Paginadue Cultura Che libro ti penti di aver letto? Beppe Braida conduttore tg Allora Beppe, quale libro ti penti di aver letto nella vita? Mah, guarda, tiro a caso: il libro di Costantino Vitagliano. giovanni pasetti gallerista intellettuale Quale libro ti penti di aver letto nella vita? Pierino Porcospino, un libretto per bambini scritto da uno psichiatra tedesco, Heinrich Hoffmann. Ah, stai parlando di “Costantino Desnudo”, un libro messo insieme da Alfonso Signorini, con la prefazione di Maurizio Costanzo… Vedo che lo conosci fin troppo bene per i miei gusti! Stammi un po’ meno vicino, per favore. Io dei libri conosco solo i titoli, mica li leggo! Ma dimmi: quale libro ha negativamente influenzato, in gioventù, formazione e carattere? Direi, senza esitazione, il libro di Costantino. Ma ti ho chiesto in gioventù, mica era ancora stato scritto! Sì, ma era nell’aria… Quale ha negativamente influenzato, in gioventù, formazione e carattere? Il Piccolo Principe. Troppo buonista. Quale libro ricevuto in regalo ti rifiuti di leggere? Quello di Costantino. Purtroppo ce l’ho doppio. E a rileggerlo non ci penso nemmeno! Quale libro ricevuto in regalo ti rifiuti di leggere? Il Catalogo IKEA. Quale libro non regaleresti mai, nemmeno al tuo peggior nemico? Mah, se dovessi scegliere… anche qui tiro a caso: quello di Costantino. Quale temi ti venga regalato? Il Codice Da Vinci. Quale libro non regaleresti mai, nemmeno al tuo peggior nemico? Va’ dove ti porta il cuore. Quale libro non porteresti mai su un’isola deserta? Lo stradario di Mantova. Quale libro non tieni sul comodino? L’Enciclopedia Treccani. Quali autori manderesti idealmente al rogo, insieme alle loro opere? Bevilacqua, Crepet, Tamaro. Quali altri, invece, fisicamente? I Postmoderni insinceri, da non confondersi con gli Anteretrogradi sinceri. claudio batta Enimmista Quale libro ti penti di aver letto nella vita? Il mio (La Nimmistica - Ed. Kowalski, 112 p.) Quale ha negativamente in- Quale libro temi ti venga regalato? Dovrei pensarci… Ma credo quello di Costantino. Quale libro non porteresti mai su un’isola deserta? Eh, questa è difficile… su un’isola deserta… Facciamo quello di Costantino. Quale libro non tieni sul comodino? Quello di Costantino: la sua vicinanza mi creerebbe degli incubi spaventosi! Quale autore manderesti “idealmente” al rogo, insieme alle sue opere? Se proprio dovessi scegliere, direi Costantino Vitagliano, ma non credo che sia un autore e anche se lo fosse, non mi risulta abbia scritto delle opere. Quale altro, invece, sul rogo “fisicamente”? Non so, non è nel mio stile accanirmi contro chicchesia. Se proprio devi estorcermi un nome, dico Costantino Vitagliano, così, pescato dal mucchio, anche se non credo che sia giusto nei suoi confronti, poverino, in fondo ha solo scritto un libro, oddio un libro… Ha solo scritto, oddio scritto… il verbo scrivere accanto a Costantino è una contraddizione in termini… Diciamo che intanto lo mandiamo al rogo, poi vedrai che qualcosa avrà pur fatto per meritarselo… fluenzato, in gioventù, formazione e carattere? Il Manuale delle Giovani Marmotte (Ed. Walt Disney, 158 p.) Alberoni. Quale libro ricevuto in regalo ti rifiuti di leggere? Umbra Dei e Palpebre del Cinema, Luce. - Bruno De Marchi, Ed. Euresis. Magari è bello, ma solo a leggere il titolo fa paura… Quale libro temi ti venga regalato e non vorresti mai e poi mai leggere? Uno qualsiasi di Alberoni. Quale altro, invece, fisicamente? Alberoni. IL BIDONE DELLA LETTERATURA Pronto Festival, il format ideato da Il Notturno e Radio Base e sperimentato con successo al recente Mantova Musica Festival, ritorna alla 9^ edizione di Festivaletteratura. Questa volta, invece di portare musica nuova a domicilio, ritirerà, ancora a domicilio, libri inutili, dannosi, doppi (in tutti i sensi), regalati e mai letti, diseducativi o, in buona sostanza, libri che oggettivamente fanno schifo. A bordo di mezzi a trazione muscolare, attrezzati per l’occasione, una squadra specializzata di operatori ecologico-culturali, farà visita a chi avrà richiesto il servizio, telefonando o inviando un SMS al numero 335 6902493. Il cedente, in cambio dei libri, dovrà pagare pegno per il suo atto di lesa maestà nei confronti della letteratura, rispondendo alle domande impertinenti dei nomadi cronisti. I libri ritirati, non faranno la fine di quelli arsi in Fahrenheit 451 ma, nello spirito politicamente corretto di un’iniziativa altrimenti giudicabile iconoclasta, saranno posti in uno speciale e ben segnalato contenitore, sistemato in Piazza G. Marconi, all’angolo con Via P.F. Calvi, di materiale trasparente, affinché tutti possano vedere la fine miserevole cui è destinata la cattiva letteratura. Chi vorrà direttamente portare il proprio contributo culturale direttamente sul luogo di raccolta e smaltimento differenziato delle letteratura, potrà ritirare, in cambio del suo gesto liberatorio, una copia del nuovo numero de Il Notturno di Mantova, sfilandolo dal comodo dispenser, sistemato a fianco del bidone della letteratura. In tal senso prenderà corpo la metafora spazzatura in cambio di spazzatura, che sottotitola questa versione di Pronto Festival. I libri scartati e gettati nel bidone, dove andranno? Domenica 11 settembre 2005 saranno banditi all’asta a prezzi infimi (base d’asta Euro 0,50, con rialzi di Euro 0,10) per simboleggiare che anche la letteratura si può riciclare. Il ricavato, anche misero, sarà devoluto a qualche associazione culturale che si occupa di scolarizzare fasce a rischio d’analfabetizzazione. I libri che nessuno vorrà acquistare, nemmeno a sottocosto di peso cartaceo, saranno infine trasformati in coriandoli, da spargere al vento nelle prossime iniziative “culturali” de Il Notturno. mago galonio maestro di vita Quale libro ti penti di aver letto? Nessuno, non ho mai letto un cazzo in vita mia. Quale lettura ha negativamente influenzato, in gioventù, formazione e carattere? Avevo una professoressa che amava leggere ad alta voce delle puttanate di un certo Manzoni, pensa te, la storia di due che ne fanno di cotte e di crude per stare un po’ da soli e alla fine non trombano mai... Ti rendi conto? 800 pagine di stronzate per dire che ’sta ciulata non s’ha da fare! Quale libro ricevuto in regalo ti rifiuti di leggere? Tutti, senza distinzione, non mi piace fare delle differenze. Quale libro temi ti venga regalato? Un libro di quel fighettino di Branco che sembra pettinato con il mocio vileda, ma anche Paolo Fox mi sta sui coglioni. Sono solo dei ciarlatani che si prendono gioco della gente, solo perchè per la maggior parte sono dei babbei rincoglioniti che credono negli oroscopi. Quale non porteresti mai su un’isola deserta? La cucina italiana - Ricette d’oro. Quale libro non regaleresti mai, nemmeno al tuo peggior nemico? L’autobiografia di quel ciarlatano del Mago Otelma. Quale libro non tieni sul comodino? “L’ultima notte”, di Emiliano Grisostolo. Non tanto per i contenuti: è il titolo che sicuramente disturberebbe il mio sonno… Ma che cazzo ne so! Su un’isola deserta ci porterei un battello di gnocche, altroché libri. Fanculo leggere, leggi cosa c’è scritto su ’sta fava, leggi. Quale autore manderesti idealmente al rogo, con le sue opere? Quale libro non porteresti mai su un’isola deserta? Quale libro non tieni sul comodino? Il mio comodino è già occupato da fruste e manette, scatole di preservativi e videocassette di un certo livello... dove cazzo li metto i libri? Eh? Quali autori manderesti al rogo, insieme alle loro opere? Tutti, senza distinzione di sesso, razza, religione, età, estrazione sociale, preferenze sessuali e credo politico. E’ ora di finirla con le discriminazioni! Un po’ di etica non guasta. E adesso caccia il centone promesso! Paginatre Cultura Ecco le risposte dei nostri VIP diego parassole cabarettista antonio cornacchione SILVIOLOGO Quale libro ti penti di aver letto nella vita? Nessuno… se un libro non mi piace lo lascio a metà… anzi in molti casi non arrivo neanche a metà. Coi film è più facile: uso senza pietà il tasto “avanti veloce”. Chiaro: non abitualmente… solo quando un film non mi acchiappa: però c’è sempre la voglia di sapere come va a finire e allora “avanti veloce”. Con i libri non si può fare. Peccato. Quale ha negativamente influenzato, in gioventù, formazione e carattere? Le avventure di Gianburrasca. Mi sono identificato un po’ troppo. E anche “Tom Sawyer”: sono due libri che hanno fatto di me un piccolo teppista. O forse ero un piccolo teppista e per quello mi piacevano quei libri… Quale libro ricevuto in regalo ti rifiuteresti di leggere? Uno qualsiasi di Bruno Vespa. Però mai nessuno ha osato regalarmene uno. In ogni caso li ri-regalerei ai miei peggiori nemici. Ma forse non ho “peggiori nemici”. Per questo nessuno mi ha mai regalato un libro di Bruno Vespa. Quale libro ti penti di aver letto nella vita? Confessioni di una santa. Quale ha negativamente influenzato, in gioventù, formazione e carattere? Nando il montatore. Quale libro ricevuto in regalo ti rifiuti di leggere? Storia scientifica dei quanti, di Antonio Zichichi. Quale temi ti venga regalato e non vorresti mai e poi mai leggere? Dio esiste: c’è la prova scientifica, di Antonio Zichichi. Quale libro non regaleresti mai, nemmeno al tuo peggior nemico? Manuale: come fare un’insalata. Quale temi ti venga regalato e non vorresti proprio leggere? Un libro di Bruno vespa… regalatomi da Bruno Vespa in persona. Quale libro non porteresti mai su un’isola deserta? Robinson Crusoe. Quale libro non regaleresti mai, nemmeno al peggior nemico? Un libro di Bruno Vespa. Anzi no, quello lo regalerei a Bruno Vespa. Sono prevenuto nei suoi confronti? Ehi dico… tu hai mai visto una trasmissione di Bruno Vespa? Quale libro non tieni sul comodino? Insonnia, di M. Marrins. Quale libro non porteresti mai su un’isola deserta? Robinson Crusoe… mi sembrerebbe di prendermi per i fondelli da solo. E un libro di Bruno Vespa? Quello sì: c’è sempre bisogno di carta per accendere un fuoco! Quale libro non tieni sul comodino? “Va dove ti porta il cuore”. A dire il vero me l’avevano regalato… ma l’ho mandato là dove lo portava il cuore! E il mio libro… (“Sono robe che fanno girare gli ammennicoli” ed. Kowalsky – giusto per non farsi pubblicità) l’ho letto e riletto troppe volte… so già come va a finire. In ogni caso lo consiglio a tutti i lettori: se vi piace potrete tenerlo… altrimenti potrete sempre regalarlo… magari a Bruno Vespa. Quali autori manderesti idealmente al rogo, insieme alle loro opere? I cuochi che scrivono libri di cucina. Che poi, per preparare uno qualsiasi dei loro piatti, spendi più che andare al ristorante. Quali altri, invece, fisicamente? I cuochi che scrivono libri di ricette “facili-da-fare”. Quali autori manderesti “idealmente” al rogo, insieme alle loro opere? Nessuno. Ho rispetto per la letteratura… un po’ meno per certi libri che non lo sono. In ogni caso, ogni lettore sceglie i libri che si merita. E comunque… quanti leggono veramente i libri che comprano? filosofo transumanista Quale libro ti penti di aver letto nella vita? A cinque anni ho letto l’Origine delle specie di Darwin, giusto per farmi una ragione del mio essere al mondo. Se non l’avessi letto non mi sarebbe frullata per la mente la malsana idea di indagare il divenire postumano e forse oggi sarei un calciatore …e avrei sposato una velina. Quale ti ha negativamente influenzato, in gioventù, formazione e carattere? In gioventù? Quindi, prima di compiere cinque anni… Ancora non sapevo leggere, ma mio nonno mi leggeva sempre qualcosa per farmi addormentare nella culla. Ricordo che un giorno mi lesse Umano troppo