08/05/2011 l’opera in Francia fra Seicento e primo Settecento «I popoli, non potendo spingere la loro comprensione fino in fondo, regolano solitamente il loro giudizio sulle apparenze; il più delle volte è sulle gerarchie e sui ranghi che commisurano il loro rispetto e la loro obbedienza». Luigi XIV, Mémoires 1 08/05/2011 2 08/05/2011 L'enorme successo dell'opera italiana si estese ben presto in tutta Europa. Da Vienna a Londra a Pietroburgo a Mosca, le principali corti d'Europa favorirono l'importazione di questo spettacolo. Col passare degli anni, tuttavia, gli artisti di ogni nazione cercarono di affermare un linguaggio operistico autonomo e nazionale. Ma nella maggior parte dei casi questi tentativi o fallivano rapidamente (come in Inghilterra) o riuscivano dopo anni e anni di prove (come in Germania dove l'opera nazionale tedesca cominciò ad affermarsi solo a partire dalla prima rappresentazione del Franco Cacciatore di Weber nel 1821). L'unica nazione capace di opporre all'opera italiana uno spettacolo operistico proprio, fin dalla fine del Seicento, fu la Francia che, grazie alla forte spinta accentratrice e nazionalistica esercitata da Luigi XIV (Re Sole), profuse grandi mezzi per affermare uno spettacolo musicale capace di esprimere la grandezza e l'autonomia del Paese. 3 08/05/2011 L’opera francese prenderà il nome di Tragédie en musique anche se si diffonderà (e oggi è nota) come Tragédie Lyrique. Oltre che alla grandeur di Luigi XIV la Tragédie lyrique è frutto di alcune fortunate circostanze politiche che portarono a Parigi alcune fra le più forti personalità italiane. 4 08/05/2011 1. Muore Richelieu (1642). A lui succede il cardinale Mazarino che, con un gesto arbitrario, introdusse a Parigi l'opera italiana. 2. Intanto i Barberini, i nipoti di Urbano VIII, caduti in disgrazia sotto il suo successore (Innocenzo X) trascorrono in Francia il loro esilio dorato. Nel 1647 essi commissionano a Francesco Buti e Luigi Rossi (appartenenti entrambi alla scuola romana) l'Orfeo, la prima opera scritta per il teatro parigino. 3. Prima di Buti e Rossi, nel 1645 la compagnia dei Febiarmonici (sempre su invito di Mazarino) aveva rappresentato a Parigi un'opera, La Finta Pazza di Giulio Strozzi con musiche di Francesco Sacrati. Le scenografie di quest’opera, approntate da Giacomo Torelli, riproducevano l'Ile de la Cité, con la veduta del Pont-Neuf, del monumento a Enrico IV e dei campanili di Notre-Dame: era l'immagine della città che ammirava se stessa. Un effetto che doveva piacere al pubblico parigino, il quale, tuttavia, mostrò ben presto maggior gradimento nei confronti di altri spettacoli teatrali privi, o quasi, di musica. Scarso successo incontrarono anche altre opere italiana allestite più tardi: come ad esempio l’Egisto di Francesco Cavalli scenografia di Giacomo Torelli per l’opera Mirame 5 08/05/2011 Dell'opera italiana, i francesi non sopportavano: 1. l'inverosimiglianza dei dialoghi cantati 2. la tendenza a interrompere l'azione con le arie 3. l'inosservanza delle unità aristoteliche (unità di luogo, tempo e azione) 4. i lunghi vocalizzi 5. la voce dei castrati (i francesi prediligevano la voce di contralto maschile) inoltre i francesi mal sopportavano la tendenza promossa da Mazarino, di italianizzare la vita di corte, tanto che nel 1648 si scatenò una vera e propria caccia agli artisti italiani: Torelli fu imprigionato, Rossi dovette fuggire. Solo dopo gli anni ‘50 quest’onda anti-italiana sembrò placarsi. Solo allora vennero tentati a corte nuovi esperimenti operistici, sebbene si adottò una via più morbida consistente nell’avvicinare al gusto francese le opere italiane., anche se questo tentativo finì col francesizzare le opere italiane. Nel 1654 fu eseguita l’opera Le nozze di Peleo e di Teti con musiche del compositore romano Carlo Caprioli e splendide macchine teatrali di Torelli, in cui lo stesso Luigi XIV si esibì come ballerino (nel ruolo di Apollo) Costume da Apollo (il Sole) che il re Luigi XIV indossò nei balletti eseguiti all’interno dell’opera Le nozze di Peleo e di Teti del 1654. 