Corso di formazione per animatori
di gruppi giovanili
Diocesi di Lugano - Svizzera
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1)
La Pedagogia di Dio (don Massimo)
2)
La patente dell’Animatore (don Rolando)
3)
Obie vi, stru ura e calendario
del Corso di formazione per animatori
di gruppi giovanili (Carlo)
(vedi volan no informa vo e
Regolamento del Corso di formazione)
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Giornata introduttiva
Ultimo aggiornamento il: 21.09.2013
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Pedagogia di Dio
Perché questo tema? Siamo stati creati da Dio stesso a sua immagine e somiglianza (cfr. Gen
1,26). Questo comporta due aspetti: dapprima che possiamo imparare noi stessi il modo in
cui Dio si comporta con noi, il modo in cui Dio stesso ci educa; secondariamente, proprio
perché ad immagine di Dio, allora possiamo comportarci anche con gli altri allo stesso modo. Come Dio educa noi, così noi siamo chiamati ad educare noi stessi e gli altri!
Per questo momento mi sono mi lasciato ispirare dal libretto del cardinale Carlo Maria
Martini, Dio educa il suo popolo, Milano 1987. Questo documento è il Piano pastorale della Diocesi di Milano per l’anno 1987: alle indicazioni pastorali concrete, il cardinale fa precedere
una lunga introduzione che intende investigare il modo in cui Dio ha educato ed educa il
suo popolo. Ho tenuto conto di alcune indicazioni emerse durante il Corso, come pure delle
mie conoscenze bibliche. L’approccio è chiaramente biblico.
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Introduzione alla
► DIO CHIAMA
Nella Scrittura si parte da un fatto evidente, sin dalle prime pagine: “Dio chiama”! Molte e
diversificate sono le chiamate di Dio: c’è la chiamata all’esistenza (Gen 2, “E l’uomo divenne
un essere vivente”); c’è la chiamata alla vita con Lui (Mc 3,14: “E ne costituì Dodici che stessero con lui”); e dopo che sono stati con Lui, Egli li manda per un compito ed una missione
nel mondo e nella Chiesa (Mt 28,19: “Andate dunque ed ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”), affinché ogni uomo ed
ogni donna possa essere posto nella situazione concreta di scegliere definitivamente, oltrepassata la soglia della morte e del morire, a compiere la propria chiamata alla vita eterna (Gv
11,25: “Io sono la Risurrezione e la Vita: chi crede in me, anche se muore, vivrà”).
Non è però evidente che una persona riesca, nei sentieri dell’esistenza e delle diverse chiamate, a trovare la via che conduce a quella soglia, a quel destino di vita eterna. Per questo
occorre un itinerario, un progetto: occorre che Dio educhi l’uomo e la donna a trovare e percorrere
il sentiero che conduce alla vita senza fine.
COMPITO DELL’ANIMATORE E DELLA VITA DI GRUPPO: CONDURRE NOI STESSI, LE
PERSONE ED I RAGAZZI CHE CI SONO AFFIDATI A CONOSCERE QUESTO ITINERARIO ED A
CAMMINARE INSIEME VERSO IL NOSTRO DESTINO ULTIMO!
► DIO CHIAMA ED EDUCA
L’attenzione di Dio è duplice: la Scrittura, soprattutto l’Antico Testamento, ci testimonia
l’attenzione collettiva, cioè rivolto al popolo di Dio, alla Chiesa (Dt 32,10-12: “Egli lo trovò in
una terra deserta, in una landa di ululati solitari. Lo educò, ne ebbe cura, lo allevò, lo custodì
come pupilla del suo occhio”). L’attenzione di Dio è rivolta tutto il popolo, non tanto al singolo individuo, anche se, chiaramente, per salvare tutto il popolo egli dovrà salvare ogni persona singolarmente! Ma Dio, almeno nella Scrittura, si rivolge al singolo individuo e lo chiama
individualmente, soprattutto al momento in cui investe questa persona di una missione a favore della collettività (cfr. le numerosissime vocazioni di re, profeti, condottieri, sacerdoti,
apostoli, discepoli).
