IL FOCOLARE
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C.C.P. -10278323 - Parrocchia di S. Sebastiano, via M.O.F. Serafini 36, 32020 FALCADE (Belluno)
C A R I S S I M I !
Gli Auguri di buon NATELE li vorrei far arrivare a tutti i lettori dle
FOCOLARE,attraverso
la dolcezza della MADONNA DI FALCADE
ALTO. E’ la statua della
prima Chiesa, del 1400, in
stile gotico-tedesco. Tiene
con la mano il piedino del
suo Piccolo, quasi voles-
se consegnarci suo
Figlio.Il Bimbo tiene in
mano il frutto, indicando
la Mamma. come per
dire:-Sono il Frutto del
suo Seno, sono il Frutto dell’Albero della
Vita tanto desiderato
dagli uomini: PRENDIMI CON TE! e questo è anche l’AUGURIO
DEL NATALE 2006!
don Alfredo
NATALE: nasce un BAMBINO, IL FIGLIO DI DIO. Per una
Famiglia che porta al Battesimo suo figlio, inizia un
impegno delicato e importante: quello della sua
educazione religiosa. Il papà e la mamma trasmettono ai
figli la FEDE. Questo è sempre più difficile, non per i
bambini, ma per i genitori! Per trasmettere , bisogna
prima possedere! Riporto una esperienza. Spero serva
ai genitori nel loro insostituibile compito di educatori.
PREGARE IN FAMIGLIA
Stefano ha 37 anni, fa il fotografo e Patrizia, 33 anni, è
fisiote-rapista in ospedale. Entrambi sono passati attraverso
l’esperienza dello scoutismo. Sono sposati da 9 anni ed hanno
due bambini: Lorenzo, di 6 anni ed Irene di 4.
A loro domandiamo cosa vuoi dire educare alla fede dei
bam-bini piccoli, prima che vadano alla scuola elementare ed
impari-no a leggere e a scrivere, prima che frequentino il
catechismo par-rocchiale.
Da dove parte e su che cosa
fa leva l’educazione alla fe-de
dei bambini a questa età?
Ci sembra che tutto dipenda
dalle piccole cose e dai piccoli
gesti della vita quotidiana.
Facciamo un esempio. A noi
avevano regalato il dado della
preghiera: un oggetto a sei
facce con una preghiera per
ogni faccia. Si trattava di
preghiere molto sempli-ci e
tutto diventava una specie di
gioco: il bambino lo tirava e il
papà o la mamma leggeva la
preghiera che ne era uscita. Era
una preghiera adatta al
momento dei pasti.
C’è un gesto, in particolare,
che ha un posto privilegiato?
Il segno della croce è il gesto
più comune e più significativo.
Lo si fa al mattino, quando la
giornata comincia, prima di
uscire fuori casa. E lo si ripete
alla
sera,
prima
di
addormentarsi, quan-do la
giornata sta per finire. Non si
tratta però solo di un gesto: è
sempre accompagnato da
alcune parole molto semplici,
che dicono la fiducia in Gesù.
Ad
esempio:
«Gesù,
accompagnami
tu»
o
«proteggimi tu».
Questo
ci
sembra
interessante: il gesto da solo
potrebbe di-ventare qualcosa di
ripetitivo, di abitudinario, se non
addirittura di magico. È sempre
la parola che gli dà senso e ne fa
un’occa-sione per esprimere la
fiducia verso una persona.
Ci sono dei momenti
particolari in cui riuscite a
prega-re insieme, genitori e
figli?
La sera è un momento
‘classico’. Noi abbiamo
insegnato ai nostri bambini le
Ci sono dei momenti
particolari in cui riuscite a
prega-re insieme, genitori e
figli?
La sera è un momento
‘classico’. Noi abbiamo
insegnato ai nostri bambini le
preghiere tradizionali: Padre
nostro, Ave Ma-ria, Angelo di
Dio e L’eterno riposo. La
preghiera per i morti è diventata
parte abituale del loro vissuto dal
momento che il nonno Giovanni
non c’è più. Pregare per lui
significa ricordarlo e affidarlo al
Signore. La stessa preghiera
serve per ogni perso-na che è
morta e alla quale si voleva bene.
La morte rimane per i bambini
una zona oscura, che fa paura,
soprattutto perché li priva della
comunicazione abituale, fisica,
con delle persone che amavano.
Pregare vuoI dire recuperare la
fiducia, ripristinare una sorte di
comunione, vivere il lutto della
separazione, ma dentro
un’esperienza tutto sommato
serena.
Ci sono delle feste in cui i
bambini assieme a voi
prega-no in modo diverso?
Natale è un momento
privilegiato per la preghiera
dei bambini. A partire dalla
prima domenica di Avvento
prepariamo insieme ‘i presepi’.
È una specie di tradizione di
famiglia. Nei diversi viaggi
compiuti dalla famiglia di
Stefano sono stati acquistati
esemplari di diversi ‘presepi del
mondo’. A partire dalla prima
domenica di Avvento i diversi
presepi vengono tirati fuori e
cominciano a po-polare la nostra
casa. Diventano dei luoghi di
riferimento ‘visivo’ della
preghiera della sera. Ci troviamo
davanti all’uno o all’altro,
osserviamo le facce diverse dei
personaggi, quello che stanno
fa-cendo, ci conèentriamo sulla
capanna dove c’è sempre
riconosci-bile Maria, Giuseppe
e il bambino Gesù. E da lì parte
la nostra preghiera. È tessuta di
osservazioni, di sentimenti, di
stupore, ma anche di invocazioni
e di espressioni di amore.
Anche Pasqua ha il suo posto
nella vostra preghiera
fa-miliare?
Pasqua per noi vuoI dire
Settimana santa, a partire dalla
Do-menica delle Palme. Non è
sempre facile far vivere ai
bambini, da piccoli, i riti e i segni
di questo periodo liturgico.
Capiscono che c’è qualcosa di
importante in gioco. C’è
senz’altro qualcosa di brutto, di
sofferto, che porta poi al bello.
Ma è molto difficile trovare le
parole per raccontare ciò che è
alla loro portata. An-che i segni
non sono così evidenti.
Per esempio: portiamo a casa
il ramoscello di ulivo benedetto.
E Irene ci domanda: «Cos’è
quell’erba? Perché hai messo
nella mia camera quel ramo di
erba?». Le ho detto che non è
erba,
ma è ulivo. È un segno di pace,
uno di quegli alberi da cui
ave-vano tirato via i rami per
salutare Gesù che entrava a
Gerusa-lemme, su un asinello.
Portare i bambini già da
piccoli alla Messa domenicale,
sì o no? Qual è stata la vostra
decisione?
Noi abbiamo deciso di
portarli, fin da piccoli, cercando
però di privilegiare la cosiddetta
«Messa dei fanciulli»: una
messa che, nella nostra
Parrocchia, prevede tempi e
modi calibrati sul-la presenza
dei bambini e dei fanciulli.
Quali sono state le loro
reazioni? Non è facile per un
bambi-no stare fermo, anche
solo per quarantacinque minuti,
ad ascol-tare qualcosa che non
riesce del tutto a capire e senza
poter in-tervenire a modo suo.
Un momento particolarmente
‘drammati-co’ è quello della
Comunione. Non capiscono
perché i bambini non possono
fare la Comunione. Se è un
momento importante, perché
loro che sono stati presenti, non
possono parteciparvi?
Quando venivano alle Messe
dei campi dei lupetti c’era
sem-pre un assistente che dava
loro, prima della Messa, una
partico-la, naturalmente non
consacrata. La mangiavano
subito
ed
ave-vano
l’impressione, tutto sommato, di
essere anche loro come i grandi,
membri a pieno titolo
dell’assemblea eucaristica.
Durante la Messa qual è il
vostro comportamento di
ge-nitori?
Cerchiamo di tenerli attenti in
particolari
momenti
e,
necessa-riamente, lasciamo
perdere altri. Li invitiamo a
cantare perchéquesto li rende
contenti. Il momento del vangelo
è importante e quindi anche loro
si alzano in piedi come tutti. Al
momento del-la consacrazione li
teniamo attenti e in silenzio e
cerchiamo di spiegare loro
quello che sta accadendo. Poi ci
sono i gesti: quello del Padre
nostro e quello della pace li
fanno sentire attivi e
pro-tagonisti anche loro. La
raccolta delle offerte richiama
loro i ‘soldini per i bambini
poveri’, altre volte si richiamano
le inizia-tive di solidarietà: i
bambini che soffrono, che non
hanno una scuola o una casa, che
mancano di medicine...
Ad educarli alla fede vi trovate
da soli, papà e mamma,
oppure qualcosa viene dalle
vostre famiglie di origine?
Le famiglie di entrambi
partecipano, ognuna a modo
loro, secon-do le rispettive
tradizioni, all’educazione alla
fede dei nostri bambi-ni. Così
quando noi non ci siamo, nonni
e zii li portano in chiesa,
as-sumono la responsabilità di
spiegare loro cosa sta
accadendo, com-piono assieme
a loro dei gesti e insegnano le
parole della fede.
Una grande importanza
riveste anche l’educazione
ricevuta nella scuola materna
della parrocchia. Attività,
iniziative, per-corsi didattici
prendono in considerazione la
loro crescita alla fede e, sempre
alla loro portata, riescono a
trasmettere insegna-menti,
atteggiamenti e comportamenti.
Ognuno trasmette quello che
ha ricevuto. Che cosa vi hanno
trasmesso le vostre rispettive
famiglie riguardo alla fede?
(Stefano) A casa mia la fede è
sempre stata ritenuta una real-tà
spontanea e del tutto naturale,
senza avere necessariamente
grandi elementi di visibilità, un
po’ come l’acqua di certi fiumi
che si mette a scorrere sotto i
sassi: non la si vede, ma c’è
vera-mente e si fa sentire. Nella
mia famiglia si è sempre pregato
ad ogni pasto, come anche al
mattino e alla sera. Quando si
partiva, la mamma faceva sulla
nostra fronte un segno di croce
che era una sorta di benedizione
e di accompagnamento.
(Patrizia) Anche per me la
fede è stata una realtà naturale.
Tan-to da riuscire a nutrire i
diversi momenti della vita, anche
quelli in cui si potrebbe cadere
nello sconforto. La fede è stata,
dunque,
so-stegno
e
consolazione, ma anche punto di
riferimento. Con noi, fi-glie, da
piccole e anche da grandi ci è
stata trasmessa questa idea, che
poi è un’esperienza: la fede, in
qualunque situazione, ti rende
‘vincente’. Non ti esonera dalla
sofferenza, dalla fatica, dal
dolore, ma ti aiuta a sopportarli
e ad inserirli nella tua vita.
In che cosa la parrocchia ha
aiutato il vostro modo di
pregare in famiglia?
La comunità cristiana a cui
apparteniamo ci propone di tanto
in tanto dei gesti e dei segni da
compiere in famiglia, genitori e
figli.
Così, per esempio, il giorno
di Pasqua ci viene donato un
pane benedetto da spezzare
insieme prima del pasto,
accompagnan-dolo con una
preghiera. Ma poi, durante
l’Avvento e la Quaresi-ma, ad
ogni domenica ci viene suggerita
una preghiera breve da recitare
in famiglia. Cosa che facciamo
quando ci troviamo a pranzo.
Anche il libretto della Messa,
ciclostilato in proprio, ci aiuta in
un certo modo. I caratteri grandi
e leggibili possono aiu-tare
anche i bambini, appena
imparano a leggere, a decifrare
E’ NATA CARINA
E’ questa la bella notizia giunta
a metà ottobre u.s. dal Centro di
Aiuto alla Vita della Valle del
Chiampo, presso il quale la
parrocchia di falcade ha in corso
una ADOZIONE prenatale
stipulata il 6 febbraio di
quest’anno, in occasione della
GIORNATA PER LA VITA.
Ecco il testo completo della
comunicazione.
“ Chiediamo scusa per il ritardo
della presente comunicazione e
nel contempo siamo lieti di
annunciarvi che in data
1807.2006 E’ NATA CARINA,
una bella bambina, sana, di 3 kg.,
ADOTTATA
DALLA
Parrocchia di san Sebastiano di
Falcade. Sia lode e gloria a Dio
Padre per questo bel fiore, sua
figlia; ed infinite grazie anche
atutta la Parrocchia di san
Sebastiano che generosamente
ha contribuito a farle vedere la
luce, e a darle la possibilità di
unirsi al nostro coro di lode
all’Eterno DATORE della
VITA!
E, parienti, mille grazie alla
Fondazione “VITA NUOVA”
per essere stata lo strumento di
Dio per favorire questo scambio
di amore.
Sempre a disposizione, a tutti di
cuore un calorososenso di
riconoscenza ed un cordiale
abbraccio.
Per il MOVIMENTO per la
VITA-C.A.V. di Chiampo, il
Presidente.”
Ci sono dei momenti in cui
pregate da soli come marito e
moglie?
Nei primi tempi del nostro
matrimonio avveniva più
frequen- temente. Ora in
effetti la presenza di Lorenzo
e di Irene ci indu-ce a pregare
tutti insieme. Non è più
possibile disgiungere il
no-stro essere sposi dal
nostro essere genitori, anche
se avvertiamo di tanto in
tanto il bisogno di mettere
davanti a Dio le nostre
in-vocazioni da adulti.
sempre utile il disegno della
co-pertina.
Anche altre celebrazioni, la
novena di Natale e la Via Crucis
della Quaresima, pensate
esplicitamente per i fanciulli del
cate-chismo, risultano riunioni
animate in cui viene trasmesso
il si-gnificato ‘popolare’,
immediato e fatto di sentimenti,
che
accom-pagna
la
preparazione alle grandi feste.
Quale posto ha avuto fin qui
il Vangelo nella vostra
pre-ghiera?
Quando andate in giro, in
vacanza, quando fate una
scampagnata, ci sono spazi in
cui la preghiera si fonde con i
momenti di allegria e di gioia?
Quando ci troviamo fuori,
l’attenzione si porta facilmente
sul-le cose belle che ci stanno
attorno e che possono essere la
neve o il mare, i piccoli fiori o
le cascate. È qualcosa di molto
natura-le che parte sempre
dall’osservazione di ciò che ci
sta intorno.
E’ la nona bambina che abbiamo
aiutato a nascere! Un grande
segno di solidarietà e di amore
alla vita! Che Dio benedica tutti
coloro che partecipano a questa
grande impresa: sostenere la
mamme in difficoltà nel portare
avanti la maternità, decidendo di
non abortire e macchiarsi del più
tremendo peccato che possa
commetere una mamma, quello
di soffocare nel proprio grembo
la vita che è sbocciata! E’ poco
certo un contributo di 300 Euro
per 18 mesi ( e poi?), ma è una
mano fraterna che spesso
incoraggia per tutta la vita.
Ultima cosa: le nove creature
aiutate a vivere sono tutte di
mamme italiane. Talvolta la
madre ci manda la foto,
speriamo di poterla ammirare
almeno in foto la nostra piccola
Carina di nome e anche di fatto.
CARINA!