umano di Nietzsche. Credo che quel libro abbia lasciato il segno. Quale libro hai ricevuto in regalo e ti rifiuti di leggere? Opowiesci o pilocie Pirxie di Stanislaw Lem. Non che il libro non sia bello. E non può essere nemmeno una scusa il fatto che è in lingua originale. Chi non conosce il polacco al giorno d’oggi? Il problema è che ho già letto la traduzione in italiano. Quale libro non regaleresti mai, nemmeno al tuo peggior nemico? Implicazioni epistemologiche dell’algebra quaternionica di Pietro Taricone (vedi pag. 5). Il testo testimonia un progresso intellettuale rispetto al Piccolo libro, ma resta decisamente al di sotto delle aspettative. Mi duole dirlo, ma è palesemente errata l’interpretazione tariconiana dei Principia Mathematica di Bertrand Russell. Quale temi ti venga regalato? La traduzione in russo di Opowiesci o pilocie Pirxie. Quale libro non porteresti mai su un’isola deserta? Il Catechismo di Joseph Ratzinger. Leggendolo, scoprirei che tutto ciò che un normale essere umano desidera è immorale. Considerando che sull’isola non si possono più soddisfare i bisogni peccaminosi, bramoso di ottenere la vita eterna, eviterei di costruire zattere, gettare in mare messaggi nelle bottiglie e accendere fuochi per segnalare alle navi la mia presenza. Non tornerei più nel mondo civile e mia mamma ne soffrirebbe. Quale libro non tieni sul comodino? Citizen Cyborg di James Hughes. La bibbia del transumanista va tenuta archiviata in forma digitale in un microchip direttamente impiantato nel cervello. Quali autori manderesti idealmente al rogo, insieme alle loro opere La lista è lunga. Inizierei con tutti gli autori postmoderni nemici della tecnoscienza: Derrida, Latour, Vattimo, Feyerabend, Bloor, ecc. Proseguirei con gli ambientalisti radicali e catastrofisti alla Jeremy Riftkin. Finirei con i maghi, i veggenti e gli astrologi. Escluso Mago Galonio, beninteso. Quali altri, invece, manderesti “fisicamente” al rogo? Nessuno, neanche Bruno Vespa… A proposito: Emilio Fede che tu sappia, ha mai scritto libri? Quali altri, invece, fisicamente? Non so se sarei mai così cattivo, ma per Socci potrei farci un pensierino… sergio sgrilli musicista cabarettista Quale libro ti penti di aver letto? Difficilmente arrivo a finire un libro che non mi emoziona o non mi appassiona. Devo comunque ringraziare un sacco di “robe” brutte per avermi aiutato ad apprezzare quelle belle. Sergio Sgrilli con Antonio Galuzzi, direttore del Notturno nonché autore del cabarettista di Follonica, al Festivaletteratura 2004 riccardo campa Quale ha negativamente influenzato, in gioventù, formazione e carattere? La lettura obbligata e l’interpretazione guidata della Bibbia. Quale libro ricevuto in regalo ti rifiuti di leggere? Tutti i libri di autori stranieri in lingua originale: fatico già con l’italiano... Quale temi ti venga regalato e non vorresti mai e poi mai leggere? Libri scritti da comici o che parlano di new economy. Quale libro non regaleresti mai, nemmeno al tuo peggior nemico? L’autobiografia delle sorelle Lecciso. Quale libro non porteresti mai su un’isola deserta? Uno con le pagine plastificate... Sai, la carta, in alcuni momenti, fa proprio comodo… Quale libro non tieni sul comodino? Nessun libro sul comodino, nè tv in camera: il letto è sacro per il riposo e per quelle poche volte in cui... Quali autori manderesti al rogo, insieme alle loro opere? Nessuno. A meno che Paolo Meneguzzi si metta a scrivere un libro, s’intende… Paginaquattro il fondo del barile Rubriche “Cosa fai, lasci lì il più buono?” Articolo contenente sconcezze: non leggere se sei urtato dalla volgarità IO LODO IL “LODO PETRUCCI” Anche chi ha in odio il giuoco del calcio, tra i vari tormentoni estivi, non ha potuto ignorare, che tra figc, tar del lazio, versamenti irpef, fideiussioni e ripescaggi c’è di mezzo il Lodo Petrucci. L’idea del Petrucci, è stata quella di concedere alle società sportive fallite, una seconda chance, senza infamia ma con “lodo”. Solo nel caso del Genoa nulla si è potuto, perché in quel caso più che di un mancato pagamento si è trattato di qualche “versamento” di troppo. A Genova in quei giorni sembrava di assistere ad un nuovo G8 piuttosto che all’annuncio della C1. Certe cose succedono solo nel calcio, ma nella vita di tutti i giorni, per superare le avversità, si può prenderla solo “sportivamente”. La mia proposta è quella di estendere i benefici del Lodo Petrucci a ogni tipo di fallimento. Il tuo matrimonio sta andando a pezzi? Lodo Petrucci “Matrimoniale”! Potrai così avvalerti del ripescaggio di una tua ex morosa, svincolando a parametro zero l’attuale moglie. Non riesci ad estinguere il mutuo della casa? Lodo Petrucci “immobiliare”! Il debito ti sarà dilazionato in 200 anni senza interessi, recuperando inoltre l’iva e l’ici ma solo nel caso tu sia un azionista della Lazio. Ti sei rotto i coglioni di andare a lavorare? Lodo Petrucci “anno sabbatico”! Potrai goderti una stagione di squalifica dal lavoro dedicandoti ai tuoi hobby (es. giocare a calcio) ricevendo comunque lo stipendio con rimborsi spesa in caso gli hobby ti portino in trasferta. Di tutti questi vantaggi potranno usufruire anche quelle aziende che non hanno mai avuto privilegi. N.B.: del Lodo si può usufruire solo una volta. È consigliabile quindi servirsene per l’ultimo dei possibili ripescaggi – quello delle categorie dell’aldilà. In punto di morte, la paventata possibilità di passare l’eternità dei tuoi giorni all’inferno si fa concreta? Lodo Petrucci “last minute”! Ripartirai dal girone dei ripescati in Purgatorio! Corrado Andreani IN REDAZIONE Enrico Alberini - Corrado Andreani Riccardo Campa - Antonio Galuzzi Antonio Voceri HANNO COLLABORATO Claudio Batta - Davide Bellelli - Beppe Braida Fabrizio Casalino - Antonio Cornacchione Alberto Grandi - Teo Guadalupi - Mago Galonio Lorenzo Mari - Nicola Martinelli - Alfredo Minutoli Sebastiano Onano - Diego Parassole Giovanni Pasetti - Alberto Patrucco - Fabrizio Pescara - Sergio Sgrilli - Roberta Vesentini L’alimentazione per molti rappresenta un problema: ci sono gli anoressici, i bulimici, i compulsivi... Le origini dei disordini alimentari risiedono, spesso, nelle abitudini assorbite da piccoli. Ognuno di noi, per esempio, durante la sua pre-adolescenza, sarà stato vittima di questa assillante domanda: “Ma cosa fai, lasci quello? Ma non lo sai che quello è il più buono?” Logicamente la risposta più adeguata sarebbe stata: “Sarà anche buona, ’sta merda, ma farsi una padella di cazzi propri?” Però, da ragazzino, mancava prontezza di spirito e lessico da scaricatore di porto. Così, toccava sorbirsi ’sto “più buono”. Di questa categoria fanno parte, a pieno diritto, cose disgustose: il grasso del prosciutto, il nervo della bistecca, la panna del latte, la buccia della pesca, il bordo della pizza, l’olio del tonno, la pelle del pollo, il torsolo della mela, l’inchiostro della seppia, il rosmarino delle patate arrosto, la muffa del gorgonzola, la testa del pesce, il culo della gallina, la cotica dello zampone, il gambo del carciofo, la crosta del formaggio, l’unto della teglia, la gelatina della simmenthal, la broda dei fagioli in scatola... Questa imposizione, nel caso di molti uomini, ha prodotto patologie di carattere sessuale in età adulta. Molti giovani uomini, infatti, al cospetto di un rapporto orale ritenuto incompleto, pare protestino: “Ma come, lasci lì il più buono?” Tony Vox BENVENUTO A MANTOVA, FORESTIERO sebastiano onano ALBERTO PATRUCCO presenta - Il governatore del Texas ha firmato in mattinata una legge su misura per interrompere l’eutanasia di un giovane malato terminale. La vita prima di tutto. Nel primo pomeriggio ha firmato tre sentenze capitali. - Sulla questione Terry Schiavo l’America si è divisa. Da una parte gli attivisti per la vita, dall’altra i favorevoli all’eutanasia. Erano facilmente distinguibili: gli attivisti per la vita erano quelli con la mimetica! - L’Unione rischia di spaccarsi. Tema del contendere, l’uscita graduale dall’Iraq. Margherita e Ds propongono un ritiro graduale delle truppe; Rifondazione e Verdi un ritiro immediato. Ancora una volta l’Unione è sul punto di esplodere. Pare addirittura che, vista l’imminente scadenza elettorale, Piero Fassino abbia chiesto a Bertinotti una spaccatura graduale della coalizione. - Giuliana Sgrena è stata rapita dalle Brigate Verdi di Allah, i famosi tagliatori di teste. Poi è stata ceduta al Movimento di Maometto, conosciuti come i sicari di Bagdad. Poi è passata al Fronte di Liberazione Islamico, i temibili predoni del deserto. Infine sono cominciati i pericoli! Non ti conosco turista, forestiero, avventore culturale della prima ora o sprovveduto nomade dell’ultima, ma sono felice che tu sia qui, nella mia città. Ti do il benvenuto da parte del Circolo Culturale “Il Notturno”, associazione che non ti chiede nulla, non vuole venderti libri, gadget o coinvolgerti nel volontariato formativo, culturale, autopromozionale. È mia intenzione e desiderio lasciarti libero di godere, senza “interruzioni pubblicitarie”, il patrimonio artistico mantovano. Potrai così scoprire, senza l’ansia di “dover” essere in un determinato luogo e ad un preciso orario, la “tua neonata mantouanità”, quella che ti porterai nel cuore dal momento in cui ci lascerai. Così facendo sarai “uno di noi”, perché noi siamo così: ci facciamo gli stracazzi nostri! Se passeggiando per la città dovesse venirti l’impulso di eliminare un libro di un autore che ti sta particolarmente sui coglioni, potrai partecipare all’evento: “il bidone della letteratura” Ogni giorno, da giovedì 8 a domenica 11 settembre, in piazza Marconi (quella per intenderci dove c’è il bar “Venezia”), all’angolo di via Calvi (quella per intendersi dove c’è il bar “La Ducale”), potrai gettare il libro nell’apposito contenitore, ritirando in cambio una copia del “Il Notturno di Mantova”, dando spiegazione (scritta) sul tazebao del cahier de doléance dei lettori di libri inutili o dannosi. Altre informazioni su questa nuova irritante iniziativa del Notturno, nell’articolo ad essa dedicata. P.S. durante la tua permanenza a Mantova in questi giorni probabilmente troverai qualcuno che parla di libri (capita spesso negli ultimi 9 anni). ARIETE Nelle scelte affettive ascoltate prima il cuore della donna. Se batte, allora potete farvela. Testo sconsigliato: L’IMMORALISTA. TORO Siamo alle solite: non vi arrischiate mai a prendere decisioni senza aver prima riflettuto abbastanza. Ricordatevi però che la vita biologica degli esseri viventi ha un termine. Testo sconsigliato: AMLETO. GEMELLI Siete sull’orlo di un baratro. Ma niente paura, riuscirete a fare dei grandi passi in avanti… Testo sconsigliato: ODISSEA. CANCRO Anche se le stelle sembrano stare a guardare, non abbiate timore: non si sono dimenticate di voi, stanno solo prendendo la mira. Testo sconsigliato: PER CHI SUONA LA CAMPANA. LEONE Sarete animati da buoni propositi e disposti a darvi da fare. Purtroppo le palate sui denti non tengono contro delle buone azioni. Testo sconsigliato: CANDIDO O L’OTTIMISMO. VERGINE Non ostinatevi in un progetto che ha rarissime possibilità di essere realizzato. D’accordo, deve tornare, ma non siete voi il nuovo Messia. Testo sconsigliato: IL NUOVO TESTAMENTO. BILANCIA Un’esemplare rettitudine di pensiero ed azione accompagnerà la vostra nobiltà d’animo: andando a puttane, aprirete loro lo sportello e darete loro del lei. Testo sconsigliato: LA COSCIENZA DI ZENO. SCORPIONE Se non siete più giovanissimi, deciderete di sottoporvi ad una serie di controlli medici. Chissà, potreste anche non aver bisogno di fare i regali di Natale. Testo