BASTARDO VERO soggetto commedia Standoff molto suburbano: da un lato signora griffata, borsa Chanel a tracolla e canina froufrou al guinzaglio, passeggia per un viale pedonale toscano con sottofondo di musica soave. Dall’altro, due tipi in vespa la seguono da lontano con sottofondo minaccioso e casco in testa. La vespa si avvicina silenziosa, la signora è ignara, la vespa prende velocità, un braccio si allunga pronto ad arraffarle... la borsa? La vespa vira a destra, monta sul marciapiede, il braccio afferra il guinzaglio e se la dà col cane, mentre la signora, la borsa stretta a sé, si guarda la mano vuota: “Aiuto, la Paris... m’hanno rubato la Paris!!!!!” Gente accorre mentre la vespa si perde in un puntino lontano, che ritorna portando 3 MESI PRIMA Questa è una storia di uomini e di cani, che si incrociano, si assomigliano, si rincorrono, si odiano e si amano in uguale misura, per scoprire che in fondo abbiamo tutti uno stesso scopo: una casa nel mondo da trovare, sia che tu parli o abbai, e non è certo facile quando prima delle mura, devi trovartela “dentro”. Tutti i personaggi principali di questo film sono accomunati in chiave tragicomica nella ricerca di un equilibrio e di una appartenenza, ognuno a suo modo e ognuno con risultati differenti. Perché le crisi quando arrivano, personali e di massa, a questo devono servire, ti forzano a scelte e cambiamenti, ad adattarti. In fondo, ritrovarsi trasformato come un paese che si ritrova alla malora e randagio. Ma allora, che s’ha fare qualcosa?! Giorgio è un cinquantenne separato e senza lavoro, che vive di espedienti e parecchie balle. Dovrebbe mantenere lui la ex moglie Barbara e il figlio Filippo di 11 anni che gli è praticamente estraneo, e invece è lei che spesso lo mantiene, a collo torto insieme ai soldi della pensione della suocera, che l’ha sempre odiato. Una sera al bar, dopo l’ennesima lite con Barbara, sfinita dai mille impegni di lavoro e famiglia di una mamma single, che gli ha vietato di farsi rivedere, visto che l’affermazione “anche i fannulloni hanno il diritto di riposarsi” non l’ha presa molto bene, Giorgio ciondola con un paio di amici che sono nella sua stessa situazione. Uno è Gianni, 60 anni, il suo esatto opposto, tranquillo e sposato felicemente e con un buon tenore di vita fino all’esodatazione di cui la moglie Mara è beatamente all’oscuro ­ e con cinque anni ancora di mutuo alto da pagare. E Pol, 35 anni, vero nome Polniuman Bicchierai, che vive ancora con l’asfissiante madre, Maria Giovanna Ciccia in arte Jenny Valentino, interprete di semisconosciuti film scosciati degli anni 70 (dei quali conserva tutti i poster alle pareti della casa mausoleo). Pol è tipo sommamente brutto e sbalestrato, che la madre ostinatamente iscrive a tutti i provini possibili facendo valere le sue credenziali (che nessuno ricorda, a parte un paio di culi) ed è fidanzato con la Natascia, nighclubbista sofisticata di Rumania, che vorrebbe sposare e con la quale metter su casa. I tre filosofeggiano di com’è dura la vita quando il barista Roberto, 130 kg di placido naso lungo e manica di molto corta, gli mette la pulce nell’orecchio; perché non aprite un canile? Incassate 7 euro giornalieri per cane dallo Stato. I tre si fanno due conti: spendendo al massimo due euro a 1 cane, tanto non si lamentano, accogliendo, toh, un centinaio di randagi, sono 500 euro giornaliere. 