PER I NOSTRI GRUPPI E RAGAZZI, OCCORRE AVERE UN’ATTENZIONE DUPLICE: ALLA
SINGOLA PERSONA, CERTAMENTE, MA CIÒ NON È SUFFICIENTE: OCCORRE CHE LE SINGOLE PERSONE IMPARINO A VIVERE COME UN POPOLO. E, DEL RESTO, NON CI SI PUÒ
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DIO. Gli inviti, p.
es., vanno fatti con la circolare (invito al popolo), ma, allo stesso tempo, anche con
invito e contatto personale!
MESSA NELLA CONDIZIONE DI SEGUIRE LE VIE CHE CONDUCONO A
► LA MODALITÀ EDUCATIVA DI DIO
—> NELLA STORIA: il progetto educativo di Dio si compie ad una comunità/persona
concreta, non ad una realtà disincarnata. Dio si è rivolto a quel popolo (e non ad un altro),
che in quel periodo storico (ca. 800 anni a.C.), si trovava in quel paese lì (Egitto), in quelle
condizioni particolari (di schiavitù), tramite quella persona concreta (Mosè), che aveva
quel tale carattere e personalità. Non avrebbe potuto liberare Israele quarant’anni prima
né dopo, perché Mosè non sarebbe stato pronto per compiere una tale impresa.
PER I NOSTRI GRUPPI E RAGAZZI: OCCORRE PRESTARE ATTENZIONE AFFINCHÉ SI
PRENDA LA PERSONA ED IL GRUPPO LÀ DOVE ESSO SI TROVA (E NON DOVE NOI VORREMMO CHE FOSSE!). È CHINANDOSI SUL GRUPPO O SULLA PERSONA, CHE È POSSIBILE
PRENDERLA PER MANO ED INVITARLA A FARE UN CAMMINO CON TE. IL PROGETTO,
INOLTRE, DEVE ESSERE ADEGUATO A COLUI, CUI VIENE PROPOSTO: NON BASTA IL BEL
PROGETTO, OCCORRE CHE SIA ADATTO A QUELLE PERSONE CONCRETE, IN QUEL TEMPO
E LUOGO.
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ACCONTENTARE DI FORMARE UN GRUPPO: OCCORRE VEGLIARE CHE OGNI PERSONA SIA
►
GRADUALE/PROGRESSIVA: il processo educativo di Dio è da una parte graduale e
progressivo, e dall’altro è anche fatto di salti di qualità e rotture. Ma il cammino deve essere anche progressivo, a spirale: tenta, cioè, di far tornare la persona/gruppo sempre alle
stesse componenti centrali del proprio cammino, perché vengano assimilate sempre meglio e sempre più. Cfr. 40 anni nel deserto del popolo d’Israele, quando per compiere quel
percorso ci avrebbe impiegato qualche mese… Cfr. l’anno liturgico, che ci fa tornare ogni
anno alle stesse attenzioni (Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua) ed ogni tre anni sempre
agli stessi testi. Ma non è un cammino circolare (a Dio non piacciono i cerchi), perché ogni
anno si è diversi da come si era un anno prima! Il cammino torna sulle stesse cose, ma io
sono diverso! È un cammino a spirale!!!
IL CAMMINO ANNUALE PUÒ ANCHE RIPROPORRE LE STESSE COSE E LE STESSE TAPPE,
PERCHÉ CIÒ È EDUCATIVO DI PER SÉ: “REPERITA IUVANT”, IN QUANTO LE STESSE COSE,
A DISTANZA DI TEMPO, POSSONO RISUONARE CON UNA PROFONDITÀ DIVERSA! Però...
►
ROTTURE/SALTI QUALITÀ: Dio interviene nella storia personale e collettiva anche
provocando delle rotture, discontinuità e salti di qualità nell’itinerario. Capita che egli
chieda di uscire dalla spirale e di ricostruirtene una diversa! Cfr. le molte vocazioni ed
avvenimenti (sia in positivo che in negativo). Esemplare è la vocazione di Maria (Lc 1,2638): aveva un progetto matrimoniale suo, già molto dettagliato che contemplava la verginità e la rinuncia ad avere figli, ed invece un angelo viene a stravolgere tutto: “Fiat voluntas tua!”.
