Paginadue
Cultura
Che libro ti penti di aver letto?
Beppe
Braida
conduttore tg
Allora Beppe, quale libro ti penti
di aver letto nella vita?
Mah, guarda, tiro a caso: il libro di
Costantino Vitagliano.
giovanni
pasetti
gallerista intellettuale
Quale libro ti penti di aver letto
nella vita?
Pierino Porcospino, un libretto per
bambini scritto da uno psichiatra
tedesco, Heinrich Hoffmann.
Ah, stai parlando di “Costantino
Desnudo”, un libro messo insieme da Alfonso Signorini,
con la prefazione di Maurizio
Costanzo…
Vedo che lo conosci fin troppo bene per i miei gusti! Stammi un
po’ meno vicino, per favore.
Io dei libri conosco solo i titoli, mica li leggo! Ma dimmi: quale
libro ha negativamente influenzato, in gioventù, formazione e
carattere?
Direi, senza esitazione, il libro di Costantino.
Ma ti ho chiesto in gioventù, mica era ancora stato scritto!
Sì, ma era nell’aria…
Quale ha negativamente influenzato, in gioventù, formazione e
carattere?
Il Piccolo Principe. Troppo buonista.
Quale libro ricevuto in regalo ti rifiuti di leggere?
Quello di Costantino. Purtroppo ce l’ho doppio. E a rileggerlo non
ci penso nemmeno!
Quale libro ricevuto in regalo ti
rifiuti di leggere?
Il Catalogo IKEA.
Quale libro non regaleresti mai, nemmeno al tuo peggior nemico?
Mah, se dovessi scegliere… anche qui tiro a caso: quello di
Costantino.
Quale temi ti venga regalato?
Il Codice Da Vinci.
Quale libro non regaleresti
mai, nemmeno al tuo peggior
nemico?
Va’ dove ti porta il cuore.
Quale libro non porteresti mai
su un’isola deserta?
Lo stradario di Mantova.
Quale libro non tieni sul comodino?
L’Enciclopedia Treccani.
Quali autori manderesti idealmente al rogo, insieme alle loro
opere?
Bevilacqua, Crepet, Tamaro.
Quali altri, invece, fisicamente?
I Postmoderni insinceri, da non
confondersi con gli Anteretrogradi
sinceri.
claudio
batta
Enimmista
Quale libro ti penti di aver
letto nella vita?
Il mio (La Nimmistica - Ed.
Kowalski, 112 p.)
Quale ha negativamente in-
Quale libro temi ti venga regalato?
Dovrei pensarci… Ma credo quello di Costantino.
Quale libro non porteresti mai su un’isola deserta?
Eh, questa è difficile… su un’isola deserta… Facciamo quello di
Costantino.
Quale libro non tieni sul comodino?
Quello di Costantino: la sua vicinanza mi creerebbe degli incubi
spaventosi!
Quale autore manderesti “idealmente” al rogo, insieme alle
sue opere?
Se proprio dovessi scegliere, direi Costantino Vitagliano, ma non
credo che sia un autore e anche se lo fosse, non mi risulta abbia
scritto delle opere.
Quale altro, invece, sul rogo “fisicamente”?
Non so, non è nel mio stile accanirmi contro chicchesia. Se proprio devi estorcermi un nome, dico Costantino Vitagliano, così,
pescato dal mucchio, anche se non credo che sia giusto nei suoi
confronti, poverino, in fondo ha solo scritto un libro, oddio un
libro… Ha solo scritto, oddio scritto… il verbo scrivere accanto a
Costantino è una contraddizione in termini… Diciamo che intanto
lo mandiamo al rogo, poi vedrai che qualcosa avrà pur fatto per
meritarselo…
fluenzato, in gioventù, formazione e carattere?
Il Manuale delle Giovani Marmotte
(Ed. Walt Disney, 158 p.)
Alberoni.
Quale libro ricevuto in regalo ti
rifiuti di leggere?
Umbra Dei e Palpebre del Cinema,
Luce. - Bruno De Marchi, Ed.
Euresis. Magari è bello, ma solo a
leggere il titolo fa paura…
Quale libro temi ti venga regalato e non vorresti mai e
poi mai leggere?
Uno qualsiasi di Alberoni.
Quale altro, invece, fisicamente?
Alberoni.
IL BIDONE
DELLA LETTERATURA
Pronto Festival, il format ideato da Il Notturno e Radio Base e
sperimentato con successo al recente Mantova Musica Festival,
ritorna alla 9^ edizione di Festivaletteratura.
Questa volta, invece di portare musica nuova a domicilio, ritirerà, ancora a domicilio, libri inutili, dannosi, doppi (in tutti i
sensi), regalati e mai letti, diseducativi o, in buona sostanza, libri
che oggettivamente fanno schifo.
A bordo di mezzi a trazione muscolare, attrezzati per l’occasione, una squadra specializzata di operatori ecologico-culturali,
farà visita a chi avrà richiesto il servizio, telefonando o inviando
un SMS al numero 335 6902493.
Il cedente, in cambio dei libri, dovrà pagare pegno per il suo
atto di lesa maestà nei confronti della letteratura, rispondendo alle
domande impertinenti dei nomadi cronisti.
I libri ritirati, non faranno la fine di quelli arsi in Fahrenheit
451 ma, nello spirito politicamente corretto di un’iniziativa altrimenti giudicabile iconoclasta, saranno posti in uno speciale e ben
segnalato contenitore, sistemato in Piazza G. Marconi, all’angolo
con Via P.F. Calvi, di materiale trasparente, affinché tutti possano
vedere la fine miserevole cui è destinata la cattiva letteratura.
Chi vorrà direttamente portare il proprio contributo culturale direttamente sul luogo di raccolta e smaltimento differenziato delle
letteratura, potrà ritirare, in cambio del suo gesto liberatorio, una
copia del nuovo numero de Il Notturno di Mantova, sfilandolo dal
comodo dispenser, sistemato a fianco del bidone della letteratura.
In tal senso prenderà corpo la metafora spazzatura in cambio di
spazzatura, che sottotitola questa versione di Pronto Festival.
I libri scartati e gettati nel bidone, dove andranno?
Domenica 11 settembre 2005 saranno banditi all’asta a prezzi
infimi (base d’asta Euro 0,50, con rialzi di Euro 0,10) per simboleggiare che anche la letteratura si può riciclare.
Il ricavato, anche misero, sarà devoluto a qualche associazione
culturale che si occupa di scolarizzare fasce a rischio d’analfabetizzazione.
I libri che nessuno vorrà acquistare, nemmeno a sottocosto di
peso cartaceo, saranno infine trasformati in coriandoli, da spargere al vento nelle prossime iniziative “culturali” de Il Notturno.
mago
galonio
maestro di vita
Quale libro ti penti di aver letto?
Nessuno, non ho mai letto un cazzo in
vita mia.
Quale lettura ha negativamente influenzato, in gioventù, formazione e
carattere?
Avevo una professoressa che amava
leggere ad alta voce delle puttanate di un certo Manzoni, pensa te, la
storia di due che ne fanno di cotte e di crude per stare un po’ da soli e
alla fine non trombano mai... Ti rendi conto? 800 pagine di stronzate per
dire che ’sta ciulata non s’ha da fare!
Quale libro ricevuto in regalo ti rifiuti di leggere?
Tutti, senza distinzione, non mi piace fare delle differenze.
Quale libro temi ti venga regalato?
Un libro di quel fighettino di Branco che sembra pettinato con il mocio
vileda, ma anche Paolo Fox mi sta sui coglioni. Sono solo dei ciarlatani
che si prendono gioco della gente, solo perchè per la maggior parte sono
dei babbei rincoglioniti che credono negli oroscopi.
Quale non porteresti mai su
un’isola deserta?
La cucina italiana - Ricette d’oro.
Quale libro non regaleresti mai, nemmeno al tuo peggior nemico?
L’autobiografia di quel ciarlatano del Mago Otelma.
Quale libro non tieni sul comodino?
“L’ultima notte”, di Emiliano
Grisostolo. Non tanto per i contenuti: è il titolo che sicuramente disturberebbe il mio sonno…
Ma che cazzo ne so! Su un’isola deserta ci porterei un battello di gnocche,
altroché libri. Fanculo leggere, leggi cosa c’è scritto su ’sta fava, leggi.
Quale autore manderesti idealmente al rogo, con le sue opere?
Quale libro non porteresti mai su un’isola deserta?
Quale libro non tieni sul comodino?
Il mio comodino è già occupato da fruste e manette, scatole di preservativi e videocassette di un certo livello... dove cazzo li metto i libri? Eh?
Quali autori manderesti al rogo, insieme alle loro opere?
Tutti, senza distinzione di sesso, razza, religione, età, estrazione sociale,
preferenze sessuali e credo politico. E’ ora di finirla con le discriminazioni! Un po’ di etica non guasta. E adesso caccia il centone promesso!
Paginatre
Cultura
Ecco le risposte dei nostri VIP
diego
parassole
cabarettista
antonio
cornacchione
SILVIOLOGO
Quale libro ti penti di aver letto nella vita?
Nessuno… se un libro non mi piace
lo lascio a metà… anzi in molti casi
non arrivo neanche a metà. Coi film
è più facile: uso senza pietà il tasto
“avanti veloce”. Chiaro: non abitualmente… solo quando un film non mi
acchiappa: però c’è sempre la voglia
di sapere come va a finire e allora
“avanti veloce”. Con i libri non si può fare. Peccato.
Quale ha negativamente influenzato, in gioventù, formazione e
carattere?
Le avventure di Gianburrasca. Mi sono identificato un po’ troppo. E
anche “Tom Sawyer”: sono due libri che hanno fatto di me un piccolo teppista. O forse ero un piccolo teppista e per quello mi piacevano
quei libri…
Quale libro ricevuto in regalo ti rifiuteresti di leggere?
Uno qualsiasi di Bruno Vespa. Però mai nessuno ha osato regalarmene uno. In ogni caso li ri-regalerei ai miei peggiori nemici. Ma
forse non ho “peggiori nemici”. Per questo nessuno mi ha mai regalato un libro di Bruno Vespa.
Quale libro ti penti di aver letto nella vita?
Confessioni di una santa.
Quale ha negativamente influenzato, in gioventù, formazione e carattere?
Nando il montatore.
Quale libro ricevuto in regalo
ti rifiuti di leggere?
Storia scientifica dei quanti, di
Antonio Zichichi.
Quale temi ti venga regalato e
non vorresti mai e poi mai leggere?
Dio esiste: c’è la prova scientifica, di Antonio Zichichi.
Quale libro non regaleresti
mai, nemmeno al tuo peggior
nemico?
Manuale: come fare un’insalata.
Quale temi ti venga regalato e non vorresti proprio leggere?
Un libro di Bruno vespa… regalatomi da Bruno Vespa in persona.
Quale libro non porteresti mai
su un’isola deserta?
Robinson Crusoe.
Quale libro non regaleresti mai, nemmeno al peggior nemico?
Un libro di Bruno Vespa. Anzi no, quello lo regalerei a Bruno Vespa.
Sono prevenuto nei suoi confronti? Ehi dico… tu hai mai visto una
trasmissione di Bruno Vespa?
Quale libro non tieni sul comodino?
Insonnia, di M. Marrins.
Quale libro non porteresti mai su un’isola deserta?
Robinson Crusoe… mi sembrerebbe di prendermi per i fondelli da
solo.
E un libro di Bruno Vespa?
Quello sì: c’è sempre bisogno di carta per accendere un fuoco!
Quale libro non tieni sul comodino?
“Va dove ti porta il cuore”. A dire il vero me l’avevano regalato…
ma l’ho mandato là dove lo portava il cuore! E il mio libro… (“Sono
robe che fanno girare gli ammennicoli” ed. Kowalsky – giusto per
non farsi pubblicità) l’ho letto e riletto troppe volte… so già come
va a finire. In ogni caso lo consiglio a tutti i lettori: se vi piace potrete tenerlo… altrimenti potrete sempre regalarlo… magari a Bruno
Vespa.
Quali autori manderesti idealmente al rogo, insieme alle loro
opere?
I cuochi che scrivono libri di cucina. Che poi, per preparare uno
qualsiasi dei loro piatti, spendi
più che andare al ristorante.
Quali altri, invece, fisicamente?
I cuochi che scrivono libri di ricette “facili-da-fare”.
Quali autori manderesti “idealmente” al rogo, insieme alle loro
opere?
Nessuno. Ho rispetto per la letteratura… un po’ meno per certi
libri che non lo sono. In ogni caso,
ogni lettore sceglie i libri che si
merita. E comunque… quanti leggono veramente i libri che comprano?
filosofo transumanista
Quale libro ti penti di aver
letto nella vita?
A cinque anni ho letto l’Origine
delle specie di Darwin, giusto
per farmi una ragione del mio
essere al mondo. Se non l’avessi letto non mi sarebbe frullata
per la mente la malsana idea di
indagare il divenire postumano
e forse oggi sarei un calciatore …e avrei sposato una velina.
