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Notiziario Aveto - Nure N. 1 /2011
Poste Italiane Spa -Spediz. in A.P. D.L. 353/2003 ( Conv.in L. 27.02.2004,n.46) Art1, comma 1 - DCB Piacenza
Pino Ferrari di Sangarino riceve dal Prefetto di Piacenza la
medaglia d’onore riconosciuta ai cittadini italiani deportati
nei lager tedeschi.
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Direttore responsabile:
Paolo Labati [email protected]
Responsabile amministrativo:
Don Giuseppe Calamari (0523 922234)
Autorizzazione Tribunale Piacenza:
n. 39 del 24 marzo 1975
Poste Italiane Spa -Spediz. in A.P.
D.L. 353/2003 ( Conv.in L. 27.02.2004,n.46)
Art1, comma 1 - DCB Piacenza
Stampatore:
Industrie Grafiche Padane - Guardamiglio (LO)
Tassa riscossa Dir. Amm. Poste Piacenza
SOMMARIO
ricordi del passato....................................................................................
chiesa e mondo...................................................................................................
ferriere. ............................................................................................................................
canadello. ....................................................................................................................
cerreto rossi.........................................................................................................
casaldonato............................................................................................................
gambaro.........................................................................................................................
grondone......................................................................................................................
solaro.................................................................................................................................
ciregna. .............................................................................................................................
metteglia........................................................................................................................
centenaro.....................................................................................................................
rocca.....................................................................................................................................
brugneto-curletti-castelcanafurone. .................
Val lardana..............................................................................................................
salsominore............................................................................................................
torrio..................................................................................................................................
retorto-selva-rompeggio-pertuso.............................
In copertina Ferrari Pino riceve in
Prefettura la medaglia.
Le beatitudini sono il cuore del vangelo. E al cuore del vangelo c’è una
parola: felicità; volontà di Dio è che
l’uomo sia felice. Il pensiero dubita,
vuole una prova; ma non c’è prova
o garanzia. Solo una nuvola di canto, che chiama e seduce e riaccende
la nostalgia prepotente di un mondo
fatto di bontà, di non violenza, di sincerità, di solidarietà. Un tutto diverso
modo di essere uomini. Poi usciamo
di chiesa e ci accorgiamo che per abitare la terra, per abitarla con convinzione, ci siamo scelti il manifesto
più difficile, incredibile, stravolgente
e contromano che l’uomo possa pensare: beati gli incompresi, i perdenti,
gli ostinati a proporsi la giustizia, i
bastonati, quelli di cui nessuno si accorge, che non finiranno nei libri di
storia, eppure sono i tessitori segreti
del meglio, i legislatori sconosciuti del
mondo. E un capovolgimento radicale
di valori che non concede mezze misure: o Gesù ha sbagliato o ci sbagliamo
noi e il nostro mondo. Le nove beatitudini sono nove lineamenti del volto
di Gesù. In esse racconta la sua vita,
narra del cuore nuovo sognato dai
profeti per ogni uomo, dice che così
lui ha vissuto: povero, da ricco che
era, mite, pacifico, affamato di giustizia, con occhi tanto puri e limpidi da
vedere tracce di Dio dovunque e segni
di bontà dentro ogni peccatore, perseguitato e misericordioso, perseguitato
e crocifisso. Ma poi, proprio per questo, è il Risorto, e il Regno è suo, eredita la terra, è Figlio di Dio, vede Dio, è
il Consolato che sa consolare.
Buona Pasqua dai vostri Parroci
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ontagna
Nostra
ricordi del passato
a cura di Paolo Labati
Dai Bollettini parrocchiali del tempo.
1951
Abbiamo visitato sette presepi costruiti
nelle famiglie. E’ stato giudicato migliore
e premiato quello preparato da Mocellin
Giuseppe ai Folli. Degni pure di nota
quelli delle famiglie Scaramuzza e Cassola
6 gennaio
E’ stato pubblicato il nome delle tre nuove massare della Chiesa. Sono: Ferrari
Angela, Moia Lucia e Bellucci Anna. Auguriamo loro buon lavoro. Priora resta
Labati Monteverde Luigina.
20 gennaio
I giovani del Circolo hanno festeggiato
il loro patrono, San Sebastiano. Al mattino hanno assistito, in gruppo, alla S.
Messa, e alla sera hanno fatto un po’ di
festicciola nella loro sede. Festicciola di
famiglia, culminata in una cena preparata da loro. Unico incidente: la polenta,
per quanto grande, risultò un po’ scarsa,
non solo per il formidabile appetito dei
soci, ma anche per la formidabile bocca
di Giovanni (uno dei cuochi) il quale, a
forza di assaggiarla, se ne sbaffò via un
buon terzo prima ancora che fosse cotta.
Ah, quel Giovanni! Ma sembra che gli
amici, per la prossima occasione, pensino di mettergli la museruola…
1961
Novello Sacerdote
6
La vigilia di San Giuseppe verrà consacrato il Rev. Don Amerio Ferrari, figlio del cav. Benvenuto di Centenaro.
Il novello Levita è alunno dell’Istituto
Cristoforo Colombo fondato da mons.
Scalabrini per l’assistenza agli emigrati.
Mentre formuliamo i voti di un fecondo
lavoro sacerdotale, Gli assicuriamo un
particolare ricordo nelle nostre preghiere di questi giorni.
Concittadini che si fanno onore
Il dott. Luigi Tassi è stato eletto Sindaco
di Fiorenzuola. Al giovane e novello Sindaco i più fervidi voti augurali da parte dei Ferrieresi tutti. La giovane Enrica
Poggi alunna del Liceo Classico di Piacenza ha ottenuto una delle borse di studio messe a disposizione dalla Famiglia
Piasinteina di New York per gli studenti
più meritevoli. Tra i dirigenti della Famiglia Piasinteina di New York c’è anche il
ferrierese Ramponi Lorenzo.
1971
In pochi giorni, oltre un metro di neve
ha creato un vero disagio. Chi ne ha fatto più di tutti le spese, purtroppo, è stato il M. Rev. Don Giovanni Raggi di San
Gregorio, che dovendo essere ricoverato
d’urgenza all’ospedale per un sopraggiunto malore, ha dovuto essere portato
a valle, di notte, dalla “campagnola” dei
carabinieri, giunti, dopo non poche peripezie. Molte strade hanno dovuto essere
aperte con pale meccaniche perché gli
spartineve non ce l’hanno fatta. Il sig.
