La stanza del lettore
La recensione della settimana
Leone D’ambrosio, Liturgia de amor (poesias 2002-2012), La Garùa
Opportuna e accurata, questa scelta poetica che Leone D’Ambrosio ha affidato a Carlos
Vitale per la traduzione in spagnolo; opportuna perché (con una decina di libri alle spalle)
comincia ad essere tempo di bilanci per l’autore pontino, il quale peraltro ha personalmente curato la composizione della silloge, attingendo in prevalenza dalle sue ultime pubblicazioni. Questa Liturgia de amor (che esce direttamente con testo a fronte per le edizioni
La Garùa di Barcellona) è, quindi, una toccante sintesi di almeno un decennio di lavoro
(lo dice il sottotitolo): amori ed umori di un uomo che cresce nel farsi poeta, sensazioni e
sentimenti da condividere por amor de la palabra.
D’Ambrosio infatti è un artigiano paziente, che crede nel valore della parola – e le affida il succo delle sue radici perché non si esaurisca in lui la forza di una pesante eredità.
Poiché sa di avere una lunga tradizione alla quale soddisfare la sua sete – e da quella sua
sete soddisfatta altri potranno ereditare la forza per essere se stessi. Così egli rievoca i
propri cari appena scomparsi e ne coglie “l’impronta” (che è “l’impronta della parola”), la
“carezza” (che è memoria di assenza). Così infine sente di potersi augurare (convinto di
aver dato prova di onestà intellettuale) che rimanga la sua voce oltre il suo tempo, sulla via
di un cielo ancora distante da raggiungere. Chi conosce l’autore, trova in questo prezioso
libretto (peccato, appena 32 poesie, a costituire comunque una trama di forte coerenza
tematica) le espressioni più alte del suo dire e il messaggio più attento: “Se ti do i miei anni
allora tu moltiplicali a festa”. È quello in fin dei conti il primo scopo da raggiungere,
l’obiettivo dichiarato di un raccontarsi senza false vergogne, anche nell’intimo del dolore
privato. Leone D’Ambrosio guarda lontano e non gli interessa una “festa breve” (a breve)
che magari gli dia un sollievo momentaneo; punta alla “grande festa” che è la comunione
spirituale con il prossimo, se – leggendo la sua poesia – saprà “lietamente” ascoltarlo.
Non sembri eccessivo leggere qui un’eco di Francesco, se il poeta dichiara “Sarò liturgia
d’amore per te”, se conosce i sentieri faticosi del dire per dirsi e darsi come può.
Buona lettura a tutti!
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ď - lalibreriadimargherita