Quale ti ha negativamente influenzato, in gioventù, formazione e carattere?
In gioventù? Quindi, prima di compiere cinque anni… Ancora
non sapevo leggere, ma mio nonno mi leggeva sempre qualcosa
per farmi addormentare nella culla. Ricordo che un giorno mi
lesse Umano troppo umano di Nietzsche. Credo che quel libro
abbia lasciato il segno.
Quale libro hai ricevuto in regalo e ti rifiuti di leggere?
Opowiesci o pilocie Pirxie di Stanislaw Lem. Non che il libro
non sia bello. E non può essere nemmeno una scusa il fatto che è
in lingua originale. Chi non conosce il polacco al giorno d’oggi?
Il problema è che ho già letto la traduzione in italiano.
Quale libro non regaleresti mai, nemmeno al tuo peggior nemico?
Implicazioni epistemologiche dell’algebra quaternionica di Pietro Taricone (vedi pag. 5). Il testo testimonia un progresso intellettuale rispetto al Piccolo libro, ma resta decisamente al di
sotto delle aspettative. Mi duole dirlo, ma è palesemente errata
l’interpretazione tariconiana dei Principia Mathematica di Bertrand Russell.
Quale temi ti venga regalato?
La traduzione in russo di Opowiesci o pilocie Pirxie.
Quale libro non porteresti mai su un’isola deserta?
Il Catechismo di Joseph Ratzinger. Leggendolo, scoprirei che
tutto ciò che un normale essere umano desidera è immorale.
Considerando che sull’isola non si possono più soddisfare i bisogni peccaminosi, bramoso di ottenere la vita eterna, eviterei
di costruire zattere, gettare in mare messaggi nelle bottiglie e
accendere fuochi per segnalare alle navi la mia presenza. Non
tornerei più nel mondo civile e mia mamma ne soffrirebbe.
Quale libro non tieni sul comodino?
Citizen Cyborg di James Hughes. La bibbia del transumanista va
tenuta archiviata in forma digitale in un microchip direttamente
impiantato nel cervello.
Quali autori manderesti idealmente al rogo, insieme alle loro
opere
La lista è lunga. Inizierei con tutti gli autori postmoderni nemici
della tecnoscienza: Derrida, Latour, Vattimo, Feyerabend, Bloor,
ecc. Proseguirei con gli ambientalisti radicali e catastrofisti alla
Jeremy Riftkin. Finirei con i maghi, i veggenti e gli astrologi.
Escluso Mago Galonio, beninteso.
Quali altri, invece, manderesti
“fisicamente” al rogo?
Nessuno, neanche Bruno Vespa…
A proposito: Emilio Fede che tu
sappia, ha mai scritto libri?
Quali altri, invece, fisicamente?
Non so se sarei mai così cattivo, ma per Socci potrei farci un
pensierino…
sergio
sgrilli
musicista cabarettista
Quale libro ti penti di aver letto?
Difficilmente arrivo a finire un libro
che non mi emoziona o non mi appassiona. Devo comunque ringraziare un
sacco di “robe” brutte per avermi aiutato ad apprezzare quelle belle.
Sergio Sgrilli con Antonio Galuzzi, direttore del Notturno nonché autore del cabarettista di Follonica, al Festivaletteratura 2004
riccardo
campa
Quale ha negativamente influenzato, in gioventù, formazione e carattere?
La lettura obbligata e l’interpretazione guidata della Bibbia.
Quale libro ricevuto in regalo ti
rifiuti di leggere?
Tutti i libri di autori stranieri in lingua originale: fatico già con l’italiano...
Quale temi ti venga regalato e non
vorresti mai e poi mai leggere?
Libri scritti da comici o che parlano
di new economy.
Quale libro non regaleresti mai,
nemmeno al tuo peggior nemico?
L’autobiografia
delle
sorelle
Lecciso.
Quale libro non porteresti mai su
un’isola deserta?
Uno con le pagine plastificate... Sai,
la carta, in alcuni momenti, fa proprio comodo…
Quale libro non tieni sul comodino?
Nessun libro sul comodino, nè tv in
camera: il letto è sacro per il riposo
e per quelle poche volte in cui...
Quali autori manderesti al rogo,
insieme alle loro opere?
Nessuno. A meno che Paolo
Meneguzzi si metta a scrivere un
libro, s’intende…
Paginaquattro
il fondo del barile
Rubriche
“Cosa fai, lasci lì il più buono?”
Articolo contenente sconcezze: non leggere se sei urtato dalla volgarità
IO LODO
IL “LODO PETRUCCI”
Anche chi ha in odio il giuoco
del calcio, tra i vari tormentoni
estivi, non ha potuto ignorare, che
tra figc, tar del lazio, versamenti
irpef, fideiussioni e ripescaggi
c’è di mezzo il Lodo Petrucci.
L’idea del Petrucci, è stata
quella di concedere alle società sportive fallite, una seconda
chance, senza infamia ma con
“lodo”.
Solo nel caso del Genoa nulla
si è potuto, perché in quel caso
più che di un mancato pagamento si è trattato di qualche “versamento” di troppo.
A Genova in quei giorni sembrava di assistere ad un nuovo
G8 piuttosto che all’annuncio
della C1.
Certe cose succedono solo
nel calcio, ma nella vita di tutti i
giorni, per superare le avversità,
si può prenderla solo “sportivamente”.
La mia proposta è quella di
estendere i benefici del Lodo
Petrucci a ogni tipo di fallimento.
Il tuo matrimonio sta andando
a pezzi?
Lodo Petrucci “Matrimoniale”!
Potrai così avvalerti del ripescaggio di una tua ex morosa, svincolando a parametro zero l’attuale
moglie.
Non riesci ad estinguere il mutuo della casa?
Lodo Petrucci “immobiliare”!
Il debito ti sarà dilazionato in
200 anni senza interessi, recuperando inoltre l’iva e l’ici ma solo
nel caso tu sia un azionista della
Lazio.
Ti sei rotto i coglioni di andare
a lavorare?
Lodo Petrucci “anno sabbatico”! Potrai goderti una stagione
di squalifica dal lavoro dedicandoti ai tuoi hobby (es. giocare a
calcio) ricevendo comunque lo
stipendio con rimborsi spesa in
caso gli hobby ti portino in trasferta.
Di tutti questi vantaggi potranno usufruire anche quelle aziende che non hanno mai avuto privilegi.
N.B.: del Lodo si può usufruire solo una volta. È consigliabile
quindi servirsene per l’ultimo dei
possibili ripescaggi – quello delle categorie dell’aldilà.
In punto di morte, la paventata
possibilità di passare l’eternità
dei tuoi giorni all’inferno si fa
concreta?
Lodo Petrucci “last minute”!
Ripartirai dal girone dei ripescati
in Purgatorio!
Corrado Andreani
IN REDAZIONE
Enrico Alberini - Corrado Andreani
Riccardo Campa - Antonio Galuzzi
Antonio Voceri
HANNO COLLABORATO
Claudio Batta - Davide Bellelli - Beppe Braida
Fabrizio Casalino - Antonio Cornacchione
Alberto Grandi - Teo Guadalupi - Mago Galonio
Lorenzo Mari - Nicola Martinelli - Alfredo Minutoli
Sebastiano Onano - Diego Parassole
Giovanni Pasetti - Alberto Patrucco - Fabrizio
Pescara - Sergio Sgrilli - Roberta Vesentini
L’alimentazione per molti rappresenta un problema: ci sono gli
anoressici, i bulimici, i compulsivi... Le origini dei disordini alimentari risiedono, spesso, nelle abitudini assorbite da piccoli. Ognuno
di noi, per esempio, durante la sua
pre-adolescenza, sarà stato vittima
di questa assillante domanda: “Ma
cosa fai, lasci quello? Ma non lo
sai che quello è il più buono?”
Logicamente la risposta più adeguata sarebbe stata: “Sarà anche
buona, ’sta merda, ma farsi una
padella di cazzi propri?”
Però, da ragazzino, mancava
prontezza di spirito e lessico da
scaricatore di porto. Così, toccava sorbirsi ’sto “più buono”.
Di questa categoria fanno
parte, a pieno diritto, cose disgustose: il grasso del prosciutto, il
nervo della bistecca, la panna del
latte, la buccia della pesca, il bordo della pizza, l’olio del tonno,
la pelle del pollo, il torsolo della
mela, l’inchiostro della seppia,
il rosmarino delle patate arrosto, la muffa del gorgonzola, la
testa del pesce, il culo della gallina, la cotica dello zampone, il
gambo del carciofo, la crosta del
formaggio, l’unto della teglia,
la gelatina della simmenthal, la
broda dei fagioli in scatola...
Questa imposizione, nel caso
di molti uomini, ha prodotto patologie di carattere sessuale in
età adulta. Molti giovani uomini,
infatti, al cospetto di un rapporto
orale ritenuto incompleto, pare
protestino: “Ma come, lasci lì il
più buono?”
Tony Vox
BENVENUTO
A MANTOVA,
FORESTIERO
sebastiano onano
ALBERTO PATRUCCO presenta
- Il governatore del Texas ha firmato in mattinata una legge su misura per
interrompere l’eutanasia di un giovane malato terminale. La vita prima di
tutto. Nel primo pomeriggio ha firmato tre sentenze capitali.
- Sulla questione Terry Schiavo l’America si è divisa. Da una parte gli
attivisti per la vita, dall’altra i favorevoli all’eutanasia. Erano facilmente
distinguibili: gli attivisti per la vita erano quelli con la mimetica!
- L’Unione rischia di spaccarsi. Tema del contendere, l’uscita graduale
dall’Iraq. Margherita e Ds propongono un ritiro graduale delle truppe; Rifondazione e Verdi un ritiro immediato. Ancora una volta l’Unione è sul
punto di esplodere. Pare addirittura che, vista l’imminente scadenza elettorale, Piero Fassino abbia chiesto a Bertinotti una spaccatura graduale
della coalizione.
- Giuliana Sgrena è stata rapita dalle Brigate Verdi di Allah, i famosi tagliatori di teste. Poi è stata ceduta al Movimento di Maometto, conosciuti
come i sicari di Bagdad. Poi è passata al Fronte di Liberazione Islamico, i
temibili predoni del deserto. Infine sono cominciati i pericoli!
Non ti conosco turista,
forestiero, avventore
culturale della prima ora
o sprovveduto nomade
dell’ultima, ma sono felice
che tu sia qui, nella mia
città.
Ti do il benvenuto da parte
del Circolo Culturale “Il
Notturno”, associazione che
non ti chiede nulla, non
vuole venderti libri, gadget o
coinvolgerti nel volontariato
formativo, culturale,
autopromozionale.
È mia intenzione e
desiderio lasciarti libero di
godere, senza “interruzioni
pubblicitarie”, il patrimonio
artistico mantovano.
Potrai così scoprire, senza
l’ansia di “dover” essere
in un determinato luogo
e ad un preciso orario, la
“tua neonata mantouanità”,
quella che ti porterai nel
cuore dal momento in cui ci
lascerai.
Così facendo sarai “uno di
noi”, perché noi siamo così:
ci facciamo gli stracazzi
nostri!
Se passeggiando per
la città dovesse venirti
l’impulso di eliminare un
libro di un autore che ti sta
particolarmente sui coglioni,
potrai partecipare all’evento:
“il bidone della letteratura”
Ogni giorno, da giovedì 8 a
domenica 11 settembre, in
piazza Marconi (quella per
intenderci dove c’è il bar
“Venezia”), all’angolo di via
Calvi (quella per intendersi
dove c’è il bar “La Ducale”),
potrai gettare il libro
nell’apposito contenitore,
ritirando in cambio una copia
del “Il Notturno di Mantova”,
dando spiegazione (scritta)
sul tazebao del cahier de
doléance dei lettori di libri
inutili o dannosi.
Altre informazioni su questa
nuova irritante iniziativa del
Notturno, nell’articolo ad
essa dedicata.
P.S. durante la tua
permanenza a Mantova in
questi giorni probabilmente
troverai qualcuno che parla
di libri (capita spesso negli
ultimi 9 anni).
ARIETE
Nelle scelte affettive ascoltate prima
il cuore della donna. Se batte, allora
potete farvela. Testo sconsigliato:
L’IMMORALISTA.
TORO
Siamo alle solite: non vi arrischiate mai a prendere decisioni senza
aver prima riflettuto abbastanza.
Ricordatevi però che la vita biologica degli esseri viventi ha un termine.
Testo sconsigliato: AMLETO.
GEMELLI
Siete sull’orlo di un baratro. Ma
niente paura, riuscirete a fare dei
grandi passi in avanti… Testo sconsigliato: ODISSEA.
CANCRO
Anche se le stelle sembrano stare a
guardare, non abbiate timore: non
si sono dimenticate di voi, stanno solo prendendo la mira. Testo
sconsigliato: PER CHI SUONA LA
CAMPANA.
LEONE
Sarete animati da buoni propositi e
disposti a darvi da fare. Purtroppo le
palate sui denti non tengono contro
delle buone azioni. Testo sconsigliato: CANDIDO O L’OTTIMISMO.