Giovanni Toscani, con la moglie, è rimasto bloccato per qualche giorno nel suo
albergo, situato alle pendici del monte
Armano. E’ stato liberato con l’aiuto di
una ruspa. Rompeggio e Pertuso sono
rimasti isolati completamente per quasi
una settimana.
ontagna
Nostra
Dai ricordi di Pellegrino Cavanna
D
urante il periodo della guerra, e precisamente dopo l’otto Settembre 1943, a
poco a poco le montagne del nostro Comune furono teatro di episodi bellici
alcuni tragici, altri meno ma comunque sempre carichi di tensione, di paure, di ansie.
Uno di questi, è il seguente:
I Partigiani avevano catturato dei fascisti e li avevano alloggiati nell’Oratorio di Pertuso senza dar loro da mangiare. Le donne del paese, (le resdure) saputo che vi erano
dei poveri cristi rinchiusi nell’oratorio, si consultarono e avuto il permesso dai partigiani, presero un lungo bastone (basero), vi infilarono il manico di una grossa pentola (u ramè du furmaiu) e quando fu l’ora di cena, bussarono alla porta di casa di ogni
famiglia per raccogliere un po’ di cibo per quei disgraziati, che lontani da casa, dalla
famiglia, erano alla mercé di avversari che la sorte aveva fatto incontrare e scontrare.
La molla che fece scattare in quelle donne il desiderio di sfamare quei prigionieri fu
il pensiero dei loro figli lontani che prigionieri di tedeschi e russi, forse avevano bisogno di una minestra calda così come quei poveri fascisti prigionieri dei partigiani
avevano necessità di mangiare, e sopratutto di un trattamento cristiano.
Ma ritorniamo al nostro racconto:
Alla fine del “GIRO” il pentolone conteneva: minestra di tutti i tipi, polenta, patate,
riso, pane bianco, pane di segale e altro ancora. Tutto donato con il cuore. Successivamente questo ‘intruglio” venne allungato con abbondante acqua e fatto ribollire
per servire una ciottola di “MINESTRA” a quei figli di mamma che DIO, attraverso le
pie donne di Pertuso NON AVEVA ABBANDONATO!
Pellegrino
Solaro, 28
dicembre
2002: festa
per Elisa
maggiorenne
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ontagna
Nostra
Chiesa e Mondo
Perchè la Pasqua viva in noi
P
8
asqua, bella parola dal suono pieno
e dal semplice significato di “festa”.
Pasqua di resurrezione = festa di resurrezione.
Resurrezione = rinascita, rialzarsi,
rinnovarsi, non lasciarsi sopraffare.
Ed ecco la Pasqua, celebrata come Santa Pasqua di resurrezione, diventare un
monito per l’uomo. Gesù non chiede
festeggiamenti, non è questo che vuole. Vuole amore vero, quello che spontaneamente ascolta per comprendere e
non dimentica. Siamo certi di ascoltare
e comprendere o non piuttosto di ‘assecondare’ quel che da bambini ci è stato
insegnato per aver garantito un posto, se
non proprio in Paradiso, almeno in purgatorio? Ci vuole altro!
Se Dio ha mandato il proprio figlio sulla
terra, “tra gli uomini” per combattere le
ingiustizie, a rendersi artefice di una rivoluzione affatto silenziosa ed immobile
(se pur pacifica), a pagare con la vita per
la stessa: ebbene penso che qualcosa in
più dagli uomini si aspetti.
Oltre ai festeggiamenti per “la resurrezione del figlio” credo attenda di poter
festeggiare “l’insurrezione di ogni figlio”
contro le ingiustizie, le ipocrisie, le discriminazioni sociali, economiche, politiche, razziali e religiose, anche della
nostra, modellata nei secoli e che purtroppo sento tanto lontana dall’amore
che l’ha originata. Quell’Amore era rivolto all’uomo (ad ogni uomo) che allora
come oggi è ad immagine e somiglianza di Dio. “Non fare agli altri quello che
non vorresti fosse fatto a te”.
Non può esistere amore per Dio senza
attenzione per l’essere umano e la società che è specchio del nostro vivere,
delle nostre eventuali mancanze e della
nostra indifferenza alle stesse.
‘ Ama il prossimo tuo come te stesso ‘.
Prossimo= vicino: il vicino trovato morto
in casa dopo settimane o il senza fissa
dimora assiderato dormendo in strada o
l’immigrato in cerca di una vita migliore
ma senza un tetto ne’ un lavoro, o la
persona che conosciamo da sempre, che
ogni giorno guardiamo ma non vediamo più , disabituati a cogliere i bisogni
degli altri, le richieste di aiuto espresse
o mute. Più facile sistemare la coscienza
con qualche offerta. Più comodo, non
sbagliato, ma lontano dall’essere cristiani. Sono portata a pensare ci sia poco
da festeggiare e molto da riflettere.
Non possiamo desiderare e sperare un
mondo migliore senza prenderci l’impegno faticoso del vedere bene in noi e
oltre noi stessi.
C’è una vecchia canzone di Guccini,
cantata anche dal gruppo dei Nomadi,
dal titolo - Dio è morto -. A chi come me
è convinto che anche la musica possa
essere preghiera e incontro ne consiglierei l’ascolto di tanto in tanto.
A me piace molto, aiuta a ricordare che
il vivere va oltre la nostra piccola e preziosa realtà e che questa non esula dal
mondo, vi è immersa. Auguro a noi tutti un’intima pasqua d’insurrezione per
condividere appieno il senso della Santa Pasqua di Resurrezione.
Alzare la testa e osare la speranza!
Paola Carbone
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Nostra
Libertà religiosa via per la Pace
S
i concludeva così il messaggio che
il Papa Benedetto XVI aveva lanciato per il primo anno per la “giornata
mondiale per la Pace”.