6 08/05/2011 Per festeggiare le nozze del re con Maria Teresa di Spagna, nel 1660, fu rappresentato nel palazzo reale del Louvre l’opera Xerse di Francesco Cavalli. Il Xerse venne adattato al gusto francese: a. innanzitutto il ruolo contraltile del protagonista fu affidato ad un baritono b. i tre atti vennero distribuiti in cinque c. tra un atto e l'altro furono inserite delle entrées, ossia dei numeri di balletto composte dal compositore della musica strumentale e da ballo del re: Jean-Baptiste Lully. Ciò nonostante il Xerse non piacque molto, come non piacque molto l'altra opera di Cavalli (libretto di Buti) rappresentata a Parigi: l'Ercole Amante (1662, Mazarino era morto l’anno precedente). Nonostante questi sforzi, la Francia rimase l’unico paese europeo in cui l’opera italiana non riuscì ad attecchire; nel 1666 i musicisti italiani furono addirittura espulsi dal paese. Erano maturi i tempi perché venisse forgiato un nuovo tipo di spettacolo che rispecchiasse pienamente i gusti francesi, fornendo altresì un’immagine fastosa e trionfale della monarchia borbonica. Colui che riuscì in quest’intento fu tuttavia proprio un italiano, anche se naturalizzato francese: Jean Baptiste Lully (1632– 1687). Fiorentino di nascita, fu condotto in Francia a soli 14 anni. Fu assunto a corte in qualità di valletto da camera; intanto studiava musica, divenendo così un provetto strumentista, ballerino e, soprattutto, compositore. La sua influenza presso Luigi XIV crebbe a tal punto da fargli raggiungere una posizione sociale mai più conseguita da alcun altro musicista: nel 1653 fu nominato compositore della musica strumentale del re; nel 1661 divenne sovrintendente della musica e compositore della musica da camera; nello stesso anno ottenne la cittadinanza francese, abbandonando ufficialmente il suo originario nome italiano di Giovanni Battista Lulli; nel 1662 ottenne la carica di maestro della musica della famiglia reale. 7 08/05/2011 Oltre a imporre ai musicisti estrema fedeltà al testo scritto (mentre i musicisti, specie quelli italiani, erano soliti improvvisare sullo spartito considerato grosso modo come una traccia), a partire dagli anni ‘60 Lully iniziò a collaborare con Molière alla creazione di moltissime comédies– ballets: commedie recitate, intersecate da inserti musicali danzati la cui trama era spesso inserita nell’azione stessa (fra le più famose spicca Le bourgois gentilhomme del 1670. Atto II scena V (la vestizione del borghese) (testo) Nel 1672 si verifica una svolta brusca nella carriera e nella produzione di Lully. Dopo il 1669, per iniziativa del librettista Perrin e del musicista Cambert, si erano infittiti i tentativi di forgiare un'opera francese, capace di armonizzare alla lingua francese il recitativo usato dagli italiani. Perrin e Cambert avevano conseguito a questo fine un privilegio del Re, cosa che non sembrò inizialmente inquietare Lully. Poi però il successo inaspettato dell'impresa, variò il suo atteggiamento, tanto che, nel 1671, in occasione degli inconsulti atti di gestione che portarono Perrin alla prigione per debiti, Lully se ne avvantaggiò immediatamente; si recò a visitare il prigioniero, ottenendo la cessione del privilegio suddetto in cambio del pagamento dei suoi debiti. Tale privilegio fu enormemente potenziato nel marzo 1672 con lettere patenti del re che confermavano questa cessione e la completavano con l’inibizione a chiunque non fosse Lully di “far cantare qualunque pezzo musicale intero sia in versi francesi che in altra lingua, senza il suo permesso, pena un'ammenda di 10.000 lire”. A partire da questo momento, Lully diveniva di diritto e di fatto padrone assoluto della scena lirica francese; era assurto al ruolo di Re della Musica e di questo diritto egli si valse vita natural durante. 