Venerdì 13 Ottobre 2006 C U LT U R A S PBEa rTi &TAC O L I P rov i n c i a & GIOVANNI MASTRANGELO Per i film «Uno su due» e «Checosamanca» Lo scrittore di origini pugliesi Giovanni Mastrangelo presenta oggi alle 18.30 a Bari, da Feltrinelli, il suo ultimo libro dal titolo «Henry» Lo scrittore oggi a Bari da Feltrinelli L ou Reed, con la canzone Heroin, ne ha fatto il manifesto generazionale degli anni Settanta. Lo scrittore milanese Giovanni Mastrangelo, ispirandosi agli anni in cui l’eroina era al centro di tutto, nel suo ultimo libro Henry (Einaudi, pagg. 263, 12,00 euro) la pone come fil rouge di un romanzo noir ambientato a Roma, in cui tutti i personaggi della vicenda sono toccati. Henry (eroina nel gergo degli africani) è un libro corale che racconta una Roma splatter (trucida), metropolitana, in cui poliziotti e spacciatori sono eternamente in guerra. La vita di Nina, insegnante di aerobica, fidanzata con un tossico (Gianni) e amica di un ex fotografo fallito (Rocco) dedito all’eroina, si intreccia prima con un omicidio, poi con uno scontro sempre più efferato tra la banda di africani e quella italiana, in una contesa per la vendita di «Henry». Le indagini sono condotte da Silvestri e Spillo, due poliziotti molto singolari. Tutti i personaggi devono fare i conti con «Henry», bianca o marrone che sia. Il libro di Mastrangelo, dal quale sarà presto tratto un film, verrà presentato questa sera (alle 18.30) dall’autore e da Daniele Trevisi alla Feltrinelli Libri & Musica a Bari. Il cinquantaquattrenne scrittore milanese, il cui cognome «tradisce» le origini pugliesi (suo padre è di Massafra), è stato fotoreporter di guerra in Africa per vent’anni, ma è anche autore di documentari e ha co-sceneggiato il Piccolo Buddha di Bernardo Bertolucci. È lo stesso autore a spiegare com’è nata l’idea di scrivere un romanzo noir che a- L’eroina domina la trama del romanzo «noir» ambientato in una Roma violenta Due bande rivali in guerra a causa di «Henry» vesse come sfondo predominante l’eroina. «Non è protagonista l’eroina: è un noir pieno di azione e la droga diventa il pretesto per far combattere due bande di spacciatori avversi, sfondo da cui nasce la tensione del noir. L’eroina, comunque, è sempre presente. È stata una droga molto forte e invasiva negli anni Settanta: indirettamente o direttamente tutti quelli della mia generazione sono stati colpiti. Perché, come diceva Pasolini, c’era un complotto, si era infiltrata anche nei movimenti politici. Ricordo che a scuola c’erano compagni che erano morti, ma pensiamo anche a grandi del nostro tempo come Andrea Pazienza. Quindi la mia generazione, volente o nolente, è stata colpita da questa piaga». In «Henry» c’è una lotta tra una banda di africani e una italiana. C’entra anche il razzismo? «Questa domanda mi consente di precisare alcuni particolari. Nel romanzo precedente, African Soap (Marsilio), parlavo della disperazione degli africani nelle Bidonville e della loro fuga. In Henry parlo di persone che sono scappate da quella disperazione per arrivare in Occidente. È quasi come un seguire il percorso di questa gente. Naturalmente molti di loro, giungendo in Italia, non partono da una condizione sociale dignitosa, ma da sfruttati o da criminali. Ecco perché lo spaccio diventa un’occasione quasi naturale per loro. Sfruttando il noir ho cercato di spiegare che bisogna dare delle possibilità diverse a chi viene qui». Si parla di romanzo violento. «È meno violento delle condizioni che portano a queste situazioni: i personaggi del romanzo sono tutti stranieri in una città che gli accoglie e respinge. Come tutti i noir, il libro