Per libertà religiosa si intende il diritto
– dovere di godere la libertà nel professare la propria religione. E’ un diritto umano fondamentale come il diritto
alla vita- casa – lavoro, ecc. E’ un diritto
violato in molti stati del mondo, dove
una maggioranza crede di avere il diritto
di negare la parità dovuta ad ogni essere e così persecuzione, discriminazioni,
atti di violenza e indifferenza scatenano
guerre, odi e rancori. Ciò non giustifica
noi cristiani di fare. Anche i nostri fratelli
mussulmani in Italia esigono le loro moschee. Ma i loro governi, dove religione
e potere politico sono la stessa cosa impediscono la Chiesa nei loro paese, difficile convivenza, il che non giustifica noi
cristiani a fare altrettanto.
Nel nostro mondo occidentale tante persone “libertà religiosa” la intendono
come libertà dalla religione, libertà dalla
fede che loro ritengono essere un peso
da scrollarsi di dosso. Diventa così una
libertà “senza fede”, a volte contro la
fede. Anche questo è un diritto che va
rispettato perché non venga sbandierato per negare il sacrosanto diritto di chi
vive la fede perché ci crede.
Forse il rischio maggiore dei nostri tempi
è “l’indifferenza”, non solo sul fatto religioso, l’apatia verso una fede che invece
richiede impegno costante e coerenza.
Cambio di guardia nella Curia piacentina
Cambio della guardia nella nostra Curia
piacentina: a mons. Lino Ferrari, quale Vicario generale, è subentrato mons.
Giuseppe Illica. Classe 1953, originario
di Besenzone, prete dal ’78, mons. Illica
dal ’99 è parroco di Castelsangiovanni.
Dall’87
al ’99 è
stato missionario
diocesano in
Brasile a
Picos.
Mons. Lino Ferrari, che ringraziamo
per i tanti servizi pastorali svolti nella
nostra zona, subentra a mons. Illica nella guida della parrocchia di Castelsangiovanni.
Ad entrambi i nostri auguri e le nostre
preghiere
perchè
continuino
a
svolgere
al meglio i
nuovi incarichi loro assegnati.
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ontagna
Nostra
Padre Amerio Ferrari di Sangarino
Giornate di festa nella missione cattolica italiana belga
per il cinquantesimo di sacerdozio e di celebrazione della prima Messa
P
adre Amerio Ferrari, ha festeggiato sabato 19 marzo
u.s., nella missione cattolica
italiana belga di “La Louvière” i
cinquant’anni di sacerdozio. Il
religioso centenarese è stato
ordinato a Piacenza dal vescovo del tempo mons. Umberto
Malchiodi il 18 marzo 1961 ed
ha celebrato la prima messa il
giorno successivo, festa di San
Giuseppe, nella parrocchia cittadina del Corpus Domini.
Dal 1996 vive ed opera in Belgio nella Comunità dei Padri
Scalabriniani ed è responsabile di “La Louvière” che comprende le chiese di vari distretti.
Padre Amerio vive a pochi chilometri da Marcinelle, dove l'8
agosto 1956 il Belgio venne
scosso da una tragedia senza
precedenti. Un incendio scoppiato in uno dei pozzi della
miniera di carbon fossile del
10
Bois du Cazier, causò la
morte di 262 persone di
dodici diverse nazionalità, soprattutto italiane.
Gli Amici della Missione
lo hanno festeggiato nel
contesto della festa di San
Giuseppe. Da Piacenza
hanno raggiunto in Belgio padre Amerio alcuni
fratelli e altri famigliari
per portare al festeggiato
il calore e l’affetto della
grande famiglia Ferrari e dell’intera comunità
dell’alta Valnure. Anche
il parroco di Ferriere don
Giuseppe Calamari (che
attualmente svolge anche il servizio religioso
a Centenaro), interpretando il desiderio interparrocchiale ha inviato
a padre Amerio un telegramma di felicitazioni.
Paolo Labati
Belgio, 19 marzo 2011: cinquantesimo - Sangarino, agosto 1986, con i famigliari
ontagna
Nostra
Missionario scalabriniano da 50 anni
La sua vita
Amerio Ferrari nasce a Centenaro il 13 febbraio 1933 da Benvenuto e Mariani Luigia.
A soli 13 giorni di vita viene battezzato nella
chiesa della frazione. Fino al 1946 frequenta la scuola a Guerra (che raggiunge ogni
giorno a piedi dalla propria abitazione di
Sangarino), ne completa gli studi di grado
inferiore. Nel settembre dello stesso anno intraprende gli studi nei Seminari di Bassano
del Grappa, Rezzato e Cermenate, passando
nel 1954 a Crespano del Grappa per il noviziato. Il 20 settembre 1955 emette i primi
voti e il 4 ottobre 1958 fa la professione perpetua ricevendo a Piacenza gli ordini minori e maggiori. Il 18 marzo 1961 viene ordinato sacerdote dal vescovo mons. Umberto
Malchiodi e il giorno successivo, festa di San
Giuseppe, celebra la prima messa nella parrocchia cittadina del Corpus Domini. Infatti
in città, nella vicina via Inzani si era trasferita la famiglia.
Ritorna nella chiesa dove aveva ricevuto i
primi sacramenti e accolto in modo festoso
dalla popolazione, attorniato dai genitori, dai fratelli e da tanti parenti, celebra la
prima messa a Centenaro il 29 giugno dello
stesso anno, festa di San Pietro Apostolo.
Seguendo lo spirito e la sua scelta missiona-
ria, fu subito destinato in Francia, in qualità
di assistente nella missione cattolica italiana
a Parigi, nell’11° Dipartimento, in Rue de
Montreuil.
Sempre con funzioni di assistente passa nel
1964 in Belgio a Marchienne au Pont.
Dopo l’anno di aggiornamento trascorso a
Roma, nel 1967, ritorna in una nuova parrocchia francese, il primo anno come cappellano poi come parroco a Carrière sur Seine,
vicino a Versailles. Vi rimase per 12 anni.