500x30, trenta giorni ha novembre, con april... son 15000 al mese diviso 3 = saremo ricchi. Ommadonna, si fà. E lo fanno, anche se Gianni è allergico ai cani e si gratta di continuo. E gratta che ti gratta, gratta anche una sventagliata di veloci avventure in salsa helzapoppin’ di come si mette su un canile, tra mogli da imbonire, madri da ingannare e cani da trovare. E li trovano nei posti e luoghi più impensati, perché non credete sia facile, così, alla svelta, trovare almeno 100 cani, bisogna aguzzare l’ingegno, anche quelli imbalsamati casomai fanno numero (sgraffignati alla contessa Berlingozzi in una azione rocambolesca che comprende anche dei carabinieri ignari), e le file di soppiatto alla Caritas per raccattare cibo da dargli a sbafo non sono uno scherzo. Spulciandosi tutti ci si catapulta a 6 MESI DOPO Gli affari vanno a gonfie vele, finalmente un po’ di benessere. Ora ci si può permettere anche qualche sfizio e aggeggi tecnologici che fanno figo al solito barretto, come il tablet di Gianni col quale cerca di sfogliare La Gazzetta dello sport con il dito insalivato, e Giorgio che invece compra regali importanti per il figlio che Barbara sistematicamente vola nella pattumiera, e Pol che compra abiti da tamarro col personal shopper filippino. Naturalmente il tutto a scapito dei cani, sempre più denutriti e spaventati. Tutto andrebbe per il meglio se non fosse per la fastidiosa “zanzara” di Daniela Lizzardi, attivista e presidente di un’associazione per la difesa dei cani. Lei, benestantissima di famiglia, vegana e pacifista, fa torte alle alghe e fuma canne biologiche, veste abiti in fibre da mille euro e ha una relazione altalenante con Claudio, broker senza scrupoli e carnivoro, però bellissimo, vergognandosene con il suo giro di amici sciccosi integralisti. Non c’è un giorno che Daniela, che l’ha presa come missione personale, aut canilem aut nihil, non si presenti davanti ai cancelli del canile lager accompagnata ora daille telecamere di un tg locale, ora da Striscia la notizia, ora da folle di animalisti infuriati. È proprio durante una di queste violente discussioni, si paventa denuncia con tanto di arresto per maltrattamento, che Giorgio ha un collasso. All’ospedale, in rianimazione, sente a malapena la voce del dottore: ”Lo stiamo perdendo!” e l’ultima cosa che vede è il camice dell’infermiera, prima che tutto si dissolva al nero. È morto. ….È morto? Da questo nero un puntino di luce si espande, si allarga fino a rivelare di nuovo l’infermiera, ma con un’altra faccia. “È stabilizzato, ce la fa” dice questa, “Signora, venga, si è ripreso” e Barbara appare col figlio. È proprio in quel momento che squilla il suo cellulare e la notizia che ascolta è inaspettata: “Giorgio è morto?!” Ma è proprio la voce di Giorgio che sbotta: “Cazzo dice, questa? Ti piacerebbe fossi morto, invece sto bene, ma non lo vedi??” “Mamma” dice Filippo, che nella sua breve vita non ha mai aperto bocca se non per rispondere a domanda (Ho un figlio da poliziotto, dice sempre Giorgio) “lo prendiamo?” Ecche prendono? Giorgio si sente sollevare e poggiare a terra, e davanti lo specchio si vede, no, cioè, appare un quadrupede spelacchiato di razza e colori incerti, ma che si muove quando Giorgio si muove. È lui, ma è un cane!, è Giorgio­cane, Giorgio rinato in quel canino che Barbara ha investito mentre accompagnava di corsa il figlio alle sedute con la psicologa. Barbara, scossa dalla notizia e 2 senza informarne ancora Filippo, accetta di portare il cane a casa, anche perché il cane è svenuto un’altra volta, di botto. Al funerale di Giorgio, poca gente, non c’è neanche un cane, dice Gianni, no, c’è, c’è G­c che Filippo tiene vicino e lo sta aiutando a superare questi giorni. Daniela è presente senza farsi vedere, si sente in colpa. G­c sta maledettamente tentando di riabituarsi a vivere nella casa lasciata 5 anni prima, ma da cane, e col trauma della sua morte e trasmigrazione misteriosa non è cosa da poco: lui gli umani li capisce come prima, ma a quanto pare gli umani adesso non capiscono più lui: lui parla ed escono abbaii, quando gli scappa, usa il wc invece del giardino, quando ha fame si mette a tavola, per dormire cerca il suo ex letto matrimoniale, finendo scacciato da Barbara. E poi