01 nel segno luglio 2012:01 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 13-07-2012 9:07 Pagina 1 Via Narni, 29 - 00181 Roma - Mensile di informazione - Anno LXI - N° 7 - Luglio 2012 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n. 46) art. 1, comma 1 Aut. GIPA/C/RM - Una copia € 1,00 02 nel segno luglio 2012:02 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 13-07-2012 9:06 Pagina 1 SOMMARIO NEL SEGNO DEL SANGUE EDITORIALE 163 Dall’alto dei gabbiani di Michele Colagiovanni Mensile della Unione Sanguis Christi dei Missionari del Preziosissimo Sangue Anno LXI - N° 7 Luglio 2012 Direttore Responsabile Michele Colagiovanni, cpps MISSIONI Le mucche della provvidenza di Giuseppe Montenegro SUSSIDI Il Sangue di Cristo riscalda la nostra esistenza fredda, gelida di Rosario Pacillo 171 INCONTRO DI PREGHIERA 175 La famiglia di Angela Rencricca Stampa e fotocomposizione Stab. Tipolit. Ugo Quintily S.p.A. Viale Enrico Ortolani, 149/151 00125 Zona Industriale di Acilia - Roma Tel. 06/52169299 (multilinea con r.a.) 168 ATTUALITÀ La vita del giusto: dai vizi alle virtù “La superbia della vita” Madre che genera due figlie: Vanagloria e ira di Romano Altobelli 179 MISSIONI POPOLARI Redazione e Amministrazione 00181 Roma - Via Narni, 29 Tel. e Fax: 06/78.87.037 e-mail: [email protected] http://www.csscro.it http://www.sangasparedelbufalo.it MISSIONE A SAN GIOVANNI ROTONDO Esercizi spirituali del GFASC di Suor Maria Dalcin, ASCJ “I giovani e la vita piena” di Giovanni Chifari Antologia di voci 183 184 186 STORIA 188 La casa della Santa di Michele Colagiovanni Abbonamento annuo ordinario: € 9,50 sostenitore: € 15,00 estero: $ 22,00 C.C.P. n. 391003 UMORISMO 191 Il lato comico di Comik UNIONE SANGUIS CHRISTI Direttore Autorizzazione Trib. Roma n. 229/84 in data 8-6-1984. Iscriz. Registro Naz. della Stampa (Legge 8-8-1981, n. 416, Art. 11) al n. 2704, vol. 28, foglio 25, in data 27-11-1989 Finito di stampare nel mese di Luglio 2012 Michele Colagiovanni, cpps Redattori Italia Accordino, Claudio Amici, Anna Calabrese, Maria Damiano, Gabriella Dumo, Aldo Gnignera, Stefania Iovine, Giovanni Lucii, A. Maria Mascitelli, Vincenzo Mauro, Noemi Proietti, Angela Rencricca, Emanuela Sabellico, Mauro Silvestri, Carla Taddei. Grafica: Elena Castiglione Foto: Archivio USC Questa rivista è iscritta all’Associazione Stampa Periodica Italiana CENTRO STUDI SANGUIS CHRISTI Direttore Tullio Veglianti, cpps 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Nel Segno del Sangue 13-07-2012 9:02 Pagina 163 Editoriale 163 Dall’alto dei gabbiani di Michele Colagiovanni I l gabbiano… Che strano nome. Lo diresti uno che sta in gabbia, come l’ortolano sta nell’orto, l’ergastolano in prigione, il sacrestano in sacrestia, il cappellano in cappella, il ciarlatano intento a dire ciarle e così via. Invece il gabbiano è per eccellenza l’uccello che non conosce gabbia, è il più libero volatile che ci sia. Solca lo spazio tra cielo e terra, sfiora le onde e perfora le nubi oltrepassandole. Non fa che volare, tant’è che perfino il poeta ha confessato: «Non so dove i gabbiani abbiano il nido». Io lo so, ma non lo dico. Ve lo lascio immaginare dalle cose che racconto. Potrebbe anche essere in una fenditura della Montagna Spaccata di Gaeta. Fin da quando mandò in frantumi l’uovo nel quale era nato il gabbiano Cion-Bam-Bo (forse di lontana discendenza cinese) pensava al volo. Sua madre, che lo aveva covato, gli diceva: «Anche io sono nata come te, in un uovo: una gabbia 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Editoriale 13-07-2012 9:02 Pagina 164 Nel Segno del Sangue 164 molto più grande di me, quando cominciai a esistere; ma poi mi fu stretta, strettissima e senza alcuno sforzo, con il semplice crescere, la mandai in frantumi e uscii all’aperto. Mi accorsi che stavo dentro un altro uovo, fatto di mare e di cielo, grande, grandissimo». A Cion-Bam-Bo piaceva stare a sentire i racconti della mamma, che di tanto in tanto volava via e tornava con un pesce per loro due. «Stanca di stare a guardare, una mattina spiccai il volo» - proseguì mamma gabbiano mentre il figlio si ingozzava. «Non devi pensare che l’uovo nel quale sei passato ora, uscendo dal precedente, sia tutto quello che vedi, per quanto grande ti possa sembrare. Con i miei viaggi non ne ho neppure esplorato la minima parte, sia in altezza che in profondità, eppure sono due anni che giro». Cion-Bam-Bo, mentre la madre raccontava, si abbandonò al sogno. Come gli piacevano i racconti di quando non c’era! Ma intanto i giorni passavano e le piume gli crescevano. Le flaccide escrescenze laterali che sembravano moncherini si irrobustivano e da esse si stendevano lungo i fianchi penne lunghe, leggere. Il corpo, invece, si copriva di piccole piume, fitte fitte e lievi lievi, come un alito di vento sulla pelle prima nuda. La gagliardia che si accumulava all’interno del giovane gabbiano era percepita da lui non come peso ma come leggerezza, garanzia del possibile. L’esperienza fu talmente possessiva da portarlo a rendersi conto tutto a un tratto che la brutta polpetta di carne aggrovigliata che era stato fin allora si era fatta affusolata e che il collo aveva sospinto la testa e il becco assai discosti da tutto il resto, tanto che poteva girare quasi attorno attorno alla propria struttura, fino alla coda. A mano a mano che si rendeva consapevole della propria mutazione si faceva più imprudente e si sporgeva dal davanzale della roccia dove aveva aperto gli occhi al mondo. Mamma gabbiano lo trascinò con il becco fino alla spalliera della roccia, dicendogli: «Sta là, perché giù è profondo e se cadi ti vai a sfracellare sulle rocce». Cion-Bam-Bo domandò: «Che cosa è la profondità?». Mamma gabbiano rispose: «Hai ragione. Tu conosci solo lo spazio, non la larghezza, l’altezza, la lunghezza. Te le spiego. Vedi lo spazio dove stiamo appoggiati? È una rientranza nella roccia molto piccola, ma sufficiente per te, oggi. Io ci sto perché ci sei tu, altrimenti sarei in volo perpetuo o a covare un altro uovo. Ebbene, da dove comincia a dove finisce, guardando in qua e in là [così dicendo indicò con il becco a destra e a sinistra della piazzuola] è la sua lunghezza. Da dove riprende a salire la roccia fino all’orlo dove comincia a precipitare è la sua larghezza». In quel momento mamma Gabbiano si accorse che CionBam-Bo stava tranquillamente sull’orlo del precipizio senza accorgersi che le unghie, ancora molli, delle zampe sporgevano nel vuoto. Dovendo spiegare l’altezza ritenne opportuno afferrare con il becco il figlio e tirarlo indietro. Poi riprese la lezione. «La roccia che continua sopra di noi è l’altezza». Invitò Cion-Bam-Bo a torcere il collo per guardare con l’occhio rivolto in alto e fare lo stesso, con maggior prudenza, con l’occhio rivolto in basso, mentre lo tratteneva per la coda. Cion-Bam-Bo poté vedere il pavimento mobile infrangersi minaccioso con tante fiammate bianche contro la roccia frantumata alla base. Mamma gabbiano riprese: «È pure altezza la distanza che ci separa da quella specie di pavimento ondeggiante che vedi in basso». Il piccolo rimaneva in dubbio se chiedere spiegazione della lite in corso tra il pavimento e la roccia, giù in basso, o lasciare che la madre proseguisse da sé a esporre altre novità. Riprese la madre: «Esso è perforabile come l’aria, anche se un poco più denso. A volte sorvolandolo io vedo un pesciolino adatto a te. Mi appare come una piuma d’argento che galleggia e lo catturo a volo radente senza neppure bagnarmi. A volte, invece, lo intravedo per un po’ e poi scompare dentro e devo 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Nel Segno del Sangue 13-07-2012 9:02 Pagina 165 Editoriale 165 entrare nel pavimento anche io, parecchio, per afferrarlo. Entro con tutto il corpo e riemergo. Io non so dove finisce, non so fin dove potrei immergermi, ma potrebbe essere profondo molto più di quanto noi siamo distanti da esso. È tutto pieno di animali come quelli che ti porto da mangiare e vi si muovono dentro come noi nel cielo. Vanno su, giù, da un lato, da un altro con fremito, a volte solo per la gioia di esistere, altre perché si è diffusa la notizia di un pericolo (che sarei io) o del ritrovamento di abbondanza di cibo. Vi sono però degli animali più grandi assai di quelli che volano nell’aria. Sono grandi che tu non puoi immaginare. Pensa che non si sazierebbero neppure se inghiottissero mille pesci come quelli che io porto a te. Si chiamano balene». Cion-Bam-Bo sognava un gabbiano grandissimo e lo cercava come un’ombra smisurata dentro il pavimento, e ecco che proprio in quel momento, nello spazio dove volteggiavano a centinaia i gabbiani, ciarlieri ora e spaventati, passò con un frastuono tremendo un aereo con cinquecento persone dentro. Cion-Bam-Bo pensò che fosse la Balena evocata dalla madre per fargliela vedere e esclamo: «Ecco la balena! Ma può anche uscire da sotto il pavimento?». «Questo non è l’animale di cui ti parlavo. Questo uccello lo hanno costruito gli uomini a pezzo a pezzo». «Gli uomini?» - disse CionBam-Bo ripetendo con tono di domanda il nome dei misteriosi animali dei quali mamma gabbiano aveva detto il nome. «Chi sono?». «Eh» sospirò mamma gabbiano. «Non lo sanno neppure loro. Sembrano tanto intelligenti e poi si comportano da imbecilli. Possono solo camminare su due zampe (mamma gabbiano non sapeva che gli uomini chiamano gambe le loro