Nel 1979 fu nominato parroco dell'altra missione italiana, sempre a Parigi, in Rue Jean
Goujon, nella prestigiosa e centralissima
sede sui Campi Elisi. Conosce e aiuta tantissimi emigrati della Valnure celebrando matrimoni, battezzando bambini e ascoltando le
necessità di ognuno. La chiesa della missione
è la “tappa” ufficiale per le autorità italiane
che raggiungono la metropoli francese. Nel
1983 (5 e 6 febbraio) partecipa alle cerimonie di gemellaggio fra la comunità dell’alta
Valnure con Nogent sur Marne.
Dal 1996 opera, come riferito, a Marchienne au Pont (Belgio) quale responsabile della
missione cattolica italiana di “La Louviere”
e dintorni. Il 4 agosto 2002, a Bobbio, l’Amministrazione Provinciale con l’Associazione “Piacenza nel
Mondo” ha premiato padre Amerio, quale “emigrato illustre”.
Padre Amerio
accolto a Centenaro per la celebrazione della
prima Messa.
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Nostra
Padre Nostro e Missione Popolare
C
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ontinua la missione popolare iniziata lo scorso anno per aiutarci a capire il significato
del nostro battesimo che ci rende fratelli nel cuore di Gesù il quale ci vuol bene
così come siamo: con le nostre debolezze, i nostri fallimenti, le nostre delusioni, le nostre
gioie e i nostri dolori. Quest’anno la missione ci invita a riflettere sul significato del PADRE
NOSTRO e delle BENEDIZIONI.
Quando Gesù ha insegnato il Padre Nostro agli apostoli che Gli avevano chiesto “Signore
insegnaci a pregare”, ha pensato anche a noi, presenti nel Suo cuore e nei Suoi disegni
fin prima della nostra nascita.
PADRE NOSTRO: non solo mio o solo tuo: ma nostro, di persone ugualmente amate che
, accomunate dall’Amore dello stesso Padre non devono mai sentirsi sole nell’impegno di
credere e vivere il Vangelo anche quando indica scelte scomode, quando chiede di uscire
dall’egoismo, dalla chiusura di visioni personali, per aprirci all’altro che merita attenzione,
rispetto, amore. La presentazione del Padre Nostro, raccoglie in un libretto un insieme
di invocazioni e di benedizioni su tre parti:
PADRE NOSTRO - VENGA IL TUO REGNO - LIBERACI DAL MALE.
Ogni parte impegna personalmente chi prega in un colloquio con il Signore. La benedizione prima ancora di una richiesta al Padre Nostro esprime un gesto di benevolenza
da parte di chi prega:
Benediciamo il Padre per i genitori
Invochiamo benedizione dal Padre sui genitori
Benediciamo il Padre per i testimoni del bene
Invochiamo benedizione dal Padre sugli educatori.
Benediciamo il Padre per il lavoro
Invochiamo benedizione dal Padre su chi cerca lavoro.
Le diciotto preghiere sono impostate sul significato della Benedizione, tanto che il libretto è anche chiamato: Libro delle Benedizioni
Il verbo benedire, anche nella definizione letterale del vocabolario, assume due significati : uno rivolto all’uomo che “dice e augura bene, loda, esalta, ricorda con amore e
gratitudine; l’altro rivolto a Dio “che aiuta, custodisce, elargisce grazie”.
Alle preghiere seguono i Salmi per benedire e per ricevere benedizioni, le preghiere per
la benedizione della famiglia nella casa e infine l’Angelus in latino e in italiano.
Sarebbe bello parlare insieme del Padre nostro per riscoprire il valore di tanti gesti che le
nostre mamme facevano senza sapere di benedire: il segno di croce sul bambino appena
nato, l’abbraccio con una medaglietta della Madonna infilata nel taschino del figlio che
emigrava, che partiva per il servizio militare o della figlia che andava a “servire”. Gesti
accompagnati da una lacrima asciugata in fretta, per non rattristare chi partiva, donavano
una benedizione. Benedizioni dei padri quando, con lo sguardo sul campo appena seminato, si asciugavano il sudore e accettavano la fatica che procurava il pane quotidiano
alla famiglia. Benedizioni per offese e torti ingiusti perdonati, per fatiche donate nell’accettazione silenziosa per la pace in famiglia.
Anche la nostra vita è intessuta di tante benedizioni: quelle di persone che si dedicano
con amore ad assistere ammalati e anziani, di giovani volontari che salgono sull’ambulanza confortando e benedicendo, di giovani che impegnano le domeniche per valorizzare
il nostro territorio nell’incontro con tante persone. Potrei continuare con una lunga lista.
ontagna
Nostra
Dobbiamo incontrarci nelle nostre case, oltre che nelle chiese, per riscoprire insieme le
tante benedizioni che doniamo e che riceviamo.
“E bello pensare di non avere soltanto un Vangelo da annunciare, ma anche (soprattutto ?) un Vangelo da andare a cercare in giro, dove già c’è, nel fratello che lo vive senza
saperlo, nelle persona che impara ad ascoltare senza pretendere di insegnare nulla, nelle
relazioni che continuo a costruire e sostenere, nei gesti di carità disinteressata che mi
vengono offerti e che provo a restituire” (Dal libro- Mendicanti del Vangelo- di Davide
Caldirola.parroco nelle periferia di Milano)
Se provassimo anche noi a programmare incontri per scoprire insieme le benedizioni da
dare e da ricevere?
Sarebbe un modo per riscoprire valori che già possediamo e per portare anche sulla nostra montagna il messaggio della missione.
Dina
MISSIONE POPOLARE
E’ bello sfogliare i vari giornali e vedere articoli sull’apertura del secondo anno di missione popolare. Peccato poche persone sappiano cosa si propone e, di questo, quanto riesca
a realizzare. Insomma, ai più appare come qualcosa chiusa su se stessa, più per addetti ai
lavori che popolare, quasi astratta.
Gesù si isolava ma poi scendeva tra la gente e il suo isolarsi non era un concentrarsi su se
stesso e i suoi apostoli, era magari un concentrarsi sulla strada da percorrere tra e per ogni
uomo. Non aveva paura. L’impressione è che la Chiesa e con lei molti, troppi cristiani, la
paura l’abbiano. Di cosa? Forse di un mondo che non conoscono più? Sarebbe terribile! Il
mondo con il suo girare non ha escluso nessuno.
Chi è rimasto immobile c’è rimasto per sua scelta, escludendosi volontariamente, consapevolmente o no e nell’estraniarsi, nel non condividere c’è poco di Cristo.