Un grande posto ha la
narrazione, i racconti della vita
di Ge-sù. Non si tratta di leggere
ai nostri bambini questo o quel
pezzo del vangelo, ma piuttosto
di raccontare a viva voce,
facendo leva su alcune immagini
ed evocando lo stato d’animo dei
diversi protagonisti. È in questo
modo che nascono atteggiamenti
e reazioni di stupore, di
partecipazione, di meraviglia, di
gioia, che poi hanno come esito
una preghiera molto semplice
che sgorga dal loro cuore e dalla
loro immaginazione.
MADONNA DEL CARMINE
Quest’anno la festa della
Madonna del Carmine, è caduta
di domenica, perciò è passata un
po’ in secondo grado: la
Comunità di Domenica celebra
la Risurrezione del Signore,
l’Avvenimento centrale della
Fede. Perciò il momento di
incontro con la Madonna
l’abbiamo avuto nel pomeriggio,
con la recita solenne del Rosario,
la meditazione sulla devozione
antichissima al Carmine,
l’iscrizione di nuovi membri alla
Confraternita,
ecc.
Come ormai è nostra abitudine
con la Festa del Carmine, la
Comunità apre solennemente la
stagione estiva, affidandola alla
preghiera della Madonna del
Monte Carmelo, simbolo di
pace, fraternità, incontro con
Dio e con la natura…Con questo
gesto vogliamo dare un senso
“alto” a tutto il lavoro, le
preoccupazioni, le speranze
dell’estate. Per non ridurre tutto
sotto l’aspetto materiale, del
guadagno e del divertimento! La
preghiera apre il cuore a nuovi
orizzonti, aiuta l’uomo a tenere
il capo in alto, a non dimenticare
il cielo e il suo destino. Quanta
povertà ( a mio parere), in coloro
che vedono solo gli aspetti
materiali nel “bisness” del
t u r i s m o !
Così abbiamo chiesto alla
Madonna di aiutarci ad
accogliere le persone che
giungeranno tra i nostri monti,
con spirito di fraternità, rispetto,
condivisione e di servizio attento
e premuroso. E’ anche uno dei
messaggi del Sinodo Diocesano,
come
riportato
anche
nell’articolo
di
fondo
dell’ultimo Focolare. La
devozione alla Madonna del
Carmine invita a fare di questo
mondo
un
GIARDINO
(=CARMEN, nella antica lingua
dell’oriente, significa appunto
“giardino”) dove fioriscono i
fiori delle virtù, della bontà,
della pace. Ecco perché ci siamo
ritrovati ancora ai piedi
dell’Altare che i nostri antenati
hanno eretto nella Chiesa di
Falcade Alto, adornandola di
tante preziose testimonianze.
Certo a loro contadini e pastori
interessavano anche i fiori, le
erbe, il fieno, le patate,
l’orzo…ma nel loro cuore la
Madonna portava tanta serenità
e speranza anche nei momenti
più
duri
e
difficili.
UNO DEI MOBILI
RESTAURATI
Altro momento importante della
Festa del Carmine è, ormai da
qualche
anno,
l’INAUGURAZIONE
di
qualche lavoro compiuto per il
decoro della nostra Chiesa di
San Sebastiano: un anno le
Statue antichissime del primo
altare, un altro il restauro della
Pala di San Sebastiano, un altro
la Lampada del Santissimo,
l’anno scorso il Coro del
presbiterio, quest’anno la
Sacrestia rimessa a nuovo. Sono
stati ripuliti i mobili e riparati
da qualche usura, stuccato il
soffitto e le pareti, eliminati
alcuni mobili ingombranti e
fuori stile, ecc: coloro che hanno
avuto la gentilezza di visitare la
Sacrestia, sono rimasti contenti
e ammirati del risultato. Sì, è
vero! Ora abbiamo un luogo
serio, dignitoso, ordinato e
MARIA TERESA DEI MONECH
INAUGURA LA MOSTRA
pulito che aiuta tutti ad un
comportamento
uguale.
DOPO la Preghiera in Chiesa,
accompagnati dalla chitarra e dal
canto del nostro impareggiabile
e insostituibile Bepi Lucchi, ci
siamo diretti verso la Casa del
Popolo per inaugurare la
MOSTRA DELLE CASE,
DEGLI HOBBY E DEI
RICORDI DI FALCADE. Ad
aprire
la
porta
per
l’inaugurazione, quest’anno è
stata la Teresa Secchi che
festeggiava il suo compleanno (
Ancora tanti auguri da tutti
noi!)! All’interno un ricco e
vario rinfresco preparato come
sempre con tanto amore e
generosità dalle donne del paese,
ci ha aiutato a restare in allegria
e in ammirazione davanti ai tanti
bei lavoretti delle appassionate
di cucito, ricamo, lavori a maglia
e ad uncinetto…e alle belle e
interessanti raccolti di tanti
oggetti di appassionati e solerti
paesani, e così ad andare a
scoprire la foto della nostra casa
e informarsi sui nomi dei loro
antichi proprietari...Oppure
fermarsi davanti a qualche foto
antica od oggetto custodito con
amore e devozione da chi lo ha
ereditato e ricevuto in dono e
che gli richiama volti, parole,
avvenimenti tristi o gioiosi del
tempo che fu, ma che possono
far rivivere nel cuore di altri
simili
emozioni.
Per l’allestimento della Mostra
( così come per la chiusura!) ho
avuto bisogno dell’aiuto di
tantissimi: li ringrazio tutti!
Ormai si è creato un Gruppo
affiatato ed esperto, che, anche
in poco tempo ( e ce n’è sempre
meno!), riesce a creare una
struttura semplice, ma molto
funzionale, nonostante il poco
materiale a disposizione!
PRIMA DOMENICA DI AGOSTO
Il ricordo riconoscente dei
fratelli De Pellegrini, don
Giovanni, don Celeste e
Caterina, ci porta ogni anno
alla Cappella del Maso dei
Mori per la Messa in loro
suffragio. Finora abbiamo
potuto mantenerci fedeli a
questo impegno di
riconoscenza, anche perché vi
è la presenza nella Casa del
carissimo Padre Hippy con i
suoi giovani! Senza di loro non
ci sarebbero possibilità, di
sicuro: ci sono già cinque
messe in parrocchia! Quindi un
GRAZIE anche al Padre per la
sua disponibilità nell’aiuto che
ci dà! Il suo grande cuore e la
sua profonda amicizia con
Falcade sono noti a tutti e di
lui possiamo fidarci, spero, per
tantissimi anni ancora!
La tradizione vuole dunque
una bella Messa nella Cappella
della Famiglia De Pellegrini e
poi un PRANZO in comune!
E’ qui che ti voglio! E’ qui che
si tocca con mano cosa c’è nel
cuore del Gruppo Giovani e
meno giovani di Padre Hippy!
Senza tante “storie” si buttano
ogni anno nell’avventuroso
pasto, preparandoci ( con i
mezzi che hanno! Certo non
una cucina d’albergo…) un
menù vario, gustoso e
abbondante! Nonostante
nessuno sappia il numero dei
partecipanti! Ringraziando il
Signore, quest’anno il tempo è
stato una meraviglia e tutto è
filato liscio e ricco di tanta
allegria! Ormai il “rodaggio” è
fatto… il futuroè al sicuro!
GRAZIE ANCORA A TUTTI!
ALLA FESTA NON MANCA MAI LA CHITARRA E LA VOCE
DEL BEPI LUCCHI!
OFFERTE
HANNO DATO UN
CONTRIBUTO PER LA
CHIESA E LE OPERE
PARROCCHIALI
Fam. Ganz Sergio; Follando
Concetta; Fontanive Mansueto
e Claudia in mem. Defunti;
Costa Gilio e Sisto; De Biasio
Silvia; in mem. di De Pellegrini
Fernanda dai fam.ri; Tabiadon
Alzira (USA); in mem. di Ganz
Rodolfo dalla moglie; Secchi
Giovanni; Serafini-Porcu Maria
(Vigevano); Gaz Egidia;
Serafini Maria; Murer Assunta;
Miatta Maria; Costa Agostino;
Serafini
Emma;
Ganz
Mercedes; in mem. di Scola
Gianni; in mem. di Piccolin
Elvino da Sisto; Hotel Cristal;
in mem. di Serafini Giovanni da
Amici di Cairate; in mem. di
Scola Viola dalle figlie; Valt
Idelma; De Pellegrini Cesira;
fam. Scola-Smaniotto; N.N.;
Adami Lisetta;De Pellegrini
Marcello;
in mem. di
Dell’Antonio Simone dalla zia
Nives; De Biasio Elvira; Rossi
Ada; Rossi Fedora; P. Hippy per
affitto Maso Mori; Ganz
Gianfranco; in mem. di Moretti
Ester dalle Nipoti; Costa Maria
in mem. Defunti; N.N.; Ganz
Ferruccio e Murer Chiara; in
occ. 4°° di Matrimonio Zulian
Antonio-Costa Flora; Piccolin
Bortolo; in mem. di Serafini
Luciano dalla moglie; De biasio
Bianca; in mem. Defunti da
Ganz Lorenzo e Carla; Lucchi
Giuseppe (BZ); in mem. di
Scola Graziano dalla moglie;
C.A.T. per affitto saletta; in
mem. di Ganz Maddalena dalla
sorella Dora; in mem. di De
Pellegrini Lorenzo dai familiari;
fam. Vivan; P. Hippy per luce e
acqua e pulmino; Follando
Arnaldo; Dotta Rina e Egidio
(Angera); in mem. di Costa
Luigi dalla moglie; in mem. di
Pinosa Pasqualina dal marito; in
mem. di Nart Bruna dai
Genitori; in occ. Battesimo di
Cagnati Sebastiano dai Genitori
e Nonni paterni ; in mem. di Valt
Erminio da Maria; in mem.
Defunti Bez-Piani; Ganz
Annarosa; Valt Angela in mem.
Defunti; Serafini-Dominici
Francesca in mem. suoi Defunti
(Roma), in occ. Battesimo Pani
Chiara dai Genitori; in mem. di
Ganz Alba dalla figlia (VA); De
Pellegrini Elvira; fam. Costa
Gino in mem. defunti; in mem.
di Ganz Emilio dalla Fam.; de
Pellegrini Maria in mem. marito;
in mem. di Valt Mirco dai fam.ri;
in mem. di Piccolin Emilio dai
fam.ri; Romanel Idelma in mem.
defunti; Costa Agostino in mem.
suoi defunti; Follador Concetta;
in mem. di Murer Marcello dai
fam.ri; in mem. di Scola Giuditta
dal figlio Ovidio; in occ. 30° di
Matrimonio dagli Sposi Ovidio
e Micaela; Ganz Battista e
Maddalena in mem. defunti; De
Pellegrini Emma; Scola Flavio
in mem. madre; Serafini Emilio;
in mem. di Rossi Vittoria dal
figlio Marco; in occ. 95°
compleanno di Nonna Angela
De Valiere dai fam.ri; in mem.
di Scola Fiorentina dalla sor.
Ernesta; De Pellegrini Ita;
HANNO DATO UN
CONTRIBUTO PER “IL
F O C O L A R E ”
( SOLO DA OFFERENTI
FUORI PARROCCHIA )
Tabiadon Alzira (USA); Serafini
Porcu Maria (Vigevano); Bez
Graziella (Moena); Bez Rosa
(CH); Scola Mariotti Vanda
(Cairate);
fam.MascarinFranceschini (PN); Visintin
Pierina e Lino (TN);Maria Scola
Michelletti (BZ); Negro-Scola
Lidia (CH); N.N.; Scola Gilio e
Agnese (CH); Rossi Fedora
(CH); De Lazzer Alessandro
(CH); Secchi Ferdinando
(Pineta); Cagnati Emma (CH);
Locatelli Giovanni(Dal mine);
Tomaselli Ida (Caviola); Ganz
Manuele e defrancesco Maria
(Moena); Ghetti Novella
( Como); M.° Rossi Stefano
(Roma); Romanel Giuseppe
(Laives); Murer Augusto
(Cardano); Ganz ferruccio e
Chiara (CH); Murer Amabile
(BZ); Secchi Renata (BS);
Lucchi Giuseppe (BZ); Baranti
Anna (Angera); Merli Maria
Alla mostra di Falcade, ieri e oggi
fra tradizioni e tempo libero
In centro alla sala ci sono gli
Anche quest’anno, durante tutta
l’estate, Falcade Alto ha ospitato
la consueta mostra dedicata alle
tradizioni e alla vita della
comunità del paese. La Casa del
Popolo, che molti apprezzano
per la Comedia che lì sì tiene il
giorno della Sagra o per il
tradizionale Ballo dei coscritti,
si riempie nella bella stagione di
oggetti e di persone. Per il 2006,
il parroco, don Alfredo Levis, ha
pensato di dedicare la mostra
agli hobby che si praticano, o
praticavano, a Falcade. Hobby,
un termine inglese, forse non
semplice da tradurre nella realtà
quotidiana, di molto lavoro e
poco riposo, dei nostri nonni.
Così l’esposizione, lungi
dall’apparire
colma
di
strumenti per filare, ma come
sarebbero
“vuoti”,
o
incomprensibili, se la Orsolina
non li mettesse in movimento!
La signora, indossato il
fazzoletto nero-fiorito, crea il
filo con la roda da filà, mostra
orgogliosa la differenza tra
questa macchina e la simile roda
butada o mulinèl. Poi tira il filo
sul gorle, lo pone ormai ben
lavato sulla aza. E ancora, eccola
attenta a pettinare la lana, con
movimenti precisi e rivelatori di
una lunga familiarità con l’arte
della filatura. Ancilla e
Clementina, invece, sono ormai
a buon punto: la trapunta è quasi
terminata, e ogni visitatore della
mostra ha potuto rubare con lo
L’ASP
L’ORSOLINA ALLA RODA.
EL GORLE
LA RODA BUTADA
cianfrusaglie per il tempo libero,
è stata abbellita dai segni che
ricordano la bravura e la
pazienza di chi sa cucire, di chi
lavora con l’uncinetto, di chi sa
creare bamboline di pasta e sale.
E gli uomini hanno portato lì le
loro collezioni curiose: di
attrezzi, di gabbiette per gli
uccelli, di martelli. E ogni
oggetto racconta la persona che
lo ha scelto, lo ha creato.
Ma un paese è, prima di tutto,
l’insieme delle sue vie e delle sue
case, tante case… e tutte
appaiono nelle foto scattate da
don Alfredo, lungo le pareti e sui
pannelli: quasi una sfilata di
edifici, raggruppati per colmel,
con la didascalia che indica il
nome del proprietario attuale o
di chi ha costruito la propria
abitazione con buona volontà,
dopo anni di emigrazione.
Ma ciò che rende viva la mostra
è la presenza delle persone, che
portano
alla Casa
Popolo la
loro
esperienza,
condel
generosità,
e autenticità.
sguardo qualche passaggio di
cucito, sull’ampio telaio, mentre
il lavoro procedeva, giorno dopo
giorno.
E ancora, per chi ama curiosare
nelle bacheche, altre storie di
gente del paese che formano la
grande Storia, come quella di
Vincenzo, prigioniero a
Bombay, o di Celeste, che ha
regalato per qualche mese alla
mostra le sue medaglie di guerra.
Infine, ecco l’entusiasmo di chi
ha costruito la sua casa “nuova”,
magari in quel di Brostolade,
negli anni del dopoguerra, e
mostra i progetti o dona le foto
in cui lo si vede ancora giovane,
con gli amici, di fronte al
cantiere ormai giunto a tetto.