8 08/05/2011 La prima vera e propria tragédie lyrique di Lully venne composta nel 1673 su libretto del poeta Philippe Quinault (che gli fornirà i testi della quasi totalità delle sue opere): Cadmus et Hermione. Fin dalla sua prima tragédie lyrique Lully individuò gli elementi chiave che avrebbe confermata nella successiva produzione e che diverranno peculiari dell’opera francese. Ossia: gli atti sono sempre cinque e sono sempre preceduti da un prologo cantato da figure allegoriche che esaltano le virtù del re. Il brano strumentale che precede il prologo allegorico si chiama Ouverture (verrà detta alla francese o anche lulliana) ed è divisa in due parti: la prima è solenne, accordale e in ritmo puntato; la seconda è un veloce fugato. il precetto aristotelico dell'unita' di tempo e' rispettato. La liaison de scène - la regola che vieta di far uscire di scena tutti i personaggi al termine di una stessa scena - e' applicata puntualmente e all'interno di un singolo atto non c'e' mai cambio di luogo. Ogni scena è morbidamente collegata alla successiva tramite alcune note di passaggio del basso continuo. Armide –Ouverture (audio) partitura 9 08/05/2011 ouverture, 2a parte 10 08/05/2011 11 08/05/2011 un momento della rappresentazione di Armide a Versailles L'orchestra è formata da: violini I e II, viole I e II, un contrabbasso, legni. Essa inoltre è divisa in due parti: petit choeur (piccola orchestra di 10 strumenti) e grand choeur (grande orchestra di 24 strumenti) sovente Lully inserisce dei momenti di musica strumentale descrittiva. I cori partecipano attivamente all'azione. La scrittura corale è generalmente molto semplice, accordale e omoritmica. Lo spettacolo comprende numerose entrées (momenti danzati) 12 08/05/2011 non esiste separazione netta tra recitativo ed aria: la declamazione è sillabica in entrambi; l'aria si distingue dal récit per la ripetizione più o meno frequente di un verso o due ritenuti particolarmente espressivi. Sia nel récit che nell’aria l’attenzione alla prosodia è estrema e ciò comporta anche continui cambi di tempo. A differenza dell'opera italiana, in cui il tempo dell'azione scorre rapido nei recitativi e si interrompe nelle arie, nell'opera francese il tempo fluisce con un decorso regolare. il verso adottato nei libretti è prevalentemente l'alessandrino (ogni verso è formato da due emistichi di sei sillabe ciascuno) spezzato a volte dalla presenza di versi ottonari e novenari. Aria (audio) (selezione) partitura 13 08/05/2011 Nonostante l’estrema varietà interna dei singoli atti, i percorsi armonici toccano i gradi vicini. Al tempo stesso si evince una grande ricerca di simmetria, mediante la ripresa (testuale o variata) di episodi cantati, corali, strumentali o danzati. 14 08/05/2011 Inoltre: gli episodi comici sono aboliti i fatti di sangue non avvengono mai sulla scena il finale è sempre lieto 15 08/05/2011 Cadmus et Hermione di Jean-Baptiste Lully (1632-1687) libretto di Philippe Quinault, da Ovidio Tragédie en musique in un prologo e cinque atti Prima: Parigi, Opéra, 27 aprile 1673. Prologo: Palès (S), Mélisse (S), Pan (B), Archas (Hc), l’Envie (Hc), Personaggi: Cadmus (B), due principi di Tiro (T), Arbas (B), Hermione (S), Charite (S), Aglante (S), la nutrice di Hermione (Hc), due africani (Hc), Draco (B), Jupiter (B), Junon (S), Pallas (S), l’Amour (S), Mars (B), Vénus (S), l’Hymen (Hc), il sacerdote di Mars (B), Echion (T); sacerdoti, divinità del cielo e della terra, seguito di Cadmo e Hermione. Balletto: quattro giganti, quattro amadriadi, sei sacerdoti, africani, statue d’oro, soldati, divinità, Comus e suo seguito, amorini, seguito di Pan, venti, pastori e pastorelle L’amore tra il principe Cadmo e Ermione, figlia di Venere e Marte, pare irrealizzabile perché la fanciulla è stata promessa dal padre al gigante Draco. Per conquistarla Cadmo dimostra il proprio coraggio in diverse azioni eroiche, ma può ricongiungersi all’amata solo grazie all’intervento di Pallade e Cupido: le due divinità pongono fine alla lite tra Giove e Giunone, che era all’origine delle disavventure della coppia, e nel finale del quinto atto gli dèi, discesi sulla terra, festeggiano le nozze dei due innamorati. In tutte