Quindi non può essere questo, mi dico. Allora cosa? Forse mancanza di coraggio, forse il
soffio dello spirito (che su alcuni soffia veramente forte) arriva troppo debole sulla maggior parte di noi? O forse siamo troppo presi da noi stessi per preoccuparci di cosa soffia,
di ascoltare, guardare e pensare come impiegare quel soffio che non deve rinfrescare ma
essere vita. Ho letto un titolo “Missione popolare: un atto di coraggio”.
Ho pregato il Signore di aiutarmi a comprenderlo, non è servito. Forse anche Lui si sta
chiedendo cosa ci sia di coraggioso nel leggere, commentare e riflettere la Sua parola.
Forse Lui da tempo si sta anche chiedendo quando gli daremo atto dell’insegnamento
ricevuto. Lo hanno capito don Milani, don Bosco, don Camara, don Bello, don Gallo, don
Mazzolari, don Scalabrini ( i primi che mi vengono in mente) facendosi carico di ogni
problema sociale.Perché solo pochi hanno provato a uscire da se stessi andando verso gli
altri? Perché hanno dovuto combattere per fare ciò che avrebbero dovuto essere spinti e
sostenuti nel fare. Perché?
Il soffio: tenuto a freno, quasi osteggiato! “La luce del mondo, il sale sulla terra”
Se si continua così, la luce (ormai flebile) diverrà buio e del sale resterà solo l’amaro.
L’amore che Gesù ha portato non era sublimazione ne’ filosofia. Non ha voluto far di noi
spirito, ha fatto se stesso carne, ha indicato valori universali per una società umana giusta.
Non lo ha fatto tra le mura della sua casa, dove più serviva Lui andava, andava e servi-
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ontagna
Nostra
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va. Parlava con Dio, pregava e chiedeva il perché delle cose ma agiva nel sociale con
un’ampia visione dell’intera umanità. Vorrei tanto che la missione fosse questo: concreta
attenzione al mondo, alla città, al paese, alla strada, all’uomo, a tutto ciò che è vita reale:
il dono più grande che su questa terra Dio ci ha fatto. Qui siamo e qui dobbiamo servire.
Scrolliamo di dosso l’imbracatura stagna e limitante, torniamo all’origine della parola, del
soffio, di noi stessi. Cerchiamo gli altri e non aspettiamo di essere cercati, tutti abbiamo
bisogno. L’essere umano è fragile in un mondo al quale ha dato un’impronta sbagliata,
non a causa delle differenti fedi religiose o dei tanti scandali di vita privata (inezie). Siamo ancora al vitello d’oro e tutti noi si sta a guardare, ma se da uomini dobbiamo pregare
o sperare, da cristiani non ci possiamo esimere dall’agire per cambiare le cose.
Sono cristiana, profondamente cristiana ma sicuramente non da portare ad esempio.
Ammetto di andare a Messa non più di 15-20 volte l’anno e di prendere la Comunione
nemmeno la metà di queste.
Ammetto di pensare a tante cose che potrei fare ma di fare ben poco, anzi, ammettere
queste cose è forse l’unica cosa che faccio. Ma ammettere le proprie mancanze è un atto
di dolore dettato dal cuore per sfuggire l’occasione prossima del peccato: il cinismo. E’
un Padre nostro per non cedere alla tentazione: l’indifferenza. Questi sono i veri peccati
di oggi, eppure non si denunciano e non turbano, non scandalizzano. La parola solidarietà è stata sminuita, sminuendo così l’uomo e la sua dignità.
Solidarietà è farsi carico, è comunanza con altri. Ho la brutta impressione che nel corso
dei secoli la Parola abbia perso sempre più il significato originario, se così fosse è di
questo dovremmo preoccuparci e parlare. Che a passare più facilmente nella cruna di
un ago sia un cammello o una fune (piuttosto che un ricco) cambia poco al senso della
frase, allora come ora. Ma non tutto è così.
Rileggiamo con l’attenzione sul presente ciò che Gesù disse, è attuale e precorre ancora
i tempi, ora come allora. Ma noi, siamo attuali?
Se Cristo tornasse sulla terra, oggi come allora verrebbe deriso e considerato un sobillatore. Oggi come allora sarebbe additato come pazzo. Oggi come allora a seguirlo ci
sarebbero uomini, ragazzi e donne che hanno abbandonato la propria casa e la famiglia.
Tutto questo per Amore, lo stesso che predichiamo da oltre 2000 anni ma probabilmente
ancora non abbiamo compreso nella sua pienezza. Giudicheremmo Lui un folle, le donne al seguito “delle poco di buono”, i discepoli adulti “dei disgraziati che hanno abbandonato la famiglia” e i ragazzi “delinquentelli scappati da casa”. Noi che ci dichiariamo
cristiani, siamo sicuri di saper amare? Di riconoscerLo nell’essere umano davanti a noi o
non piuttosto solo in noi stessi? Oggi come allora è rinnegato, continuamente.
Mentre scrivo, a Mirafiori stanno facendo lo spoglio del referendum.
Scannamento politico tanto, ma solidarietà? Sembra il problema sia solo loro, loro che
veramente sono stati chiamati a un atto di coraggio! Sono poco preparata, in ogni cosa,
ma pensavo il Concilio Vaticano II° avesse indicato una strada precisa da percorrere. Cito
testualmente: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei
poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le speranze, le tristezze e le
angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco
nel loro cuore” – 1319
Tanti laici e tante associazioni da loro costituite s’impegnano con questi stessi princìpi.
Laici e anche atei, persone che non vanno a Messa e rifiutano l’Eucarestia ma quale e
ontagna
Nostra
quanta Comunione vivono, che grande insegnamento d’Amore donato, gratuito, a perdere. Lo stesso di Gesù! Esattamente come nella politica, anche nella Chiesa manca coerenza e il risultato non può essere che l’allontanamento da entrambe, con buona e maggior
responsabilità della seconda. Non vogliatemene se la coscienza mi ha imposto reazione
anziché un silenzio dovuto alla rassegnazione, sarebbe stata complicità e non la può accettare.