VERGINE
Non ostinatevi in un progetto che
ha rarissime possibilità di essere
realizzato. D’accordo, deve tornare,
ma non siete voi il nuovo Messia.
Testo sconsigliato: IL NUOVO
TESTAMENTO.
BILANCIA
Un’esemplare rettitudine di pensiero ed azione accompagnerà la vostra
nobiltà d’animo: andando a puttane,
aprirete loro lo sportello e darete
loro del lei. Testo sconsigliato: LA
COSCIENZA DI ZENO.
SCORPIONE
Se non siete più giovanissimi, deciderete di sottoporvi ad una serie
di controlli medici. Chissà, potreste anche non aver bisogno di fare
i regali di Natale. Testo sconsigliato: I DOLORI DEL GIOVANE
WERTHER.
SAGITTARIO
Le idee che vi verranno in mente
saranno numerose, ma non di facile realizzazione perché non tengono
conto degli aspetti pratici della vostra situazione. In effetti, vivere in
un polmone d’acciaio ha qualche
limitazione. Testo sconsigliato: IL
CONTE DI MONTECRISTO.
CAPRICORNO
In amore, è arrivato il momento di
sfoderare le vostre armi segrete: cloroformio e robusta corda. E generosi come siete, farete partecipare gli
amici ai vostri incontri galanti. Testo
sconsigliato: FOTO DI GRUPPO
CON SIGNORA.
ACQUARIO
Riuscirete a coinvolgere altre persone in un passatempo originale e
azzardato. Purtroppo i festini a base
di crack richiamano l’attenzione di
perditempo e forze dell’ordine. Testo
sconsigliato: CANNE AL VENTO.
PESCI
In amore, non siete ancora pronti
al grande passo, anche perché, nonostante le recenti conquiste delle
coppie di fatto, non è ancora possibile sposarsi con la propria mano.
Testo sconsigliato: ASPETTANDO
GODOT.
Paginacinque
Scoop
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VO
I
S
U
L
C
S
E
La biblioteca dei Savoia
Il rientro in Italia dei Savoia ha riservato più sorprese ai Savoia che non all’Italia. L’ultima scoperta della casa regnante è stata che gli italiani leggono in
italiano. Dopo la sconvolgente scoperta
ora stanno correndo ai ripari, acquistando i libri più significativi pubblicati nel
Bel Paese.
Quella delle incomprensioni linguistiche tra l’Italia e Casa Savoia è una
storia lunga. Per più di mezzo secolo gli
italiani hanno cercato di spiegare alla
famiglia reale che la Savoia non ha mai
fatto parte dell’Italia. Ma a nulla sono
valsi i tentativi. Storici, politici, intellettuali, giornalisti si sono mobilitati sin
dal dopoguerra per fare capire ai Savoia
che dell’esilio dovevano farsene una ragione. E che dovevano essere ben felici
che in passato fosse stato permesso loro
di regnare per più di ottant’anni, nonostante più di un’obiezione potesse essere
sollevata sull’incoronazione. In fondo, la
Savoia era stata ceduta insieme a Nizza
alla Francia il 24 marzo del 1860 - quindi prima dell’unificazione - secondo una
clausola dei patti di Plombières. La conseguenza - ovvia per tutti ma non per
loro - era che non potevano reclamare la
corona del regno d’Italia allora. Come
non possono pretendere la corona della
Repubblica Italiana oggi. Primo perché
stranieri. Secondo perché la repubblica
non è retta da un re. È un po’ come se
il Principe di Andorra pretendesse di essere Re della Repubblica francese. Ma
ogni tentativo è risultato vano.
Facciamo allora un passo indietro, per
capire l’origine dell’equivoco. Narrano
gli storici che ci aveva già provato
Garibaldi a spiegare a Vittorio Emanuele
II di Savoia che non poteva farsi proclamare re d’Italia. Questi l’aveva prontamente zittito, ricordandogli che anche
lui, il Garibaldi, era di Nizza e quindi
non poteva farsi proclamare Eroe d’Italia. Sorge il sospetto che i Savoia abbiano ceduto Nizza alla Francia proprio per
mettere all’angolo l’artefice dell’unità
d’Italia. Sta di fatto che il primo parlamento italiano, riunito a Torino nel febbraio del 1861, quale primo atto affidò la
corona italiana ad un esponente di Casa
Savoia. E l’eroe dei Mille dovette incassare il colpo in silenzio.
Ora i Savoia vogliono evitare tutti i
malintesi dei loro predecessori. Perciò si
sono messi a leggere in italiano. A dire
il vero, per il momento si sono messi a
comprare libri in italiano. Per imparare
a leggerli c’è tempo. In fin dei conti si
possono sempre guardare le figure. Loro
di figure (e figuracce) se ne intendono.
FLAVIO BRIATORE - Io me ne fotto
Lui se ne fotte, di donne! E se ne fotte anche di voi
lettori. Consigli di un uomo arrivato laddove nessun essere umano potrà mai arrivare. Pagine: 212
Le avventure erotiche di Roberto Formigoni
Un’autobiografia non autorizzata, tratta dalle registrazioni delle sedute psicoanalitiche all’Asl numero 6 della Regione Lombardia. Pagine: 1 (bianca)
GIANNI MINOLI - Va’ dove ti porta il quorum
La Repubblica sconfisse la Monarchia ma, in realtà,
non si raggiunse il quorum. Una straordinaria inchiesta dell’ex conduttore di Mixer. Pagine: 1.946
PIETRO TARICONE - Implicazioni epistemologiche dell’algebra quaternionica
Dopo il “Piccolo libro”, una nuova raccolta di aforismi sui piaceri della seduzione intellettuale
BRUNO VESPA - Il sacrificio
Berlusconi capro espiatorio? Vittima sacrificale? Terza punta? Il conduttore di Porta a Porta svela la profetica strategia del Cavaliere per la nostra salvezza
FLAVIA VENTO - Oltre il sogno
Tra il fantascientifico e il surreale, ecco il romanzo
d’esordio di una tra le più promettenti comunicatrici alle prese con una fetish-story d’altri tempi
Paginasei
Reportage
Il nostro documentarista visita luoghi un tempo meta di mercanti e pirati
SESSO E RELIGIONE
DA RODI A IBIZA
Molti turisti europei, in particolare italiani, sono vittime di una
curiosa sindrome. Quella che potrei
definire la sindrome del leghista errante e che consiste nel cercare aria
di casa all’estero. Si tratta di un atteggiamento ossessivo, di cui risulta
difficile stabilire l’origine, se non
affidandosi a ipotesi non suffragate da adeguati riscontri scientifici.
Proviamoci.
In una qualsiasi agenzia di viaggi
può capitare di sentire un cliente, alla
scrivania accanto, chiedere espressamente un villaggio in Tunisia con
cucina italiana, animazione italiana,
guida turistica italiana. Al che si
potrebbe obiettare: “Cosa cacchio
espatri a fare? Stattene in Italia!”
Le teorie, al riguardo, sono varie.
La più gettonata è che un villaggio
super attrezzato all’estero, il più delle volte, costa meno di una pensione
scalcinata a Iesolo. Questo è probabile. Ma è altrettanto attendibile
un’ardita ipotesi alternativa. Pensando a Milano, alla Medina araba
di via Imbonati, alla torcida peruviana di Viale Monza, alla China
Town di zona Sarpi e così via, viene
da pensare che ci sia così tanto estero in Italia che molti italiani sentono
di doversi ritagliare un angolo idealizzato di Italia all’estero. Un’Italia
da sogno, dove tutto funziona, dove
l’extracomunitario (indigeno, ndr)
al massimo fa il cameriere, non
iscrive i suoi figli all’asilo e quindi
non rompe i gioielli al piccolo borghese nostrano. E’ un’Italia finta, da
villaggio, appunto.
In occasione della stagione estiva
2005, data la nascita del nostro primogenito avvenuta pochi mesi prima, la parola d’ordine - mia e di mia
moglie Rosanna - fu: “Quest’anno
stiamo a casa.”
Dovemmo dunque pagare pegno
alla nostra coerenza, quando, pochi
giorni dopo quel perentorio proposito, prenotammo due viaggi: uno
a Rodi, in maggio; uno a Ibiza, in
giugno. Però, rigorosamente in villaggio turistico, dal momento che
con un neonato al seguito servivano
supporti logistici di ogni sorta. Ivi
compreso il tiro con fucile ad aria
compressa.
Villeggiature, più che viaggi.
Ciò nonostante, chi ritiene che due
“villeggiature” in placide isole del
Mediterraneo non siano degne di un
dettagliato reportage, si sbaglia. Un
animatore bergamasco da villaggio,
di stanza in un atollo dell’Egeo, può
essere più stimolante del raro “ramarro viscido” delle Nuova Guinea.
Parola di lupetto.
AVANTI, MIEI… RODI
L’arrivo al villaggio di Lindos,
straordinaria località a 30 chilometri
da Rodi città, confermò le nostre più
pessimistiche previsioni. I peggiori
timori che alcuni degli occupanti del pulmino maturarono in quel
breve tragitto, si concretizzarono
Un Mediterraneo inedito, fra tradizione, culto e trasgressione
drammaticamente alla vista di una
scia di animatori, disposti su due file
a comporre un corridoio umano, che
applaudivano al ritmo della sigla del
villaggio. Il più quotato Millionaire
non avrebbe saputo fare di peggio.
La sensazione che provai in quel
momento, scorrendo come un pirla
nel mezzo del corridoio, proruppe in
un’istintiva esternazione che rivolsi
a mio figlio Tommaso di sei mesi:
“Prendono per il culo, questi?”. Lui
nicchiò.
Ma era tutto vero e la sera stessa ci ritrovammo a cena con i nostri amici Renzo, Roberta e Anna,
reclutati sul pulmino dei futuri soci
del Millionaire, e con un animatore
di sostegno che si auto invitò allo
scopo di intrattenerci (?).
Prima dell’arrivo di Neuro – così
si presentò l’animatore senior -, soli
con i nostri compagni di vacanza,
si spaziava dai progetti sulle visite
dei giorni successivi, alle esperienze di viaggio fatte in passato. Ma il
tenore della nostra conversazione,
che nel frattempo si era incentrata
sui grandi Chateaux francesi, era
destinato a virare presto. Durante
alcune considerazioni riguardanti
la straordinaria annata del ‘97, sul
volto del nostro animatore si disegno un’espressione catatonica, simile a quella di un paziente in preanestesia. In quel preciso istante ci
rendemmo conto che stavamo per
perderlo. Preoccupati per le condizioni psico-fisiche di Neuro, dal
momento che non eravamo provvisti di un defibrillatore, deviammo
bruscamente il dibattito sul tiro con
l’arco e la sua espressione si fece
finalmente più rosea, lo sguardo
più presente e la postura decisamente più tonica. Neuro si destò e
ordinammo tutti un Montenegro.
Il nostro documentarista nel costume tipico dell’isola di Rodi
CONTRADDIZIONI
Da un’esperienza a Rodi di 20
anni prima, e da una più recente
avventura a Malta, mi persuasi che
l’ampollosità delle liturgie religiose
è inversamente proporzionale alla
latitudine. Più si digrada verso Sud,
più le funzioni religiose si fanno
estenuanti, farraginose, intermina-
La troupe del documentarista nel costume tipico dell’isola di Rodi
bili, chiassose.
La processione greco ortodossa di Rodi, per esempio, è molto
diversa dalla passeggiata di salute
dei cattolici all’acqua di rose delle
nostre parti. Papa Boys esclusi, s’intende.
20 anni fa, notai che a Rodi, mediamente, dopo un digiuno di un
paio di settimane, la processione
si srotola per circa 30 chilometri.
Tanto che non si parla di stazioni ma
di tappe. E già qualcuno oggi propone di rinominare la processione con
qualcosa di più calzante, tipo Giro,
Tour o Vuelta.
Quella notte di tanto tempo fa,
lo giuro, fu del tutto casuale e involontario il baritonale rutto che
mi sfuggì al termine di una più che
lauta cena, proprio in concomitanza
con l’arrivo della processione. I devoti e digiuni maratoneti, stravolti
dalla fatica e dalla fame, vedendomi digerire così fragorosamente,
dinnanzi a quel cimitero di lische,
ossa, croste di formaggio, bottiglie
vuote, cestini depredati e antipasti
ingurgitati, mi squadrarono con uno
sguardo tutt’altro che ecumenico. E
mi parve di intravedere nei loro occhi della rabbia, se non addirittura
dell’odio. Non vorrei aver messo in
crisi le loro certezze, men che meno
la loro inclinazione al perdono, ma
dato che non andrò in paradiso, lasciatemi almeno gozzovigliare.
Tutta questa devozione, del resto, contrasta in maniera evidente
con alcune cose che mi è capitato
di vedere in occasione di questo più
recente viaggio. Come la collezione
di falli presente in un negozietto turistico nei pressi del nostro villaggio
a Lindos. Stavo curiosando tra cartoline, sandali, cappellini e innocui
souvenir, quando la mia attenzione
fu rapita da una straordinaria scaffalatura di cazzi. Non erano simboli
preistorici di fecondità. Tanto meno
tributi alla virilità di antiche civiltà.