via, diciamocelo, intrappolato dentro un cane con il suo corpo al cimitero? Aspetta da un momento all’altro di risvegliarsi, che tutto sia stato un sogno, accidenti ai carciofi fritti e alla probabile maledizione dei templari, perché Dio non può avergli fatto questo. Ma intanto che aspetta deve vedersela anche con la tremenda suocera Assuntaspina che lo ha accolto con “Un altro stomaco inutile da riempire”, gli fa dispetti ignoranti che G­c ripaga con eguale cattiveria, come da uomo. Per fortuna c’è Filippo che fin da subito mostra tentativi di affetto parlanti, cosa che G­c comincia piano piano a ricambiare maldestramente, per motivi canini e anche no: questo figlio lo ha sempre messo in soggezione, così diverso da lui e senza libretto di istruzioni. Eppure ora si sorprende di entrambi: il bambino, non sa come, sembra capire che oltre la forma a 4 zampe c’è qualcos’altro, quasi lo “vedesse”. Ma dopo l’ennesima provocazione della suocera, quando G­c le azzanna con piacere le secche (“E l’ha ciucciata ‘na strega!”) natiche, di nascosto dal bambino “le due befane”, decidono di portarlo al canile e un non meglio specificato “sistemarlo”. G­c, che ha ascoltato, pur se a malincuore,ma con la fifa nel didietro, scappa. Ma è un cane novizio, dove può andare? Beh, ci sarebbe... grazie, no. Certo ora ha il potere canino di comprendere il linguaggio animalesco, bello vario come quello umano, porcouomo!, e di cavarsi qualche soddisfazione, come lasciare una merda immensa davanti alla porta del suo ex affittuario ingordo. Però la giornata da randagi è piena di calci di umani e zanne di felini furiosi che vogliono le sue palle al crudo e pioggia che bagna a stomaco vuoto, tanto. vuoto Stremato, la notte si accascia finalmente in un luogo che sembra sicuro e calmo. Si risveglia invece sballottato: è dentro un camioncino merci che sta andando spedito, dove? non poi così lontano. Si ferma, voci, buio, confabuli e le porte che si aprono per far entrare il guidatore con una bellezza dall’accento brasiliano. G­c ne approfitta per sgattaiolare fuori. Siamo nel piazzale di una grande circonvallazione, abitato da altre bellezze a pagamento, le luci lontane della città, le macchine che passano veloci e altre che si fermano. E G­c si trova muso a muso con un tipo nero e grosso dal collare dorato e gli occhi ringhiosi. “Cerchi rogna?” “No, cerco casa” risponde G­c impaurito. L’azzanno è vicino ma ecco che sul posto piombano volanti della polizia. È una retata per tutti, compreso G­c. Rinchiuso tutta la notte sotto il commissariato, G­c conosce la dura vita del randagio e il nero, Gennarino, mastino napoletano di Scampia: a due anni il primo omicidio, a tre gladiatore canino di scommesse clandestine, ammanicato con il boss O’Gattaro e fuggito poi per crisi di coscienza e poter sopravvivere. “Bella fine! Sei un pappone, ora” dice G­c, che non riesce mai a stare zitto, neanche da cane. “Guagliò, vuo’ morire? Io sono un assistente alla prostituzione, io le femmine le proteggo!” ma ne sciupa anche parecchie. 3 Il mattino porta il loro destino, G­c lo capisce mentre si avvicinano: “No, portatemi dappertutto ma non qui!”, mentre il suo canile appare all’orizzonte. Ora G­c vivrà da dentro quello che prima vedeva incurante da fuori, e conosce “da vicino” gli abitanti del canile. Capisce che è “ben peggio di una prigione”, senza privatezza e possibilità di contatti, solo sbarre da cui non esci mai. Intorno a se ha altre esperienze, sotto i nomi di Guevara, Angela, Slrvio, Obama, Bin Laden, Grillo e Renzi coi quali loro tre al canile li chiamavano divertendosi, ci sono cani con storie buffe e tristi, come Nabucco, cane pensionato amante dell’opera ­ e davanti alle ciotole mezze vuote e allo sporco, gliele raccontano. La notte, solo come un cane e incapace di venire a capo della sua