Pensieri di un …
VIAGGIO IN PERU’
29 luglio-19 agosto 2007
Benedetta, Eleonora, Enrica, Francesco,
Giuditta, Marco, Margherita, Nicoletta
29-07-2007
H 22:00
Oggi abbiamo visitato Lima.
Ecco cosa abbiamo visto:
1-Plaza de Armas
2-San Domenico (San Martin de Porres-Santa Rosa de Lima, patrona dell’America Latina)
3-Mercenario
4-San Francisco
5-San Pedro
Nel pomeriggio, dopo aver pranzato in un self-service davanti all’Oceano, sulla scogliera della Costa
Verde (Miraflores, il quartiere degli affari), abbiamo percorso la costa con il pulmino e visitato il centro
medico della Parrocchia di Santa Maria de la Reconciliacion.
Tornati in vescovado per una pausa abbiamo discusso, davanti a una tazza di tè, delle impressioni della
giornata.
Alle 7:30 abbiamo partecipato alla Messa nella cappella più vecchia della Parrocchia (20 anni!!!). Ora
siamo a casa di Don Berchi a mangiare la pizza preparata da Don Giovanni.
Impressioni del giorno:
l’impatto con la città è stato per tutti impressionante, pur consapevoli che è solo l’inizio e che nei
prossimi giorni vedremo ben altro…
Abbiamo constatato come questa povertà, quella delle grandi metropoli, sia sostanzialmente diversa da
quella che siamo abituati a vedere in Africa: più che una mancanza materiale, si tratta di una mancanza di
coscienza di sé, di un perenne senso di inferiorità, di passività e resistenza al cambiamento, cosa che rende
tanto più difficile il compito dei missionari.
Per stasera buona notte, domani ci impegneremo di più…siamo ancora sballati per il fuso…
P.S. Stamattina, dopo colazione, il Vescovo ci ha fatto una minuziosa visita guidata della casa, cassetto
per cassetto.
30-07-2007
H 00:00
Stamattina abbiamo visitato il Cono Norte di Lima. Con il furgone siamo andati nei quartieri più poveri
e degradati di Lima.
Abbiamo mangiato nella caffetteria dell’università e dopo siamo andati a fare la spesa nel centro
commerciale.
Non ci sono parole. Come sempre quando ne avresti più bisogno le parole vengono meno…le cose
importanti non si riescono a dire, sfuggono alla logica lineare di qualsiasi racconto.
Quello che resta è un diffuso malessere fisico, l’amaro in bocca, un intorpidimento indefinito e
persistente.
A guardare quelle immagini da girone infernale, quel paesaggio quasi lunare dove non esistono più né
azzurro né verde, dal nostro sigillato pulmino, mi è venuta improvvisamente una grande stanchezza, una
gran tentazione di chiudere gli occhi e dormire…
Come se la mia vista e il mio cuore non reggessero oltre quello spettacolo plateale, esibito del volto della
povertà più sconvolgente e duro da accettare in tutta la sua maestosa bruttezza.
Perché la povertà, prima di essere ingiusta, immorale, violenta, è brutta. Bruttissima. Non c’è un solo
punto su cui riposare lo sguardo.
E per tutta la mattina non sono riuscita a pensare e a dire niente, soltanto una domanda insistente
“Come?”.
Come abituarsi a un cielo grigio di giorno e giallo di notte, un’aria densa e pesante che fa quasi male
respirarla, con un odore costante e insopportabile di smog?
Come innamorarsi, sognare, progettare, dare un senso ai tuoi giorni in un simile squallore?
Come accettare di andare a piedi nudi nella sporcizia, di contendersi la spazzatura con cani randagi e
continuare a chiamare questa “vita”?
Ma queste, mi rendo conto, sono domande nostre, profondamente occidentali, non loro.
Ma anche per prendere davvero coscienza di questo ci vuole tempo e pazienza.
Al di là di tutto questo, un’altra domanda diventa sempre più pressante: “Eleonora, che stai cercando?”.
Chiedo al Signore di rendere sempre più chiara e manifesta la risposta.
Eleonora
Con il nostro pulmino siamo andati nei quartieri poveri, ultra poveri, di Lima.
L’assenza di verde mi colpisce dal primo momento in cui siamo arrivati: tutta questa distesa di terra, man
mano che usciamo dalla città, diventa melma, paciocco. La gente, donne, bambini, ragazzi, uomini, abita
in questi rifugi di latta, arroccati sulla terra. Il traffico è impressionante; le persone sembrano formiche
che escono dai cunicoli. C’è chi cerca nella spazzatura, chi dorme per terra, chi gioca, chi vende con la sua
piccola bancarella.
La povertà e lo squallore sono enormi. Non ci sono parole. In questo contesto così desolante, la gente
comunque vive, si muove, va e viene, sicuramente soffre, si ama, piange, ride… Signore, tu ci hai
chiamati qui per vedere dove vivi, come vivi. Non posso che dirti “Fai di me ciò che desideri e dai tu un
senso al mio essere qui”.
Michele ci parla di un’associazione di volontari che hanno deciso di vivere in mezzo a queste persone,
con loro, come loro. E’ l’associazione “Punto Cuore”.
E’ una scelta che mi affascina: so, però, che tu hai dei progetti per me e mi affido a te. Aiutami ad avere
ogni giorno il desiderio di te, di parlarti, di raccontarti, di interrogarti.
Nicoletta
31-07-2007
Il nostro viaggio è iniziato da tre giorni e già la confusione domina la mia mente e il mio cuore: mille
pensieri-belli e non (soprattutto quelli brutti) –continuano a farsi sentire.
Vedere determinate realtà è devastante e ti fa soffrire e ti influenza negli atteggiamenti e nei pensieri
come mai avrei pensato.
Ti chiedi: “Perché? Cosa faccio? Cosa si deve fare? Si può risolvere qualcosa?...” e più di ogni altra cosa
rifletto sul senso originale della vita umana, forse perché è uno dei principali motivi per cui son voluta
partire.
E domandarsi ciò, di fronte a quello che ho visto ieri, mi fa tremare le gambe e quel precario equilibrio
che avevo mi sembra che non esista più.
E’ un pugno allo stomaco doloroso, potente, per cui penso di aver sbagliato molte cose fino ad ora… Da
oggi in poi, quindi, si tratta di leggere la vita sotto una luce nuova.