Si trattava di enormi dildi in lattice
di gomma, venosi e dotati di optional
che non sto a descrivere. A corredo
della simpatica distesa piantumata a
nerchie, anche una raccolta di cassette con immagini più che esplicite
di fellatio con tanto di conclusione.
Il tutto in piena esposizione, per
adulti e per bambini. Da far impallidire un’entreneuse di Amsterdam.
Tutto ciò fece da preludio ad
un’altra curiosa esperienza, a cavallo tra il grottesco e il blasfemo.
Mi riferisco ad una eterogenea collezione di immagini, presente in un
altro negozietto turistico nel centro
di Rodi, che l’amico Renzo mi fece
notare. Un miscuglio di figure sacre
e natiche, senza soluzione di continuità: “Icona, Ilona, Icona, Ilona…”
Sacro, osso sacro e profano, tutto
insieme. Alè!
Cosa volete che vi dica, non vorrei esservi parso volgare. Ma questa
è la pura realtà dei fatti. Del resto,
“ambasciator non porta pene”. Nel
senso che mi sono ben guardato da
acquistarne alcuno.
ICONA POCKET
Tra i motivi che spingono molti
turisti a Rodi c’è anche la spiritua-
Paginasette
Reportage
lità. Sulle montagne dell’entroterra
una nutrita varietà di monasteri riporta il viaggiatore ad una dimensione mistica, quasi magica. Da
agnostico mi limitavo a respirare
quell’atmosfera di serenità e pace.
La suggestione della macchia mediterranea si mescolava a quella dell’arte bizantina. Icone sacre e incensi rendevano i sensi ricettivi, tanto
che il battito d’ala di una farfalla
sembrava producesse vento. Nella
quiete, tutto era amplificato.
Ero immerso in questa sorta di
realtà parallela, quando la “perpetua”, baffuta il giusto, mi invitò a
visionare la ricca collezione di icone che aveva allestito all’entrata. Mi
assicurò - in una lingua che non credo di aver riconosciuto - che erano
realizzate a mano con una vernice
ricavata dall’uovo (quando mimò
l’uovo, temetti che stesse per fare la
cacca).
La più grande, 40 per 40, costava 10 per 10. Nel senso 10 biglietti
da 10 euro e a fottere la magia del
monastero. Dopo una lunga contrattazione, arrivammo ad una iconcina
3 per 2 che spuntai per 10 euro. Più
che un’icona, una foto tessera mistica. Credo che la mia suocera, la
signora Maria, l’abbia apprezzata.
E’ fatta con l’uovo!
svedesi potrebbe creare scompiglio).
Rodi, nel tempo, fu conquistata dai Persiani, dagli Spartani, dagli Ateniesi, dai Romani. Eppure,
quando i rodensi decidevano di non
farsi invadere, erano più cazzuti di
Mel Gibson in Braveheart ed Arma
Letale 1, 2, 3 e 4, messi insieme.
Lo dimostra la storia di Demetrio
l’Assediatore che nel 304 a.C. accerchiò la città di Rodi nell’intento
di farla capitolare. Demetrio non era
un cialtrone. Era uno che sul biglietto da visita c’aveva scritto Chief
Assediator. Aveva fatto tre master in
assediamento alla Normale di Pisa.
Come assediava lui, dicono gli storici, non assediava nessuno. Ebbene,
dopo anni d’infruttuoso accerchiamento, con i rodensi chiusi a riccio
all’interno delle mura, Demetrio
l’Assediatore, ormai privo di risorse, dovette mollare il colpo e rinculare con le pive nel sacco. In un
carteggio ritrovato dagli archeologi,
Pindaro scrive “Demetrio, gaudente
UNA STORIA INCREDIBILE
Il carattere del rodense è gioviale
ed espansivo. A dispetto di altri più
scorbutici isolani - i còrsi su tutti -,
l’abitante di Rodi apprezza il turista
e lo tratta con spirito di accoglienza. Nella storia, questo suo comportamento, ha avuto risvolti assai
curiosi. Come quando, per evitare
di essere ri-conquistati dai Persiani,
si fecero invadere dai Macedoni.
Aprendo inquietanti scenari riguardo la cucina e le donne persiane.
Erano dei pragmatici, decidevano loro da chi farsi sottomettere. Un
po’ come se noi italiani decidessimo
che d’ora in avanti tutti gli stranieri
immigrati in cerca di lavoro saranno
svedesi (si tratta chiaramente di un
paradosso, anche perché la presenza nelle famiglie italiane di badanti
bigolum, roteò de taccum e dipartì
con pugnum de moscae.”
Non solo, Demetrio dovette lasciare sul campo tutte le macchine
belliche: catapulte, tini d’olio bollente, palle di pietra, archi, frecce e
cotillon. Beffa nella beffa, i rodensi,
che sapevano come si prende per
i fondelli, vendettero i macchinari abbandonati da Demetrio e con
proventi si costruirono il famoso
Colosso di Rodi. Dopo 12 anni di
lavori prese forma definitiva una
statua bronzea di 31 metri d’altezza
che alcuni storici ritengono posizionata all’imboccatura del porto, rivolta verso Demetrio l’Assediatore con
il gesto dell’ombrello, il dito medio
alzato ed una mano sulla borsa. Una
delle sette meraviglie del mondo, di
certo la più grande presa per il culo
mai vista sulla terra.
DA RODI AD EIVISSA,
PASSANDO PER IL BUFFET
A Rodi c’è tutto: un mare caraibico, una natura incontaminata, spi-
ritualità, storia e divertimenti. Dai
locali kistch di Faliraki, all’acropoli
di Lindos; dai monasteri sulle montagne dell’interno, alla strada dei
Cavalieri di Rodi antica, fino alla
straordinaria natura nella valle delle
farfalle. Per non dire delle sette sorgenti, delle numerose spiagge e così
via. Se a tutto questo, aggiungiamo
che i villaggi sono dotati di fantastici cuochi egiziani che cucinano italiano da dio, il quadro è completo.
Al contrario, Ibiza, al secolo
Eivissa, si presta principalmente ad
una vacanza di mare. E non potrebbe essere altrimenti, visto il numero
davvero notevole di spiagge e calette dalle acque azzurre. Del resto,
se personaggi del calibro di Sandy
Marton vi hanno piantato le tende,
un motivo ci sarà.
Non potendomi soffermare sulla movida notturna, aliena alla mia
realtà di serio padre di famiglia, mi
concentrerei su alcune divertenti
spigolature. Ad esempio, il cartoncino presente sui tavoli della zona
pranzo del grande villaggio che ci
ospitò. Potrà sembrare un particolare secondario, ma la dice lunga
sulla cortesia cui sono costretti alcuni operatori del settore, messi alla
frusta dalle furberie di molti turisti,
evidentemente non paghi della formula all inclusive. Il cartoncino recitava.
DISTINTO CLIENTE
GLI ALIMENTI CHE PREPARIAMO OGNI GIORNO NEL
BUFFET SONO DESTINATI A
ESSERE CONSUMATI ESCLUSIVAMENTE AI TAVOLI. NEL
CASO DESIDERASSE PORTARE FUORI QUALCOSA,
PER CORTESIA, LO CHIEDA
AL MAITRE DELL’HOTEL CHE
LE COMUNICHERA’ GENTILMENTE IL PREZZO.
MOLTE GRAZIE, LA DIREZIONE
In questa articolata locuzione,
credo di aver individuato un sottotesto, un significato recondito,
qualcosa di soltanto sottinteso. Un
messaggio implicito, più che esplicito e che potrebbe essere così parafrasato.
LURIDO PARASSITA
CI SFONDIAMO IL POSTERIORE PER PREPARARVI IL
RANCIO
OGNI
GIORNO.
QUESTO VA CONSUMATO AI
TAVOLI E NON TRAFUGATO.
NEL CASO DESIDERASSE ASSECONDARE LA SUA INDOLE
DI LADRO DI POLLI, PER
CORTESIA, NON FACCIA IL
FURBO E CACCI LA GRANA.
‘FANCULO, LA DIREZIONE
La parte alta di Ibiza è di notevole pregio storico-artistico, ma a dire
il vero non frega niente a nessuno.
Per il resto c’è ben poco: le saline,
un mercato hippy rubricabile alla
voce “carino” e qualche altra cosetta sparsa qua e là. La parte forte
dell’isola è costituita dalla natura,
dal mare, dalla vita notturna e dalla
fauna (lucertole, insetti ed una sorprendente varietà di formiche).
A confermarlo è la guida stessa
- Dumont, tascabili per viaggiare
– che, a pagina 101/102, spreca parecchi righi per intessere una complicata tela mitologica su una specie
di faraglione di nome Es Vedrà, che
fa bella mostra di sé poco al largo
della costa sudoccidentale: Ulisse,
marziani, fenomeni paranormali,
esoterismi vari ed assortiti, pirati
ed altre boiate. Due pagine per raccontare tutto ciò. Ma la perla assoluta è rappresentata dal passaggio di
pagina 102. Questo: “Il musicista e
compositore Mike Oldfield, di cui
si può ascoltare la musica alla Cova
Santa, assicura ad ogni modo che
il meraviglioso influsso della mistica isola di Es Vedrà gli ha fatto
ritrovare l’ispirazione dei tempi migliori. La rupe miracolosa è, non a
caso, la protagonista della copertina
del suo Tubular Bells III”. Questo
passaggio ci porta prepotentemente
all’ultimo motivo per il quale vale
la pena andare a Ibiza: circola della
roba tagliata benissimo!
Antonio Voceri
«Mi ricordo di quando si andava al mare...»
Uno struggente amarcord del cabarettista Alfredo Minutoli sulla sua difficile infanzia
Io... tutto sommato ho avuto
un’infanzia felice, ma una cosa speravo non arrivasse mai... il giorno
delle vacanze!
Ricordo... si partiva all’alba, carichi come muli: due ombrelloni
hawaiani, sei sdraio in massello con
rinforzi in ghisa, un tavolino di plastica e granito, dodici mazzi di carte
e per finire l’immancabile frigobar,
anzi più che frigobar era un’enorme
borsa termica di 128 litri con quindici reparti, carni, verdure, surgelati,
gelati e tredici cassiere con contratto
a progetto!
In spiaggia, s’arrivava prestissimo, c’erano ancora i falò della notte.
Prima, spegnere i falò, scaricare tutto, circondare la zona... occorrevano
dalle tre alle cinque ore per posizionare ogni cosa, mancava solo la
macchina del fumo ed il mixer, ma a
parte quello sembrava l’allestimento
del palco per un concerto degli U2!
Molti turisti ci confondevano per
l’Acquafan, l’unica differenza è che
all’Acquafan c’era molta meno roba
da mangiare.
Qualsiasi cosa facessi non andava
mai bene, come mi spostavo di due
metri, mia madre cominciava a pregare e mio padre avvisava la capitaneria di porto, dicendo: “Se si dovesse perdere un bambino, potrebbe
essere mio figlio”!
Mia madre era una lagna “dove
vai”, “non stare al sole che altrimenti
ti scotti”, “non giocare con la sabbia,
che puoi dare fastidio ai Signori”,
“perché non giochi con la sabbia, invece di rompere le scatole a tutti?”,
“mettiti la maglietta, che ti scotti”,
“togliti la maglietta, così t’abbronzi”, ma la frase che più fa arrabbiare
i bambini è “non fare il bagno”. Per
le mamme vige la ferrea regola delle
tre ore, indipendentemente dal fatto
che tu abbia mangiato un biscotto
oppure un cinghiale allo spiedo.
Io riuscivo in ogni caso ad allontanarmi, l’importante, pensavo, era
non uscire dalle acque territoriali;
quando i miei non riuscivano più a
vedermi, cercavano preoccupati di
rintracciare almeno il bagnino.
Il bagnino era un ragazzo scartato alla leva per insufficienza toracica, con due braccine da coleottero
Un giovanissimo (nello spirito) Alfredo Minutoli mentre si diverte
come un pazzo in una spiaggia della Riviera di Ponente
anoressico, non aveva mai salvato
nessuno, anzi, tantissime volte erano stati i turisti a salvarlo dal mare
agitato!
Non potendo quindi contare sul
bagnino, mio padre iniziava a cercarmi per chilometri di battigia, osservando bene tutti i bambini che
incontrava, rischiando tutte le volte
di prenderle per sospetta pedofilia!
Mia madre intanto diffondeva al
chiosco dei gelati il mio identikit,
dando informazioni su di me, del
tipo: “indossa un costumino rosso”,
che al mare è sempre l’informazione
decisiva! “L’anno scorso ha passato il morbillo”, “assomiglia tutto a
suo padre...” la gente allora chiedeva, “Dov’è suo padre, per avere
un’idea?” Si era perso pure lui! Una
famiglia di dispersi!