zampe), ma sono abili inventori di strumenti con i quali volano nel cielo, nuotano nell’acqua in superficie e nelle profondità, uccidono a distanza di migliaia di chilometri e guariscono un ferito…. Costruiscono abitazioni più alte della roccia sulla quale ci siamo accampati noi, spopolano il mare dei pesci che ci occorrono… Sono più voraci delle balene». Adesso Cion-Bam-Bo non stava a sentire incantato. Mentre ascoltava passava in rassegna orgoglioso le centinaia (ma che centinaia? le migliaia) di penne da cui era fasciato. Quelle lunghe delle ali e della coda le percorreva in tutta la loro lunghezza, una per una, nella forbice del becco, come se avesse voluto spezzettarle, in realtà con una delicatezza straordinaria e le riponeva nell’assetto giusto. Le piccole non le selezionava una per una, poiché formavano in apparenza una maglia inconsutile; frugava al loro interno come se volesse controllare che fossero ben innestate al corpo. Infatti qualcuna gli rimaneva nella forbice e se ne liberava strofinando il becco sulla roccia. «Sono grande» – si disse un giorno, a conclusione della lunga ispezione. «No, sei ancora troppo giovane!» – ribatté la madre con tono allarmato. Senza neppure concedere un secondo di attenzione alla frase della madre, Cion-Bam-Bo si mise a sventagliare l’aria con entrambe le ali sul davanzale dello strapiombo sul quale stavano e notò che grazie alle ali poteva sporgersi nel vuoto e rientrare nella sicurezza dell’appoggio. Sembrò un segno di esultanza e lo fu perché ripeté più volte l’atto. Si era accorto allora quanto fosse grande. Ma vi fu un di più. Aveva percepito che con quel movimento riusciva a rendersi più leggero, fino a non pesare affatto. Giurava a se stesso che per una frazione di istante le sue zampe si erano staccate dal davanzale della roccia in faccia al mare, dove aveva fin allora abitato. Non poteva restare piantato là uno che si era nutrito di cielo e di distese d’acqua irrequieta. Aveva tanta voglia di sondare quelle due immensità. Stando fuori dal davanzale solo per un istante precipitò giù. Un istinto gli fece muovere le ali e la coda nella maniera giusta e sentì che non solo poteva galleggiare nell’aria all’altezza che sceglieva, ma anche muo- 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Editoriale 13-07-2012 9:02 Pagina 166 Nel Segno del Sangue 166 versi in qua e in là. Puntò dritto a superare l’altezza della roccia nella quale, in una nicchia, aveva vissuto. Non si era reso conto che dietro di lui era saltata nel vuoto anche sua madre, che l’aveva covato, nutrito e difeso durante il periodo che va sotto il nome di immaturità. E ora, standogli al fianco, gli diceva: «Ho fatto tanto, per te! Non voglio che ti perda adesso che credi di poter fare da te». Cion-Bam-Bo, a quelle parole sentì venir meno l’entusiasmo dell’avventura. La mamma gli disse: «Hai preso la direzione della terra degli uomini. La conosco. Avrei preferito che restassi sul mare, che è il nostro regno fin quando gli uomini ce lo lasciano abitabile. Ho visto qualcuno dei nostri tutto bitumato… Pensa: gli uomini lo hanno ripulito e riconsegnato al volo! Io ho visto tutto questo con gli occhi miei. Come posso rispondere alla tua domanda: chi sono gli uomini? Ti darò una risposta provvisoria. Noi siamo gabbiani! Dobbiamo esserne fieri. Anche perché siamo così e non possiamo essere che così. Per fortuna è una bellissima vita, la nostra. L’uomo, invece, è ciò che vuole. Non sempre finisce in una condizione bellissima». A un tratto mamma gabbiano sentì che Cion-Bam-Bo aveva il fiato corto. Gli disse: «Figliolo, devi sfruttare le correnti favorevoli. Se non facciamo così, noi, che viviamo in volo, non ce la faremo mai. Vieni più vicino a me e impara a riconoscerle. Prima di tutto, convinciti che ci sono. Se ne sei convinto, le trovi». Doveva essere veramente allo stremo Cion-Bam-Bo, perché pur con uno sbuffo di impazienza si avvicinò alla madre e notò davvero che dove passava lei si volava nel riposo assoluto. Con le ali distese, i due si lasciarono trascinare verso l’interno del territorio, che partendo dal promontorio mozzato sul mare, alla cui base continuavano a ribollire le onde, degradava in pianura sulla quale ferveva l’attività degli uomini. Intanto Cion-Bam-Bo andava dicendo: «Lo avrei trovato anche da me questo fenomeno che permette di navigare senza fatica. Non l’ha mica inventato lei! Esiste in natura e quindi...». Il gabbiano madre, vedendo il figlio godersi quel volo senza una parola di gratitudine, ruppe il silenzio e disse: «Adesso non crogiolarti pensando che sia sempre un divertimento. Le correnti cambiano direzione e devi sapere dove vuoi andare. Inoltre qui non siamo sul mare, dove basta scendere per mangiare. Qui occorre conoscere i siti e accontentarsi». (continua) 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 13-07-2012 9:02 Pagina 167 4000 Messe Perpetue I Missionari del Preziosissimo Sangue, per facilitare la comunione di preghiera tra vivi e defunti, hanno istituito da oltre un secolo l’ Opera delle 4000 Messe Perpetue. Ogni anno vengono celebrate 4000 Messe per tutti gli iscritti, vivi o defunti. Per associarsi, o per iscrivere i propri cari, basta versare l’offerta di una Messa, una volta per sempre. Si rimane iscritti in perpetuo. Viene rilasciata una pagellina con il nome della persona iscritta. - 00181 ROMA 9 2 i, rn a N ia V om issimo Sangue s o zi re P l e [email protected] d u e ia n p : il a -m e Pia Unio 7 - c.c.p 391003 .87.03 8 Tel. e fax: 06/7 Abbonamento annuo alla Rivista Nel Segno del Sangue Ordinario: € 9,50 - Sostenitore € 15,00 Estero $ 22,00 Ringraziamo tutti coloro che rispondono con tanta generosità. 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Missioni 13-07-2012 9:02 Pagina 168 Nel Segno del Sangue 168 Le mucche della provvidenza di Giuseppe Montenegro 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Nel Segno del Sangue 13-07-2012 9:02 Pagina 169 Missioni 169 I n Africa tropicale chi volesse contare i bovini si smarrirebbe come se contasse le stelle del cielo. Certo sono più della popolazione che vive nei diversi Stati. Generalmente sono buoi di razza zebù. Hanno cioè una riserva di grasso sulla spalla che li fa sembrare come se avessero una gobba. Questa riserva è utile per le bestie, naturalmente, altrimenti la natura non la consentirebbe. Consente l’adattamento al clima e ai momenti di carestia. Le mandrie servono per la carne da vendere, per fare festa, per scambio di merce, per dote del ragazzo da dare alla famiglia della ragazza al momento di sposarsi. In rapporto alla dote, è usanza in Tanzania che quando nasce una bambina si fa grande festa, perché la sposa farà arricchire la propria famiglia; la quale riceverà una quantità considerevole di vitelli al momento dello sposalizio. La ragazza sarà valutata sempre di più per il rango della famiglia, per la sua bellezza e giovinezza e per la cultura o mestiere che esercita e per il numero di mucche che procurerà ai suoi. Al calare del sole le innumerevoli mandrie rientrano nei recinti accanto alle case dei proprietari. Esse si sono già abbeverate dopo il pascolo. Si formano allora scene meravigliose che si caratterizzano per il belare dei piccoli che richiamano le loro madri per una abbondante poppata prima che venga la notte. Vi racconto un fatto curioso che mi è capitato. Durante l’evangelizzazione si insegna ai neofiti l’uso della Bibbia. Generalmente ogni famiglia ne possiede una. Si è diffusa l’abitudine che uno legga mentre gli altri ascoltano e si fanno delle domande tra di loro per entrare più in profondità sulla comprensione dei vari avvenimenti del libro sacro. È sorprendente partecipare alle loro animate discussioni. Soprattutto la sera, quando la temperatura si abbassa di molto, la gente crea un falò con la legna abbondante che hanno, si pongono seduti in cerchio attorno al lettore e dibattono su vari avvenimenti del villaggio e degli episodi biblici. Il Missionario, dopo avere terminato il suo lavoro pastorale e di aiuto agli infermi, si unisce al gruppo per ascoltare e rispondere. In uno di questi incontri, si parlava della strana avventura capitata a Noè quando inventò il vino. Noè attirato dal sapore e dalla dolcezza, ne bevve quanto ne voleva, ma gli effetti secondari si fecero subito visibili. Si ubriacò, si spogliò nudo e cadde ubriaco a dormire saporitamente per terra, pensando di stare a letto! Dal capitolo nono del libro della Genesi leggiamo: 20Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna. 21Avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto all`interno della sua tenda. 22Cam, padre di Canaan, vide il padre scoperto e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori. 23Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono il padre scoperto; avendo rivolto la faccia indietro, non videro il padre scoperto. 24Quando Noè si fu risvegliato dall`ebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore; 25allora disse: «Sia maledetto Canaan! Schiavo degli schiavi sarà per i suoi fratelli!». 26Disse poi: «Benedetto il Signore, Dio di Sem, Canaan sia suo schiavo! 