Le persone che ho visto mi hanno trasmesso una fortissima riflessione: è possibile vivere anche in
condizioni di disagio e “bruttura”, nonostante le difficoltà, perché non sono le uniche cose nella vita di
un uomo. Ecco il mio terremoto… Il bisogno di rivedere non tutto ma tanto per tornare a vivere
appieno la mia esistenza, il mio futuro cogliendo l’originale essenzialità: l’amore (per tutto e tutti) e la
consapevolezza che la vita è, prima di tutto, un dono da non sprecare.
La vita la vedo sempre più come un MISTERO D’AMORE “in cui possiamo riporre la nostra fiducia, anche
quando la mente non comprende perché tante richieste rimangono spesso avvolte da un silenzio”.
I pensieri non terminano qua, ma non mi è facile trascriverli e dar loro un ordine e una chiarezza…
Benedetta
01-08-2007
Ieri sera non abbiamo potuto scrivere, perché siamo tornati tardi ed eravamo troppo stanchi dopo il
lavoro in tipografia.
La mattina abbiamo avuto la prima lezione del nostro corso accelerato di spagnolo con la profesora
Maria Elena e, nel pomeriggio, dalle 2 alle 6, abbiamo piegato depliant in tipografia… che divertente.
La sera abbiamo cenato da Michele e Giovanni con i ragazzi e le suore del Punto Cuore. E’ stato un
incontro veramente straordinario… lasciamo spazio ai commenti…
Ieri sera è stato bellissimo condividere con i ragazzi e le suore le diverse esperienze e le motivazioni che
hanno spinto ognuno alla propria scelta.
Per noi è stata una risposta a quello che ci chiedevamo le sere precedenti.
Ti ringrazio Signore, perché mi stupisci sempre con il tuo amore gratuito e ti chiedo di aiutarmi a
liberarmi, sempre più, dalle cose inutili che ci sono in me, per fare uno spazio, sempre più grande, a Te.
Aiutami a non preoccuparmi di ciò che sarà domani, di cosa si farà; guidami nell’offrirmi agli altri.
Aiutami ad essere amore.
E’ difficile spiegare cosa sto provando in questi giorni. Sto provando tante emozioni diverse, dalla rabbia,
al dolore, alla gioia. Beh, quello che so adesso è che sono stracontenta di essere qui, è davvero un sogno
che si realizza. Ogni giorno scopro sensazioni nuove, che non ho mai vissuto, cose che mi sconvolgono
così tanto che capisco che, anche ora, la mia vita sta cambiando. Sto guardando in faccia la povertà e
sento storie che non vedo neanche nei film. Il tempo sta passando velocissimo, non voglio perdermi
niente, perché sento che devo vivere profondamente ogni singolo secondo di questa avventura.
Sono contenta della comunità che si sta creando, da sola penso che sarei impazzita. A volte mi sento un
po’ male, per il fatto di farmi la doccia calda, di giocare a carte, di mangiare un casino… quando
guardando fuori dalla finestra vedo una distesa di baracche e di gente che non ha niente, ma proprio
niente, a volte neanche la propria dignità. Sono sicura che nei prossimi giorni vivrò esperienze così forti
che avrò ancora più dubbi di questi… ma è questo il bello di essere qua, e sono pronta a ciò che il
Signore mi chiederà di fare, perché solo seguendo Lui riuscirò a realizzarmi e a trovare la felicità.
Giuditta
02-08-2007
La confusione resta… e che confusione…!
Soprattutto mi sconvolge il riuscire, davanti a tutto ciò e a ciò che pensiamo di vedere nei prossimi
giorni, a ridere, mangiare, parlare di tutto e di più, pensare a cosa comprare…
E’ perenne il confronto, nella mia mente, tra qui e la mia vita a Biella: quanto sono, e siamo, fortunata!
Penso, anche se sono passati solo pochi giorni, che la più grande ricchezza che porterò dentro di me e
con me sarà la consapevolezza di ciò: la fortuna di poter vivere appieno tutto ciò che uno vuole, con le
più grandi comodità e facilitazioni.
E questo mi aiuterà tantissimo…
E’ una cosa che ho sempre saputo, ma ora la comprendo veramente e la faccio mia!
La voglio fare mia!
Sono convinta che avvicinarsi al vero senso della vita possa portare l’uomo a vivere e provare il
sentimento della serenità, che è così scostante in me e così difficile da afferrare…
E poi: quanto mi manca la mia terra, la mia famiglia, i miei amici… ora più che mai ritenuti un dono di
Dio, da non dimenticare.
Perciò, buona notte a tutti. Vi voglio bene.
Benedetta
03-08-2007
H 12:45
Le nostre giornate proseguono sempre più o meno uguali… la mattina a lezione di spagnolo, il
pomeriggio in tipografia e la sera con Michele, o a casa, o da lui. E anche oggi andrà così.
Ieri abbiamo letto una mail del gruppo India, in cui raccontavano cosa hanno fatto fino ad adesso. Siamo
rimasti un po’ sconcertati per il fatto che, mentre loro sono già a contatto diretto con la realtà del posto,
lavorando tutto il giorno con i bambini, noi, finora, non ci sentiamo ancora inseriti totalmente nel
contesto missionario.
Riflettendoci, però, abbiamo avuto la fortuna, in pochi giorni, di fare incontri preziosi con più persone,
missionarie e non, che sono un esempio concreto di cosa significa dare la vita agli altri e cogliere la
propria vocazione.
Stamattina le parole del libretto delle preghiere mi hanno travolto, letteralmente… Mi è stato detto che
la vita di ognuno è il sogno che Dio ha sognato per noi, che ciascuno è prezioso, unico e insostituibile,
perché ha una missione irripetibile, che solo lui può compiere e che il Signore cosparge il nostro
cammino di infiniti segni che, se ci mettiamo in attesa e in ascolto, con atteggiamento di fiducia e
accoglienza, ci indicano in modo infallibile la nostra personalissima strada per la felicità.
Questa è la “buona novella” che ha cambiato due anni fa la mia vita… Da allora trovo, o per lo meno
cerco, un senso in tutto quello che vivo.
E’ impressionante, straordinario, per me, accorgermi di quanti e quanto siano lampanti e manifesti i
segni che il Signore mi manda in questi giorni. Una gioia insistente, costante, da quando apro gli occhi a
quando li chiudo, che non cede mai alla nostalgia, che pure c’è; una gioia che ha fugato tutti gli immensi
dubbi che ho avuto in questo anno e mezzo, che mette a tacere la mia, di solito prevaricante, razionalità,
il mio bisogno di schemi e risposte e il mio senso di colpa, che resiste salda e imperterrita, che cresce
tanto da essere quasi felicità… Questa gioia per me, Eleonora Spina, sempre insoddisfatta, irrequieta,
spesso infelice, a volte disperata, questa gioia è il segno più evidente di tutti.