Paola Carbone
Gli alunni delle scuole premiati per i loro presepi
I
bambini delle scuole locali (Elementari e
medie) hanno presentato nel periodo natalizio un loro lavoro consistente nella creazione di sette presepi realizzati con diverse
tecniche e materiali. L’occasione di far conoscere questo loro “sforzo” creativo è stata
la festa dell’Immacolata Concezione, compatrona di Ferriere e festeggiata lo scorso
otto dicembre. In
quella occasione
i giovani studenti
erano accompagnati dal dirigente scolastico
Luigi Fogliazza,
dalla responsabile della sede
di Ferriere Elena
Bocciarelli, dalla coordinatrice
della scuola ma-
terna Maria Luisa Zanellotti e dall’insegnante
di religione Arevalo Zaida. I presepi, posti ai
piedi dell’altare, sono stati oggetto dell’attenzione e dell’ammirazione dei fedeli e sono
rimasti esposti sino a domenica scorsa, vigilia della ripresa dell’attività scolastica. Al termine della Messa le insegnanti Bocciarelli e
Zaida, unitamente al parroco don Giuseppe
hanno voluto “premiare” i
giovani
artisti con
la consegna di un
diploma
di merito.
Mercoledì 18 maggio 2011
Gita interparrocchiale Alta Valnure
Santuario Madonna del Sangue - Val Vigezzo
Prenotazioni:
Tabaccheria Calamari - Ferriere (0523 922385) - Edicola Roffi - Farini (0523 910180)
15
ontagna
Nostra
radio libera
Spazio dei lettori
Montagna, la prospettiva non può essere solo il lupo.
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L’inverno, con la neve, i suoi silenzi, ci
porta a riflettere sulla realtà che ci circonda: ogni anno in questo periodo ci
rendiamo conto di quante persone vivono ancora in queste montagne del Comune di Ferriere, di quante case restano
chiuse per periodi sempre più lunghi.
Sappiamo tutti che l’abbandono della
montagna ha avuto inizio parecchi anni
fa, ma ora sta dimostrando il suo volto
più duro: basta una nevicata abbondante
ed il ghiaccio ed aumentano i disagi sia
per gli anziani, sia per chi si deve recare
al lavoro o a scuola e per tutti coloro
che devono raggiungere la città per assistere un famigliare all’ospedale. Tutti
conoscono questi problemi, la parte più
difficile è proporre e realizzare soluzioni concrete. Fino ad ora ha prevalso la
teoria del tirare a campare: aspettare, far
finta di niente, prima o poi qualcosa può
cambiare qualcuno ci penserà.
Ci rendiamo conto che questi atteggiamenti hanno accentuato un forte individualismo, si è perso il senso comune di
appartenenza ad un territorio, ciascuno
guarda al proprio orticello e (tanti) dei
problemi se ne lavano le mani.
- L’importante che la strada sia sgombra
dalla neve in quei pochi giorno delle feste natalizie.
- L’importante che ci sia l’acqua potabile
nella settimana di Ferragosto.
- L’importante che venga svuotato il cassonetto nella settimana di vacanza.
- L’importante che ci siano le feste condensate nei 20 giorni d’agosto.
- L’importante che ci siano i funghi nel
periodo giusto delle feste.
- L’importante che ci sia il bar o il circolo
aperto quando interessa.
- L’importante che ci siano i negozi, i
servizi, il più possibile efficienti nel periodo estivo quando il caldo in pianura diventa insopportabile (anche con il
condizionatore).
E poi (dopo i primi temporali), verso la
fine di agosto, smaltita la sbornia della
vacanza, la nostra montagna si svuota,
non è più attraente, il paesaggio rimane
bellissimo, ma il richiamo della città, delle sue luci, delle sue comodità, dei suoi
impegni è molto più forte.
Si pensa allora al ritorno dell’anno successivo (sempre che tutto vada bene),
sia per la salute, sia per i figli che spesso
scelgono mete turistiche più alla moda.
In questo contesto è sempre più difficile garantire i servizi sul territorio sia
da parte degli imprenditori privati, vedi
piccoli negozi, bar, trattorie, artigiani, sia
per l’Amministrazione comunale. I costi
fissi incidono tutto l’anno (in particolare
in inverno), bisogna trovare delle soluzioni: non voglio entrare nella polemica
delle pale eoliche, poiché conosco poco
la materia, ma in un momento storico
come questo in cui ci stiamo avviando
verso un sistema di tipo federale, in cui
ogni territorio deve cercare di valorizzare le proprie materie prime e potenzialità, bisogna uscire (a mio parere) dal vicolo cieco del no a tutto, per principio, a
quello che viene proposto per risolvere
almeno in parte i problemi della nostra
zona. Tutto deve essere proposto e rea-
ontagna
Nostra
lizzato nel massimo rispetto delle leggi,
vanno discusse e trovate le migliori soluzioni; però non si può dire alle persone
che ancora credono e che ogni giorno
fanno sacrifici per il proprio territorio
(siano essi residenti o turisti) che l’unica prospettiva è un territorio dove può
rimanere solo il lupo poiché per l’uomo
non c’è più prospettiva. La montagna ha
valore quando le persone ci possono vivere con dignità integrate con l’ambiente e quindi possono accogliere i turisti
con vero senso di ospitalità. Se ciò non
sarà possibile continueremo ad invidiare le montagne del Trentino o della Val
d’Aosta, dove tutte le potenzialità del
territorio (vedi centraline idroelettriche,
vedi energie alternative, vedi impianti di
risalita, vedi agricoltura biologica) sono
valorizzate al meglio per le persone che
ci vivono, mentre noi continueremo a
guardare il loro progresso come ad un
treno che da noi non si fermerà mai.
Bergonzi Maria Nora
Società Pesca Sportiva “Acque del Comune di Ferriere”
L
a neonata società di pesca sportiva
comunica le date delle due manifestazioni di pesca che grazie alla collaborazione e all’aiuto del Comune di Ferriere, si terranno, il 15 maggio, in Nure , il
27 agosto in Aveto.
La società costituita con atto registrato
all’ufficio delle entrate dove risulta regolarmente iscritta col nome di S.P.S.