E mentre guardi, qualche
paesano è sempre pronto a
raccontarti il passato, con
semplicità.
Se con l’arrivo di settembre
molti turisti tornano “a valle”, si
schiude il tempo della scuola. E
la mostra apre, su appuntamento,
per ospitare i bambini e
insegnanti.
SI LAVORA CON LO SCARTAZ!
L’ANCILLA E LA TINA ALLA TRAPUNTA DI LANA
Falcade: chiesa gremita per l’attesissimo evento musicale
In ricordo di Luca: le note immortali della Nona Sinfonia
Quando si spensero le luci e
il fragore dell’applauso
venne meno, l’orchestra
iniziò
quelle
quinte
enigmatiche e solenni che
aprono l’Allegro dell’ultima
sinfonia di Beethoven.
La chiesa parrocchiale di
Falcade, sabato 26 agosto, era
colma di gente stipata nei
banchi, sulla cantoria, in
piedi in fondo alle navate, ai
lati… tutte le sedie occupate.
Una chiesa di Falcade non
certo impreparata ad assistere
ad
eventi
musicali
straordinari: l’anno scorso, il
Requiem
di
Mozart;
quest’anno, la Nona Sinfonia
di Beethoven. Più di 100 gli
artisti sul grande palco
allestito dagli Alpini, creato
per allargare lo spazio vasto,
ma tuttavia insufficiente,
dell’altare.
L’evento
musicale ha visto come
protagonisti l’orchestra
“Lorenzo da Ponte”, che per
l’occasione ha presentato un
organico davvero imponente,
con tutta la famiglia degli
archi, dei legni, corni,
trombe,
tromboni,
percussioni e timpani, e il
coro “Reale Corte Armonica
Caterina Cornaro”, di Asolo.
Il direttore, Roberto
Zarpellon, è riuscito a
comunicare, oltre alla sua
capacità artistica indubbia,
un entusiasmo trascinante,
tanto che già durante le prove
il pubblico ha applaudito,
vinto dall’emozione suscitata
dalle note beethoveniane. La
Nona Sinfonia ha riempito la
serata: quasi un’ora di
musica! Ha riempito lo
spazio silenzioso delle
navate, schiacciando le sue
note tonanti contro le colonne
e lungo le pareti. Ha riempito
l’anima degli ascoltatori,
quasi che ogni pensiero
vacuo fosse purificato
dall’ansia sublime della
composizione: dall’Allegro
maestoso iniziale, dal Vivace
ricco di tensione verso l’Alto,
dall’Adagio gravido di
risoluzione, fino a culminare
nel Presto celeberrimo del
finale. E quando il solista
ha esortato nel canto:
“Amici, non questi suoni;
intoniamone altri più
piacevoli e colmi di gioia”,
la musica luminosa ha
dissolto ogni ansia, ogni
timore, ogni tensione
significata dal “re minore”
su cui si impernia la
sinfonia. Si è aperto l’Inno
alla Gioia, inno di
un’anima che (come ha
ricordato Dino Bridda, nel
presentare
l’evento
musicale, attraverso le
parole di Massimo Mila)
aspira ad una felicità non
più umana, ma che si fonde
con la felicità dei cori
celesti, con la felicità del
Paradiso.
Le note della Nona
Sinfonia non sono solo
musica, sono incontro di
Arte, Natura, Umanità,
Dio, Amore, Fratellanza, ha
ricordato
Roberto
Zarpellon. E così il
pubblico ha meditato anche
sul genio di Beethoven,
così straordinario, pur nel
chiuso della sua sordità, da
concepire un’opera tale da
superare ogni confine. E
davvero ha ragione
quell’Anonimo che, nel III
secolo, scrisse che il
Sublime è l’eco di un
animo grande.
Il concerto è stato reso
straordinario anche grazie
alla perizia artistica dei
quattro solisti: il soprano
Makiko
Inoue,
il
mezzosoprano Aleksandra
Angelov, il tenore Kim
Sung-Woo e il baritono Elia
Fabbian.
Alla fine, l’ovazione della
gente è stata una risposta
naturale alla commozione
che tutti abbiamo provato.
E senza dubbio le parole
appaiono
superflue.
Rimane
soltanto
l’ammirazione per l’intensa
esecuzione e, forse, ancora
di più, la riconoscenza
verso chi ha condiviso con
noi il sogno che conservava
da tempo: alla famiglia
Fabbri, che quest’anno ha
permesso la realizzazione di
una delle pagine più alte della
storia della musica, tra le
nostre montagne dolomitiche.
A Benito, Marina e Elisa
Fabbri la comunità di Falcade
porge un grazie affettuoso,
certa che Luca, cui il concerto
è stato dedicato, ha ascoltato
dal Cielo.
Silvia Tessari
IL SUONO DELLE TROMBE DANNO I BRIVIDI
NEL CORO DELLA SINFONIA C’ERANO ARTISTI VENTI
DA OGNI PARTE DEL MONDO: COREA,
BRASILE,CECHIA,SERBIA,INGHILTERRA. UNA VERA
PICCOLAO.N.U.CHE CANTA LA GIOIA!
IL BARITONO GUIDA L’INNO ALLA GIOIA
UNA GRANDE PICCOLA GITA!
Quando
stabilisco di
raggiungere una cosa bella e
interessante, è difficile che
qualcuno mi fermi! La Gita in
BENELUX la ritenevo bella e
interessante e quindi…Anche se
si sono dovute superare non
poche difficoltà! La prima è stata
quella dovuta all’ Agenzia
Viaggi che ci ha fatto perdere
tanto tempo prezioso e non è
riuscita a soddisfare le nostre
esigenze che erano soprattutto:
visita all’Olanda, Belgio e
Lussemburgo e in modo
particolare,
fermata
a
Marcinelle e al Santuario di
Banneux (Belgio ). Le settimane
sono passate e un programma
che mi soddisfaceva non si
presentava, così (era già metà
settembre!), ho dovuto farmelo
su misura! Servendomi di
giorno dopo siamo ripartiti, con
macchina nuova e tanta grinta in
corpo lo stesso. I miei due
compagni erano un po’ nervosi,
ma …non disperati! e così il 28
settembre eravamo a Liegi, in un
Centro Sociale per italiani
all’estero, dove abbiamo trovato
veri amici e tanta cordialità. Dal
nostro punto base, con il bus e
con il treno, abbiamo visitato
Bruxelles, Gand, Anversa,
Bruges, e siamo stati al Bois du
Cazier per visitare la miniera di
Marcinelle. Ad accoglierci
all’ingresso della Miniera, un
grande manifesto della Mostra
di AUGUSTO MURER,”
DISEGNI IN MINIERA”,
allestita dal figlio Franco per
Ad Aosta abbiamo portato i salu
ti di Falcade a Ganz Gelsomina e marito
Internet, del telefono, e di
conoscenze, finalmente la gita
era pronta. Il numero dei
partecipanti era troppo piccolo
per pensare ad un pulman… e
allora ho deciso per la macchina!
Visita alla mia Valle d’Aosta,
Tunnel del Bianco, Francia,
Svizzera,Lussemburgo,Belgio,
Olanda,Germania, Austria e
finalmente Italia! Un tour certo
faticoso, ma interessante.
Stabiliti i punti base: AostaLiegi-Amsterdam; avuta la
conferma della partecipazione
del Paolo dei Paoi e di Lina
Fasana, lunedì 26 Settembre
siamo partiti! Purtroppo l’unica
giornata di pioggia torrenziale
del mese, l’abbiamo beccata in
pieno! Verso mezzogiorno
eravamo nei pressi di Aosta, a
dieci minuti dal mio paese natale
(Issogne), quando…per la
pioggia e l’asfalto viscido (e la
velocità!), la macchina è
volata…! Nessuno si è fatto
male per fortuna. Due
l’anniversario del disastro del
1956.
Interessantissimo
l’allestimento della Mostra e di
tutto l’ambiente: attraverso
ricostruzioni, ricordi, foto, ecc.
si poteva capire la immane
tragedia che si è abbattuta su
quel luogo di fatica e di grandi
sacrifici per tanti nostri
connazionali! Una visita da fare
a chi ha la possibilità di
raggiungere il Belgio! Credo che
dopo questo si possa capire
meglio il grande contributo che
gli italiani hanno dato all’Europa
con il loro lavoro e il loro dolore!
Mi pare che il Belgio questo lo
abbia capito e lo tenga in
considerazione, almeno ora che
ha che fare con altre ondate di
immigrati…Ho potuto far visita
anche alla famiglia di un mio zio
che è in Belgio da una vita e si
lamentava più dello Stato
italiano… che del Belgio!
Una mattinata l’abbiamo
dedicata alla visita della città di
Lussemburgo:
con
il treno è stato facile
raggiungerla e con il Bus
Panoramico
l’abbiamo
conosciuta bene, percorrendo
poi il centro storico a piedi! In
sostanza la città è stata, il luogo
più fortificato e difeso di tutta
l’Europa e ne conserva ancora
le vestigia, espandendosi ora in
grandi e modernissimi edifici di
importanza
europea.
L’ultima mattinata ( 1 Ottobre )
in Belgio, l’abbiamo dedicata al
celeberrimo Santuario di
Banneux… di cui non sapevamo
quasi niente e che si è rivelato
poi un luogo di grande fede e di
numerosissimi pellegrinaggi. A
parte vorrei parlare di questo
Santuario, invitandovi a
raggiungerlo in eventuali gite da
q u e l l e p a r t i !
Nel pomeriggio ci siamo diretti
verso l’Olanda, precisamente in
una cittadina nei pressi di
Amsterdam, a HILLEGOM,
dove un conoscente della Lina
ci aveva prenotato l’Albergo.
L’Olanda ci ha subito colpito per
il suo ordine, la sua pulizia, la
sua estrema attenzione alla
salvaguardia della natura: è un
piacere viaggiare sulle sue
autostrade così come percorrere
anche le strade di campagna.
Distese di campi per la
coltivazione dei fiori, moltissimi
canali d’acqua, le case ordinate,
le corsie per le biciclette…i
posteggi per migliaia di
biciclette, i mulini a vento
LA MINIERA DI MARCINELLE
l’anno scorso le avevo trovate in
Libano!). Visita ad Amsterdam
( la Venezia del Nord!), alla
mostra di Rembrandt, ai paesi
turistici lungo il mare (Volendam
e MarKen ), ecc. Il giorno dopo
siamo stati sulle Grandi Dighe
e, passando per l’Aia, rientrati
in Belgio, ci siamo diretti verso
la Germania, fermandoci a
visitare Bonn. Il giorno dopo ( 4
ottobre ) Falcade ci accoglieva,
stanchi ma felici per la bella
esperienza portata a termine con
qualche sacrificio ma con tanta
s o d d i s f a z i o n e .
Anche noi tre, come tutti
coloro che in questi anni
percorrono le strade d’Europa,
piace sottolineare la bellezza di
non vedere più barriereconfini- sbarre tra gli stati! di
poter usare la stessa moneta
COMMOSSI VISITIAMO LA MOSTRA DI MURER
tradizionali e moderni, le dighe,
le grandi dune..Un paesaggio da
favola! La famiglia che ci ha
accompagnati e introdotti alla
conoscenza del Paese ( e che
conosce bene Falcade! e parla
bene la nostra lingua) è stata di
una gentilezza e di una cordialità
insuperabile! Non ci sono guide
che possono competere con
persone come loro! ( Solo
ovunque! di sentirci come a
casa in tutte le città! di senti
re l’Europa come la propria
Terra! di vedere rispettati i
diritti di tutti in ogni luogo!
Purtroppo anche le difficoltà
sono uguali dappertutto:
immigrazione extra-europea,
calo di popolazione locale,
religione cristiana sempre più
Banneux Notre-Dame
La storia delle apparizioni
NON POTEVA MANCARE LA FOTO
CON IL MONUMENTO ALL’ATOMO
LUSSEMBURGO
debole e meno incisiva,
difficoltà di convivenza (
Fiamminghi e Valloni- quelli
del Nord e quelli del Sud;
quelli dell’Est con quelli
dell’Ovest; cristiani e
mussulmani; immigrati
dell’ultima ora e quelli dei
primi tempi…) Però l’Europa è
in PACE e questo è il dono più
bello e su questa strada tutto si
metterà a posto! Viva
l’EUROPA!
IL SIMBOLO DELL’OLANDA
LUNGO I CANALI DI
AMSTERDAM LA VENEZIA
DEL NORD
SAN MARTIN….
Li aspettiamo tutti, i bambini nella vigilia di San Martino: per
loro abbiamo comperato le caramelle, le noccioline, i “bagigi”…
e tante altre buone cose che piacciono ai piccoli! Arrivano con
lo zainetto, suonano e intonano la filastrocca, aspettano che si
apra, riprendono la cantilena, e con gli occhi seguono le mani
che donano, nessun commento ( sembrano …in chiesa!),
ringraziano con la seconda strofetta e felice passano ad un’altra
casa. Sono i continuatori della Tradizione! Per mezzo loro, le
porte si aprono, gli anziani sorridono, il cuore si allarga, le strade
si rianimano di voci innocenti, il PAESE si unisce! Grazie San
Martino e ai suoi Angioletti
Banneux Notre-Dame, piccolo
villaggio del comune di Louveigné,
si trova sull’altopiano delle
Ardenne, a 352 metri sul livello del
mare. È incorniciato dalle belle
vallate dell’Amblève, della Vesdre
e della Hoegne e situato a 25
chilometri da Liegi, capoluogo
dell’omonima provincia e grande
città industriale. Il paese è
raggruppato attorno alla chiesa e la
regione è povera. Sulla sinistra della
strada che va da Louveigné a
Pepinster, a un chilometro dalla
chiesa parrocchiale, c’è una
modesta casa di operai, abitata dalla
famiglia Beco. Il luogo, umido e
paludoso, è chiamato La Fange (il
fango). Di fronte, dall’altro lato
della strada, cominciano i grandi
boschi di abeti che si estendono su
tutta la parte orientale del Belgio e
arrivano fino alle foreste dell’Eifel.
Davanti alla casa, un piccolo
fazzoletto di terra, lavorato a
giardino e orto. Nel 1933 la famiglia
era composta dal padre, dalla madre
e da sette bambini, ai quali se ne
sarebbero aggiunti altri quattro. La
maggiore di loro, Mariette, è nata il
25
marzo
1921,
festa
dell’Annunciazione e quell’anno
Venerdì santo, giorno nel quale la
Chiesa venera solennemente la
croce di Cristo. Ma presso i Beco
non c’era alcuna croce... perché in
quell’ambiente poverissimo erano
trascurate le pratiche religiose e
Mariette non si sottraeva a
quell’atmosfera
familiare.
Prima apparizione
Domenica, 15 gennaio 1933, la neve
e il ghiaccio hanno coperto La
Fange; il vento soffia gelido e
tagliente. Sono le 19 e la bambina,
quasi illuminarle tutto il corpo.