Non viene da me, non viene da quello che faccio, non viene dalle persone che mi circondano e che
incontro. E’ più profonda, più intima, più essenziale, coinvolge il centro esatto di tutta la mia persona, e
anche le parole del libretto delle preghiere di stamattina sono un segno… Quello che provo nella mia
carne si è fatto parola, nero su bianco, davanti ai miei occhi. “Signore tu continui ogni giorno a
chiamarmi per nome”.
Lo sento, sta chiamando me, mi vuole qui, mi ha mandato per una ragione. E anch’io, com’è scritto, ho
paura, tanta paura, insieme a tanta trepidazione, di quello che sento nel cuore, della via che inizio a
intravedere ma di cui non conosco ancora esattamente la direzione e la meta. Ma la mia preghiera è
proprio questa: “Dammi di amare Te, di far morire me, la mia logica, la mia voglia di risposte. Signore,
anche nel dolore più profondo che è nel mio cuore ti riscelgo, ti ripeto il mio Sì. Voglio abbandonarmi,
perdermi in Te”.
“Vieni e Seguimi”, dice il Signore… a volte l’ho seguito, a volte ho dovuto farmi trascinare di peso,
andando avanti alla cieca, magari opponendo anche resistenza.
Ma ora sono qui, mi ha voluta qui… mi ha fatto incontrare i ragazzi del Punto Corazon, con quella loro
serenità e capacità di accoglienza così speciale, che solo ti dà l’esperienza di un’inesauribile amore che
ricevi e che dai, che dai e che ricevi e che nessuno, mai, ti potrà togliere. Mi ha fatto incontrare Kelly, un
esempio vissuto, reale, concreto di come accettare tutto quello che la vita ti dona, anche un tumore al
colon, in un paese del Terzo Mondo, dove ci si deve trovare da sé i donatori per le trasfusioni e pagare
perfino la sacca del sangue e i guanti del medico, con l’incrollabile fiducia di chi sa che qualcuno si
preoccupa per noi e che quello che ci dà è sempre buono per la nostra vita, anche se noi non lo vediamo,
che le croci non ci vengono mai caricate sulle spalle senza che ci venga data anche la forza per trascinarle
con fatica fino alla vetta.
Mi ha fatto conoscere Michele e l’energia, la vitalità, prima di tutto della propria vita, che ha un rapporto
intimo d’amore con Lui, che ne fa esperienza ogni giorno… e che da ciò trae la forza di continuare a
operare là dove sembra che tutto sia perduto, di perseverare nella speranza, che è uno dei primi doveri di
un cristiano, dove tutto, intorno, è disperare.
Lo si vede dallo sguardo. E fa venire una gran voglia di essere come lui, di avere la stesa confidenza, e
comunione col nostro Abbà, se questi sono i risultati.
Ieri io, la Giudi e la Marghe abbiamo parlato con lui tutta la cena e, parlando di Don Giussani e di CL, ci
ha detto qualcosa che, tanto per cambiare, ha fatto risuonare una miriade di corde nella parte più
profonda di me, perché le ho riconosciute come rivolte in quel momento proprio a me, per parlare al
mio cuore.
Prima di tutto che bisogna dare una grande importanza ai desideri, perché tutti i desideri sono buoni
dato che è Dio a metterceli nel cuore. Se noi abbiamo la capacità di viverli fino in fondo senza bruciarli
per un breve momento di piacere, non possono condurre che alla nostra felicità.
Poi che la tristezza, sentimento a me molto familiare, è segno di grandezza in quanto nasce dalla
coscienza di quella costitutiva, ineliminabile sproporzione tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere,
dall’esperienza del proprio invalicabile limite. Significa che ciò che si ha non è sufficiente per completare
quel vuoto, perché abbiamo bisogno di qualcosa di più grande, immenso come Dio.
E infine che è importante vivere intensamente il momento presente chiedendoci con fiducia quali frutti
esso poterà nella nostra vita. Se si vive proiettati nel passato o nel futuro, lasciando semplicemente
scivolare il tempo tra le dita, non c’è speranza che il presente porti frutto, e quindi non c’è Fede.
Ora basta perché ho scritto troppo. Termino constatando con mia immensa soddisfazione e gratitudine
che qui sono un’altra persona rispetto a casa… più serena, più tranquilla, meno timida, meno cerebrale,
più spontanea, più aperta, meno preoccupata del giudizio altrui. I miei genitori e i miei amici non mi
riconoscerebbero.
Anche per questo ringrazio… Buona serata!
Eleonora
Intermezzo:
31-07-2007
1-Entra un ragazzo napoletano del Punto Corazon di nome Emanuele. Marco vuole offrirgli una salsiccia
ma non sa il nome.
(Tra di loro i ragazzi si chiamano hermano/a =fratello/sorella)
Marco: “Nico, come si chiama?”
Nico: “Ermano!”
Tutti scoppiano a ridere. Nico si rende conto di aver sbagliato qualcosa e si corregge…
Nico: “Ah, no! Si chiama Gabriél, Ermana arriva dopo!”
31-07-2007
2-Il Monsignor Vescovo (obispo!) Lino Panizza, ci accoglie il primo giorno mostrandoci
minuziosamente tutta la casa, cassetto per cassetto. Al che Marco, in un attimo di defaillance…
Marco: “Eccellenza, qual è la sua Parrocchia?”
Cala il silenzio… Padre Michele prende la parola.
Michele: “Il Vescovo non ha una Parrocchia, ha una Diocesi.”
29-07-2007
3-Michele è a cena a casa nostra e noi sfoderiamo tutto il nostro sapere in materia di Chiesa.
Michele parla dei laici consacrati ed Enrica se ne esce…
Enrica: “Ma laici in che senso?”
Michele ci guarda con sconcerto, ma noi, non contenti, diamo il meglio di noi quando Michele ci dà la
benedizione…
Michele: “Il Signore sia con voi…”
E cala il silenzio nella stanza costringendo Michele a suggerirci a bassa voce… “E con il tuo Spirito.”
30-07-2007
4-La Nico, nel suo perfetto spagnolo, protesta per il lavoro troppo difficile che ci hanno dato in
tipografia, e dice a Gabriel…
Nico: “Più facil hasta mañana!”