situazione, con lo stomaco sempre vuoto, G­c crolla e racconta a Gennarino, quello che gli è successo. “Tu capisci gli umani? Ma allora, mammola, sveglia! Qui ci si ribella!” G­c ha un momento di dubbio da umano calcolatore economico, ma da cane, sta cominciando a imbracciare la sua doppia natura, si rende conto di quanto bastardo è stato ­ e i suoi due compari continuano a essere. E se ne rende conto quando vede Pol tirare scarso il cibo anche a una cagnetta incinta, la Lellina: qui ha lo scatto di rivolta. E poi ha, senza dirlo, la speranza del rapporto con un figlio ritrovato: deve fare qualcosa, perché lui può. E gli piace pure. Chi l’avrebbe detto che doveva avere il pelo lungo, si fa per dire, per capire un sacco di cose della vita: certi uomini sono meglio da cani. Intanto una strana figura d’ombra si aggira di notte furtiva e misteriosa tra le gabbie e lascia un po’ di cibo nelle ciotole vuote e acqua da bere pulita ­ non è la prima volta che la vediamo. La rivolta canina da lui guidata, guaiti e abbaii a turni, 24­7, è tale che la notizia della inusuale confusione arriva per prima, e ti pareva, alle orecchie della Daniela che torna all’attacco con le telecamere. A casa Filippo vede il servizio e riconosce il suo cane. Ecco dov’è finito! Ma quando, eccitato, con Barbara arriva al canile, Pol dice loro che quel cane rompi@@! non c’è più, è stato adottato. In realtà lo hanno appioppato proprio alla Lizzardi quando, nell’ennesima discussione, alla domanda, “Ma lei, scusi, quanti cani ha? hanno scoperto che in verità non ha nessun cane in casa. Filippo se ne va mogio mogio ed è allora che Gianni si rende conto di avere avuto tra le mani lo stesso cane visto al funerale insieme al bambino. Che è un cane strano, è l’unico che non lo fa grattare, chissà perché. Infatti adesso G­c è a casa di Daniela, la sua “assassina”, servito e riverito di tutto punto, dove fa la conoscenza di Gandhi, il suo merlo indiano, in realtà di origine e accento bergamaschi e pure razzista (lo accoglie con un “Sei arrivato col gommone?”) e conosce anche il fidanzato Claudio e gli amici in una serata di digiuno ma con le famose canne biologiche, che hanno effetti, potremmo dire trascendenti, anche sui due animali. E dove arriva anche Filippo, uscito di casa di nascosto, dopo che Gianni gli ha detto dove il suo cane è andato a finire, “... perché tutto questo un giorno sarà anche tuo.” Daniela è sui carboni ardenti, riconosce il figlio di Giorgio, gli chiede come mai se vuole tanto bene all’animale era al canile. il bambino racconta del morso ma che gli vuole bene a quel cane, ha gli occhi grandi di un supereroe: “Allora meno male che l’ho preso io perché quel posto fa davvero schifo” gli dice orgogliosa. Ma il bambino la fredda: ”Ma se fa tanto schifo perché stai solo a urlare e non fai qualcosa per davvero?” Daniela fa moltissimo invece, come farlo accompagnare subito a casa da Claudio, indispettita. Al suo ritorno, con un paio di hamburger profumatissimi in mano, Claudio prende le difese di Filippo, litigano di brutto e lui se ne va. Daniela resta sola e dalla rabbia attacca famelica il panino, che neanche le piace, e si mette a 4 piangere, dando un calcio pure a G­c che cercava di abbaiarle qualcosa, e lo richiude nello studio, la stronza. All’alba va al canile, sempre infuriata ma per la prima volta senza il codazzo dei media, e nel canile in subbuglio incontra Gianni, che tutti scopriamoci essere il benefattore notturno misterioso. Passano i giorni e Daniela non è mai in casa,,G­c la vede confabulare e saltare appuntamenti, e a G­c non resta che consolarsi con Gandhi che è un buon parlatore, ha opinioni non richieste su tutto. G­c ha nostalgia di casa, chi l’avrebbe detto, e di quel bambino che ci abita. Pol, intanto, che dei cani non gliene è mai importato un pelo ma