Mariette si sposta per osservarla
meglio, poi ritorna alla finestra e dice:
“Mamma, Dio mio!... vedo una
signora nel giardino... è così ben
vestita e così elegante!... Dio mio mamma - si direbbe la santa
Vergine!”. La bimba prende una
corona del rosario che aveva trovato
sulla strada per Tancrémont e recita
qualche Ave Maria mentre contempla
con stupore l’apparizione. A un certo
punto, la signora apre le mani, alza la
destra e, con l’indice le fa un cenno
di invito. Mariette va verso l’ingresso,
ma la mamma le impedisce di uscire
chiudendo la porta a chiave. Mariette
ritorna alla finestra, però la bella
signora è sparita e la notte ha ripreso
il suo dominio su La Fange.
Seconda apparizione
Mercoledì 18 gennaio, La Fange è
nello scenario di domenica sera.
All’improvviso, verso le 19, Mariette
esce di casa senza dir nulla.
Incuriosito, suo padre apre la porta e
la vede inginocchiata, con le mani
giunte, sul sentiero che dalla soglia
di casa va alla siepe del giardino.
L’Apparizione in un affresco
guardando dai vetri della finestra
della cucina, attende il ritorno del
fratello Julien, uscito di casa fin dal
mattino con alcuni suoi compagni.
Nello stesso tempo sorveglia René
che è malato. D’un tratto, vede a
pochi metri, nel buio del giardino,
una bella signora con il capo
splendente, e questa luce sembra
Mariette prega a bassa voce e guarda
nella stessa direzione verso la quale,
la domenica, aveva visto la figura
luminosa. Poi d’un tratto tende le
braccia: al di sopra degli abeti,
piccolissima, appare la Signora che
man mano le si avvicina, fermandosi
a qualche passo. Una piccola nube
grigia la separa dal terreno gelato.
Mariette continua a pregare
sottovoce, tenendo il rosario in
mano e lo sguardo rivolto verso
l’alto. La signora, sorridendo
dolcemente, muove graziosamente
le labbra come se pregasse. Questo
dialogo orante dura una ventina di
minuti, poi l’apparizione le fa cenno
di seguirla e si allontana
indietreggiando lungo la strada per
Tancrémont. Mariette fiduciosa si
incammina. Il padre la vede varcare
lo steccato e chiama la piccola, ma
lei senza voltarsi gli risponde: “Lei
mi chiama”. I testimoni seguono a
distanza. All’improvviso si ferma,
si inginocchia, recita alcune Ave,
poi si rialza e prosegue. Pochi passi,
poi si inginocchia e di nuovo si
si era fermata la sera prima.
Giunta alla sorgente si inginocchia
nuovamente, volgendo lo sguardo
verso l’alto: la Madonna si è
fermata al di sopra del pendio.
Mariette le domanda: “Bella
Signora, voi ieri avete detto:
“Questa sorgente è riservata per
me”. Perché per me?”. E così
dicendo porta la mano al petto,
indicando se stessa. In modo
amabile la Vergine accentua il suo
sorriso e le risponde: “Questa
sorgente è per tutte le nazioni...
per gli ammalati”. La bambina
ripete queste parole con voce
nitida aggiungendo: “Grazie,
grazie!”. La Madonna dolcemente
soggiunge: “Pregherò per te.
la Cappella delle apparizioni molto frequentata
rialza: la Signora ha ripreso a
spostarsi. Con sicurezza volta a
destra verso una sorgente che scorre
lungo il bordo della strada, si
inginocchia ancora sull’orlo del
fossato mentre la Bella Signora si
posa al di sopra della scarpata.
Rivolgendosi a Mariette le dice:
“Immergi le mani nell’acqua”.
Senza esitare la bimba obbedisce,
disgiunge le mani per bagnarle e il
rosario le scivola nell’acqua. La
Signora le dice ancora: “Questa
sorgente è riservata per me”. Poi si
congeda salutandola così: “Buona
sera, arrivederci!”. Si allontana
indietreggiando al di sopra degli
abeti vicini alla sorgente, con lo
sguardo rivolto alla piccola,
scomparendo lentamente nel cielo.
Terza apparizioneGiovedì 19
gennaio, Mariette indossa un
vecchio cappotto e verso le 19 va
a inginocchiarsi in giardino come
la sera precedente. Il tempo è
inclemente e il terreno coperto di
neve gelata. Mariette prega
sottovoce. Alla seconda decina del
rosario, stende le braccia e grida:
“Eccola!”. Un attimo di silenzio,
poi ancora: “Chi siete mia Bella
Signora?”. “Io sono la Vergine dei
Poveri” risponde. Mariette si alza
e seguendola si dirige verso il
cancello, imbocca la strada,
cammina tranquillamente sostando
e inginocchiandosi nei punti dove
Arrivederci”, quindi si allontana
rimpicciolendo al di sopra degli
abeti.
Quarta apparizioneAvendo
dormito male la notte precedente,
Mariette resta a letto tutto il
giorno, ma ciò non le impedisce di
uscire alla solita ora. È venerdì 20
gennaio, c’è molto buio e vi è più
gente della sera prima. La
bambina si inginocchia in
giardino, recita il rosario e dopo
qualche Ave grida: “Eccola!”. Poi
domanda: “Cosa desiderate, mia
Bella Signora?”. La Madonna
risponde: “Desidererei una piccola
cappella”. Trascorre qualche
istante, la Vergine disgiunge le
mani e le stende orizzontalmente
senza staccarle dal petto. Con la
destra traccia un segno di croce,
benedice la piccola e
allontanandosi lentamente
scompare nel cielo. Mariette perde
i sensi. Aiutato da un vicino, il
padre, intimorito e commosso, la
riporta in casa dove riprende
presto conoscenza, per poi
addormentarsi tranquillamente.
IntervalloDal 21 gennaio all’11
febbraio, puntualmente Mariette
esce di casa alle 19 per andare a
pregare al solito posto. Il freddo
pungente e la temperatura rigida si
alternano a neve e pioggia
battenti, ma lei resta fedele
aspettando la Madonna e
persevera nella preghiera.
Mariette stessa dirà parecchie
volte: “Devo uscire, bisogna che
vada. Ella mi chiama!”. Per la
fede di Mariette l’attesa sarà
veramente ricolmata di grazia
dalla Vergine dei Poveri che le
riapparirà.
Quinta apparizioneSabato 11
febbraio, alle 19 Mariette è
inginocchiata in giardino: è notte di
luna piena e soffia la tramontana. È
presente un gruppetto di persone.
Dopo aver recitato la seconda
corona, di scatto si alza, si dirige
verso la siepe del giardino, in
direzione
della
sorgente,
inginocchiandosi nei medesimi
punti delle altre volte. Giunta alla
fonte si china, immerge le mani
nell’acqua, poi si segna con il
crocifisso del rosario. Qualche
istante e la Madonna le dice: “Io
vengo ad alleviare la sofferenza”. La
fanciulla esclama con voce nitida:
“Grazie! Grazie!”. La Vergine la
saluta: “Arrivederci” e si allontana.
Sesta apparizionePassa ancora
qualche giorno, poi la sera di
mercoledì 15 febbraio la Madonna
si mostra di nuovo agli occhi
estasiati della bambina: “Santa
Vergine, il signor cappellano mi
ha pregato di chiedervi un segno”.
Alla domanda della piccola la
Madonna risponde: “Credete in
me, io crederò in voi”. Poi la
Vergine confida un segreto a
Mariette e al momento di
allontanarsi aggiunge: “Pregate
molto, arrivederci”.
Settima apparizioneLunedì 20
febbraio, c’è neve e fa molto freddo.
Al termine della seconda decina del
rosario,
Mariette
tende
all’improvviso le braccia e la sua
preghiera si fa più concitata. La
Bella Signora è discesa come al
solito e conduce la bambina alla
sorgente. Mariette si inginocchia nei
soliti punti e prega senza
interruzioni. Giunta alla sorgente, la
Madonna, sorridendo come di
solito, le dice: “Mia cara bambina,
prega molto”. Detto ciò, la Vergine,
cessando di sorridere, aggiunge,
prima di andarsene: “Arrivederci”.
Ottava apparizioneLa sera di
giovedì 2 marzo continua a
piovere a dirotto. Quando
Mariette sta per iniziare la recita
della terza corona,
improvvisamente cessa la pioggia,
il cielo si rasserena e brillano le
stelle. Subito la bambina tace e
tende le braccia. La Madonna le
appare, ma sul suo volto si è
spento il sorriso. La Vergine dice:
“Io sono la Madre del Salvatore
Madre di Dio” e mentre un velo di
tristezza continua a coprire il suo
viso, consegna a Mariette la sua
ultima raccomandazione: “Pregate
molto”, poi stende le mani sulla
bambina, con la destra la benedice
tracciando un segno di croce e si
congeda definitivamente
dicendole: “Addio”. Nel corso di
queste otto apparizioni, la
Madonna ha voluto ricordarci il
suo compito nel mistero della
salvezza: lei è la serva del Signore
che ci conduce a Gesù, Sorgente
della grazia che dona l’acqua viva.
Maria viene per suscitare in noi la
fede e la preghiera, atteggiamenti
indispensabili per unirci a Gesù
Salvatore del mondo. L’autenticità
delle otto apparizioni è stata
riconosciuta dalla Chiesa nella
lettera pastorale di monsignor L.
J. Kerkhofs, vescovo di Liegi, il
22 agosto 1949, che aveva
ricevuto l’incarico dalla Santa
Sede nel 1942 di occuparsi del
caso.
Il messaggioNella notte buia la
Vergine è venuta a risvegliare la
luce della fede e la gioia di
avvicinarci al Signore. Maria
sceglie la strada della povertà e
dei poveri per essere in linea con
il Vangelo annunciato da Gesù e
per vivere la missione della
Chiesa: “I poveri li avrete sempre
con voi” (Mt 26, 11). La Madonna
accompagna la piccola Mariette
alla sorgente che ha detto essersi
riservata per donarla a tutte le
nazioni, agli ammalati. Cristo
Gesù è il cuore del mondo e solo
lui può offrirci l’acqua viva che
disseta la nostra sete di salvezza.
Maria è colei che ci è accanto per
condurci a Gesù percorrendo con
noi la strada della perseveranza e
della peregrinazione nella fede. Il
messaggio di Banneux ha una luce
particolarmente evangelica in cui
riverbera l’intensità delle
beatitudini: “Beati i poveri in
spirito, perché di essi è il regno
dei cieli” (Mt 5, 3). Apparendo a
La Fange Maria ci dice che la
fonte è riservata a tutte le nazioni
perché riconoscano che solo Dio
può donare la luce vera, quella
che illumina ogni uomo. In modo
speciale agli ammalati nel corpo o
nello spirito è offerta la sorgente
perché trovino sollievo nelle loro
sofferenze e possano viverle con
Gesù, avendo accanto la Madre.
Alla piccola Mariette la Vergine
chiede di immergere le mani
nell’acqua e di pregare molto: è
un gesto che mostra la confidenza
che il credente deve riporre solo
in Dio, per rimanere nel suo
amore.
La Sorgente benedetta
OTTOBRE CON MARIA
SIAMO A CRESPANO CON SUOR VALENTINA
Mentre le giornate si fanno via- superare…ma l’esperienza fatta
via più corte e l’autunno avanza ci ha fatto del bene perchè
con lo splendore dei suoi colori abbiamo dimostrato di essere
e la stufa incomincia ad essere attivi, interessati, in una parola
oggetto
delle
nostre VIVI! Mi viene in mente il
attenzioni…per la nostra bell’esempio che ci ha dato
Comunità inizia un mese di anche quest’anno l’Aldo
intensa preghiera e di Franceschini che è stato sempre
PELLEGRINAGGI, sotto lo presente nonostante risieda nella
sguardo della Madonna del Casa di Soggiorno di Taibon.
Rosario. Può darsi che a Come lui, l’esempio di tante
qualcuno questo non dica altre persone che nonostante la
granché. Eppure in questa bella salute, l’età, le preoccupazioni,
tradizione vi sono presenti dei la lontananza sono “uscite” per
doni che, lasciarli cadere, è un po’ dal loro mondo per
veramente grave. Per prima cosa incontrare altri. Per quesesempio
il fatto di STARE INSIEME: e li ringrazio a nome di tutti!Ma il
già questo è un piccolo miracolo, dono più prezioso nei nostri
visto i tempi che corrono! E la pomeriggi d ottobre è stato
Madonna riesce a farlo con tanta quello della PREGHIERA: il
delicatezza e fantasia: donne, Rosario, i canti, le riflessioni, e
uomini, giovani e anziani, un po’ LA MESSA celebrata nei vari
da tutti i paesi…: un pomeriggio santuari secondo le varie
di intensa amicizia e di gioiosa intenzioni: per i Malati, per le
distensione! Ritrovarci per Famiglie, per i Giovani, per le
quattro domeniche in vari Comunità parrocchiali, per il
Santuari del Veneto INSIEME è Sinodo, le MiSsioni, la Pace,
c
c
.
veramente un DONO del quale e
DAVANTI ALL’ALTARE ALLA MADONNA DELLA FOLLINA
ringraziare la Madonna del
R o s a r i o !
Un altro dono, che vorrei Nel primo pellegrinaggio (8sottolineare, è stato quello dell’ o t t o b r e )
MADONNA
DEL
USCIRE” un po’ dal nostro alla
ambiente e venire a contatto con COVOLO, abbiamo portato ai
altre realtà. Ad una certa età il piedi della Madre e Regina delle
rischio è quello di rinchiuderci famiglie, i nostri bambini e i
nel nostro piccolo mondo, nostri giovani: sono loro la
isolandoci sempre più. Uscire nostra speranza e sono loro al
anche per un pomeriggio solo, centro di tante preoccupazioni.
fa bene! Certo ci si stancherà, Li abbiamo affidati alla Vergine
forse ci si dovrà adattare a Santa perché li assista nella loro
qualche imprevisto ( e ce ne crescita e nel loro inserimento
sono stati!), ci saranno state nei vari campi della vita! Dopo
sicuramente difficoltà da la messa al Santuario, siamo
scesi a Crespano del Grappa per
gli auguri e i nostri complimenti
a Suor Valentina Nart per i suoi
70 anni di professione religiosa.
L’abbiamo trovata in ottima
forma e molto contenta di
salutare i suoi paesani! Molti
hanno potuto anche ringraziarla
ancora, per l’aiuto ricevuto nel
passato! E’ stato veramente un
momento di grande commozione
e gioia per tutti! Ci affidiamo
ancora alle preghiere sue e delle
sue
consorelle!
Il 15 ottobre siamo scesi invece
alla MADONNA DELLA
FOLLINA: la bella antichissima
Il 22 ottobre siamo stati a
PIETRALBA: anche a questo
Pellegrinaggio
hanno
partecipato molte persone!
Segno della devozione profonda
alla Bianca Madonnina: a Lei
abbiamo affidato la nostra
Comunità sia Diocesana che
Parrocchiale perché siano
assistiti nel cammino del
SINODO che domanderà a tutti
un maggiore impegno e adelle
AL SANTUARIO DI PIETRALBA, IL PIU’ AMATO
basilica ci ha accolto attraverso
la bontà dei Servi di Maria che
custodiscono il Santuario.