31-07-2007
5-Megan, l’americana del Punto Corazon, spiega alla sua vicina argentina il film “Ratatouille”,
raccontando la scena in cui il topo è sopra la testa di un tipo… la Nene, la Marghe e la Benny, non
capendo niente a parte “Ratatouille”, e sentendo “ratatuia”, volendo socializzare e inserirsi nel discorso, se
ne escono con un…
Nene: “Che buona la ratatuia!”
31-07-2007
6-Finalmente ci si può fare la doccia. Decidiamo che prima va la Benny e poi la Nene, ma la Benny
tergiversa… allora la Nene dice: “Benny vai a farti la doccia…”e la Benny: “Ma è una domanda o un
ordine?”
7-Il Francesco ha già mangiato a cena e, per preparare il tavolo, il Marco dice alla Giudi…
Marco: “Apparecchia solo per sette, perché Semola hasta mañana!!”
8-Fuori dalla chiesa, in Plaza de Armas, Michele è intento a parlare seriamente con due ragazzi… e
Marco si gira e, con tanto di gesti, dice a lui…
Marco: “Izquierda… derecha!”
E Michele, rigirandosi: “Sì, sì…..”
9-Abbiamo deciso di andare al cinema a vedere i “Simpson” e “Transformers”.
Nico: “Vabbè al massimo Lucio va con Michele, Giovanni e il Marco ai TRANS…..”
10-Benny: “Io quando sono a Torino e non ho voglia di cucinare vado avanti per un mese a mangiare
pasta aglio, olio e peperoncino…”
Franco: “Chissà quante emorroidi!”
03-08-2007
Ed eccomi qua, sulle scale della casa dell’obispo, mentre voi siete tutti nel suo appartamento ad
accogliere degnamente Lucio, dopo che lo abbiamo invitato a cena.
Da quando siamo partiti non ho ancora scritto… e ammetto che neanche ora sento davvero l’esigenza di
scrivere, ma sono qua.
Non so nemmeno cosa scrivere, cosa dire… ho una tale confusione in testa! Mi sto ancora domandando
che ci faccio qua, in una città assurda, dove i contrasti, le contraddizioni trovano dimora.
ASSURDA, sì, è l’unico nome, aggettivo, descrizione che riesco a dare a questo luogo: vai al centro
commerciale e, da lì, vedi le favelas, c’è gente che non ha soldi per mangiare, ma ha il lettore DVD in
casa! E’ un posto disarmante. Disarmante soprattutto per me. Per me che sono tanto severa con me
stessa, per me che cerco a tutti i costi di essere coerente con le mie idee di equità e compagnia bella. Qua
non riesci a vivere senza comprare, almeno una volta, Coca-cola, Nestlè… E allora io sto male. Sto male
perché ho un’idea di missione che è diversa da quella che sto vedendo. Quando penso alla missione,
infatti, mi viene in mente San Francesco, Madre Teresa di Calcutta. E invece qui è diverso, devi trovare dei
compromessi con la città, con la gente del luogo!
Mi rendo conto che io stessa, che sto qua per poco tempo, devo trovare dei compromessi. Devo essere
umile, pur ostacolando, momentaneamente, le mie idee, le mie credenze, affinché la comunità possa
crescere!
Mi affido completamente al Signore, mi lascio andare nelle sue paterne mani, calde e amorevoli. So che
Lui ha un disegno per me, un progetto che io dovrò cogliere… e so che, quando sarà il momento giusto,
la mia vocazione si farà sentire. Confido in Lui, anche consapevole del fatto che solo riponendomi in Lui,
anche con la preghiera quotidiana, troverò la serenità ed il mio equilibrio da trasmettere agli altri.
Sono, comunque, entusiasta di essere qua, insieme a voi, e vi ringrazio per ciò che mi state donando.
Ringrazio anche Michele per le persone che ci sta facendo incontrare sul nostro cammino: ci trasmettono
una gioia e serenità infinita, dovuta all’amore profondo che provano per Lui.
Sono felice di condividere due giorni con i ragazzi del Punto Corazon.
Sono davvero curiosa!
Margherita
08-08-2007
Riassumo brevemente questi ultimi giorni:
Lunedì: è stato il primo giorno all’asilo. Per tutti è stato bellissimo, all’inizio i bambini erano un po’
timidi e insicuri, ma dopo poco si sono dimostrati bisognosi di affetto e di qualcuno che stesse con loro.
Siamo stati ospiti di Luigi e Isabella e nel pomeriggio abbiamo visitato delle baracche. E’ stata una batosta
per tutti. La prima casa era un buco con sei persone, mentre quella di Rosa ed Oscar ha fatto piangere
tutti: due signori malati, ma con una Fede infinita. Ci hanno chiamato “i soldati di Dio”. Alla sera
cioccolata molto apprezzata.
Martedì: asilo al mattino mentre qualcuno è andato visitare le case. Nel pomeriggio abbiamo visitato una
chiesa neocatecumenale, dove abbiamo conosciuto una figura davvero interessante, Padre Antonio.
Alla sera abbiamo parlato con Michele, che ha illuminato il nostro stare qui e ci è stato di grande aiuto.
?-08-2007
Sperimento come al solito l’incommensurabilità di quello che uno vive rispetto alle parole che abbiamo a
disposizione per comunicarlo. Come scrive Saramago con un’espressione che riflette totalmente il mio
stato d’animo di adesso: “I misteri non li riescono a dire le parole. Nello spazio profondo, stelle poche”.
Così mi sento in questi giorni, immersa fino al collo in un sterminato, indicibile e meraviglioso mistero
che sento montare, evolversi e crescere nelle profondità più insondabili di me senza che io ne abbia il
benché minimo controllo. Quello che vorrei è abbandonarmi nel nostro “Abbà”, che me lo chiede in
continuazione senza mai stancarmi… mi chiede di lasciare le mie convinzioni granitiche, le mie certezze
salde, i miei preconcetti, la mia volontà spasmodica di controllare tutto quello che accade fuori e dentro
di me per aprirmi a questo mistero d’Amore che mi ferisce e mi consola nello stesso tempo. Questo
mistero per cui solo qui il mio cuore ha smesso di urlare chiedendomi il senso della mia esistenza,
soltanto qui, con le pulci addosso, sporca e stanca, nella povertà e circondata da squallore povertà e
dolore, soltanto qui trovo il significato del mio stare al mondo. Il mistero per cui…
Eleonora
10-08-2007
Sta finendo la seconda settimana…
L’altro giorno ho provato per la prima volta una specie di crisi, non so come chiamarla: all’improvviso mi
sono incupita, un dolore forte e indefinibile mi ha sconvolto facendomi venire una rabbia dentro di
me… Ho iniziato a chiedermi perché ero qui e la voglia di ritornare ha predominato. Non mi interessava
più vedere: le case, la gente, questo panorama così duro… e mi sono spaventata.