sconsigliato: I DOLORI DEL GIOVANE WERTHER. SAGITTARIO Le idee che vi verranno in mente saranno numerose, ma non di facile realizzazione perché non tengono conto degli aspetti pratici della vostra situazione. In effetti, vivere in un polmone d’acciaio ha qualche limitazione. Testo sconsigliato: IL CONTE DI MONTECRISTO. CAPRICORNO In amore, è arrivato il momento di sfoderare le vostre armi segrete: cloroformio e robusta corda. E generosi come siete, farete partecipare gli amici ai vostri incontri galanti. Testo sconsigliato: FOTO DI GRUPPO CON SIGNORA. ACQUARIO Riuscirete a coinvolgere altre persone in un passatempo originale e azzardato. Purtroppo i festini a base di crack richiamano l’attenzione di perditempo e forze dell’ordine. Testo sconsigliato: CANNE AL VENTO. PESCI In amore, non siete ancora pronti al grande passo, anche perché, nonostante le recenti conquiste delle coppie di fatto, non è ancora possibile sposarsi con la propria mano. Testo sconsigliato: ASPETTANDO GODOT. Paginacinque Scoop ! VO I S U L C S E La biblioteca dei Savoia Il rientro in Italia dei Savoia ha riservato più sorprese ai Savoia che non all’Italia. L’ultima scoperta della casa regnante è stata che gli italiani leggono in italiano. Dopo la sconvolgente scoperta ora stanno correndo ai ripari, acquistando i libri più significativi pubblicati nel Bel Paese. Quella delle incomprensioni linguistiche tra l’Italia e Casa Savoia è una storia lunga. Per più di mezzo secolo gli italiani hanno cercato di spiegare alla famiglia reale che la Savoia non ha mai fatto parte dell’Italia. Ma a nulla sono valsi i tentativi. Storici, politici, intellettuali, giornalisti si sono mobilitati sin dal dopoguerra per fare capire ai Savoia che dell’esilio dovevano farsene una ragione. E che dovevano essere ben felici che in passato fosse stato permesso loro di regnare per più di ottant’anni, nonostante più di un’obiezione potesse essere sollevata sull’incoronazione. In fondo, la Savoia era stata ceduta insieme a Nizza alla Francia il 24 marzo del 1860 - quindi prima dell’unificazione - secondo una clausola dei patti di Plombières. La conseguenza - ovvia per tutti ma non per loro - era che non potevano reclamare la corona del regno d’Italia allora. Come non possono pretendere la corona della Repubblica Italiana oggi. Primo perché stranieri. Secondo perché la repubblica non è retta da un re. È un po’ come se il Principe di Andorra pretendesse di essere Re della Repubblica francese. Ma ogni tentativo è risultato vano. Facciamo allora un passo indietro, per capire l’origine dell’equivoco. Narrano gli storici che ci aveva già provato Garibaldi a spiegare a Vittorio Emanuele II di Savoia che non poteva farsi proclamare re d’Italia. Questi l’aveva prontamente zittito, ricordandogli che anche lui, il Garibaldi, era di Nizza e quindi non poteva farsi proclamare Eroe d’Italia. Sorge il sospetto che i Savoia abbiano ceduto Nizza alla Francia proprio per mettere all’angolo l’artefice dell’unità d’Italia. Sta di fatto che il primo parlamento italiano, riunito a Torino nel febbraio del 1861, quale primo atto affidò la corona italiana ad un esponente di Casa Savoia. E l’eroe dei Mille dovette incassare il colpo in silenzio. Ora i Savoia vogliono evitare tutti i malintesi dei loro predecessori. Perciò si sono messi a leggere in italiano. A dire il vero, per il momento si sono messi a comprare libri in italiano. Per imparare a leggerli c’è tempo. In fin dei conti si possono sempre guardare le figure. Loro di figure (e figuracce) se ne intendono. FLAVIO BRIATORE - Io me ne fotto Lui se ne fotte, di donne! E se ne fotte anche di voi lettori. Consigli di un uomo arrivato laddove nessun essere umano potrà mai arrivare. Pagine: 212 Le avventure erotiche di Roberto Formigoni Un’autobiografia non autorizzata, tratta dalle registrazioni delle sedute psicoanalitiche all’Asl numero 6 della Regione Lombardia. Pagine: 1 (bianca) GIANNI MINOLI - Va’ dove ti porta il quorum La Repubblica sconfisse la Monarchia ma, in realtà, non si raggiunse il quorum. Una straordinaria inchiesta dell’ex conduttore di Mixer. Pagine: 1.946 PIETRO TARICONE - Implicazioni epistemologiche dell’algebra quaternionica Dopo il “Piccolo libro”, una nuova raccolta di aforismi sui piaceri della seduzione intellettuale BRUNO VESPA - Il sacrificio Berlusconi capro espiatorio? Vittima sacrificale? Terza punta? Il conduttore di Porta a Porta svela la profetica strategia del Cavaliere per la nostra salvezza FLAVIA VENTO - Oltre il sogno Tra il fantascientifico e il surreale, ecco il romanzo d’esordio di una tra le più promettenti comunicatrici alle prese con una fetish-story d’altri tempi Paginasei Reportage Il nostro documentarista visita luoghi un tempo meta di mercanti e pirati SESSO E RELIGIONE DA RODI A IBIZA Molti turisti europei, in particolare italiani, sono vittime di una curiosa sindrome. Quella che potrei definire la sindrome del leghista errante e che consiste nel cercare aria di casa all’estero. Si tratta di un atteggiamento ossessivo, di cui risulta difficile stabilire l’origine, se non affidandosi a ipotesi non suffragate da adeguati riscontri scientifici. Proviamoci. In una qualsiasi agenzia di viaggi può capitare di sentire un cliente, alla scrivania accanto, chiedere espressamente un villaggio in Tunisia con cucina italiana, animazione italiana, guida turistica italiana. Al che si potrebbe obiettare: “Cosa cacchio espatri a fare? Stattene in Italia!” Le teorie, al riguardo, sono varie. La più gettonata è che un villaggio super attrezzato all’estero, il più delle volte, costa meno di una pensione scalcinata a Iesolo. Questo è probabile. Ma è altrettanto attendibile un’ardita ipotesi alternativa. Pensando a Milano, alla Medina araba di via Imbonati, alla torcida peruviana di Viale Monza, alla China Town di zona Sarpi e così via, viene da pensare che ci sia così tanto estero in Italia che molti italiani sentono di doversi ritagliare un angolo idealizzato di Italia all’estero. Un’Italia da sogno, dove tutto funziona, dove l’extracomunitario (indigeno, ndr) al massimo fa il cameriere, non iscrive i suoi figli all’asilo e quindi non rompe i gioielli al piccolo borghese nostrano. E’ un’Italia finta, da villaggio, appunto. In occasione della stagione estiva 2005, data la nascita del nostro primogenito avvenuta pochi mesi prima, la parola d’ordine - mia e di mia moglie Rosanna - fu: “Quest’anno stiamo a casa.” Dovemmo dunque pagare pegno alla nostra coerenza, quando, pochi giorni dopo quel perentorio proposito, prenotammo due viaggi: uno a Rodi, in maggio; uno a Ibiza, in giugno. Però, rigorosamente in villaggio turistico, dal momento che con un neonato al seguito servivano supporti logistici di ogni sorta. Ivi compreso il tiro con fucile ad aria compressa. Villeggiature, più che viaggi. Ciò nonostante, chi ritiene che due “villeggiature” in placide isole del Mediterraneo non siano degne di un dettagliato reportage, si sbaglia. Un animatore bergamasco da villaggio, di stanza in un atollo dell’Egeo, può essere più stimolante del raro “ramarro viscido” delle Nuova Guinea. Parola di lupetto. AVANTI, MIEI… RODI L’arrivo al villaggio di Lindos, straordinaria località a 30 chilometri da Rodi città, confermò le nostre più pessimistiche previsioni. I peggiori timori che alcuni degli occupanti del pulmino maturarono in quel breve tragitto, si concretizzarono Un Mediterraneo inedito, fra tradizione, culto e trasgressione drammaticamente alla vista di una scia di animatori, disposti su due file a comporre un corridoio umano, che applaudivano al ritmo della sigla del villaggio. Il più quotato Millionaire non avrebbe saputo fare di peggio. La sensazione che provai in quel momento, scorrendo come un pirla nel mezzo del corridoio, proruppe in un’istintiva esternazione che rivolsi a mio figlio Tommaso di sei mesi: “Prendono per il culo, questi?”. Lui nicchiò. Ma era tutto vero e la sera stessa ci ritrovammo a cena con i nostri amici Renzo, Roberta e Anna, reclutati sul pulmino dei futuri soci del Millionaire, e con un animatore di sostegno che si auto invitò allo scopo di intrattenerci (?). Prima dell’arrivo di Neuro – così si presentò l’animatore senior -, soli con i nostri compagni di vacanza, si spaziava dai progetti sulle visite dei giorni successivi, alle esperienze di viaggio fatte in passato. Ma il tenore della nostra conversazione, che nel frattempo si era incentrata sui grandi Chateaux francesi, era destinato a virare presto. Durante alcune considerazioni riguardanti la straordinaria annata del ‘97, sul volto del nostro animatore si disegno un’espressione catatonica, simile a quella di un paziente in preanestesia. In quel preciso istante ci rendemmo conto che stavamo per perderlo. Preoccupati per le condizioni psico-fisiche di Neuro, dal momento che non eravamo provvisti di un defibrillatore, deviammo bruscamente il dibattito sul tiro con l’arco e la sua espressione si fece finalmente più rosea, lo sguardo più presente e la postura decisamente più tonica. Neuro si destò e ordinammo tutti un Montenegro. Il nostro documentarista nel costume tipico dell’isola di Rodi CONTRADDIZIONI Da un’esperienza a Rodi di 20 anni prima, e da una più recente avventura a Malta, mi persuasi che l’ampollosità delle liturgie religiose è inversamente proporzionale alla latitudine. Più si digrada verso Sud, più le funzioni religiose si fanno estenuanti, farraginose, intermina- La troupe del documentarista nel costume tipico dell’isola di Rodi bili, chiassose. La processione greco ortodossa di Rodi, per esempio, è molto diversa dalla passeggiata di salute dei cattolici all’acqua di rose delle nostre parti. Papa Boys esclusi, s’intende. 20 anni fa, notai che a Rodi, mediamente, dopo un digiuno di un paio di settimane, la processione si srotola per circa 30 chilometri. Tanto che non si parla di stazioni ma di tappe. E già qualcuno oggi propone di rinominare la processione con qualcosa di più calzante, tipo Giro, Tour o Vuelta. Quella notte di tanto tempo fa, lo giuro, fu del tutto casuale e involontario il baritonale rutto che mi sfuggì al termine di una più che lauta cena, proprio in concomitanza con l’arrivo della processione. I devoti e digiuni maratoneti, stravolti dalla fatica e dalla fame, vedendomi digerire così fragorosamente, dinnanzi a quel cimitero di lische, ossa, croste di formaggio, bottiglie vuote, cestini depredati e antipasti ingurgitati, mi squadrarono con uno sguardo tutt’altro che ecumenico. E mi parve di intravedere nei loro occhi della rabbia, se non addirittura dell’odio. Non vorrei aver messo in crisi le loro certezze, men che meno la loro inclinazione al perdono, ma dato che non andrò in paradiso, lasciatemi almeno gozzovigliare. Tutta questa devozione, del resto, contrasta in maniera evidente con alcune cose che mi è capitato di vedere in occasione di questo più recente viaggio. Come la collezione di falli presente in un negozietto turistico nei pressi del nostro villaggio a Lindos. Stavo curiosando tra cartoline, sandali, cappellini e innocui souvenir, quando la mia attenzione fu rapita da una straordinaria scaffalatura di cazzi. Non erano simboli preistorici di fecondità. Tanto meno tributi alla virilità di antiche civiltà. Si trattava di enormi dildi in lattice di gomma, venosi e dotati di optional che non sto a descrivere. A corredo della simpatica distesa piantumata a nerchie, anche una raccolta di cassette con immagini più che esplicite di fellatio con tanto di conclusione. Il tutto in piena esposizione, per adulti e per bambini. Da far impallidire un’entreneuse di Amsterdam. Tutto ciò fece da preludio ad un’altra curiosa