Abbiamo celebrato la Messa
all’Altare della Madonna
pregando per tutti i sofferenti
delle parrocchia: sia per i malati
nel corpo che per coloro che
hanno tante sofferenze nel
cuore! Maria è Aiuto dei
cristiani e saprà lei come
consolare tutti i suoi figli! Nella
seconda parte del pellegrinaggio
abbiamo raggiunto Vittorio
Veneto per visitare la cittadina.
Siamo capitati in mezzo ad una
esposizione di macchine con
impianti acustici all’ultima
moda, proprio nella piazza dove
volevamo ammirare il bel
Monumento del nostro Augusto
Murer e quello nei giardini
intitolato agli Innamorati! La
visita è proseguita con l’incontro
con i Missionari della Consolata
nel loro Istituto, essendo quella
Domenica Giornata Missionaria
Mondiale. Un Missionario ci ha
parlato delle Missioni e dei
Missionari della Consolata,
Verrà a salutarci a Falcade nei
prossimi mesi. In programma
c’era anche la visita al vecchio
Borgo di Serravalle… ma ormai
era buio e tardi , così abbiamo
rimandato la visita ai prossimi
a
n
n
i
.
scelte importanti! Come Maria,
tutti nella Chiesa devono
gareggiare nel mettersi al
SERVIZIO egli altri per creare
la Comunità di Cristo Gesù!
Questa è la Grazia che abbiamo
chiesto nella preghiera. La
seconda parte ci ha portato a
Bolzano per la visita
al suo centro storico e alla
C
h
i
e
s
a
e
ConventoeiFrancescani. E’ stata
una bellissima serata passata tra
viuzze antiche, respirando
un’atmosfera di serenità e di
o
r
d
i
n
e
!
L’ultimo Pellegrinaggio ( 29
Ottobre )ci ha portati alla
LE SUORE DI FALCADE: SUOR
VALENTIA, SUOR
LUCIA,SUOR MAMOLADA:VIRICORDIAMO
SEMPRE CON AFFETTO!
Riese attorno al Fonte
Battesimale e alla sua prima
t
o
m
b
a
.
La chiusura del Mese dei
Pellegrinaggi ci ha infine visti a
PEDEROBBA per la GRANDE
FESTA DELLA CASTAGNA.
Vino nuovo, caldarroste, piatti
tradizionali
e
tanta
allegria…anche nel pulman di
ritorno a Falcade. Ecco in breve
il resoconto del mese: a tutti
coloro che hanno partecipato il
mio GRAZIE E UN FORTE
A R R I V E D E R C I !
A RIESE DAVANTI ALLA CASA DI PIO DECIMO
MADONNA
DELLE
CENDROLE e a RIESE PIO
DECIMO: ci ha accolto il
s
u
o
n
o
delle campane a festa. Segno
che eravamo attesi. Infatti il
solerte sacrestano della chiesasantuario delle Cendrole aveva
preparato ogni cosa: la Messa
è stata celebrata secondo tutte
le intenzioni dei presenti. Brevi
parole del sacrestano hanno
illustrato la storia del santuario
e invitato a visitare il piccolo
museo annesso. In pulman ci
siamo poi diretti alla Casa di Pio
X°, dove alcune guide ci hanno
accompagnato nelle singole
stanze aiutandoci a capire la
storia e la vita della famiglia
Sarto che in quella casa è vissuta
e che ha avuto uno dei figli,
Bepi, come Papa col nome di Pio
X°, Santo. Una vera immersione
nella storia e nel cammino di
santità per tutti noi, merito della
gentilezza e preparazione delle
guide. La visita dei luoghi del
Papa Santo Pio X si è conclusa
nella Chiesa Parrocchiale di
AL SANTUARIO DELLE CENDROLE
LA DESMONTEGADA
AL MONUMENTO DI MURER
AUGUSTO AI CADUTI
AL MONUMENTO DELL’ALTALENA
E’ ormai una Giornata attesa e ricca di manifestazioni,
quella della discesa degli animali dall’alpeggio. Arrivano per la festa anche dal trentino e dai paesi vicini: è un
coinvolgimento di tantissime persone sia per dare il proprio apporto in “animali” che per applaudire e ammirare
tanta fatica portata a termine sui monti! Questo è il lato
migliore di tutti: un grazie da tutti noi, a coloro che con
sacrifici portano avanti una tradizione antica, senza la
speranza in “favolose vincite”, ma con tanto amore alla
natura! Durante i giorni della festa, tantissimi appuntamenti sia provinciali che regionali, per sottolineare l’importanza delle malghe e della custodia della montagna.
Anche dal Focolare, vogliamo ringraziare ed esprimere
tutta la nostra ammirazione per la Gente delle Malghe!
FURTO NELLA CHIESA DI SAN SEBASTIANO
stavo celebrando all’altare del sistema di allarme anti intrusiocrocefisso posto nella navata del ne e sia l’altare principale che la
lato sinostro della chiesa di San statua sulla fonte battesimale e
Sebastiano di Falcade Alto, guar- l’altare primitivo della chiesa
dando verso il tabernacolo dello sono vigilati da un sistema di alstesso altare, mi sono accorto che larme anche durante le ore di
sul tetto vi era un piccolo piolo apertura al pubblico. Le porte
in legno, non riuscendo subito a della chiesa non presentano tenricordare cosa vi fosse posizio- tativi o segni di scasso recenti,
nato sopra. Terminata la celebra- quindi probabilmente il furto è
zione ho chiesto a dei fedeli pre- avvenuto durante il giorno quansenti se ricordavano che cos_~ do dalle ore 09,00 alle ore 18,00
vi fosse sul tetto del tabernacolo circa la chiesa durante il periodo
e mi dicevano che vi erano fino estivo viene lasciata aperta al
a circa 15 giorni fà sicuramente pubblico. Come detto l’altare del
due statuette in legno policromo crocefisso non è vigilato da aladagiate sui fianchi del tetto del larme. Una fedele mi ha riferito
tabernacolo delle dimensioni di che ricorda di aver visto con cercirca 20x20xlOcm.. In parroc- tezza i due angioletti asportati
chia ho poi recuperato una foto sicuramente negli ultimi giorni
ritraente l’altare in cui ho verifi- dello scorso mese di agosto,
cato che effettivamente si tratta- quando attirata dal colore delle
va di due angioletti. Ho telefo- statuette vi si era avvicinata per
nato in Curia ed alla Sovrinten- verificare se erano di legno o
denza di Venezia e mi hanno con- metallo. I malviventi hanno stacfermato anche là che si tratta di cato le statuette dal tetto del tadue angioletti come descritto. bernacolo senza bisogno di saliTali statuette sono risalenti al re sulla mensa dell’altare e tali
1700-1800 circa.. Lo stato di statuette erano tenute solo da
conservazione delle statuette era poca colla e un chiodo con piolo
abbisognevole di restauro in in legno infisso. Non saprei
quanto si presentavano di colore quantificare il danno subito, tali
scuro quasi di colore bronzeo. opere fanno parte dell’ambiente
Tali sculture sono state fotogra- religioso ma non hanno particofate ma non catalogate dalla So- lare valore artistico. . La Parrocvrintendenza ai beni Culturali di chia non ha assicurazione con/
/
OGGETTO: Verbale di denuncia Venezia. La chiesa è provvista di tro i furti
orale sporta da Levis Alfredo,
nato a Issogne (AO) il 25/05/
1940, cittadinanza italiana, sesso maschile, celibe, professione
religioso o religiosa, conosciuto
a questi uffici, residente a
Falcade (BL) , Via Mof Serafini
Nr. 36, telefono 0437599018, e
relativa a “FURTO DI SCULTURE LIGNEE” , avvenuto
presumibilmente
dal
29/08/2006 al 14/09/2006 a
Falcade (BL) /
/
*******************************************************************************
Il giorno 14/09/2006 alle ore
15:21, in Falcade (BL) presso gli
uffici di STAZ.CC FALCADE ,
avanti al sottoscritto Mar. ca.
GABBRIELLI Bernardo appartenente al comando in intestazione, è presente la persona in oggetto indicata, la quale denuncia
quanto segue: /
/
“Sono il parroco di Falcade e la
chiesa di San Sebastiano sita in
loc. Falcade Alto di Falcade è di
proprietà della parrocchia di San
Sebastiano di Falcade. In tale
chiesa vengono svolte delle funzioni religiose solo due giorni
alla settimana, la domenica ed il
giovedì. Questa mattina mentre
i due angioletti rubati indicati dalla freccia
Quello che tutti temevamo, purtroppo è accaduto! Eppure avevamo preso tutte le precauzioni:
antifurti, orari ridotti, sorveglianza personale…ma si sa: “il ladro
viene quando meno te lo aspetti!
Avevo chiesto di poter costruire
una bussola all’entrata della
chiesa, con delle finestre da cui
vedere la chiesa, senza poter
entrare…Venezia però è lenta e
anche distratta: per la seconda
volta mi mandano a dire di aver
perso
le
carte
della
domanda…Credo però che
quando ci sarà la Bussol, chiusa
a
chiave,
con
vetri
antisfondamento, allarme su tutta la chiesa…sarà più difficile
entrare ( però non impossibile!)
ai
ladri.
Per quanto riguarda le statuine,
solo un maniaco può aver pensato a toglierle dal loro posto.
Oppure uno nel giro degli antiquari ( il che può essere possibile). Certo: gli Angeli hanno le ali,
ritorneranno prima o poi, basta
a s p e t t a r l i !
Certo che ancora una volta son
dovuto scendere in caserma dei
Carabinieri per denunciare il fatto! Riporto alcuni passaggi del
verbale. Speriamo sia l’ultima
volta…almeno quest’anno!
Posso fornire le seguenti informazioni circa gli oggetti e le persone coinvolte:
/
/
La refurtiva del fatto è composta
da:
2 opera d’arte: oggetti chiesastici
, DUE ANGIOLETTI IN LEGNO POLICROMO IN
POSIZIONE SDRAIATA LATERALE
/
/
Non sono in grado di riconoscere i rei /
/
Non ho altro da aggiungere né
da modificare /
/
Riletto, confermato e sottoscritto in data e luogo di cui sopra
/
/
Levis don Alfredo
INVITO AL CONCERTO
Silvia Tessari e
l’orchestra
“Solisti in Villa”
Quando la musica
si fa preghiera
Anche quest’anno nel periodo
Natalizio la famiglia Fabbri,
con la collaborazione del
comune e della parrocchia di
Falcade affiderà alle note un
messaggio di affetto e di
preghiera rivolto a chi ora
percorre le vie del cielo.
Il 4 gennaio infatti alle ore 21
nella chiesa parrocchiale è
previsto l’ormai consueto
concerto “Della Memoria”.
Al pianoforte Silvia Tessari
accompagnata dall’orchestra
“solisti in Villa “ di Codroipo
diretta dal maestro Marco
Comin.
Verranno eseguite musiche di:
Mozart ( Concerto 488 in La
magg. e “Eine Kleine nacht
Musik”), Tansman (Rapsodia
Ebraica), Brahms (Ballata op
10 n° 2 e Scarlatti (Sonata in
Do magg.).
Attraverso queste pagine si
intende ringraziare fin d’ora
coloro i quali ci offrono da
alcuni anni la possibilità di
avere in valle una così
importante e prestigiosa
manifestazione musicale.
AIl 4 Novembre u.s., una
grande folla di gente
commossa e partecipe si è
riunita nella piccola piazza di
Somor, per ricordare la
tragedia del 1966, quando
l’alluvione terribile e
improvvisa ci ha porato via
undici persone e una gran
parte della piccola borgata,
ritenuta da tutti come luogo
sicuro. C’erano parecchie
Autorità civili e tutti i
rappresentanti
del
Volontariato locale, nonché
i tanti parenti delle vittime e
paesani accorsi da ogni parte
della valle. Ecco l’articolo del
Gazzettino, redatto da Dario
Fontanive:
Somor, ieri, era gremita di
gente
commossa
e
partecipe, intervenuta per
ricordare il 40. anniversario
Somor e di Falcade abbia fin
da subito trovato la forza per
reagire e voler ricominciare
a vivere e a ricostruire.
Anche il sindaco, Stefano
Murer, ha voluto sottolineare
il dramma di queste
popolazioni e la grande
capacità
di
reagire.
Sottolineando gli interventi
s volti in questi ultimi
quarant’anni per migliorare
la sicurezza del territorio e
dei suoi abitanti. Quindi la
parola
è
passata
all’assessore provinciale
Claudio Costa e poi allo
storico Bepi Pellegrinon che
ha presentato il bel volume
con
immagini
tratte
dall’archivio del fotografo
Marino Ganz, messo a
disposizione
dai
figli
Lanfranco e Flavio dal titolo
Originari di Somor alla Festa
dell’alluvione. Un evento
funesto per questo villaggio
di Falcade il 4 novembre
1966 fu in parte inghiottito
da una grande frana e
pro vocò la morte di 11
persone. Bella l’omelia di
don Alfredo Levis che ha
sottolineato come da questo
evento luttuoso la gente di
La casa della Eva Gnena a
Villotta, come appariva la
mattina della tragedia
“L’alluvione - Falcade e la
tragedia di Somor: 4
novembre 1966". Sono state
riportate
anche
le
testimonianze dei Parroci del
tempo don Igino Serafini,
all’epoca parroco di Falcade,
e don Rinaldo Sommacal
parroco
di
Caviola,
attraverso la lettura delle
pagine dei Bollettini di quel
tempo. Sono pure stati
ricordati il Sindaco De
Pellegrini Lorenzo . Strim
Adriano, il dott. Costantini e
tra i tanti soccorritori, Costa
Ottavio, presente alla
cerimonia. Un momento di
convialità ha chiuso la mesta
cerimonia, durante la quale
è stato distribuito a tutti i
presenti una copia del libro
del Bepi Pellegrinon. Nel
pomeriggio, a Caviola, è
stata inaugurata una mostra
fotografica, sempre con
immagini tratte dall’archivio
di Marino Ganz, curata dalla
Pro loco in collaborazione
con il Comune, la Parrocchia
di Caviola e il gruppo alpini
Caviola-Cime d’Auta.
LA COPERTINA DEL LIBRO-DOCUMENTO SULL’ALLUVIONE DEL ’66 DONATO DALLA AMMINISTRAZIONE COMUNALE E REDATTO DAL SIG. GIUSEPPE PELLEGRINON,
STORICO ATTENTO E PRECISO DELLE VICENDE DELLA
NOSTRA
COMUNITA’
Una visione d’insieme mentre Pellegrinon
presenta il libro.
IL VENETO E LA MEMORIA DI UNA TRAGEDIA
DISEGNI DI AUGUSTO MURER
MARCINELLE 1956-2006
Il nome di Falcade è corso sulla bocca di milioni di persone, durante l’ultima estate. L’occasione è stato l’anniversario della tragedia
della miniera di Marcinelle in Belgio. Il tramite è stata l’pera di uno dei figli più insigni di questa terra, che attraverso l’impegno
soprattutto della sua famiglia ma anche di tantissimi che lo stimano sia come artista che in modo particolare come uomo. Visto che a
Marcinelle ci sono stati tantissimi di noi ( dal Presidente della Regione al Sindaco Murer Stefano e al Parroco ) è giusto che ci andiamo
tutti almeno attraverso la testimonianza di chi lo ha fatto di persona. Riporto alcuni brani apparsi su diversi libretti editi in
questaoccasione, tradotti anche in francese. Se non altro ( poiché credo che molti abbiano già letto e visto tutto!...) questo resterà
nell’archivio storico dei nostri bollettini.