Al contrario delle altre che sentivano -e manifestavano apertamente- la necessità di incontrare la gente
del quartiere Chonta e Loreto, di sapere le loro condizioni e guardare i loro volti, io ho provato solo una
grande stanchezza, mentale subito e poi fisica.
La confusione c’è ancora dopo 12/13 giorni e questo fa male e ti spiazza e ti stanca perché ogni giorno
provi sensazioni forti e contrastanti: se pensi di non poterti abituare a tutto questo, poi cambi idea
perché è la gente che ti aiuta (poveri e non) perché oltre il paesaggio povero, disperato di povertà sei
sereno, ma il giorno dopo ancora ritorni alle emozioni negative.
E un equilibrio non lo trovi. Forse non lo troverò mai, ma è stancante e snervante avere sempre la testa
sommersa da intese sensazioni e idee.
Vedere davanti ai tuoi occhi persone che vivono in vere e proprie baracche, con la terra per pavimento e
un letto per tutta la famiglia, persone che ti accolgono nella loro casa cercando di pulirti una sedia che
non verrà pulita, ti disarma ed esci che sei senza parole perché non saresti capace ad affrontare la vita in
quelle condizioni.
Con Isabella –la moglie di un diacono- siamo entrati in una casa di una signora malata di cancro con una
figlia e i suoi sei figli. Abbiamo proposto di andare a comprare una Inca-Cola. Eleonora e altri con due
bambini sono andati in un negozio e al ritorno mi hanno detto che uno dei bambini ha detto: “Ma
spendete i vostri soldi per noi?”.
Boh… c’è solo da imparare.
Il bimbo avrà solo 6/7 anni.
Benedetta
Ma intanto continuiamo con le figure penose del nostro improbabile gruppo:
11-Il Marco insiste a rivolgersi al Vescovo chiamandolo “Eminenza” e Michele gli risponde ad alta voce
davanti a tutti: “Guarda che non l’hanno ancora fatto Cardinale.”
Ma Marco continua imperterrito e chiama il Vescovo Dieci “Cardinale”.
Ha un po’ di confusione con le gerarchie ecclesiastiche.
12-Le due maestre dell’asilo dove lavoriamo, Margarita, Pilar e il medico Coco ci portano in un raffinato,
e per loro carissimo, ristorante di piatti tipici peruviani.
Marghe si riempie fino all’orlo il secondo piatto (ingorda) e poi non ce la fa a finirlo.
Pilar: “Quando io ero in Italia finivo sempre tutto quello che mi offrivano.”
E Marghe risponde decisa: “Sì, ma in Italia è tutto buono.”
Io e la Benny la guardiamo esterrefatte e Pilar la fulmina e le dice: “Anche questo è buono!”
14-La Marghe perde il cappello. Si tocca la testa e dice: “Donde esta…?” (e non le viene la parola). Coco
suggerisce: “Tu pelo?(capelli)”. E Marghe: “Sì!”. E lui: “Tienes que ir a la peluqueria?(parrucchiere)” Dialogo tra deficienti!
15-Marghe e Nene leggono gli esercizi di fraternità di CL di quest’anno e commentano: “Ma allora ci
sono già stati quest’anno gli incontri di Rimini…” E Giudi: “Ma no, sono quelli dell’altr’anno, siamo nel
2008!”
12-08-2007
Siamo appena arrivate da un week-end passato con i ragazzi del Punto Corazon e le suore della
congregazione nata da questa associazione.
E’ stata un’esperienza più bella di quanto pensavo perché, riflettendoci, ho conosciuto molte persone che
vivono, alcune solo per “poco” tempo, per gli altri e lo fanno mostrandosi sereni e decisi in ciò che
compiono qui tra la gente.
Scrivo questo consapevole dei momenti difficili che possono provare tra quelli belli e appaganti...
Tra tutto ciò che ho visto, il mio pensiero si è concentrato principalmente su quanto la gente di qui, del
quartiere, si dia agli altri: non ti conoscono, sanno che non ti vedranno mai più, ma ti accolgono, ti
abbracciano, ti chiamano “HERMANA!!” sinceramente, allegramente come mai ho visto…
Anche se è difficile da concepire, soprattutto per noi, nella vita penso sia fondamentale e necessario sopra
ogni cosa il contatto umano (che ti allontano piano piano dalla solitudine) e non le cose materiali.
Ho visto come la gente vive il rapporto con i ragazzi del Punto Corazon: nonostante il loro modo di vita
e la loro improbabile possibilità di cambiamento, vivono e godono di ogni giorno dandoti grandi lezioni
da riporre nel tuo cuore e mente, da mettere poi in atto (perciò spero di essere abbastanza forte ed
intelligente per farlo!)
Ad ogni abbraccio e sguardo e piacere che queste persone mi hanno dato ho sentito vivamente
l’importanza del concetto “ESSERE UMANO” sia come riferimento all’uomo che al comportarsi al modo
umano con l’altro uomo.
Se l’uomo ricco, con ogni agio, soffre e non è contento, pensiamo a quello povero…E’ per questo che
non bisogna lasciarlo solo nella sua disperazione e sofferenza. Perché tutti ci possono guadagnare;
durante il corso ce l’hanno sempre ripetuto che non avremmo dato nulla, ma avremmo solo ricevuto.
Ciò è successo: ora devo solo tenermelo ben stretto e farlo mio, e non dimenticarlo→ma ciò so che non
succederà mai!
Potrò dimenticarmi i nomi e forse le facce, ma le sensazioni, i magoni provati, le risate…NO
NO!
NO
Lo stare insieme, il condividere anche senza offrire nulla di materiale, ma il nostro tempo e il nostro
cuore. Loro -gli altri- lo comprenderanno e te ne saranno grati.
Ho giocato a palla con una bambina di 12 anni, ieri, e dopo soli 5 minuti me la sono ritrovata addosso,
nel senso più buono e amorevole del termine!, con un sorriso dolce e simpatico, e ovviamente mi sono
sentita chiamare “hermanita”, dispiaciuta che non ci saremmo viste il sabato successivo…e neanche quelli
dopo e dopo ancora…
Il fondatore del Punto Corazon ha scritto:
“Così come non ci sono peccati astratti, non ci sono sofferenze astratte. La sofferenza è sempre la
sofferenza di una carne, di una intelligenza.”
