22 aprile 2013 in questo numero Tecniche Modellistiche Attrezzature modellistiche Saldare a stagno Costruzione di mezzo scafo Parte terza Museo Civico Marino Intervista ad un Modellista Le Pagine Disegnate Sergio Bellabarba Cultura Navale Parole belle rare Gio Bono Ferrari Come fare le scale Botta e risposta Insellatura del ponte sulle ordinate Editoriale Andrea Moia (Ordigno) Sommario In questo numero 2Editoriale 4 Costruzione di mezzo scafo Sergio Spina Parte terza 14 Intervista ad un modellista Sergio Bellabarba 18 Cultura Navale Parole rare belle 22 Attrezzature modellistiche Saldare a stagno 27 Museo Civico Marino Gio Bono Ferrari 28 Pagine Disegnate Come fare le scale 31 Botta e Risposta Insellatura del ponte sulle ordinate Redazione Andrea Vassallo Antonio Uboldi Germano Oss Luciano Bragonzi Marco Topa Roberto Venturin Rodolfo Mattavelli Grafica ed impaginazione : Adriano Antonini Capo Redazione : Andrea Moia Responsabile : Presidente AMN Roberto Venturin Contatti Redazione di VM [email protected] Associazione AMN Magellano Via Paravisi, 1 20092 Cinisello Balsamo (Milano) C.F. 94598450156 [email protected] Foto in copertina “Albion” modello di Maurizio Tacconella 2 Eccoci di nuovo insieme a sfogliare un nuovo numero della Rivista AMN di Magellano. Numero abbastanza corposo questo, sia come numero di pagine ma anche e specialmente come contenuti. Si conclude la presentazione stilata dal nostro amico Gabrio Corsoni che ha seguito per noi il Sig. Sergio Spina mentre costruiva un mezzo scafo professionale dal quale poi ricavarne le linee d'acqua ed il progetto. Luciano Bragonzi e Carlo Cavaletto sono andati a trovare il Dott. Sergio Bellabarba, profondo conoscitore storico della marineria. Il Sig. Bellabarba è una persona amabile e simpatica che ci ha fatto l'onore di poter pubblicare i suoi scritti passati riguardanti la vela quadra. Come sapete, AMN Magellano, sta ultimando una raccolta dei suoi scritti in un bellissimo libro che verrà stampato a brevissimo. Sarà un'opera da non perdere! Un'opera che ogni modellista navale dovrebbe sicuramente annoverare tra i suoi scaffali. Luciano e Carlo hanno seguito questo progetto per quasi due anni, tra incontri, studi, rifacimento di disegni, ricerca e sistemazione degli articoli messi a disposizione dal Sig. Bellabarba. Il risultato è veramente superlativo e unico nel suo genere. Ma lo potrete tutti ammirare tra non molto. Tutta la Redazione di Magellano si sta impegnando a fondo per rileggere e sistemare la versione definitiva del progetto, in modo da essere sicuri di dare al lettore un testo scorrevole e corretto, con tutti i riferimenti alla miriade di disegni e fotografie in esso contenuti. Visto che in questo numero siamo partiti dai piani alti, la rivista prosegue con un articolo di Sante Mazzini sulle parole "Rare e Belle" utilizzate nella storia della marineria. Un bellissimo dizionarietto (se così si può riduttivamente definire...) dove vengono esposti i termini marinareschi che solo poche persone oggi, che magari solcano ancora i mari con un veliero, conoscono. Veramente una sezione interessantissima. La rivista si conclude con due "chicche" di Andrea Vas- In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 Editoriale sallo e Luciano Bragonzi che spiegano le loro tecniche per eseguire un'ottima saldatura anche con particolari piccolissimi (il primo) e un metodo per costruirsi le scale per i nostri modelli, da esporre sui vari ponti.. Lasciatemi ora divagare un attimino dal tema del modellismo, per augurare a tutti Voi Amici modellisti e alle loro rispettive famiglie, una Buona e Felice Pasqua. La rivista uscirà il giorno dopo, ma vi prego di accettare, a nome di tutto lo Staff di Magellano, i nostri migliori auguri... anche se in ritardo! Tra non molto verrà indetta anche l'Assemblea dei Soci del 2013, dove verranno esposti i bilanci ed i documenti dell'associazione relativi all'anno 2012, con conseguente discussione di "varie ed eventuali" riguardanti l'anno in corso. Vorrei a questo punto fare un appello a tutti i Soci di partecipare all'assemblea il più numerosi possibile. Lo so che di questi tempi parlare di riunioni, assemblee, discussioni non è il massimo... (vedi cosa stanno facendo al governo in questi momenti.. :-( ) ma, lo ripeto per l'ennesima volta (e non mi stancherò mai di dirlo) AMN Magellano è una Associazione di Modellisti fatta dai Modellisti! Questo semplicemente vuol dire che dobbiamo crescere, ed insieme. Crescere: un verbo che per definizione può essere imposto a diverse tipologie. Gli organismi viventi, vegetali o animali sono soggetti al fenomeno della crescita che accompagna lo stato dell'individuo dalla nascita alla maturità. La crescita avviene, in genere, con l'aumento dimensionale in larghezza del fusto o degli arti, in lunghezza/altezza e in peso. La crescita è fondamentale in tutti gli organismi al fine di raggiungere quelle dimensioni e forme che permettano di affrontare gli eventi nella pienezza delle possibilità di sopravvivenza. Nei mammiferi, e quindi anche nell'uomo, la crescita è tale fino alla maturità, in seguito si hanno solo delle modificazioni corporee o strutturali. Provate ad analizzare queste semplici parole e definizioni: non vi viene la voglia di maturare sempre di più!?!? A me capita quasi tutti i giorni e spero vivamente che capiti a tutti noi esseri umani, altrimenti il mondo sarà perduto! Perché insieme? Crescere insieme vuol dire darci la forza uno con l'altro di perseguire i nostri obiettivi e quindi di raggiungere quel traguardo di maturità che ognuno di noi si è prefissato. Quindi vi esorto ancora a partecipare anche alla vita dell'associazione, dando i vostri articoli, i vostri commenti le vostre idee per fare Crescere questo fantastico gruppo di Amici che vuole esclusivamente divulgare le nozioni e le tecniche del modellismo navale. Una prima occasione dove poter esporre tutte le proprie idee sarà proprio l'Assemblea Annuale dei Soci: una sorta di grande stanza comunque dove tutti si possono affacciare, confrontare e condividere idee e pensieri sul lavoro dell'Associazione e sui programmi futuri. Quindi vi attendo vivi e pimpanti alla prossima riunione! Abbiamo appena trascorso un mese in cui abbiamo partecipato a due Fiere: la prima a Novegro e la seconda a Verona. Sempre con somma gioia abbiamo constatato che c'è ancora gente a cui piace il modellismo navale, e che è sempre più interessata ai nostri lavori. Abbiamo infatti incrementato (se non sbaglio) anche il numero di iscrizioni all'Associazione e comunque avuto conferma quasi da tutti i nostri vecchi soci. Questo vuol dire che stiamo lavorando bene, che portiamo avanti il nostro lavoro (anche se con grandi difficoltà dovute al tempo e agli impegni). Insomma vuol dire che siamo "VIVI" e sappiamo che possiamo ancora dare e dare di più. Con il Vostro aiuto e con l'aiuto di tutti continueremo a perpetrare il nostro obiettivo, perché il Modellismo Navale non è un Hobby, ma una semplice, serena, rilassante PASSIONE umana! Auguri a tutti Voi e Buon Modellismo In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 