Mio padre a volte cercava di risolvere il problema a priori, dicendo
quello che si dice in occasioni simili,
cioè: ”Se qualcuno si dovesse perdere, ci si ritrova alla macchina”, senza
mai specificare “davanti alla macchina di chi!”, perché noi, in spiaggia, s’andava sempre con l’autobus!
Paginaotto
Reportage
Dal diario del dott. Alberto Grandi, negli Usa per un caso di sopravvalutazione
PREMESSA
Circa un anno fa fui invitato al
Congresso mondiale di Storia della
Medicina Veterinaria. A invitarmi fu
una simpatica professoressa di morfofisiologia veterinaria dell’Università di Bologna. Dico che è simpatica
perché mi considera molto intelligente. Dovete capire che è da quando
è morta mia nonna che nessuno mi
dice che sono intelligente e quindi fu
la mia vanità a farmi accettare l’invito. Il congresso si tenne a Torino,
parlai di cose strambe tipo “I divieti di pesca nei laghi di Mantova nel
XVII secolo” (giuro sulle mie figlie
– 3 – che è vero). Beh, non ci crederete, ma la cosa interessò moltissimo
quegli studiosi provenienti da tutto il
mondo e, in particolare, interessò la
famigerata Professoressa Susan Jones
dell’Università del Colorado, presidentessa mondiale della WAHVM
(World Association for the History of
Veterinary Medicine).
La nerboruta veterinaria del
Colorado mi invitò al congresso dell’anno successivo (2005) che si sarebbe tenuto a Minneapolis: il tema generale del congresso sarebbe stato “La
medicina veterinaria tra le due guerre
mondiali”. Fu solo grazie alla mia faccia tosta e all’aiuto di un mio collega,
forse più pazzo di me, che riuscimmo
a presentare in tempo un progetto molto raffazzonato dal titolo “Il servizio
veterinario nelle colonie italiane”.
Ancora una volta i veterinari riuscirono a stupirmi: il progetto fu considerato delizioso (delightful) e a quel
punto dovemmo partire, io e il mio
collega… destinazione Minneapolis!
Madrina del convegno Barbara Bush,
l’indimenticabile vecchia babbiona,
oggi assurta al ruolo di first mummy!
Ecco di seguito una sorta di “diario
di viaggio” scritto via e-mail ai miei
cari rimasti a casa.
LUNEDÌ 11/07/2005
Come Colombo sono giunto a
destinazione e devo proprio dire che
l’America è un grande Paese... pure
troppo. Mi hanno perso la valigia, ma
poi me l’hanno ritrovata quasi subito. Sono tutti molto gentili e cordiali.
Minneapolis, che come targa automobilistica fa MN, è famosa in America
per la sua nebbia e le sue zanzare. Il
motto della città è “The city of the
lakes”. Possiamo dire “una targa, un
destino”? A parte questo, la città è
molto bella e l’hotel è enorme (tanto
per dirvi, la mia camera è al 24 piano, non sono mai stato così in alto,
neppure quando vado a trovare i miei
suoceri a Boscochiesanuova). L’aria
condizionata è pazzesca, stanotte ho
dormito con la trapunta.
MARTEDÌ 12/07/2005
Allora, vediamo se riesco a spiegarvi quello che ho visto oggi: immaginatevi un parco giochi tipo Gardaland,
ma molto più grande, con attaccato
qualcosa di molto più grande del
Centro commerciale Il Gigante, ma su
6 piani (cioè ogni piano era più grande
del Gigante), il tutto completamente
coperto e con l’aria condizionata a
palla (avete idea di cosa voglia dire
raffreddare un ambiente così grande?).
Ecco tutto questo si chiama “Mall of
America” ed è il più grande centro
commerciale del mondo. E’ un posto
fantastico, tutto quello che un bambino europeo sogna lì c’è, tutto quello
che un cretino americano vuole lì c’è.
Mi sono divertito come un pazzo, ho
sventrato la carta di credito. Vi dico
solo che ho utilizzato (a pagamento)
i simulatori di volo ufficiali della U.S.
Air Force...
COME HO CONTRIBUITO
ALLA CIALTRONIZZAZIONE
DEGLI STATI UNITI
Un autoscatto del dott. Grandi. Ha posizionato la sua macchina fotografica sul davanzale di una finestra di un grattacielo, ha messo il timer
sui 35 minuti e poi è corso al suo hotel. Il dott. Grandi è riconoscibile
alla finestra al 24º piano del grattacielo di destra mentre saluta con la
mano facendo la “V”. Per evitare di confonderlo con le altre persone
affacciate, il dott. Grandi è quello con il cappellino da baseball blu
Nel frattempo ho capito che
l’America è esattamente come l’Italia
solo che è infinitamente più ricca e più
efficiente, i commessi dei negozi sono
molto gentili, e tutti gli abitanti passano il tempo a mangiare e a bere anche
per strada, ci sono meno neri in giro e
quelli che ci sono sono molto più ricchi di quelli che ci sono in Italia.
Gli americani sono davvero molto
simpatici e semplici, però sembrano avere tre ossessioni insuperabili:
l’efficienza, la velocità e il fresco.
Devono sempre fare le cose molto
bene, molto alla svelta e stando al fresco: e’ un modo di fare molto strano e
che spesso lascia stupefatti, però poi
ti dicono che amano l’Italia e allora
li perdoni.
MERCOLEDÌ 13/07/2005
Ecco cosa ho imparato oggi di nuovo dagli e sugli americani:
1) qui la Pepsi è davvero più buona
della Coca;
2) hanno una mania ingiustificata
anche per il ghiaccio (ci sono distributori ovunque);
3) i telegiornali sono decisamente
migliori qui che in Italia (mi direte: ci
vuole poco);
4) il nostro hotel ha una piscina
olimpica al 6° piano (pazzesco, è anche l’unico posto con un clima non
polare qui dentro);
5) se fossi americano probabilmente sarei repubblicano (tanto per aiutare
il genere umano ad estinguersi il più
presto possibile);
6) i Twins sono un po’ in crisi ma
hanno comprato un nuovo Pitcher che
si chiama Santana!
7) i miei colleghi stanno iniziando
a detestarmi per questa mia repentina
americanizzazione;
8) in compenso gli americani mi
adorano;
9) posso andare in giro vestito come
uno scemo (o per così dire, in libertà)
che nessuno mi fa notare la cosa, anche perché il più delle volte sono molto più elegante io in boxer che la gente
per la strada vestita di tutto punto;
10) le steakhouse sono l’unica cosa
che non posso permettermi qui (sono
costosissime).
GIOVEDÌ 14/07/2005
Oggi ho capito un’altra cosa degli
americani, che ne esistono due razze:
quelli con la credit card e quelli senza.
Ma a pensarci bene ne esiste solo una,
perché quelli senza non esistono, sono
di donne e ragazze, c’erano grassoni
e distinti signori in giacca e cravatta, insomma la società americana al
completo. La partita, per la cronaca
vinta dagli Angels per 3-2, è una roba
noiosissima, per tre ore non succede
un cazzo, infatti nessuno la guarda,
tutti mangiano e bevono, girano per
lo stadio, fanno la spesa, comprano
vestiti e magliette, chiacchierano, si
fanno inquadrare dal maxi schermo
facendo i cretini (in questo gli americani sono eccezionali). Ora ho capito
cosa intendono quando dicono che il
baseball è il “national passtime”: per
loro, davvero andare allo stadio è un
modo per passare tre ore in compagnia; la partita è solo un pretesto, del
resto chi pagherebbe qualcosa per
vedere dieci grassoni che giocano a
s-ciancol?
pollo fritto (eccezionale), uova col bacon, succhi di tutta la frutta esistente al
mondo e altre cose che non sono riuscito ad assaggiare (e credo che quello
che ho assaggiato possa bastare per i
prossimi due mesetti…). Nello stand
allestito dai marines si può gustare anche la famosa razione K e devo dirvi
che non è per niente male.
DOMENICA 17/07/2005
Il mio intervento al congresso è stato molto apprezzato, alla fine, infatti,
mi hanno tempestato di domande che
non ho capito e alle quali ho risposto
randomizzando le poche parole che so
in inglese, con grande soddisfazione
della platea.
Dall’Italia mi chiedono se gli
americani sono intelligenti o disperati o semplicemente dei ciccioni.
dei non-uomini, contano molto meno
dei cani e dei gatti i cui padroni hanno
la credit card.
Ho saputo che i magistrati in Italia
hanno fatto sciopero, non sarà per
quella ridicola riforma del sistema
giudiziario pensata dall’ing. Castelli?
Sapete, noi qui in questo big country
vediamo le cose da un’altra prospettiva, ci sembra tutto così piccolo lì da
voi...
VENERDÌ 15/07/2005
Vi sto scrivendo e qui sono le sette
di mattina. Già questo dato vi dovrebbe
Il dott. Grandi davanti al Metrodrome. Data la sua eleganza, è
stato più volte scambiato dagli
autoctoni per il proprietario dello
stadio
Ogni mattina, ad attendere il dott. Grandi davanti al suo hotel, una carrozza e una limousine a sua completa disposizione. Con uno snobismo
molto europeo, il dott. Grandi preferiva andare a piedi, seguito a breve
distanza dai mezzi e dalle numerose guardie del corpo assegnategli
far capire uno dei problemi più grossi,
almeno ai miei occhi, degli USA; qui
si lavora da matti, tutti sono sempre
indaffarati; anche gli accattoni, che
nella downtown sono pochi, sembrano
dei manager che stanno svolgendo un
lavoro importantissimo. Le postazioni
internet dell’hotel (che sono 5) sono
già tutte occupate a quest’ora: tutti
scrivono, telefonano, s’incazzano, ridono, ecc. ecc. Ovviamente sempre
mangiando e bevendo qualcosa.
Ma la cosa più incredibile, dal punto di vista antropologico che mi è capitata ieri è stata la partita di baseball
tra i Minnesota Twins e i Los Angeles
Angels. Dovete capire che qui si gioca a baseball tutti i giorni eppure il
Metrodrome (uno stadio enorme completamente coperto e con l’aria condizionata, off course) era pienissimo.
Del resto per 16 dollari hai l’ingresso
allo stadio, una pizza e una coca gigantesca, un vero affare. C’erano bambini
(tantissimi), famiglie, anziani, gruppi
SABATO 16/07/2005
Oggi è il gran giorno: parlerò davanti alla vecchia babbiona (spero
non sia in prima fila perché potrei distrarmi). Ma a parte questo volevo segnalarvi che questo mostruoso centro
congressi (per capirci, qualcosa come
50 sale) ospita, oltre al nostro convegno, anche la convention nazionale
dei gestori di sale da bowling. Questi
tipi qui danno l’impressione di essere
dei miliardari potentissimi; ma ci pensate, della gente che di lavoro raccoglie birilli qui è ricca e rispettata. Boh?
l’America è davvero strana.
Devo anche raccontarvi la cosa più
interessante del congresso, vale a dire
il coffee break. Ora, dovete sapere che
nei congressi italiani il coffee break è
davvero un coffee break, cioè si beve
un caffè, al massimo si può trovare un
succo di frutta o dell’acqua minerale.
Qui c’è il menù che va dalle fragole
con la panna montata, ai pasticcini,
alle tartine salate, diversi tipi di vino,
“Disperati” non è la parola giusta e
nemmeno “intelligenti”: a me sembrano dei bambini che, come dice Povia,
fanno “oh”. Davvero, si meravigliano
facilmente e forse per questo sono
così avanti tecnologicamente, perché
devono sempre trovare qualcosa di
nuovo che li meravigli.
Dal punto di vista dello stato di forma, io qui faccio la mia porca figura,
anche se devo dirvi che ci sono in giro
dei superfigoni palestrati, con delle
facce da americani che te li raccomando. Anche da questo punto di vista non
sembrano esserci molte mezze misure: o dei ciccioni abominevoli o degli
atleti strepitosi. Tra parentesi, la svolta
filo-americana sta inquietando anche
me, ma credo che sia abbastanza normale, qui è tutto così diverso dall’Europa che o ti metti a odiarli o finisci
per amarli.
Domani prendo l’aereo alle 13.00
da qui, quindi partirò alle 16 da
Atlanta, quindi sarò a Milano all’1.00,
ora di Minneapolis, le 7.00 di martedì
mattina ora locale. A dir la verità non
sono sicuro di quello che ho scritto
perché non ci capisco molto di fusi
orari all’incontrario. Però ho capito
che dovrei essere a Milano la mattina
di martedì, e questo direi che è un buon
segno: colesterolo e trigliceridi non mi
hanno ancora obnubilato la mente,
nonostante abbia mandato a culo per
una settimana ogni concezione umana
riguardante l’alimentazione.
Alberto Grandi
Paginanove
Economia
Il Giuoco dell’Opa
Sembrava un momento difficile
per i giochi elettronici, da tavola e
di società… invece no!
Il comparto ludico resiste e rilancia.