27Dio dilati Iafet e questi dimori nelle tende di Sem, Canaan sia suo schiavo!» (Gen 9, 20-26). Fin qui il brano biblico era preciso e condividevo con loro il racconto. Ma poi sorse una 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Missioni 13-07-2012 9:02 Pagina 170 Nel Segno del Sangue 170 domanda molto insidiosa. I presenti mi dissero: ”Il figlio maledetto da Noè siamo noi, vero? Perciò siamo neri e schiavi degli altri due figli, è così? “Assolutamente NO” - risposi subito. Pensai chi fosse stato il malvagio che aveva dato tale interpretazione al brano. Chi mai aveva spiegato che il figlio maledetto da Noè fosse diventato nero e gli altri due benedetti fossero bianchi. La loro domanda era risoluta: “Si o no?”. Insistetti con tutte le forze che era “no”. Allora come spiegare i due colori? Cercai di dare spiegazione con i vari colori dei fiori… Ma non vedevo l’espressione soddisfatta del loro viso. Cercai di spiegare che stando sotto tale temperatura del sole si prende una tinta più forte, ma anche questo non ottenne soddisfazione. In Europa tu spieghi che uno è puro o innocente e si dice è bianco come la neve. Volevo raccontare che loro sono innocenti e che il loro colore non dipende dal fatto raccontato dalla Bibbia. Ma come spiegarlo in Africa dove la neve non la vedono e non cade mai... Mentre parlavo chiedevo lume al Signore per dare una spiegazione esauriente alla loro domanda. Avrei voluto picchiare chi aveva dato una spiegazione così orribile di questo brano biblico… Forse l’aveva data qualche Pastore protestante o qualche razzista di altri tempi. Cercavo scientificamente di spiegare come i pigmenti della pelle dipendevano da diversi componenti organici. Ma tutti i miei sforzi risultavano inutili. Dissi anche con forza che il colore nero è bello e che i presenti erano tutti belli e belle e simpatici. Ma non c’era soddisfazione sul loro volto. Finalmente il Signore mi dette una illuminazione. Pensai che il bianco del latte mi poteva aiutare in questa discussione. Non molto lontano da dove godevamo il tiepido calore del falò c’era una mandria di buoi. Vidi esattamente mucche nere e mucche bianche. Per risolvere praticamente la differenza di colore dissi: “Vi racconto una cosa molto importante che vi potrà spiegare tutto ciò che stiamo discutendo”. Gli occhi di tutti mi fissarono con intensità. Continuai: “Ebbene voi avete ragio- ne che ci deve essere una differenza, perché so bene che le mucche bianche producono latte bianco… e le mucche nero producono latte nero!”. All’unisono si sentì un fortissimo “NO”. Continuai “come il latte è bianco anche se le mucche sono nere… così l’anima di tutti è bianca anche se abbiamo colori diversi… Siamo tutti uguali”. Tutti acconsentirono e i loro volti divennero luminosi, raggianti. Aggiunsi “La benedizione di Dio è per tutti, perché siamo tutti uguali”. Uno scroscio di applausi venne all’improvviso, come una liberazione da un’angoscia che li opprimeva. Con tono autorevole aggiunsi: “Vedete anche il sangue è rosso sia per i bianchi che per i neri, siamo dello stesso sangue che ha preso Gesù venendo al mondo, quindi siamo consanguinei con Lui”. Erano tutti più che soddisfatti, esaltati dalla verità. Tirai un sospiro di soddisfazione, come chi ha superato a pieni voti un esame di laurea molto difficile. La conversazione da quel giorno divenne un vero approfondimento della Parola di Dio. 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 13-07-2012 9:02 Pagina Nel Segno del Sangue 171 Sussidi 171 Sussidi Il Sangue di Cristo riscalda la nostra esistenza fredda, gelida di Rosario Pacillo CANTO INIZIALE S. Il Sangue di Cristo infuocato dallo Spirito celeste, che scioglie il gelo dai nostri cuori increduli e riscalda la nostra vita indifferente e fredda verso i nostri fratelli, sia con tutti voi. T. E con il tuo spirito. Il sacerdote introduce brevemente la preghiera. Dal Libro dei Salmi (147, 12-20) Celebra il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion, perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. Egli mette pace nei tuoi confini e ti sazia con fior di frumento. Manda sulla terra il suo messaggio: la sua parola corre veloce. Fa scendere la neve come lana, come polvere sparge la brina, getta come briciole la grandine: di fronte al suo gelo chi resiste? Manda la sua parola ed ecco le scioglie, fa soffiare il suo vento e scorrono le acque. Annunzia a Giacobbe la sua parola, i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele. Così non ha fatto con nessun altra nazione, non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Sussidi 13-07-2012 9:02 Pagina 172 Nel Segno del Sangue 172 Dal Vangelo secondo Giovanni (18, 15-18) Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: “Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?”. Egli disse: “Non lo sono”. Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. TESTI PATRISTICI MEDIEVALI Dall’Esposizione sui Salmi di Sant’Agostino (Sal. 147, 25) “Che cos’è un ghiaccio? Neve molto dura, molto congelata, tanto che non si scioglie così facilmente come la neve comune. La neve indurita, con il passare di molti anni o di secoli, uno dopo l’altro, si chiama ghiacciaio... Ci sono tipi molto duri, da paragonarsi non alla neve, 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Nel Segno del Sangue 13-07-2012 9:02 Pagina 173 Sussidi 173 ma al ghiacciaio... Basta che ci pensiamo un istante e subito ce ne vengono in mente di persone che anche noi conosciamo: gente dura, ostinata, resistente di fronte alla verità... Come Paolo: duro, ostinato contro la verità, urtante contro il Vangelo, quasi volesse restare solido a dispetto del sole”. Dall’Esposizione sui Salmi di Sant’Agostino (Sal. 147, 26) “Sono intirizzito dal freddo, sono congelato: quale calore mi scioglierà, sicché io possa correre? Chi mi libererà da questo corpo di morte? Chi può reggere di fronte al suo freddo? Ecco cosa risponde il Salmo: “Invierà la sua parola e li squaglierà”. Che significa “li squaglierà”? Non dovete intendere in senso peggiorativo questo squagliarsi. Vuol dire: “Li struggerà, li scioglierà”. Quando sui mucchi di neve si spande il calore del sole, si liquefanno e si abbassano... Soffia lo spirito che brucia, si scioglie il congelamento della cattività e della superbia e si corre verso Dio nel fervore della carità”. Dal Commento al Vangelo di S. Giovanni di S. Bonaventura (XVIII, 32) “Giovanni racconta che i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano. Anche Pietro stava con loro e si scaldava”. Qui si descrive il terzo aspetto del rinnegamento di Pietro, cioè il raffreddarsi dell’amore. Pietro già dimentico del Signore, stava per scaldarsi al fuoco con i servi e così, intiepidito senza calore interiore, cercava consolazione al di fuori. Al fuoco, prima di Pietro, si erano accostati i servi e le guardie, cioè coloro che avevano catturato Gesù. Giustamente Agostino ricordava che non era il tempo dell’inverno e tuttavia era ancora freddo, come suole accadere talvolta nell’equinozio di primavera. Ma Pietro si riscaldava perché aveva perduto quel fuoco di cui aveva parlato Gesù: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra”. Difatti era diventato tiepido. Beda nel suo commento dice che a tal punto il primo degli Apostoli si era intiepidito per il gelo dell’infedeltà, che ebbe paura a confessare Cristo, alla parola di una sola serva. Dalle omelie sul Cantico dei Cantici, di San Gregorio di Nissa (V) Poiché la natura umana era diventata pietra a causa dell’idolatria, ed era immobile nei confronti del meglio, tutta rappresa nel gelo del culto degli idoli, per questo motivo sorse su questo tremendo inverno il sole di giustizia. Si realizza così la primavera che scioglie siffatto gelo e riscalda, col sorgere dei raggi del sole, tutto quanto è al di sotto. E così l’uomo che era diventato come pietra ad opera di quel ghiaccio, riscaldato dallo Spirito e intiepidito dal raggio del Logos (Cristo) ritornò ad essere acqua che sprizzava per la vita eterna. 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Sussidi 13-07-2012 9:03 Pagina 174 Nel Segno del Sangue 174 Da “Il sacramento dell’Altare”, di Baldovino di Ford (II, 37) “Cristo il sole di giustizia, emise il suo calore quando, all’ora sesta, innalzato sulla croce per noi, riversò sul mondo (mediante il suo Sangue) il fuoco della sua carità... Nella morte egli è stato dissolto, per la potenza del suo amore e della sua intima compassione: ed allora si è verificato veramente lo sciogliersi della manna... Anche in noi comincia a scaldare il sole quando il nostro cuore brucia dal desiderio di amare Dio”. Il sacerdote aiuta la riflessione con un breve pensiero al termine del quale ognuno, in silenzio, può riflettere sulle circostanze in cui la sua fede e la sua carità appaiono gelide, e può chiedere a Gesù che con il fuoco proveniente dall’Eucarestia, possa scaldare la propria vita. PREGHIERE LIBERE Ad ogni intenzione rispondiamo con il versetto: “Il tuo Sangue, infuocato dallo Spirito, riscaldi il mio cuore freddo e indifferente”. PADRE NOSTRO Il tuo corpo donato e il tuo Sangue versato, come dalla Croce, irradino per noi luce, bontà da gustare, calore da accogliere per riscaldare la nostra esistenza troppo fredda, per la durezza del cuore, troppo gelida per l’incredulità, troppo insensibile a motivo dell’egoismo. Il tuo Sangue, uscito caldo dalla fornace del tuo costato, ammorbidisca il nostro cuore indurito; riaccenda in noi il desiderio di amarti, renda piena di zelo la nostra vita, riscaldi le nostre parole, riapra le nostre mani alla carità, ci faccia godere fin da ora la gioia della fiamma ardente che è nel tuo paradiso. Amen. Al termine dell’incontro prendiamo davanti al Signore l’impegno di sciogliere, chiedendo l’aiuto al Signore, qualche situazione in cui viviamo in modo freddo dei rapporti con i nostri familiari ed amici. 