dà un taglio "di genere" della società moderna. Non scrivo un libro ogni sei mesi, ci sono sempre delle grandi urgenze per scriverlo. Nel caso di Henry, ho inseguito l’esodo di questa gente, ma anche un sogno che avevo fin da bambino, essendo un appassionato di gialli: cimentarmi con questo genere di letteratura. Da ragazzo il mio mito è stato Donald E. Westlake, a- lias Richard Stark e Tucker Coe, indiscusso "re" del giallo umoristico e del pulp, è stato l’autore che mi ha dato maggiore visione della letteratura». Nel romanzo prende distanza da ogni giudizio morale. «È una delle mie regole, tutto il libro parla di questo. Il personaggio del mio libro è un poliziotto in crisi che mette in dubbio le proprie certezze. Il dubbio è il punto di arrivo. Mettersi in discussione non è una debolezza, ma una forza. Per arrivare a tutto questo l’autore deve distaccarsi dal racconto, non deve indirizzare il valore etico morale del lettore. È la forza della storia che deve trarre le conclusioni». Una storia visiva. Per questo in quarta di copertina è già annunciato un film? «Negli anni in cui ho firmato il contratto con Einaudi ho visto a cinema Lacapagira di Alessandro Piva. Un film che mi è piaciuto molto in cui veniva fuori una realtà cruda e poetica allo stesso tempo. E poi, oltre ad aver lavorato per il cinema, ho anche sposato una regista, Monica Stambrini, autrice del film Benzine». Nicola Morisco CINECLUB. Una rassegna dal 19 al «Cosmo» di Altamura Frammenti del millennio dispersi nei fotogrammi apita sempre più spesso, e non può che far piacere, di accorgersi di come l’attività cinematografica in provincia di Bari compia scelte tutt’altro che omologate. Al contrario, si ha la netta sensazione che spesso rassegne cinematografiche e cineforum prendano strade estremamente rigorose, come si evince ad esempio dai titoli selezionati dal cineforum Rythmus per la assegna Millennium Mambo. Frammenti del terzo millennio, curata al cinema Cosmo di Altamura da Luigi Abiusi con un appuntamento settimanale, fissato per il giovedì. Come nelle due passate edizioni, l’obiettivo è quello di offrire al pubblico di cinefili (o più in generale di spettatori «esigenti») pellicole che – come giustamente si vanta l’organizzatore – «abbiamo proiettato molto prima che questi poi arrivassero in rassegne in grandi città». E C AL KISMET «Il compagno di viaggio» con i ragazzi dell’ARCHa Stasera e domani, alle 21, al Kismet, il Teatro Kismet OperA e l’associazione A.R.C.Ha presentano «Il compagno di viaggio», tratto da Hans Cristian Andersen, per la regia e la drammaturgia di Teresa Ludovico, aiuto regia e coreografia Giulio De Leo, attori i ragazzi dell’ARCHa. Il 2 aprile del 1805 nasceva ad Odense, in Danimarca, Hans Christian Andersen, scrittore di storie che somigliano ai sogni, storie dove si vince davvero solo quando si muore, dove gli oggetti si animano e diventano migliori degli uomini o peggiori, dove spesso non c’è un lieto fine, un «vissero felici e contenti», ma un finale così come doveva essere, unico, come ogni cosa in natura. Nel «Compagno di viaggio» un ragazzo orfano riscatta il corpo di un morto donando tutto quello che possedeva. Da quel momento un misterioso compagno lo segue nel suo viaggio per il mondo e lo aiuta a conquistare il cuore di una principessa cattiva per sortilegio. L’ingresso è libero, la prenotazione obbligatoria allo 080.579.76.67 aggiunge: «Insomma, tutti frammenti luminosi di un cinema soffocato dalle regole dello spettacolo». Il programma del resto della prima tranche (la seconda partirà dalla fine di gennaio 2007) parla da solo. Si comincia dunque il 19 ottobre