esperienza, a cavallo tra il grottesco e il blasfemo. Mi riferisco ad una eterogenea collezione di immagini, presente in un altro negozietto turistico nel centro di Rodi, che l’amico Renzo mi fece notare. Un miscuglio di figure sacre e natiche, senza soluzione di continuità: “Icona, Ilona, Icona, Ilona…” Sacro, osso sacro e profano, tutto insieme. Alè! Cosa volete che vi dica, non vorrei esservi parso volgare. Ma questa è la pura realtà dei fatti. Del resto, “ambasciator non porta pene”. Nel senso che mi sono ben guardato da acquistarne alcuno. ICONA POCKET Tra i motivi che spingono molti turisti a Rodi c’è anche la spiritua- Paginasette Reportage lità. Sulle montagne dell’entroterra una nutrita varietà di monasteri riporta il viaggiatore ad una dimensione mistica, quasi magica. Da agnostico mi limitavo a respirare quell’atmosfera di serenità e pace. La suggestione della macchia mediterranea si mescolava a quella dell’arte bizantina. Icone sacre e incensi rendevano i sensi ricettivi, tanto che il battito d’ala di una farfalla sembrava producesse vento. Nella quiete, tutto era amplificato. Ero immerso in questa sorta di realtà parallela, quando la “perpetua”, baffuta il giusto, mi invitò a visionare la ricca collezione di icone che aveva allestito all’entrata. Mi assicurò - in una lingua che non credo di aver riconosciuto - che erano realizzate a mano con una vernice ricavata dall’uovo (quando mimò l’uovo, temetti che stesse per fare la cacca). La più grande, 40 per 40, costava 10 per 10. Nel senso 10 biglietti da 10 euro e a fottere la magia del monastero. Dopo una lunga contrattazione, arrivammo ad una iconcina 3 per 2 che spuntai per 10 euro. Più che un’icona, una foto tessera mistica. Credo che la mia suocera, la signora Maria, l’abbia apprezzata. E’ fatta con l’uovo! svedesi potrebbe creare scompiglio). Rodi, nel tempo, fu conquistata dai Persiani, dagli Spartani, dagli Ateniesi, dai Romani. Eppure, quando i rodensi decidevano di non farsi invadere, erano più cazzuti di Mel Gibson in Braveheart ed Arma Letale 1, 2, 3 e 4, messi insieme. Lo dimostra la storia di Demetrio l’Assediatore che nel 304 a.C. accerchiò la città di Rodi nell’intento di farla capitolare. Demetrio non era un cialtrone. Era uno che sul biglietto da visita c’aveva scritto Chief Assediator. Aveva fatto tre master in assediamento alla Normale di Pisa. Come assediava lui, dicono gli storici, non assediava nessuno. Ebbene, dopo anni d’infruttuoso accerchiamento, con i rodensi chiusi a riccio all’interno delle mura, Demetrio l’Assediatore, ormai privo di risorse, dovette mollare il colpo e rinculare con le pive nel sacco. In un carteggio ritrovato dagli archeologi, Pindaro scrive “Demetrio, gaudente UNA STORIA INCREDIBILE Il carattere del rodense è gioviale ed espansivo. A dispetto di altri più scorbutici isolani - i còrsi su tutti -, l’abitante di Rodi apprezza il turista e lo tratta con spirito di accoglienza. Nella storia, questo suo comportamento, ha avuto risvolti assai curiosi. Come quando, per evitare di essere ri-conquistati dai Persiani, si fecero invadere dai Macedoni. Aprendo inquietanti scenari riguardo la cucina e le donne persiane. Erano dei pragmatici, decidevano loro da chi farsi sottomettere. Un po’ come se noi italiani decidessimo che d’ora in avanti tutti gli stranieri immigrati in cerca di lavoro saranno svedesi (si tratta chiaramente di un paradosso, anche perché la presenza nelle famiglie italiane di badanti bigolum, roteò de taccum e dipartì con pugnum de moscae.” Non solo, Demetrio dovette lasciare sul campo tutte le macchine belliche: catapulte, tini d’olio bollente, palle di pietra, archi, frecce e cotillon. Beffa nella beffa, i rodensi, che sapevano come si prende per i fondelli, vendettero i macchinari abbandonati da Demetrio e con proventi si costruirono il famoso Colosso di Rodi. Dopo 12 anni di lavori prese forma definitiva una statua bronzea di 31 metri d’altezza che alcuni storici ritengono posizionata all’imboccatura del porto, rivolta verso Demetrio l’Assediatore con il gesto dell’ombrello, il dito medio alzato ed una mano sulla borsa. Una delle sette meraviglie del mondo, di certo la più grande presa per il culo mai vista sulla terra. DA RODI AD EIVISSA, PASSANDO PER IL BUFFET A Rodi c’è tutto: un mare caraibico, una natura incontaminata, spi- ritualità, storia e divertimenti. Dai locali kistch di Faliraki, all’acropoli di Lindos; dai monasteri sulle montagne dell’interno, alla strada dei Cavalieri di Rodi antica, fino alla straordinaria natura nella valle delle farfalle. Per non dire delle sette sorgenti, delle numerose spiagge e così via. Se a tutto questo, aggiungiamo che i villaggi sono dotati di fantastici cuochi egiziani che cucinano italiano da dio, il quadro è completo. Al contrario, Ibiza, al secolo Eivissa, si presta principalmente ad una vacanza di mare. E non potrebbe essere altrimenti, visto il numero davvero notevole di spiagge e calette dalle acque azzurre. Del resto, se personaggi del calibro di Sandy Marton vi hanno piantato le tende, un motivo ci sarà. Non potendomi soffermare sulla movida notturna, aliena alla mia realtà di serio padre di famiglia, mi concentrerei su alcune divertenti spigolature. Ad esempio, il cartoncino presente sui tavoli della zona pranzo del grande villaggio che ci ospitò. Potrà sembrare un particolare secondario, ma la dice lunga sulla cortesia cui sono costretti alcuni operatori del settore, messi alla frusta dalle furberie di molti turisti, evidentemente non paghi della formula all inclusive. Il cartoncino recitava. DISTINTO CLIENTE GLI ALIMENTI CHE PREPARIAMO OGNI GIORNO NEL BUFFET SONO DESTINATI A ESSERE CONSUMATI ESCLUSIVAMENTE AI TAVOLI. NEL CASO DESIDERASSE PORTARE FUORI QUALCOSA, PER CORTESIA, LO CHIEDA AL MAITRE DELL’HOTEL CHE LE COMUNICHERA’ GENTILMENTE IL PREZZO. MOLTE GRAZIE, LA DIREZIONE In questa articolata locuzione, credo di aver individuato un sottotesto, un significato recondito, qualcosa di soltanto sottinteso. Un messaggio implicito, più che esplicito e che potrebbe essere così parafrasato. LURIDO PARASSITA CI SFONDIAMO IL POSTERIORE PER PREPARARVI IL RANCIO OGNI GIORNO. QUESTO VA CONSUMATO AI TAVOLI E NON TRAFUGATO. NEL CASO DESIDERASSE ASSECONDARE LA SUA INDOLE DI LADRO DI POLLI, PER CORTESIA, NON FACCIA IL FURBO E CACCI LA GRANA. ‘FANCULO, LA DIREZIONE La parte alta di Ibiza è di notevole pregio storico-artistico, ma a dire il vero non frega niente a nessuno. Per il resto c’è ben poco: le saline, un mercato hippy rubricabile alla voce “carino” e qualche altra cosetta sparsa qua e là. La parte forte dell’isola è costituita dalla natura, dal mare, dalla vita notturna e dalla fauna (lucertole, insetti ed una sorprendente varietà di formiche). A confermarlo è la guida stessa - Dumont, tascabili per viaggiare – che, a pagina 101/102, spreca parecchi righi per intessere una complicata tela mitologica su una specie di faraglione di nome Es Vedrà, che fa bella mostra di sé poco al largo della costa sudoccidentale: Ulisse, marziani, fenomeni paranormali, esoterismi vari ed assortiti, pirati ed altre boiate. Due pagine per raccontare tutto ciò. Ma la perla assoluta è rappresentata dal passaggio di pagina 102. Questo: “Il musicista e compositore Mike Oldfield, di cui si può ascoltare la musica alla Cova Santa, assicura ad ogni modo che il meraviglioso influsso della mistica isola di Es Vedrà gli ha fatto ritrovare l’ispirazione dei tempi migliori. La rupe miracolosa è, non a caso, la protagonista della copertina del suo Tubular Bells III”. Questo passaggio ci porta prepotentemente all’ultimo motivo per il quale vale la pena andare a Ibiza: circola della roba tagliata benissimo! Antonio Voceri «Mi ricordo di quando si andava al mare...» Uno struggente amarcord del cabarettista Alfredo Minutoli sulla sua difficile infanzia Io... tutto sommato ho avuto un’infanzia felice, ma una cosa speravo non arrivasse mai... il giorno delle vacanze! Ricordo... si partiva all’alba, carichi come muli: due ombrelloni hawaiani, sei sdraio in massello con rinforzi in ghisa, un tavolino di plastica e granito, dodici mazzi di carte e per finire l’immancabile frigobar, anzi più che frigobar era un’enorme borsa termica di 128 litri con quindici reparti, carni, verdure, surgelati, gelati e tredici cassiere con contratto a progetto! In spiaggia, s’arrivava prestissimo, c’erano ancora i falò della notte. Prima, spegnere i falò, scaricare tutto, circondare la zona... occorrevano dalle tre alle cinque ore per posizionare ogni cosa, mancava solo la macchina del fumo ed il mixer, ma a parte quello sembrava l’allestimento del palco per un concerto degli U2! Molti turisti ci confondevano per l’Acquafan, l’unica differenza è che all’Acquafan c’era molta meno roba da mangiare. Qualsiasi cosa facessi non andava mai bene, come mi spostavo di due metri, mia madre cominciava a pregare e mio padre avvisava la capitaneria di porto, dicendo: “Se si dovesse perdere un bambino, potrebbe essere mio figlio”! Mia madre era una lagna “dove vai”, “non stare al sole che altrimenti ti scotti”, “non giocare con la sabbia, che puoi dare fastidio ai Signori”, “perché non giochi con la sabbia, invece di rompere le scatole a tutti?”, “mettiti la maglietta, che ti scotti”, “togliti la maglietta, così t’abbronzi”, ma la frase che più fa arrabbiare i bambini è “non fare il bagno”. Per le mamme vige la ferrea regola delle tre ore, indipendentemente dal fatto che tu abbia mangiato un biscotto oppure un cinghiale allo spiedo. Io riuscivo in ogni caso ad allontanarmi, l’importante, pensavo, era non uscire dalle acque territoriali; quando i miei non riuscivano più a vedermi, cercavano preoccupati di rintracciare almeno il bagnino. Il bagnino era un ragazzo scartato alla leva per insufficienza toracica, con due braccine da coleottero Un giovanissimo (nello spirito) Alfredo Minutoli mentre si diverte come un pazzo in una spiaggia della Riviera di Ponente anoressico, non aveva mai salvato nessuno, anzi, tantissime volte erano stati i turisti a salvarlo dal mare agitato! Non potendo quindi contare sul bagnino, mio padre iniziava a cercarmi per chilometri di battigia, osservando bene tutti i bambini che incontrava, rischiando tutte le volte di prenderle per sospetta pedofilia! Mia madre intanto diffondeva al chiosco dei gelati il mio identikit, dando informazioni su di me, del tipo: “indossa un costumino rosso”, che al mare è sempre l’informazione decisiva! “L’anno scorso ha passato il morbillo”, “assomiglia tutto a suo padre...” la gente allora chiedeva, “Dov’è suo padre, per avere un’idea?” Si era perso pure lui! Una famiglia di dispersi! Mio padre a volte cercava di risolvere il problema a priori, dicendo quello che si dice in occasioni simili, cioè: ”Se qualcuno si dovesse perdere, ci si ritrova alla macchina”, senza mai specificare “davanti alla macchina di chi!”, perché noi, in spiaggia, s’andava sempre con l’autobus! Paginaotto Reportage Dal diario del dott. Alberto Grandi, negli Usa per un caso di sopravvalutazione PREMESSA Circa un anno fa fui invitato al Congresso mondiale di Storia della Medicina Veterinaria. A invitarmi fu una simpatica professoressa di morfofisiologia veterinaria dell’Università di Bologna. Dico che è simpatica perché mi considera molto intelligente. Dovete capire che è da quando è morta mia nonna che nessuno mi dice che sono intelligente e quindi fu la mia vanità a farmi accettare l’invito. Il congresso si tenne a Torino, parlai di cose strambe tipo “I divieti di pesca nei laghi di Mantova nel XVII secolo” (giuro sulle mie figlie – 3 – che è vero). Beh, non ci crederete, ma la cosa interessò