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Nel Segno del Sangue 13-07-2012 9:03 Pagina 175 Incontro di preghiera 175 INCONTRO DI PREGHIERA luglio 2012 La famiglia di Angela Rencricca CANTO ESPOSIZIONE EUCARISTICA ANNUNCIO DELLA PAROLA È vitale, oggi, ritrovare i fondamenti sui quali un nucleo familiare dà valore al suo essere, e con i quali questo nucleo si propone di contribuire allo sviluppo di una società più giusta, minacciata dai tentativi di allontanare Dio dalla visione distorta dei comportamenti sessuali e dal degrado dei rapporti tra le persone, nonché dai gravi problemi economici e sociali che incombono ai nostri giorni. 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Nel Segno del Sangue 13-07-2012 9:03 Pagina 176 Incontro di preghiera 176 La famiglia, intesa come famiglia cristiana, è il nucleo fondamentale per un sano sviluppo dei suoi componenti nel contesto interno ad esso e proiettato verso gli altri. I coniugi, in modo particolare, hanno il compito di dare una testimonianza valida della propria fede, ma non sempre i componenti del gruppo praticano la fede in modo coerente o addirittura viene a mancare. La disparità del sentimento religioso è anche causa di crisi nei rapporti di coppia, in quanto l’amore non è più vissuto come sentimento di donazione di sé e rispetto, ma prevale la forma egoista di una ricerca di piacere personale. Le diverse situazioni di criticità nei rapporti familiari e verso l’esterno, sono il frutto della mancanza di un interesse comune che si riflette nella educazione religiosa dei propri figli. È all’interno di questo contesto che i componenti della famiglia devono svolgere una prima attività missionaria mirata ad avvicinare e a far aderire alla fede i congiunti che ne sono lontani. È necessario riappropriarsi del vero significato dell’amore cristiano, che mira al bene dell’altro cercando di comprendere e accogliere. L’amore con la “A” maiuscola da prendere come esempio per crescere nella fede, è senza dubbio l’amore donatoci da Dio. Cristo, come Dio, sarebbe potuto apparire al mondo come, quando e nelle sembianze che avesse voluto, ma ha scelto di presentarsi al mondo incarnandosi uma- 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Nel Segno del Sangue 13-07-2012 9:03 Pagina 177 Incontro di preghiera 177 namente in un bambino da una madre e da un padre, se pur non consanguineo, umani. Nella famiglia il bambino è amato e impara ad amare a sua volta dall’amore ricevuto, che lo porterà in futuro a trasmettere ad altri l’esperienza di ”… una pronta e generosa disponibilità di tutti e di ciascuno alla comprensione, alla tolleranza, al perdono, alla riconciliazione…” (Familiaris Consortio). Spesso non si è consapevoli del reale ruolo che ogni componente assume all’interno del nucleo. Una caratteristica importante che contraddistingue un gruppo di persone, è la consanguineità che in ambito civile comporta uguali diritti, e questo deve intendersi come “fattore” di comunione. Quando la consanguineità non è vista come “valore” di comunione, può diventare fonte di egoismi per la stessa famiglia e causa di esclusione degli altri. Nelle famiglie cristiane questo provoca spesso confusione, facendo privilegiare il rapporto con i figli, diretti consanguinei, sminuendo quello con il coniuge: “… Nessuna famiglia ignora come l’egoismo, il disaccordo, le tensioni, i conflitti aggrediscano violentemente e a volte colpiscano mortalmente la propria comunione: di qui le molteplici e varie forme di divisione nella vita familiare” (Familiaris Consortio). La consanguineità non deve essere intesa come fattore assoluto per il rapporto interpersonale, ma deve aprirsi alla assunzione di un valore al di sopra dell’esperienza e della percezione fisica umana (trascendenza) del sangue di Cristo che è l’unica garanzia di comunione e vincolo di vero amore. Questo è evidente nella famiglia che Gesù ha scelto per venire al mondo, il sangue di Gesù umano, donato dalla madre, diventa divino perché è il sangue del Figlio di Dio; Giuseppe è il padre di Gesù anche se tra loro non c’è consanguineità: diventa chiara la trascendenza dei fattori umani. Da questo si può affermare che la famiglia è il nucleo di partenza di una visione più ampia del disegno di Dio, indicata dal suo stesso Figlio nel suo sacrificio sulla croce: “… Vedendo la madre e lì accanto il discepolo che egli amava, disse alla madre: ‘Donna, ecco il tuo figlio’! Poi disse al discepolo: ’Ecco tua madre’! E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa” (Gv 19, 26-27). Su questo Giovanni Paolo II afferma “di vedere il profondissimo legame che intercorre tra il sacramento del Corpo e Sangue del Signore e quella prima vitale cellula della società che è la famiglia”. Nella realtà umana la madre viene privata del Figlio, il Figlio sulla croce grondando sangue dà a sua madre una “casa”, una “famiglia”. Una famiglia che rafforza il legame al sangue di Cristo, mantiene il legame originale della consanguineità naturale, e inserisce un fattore umano in un valore che lo esalta e lo trascende: la consanguineità dei figli di Dio. 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Incontro di preghiera 13-07-2012 9:03 Pagina 178 Nel Segno del Sangue 178 Per attuare il disegno di Dio, la famiglia deve ritrovare il senso profondo rispondente alla propria realtà, deve ritrovarsi comunità di amore e di salvezza in una forte spinta di spiritualità. La famiglia cristiana intraprendendo un cammino di conversione, vive l’amore come comunione e servizio, come dono reciproco e apertura verso tutti, riflette nel mondo l’amore di Cristo. CANTO RIFLESSIONI Dalla capanna dove è venuto al mondo fino agli ultimi momenti della sua vita terrena, la famiglia per Gesù, ha avuto grande importanza per l’attuarsi del disegno di Dio. È utile riportare alla mente l’episodio delle nozze di Canaan. Lo scenario comprende i componenti di una famiglia già formata (Gesù, e Maria) e una che sta nascendo e che incontra la sua prima difficoltà. Gesù presente in quel momento, per intercessione di sua madre ha aiutato la nuova famiglia a superare la difficoltà. Quanto sentiamo la presenza di Cristo all’interno della nostra famiglia? Quanta importanza diamo al valore della preghiera? Ci uniamo ora a tutta la Chiesa per offrire al Padre il dono preziosissimo del sangue di Cristo, nostra gloria, salvezza e risurrezione. Eterno Padre, noi ti offriamo con Maria, Madre del Redentore del genere umano, il sangue che Gesù sparse con amore nella passione e ogni giorno offre in sacrificio nella celebrazione dell’Eucaristia. In unione alla vittima immolata per la salvezza del mondo, ti offriamo le azioni della giornata in espiazione dei nostri peccati, per la conversione dei peccatori, per le anime sante del purgatorio e per i bisogni della santa Chiesa. E in modo particolare: Generale: Perché i carcerati siano trattati con giustizia e venga rispettata la loro dignità umana. Missionaria: Perché i giovani, chiamati alla sequela di Cristo, si rendano disponibili a proclamare e testimoniare il Vangelo sino agli estremi confini della terra. BENEDIZIONE EUCARISTICA CANTO FINALE 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 13-07-2012 9:03 Pagina Nel Segno del Sangue 179 Attualità 179 LA VITA DEL GIUSTO: dai vizi alle virtù “LA SUPERBIA DELLA VITA” Madre che genera due figlie: Vanagloria e Ira di Romano Altobelli Parlare dei vizi serve per esercitarsi nell’acquisto delle virtù. Più si è virtuosi, meno si è viziosi. Proviamo a conoscere la superbia per imparare ad essere umili. Il tempo natalizio è il momento giusto per farci introdurre magistralmente da S. Agostino nella dinamica esistenziale umana e cristiana della superbia – umiltà: “Cosa vuol dire preparate la via del Signore se non: siate umili nei vostri pensieri? Prendete esempio di umiltà da Giovanni Battista che, scambiato per il Cristo, dice di non essere colui che gli altri credono sia. Si guarda bene dallo sfruttare l’errore degli altri per una sua affermazione personale. Se avesse detto di essere Cristo, sarebbe stato facilmente creduto, perché, poiché lo si credeva tale prima ancora che parlasse. Non lo disse: si riconobbe, si distinse, si umiliò. Avvertì dov’era per lui la salvezza: comprese di essere lucerna e temette, ebbe timore, perché non venisse spenta dal vento della superbia” 1 (Discorso 293,3) . 