“ACQUE DEL COMUNE DI FERRIERE”,
è provvista di un regolamento, ed affiliata all’ARCI Pesca.
La società è nata grazie ad un gruppo di
persone del paese con l’intento di rilanciare il settore pesca nel nostro comune.
Oltre alle manifestazioni indicate, la società si sta interessando del vivaio di
Canadello, dove Piero, da anni segue la
produzione di avannotti. I suoi consigli
e la sua esperienza si stanno rivelando
preziosissimi e chissà che con l’impegno
di tutti non si possa migliorare il silenzioso e considerevole lavoro che Piero
ha condotto sino ad ora.
La neonata società ha tante idee e voglia
di fare, non sarà facile, ma siamo convinti che troveremo validi aiuti. A breve
ci saranno le semine di avannotti di trote
e se qualcuno volesse dare un’aiuto, ne
avremmo solo piacere.
La società inizia una campagna di tesseramento per l’anno 2011, indispensabile per sostenere le iniziative programmate e più siamo meglio è. Da parte
nostra ci attiveremo per cercare di fare
più tessere possibili spiegando quanto
fatto e quanto si cercherà di fare. Buona
Pesca a Tutti.
Il comitato direttivo
Per informazioni:
Lanfranchi Sergio 331 6419169
17
ontagna
Nostra
Paolo Barbieri confermato alla guida della Croce Azzurra di Ferriere
B
en 170
s o n o
stati
gli
iscritti che
hanno partecipato
alla votazione per il
rinnovo del
consiglio
direttivo
della Croce
Azzurra di
Ferriere. A
norma di statuto gli eletti hanno quindi
proceduto alla distribuzione delle cariche confermando alla guida dell’associazione il presidente uscente Paolo Barbieri sul cui nome si sono concentrate
anche le preferenze di oltre il 93% dei
votanti. Alla vice presidenza è stato chiamato Alessandro Mainardi che ha anche
il compito di responsabile della qualità
dei servizi. Stefano Boeri è nominato Di-
rettore tecnico /
Responsabile
attrezzature
sanitarie
coadiuvato dal
responsabile
tecnico Carletto Barbieri. Segretario è Francesco
Spotti,
vice Francesco
Bergonzi che è
anche responsabile del vestiario. A Lucia Bocciarelli l’incarico di
cassiere-economo; a Lisa Draghi la direzione dei servizi e a Stefano Scaramuzza la responsabilità della sede. L’equipe è
completata dal direttore sanitario dottor
Simone Bernieri. Sono stati inoltre eletti
sindaci revisori dei conti : Alan Candeli
(responsabile formazione), Mirko Bergonzi (co-responsabile tecnico), Oscar
Bergonzi e Gianni Carini.
Evviva i coscritti del 1975!
18
ontagna
Nostra
“Il Castello di Boli”
Svelati gli antichi segreti dell’Alta Valnure nel libro di Claudio Gallini.
D
alle poche rovine rimaste, l'autore
è riuscito a ricostruire l'intera storia di un maniero finora da molti sconosciuto, posto a Boli proprio dove il
fiume Nure riceve i due tributari Lavaiana e Lardana.
Il libro raccoglie inoltre copie di antichissimi documenti, mappe e atti di
sucessione del fortilizio, punto cruciale
delle faide e delle lotte famigliari che
avvenivano nella Val Nure medievale.
Un volume rivolto non soltanto agli
appassionati di storia locale, ma anche
agli amanti della nostra stupenda vallata.
conoscere aspetti storici di questa stupenda
parte dell'alta Val Nure che si diparte da casa
Cantoniera e sale verso il Lardana" Paolo Labati La Cronaca di Piacenza 19-12-2010
Troverete le altre recensioni complete
sul sito: www.coletta.altervista.org
"Un libro,scritto più col cuore che con la
penna, un documento che con il pretesto di
un castello, mette in luce alcuni episodi della storia dell’alta Valnure del 1400 e 1500.
Gallini si è preso la gioia di scartabellare, di
andare a cercare documenti per offrire un
libro che invito a leggere per conoscere la
nostra storia, l’ha fatto con la speranza che
anche gli enti pubblici si prendano a cuore
la ricerca delle nostre origini" Don Gianrico
Fornasari, parroco di Groppallo.
"Un giovane studioso di Farini, Claudio
Gallini, ha riscoperto tracce del Castello o
fortilizio di Boli fatto costruire dai Nicelli."
Gianfranco Scognamiglio Libertà 19-122010
"Gallini non è la prima volte che si avventura nel passato, già lo scorso anno con il
libro "Antico Borgo Coletta" ha voluto far
Il volume è disponibile presso le seguenti librerie:
FARINI: - Libreria Roffi Antonio, via Roma 36, Farini (PC), Tel. 0523 910180
FERRIERE: - Edicola Calamari Elena, Largo Risorgimento 11, Ferriere (PC), Tel 0523 922385
BETTOLA: - Edicola Malvicini Stefania, P.zza C- Colombo 76, Bettola (PC), Tel 0523 917800
PIACENZA: - Libreria Romagnosi Via Romagnosi 31/33 29100 Piacenza (PC) Tel. 0523338474
[email protected] (Effettua spedizioni).
19
ontagna
Nostra
Esperienza invernale per i nostri ragazzi delle scuole
S
i dice spesso: “ Chi trova un amico
trova un tesoro” e grandi e piccini,
mamme e papà, docenti e amici della
scuola primaria e secondaria di Farini e
Ferriere, hanno toccato con mano il vero
significato dell’amicizia.
Nei giorni 14 e 15 febbraio scorso hanno
vissuto, guidati dai maestri di sci Fulvio,
Massimo, Cesare e Claudio, l’esperienza
dello sci sulla pista Prato Cipolla.
Con la collaborazione di tutto il gruppo
di S. Stefano: dal sindaco, vice sindaco,
maestri sciatori, carabinieri, guardie forestali, ragazze della baita, amici degli
impianti di risalita e noleggio, personale
della pasticceria e dell’albergo, i ragazzi
hanno imparato ad amare questo sport
che per la maggior parte di loro era no-
vità…anche un po’ spaventosa.