moltissimo quegli studiosi provenienti da tutto il mondo e, in particolare, interessò la famigerata Professoressa Susan Jones dell’Università del Colorado, presidentessa mondiale della WAHVM (World Association for the History of Veterinary Medicine). La nerboruta veterinaria del Colorado mi invitò al congresso dell’anno successivo (2005) che si sarebbe tenuto a Minneapolis: il tema generale del congresso sarebbe stato “La medicina veterinaria tra le due guerre mondiali”. Fu solo grazie alla mia faccia tosta e all’aiuto di un mio collega, forse più pazzo di me, che riuscimmo a presentare in tempo un progetto molto raffazzonato dal titolo “Il servizio veterinario nelle colonie italiane”. Ancora una volta i veterinari riuscirono a stupirmi: il progetto fu considerato delizioso (delightful) e a quel punto dovemmo partire, io e il mio collega… destinazione Minneapolis! Madrina del convegno Barbara Bush, l’indimenticabile vecchia babbiona, oggi assurta al ruolo di first mummy! Ecco di seguito una sorta di “diario di viaggio” scritto via e-mail ai miei cari rimasti a casa. LUNEDÌ 11/07/2005 Come Colombo sono giunto a destinazione e devo proprio dire che l’America è un grande Paese... pure troppo. Mi hanno perso la valigia, ma poi me l’hanno ritrovata quasi subito. Sono tutti molto gentili e cordiali. Minneapolis, che come targa automobilistica fa MN, è famosa in America per la sua nebbia e le sue zanzare. Il motto della città è “The city of the lakes”. Possiamo dire “una targa, un destino”? A parte questo, la città è molto bella e l’hotel è enorme (tanto per dirvi, la mia camera è al 24 piano, non sono mai stato così in alto, neppure quando vado a trovare i miei suoceri a Boscochiesanuova). L’aria condizionata è pazzesca, stanotte ho dormito con la trapunta. MARTEDÌ 12/07/2005 Allora, vediamo se riesco a spiegarvi quello che ho visto oggi: immaginatevi un parco giochi tipo Gardaland, ma molto più grande, con attaccato qualcosa di molto più grande del Centro commerciale Il Gigante, ma su 6 piani (cioè ogni piano era più grande del Gigante), il tutto completamente coperto e con l’aria condizionata a palla (avete idea di cosa voglia dire raffreddare un ambiente così grande?). Ecco tutto questo si chiama “Mall of America” ed è il più grande centro commerciale del mondo. E’ un posto fantastico, tutto quello che un bambino europeo sogna lì c’è, tutto quello che un cretino americano vuole lì c’è. Mi sono divertito come un pazzo, ho sventrato la carta di credito. Vi dico solo che ho utilizzato (a pagamento) i simulatori di volo ufficiali della U.S. Air Force... COME HO CONTRIBUITO ALLA CIALTRONIZZAZIONE DEGLI STATI UNITI Un autoscatto del dott. Grandi. Ha posizionato la sua macchina fotografica sul davanzale di una finestra di un grattacielo, ha messo il timer sui 35 minuti e poi è corso al suo hotel. Il dott. Grandi è riconoscibile alla finestra al 24º piano del grattacielo di destra mentre saluta con la mano facendo la “V”. Per evitare di confonderlo con le altre persone affacciate, il dott. Grandi è quello con il cappellino da baseball blu Nel frattempo ho capito che l’America è esattamente come l’Italia solo che è infinitamente più ricca e più efficiente, i commessi dei negozi sono molto gentili, e tutti gli abitanti passano il tempo a mangiare e a bere anche per strada, ci sono meno neri in giro e quelli che ci sono sono molto più ricchi di quelli che ci sono in Italia. Gli americani sono davvero molto simpatici e semplici, però sembrano avere tre ossessioni insuperabili: l’efficienza, la velocità e il fresco. Devono sempre fare le cose molto bene, molto alla svelta e stando al fresco: e’ un modo di fare molto strano e che spesso lascia stupefatti, però poi ti dicono che amano l’Italia e allora li perdoni. MERCOLEDÌ 13/07/2005 Ecco cosa ho imparato oggi di nuovo dagli e sugli americani: 1) qui la Pepsi è davvero più buona della Coca; 2) hanno una mania ingiustificata anche per il ghiaccio (ci sono distributori ovunque); 3) i telegiornali sono decisamente migliori qui che in Italia (mi direte: ci vuole poco); 4) il nostro hotel ha una piscina olimpica al 6° piano (pazzesco, è anche l’unico posto con un clima non polare qui dentro); 5) se fossi americano probabilmente sarei repubblicano (tanto per aiutare il genere umano ad estinguersi il più presto possibile); 6) i Twins sono un po’ in crisi ma hanno comprato un nuovo Pitcher che si chiama Santana! 7) i miei colleghi stanno iniziando a detestarmi per questa mia repentina americanizzazione; 8) in compenso gli americani mi adorano; 9) posso andare in giro vestito come uno scemo (o per così dire, in libertà) che nessuno mi fa notare la cosa, anche perché il più delle volte sono molto più elegante io in boxer che la gente per la strada vestita di tutto punto; 10) le steakhouse sono l’unica cosa che non posso permettermi qui (sono costosissime). GIOVEDÌ 14/07/2005 Oggi ho capito un’altra cosa degli americani, che ne esistono due razze: quelli con la credit card e quelli senza. Ma a pensarci bene ne esiste solo una, perché quelli senza non esistono, sono di donne e ragazze, c’erano grassoni e distinti signori in giacca e cravatta, insomma la società americana al completo. La partita, per la cronaca vinta dagli Angels per 3-2, è una roba noiosissima, per tre ore non succede un cazzo, infatti nessuno la guarda, tutti mangiano e bevono, girano per lo stadio, fanno la spesa, comprano vestiti e magliette, chiacchierano, si fanno inquadrare dal maxi schermo facendo i cretini (in questo gli americani sono eccezionali). Ora ho capito cosa intendono quando dicono che il baseball è il “national passtime”: per loro, davvero andare allo stadio è un modo per passare tre ore in compagnia; la partita è solo un pretesto, del resto chi pagherebbe qualcosa per vedere dieci grassoni che giocano a s-ciancol? pollo fritto (eccezionale), uova col bacon, succhi di tutta la frutta esistente al mondo e altre cose che non sono riuscito ad assaggiare (e credo che quello che ho assaggiato possa bastare per i prossimi due mesetti…). Nello stand allestito dai marines si può gustare anche la famosa razione K e devo dirvi che non è per niente male. DOMENICA 17/07/2005 Il mio intervento al congresso è stato molto apprezzato, alla fine, infatti, mi hanno tempestato di domande che non ho capito e alle quali ho risposto randomizzando le poche parole che so in inglese, con grande soddisfazione della platea. Dall’Italia mi chiedono se gli americani sono intelligenti o disperati o semplicemente dei ciccioni. dei non-uomini, contano molto meno dei cani e dei gatti i cui padroni hanno la credit card. Ho saputo che i magistrati in Italia hanno fatto sciopero, non sarà per quella ridicola riforma del sistema giudiziario pensata dall’ing. Castelli? Sapete, noi qui in questo big country vediamo le cose da un’altra prospettiva, ci sembra tutto così piccolo lì da voi... VENERDÌ 15/07/2005 Vi sto scrivendo e qui sono le sette di mattina. Già questo dato vi dovrebbe Il dott. Grandi davanti al Metrodrome. Data la sua eleganza, è stato più volte scambiato dagli autoctoni per il proprietario dello stadio Ogni mattina, ad attendere il dott. Grandi davanti al suo hotel, una carrozza e una limousine a sua completa disposizione. Con uno snobismo molto europeo, il dott. Grandi preferiva andare a piedi, seguito a breve distanza dai mezzi e dalle numerose guardie del corpo assegnategli far capire uno dei problemi più grossi, almeno ai miei occhi, degli USA; qui si lavora da matti, tutti sono sempre indaffarati; anche gli accattoni, che nella downtown sono pochi, sembrano dei manager che stanno svolgendo un lavoro importantissimo. Le postazioni internet dell’hotel (che sono 5) sono già tutte occupate a quest’ora: tutti scrivono, telefonano, s’incazzano, ridono, ecc. ecc. Ovviamente sempre mangiando e bevendo qualcosa. Ma la cosa più incredibile, dal punto di vista antropologico che mi è capitata ieri è stata la partita di baseball tra i Minnesota Twins e i Los Angeles Angels. Dovete capire che qui si gioca a baseball tutti i giorni eppure il Metrodrome (uno stadio enorme completamente coperto e con l’aria condizionata, off course) era pienissimo. Del resto per 16 dollari hai l’ingresso allo stadio, una pizza e una coca gigantesca, un vero affare. C’erano bambini (tantissimi), famiglie, anziani, gruppi SABATO 16/07/2005 Oggi è il gran giorno: parlerò davanti alla vecchia babbiona (spero non sia in prima fila perché potrei distrarmi). Ma a parte questo volevo segnalarvi che questo mostruoso centro congressi (per capirci, qualcosa come 50 sale) ospita, oltre al nostro convegno, anche la convention nazionale dei gestori di sale da bowling. Questi tipi qui danno l’impressione di essere dei miliardari potentissimi; ma ci pensate, della gente che di lavoro raccoglie birilli qui è ricca e rispettata. Boh? l’America è davvero strana. Devo anche raccontarvi la cosa più interessante del congresso, vale a dire il coffee break. Ora, dovete sapere che nei congressi italiani il coffee break è davvero un coffee break, cioè si beve un caffè, al massimo si può trovare un succo di frutta o dell’acqua minerale. Qui c’è il menù che va dalle fragole con la panna montata, ai pasticcini, alle tartine salate, diversi tipi di vino, “Disperati” non è la parola giusta e nemmeno “intelligenti”: a me sembrano dei bambini che, come dice Povia, fanno “oh”. Davvero, si meravigliano facilmente e forse per questo sono così avanti tecnologicamente, perché devono sempre trovare qualcosa di nuovo che li meravigli. Dal punto di vista dello stato di forma, io qui faccio la mia porca figura, anche se devo dirvi che ci sono in giro dei superfigoni palestrati, con delle facce da americani che te li raccomando. Anche da questo punto di vista non sembrano esserci molte mezze misure: o dei ciccioni abominevoli o degli atleti strepitosi. Tra parentesi, la svolta filo-americana sta inquietando anche me, ma credo che sia abbastanza normale, qui è tutto così diverso dall’Europa che o ti metti a odiarli o finisci per amarli. Domani prendo l’aereo alle 13.00 da qui, quindi partirò alle 16 da Atlanta, quindi sarò a Milano all’1.00, ora di Minneapolis, le 7.00 di martedì mattina ora locale. A dir la verità non sono sicuro di quello che ho scritto perché non ci capisco molto di fusi orari all’incontrario. Però ho capito che dovrei essere a Milano la mattina di martedì, e questo direi che è un buon segno: colesterolo e trigliceridi non mi hanno ancora obnubilato la mente, nonostante abbia mandato a culo per una settimana ogni concezione umana riguardante l’alimentazione. Alberto Grandi Paginanove Economia Il Giuoco dell’Opa Sembrava un momento difficile per i giochi elettronici, da tavola e di società… invece no! Il comparto ludico resiste e rilancia. Censurato dai poteri forti il Tamagotchi, che negli ultimi tempi aveva introdotto tra le sue features anche “la richiesta pressante di una prole numerosa”… ottenibile esclusivamente, vista la manifesta sterilità tecnica dell’esserino, tramite inseminazione artificiale, lo Yo-yo ormai definitivamente fuori legge (“quelli che usano lo Yo-yo sono pedofili pederasti, ci vorrebbe la recisione del filo… se non la castrazione chimica”, ha sentenziato un non meglio precisato esponente del Governo), sotto inchiesta per terrorismo internazionale il Piccolo chimico, in procinto di essere esportato in Iran, seppure nella versione educational, da introdurre nelle scuole islamiche e, udite, udite… Arriva in Italia, su brevetto argentino, il Gioco dell’Opa! Ed è subito un successo! “Few” Economy L’economia italiana è a pezzi. Nonostante i cittadini non se ne fossero