Censurato dai poteri forti il Tamagotchi, che negli ultimi tempi
aveva introdotto tra le sue features
anche “la richiesta pressante di una
prole numerosa”… ottenibile esclusivamente, vista la manifesta sterilità tecnica dell’esserino, tramite
inseminazione artificiale, lo Yo-yo
ormai definitivamente fuori legge
(“quelli che usano lo Yo-yo sono
pedofili pederasti, ci vorrebbe la
recisione del filo… se non la castrazione chimica”, ha sentenziato un
non meglio precisato esponente del
Governo), sotto inchiesta per terrorismo internazionale il Piccolo chimico, in procinto di essere esportato
in Iran, seppure nella versione educational, da introdurre nelle scuole
islamiche e, udite, udite…
Arriva in Italia, su brevetto argentino, il Gioco dell’Opa! Ed è
subito un successo!
“Few” Economy
L’economia italiana è a pezzi.
Nonostante i cittadini non se ne fossero minimamente accorti, ora che il
governo stesso da un po’ di tempo lo
ha ammesso, occorre inevitabilmente prenderne atto.
D’altronde, qualche piccolo accenno della difficoltà delle aziende
italiane lo si era percepito nel settore
del marketing, da sempre rivelatore
delle sensazioni dei consumatori,
ma al contempo vincolata dai budget finanziari delle aziende committenti. Occorrono quindi strumenti
innovativi in grado di incentivare
il consumatore all’acquisto a costi
pubblicitari sempre minori.
Appare emblematico il caso della Fiat, che per risollevare le sorti di
una gloriosa industria italiana si è
affidata alla mente geniale del rampollo di casa Agnelli: Lapo Elkann.
Il giovane erede clonato ha subito
partorito l’idea di commercializzare felpe e magliette che mettessero
bene in vista il marchio, in modo
tale da avere milioni di pubblicitari
ambulanti. Gli sforzi del gruppo per
la realizzazione del progetto hanno,
inevitabilmente, indebolito le attenzioni del gruppo Fiat verso un altro
incisivo mezzo pubblicitario ambulante, ossia una Ferrari vincente.
Risultato dell’operazione, milioni di
persone con magliette targate “Fiat”,
che guidano milioni di Mercedes,
Ford, Renault, Citroen, etc... In compenso, la prima industria automobilistica italiana ha le porte spalancate
nel mercato dell’abbigliamento. Il
meno geniale Flavio Briatore, invece, iniziando come rappresentante di
abbigliamento insieme alla famiglia
Benetton, ora si appresta a vincere
un altro mondiale di Formula 1… e
di gran lunga davanti alla Ferrari!
Un’altra idea brillante del gruppo
torinese per uscire dalla crisi delle
vendite è stata quella di obbligare calciatori, allenatori e dirigenti
della Juventus a recarsi alle partite,
o uscire dallo stadio, con automobili rigorosamente Fiat, iniziativa
sfociata nell’ennesimo flop. Conseguenza ben più grave è che ora,
nel mondo del calcio, comincia a
paventarsi l’idea che altri presidenti
possano seguire questa pratica. Soprattutto tra i giocatori del Genoa,
dove si è insidiato il timore che il
presidente Preziosi voglia costringerli ad andare allo stadio in triciclo,
accompagnati da bambole parlanti.
Ben più contenti sarebbero, invece,
i calciatori del Livorno, di proprietà
del presidente Spinelli…
L’utilizzo di un marketing “casalingo” a bassi costi è ben visibile anche nell’ambito degli spot televisivi.
Intreccio (perverso) tra i due
giochi più longevi della tradizione
ludicocentrica della nostra penisola, il Gioco dell’Oca e il Monópoli,
ha un nuovo nome: il Gioco dell’Opa e nella versione government,
Monopòli. E’ incredibile come la
nazione si stia divertendo, in modo
nuovo e originale, semplicemente con il cambio di una lettera, di
un accento, o di un governatore di
Bankitalia.
I vantaggi del gioco rispetto alla
tradizione sono chiari, tanto che si
possono spiegare per telefono.
Il numero di giocatori è illimitato. Pensi di aver raggiunto il
quorum, poi intercettano uno e… si
ricomincia!
Il mazziere è unico, limitato al
solo Presidente del Consiglio.
Non si avanza lanciando i dadi,
ma solo lanciando l’OPA, o dicendo
stronzate in giro… si è notato, è abbastanza facile. Non sono ammessi
lanci di dadi, se non previamente
controllati da Bankitalia.
Le altre fondamentali regole
sono:
• Se vieni intercettato, stai fermo un turno o, perlomeno, aspetti
che esca la legge che limita le intercettazioni a mafia e terrorismo;
• Se finisci in prigione, sei un
Risulta palese il caso della compagnia telefonica “3”, che utilizza testimonial di altri marchi per dimezzare i costi pubblicitari. In realtà
non si tratta di una nuova idea, in
quanto già in passato se ne è fatto
uso, ma un conto è una lavatrice
che consiglia un anticalcare, oppure un detersivo che suggerisce una
casa d’abbigliamento, altra cosa è
accostare un telefonino a dei ravioli
ripieni! Di questo passo il prossimo
testimonial della giornata mondiale
della gioventù a Sidney sarà Marilyn Manson!
Ma la fantasia supera la realtà
quando si reclamizzano insieme
due prodotti fino a poco prima concorrenti, come nel caso delle acque
minerali. Qualsiasi persona di buon
senso non avrebbe accettato di perdere la faccia in quel modo: solo
Miss Italia, Del Piero e l’uccellino!
Il povero Alex ha bevuto per anni
l’acqua che depura l’organismo, e
come unico risultato rischia invece
di essere epurato dall’organico…
della nazionale!
Il settore del marketing non è
cretino perché sei giochi bene e
sporco, è davvero difficile finire in
prigione;
• Se capiti su una casella dove
altri giocatori hanno edificato case
e alberghi, non disperare: sono tutti
abusivi e non devi pagare alcun tipo
di pedaggio.
Lo scopo del gioco è scalare
tutte le caselle fino all’ultima, mirando a “ottenere qualcosa di molto
grande da qualcosa di molto piccolo”, filosofia che può sembrare apparentemente anti-economica e, dal
punto di vista educativo, discutibile. Ma è solo un’impressione. Semmai può essere tacciata di essere un
poco maschilista e fallocentrica.
Il Gioco dell’OPA è divertente,
per tutti i portafogli, o quasi, per tutte le età, consigliato specialmente ai
giovani che, in cerca di un’occupazione seria, vogliono cimentarsi nel
frattempo nella “nobile” professione del consulente finanziario.
Il Gioco dell’OPA è soprattutto
rilassante: il giocatore che si trova
in prima posizione, per esempio,
può in qualsiasi momento sottrarsi
al gioco e uscire a comprare le sigarette e un giornale, una o due copie
o molte di più o, meglio ancora, può
uscire e comprare il giornale.
Lorenzo Mari
l’unico a denunciare un effettivo
crollo della competitività italiana.
I cittadini non consumano e non
riescono neanche a risparmiare. A
farne maggiormente le spese è il
settore bancario, ma italiani senza denaro, vuole dire anche alta
richiesta di prestiti e mutui; ed in
soccorso sopraggiungono multinazionali bancarie straniere pronte
ad intraprendere scalate finanziarie
alle banche italiane più disastrate.
E’ il caso della Banca Antonveneta, corteggiata tra gli altri, anche
dagli olandesi della ABN AMRO.
In difesa della banca “anton-padana” si è sollevata la faziosa Lega
Nord, inaspettatamente impegnata
a ricucire il tricolore all’istituto padovano, a costo di avvallare ogni
speculazione, purché italiana. In un
recente sondaggio, però, i risparmiatori veneti hanno dichiarato di
preferire sicuramente gli olandesi,
in quanto al verde ci sono già; e
se proprio i loro capitali dovessero
andare in fumo, beh… per lo meno
sarà di quello buono!
Fabrizio Pescara
Meta-festival, ovvero la letteratura che c’è intorno a noi
Sarà, ma l’anno scorso a Roma, a Letterature, mi sono proprio annoiata.
Non c’era quel brio, quella scarica elettrica che trovi, ad esempio, nell’aria culturale
che si respira a Gavoi. Per voi ignoranti che
leggete (‘questo articolo’, ben inteso, non
certo ‘in generale’), Gavoi è in Sardegna e
lì si tiene L’Isola delle Storie, il frizzante festival letterario sardo a cui ormai non puoi
mancare se ci tieni ad essere veramente
tra i pochi che c’erano.Troppo facile andare,
che ne so, a Venezia a Fondamenta, come
se legger libri tra i campielli ti renda più acculturato che non, per dirne un altro, a Malo
(in provincia di Vicenza, non in Francia, bestie!), dove partecipare ad Azioni inClementi
può regalare le ultime emozioni a chi magari
un libro non lo legge proprio tutto, ma sa e
vuole conoscere chi l’ha scritto.
D’altra parte non puoi partecipare a tutte
le cose interessanti, quelle scritte in piccolo
nell’ultima pagina dell’inserto culturale del
Sole24Ore della domenica, non inserite invero nel global brand di un “festival”: perché
è tutta un’altra cosa andare a far spesa sotto casa, che esalta l’Es post-industriale del
tuo potere d’acquisto e andare invece in un
grande e ben servito mall, anonimo e spersonalizzante.
Per non fare la figura dell’ultimo imbarcato
sulla nave della cultura, devi anche far attenzione a “ciocchette” tipo il Festival del Noir o
il Festival del Giallo Italiano. Dietro la patina
letteraria, celano un chiaro disegno sociologico di stampo catto-comunista, maliziosamente sedizioso: per avere immediato risalto sui media, il primo è dedicato oramai solo
agli immigrati di colore provenienti dall’Africa, il secondo ai fuggiaschi della Repubblica
Popolare Cinese.
Ti tocca allora prendere la macchina e,
dopo soli duecento chilometri (e altri duecento per tornare indietro) per incunearti
come spia, alla Festa Europea degli Autori
a Cuneo, per vedere se gli allievi parvenus
della montagna sono stati capaci di superare i maestri della pianura, sapendo già che
non ce la potranno mai fare (Cuneo, prima,
era famosa solo perché sede del servizio
militare di Totò). Oppure devi infrattarti ad
Artelibro, nella vicina Bologna, “la Dotta”,
dove sai che, anche se non vedi o senti
nessuno di rilevante, ci abitano e insegnano
così tanti cervelli che, in ogni caso, riparti più
intelligente di com’eri all’arrivo.
Per forza di cose invece lascia perdere
robe tipo Galassia Gutenberg, di cui già dal
titolo, non si capisce di cosa tratta, forse di
“fantascienza pre-illuminista” oppure a T!LT.
Ma come può una città come Torino fregiarsi di un happening che contiene un così
chiaro errore d’ortografia nel titolo?
Attendendo l’unico, originale, verace, autentico et inimitabile festival dei libri, degli
autori e delle cose scritte bene, con amore,
passione del sapere e senza spocchia, semmai puoi confonderti a Bassano del Grappa
tra la “folla” del Piccolo Festival della Letteratura, i cui organizzatori hanno avuto il tatto e
il buon senso, specificando “piccolo”, di mettersi umilmente in coda ai maestri virgiliani.
Coda che io sto già facendo, da qualche
mese, travestita da gradino di Sant’Andrea,
per non restare senza biglietti per l’evento
di tendenza - come l’anno scorso, bastardi!
- dopo dieci minuti dall’apertura della biglietteria.
Madame Beautés
Paginadieci
Libri
Pubblichiamo l’incipit del libro di Fabrizio Casalino, il Giginho di Colorado Cafè
Quattro salti in favela
FONDASSAO
DI BOAFIGA
Questa storia comincia in
Brasile, in un piccolo paese del
nordest chiamato Boafiga.
Questa storia comincia molto tempo prima che a Boafiga
arrivassero l’acqua corrente, il
cinema, il telegrafo. Comincia
in un tempo lontano, in cui il
paese non è che un piccolo abitato di quaranta case d’argilla e
qualche baracca, c’è una fontana al centro del paese, ed una
chiesa di fronte alla fontana. E’
tutto. Dietro la chiesa finisce il
paese e incomincia il campo da
pallone regolamentare.
Dopo il campo regolamentare comincia la palude, e dopo
la palude c’è il resto del mondo. Nessuno a Boafiga sa cosa
sia il resto del mondo, e non
gli interessa. Gli abitanti di
Boafiga sono persone umili: la
leggenda racconta che il luogo
in cui doveva sorgere il paese
venne scelto dai saggi.
Anche questa storia della
riunione dei saggi è particolare,
perché allora gli abitanti erano
in tutto 50 persone. Avrebbero
potuto decidere tutti assieme,
per alzata di mano, ma non lo
fecero, lasciarono la decisione
ai dieci più saggi.
I prescelti sulle prime si sentirono lusingati per essere stati
eletti, subito dopo – come se
l’investitura di per sé avesse
già fatto sbocciare in loro il fiore della saggezza – si avvidero
che gli altri quaranta si erano
precipitati in un vicino spiazzo
a fare un partitone.
Essi si riunirono, e si guardarono attorno con aria saggia.
Passarono così alcune ore,
durante le quali la popolazione
aveva preso a giocare a pallone nel luogo in cui poi sarebbe
sorto il campo regolamentare.