le tragédies il prologo costituisce un’allegoria neppure troppo velata dello splendore di Luigi XIV e degli eventi politici più recenti; nel caso di Cadmus et Hermione il sovrano è raffigurato dal Sole, che sconfigge l’Invidia e il mostruoso serpente Pitone, emerso dalla palude (simbolo della minaccia degli olandesi, che durante la guerra con la Francia avevano aperto le dighe inondando il territorio). La tragedia, tratta dalle Metamorfosi di Ovidio, è ambientata nell’antica Grecia. cartella 16 08/05/2011 Jean-Philippe Rameau Con Rameau la musica d'opera francese entra in una nuova fase. Jean-Philippe Rameau (1683 – 1764) iniziò la carriera operistica nel 1733, a cinquant'anni suonati. Tra il 1733 e il 1739 compose le sue opere migliori: Hippolyte et Aricie (1733), Les Indes galantes (1735), Castor et Pollux (1737), Les Fetes d'Hébé (1739) e Dardanus (1739). Seguirono cinque anni di silenzio e di assenza dai teatri probabilmente a causa di notevoli divergenze con la direzione dell'Opéra. Riprese in seguito a comporre opere mettendone in scena, fra il 1744 e il 1760, poco più di una dozzina. I libretti e gli allestimenti scenici A parte Voltaire, Rameau si servì sempre di librettisti di modesta levatura. Gli allestimenti erano curati da persone esperte fra le quali spicca il nome di Giovanni Girolamo Servandoni e François Boucher. Pochi progressi invece vennero fatti nel settore dei costumi: fin dall'epoca di Lully i personaggi sulla scena indossavano vestiti appartenenti al mondo contemporaneo; quelli dei personaggi delle opere di Rameau vestono costumi dell'epoca di Luigi XV ai quali venivano aggiunti -per creare un effetto realistico!- dei simboli stilizzati. 17 08/05/2011 Il recitativo L'aspetto dell'opera di Rameau che più sconcertò il pubblico fu il recitativo, che la stessa critica del tempo giudicò molto severamente. Quando apparve Les Indes galantes, gli animi s'accesero al tal punto che egli decise di pubblicare la partitura praticamente senza i recitativi. Rameau usò tre tipi di recitativo: semplice, accompagnato e misurato. 1. Recitativo semplice Come Lully, anche Rameau mira a rendere musicalmente il significato espressivo del testo poetico pur rispettandone la prosodia: ne conseguono continui cambiamenti di tempo. 2. Recitativo accompagnato Rispetto al primo tipo di recitativo, quello accompagnato -"solennne"-, parco di figurazioni ritmiche e melodiche, è sostenuto da semplici accordi degli archi e riservato per lo più a invocazioni e profezie. 3. Recitativo misurato Il recitativo "misurato" diverge dagli altri tipi solo in quanto il suo ritmo è più accentuato e la melodia più nettamente delineata e può presentare elementi di simmetria. Il recitativo misurato consta infatti di una serie di brevi frammenti melodici, ovvero di "ariosi". Nelle opere di Rameau il recitativo misurato serviva, nel corso di un recitativo semplice, a sottolineare un passo importante o a rafforzare un momento di forte passione. I cori I cori sono uno dei sommi motivi di gloria dell'opera francese in generale e di quella di Rameau in particolare. Nei cori Rameau verificò la validità delle sue teorie armoniche. Normalmente essi sono a 4 parti delle quali quella di contralto era cantata da uomini; si distinguono in grandi (a 4 o più parti) e minori (a meno di quattro parti). L'armonia Per tutta la sua esistenza, Rameau si interessò dei problemi teorici dell'armonia. Nel principale suo trattato L'armonia ridotta ai suoi principi naturali, pubblicato a Parigi nel 1722 egli teorizzò il concetto di nota fondamentale (o basso fondamentale) la quale nota coincide col suono generatore di una serie di armonici naturali, come dimostrò nel suo Génération harmonique pubblicato nel 1737. Le ricerche in campo armonico portarono Rameau verso un tipo di opera armonicamente più complessa rispetto a quella di Lully. Per questa ragione egli trovò nei "lullisti" degli oppositori accaniti che diedero vita all'ennesima querelle francese: quella appunto fra rameuisti e lullisti. 