minimamente accorti, ora che il governo stesso da un po’ di tempo lo ha ammesso, occorre inevitabilmente prenderne atto. D’altronde, qualche piccolo accenno della difficoltà delle aziende italiane lo si era percepito nel settore del marketing, da sempre rivelatore delle sensazioni dei consumatori, ma al contempo vincolata dai budget finanziari delle aziende committenti. Occorrono quindi strumenti innovativi in grado di incentivare il consumatore all’acquisto a costi pubblicitari sempre minori. Appare emblematico il caso della Fiat, che per risollevare le sorti di una gloriosa industria italiana si è affidata alla mente geniale del rampollo di casa Agnelli: Lapo Elkann. Il giovane erede clonato ha subito partorito l’idea di commercializzare felpe e magliette che mettessero bene in vista il marchio, in modo tale da avere milioni di pubblicitari ambulanti. Gli sforzi del gruppo per la realizzazione del progetto hanno, inevitabilmente, indebolito le attenzioni del gruppo Fiat verso un altro incisivo mezzo pubblicitario ambulante, ossia una Ferrari vincente. Risultato dell’operazione, milioni di persone con magliette targate “Fiat”, che guidano milioni di Mercedes, Ford, Renault, Citroen, etc... In compenso, la prima industria automobilistica italiana ha le porte spalancate nel mercato dell’abbigliamento. Il meno geniale Flavio Briatore, invece, iniziando come rappresentante di abbigliamento insieme alla famiglia Benetton, ora si appresta a vincere un altro mondiale di Formula 1… e di gran lunga davanti alla Ferrari! Un’altra idea brillante del gruppo torinese per uscire dalla crisi delle vendite è stata quella di obbligare calciatori, allenatori e dirigenti della Juventus a recarsi alle partite, o uscire dallo stadio, con automobili rigorosamente Fiat, iniziativa sfociata nell’ennesimo flop. Conseguenza ben più grave è che ora, nel mondo del calcio, comincia a paventarsi l’idea che altri presidenti possano seguire questa pratica. Soprattutto tra i giocatori del Genoa, dove si è insidiato il timore che il presidente Preziosi voglia costringerli ad andare allo stadio in triciclo, accompagnati da bambole parlanti. Ben più contenti sarebbero, invece, i calciatori del Livorno, di proprietà del presidente Spinelli… L’utilizzo di un marketing “casalingo” a bassi costi è ben visibile anche nell’ambito degli spot televisivi. Intreccio (perverso) tra i due giochi più longevi della tradizione ludicocentrica della nostra penisola, il Gioco dell’Oca e il Monópoli, ha un nuovo nome: il Gioco dell’Opa e nella versione government, Monopòli. E’ incredibile come la nazione si stia divertendo, in modo nuovo e originale, semplicemente con il cambio di una lettera, di un accento, o di un governatore di Bankitalia. I vantaggi del gioco rispetto alla tradizione sono chiari, tanto che si possono spiegare per telefono. Il numero di giocatori è illimitato. Pensi di aver raggiunto il quorum, poi intercettano uno e… si ricomincia! Il mazziere è unico, limitato al solo Presidente del Consiglio. Non si avanza lanciando i dadi, ma solo lanciando l’OPA, o dicendo stronzate in giro… si è notato, è abbastanza facile. Non sono ammessi lanci di dadi, se non previamente controllati da Bankitalia. Le altre fondamentali regole sono: • Se vieni intercettato, stai fermo un turno o, perlomeno, aspetti che esca la legge che limita le intercettazioni a mafia e terrorismo; • Se finisci in prigione, sei un Risulta palese il caso della compagnia telefonica “3”, che utilizza testimonial di altri marchi per dimezzare i costi pubblicitari. In realtà non si tratta di una nuova idea, in quanto già in passato se ne è fatto uso, ma un conto è una lavatrice che consiglia un anticalcare, oppure un detersivo che suggerisce una casa d’abbigliamento, altra cosa è accostare un telefonino a dei ravioli ripieni! Di questo passo il prossimo testimonial della giornata mondiale della gioventù a Sidney sarà Marilyn Manson! Ma la fantasia supera la realtà quando si reclamizzano insieme due prodotti fino a poco prima concorrenti, come nel caso delle acque minerali. Qualsiasi persona di buon senso non avrebbe accettato di perdere la faccia in quel modo: solo Miss Italia, Del Piero e l’uccellino! Il povero Alex ha bevuto per anni l’acqua che depura l’organismo, e come unico risultato rischia invece di essere epurato dall’organico… della nazionale! Il settore del marketing non è cretino perché sei giochi bene e sporco, è davvero difficile finire in prigione; • Se capiti su una casella dove altri giocatori hanno edificato case e alberghi, non disperare: sono tutti abusivi e non devi pagare alcun tipo di pedaggio. Lo scopo del gioco è scalare tutte le caselle fino all’ultima, mirando a “ottenere qualcosa di molto grande da qualcosa di molto piccolo”, filosofia che può sembrare apparentemente anti-economica e, dal punto di vista educativo, discutibile. Ma è solo un’impressione. Semmai può essere tacciata di essere un poco maschilista e fallocentrica. Il Gioco dell’OPA è divertente, per tutti i portafogli, o quasi, per tutte le età, consigliato specialmente ai giovani che, in cerca di un’occupazione seria, vogliono cimentarsi nel frattempo nella “nobile” professione del consulente finanziario. Il Gioco dell’OPA è soprattutto rilassante: il giocatore che si trova in prima posizione, per esempio, può in qualsiasi momento sottrarsi al gioco e uscire a comprare le sigarette e un giornale, una o due copie o molte di più o, meglio ancora, può uscire e comprare il giornale. Lorenzo Mari l’unico a denunciare un effettivo crollo della competitività italiana. I cittadini non consumano e non riescono neanche a risparmiare. A farne maggiormente le spese è il settore bancario, ma italiani senza denaro, vuole dire anche alta richiesta di prestiti e mutui; ed in soccorso sopraggiungono multinazionali bancarie straniere pronte ad intraprendere scalate finanziarie alle banche italiane più disastrate. E’ il caso della Banca Antonveneta, corteggiata tra gli altri, anche dagli olandesi della ABN AMRO. In difesa della banca “anton-padana” si è sollevata la faziosa Lega Nord, inaspettatamente impegnata a ricucire il tricolore all’istituto padovano, a costo di avvallare ogni speculazione, purché italiana. In un recente sondaggio, però, i risparmiatori veneti hanno dichiarato di preferire sicuramente gli olandesi, in quanto al verde ci sono già; e se proprio i loro capitali dovessero andare in fumo, beh… per lo meno sarà di quello buono! Fabrizio Pescara Meta-festival, ovvero la letteratura che c’è intorno a noi Sarà, ma l’anno scorso a Roma, a Letterature, mi sono proprio annoiata. Non c’era quel brio, quella scarica elettrica che trovi, ad esempio, nell’aria culturale che si respira a Gavoi. Per voi ignoranti che leggete (‘questo articolo’, ben inteso, non certo ‘in generale’), Gavoi è in Sardegna e lì si tiene L’Isola delle Storie, il frizzante festival letterario sardo a cui ormai non puoi mancare se ci tieni ad essere veramente tra i pochi che c’erano.Troppo facile andare, che ne so, a Venezia a Fondamenta, come se legger libri tra i campielli ti renda più acculturato che non, per dirne un altro, a Malo (in provincia di Vicenza, non in Francia, bestie!), dove partecipare ad Azioni inClementi può regalare le ultime emozioni a chi magari un libro non lo legge proprio tutto, ma sa e vuole conoscere chi l’ha scritto. D’altra parte non puoi partecipare a tutte le cose interessanti, quelle scritte in piccolo nell’ultima pagina dell’inserto culturale del Sole24Ore della domenica, non inserite invero nel global brand di un “festival”: perché è tutta un’altra cosa andare a far spesa sotto casa, che esalta l’Es post-industriale del tuo potere d’acquisto e andare invece in un grande e ben servito mall, anonimo e spersonalizzante. Per non fare la figura dell’ultimo imbarcato sulla nave della cultura, devi anche far attenzione a “ciocchette” tipo il Festival del Noir o il Festival del Giallo Italiano. Dietro la patina letteraria, celano un chiaro disegno sociologico di stampo catto-comunista, maliziosamente sedizioso: per avere immediato risalto sui media, il primo è dedicato oramai solo agli immigrati di colore provenienti dall’Africa, il secondo ai fuggiaschi della Repubblica Popolare Cinese. Ti tocca allora prendere la macchina e, dopo soli duecento chilometri (e altri duecento per tornare indietro) per incunearti come spia, alla Festa Europea degli Autori a Cuneo, per vedere se gli allievi parvenus della montagna sono stati capaci di superare i maestri della pianura, sapendo già che non ce la potranno mai fare (Cuneo, prima, era famosa solo perché sede del servizio militare di Totò). Oppure devi infrattarti ad Artelibro, nella vicina Bologna, “la Dotta”, dove sai che, anche se non vedi o senti nessuno di rilevante, ci abitano e insegnano così tanti cervelli che, in ogni caso, riparti più intelligente di com’eri all’arrivo. Per forza di cose invece lascia perdere robe tipo Galassia Gutenberg, di cui già dal titolo, non si capisce di cosa tratta, forse di “fantascienza pre-illuminista” oppure a T!LT. Ma come può una città come Torino fregiarsi di un happening che contiene un così chiaro errore d’ortografia nel titolo? Attendendo l’unico, originale, verace, autentico et inimitabile festival dei libri, degli autori e delle cose scritte bene, con amore, passione del sapere e senza spocchia, semmai puoi confonderti a Bassano del Grappa tra la “folla” del Piccolo Festival della Letteratura, i cui organizzatori hanno avuto il tatto e il buon senso, specificando “piccolo”, di mettersi umilmente in coda ai maestri virgiliani. Coda che io sto già facendo, da qualche mese, travestita da gradino di Sant’Andrea, per non restare senza biglietti per l’evento di tendenza - come l’anno scorso, bastardi! - dopo dieci minuti dall’apertura della biglietteria. Madame Beautés Paginadieci Libri Pubblichiamo l’incipit del libro di Fabrizio Casalino, il Giginho di Colorado Cafè Quattro salti in favela FONDASSAO DI BOAFIGA Questa storia comincia in Brasile, in un piccolo paese del nordest chiamato Boafiga. Questa storia comincia molto tempo prima che a Boafiga arrivassero l’acqua corrente, il cinema, il telegrafo. Comincia in un tempo lontano, in cui il paese non è che un piccolo abitato di quaranta case d’argilla e qualche baracca, c’è una fontana al centro del paese, ed una chiesa di fronte alla fontana. E’ tutto. Dietro la chiesa finisce il paese e incomincia il campo da pallone regolamentare. Dopo il campo regolamentare comincia la palude, e dopo la palude c’è il resto del mondo. Nessuno a Boafiga sa cosa sia il resto del mondo, e non gli interessa. Gli abitanti di Boafiga sono persone umili: la leggenda racconta che il luogo in cui doveva sorgere il paese venne scelto dai saggi. Anche questa storia della riunione dei saggi è particolare, perché allora gli abitanti erano in tutto 50 persone. Avrebbero potuto decidere tutti assieme, per alzata di mano, ma non lo fecero, lasciarono la decisione ai dieci più saggi. I prescelti sulle prime si sentirono lusingati per essere stati eletti, subito dopo – come se l’investitura di per sé avesse già fatto sbocciare in loro il fiore della saggezza – si avvidero che gli altri quaranta si erano precipitati in un vicino spiazzo a fare un partitone. Essi si riunirono, e si guardarono attorno con aria saggia. Passarono così alcune ore, durante le quali la popolazione aveva preso a giocare a pallone nel luogo in cui poi sarebbe sorto il campo regolamentare. Ad un tratto uno dei saggi si fece ancora più pensieroso, e dopo essersi grattato il mento, con un gesto deciso indicò un punto a caso e disse «là!» Gli