MARIO
RIGONI
STERN: Ricordo di
Augusto
La
notte
trascorsa
pensavo a quei fili tenaci
come radici di peccio che
dall’Altipiano dei Sette
Comuni mi univano alle
montagne bellunesi.
Partono da tempi lontani,
da quando lo zio di mio
nonno venne a trovarsi
proprio tra i minatori della
Valle Imperina. Si era
laureato a Padova nel
1834, ai tempi di
Francesco I° imperatore,
a
Vienna
si
era
specializzato in chirurgia
e dal Governo di allora
inviato nell’Agordino
quale medico dei minatori
della Valle Imperina, dove
si fermò un paio d’anni.
Un altro filo ci lega con i
ricordi della Grande
Guerra
quando
compaesani nostri e
vostri si trovarono a
combattere sui monti di
casa. Fili rotti e lacerati
dalle battaglie, riallacciati
dalle memorie.
Nel 1943, alle soglie di
quell’inverno
così
drammatico per lutti e per
fame, in un grigio giorno
di pioggia e neve,
Augusto Murer incontrò
uno spettrale gruppo di
ebrei che dopo l’8
Settembre erano fuggiti
dall’Altopiano e vagavano
per
le
montagne
passando da un gruppo
all’altro di partigiani;
volevano raggiungere la
Palestina. Dopo anni ho
seguito le loro tracce: tre
finirono fucilati alle Fosse
Ardeatine, altri nelle
acque dell’Adriatico. Nel
1944, per il sentiero che
ora ha preso il suo nome,
il maggiore inglese
dei
loro
compagni
minatori Bellumat che
lavoravano nelle cave del
Nord America dove si
estraevano i blocchi per
c o s t r u i r e l e
città.Montagne, pietre,
cave, miniere, fatiche,
migrazioni, guerre, lotte
per la libertà: è da qui, e
LA COPERTINA DEL DVD E LIBRETTO
DELLA REGIONE VENETO
Tilman paracadutato tra i così, che nasce l’arte di
partigiani, univa la Augusto Murer; da questo
Resistenza nelle nostre mondo riceve ispirazioni
montagne venete. Pure i e forza morale, che gli da
nostri emigranti che nel pure la forza fisica, per
dopoguerra
erano creare i suoi capolavori.
ritornati al paese per Da ragazzo aveva capito
morire, ci raccontavano il segreto dei boschi e le
fatiche dei boscaioli,
impara a faticare con i
maestri d’arte, con il
disegno e le forme, con i
partigiani approfondisce il
concetto di libertà.
Ma libertà va imparata
anche dai minatori della
Valle Imperina, lì nel
sottosuolo; lì nel buio
della Terra Madre.
Ecco i suoi disegni
rischiarati dalle lampade
fontali dei minatori intenti
INAUGURAZIONE A MARCINELLE
a scavare o che si avviano
verso l’uscita con la
lanterna a carburo in
mano. O che fanno assise
dentro un cunicolo con il
lume appeso a una trave;
o che sono seduti per il
breve riposo dopo aver
mangiato una gamella di
minestrone, bevuto un
sorso di vino agro e
fumato una sigaretta di
trinciato.
Conosco pur io il lavoro
della miniera, caricare e
spingere i carrelli sulleLa
notte trascorsa pensavo a
quei fili tenaci come radici
di
peccio
che
dall’Altipiano dei Sette
Comuni mi univano alle
montagne bellunesi.
Partono da tempi lontani,
da quando lo zio di mio
nonno venne a trovarsi
proprio tra i minatori della
Valle Imperina. Si era
laureato a Padova nel
1834, ai tempi di
Francesco I° imperatore,
a
Vienna
si
era
specializzato in chirurgia
e dal Governo di allora
inviato nell’Agordino
quale medico dei minatori
della Valle Imperina, dove
si fermò un paio d’anni.
Un altro filo ci lega con i
ricordi della Grande
Guerra
quando
compaesani nostri e
vostri si trovarono a
combattere sui monti di
casa. Fili rotti e lacerati
dalle battaglie, riallacciati
dalle memorie.
Nel 1943, alle soglie di
quell’inverno
così
drammatico per lutti e per
fame, in un grigio giorno
di pioggia e neve,
Augusto Murer incontrò
uno spettrale gruppo di
ebrei che dopo l’8
Settembre erano fuggiti
dall’Altopiano e vagavano
per
le
montagne
passando da un gruppo
all’altro di partigiani;
volevano raggiungere la
Palestina. Dopo anni ho
seguito le loro tracce: tre
finirono fucilati alle Fosse
Ardeatine, altri nelle
acque dell’Adriatico. Nel
1944, per il sentiero che
ora ha preso il suo nome,
il maggiore inglese
Tilman paracadutato tra i
partigiani, univa la
Resistenza nelle nostre
montagne venete. Pure i
nostri emigranti che nel
dopoguerra
erano
ritornati al paese per
morire, ci raccontavano
dei
loro
compagni
minatori Bellumat che
lavoravano nelle cave del
Nord America dove si
estraevano i blocchi per
costruire le città.
Montagne, pietre, cave,
miniere,
fatiche,
migrazioni, guerre, lotte
per la libertà: è da qui, e
così, che nasce l’arte di
Augusto Murer; da questo
mondo riceve ispirazioni
e forza morale, che gli da
pure la forza fisica, per
creare i suoi capolavori.
Da ragazzo aveva capito
il segreto dei boschi e le
fatiche dei boscaioli,
impara a faticare con i
maestri d’arte, con il
disegno e le forme, con i
partigiani approfondisce il
concetto di libertà.
Ma libertà va imparata
anche dai minatori della
Valle Imperina, lì nel
sottosuolo; lì nel buio
della Terra Madre.
Ecco i suoi disegni
rischiarati dalle lampade
frontali dei minatori
intenti a scavare o che si
avviano verso l’uscita con
la lanterna a carburo in
mano. O che fanno assise
dentro un cunicolo con il
lume appeso a una trave;
o che sono seduti per il
breve riposo dopo aver
mangiato una gamella di
minestrone, bevuto un
sorso di vino agro e
fumato una sigaretta di
trinciato.
Conosco pur io il lavoro
della miniera, caricare e
spingere i carrelli sulle
schiene fino al barlume
dello scarico, in quell’aria
che fa spurgare nero e
bianchi gli occhi.
Era verso la fine della
guerra, nel 1944, e i
giorni erano notti che non
finivano mai.
Augusto Murer, negli anni
del dopoguerra, è entrato
nelle miniere della Valle
Imperina
per
testimoniare con la sua
arte gli uomini e il lavoro
degli uomini dentro la
montagna.
Sono importanti questi
disegni, forti come un urlo
che sale dal profondo per
ricordare a noi, uomini del
Duemila, la fatica e la
speranza, perché lui e i
minatori erano orgogliosi
del loro lavoro per tutti,
per andare avanti insieme
non per opere di guerra
ma di pace. Guardateli:
molti hanno il corpo teso
in avanti come voler
penetrare l’avversità della
vita, oltre il buio. Nel
baluginare della lumiera
sapeva battere il pesante
piccone, o la mazza sullo
stampo da mina. Augusto
ha capito tutto questo:
lavoro, fatica, risultato,
orgoglio.
schiene fino al barlume
dello scarico, in quell’aria
che fa spurgare nero e
bianchi gli occhi.
Era verso la fine della
guerra, nel 1944, e i
giorni erano notti che non
finivano mai.
Augusto Murer, negli anni
del dopoguerra, è entrato
nelle miniere della Valle
Imperina
per
testimoniare con la sua
arte gli uomini e il lavoro
degli uomini dentro la
montagna.
Sono importanti questi
disegni, forti come un urlo
che sale dal profondo per
ricordare a noi, uomini del
Duemila, la fatica e la
speranza, perché lui e i
minatori erano orgogliosi
del loro lavoro per tutti,
per andare avanti insieme
non per opere di guerra
ma di pace. Guardateli:
molti hanno il corpo teso
in avanti come voler
penetrare l’avversità della
vita, oltre il buio. Nel
baluginare della lumiera
sapeva battere il pesante
piccone, o la mazza sullo
stampo da mina. Augusto
ha capito tutto questo:
lavoro, fatica, risultato,
orgoglio.
Al microfono: l’ Assessore alle Politiche
dei Flussi Migratori Oscar De Bona
aspettavano fuori non
potevano che attendere
nella paura.
Orfeo rappresenta il
Testimonianza
dramma della speranza
irrealizzabile. Egli infatti
Era la primavera del
discende agli inferi per
1984, mio padre Augusto
salvare Euridice, ma
ed io stavamo lavorando
quando vede la luce della
ad una scultura in gesso.
salvezza ed è convinto di
L’opera era “ Orfeo” e nel
averla liberata dalla
dipanare discorsi, dialoghi
morte non resiste alla
che
normalmente
tentazione di voltarsi e
avvenivano
mentre
per troppo amore la
lavoravamo
alla
perde”.
realizzazione di grandi
Come scrive Virgilio nel
sculture (il mio ruolo era
Quarto
libro
delle
semplicemente
di
Georgiche “…Si volse
garzone di bottega), lui
immemore a guardare lei
uscì con una frase
che pareva attesa ombra
drammatica: “questa
su l’orlo della luce… “.
opera la sto modellando
“Ecco quegli uomini,
per la mia tomba. Voglio
quelle donne, io, siamo
che sopra la terra che mi
come Orfeo, viviamo la
coprirà ci sia questa
speranza svanita.”
figura di Orfeo Vedi,
Oggi, ricordando quel suo
questa
figura
pensiero,
riferito
all’apparenza dolce e
metaforicamente alla sua
spensierata, mi riporta a
malattia, mi tremano il
quando, più giovane,
cuore e la mente.
scendevo in miniera con i
Orfeo, i disegni dei
minatori della Valle
minatori ed il tempo che
Imperina. In quella
gli era sempre più avaro,
discesa provavo angoscia,
davano libertà alla sua
non c’era spazio per il
mente di collocarsi e
romanticismo, per la
muoversi nel tempo
poesia. La realtà era così
attraverso il mezzo della
cruda da non lasciare
poesia.
Espressione
tempo a divagazioni
suprema del mondo
estetiche. Disegnavo ciò
umano, rompe quella
che vedevo e poi, la
fissità della natura che
tragedia dei minatori di
non ci è data per
Marcinelle, così lontana,
conoscere fondendo fatti
ma vicinissima alla realtà
umani, memoria e la vita
mineraria
di
Valle
del presente.
Imperina. Nessuno era in
Mio padre, desiderava
grado di aiutare chi
rendere palese la sua
rimaneva bloccato in
testimonianza
degli
miniera e le donne che
uomini delle miniere
F R A N C O
MURER
:
Sindaco di Alleghe: Giuseppe PEZZE’
Ass. Regionale alle Politiche dei Flussi
Migratori:
Oscar DE BONA,
conservando numerosi
disegni realizzati nelle
profondità della terra su
carte di fortuna (retro di
calendari, manifesti,
carta da pacchi).
Oggi quel pacco di
memorie ritornano alla
sorgente per far rivivere
le fatiche, i suoni e il
ricordo della gente che
ha abitato le nostre
valli.
Mons.
GIUSEPPE
ANDRICH:
A M a r c i n e l l e ,
cinquant’anni fa, è
esplosa la tragedia.
Quanti anniversari di
stragi sui posti di lavoro
in Italia e soprattutto
all’estero ha vissuto la
nostra terra!
La prestigiosa mostra,
che
imprime
all’anniversario il senso di
sofferta partecipazione e
di onore della nostra
terra, espone opere di
Augusto Murer che
squarciano il buio delle
miniere per tratteggiare
persone e forme di vita
umana nella durezza del
lavoro e dell’ambiente. I
segni
marcati
del
carboncino, che abbiamo
ammirato
a
Valle
Imperina l’estate scorsa,
fanno rivivere, colto
dall’arte di Augusto
Murer, il mondo della
fatica, del dolore e della
tragica morte.
Marcinelle rimane, nella
mente di noi che abbiamo
partecipato all’angoscia di
quel tristissimo evento,
momento simbolico degli
epiloghi estremi vissuti da
molti minatori emigranti.
Davanti alle opere di
Murer,
lasciandoci
prendere dalle figure
umane
sempre
di
consapevole
dignità
anche nell’asprezza del
lavoro in miniera, si desta
in noi l’attenzione alla
dimensione personale
della fatica e della pena.
Non
verso
un
collettivismo
di
sofferenza conducono le
forme
umane
che
ammiriamo, ma dentro il
mondo personale e
singolare di ognuna di
esse.
Nelle miniere della Valle
Imperina lo scultore e
artista di opere grafiche
ha preso il soggetto di
molte sue creazioni e ha
fatto assurgere le figure
a simboli di chi scava
nelle profondità della
terra un destino che tende
sempre alla speranza e
alla libertà nonostante
tutto.
Al figlio Franco nel 1984,
scolpendo la figura di
Orfeo, Augusto disse:
“Ecco quegli uomini,
quelle donne, io, siamo
come Orfeo, viviamo la
speranza svanita”. Franco
Murer
lo
racconta
nell’intervento apparso
sul catalogo “Murer nelle
miniere”, 2005.
“Speranza
svanita”
restando sepolti in
miniera o tornando a casa
con la malattia che toglie
respiro ai brevi anni di
vita? La memoria va alla
mia giovinezza vissuta
nella stessa valle di
Augusto,
anch’io
affascinato dagli artisti
della mia terra. Mi
compaiono nitide alla
mente le figure della Via
Crucis della chiesa di
Falcade, una delle prime
da lui scolpite. L’ho vista
e rivista fin da quando ero
ragazzo. In ogni formella
c’è Colui che è giustiziato
e interpella tutti i
protagonisti.
Fino
all’estremo, egli sa
incrociare la relazione
personale con ognuno,
anche con chi è appeso al
legno come lui. Ricordo
che
una
volta
mi
soffermai a contemplare
quella Via crucis mentre
studiavo l’escatologia,
che è la teologia sulle
“realtà ultime”, ed ero
molto colpito da un’opera
di un teologo tedesco Ladislaus Boros - che
sosteneva come nella
morte ogni persona,
anche chi non ha mai
sentito parlare di Cristo,
si imbatte in lui: nel buio
di quel momento egli
attende tutti. Quello è
dunque il passaggio che
può decidere se esistiamo
per veder “svanita la
speranza”.
Dopo il grande Congresso tenutosi a
Verona e alla vigilia del Natale, ecco una bella
parabola moderna per ravvivare nel cuore il
grande dono della speranza
LE QUATTRO CANDELE
Le quattro candele bruciando si consumavano
lentamente.
Il luogo era talmente silenzioso,
che si poteva ascoltare la loro conversazione.
La prima diceva: “Io sono la PACE,
ma gli uomini non mi vogliono.
Penso proprio che non mi resti altro da fare che
spegnermi!”.
Così fu e la candela si lasciò spegnere
lentamente.
La seconda disse: “Io sono la FEDE
e purtroppo non servo a nulla.
Gli uomini non ne vogliono sapere di me, non ha
senso che io resti accesa”.