PER QUESTO L’ITINERARIO DEVE PREVEDERE DELLE NOVITÀ, DELLE DIVERSITÀ, DEGLI STACCHI, PERCHÉ QUI È POSSIBILE CHE AVVENGA L’IMPOSSIBILE! P. ES.: PARTECIPAZIONE ALLE GMG, LA BICICLETTATA AD ASSISI, IL PELLEGRINAGGIO ALLA SALETTE…
QUANTE OCCASIONI CHE, PER ALCUNI, SI SONO TRASFORMATE IN OCCASIONI PER PERCEPIRE E SCEGLIERE UNA VOCAZIONE DIVERSA!
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DIALETTICO/CONFLITTUALE: il rapporto educativo è un confronto tra due libertà: tra
la libertà di Dio che si dona e la libertà dell’uomo che è chiamato a rispondere al dono; tra
una fedeltà assoluta di Dio e una libertà vacillante da parte dell’uomo, segnata dalla resistenza e dalla ribellione. Dio si impegna e sembra sudare le sette camicie, ma sta dentro
questo complesso rapporto, continuando ad essere fedele a se stesso ed alle sue promesse.
IL RAPPORTO TRA ANIMATORI E GRUPPO/RAGAZZI PUÒ ESSERE SEGNATO DAL CONFLITTO DALLA TENSIONE: È QUALCOSA CHE AVVIENE, NON OCCORRE RICERCARLO. SE
PERÒ AVVIENE, VA AFFRONTATO NON COME UNA TRAGEDIA, BENSÌ COME UN’OCCASIONE DI CRESCITA. È IMPORTANTE CHE L’EDUCATORE SIA FERMO E DECISO, AFFINCHÉ
IL RAGAZZO/GRUPPO SI POSSA MISURARE E CONFRONTARE.
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►
►
CORREZIONE/PAZIENZA: Dio è un educatore energico (Gb 5,17-18: “Felice l’uomo che
è corretto da Dio: perciò tu non sdegnare la correzione dell’Onnipotente, perché egli fa la
piaga e la fascia, ferisce e la sua mano risana); cfr. anche Sal 29) eppure anche Padre misericordioso e paziente (Lc 15: “Gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò). I due atteggiamenti sono complementari ed entrambi necessari: da una parte il bastone dall’altra la carota (Gv 15,1-2: “Io sono la vera vite ed il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me
non porta frutto lo toglie ed ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto”).
“L’ira di Dio” è proprio la combinazione di questi due atteggiamenti di correzione
energica e di paziente misericordia: è il permettere alla persona/popolo di scegliere ciò
che egli ritiene il meglio. Se si sceglie il bene, le conseguenze saranno di bene; se sceglie
ciò che non è bene, si dovranno sopportare le conseguenze di ciò che non è bene. Si picchia la testa e si ritorna… “Ah, vedo che vuoi scegliere quella cosa lì. Non è una buona
cosa. Però fa’ come credi: io aspetto il tuo ritorno”. E quando egli ritorna: “Te l’avevo detto…”
C.M. MARTINI DÀ LE SEGUENTI INDICAZIONI (cfr. op. cit., pg. 38/39):

Educare non vuol dire accontentare sempre

Educare non vuol dire approvare sempre; occorre anche il coraggio della
verità

Un’educazione realistico prevede anche la correzione, perché nessun uomo nasce perfetto. Permettere la crescita incontrastata della persona/
gruppo è rinuncia all’educazione. Occorre trovare il modo giusto

La verità che non viene dall’amore non educa, ma esaspera

Correggere non è solo dire “Hai sbagliato!” ma anche mostrane le ragioni:
ciò nasce da un amore intelligente! Anche la correzione fraterna si pone in
quest’ambito.
► PROGETTO DI DIO
Qual è allora il progetto educativo di Dio sul popolo/persona?