pensa alla Natasha, che l’ha mezzo mollato quando ha saputo ciò che faceva, ”Io ci avere molti spasimante che portare me in mano d’ori, altro che cagnalai, brutta puzza!” all’ennesimo tentativo di provino si accorge che i cani in fondo possono essergli utili in modi inaspettati e arriva con Nabucco davanti ai produttori: ”Beh” dice uno, “l’animale non è un granché, ma il cane è perfetto". Ha finalmente la sua parte agognata, conduttore in un nuovo show, “Uomini e Cani”. Poi un pomeriggio Daniela lo fa saltare in auto e guarda caso si dirige proprio a casa sua. G­c, rimasto nell’auto la vede suonare ed entrare, e riuscire poco dopo con Filippo, che gli fa le feste e lui pure, i cani possono abbracciare, che credete. Ma risalgono in auto e prendono la strada del canile. “No, un’altra volta no!” mugola G­c sull’orlo di una crisi letale. Ma arrivati ciò che vede è una sorpresa: il canile è del tutto cambiato, a cominciare dall’ingresso dove un grande cartello di benvenuto e il nome del canile “BASTARDI SENZA GLORIA” accoglie ragazzi e adulti che vi sono in quantità, come gli abbaii ma ora allegri, e tutto appare pulito e in ordine. È il giorno dell’inaugurazione del “nuovo” canile. Gianni e Daniela hanno scoperto in realtà di avere più cose in comune di quanto pensassero: l’amore per i cani è vero anche da parte di Gianni, che lo nascondeva per non essere da meno degli altri due amici ma ci soffriva, e lei ha deciso di mettere le sue forze in quel canile invece che nella fuga nella natura incontaminata che sognava da sempre. Daniela ha capito che le “case” e il suo posto nel mondo si trovano non nelle fughe ma nell’azione. Rimboccarsi le maniche era una filosofia di cui lei non aveva mai avuto bisogno, ma la vita l’ha toccata e costretta a decidere, se sporcarsi le mani o far finta di niente. Più tardi arriva anche Barbara e insieme le due donne osservano nel prato Filippo con G­c giocare e stare vicini. Filippo è sereno, parla con il cane e il cane sembra starlo a sentire e rispondere come può. “Stasera portalo a casa tu, questo cane” le dice Daniela. Vista la gioia del figlio Barbara non può che acconsentire. E gli fa pure una carezza: “Ci voleva fossi cane per averne una...” commenta acido G­c. G­c tira il rantolo di sollievo che teneva da giorni e confida a Gennarino che forse tutto questo ha avuto un senso, e se mette la testa a posto forse allora si ritrasformerà in uomo ­ perché di andare sotto una macchina di proposito per provare se l’incantesimo si inverte non ne ha molta voglia: le resurrezioni sono cose complicate, lui lo sa bene. Insomma gli umani e quasi umani alla fine risolvono un po’ di loro problemi con i cani, visto che “su questo cazzo di mondo insieme ci dobbiamo stare” dice il barista Roberto con il solito aplomb ai suoi clienti, anch’essi invitati alla festa. “E le son cani, e ‘un le so’ giocattoli!” Si, va bene gli umani, ma i cani, che fanno? G­c li ha rivisti tutti. Le cose, gli dicono, con la rivolta sono andate meglio ma restava pur sempre una prigione, e speranze di adozioni, con la crisi, 5 chi ne ha? Ma la Daniela con Gianni (e i soldi della prima) si sono inventati qualcosa di mai visto, il canile senza gabbie. Dove ora loro scorrazzano liberi nel grande prato e hanno il torrente vicino per lavarsi, fanno cacche dove vogliono e hanno ognuno la loro “cuccia” comoda ma aperta come fosse una pensione. E “pensione”, non più canile, è diventata anche per quelli che senza essere bastardi ci verranno per essere lasciati temporaneamente dai loro padroni in caso di necessità. Loro non sono più semplici prigionieri, ora il canile “appartiene” anche a loro, come a Gennarino, che ha messo anche lui il capo a posto: “A’Ggio’, io qui aggio trovato ‘ccasa,” e rivolto alla Paris “sta femmena m’ha rubato il core”, e si è preso l’incarico