18 08/05/2011 Indes galantes, Les di Jean-Philippe Rameau (1683-1764) libretto di Louis Fuzelier Ballet-héroïque in un prologo e quattro entrées Prima: Parigi, Opéra, 23 agosto 1735. Prologo: Hébé, dea della gioventù (S); Be Personaggi: Osman, pascià di un’isola turca dell’Oceano Indiano (B); Emilie, giovane ragazza provenzale, sua schiava (S); Valère, ufficiale di marina, amante di Emilie (Hc); schiavi africani, marinai (prima entrée); Huascar, inca, presidente della festa del Sole (B); Phani, ragazza inca di stirpe regale (S); Don Carlos, ufficiale spagnolo, amante di Phani (Hc); incas, peruviani (seconda entrée); Tacmas, principe persiano, travestito da inserviente dell’harem (Hc); Alì, suo favorito (B); Zaïre, principessa turca, schiava di Alì (S); Fatime, schiava georgiana di Tacmas, travestita da schiavo polacco (S); persiani, persiane, Zéphire, Borée, la Rose, les Fleurs (terza entrée); Damon, ufficiale francese di una colonia americana (Hc); Don Alvar, ufficiale spagnolo di una colonia americana (B); Zima, figlia di un capo indiano (S); Adario, capo dei guerrieri indiani, amante di Zima (T); indiani, soldati e amazzoni francesi, pastori e pastorelle (quarta entrée) 19 08/05/2011 Platée di Jean-Philippe Rameau (1683-1764) libretto di Adrien-Joseph Le Valois d’Orville, dal balletto Platée ou Junon jalouse di Jacques Autreau e dalla Periegesi della Grecia di Pausan Ballet-bouffon in un prologo e tre atti Prima: Versailles, Théâtre de la Grande Ecurie, 31 marzo 1745. Prologo: Thespis, inventore del Personaggi: Platée, ninfa (Hc); Cithéron, re di Grecia (B); Jupiter (B); Mercure (Hc); Momus (T); Junon (S); la Folie (S); Clarine, una fonte (S); Nakade, serva di Platée (S); Iris (m); venti, seguito di Momus e della Folie, naiadi del seguito di Platée, satiri, driadi, contadini 20 08/05/2011 21 08/05/2011 Lo scenario europeo 22 08/05/2011 Austria e Germania L'opera italiana in Germania Le corti della Germania importarono l'opera italiana. Fin dal 1618 opere italiane vennero rappresentate sui palcoscenici di Salisburgo, Vienna e Praga. Particolarmente a Vienna l'opera italiana riscosse notevole successo. Alla metà del secolo vi si ascoltarono Monteverdi, Cavalli, Cesti, Antonio Bertali e, più prolifico di tutti, Antonio Draghi (1635-1700) che tra il 1663 e il 1669 offrì al repertorio viennese qualcosa come centosettanta pezzi drammatici. Draghi, e il suo librettista Nicolò Minato e l'architetto di corte Ludovico Burnacini ebbero praticamente in pugno l'opera di Vienna negli ultimi trent'anni del secolo. Uno dei principali compositori italiani in Germania fu Agostino Steffani (originario di Castelfranco Veneto 1654-1728) che scrisse la maggior parte delle sue diciotto opere tra il 1681 e il 1696. Steffani svolse una funzione storica di rilievo in quanto fu il principale intermediario tra l'opera italiana della seconda metà del Seicento e l'opera tedesca. I libretti delle opere di Steffani differiscono da quelli delle opere di Pallavicino e di tutti gli altri compositori italiani contemporanei in quanto si servono di soggetti tratti dalla storia tedesca e perché non insistono sugli elementi mitologici e spettacolari della vicenda. 23 08/05/2011 Pier Antonio Cesti Pier Antonio Cesti (1623-1669) di cui ci rimangono circa dodici opere scritte per i diversi teatri italiani e per la Germania meridionale è, insieme al Cavalli, uno dei più importanti operisti del secolo: fra le sue opere spiccano La Dori e soprattutto Il pomo d'oro (1667) sul mito di Paride e della mela d'oro. Quest'ultima, eseguita per la prima volta a Vienna nel 1667, si componeva di cinque atti, ben sessantasei scene che richiedevano ventiquattro scenografie diverse e macchine elaboratissime. Ogni atto comprendeva diverse danze. Tutte le parti erano cantate da uomini. Con Cesti aumenta la divaricazione fra recitativo e aria. Le prime opere tedesche Dice D. J. Grouth (A Short History of Opera): «Teoricamente un'opera puramente "tedesca" è un'opera scritta per essere eseguita da artisti tedeschi di fronte ad un pubblico tedesco, con un libretto originale tedesco su un soggetto tedesco (o quanto meno non tipicamente straniero) composta da un tedesco, con musica in stile tedesco (o quanto meno non predominantemente straniero). Praticamente sono pochissime le opere (ammesso che ce ne siano) degli inizi che corrispondano a questa definizione astratta.