Egli intende strapparla dalla “barbarie”, ossia dalla “Legge del più forte”. In Palestina si
sono succeduti gli Egiziani, che sono stati vinti dai Siriani, che sono stati vinti dai persiani,
che sono stati vinti dai Greci, che sono stati vinti dai Romani. Ed anche l’Impero romano,
oggi, non esiste più…
L’AT è la proposta di un rapporto con Dio, segnato dalla Legge antica (il Decalogo, o Dieci Comandamenti), in cui viene marcato un “giardino”, un recinto segnato da questi dieci
“paletti”. Se si rimane entro lo spazio segnato, ecco che si è sicuramente in amicizia con Dio e
con gli altri. La “Legge del taglione” caratterizza questo stato, in cui si manifesta la giustizia:
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“occhio per occhio, dente per dente”: questo è già un grande progresso rispetto alla barbarie, ed esprime il comandamento “Ama il prossimo tuo come te stesso”.
Gesù Cristo ha insegnato ad andare oltre, proponendo la “Legge dell’Amore”, ossia
“Amatevi gli uni gli altri, come io (Gesù, Figlio di Dio) ho amato voi”. È la proposta di un
modo di amare “alla divina”. La condizione è stare con Cristo. Amare in questo modo è
molto faticoso: implica un donarsi, un consumarsi. Proprio per questo più alto è il dono di
sé che viene richiesto, ecco che tanto maggiore deve essere la promessa che ci viene fatta. È
importante amare, a causa dell’amore stesso. Ma un dono totale dell’esistenza (“martirio”) è
possibile solo perché ci è promesso qualcosa di più grande di ciò che perdiamo e lasciamo.
Anche Gesù ha potuto affrontare la Passione e la Morte, perché sapeva che il Padre l’avrebbe risuscitato (Gv 10,18: “Nessuno mi toglie la vita, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla ed il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre
mio”). Questo premio è la vita eterna, destino ultimo di ogni uomo e di ogni donna, di tutti i
tempi e tutti i luoghi. Questo è il destino del popolo.
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► SUCCESSO/FALLIMENTO
Dio rispetta la libertà dell’uomo in modo assoluto: mai egli si permette di forzare la libertà della creatura. Egli si rivolge all’uomo ed al popolo sempre e solo con un invito: “Se
vuoi…”. Il verbo “dovere” è usato sempre e solo come una conseguenza della scelta già operata: “Se vuoi, allora devi…”.
Questo implica che il progetto educativo di Dio può avere successo; cfr Gv 6,60-69: “Forse
anche voi volete andarvene?” “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna;
noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Il rischio dell’insuccesso è però
implicito: non necessariamente l’invito di Dio deve essere accolto; cfr. Mc 10, 17-22:
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In questo processo educativo la libertà viene liberata: con la Legge antica si viene liberati
dalla paura della punizione (“bastone”), si viene resi liberi di essere in Cristo e di amare con
gli altri (amare è importante di per sé e per sé), si è resi liberi per Dio e per la felicità che egli
ci ha promesso (“carota”). I tre termini, paura, amore, premio, sono correlati e segnano tre
tappe dello stesso processo educativo.
”Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a
lui, gli domandò: <Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?>. Gesù gli disse:
<Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre
e la madre>. Egli allora gli disse: <Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza>. Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: <Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dállo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e séguimi>. Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se
ne andò afflitto, poiché aveva molti beni”.
Ma il Signore Gesù, pur essendo dispiaciuto, non sembra preoccuparsi più di tanto: a
questo giovane verranno concesse altre possibilità per salvarsi e per seguire Gesù in altri
modi.
NON DOBBIAMO DISPIACERCI PIÙ DI TANTO SE IL GRUPPO/RAGAZZO NON ACCETTA
LA PROPOSTA EDUCATIVA: ALTRI POTRANNO GUIDARLO ALLA SALVEZZA, ED ANCHE
SE CIÒ NON DOVESSE AVVENIRE, IL PIÙ GRANDE MAESTRO È IL “MAESTRO INTERIORE”,
OSSIA LO SPIRITO SANTO CHE ABITA IN NOI.