Andrea Moia 3 Costruzione di mezzo scafo Gabrio Corsoni Costruzione di Mezzo scafo parte terza Articolo di Gabrio Corsoni in visita a Sergio Spina Ancora una splendida giornata in compagnia di Sergio Spina, e per il gozzo da tracciare, la giornata finale e definitiva, perché è arrivato il momento di trasferire la realizzazione del mezzo scafo in linee cartacee ed elettroniche. Si comincia con la preparazione del piano a tracciare, riesumato dalla polvere, che viene allestito su tavolo da disegno. Io nel frattempo invidio a Sergio la custodia degli occhiali a prova di seduta, perché realizzata in massello di pero! Preparazione del tavolo di tracciatura Custodia per occhiali in pero Riprendiamo il mezzo scafo da tracciare come lo avevamo lasciato nel numero precedente. Lo Scafo 4 Mezzo Scafo da tracciare In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 Costruzione di mezzo scafo Per il supporto del disegno, viene usato il Mylar,che è un materiale inestensibile e si usano mine adeguate che ci possono scrivere sopra. Naturalmente fra il supporto del mezzo scafo ed il piano di tracciatura vi deve essere perpendicolarità perfetta. Il Mylar, supporto inestensibile Il Mezzo Scafo già saldamente fissato Il Mylar viene ben disteso e tesato sul piano e qui fermato con due stecche avvitate ai lati. Il Mylar inserito nei fermi In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 5 Costruzione di mezzo scafo Si apprestano sia lo strumento per segnare il bordo, fatto in ulivo, col quale si può, con la pressione di un dito, tenere la mina a contatto col Mylar. Inutile dire che è auto costruito. Micro Lapis artigianali Il Tracciatore per il bordo Le foto ne spiegano l’impiego. E quindi i vari parallelepipedi di varie altezze che si useranno per tracciare, nonché i micro lapis capaci di segnare le linee anche negli spazi angusti fra i parallelepipedi ed il supporto dello scafo. Come si usa il tracciatore per il bordo 6 Si traccia il bordo In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 Costruzione di mezzo scafo Sergio inizia con tracciare la linea di galleggiamento teorica: 4 cm, corrispondenti a 40 cm nella realtà, perché questa è stata ricavata dai calcoli che inutilmente Sergio cerca di spiegarmi, con l’ausilio di alcuni volumi pieni di formule astruse e per me incomprensibili. Difficoltà alle estremità Tracciatura della linea teorica di galleggiamento – 4 cm. Dalla linea di galleggiamento prende il via la tracciatura delle altre linee con l’ausilio dei parallelepipedi adeguati. Evidentemente, prima di iniziare il lavoro del mezzo scafo, Sergio si era ben documentato su quali fossero i risultati conseguenti alla applicazione di certe linee per ottenere le dimensioni richieste, in una I Parallelepipedi più piccoli per tracciare Quelli medi In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 7 Costruzione di mezzo scafo sorta di calcolo a ritroso; ecco perché ho sempre parlato dell’occhio del progettista... evidentemente, e adesso ne ho la riprova, fin dall’inizio niente era stato lasciato al caso, ma Sergio aveva ben in mente tutta una serie di dati e di forme che ora necessitano di una riprova matematica! Nella tracciatura, dopo la LG seguono in ordine, le linee superiori ai 4 cm, di centimetro in centimetro fino a 7 cm. e poi le linee inferiori fino a quella di 15 mm, la più difficile, per colpa degli spazi minimi per tracciare, anche se con l’aiuto degli attrezzi auto-costruiti. Linea dei 5 cm Linea dei 3 cm La tracciatura più difficile – 15 mm 8 Linea dei 15 mm In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 Costruzione di mezzo scafo Sergio riesce ad arrivare al termine. La Tracciatura delle linee d'acqua è ultimata Il mezzo scafo viene smontato. Adesso è il momento di verificare eventuali piccole indecisioni del tratto e minuscoli errori che sono subito corretti. Ci si accerta delle dimensioni risultanti che sono, come previsto, quelle desiderate. Si smonta lo scafo Alla scoperta di imperfezioni Alla scoperta di imperfezioni Si riportano le ordinate convenzionali (LG diviso 10) In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 9 Costruzione di mezzo scafo Per convenzione, si tracciano le ordinate, la cui, collocazione si ottiene dividendo per dieci la Linea di Galleggiamento. E qui Sergio ha sciorinato un’altra serie di volumi dove, a seconda delle dimensioni (larghezza per altezza per lunghezza) vengono indicate le sezioni minime delle staminali e la maglia per le imbarcazioni in legno. Il Registro Italiano Navale (RINA) evidentemente ha giustamente indicato alcune regole inderogabili per la sicurezza delle imbarcazioni, dove si dettano gli spessori e la frequenza del costolame. Interessante, a tale proposito è il fatto che per le imbarcazioni da trasporto in legno, gli scalmotti non sono la naturale prosecuzione delle staminali, bensì erano infilati sul ponte sopra il trincarino, che era una unica asse da prua a poppa senza interruzioni. Questo per motivi di sacrificabilità visto che un urto in banchina altrimenti avrebbe potuto severamente danneggiare lo scafo. Difficilmente questo si ricava dai disegni prospettici, che appiattiscono le linee, ma si intuisce nelle viste stereoscopiche anche dei progetti di navi del secolo scorso. Adesso è il momento di collocare il disegno nello spazio, creando il riferimento che colleghi le linee di vista in pianta con quelle del profilo. Per ottenere questo, si pone il mezzo scafo stando ben attenti ai precedenti riferimenti, sul piano del rilievo e si traccia la linea del profilo di chiglia e dell’insellatura del ponte. Lo scafo di fianco Adesso il profilo dello scafo 10 Riporto della Linea di Galleggiamento In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 Costruzione di mezzo scafo Una volta creato il riferimento alla linea di galleggiamento, abbiamo concluso il lavoro di tracciatura e collegato stereoscopicamente i due profili. Ulteriori calcoli e verifiche Dopo il riporto anche dell'insellatura Qui Spina si lancia, con la calcolatrice scientifica, in una serie di calcoli che l0 vedono molto soddisfatto!! Sembra che a fronte di una lunghezza teorica richiesta di 7 Metri, Sergio abbia ottenuto un 6, 98 dentro fasciame, il che significa 7,02 reali! Per la spinta di galleggiamento, aveva calcolato una spinta necessaria di 3,16 Tonnellate, di cui 1 Tonn. Per lo scafo, 1 Tonn. per i passeggeri, 1 Tonn. Per carburante, mezzo di locomozione e mezzi di salvataggio e sicurezza, mentre 0,16 Tonn. per le provviste ed i bagagli per la giornata dei passeggeri. La spinta è risultata di 3,5 Tonnellate quindi molta soddisfazione, che come sapete è anche contagiosa .... e allora rimaniamo a parlare finché mi sorge una domanda: E dopo? Si svita il Mylar dal supporto La Scansione di parte del rilievo In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 11 Costruzione di mezzo scafo Semplice, dice Sergio, si rimuove il Mylar, si scansiona il disegno, anche a pezzi, si importa con Photoshop e si misura ogni linea, quindi queste misure si possono riportare su un libretto (libretto delle ordinate) oppure si trasferisce il disegno, impostando le relative dimensioni su Autocad, in modo da ricreare ogni pezzo richiesto, ricorrendo alle opzioni del programma, soprattutto quella che, data una serie di punti, da la possibilità di ricreare le linee curve. Acquisizione della scansione con Photoshop Riporto delle misure su Autocad Si ingrandisce il disegno per amplificare eventuali errori, che si correggono impostando le curve corrette così come si crea o corregge l'insellatura del ponte. Si ingrandisce per annullare le imperfezioni Con il programma si crea la curva corretta Curva dell'insellatura del ponte Questo disegno, con estensione .DWG, è esportabile e consente di realizzare i pezzi della barca col rapporto di 1 a 1 tramite un plotter adeguato, cosa che i cantieri fanno comunemente. Naturalmente chiedo una semplice dimostrazione, che Sergio mi dà con facilità. Spero di averla resa abbastanza bene, anche perché la velocità di esecuzione, mi ha impedito di afferrare qualche passaggio. Ma siccome chi mi conosce lo sa, sono un rompiscatole, mi è venuto spontaneo chiedere, ma prima del computer, come si faceva? Allora, in pochi secondi, ecco apparire dei listelli di vetronite di varie dimensioni, sostanza dalla proprietà di essere uniformemente elastica e rigida allo stesso tempo ed una serie 12 In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 Costruzione di mezzo scafo di pesi di forma particolare che sono utilizzati per tenere fermi i listelli. Il listello viene adagiato sul disegno e con l’aiuto dei pesi, si fa in modo che segua l’andamento delle linee. Ogni più piccola deviazione dalla linea del listello, che e quella ideale, si corregge semplicemente ripassando la linea fatta col lapis. Secondo me questo sistema, ancorché più antico ed in disuso, rimane di grande fascino e semplicità. Una volta corretto, il disegno, non usufruendo dei computer, veniva riportato manualmente alla dimensione 1 a 1 per ottenere quello esecutivo da dare al cantiere. Il vecchio sistema della vetronite e dei pesi Vecchio ma ancora efficace Ubriacato da tanto sapere e dalle curiosità sciorinate una dopo l’altra dallo Spina, abbiamo continuato a parlare e Sergio mi ha sottoposto edizioni rare di libri di modelli costruttivi e libri di costruzione navale ormai scomparsi. E’ arrivata presto l’ora di cena quando Sergio si è ricordato di Pallino, il gattino da cui e stato adottato di recente e che per adesso tiene in magazzino-giardino. Il gattino, è stato l’oggetto di coccole su coccole e ci ha ricambiato con fusa, morsetti e zampette senza unghielli. Una serata di piacevolezza unica, dovuta alla estrema gentilezza di Sergio, che unitamente alla sua disponibilità, crea una amichevole complicità in una atmosfera sorridente. Senz’altro una giornata da ricordare. Gabrio Consonni Pallino e Sergio Spina In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 13 Intervista ad un Modellista Luciano Brangonzi (Lubra) Una giornata con un grande modellista Sergio Bellabarba Tutti i lettori della nostra, unica, rivista dedicata al modellismo navale, conoscono gli scritti del Dott. Sergio Bellabarba, autore degli articoli sulla "Vela quadra" pubblicati recentemente. Tali articoli erano parte della rivista "Modelli navali" che veniva pubblicata negli anni 70, del secolo scorso, dall'ormai compianto Vincenzo Lusci. Il Sig. Bellabarba è un profondo conoscitore storico della marineria e, oltre ai succitati articoli, ne ha redatti anche per riviste storiche in lingua inglese, oltre ad aver scritto altri libri dei quali qui voglio menzionare il meraviglioso testo sulla "Rojal Caroline", con completi ed esaustivi disegni esecutivi, edito da Hoepli, ma ormai tutto introvabile (http://www.magellano.org/it/magellano/libri/ default.asp?m=000002&idlibro=24). Vista la situazione e la sempre attualità di tali scritti il direttivo di Magellano ha pensato che seppur datati, gli articoli sulla vela quadra possano risultare sicuramente preziosi per tutti i modellisti alle prese con modelli navali ai quali vogliano dare quel tocco di realismo tanto apprezzato. Si è deciso quindi di contattare il Sig. Bellabarba per avere la possibilità di trasformare in un libro gli articoli sparsi sulla "Vela quadra". Io e Carlo Cavaletto abbiamo quindi avuto il piacere, e mi si consenta, l'onore di conoscere non solo lo storico e lo scrittore Bellabarba, ma anche il grande modellista. Il Sig. Bellabarba è un' amabile e simpatica persona che non si atteggia per niente a "Guru" ma disponibilissimo a parlare di modellismo, dei suoi modelli, delle sue tecniche, dei suoi accorgimenti messi a punto in tanti anni di lavoro. Si è detto favorevole alla stesura del libro e ci ha anche donato le "minute" degli articoli che, causa "Rojal Caroline" 14 In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 Intervista ad un Modellista la chiusura della rivista "Modelli navali", non sono mai stati pubblicati. Abbiamo quindi poi potuto ammirare lo splendido modello del suo "Rojal Caroline" una splendida, "Galea grossa" con le vele che oserei chiamare "Vele in ammiragliato", con tutti i ferzi eseguiti "ferzo per ferzo", lavoro di una difficoltà mostruosa e da me mai vista così fatta in nessun altro modello. Non solo, siccome lui considera una incongruenza costruire un modello in ammiragliato con tutte le "Galea grossa" nave vichinga di Oseberc nave d'epoca Colombiana In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 15 Intervista ad un Modellista ordinate in vista e completa di vele, ne ha rifatto una identica copia con lo scafo aperto, in ammiragliato appunto, ma senza vele. Inoltre abbiamo potuto ammirare una fregata inglese, la nave vichinga di Oseberc e anche una nave d'epoca Colombiana. Quando siamo passati nel suo laboratorio abbiamo potuto vedere l' HMS Centurion, un 60 cannoni a due ponti, ancora in costruzione. ( Visibile HMS Centurion Particolari dell' HMS Centurion 16 In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 Intervista ad un Modellista Ponte dell' HMS Centurion anche nel photogallery del nostro portale). Non essendo coperto da bacheca come i modelli precedenti, ci è stato possibile vedere il primo ponte completo di tutto: cannoni, argani, ecc. ecc. Quando poi ha appoggiato il ponte di coperta, fatto in due pezzi, vi assicuro che non era possibile vedere la linea di congiunzione tra le due parti: una precisione di lavoro quasi impensabile! E' stato quindi possibile visionare molti pezzi, prendendoli in mano e osservandone la finezza dei particolari. Quando ebbi la possibilità di ammirare alcuni cannoni oltre alla loro perfezione mi fu evidente la loro estrema leggerezza: con molto candore ci spiegò che fin da ragazzo, ai primordi del suo lavoro di modellismo, non possedendo un tornio ha imparato ad eseguirli in carta ed ancora oggi continua a costruirli così, solamente con la perfezione acquisita negli anni. Dice che solo in questo modo riesce ad ottenere i fregi in rilievo (stemmi reali o vari fregi e decori in rilievo). Purtroppo ormai si era fatto sera e non mi fu possibile avere una dettagliata spiegazione sul come li costriva, mi disse semplicemente di trovare il tipo di carta più adatta e arrotolarla per bene e contemporaneamente incollarla con colla vinilica. Nemmeno io ho un tornio, chissà se un giorno riuscirò con la carta a costruire dei cannoni così belli e realistici per il mio Requin... In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 Luciano Bragonzi (Lubra) 17 Cultura Navale Parole Rare Belle Giovanni Santi Mazzini PAROLE RARE BELLE Sono molte le parole rare e belle praticamente sconosciute ai più perché poco usate, o usate ancora ma solo nella stretta cerchia di quei marinai che ancora navigano sui pochi rimasti velieri che solcano i mari del mondo, o addirittura dimenticate. Forse a volte abbiamo trovato una di queste parole in qualche vecchissimo libro e non ne abbiamo compreso in pieno il significato. Perché correre lo stesso rischio in futuro? Acculamento: stella. Elevazione delle estremità delle parti della costa rispetto al piano di chiglia. Accorte: alibo, alleggio, pratta. Barca piatta da porto, per operazioni di carico e scarico. Agghiaccio: manovella, barra, arigola, ribolla. Barra del timone. Aghetto: comando. Fune sottile per fasciare cavi. Ago d'albero: palo passante per due portelli, usato per operazioni di carenaggio. Aletta: ultima costa della nave, facente corpo con l'arcaccia. Alunamento: tontura, cavallino. Curvatura longitudinale del ponte e delle incinte. Amarra: gomena d'ormeggio a terra. Anca: parte esteriore del fianco della nave dall'argano maestro al quadro di poppa. Anchini: funi di collegamento fra albero e antenna sulle galere. Andrivello: 1) corda semplice passante per un bozzello posto in alto per sollevare piccoli pesi. 2) piccola ancora di tonneggio sulle galere. Animella: 1) valvola in cuoio o metallo nella pompa. 2) pezzo di cuoio inchiodato per un lembo sopra la bocca inferiore dell'ombrinale, con funzione di valvola. 18 Anticuore: bracciolo di collegamento fra ruota di poppa ed estremo posteriore della chiglia, appoggiandosi sulla controruota e sulla controchiglia. Apparellare: unire il madiere allo staminale. Argagno: paranco. Asciatone: beccatello, mensola. Legno incastrato in un altro a mensola. Atrepice: atrebice. Parte anteriore del fianco della nave, dalla ruota al parasartie di trinchetto. Deriva da «atreplice» (Atriplex hortensis), erba di forma triangolare, che ricorda la «palmetta» delle triremi. Baderna: corda piatta per rivestire manovre dormienti, nonché la parte dell'albero a contatto con il pennone. Balanzuola: amantiglio. Balestriere: piattaforma riservata alla truppa sulle galere. Bandella: cordicella Barbacane: puntello per scafi in secca. Barbagianni: briglia del bompresso. Barbetta: corda sottile. Batticulo: 1) vela tesa fra picco di mezzana e parte inferiore dell'asta di bandiera. 2) paranco dell'asta di fiocco. 3) bragotto, corda di sicurezza sotto la rabazza di un albero da ghindare. In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 Cultura Navale Parole Rare Belle Battura: scanalatura longitudinale nella chiglia per i torelli. Bietta: Zeppa, conio, cuneo. Bigliardo: mazza ferrata per spingere (bigliardare) i cerchioni degli alberi. Bigorello: ripiegatura del cucito dei ferzi in cui riposa la midolla, cordicella di rinforzo. Binda: striscia di tela cucita orizzontalmente sulla vela, recante i fori di terza ruolo. Bisce: ombrinali di stiva, cioè fori di scolo dal fasciame interno al pozzo delle trombe. Bittalò: freccia, sperone delle navi mediterranee (polacche, pinchi, tartane, ecc.) Boldone: paglietto, imbuglio. Tela catramata per guarnizioni. Bolzone: Gozzone. Curvatura trasversale del ponte. Boncinello: cavigliotto. Pezzo di legno tornito impiombato all'estremità degli stroppoli di bozzello, tipico dell'attrezzatura mediterranea. Borda: vela minore delle galere a due alberi. Bottazzo: imbono. Aggiunta di legno in una parte della nave per equilibrarla. Braccialetto: penzolo. Braccio di reggia: staminale o allungatore. Bracotto: bozzello con stroppo lungo incappellato al colombiere. Brando: opera morta di nave in disarmo. Bredindino: senale, paranco di straglio. Briglia: 1) barbagianni. 2) corridore della bigotta. Brimbala: manovella della pompa (tromba). Bucellato: pezzo di legno per distanziare il pennone dal bastone di buttafuori. Burello: specie di caviglia per unire due cappi. Caccaro: belvedere. Cacciacavallo: perno infilato trasversalmente nella rabazza, come arresto. Calastrello: pezzo d'unione fra le fiasche (guance) della carretta (affusto). Cammello: cassone galleggiante per sollevare e sostenere una nave. Campanella: canestrello. Anello di ferro. Cantanetta: finestra poppiera delle galere. Capione: testa della ruota di prua. Cappa: manica d'albero.Tela catramata che avvolge il piè d'albero sopra la mastra. Manica di timone. Idem, che avvolge la miccia sotto la losca. Cappelletto: testa di moro. Cappezzella: staminale, ginocchio. Cappuccino: 1) bracciolo fra ruota di prua e sperone. 2) Mura della vela di straglio. Capra: cavria, clavia. Gru a tre piedi. Caratello: botte oblunga. Cigna: cinghia. Striscia per fasciare le manovre nei punti d'attrito. Coglionotti: pezzi di legno con due fori inchiodati al calcese per il passaggio dell'amante. Colatoio: corridore, arridatore di bigotte e taglie. Comando: fune sottile. Commento: fessura fra due tavole di fasciame da calafatare. Conìglia: ultimo banco a prua delle galere. Controvoltigliola: termine ed unione delle serpe, dietro ed al di sopra della figura. Cucchiaia: pigna della tromba. Trapano per forare un cilindro d'olmo allo scopo di ricavarne una tromba (pompa). Curaporti: draga da porto. Diavoletto: vela di controbelvedere (di straglio). Falche: 1) tavole mobili sugli scalmi dei .dmi. 2) Bordature in piombo dei portelli bassi. Feritore: Gaschette, salmastre, matafioni. Filza: bozzelli a più teste e più pulegge stroppati alle trinche di bompresso. Fionco: arridatore (colatoio) della drizza di antenna delle galere. Focone: 1) cucina 2) foro nella culatta per dar fuoco. Fogonatura: mastra d'albero o d'argano. Fonte: boccaporto maggiore. Forbici: archi poppieri di galera, reggenti la freccia. Fornello: cavo bianco avvolto in 5 giri intorno al tamburo della ruota del timone. Forte: parte più larga della nave. Frascone: senale. Freccia: v. bittalò. Frenello: stroppo d'unione fra remo e spalmo. Gaffa: mezzo marinaio. Galavernia: legatura di rinforzo su due legni a metà remo. In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 19 Cultura Navale Parole Rare Belle Galtelle: maschette dell'albero sulle quali poggia la crocetta. Garagolo: cavastracci. Gaschette: 1) del viradore, o salmastre: servono a trattenere il viradore durante il salpare dell'ancora. 2) dei terzaruoli, o matafioni: servono a ridurre la superficie velica, cioè a terzaruolare. Gasco: ornamento del capione in navi senza figura. Gatta: cassa o pila delle cubie. Scolatoio delle gomene Gavone: camera da letto del comandante della galera. Ghindante: bordo verticale di bandiera. Ghirlanda: porca orizzontale, di rinforzo a prua. Giglione: girone. Manoco del remo. Gioia: bocca del cannone. Gordoniera: martinetto della penna. 20 Gatto: mortaletto. Ciotola metallica della pompa. Guardini: corde per alzare i portelli. Imbono: riempimento. Ingiaro: orza. Invoglio: vecchia tela per fasciature. Inzinature: corde sottili per unire carro e penna. Lanata: scovolo. Languetti: aspe con testa rotonda. Lentia: meccanismo per issare o calare una botte. Lezzino: spago sottile. Losca: apertura nel gran forno per il passaggio della miccia del timone. Lumiera: foro d'uscita dell'acqua dalla pompa. Madia: poppa di vascello molto rilevata. Maiero: tavola di fasciame. Maimone: bittone della drizza del pennone maestro. Malabestia: arnese del calafato per spingere la stoppa. In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 Cultura Navale Parole Rare Belle Mandola: mocca di ragna. Marabutto: terza vela di galera. Margherita: manovra per facilitarne un'altra (es. il viradore) Mascellai: mezzanili. Bordi dei boccaporti. Mato da pozzi: pompa portatile. Mazzapicchio: battipalo, berta. Blocco di legno fornito di maniglie (maglio a più mani). Meolo: gorgera. Bracciolo applicato allo sperone che sostiene la polena. Mezzanile: soglia del portello. Minchia: scassa. Morace: cuscino di legno sulle traverse di gabbia, per appoggio alle sartie. Mortisa: incastro nella testa di moro per l'albero basso. Incastro in genere. Mustacchi: sospensori di verga secca e di civada. Palella: incastro di tavole. Panduro: penzolo. Pernecchia: capione delle galere. Piccaressa: bozza della gru di capone. Plocco: borra. Mistura di pelo bovino e polvere di vetro. Provese: gomena d'attracco. Remigio: spazio fra un banco e l'altro, sulle galere. Ribordi: tortelli. Rizzone: grappino. Schiancio: guartabuono. Schiene: traverse sul fondo della nave, sul quale si inchioda un tavolato. Scodella: piastra di ferro su cui gira il perno dell'argano. Serrette: veringole.Tavole del fasciame interno. Somiere: tetto del portello. Spigone: buttafuri per antenne di galera. Stramazzo: traverso delle bitte. Surpanta: amantesenale. Tabernacolo: parte poppiera della galera, sede del comando. Taga: manovra mossa da un'altra manovra. Tamburo: spazio intorno al trinchetto sulle galere. Tamburetto: ripostiglio davanti alla maestra sulle galere. Tamisa: guida a mezzaluna della manovella del timone. Tamorletto: tambucchio. Piattaforma per l'artiglieria sulle galere. Tramoggia: ombrinale della gatta. 2) contorno del boccaporto. Trappe: corde di ritegno durante il carenaggio. Tremisi: pezzi di riempimento fra baglio e baglio, sopra il dormiente. Usto: doppia gomena Zopissa: pece navale. In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 21 Attrezzature Modellistiche Andrea Vassallo (Vass) Piccolo manuale per saldare a stagno Tra le tante problematiche del nostro hobby ne riscontro una che, a dir di molti, sembra un'operazione abbastanza ostica: la saldatura a stagno. In tanti anni di pratica ho conosciuto parecchia gente che lamentava la propria difficoltà a fare una saldatura a stagno, ecco perché ho deciso di scrivere questo breve manuale, nella speranza che possa aiutare questi modellisti a poter fare una buona saldatura. Non aspettatevi un manuale in cui si trattano tutte le varie specie di saldature ed i campi di applicazione, ma dei semplici consigli sulla saldatura di metalli del tipo rame e ottone, che sono quelli che più si usano nel nostro campo; detto ciò vado ad iniziare. Per primo dobbiamo sapere che cos'è una saldatura a stagno!!! La saldatura a stagno è l'operazione che permette il fissaggio di componenti generalmente metallici. Consiste nella fusione nel punto di contatto tra rame /ottone e componente di una lega metallica che, raffreddandosi, permette una connessione elettrica e meccanica (si potrebbe chiamare anche brasatura dolce, visto che avviene a temperature relativamente basse). una semplice mattonella che si può comprare in qualsiasi magazzino di materiali edili (foto 1) oppure delle mattonelle in ceramica che si comprano nei rivenditori di materiale per orafi (foto 2), il tutto per pochi euro. Il saldatore: Con questo attrezzo possiamo portare la lega di stagno alla temperatura di fusione giusta e poter lavorare comodamente; per questo la buona qualità e l'efficienza dell'attrezzo giocano un ruolo molto importante per la realizzazione di un progetto e quindi va scelto con la massima attenzione. Nelle foto 3 e 4 ne vediamo alcuni tipi di potenze e voltaggi diversi . Voi vi chiederete il perché ne esisto- Gli attrezzi da usare sono: Il saldatore, lo stagno, la pasta salda, una spugnetta, un supporto dove appoggiare il saldatore, una base refrattaria (che non disperda calore) come no vari tipi; il motivo è molto semplice: perché le aree da scaldare per la saldatura sono diverse e più è ampia l'area, più calore ci serve per poterla scaldare; il tipo a gas, che vedete in foto, con i suoi 1300 C°, viene usato quando la superficie da saldare è molto ampia e quindi con una maggior 22 In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 Attrezzature Modellistiche dispersione di calore, mentre in elettronica, dove bisogna stare attenti perché alcuni componenti sono sensibili al calore e si danneggerebbero se il saldatore fosse di una potenza non adeguata, sono consigliabili saldatori tipo quelli di figura 3. Come funziona un saldatore? Il saldatore raggiunge la tempera utile grazie ad una resistenza interna che riscaldandosi trasmette il suo calore alla punta, la quale a sua volta lo trasmette allo stagno e al punto da saldare. I saldatori si dividono in quattro principali categorie: A PISTOLA: I saldatori che appartengono a questa categoria, hanno le seguenti caratteristiche: scaldano velocemente, hanno una potenza media che si aggira tra' i 100 ed i 120W, raggiungono temperature di 600° e possono fondere quantità di stagno notevoli. Generalmente il loro giusto impiego e' nel campo elettrico, quello della saldatura tra' cavi. Poco indicati per saldare componenti elettronici, sono invece molto pratici, nel caso di saldature tra' cavo e morsetto di un altoparlante, nel campo modellistico poco pratici per l'ingombro. A PENNA: I saldatori a penna, sono i più indicati per le saldature elettroniche e per piccole saldature come quelle che generalmente usiamo fare nei nostri modelli. Hanno potenze basse comprese tra i 30 ed i 70W. In alcuni modelli e' anche presente un bottoncino, dove e' possibile ottenere un raddoppio di potenza. Raggiungono temperature di fusione decisamente più basse rispetto ai saldatori a pistola, 350-450°. Si rivelano sicuramente i più dinamici, possono infatti passare dalle grosse saldature alle piccole saldature con più disinvoltura. Sono caratterizzati da una buona maneggevolezza e la loro conformazione "a penna" permette una migliore precisione nella saldatura. STAZIONI SALDANTI La terza categoria, appartiene alle stazioni saldanti. Questo modello di saldatore e' molto simile al saldatore a penna, è caratterizzato da un'alimentazione a bassa tensione (12 o 24V), e bassa potenza (15-20W). E' bene conoscerne l'esistenza, ma nel nostro campo direi di lasciarli stare per via del prezzo, con quello che costano possiamo farci una scorta di saldatori a penna di varie potenze. SALDATORI A GAS I saldatori a GAS si dividono anch'essi in due tipi, quelli a pistola e quelli a penna, quello che vediamo in foto 4 è del tipo a pistola. Hanno il vantaggio di non avere alcun cavo di connessione, generalmente hanno un autonomia di circa 15-20minuti con una carica di gas. Tornano molto utili per i lavoretti "sul posto", quando non e' disponibile l'alimentazione elettrica ma bisogna stare molto attenti con i piccoli particolari: a causa delle loro alte temperature (1300°) possono fondere l'oggetto da saldare . Passiamo al materiale di apporto che ci permette di saldare due componenti che in questo caso è lo STAGNO Lo stagno da saldatura viene venduto generalmente in piccoli o grandi rocchetti. E' caratterizzato dalla miscela stagno/piombo: generalmente i valori sono 60% stagno e 40% piombo. Con le nuove direttive sulla salute, il piombo è stato sostituito con l'argento (lead free) ed ora in commercio si trova una lega al 96,5% di Stagno + 3,0% di Argento + 0,5% di Rame. Di stagno, in commercio, se ne trovano parecchi tipi, quindi descriverò solo quelli che utilizzo io. In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 23 Attrezzature Modellistiche Nella foto 5 ne vedete tre tipi, uno “normale” nel tubetto trasparente, un rocchetto di filo sottilissimo, ed uno in pasta (siringa). Quello nel tubetto lo quello che vedete in foto 3, corredato di spugnetta che dovrà essere sempre umida durante l'operazione di saldatura. PASTA SALDA Non so di cosa è composta ma so che senza di essa non si riesce a fare nessuna saldatura, anche se nel filo di stagno generalmente esiste al suo interno, è bene aggiungerne sempre un po' nelle parti che si vogliono saldare. (foto6) Adesso che ho descritto cosa ci serve per una buona saldatura, passerei all'operazione pratica. La prima cosa da fare è inserire la spina del saldatore nella presa, non ridete, questo ci serve per far si che mentre noi prepariamo il resto, il saldatore abbia il tempo di scaldarsi ed arrivare a temperatura di esercizio (ci vogliono circa 5-6 minuti); tanti modellisti hanno la pretesa di inserire la spina e voler saldare immediatamente, cosa alquanto impossibile se non si ha la temperatura adatta. Secondo, pulire bene le parti da saldare: si può usare (se le parti lo permettono) carta vetro, lime, cutter, oppure se le parti sono molto piccole e non si può usare altri mezzi, un bel bagno in acido muriatico (cloridico) quello che le nostre mogli comperano ai supermercati per pulire i water. Naturalmente bisogna stare molto attenti sia nel maneggiarlo che nel respirarlo vista la sua pericolosità, (seguire sempre le istruzioni sulla confezione e nulla succede). Se ne versa un po' in un contenitore di vetro e si immergono i pezzi per qualche secondo. Dopo il bagno si sciacquano le parti in acqua pulita, si asciuga e si passa alla saldatura. Si posizionano i pezzi da saldare sulla base refrat- Per ultimo, ma non meno, importante è il supporto per il saldatore. Il più semplice e utilizzato è taria, in mancanza di essa su una base di legno va bene lo stesso, naturalmente su quest'ultima non uso per le stagnature di fili elettrici, all'interno ha un'anima di disossidante; quello fino, in rocchetto, lo uso per piccole saldature dove non deve andare una gran quantità di stagno e l'ultimo quello nella siringa (stagno in pasta) per le micro saldature. 24 In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 Attrezzature Modellistiche andranno usati saldatori a fiamma. Una cosa importante è che i pezzi siano ben fermi, per cui dovete lavorare di fantasia per poterli bloccare. Bloccati i pezzi si mette una punta di pasta salda sui pezzi. Fatto ciò il nostro saldatore dovrebbe essere abbastanza caldo, quindi si passa la punta sulla spugnetta umida cercando di pulirla il più possibile (foto 8). Si appoggia la punta sulle parti da saldare e si aspetta qualche secondo: le parti così raggiungeranno il giusto calore. Appoggiate lo stagno che si scioglierà e per capillarità andrà a posizionarsi in tutte quelle parti dove la pasta salda ha fatto il suo lavoro. Quando staccate il saldatore, aspettate qualche secondo prima di rimuovere i pezzi saldati: fate in modo che lo stagno si raffreddi. Se avete fatto un buon lavoro vi troverete con una saldatura liscia e lucente, se invece è granulosa e opaca vi conviene rifarla. Una scuola di pensiero preferisce mettere lo stagno sopra la punta del saldatore e dopo appoggiare la punta sui pezzi da saldare (foto 9). Io la ritengo un'operazione sbagliata perché asciuga l'anima di disossidante dentro lo stagno e se non si è pulito bene il pezzo da saldare forma la classica pallina. Nelle foto 10 e 11 si vede una saldatura che, a parer mio, non è una saldatura ben fatta: sul pezzo si vede un eccessivo cumulo di stagno, tipico del pezzo che non è stato riscaldato abbastanza: lo stagno si deve sciogliere completamente e diventare lucido, come si può vedere nella foto 12. I pezzi saldati alla fine devono essere di nuovo ripuliti per togliere l'ossido e l'unto formato dalla saldatura, specialmente se devono essere verniciati. I mezzi per farlo possono essere: spazzole In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 25 Attrezzature Modellistiche metalliche inserite sul trapanino, lime (come in foto16), cotton-fioc imbevuto di alcool, immersione sempre in acido e risciacquati. Nelle foto 13-14-15 si può vedere un utilizzo del saldatore a gas, in questo, caso essendo le superfici spesse e vaste, il saldatore a penna non sarebbe riuscito a portare in temperatura i pezzi da saldare e sciogliere lo stagno, quindi si ricorre a questo tipo di saldatore per poterlo fare. Durante i lavori di saldatura conviene mettere una mascherina contro i fumi sprigionati dalla saldatura (foto17), non è molto salutare respirarli, oppure avere un aspiratore che li elimini immediatamente. Buon lavoro Andrea Vassallo 26 In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 Civico Museo marinaro "Gio Bono Ferrari" Civico Museo marinaro "Gio Bono Ferrari" Il Civico Museo Marinaro “Gio Bono Ferrari” è la memoria storica dell’epoca dei “mille bianchi velieri” durante la quale il nome di Camogli era noto in tutti i principali porti mediterranei ed atlantici. Viene fondato su iniziativa di Gio Bono Ferrari, camogliese vissuto per molti anni in Argentina, grande conoscitore della storia ottocentesca camogliese. E’ l’autore di opere fondamentali: “La città dei mille bianchi velieri”, “Capitani di mare e bastimenti di Liguria del XIX secolo – Genova e la Riviera di Levante” e “L’epoca eroica della vela- Capitani e bastimenti di Genova e Riviera di Ponente nel XIX secolo”. E’ Gio Bono Ferrari a raccogliere molti cimeli che costituiranno il primo nucleo del Museo Marinaro inaugurato nel luglio del 1938 nel ridotto del Teatro Sociale. Ma si tratta di una sede provvisoria in quanto più tardi la raccolta museale è trasferita nell’attuale sede in via G.B. Ferrari, a fianco della Biblioteca Civica. All’interno del Museo Marinaro si possono trovare modellini di imbarcazioni, quadri raffiguranti velieri ottocenteschi, attrezzi antichi, strumenti nautici, carte navali, libretti di navigazione ed altra documentazione che racconta la storia della marineria camogliese nel periodo compreso fra l’epoca napoleonica e il primo conflitto mondiale. Particolarmente significative sono i cimeli risorgimentali: lettere ed oggetti appartenuti a Giuseppe Garibaldi, a Simone Schiaffino e Antonio Ansaldo, entrambi garibaldini camogliesi. Interessante, anche se non strettamente attinente alla storia velica, è un reperto proveniente da una nave romana del periodo tardo repubblicano o augusteo, pescato nel 1941 dal cap. Cesare Rosasco.Tutti gli oggetto esposti sono donazioni delle famiglie camogliesi. Attualmente il Museo è sotto la guida del Direttore onorario emerito Com. Pro Schiaffino e del Direttore operativo Com. Bruno Sacella. Attento custode del museo è il Sig. Gino Anselmi. CIVICO MUSEO MARINARO “GIO BONO FERRARI” Via Gio Bono Ferrari, 42 - 16032 CAMOGLI (GE) Telefono: +39 0185 729049 ORARIO DI APERTURA lunedì - giovedì - venerdì, dalle ore 9.00 alle 12.00 mercoledì - sabato - domenica dalle 9.00 alle 12.00,e dalle 15.00 alle 18.00 Ingesso gratuito http://www.museomarinaro.it/ In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 27 Le Pagine Disegnate Come fare le scale Luciano Bragonzi (Lubra) Come fare le scale Quello che segue è il mio suggerimento per costruire le scale presenti spesse volte nei nostri modelli. Ogni scala può avere una diversa inclinazione nei gradini, e diversa tipologia. Quello che cercherò di mostrarvi è una semplice soluzione per poter costruire quattro tipologie di scale standard che sono presenti in realtà e quindi anche suoi nostri modelli. Quello che ci serve è una semplice tavoletta, un quadrello e due strisce di metallo. Il disegno che vi propongo è per la costruzione di scale con 4 inclinazioni diverse, e precisamente di 90° - 60° - 45° - 30° (le più comuni) 28 In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 Le Pagine Disegnate Come fare le scale Le due strisce di lamierino serviranno per evitare una eccessiva usura all'azione del nostro seghetto utilizzato.Verranno posizionate sotto le guide, nelle parti esterne. Serviranno anche da guida per l'avanzamento dei legnetti da lavorare, ed inoltre serviranno anche ad evitare di incidere troppo l'incastro. Nella parte dove l'azione della sega è a 90°, il lamierino non verrà messo; in questo modo potremo segare completamente il listello, ricavandone i vari gradini. Inserendo la sega nella parte opposta del legno guida potremo invece incidere la scanalatura per i medesimi. Qui essendoci (sotto) il lamierino non taglieremo completamente il listello, ma andremo ad incidere parzialmente le spalle delle scale. E' consigliato un lamierino che non sia di spessore inferiore ai 5 decimi, o comunque di misura adatta per dare la giusta profondità di incisione agli incastri delle spalle, dove si alloggiano i gradini. In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 29 Le Pagine Disegnate Come fare le scale Prendiamo i listelli per fare le nostre scalette, e con matita segnamo gli intervalli dei vari gradini (le alzate) e le loro larghezze. Come usare il nostro attrezzo è ben visibile nei disegni. Alla fine, con pinzetta e poca colla montiamo il tutto. 30 In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 Insellatura del ponte sulle ordinate Eccoci qua, per l'ennesima volta, per l'ennesimo problema , che non riesco a risolvere da solo. Confesso che ieri ho fatto una telefonata all'amico vass, e tale "disturbo" era dovuto a: Avendo disegno di imbarcazione completo(in questo caso un rivanetto , barca simile ad un leudo), COme fare a ricavare l'insellatura del ponte su tutte le ordinate. Lui come al solito gentilmente, ha provato a spiegare il dafarsi, ma io come al solito , ho capito...... diciamo il 50 per cento. Sicuramente è un'argomento trito e ritrito, ma magari, c'è qualche nuovo modellista che vorrebbe sapere come fare (oltre al sottoscritto). Sarebbe una bella idea se riusciste a pubblicare su magellano una bella spiegazione (SEMPLICE), magari proprio con i disegni del Rivanetto, non su tutte le ordinate, ma magari .... 3, quella a prua quella poppa e quella al centro, giusto per vedere bene le differenze. Penso che sarebbe un argomento interessante........... Conclusione......... me misero me tapino, a parte fare gozzi in catena di montaggio, non so fare null'altro......... forse è per questo che faccio gozzi., di solito non hanno coperta. Fine messaggio, non lapidatemi. ciao sergio. •Risposta: Ciao i piani mostrano sempre il bolzone dell'ordinata centrale, questio perché lo stesso è sempre uguale (di norma niente è assoluto) e la curve delle altre ordinate si ricava da quella centrale riportando la differente larghezza delle altre ordinate. Vediamo se riesco a spigarmi meglio (ad usum sergii) se abbiamo un baglio centrale di 10 cm e un altro baglio di 8 cm taglieremo da quello centrale 1 cm x lato e avremo il bolzone dell'ordinata da 8 cm. Capito Ciao Enrico •Botta: OH che bello finalmente un consiglio (semplice direi, per le mie grandi ed innate capacita' di apprendimento) utile per queste ordinate maledette. Avendo sempre costruito gozzi, dove se lo scafo aveva le panche al centro...... ci davo un po' ad occhio...... dovendo costruire una qualsiasi barca (come il rivanetto) dove abbiamo tutte le ordinate arcuate sul ponte , ho dei problemi. Pero', andando a volte da un maestro d'ascia locale, alla mia domanda se il gozzo aveva il bolzone uguale sia prua che a poppa uguale, mi diceva di no...... quindi se tanto mi da tanto il tuo sistema, sui ponti dei gozzi non si puo' adottare. Comunque dicevo........(accidenti alla schiena........ non riesco nemmeno a dormire, è dalle 02,30 che sono sveglio), il sistema che mi hai spiegato, è una tua tecnica?? oppure una volta messo in pratica, il risultato è lo stesso di quello che si dovrebbe fare nella realta'???. Questo consiglio che hai dato enrico, servira' senz'altro a Pistacchio, che , al momento deve appunto dare una curvatura alla coperta del peschereccio francese. ( Invece per il sottoscritto , alla prima possibilita', mettero' in pratica il tuo consiglio).Comunque vass, se puoi con un po' di tempo, fai ugualmente quell'articolo di cui ti ho chiesto lumi!!!!!!! (Grazie). Sempre per restare in tema di aiuti, chiederei in nostro aiuto ( ci In viaggio con Magellano n. XXII - Apirle 2013 31 definiremmo...... modellisti stufi delle scatole di montaggio, vogliosi di costruire qualcosa di nostro, ma negati in disegno,insomma..... non siamo capaci di leggere i disegni. Quindi per enrico, ti chiederei di spiegare con un "articoletto per magellano"............... La gestione delle linee d'acqua. Siccome tu , per fare i tuoi modelli, lavori nella quasi totalita' delle volte con le linee d'acqua, e dovrebbe essere mooolto semplice per te , dovresti, per favore, se puoi ,mettere giu' due righe....... Io ho lavorato solo una volta con le linee d'acqua, e mi ricordo bene, che avevo usato tutte quelle linee che il progetto riportava. Avevo calcolato bene le altezze , insomma avevo proceduto con tutte le accortezze. Solo che (su consiglio di un mio vicino), mi rendevo conto che incollando tutti quei pezzi di legno che avevo preparato, il gozzo sarebbe diventato troppo alto rispetto alla realta', e se non ricordo male, mi aveva fatto eliminare o 1 o 2 pezzetti di legno, relativi a due linee, che non dovevo adoperare. Ormai , è passato parecchio tempo, e non ricordo quali fossero. Se non erro, una era sicuramente il capo di banda( mi disse che quello non andava adoperato), ma non sapendolo, io lo avevo adoperato. Magari, lui stesso sbaglio', ma sinceramente lo scafo sarebbe diventato troppo alto rispetto alla lunghezza. Ti allego anche il disegno del gozzo in questione, cosi' forse capisci meglio il problema. DOMANDA!!!!!!! Nei disegni delle linee d'acqua, tutte le volte viene riportato anche il capo di banda, che poi non si dovrebbe consideerare??? Anche qui dobbiamo parlare del bolzone, perche' una volta terminato lo scafo, abbiamo il problema di arcuare il ponte, essendo la coperta , ultimato tutta la sagomatura dello scafo, completamete piatta. Tu come procedi, per dare il cavallino allo scafo??? Spero di essermi spiegato......... Sono dubbi, che a un modellista, che vuole iniziare a fare qualcosa di suo, vengono immediatamente, e se sono tutti come il sottoscritto.......hanno dei seri problemi. Nell'allegato, io , da inesperto modellista, avevo considerato nel disegno A (in alto a dx), 8 linee d'acqua, che una volta incollate avrebbero fatto sembrare il mio gozzetto un peschereccio d'altura.............. Penso proprio che avevo sbagliato all'epoca, ma non avendo piu' lavorato con il sistema del pane e burro, il problema non mi si era piu' posto, ma il dubbio............. rimaneva........ Bene....... ho finito alle 5 meno un quarto, di scrivere la mia email..... di sonno nemmeno a parlarne. Inserisco l'allegato, e me ne ritotrno a letto. Ciao a tutti , e ci si legge domani mattina........... fra poco insomma......... ciao sergio. •Risposta: Come è facilmente intuibile, il "bolzone" (la curvatura del ponte in senso trasversale) serve allo smaltimento dell'acqua che si accumula sul ponte a causa delle ondate o della pioggia; è il corrispondente marinaro della "curvatura a schiena d'asino" del manto stradale. Perchè abbia efficacia, tale curvatura deve creare, in buona sostanza, una pendenza tale da 1 - far defluire con una accettabile velocità l'acqua verso le bocche di uscita (OMBRINALI) 2 - impedire la perdita di equilibrio per le persone che calpestano il ponte, tenuto conto del rollio della imbarcazione. I tetti delle case hanno degli spioventi accentuati, perchè non è previsto il passeggio sopra di essi 32 In viaggio con Magellano n. XXII - Aprile 2013 e hanno andamenti rettilinei per facilità di costruzione. I ponti delle barche hanno andamenti curvilinei per la ragione opposta e perchè un arco è strutturalmente più robusto di due rette spezzate. La curvatura del bolzone è costante per tutta la lunghezza del ponte, solo che interessa porzioni di arco sempre più ridotte a mano a mano che si va dalla ordinata maestra verso la prua o la poppa, creando l'illusione di un bolzone meno accentuato. Il sistema più semplice per riprodurre modellisticamente un bolzone è quello di ricavare la sua curvatura dalla ordinata maestra (quelle a maggior larghezza), quando questa è già disegnata sui piani a disposizione, oppure, in difetto di queste, dalla vista laterale in cui compare la linea della murata e (di solito tratteggiata) la linea del colmo del ponte. Ricordiamoci che, in geometria, per tre punti passa una sola curva. I nostri tre punti sono: le due estremità della ordinata maestra e la distanza tra la retta che le congiunge e la differenza di altezza tra questa linea e la linea del colmo del ponte. Ovviamente il terzo punto, sopraelevato rispetto agli altri due, per ragioni di simmetria dello scafo altro non può trovarsi che al centro della distanza. Abbiamo i tre punti, si tratta, con un compasso, (spostando la punta lungo una retta verticale passante per il centro), di trovare l'arco che soddisfa all'esigenza di congiungere i tre punti. Una volta trovato (generalmente è un arco a forte raggio), lo si disegna, sempre con il compasso. A questo punto consiglio, tramite un foglio di metallo (es. Alluminio spess. 1mm) di ritagliare (cesoie, seghette) la forma che ricalca la curva appena disegnata, avendo cura di segnare la mezzeria, con una piccola tacca. Adesso prendiamo una qualsiasi ordinata e facciamo coincidere la tacca con la mezzeria dell'ordinata e facciamo si che la nostra "dima" tocchi i due punti estremi dell'ordinata stessa: possiamo tracciare a matita la sagoma del bolzone ed il gioco è fatto. Buon lavoro. BENEDETTO •Botta: Ciao Benedetto questa è la tecnica che uso anch'io, non uso il lamierino ma uno scarto di legno ma non fà nessuna differenza il risultato è uguale. ci vediamo oggi pomeriggio. il mozzo Andrea In viaggio con Magellano n. XXII - Apirle 2013 33 QUESTIONARIO GRADIMENTO RIVISTA Egregio Lettore/Socio, la Redazione ha redatto il seguente questionario al fine di valutare insieme eventuali aspetti migliorativi della rivista “VM”, con l’intento pratico di instaurare una sempre più dinamica e interattiva forma di partecipazione del lettore alla realizzazione di una pubblicazione di modellismo fatta da modellisti, concepita non solo come mezzo di diffusione di notizie ma anche idonea a soddisfare curiosità, interessi ed esigenze pratiche legate al modellismo, all’architettura, alla storia, alla cultura navale o comunque inerente la vita di mare. Sei invitato a dare il tuo contributo compilando il questionario ed inviarlo con le modalità illustrate sotto. Ogni tua osservazione, suggerimento o commento saranno indispensabili per il miglioramento e la sopravvivenza della nostra rivista. Grazie per la cortese collaborazione. Indicare nella seguente tabella con un valore da 1 a 5 (dove 1 sta per non interessato e 5 per molto interessato) a quali argomenti saresti maggiormente interessato oppure che vorresti approfondire maggiormente. Apporre una “X” nelle caselle apposite. A quale tipo di Modellismo sei interessato o vorresti che fosse approfondito? Modellismo Navale Statico in legno Modellismo Navale Statico in plastica Modellismo Navale Dinamico Modellismo Navale Scatole Kit Modellismo Navale Statico autocostruito partendo da disegni e progetti Modellismo Navale Statico in Ammiragliato Modellismo Navale – Realizzazione di Particolari Modellismo Navale – Navi in Bottiglia A quale lettura tecnica e culturale sei interessato o vorresti approfondire? Architettura Navale Antica Architettura Navale Moderna Archeologia Navale Storia e Cultura navale in genere Approfondimenti storici sui nostri modelli A quali tipologie di articoli di modellismo sei interessato o vorresti approfondire? 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