altri saggi guardarono in quella direzione, e non videro perché no. La popolazione stava spareggiando. E non si curò della cosa. Solo uno, Joao Airtosergio Pereira, detto Polemica, obbiettò che non gli sembrava una buona idea costruire il paese proprio vicino ad una palude sotto un vulca- no, ma i saggi lo apostrofarono con fermezza. Dissero – nell’ultima riunione di saggi abbiamo stabilito che saremo tutti persone umili. Allora perché non dovremmo costruire il paese vicino alla palude? Chi siamo noi per decidere che non ci va di essere divorati dalle zanzare da qui alla fine dei tempi? – Joao Polemica rispose che sulle zanzare era d’accordo. Ma l’idea che durante la notte gli alligatori potessero uscire dal pantano e divorare i suoi figli, gli pareva tutto sommato inquietante. Tutta la popolazione si mise a fischiare. I saggi tornarono ad apostrofarlo, il più saggio tra i saggi disse: – Polemica, non si può vivere così nel terrore. Se dici queste cose le sfighe te le tiri addosso. Ma santo iddio! Un minimo di ottimismo! Stiamo fondando il paese, eccheccazzo! – Un mormorio di approvazione si diffuse fra gli astanti. E – l’eruzione del vulcano è segno che il fato ci è propizio. Cominciamo subito a costruire il paese –. A quel punto si fece avanti un bambino. Avrà avuto tre anni, era nudo e guardò in faccia il capo dei saggi con lo sguardo innocente degli angeli. Il saggio gli carezzò il capo, alzando una nuvoletta di polvere lavica, poi sorrise e disse – e tu cosa hai da dire piccolo? – Il bambino rispose con una lunga frase di mezze parole senza senso. Senza smettere di sorridere il saggio guardò la folla e chiese: – C’è qualcuno che sa cosa ha detto il piccolo cagacazzi? – La madre si fece avanti, era una nera giovane e bella, sorrise e disse: – ha detto che se facciamo il paese vicino alla palude e giocando mandiamo la palla di là, poi è un casino andarla a prendere –. E fu così che Boafiga venne costruito da un’altra parte. dietro figli e galline per fondare un paese. Pare che il giorno prima fossero tutti ad una festa da Enzo. Questo fantomatico personaggio, (pronuncia brasiliana Eensu) resta avvolto nell’ombra, l’unico frammento di leggenda che lo riguarda è incentrato sul fatto che pare avesse del fumo molto buono. A Boafiga vive ancora oggi una vecchietta di duecentoventiquattro anni, Rosalinda Desconsolada Pinto, unica sopravvissuta del gruppo originario e ultima depositaria della tradizione orale di Boafiga. Quando gli antropologi le chiesero di ricordare cosa fosse accaduto prima della fondazione del paese lei guardò nel vuoto e si mise a canticchiare la più antica cantilena di Boafiga: Eensu! / Che fumo tremendu! / Ti rengi contu che sto ancora viaggiandu? / Siamo sicuri che non c’era dentru / Qualcosa gi troppo viulentu? / Eensu! / Evaristu c’è quasi rimastu / E Fernandu sta ancora cacciandu / Anche io non so come mi sentu / E vedo le cose ma non le comprendu. / Ma quandu mi scende, Ensu? L’ipotesi della festa sembra avvalorata da una espressione gergale in uso a Boafiga: da tempo immemorabile e senza una ragione apparente, se qualcuno si presenta in piazza visibilmente avvinazzato o sconvolto, è facile che il passante in tono canzonatorio gli domandi «anche tu alla festa di Eensu?» Le uniche cose che conosciamo con certezza, sul nucleo originario di Boafiga e sul suo primo insediamento, sono queste: Frustrassao, un quadro di Joao Airtosergio Pereira detto Polemica. Boafiga, sec. XIX fra gli alligatori che osservavano la scena dalle frasche. Joao Polemica stava per ribattere ma in quel momento esplose un boato: il vulcano che sovrastava la palude prese ad eruttare e l’aria si fece cinerea. Una improvvisa raucedine lo bloccò. – Ecco! – Dissero i saggi Nulla si sa di come la sparuta popolazione di Boafiga fosse giunta a Boafiga. Le leggende tramandate di bocca in bocca e di vecchia in vecchia non spiegano perché i cinquanta abitanti della tribù originaria si trovarono ad un tratto a percorrere in lungo e in largo il nordest portandosi Non appena il luogo fu scelto, venne indetta una nuova riunione di saggi allo scopo di decidere il criterio urbanistico. I saggi, dimostrando una lungimiranza che ha dell’incredibile, decisero che: a fare le cose con criterio, nel giro di un paio di secoli sarebbe venuto fuori un gioiellino di paese. Quindi, per evitare che due secoli dopo arrivassero i turisti, il traffico, gli alberghi, e altri casini, tutto andava costruito nella maniera peggiore possibile, sfidando le regole del comune buonsenso. Grazie alla costante applicazione di questo principio, la favela di Boafiga si sviluppò in modo del tutto caotico, contrario ad ogni logica, guadagnandosi l’appellativo di «postassu»: vocabolo che sul dizionario brasiliano-italiano viene tradotto «piccolo agglomerato di case o baracche difficile da raggiungere, ma che una volta raggiunto infonde nel viaggiatore la certezza di aver sprecato il suo tempo». Il termine «boafiga» è una antica espressione gergale che significa letteralmente «speriamo che tutto vada per il meglio». Veniva usata per salutare chi partiva per un lungo viaggio. E’ stata recentemente abbandonata perché se pronunciata con tono non troppo allegro sembra voglia dire «speriamo non ti succeda nulla di grave» come se qualcosa di grave potesse in effetti accadere. Curiosamente il primo artista figurativo di Boafiga fu proprio il sopracitato Joao Airtosergio Pereira detto Polemica. Qualche anno dopo la fondazione del primo nucleo abitativo, si dedicò interamente alla pittura e alla scultura dopo che la sua attitudine al lavoro (già piuttosto scarsa) venne compromessa da un alligatore che, uscito nottetempo dal pantano della vicina palude, si era spinto sino alla sua capanna risparmiando miracolosamente i suoi due figli di sei e quattro anni ma privandolo della gamba sinistra. E’ sua la prima scultura di Boafiga, unica nella storia dell’umanità: una gamba in legno di caucciù intersiata con dodici bassorilievi commemorativi della nazionale calcistica, oggi ritenuta magica e conservata gelosamente fra le reliquie del Museo Nazional du Futebol di Brasilia. Suo è il primo quadro di Boafiga: un olio su tela di un metro per due intitolato «frustrassao» che ritrae con tratto quasi impressionista alcuni bambini al cospetto di un canestro da basket. Al Polemica va attribuita la paternità delle statue dei santi intagliate nel legno di caucciù conservate a Boafiga nella chiesa di Nossa Senhora Addolorada Mais Comunqui Piuttostu Fidusciosa. CLAMOROSO! I SETTE NANI NON SONO 7 Il noto nanologo Richard Kemp ha rivelato alla stampa i particolari di una sua recente ricerca. Oltre ai ben conosciuti nani di Biancaneve (Dotto, Brontolo, Pisolo, Mammolo, Eolo, Cucciolo, Gongolo) esistono altri straordinari nani di cui la favola non ha parlato, ma che nondimeno meritano menzione. Eccoli in ordine sparso: Alveolo: il nano più in vena del mondo Bandolo: il nano più ricercato del mondo (specialmente quello della matassa) Bossolo: il nano più esplosivo del mondo Brufolo: il nano più butterato del mondo Cigolo: il nano meno oliato del mondo Cutolo: il nano più mafioso del mondo Dandolo: il nano più viado del mondo Eccolo!: il nano più indicato del mondo Ergastolo: il nano più carcerato del mondo Fruttolo: il nano più gustoso del mondo Gigolo: il nano più puttano del mondo Gocciolo: il nano meno idraulico del mondo Grappolo: il nano più avvinazzato del mondo Luppolo: il nano più birrainomane del mondo Mestolo: il nano più sbrodolento del mondo Moccolo: il nano più bestemmiatore del mondo Popolo: il nano più democratico del mondo Pungolo: il nano più insistente del mondo Rantolo: il nano più agonizzante del mondo Ricciolo: il nano più truciolo del mondo Sbrodolo: il nano più zozzone del mondo Scapolo: il nano più single del mondo Sdrucciolo: il nano più scivoloso del mondo Spappolo: il nano più rompiballe del mondo Truciolo: il nano più ricciolo del mondo Angolo: il nano più geometrico del mondo Trigolo: il nano più annacquato del mondo Patibolo: il nano più crudele del mondo Pendolo: il nano più oscillante del mondo Pericolo: il nano più temuto del mondo Prezzemolo: il nano più presenzialista del mondo Rotolo: il nano più travolgente del mondo Scivolo: il nano più viscido del mondo Simbolo: il nano più iconografico del mondo Articolo: il nano più determinativo del mondo Pargolo: il nano più infantile del mondo Cingolo: il nano più semovente del mondo Batuffolo: il nano più morbido del mondo Circolo: il nano più salottiero del mondo Comignolo: il nano più fumato del mondo Turacciolo: il nano più tappo del mondo Coriandolo: il nano più carnevalesco del mondo Manipolo: il nano più fascista del mondo Mignolo: il nano più alla mano del mondo Minuscolo: il nano più piccolo del mondo Diavolo: il nano più satanista del mondo Discobolo: il nano più atletico del mondo Embolo: il nano più in partenza del mondo Foscolo: il nano più letterato del mondo Orgosolo: il nano più sardo del mondo Dondolo: il nano più instabile del mondo Pulviscolo: il nano più polveroso del mondo Binocolo: il nano più osservatore del mondo Spicciolo: il nano più al verde del mondo Spigolo: il nano più acuto del mondo Tavolo: il nano più apparecchiato del mondo Torsolo: il nano più morsicato del mondo Trespolo: il nano più sostenitore del mondo Fruttivendolo: il nano più ortolano del mondo Gomitolo: il nano più gattofilo del mondo Nuvolo: il nano più meteorologico del mondo Subdolo: il nano più trasformista del mondo Testicolo: il nano più coglione del mondo Titolo: il nano più letto del mondo Paginaundici Cinema IL FILM EROTICO GIRATO A MANTOVA MONAtOUR INTERVISTA ESCLUSIVA AL REGISTA TANTO GRASS Critica cinematografica di Nick Martinelli CINEMA E LETTERATURA Continuiamo il nostro viaggio nei meandri del cinema italiano alla ricerca di film tratti da romanzi o racconti il cui risultato è, citando la Cavani e/o Nietszche, al di là del bene e del male. Chi ha visto almeno uno di questi film è pregato di farmelo sapere, perché merita davvero una menzione. A DOPPIA FACCIA (1969) di Riccardo Freda, da un racconto di Edgar Fallace, con Klaus Kinski Unica azionista di una grande industria, Helen il cui matrimonio con John Alexander è in crisi per i rapporti che la legano alla segretaria Liz, muore nella sua auto per lo scoppio di un ordigno postovi da mano ignota. La causa ufficiale della morte è l’incidente, ma la polizia apre una inchiesta anche perché, per una clausola del testamento l’unico erede è il marito e non il padre di Helen che lavora nella stessa azienda. Alcune conoscenze casuali e strane coincidenze fanno pensare che la colpa sia di John il quale, per le macchinazioni di qualche persona è portato a credere che la moglie sia ancora viva. Egli però, superando con fermezza tutti i tranelli che lo stanno portando al limite della pazzia riesce con l’aiuto della polizia a smascherare i colpevoli. Secondo il dizionario del cinema stracult di Marco Giusti ci sarebbero delle scene lesbiche…mah. Sempre sentito nominare ma mai visto. L’AMORE CONIUGALE (1970) di Dacia Maraini, dal romanzo di Alberto Moravia con Tomas Milian. In una villa di Bagheria, nei pressi di Palermo, due coniugi, Silvio e Leda Pataneo, trascorrono le loro giornate dedicandosi prevalentemente alle cure di un agrumeto, che rappresenta la loro unica fonte di sostentamento da quando l’uomo ha abbandonato la sua professione di giornalista per scrivere un romanzo. Inutilmente alcuni giovani politicanti di sinistra tentano di coinvolgere Silvio nei loro programmi di rinnovamento della classe politica del paese; lo stesso Silvio deve però subire lo scontro con l’antica