► CONCLUSIONE
Noi, ad immagine di Dio, impariamo da Dio il metodo dell’educazione: come Egli educa
noi, così noi educhiamo gli altri.
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La patente dell’Animatore
L’animazione è come un lungo viaggio, ma, per raggiungere la località che
ci siamo prefissi, non c’è una cartina che indica la strada migliore; in questo
viaggio possiamo impiegarci più o meno tempo, utilizzare percorsi diversi, ma
anche sbagliare strada più volte.
Questo perché l’animatore d’oratorio non è un agitatore di masse che si
preoccupa di smuovere in superficie, ma innanzitutto educatore, qualcuno che
ci “mette l’anima”, e nel suo operato testimonia una cosa semplicissima: che
Dio ci vuole così bene che per salvarci dal peccato, tramite suo Figlio, si è fatto
uomo, è morto in croce ed è risorto per noi!
L’animatore d’oratorio testimonia questo amore... e l’animazione diventa
così “cosa di cuore”!
«Ricordatevi che l’educazione è “cosa di cuore” e solo Dio ne è
il padrone; noi non potremo riuscire in cosa alcuna se Lui non
ce ne dà le chiavi». [Don Giovanni Bosco]
Animare in questo modo è molto più difficile, il viaggio è lungo e pieno di
insidie, comunque l’entusiasmo non manca. E ora tutti in macchina ma... avete
la patente?!?
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DIREZIONE OBBLIGATORIA
L’animatore tiene sempre a mente dove vuole andare, non per gratificare
i propri bisogni (per se stesso), né perché non sa cosa altro fare, né per
raggiungere la popolarità. Non tenta di volare sopra le teste degli altri
per fare prima.
Se vi sentite costretti a comportarvi così parlatene col vostro "capo", magari vi
manca quella fiducia che invece lui ha in voi.
DIVIETO DI TRANSITO PER "SOLITARI"
L’animatore non procede da solo. Sa che l’animazione va fatta in gruppo
perché ognuno ha i propri talenti: c’è chi sa organizzare, chi cantare, chi
coinvolgere...
Con collaborazione e affiatamento potete fare grandi cose!
DIVIETO DI TRANSITO
... nella coscienza dei ragazzi; la coscienza è un limite invalicabile, è il
luogo in cui l’uomo è solo con Dio. L’animatore propone, con convinzione e calore, ma non impone.
Evitate l’uso prepotente della verità.
SENSO VIETATO
L’animatore non esclude l’accesso a nessuno... siamo qui per animare ed
essere animati.
La porta sempre aperta, la luce sempre accesa…
DIVIETO DI SORPASSO
L’animatore non è in gara con gli altri, non si sente più bravo e non cerca
di fare tutto lui.
Fate in modo che per i ragazzi un animatore valga l’altro.
LIMITE MASSIMO DI VELOCITA’ XXX Km/h
L’animatore sa cambiare velocità di comunicazione a seconda delle strade che affronta, perché non tutti i ragazzi sono uguali e perché gli stessi
ragazzi cambiano.
Tenete la giusta velocità, né troppo bassa né troppo alta.
DIVIETO DI SEGNALAZIONI ACUSTICHE
Urlare troppo non serve che a far ammalare il fegato e sfondare i polmoni.
Le parole sussurrate sono in genere le meglio ascoltate.
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SALITA RIPIDA
I ragazzi fanno fatica a salire verso Dio e a capire il linguaggio religioso; è
da saggi usare una marcia adeguatamente bassa, lenta.
E’ inutile fare teste ben piene: meglio puntare alle teste ben fatte.
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DIVIETO DI SOSTA
L’animatore non sta mai fermo e non fa mai le stesse cose, ha capacità di
iniziativa e propone attività diverse.
Non dite: "Non tocca a me".
PERICOLO GENERICO
L’animatore è pronto per affrontare nuove sfide e a sostenere la fatica
perché è umile (conosce bene se stesso) ed è forte (ha la fortezza delle
motivazioni).
LAVORI IN CORSO
L’animatore è sempre al lavoro. Non si siede sui risultati ottenuti e cerca
sempre di migliorarsi, con corsi, letture, prove e tanta buona volontà.
Non esiste l’animatore arrivato!
STRADA SDRUCCIOLEVOLE
L’animatore incontra mille difficoltà e strade insidiose che lo tentano a
lasciare.
Meglio rallentare il ritmo e riflettere sulle difficoltà che cercare di distanziarle.
BAMBINI
Prima di tutto i bambini. L’animatore li conosce, li stima, li ama. L’animatore esprime sempre un atteggiamento di apertura verso tutti, anche verso i meno simpatici. Essere animatore è stare con i ragazzi e voler loro
bene.
CADUTA MASSI
Ci sono parole che sono carezze: "ciao", "grazie", "per favore", "scusa"; e
parole che sono massi: "sei un disastro", "sei un fallimento"...
Usate solo le prime!
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DIREZIONE OBBLIGATORIA
L’animatore non dice ai ragazzi quello che pensa lui, secondo i propri gusti; testimonia il Vangelo e la dottrina della Chiesa.
Non dite certe cose, ma cose certe.
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ROTATORIA
L’animatore non gira in tondo sempre in compagnia degli stessi ragazzi o
degli stessi animatori.
Evitate l’effetto “Peluche”!
PERCORSO PEDONALE
L’animatore sta in mezzo ai ragazzi e si abbassa al loro livello. Stima i ragazzi per quello che sono, fa emergere le loro doti, li conosce e crea un
clima di fiducia tra lui e loro.
PARCHEGGIO
I ragazzi non devono sentirsi "parcheggiati" in oratorio, l’animatore deve
perciò farli sentire come a casa propria.
SOS
Dispositivo per chiamate di soccorso; ka preghiera. Da usare in caso di
necessità per mettersi in contatto con Dio. Comunque a Dio non dispiace
se viene utilizzato anche solo per raccontargli come è andata la giornata...
DARE PRECEDENZA
L’animatore dà la precedenza alle verità più importanti, alle verità essenziali.
E’ meglio che il ragazzo intenda poco piuttosto che fraintenda molto.
STOP
Stop al pessimismo, alla noia, alla pigrizia, ai problemi personali.
L‘animamorto è meglio lasciarlo a casa…
CODA
L’animatore è sempre osservato dai ragazzi, ha molta "coda" dietro sé!
Attenzione a: imparzialità, preferenze, comportamenti.
L’animatore fa… il ragazzo ripete (nel bene e nel male).
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SENSO UNICO
L’animatore non va avanti a testa bassa, senza l’aiuto di nessuno (di Dio
poi...), ed è consapevole di non saper fare tutto per tutti.
Fatevi guidare (dal parroco, dalla suora, dal responsabile..)!
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PIAZZA
Non si è animatori solo in oratorio, ma sempre e ovunque. L’animatore
comunica se è se stesso, non nasconde i propri difetti ma cerca di migliorarsi, non dimentica di essere ciò che vuole trasmettere.
Le parole sono suono, i fatti tuono.
BAR
L’animatore è allegro, fa festa e si trova in compagnia...
I ragazzi devono subito imparare che il cristiano è l’ultimo a smettere di
ridere.
Dio è spassoso, non lagnoso.
RIFORNIMENTO
L’animatore cura le motivazioni che lo sospingono e fa regolarmente il
pieno di "spirito". Attraverso la preghiera e i sacramenti evita di trovarsi
a corto di "gas", di motivazioni ed entusiasmo.
Educa alla preghiera e ai sacramenti perché sa che "ciò che non fai non lo
impari" e "ciò che non impari non lo fai".
STRADA SENZA USCITA
L’animatore non si deprime per un fallimento. Sa che per Dio non esistono strade senza uscita. Il Signore trova sempre una strada, una chance
per arrivare a tutti...
Le vie del Signore sono infinite!!!
PIAZZOLA
L’animatore si ferma alla fine delle attività per fare una verifica. Evita così di ripetere gli errori del passato.
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