Appena ebbe terminato di parlare,
una leggera brezza soffiò su di lei e la spense.
Triste, triste, la terza candela a sua volta disse:
“Io sono l’AMORE e non ho la forza di continuare
a rimanere accesa.
Gli uomini non mi considerano e non
comprendono la mia importanza.
Troppe volte preferiscono l’odio!”. E senza
attendere oltre, la candela si lasciò spegnere.
...Un bambino in quel momento entrò nella
stanza
e vide le tre candele spente.
“ Ma cosa fate! Voi dovete rimanere accese, io ho
paura del buio!”.
E così dicendo scoppiò in lacrime.
Allora la quarta candela impietositasi disse:
“Non temere, non piangere:
Finché io sarò accesa, potremo sempre
riaccendere le altre tre candele.
lo sono la SPERANZA”.
I Con gli occhi lucidi e gonfi di lacrime
il bambino prese la candela della SPERANZA e
riaccese tutte le altre...
(Gentes)
Nella partecipazione al
cinquantesimo
di
Marcinelle, celebrando da
vescovo la Messa per le
vittime,
sentirò
le
suggestioni dell’arte
orientata a cogliere nelle
profondità di ogni persona
che muore, gli aneliti alla
speranza e alla libertà.
21 aprile 2006
Elio
Armano,
Franco
Murer,
Bruno
Murer
PENSIERI E GRATI RICORDI
Qualche mese fa, sfogliando le
pagine
del
bollettino
parrocchiale di Falcade, “Il
Focolare” del dicembre 1988, ho
riletto con attenzione i brani dal
titolo”Quadretti di vita paesana:
l’autunno e San Martino”.
L’autrice era Maria Aricò, la mia
maestra di classe prima e terza
elementare, alla fine degli anni
quaranta. In questo momento
ripenso a lei con grande
nostalgia, perchè proprio nel
mese del giugno u.s., e
precisamente il 14 , quasi
novantacinquenne, è ritornata
alla casa del Padre. Aveva
trascorso in valle del Biois, tra
vallada e Falcade, quasi un
ventennio della propria vita, con
il marito Carmelo, segretario
comunale, ed i due figli: la figlia
Grazia era nata a Vallada. Poi,
smesso il lavoro di Insegnante,
era era ritornata nella sua nativa
Mestre dove ha vissuto fino alla
fine
della
sua
vita.
Non aveva però dimenticato la
sua casa di falcade e, durante
l’estate, finché la salute glielo ha
permesso, ritornava a assieme
alla famiglia della figlia per
qualche vacanza. In quei periodi
incontrava volentieri i suoi
numerosi ex alunni e ricordava
con piacere e lucidità situazioni
ed episodi della sua vita
trascorsa in questa valle; aveva
particolare capacità di ripetere
con grande precisione modi di
dire dialettali impressi nella sua
m e m o r i a .
Nei miei confronti, anche
quando ero uscita dalla scuola
elementare, ha dimostrato un
grande affetto e l’amicizia con
la sua famiglia è rimasta intatta
in tutti questi anni.In questi
(Angera); Emilia Rossi (USA);
Murer Giacomo (Solbiate A.);
Ganz Egidio (VT); Costa
M.Rosa (Caviola); Ganz Augusta
(PD); Dotta Rina e Egidio
(Angera); Serafini Lucia (VA);
Uliari Elena (Lendinara); de
Pellegrini Dorina (BZ); Pirani
M.Grazia (CO);
Robazza
Antonio (VE); Lucia e Romano
Scussel (Mestre); Ganz Giorgio
(Porto S. Giorgio); Secchi Carlo
(Campitello); Serafini Rosa (VA);
Manfroi Maddalena (BS); Ganz
Cesira (CH); De Pellegrini
Eugenio (CH); Cagnati Solvia
(Sesto S. Giovanni); Micheluzzi
Sandro (D); Micheluzzi Bruna
(BZ); Scola Valter (CH); N.N.
(USA); Ganz gelsomina (AO);
FOTO STORICA
La Maestra Sig.ra
Maria Aricò
ultimi tempi, ho avuto la gioia
di essere spesso ospite nella sua
casa al mare, dove amava
trascorrere lunghi periodi di
riposo; nonostante la sua età
avanzata, non aveva perso
il,desiderio di informarsi del
nostro paese e di aver notizie di
famiglie i cui figli, suoi ex
alunni, le erano presenti nella
memoria. Ed era felice quando,
insieme, rievocavamo momenti
di vita scolastica, magari
sfogliando qualche suo album di
fotografie
dell’epoca.
A noi alunni ed ai suoi figli,
Gianni e Grazia, aveva
trasmesso l’amore per la
montagna in tutte le sue
manifestazioni e ci aveva
insegnato ad osservare con
attenzione e rispetto la natura
così varia ed affascinante.
Le sarò sempre riconoscente
per avermi permesso di
stabilire con le, negli anni, un
profondo e speciale rapporto di
cordialità. A lei va anche il mio
ringraziamento per ciò che mi
ha saputo offrire
generosamente in cultura e
saggezza. Grazie, Maestra
Aricò!! Maria
HANNO DATO UN
CONTRIBUTO PER
OPERE DI BENE
GESTITE
DALLA
PARROCCHIA:
In mem. di don Luciano
Bariviera dalla fam. Ben; Costa
Maria Manfroi; Fam. Udelli
(Mestre); fam Ferro; Scola
Rosita; N.N.; N.N.; N.N.; da
Varie persone per Adozioni
Seminaristi Uganda; da varie
persone per P.Sisto Da Rold
(R:D:Congo), in mem. di
Pasqualina per Progetto Gemma
da 3 Amiche; una coppia da
Forlì; Rasa Fiorindo e Dina;
N.N.; Varie persone per P.
Danilo
Cimitan .
LA SQUADRA DI FALCADE
fila in altoda sinistra: Fabio
Strim Meo, Ganz Graziano
Segat,Ganz Renato dei Gosi,
Franco Armando Focobon,
Follador Fiorenzo Valiere,
Con l’arrivo in mezzo a noi di
don Paolo Masolo, in Parrocchia
è assicurata la Messa di orario
ogni giorno.Per me c’è più
libertà
di
movimento
nell’incontro con le persone,
particolarmente con coloro che
rischiano di venire dimenticate.
Parlo degli Ammalati e Anziani.
Tutti i giorni in cui non sono
impegnato con messe proprie
del Parroco ( Funerali, Messe
Festive, particolari circostanze,
ecc) posso celebrare con gioia
nelle case di coloro che non
hanno la possibilità durante
l’anno di raggiungere la Chiesa.
E’ molto bello quando in casa
dell’ammalato o anziano per la
Messa, si riuniscano anche
parenti, vicini e conoscenti; non
sempre questo è possibile sia per
l’orario sia per gli impegni di
lavoro o altro. In generale però
attorno alla tavola su cui viene
celebrata la Messa,non c’è solo
l’anziano e la badante, ma ci
sono anche tanti altri e così la
Messa diventa comunitaria e più
festosa, proprio come l’ha voluta
Gesù: UNA GRANDE CENA
IN SUA MEMORIA. In un
mese sono riuscito a celebrare in
una ventina di case e devo dire
la mia soddisfazione per aver
trovato in generale, un clima di
grande fede, di grande unione e
gioia. Tutte cose che fan bene a
chi per tanti mesi resta chiuso in
casa, magari con grandi
sofferenze e senso di solitudine.
La Messa vuol essere anche un
gesto di ammirazione e plauso
per chi accudisce l’ammalato, lo
DEL 10 06.1951
seconda fila: Ganz Benito
dei Gosi,Murer Simonetto
dei Mat, De Pellegrini sante
dei Dur, Ganz Silvano
Segat, Serafini Santino
“serve” con sacrificio, anche per
anni! Quanti bei esempi ho avuto
in questi anni passati a Falcade:
figlie, mogli, mamme che giorno
dopo giorno stanno accanto ai
loro cari con amore e serenità!
Ci sono anche le badanti, molte,
bravissime, ma dove c’è un
familiare, è molto più gradito.
Purtroppo questo, come dicevo,
non è possibile a tutti, pur con
tutta la buona volontà!
In qualche casa dopo la Messa
ci si è intrattenuti per il caffè e
due chiacchiere in amicizia. Un
mese bello quindi, perché ricco
di incontri con la Vita delle
persone, più che con le cose.
Arrivederci alla prossima estate!
Intanto ci incontreremo, per la
Comunione del primo Venerdì o
Sabato del mese, con diversi.
Altri sono raggiunti ogni
settimana da qualche bravo\a
Ministro
Straordinario
dell’Eucarestia: un grande dono
sia per chi porta la Comunione
agli ammalati sia per chi la può
ricevere nel giorno della Festa e
unirsi così alla Comunità. Invito
a chiedere( senza paura di
disturbare) la Comunione nelle
Domeniche: in Parrocchia
abbiamo
5
Ministri
dell’Eucarestia, istituiti proprio
per questo e non solo per aiutare
il sacerdote durante le messe più
affollate.Abbiamo bisogno che
i sofferenti uniscano le loro pene
al Sacrificio del Signore che si
rinnova sull’altare. Diventano
anche loro così salvatori di
questo mondo!
DAL DIARIO DI PIETRO FOLLADOR
(16° Puntata )
Riporto un lungo brano dal Diario di Pietro: lo possiamo leggere durante queste prossime feste per confrontare,
ricordare, soprattutto ringraziare del tempo di PACE e ABBONDANZA in cui viviamo, per non dimenticare
anche chi nel mondo vive le stesse angosce e difficoltà dei nostri paesi appena 60 anni fa!
26 NOVEMBRE
Oggi domenica si è rischiato di
rimanere senza Messa. Arrivò in
tutta fretta Mons. Bramezza da
Forno e la celebrò lui. Poi in tutta
fretta ritornò a Forno per la Messa
Parrocchiale. Tutto questo perché il
nostro parroco portatosi in quel di
Treviso per acquistare del grano,
non ha ancora fatto ritorno. Si dice
che tutti coloro che erano andati
laggiù, arrivati a Montebelluna col
grano, si videro sequestrare tutto dai
repubblicani che il camion fece
ritorno vuoto ed il Parroco ritornò a
Treviso per cercare di recuperare il
suo grano e non ha fatto ancora
ritorno.
Carini questi repubblicani. Da tre
mesi non riceviamo più nulla
all’infuori di un po’ di zucchero, e
poi ci portano via anche quello che
con tanta fatica ci procuriamo da noi
stessi. L’ufficio approvvigionamenti
di Belluno dice che è causa le di
difficoltà di rifornimento. Ma seppur
questo è vero, perché la roba c’è
basta andarla a prendere. Ma già loro
sono arcigonfi e allora perché
disturbarsi per gli altri? Questo mese
lo zucchero viene dato solo ai
bambini dai 0 ai tre anni, mezzo
chilo, dai tre anni in su fino ai 19
duecentocinquanta grammi e così ai
vecchi sopra i 65 , agli altri nulla.
Che
magnifici tempi ci
preparerebbero i repubblicani se
potessero governare loro in
avvenire.
Sarebbero da preferire i tedeschi. Ma
si spera che ne abbiano ancora per
poco. La mancanza di sale ha
cominciato a fare le sue vittime. Un
povero vecchio di Vallada fu trovato
morto a Passo Valles, aveva con se
cinque chili di sale. Tutti i giorni
passano di qui lunghe teorie di
donne e qualche uomo per rifornirsi
di sale a Moena e dintorni a mercato
nero. Anzi ora non più per denaro,
ne hanno abbastanza, vogliono
zucchero, lana ed altro. Ci vanno
perfino da Feltre. Oggi fino ad ora (
sono le tre del pomeriggio) non si è
visto né sentito nessun aereo di
passaggio. Certo hanno preso altre
vie e il tempo è cattivo. Dai tedesco
repubblicani si fa di tutto perché non
giungano qui notizie. Certo per loro
non va troppo bene.
27 NOVEMBRE
La radio Roma annuncia che il
gabinetto Bonomi si è dimesso e che
il principe Umberto è incaricato di
comporre il nuovo gabinetto. La
radio repubblicana minaccia la
guerra civile se gli italiani non
accettano la loro repubblica. Ma chi
sarà a voler al governo quei
delinquenti? I tedeschi sono ladri
assassini stupratori insomma barbari
e selvaggi in tutta l’estensione del
termine. Ma ancora sono preferibili
ai repubblicanofascisti questo dice
il pubblico.
Della guerra si dice che gli
angloamericani hanno varcato il
Reno in cinque punti, che quel
fronte è in dissoluzione. I russi
dicono di essere a ottanta chilometri
da Budapest. In Italia delle voci
dicono sono a Chiasso. Come siano
là non si sa. Questa la prendo con il
beneficio dell’inventario. Ma che i
tedeschi sentano rumore lo dimostra
anche dal fatto che a Canazei hanno
smontato la radio ricevente e
trasmittente. A Predazzo gli S.S.
dicono che di Hitler non sanno più
nulla, anzi un capitano scommise coi
camerati un ettolitro di vino che
Natale la guerra è finita.
28 NOVEMBRE
Ieri arrivarono tre autocarri di
tedeschi e repubblicani con uno di
munizioni. Presero con loro degli
uomini facendo loro portare i
bagagli e le munizioni e facendosi
guidare da due ragazzi si portarono
a Iore e incendiarono tutto. Poi
portatisi a Sappade perquisirono le
case. Dissero che erano in cerca di
partigiani. E non trovando nessuno
si presero altra roba meno
partigiana.. specialmente formaggio
e salami salsicce in quelle case che
avevano ormai macellato i maiali.
Nella casa del sig. Strim Amedeo,
un povero mutilata e sordo gli
portarono via poco formaggio e tutto
il denaro lasciandolo con nove lire
in tutto. Insomma il regno del
terrore. In mezzo ai repubblicani
sono stati riconosciuti dei romani. I
tedeschi dissero che qui abbiamo
troppe spie. E questo deve essere
vero perché se ciò non fosse essi non
verrebbero a cercare i casolari
dispersi sui monti e sapere i nomi
delle località. Di fatto vi sono ancora
alcuni fascisti fortemente indiziati e
si dice anche donne. (..)
29 NOVEMBRE
Le notizie di oggi sono che i tedeschi
questa mattina alle quattro vennero
a Piefalcade con un autocarro e
andarono nella casa di Francesco
Ganz e chiesero munizioni. Visto
che non ne avevano si ritirarono
dalla casa. Frattanto un secondo
camion avvertì i primi che un ordine
le richiamava subito e ripartirono.
Pure a Forno un camion stava
scaricando delle munizioni e un
contro ordine di ricaricare e partire.
Mi diceva uno di Caviola che ieri
fu a Iore, che effettivamente là ci
erano i partigiani perché c’era della
carne e della pasta, ma loro erano
partiti. E per questo che i tedeschi
erano furibondi di non averli potuti
prendere.
Ma
avevano
effettivamente paura. Perché si
portarono a Col di Forzela distante
AI SECH , INIZI DEL SECOLO SCORSO.
circa due chilometri e là si misero a
sparare anche colpi di mortaio. Poi
si avvicinarono , certo che i
partigiani ebbero tutto il tempo di
eclissassi. E così fecero. La gente è
allarmata per questo andirivieni, ma
nello stesso tempo vede il principio
della fine. Gli uomini per le strade
incontrandosi si chiedono
vicendevolmente se vi siano notizie.
