomo primitivo o che ti
raccontano di antichi ed affascinanti popoli;
il museo storico, invece ha come obiettivo la conservazione di reperti utili alla
ricostruzione della Storia;
il museo d’arte raccoglie opere d’arte:
l se ci sono solo quadri il museo è una pinacoteca
l se ci sono solo opere di gesso è una gipsoteca
l se invece ci sono vetri, gioielli e ceramiche il museo è un museo di arte
applicata.
Il museo può contenere ad esempio anche fotografie ed abbigliamento, infatti
l’organizzazione di un museo spazia nelle diverse forme d’arte dell’Uomo.
ancora
il museo etnografico espone oggetti di uso comune che parlano della vita
quotidiana di un popolo, di come viveva e di che cosa faceva. Così puoi vedere
costumi tradizionali, opere di artigianato, attrezzi e strumenti di lavoro, mezzi di
trasporto anche con gli animali.
Un’ importante realtà culturale è la scuola mosaicisti del Friuli di Spilimbergo.
La scuola, fondata nel 1922, tramanda la tradizione dell’arte del mosaico fino ai nostri
giorni. Spilimbergo è considerata la Città del mosaico artistico, conosciuta anche per
questo in tutto il mondo come erede dell’antica tradizione musiva romana e bizantina e
InFIne
il museo scientifico, può essere:
l naturalistico che raccoglie ed espone per l’interesse dei visitatori reparti del
mondo animale, vegetale e minerale.
E’ qui che puoi vedere gli scheletri di animali che non esistono più, come i dinosauri,
oppure capire come sono fatti ambienti naturali diversi dal tuo
l tecno-scientifico dove invece sono riuniti oggetti, strumenti e macchine usati
dagli studiosi per le loro ricerche.
Si parla infine di museo specializzato quando è stato creato un museo che
raccoglie reperti dedicati ad un particolare argomento, esistono, ad esempio, i
musei del giocattolo, del pane e delle carrozze.
perciò a aquileiese e veneziana.
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128
scheda di verifica
L’Uomo può cambiare tutto nell’Ambiente tanto non succede niente
so che…
Vero
Un museo è
Spiega perché hai scritto che la frase precedente è vera o falsa
Giovanni Battista Tiepolo è stato un famoso inventore
Vero
Falso
Falso
Individui un problema ambientale?
Giovanni Battista Tiepolo è stato un
Cosa puoi fare per dare il tuo contributo?
L’Uomo per vivere trova tutto già pronto e non cambia proprio niente nell’Ambiente
in cui vive
Vero
Falso
Spiega perché hai scritto che la frase precedente è vera o falsa
129
Chi può intervenire sul problema? Quale istituzione?
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Il quinto Elemento sei Tu
Da un’idea di Petra Janoskova
Epilogo
Inseguito da Quasar aiutato da Chiara e Marco, Tarok è fuggito dalla regione Friuli Venezia Giulia. La
buona volontà dei nostri amici è stata utile per rimediare ai guai del terribile alieno ed ora anche Tu, se
hai letto con attenzione il quaderno partecipando a questa avventura, hai imparato utili conoscenze per
regolare il tuo rapporto con l’Ambiente che ti circonda.
I tuoi appunti:
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134
Pubblicazioni già edite che possono essere richieste
gratuitamente alla Struttura stabile per l'esercizio della
funzione di garante dell'infanzia e dell'adolescenza
Progetto “Quasar, Chiara e Marco”
Ufficio del Tutore Pubblico
dei minori
Ufficio del Tutore Pubblico
dei minori
A spasso con Quasar
L’educazione stradale per i più piccoli
Classi I e II della Scuola Primaria
COS’E’?
E’ un progetto editoriale e di formazione
integrato
A CHI E’ DESTINATO?
Agli allievi delle classi della scuola primaria
e secondaria, ai loro insegnanti e famiglie
CONVENZIONE
SUI DIRITTI DELL’INFANZIA
CONVENZION
SUI DIRITS DE INFANZIE
I diritti dell’Infanzia e
Adolescenza
Ufficio del Tutore Pubblico
dei minori
Educazione stradale con Quasar
L’educazione stradale
per le classi III, IV e V della Scuola Primaria
2 Educazione stradale
e alla sicurezza
Educazione alimentare e alla salute
con Quasar
per le classi II, III, IV della Scuola Primaria
2 Educazione alimentare e alla salute con
Quasar
1 Educazione stradale
e alla sicurezza
Ufficio del Tutore Pubblico
dei Minori
Educazione alimentare e alla salute
con Chiara e Marco
Classi V della Scuola Primaria e classi I della Scuola Secondaria
1 Educazione alimentare
e alla salute
COM’E’ COSTRUITO?
E’ un progetto pluriennale che ogni anno
individua un “focus“ diverso:
• 2008 I diritti dell’Infanzia e Adolescenza
• 2009 Educazione stradale e alla sicurezza
• 2010 Educazione alimentare e alla salute
• 2011 Educazione ambientale
• 2012 Educazione civica
PERCHÉ?
Per diffondere le conoscenze fondamentali
relative ad argomenti di interesse sociale,
sensibilizzare i destinatari delle azioni su
temi di rilevanza educativa e stimolare
l’interesse di soggetti non direttamente
destinatari delle azioni come i genitori e gli
operatori competenti
COME FUNZIONA?
Il progetto si sviluppa attraverso varie fasi,
delle quali queste le principali:
• creazione di quaderni interattivi,
• distribuzione delle pubblicazioni ad ogni
allievo delle classi della Scuola Primaria e
Secondaria,
• organizzazione di incontri di formazione
sugli argomenti individuati
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L`uomo e l`ambiente - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia