IL FOCOLARE Telefono e Fax: 0437599018 -Internet: http//digilander.iol.it/parrocchiafalcade- Email: [email protected] C.C.P. -10278323 - Parrocchia di S. Sebastiano, via M.O.F. Serafini 36, 32020 FALCADE (Belluno) C A R I S S I M I ! Gli Auguri di buon NATELE li vorrei far arrivare a tutti i lettori dle FOCOLARE,attraverso la dolcezza della MADONNA DI FALCADE ALTO. E’ la statua della prima Chiesa, del 1400, in stile gotico-tedesco. Tiene con la mano il piedino del suo Piccolo, quasi voles- se consegnarci suo Figlio.Il Bimbo tiene in mano il frutto, indicando la Mamma. come per dire:-Sono il Frutto del suo Seno, sono il Frutto dell’Albero della Vita tanto desiderato dagli uomini: PRENDIMI CON TE! e questo è anche l’AUGURIO DEL NATALE 2006! don Alfredo NATALE: nasce un BAMBINO, IL FIGLIO DI DIO. Per una Famiglia che porta al Battesimo suo figlio, inizia un impegno delicato e importante: quello della sua educazione religiosa. Il papà e la mamma trasmettono ai figli la FEDE. Questo è sempre più difficile, non per i bambini, ma per i genitori! Per trasmettere , bisogna prima possedere! Riporto una esperienza. Spero serva ai genitori nel loro insostituibile compito di educatori. PREGARE IN FAMIGLIA Stefano ha 37 anni, fa il fotografo e Patrizia, 33 anni, è fisiote-rapista in ospedale. Entrambi sono passati attraverso l’esperienza dello scoutismo. Sono sposati da 9 anni ed hanno due bambini: Lorenzo, di 6 anni ed Irene di 4. A loro domandiamo cosa vuoi dire educare alla fede dei bam-bini piccoli, prima che vadano alla scuola elementare ed impari-no a leggere e a scrivere, prima che frequentino il catechismo par-rocchiale. Da dove parte e su che cosa fa leva l’educazione alla fe-de dei bambini a questa età? Ci sembra che tutto dipenda dalle piccole cose e dai piccoli gesti della vita quotidiana. Facciamo un esempio. A noi avevano regalato il dado della preghiera: un oggetto a sei facce con una preghiera per ogni faccia. Si trattava di preghiere molto sempli-ci e tutto diventava una specie di gioco: il bambino lo tirava e il papà o la mamma leggeva la preghiera che ne era uscita. Era una preghiera adatta al momento dei pasti. C’è un gesto, in particolare, che ha un posto privilegiato? Il segno della croce è il gesto più comune e più significativo. Lo si fa al mattino, quando la giornata comincia, prima di uscire fuori casa. E lo si ripete alla sera, prima di addormentarsi, quan-do la giornata sta per finire. Non si tratta però solo di un gesto: è sempre accompagnato da alcune parole molto semplici, che dicono la fiducia in Gesù. Ad esempio: «Gesù, accompagnami tu» o «proteggimi tu». Questo ci sembra interessante: il gesto da solo potrebbe di-ventare qualcosa di ripetitivo, di abitudinario, se non addirittura di magico. È sempre la parola che gli dà senso e ne fa un’occa-sione per esprimere la fiducia verso una persona. Ci sono dei momenti particolari in cui riuscite a prega-re insieme, genitori e figli? La sera è un momento ‘classico’. Noi abbiamo insegnato ai nostri bambini le Ci sono dei momenti particolari in cui riuscite a prega-re insieme, genitori e figli? La sera è un momento ‘classico’. Noi abbiamo insegnato ai nostri bambini le preghiere tradizionali: Padre nostro, Ave Ma-ria, Angelo di Dio e L’eterno riposo. La preghiera per i morti è diventata parte abituale del loro vissuto dal momento che il nonno Giovanni non c’è più. Pregare per lui significa ricordarlo e affidarlo al Signore. La stessa preghiera serve per ogni perso-na che è morta e alla quale si voleva bene. La morte rimane per i bambini una zona oscura, che fa paura, soprattutto perché li priva della comunicazione abituale, fisica, con delle persone che amavano. Pregare vuoI dire recuperare la fiducia, ripristinare una sorte di comunione, vivere il lutto della separazione, ma dentro un’esperienza tutto sommato serena. Ci sono delle feste in cui i bambini assieme a voi prega-no in modo diverso? Natale è un momento privilegiato per la preghiera dei bambini. A partire dalla prima domenica di Avvento prepariamo insieme ‘i presepi’. È una specie di tradizione di famiglia. Nei diversi viaggi compiuti dalla famiglia di Stefano sono stati acquistati esemplari di diversi ‘presepi del mondo’. A partire dalla prima domenica di Avvento i diversi presepi vengono tirati fuori e cominciano a po-polare la nostra casa. Diventano dei luoghi di riferimento ‘visivo’ della preghiera della sera. Ci troviamo davanti all’uno o all’altro, osserviamo le facce diverse dei personaggi, quello che stanno fa-cendo, ci conèentriamo sulla capanna dove c’è sempre riconosci-bile Maria, Giuseppe e il bambino Gesù. E da lì parte la nostra preghiera. È tessuta di osservazioni, di sentimenti, di stupore, ma anche di invocazioni e di espressioni di amore. Anche Pasqua ha il suo posto nella vostra preghiera fa-miliare? Pasqua per noi vuoI dire Settimana santa, a partire dalla Do-menica delle Palme. Non è sempre facile far vivere ai bambini, da piccoli, i riti e i segni di questo periodo liturgico. Capiscono che c’è qualcosa di importante in gioco. C’è senz’altro qualcosa di brutto, di sofferto, che porta poi al bello. Ma è molto difficile trovare le parole per raccontare ciò che è alla loro portata. An-che i segni non sono così evidenti. Per esempio: portiamo a casa il ramoscello di ulivo benedetto. E Irene ci domanda: «Cos’è quell’erba? Perché hai messo nella mia camera quel ramo di erba?». Le ho detto che non è erba, ma è ulivo. È un segno di pace, uno di quegli alberi da cui ave-vano tirato via i rami per salutare Gesù che entrava a Gerusa-lemme, su un asinello. Portare i bambini già da piccoli alla Messa domenicale, sì o no? Qual è stata la vostra decisione? Noi abbiamo deciso di portarli, fin da piccoli, cercando però di privilegiare la cosiddetta «Messa dei fanciulli»: una messa che, nella nostra Parrocchia, prevede tempi e modi calibrati sul-la presenza dei bambini e dei fanciulli. Quali sono state le loro reazioni? Non è facile per un bambi-no stare fermo, anche solo per quarantacinque minuti, ad ascol-tare qualcosa che non riesce del tutto a capire e senza poter in-tervenire a modo suo. Un momento particolarmente ‘drammati-co’ è quello della Comunione. Non capiscono perché i bambini non possono fare la Comunione. Se è un momento importante, perché loro che sono stati presenti, non possono parteciparvi? Quando venivano alle Messe dei campi dei lupetti c’era sem-pre un assistente che dava loro, prima della Messa, una partico-la, naturalmente non consacrata. La mangiavano subito ed ave-vano l’impressione, tutto sommato, di essere anche loro come i grandi, membri a pieno titolo dell’assemblea eucaristica. Durante la Messa qual è il vostro comportamento di ge-nitori? Cerchiamo di tenerli attenti in particolari momenti e, necessa-riamente, lasciamo perdere altri. Li invitiamo a cantare perchéquesto li rende contenti. Il momento del vangelo è importante e quindi anche loro si alzano in piedi come tutti. Al momento del-la consacrazione li teniamo attenti e in silenzio e cerchiamo di spiegare loro quello che sta accadendo. Poi ci sono i gesti: quello del Padre nostro e quello della pace li fanno sentire attivi e pro-tagonisti anche loro. La raccolta delle offerte richiama loro i ‘soldini per i bambini poveri’, altre volte si richiamano le inizia-tive di solidarietà: i bambini che soffrono, che non hanno una scuola o una casa, che mancano di medicine... Ad educarli alla fede vi trovate da soli, papà e mamma, oppure qualcosa viene dalle vostre famiglie di origine? Le famiglie di entrambi partecipano, ognuna a modo loro, secon-do le rispettive tradizioni, all’educazione alla fede dei nostri bambi-ni. Così quando noi non ci siamo, nonni e zii li portano in chiesa, as-sumono la responsabilità di spiegare loro cosa sta accadendo, com-piono assieme a loro dei gesti e insegnano le parole della fede. Una grande importanza riveste anche l’educazione ricevuta nella scuola materna della parrocchia. Attività, iniziative, per-corsi didattici prendono in considerazione la loro crescita alla fede e, sempre alla loro portata, riescono a trasmettere insegna-menti, atteggiamenti e comportamenti. Ognuno trasmette quello che ha ricevuto. Che cosa vi hanno trasmesso le vostre rispettive famiglie riguardo alla fede? (Stefano) A casa mia la fede è sempre stata ritenuta una real-tà spontanea e del tutto naturale, senza avere necessariamente grandi elementi di visibilità, un po’ come l’acqua di certi fiumi che si mette a scorrere sotto i sassi: non la si vede, ma c’è vera-mente e si fa sentire. Nella mia famiglia si è sempre pregato ad ogni pasto, come anche al mattino e alla sera. Quando si partiva, la mamma faceva sulla nostra fronte un segno di croce che era una sorta di benedizione e di accompagnamento. (Patrizia) Anche per me la fede è stata una realtà naturale. Tan-to da riuscire a nutrire i diversi momenti della vita, anche quelli in cui si potrebbe cadere nello sconforto. La fede è stata, dunque, so-stegno e consolazione, ma anche punto di riferimento. Con noi, fi-glie, da piccole e anche da grandi ci è stata trasmessa questa idea, che poi è un’esperienza: la fede, in qualunque situazione, ti rende ‘vincente’. Non ti esonera dalla sofferenza, dalla fatica, dal dolore, ma ti aiuta a sopportarli e ad inserirli nella tua vita. In che cosa la parrocchia ha aiutato il vostro modo di pregare in famiglia? La comunità cristiana a cui apparteniamo ci propone di tanto in tanto dei gesti e dei segni da compiere in famiglia, genitori e figli. Così, per esempio, il giorno di Pasqua ci viene donato un pane benedetto da spezzare insieme prima del pasto, accompagnan-dolo con una preghiera. Ma poi, durante l’Avvento e la Quaresi-ma, ad ogni domenica ci viene suggerita una preghiera breve da recitare in famiglia. Cosa che facciamo quando ci troviamo a pranzo. Anche il libretto della Messa, ciclostilato in proprio, ci aiuta in un certo modo. I caratteri grandi e leggibili possono aiu-tare anche i bambini, appena imparano a leggere, a decifrare E’ NATA CARINA E’ questa la bella notizia giunta a metà ottobre u.s. dal Centro di Aiuto alla Vita della Valle del Chiampo, presso il quale la parrocchia di falcade ha in corso una ADOZIONE prenatale stipulata il 6 febbraio di quest’anno, in occasione della GIORNATA PER LA VITA. Ecco il testo completo della comunicazione. “ Chiediamo scusa per il ritardo della presente comunicazione e nel contempo siamo lieti di annunciarvi che in data 1807.2006 E’ NATA CARINA, una bella bambina, sana, di 3 kg., ADOTTATA DALLA Parrocchia di san Sebastiano di Falcade. Sia lode e gloria a Dio Padre per questo bel fiore, sua figlia; ed infinite grazie anche atutta la Parrocchia di san Sebastiano che generosamente ha contribuito a farle vedere la luce, e a darle la possibilità di unirsi al nostro coro di lode all’Eterno DATORE della VITA! E, parienti, mille grazie alla Fondazione “VITA NUOVA” per essere stata lo strumento di Dio per favorire questo scambio di amore. Sempre a disposizione, a tutti di cuore un calorososenso di riconoscenza ed un cordiale abbraccio. Per il MOVIMENTO per la VITA-C.A.V. di Chiampo, il Presidente.” Ci sono dei momenti in cui pregate da soli come marito e moglie? Nei primi tempi del nostro matrimonio avveniva più frequen- temente. Ora in effetti la presenza di Lorenzo e di Irene ci indu-ce a pregare tutti insieme. Non è più possibile disgiungere il no-stro essere sposi dal nostro essere genitori, anche se avvertiamo di tanto in tanto il bisogno di mettere davanti a Dio le nostre in-vocazioni da adulti. sempre utile il disegno della co-pertina. Anche altre celebrazioni, la novena di Natale e la Via Crucis della Quaresima, pensate esplicitamente per i fanciulli del cate-chismo, risultano riunioni animate in cui viene trasmesso il si-gnificato ‘popolare’, immediato e fatto di sentimenti, che accom-pagna la preparazione alle grandi feste. Quale posto ha avuto fin qui il Vangelo nella vostra pre-ghiera? Quando andate in giro, in vacanza, quando fate una scampagnata, ci sono spazi in cui la preghiera si fonde con i momenti di allegria e di gioia? Quando ci troviamo fuori, l’attenzione si porta facilmente sul-le cose belle che ci stanno attorno e che possono essere la neve o il mare, i piccoli fiori o le cascate. È qualcosa di molto natura-le che parte sempre dall’osservazione di ciò che ci sta intorno. E’ la nona bambina che abbiamo aiutato a nascere! Un grande segno di solidarietà e di amore alla vita! Che Dio benedica tutti coloro che partecipano a questa grande impresa: sostenere la mamme in difficoltà nel portare avanti la maternità, decidendo di non abortire e macchiarsi del più tremendo peccato che possa commetere una mamma, quello di soffocare nel proprio grembo la vita che è sbocciata! E’ poco certo un contributo di 300 Euro per 18 mesi ( e poi?), ma è una mano fraterna che spesso incoraggia per tutta la vita. Ultima cosa: le nove creature aiutate a vivere sono tutte di mamme italiane. Talvolta la madre ci manda la foto, speriamo di poterla ammirare almeno in foto la nostra piccola Carina di nome e anche di fatto. CARINA! Un grande posto ha la narrazione, i racconti della vita di Ge-sù. Non si tratta di leggere ai nostri bambini questo o quel pezzo del vangelo, ma piuttosto di raccontare a viva voce, facendo leva su alcune immagini ed evocando lo stato d’animo dei diversi protagonisti. È in questo modo che nascono atteggiamenti e reazioni di stupore, di partecipazione, di meraviglia, di gioia, che poi hanno come esito una preghiera molto semplice che sgorga dal loro cuore e dalla loro immaginazione. MADONNA DEL CARMINE Quest’anno la festa della Madonna del Carmine, è caduta di domenica, perciò è passata un po’ in secondo grado: la Comunità di Domenica celebra la Risurrezione del Signore, l’Avvenimento centrale della Fede. Perciò il momento di incontro con la Madonna l’abbiamo avuto nel pomeriggio, con la recita solenne del Rosario, la meditazione sulla devozione antichissima al Carmine, l’iscrizione di nuovi membri alla Confraternita, ecc. Come ormai è nostra abitudine con la Festa del Carmine, la Comunità apre solennemente la stagione estiva, affidandola alla preghiera della Madonna del Monte Carmelo, simbolo di pace, fraternità, incontro con Dio e con la natura…Con questo gesto vogliamo dare un senso “alto” a tutto il lavoro, le preoccupazioni, le speranze dell’estate. Per non ridurre tutto sotto l’aspetto materiale, del guadagno e del divertimento! La preghiera apre il cuore a nuovi orizzonti, aiuta l’uomo a tenere il capo in alto, a non dimenticare il cielo e il suo destino. Quanta povertà ( a mio parere), in coloro che vedono solo gli aspetti materiali nel “bisness” del t u r i s m o ! Così abbiamo chiesto alla Madonna di aiutarci ad accogliere le persone che giungeranno tra i nostri monti, con spirito di fraternità, rispetto, condivisione e di servizio attento e premuroso. E’ anche uno dei messaggi del Sinodo Diocesano, come riportato anche nell’articolo di fondo dell’ultimo Focolare. La devozione alla Madonna del Carmine invita a fare di questo mondo un GIARDINO (=CARMEN, nella antica lingua dell’oriente, significa appunto “giardino”) dove fioriscono i fiori delle virtù, della bontà, della pace. Ecco perché ci siamo ritrovati ancora ai piedi dell’Altare che i nostri antenati hanno eretto nella Chiesa di Falcade Alto, adornandola di tante preziose testimonianze. Certo a loro contadini e pastori interessavano anche i fiori, le erbe, il fieno, le patate, l’orzo…ma nel loro cuore la Madonna portava tanta serenità e speranza anche nei momenti più duri e difficili. UNO DEI MOBILI RESTAURATI Altro momento importante della Festa del Carmine è, ormai da qualche anno, l’INAUGURAZIONE di qualche lavoro compiuto per il decoro della nostra Chiesa di San Sebastiano: un anno le Statue antichissime del primo altare, un altro il restauro della Pala di San Sebastiano, un altro la Lampada del Santissimo, l’anno scorso il Coro del presbiterio, quest’anno la Sacrestia rimessa a nuovo. Sono stati ripuliti i mobili e riparati da qualche usura, stuccato il soffitto e le pareti, eliminati alcuni mobili ingombranti e fuori stile, ecc: coloro che hanno avuto la gentilezza di visitare la Sacrestia, sono rimasti contenti e ammirati del risultato. Sì, è vero! Ora abbiamo un luogo serio, dignitoso, ordinato e MARIA TERESA DEI MONECH INAUGURA LA MOSTRA pulito che aiuta tutti ad un comportamento uguale. DOPO la Preghiera in Chiesa, accompagnati dalla chitarra e dal canto del nostro impareggiabile e insostituibile Bepi Lucchi, ci siamo diretti verso la Casa del Popolo per inaugurare la MOSTRA DELLE CASE, DEGLI HOBBY E DEI RICORDI DI FALCADE. Ad aprire la porta per l’inaugurazione, quest’anno è stata la Teresa Secchi che festeggiava il suo compleanno ( Ancora tanti auguri da tutti noi!)! All’interno un ricco e vario rinfresco preparato come sempre con tanto amore e generosità dalle donne del paese, ci ha aiutato a restare in allegria e in ammirazione davanti ai tanti bei lavoretti delle appassionate di cucito, ricamo, lavori a maglia e ad uncinetto…e alle belle e interessanti raccolti di tanti oggetti di appassionati e solerti paesani, e così ad andare a scoprire la foto della nostra casa e informarsi sui nomi dei loro antichi proprietari...Oppure fermarsi davanti a qualche foto antica od oggetto custodito con amore e devozione da chi lo ha ereditato e ricevuto in dono e che gli richiama volti, parole, avvenimenti tristi o gioiosi del tempo che fu, ma che possono far rivivere nel cuore di altri simili emozioni. Per l’allestimento della Mostra ( così come per la chiusura!) ho avuto bisogno dell’aiuto di tantissimi: li ringrazio tutti! Ormai si è creato un Gruppo affiatato ed esperto, che, anche in poco tempo ( e ce n’è sempre meno!), riesce a creare una struttura semplice, ma molto funzionale, nonostante il poco materiale a disposizione! PRIMA DOMENICA DI AGOSTO Il ricordo riconoscente dei fratelli De Pellegrini, don Giovanni, don Celeste e Caterina, ci porta ogni anno alla Cappella del Maso dei Mori per la Messa in loro suffragio. Finora abbiamo potuto mantenerci fedeli a questo impegno di riconoscenza, anche perché vi è la presenza nella Casa del carissimo Padre Hippy con i suoi giovani! Senza di loro non ci sarebbero possibilità, di sicuro: ci sono già cinque messe in parrocchia! Quindi un GRAZIE anche al Padre per la sua disponibilità nell’aiuto che ci dà! Il suo grande cuore e la sua profonda amicizia con Falcade sono noti a tutti e di lui possiamo fidarci, spero, per tantissimi anni ancora! La tradizione vuole dunque una bella Messa nella Cappella della Famiglia De Pellegrini e poi un PRANZO in comune! E’ qui che ti voglio! E’ qui che si tocca con mano cosa c’è nel cuore del Gruppo Giovani e meno giovani di Padre Hippy! Senza tante “storie” si buttano ogni anno nell’avventuroso pasto, preparandoci ( con i mezzi che hanno! Certo non una cucina d’albergo…) un menù vario, gustoso e abbondante! Nonostante nessuno sappia il numero dei partecipanti! Ringraziando il Signore, quest’anno il tempo è stato una meraviglia e tutto è filato liscio e ricco di tanta allegria! Ormai il “rodaggio” è fatto… il futuroè al sicuro! GRAZIE ANCORA A TUTTI! ALLA FESTA NON MANCA MAI LA CHITARRA E LA VOCE DEL BEPI LUCCHI! OFFERTE HANNO DATO UN CONTRIBUTO PER LA CHIESA E LE OPERE PARROCCHIALI Fam. Ganz Sergio; Follando Concetta; Fontanive Mansueto e Claudia in mem. Defunti; Costa Gilio e Sisto; De Biasio Silvia; in mem. di De Pellegrini Fernanda dai fam.ri; Tabiadon Alzira (USA); in mem. di Ganz Rodolfo dalla moglie; Secchi Giovanni; Serafini-Porcu Maria (Vigevano); Gaz Egidia; Serafini Maria; Murer Assunta; Miatta Maria; Costa Agostino; Serafini Emma; Ganz Mercedes; in mem. di Scola Gianni; in mem. di Piccolin Elvino da Sisto; Hotel Cristal; in mem. di Serafini Giovanni da Amici di Cairate; in mem. di Scola Viola dalle figlie; Valt Idelma; De Pellegrini Cesira; fam. Scola-Smaniotto; N.N.; Adami Lisetta;De Pellegrini Marcello; in mem. di Dell’Antonio Simone dalla zia Nives; De Biasio Elvira; Rossi Ada; Rossi Fedora; P. Hippy per affitto Maso Mori; Ganz Gianfranco; in mem. di Moretti Ester dalle Nipoti; Costa Maria in mem. Defunti; N.N.; Ganz Ferruccio e Murer Chiara; in occ. 4°° di Matrimonio Zulian Antonio-Costa Flora; Piccolin Bortolo; in mem. di Serafini Luciano dalla moglie; De biasio Bianca; in mem. Defunti da Ganz Lorenzo e Carla; Lucchi Giuseppe (BZ); in mem. di Scola Graziano dalla moglie; C.A.T. per affitto saletta; in mem. di Ganz Maddalena dalla sorella Dora; in mem. di De Pellegrini Lorenzo dai familiari; fam. Vivan; P. Hippy per luce e acqua e pulmino; Follando Arnaldo; Dotta Rina e Egidio (Angera); in mem. di Costa Luigi dalla moglie; in mem. di Pinosa Pasqualina dal marito; in mem. di Nart Bruna dai Genitori; in occ. Battesimo di Cagnati Sebastiano dai Genitori e Nonni paterni ; in mem. di Valt Erminio da Maria; in mem. Defunti Bez-Piani; Ganz Annarosa; Valt Angela in mem. Defunti; Serafini-Dominici Francesca in mem. suoi Defunti (Roma), in occ. Battesimo Pani Chiara dai Genitori; in mem. di Ganz Alba dalla figlia (VA); De Pellegrini Elvira; fam. Costa Gino in mem. defunti; in mem. di Ganz Emilio dalla Fam.; de Pellegrini Maria in mem. marito; in mem. di Valt Mirco dai fam.ri; in mem. di Piccolin Emilio dai fam.ri; Romanel Idelma in mem. defunti; Costa Agostino in mem. suoi defunti; Follador Concetta; in mem. di Murer Marcello dai fam.ri; in mem. di Scola Giuditta dal figlio Ovidio; in occ. 30° di Matrimonio dagli Sposi Ovidio e Micaela; Ganz Battista e Maddalena in mem. defunti; De Pellegrini Emma; Scola Flavio in mem. madre; Serafini Emilio; in mem. di Rossi Vittoria dal figlio Marco; in occ. 95° compleanno di Nonna Angela De Valiere dai fam.ri; in mem. di Scola Fiorentina dalla sor. Ernesta; De Pellegrini Ita; HANNO DATO UN CONTRIBUTO PER “IL F O C O L A R E ” ( SOLO DA OFFERENTI FUORI PARROCCHIA ) Tabiadon Alzira (USA); Serafini Porcu Maria (Vigevano); Bez Graziella (Moena); Bez Rosa (CH); Scola Mariotti Vanda (Cairate); fam.MascarinFranceschini (PN); Visintin Pierina e Lino (TN);Maria Scola Michelletti (BZ); Negro-Scola Lidia (CH); N.N.; Scola Gilio e Agnese (CH); Rossi Fedora (CH); De Lazzer Alessandro (CH); Secchi Ferdinando (Pineta); Cagnati Emma (CH); Locatelli Giovanni(Dal mine); Tomaselli Ida (Caviola); Ganz Manuele e defrancesco Maria (Moena); Ghetti Novella ( Como); M.° Rossi Stefano (Roma); Romanel Giuseppe (Laives); Murer Augusto (Cardano); Ganz ferruccio e Chiara (CH); Murer Amabile (BZ); Secchi Renata (BS); Lucchi Giuseppe (BZ); Baranti Anna (Angera); Merli Maria Alla mostra di Falcade, ieri e oggi fra tradizioni e tempo libero In centro alla sala ci sono gli Anche quest’anno, durante tutta l’estate, Falcade Alto ha ospitato la consueta mostra dedicata alle tradizioni e alla vita della comunità del paese. La Casa del Popolo, che molti apprezzano per la Comedia che lì sì tiene il giorno della Sagra o per il tradizionale Ballo dei coscritti, si riempie nella bella stagione di oggetti e di persone. Per il 2006, il parroco, don Alfredo Levis, ha pensato di dedicare la mostra agli hobby che si praticano, o praticavano, a Falcade. Hobby, un termine inglese, forse non semplice da tradurre nella realtà quotidiana, di molto lavoro e poco riposo, dei nostri nonni. Così l’esposizione, lungi dall’apparire colma di strumenti per filare, ma come sarebbero “vuoti”, o incomprensibili, se la Orsolina non li mettesse in movimento! La signora, indossato il fazzoletto nero-fiorito, crea il filo con la roda da filà, mostra orgogliosa la differenza tra questa macchina e la simile roda butada o mulinèl. Poi tira il filo sul gorle, lo pone ormai ben lavato sulla aza. E ancora, eccola attenta a pettinare la lana, con movimenti precisi e rivelatori di una lunga familiarità con l’arte della filatura. Ancilla e Clementina, invece, sono ormai a buon punto: la trapunta è quasi terminata, e ogni visitatore della mostra ha potuto rubare con lo L’ASP L’ORSOLINA ALLA RODA. EL GORLE LA RODA BUTADA cianfrusaglie per il tempo libero, è stata abbellita dai segni che ricordano la bravura e la pazienza di chi sa cucire, di chi lavora con l’uncinetto, di chi sa creare bamboline di pasta e sale. E gli uomini hanno portato lì le loro collezioni curiose: di attrezzi, di gabbiette per gli uccelli, di martelli. E ogni oggetto racconta la persona che lo ha scelto, lo ha creato. Ma un paese è, prima di tutto, l’insieme delle sue vie e delle sue case, tante case… e tutte appaiono nelle foto scattate da don Alfredo, lungo le pareti e sui pannelli: quasi una sfilata di edifici, raggruppati per colmel, con la didascalia che indica il nome del proprietario attuale o di chi ha costruito la propria abitazione con buona volontà, dopo anni di emigrazione. Ma ciò che rende viva la mostra è la presenza delle persone, che portano alla Casa Popolo la loro esperienza, condel generosità, e autenticità. sguardo qualche passaggio di cucito, sull’ampio telaio, mentre il lavoro procedeva, giorno dopo giorno. E ancora, per chi ama curiosare nelle bacheche, altre storie di gente del paese che formano la grande Storia, come quella di Vincenzo, prigioniero a Bombay, o di Celeste, che ha regalato per qualche mese alla mostra le sue medaglie di guerra. Infine, ecco l’entusiasmo di chi ha costruito la sua casa “nuova”, magari in quel di Brostolade, negli anni del dopoguerra, e mostra i progetti o dona le foto in cui lo si vede ancora giovane, con gli amici, di fronte al cantiere ormai giunto a tetto. E mentre guardi, qualche paesano è sempre pronto a raccontarti il passato, con semplicità. Se con l’arrivo di settembre molti turisti tornano “a valle”, si schiude il tempo della scuola. E la mostra apre, su appuntamento, per ospitare i bambini e insegnanti. SI LAVORA CON LO SCARTAZ! L’ANCILLA E LA TINA ALLA TRAPUNTA DI LANA Falcade: chiesa gremita per l’attesissimo evento musicale In ricordo di Luca: le note immortali della Nona Sinfonia Quando si spensero le luci e il fragore dell’applauso venne meno, l’orchestra iniziò quelle quinte enigmatiche e solenni che aprono l’Allegro dell’ultima sinfonia di Beethoven. La chiesa parrocchiale di Falcade, sabato 26 agosto, era colma di gente stipata nei banchi, sulla cantoria, in piedi in fondo alle navate, ai lati… tutte le sedie occupate. Una chiesa di Falcade non certo impreparata ad assistere ad eventi musicali straordinari: l’anno scorso, il Requiem di Mozart; quest’anno, la Nona Sinfonia di Beethoven. Più di 100 gli artisti sul grande palco allestito dagli Alpini, creato per allargare lo spazio vasto, ma tuttavia insufficiente, dell’altare. L’evento musicale ha visto come protagonisti l’orchestra “Lorenzo da Ponte”, che per l’occasione ha presentato un organico davvero imponente, con tutta la famiglia degli archi, dei legni, corni, trombe, tromboni, percussioni e timpani, e il coro “Reale Corte Armonica Caterina Cornaro”, di Asolo. Il direttore, Roberto Zarpellon, è riuscito a comunicare, oltre alla sua capacità artistica indubbia, un entusiasmo trascinante, tanto che già durante le prove il pubblico ha applaudito, vinto dall’emozione suscitata dalle note beethoveniane. La Nona Sinfonia ha riempito la serata: quasi un’ora di musica! Ha riempito lo spazio silenzioso delle navate, schiacciando le sue note tonanti contro le colonne e lungo le pareti. Ha riempito l’anima degli ascoltatori, quasi che ogni pensiero vacuo fosse purificato dall’ansia sublime della composizione: dall’Allegro maestoso iniziale, dal Vivace ricco di tensione verso l’Alto, dall’Adagio gravido di risoluzione, fino a culminare nel Presto celeberrimo del finale. E quando il solista ha esortato nel canto: “Amici, non questi suoni; intoniamone altri più piacevoli e colmi di gioia”, la musica luminosa ha dissolto ogni ansia, ogni timore, ogni tensione significata dal “re minore” su cui si impernia la sinfonia. Si è aperto l’Inno alla Gioia, inno di un’anima che (come ha ricordato Dino Bridda, nel presentare l’evento musicale, attraverso le parole di Massimo Mila) aspira ad una felicità non più umana, ma che si fonde con la felicità dei cori celesti, con la felicità del Paradiso. Le note della Nona Sinfonia non sono solo musica, sono incontro di Arte, Natura, Umanità, Dio, Amore, Fratellanza, ha ricordato Roberto Zarpellon. E così il pubblico ha meditato anche sul genio di Beethoven, così straordinario, pur nel chiuso della sua sordità, da concepire un’opera tale da superare ogni confine. E davvero ha ragione quell’Anonimo che, nel III secolo, scrisse che il Sublime è l’eco di un animo grande. Il concerto è stato reso straordinario anche grazie alla perizia artistica dei quattro solisti: il soprano Makiko Inoue, il mezzosoprano Aleksandra Angelov, il tenore Kim Sung-Woo e il baritono Elia Fabbian. Alla fine, l’ovazione della gente è stata una risposta naturale alla commozione che tutti abbiamo provato. E senza dubbio le parole appaiono superflue. Rimane soltanto l’ammirazione per l’intensa esecuzione e, forse, ancora di più, la riconoscenza verso chi ha condiviso con noi il sogno che conservava da tempo: alla famiglia Fabbri, che quest’anno ha permesso la realizzazione di una delle pagine più alte della storia della musica, tra le nostre montagne dolomitiche. A Benito, Marina e Elisa Fabbri la comunità di Falcade porge un grazie affettuoso, certa che Luca, cui il concerto è stato dedicato, ha ascoltato dal Cielo. Silvia Tessari IL SUONO DELLE TROMBE DANNO I BRIVIDI NEL CORO DELLA SINFONIA C’ERANO ARTISTI VENTI DA OGNI PARTE DEL MONDO: COREA, BRASILE,CECHIA,SERBIA,INGHILTERRA. UNA VERA PICCOLAO.N.U.CHE CANTA LA GIOIA! IL BARITONO GUIDA L’INNO ALLA GIOIA UNA GRANDE PICCOLA GITA! Quando stabilisco di raggiungere una cosa bella e interessante, è difficile che qualcuno mi fermi! La Gita in BENELUX la ritenevo bella e interessante e quindi…Anche se si sono dovute superare non poche difficoltà! La prima è stata quella dovuta all’ Agenzia Viaggi che ci ha fatto perdere tanto tempo prezioso e non è riuscita a soddisfare le nostre esigenze che erano soprattutto: visita all’Olanda, Belgio e Lussemburgo e in modo particolare, fermata a Marcinelle e al Santuario di Banneux (Belgio ). Le settimane sono passate e un programma che mi soddisfaceva non si presentava, così (era già metà settembre!), ho dovuto farmelo su misura! Servendomi di giorno dopo siamo ripartiti, con macchina nuova e tanta grinta in corpo lo stesso. I miei due compagni erano un po’ nervosi, ma …non disperati! e così il 28 settembre eravamo a Liegi, in un Centro Sociale per italiani all’estero, dove abbiamo trovato veri amici e tanta cordialità. Dal nostro punto base, con il bus e con il treno, abbiamo visitato Bruxelles, Gand, Anversa, Bruges, e siamo stati al Bois du Cazier per visitare la miniera di Marcinelle. Ad accoglierci all’ingresso della Miniera, un grande manifesto della Mostra di AUGUSTO MURER,” DISEGNI IN MINIERA”, allestita dal figlio Franco per Ad Aosta abbiamo portato i salu ti di Falcade a Ganz Gelsomina e marito Internet, del telefono, e di conoscenze, finalmente la gita era pronta. Il numero dei partecipanti era troppo piccolo per pensare ad un pulman… e allora ho deciso per la macchina! Visita alla mia Valle d’Aosta, Tunnel del Bianco, Francia, Svizzera,Lussemburgo,Belgio, Olanda,Germania, Austria e finalmente Italia! Un tour certo faticoso, ma interessante. Stabiliti i punti base: AostaLiegi-Amsterdam; avuta la conferma della partecipazione del Paolo dei Paoi e di Lina Fasana, lunedì 26 Settembre siamo partiti! Purtroppo l’unica giornata di pioggia torrenziale del mese, l’abbiamo beccata in pieno! Verso mezzogiorno eravamo nei pressi di Aosta, a dieci minuti dal mio paese natale (Issogne), quando…per la pioggia e l’asfalto viscido (e la velocità!), la macchina è volata…! Nessuno si è fatto male per fortuna. Due l’anniversario del disastro del 1956. Interessantissimo l’allestimento della Mostra e di tutto l’ambiente: attraverso ricostruzioni, ricordi, foto, ecc. si poteva capire la immane tragedia che si è abbattuta su quel luogo di fatica e di grandi sacrifici per tanti nostri connazionali! Una visita da fare a chi ha la possibilità di raggiungere il Belgio! Credo che dopo questo si possa capire meglio il grande contributo che gli italiani hanno dato all’Europa con il loro lavoro e il loro dolore! Mi pare che il Belgio questo lo abbia capito e lo tenga in considerazione, almeno ora che ha che fare con altre ondate di immigrati…Ho potuto far visita anche alla famiglia di un mio zio che è in Belgio da una vita e si lamentava più dello Stato italiano… che del Belgio! Una mattinata l’abbiamo dedicata alla visita della città di Lussemburgo: con il treno è stato facile raggiungerla e con il Bus Panoramico l’abbiamo conosciuta bene, percorrendo poi il centro storico a piedi! In sostanza la città è stata, il luogo più fortificato e difeso di tutta l’Europa e ne conserva ancora le vestigia, espandendosi ora in grandi e modernissimi edifici di importanza europea. L’ultima mattinata ( 1 Ottobre ) in Belgio, l’abbiamo dedicata al celeberrimo Santuario di Banneux… di cui non sapevamo quasi niente e che si è rivelato poi un luogo di grande fede e di numerosissimi pellegrinaggi. A parte vorrei parlare di questo Santuario, invitandovi a raggiungerlo in eventuali gite da q u e l l e p a r t i ! Nel pomeriggio ci siamo diretti verso l’Olanda, precisamente in una cittadina nei pressi di Amsterdam, a HILLEGOM, dove un conoscente della Lina ci aveva prenotato l’Albergo. L’Olanda ci ha subito colpito per il suo ordine, la sua pulizia, la sua estrema attenzione alla salvaguardia della natura: è un piacere viaggiare sulle sue autostrade così come percorrere anche le strade di campagna. Distese di campi per la coltivazione dei fiori, moltissimi canali d’acqua, le case ordinate, le corsie per le biciclette…i posteggi per migliaia di biciclette, i mulini a vento LA MINIERA DI MARCINELLE l’anno scorso le avevo trovate in Libano!). Visita ad Amsterdam ( la Venezia del Nord!), alla mostra di Rembrandt, ai paesi turistici lungo il mare (Volendam e MarKen ), ecc. Il giorno dopo siamo stati sulle Grandi Dighe e, passando per l’Aia, rientrati in Belgio, ci siamo diretti verso la Germania, fermandoci a visitare Bonn. Il giorno dopo ( 4 ottobre ) Falcade ci accoglieva, stanchi ma felici per la bella esperienza portata a termine con qualche sacrificio ma con tanta s o d d i s f a z i o n e . Anche noi tre, come tutti coloro che in questi anni percorrono le strade d’Europa, piace sottolineare la bellezza di non vedere più barriereconfini- sbarre tra gli stati! di poter usare la stessa moneta COMMOSSI VISITIAMO LA MOSTRA DI MURER tradizionali e moderni, le dighe, le grandi dune..Un paesaggio da favola! La famiglia che ci ha accompagnati e introdotti alla conoscenza del Paese ( e che conosce bene Falcade! e parla bene la nostra lingua) è stata di una gentilezza e di una cordialità insuperabile! Non ci sono guide che possono competere con persone come loro! ( Solo ovunque! di sentirci come a casa in tutte le città! di senti re l’Europa come la propria Terra! di vedere rispettati i diritti di tutti in ogni luogo! Purtroppo anche le difficoltà sono uguali dappertutto: immigrazione extra-europea, calo di popolazione locale, religione cristiana sempre più Banneux Notre-Dame La storia delle apparizioni NON POTEVA MANCARE LA FOTO CON IL MONUMENTO ALL’ATOMO LUSSEMBURGO debole e meno incisiva, difficoltà di convivenza ( Fiamminghi e Valloni- quelli del Nord e quelli del Sud; quelli dell’Est con quelli dell’Ovest; cristiani e mussulmani; immigrati dell’ultima ora e quelli dei primi tempi…) Però l’Europa è in PACE e questo è il dono più bello e su questa strada tutto si metterà a posto! Viva l’EUROPA! IL SIMBOLO DELL’OLANDA LUNGO I CANALI DI AMSTERDAM LA VENEZIA DEL NORD SAN MARTIN…. Li aspettiamo tutti, i bambini nella vigilia di San Martino: per loro abbiamo comperato le caramelle, le noccioline, i “bagigi”… e tante altre buone cose che piacciono ai piccoli! Arrivano con lo zainetto, suonano e intonano la filastrocca, aspettano che si apra, riprendono la cantilena, e con gli occhi seguono le mani che donano, nessun commento ( sembrano …in chiesa!), ringraziano con la seconda strofetta e felice passano ad un’altra casa. Sono i continuatori della Tradizione! Per mezzo loro, le porte si aprono, gli anziani sorridono, il cuore si allarga, le strade si rianimano di voci innocenti, il PAESE si unisce! Grazie San Martino e ai suoi Angioletti Banneux Notre-Dame, piccolo villaggio del comune di Louveigné, si trova sull’altopiano delle Ardenne, a 352 metri sul livello del mare. È incorniciato dalle belle vallate dell’Amblève, della Vesdre e della Hoegne e situato a 25 chilometri da Liegi, capoluogo dell’omonima provincia e grande città industriale. Il paese è raggruppato attorno alla chiesa e la regione è povera. Sulla sinistra della strada che va da Louveigné a Pepinster, a un chilometro dalla chiesa parrocchiale, c’è una modesta casa di operai, abitata dalla famiglia Beco. Il luogo, umido e paludoso, è chiamato La Fange (il fango). Di fronte, dall’altro lato della strada, cominciano i grandi boschi di abeti che si estendono su tutta la parte orientale del Belgio e arrivano fino alle foreste dell’Eifel. Davanti alla casa, un piccolo fazzoletto di terra, lavorato a giardino e orto. Nel 1933 la famiglia era composta dal padre, dalla madre e da sette bambini, ai quali se ne sarebbero aggiunti altri quattro. La maggiore di loro, Mariette, è nata il 25 marzo 1921, festa dell’Annunciazione e quell’anno Venerdì santo, giorno nel quale la Chiesa venera solennemente la croce di Cristo. Ma presso i Beco non c’era alcuna croce... perché in quell’ambiente poverissimo erano trascurate le pratiche religiose e Mariette non si sottraeva a quell’atmosfera familiare. Prima apparizione Domenica, 15 gennaio 1933, la neve e il ghiaccio hanno coperto La Fange; il vento soffia gelido e tagliente. Sono le 19 e la bambina, quasi illuminarle tutto il corpo. Mariette si sposta per osservarla meglio, poi ritorna alla finestra e dice: “Mamma, Dio mio!... vedo una signora nel giardino... è così ben vestita e così elegante!... Dio mio mamma - si direbbe la santa Vergine!”. La bimba prende una corona del rosario che aveva trovato sulla strada per Tancrémont e recita qualche Ave Maria mentre contempla con stupore l’apparizione. A un certo punto, la signora apre le mani, alza la destra e, con l’indice le fa un cenno di invito. Mariette va verso l’ingresso, ma la mamma le impedisce di uscire chiudendo la porta a chiave. Mariette ritorna alla finestra, però la bella signora è sparita e la notte ha ripreso il suo dominio su La Fange. Seconda apparizione Mercoledì 18 gennaio, La Fange è nello scenario di domenica sera. All’improvviso, verso le 19, Mariette esce di casa senza dir nulla. Incuriosito, suo padre apre la porta e la vede inginocchiata, con le mani giunte, sul sentiero che dalla soglia di casa va alla siepe del giardino. L’Apparizione in un affresco guardando dai vetri della finestra della cucina, attende il ritorno del fratello Julien, uscito di casa fin dal mattino con alcuni suoi compagni. Nello stesso tempo sorveglia René che è malato. D’un tratto, vede a pochi metri, nel buio del giardino, una bella signora con il capo splendente, e questa luce sembra Mariette prega a bassa voce e guarda nella stessa direzione verso la quale, la domenica, aveva visto la figura luminosa. Poi d’un tratto tende le braccia: al di sopra degli abeti, piccolissima, appare la Signora che man mano le si avvicina, fermandosi a qualche passo. Una piccola nube grigia la separa dal terreno gelato. Mariette continua a pregare sottovoce, tenendo il rosario in mano e lo sguardo rivolto verso l’alto. La signora, sorridendo dolcemente, muove graziosamente le labbra come se pregasse. Questo dialogo orante dura una ventina di minuti, poi l’apparizione le fa cenno di seguirla e si allontana indietreggiando lungo la strada per Tancrémont. Mariette fiduciosa si incammina. Il padre la vede varcare lo steccato e chiama la piccola, ma lei senza voltarsi gli risponde: “Lei mi chiama”. I testimoni seguono a distanza. All’improvviso si ferma, si inginocchia, recita alcune Ave, poi si rialza e prosegue. Pochi passi, poi si inginocchia e di nuovo si si era fermata la sera prima. Giunta alla sorgente si inginocchia nuovamente, volgendo lo sguardo verso l’alto: la Madonna si è fermata al di sopra del pendio. Mariette le domanda: “Bella Signora, voi ieri avete detto: “Questa sorgente è riservata per me”. Perché per me?”. E così dicendo porta la mano al petto, indicando se stessa. In modo amabile la Vergine accentua il suo sorriso e le risponde: “Questa sorgente è per tutte le nazioni... per gli ammalati”. La bambina ripete queste parole con voce nitida aggiungendo: “Grazie, grazie!”. La Madonna dolcemente soggiunge: “Pregherò per te. la Cappella delle apparizioni molto frequentata rialza: la Signora ha ripreso a spostarsi. Con sicurezza volta a destra verso una sorgente che scorre lungo il bordo della strada, si inginocchia ancora sull’orlo del fossato mentre la Bella Signora si posa al di sopra della scarpata. Rivolgendosi a Mariette le dice: “Immergi le mani nell’acqua”. Senza esitare la bimba obbedisce, disgiunge le mani per bagnarle e il rosario le scivola nell’acqua. La Signora le dice ancora: “Questa sorgente è riservata per me”. Poi si congeda salutandola così: “Buona sera, arrivederci!”. Si allontana indietreggiando al di sopra degli abeti vicini alla sorgente, con lo sguardo rivolto alla piccola, scomparendo lentamente nel cielo. Terza apparizioneGiovedì 19 gennaio, Mariette indossa un vecchio cappotto e verso le 19 va a inginocchiarsi in giardino come la sera precedente. Il tempo è inclemente e il terreno coperto di neve gelata. Mariette prega sottovoce. Alla seconda decina del rosario, stende le braccia e grida: “Eccola!”. Un attimo di silenzio, poi ancora: “Chi siete mia Bella Signora?”. “Io sono la Vergine dei Poveri” risponde. Mariette si alza e seguendola si dirige verso il cancello, imbocca la strada, cammina tranquillamente sostando e inginocchiandosi nei punti dove Arrivederci”, quindi si allontana rimpicciolendo al di sopra degli abeti. Quarta apparizioneAvendo dormito male la notte precedente, Mariette resta a letto tutto il giorno, ma ciò non le impedisce di uscire alla solita ora. È venerdì 20 gennaio, c’è molto buio e vi è più gente della sera prima. La bambina si inginocchia in giardino, recita il rosario e dopo qualche Ave grida: “Eccola!”. Poi domanda: “Cosa desiderate, mia Bella Signora?”. La Madonna risponde: “Desidererei una piccola cappella”. Trascorre qualche istante, la Vergine disgiunge le mani e le stende orizzontalmente senza staccarle dal petto. Con la destra traccia un segno di croce, benedice la piccola e allontanandosi lentamente scompare nel cielo. Mariette perde i sensi. Aiutato da un vicino, il padre, intimorito e commosso, la riporta in casa dove riprende presto conoscenza, per poi addormentarsi tranquillamente. IntervalloDal 21 gennaio all’11 febbraio, puntualmente Mariette esce di casa alle 19 per andare a pregare al solito posto. Il freddo pungente e la temperatura rigida si alternano a neve e pioggia battenti, ma lei resta fedele aspettando la Madonna e persevera nella preghiera. Mariette stessa dirà parecchie volte: “Devo uscire, bisogna che vada. Ella mi chiama!”. Per la fede di Mariette l’attesa sarà veramente ricolmata di grazia dalla Vergine dei Poveri che le riapparirà. Quinta apparizioneSabato 11 febbraio, alle 19 Mariette è inginocchiata in giardino: è notte di luna piena e soffia la tramontana. È presente un gruppetto di persone. Dopo aver recitato la seconda corona, di scatto si alza, si dirige verso la siepe del giardino, in direzione della sorgente, inginocchiandosi nei medesimi punti delle altre volte. Giunta alla fonte si china, immerge le mani nell’acqua, poi si segna con il crocifisso del rosario. Qualche istante e la Madonna le dice: “Io vengo ad alleviare la sofferenza”. La fanciulla esclama con voce nitida: “Grazie! Grazie!”. La Vergine la saluta: “Arrivederci” e si allontana. Sesta apparizionePassa ancora qualche giorno, poi la sera di mercoledì 15 febbraio la Madonna si mostra di nuovo agli occhi estasiati della bambina: “Santa Vergine, il signor cappellano mi ha pregato di chiedervi un segno”. Alla domanda della piccola la Madonna risponde: “Credete in me, io crederò in voi”. Poi la Vergine confida un segreto a Mariette e al momento di allontanarsi aggiunge: “Pregate molto, arrivederci”. Settima apparizioneLunedì 20 febbraio, c’è neve e fa molto freddo. Al termine della seconda decina del rosario, Mariette tende all’improvviso le braccia e la sua preghiera si fa più concitata. La Bella Signora è discesa come al solito e conduce la bambina alla sorgente. Mariette si inginocchia nei soliti punti e prega senza interruzioni. Giunta alla sorgente, la Madonna, sorridendo come di solito, le dice: “Mia cara bambina, prega molto”. Detto ciò, la Vergine, cessando di sorridere, aggiunge, prima di andarsene: “Arrivederci”. Ottava apparizioneLa sera di giovedì 2 marzo continua a piovere a dirotto. Quando Mariette sta per iniziare la recita della terza corona, improvvisamente cessa la pioggia, il cielo si rasserena e brillano le stelle. Subito la bambina tace e tende le braccia. La Madonna le appare, ma sul suo volto si è spento il sorriso. La Vergine dice: “Io sono la Madre del Salvatore Madre di Dio” e mentre un velo di tristezza continua a coprire il suo viso, consegna a Mariette la sua ultima raccomandazione: “Pregate molto”, poi stende le mani sulla bambina, con la destra la benedice tracciando un segno di croce e si congeda definitivamente dicendole: “Addio”. Nel corso di queste otto apparizioni, la Madonna ha voluto ricordarci il suo compito nel mistero della salvezza: lei è la serva del Signore che ci conduce a Gesù, Sorgente della grazia che dona l’acqua viva. Maria viene per suscitare in noi la fede e la preghiera, atteggiamenti indispensabili per unirci a Gesù Salvatore del mondo. L’autenticità delle otto apparizioni è stata riconosciuta dalla Chiesa nella lettera pastorale di monsignor L. J. Kerkhofs, vescovo di Liegi, il 22 agosto 1949, che aveva ricevuto l’incarico dalla Santa Sede nel 1942 di occuparsi del caso. Il messaggioNella notte buia la Vergine è venuta a risvegliare la luce della fede e la gioia di avvicinarci al Signore. Maria sceglie la strada della povertà e dei poveri per essere in linea con il Vangelo annunciato da Gesù e per vivere la missione della Chiesa: “I poveri li avrete sempre con voi” (Mt 26, 11). La Madonna accompagna la piccola Mariette alla sorgente che ha detto essersi riservata per donarla a tutte le nazioni, agli ammalati. Cristo Gesù è il cuore del mondo e solo lui può offrirci l’acqua viva che disseta la nostra sete di salvezza. Maria è colei che ci è accanto per condurci a Gesù percorrendo con noi la strada della perseveranza e della peregrinazione nella fede. Il messaggio di Banneux ha una luce particolarmente evangelica in cui riverbera l’intensità delle beatitudini: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5, 3). Apparendo a La Fange Maria ci dice che la fonte è riservata a tutte le nazioni perché riconoscano che solo Dio può donare la luce vera, quella che illumina ogni uomo. In modo speciale agli ammalati nel corpo o nello spirito è offerta la sorgente perché trovino sollievo nelle loro sofferenze e possano viverle con Gesù, avendo accanto la Madre. Alla piccola Mariette la Vergine chiede di immergere le mani nell’acqua e di pregare molto: è un gesto che mostra la confidenza che il credente deve riporre solo in Dio, per rimanere nel suo amore. La Sorgente benedetta OTTOBRE CON MARIA SIAMO A CRESPANO CON SUOR VALENTINA Mentre le giornate si fanno via- superare…ma l’esperienza fatta via più corte e l’autunno avanza ci ha fatto del bene perchè con lo splendore dei suoi colori abbiamo dimostrato di essere e la stufa incomincia ad essere attivi, interessati, in una parola oggetto delle nostre VIVI! Mi viene in mente il attenzioni…per la nostra bell’esempio che ci ha dato Comunità inizia un mese di anche quest’anno l’Aldo intensa preghiera e di Franceschini che è stato sempre PELLEGRINAGGI, sotto lo presente nonostante risieda nella sguardo della Madonna del Casa di Soggiorno di Taibon. Rosario. Può darsi che a Come lui, l’esempio di tante qualcuno questo non dica altre persone che nonostante la granché. Eppure in questa bella salute, l’età, le preoccupazioni, tradizione vi sono presenti dei la lontananza sono “uscite” per doni che, lasciarli cadere, è un po’ dal loro mondo per veramente grave. Per prima cosa incontrare altri. Per quesesempio il fatto di STARE INSIEME: e li ringrazio a nome di tutti!Ma il già questo è un piccolo miracolo, dono più prezioso nei nostri visto i tempi che corrono! E la pomeriggi d ottobre è stato Madonna riesce a farlo con tanta quello della PREGHIERA: il delicatezza e fantasia: donne, Rosario, i canti, le riflessioni, e uomini, giovani e anziani, un po’ LA MESSA celebrata nei vari da tutti i paesi…: un pomeriggio santuari secondo le varie di intensa amicizia e di gioiosa intenzioni: per i Malati, per le distensione! Ritrovarci per Famiglie, per i Giovani, per le quattro domeniche in vari Comunità parrocchiali, per il Santuari del Veneto INSIEME è Sinodo, le MiSsioni, la Pace, c c . veramente un DONO del quale e DAVANTI ALL’ALTARE ALLA MADONNA DELLA FOLLINA ringraziare la Madonna del R o s a r i o ! Un altro dono, che vorrei Nel primo pellegrinaggio (8sottolineare, è stato quello dell’ o t t o b r e ) MADONNA DEL USCIRE” un po’ dal nostro alla ambiente e venire a contatto con COVOLO, abbiamo portato ai altre realtà. Ad una certa età il piedi della Madre e Regina delle rischio è quello di rinchiuderci famiglie, i nostri bambini e i nel nostro piccolo mondo, nostri giovani: sono loro la isolandoci sempre più. Uscire nostra speranza e sono loro al anche per un pomeriggio solo, centro di tante preoccupazioni. fa bene! Certo ci si stancherà, Li abbiamo affidati alla Vergine forse ci si dovrà adattare a Santa perché li assista nella loro qualche imprevisto ( e ce ne crescita e nel loro inserimento sono stati!), ci saranno state nei vari campi della vita! Dopo sicuramente difficoltà da la messa al Santuario, siamo scesi a Crespano del Grappa per gli auguri e i nostri complimenti a Suor Valentina Nart per i suoi 70 anni di professione religiosa. L’abbiamo trovata in ottima forma e molto contenta di salutare i suoi paesani! Molti hanno potuto anche ringraziarla ancora, per l’aiuto ricevuto nel passato! E’ stato veramente un momento di grande commozione e gioia per tutti! Ci affidiamo ancora alle preghiere sue e delle sue consorelle! Il 15 ottobre siamo scesi invece alla MADONNA DELLA FOLLINA: la bella antichissima Il 22 ottobre siamo stati a PIETRALBA: anche a questo Pellegrinaggio hanno partecipato molte persone! Segno della devozione profonda alla Bianca Madonnina: a Lei abbiamo affidato la nostra Comunità sia Diocesana che Parrocchiale perché siano assistiti nel cammino del SINODO che domanderà a tutti un maggiore impegno e adelle AL SANTUARIO DI PIETRALBA, IL PIU’ AMATO basilica ci ha accolto attraverso la bontà dei Servi di Maria che custodiscono il Santuario. Abbiamo celebrato la Messa all’Altare della Madonna pregando per tutti i sofferenti delle parrocchia: sia per i malati nel corpo che per coloro che hanno tante sofferenze nel cuore! Maria è Aiuto dei cristiani e saprà lei come consolare tutti i suoi figli! Nella seconda parte del pellegrinaggio abbiamo raggiunto Vittorio Veneto per visitare la cittadina. Siamo capitati in mezzo ad una esposizione di macchine con impianti acustici all’ultima moda, proprio nella piazza dove volevamo ammirare il bel Monumento del nostro Augusto Murer e quello nei giardini intitolato agli Innamorati! La visita è proseguita con l’incontro con i Missionari della Consolata nel loro Istituto, essendo quella Domenica Giornata Missionaria Mondiale. Un Missionario ci ha parlato delle Missioni e dei Missionari della Consolata, Verrà a salutarci a Falcade nei prossimi mesi. In programma c’era anche la visita al vecchio Borgo di Serravalle… ma ormai era buio e tardi , così abbiamo rimandato la visita ai prossimi a n n i . scelte importanti! Come Maria, tutti nella Chiesa devono gareggiare nel mettersi al SERVIZIO egli altri per creare la Comunità di Cristo Gesù! Questa è la Grazia che abbiamo chiesto nella preghiera. La seconda parte ci ha portato a Bolzano per la visita al suo centro storico e alla C h i e s a e ConventoeiFrancescani. E’ stata una bellissima serata passata tra viuzze antiche, respirando un’atmosfera di serenità e di o r d i n e ! L’ultimo Pellegrinaggio ( 29 Ottobre )ci ha portati alla LE SUORE DI FALCADE: SUOR VALENTIA, SUOR LUCIA,SUOR MAMOLADA:VIRICORDIAMO SEMPRE CON AFFETTO! Riese attorno al Fonte Battesimale e alla sua prima t o m b a . La chiusura del Mese dei Pellegrinaggi ci ha infine visti a PEDEROBBA per la GRANDE FESTA DELLA CASTAGNA. Vino nuovo, caldarroste, piatti tradizionali e tanta allegria…anche nel pulman di ritorno a Falcade. Ecco in breve il resoconto del mese: a tutti coloro che hanno partecipato il mio GRAZIE E UN FORTE A R R I V E D E R C I ! A RIESE DAVANTI ALLA CASA DI PIO DECIMO MADONNA DELLE CENDROLE e a RIESE PIO DECIMO: ci ha accolto il s u o n o delle campane a festa. Segno che eravamo attesi. Infatti il solerte sacrestano della chiesasantuario delle Cendrole aveva preparato ogni cosa: la Messa è stata celebrata secondo tutte le intenzioni dei presenti. Brevi parole del sacrestano hanno illustrato la storia del santuario e invitato a visitare il piccolo museo annesso. In pulman ci siamo poi diretti alla Casa di Pio X°, dove alcune guide ci hanno accompagnato nelle singole stanze aiutandoci a capire la storia e la vita della famiglia Sarto che in quella casa è vissuta e che ha avuto uno dei figli, Bepi, come Papa col nome di Pio X°, Santo. Una vera immersione nella storia e nel cammino di santità per tutti noi, merito della gentilezza e preparazione delle guide. La visita dei luoghi del Papa Santo Pio X si è conclusa nella Chiesa Parrocchiale di AL SANTUARIO DELLE CENDROLE LA DESMONTEGADA AL MONUMENTO DI MURER AUGUSTO AI CADUTI AL MONUMENTO DELL’ALTALENA E’ ormai una Giornata attesa e ricca di manifestazioni, quella della discesa degli animali dall’alpeggio. Arrivano per la festa anche dal trentino e dai paesi vicini: è un coinvolgimento di tantissime persone sia per dare il proprio apporto in “animali” che per applaudire e ammirare tanta fatica portata a termine sui monti! Questo è il lato migliore di tutti: un grazie da tutti noi, a coloro che con sacrifici portano avanti una tradizione antica, senza la speranza in “favolose vincite”, ma con tanto amore alla natura! Durante i giorni della festa, tantissimi appuntamenti sia provinciali che regionali, per sottolineare l’importanza delle malghe e della custodia della montagna. Anche dal Focolare, vogliamo ringraziare ed esprimere tutta la nostra ammirazione per la Gente delle Malghe! FURTO NELLA CHIESA DI SAN SEBASTIANO stavo celebrando all’altare del sistema di allarme anti intrusiocrocefisso posto nella navata del ne e sia l’altare principale che la lato sinostro della chiesa di San statua sulla fonte battesimale e Sebastiano di Falcade Alto, guar- l’altare primitivo della chiesa dando verso il tabernacolo dello sono vigilati da un sistema di alstesso altare, mi sono accorto che larme anche durante le ore di sul tetto vi era un piccolo piolo apertura al pubblico. Le porte in legno, non riuscendo subito a della chiesa non presentano tenricordare cosa vi fosse posizio- tativi o segni di scasso recenti, nato sopra. Terminata la celebra- quindi probabilmente il furto è zione ho chiesto a dei fedeli pre- avvenuto durante il giorno quansenti se ricordavano che cos_~ do dalle ore 09,00 alle ore 18,00 vi fosse sul tetto del tabernacolo circa la chiesa durante il periodo e mi dicevano che vi erano fino estivo viene lasciata aperta al a circa 15 giorni fà sicuramente pubblico. Come detto l’altare del due statuette in legno policromo crocefisso non è vigilato da aladagiate sui fianchi del tetto del larme. Una fedele mi ha riferito tabernacolo delle dimensioni di che ricorda di aver visto con cercirca 20x20xlOcm.. In parroc- tezza i due angioletti asportati chia ho poi recuperato una foto sicuramente negli ultimi giorni ritraente l’altare in cui ho verifi- dello scorso mese di agosto, cato che effettivamente si tratta- quando attirata dal colore delle va di due angioletti. Ho telefo- statuette vi si era avvicinata per nato in Curia ed alla Sovrinten- verificare se erano di legno o denza di Venezia e mi hanno con- metallo. I malviventi hanno stacfermato anche là che si tratta di cato le statuette dal tetto del tadue angioletti come descritto. bernacolo senza bisogno di saliTali statuette sono risalenti al re sulla mensa dell’altare e tali 1700-1800 circa.. Lo stato di statuette erano tenute solo da conservazione delle statuette era poca colla e un chiodo con piolo abbisognevole di restauro in in legno infisso. Non saprei quanto si presentavano di colore quantificare il danno subito, tali scuro quasi di colore bronzeo. opere fanno parte dell’ambiente Tali sculture sono state fotogra- religioso ma non hanno particofate ma non catalogate dalla So- lare valore artistico. . La Parrocvrintendenza ai beni Culturali di chia non ha assicurazione con/ / OGGETTO: Verbale di denuncia Venezia. La chiesa è provvista di tro i furti orale sporta da Levis Alfredo, nato a Issogne (AO) il 25/05/ 1940, cittadinanza italiana, sesso maschile, celibe, professione religioso o religiosa, conosciuto a questi uffici, residente a Falcade (BL) , Via Mof Serafini Nr. 36, telefono 0437599018, e relativa a “FURTO DI SCULTURE LIGNEE” , avvenuto presumibilmente dal 29/08/2006 al 14/09/2006 a Falcade (BL) / / ******************************************************************************* Il giorno 14/09/2006 alle ore 15:21, in Falcade (BL) presso gli uffici di STAZ.CC FALCADE , avanti al sottoscritto Mar. ca. GABBRIELLI Bernardo appartenente al comando in intestazione, è presente la persona in oggetto indicata, la quale denuncia quanto segue: / / “Sono il parroco di Falcade e la chiesa di San Sebastiano sita in loc. Falcade Alto di Falcade è di proprietà della parrocchia di San Sebastiano di Falcade. In tale chiesa vengono svolte delle funzioni religiose solo due giorni alla settimana, la domenica ed il giovedì. Questa mattina mentre i due angioletti rubati indicati dalla freccia Quello che tutti temevamo, purtroppo è accaduto! Eppure avevamo preso tutte le precauzioni: antifurti, orari ridotti, sorveglianza personale…ma si sa: “il ladro viene quando meno te lo aspetti! Avevo chiesto di poter costruire una bussola all’entrata della chiesa, con delle finestre da cui vedere la chiesa, senza poter entrare…Venezia però è lenta e anche distratta: per la seconda volta mi mandano a dire di aver perso le carte della domanda…Credo però che quando ci sarà la Bussol, chiusa a chiave, con vetri antisfondamento, allarme su tutta la chiesa…sarà più difficile entrare ( però non impossibile!) ai ladri. Per quanto riguarda le statuine, solo un maniaco può aver pensato a toglierle dal loro posto. Oppure uno nel giro degli antiquari ( il che può essere possibile). Certo: gli Angeli hanno le ali, ritorneranno prima o poi, basta a s p e t t a r l i ! Certo che ancora una volta son dovuto scendere in caserma dei Carabinieri per denunciare il fatto! Riporto alcuni passaggi del verbale. Speriamo sia l’ultima volta…almeno quest’anno! Posso fornire le seguenti informazioni circa gli oggetti e le persone coinvolte: / / La refurtiva del fatto è composta da: 2 opera d’arte: oggetti chiesastici , DUE ANGIOLETTI IN LEGNO POLICROMO IN POSIZIONE SDRAIATA LATERALE / / Non sono in grado di riconoscere i rei / / Non ho altro da aggiungere né da modificare / / Riletto, confermato e sottoscritto in data e luogo di cui sopra / / Levis don Alfredo INVITO AL CONCERTO Silvia Tessari e l’orchestra “Solisti in Villa” Quando la musica si fa preghiera Anche quest’anno nel periodo Natalizio la famiglia Fabbri, con la collaborazione del comune e della parrocchia di Falcade affiderà alle note un messaggio di affetto e di preghiera rivolto a chi ora percorre le vie del cielo. Il 4 gennaio infatti alle ore 21 nella chiesa parrocchiale è previsto l’ormai consueto concerto “Della Memoria”. Al pianoforte Silvia Tessari accompagnata dall’orchestra “solisti in Villa “ di Codroipo diretta dal maestro Marco Comin. Verranno eseguite musiche di: Mozart ( Concerto 488 in La magg. e “Eine Kleine nacht Musik”), Tansman (Rapsodia Ebraica), Brahms (Ballata op 10 n° 2 e Scarlatti (Sonata in Do magg.). Attraverso queste pagine si intende ringraziare fin d’ora coloro i quali ci offrono da alcuni anni la possibilità di avere in valle una così importante e prestigiosa manifestazione musicale. AIl 4 Novembre u.s., una grande folla di gente commossa e partecipe si è riunita nella piccola piazza di Somor, per ricordare la tragedia del 1966, quando l’alluvione terribile e improvvisa ci ha porato via undici persone e una gran parte della piccola borgata, ritenuta da tutti come luogo sicuro. C’erano parecchie Autorità civili e tutti i rappresentanti del Volontariato locale, nonché i tanti parenti delle vittime e paesani accorsi da ogni parte della valle. Ecco l’articolo del Gazzettino, redatto da Dario Fontanive: Somor, ieri, era gremita di gente commossa e partecipe, intervenuta per ricordare il 40. anniversario Somor e di Falcade abbia fin da subito trovato la forza per reagire e voler ricominciare a vivere e a ricostruire. Anche il sindaco, Stefano Murer, ha voluto sottolineare il dramma di queste popolazioni e la grande capacità di reagire. Sottolineando gli interventi s volti in questi ultimi quarant’anni per migliorare la sicurezza del territorio e dei suoi abitanti. Quindi la parola è passata all’assessore provinciale Claudio Costa e poi allo storico Bepi Pellegrinon che ha presentato il bel volume con immagini tratte dall’archivio del fotografo Marino Ganz, messo a disposizione dai figli Lanfranco e Flavio dal titolo Originari di Somor alla Festa dell’alluvione. Un evento funesto per questo villaggio di Falcade il 4 novembre 1966 fu in parte inghiottito da una grande frana e pro vocò la morte di 11 persone. Bella l’omelia di don Alfredo Levis che ha sottolineato come da questo evento luttuoso la gente di La casa della Eva Gnena a Villotta, come appariva la mattina della tragedia “L’alluvione - Falcade e la tragedia di Somor: 4 novembre 1966". Sono state riportate anche le testimonianze dei Parroci del tempo don Igino Serafini, all’epoca parroco di Falcade, e don Rinaldo Sommacal parroco di Caviola, attraverso la lettura delle pagine dei Bollettini di quel tempo. Sono pure stati ricordati il Sindaco De Pellegrini Lorenzo . Strim Adriano, il dott. Costantini e tra i tanti soccorritori, Costa Ottavio, presente alla cerimonia. Un momento di convialità ha chiuso la mesta cerimonia, durante la quale è stato distribuito a tutti i presenti una copia del libro del Bepi Pellegrinon. Nel pomeriggio, a Caviola, è stata inaugurata una mostra fotografica, sempre con immagini tratte dall’archivio di Marino Ganz, curata dalla Pro loco in collaborazione con il Comune, la Parrocchia di Caviola e il gruppo alpini Caviola-Cime d’Auta. LA COPERTINA DEL LIBRO-DOCUMENTO SULL’ALLUVIONE DEL ’66 DONATO DALLA AMMINISTRAZIONE COMUNALE E REDATTO DAL SIG. GIUSEPPE PELLEGRINON, STORICO ATTENTO E PRECISO DELLE VICENDE DELLA NOSTRA COMUNITA’ Una visione d’insieme mentre Pellegrinon presenta il libro. IL VENETO E LA MEMORIA DI UNA TRAGEDIA DISEGNI DI AUGUSTO MURER MARCINELLE 1956-2006 Il nome di Falcade è corso sulla bocca di milioni di persone, durante l’ultima estate. L’occasione è stato l’anniversario della tragedia della miniera di Marcinelle in Belgio. Il tramite è stata l’pera di uno dei figli più insigni di questa terra, che attraverso l’impegno soprattutto della sua famiglia ma anche di tantissimi che lo stimano sia come artista che in modo particolare come uomo. Visto che a Marcinelle ci sono stati tantissimi di noi ( dal Presidente della Regione al Sindaco Murer Stefano e al Parroco ) è giusto che ci andiamo tutti almeno attraverso la testimonianza di chi lo ha fatto di persona. Riporto alcuni brani apparsi su diversi libretti editi in questaoccasione, tradotti anche in francese. Se non altro ( poiché credo che molti abbiano già letto e visto tutto!...) questo resterà nell’archivio storico dei nostri bollettini. MARIO RIGONI STERN: Ricordo di Augusto La notte trascorsa pensavo a quei fili tenaci come radici di peccio che dall’Altipiano dei Sette Comuni mi univano alle montagne bellunesi. Partono da tempi lontani, da quando lo zio di mio nonno venne a trovarsi proprio tra i minatori della Valle Imperina. Si era laureato a Padova nel 1834, ai tempi di Francesco I° imperatore, a Vienna si era specializzato in chirurgia e dal Governo di allora inviato nell’Agordino quale medico dei minatori della Valle Imperina, dove si fermò un paio d’anni. Un altro filo ci lega con i ricordi della Grande Guerra quando compaesani nostri e vostri si trovarono a combattere sui monti di casa. Fili rotti e lacerati dalle battaglie, riallacciati dalle memorie. Nel 1943, alle soglie di quell’inverno così drammatico per lutti e per fame, in un grigio giorno di pioggia e neve, Augusto Murer incontrò uno spettrale gruppo di ebrei che dopo l’8 Settembre erano fuggiti dall’Altopiano e vagavano per le montagne passando da un gruppo all’altro di partigiani; volevano raggiungere la Palestina. Dopo anni ho seguito le loro tracce: tre finirono fucilati alle Fosse Ardeatine, altri nelle acque dell’Adriatico. Nel 1944, per il sentiero che ora ha preso il suo nome, il maggiore inglese dei loro compagni minatori Bellumat che lavoravano nelle cave del Nord America dove si estraevano i blocchi per c o s t r u i r e l e città.Montagne, pietre, cave, miniere, fatiche, migrazioni, guerre, lotte per la libertà: è da qui, e LA COPERTINA DEL DVD E LIBRETTO DELLA REGIONE VENETO Tilman paracadutato tra i così, che nasce l’arte di partigiani, univa la Augusto Murer; da questo Resistenza nelle nostre mondo riceve ispirazioni montagne venete. Pure i e forza morale, che gli da nostri emigranti che nel pure la forza fisica, per dopoguerra erano creare i suoi capolavori. ritornati al paese per Da ragazzo aveva capito morire, ci raccontavano il segreto dei boschi e le fatiche dei boscaioli, impara a faticare con i maestri d’arte, con il disegno e le forme, con i partigiani approfondisce il concetto di libertà. Ma libertà va imparata anche dai minatori della Valle Imperina, lì nel sottosuolo; lì nel buio della Terra Madre. Ecco i suoi disegni rischiarati dalle lampade fontali dei minatori intenti INAUGURAZIONE A MARCINELLE a scavare o che si avviano verso l’uscita con la lanterna a carburo in mano. O che fanno assise dentro un cunicolo con il lume appeso a una trave; o che sono seduti per il breve riposo dopo aver mangiato una gamella di minestrone, bevuto un sorso di vino agro e fumato una sigaretta di trinciato. Conosco pur io il lavoro della miniera, caricare e spingere i carrelli sulleLa notte trascorsa pensavo a quei fili tenaci come radici di peccio che dall’Altipiano dei Sette Comuni mi univano alle montagne bellunesi. Partono da tempi lontani, da quando lo zio di mio nonno venne a trovarsi proprio tra i minatori della Valle Imperina. Si era laureato a Padova nel 1834, ai tempi di Francesco I° imperatore, a Vienna si era specializzato in chirurgia e dal Governo di allora inviato nell’Agordino quale medico dei minatori della Valle Imperina, dove si fermò un paio d’anni. Un altro filo ci lega con i ricordi della Grande Guerra quando compaesani nostri e vostri si trovarono a combattere sui monti di casa. Fili rotti e lacerati dalle battaglie, riallacciati dalle memorie. Nel 1943, alle soglie di quell’inverno così drammatico per lutti e per fame, in un grigio giorno di pioggia e neve, Augusto Murer incontrò uno spettrale gruppo di ebrei che dopo l’8 Settembre erano fuggiti dall’Altopiano e vagavano per le montagne passando da un gruppo all’altro di partigiani; volevano raggiungere la Palestina. Dopo anni ho seguito le loro tracce: tre finirono fucilati alle Fosse Ardeatine, altri nelle acque dell’Adriatico. Nel 1944, per il sentiero che ora ha preso il suo nome, il maggiore inglese Tilman paracadutato tra i partigiani, univa la Resistenza nelle nostre montagne venete. Pure i nostri emigranti che nel dopoguerra erano ritornati al paese per morire, ci raccontavano dei loro compagni minatori Bellumat che lavoravano nelle cave del Nord America dove si estraevano i blocchi per costruire le città. Montagne, pietre, cave, miniere, fatiche, migrazioni, guerre, lotte per la libertà: è da qui, e così, che nasce l’arte di Augusto Murer; da questo mondo riceve ispirazioni e forza morale, che gli da pure la forza fisica, per creare i suoi capolavori. Da ragazzo aveva capito il segreto dei boschi e le fatiche dei boscaioli, impara a faticare con i maestri d’arte, con il disegno e le forme, con i partigiani approfondisce il concetto di libertà. Ma libertà va imparata anche dai minatori della Valle Imperina, lì nel sottosuolo; lì nel buio della Terra Madre. Ecco i suoi disegni rischiarati dalle lampade frontali dei minatori intenti a scavare o che si avviano verso l’uscita con la lanterna a carburo in mano. O che fanno assise dentro un cunicolo con il lume appeso a una trave; o che sono seduti per il breve riposo dopo aver mangiato una gamella di minestrone, bevuto un sorso di vino agro e fumato una sigaretta di trinciato. Conosco pur io il lavoro della miniera, caricare e spingere i carrelli sulle schiene fino al barlume dello scarico, in quell’aria che fa spurgare nero e bianchi gli occhi. Era verso la fine della guerra, nel 1944, e i giorni erano notti che non finivano mai. Augusto Murer, negli anni del dopoguerra, è entrato nelle miniere della Valle Imperina per testimoniare con la sua arte gli uomini e il lavoro degli uomini dentro la montagna. Sono importanti questi disegni, forti come un urlo che sale dal profondo per ricordare a noi, uomini del Duemila, la fatica e la speranza, perché lui e i minatori erano orgogliosi del loro lavoro per tutti, per andare avanti insieme non per opere di guerra ma di pace. Guardateli: molti hanno il corpo teso in avanti come voler penetrare l’avversità della vita, oltre il buio. Nel baluginare della lumiera sapeva battere il pesante piccone, o la mazza sullo stampo da mina. Augusto ha capito tutto questo: lavoro, fatica, risultato, orgoglio. schiene fino al barlume dello scarico, in quell’aria che fa spurgare nero e bianchi gli occhi. Era verso la fine della guerra, nel 1944, e i giorni erano notti che non finivano mai. Augusto Murer, negli anni del dopoguerra, è entrato nelle miniere della Valle Imperina per testimoniare con la sua arte gli uomini e il lavoro degli uomini dentro la montagna. Sono importanti questi disegni, forti come un urlo che sale dal profondo per ricordare a noi, uomini del Duemila, la fatica e la speranza, perché lui e i minatori erano orgogliosi del loro lavoro per tutti, per andare avanti insieme non per opere di guerra ma di pace. Guardateli: molti hanno il corpo teso in avanti come voler penetrare l’avversità della vita, oltre il buio. Nel baluginare della lumiera sapeva battere il pesante piccone, o la mazza sullo stampo da mina. Augusto ha capito tutto questo: lavoro, fatica, risultato, orgoglio. Al microfono: l’ Assessore alle Politiche dei Flussi Migratori Oscar De Bona aspettavano fuori non potevano che attendere nella paura. Orfeo rappresenta il Testimonianza dramma della speranza irrealizzabile. Egli infatti Era la primavera del discende agli inferi per 1984, mio padre Augusto salvare Euridice, ma ed io stavamo lavorando quando vede la luce della ad una scultura in gesso. salvezza ed è convinto di L’opera era “ Orfeo” e nel averla liberata dalla dipanare discorsi, dialoghi morte non resiste alla che normalmente tentazione di voltarsi e avvenivano mentre per troppo amore la lavoravamo alla perde”. realizzazione di grandi Come scrive Virgilio nel sculture (il mio ruolo era Quarto libro delle semplicemente di Georgiche “…Si volse garzone di bottega), lui immemore a guardare lei uscì con una frase che pareva attesa ombra drammatica: “questa su l’orlo della luce… “. opera la sto modellando “Ecco quegli uomini, per la mia tomba. Voglio quelle donne, io, siamo che sopra la terra che mi come Orfeo, viviamo la coprirà ci sia questa speranza svanita.” figura di Orfeo Vedi, Oggi, ricordando quel suo questa figura pensiero, riferito all’apparenza dolce e metaforicamente alla sua spensierata, mi riporta a malattia, mi tremano il quando, più giovane, cuore e la mente. scendevo in miniera con i Orfeo, i disegni dei minatori della Valle minatori ed il tempo che Imperina. In quella gli era sempre più avaro, discesa provavo angoscia, davano libertà alla sua non c’era spazio per il mente di collocarsi e romanticismo, per la muoversi nel tempo poesia. La realtà era così attraverso il mezzo della cruda da non lasciare poesia. Espressione tempo a divagazioni suprema del mondo estetiche. Disegnavo ciò umano, rompe quella che vedevo e poi, la fissità della natura che tragedia dei minatori di non ci è data per Marcinelle, così lontana, conoscere fondendo fatti ma vicinissima alla realtà umani, memoria e la vita mineraria di Valle del presente. Imperina. Nessuno era in Mio padre, desiderava grado di aiutare chi rendere palese la sua rimaneva bloccato in testimonianza degli miniera e le donne che uomini delle miniere F R A N C O MURER : Sindaco di Alleghe: Giuseppe PEZZE’ Ass. Regionale alle Politiche dei Flussi Migratori: Oscar DE BONA, conservando numerosi disegni realizzati nelle profondità della terra su carte di fortuna (retro di calendari, manifesti, carta da pacchi). Oggi quel pacco di memorie ritornano alla sorgente per far rivivere le fatiche, i suoni e il ricordo della gente che ha abitato le nostre valli. Mons. GIUSEPPE ANDRICH: A M a r c i n e l l e , cinquant’anni fa, è esplosa la tragedia. Quanti anniversari di stragi sui posti di lavoro in Italia e soprattutto all’estero ha vissuto la nostra terra! La prestigiosa mostra, che imprime all’anniversario il senso di sofferta partecipazione e di onore della nostra terra, espone opere di Augusto Murer che squarciano il buio delle miniere per tratteggiare persone e forme di vita umana nella durezza del lavoro e dell’ambiente. I segni marcati del carboncino, che abbiamo ammirato a Valle Imperina l’estate scorsa, fanno rivivere, colto dall’arte di Augusto Murer, il mondo della fatica, del dolore e della tragica morte. Marcinelle rimane, nella mente di noi che abbiamo partecipato all’angoscia di quel tristissimo evento, momento simbolico degli epiloghi estremi vissuti da molti minatori emigranti. Davanti alle opere di Murer, lasciandoci prendere dalle figure umane sempre di consapevole dignità anche nell’asprezza del lavoro in miniera, si desta in noi l’attenzione alla dimensione personale della fatica e della pena. Non verso un collettivismo di sofferenza conducono le forme umane che ammiriamo, ma dentro il mondo personale e singolare di ognuna di esse. Nelle miniere della Valle Imperina lo scultore e artista di opere grafiche ha preso il soggetto di molte sue creazioni e ha fatto assurgere le figure a simboli di chi scava nelle profondità della terra un destino che tende sempre alla speranza e alla libertà nonostante tutto. Al figlio Franco nel 1984, scolpendo la figura di Orfeo, Augusto disse: “Ecco quegli uomini, quelle donne, io, siamo come Orfeo, viviamo la speranza svanita”. Franco Murer lo racconta nell’intervento apparso sul catalogo “Murer nelle miniere”, 2005. “Speranza svanita” restando sepolti in miniera o tornando a casa con la malattia che toglie respiro ai brevi anni di vita? La memoria va alla mia giovinezza vissuta nella stessa valle di Augusto, anch’io affascinato dagli artisti della mia terra. Mi compaiono nitide alla mente le figure della Via Crucis della chiesa di Falcade, una delle prime da lui scolpite. L’ho vista e rivista fin da quando ero ragazzo. In ogni formella c’è Colui che è giustiziato e interpella tutti i protagonisti. Fino all’estremo, egli sa incrociare la relazione personale con ognuno, anche con chi è appeso al legno come lui. Ricordo che una volta mi soffermai a contemplare quella Via crucis mentre studiavo l’escatologia, che è la teologia sulle “realtà ultime”, ed ero molto colpito da un’opera di un teologo tedesco Ladislaus Boros - che sosteneva come nella morte ogni persona, anche chi non ha mai sentito parlare di Cristo, si imbatte in lui: nel buio di quel momento egli attende tutti. Quello è dunque il passaggio che può decidere se esistiamo per veder “svanita la speranza”. Dopo il grande Congresso tenutosi a Verona e alla vigilia del Natale, ecco una bella parabola moderna per ravvivare nel cuore il grande dono della speranza LE QUATTRO CANDELE Le quattro candele bruciando si consumavano lentamente. Il luogo era talmente silenzioso, che si poteva ascoltare la loro conversazione. La prima diceva: “Io sono la PACE, ma gli uomini non mi vogliono. Penso proprio che non mi resti altro da fare che spegnermi!”. Così fu e la candela si lasciò spegnere lentamente. La seconda disse: “Io sono la FEDE e purtroppo non servo a nulla. Gli uomini non ne vogliono sapere di me, non ha senso che io resti accesa”. Appena ebbe terminato di parlare, una leggera brezza soffiò su di lei e la spense. Triste, triste, la terza candela a sua volta disse: “Io sono l’AMORE e non ho la forza di continuare a rimanere accesa. Gli uomini non mi considerano e non comprendono la mia importanza. Troppe volte preferiscono l’odio!”. E senza attendere oltre, la candela si lasciò spegnere. ...Un bambino in quel momento entrò nella stanza e vide le tre candele spente. “ Ma cosa fate! Voi dovete rimanere accese, io ho paura del buio!”. E così dicendo scoppiò in lacrime. Allora la quarta candela impietositasi disse: “Non temere, non piangere: Finché io sarò accesa, potremo sempre riaccendere le altre tre candele. lo sono la SPERANZA”. I Con gli occhi lucidi e gonfi di lacrime il bambino prese la candela della SPERANZA e riaccese tutte le altre... (Gentes) Nella partecipazione al cinquantesimo di Marcinelle, celebrando da vescovo la Messa per le vittime, sentirò le suggestioni dell’arte orientata a cogliere nelle profondità di ogni persona che muore, gli aneliti alla speranza e alla libertà. 21 aprile 2006 Elio Armano, Franco Murer, Bruno Murer PENSIERI E GRATI RICORDI Qualche mese fa, sfogliando le pagine del bollettino parrocchiale di Falcade, “Il Focolare” del dicembre 1988, ho riletto con attenzione i brani dal titolo”Quadretti di vita paesana: l’autunno e San Martino”. L’autrice era Maria Aricò, la mia maestra di classe prima e terza elementare, alla fine degli anni quaranta. In questo momento ripenso a lei con grande nostalgia, perchè proprio nel mese del giugno u.s., e precisamente il 14 , quasi novantacinquenne, è ritornata alla casa del Padre. Aveva trascorso in valle del Biois, tra vallada e Falcade, quasi un ventennio della propria vita, con il marito Carmelo, segretario comunale, ed i due figli: la figlia Grazia era nata a Vallada. Poi, smesso il lavoro di Insegnante, era era ritornata nella sua nativa Mestre dove ha vissuto fino alla fine della sua vita. Non aveva però dimenticato la sua casa di falcade e, durante l’estate, finché la salute glielo ha permesso, ritornava a assieme alla famiglia della figlia per qualche vacanza. In quei periodi incontrava volentieri i suoi numerosi ex alunni e ricordava con piacere e lucidità situazioni ed episodi della sua vita trascorsa in questa valle; aveva particolare capacità di ripetere con grande precisione modi di dire dialettali impressi nella sua m e m o r i a . Nei miei confronti, anche quando ero uscita dalla scuola elementare, ha dimostrato un grande affetto e l’amicizia con la sua famiglia è rimasta intatta in tutti questi anni.In questi (Angera); Emilia Rossi (USA); Murer Giacomo (Solbiate A.); Ganz Egidio (VT); Costa M.Rosa (Caviola); Ganz Augusta (PD); Dotta Rina e Egidio (Angera); Serafini Lucia (VA); Uliari Elena (Lendinara); de Pellegrini Dorina (BZ); Pirani M.Grazia (CO); Robazza Antonio (VE); Lucia e Romano Scussel (Mestre); Ganz Giorgio (Porto S. Giorgio); Secchi Carlo (Campitello); Serafini Rosa (VA); Manfroi Maddalena (BS); Ganz Cesira (CH); De Pellegrini Eugenio (CH); Cagnati Solvia (Sesto S. Giovanni); Micheluzzi Sandro (D); Micheluzzi Bruna (BZ); Scola Valter (CH); N.N. (USA); Ganz gelsomina (AO); FOTO STORICA La Maestra Sig.ra Maria Aricò ultimi tempi, ho avuto la gioia di essere spesso ospite nella sua casa al mare, dove amava trascorrere lunghi periodi di riposo; nonostante la sua età avanzata, non aveva perso il,desiderio di informarsi del nostro paese e di aver notizie di famiglie i cui figli, suoi ex alunni, le erano presenti nella memoria. Ed era felice quando, insieme, rievocavamo momenti di vita scolastica, magari sfogliando qualche suo album di fotografie dell’epoca. A noi alunni ed ai suoi figli, Gianni e Grazia, aveva trasmesso l’amore per la montagna in tutte le sue manifestazioni e ci aveva insegnato ad osservare con attenzione e rispetto la natura così varia ed affascinante. Le sarò sempre riconoscente per avermi permesso di stabilire con le, negli anni, un profondo e speciale rapporto di cordialità. A lei va anche il mio ringraziamento per ciò che mi ha saputo offrire generosamente in cultura e saggezza. Grazie, Maestra Aricò!! Maria HANNO DATO UN CONTRIBUTO PER OPERE DI BENE GESTITE DALLA PARROCCHIA: In mem. di don Luciano Bariviera dalla fam. Ben; Costa Maria Manfroi; Fam. Udelli (Mestre); fam Ferro; Scola Rosita; N.N.; N.N.; N.N.; da Varie persone per Adozioni Seminaristi Uganda; da varie persone per P.Sisto Da Rold (R:D:Congo), in mem. di Pasqualina per Progetto Gemma da 3 Amiche; una coppia da Forlì; Rasa Fiorindo e Dina; N.N.; Varie persone per P. Danilo Cimitan . LA SQUADRA DI FALCADE fila in altoda sinistra: Fabio Strim Meo, Ganz Graziano Segat,Ganz Renato dei Gosi, Franco Armando Focobon, Follador Fiorenzo Valiere, Con l’arrivo in mezzo a noi di don Paolo Masolo, in Parrocchia è assicurata la Messa di orario ogni giorno.Per me c’è più libertà di movimento nell’incontro con le persone, particolarmente con coloro che rischiano di venire dimenticate. Parlo degli Ammalati e Anziani. Tutti i giorni in cui non sono impegnato con messe proprie del Parroco ( Funerali, Messe Festive, particolari circostanze, ecc) posso celebrare con gioia nelle case di coloro che non hanno la possibilità durante l’anno di raggiungere la Chiesa. E’ molto bello quando in casa dell’ammalato o anziano per la Messa, si riuniscano anche parenti, vicini e conoscenti; non sempre questo è possibile sia per l’orario sia per gli impegni di lavoro o altro. In generale però attorno alla tavola su cui viene celebrata la Messa,non c’è solo l’anziano e la badante, ma ci sono anche tanti altri e così la Messa diventa comunitaria e più festosa, proprio come l’ha voluta Gesù: UNA GRANDE CENA IN SUA MEMORIA. In un mese sono riuscito a celebrare in una ventina di case e devo dire la mia soddisfazione per aver trovato in generale, un clima di grande fede, di grande unione e gioia. Tutte cose che fan bene a chi per tanti mesi resta chiuso in casa, magari con grandi sofferenze e senso di solitudine. La Messa vuol essere anche un gesto di ammirazione e plauso per chi accudisce l’ammalato, lo DEL 10 06.1951 seconda fila: Ganz Benito dei Gosi,Murer Simonetto dei Mat, De Pellegrini sante dei Dur, Ganz Silvano Segat, Serafini Santino “serve” con sacrificio, anche per anni! Quanti bei esempi ho avuto in questi anni passati a Falcade: figlie, mogli, mamme che giorno dopo giorno stanno accanto ai loro cari con amore e serenità! Ci sono anche le badanti, molte, bravissime, ma dove c’è un familiare, è molto più gradito. Purtroppo questo, come dicevo, non è possibile a tutti, pur con tutta la buona volontà! In qualche casa dopo la Messa ci si è intrattenuti per il caffè e due chiacchiere in amicizia. Un mese bello quindi, perché ricco di incontri con la Vita delle persone, più che con le cose. Arrivederci alla prossima estate! Intanto ci incontreremo, per la Comunione del primo Venerdì o Sabato del mese, con diversi. Altri sono raggiunti ogni settimana da qualche bravo\a Ministro Straordinario dell’Eucarestia: un grande dono sia per chi porta la Comunione agli ammalati sia per chi la può ricevere nel giorno della Festa e unirsi così alla Comunità. Invito a chiedere( senza paura di disturbare) la Comunione nelle Domeniche: in Parrocchia abbiamo 5 Ministri dell’Eucarestia, istituiti proprio per questo e non solo per aiutare il sacerdote durante le messe più affollate.Abbiamo bisogno che i sofferenti uniscano le loro pene al Sacrificio del Signore che si rinnova sull’altare. Diventano anche loro così salvatori di questo mondo! DAL DIARIO DI PIETRO FOLLADOR (16° Puntata ) Riporto un lungo brano dal Diario di Pietro: lo possiamo leggere durante queste prossime feste per confrontare, ricordare, soprattutto ringraziare del tempo di PACE e ABBONDANZA in cui viviamo, per non dimenticare anche chi nel mondo vive le stesse angosce e difficoltà dei nostri paesi appena 60 anni fa! 26 NOVEMBRE Oggi domenica si è rischiato di rimanere senza Messa. Arrivò in tutta fretta Mons. Bramezza da Forno e la celebrò lui. Poi in tutta fretta ritornò a Forno per la Messa Parrocchiale. Tutto questo perché il nostro parroco portatosi in quel di Treviso per acquistare del grano, non ha ancora fatto ritorno. Si dice che tutti coloro che erano andati laggiù, arrivati a Montebelluna col grano, si videro sequestrare tutto dai repubblicani che il camion fece ritorno vuoto ed il Parroco ritornò a Treviso per cercare di recuperare il suo grano e non ha fatto ancora ritorno. Carini questi repubblicani. Da tre mesi non riceviamo più nulla all’infuori di un po’ di zucchero, e poi ci portano via anche quello che con tanta fatica ci procuriamo da noi stessi. L’ufficio approvvigionamenti di Belluno dice che è causa le di difficoltà di rifornimento. Ma seppur questo è vero, perché la roba c’è basta andarla a prendere. Ma già loro sono arcigonfi e allora perché disturbarsi per gli altri? Questo mese lo zucchero viene dato solo ai bambini dai 0 ai tre anni, mezzo chilo, dai tre anni in su fino ai 19 duecentocinquanta grammi e così ai vecchi sopra i 65 , agli altri nulla. Che magnifici tempi ci preparerebbero i repubblicani se potessero governare loro in avvenire. Sarebbero da preferire i tedeschi. Ma si spera che ne abbiano ancora per poco. La mancanza di sale ha cominciato a fare le sue vittime. Un povero vecchio di Vallada fu trovato morto a Passo Valles, aveva con se cinque chili di sale. Tutti i giorni passano di qui lunghe teorie di donne e qualche uomo per rifornirsi di sale a Moena e dintorni a mercato nero. Anzi ora non più per denaro, ne hanno abbastanza, vogliono zucchero, lana ed altro. Ci vanno perfino da Feltre. Oggi fino ad ora ( sono le tre del pomeriggio) non si è visto né sentito nessun aereo di passaggio. Certo hanno preso altre vie e il tempo è cattivo. Dai tedesco repubblicani si fa di tutto perché non giungano qui notizie. Certo per loro non va troppo bene. 27 NOVEMBRE La radio Roma annuncia che il gabinetto Bonomi si è dimesso e che il principe Umberto è incaricato di comporre il nuovo gabinetto. La radio repubblicana minaccia la guerra civile se gli italiani non accettano la loro repubblica. Ma chi sarà a voler al governo quei delinquenti? I tedeschi sono ladri assassini stupratori insomma barbari e selvaggi in tutta l’estensione del termine. Ma ancora sono preferibili ai repubblicanofascisti questo dice il pubblico. Della guerra si dice che gli angloamericani hanno varcato il Reno in cinque punti, che quel fronte è in dissoluzione. I russi dicono di essere a ottanta chilometri da Budapest. In Italia delle voci dicono sono a Chiasso. Come siano là non si sa. Questa la prendo con il beneficio dell’inventario. Ma che i tedeschi sentano rumore lo dimostra anche dal fatto che a Canazei hanno smontato la radio ricevente e trasmittente. A Predazzo gli S.S. dicono che di Hitler non sanno più nulla, anzi un capitano scommise coi camerati un ettolitro di vino che Natale la guerra è finita. 28 NOVEMBRE Ieri arrivarono tre autocarri di tedeschi e repubblicani con uno di munizioni. Presero con loro degli uomini facendo loro portare i bagagli e le munizioni e facendosi guidare da due ragazzi si portarono a Iore e incendiarono tutto. Poi portatisi a Sappade perquisirono le case. Dissero che erano in cerca di partigiani. E non trovando nessuno si presero altra roba meno partigiana.. specialmente formaggio e salami salsicce in quelle case che avevano ormai macellato i maiali. Nella casa del sig. Strim Amedeo, un povero mutilata e sordo gli portarono via poco formaggio e tutto il denaro lasciandolo con nove lire in tutto. Insomma il regno del terrore. In mezzo ai repubblicani sono stati riconosciuti dei romani. I tedeschi dissero che qui abbiamo troppe spie. E questo deve essere vero perché se ciò non fosse essi non verrebbero a cercare i casolari dispersi sui monti e sapere i nomi delle località. Di fatto vi sono ancora alcuni fascisti fortemente indiziati e si dice anche donne. (..) 29 NOVEMBRE Le notizie di oggi sono che i tedeschi questa mattina alle quattro vennero a Piefalcade con un autocarro e andarono nella casa di Francesco Ganz e chiesero munizioni. Visto che non ne avevano si ritirarono dalla casa. Frattanto un secondo camion avvertì i primi che un ordine le richiamava subito e ripartirono. Pure a Forno un camion stava scaricando delle munizioni e un contro ordine di ricaricare e partire. Mi diceva uno di Caviola che ieri fu a Iore, che effettivamente là ci erano i partigiani perché c’era della carne e della pasta, ma loro erano partiti. E per questo che i tedeschi erano furibondi di non averli potuti prendere. Ma avevano effettivamente paura. Perché si portarono a Col di Forzela distante AI SECH , INIZI DEL SECOLO SCORSO. circa due chilometri e là si misero a sparare anche colpi di mortaio. Poi si avvicinarono , certo che i partigiani ebbero tutto il tempo di eclissassi. E così fecero. La gente è allarmata per questo andirivieni, ma nello stesso tempo vede il principio della fine. Gli uomini per le strade incontrandosi si chiedono vicendevolmente se vi siano notizie. Persone venute da Fiemme dicono che là i tedeschi si aspettano la fine della guerra da un giorno all’altro e intanto si ubriacano magnificamente tutti i giorni. Anche oggi si udirono grossi colpi che in certi momenti facevano tremare i vetri. Sempre in direzione del Mulaz e più a ovest. Fino a sera non vi è altra notizia. Da qualche giorno corrono le notizie più sensazionali su Hitler. Ad esempio dicono che la radio tedesca ha annunziato che più non vede, più non sente, più non mangia né beve e più non parla. Sono i morti che fanno questo. 2 DICEMBRE 1944 Il tempo passa, la situazione o è sempre quella o è peggiorata. Ora si può dire che non passa giorno che con un pretesto o con l’altro non arrivino quei briganti di tedeschi a terrorizzare queste povere popolazioni. Ad esempio ieri sera vennero dal Passo Contrin un gruppo di sciatori a tarda ora e vollero andare a dormire. E si dovette far loro posto per forza. Abbiamo anche la fortuna che al deposito della farina di frumento sanno molto bene lavorarla tanto che su tre chili di farina se ne può ricavare una di crusca. E l’ufficio annonario non si cura di nulla, tanto che se si va per comperare la farina quella signora si permette di rifiutarla, per costringere la popolazione a comperare il pane senza sale. Ora più nero che mai. Si dice che ci siano di coloro che mangiano il pane bianco e poi si getta la crusca nell’altro. e fino agli ultimi del mese non vogliono dare farina. Quindi le parti sono invertite. Invece che il panettiere servire la popolazione è la popolazione che deve servire il panettiere. Questo è pretto stile fascista. Il servo che comanda e il padrone obbedire e tacere. E così tutto va alla diavola. Ma, diceva quello che girava l’arrosto, pian piano la si volterà. 3 DICEMBRE Oggi sono ripartiti gli sciatori tedeschi arrivati l’altra sera. Ieri si sono messi a slittare coi ragazzi per le strade, certo per poter loro ricavare qualche cosa nei riguardi PRIMA DEI TERRIBILI ANNI DI GUERRA: Scola Virginio, Manfroi Attilio, Miatta del paese. L’altra notte batterono a diverse porte prima di trovare chi gli aprisse, e fecero le meraviglie perché non gli volevano aprire. Certo questa è una finta perché ormai lo sanno anche i paracarri che non sono considerati da tutti che dei miserabili briganti. Oppure sono ancora così istupiditi da credersi ancora i super uomini come fu loro dato ad intendere da che sono al mondo? Anche oggi come sempre da un pezzo in qua si ode un bombardamento a sud ovest. Aeroplani se ne videro solo due o tre. 5 DICEMBRE A Moena furoreggia il mercato nero. Un professore continua nella sua campagna di biasimo contro tale vergogna. Ma i moenesi se ne infischiano di lui e intensificano il ritmo. Ieri sera passò di qui un uomo di Agordo e disse che non riuscì a trovare un chilo di sale a pagarlo 150 lire. Vogliono di più e generi zucchero, formaggio, lana ecc. là c’è pane bianco a volontà a 35 lire il chilo. Pasta pure bianca fuori tessera. Mentre qui da noi da oltre tre mesi non abbiamo che poco zucchero. Le autorità comunali e provinciali sono capaci solo di vessarci in tutti i modi. E’ di ieri si può dire la minaccia del commissario comunale di levare tutte le tessere a coloro che avendo un po’ di latte non volessero portarlo alla latteria per coloro che non ne hanno. Ma qui c’è del marcio. Sono molti che hanno una sola mucca e sono in cinque o sei, ed è poco anche per loro, pure devono far parte agli altri anche di quella, questa si che è carità. Ma quando queste famiglie si trovano prive del necessario nessuno se ne cura. Si dice che è arrivata una certa quantità di segala mandata dalla Germania. Difatti vediamo che il pane oltre che senza sale diventa ogni giorno più nero e cruscoso. Già sapevamo che i tedeschi non sanno che vessare un tutti i modi possibili i popoli dei paesi di occupazione, loro mangiano il nostro frumento e a noi danno la loro segala. Oltre a questo è sempre più difficile procurarsi dei generi. Mancano i8 mezzi di trasporto e quando ci sono costano un occhio e non tutti possono approfittare appunto a causa dei prezzi. E poi ci sono i repubblicani che se vi trovano con grani vi portano via tutto e a loro profitto. Ora hanno aumentato un po’ la razione di pane ma è metà e più di segala ed è pessimo. Tutto ciò non fa che accumulare odio su odio e prima o poi scoppierà e saranno guai per tutti. Pure fino ad ora si tiene duro senza atti inconsiderati. Ma fino a quando la potrà durare? 8 DICEMBRE 1944 Da ieri mattina vi sono qui dei tedeschi circa un migliaio venuti da Moena e paesi circonvicini. E poi cinque autocarri venuti da Belluno e Feltre. Per fare un rastrellamento di partigiani. E dalle informazioni loro pervenute si aspettavano qui una grande resistenza. Difatti avevano muli e cavalli con mitragliatrici e mortai però non hanno sparato. Hanno visitato quasi tutte le case buona parte anche le stalle e i fienili, senza il minimo incidente. Molti erano stati qui l’agosto scorso specie quelli della cosi detta polizia trentina e altoatesina tutti giovani del 24 e 25. Frammisti agli S.S. e chi porta la stella alpina. Non hanno trovato né armi né munizioni né partigiani. Si sono mangiati tutto il pane che doveva servire per la popolazione. Hanno portato via tutto il burro che era in latteria e anche nelle case private ce n’era. Si dice che poi l’abbiano pagato. Nelle case se avessero - qualche modo non trovano di meglio che di fare la spia al servizio del più antico e accanito nemico d’Italia. Ma si hanno ceti indizi di chi siano e certo a tempo e luogo il paese saprà fare giustizia anche dei traditori. Mi diceva una vecchia donna di oltre 80 anni che sua madre le diceva che verranno tempi in cui le carrozze correranno senza cavalli, le donne porteranno vestiti da uomo, ci sarà la guerra e i soldati entreranno per le case come padroni e porteranno via quello che vorranno. E questa donna era di Piefalcade e completamente analfabeta. Tuttavia i suoi detti oggi si verificano letteralmente. 9 DICEMBRE SCOLA VIRGINIO E COMPAGNI DI NAIA osato avrebbero portato via di più perché si è visto che certa roba e certi oggetti loro piacevano. Da aggiungere che si facevano tanta meraviglia che la popolazione avesse di loro tanta paura. Bisogna dire che costoro sono da questo lato dei veri istupiditi, che non si accorgono ancora di non essere più parte di un esercito onorato. Ma solo delle bande di scellerati al di fuori di ogni legge, che prima o poi dovranno essere sterminati. A proposito i grandi filosofi tedeschi dovranno pur un giorno occuparsi e dare una spiegazione di questo fatto. Cioè che i loro dirigenti i loro ufficiali il loro esercito si credono sempre dei super uomini dei super eroi e non sono che dei super Briganti. Questa mattina poi sono partiti, si crede tutti, dopo aver dormito chi qua chi là per le case, dopo aver ben mangiato e ben bevuto. Circa poi alle informazioni che loro dicevano di avere della presenza qui di partigiani, non possono essere stati che dei fascisti, i quali hanno dei conti da rendere e perciò hanno paura. Oppure sono stati colpiti o di persona o nei loro parenti e così cercano di vendicarsi, magari facendo annientare il paese. Visto e considerato che loro sono annientati e per risollevarsi in Qualche particolare della non gradita visita dei giorni 7 e 8 corrente. Alla latteria levarono il burro e lo pagarono. Intanto arriva un sergente e ne vuole ancora, il casaro dice che non ce n’è altro, ma il tedesco vuole andare in cantina e intanto il casaro ha posto il denaro in un tiretto, pochi minuti e poi ritorna e il denaro è sparito. Si reclama al comandante e egli fa schierare il reparto sulla piazza e chiede chi erano coloro che hanno prelevato il burro. Il Casaro che li aveva ben marcati li identificò subito e così si poté recuperare il denaro. A Piefalcade nella casa dei fratelli Ganz un reparto pernotta e al mattino una donna lascia inavvertitamente per pochi minuti la porta di una camera aperta e sparì un paio di scarpe nuove. Reclamò al sergente del reparto e questi rispose che non aveva il tempo di esaminare gli zaini, ma che arrivati a Predazzo avrebbe fatto la dovuta visita al reparto. Si capisce subito che l’autore del furto non era altri che lui. A Carfon arrivarono in quella che una famiglia aveva appena macellato e pelato il maiale, senza altri complimenti se lo presero. Una figlia del proprietario si portò immediatamente al comando e il maiale fu restituito. In tutte le case dove c’erano salsicce o salami se ne presero chi voleva pagare, ma non sempre. Certo erano affamati e lo dissero anche e così dei proprietari gliene regalarono. A che è ridotto il superbo esercito tedesco: un’accozzaglia di ladri o di mendicanti. Ormai capaci solo di fare del male a se stessi e agli altri. 10 DICEMBRE Ulteriori notizie si ha che al Mas di Vallada un partigiano per sfuggire ai tedeschi si gettò dalla finestra delle più alte e si spezzò la spina dorsale. I tedeschi lo perquisirono e gli trovarono la rivoltella e lo finirono con due colpi alla testa. Si dice fosse un brigadiere dei carabinieri e che fu anche a Falcade quando avvenne il disastro dell’esercito italiano. 12 DICEMBRE Si avvicina la metà del quarto mese che non si vede più generi tesserati. Ora si attende l’arrivo di una certa quantità di frumento e granoturco, anche questo provveduto dal M.R. Parroco e da esso ceduto al comune. Quelli là del municipio hanno saputo mettere bastoni fra le ruote a chi si prova di venire incontro ai bisogni del paese. E sanno benissimo dire che il Parroco deve russi a distruggerli tutti. E la popolazione dovrebbe così subire la sorte meritata solo dai tedeschi. Questa sera arrivarono circa una centinaio di sciatori, teutonici si capisce, equipaggiati con zaini, armi, padelle, paioli, mestoli, ma straccioni e luridi da sembrare selvaggi. Si dice pure che ad Agordo STATISTICA PARROCCHIALE SONO NATI ALLA GRAZIA DI DIO NEL BATTESIMO: 4/ . 2006 CAGNATISEBASTIANO (Via MOF) di Luca e di Bianchet Rina, nato a Belluno il 17 Maggio 2006 e battezzato il 10 settembre 2006 nella Chiesetta di Valfredda. 5/2006 . PANI CHIARA ( Corso Roma ) di Antonello e di Serafini Luisa. Nata a Belluno il 6 luglio 2006. Battezzata il tre Settembre 2006 nella Parrocchiale di Falcade. FUORI PARROCCHIA: DE BERNARDIN RAFFAELE di Danilo e di Piccolin Lara.Nato il 10 Dicembre 2005. Battezzato il 21 Maggio 2006. SONO RITORNATI NELLA CASA DEL PADRE 11/2006. MORETTI ESTERINA ( Via Agostino Murer) nata a Santa Giustina il 13 Maggio 1924. Deceduta ad Agordo l’11 Luglio 2006. Sepolta a Falcade il 13 Luglio 2006. Nubile. 15/ 2006. SCOLA GIUDITTA ( Via Roma )Nata a Falcade il 1°-Agosto 1912 . Decedta ad Agordo il 14 Settembre 2006. Sepolta a Falcade il 16 Settembre 2006. Vedova di Scola Rodolfo. 12/2006.DE PELLEGRINI LORENZO Dur (Via MOF) nato a Falcade il 23 Dicembre 1910. Deceduto nella sua casa in Falcade il 9 Agosto 2006. Sepolto a Falcade il 10 Agosto 2006. Coniugato con Fiocco Lucia. 16/2006. ROSSI VITTORIA ( Via Roma ) nata a Falcade il 13 Giugno 1933. Deceduta in Agordo il 17 Settembre 2006, sepolta a falcade il 19 Settembre 2006. Vedova diScola Romano. DECEDUTA FUORI PARROCCHIA: 13/2006.PICCOLIN DIOMIRA ( Via Mercato ) nata a Falcade il 20 Novembre 1917. Deceduta ad Agordo il 20 Agosto 2006 e sepolta a Falcade il 23 Agosto 2006. Vedova di Strim Attilio. 17/ 2006. VALT MIRCO (Molino) nato ad Agordo il 21Gennaio 1985. Deceduto ad Agordo il 27 Settembre 2006, sepolto a Falcade il 30 Settembre 2006. Celibe. IL TEMPO MICHELUZZI ANGELICA nata a Falcade il 6 Maggio 1913, deceduta in Svizzera a S. Gallo il 10 Novembre 2006 e ivi sepolta il 16 Novembre 2006. Vedova di Giacomo Amman. 14/2006. PINOSA PASQUALINA ( Via 7° Alpini ) nata a Lusevera (UD) il 1 Aprile 1945. Deceduta improvvisamente nella sua casa il 28 Agosto 2006. Sepolta a Falcade il 30 Agosto 2006. Coniugata con Follador Arnaldo. 18/2006. PICCOLIN EMILIO ( Molino) nato il 10 Settembre 1922 e deceduto a Falcade il 2 Ottobre 2006. Sepolto a Falcade il 4 Ottobre 2006.Coniugato con Piccolin Aldina. Per scoprire il valore di un anno, chiedilo a uno studente che e’ stato bocciato all’esame finale. Per scoprire il valore di un mese, chiedilo a una madre che ha messo al mondo un bambino troppo presto. Per scoprire il valore di una settimana, chiedilo all’editore di una rivista settimanale. Per scoprire il valore di un’ora, chiedila agli innamorati che stanno aspettando di vedersi. Per scoprire il valore di un minuto, chiedilo a qualcuno che ha appena perso il treno, il bus o l’aereo. Per scoprire il valore di un secondo, chiedilo a qualcuno che è sopravvissuto a un incidente. Per scoprire il valore di un millisecondo, chiedilo ad un atleta che alle Olimpiadi ha vinto la medaglia d’argento. Il tempo non aspetta nessuno. Raccogli ogni momento che ti rimane, perchè ha un grande valore. Condividilo con una persona speciale, e diventerà ancora più importante