[...]» Nella realtà troviamo direttori e cantanti stranieri che si esibiscono presso le corti tedesche, il cui gusto si era spesso formato su modelli italiani o francesi; troviamo libretti scritti in italiano, o che sono traduzioni in tedesco o parafrasi di testi italiani o francesi; troviamo compositori italiani e compositori tedeschi che scimmiottano la maniera italiana; ma soprattutto troviamo tutte le possibili combinazioni e permutazioni di questi fattori. 24 08/05/2011 L'unica città tedesca che filtrò nazionalisticamente l'importazione dell'opera italiana di stampo veneziano proponendo anche opere di compositori tedeschi (il più importante dei quali fu Keiser 1674-1739), fu Amburgo. Nel 1678 un gruppo di facoltosi cittadini decise di investire il proprio denaro per consentire di erigere ed aprire un teatro d'opera. Ai promotori dell'iniziativa interessava riprodurre per la propria città l'istituzione degna, piacevole e civile del teatro d'opera; soprattutto piacevole, tant'è vero che ad Amburgo le opere si danno in tedesco e non in italiano. Ad Amburgo il primo teatro d’opera tedesco “pubblico e popolare” fu aperto nel 1678 al Gänsemarkt (mercato delle oche). La prima opera là rappresentata (perduta) era Adam und Eva di Johann Theile (allievo di Schutz). A livello di gestione del teatro d'opera, vi sono molte distinzioni col teatro veneziano: 1. La distinzione fra proprietario del teatro e impresario -assai netta a Venezia- è invece molto labile ad Amburgo: il facoltoso senatore Schott, che sarà alla guida del teatro per molti anni, è sia proprietario (in quanto detiene una quota di proprietà sul teatro) che impresario. Dopo Schott il teatro d'Amburgo entrerà in profonda crisi. 2. Ad Amburgo non esiste la concorrenza, causa principale della lievitazione dei costi d'ingaggio dei cantanti. L'unicità del teatro di Amburgo unitamente ad una legge che bandiva su tutto il territorio della città spettacoli teatrali diversi da quelli ufficiali che il teatro proponeva, favoriscono un certo contenimento dei costi. 3. La stagione teatrale -a differenza di quanto accade a Venezia- si svolge lungo tutto l'arco dell'anno ad esclusione delle principali feste programmate. L'opera di Amburgo è attiva ogni lunedì, mercoledì e giovedì da gennaio a dicembre per una media di un centinaio di rappresentazioni all'anno. Ben diversa la situazione italiana dove un'opera viene rappresentata al massimo una mezza dozzina di volte. 4. Il teatro di Amburgo è cosmopolita: vi si danno opere francesi in francese o in traduzione tedesca, opere veneziane in italiano o anche queste in traduzione. Verso la fine del XVII secolo, trionfano ad Amburgo -in traduzione tedesca- le opere di Steffani. 25 08/05/2011 Inghilterra In Inghilterra un primo genere teatrale con musica è il masque, spettacolo mascherato di corte del XVI/XVII secolo che risale ai cortei e agli spettacoli mascherati del Rinascimento. Raggiunse il suo apice nel Seicento per opera del poeta Ben Jonson. Era costituito nel modo seguente: a) prologo b) sfilata degli attori mascherati (Masquers, nobili dilettanti) c) azione principale di contenuto mitologico o allegorico con pantomime, danze, dialoghi, airs (accompagnati dal liuto), cori (madrigali) d) finale costituito da un ballo di tutti i presenti (main dance) e dalla deposizione delle maschere. Il masque decadde dopo la metà del 1600. 