alle 19.30 e alle 21.30 con il franco-georgiano Tzameti (2004) di Géla Babluani. Il 26 invece, alle 18.30 e alle 21.15, ci sarà I re e la regina (Francia 2004) di Arnaud Desplechin. Il 2 novembre tocca a Crossing the Bridge - The Sound if Istanbul (2006) del turco Fatih Akin. Il messicano Battaglia nel cielo (2006) di Carlos Reygadas passa il 9 novembre. Poi ci sarà una pausa e si riprende il 23 novembre con Bella sempre (Portogallo 2006) di Manoel De Oliveira. Presentato fuori concorso a Vezia quest’anno, l’ultimo capolavoro (ultimo solo in ordine di tempo) del quasi centenario L’anziano regista portoghese Manoel De Oliveira, del quale verrà proposto ad Altamura «Bella sempre» maestro portoghese, più che un sequel del noto Bella di giorno di Luis Buñuel, è una sorta di riflessione a posteriori sul senso di quella parabola trasgressiva, che metteva di fronte una donna che, seppure in modo perverso (perverso agli occhi degli uomini) sfidava la morale borghese e il menage coniugale sdoppiando la propria condizione di oggetto del desiderio. Si è molto discusso, a proposito di questo Bella sempre dell’assenza nel cast di Catherine Deneuve, già protagonista del film di Buñuel. Si dice che l’attrice I baresi Iusco e Cerasi alla Festa del Cinema con due colonne sonore I compositori baresi Francesco Cerasi e ressante progetto di produzione cinematograIvan Iusco in passerella alla prima edi- fica avviato da Eskimosa (società del gruppo zione della Festa del Cinema a Roma. Ce- Feltrinelli) e da Rai Cinema, che sarà presenrasi firma la colonna sonora originale tato in anteprima al Festival Internazionale del film Uno su due di Eugenio Cappuccio del Cinema a Roma in tre proiezioni: l’Auditoche verrà presentato domani nella sezione rium/Teatro Studio (lunedì 16 alle 20.30), al Premiere insieme ad altri due film italiani, N Metropolitan 1 (martedì 17 alle 18.30) e al Teadi Paolo Virzì con musiche di Paolo Buonvi- tro Tor Bella Monaca (mercoledì 18 alle 21). no e La Sconosciuta di Giuseppe Tornatore Tra i giovani registi impegnati in questo con musiche di Ennio Morricone. Iusco, in- film (Chiara Bellosi, Marco Berrini, Enrivece, è l’autore delle co Cerasuolo, musiche di ChecosaFrancesco Cressamanca, un film docuti, Andrea D’Ammentario realizzato brosio, Sergio Ferda dieci giovani regignachino, Martina sti italiani. Parenti, Alice Cerasi, il più giovaRohrwacher, Anne compositore al Fedrea Segre) c’è anstival di Venezia due che il pugliese Nicoanni fa con un altro la Zucchi. Nel suo efilm di Cappuccio, pisodio girato in PuVolevo dormirle adglia, il regista pugliedosso, ha dichiarato se racconta la vicendi essere particolarda di Dunat che, domente felice, non sopo aver scavato un lo per il prestigio delpozzo abusivo, vende la manifestazione, acqua a chi non ce ma soprattutto per l’ha. essere presente in uLa musica di Iusco na sezione con due come sempre è cocompositori straorstruita con grande dinari come Buonviattenzione alle imno e Morricone: «Somagini, una colonna no anche felice personora articolata che ché ritengo che quesi completa con quatsta colonna sonora tro brani interpretasicuramente rappreti dalla Piccola Bottesenti il lavoro musiga Baltazar, dai Pilot cale più completo e Il compositore barese Ivan Iusco Jazou, da Vegetable sfaccettato che ho G (prodotto "Minus realizzato fino a questo momento, in cui ho ac- Habens" di Iusco) e dai Marlene Kuntz, che centuato ulteriormente la possibilità di cam- per l’occasione hanno rivisitato il brano La libiare continuamente registro sonoro». bertà di Giorgio Gaber. Il giovane compositore barese ha anche spieLa genesi del progetto