di guardiano generale. Basta vita di strada, l'amore canino fa anche questo. G­c la sera può andare finalmente a casa con suo figlio e riprendere il filo tenue sospeso del loro rapporto: forse G­c ritornerà uomo, lui non vuole altro, ma chi lo può sapere? Chi conosce il domani? Lui no: Giorgio, cane e uomo, conosce l’oggi e nell’oggi c’è un altro uomo che sta “nascendo”, si chiama Filippo e lui d’ora innanzi gli starà vicino in ogni modo: su questo ci possiamo scommettere tutto il pelo del mondo. FINE? Non proprio, perché dopo i primi titoli di coda vediamo: Gianni, che ha finalmente avuto il coraggio di dire alla moglie di essere esodato ed è stato perdonato previo penitenza di cena con invitati nella loro casa che non rischia più l’ipoteca, e lui che si pavoneggia di essere oggi “titolare d’impresa”.... infatti Pol,ha avuto un successo talmente sfavillante con il suo programma che è chiamato a sorpresa a fare un film canino a Bollywwod e ci andrà con la sua Natasha riconquistata, mollando il canile Gianni e sposandosi in India. La madre Jenny finalmente potrà attaccare i poster di suo figlio accanto ai suoi... mentre al canile i tg e le tv sono sempre lì, ma questa volta sono svedesi, tedeschi e di tutte le “solite nazioni più civilizzate di noi” prrr, a testimoniare questo prototipo di canile a tutto il mondo, e Roberto, che li vede passare come li vedeva passare prima, pondera sul fatto che di bischeri l’è sempre pieno a sfare.... Al canile ormai “famoso” intanto arrivano nuovi ospiti altolocati. Da un macchinone scende un alano con la erre moscia che, quando alle sue domande sussiegose su disponibilità di piscina, shatzu, doga, musica rilassante e candele profumate, si sente rispondere no, tira un abbaio sonoro e si lancia a rotolarsi nel fango: finalmente un po’ di libertà, quella di tornare a essere un cane, puro e semplice. Che i cani siano cani, secondo lo spirito del nuovo canile, vero e proprio centro di disintossicazione dagli umani e dalle loro idiosincrasie. E gli amici animalisti di Daniela ora non servono più al canile... dove sono? 6 A protestare davanti a TUTA’n’BURGER, il fast food dove nei mesi scorsi Giorgio, Gianni e Pol passavano a prendere le schifezze di avanzi da dare ai cani, e a far disperare Ramir, egiziano familiarmente chiamato Tutankamon... che ha servito ieri sera anche Daniela, alle prese col fidanzato in una cenetta romantica dove si scambiano bocconcini vegani e trancetti di manzo come tregua d’amore, e l’inossidabile merlo Gandhi commenta che preferisce a tutti quei salamelecchi aver la casa piena dei soliti amici solo chiacchiere, anche se tutti rivoluzionari. I due fanno un brindisi e Daniela ricorda, con un po’ di rimorso, anche Giorgio Vieri, quello che di tutta questa storia non ha visto la fine. Infatti. Pomeriggio, a casa di Patrizia, Filippo appende in camera sua una foto di Gennarino con la Paris e commenta con G­c la cucciolata che ritrae, 6 esserini tozzetti e neri coi boccoletti. Patrizia lo chiama, è ora, e gli consegna il guinzaglio e un “Mi raccomando” con molti sottintesi che capiamo quando vediamo l’ultima scena, che è come il manifesto del film stesso: sul solito viale dell’inizio passeggiano tre persone: Filippo a sinistra, che tiene una mano sulla schiena di G­c, che al centro tenta di pisciare sulla gamba alla sua destra, quella della suocera Assuntaspina. che con la stessa cerca di dargli una pedata. È la voce di Gennarino che li accompagna: ”Nun te la prendere, cumpà, questa secondo me è la nascita di una grande amicizia!” IL RESTO DEI TITOLI DI CODA Titoli possibili da non usare Bocconcini al salmone. Bello poter usare anche piccoli momenti di animazione per alcune scene. © Stefano Valacchi Paola Morelli Simone Burzagli Docente: Chiara Micheli 7 
Scarica

bastardo vero - Via San Pergentino