“Ognuno di coloro che incontriamo, e noi per primi, ha bisogno di prendere la mano di…che ci conduca
all’interno, al di là…
Non c’è bisogno di un avverimento - occidente, ma di un avverimento – persona”.
Benedetta
?-08-2007
La serata di martedì scorso ci ha aperto gli occhi su molte cose; abbiamo parlato con Michele delle nostre
impressioni, reazioni, dubbi:
Benny: è contenta perché è venuta qui soprattutto per lavorare con i bambini. La realtà che abbiamo
visto non l’ha stupita più di tanto perché era così che la immaginavo, per questo ci è rimasta male.
Marghe: ha messo in crisi quelle che per lei erano delle certezze, soprattutto sulla scelta universitaria,
perché quello che ha capito è che forse è più importante stare vicino alle persone “personalmente” che
“politicamente”.
Giudi: il peso che non riesce a mandare giù è il contrasto tra ricchezza e povertàche c’è qui, ma che
stiamo vivendo anche noi. La domanda che si è posta è come facciamo noi ad essere portatori di
speranza. Un’ altra cosa è quella che non riesce a capire perché è qui.
Nene: si sente molto coinvolta e chiamata direttamente in causa. A casa ha capito di non essere più felice
e non riesce a capire cosa il Signore le chiede e per questo ha il terrore.
Michele alle nostre domande e impressioni ha dato risposte molto meditate e centrate e questo, per noi,
ha significato che voleva aspettare il momento più opportuno per parlarci, perché questa è stata la prima
volta che abbiamo parlato seriamente.
I primi tre mesi che era qui provava rabbia e sconforto, ma sapeva che questo era quello che il Signore gli
chiedeva. Michele riesce a vivere non cambiando il suo tipico modo di vita occidentale per una questione
di equilibrio e coscienza. Vivere come le persone peruviane non è giusto, perché non sarebbe di aiuto a
nessuno…è un equilibrio che si deve trovare tutti i giorni, infatti a volte si sente uno sprecone.
Lui non si definisce un missionario, in quanto, secondo lui, il termine indica una condizione di
superiorità che non sente proprio.
La domanda che spesso lui si fa e che ci ha posto è stata: “Quanto abbiamo noi in più di loro?”
Quando è venuto qui la sua prima reazione alla vista di questo terribile orizzonte è stata chiedersi come
fosse possibile vivere tutta una esistenza in queste condizioni, senza nemmeno la consolazione è la
prospettiva di un cambiamento; ma ancora di più difficile risposta è stata la domanda immediatamente
successiva: che cosa ho io in più di loro?
La risposta che si è dato è che non c’è nessuna differenza, ma che semplicemente noi possediamo i mezzi
e le opportunità per posticipare all’infinito le nostre domande di senso.
Quello che dobbiamo impegnarci a portare non sono i nostri standard di vita, bensì quella speranza che
noi stessi sperimentiamo in prima persona, scoprendoci così “portatori malati di salute”.
Riguardo alla vocazione, Michele ha detto che aver paura delle grandi scelte e dei grandi cambiamenti è
naturale… anche il bambino, nella pancia della madre, se sapesse quanto è dura la vita non chiederebbe di
nascere, e così uno sposo non direbbe il suo “sì” . Quel che bisogna fare è vivere il momento in cui si è
senza anticipare il futuro e abbandonarsi alla volontà di Dio, chiedendo di avere la capacità di accogliere e
di capire i segni che ci manda dicendo: “da sola non posso niente, ma con Te ovunque!”.
Guardandoci ci ha detto: “è giusto che soffriate per quello che state vivendo perché avete visto la tragedia
del mondo!”.
Questa ferita deve rimanere sempre aperta, si può e si deve convivere con questo, ma non si può mai
abituarcisi e considerarlo normale.
Nel suo sguardo abbiamo visto l’esperienza vissuta e questa ferita che non si rimargina nemmeno dopo
sette anni.
È una di quelle persone che quando ti guarda riesce a leggere nel profondo del tuo cuore: l’essenziale è
invisibile agli occhi, non si vede se non con il cuore.
Benedetta, Eleonora, Giuditta, Margherita
?-08-2007
Che week-end… non posso che continuare a dirTi grazie!
A casa di Ciane oggi Margherita, Francesco ed io abbiamo incontrato Gesù veramente.
Questa mamma con una figlia anoressica, un bambino down, e un piccoletto non solo ci ha accolti
come Maria aveva accolto Gesù, con gratitudine offrendoci il suo tempo, il meglio di sè, ma ci ha
permesso di vedere dove sta Gesù. In quel piccolo Martin sofferente, indifeso, lì c’è Gesù e la sua mamma
ci da dimostrazione di come sia facile e bello amarLo: pur nel dolore, nella sofferenza, Ciane ringrazia Dio
di averle inviato quel bambino così bisognoso di affetto, di amore, di aiuto.
Le parole sono poche e non rendono ciò che provo: quant’è bello amare!
Nicoletta
13-08-2007
Messaggio di Michele alle ore 06.54:
“Grazie per questi giorni, la vostra semplice e sincera disponibilità a lasciarvi toccare nel profondo è stato
per me un vero e commovente segno del Signore.
Chiedo a Lui che in questa settimana che vi resta, dopo l’impatto del male cominciate a riempirvi gli
occhi e il cuore delle cose belle che Lui semina ovunque e di cui voi siete una (anzi otto).
Questa amicizia è solo all’inizio.”
?-08-2007
Oggi è stata una giornata particolare: al pomeriggio invece di andare nelle famiglie, abbiamo parlato con
Luigi, Isabella e Giuseppe condividendo ciò che ciascuno di noi ha nel cuore.
Questi momenti con loro sono di grande aiuto in quanto, anche se con difficoltà vengono fuori le gioie
le cose belle, ma anche le sofferenze, le difficoltà nell’incontro con questa gente così povera, così
desolata.
Mi sento tranquilla, l’essere qui mi da un senso di pace, di serenità…
Nicoletta
15-08-2007
H 16:00
Sono nel letto, sola a casa del vescovo, un po’ malaticcia, costretta a rinunciare alla visita di un
orfanotrofio femminile che aspettavo da una settimana… stamattina, però, ho riletto le parti del nostro
libricino che più mi avevano colpito e a cui ho pensato in queste settimane.
Mancano due giorni e poi sabato si ritorna a casa… I pensieri sono stati innumerevoli pesanti e leggeri,
contrastanti e bellissimi, stancanti anche ma mi hanno condotto ad una serenità, anche se tutta da
coltivare, che non mi sarei aspettata.
Ecco perché la mia paura più grande è di perdere per strada ciò che ho capito e provato qui, in questa
terra misteriosa e magnifica piena di gente straordinaria, saggia, pur nella semplicità e, anche, povertà.
Non so se tornerò cambiata, se la mia fede è cambiata, ma ringrazio il Lui/la Cosa che mi ha condotto
fino qui, fino a questo vissuto unico.
L’altro giorno ad un diacono ho detto di non aver trovato né equilibrio né risposte rispetto ai primi
giorni… perché solo ora ho iniziato a comprendere determinate cose.
VOGLIO ESSERE PIÙ CONCRETA E VIVA,
VOGLIO CONTINUARE A RIPORRE IL MIO AMORE E FEDE E FIDUCIA NELLE PERSONE E NELLA
VITA,
TUTTA, SENZA FRETTA E CON PAZIENZA, PERCHE’ “tutto non è dato immediatamente, una vita
interiore si elabora poco a poco”, come una vita con gli altri.
VOGLIO AVVICINARMI SEMPRE DI PIU’ ALL’IDEA CHE LA GIOIA E’ IL RISULTATO DELLE NOSTRE
SCELTE: NOI POSSEDIAMO UNA SCELTA, SEMPRE, SOPRATTUTTO RISPETTO AL MODO DI
REAGIRE DAVANTI A CERTE SITUAZIONI. PERCHE’ UN CUORE FATTO DI GIOIA, SERENITA’,
DIVENTA POI FONTE DI GIOIA, SERENITA’ PER GLI ALTRI.
VOGLIO ESSERE AIUTATA (dal Signore…? Perché no…!) AFFINCHE’ SI PLACHINO LA LOGICA E
LA VOGLIA DI AVERE RISPOSTE, IN MODO DA NON PLACARE LA VITA STESSA, LA MIA VITA E
LA GIOIA VERSA ESSA.
PERCHE’ SE CI PERDIAMO, PERDIAMO ANCHE L’OPPORTUNITA’ DI VIVERE E DI AMARE, DI
STARE INSIEME!
PARLO DAL PUNTO DI VISTA RELIGIOSO MA ANCHE UMANO.
Spero di tornare con la forza di comportarmi in modo più onesto e rispettoso soprattutto verso me
stessa e le mie esigenze. Non penso di spiegarmi bene con le parole; solo i miei atti, se ce la farò, le
renderanno più chiare.
Spero anche di tornare con la forza di aprirmi di più al mio prossimo e alle persone che più mi amano.
“NOI NON POSSIAMO TACERE QUELLO CHE ABBIAMO VISTO E ASCOLTATO” si legge sul libricino
lunedì 13: è vero, fondamentale, ma ritengo che ciò si debba compiere soprattutto verso noi stessi e la
nostra anima (pena non aver capito nulla!) per poi trasmetterlo agli altri.
Perché questo viaggio - chiamatemi egoista - l’ho vissuto principalmente per me e il mio cuore. Con
tutta la speranza, lo ripeto, di portarmi tutto a casa così come l’ho percepito qui, tra il mio gruppo
(fantastico!!!), tra la gente, tra Michele e tra i bambini.
La rabbia, il dolore restano quando penso che i bambini, tutti, ma soprattutto quelli di Chonta (perché è
con loro che abbiamo avuto un vero contatto), vivono in povere e disastrose condizioni: vorrei portarli
con me…
Ma ho capito quando ci dicevano che è più utile offrire la nostra mano e presenza piuttosto che cose
materiali… e l’animo e il cuore di queste persone che devono essere aiutate e non lasciate sole (ovvio che
l’appoggio materiale rimane significativo!). E qui si ritorna sempre al discorso sulla gioia: è l’uomo a
poter scegliere come reagire agli eventi della vita. I missionari di qui possono solo allontanare dalla gente
tristezza, non dignità per far spazio alla gioia, speranza.
Ultima cosa: ringrazio tutti, con tutto il cuore che ho, per aver condiviso con me questi giorni così
faticosi ma belli e unici e inspiegabili.
Grazie per esser stati con me e avermi fatto capire molte cose. Grazie!
Che belle persone che ho conosciuto…
Benedetta
15-08-2007
H 19:40
TERREMOTO → SCALA RICHTER 7,5
Era dal 1974 che non avveniva un terremoto forte come questo… epicentro dal mare davanti a Paracas.
16-08-2007
Una frase di Padre Terrì dice: “Così come non ci sono peccati astratti, non ci sono sofferenze astratte. La
sofferenza è la sofferenza di una carne, di un cuore, di una intelligenza”. Quanto è vero…prima non avrei
mai capito cosa volesse dire, ma adesso l’ho sperimentato sulla mia pelle. Guardare in faccia la sofferenza
come Rosa, una vecchietta paralizzata di 71 anni, che vive tutta sola e non esce dal letto da 5 anni. Quelle
sono le cose che ti restano dentro, quelle sono le ferite che mai si richiuderanno…
Oggi, il giorno dopo il terremoto, senti quanto sei piccolo ed indifeso davanti alla grandezza della
natura, così come ti senti impotente davanti alla povertà e alla sofferenza di questa gente. Ora più che
mai sento che la sola che in realtà mi sostiene è la Fede e l’amore per i miei cari e per la gente che ho
conosciuto. Sembra ingiusto che le persone che già non hanno niente debbano subire tutto questo.
Non mi è mai capitato nella vita di passare, magari in pochi secondi, da uno stato d’animo all’altro in
questo modo: in un momento ho voglia di chiudere gli occhi e scappare; in un altro, appena dopo, di
rimanere qui per sempre!
Continuo a ripensare a Teofilo, un bambino dell’asilo, che ieri non smetteva un secondo di abbracciarmi
e di darmi baci. Forse è proprio vero che quando pensi di essere arrivato e di trovare delle certezze, la vita
ti pone davanti mille dubbi e domande. Ma solo qui ho capito che le risposte (se verranno), verranno da
sole e i segni che cerco li troverò, senza crearmi io il momento che aspetto perché me lo farà capire
sicuramente il Signore.
Sono davvero felice di aver incontrato persone veramente speciali che mi hanno apertogli occhi su molte
cose e hanno saputo ascoltarmi, anche nel profondo, nonostante non mi avessero mai vista. La realtà che
ho scoperto mi ha dato un bel “calcio nel sedere” e mi ha urlato: “Giudi, cosa fai ancora seduta, alzati c’è
bisogno anche di te!”