Ad un tratto uno dei saggi si
fece ancora più pensieroso, e
dopo essersi grattato il mento,
con un gesto deciso indicò un
punto a caso e disse «là!»
Gli altri saggi guardarono in
quella direzione, e non videro
perché no.
La popolazione stava spareggiando. E non si curò
della cosa. Solo uno, Joao
Airtosergio Pereira, detto
Polemica, obbiettò che non gli
sembrava una buona idea costruire il paese proprio vicino
ad una palude sotto un vulca-
no, ma i saggi lo apostrofarono
con fermezza.
Dissero – nell’ultima riunione di saggi abbiamo stabilito
che saremo tutti persone umili.
Allora perché non dovremmo
costruire il paese vicino alla
palude? Chi siamo noi per decidere che non ci va di essere
divorati dalle zanzare da qui
alla fine dei tempi? –
Joao Polemica rispose che
sulle zanzare era d’accordo.
Ma l’idea che durante la notte
gli alligatori potessero uscire
dal pantano e divorare i suoi
figli, gli pareva tutto sommato
inquietante.
Tutta la popolazione si mise
a fischiare. I saggi tornarono ad
apostrofarlo, il più saggio tra i
saggi disse: – Polemica, non
si può vivere così nel terrore.
Se dici queste cose le sfighe
te le tiri addosso. Ma santo iddio! Un minimo di ottimismo!
Stiamo fondando il paese,
eccheccazzo! –
Un mormorio di approvazione si diffuse fra gli astanti. E
– l’eruzione del vulcano è segno che il fato ci è propizio.
Cominciamo subito a costruire
il paese –.
A quel punto si fece avanti un
bambino. Avrà avuto tre anni,
era nudo e guardò in faccia il
capo dei saggi con lo sguardo
innocente degli angeli.
Il saggio gli carezzò il capo,
alzando una nuvoletta di polvere lavica, poi sorrise e disse
– e tu cosa hai da dire piccolo?
–
Il bambino rispose con una
lunga frase di mezze parole
senza senso.
Senza smettere di sorridere il
saggio guardò la folla e chiese:
– C’è qualcuno che sa cosa ha
detto il piccolo cagacazzi? –
La madre si fece avanti, era
una nera giovane e bella, sorrise e disse: – ha detto che se
facciamo il paese vicino alla
palude e giocando mandiamo
la palla di là, poi è un casino
andarla a prendere –.
E fu così che Boafiga venne
costruito da un’altra parte.
dietro figli e galline per fondare un paese. Pare che il giorno
prima fossero tutti ad una festa da Enzo.
Questo fantomatico personaggio, (pronuncia brasiliana
Eensu) resta avvolto nell’ombra, l’unico frammento di leggenda che lo riguarda è incentrato sul fatto che pare avesse
del fumo molto buono.
A Boafiga vive ancora oggi
una vecchietta di duecentoventiquattro anni, Rosalinda
Desconsolada Pinto, unica sopravvissuta del gruppo originario e ultima depositaria della tradizione orale di Boafiga.
Quando gli antropologi le
chiesero di ricordare cosa fosse accaduto prima della fondazione del paese lei guardò
nel vuoto e si mise a canticchiare la più antica cantilena
di Boafiga:
Eensu! / Che fumo tremendu! / Ti rengi contu che sto
ancora viaggiandu? / Siamo
sicuri che non c’era dentru /
Qualcosa gi troppo viulentu?
/ Eensu! / Evaristu c’è quasi
rimastu / E Fernandu sta ancora cacciandu / Anche io non
so come mi sentu / E vedo le
cose ma non le comprendu. /
Ma quandu mi scende, Ensu?
L’ipotesi della festa sembra
avvalorata da una espressione
gergale in uso a Boafiga: da
tempo immemorabile e senza una ragione apparente, se
qualcuno si presenta in piazza visibilmente avvinazzato o
sconvolto, è facile che il passante in tono canzonatorio gli
domandi «anche tu alla festa
di Eensu?»
Le uniche cose che conosciamo con certezza, sul nucleo originario di Boafiga e
sul suo primo insediamento,
sono queste:
Frustrassao, un quadro di Joao Airtosergio Pereira detto
Polemica. Boafiga, sec. XIX
fra gli alligatori che osservavano la scena dalle frasche. Joao
Polemica stava per ribattere
ma in quel momento esplose
un boato: il vulcano che sovrastava la palude prese ad
eruttare e l’aria si fece cinerea.
Una improvvisa raucedine lo
bloccò.
– Ecco! – Dissero i saggi
Nulla si sa di come la sparuta popolazione di Boafiga
fosse giunta a Boafiga. Le
leggende tramandate di bocca
in bocca e di vecchia in vecchia non spiegano perché i
cinquanta abitanti della tribù
originaria si trovarono ad un
tratto a percorrere in lungo e
in largo il nordest portandosi
Non appena il luogo fu scelto, venne indetta una nuova
riunione di saggi allo scopo di
decidere il criterio urbanistico.
I saggi, dimostrando una lungimiranza che ha dell’incredibile, decisero che: a fare le cose
con criterio, nel giro di un paio
di secoli sarebbe venuto fuori
un gioiellino di paese. Quindi,
per evitare che due secoli dopo
arrivassero i turisti, il traffico,
gli alberghi, e altri casini, tutto
andava costruito nella maniera
peggiore possibile, sfidando le
regole del comune buonsenso.
Grazie alla costante applicazione di questo principio, la
favela di Boafiga si sviluppò in
modo del tutto caotico, contrario ad ogni logica, guadagnandosi l’appellativo di «postassu»: vocabolo che sul dizionario brasiliano-italiano viene
tradotto «piccolo agglomerato
di case o baracche difficile da
raggiungere, ma che una volta
raggiunto infonde nel viaggiatore la certezza di aver sprecato il suo tempo».
Il termine «boafiga» è una
antica espressione gergale
che significa letteralmente
«speriamo che tutto vada per
il meglio». Veniva usata per
salutare chi partiva per un
lungo viaggio. E’ stata recentemente abbandonata perché
se pronunciata con tono non
troppo allegro sembra voglia
dire «speriamo non ti succeda
nulla di grave» come se qualcosa di grave potesse in effetti
accadere.
Curiosamente il primo artista figurativo di Boafiga fu
proprio il sopracitato Joao
Airtosergio Pereira detto
Polemica. Qualche anno dopo
la fondazione del primo nucleo
abitativo, si dedicò interamente alla pittura e alla scultura
dopo che la sua attitudine al
lavoro (già piuttosto scarsa)
venne compromessa da un alligatore che, uscito nottetempo
dal pantano della vicina palude, si era spinto sino alla sua
capanna risparmiando miracolosamente i suoi due figli di sei
e quattro anni ma privandolo
della gamba sinistra.
E’ sua la prima scultura di
Boafiga, unica nella storia dell’umanità: una gamba in legno
di caucciù intersiata con dodici
bassorilievi commemorativi
della nazionale calcistica, oggi
ritenuta magica e conservata
gelosamente fra le reliquie del
Museo Nazional du Futebol di
Brasilia.
Suo è il primo quadro di
Boafiga: un olio su tela di un
metro per due intitolato «frustrassao» che ritrae con tratto
quasi impressionista alcuni
bambini al cospetto di un canestro da basket.
Al Polemica va attribuita
la paternità delle statue dei
santi intagliate nel legno di
caucciù conservate a Boafiga
nella chiesa di Nossa Senhora
Addolorada Mais Comunqui
Piuttostu Fidusciosa.
CLAMOROSO! I SETTE NANI NON SONO 7
Il noto nanologo Richard Kemp ha rivelato alla
stampa i particolari di una sua recente ricerca.
Oltre ai ben conosciuti nani di Biancaneve
(Dotto, Brontolo, Pisolo, Mammolo, Eolo,
Cucciolo, Gongolo) esistono altri straordinari
nani di cui la favola non ha parlato, ma che
nondimeno meritano menzione. Eccoli in ordine
sparso:
Alveolo: il nano più in vena del mondo
Bandolo: il nano più ricercato del mondo
(specialmente quello della matassa)
Bossolo: il nano più esplosivo del mondo
Brufolo: il nano più butterato del mondo
Cigolo: il nano meno oliato del mondo
Cutolo: il nano più mafioso del mondo
Dandolo: il nano più viado del mondo
Eccolo!: il nano più indicato del mondo
Ergastolo: il nano più carcerato del mondo
Fruttolo: il nano più gustoso del mondo
Gigolo: il nano più puttano del mondo
Gocciolo: il nano meno idraulico del mondo
Grappolo: il nano più avvinazzato del mondo
Luppolo: il nano più birrainomane del mondo
Mestolo: il nano più sbrodolento del mondo
Moccolo: il nano più bestemmiatore del mondo
Popolo: il nano più democratico del mondo
Pungolo: il nano più insistente del mondo
Rantolo: il nano più agonizzante del mondo
Ricciolo: il nano più truciolo del mondo
Sbrodolo: il nano più zozzone del mondo
Scapolo: il nano più single del mondo
Sdrucciolo: il nano più scivoloso del mondo
Spappolo: il nano più rompiballe del mondo
Truciolo: il nano più ricciolo del mondo
Angolo: il nano più geometrico del mondo
Trigolo: il nano più annacquato del mondo
Patibolo: il nano più crudele del mondo
Pendolo: il nano più oscillante del mondo
Pericolo: il nano più temuto del mondo
Prezzemolo: il nano più presenzialista del
mondo
Rotolo: il nano più travolgente del mondo
Scivolo: il nano più viscido del mondo
Simbolo: il nano più iconografico del mondo
Articolo: il nano più determinativo del mondo
Pargolo: il nano più infantile del mondo
Cingolo: il nano più semovente del mondo
Batuffolo: il nano più morbido del mondo
Circolo: il nano più salottiero del mondo
Comignolo: il nano più fumato del mondo
Turacciolo: il nano più tappo del mondo
Coriandolo: il nano più carnevalesco del
mondo
Manipolo: il nano più fascista del mondo
Mignolo: il nano più alla mano del mondo
Minuscolo: il nano più piccolo del mondo
Diavolo: il nano più satanista del mondo
Discobolo: il nano più atletico del mondo
Embolo: il nano più in partenza del mondo
Foscolo: il nano più letterato del mondo
Orgosolo: il nano più sardo del mondo
Dondolo: il nano più instabile del mondo
Pulviscolo: il nano più polveroso del mondo
Binocolo: il nano più osservatore del mondo
Spicciolo: il nano più al verde del mondo
Spigolo: il nano più acuto del mondo
Tavolo: il nano più apparecchiato del mondo
Torsolo: il nano più morsicato del mondo
Trespolo: il nano più sostenitore del mondo
Fruttivendolo: il nano più ortolano del mondo
Gomitolo: il nano più gattofilo del mondo
Nuvolo: il nano più meteorologico del mondo
Subdolo: il nano più trasformista del mondo
Testicolo: il nano più coglione del mondo
Titolo: il nano più letto del mondo
Paginaundici
Cinema
IL FILM EROTICO GIRATO A MANTOVA
MONAtOUR
INTERVISTA ESCLUSIVA
AL REGISTA TANTO GRASS
Critica cinematografica di Nick Martinelli
CINEMA E LETTERATURA
Continuiamo il nostro viaggio nei meandri del cinema
italiano alla ricerca di film tratti da romanzi o racconti il
cui risultato è, citando la Cavani e/o Nietszche, al di là del
bene e del male. Chi ha visto almeno uno di questi film
è pregato di farmelo sapere, perché merita davvero una
menzione.
A DOPPIA FACCIA (1969) di Riccardo Freda, da un
racconto di Edgar Fallace, con Klaus Kinski
Unica azionista di una grande industria, Helen il cui
matrimonio con John Alexander è in crisi per i rapporti
che la legano alla segretaria Liz, muore nella sua auto per
lo scoppio di un ordigno postovi da mano ignota. La causa
ufficiale della morte è l’incidente, ma la polizia apre una
inchiesta anche perché, per una clausola del testamento
l’unico erede è il marito e non il padre di Helen che lavora
nella stessa azienda. Alcune conoscenze casuali e strane
coincidenze fanno pensare che la colpa sia di John il quale,
per le macchinazioni di qualche persona è portato a credere
che la moglie sia ancora viva. Egli però, superando con
fermezza tutti i tranelli che lo stanno portando al limite
della pazzia riesce con l’aiuto della polizia a smascherare
i colpevoli. Secondo il dizionario del cinema stracult di
Marco Giusti ci sarebbero delle scene lesbiche…mah.
Sempre sentito nominare ma mai visto.
L’AMORE CONIUGALE (1970) di Dacia Maraini,
dal romanzo di Alberto Moravia con Tomas Milian.