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Attualità 13-07-2012 9:03 Pagina 180 Nel Segno del Sangue 180 Cristo Gesù è l’antitesi di tutti i vizi capitali. Il Figlio di Dio si presenta nella storia umana come uomo, pur essendo Dio. Si umilia facendosi quello che non è: è Dio e si fa uomo - servo. La “Grandezza” si fa” Piccolezza”! Invece, l’uomo, piccolo, si fa grande: si fa dio. Entriamo, così, nella superbia intellettuale, l’attribuirsi una gloria che non è propria: la vanagloria. Umiltà nei pensieri e nel cuore è l’antitesi della superbia vanagloriosa e irosa. Alla fine del IV secolo troviamo Evagrio del Ponto, grande asceta e scrittore di cose spirituali, che per primo parla di vizi capitali2. Ne enumera otto, che S. Gregorio Magno riduce a sette3: alla superbia, il primo dei vizi capitali, abbina la vanagloria chiamata anche vanteria. La superbia intellettuale e vanagloriosa si manifesta con la disubbidienza, la iattanza, l’ipocrisia, la caparbietà, la discordia e la pretesa delle novità. Diagnosi della superbia intellettuale, vanagloriosa e irosa La superbia ha due figlie: la vanagloria e l’ira. Anche l’ira, figlia della superbia ha le sue espressioni: si scopre con le risse, il gonfiore della mente, gli insulti, le strilla, l’indignazione e le bestemmie. La superbia della mente, della vanagloria e dell’ira è presente nelle varie fasi della vita, perché la persona umana tende all’affermazione del proprio “io” a danno degli altri e a chiudersi nel proprio “io” egocentri- co. In questo modo è destinata a distruggersi. Il superbo si rivela e si presenta in modo vanitoso, perché in cerca di gloria che non ha: è vuoto, perciò, vana-glorioso; diventa anche goffo, perciò ridicolo. La superbia dei pensieri porta all’autosufficienza, alla presunzione, all’ambizione. Si comprende, allora, perché il superbo vana-glorioso diventa prepotente, fino a distruggere anche la verità: ha lo scopo di raggiungere i propri interessi. L’altro non esiste se non per usarlo e umiliarlo. La vanagloria nella superbia vuole attirare l’attenzione per essere ammirato e approvato. Non dà pace al ragazzo e al giovane finché non ha gustato una lode, finché non si sente dire che è bravo. Gli adolescenti e i giovani sono succubi del “bullismo”, fenomeno che rivela il vuoto del soggetto e la vanità della sua gloria. Gli adulti manifestano il loro orgoglio sentendosi autosufficienti, non bisognosi di alcuno; la loro presunzione parte dal di dentro e si manifesta con una chiarezza insopportabile. Altro modo superbo dell’adulto è l’ambizione e il successo: vivere per attestare a se stessi i traguardi raggiunti e farli conoscere agli altri. Finché non sale sul piedistallo e non siede sul trono, non si dà pace. Una volta arrivato, per giustificarsi si dà anche una motivazione sociale, politica, addirittura missionaria. Oggi, tipi di persone contagiate dalla malattia della superbia vana-gloriosa, sono sotto i nostri occhi e sono una rovina per tutti, per la famiglia, per la società. I figli, spesso, sono condizionati da padri e madri che pretendono da loro quanto non hanno potuto realizzare e, poi, poter dire: “mio figlio è…; mia figlia è…”. S. Giovanni nella sua prima lettera indica bene le tre radici dei vizi capitali: “La concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi, la concupiscenza della vita” (2,16). A noi, qui, interessa rilevare la concupiscenza della vita, perché questa non è altro che cercare il proprio “io” a livello dell’essere. È una radice avvelenata che condiziona tutta la nostra vita: i pensieri, le scelte, le decisioni, i comportamenti. Se non si è attenti e oculati questo veleno forma i serpenti velenosi: “Sarai come Dio”, dice il serpente ad Adamo ed Eva. “Basto a me stesso”, “non ho bisogno di te”, si dice orgogliosamente nelle relazioni con qualche membro della famiglia, del gruppo di amici, della società civile e religiosa. Si giunge anche ad affermare: “Non abbiamo bisogno di Dio”, siamo noi i creatori della vita, dicono scienziati e tecnologi. Il calciatore, dopo un goal, corre veloce verso le varie tribune di spettatori e grida: “Io sono” e manca poco che aggiunga: “Io sono Dio”. Letterariamente la superbia è descritta come una regina che viaggia in carrozza tirata da pavoni con le code aperte a ventaglio per mostrare i loro colori. La superbia ha il suo spirito: la fame di ostentazione, approvazione, tracotanza, vanità, narcisismo, insolenza, presunzione e violenza. 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Nel Segno del Sangue 13-07-2012 9:03 Pagina 181 Attualità 181 PIETER BRUGEL IL VECCHIO: Caduta degli angeli ribelli, Amsterdam 1562. Possiamo dire che l’incarnazione della superbia sono gli angeli ribelli, per i quali è stato creato l’inferno, e tutti i dittatori che la storia ci ha offerto Rileggendo il comportamento del primo uomo in Gen 3, è subito evidente che vuole diventare Dio. Il serpente ingannatore gli dice: “Diventerete come Dio. Conoscerete il bene e il male”. Viene immediatamente in mente che questo momento segna l’inizio della superbia intellettuale. Superbia che è rimasta sempre presente negli uomini e tra gli uomini. La nostra epoca è caratterizzata proprio dalla superbia intellettuale: allontanamento da Dio, anzi sostituzione di Dio con il dio della scienza e della tecnologia. La superbia dell’ultima generazione si fa dio, si pone al posto di Dio: scienza e tecnica si sposano e diventano creatrici di vita. Si può decidere chi, come e quando far nascere con la tecnica della fecondazione assistita; si possono clonare le persone, crearle tutte intelligenti o tutte con un’intelligenza manipolabile, tutte maschili o tutte femminili; dare la vita ad alcuni e non ad altri. La superbia scientifica e tecnologica non solo allontana da Dio, ma si sostituisce a lui. Una recente inchiesta sociologica ci dice quali sono i nuovi vizi degli italiani. Per quanto riguarda la superbia pongono l’accento sull’arroganza, l’irresponsabilità, lo scarso rispetto della natura dell’uomo, la competizione senza regole, il carrierismo, l’intolleranza. La terapia La diagnosi fatta chiede un’urgente terapia, pena la distruzione dell’uomo, della società e della convivenza umana. La terapia sta nel guardarci dentro e intorno a noi, prima di tutto per cambiare mentalità, modo di essere e di esistere, per migliorare di conseguenza il proprio stile di vita, i comportamenti suggeriti dalla superbia vana-gloriosa a danno personale e dell’intera umanità. Ma come? Con quale mezzo? La risposta è l’umiltà. Quando domandarono a S. Bernardo quali fossero le quattro virtù cardinali, rispose: Umiltà, umiltà, umiltà e umiltà. L’umiltà cura la malattia “superbia” con tre terapie: distaccarsi da quanto ci separa da Dio, aprire gli occhi sulla realtà, 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 13-07-2012 Attualità 9:03 Pagina 182 Nel Segno del Sangue 182 lasciarsi guidare dall’Amore. Non rimanere inchiodati da quello che separa da Dio porta a mettere ordine dentro di sé, ponendo le cose secondo la priorità del loro valore. Conoscere la propria realtà fangosa nella quale siamo immersi, conduce a rendersi conto quanto sia grande la bontà di Dio che ci tira fuori dalla melma in cui si è immersi. La superbia condusse il figliol prodigo a vivere con i porci, a impantanarsi in un porcile; riconobbe la realtà in cui era affogato, riconobbe la sua misera situazione; l’umiltà lo guarì: decise di uscire dalla triste condizione e tornò a vivere. Umilmente disse al padre, senza vergognarsi: “Ho peccato contro il cielo e contro di te. Consi- derami l’ultimo dei suoi servi”. Da quel momento si lasciò guidare dall’Amore del Padre. I pensieri, i bisogni, i sentimenti, i diritti personali hanno perso la loro forza e il loro falso valore e non lo hanno più comandato. Ha fatto ordine in sé, ponendo al primo posto Dio, valore assoluto, perché è Amore; ogni altra cosa, anche il proprio “io” è in relazione all’Altro e agli altri. Il Dio crocefisso, umile, obbediente è l’antitesi e la medicina di tutti i vizi, soprattutto dell’orgoglio. Egli, “maestro di umiltà”, c’insegna a essere umili: “O uomo, riconosci di essere uomo”. L’umiltà è verità, la verità di essere terra nelle mani di Dio, arricchiti dei suoi doni, anzi, divenuti total- mente “dono”. Apprèzzati, ma “senza decidere in quale precisa nicchia del tempio della Fama ti trovi” (C. S. Lewis).“Non vi gonfiate di orgoglio a favore di uno contro un altro. Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l’avessi ricevuto?”, ci ricorda S. Paolo (1Cor 4,67). Clive Staples Lewis, autore di Le lettere di Berlicche scrive in una lettera sull’orgoglio: “Per mezzo della virtù (dell’umiltà) Dio vuol stornare l’attenzione dell’uomo dal proprio io per volgerla verso di Sé e verso il prossimo (…). Quando (gli uomini) avranno veramente imparato ad amare il prossimo come se stessi, sarà loro permesso di amare se stessi come il prossimo” 4. Questa è la medicina risolutiva che guarisce il superbo: uscire da sé, andare verso l’Altro e gli altri per imparare ad amare se stessi; avere “una carità e una gratitudine per tutte le persone, compresa la propria”. NOTE 1 SANT’AGOSTINO, Discorsi, vol XXXIII (Nuova Biblioteca Agostiniana), Città Nuova Ed., Roma 1986, 227). 2 Cfr. EVAGRIO DEL PONTO, Gli otto spiriti maligni (a cura di F. Comello), Pratiche, Parma 1990. 3 Cfr S. GREGORIO MAGNO, Moralia in Job, XXXI, XLV, 87. 4 CLIVE STAPLES LEWIS, Le lettere di Berlicche, XIV, Oscar Mondadori, Milano 2011, 57-60. 