26 08/05/2011 La prima opera inglese tutta in musica fu The Siege of Rhodes (Londra 1656) musica di 5 compositori diversi e testo di Davenant. I più importanti compositori inglesi di opera sono: John Blow (16491708) e Henry Purcell (1659-1695). John Blow fu organista a Westminster e compositore della Cappella Reale. La sua opera più importante è Venus and Adonis che, a dispetto dell'umile etichetta di masque con cui l'Autore la definì è un'opera pastorale vera e propria. Il primo atto, dopo un lungo dialogo fra Venere e Adone, termina con un coro di cacciatori e un ballo. Quest'ultimo è vagamente descrittivo, con le acciaccature e i suoni tenuti che imitano danze venatorie e suoni di corni. In effetti in Venus and Adonis la musica strumentale ha un ruolo tutt'altro che secondario. Brani strumentali svolgono il ruolo di intermezzi o di introduzione: si chiamano genericamente Act Tunes. Allievo di Blow fu Henry Purcell forse il più grande compositore inglese. Morì giovanissimo, appena trentaseienne, e con lui morì l'opera nazionale inglese travolta dal vento dell'opera italiana. Sono soltanto circa una dozzina le opere di Purcell. Tra queste The fairy queen, The indian queen, The tempest, King Arthur e la sua più famosa: Dido and Aeneas. Tutte queste opere -con l'eccezione di Dido and Aeneas- prevedono momenti recitati in prosa, momenti cantati e momenti ballati. Per tutte vige il precetto che soltanto ai personaggi minori o periferici e ai personaggi sovrannaturali, e non ai protagonisti, compete il canto, e che "musicali" per eccellenza sono i momenti magici o cerimoniali o spettacolari. Lo stile di Purcell nasce da una straordinaria commistione di elementi di diversa natura: a parte gli elementi stilistici propri di Purcell, evidenziati dall'assetto melodico delle parti vocali, dal trattamento dell'armonia, da particolarità dell'orchestrazione, nelle sue opere si trovano elementi tipicamente francesi, come il recitativo che protende libero verso l'arioso e mai verso la rigidità melodica del recitativo secco di tipo italiano, come la tipica ouverture alla Lully nettamente divisa in due parti (adagio in ritmo puntato, allegro fugato) (vedi ouverture di Dido and Aeneas). 27 08/05/2011 Di fonte italiana, invece, è l'uso del basso-lamento e del basso ostinato. La celebre aria The Plaint tratta da The Fairy Queen si basa appunto su una variante melodica del tetracordo cromatico discendente, così consueto nell'opera italiana. Ma bassi ostinati si trovano un po' ovunque nell'opera di Purcell. Egli è un maestro di questo genere, anche in campo strumentale: brani su basso ostinato (grounds ossia passacaglie), si trovano di solito nei momenti drammaticamente forti delle sue opere, al centro degli atti. King Arthur è l'opera che più delle altre presenta un'ampia tipologia di bassi ostinati. Su basso ostinato è pure l'aria di Dido Ah Belinda da Dido and Aeneas. Di radici italiane ma piegato ad una marzialità sonora tutta inglese, è l'aria Come if you dare (da The Fairy Queen) che prende a modello l'aria per tromba tanto in voga nell'opera italiana, con due strumenti che concertano nell'introduzione e nell'intermezzo. Ma nelle mani dell'inglese Purcell questo modello diviene un omaggio alla regalità inglese suggellata dal suono squillante delle trombe e dalla marzialità del coro. I cori sono fra la musica più bella di Purcell. Anche qui esiste una pluralità di modelli: vi sono quelli ispirati alla musica madrigalistica inglese, quelli semplici e accordali alla maniera di Lully, e infine quelli che per ampiezza e sonorità anticipano i cori degli oratori di Haendel. Vedi: Dido, "Belinda e Coro" dall'Atto I. La morte di Purcell e il successo de Il trionfo di Camilla, regina de' Volsci di Antonio Maria Bononcini segnarono la capitolazione completa e definitiva dell'opera inglese. Didone ed Enea • Dido and Aeneas di Henry Purcell (1659-1695) • libretto di Nahum Tate • Opera in tre atti • Prima (?): • Londra, Collegio di Josias Priest, ottobre (?) 1689 • Personaggi: • Dido, regina di Cartagine (S); Belinda, sua confidente (S); seconda donna (S); la maga (S); due streghe (S); uno spirito (S); Aeneas, principe troiano (T); un marinaio (S); streghe, marinai, coro 28 08/05/2011 Didone ed Enea Atto I Lamento di Didone Atto III Lamento e morte di Didone Morte Didone 29