In una villa di Bagheria, nei pressi di Palermo, due
coniugi, Silvio e Leda Pataneo, trascorrono le loro giornate
dedicandosi prevalentemente alle cure di un agrumeto,
che rappresenta la loro unica fonte di sostentamento da
quando l’uomo ha abbandonato la sua professione di
giornalista per scrivere un romanzo. Inutilmente alcuni
giovani politicanti di sinistra tentano di coinvolgere
Silvio nei loro programmi di rinnovamento della classe
politica del paese; lo stesso Silvio deve però subire lo
scontro con l’antica classe baronale siciliana, costituita
dai suoi stessi parenti, i quali vorrebbero impadronirsi
dell’agrumeto per trasformarlo in area edilizia. Leda cerca
di sollecitare Silvio a ultimare il suo romanzo negandogli
l’uso dei diritti coniugali. Silvio si getta nel suo lavoro
con rinnovata lena, ma nel frattempo diviene testimone
di alcuni gravi fenomeni di corruzione, subisce l’incendio
doloso dell’agrumeto e scopre il tradimento della moglie
con un barbiere. Nauseato, egli brucia il romanzo, che
ritiene troppo idealistico, abbandona l’agrumeto e con
Leda parte alla volta di Roma. Unico film diretto da Dacia
Maraini. La trama fa rabbrividire. La moglie era Macha
Meril. Qualcuno se la ricorda ancora? Bella donna…
L’ASSOLUTO NATURALE (1969) di Mauro
Bolognini, dal romanzo di Goffredo Parise, con
Laurence Harvey, Sylva Koscina.
Peter, un giovane inglese in vacanza in Italia, ed Ella,
un’avvenente signora della buona borghesia, conosciutisi
casualmente, hanno intrapreso insieme un viaggio in
autostrada, e, alla prima sosta, si sono amati. Cominciata
con tanta naturalezza, però, la loro relazione si fa via
via più contrastata e difficile, turbata da continui litigi;
per Peter, intellettuale idealista e sognatore, l’amore
è anche un sentimento; per Ella, è solo un fatto fisico.
Accusandolo di amare un’altra donna, quella che egli si
è inventato, coerentemente con le sue ubbie sentimentali,
Ella cerca di “svegliarlo” concedendosi a due meccanici,
con l’unico risultato di accendere la sua gelosia. Nè
ha miglior successo con altri tentativi, come quando
sprezzantemente distrugge un romantico manoscritto del
compagno, oppure, a scopo didascalico, impone a questi
l’osservazione dell’amore fra i bachi da seta e la visita alla
lubrica accolita delle donne della famiglia di lei. Tanta
insistenza, però, se non riesce a mutare la sua concezione
dell’amore, convince finalmente Peter che tra lui ed Ella è
tutto finito: s’avvia dunque per la sua strada, non vedendo
altra soluzione che il suicidio. Coerente con se stessa, Ella
lo travolge con la propria automobile. La trama l’ho presa
dalla Banca Dati del Cinema Mondiale. Mi piacerebbe
sapere chi l’ha scritta. E’ magnifica. Ma il film? Chissà…
IL BACIO DI UNA MORTA (1973) di Carlo Infascelli,
dal romanzo di Carolina invernicio, con Silvia Dionisio,
Orso Maria Guerrini.
La contessina Clara Serra Travia è innamorata di Andrea
Valverde, ma accetta la mano del conte Guido Lampedusa
Rambaldi quando viene a sapere dalla governante Lisa e
dal padre, che Andrea è suo fratello da parte di madre.
Fedele al palermitano consorte, Clara genera la piccola
Lilia mentre Guido si lascia irretire dalla sciantosa Yvonne
Rigaud e Andrea segue l’esercito italiano nelle avventure
coloniali libiche. L’avventuriera francese, allo scopo di
impadronirsi dei beni di Clara, la fa avvelenare da Manuel
Barrero. Sepolta in stato di catalessi, la contessa si risveglia
quando viene baciata dal fratello nella tomba riaperta e
con lo stesso si reca a Parigi per ritrovare la figlia. Yvonne,
tentando di volgere gli avvenimenti a suo favore, accusa
l’amante di tentato assassinio. Il processo viene celebrato
a Palermo. La presenza della presunta defunta e di Andrea
capovolgono la situazione: il pentito conte Guido può così
tornare agli affetti familiari, mentre Yvonne e Manuel
ricevono una giusta e pesante condanna.
Trama come sopra. Da menzionare che l’anno dopo uscì
una seconda versione tratta dal romanzo e diretta da
Mario Lanfranchi intitolata solo “Il bacio”, sceneggiata
da Pupi Avati, con un cast decisamente più interessante,
con Eleonora Giorgi, Valentina Cortese e Gianni Cavina.
Anche qui secondo Marco Giusti sono presenti scene
lesbo…
LA BADESSA DI CASTRO (1974) di Armando
Crispino, dal romanzo di Stendhal, con Barbara
Bouchet.
Nel secolo. XVI, Elena dei Signori di Campireali, suora
per forza nel convento di Castro (la madre volle sottrarla
all’amato Giulio Branciforti), sfoga le sue repressioni
con l’esercizio dell’autorità, venendosi a trovare in un
rapporto amore-odio col vescovo, che riesce a sostituirsi
nelle grazie di lei al Branciforti. In un’alternativa di furori
erotici, penitenze sanguinose, lugubri cerimonie e festini
sguaiati, la badessa sottrae alla punizione del Vescovo un
frate sorpreso con una monaca e ne agevola la fuga finché
i due, accerchiati dalle milizie vescovili, si suicidano.
Denunziati gli arbitri e la tresca da una monaca aspirante
badessa e gelosa del prelato, l’inquisizione arresta, tortura
e interroga le varie consorelle mentre il Vescovo e la
badessa, che è incinta di lui, attendono la loro sorte. La
principessa Campireali riesce a corrompere il tribunale in
favore della figlia e fa intervenire il redivivo Branciforti,
ma tardi, che, la Badessa, saputo in salvo il bimbo appena
partorito in carcere, si suicida per non tradire il Vescovo. A
parte la trama un po’ contorta, ma vi immaginate Barbara
Bouchet come monaca? Attenzione: nel cast ci sono anche
Luciana Turina e Mara Venier!!!
Ho avuto il privilegio di incontrare l’icona del genere cinematografico
più snobbato dalla critica intellettual-classista e più amato dalla
massa popolar-consumista, il genere “MIN-CUL-POP” (minchia!
che culo e che poppe!), intervistandolo al “Bus dal gat” (quale luogo
più suggestivo per una bucolica intervista?), complici il cechoviano
cappello, l’immancabile sigarone e i salici piangenti del Lago di
Mezzo.
Maestro, perché il titolo “Monatour”?
E’ la mia risposta cinematografica all’opera teatrale “I monologhi
della vagina”. Ho voluto rappresentare appunto il MONATOUR, il
tour della vagina. E - prosegue il maestro, scaccolandosi finemente il
naso - l’ho voluto ambientare nella vostra splendida città!
Ci può anticipare la trama del film?
E’ la storia di Samantha, - annuisce il maestro, grattandosi bellamente
la patta - un’ex velina che, dopo aver faticato una vita a darla via, per
essere definita “show girl” nei salotti televisivi e nelle inaugurazioni
delle discoteche sulla riviera romagnola, si vede inspiegabilmente
abbandonata da tutti, anche dal compagno calciatore.
Calciatore! Originale!
Originale un c..., non m’interrompa! Samantha, - sorride sornione il
maestro, ruttando con garbo - interpretata magistralmente dall’attrice
greca Imene Mikateladogratis, decide allora di scrivere un libro
autobiografico.
Scrivere un libro! Originale!
Originale un c..., non m’interrompa! Per promuovere il libro, - sibila
il maestro, facendosi scappare un generoso peto, impercettibile al
all’orecchio, ma non all’olfatto - che rappresenta per lei un riscatto
morale, lo sdoganamento dal vecchio pregiudizio del binomio
bellezza=ignoranza, arriva al Festivaletteratura di Mantova.
Qual è il titolo del libro?
UNA VELINA SVELATA: analisi sociologica di un fenomeno
mediatico.
Originale! Ops! Scusi maestro, continui, la prego…
Samantha cerca di ritagliarsi un personale evento promozionale in
tutti i modi.
O meglio, in un solo modo, quello a lei più consono: cercare di darla
via. Ma qui comincia il travagliato tour erotico.
Al comitato organizzatore del Festival non viene stracag…, presa in
considerazione da nessuno (troppo occupati).
Con le magliette blu rischia l’arresto per pedofilia (troppo giovani).
Con il sindaco non c’è storia (troppo donna).
Nella libreria in piazza distribuisce clandestinamente 120 mesi di
Settembre del suo ultimo calendario con lei ignuda, pigiata in una
tinozza di grappoli maturi: nulla da fare (troppo bacchettoni).
Allora, maestro?
Allora Samantha improvvisa un’audace lap dance sul monumento di
Virgilio, con le note de La tor dal sucar in sottofondo. La cittadinanza,
richiamata da un sano spirito campanilistico, accorre numerosa. L’ex
velina, felice, mostra finalmente la sua fatica letteraria, ma…
Ma????.....
Non posso svelarti il finale, bella gnoccolona!
Il maestro tenta improvvisamente di allungare le sue viscide mani sul
mio davanzale, invero prosperoso.
Preparata all’evento, lo blocco prontamente con uno sguardo
professionalmente fiero e trucemente femminista.
Gnoccolona un c..., non m’interrompa!
gli sfilo il sigaro di bocca e glielo spengo sulla patta.
Tanto Grass mugola di dolore, misto a piacere e i salici piangenti del
“Bus del Gat” miracolosamente… sorridono.
Roberta Vesentini
E tu che testa sei? normale, fashion o vip?
Questa estate, al mare, mi sono imbattuto
in un cartellone pubblicitario.
Ok, non è una notizia sconvolgente. Sono
perfettamente conscio di non essere il primo
né l’unico ad aver visto un cartellone pubblicitario in vita sua, ma questo mi ha veramente
colpito. Era la pubblicità di un parrucchiere,
(luogo dove né io, né i miei quattordici capelli superstiti mettiamo più piede da svariati
anni), in cui campeggiavano allegramente
i mezzi busti sorridenti di due testimonial,
uomo e donna, evidentemente Vip, la cui storia mi era completamente sconosciuta. Ok, mi
sono detto, evidentemente il messaggio non è
rivolto al mio target. E la cosa avrebbe potuto
finire lì. Poi però l’occhio mi cade sul listino
prezzi, che incredibile, ma vero, era diviso
in tre categorie: normale, fashion e vip, dove
ovviamente “normale” era il più economico,
“fashion” quello intermedio e “vip” quello
più costoso.
E lì, inevitabilmente, ho cominciato ad interrogarmi: ma io a che categoria appartengo?
Cioè se un domani, improvvisamente, io dovessi trovare una lampada in spiaggia e strofinandola ne dovesse uscire fuori il genio, il
quale, come da manuale, mi dovesse chiedere
tre desideri ed io senza esitazioni gli dovessi
chiedere: un sacco di soldi, il genoa in serie
A e tanti, tanti capelli. E se lui, preso dall’entusiasmo per essere stato liberato, decidesse
di esagerare, per cui io mi dovessi ritrovare
tanti di quei capelli da dover per forza andarli
a tagliare. E se quello della pubblicità fosse
l’unico parrucchiere aperto sulla faccia della terra, per cui io entro ed il proprietario mi
guarda e mi fa: “allora, come li facciamo?”
ed io debba scegliere tra normale, fashion e
Vip, che cazzo gli dico?
Io istintivamente gli direi normale, se non
fosse che in qualche modo, confrontata con
le altre due, la categoria “normale” mi suona
molto molto vicina alla categoria “sfigato”. Il
problema è che non mi ritrovo neanche in una
eventuale categoria “fashion” in compagnia
del gel di Costantino e del cerchietto di Cassano, né in una categoria Vip fatta del ciuffo
ribelle di Vittorio Sgarbi o del trapianto del
nostro beneamato primo ministro.
Ma poi soprattutto, mi chiedo come cribbio
potrebbe essere un taglio “normale”? Fatto
con una forbicina con le punte smussate di
quelle che usano i bambini per ritagliare i
disegnini, tagliando un po’ così a casaccio?
O con un bel coltellaccio da serial killer, tirando su un po’ di capelli ed un po’ di cuoio
capelluto?
E allora signori miei, se proprio devo scegliere, scelgo di non scegliere. Scelgo di non
appartenere a nessuna categoria. Scelgo di
lasciare agli altri il dubbio amletico di decidere come essere e come apparire. Dopotutto,
grazie a Dio, sono pelato!
Teo Guadalupi
Ex Taverna del Duca - Piazza Sordello, 10 - Mantova
333.8493090 - www.duchessa.it
MANTOVA • Tel. 0376.369972
tiratappi
Oreficeria
Vincenzi
wine bar
& restaurant
Viale Michelangelo, 10/c
Cerese di Virgilio
Via Principe Amedeo, 27 - Mantova
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Mantova
0376.324286
Sumy Cafè
Corso Garibaldi, 51
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Tel. 0376/322366
Piazza Broletto, 8 - Mantova
E
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Tel. 0376.525270
ORTOPEDIA
& BENESSERE
V.le Gorizia, 17/a
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