Persone venute da Fiemme dicono
che là i tedeschi si aspettano la fine
della guerra da un giorno all’altro e
intanto si ubriacano magnificamente
tutti i giorni. Anche oggi si udirono
grossi colpi che in certi momenti
facevano tremare i vetri. Sempre in
direzione del Mulaz e più a ovest.
Fino a sera non vi è altra notizia.
Da qualche giorno corrono le
notizie più sensazionali su Hitler.
Ad esempio dicono che la radio
tedesca ha annunziato che più non
vede, più non sente, più non mangia
né beve e più non parla. Sono i morti
che fanno questo.
2 DICEMBRE 1944
Il tempo passa, la situazione o è
sempre quella o è peggiorata. Ora
si può dire che non passa giorno che
con un pretesto o con l’altro non
arrivino quei briganti di tedeschi a
terrorizzare queste povere
popolazioni. Ad esempio ieri sera
vennero dal Passo Contrin un
gruppo di sciatori a tarda ora e
vollero andare a dormire. E si
dovette far loro posto per forza.
Abbiamo anche la fortuna che al
deposito della farina di frumento
sanno molto bene lavorarla tanto
che su tre chili di farina se ne può
ricavare una di crusca. E l’ufficio
annonario non si cura di nulla, tanto
che se si va per comperare la farina
quella signora si permette di
rifiutarla, per costringere la
popolazione a comperare il pane
senza sale. Ora più nero che mai. Si
dice che ci siano di coloro che
mangiano il pane bianco e poi si
getta la crusca nell’altro. e fino agli
ultimi del mese non vogliono dare
farina. Quindi le parti sono invertite.
Invece che il panettiere servire la
popolazione è la popolazione che
deve servire il panettiere. Questo è
pretto stile fascista. Il servo che
comanda e il padrone obbedire e
tacere. E così tutto va alla diavola.
Ma, diceva quello che girava
l’arrosto, pian piano la si volterà.
3 DICEMBRE
Oggi sono ripartiti gli sciatori
tedeschi arrivati l’altra sera. Ieri si
sono messi a slittare coi ragazzi per
le strade, certo per poter loro
ricavare qualche cosa nei riguardi
PRIMA DEI TERRIBILI ANNI DI GUERRA: Scola
Virginio, Manfroi Attilio, Miatta
del paese. L’altra notte batterono a
diverse porte prima di trovare chi
gli aprisse, e fecero le meraviglie
perché non gli volevano aprire.
Certo questa è una finta perché
ormai lo sanno anche i paracarri che
non sono considerati da tutti che dei
miserabili briganti. Oppure sono
ancora così istupiditi da credersi
ancora i super uomini come fu loro
dato ad intendere da che sono al
mondo? Anche oggi come sempre
da un pezzo in qua si ode un
bombardamento a sud ovest.
Aeroplani se ne videro solo due o
tre.
5 DICEMBRE
A Moena furoreggia il mercato nero.
Un professore continua nella sua
campagna di biasimo contro tale
vergogna. Ma i moenesi se ne
infischiano di lui e intensificano il
ritmo. Ieri sera passò di qui un uomo
di Agordo e disse che non riuscì a
trovare un chilo di sale a pagarlo
150 lire. Vogliono di più e generi
zucchero, formaggio, lana ecc. là c’è
pane bianco a volontà a 35 lire il
chilo. Pasta pure bianca fuori
tessera. Mentre qui da noi da oltre
tre mesi non abbiamo che poco
zucchero. Le autorità comunali e
provinciali sono capaci solo di
vessarci in tutti i modi. E’ di ieri si
può dire la minaccia del
commissario comunale di levare
tutte le tessere a coloro che avendo
un po’ di latte non volessero portarlo
alla latteria per coloro che non ne
hanno. Ma qui c’è del marcio. Sono
molti che hanno una sola mucca e
sono in cinque o sei, ed è poco
anche per loro, pure devono far
parte agli altri anche di quella,
questa si che è carità. Ma quando
queste famiglie si trovano prive del
necessario nessuno se ne cura. Si
dice che è arrivata una certa quantità
di segala mandata dalla Germania.
Difatti vediamo che il pane oltre che
senza sale diventa ogni giorno più
nero e cruscoso. Già sapevamo che
i tedeschi non sanno che vessare un
tutti i modi possibili i popoli dei
paesi di occupazione, loro
mangiano il nostro frumento e a noi
danno la loro segala. Oltre a questo
è sempre più difficile procurarsi dei
generi. Mancano i8 mezzi di
trasporto e quando ci sono costano
un occhio e non tutti possono
approfittare appunto a causa dei
prezzi. E poi ci sono i repubblicani
che se vi trovano con grani vi
portano via tutto e a loro profitto.
Ora hanno aumentato un po’ la
razione di pane ma è metà e più di
segala ed è pessimo. Tutto ciò non
fa che accumulare odio su odio e
prima o poi scoppierà e saranno guai
per tutti. Pure fino ad ora si tiene
duro senza atti inconsiderati. Ma
fino a quando la potrà durare?
8 DICEMBRE 1944
Da ieri mattina vi sono qui dei
tedeschi circa un migliaio venuti da
Moena e paesi circonvicini. E poi
cinque autocarri venuti da Belluno
e Feltre. Per fare un rastrellamento
di partigiani. E dalle informazioni
loro pervenute si aspettavano qui
una grande resistenza. Difatti
avevano muli e cavalli con
mitragliatrici e mortai però non
hanno sparato. Hanno visitato
quasi tutte le case buona parte
anche le stalle e i fienili, senza il
minimo incidente. Molti erano
stati qui l’agosto scorso specie
quelli della cosi detta polizia
trentina e altoatesina tutti giovani
del 24 e 25. Frammisti agli S.S. e
chi porta la stella alpina. Non
hanno trovato né armi né
munizioni né partigiani. Si sono
mangiati tutto il pane che doveva
servire per la popolazione. Hanno
portato via tutto il burro che era in
latteria e anche nelle case private
ce n’era. Si dice che poi l’abbiano
pagato. Nelle case se avessero
-
qualche modo non trovano di meglio
che di fare la spia al servizio del più
antico e accanito nemico d’Italia. Ma
si hanno ceti indizi di chi siano e
certo a tempo e luogo il paese saprà
fare giustizia anche dei traditori.
Mi diceva una vecchia donna di oltre
80 anni che sua madre le diceva che
verranno tempi in cui le carrozze
correranno senza cavalli, le donne
porteranno vestiti da uomo, ci sarà
la guerra e i soldati entreranno per
le case come padroni e porteranno
via quello che vorranno. E questa
donna era di Piefalcade e
completamente analfabeta. Tuttavia
i suoi detti oggi si verificano
letteralmente.
9 DICEMBRE
SCOLA VIRGINIO E COMPAGNI DI NAIA
osato avrebbero portato via di più
perché si è visto che certa roba e
certi oggetti loro piacevano. Da
aggiungere che si facevano tanta
meraviglia che la popolazione
avesse di loro tanta paura. Bisogna
dire che costoro sono da questo
lato dei veri istupiditi, che non si
accorgono ancora di non essere più
parte di un esercito onorato. Ma
solo delle bande di scellerati al di
fuori di ogni legge, che prima o
poi dovranno essere sterminati. A
proposito i grandi filosofi tedeschi
dovranno pur un giorno occuparsi
e dare una spiegazione di questo
fatto. Cioè che i loro dirigenti i
loro ufficiali il loro esercito si
credono sempre dei super uomini
dei super eroi e non sono che dei
super Briganti.
Questa mattina poi sono partiti, si
crede tutti, dopo aver dormito chi
qua chi là per le case, dopo aver
ben mangiato e ben bevuto. Circa
poi alle informazioni che loro
dicevano di avere della presenza
qui di partigiani, non possono
essere stati che dei fascisti, i quali
hanno dei conti da rendere e perciò
hanno paura. Oppure sono stati
colpiti o di persona o nei loro
parenti e così cercano di
vendicarsi, magari facendo
annientare il paese. Visto e
considerato che loro sono
annientati e per risollevarsi in
Qualche particolare della non gradita
visita dei giorni 7 e 8 corrente. Alla
latteria levarono il burro e lo
pagarono. Intanto arriva un sergente
e ne vuole ancora, il casaro dice che
non ce n’è altro, ma il tedesco vuole
andare in cantina e intanto il casaro
ha posto il denaro in un tiretto, pochi
minuti e poi ritorna e il denaro è
sparito. Si reclama al comandante e
egli fa schierare il reparto sulla
piazza e chiede chi erano coloro che
hanno prelevato il burro. Il Casaro
che li aveva ben marcati li identificò
subito e così si poté recuperare il
denaro. A Piefalcade nella casa dei
fratelli Ganz un reparto pernotta e
al mattino una donna lascia
inavvertitamente per pochi minuti
la porta di una camera aperta e sparì
un paio di scarpe nuove. Reclamò
al sergente del reparto e questi
rispose che non aveva il tempo di
esaminare gli zaini, ma che arrivati
a Predazzo avrebbe fatto la dovuta
visita al reparto. Si capisce subito
che l’autore del furto non era altri
che lui. A Carfon arrivarono in
quella che una famiglia aveva
appena macellato e pelato il maiale,
senza altri complimenti se lo
presero. Una figlia del proprietario
si portò immediatamente al
comando e il maiale fu restituito.
In tutte le case dove c’erano salsicce
o salami se ne presero chi voleva
pagare, ma non sempre. Certo erano
affamati e lo dissero anche e così
dei proprietari gliene regalarono. A
che è ridotto il superbo esercito
tedesco: un’accozzaglia di ladri o di
mendicanti. Ormai capaci solo di
fare del male a se stessi e agli altri.
10 DICEMBRE
Ulteriori notizie si ha che al Mas di
Vallada un partigiano per sfuggire
ai tedeschi si gettò dalla finestra
delle più alte e si spezzò la spina
dorsale. I tedeschi lo perquisirono
e gli trovarono la rivoltella e lo
finirono con due colpi alla testa. Si
dice fosse un brigadiere dei
carabinieri e che fu anche a Falcade
quando avvenne il disastro
dell’esercito italiano.
12 DICEMBRE
Si avvicina la metà del quarto mese
che non si vede più generi tesserati.
Ora si attende l’arrivo di una certa
quantità di frumento e granoturco,
anche questo provveduto dal M.R.
Parroco e da esso ceduto al comune.
Quelli là del municipio hanno
saputo mettere bastoni fra le ruote
a chi si prova di venire incontro ai
bisogni del paese. E sanno
benissimo dire che il Parroco deve
russi a distruggerli tutti. E la
popolazione dovrebbe così subire la
sorte meritata solo dai tedeschi.
Questa sera arrivarono circa una
centinaio di sciatori, teutonici si
capisce, equipaggiati con zaini,
armi, padelle, paioli, mestoli, ma
straccioni e luridi da sembrare
selvaggi. Si dice pure che ad Agordo
STATISTICA PARROCCHIALE
SONO NATI ALLA GRAZIA DI DIO NEL BATTESIMO:
4/
.
2006 CAGNATISEBASTIANO
(Via MOF) di Luca e di Bianchet
Rina, nato a Belluno il 17 Maggio
2006 e battezzato il 10 settembre
2006 nella Chiesetta di Valfredda.
5/2006
. PANI CHIARA (
Corso Roma ) di Antonello e di
Serafini Luisa. Nata a Belluno
il 6 luglio 2006. Battezzata il
tre Settembre 2006 nella
Parrocchiale di Falcade.
FUORI PARROCCHIA:
DE BERNARDIN
RAFFAELE di Danilo e
di Piccolin Lara.Nato il 10
Dicembre 2005. Battezzato
il 21 Maggio 2006.
SONO RITORNATI NELLA CASA DEL PADRE
11/2006. MORETTI
ESTERINA ( Via Agostino
Murer) nata a Santa Giustina il
13 Maggio 1924. Deceduta ad
Agordo l’11 Luglio 2006.
Sepolta a Falcade il 13 Luglio
2006. Nubile.
15/ 2006. SCOLA GIUDITTA
( Via Roma )Nata a Falcade il
1°-Agosto 1912 . Decedta ad
Agordo il 14 Settembre 2006.
Sepolta a Falcade il 16
Settembre 2006. Vedova di Scola
Rodolfo.
12/2006.DE PELLEGRINI
LORENZO Dur (Via MOF)
nato a Falcade il 23 Dicembre
1910. Deceduto nella sua
casa in Falcade il 9 Agosto
2006. Sepolto a Falcade il 10
Agosto 2006. Coniugato con
Fiocco Lucia.
16/2006. ROSSI VITTORIA
( Via Roma ) nata a Falcade il
13 Giugno 1933. Deceduta in
Agordo il 17 Settembre 2006,
sepolta a falcade il 19
Settembre 2006. Vedova
diScola Romano.
DECEDUTA FUORI PARROCCHIA:
13/2006.PICCOLIN
DIOMIRA ( Via Mercato )
nata a Falcade il 20 Novembre
1917. Deceduta ad Agordo il
20 Agosto 2006 e sepolta a
Falcade il 23 Agosto 2006.
Vedova di Strim Attilio.
17/ 2006. VALT MIRCO
(Molino) nato ad Agordo il
21Gennaio 1985. Deceduto ad
Agordo il 27 Settembre 2006,
sepolto a Falcade il 30
Settembre 2006. Celibe.
IL TEMPO
MICHELUZZI ANGELICA
nata a Falcade il 6 Maggio 1913,
deceduta in Svizzera a S. Gallo il
10 Novembre 2006 e ivi sepolta il
16 Novembre 2006. Vedova di
Giacomo Amman.
14/2006. PINOSA
PASQUALINA ( Via 7° Alpini )
nata a Lusevera (UD) il 1 Aprile
1945. Deceduta
improvvisamente nella sua casa
il 28 Agosto 2006. Sepolta a
Falcade il 30 Agosto 2006.
Coniugata con Follador Arnaldo.
18/2006. PICCOLIN
EMILIO ( Molino) nato il 10
Settembre 1922 e deceduto a
Falcade il 2 Ottobre 2006.
Sepolto a Falcade il 4 Ottobre
2006.Coniugato con Piccolin
Aldina.
Per scoprire il valore di un anno, chiedilo a uno studente che e’ stato bocciato all’esame finale. Per scoprire il valore di un mese, chiedilo a
una madre che ha messo al mondo un bambino troppo presto. Per scoprire il valore di una settimana, chiedilo all’editore di una rivista
settimanale. Per scoprire il valore di un’ora, chiedila agli innamorati che stanno aspettando di vedersi. Per scoprire il valore di un minuto,
chiedilo a qualcuno che ha appena perso il treno, il bus o l’aereo. Per scoprire il valore di un secondo, chiedilo a qualcuno che è
sopravvissuto a un incidente. Per scoprire il valore di un millisecondo, chiedilo ad un atleta che alle Olimpiadi ha vinto la medaglia
d’argento. Il tempo non aspetta nessuno. Raccogli ogni momento che ti rimane, perchè ha un grande valore. Condividilo con una persona
speciale, e diventerà ancora più importante
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