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Nel Segno del Sangue 13-07-2012 9:03 Pagina 183 Missioni al popolo 183 Missione a San Giovanni Rotondo Esercizi spirituali del GFASC Dal 28 al 30 aprile, la Grande Famiglia del Sacro Cuore (GFASC) ha vissuto giorni di festa nello Spirito, a San Giovanni Rotondo. Ci ha guidato in questa esperienza don Domenico Parlavecchia (don Mimmo) della Congregazione del Preziosissimo Sangue. Ha sviluppato il tema: “Rievangelizzare la vita familiare e comunitaria per diventare “icona” credibile della bellezza di Dio”, priorità consegnata dal XVI Capitolo Generale delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, nel 2010. La maggior parte delle famiglie presenti sono consacrate al Sacro Cuore. I gruppi erano di varie città d’Italia, dove le Apostole del Sacro Cuore di Gesù svolgono il loro apostolato: Oppido Mamertina, Forlì, Motta di Livenza, Milano, Bari, Noicattaro, Noci, Cassano Murge, Manoppello, Pineto, Guglionesi, Salerno, Roma, Acilia (RM), San Severo, San Giovanni Rotondo. Le famiglie appartenenti al GFASC, fanno un cammino di spiritualità lasciandosi guidare dal Carisma della Fondatrice, la Serva di Dio Madre Clelia Merloni, che indica il Cuore aperto di Gesù tenerezza, la misericordia, la bellezza del suo Cuore che ci ama infinitamente. Le riflessioni del padre missionario erano piene di saggezza e ispirate dallo Spirito Santo. È stata presentata la bellezza di Dio nel contesto biblico, nella creazione e nell’Antico Testamento. Nel Nuovo Testamento Gesù, bellezza del Padre, si incarna e ci salva. Ci ama e ci insegna ad amare. Bellezza che ci trasfigura, ci riveste di bontà e ci fa nuove creature nello Spirito. È stato citato più volte Sant’Agostino che esalta la bellezza: “Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai”; e di San Tommaso d’Aquino, teologo della bellezza. Le 280 persone presenti hanno potuto sperimentare la bontà di Dio e la sua bellezza, anche attraverso la figura di san Gaspare del Bufalo, il bello dell’annuncio tinto di rosso del Sangue Preziosissimo di Gesù che ci ha rinnovati, lavati e guariti. Era presente per questa esperienza, la Madre Generale dell’istituto, Madre Chiara Millea, che in tanti momenti si è commossa vedendo nel volto di ogni persona, la gioia, la pace, cuori aperti alla dimensione spirituale, a far conoscere e a vivere la bellezza di Dio presen- te dentro e fuori di noi. È stato presente p. Marcio Luciano Martins de Souza, dedito per tutto il tempo dopo il vivo invito del missionario a rendere belle le nostre anime nel sacramento della riconciliazione. Ringraziamo il Signore per questa esperienza meravigliosa. Siamo stati coperti dalla bellezza d Dio e, rivestiti da questa bellezza, abbiamo preso l’impegno a portarla, come cristiani, nel seno delle nostre famiglie, nella vita della Chiesa e nel mondo che ci circonda. Risplenda nel nostro volto la bellezza di Dio. Il più bello deve ancora arrivare! Un Sogno del missionario, un prossimo raduno nazionale fra USC e GFASC insieme, Dio lo voglia! Quanto più amo Dio e il mio prossimo, più bello divento, perché LUI è con me. Le mie tenebre si trasformano in gioia, in luce, in bellezza! Suor Maria Dalcin, ASCJ 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Missioni al popolo 13-07-2012 9:03 Pagina 184 Nel Segno del Sangue 184 I missionari del preziosissimo sangue di Gesù a San Giovanni Rotondo “I giovani e la vita piena” Feedback e riflessioni a margine Annunciare Cristo nei luoghi dove vive la gente, lavoro, scuola, famiglia, comunità. Un modo diverso di vivere la missionarietà quello portato avanti dai Missionari del Preziosissimo Sangue, apostoli innestati nel carisma di san Gaspare del Bufalo, chiamati per annunciare e testimoniare ai vicini e ai lontani quanto l’esperienza di Dio può cambiare la vita dandole nuovo senso ed orientamento. In occasione del IX Anniversario della Canonizzazione di Santa Maria De Mattias, le sue Figlie spirituali residenti a San Giovanni Rotondo, hanno invitato sacerdoti e seminaristi dei Missionari di San Gaspare del Bufalo, che dal 14 al 19 maggio hanno incontrato gli studenti delle scuole offrendo momenti di riflessione all’interno dell’ora di religione cattolica. Non sono mancate altre occasioni d’incontro. In particolar modo ogni pomeriggio sono stati disponibili per incontrare i giovani e per confessare presso la parrocchia di san Leonardo Abate, Chiesa madre della cittadina garganica, e in alcune serate hanno organizzato incontri, offrendo meditazioni nel salone parrocchiale. La settimana si è poi conclusa con un musical realizzato dai giovani in Piazza Padre Pio. Il tema “I giovani e la vita piena”. Proposta stimolante che bene si sposa con il singolare tempo della gioventù, tutto proteso alla ricerca di idee e proposte in grado di colmare il profondo desiderio di verità ed autenticità che ne caratterizza la vita. Mediatori di questa proposta altri giovani, sacerdoti e seminaristi, suore Adoratrici del Sangue di Cristo e future consacrate, che attraverso le loro testimonianze, bene attenzionate dai nostri giovani, hanno lasciato trasparire una luce in grado di illuminare le menti, una gioia capace d’interrogare e sorprendere, un amore che ha scaldato i cuori e anche una pace intravista nella loro serena e risoluta scelta di vita. Considerazioni importanti, direttamente ricavate da un feedback avuto con i ragazzi, che sintetizzano quanto loro stessi con un dire più immediato hanno voluto comunicare. “Si vedeva che erano felici”; “Mi trasmettevano pace”; ecc… Perché? Il successivo passaggio è allora quello di orientare meglio quest’affermazioni con una decisiva domanda: Perché? Cos’è quella luce, quella gioia, quella pace? Non il frutto di un impegno perso- nale del soggetto, non un atto coercitivo che ci s’impone a priori, ben preparato, orchestrato o recitato, ma l’oggettivazione del proprio cammino di conversione, ovvero della propria esperienza di Dio. Il mondo e i giovani di oggi hanno bisogno di chi renda loro credibile la possibilità di incontrare Dio e fare esperienza di Lui e del suo amore. Di chi dica loro: “Dio c’è e ti ama. Lo so perché ama anche me, mi sento amato/a. Me l’ha fatto capire, ho imparato a discernere il suo amore e a scoprire la sua volontà …”. Parole che abbiamo sentito risuonare negli incontri con i giovani. L’incontro con una Persona Responsabilità per ogni cristiano, profezia per le nostre Chiese. Perché Dio, in Cristo suo Figlio, incarnato, crocifisso e risorto, ci ha voluto dire che Egli non è un’idea ma è una Persona. Nella misura in cui non entriamo in relazione con questa Persona, non potremo essere suoi discepoli e neanche potremo avere quella intelligenza delle Scritture, che la Chiesa ci dona e che è decisiva e cruciale per intendere la sua volontà. Facciamo infatti esperienza di Dio attraverso una serie infinita di mediazioni, di ponti e collegamenti che ci connettono a Lui. La presenza dei missionari e la loro devozione al Sangue di Gesù, ma anche la centralità che nel loro cammino formativo occupa la Parola di Dio, mediante la sana pratica della Lectio Divina, c’indica quale deve 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Nel Segno del Sangue 13-07-2012 9:03 Pagina 185 Missioni al popolo 185 essere il retto cammino e la giusta scansione di questi momenti. Abbiamo innanzitutto la centralità della Parola di Dio. L’esperienza di Cristo incontrato nella Parola, diviene intimità feconda e nutrimento nell’eucarestia e poi apertura, accoglienza e comunione nella tensione verso la fraternità, in particolar modo verso i poveri e verso gli ultimi. Si può assumere come icona il racconto dell’apparizione di Gesù ai discepoli di Emmaus (Lc 24,1335). Prima c’è l’incontro con la Parola, e il mediatore è il Risorto stesso, e poi c’è il riconoscimento nell’Eucarestia, nel suo Corpo e nel suo Sangue, e solo in terza istanza abbiamo la Missione verso i fratelli. Fare memoria per riscoprire la propria diaconia Le testimonianze dei missionari e il loro incontro con i giovani sarà dunque incisivo e realmente performativo se attingerà sempre a questa sorgente. Lo abbiamo osservato, l’Eucarestia è memoriale, ma anche la vita può esserlo. Rintracciare il passaggio, spesso evidente di Dio, guardare alla propria vita con uno sguardo sapienziale, è un dono della grazia divina, ed è anche quell’eredità che va offerta come testimonianza a quanti cercano Dio. Ecco il senso e il valore delle testimonianze che tanto scuotono, che sorprendono e a volte inquietano. Tuttavia bisogna anche tenere presente che questo discorso è sempre in fieri, che l’esperienza di Dio va sempre oggettivata, che la con- versione è sempre in atto. Questo significa interpretare la propria missione come una diaconia. È Dio il protagonista della missione. Il Padre manda il Figlio, il Figlio dona lo Spirito Santo. È chiaro l’obiettivo: “che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4). Ogni missionario è allora come un prolungamento dell’unica missione trinitaria. Esperienza che sarà consolante e che rinsalderà autonomia e libertà. Non potremo avanzare alcuna pretesa, perché ognuno sarà servo e strumento dell’Opera di Dio. Conclusione Che in questo tempo difficile e complesso, tormentato e pieno di dubbi e d’incertezze, il carisma di San Gaspare del Bufalo e di Santa Maria De Mattias possa donare a quanti cercano Dio un anelito di speranza e di pace. L’autore della 1 Pt può affermare: “Dalle sue piaghe siete stati guariti” (1 Pt 2,24). Quel Sangue che sgorga dalla croce, come balsamo si effonde su tutta l’umanità donando consolazione, guarigione e pace, ma anche gratitudine e gioia per quanti sanno discernere l’amore che Dio, in Cristo suo Figlio e mediante lo Spirito, ha voluto donare. Comunione che si rinnova nell’incontro eucaristico, secondo le parole stesse di Gesù: “Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue ha la Vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,54). Presenza che diventa preghiera, canto e invocazione a favore di ogni uomo: “Sangue di Gesù, guariscici, rinnovaci, liberaci. Amen”. Giovanni Chifari, Docente di