classe baronale siciliana, costituita dai suoi stessi parenti, i quali vorrebbero impadronirsi dell’agrumeto per trasformarlo in area edilizia. Leda cerca di sollecitare Silvio a ultimare il suo romanzo negandogli l’uso dei diritti coniugali. Silvio si getta nel suo lavoro con rinnovata lena, ma nel frattempo diviene testimone di alcuni gravi fenomeni di corruzione, subisce l’incendio doloso dell’agrumeto e scopre il tradimento della moglie con un barbiere. Nauseato, egli brucia il romanzo, che ritiene troppo idealistico, abbandona l’agrumeto e con Leda parte alla volta di Roma. Unico film diretto da Dacia Maraini. La trama fa rabbrividire. La moglie era Macha Meril. Qualcuno se la ricorda ancora? Bella donna… L’ASSOLUTO NATURALE (1969) di Mauro Bolognini, dal romanzo di Goffredo Parise, con Laurence Harvey, Sylva Koscina. Peter, un giovane inglese in vacanza in Italia, ed Ella, un’avvenente signora della buona borghesia, conosciutisi casualmente, hanno intrapreso insieme un viaggio in autostrada, e, alla prima sosta, si sono amati. Cominciata con tanta naturalezza, però, la loro relazione si fa via via più contrastata e difficile, turbata da continui litigi; per Peter, intellettuale idealista e sognatore, l’amore è anche un sentimento; per Ella, è solo un fatto fisico. Accusandolo di amare un’altra donna, quella che egli si è inventato, coerentemente con le sue ubbie sentimentali, Ella cerca di “svegliarlo” concedendosi a due meccanici, con l’unico risultato di accendere la sua gelosia. Nè ha miglior successo con altri tentativi, come quando sprezzantemente distrugge un romantico manoscritto del compagno, oppure, a scopo didascalico, impone a questi l’osservazione dell’amore fra i bachi da seta e la visita alla lubrica accolita delle donne della famiglia di lei. Tanta insistenza, però, se non riesce a mutare la sua concezione dell’amore, convince finalmente Peter che tra lui ed Ella è tutto finito: s’avvia dunque per la sua strada, non vedendo altra soluzione che il suicidio. Coerente con se stessa, Ella lo travolge con la propria automobile. La trama l’ho presa dalla Banca Dati del Cinema Mondiale. Mi piacerebbe sapere chi l’ha scritta. E’ magnifica. Ma il film? Chissà… IL BACIO DI UNA MORTA (1973) di Carlo Infascelli, dal romanzo di Carolina invernicio, con Silvia Dionisio, Orso Maria Guerrini. La contessina Clara Serra Travia è innamorata di Andrea Valverde, ma accetta la mano del conte Guido Lampedusa Rambaldi quando viene a sapere dalla governante Lisa e dal padre, che Andrea è suo fratello da parte di madre. Fedele al palermitano consorte, Clara genera la piccola Lilia mentre Guido si lascia irretire dalla sciantosa Yvonne Rigaud e Andrea segue l’esercito italiano nelle avventure coloniali libiche. L’avventuriera francese, allo scopo di impadronirsi dei beni di Clara, la fa avvelenare da Manuel Barrero. Sepolta in stato di catalessi, la contessa si risveglia quando viene baciata dal fratello nella tomba riaperta e con lo stesso si reca a Parigi per ritrovare la figlia. Yvonne, tentando di volgere gli avvenimenti a suo favore, accusa l’amante di tentato assassinio. Il processo viene celebrato a Palermo. La presenza della presunta defunta e di Andrea capovolgono la situazione: il pentito conte Guido può così tornare agli affetti familiari, mentre Yvonne e Manuel ricevono una giusta e pesante condanna. Trama come sopra. Da menzionare che l’anno dopo uscì una seconda versione tratta dal romanzo e diretta da Mario Lanfranchi intitolata solo “Il bacio”, sceneggiata da Pupi Avati, con un cast decisamente più interessante, con Eleonora Giorgi, Valentina Cortese e Gianni Cavina. Anche qui secondo Marco Giusti sono presenti scene lesbo… LA BADESSA DI CASTRO (1974) di Armando Crispino, dal romanzo di Stendhal, con Barbara Bouchet. Nel secolo. XVI, Elena dei Signori di Campireali, suora per forza nel convento di Castro (la madre volle sottrarla all’amato Giulio Branciforti), sfoga le sue repressioni con l’esercizio dell’autorità, venendosi a trovare in un rapporto amore-odio col vescovo, che riesce a sostituirsi nelle grazie di lei al Branciforti. In un’alternativa di furori erotici, penitenze sanguinose, lugubri cerimonie e festini sguaiati, la badessa sottrae alla punizione del Vescovo un frate sorpreso con una monaca e ne agevola la fuga finché i due, accerchiati dalle milizie vescovili, si suicidano. Denunziati gli arbitri e la tresca da una monaca aspirante badessa e gelosa del prelato, l’inquisizione arresta, tortura e interroga le varie consorelle mentre il Vescovo e la badessa, che è incinta di lui, attendono la loro sorte. La principessa Campireali riesce a corrompere il tribunale in favore della figlia e fa intervenire il redivivo Branciforti, ma tardi, che, la Badessa, saputo in salvo il bimbo appena partorito in carcere, si suicida per non tradire il Vescovo. A parte la trama un po’ contorta, ma vi immaginate Barbara Bouchet come monaca? Attenzione: nel cast ci sono anche Luciana Turina e Mara Venier!!! Ho avuto il privilegio di incontrare l’icona del genere cinematografico più snobbato dalla critica intellettual-classista e più amato dalla massa popolar-consumista, il genere “MIN-CUL-POP” (minchia! che culo e che poppe!), intervistandolo al “Bus dal gat” (quale luogo più suggestivo per una bucolica intervista?), complici il cechoviano cappello, l’immancabile sigarone e i salici piangenti del Lago di Mezzo. Maestro, perché il titolo “Monatour”? E’ la mia risposta cinematografica all’opera teatrale “I monologhi della vagina”. Ho voluto rappresentare appunto il MONATOUR, il tour della vagina. E - prosegue il maestro, scaccolandosi finemente il naso - l’ho voluto ambientare nella vostra splendida città! Ci può anticipare la trama del film? E’ la storia di Samantha, - annuisce il maestro, grattandosi bellamente la patta - un’ex velina che, dopo aver faticato una vita a darla via, per essere definita “show girl” nei salotti televisivi e nelle inaugurazioni delle discoteche sulla riviera romagnola, si vede inspiegabilmente abbandonata da tutti, anche dal compagno calciatore. Calciatore! Originale! Originale un c..., non m’interrompa! Samantha, - sorride sornione il maestro, ruttando con garbo - interpretata magistralmente dall’attrice greca Imene Mikateladogratis, decide allora di scrivere un libro autobiografico. Scrivere un libro! Originale! Originale un c..., non m’interrompa! Per promuovere il libro, - sibila il maestro, facendosi scappare un generoso peto, impercettibile al all’orecchio, ma non all’olfatto - che rappresenta per lei un riscatto morale, lo sdoganamento dal vecchio pregiudizio del binomio bellezza=ignoranza, arriva al Festivaletteratura di Mantova. Qual è il titolo del libro? UNA VELINA SVELATA: analisi sociologica di un fenomeno mediatico. Originale! Ops! Scusi maestro, continui, la prego… Samantha cerca di ritagliarsi un personale evento promozionale in tutti i modi. O meglio, in un solo modo, quello a lei più consono: cercare di darla via. Ma qui comincia il travagliato tour erotico. Al comitato organizzatore del Festival non viene stracag…, presa in considerazione da nessuno (troppo occupati). Con le magliette blu rischia l’arresto per pedofilia (troppo giovani). Con il sindaco non c’è storia (troppo donna). Nella libreria in piazza distribuisce clandestinamente 120 mesi di Settembre del suo ultimo calendario con lei ignuda, pigiata in una tinozza di grappoli maturi: nulla da fare (troppo bacchettoni). Allora, maestro? Allora Samantha improvvisa un’audace lap dance sul monumento di Virgilio, con le note de La tor dal sucar in sottofondo. La cittadinanza, richiamata da un sano spirito campanilistico, accorre numerosa. L’ex velina, felice, mostra finalmente la sua fatica letteraria, ma… Ma????..... Non posso svelarti il finale, bella gnoccolona! Il maestro tenta improvvisamente di allungare le sue viscide mani sul mio davanzale, invero prosperoso. Preparata all’evento, lo blocco prontamente con uno sguardo professionalmente fiero e trucemente femminista. Gnoccolona un c..., non m’interrompa! gli sfilo il sigaro di bocca e glielo spengo sulla patta. Tanto Grass mugola di dolore, misto a piacere e i salici piangenti del “Bus del Gat” miracolosamente… sorridono. Roberta Vesentini E tu che testa sei? normale, fashion o vip? Questa estate, al mare, mi sono imbattuto in un cartellone pubblicitario. Ok, non è una notizia sconvolgente. Sono perfettamente conscio di non essere il primo né l’unico ad aver visto un cartellone pubblicitario in vita sua, ma questo mi ha veramente colpito. Era la pubblicità di un parrucchiere, (luogo dove né io, né i miei quattordici capelli superstiti mettiamo più piede da svariati anni), in cui campeggiavano allegramente i mezzi busti sorridenti di due testimonial, uomo e donna, evidentemente Vip, la cui storia mi era completamente sconosciuta. Ok, mi sono detto, evidentemente il messaggio non è rivolto al mio target. E la cosa avrebbe potuto finire lì. Poi però l’occhio mi cade sul listino prezzi, che incredibile, ma vero, era diviso in tre categorie: normale, fashion e vip, dove ovviamente “normale” era il più economico, “fashion” quello intermedio e “vip” quello più costoso. E lì, inevitabilmente, ho cominciato ad interrogarmi: ma io a che categoria appartengo? Cioè se un domani, improvvisamente, io dovessi trovare una lampada in spiaggia e strofinandola ne dovesse uscire fuori il genio, il quale, come da manuale, mi dovesse chiedere tre desideri ed io senza esitazioni gli dovessi chiedere: un sacco di soldi, il genoa in serie A e tanti, tanti capelli. E se lui, preso dall’entusiasmo per essere stato liberato, decidesse di esagerare, per cui io mi dovessi ritrovare tanti di quei capelli da dover per forza andarli a tagliare. E se quello della pubblicità fosse l’unico parrucchiere aperto sulla faccia della terra, per cui io entro ed il proprietario mi guarda e mi fa: “allora, come li facciamo?” ed io debba scegliere tra normale, fashion e Vip, che cazzo gli dico? Io istintivamente gli direi normale, se non fosse che in qualche modo, confrontata con le altre due, la categoria “normale” mi suona molto molto vicina alla categoria “sfigato”. Il problema è che non mi ritrovo neanche in una eventuale categoria “fashion” in compagnia del gel di Costantino e del cerchietto di Cassano, né in una categoria Vip fatta del ciuffo ribelle di Vittorio Sgarbi o del trapianto del nostro beneamato primo ministro. Ma poi soprattutto, mi chiedo come cribbio potrebbe essere un taglio “normale”? Fatto con una forbicina con le punte smussate di quelle che usano i bambini per ritagliare i disegnini, tagliando un po’ così a casaccio? O con un bel coltellaccio da serial killer, tirando su un po’ di capelli ed un po’ di cuoio capelluto? E allora signori miei, se proprio devo scegliere, scelgo di non scegliere. Scelgo di non appartenere a nessuna categoria. Scelgo di lasciare agli altri il dubbio amletico di decidere come essere e come apparire. Dopotutto, grazie a Dio, sono pelato! Teo Guadalupi Ex Taverna del Duca - Piazza Sordello, 10 - Mantova 333.8493090 - www.duchessa.it MANTOVA • Tel. 0376.369972 tiratappi Oreficeria Vincenzi wine bar & restaurant Viale Michelangelo, 10/c Cerese di Virgilio Via Principe Amedeo, 27 - Mantova Piazza Mantegna Mantova 0376.324286 Sumy Cafè Corso Garibaldi, 51 Mantova CUCINA PIZZA ENOTECA Piazza L.B. Alberti, 30 Tel. 0376/322366 Piazza Broletto, 8 - Mantova E N O T E C A BUCA della GABBIA Via Cavour, 98/100 - MN Tel. 0376.366901 Cubano www.trelune.com Piazza Mazzini, 13 Polesine di Pegognaga (MN) Tel. 0376.525270 ORTOPEDIA & BENESSERE V.le Gorizia, 17/a MANTOVA