Quest’anno ho dovuto superare molti ostacoli prima di venire qui, ma ero sicura perché il Signore
chiamava proprio me…e anche se non riesco ancora a capire bene cosa mi chiede, so che dietro a tutto
questo c’è qualcosa di veramente grande dietro di me e qualcosa di ancora più grande che mi aspetta…
Un’altra cosa strana è che dopo le cose che ho visto, sì, sono straziata, ma mi sento serena e in pace con
me stessa.
Ritorno a casa felice anche se sarà difficile con i pensieri che mi assillano, le facce che mi parlano, gli occhi
che mi fissano e mi chiedono aiuto, ma questo sicuramente mi aiuterà a cambiare qualcosa nel mio
cuore, anche se forse qualcosa è già cambiato.
Mi ha fatto molto riflettere questa preghiera:
Avevo fame
e voi avete fondato un club
a scopo umanitario
e avete discusso sulla mia fame
Ve ne ringrazio
Ero in prigione
e voi siete entrati
furtivamente in chiesa
a pregare per la mia liberazione
Ve ne ringrazio
Ero ammalato
e voi siete messi in ginocchio
a ringraziare il Signore
per avervi dato la salute
Ve ne ringrazio
Ero senza tetto
e voi avete predicato
le risorse dell’amore di Dio
Ve ne ringrazio
Sembravate tanto religiosi
e tanto vicini a Dio. Ma io
ho ancora fame, sono ancora
solo, nudo, ammalato,
prigioniero e senza tetto.
Voglio scrivere due frasi che mi hanno molto colpito, di una suora scout in missione in Africa; la
situazione è molto diversa, ma mi ci ritrovo molto:
“A voi che abitate in case calde, che avete il cibo assicurato, che avete amici…chiedo “se questo è un
uomo”…”
“Restiamo non perché siamo eroi…restiamo non perché vogliamo giocare a essere bravi, restiamo perché
Gesù ci dice: “Per causa mia…”, e completate voi come volete”.
Giuditta
Amsterdam, 19-08-2007-10-19
Ed eccomi qua. A distanza di più di 10.000 Km da Lima, la capitale che per tre settimane è stata la mia
casa, in un certo senso il mio rifugio, il mio nido.
E ora, solo ora, mi sto rendendo conto che, fisicamente, l’ho lasciata. Mi manca già, sento già la distanza,
e ciò che più mi da tristezza è il non sapere se sul mio cammino è già scritto un altro incontro con la
gente, le persone, le realtà di questa grande città.
Da un lato, però, sono anche molto curiosa di sapere ciò che mi attende, soprattutto adesso, ad 1ora e
mezza di distanza dall’arrivo, dove rincontrerò tutte le persone a me care, coloro che mi hanno atteso
per queste tre settimane, pregando ogni giorno per me e riponendo in me tutta la loro fiducia.
Mi sono resa conto in questi giorni di quanto io sia fortunata-e non è una frase fatta-soprattutto
nell’avere accanto a me una famiglia che mi sostiene, che mi ama, mi vuole bene e mi apprezza per
quello che sono.
A Lima si sente molto l’esigenza del recupero di cosa significhi FAMIGLIA. Molti ragazzi ne parlano, ne
sentono l’esigenza. E’ come una sete che non sentono soddisfatta. Noi, invece, non ce ne rendiamo
nemmeno conto, se non quando siamo distanti. Me ne vergogno un po’!
Come Michele ci ha detto: “se avete paura di partire, è perché non avete capito cosa avete trovato! E
questo è disarmante! Anche perché io avevo piuttosto paura di partire!…ma allora che cosa ho imparato?
Che cosa ho colto? Che cosa ho trovato?…Sono domande a cui, anche involontariamente, non potrò
fare a meno di cercare una risposta.
Sono certa, però, che il Signore mi abbia messo sul cammino delle persone stupende, fantastiche che mi
hanno aiutato a cogliere il significato di cosa sia la VOCAZIONE, la propria PARTENZA nella vita. Una
scelta, una decisione, uno stile di vita che ti caratterizza, è proprio della tua persona. SEI TU, porca
miseria!
Ringrazio il Signore di ciò, di avermi permesso di vederlo negli occhi della gente che incontravo…così
sofferente, ma così credente.
Come Rosa, donna che da 5 anni non si alza dal letto, e vive in una “casa” in cui neanche le bestie
vivrebbero: circondata da un buio nero, profondo, che ti risucchia. Rosa vive in un odore acre, un misto
di fumo, cenere(cucinano sul fuoco)e di cibo andato a male, sporco, con le pulci che invadono il letto
dove lei è sdraiata tutto il giorno, senza fare niente, il nulla più totale, con accanto una bacinella con
funzione di latrina, senza figli. Totalmente SOLA, con un marito che si prende cura di lei(come può)e
che lavora tutto il giorno…a 70 anni si trova a dover vendere caramelle per strada(mi immagino mio
nonno se fosse in grado?!?).
…Senza luce, senza acqua…e noi che ne sprechiamo così tanta!
Eppure Rosa è felice, sorride, addirittura ride.
La lingua ci separa, non ci si capisce molto…e lei ride, ci guarda(con quell’unico occhio che va).
Eppure noi ci lamentiamo per un poco di freddo, o per una minima mancanza.
Siamo capricciosi.
E’ tipico dell’uomo che ha. Ce lo ha insegnato anche Oscar, anche lui con una moglie inferma(le
basterebbe solo della fisioterapia!…). Oscar dice che ora, che è povero, sta bene.
Più abbiamo, più vogliamo. Non riusciamo ad aprire gli occhi e vedere ciò che ci circonda, ma siamo
portati, sempre più, a rinchiuderci in noi stessi.
Penso di essere riuscita molto a lasciarmi andare in questo viaggio. All’inizio ero titubante, un po’ restia.
Il Signore mi ha trasportato in questa avventura, mi ha inoltrato negli sguardi delle persone, nai sorrisi,
nei pianti e nelle parole(quelle che capivo).
Siamo riusciti a formare una piccola comunità, accettandosi per come siamo, chi più e chi meno. Ci
siamo messi tutti d’impegno, e ci siamo voluti bene.
Sicura che questo non è un arrivo, ma una partenza…
…col cuore aperto, ascolto ciò che Dio ha in serbo per me!
Muchas gracias a todos de todos!
Margarita
Margherita
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viaggio in peru