Teologia Biblica 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Missioni al popolo 13-07-2012 9:03 Pagina 186 Nel Segno del Sangue 186 ANTOLOGIA DI VOCI… I giorni che voi missionari avete trascorso qui con noi nella nostra città sono stati DIO-MERAVIGLIOSI. Li considero un grande dono di Dio perché abbiamo compreso la bellezza di vivere nella passione del Suo caldo sangue che porta solo alla VITA VERA. Ciò che io ho sentito maggiormente è proprio l'amore di Cristo, ho capito davvero che LUI MI AMA per quello che sono, che è LUI a venirmi incontro. LUI che si fa pane e si fa piccolo come me per entrare nel mio cuore e farmi sentire il Suo calore di Padre. È Lui che mi chiede cosa voglio, cosa davvero mi rende felice e mi riempie il cuore di amore puro. È Lui che in quel pane spezzato si fa cibo per la mia anima. Ho imparato che le risposte alle nostre domande sono da ricercare solo nella parte più profonda del nostro essere. Siamo noi a costruire la nostra storia e a renderla speciale. Siamo noi a scegliere di diventare santi... DIO ci chiama TUTTI alla santità. La missione mi ha insegnato ad aprirmi agli altri, ad aprire le mie braccia, i miei occhi e il mio cuore. Mi ha insegnato che solamente scoprendo la mia verità posso donarmi agli altri. La missione mi ha lasciato un segno indelebile nell'anima e la voglia di essere io stessa missionaria anche nel mio piccolo. Mi ha lasciato la voglia di far conoscere agli altri la bellezza di vivere nel e dell'AMORE DI CRISTO! LA VITA è BELLA! Sì, la vita è bella davvero se la viviamo nell'amore. Maria Grazia Vincitorio È stato come andare per una settimana al campo scuola, ma la destinazione non era una località particolare, la destinazione era (ed è ancora oggi x me) il cuore di Gesù. Ora dopo questa missione lo sento più vicino, più presente nella mia vita, nelle cose che faccio, più di quanto non lo era già prima! È una cosa stupenda, perché ora sento di sprizzare di gioia e di voler annunciare a tutti che noi valiamo tutto il sangue di Cristo! Ho rivalutato le nostre suore, che già amavo tanto, ma ora le sento molto vicine; ho rivalutato la mia vita, insomma un po’ tutto. Chiara Di Nunzio In quella settimana con i Missionari ho sentito un forte bisogno di ascoltare e di capire. Le provocazioni ricevute mi hanno fatto davvero riflettere sull'Amore verso Gesù. Ho cercato di dare delle risposte ai miei perché! Mi chiedevo perché facevo alcune cose con superficialità, perché a volte non avevo voglia di incontrarLo, perché mi perdevo nelle cose futili della vita! In quella settimana i Missionari, per me, sono stati una risposta, un aiuto nel capire che nonostante alcuni momenti di difficoltà e di su- 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Nel Segno del Sangue 13-07-2012 9:03 Pagina 187 Missioni al popolo 187 perficialità, ce la metto tutta a rimediare e a provarci sempre... ad affidarmi a Lui, a fare di Lui il senso della mia vita. Quest'esperienza mi è servita molto e i Missionari sono per me il dono che Dio ha fatto a tutti noi e dobbiamo custodirlo, perché grazie a loro che portano la Parola di Dio ovunque, noi riusciamo a renderci conto che Dio ci ama davvero tanto!.... P.S. ogni tanto faccio fatica a trovarLo, ma grazie alle vostre parole so che posso farcela e che nonostante tutto Lui è sempre con me... Mara "Rispondere all'Amore si può... "La vita è un dono immenso"... "Tu vali il sangue di Cristo"... solo alcuni dei messaggi meravigliosi che ci sono stati donati dai Missionari in una settimana di grazia per San Giovanni Rotondo! Due sacerdoti, due suore, una postulante e tre seminaristi: un piccolo grande esercito armato d'amore per Dio che ha marciato con una gioia contagiosa, aiutandoci a spalancare le porte (a volte chiuse) del nostro cuore per permettere a Dio di invadere la nostra vita, trasformandola in un canto di allegria! Durante la missione è stato significativo vivere con la comunità le lodi al mattino, affidando a Dio la giornata e portando la Sua letizia a scuola, a lavoro, a casa... I missionari hanno incontrato i giovani e le famiglie, ma anche gli ammalati sono stati visitati da questi raggi di speranza per ricordare loro che sono parte viva della comunità e che le loro sofferenze, unite al Sangue di Gesù, rendono più forte la Chiesa. Di queste persone innamorate di Dio, custodisco nel cuore l'entusiasmo instancabile, la luce dello sguardo, l'affetto, i sorrisi, la dolcezza... Ringrazio il Signore per questa esperienza breve ma intensissima. Gli chiedo di accompagnare tutti verso il Suo cuore per aiutare anche noi ad essere missionari nel nostro piccolo, nel nostro "ordinario straordinario". Chiara Calò Devo dire che per essere un ragazzo da pochissimo uscito da una situazione (in quanto a relazioni sociali) abbastanza disastrata, mi sento molto contento di questo mio cambiamento radicale. Per questo devo ringraziare soprattutto i miei fratelli (che penso voi non conosciate) e poi il gruppo tutto della Chiesa, compreso don Andrea che mi hanno fatto capire che per essere accettato dagli altri bisogna prima accettare se stessi. Per quanto riguarda l'incontro con voi Missionari è stato molto costruttivo ed istruttivo perché in primis mi ha permesso di conoscere persone nuove e poi di scrutare ancor di più nel mio subconscio (grazie all'incontro sulle proprie paure che fra l'altro è stata la cosa che più mi ha colpito di questa avventura). Questo è tutto... saluti a tutti e spero di rincontrarvi un giorno non molto lontano. Davide Savino 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Storia 13-07-2012 9:03 Pagina 188 Nel Segno del Sangue 188 La casa della Santa di Michele Colagiovanni N ella Casa di Santa Maria De Mattias a Vallecorsa vi è una piccola collezione di manuali di devozione grazie alla donazione del coniugi Raimondo e Cristina Dettori, come si può leggere nel sito www.liciniorefice.it cercandolo su internet. Vogliono ricordare la grande funzione culturale che essi svolsero nell’alfabetizzazione delle donne nell’Ottocento. Su libri come quelli Maria De Mattias imparò a leggere e a scrivere. Alla donazione iniziale altri se ne sono aggiunti e tra questi alcuni giunti dall’Argentina, perché Adelaida Negri, soprano di fama internazionale, per cause che hanno del romanzesco, è entrata in contatto con i Missionari del Preziosissimo Sangue e con le Adoratrici, con la Ciociaria, Patrica, Vallecorsa e ha voluto aggiungere alcuni antichi libretti della sua famiglia nella collezione della Casa della Santa. Li depose con le proprie mani e sono ancora lì come li ha collocati lei. Anche recentemente mi ha inviato da Barcellona, dove era occasionalmente nel suo viaggio di ritorno in Argentina, un libretto sulla Visita alle Sette Chiese, accompagnato da un biglietto nel quale aveva scritto: «Caro don Michele, ho trovato tra gli oggetti personali di mia mamma questo libretto che risale al 1885, e che probabilmente apparteneva alla mia nonna piemontese. Affido a lei l’incarico di portarlo alla Casa di Santa Maria De Mattias, quando sarà a Vallecorsa. Ringraziando…» eccetera. Ometto i complimenti perché sono il minino che si possa fare per una donna che sta riscoprendo il teatro lirico religioso (Cecilia e Samaritana di Licinio Refice, Poliuto di Gaetano Donizetti…). Affida a me l’incarico di depositare il cimelio perché durante l’ultima sua visita in Italia voleva compiere di persona il gesto, ma altri impegni glielo hanno impedito. Comunque sono già due volte che visita la Casa della Santa a Vallecorsa e è stata ancor più spesso a Patrica per il suo attuale interesse per il musicista patricano. Il minuscolo libretto, di sole sedici pagine più copertina, è interessante. L’aspetto, molto liso, attesta un uso assiduo. È intitolato Visita alle Sette Chiese nel Giovedì Santo al Sepolcro di Gesù Cristo. Le sette stazioni fanno riflettere sui seguenti temi: 1. Il sudore di sangue nell’Orto. 2. Gesù trascinato ai Tribunali. 3. Gesù posposto a Barabba. 4. Gesù flagellato. 5. Gesù coronato di spine. 6. Gesù crocifisso. 