nasce da lontano dopo gato come ha concepito la partitura: «Ho im- una lunga scelta tra circa sessanta registi che maginato un tessuto sonoro in cui confluisco- hanno inviato le loro storie, molte delle quali no una serie infinita di suggestioni: dalla saranno inserite in un libretto che sarà acclusinfonia all’elettronica passando per il jazz. so al DVD del film quando sarà disponibile. Il Ho voluto sottolineare soprattutto la dram- montaggio delle dieci opere scelte è stato affimaticità di alcuni passaggi del film. Mi augu- dato ad Esmeralda Calabria (ha lavorato con ro che anche il pubblico possa apprezzare il la- Nanni Moretti Giuseppe Piccioni, Francevoro fatto e il film che ritengo davvero profon- sca Archibugi e Michele Placido), mentre la do e coinvolgente». produzione è stata affidata a Carlo Cresto-DiLe musiche composte da Ivan Iusco fanno na e Anastasia Plazzotta. parte della colonna sonora di un film collettiChecosamanca è la prima produzione nata vo realizzato da dieci giovani registi italiani dal connubio tra Eskimosa e Rai Cinema, alche si confrontano sullo stato attuale del Pae- tre sono già pronte come Noi credevamo di se. Una testimonianza visiva costruita su die- Mario Martone scritto insieme allo scrittore ci episodi in cui si affrontano temi forti e at- tarantino Giancarlo De Cataldo, Sharon e tuali come l’ambiente, l’acqua, la precarietà, mia suocera di Michel Khleifi, La fune sulaccompagnati da voci di rabbia e di denuncia, l’acqua di Domenico Distilo, L’Italia di mio mentre l’Italia sta cambiando rapidamente. padre di Chiara Malta. È il contenuto del film documentario dai forNicola Delmarco ti connotati politici Checosamanca, un inte- francese, che ha qui ceduto il testimone a Bulle Ogier, abbia rifiutato di riprendere i panni di quel personaggio scandaloso. In realtà – ci sembra – la scelta di cambiare attrice agisce più profondamente: se l’amico di famiglia, interpretato ancora da Michel Piccoli, stenta a convincersi che l’anziana signora che ha di fronte è una donna «diversa», lo comprende meglio lo spettatore che vede una donna diversa, un’attrice diversa. E ne comprende meglio le ragioni inconfessabili, a dispet- to dell’interlocutore misogino. Gli ultimi appuntamenti del 2006 sono, il 30 novembre, con Il diamante bianco (Germania 2004) di Werner Herzog e il 6 dicembre con Il calamaro e la balena (Usa 2005) di Noah Baumbach. Tra le anticipazioni di gennaio, non mancherà di certo I Don’t Want to Sleep Alone di Tsai Ming Liang, già in concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Anton Giulio Mancino RIVISTE. Presentato a Santa Scolastica il primo numero, diretto da Franco Panzini Sorpresa,c’è qualcosa di bello In «Progetti Bari» una panoramica dell’architettura recente uadrata e patinata, come si conviene ad una rivista glamour d’architettura e design. Arriva anche a Bari, dopo l’esordio in altre città italiane, il magazine Progetti nell’edizione interamente dedicata alla città pugliese (e ai suoi dintorni regionali) e pubblicata a Pesaro da Quid. Sei numeri in cantiere, con una cadenza semestrale. Il primo della serie è stato presentato l’altra sera a Santa Scolastica, ospite della mostra di design Idee. Considerazioni augurali dal presidente dell’Ordine degli Architetti di Bari, Vincenzo Sinisi, dello storico dell’architettura Francesco Moschini e degli architetti Lorenzo Netti e Gianluigi Sylos Labini, presenti con opere loro nella pubblicazione. Dichiarazioni d’intenti del direttore editoriale Franco Panzini che, in vena di metafore Q digestive, ha insisto sulla «effervescenza» dell’ambiente barese, quasi una sorpresa per chi - come lui proviene dall’esterno e si guarda intorno, interrogandosi se esista pure quaggiù un’architettura di qualità e che connotati abbia e chi ne siano gli artefici. È vero che la gran parte delle opere pubblicate nella neonata rivista sono già ben note, essendo apparse negli ultimi anni su riviste nazionali, libri e mostre e festival d’architettura. Ciò nonostante Panzini ha l’aria di aver scoperto l’inedito e l’inatteso. E racconta il suo stupore nel breve editoriale, «comiciando a chiederci - scrive se non sia venuto il tempo di discutere non dell’ultimo lavoro della primadonna di turno (genere peraltro in via di rarefazione) ma dei nostri progetti. Dopo la grande buffe delle architetture patinate e plastificate, impariamo ad apprezzare la freschezza della discrezione domestica». Una freschezza - ci par di capire- che deve molto del suo appeal all’indifferenza verso l’agone delle scuole e dei movimenti che affligge le scene metropolitane mentre qui «una vivace progettualità locale è tornata a proporre lingue con sapidi accenti regionali». Quali siano poi gli accenti e dove sia la regionalità è faccenda tutta da chiarire: forse nell’idioletto high-tech con cui lo Studio Valle di Roma progetta facciate di vetro struttuarle per la nuova sede della Regione Puglia? Oppure nel gesto decostruzionista dei Moodmakers a Japigia o in viale Ennio? Oppure l’uso della pietra di Trani o del tufo carparo evoca all’osservatore forestiero nostalgie d’orgogli di campanile? Scorcio del complesso edilizio «Il Faro» progettato da Netti Architetti e realizzato a San Cataldo Comunque nella varia rassegna di una trentina di casi - pur fra molte sonore assenze e senza alcun tocco critico - si ritrovano opere di gran pregio come il complesso «Il Faro» di Netti Architetti (che giustamente si affaccia in copertina), e l’edificio dello studio SMN in via della Carboneria. Preziose novità come il progetto di uno spazio verde privato nel quartiere murattiano (di Mariavaleria Mininni e Stefania Cascella), il bel progetto di Carlo Moccia per il concorso di alloggi popolari a Mungivacca. E altre cose ancora, tra tesi di laurea e arredamenti. Conclude la rivista un cospicuo inserto a cura della ditta Ime, commercio a Terlizzi di materiale per l’edilizia, che si è fatta carico con merito e coraggio di un investimento nella comunicazione dell’architettura. Nicola Signorile Oggi alle 15 al Palace Spettacolo dal vivo quale futuro? Se ne discute a Bari Appuntamento sul futuro dello spettacolo dal vivo oggi a Bari, dalle 15.00 all’Hotel Palace. Un significativo parterre di ospiti e relatori italiani e stranieri farà il punto sulle strategie di sviluppo del territorio in tema di spettacolo dal vivo. Il seminario si svolge nell’ambito del Projet de Coopération Transnationale « Arts Vivants en Europe » con il Teatro Pubblico Pugliese capofila. La delegazione francese è composta tra gli altri da Monsier Castelli, vice presidente del Consiglio Generale di Vaucluse, da Oussedik Naceur, Direttore della Accedo, da Monsieur Patrick Galiot, direttore di Icart 84 (un po’ il nostro Dams). La delegazione belga, invece, è rappresentata da membri della Maisons des Musiques émergentes. La terza delegazione proviene invece dal vicino Abruzzo. Folto il numero di relatori, dall’on. Alba Sasso, agli assessori regionali Silvia Godelli e , Assessore Regionale al Mediterraneo – e Marco Barbieri, ad Alessandro Laterza, Carmelo Grassi e Gennaro Milzi.Modereràil dibattito Michele Trimarchi, docente di economia della cultura a Bologna; interverrà Antonio Taormina, direttore dell’Osservatorio dello Spettacolo in Emilia Romagna