7. Gesù ferito nel costato. Ogni sosta prevede una brevissima meditazione che ha lo scopo di approfondire la considerazione dell’oltraggio che viene fatto a Gesù (Dio che si fa 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Nel Segno del Sangue 13-07-2012 9:03 Pagina 189 Storia 189 uomo), dall’uomo che si fa Dio nell’episodio da lui vissuto e, a contrasto, l’amore con il quale Gesù risponde all’oltraggio, offrendo una via di redenzione al colpevole. Segue una Orazione, con la quale l’orante si impegna a dare la risposta giusta all’offerta di salvezza mediante la conversione. Si aggiungono tre Pater Ave e Gloria e la strofetta «Santa Madre, deh voi fate, che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore» Come è noto la Visita alle Sette Chiese si fa risalire all’attività pastorale di San Filippo Neri, a Roma. Gli studi più recenti sono orientati a credere che il Santo si sia limitato a rimettere in auge una devozione molto più antica, legata ai pellegrinaggi dell’Anno Santo (il primo fu nel 1300, come è noto) se non addirittura originario del periodo post costantiniano, quando la Chiesa si consolidò e presero piede le Stazioni alle Sette principali Chiese dell’Urbe1. Lasciando da parte la questione storica dell’origine di questa pratica di devozione, essa da Roma si diffuse nel mondo cristiano prescindendo dalle chiese di Roma. Un fenomeno analogo all’origine della Via Crucis che nacque a Gerusalemme sui luoghi reali e poi si diffuse con stazioni simboliche in tutto il mondo. Si narra nella vita di Santa Begga, badessa di Andenne (615-709) che, di ritorno in Belgio da un pellegrinaggio a Roma, facesse costruire attorno alla chiesa principale del suo Monastero sei cappelle. Il luogo fu chiamato Sept-Églises. Riguardo al numero delle chiese stabilito per la pratica di pietà, il sette, non può dubitarsi che derivi dall’archetipo della creazione biblica. La Genesi descrive l’azione di Dio intento a dare origine a tutte le cose. La creazione del tempo e dello spazio si compie in sette giorni, incluso quello del necessario riposo. Se il Tempo fu creato con il primo istante e poi cominciò a decorrere, la creazione delle cose, che è in evoluzione anch’essa, nella sua strutturazione fondamentale accadde in sette stadi che la Bibbia chiama giorni. Da essi deriva la Settimana. I rivoluzionari di Francia, che miravano a porre l’Io al posto di Dio e la Scienza al posto della Fede (non ammettendo che possono andare – anzi devono andare – d’accordo) tentarono di sostituire la scansione settimanale con il Decadì. Il giorno festivo sarebbe dovuto essere il giorno decimo, in omaggio al sistema decimale. Il tentativo fallì – come tutti sanno. Quegli illuministi, troppo abbagliati dalla loro illuminazione comprendevano che il numero sette tramandava una sorta di sacralità insita nel tempo come è insita nell’uomo e a essa la scienza non può dare risposte. Il tempo, dunque, è scandito in settenari finalizzati alla festa. Anche la qualità del tempo è decodificabile attraverso il numero sette. Per aiutarci a viverlo bene abbiamo disponibili sette Sacramenti. Nel corso del tempo si possono sviluppare, per l’uomo che vi è immerso e trascinato, sette situazioni di pericolo, da evitare: sono i Sette Vizi Capitali. Vi sono però anche sette opportunità; anzi sette più sette che riguardano il corpo e l’anima: le Opere di Misericordia corporali e altrettante di natura spirituale. Le materiali acquistano valore spirituale e le spirituali si riflettono beneficamente anche nella vita materiale. I doni dello spirito Santo sono dello stesso numero. Anche le virtù: tre teologali e quattro cardinali… Non si finirebbe più di elencare, perché l’archetipo di questo numero, essendo fissato dalla Storia Sacra, porta quasi come un obbligo a trovare sette situazioni per richiamarlo alla mente. Non dovette fare molto sforzo l’Albertini quando decise di comporre la Coroncina del Preziosissimo Sangue, alla quale sicuramente il libretto donato dalla Signora Negri si ispira. Basti segnalare che vi è riportata la giaculatoria: «Eterno Padre io vi offro il Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo in isconto dei miei peccati, e per i bisogni della Santa Chiesa» con i cento giorni di indulgenza concessa da Pio VII il 20 marzo 1817 ogni volta che si recita. Se ciò non bastasse sono frequenti i riferimenti espliciti al Sangue. Nella prima stazione: «Caro Gesù, io vi ringrazio di quel Sangue prezioso, che con tanto dolore del vostro Cuore sudaste da tutto il vostro Corpo; […]. Deh quelle stille preziose del vostro Sangue divino, invece di cadere sulla nuda terra, cadano sul mio cuore, e lo purifichino, lo ammolliscano e lo accendano di amore per voi. E voi, Madre Santissi- 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 13-07-2012 Storia 9:03 Pagina 190 Nel Segno del Sangue 190 ma, offrite per me all’Eterno Padre questo Sangue prezioso, acciocché in virtù del medesimo mi perdoni tutti i miei peccati». Nella quarta: «Oh quanto Sangue versa il buon Gesù per tutto il suo corpo… […]. E voi, Maria Santissima, offerite all’Eterno Padre queste ferite e questo Sangue prezioso, ed ottenetemi una sincera contrizione…». Nella quinta: «E voi, Maria Santissima, offerite per me all’Eterno Padre quelle spine tinte del Sangue preziosissimo di Gesù, ed ottenetemi la grazia di vincere la mia superbia…». Nella sesta: «Nel vostro Sangue, nelle vostre Piaghe io pongo tutta la mia speranza; per questo Sangue, per questa Piaghe, perdonatemi… […]. E voi Maria Santissima, che trafitta dal dolore vedeste spirar sulla Croce il vostro santissimo Figliuolo, offerite all’Eterno Padre le Piaghe, il Sangue…». Nella settima: «E voi, Maria Santissima, offerite all’Eterno Padre questo Cuore santissimo ferito per me, e quel Sangue e quell’acqua uscita fuori dalla sua piaga, ed ottenetemi che io non mi parta mai più dal tabernacolo di questo Cuore divino…». Domenica primo luglio il libricino è stato posto nella bacheca dei libretti devozionali, secondo il desiderio della Signora Adelaida Negri. Intanto, prendendo lo spunto dal fatto che in paese ormai la Casa di Santa Maria De Mattias è chiamata comunemente la Casa della Santa non se ne potrebbe fare “La Casa della Santità”, collezionandovi i santini di tutti i Santi di ogni epoca, in modo da farne una sorta di teca della iconocografia mondiale? Io ne ho già donati forse quattromila, in parte anche disposti in ordine alfabetico e registrati. Certo, occorrerebbe star dietro a catalogarli e disporli in forma facilmente rintracciabile. Ma che bel passatempo per chi vuole creare un luogo che facilmente assurgerebbe a notorietà nazionale per la sua specificità. Le sette chiese romane del R. P. P. Onofrio Panuinio [Panvinio], [Agostiniano] Veronese, tradotte da Marco Antonio Lanfranchi, Per gli heredi di Antonio Blado, in Roma 1570, con Priuilegio. E anche: Memorie sacre delle Sette Chiese di Roma e degli altri luoghi, che si trouano per le strade di esse. Parte seconda in cui si tratta del modo di visitar dette Chiese. Composte da Giovanni Severano da San Seuerino, Prete della Congregazione dell’Oratorio di Roma, per Giacomo Mascardi, in Roma 1630. Con licenza de Superiori. 1 03 nel segno luglio 2012:03 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 Nel Segno del Sangue 13-07-2012 9:03 Pagina 191 Umorismo 191 Il lato comico di Comik REPUBBLICA MONARCHICA Chi legge il profilo biografico di Eugenio Scalfari sull’enciclopedia on line www.treccani.it apprende che nacque a Civitavecchia nel 1924; che è tra i maggiori editorialisti italiani; che nel 1976 ha fondato La Repubblica di cui è stato direttore. Prima ancora, nel 1955, aveva dato vita, con Arrigo Benedetti, alla rivista L'Espresso. Deputato per il Partito socialista italiano (1968-72) ha ottenuto onoreficenze e vinto numerosi premi. Nemmeno mezza parola sul suo passato di fascista convinto. Scriveva per Roma Fascista e per Nuovo Occidente. Mussolini stesso lo giudicava troppo integralista. Solo l’esito della guerra gli mise giudizio. Adesso fa omelie domenicali laiciste. Dopo aver trasmigrato di penna in penna nel ventaglio politico, fondò tutto per sé un giornale su cui scrivere. Lo chiamò La Repubblica, senza aggiunte. Ma lo spazio per l’aggiunta c’è o si può trovare. Per vari anni è stata una Repubblica monarchica. Se si guarda sul mappamondo si trovano attestate varie tipologie di Repubbliche e se non sono espresse a parole, le differenze ci sono: Repubblica Popolare Cinese; Repubblica di Corea del Nord, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Islamica dell’Afganistan, Repubblica Islamica dell’Iran e così via; una diversa dall’altra, anche quando l’aggettivo o l’apposizione sono identici. Non c’è nulla di più camaleontico del termine repubblica. Scalfari sa aspettare. Per adesso è solo laicista, ma all’interno della sua Repubblica è ligio alla sua chiesa, cioè clericalissimo anticlericale. ANTIPAPI Eugenio Scalfari, Marco Pannella e Benedetto XVI sono i tre pontefici della vita quotidiana mediatica odierna. In effetti tutti e tre pontificano. I primi due sono cisteverini, il terzo e trasteverino. Marco I, al secolo Giacinto Marco Pannella, da naufrago nel mare delle sue stesse parole, si lascia trasportare dalle onde agitate, sicché il suo assistente al trono di tanto in tanto lo deve riportare all’argomento che tratta. Vi resta pochi secondi, trascinato altrove dall’ispirazione che lo spinge sulle ali dell’autocelebrazione. Rievoca i propri successi e di conseguenza i benefici che l’Italia avrebbe avuto dalle iniziative radicali da lui promosse. Sciorina i numeri degli aborti e dei divorzi per dimostrare in quanti abbiano aderito, fedeli e infedeli. I quali, però – lamenta – al momento del voto non lo ripagano con la plebiscitaria adesione con la quale adottano il comportamento legalizzato. Si vede che conservano un residuo di ragionevolezza. Che ognuno faccia quel che gli pare sarà pur bello, ma non è cosa buona, ma non sarebbe cosa né buona, né giusta. Eugenio I (alias Eugenio Scalfari) è più compassato e cattedratico. Quando parla le parole risultano costruite bene e anche le virgole, il punto fermo, i due punti e gli interrogativi. Marco I e Eugenio I si beccano qualche volta tra loro. Hanno bisogno di dimostrare che l’uno è più papa dell’altro. Tutti e due, però, sono agguerriti contro Benedetto XVI. Marco I lo fa con parole aggressive, irriverenti; Eugenio I con maggiore aplomb. Lo ha definito di recente «teologo mediocre», ma gli ha dato atto che scrive bene. Che dice Benedetto XVI dei due rivali? Nulla. Non ha bisogno di dimostrare di essere l’unico vero Pontefice. Gli basta esserlo. 04 nel segno maggio luglio 2012:04 nel segno maggio giugno2012 D1958_12 13-07-2012 9:07 Pagina 1