I due giorni trascorsi fuori casa hanno
permesso ai nostri ragazzi di riscoprire,
tra le altre cose, anche le ricchezze delle
nostre montagne, luogo di divertimento, di iniziative per i giovani e non solo,
spinti dalla voglia di “risalire” sulla neve,
guidati da quello spirito montanaro della
scoperta, dell’avventura, del desiderio e
della novità. I ragazzi che hanno partecipato all’iniziativa, il Dirigente Scolastico,
le docenti Beatrice Brugnetti ed Elena
Bocciarelli e tutti i genitori presenti, si
sono stretti tenendosi per mano e con
un inno all’amicizia, e dall’alto di Prato
Cipolla hanno cantato con gioia, ringraziando tutti i collaboratori e urlando in
coro un arrivederci all’anno prossimo!!!
Un grazie a chi ha rinnovato l’abbonamento al Bollettino
Un grazie a tutti gli abbonati che ci hanno rinnovato la fiducia. Continueremo ad inviare il bollettino a tutti sino a giugno. Con il numero di settembre
sospenderemo l’invio a quelli “non in regola”. Ricordiamo, per chi desidera, gli estremi del conto intestato alla Parrocchia di San Giovanni Battista
di Ferriere.
Numero Conto corrente postale: 6212788
Per bonifico codice IBAN: IT-56-M-07601-12600-000006212788
Codice BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX
Italia: € 20,00 - Estero € 30,00
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N.B. Il versamento in Posta è soltanto per quelli che ricevono dalla posta.
ontagna
Nostra
Sono la tua bandiera, l’Italia, la tua Patria.
Onoriamo, come ha fatto tutta la comunità italiana nel giorno del 17 marzo, l’anniversario dell’Unità nazionale con uno scritto, trovato da Lucia
Moia Bergonzi e risalente ai tempi della sua fanciullezza.
Sono la terra, i monti, i mari, il cielo e
tutte le bellezze della natura che ti circondano, l’aria che respiri, il sangue di
chi è caduto nell’adempimento di un dovere o nel raggiungimento di un ideale,
per permetterti di vivere libero, la zolla
che ricopre i tuoi morti, la fede, l’amore,
il vibrante entusiasmo dei tuoi avi, la
fatica, l’affanno, la gioia di chi studia
e di chi produce con la mente e col braccio, il dolore, il sudore e la struggente
nostalgia degli emigranti, la tua famiglia, la tua casa ed i tuoi affetti più cari,
la speranza, la vita dei tuoi figli.
Ricordato a Ferriere l’ex Sindaco Giuseppe Caldini
Le parrocchie del territorio di Ferriere hanno ricordato nelle celebrazioni festive di domenica 27 febbraio l’ex Sindaco Giuseppe Caldini, scomparso
il 26 febbraio 1991. Nelle messe celebrate nelle diverse parrocchie si è voluto
ricordare una persona – come ha sottolineato nel capoluogo il parroco don
Giuseppe Calamari – che ha dedicato i 28 anni da primo cittadino, per il bene
della sua gente e per il progresso della sua montagna con la tenacia dell’alpino
e la generosità della fede. Ha poi sottolineato come tutti ancora oggi ci sentiamo orgogliosi di lui e la sua figura ci è più familiare di quando lo vedevamo
andare per le nostre strade o bussare con fiducia alla porta di quelli che potevano. A Cattaragna il ricordo è stato voluto dal locale circolo Anspi presieduto
da Gian Luca Cervini.
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ontagna
Nostra
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Lo scorso 15 Dicembre, ci ha lasciato Giovanni Cavanna di Coletta,
“Gianetu da Culëta”.
La valle piange un grande uomo, beneamato da tutti, una persona molto speciale.
Giovanni era conosciutissimo da Bettola
a Ferriere, da Mareto a Pione per la sua
attività di commerciante di bestiame e
di agricoltore, ma soprattutto per la sua
onestà e serietà, un uomo dove la parola
data aveva ancora un intenso significato.
Giovanni era affezionato alla sua terra, alle sue bestie, soprattutto alla sua
cavalla con la quale aveva un rapporto
quasi umano, una simbiosi molto particolare; Egli era avverso alle modernità
e non era raro incontrarlo fino a poco
tempo fa, nei campi adiacenti alla strada
con tanto di “rastlòn”, trainato, dalla sua
fedele cavalla bardigiana “Stella Dora”.
Dopo il lavoro, non mancava mai di ritrovare gli amici all’Osteria dal Piciòn di
Boli, da Piero a Le Moline ed un salto
anche dalla sorella Lucia a Cantoniera;
Un rito sacro che nemmeno le intemperie fermava, dopo le fatiche nei campi, il
ritrovo con gli amici davanti un bicchiere di vino rosso. La Valle gli volle riconoscere questi pregi anche durante le
celebrazioni in onore di S.Antonio Abate nel 1998 a Groppallo, quando ricevette, in sella alla sua cavalla, la medaglia
d’oro come cavaliere della Repubblica.
Classe 1915, subì le sevizie dei campi
di concentramento in Germania a Landsberg per ben due anni, ma riuscì a
tornare tra le braccia della sua amata
Maria, scomparsa poi nel 2006.
Con la perdita della cara moglie, Giovanni fu costretto a trasferirsi a Piacenza accudito dalle sue tre figlie, ma ogni
Domenica tornava sempre alla sua Coletta, davanti alla sua stufa in inverno e
sotto al portico in estate.
Caro Gianetto, la tua mancanza ha lasciato un grande vuoto, ma siamo sicuri
che dalla cima di Groppallo veglierai su
tutti noi, come una sentinella, proteggendo i cari e gli amici.
Giànetu, rocca da Camulèra
U me nòn, Castélfort dà Culëta.
Giànetu, rocca da Camulèra, acqua da Buràsca.
Cü fasulët in testa, u capèl o con sö la brëtta,
l’è séimpar elegànt, un Cavalìer e la so cavàlla.
Tutta la valä, u ciàma Giuvàn,
da ra Bëtra a Bärdi, da Piòn a e-Frèr.
In sal marcà d’invéran cùl pastràn,
all’ustària, al càd, coi amìs sincér:
Piciòn da Böri, Fràncu ad Casimurèn
Gigiòn so parènt e Pinu ad Tugnèn.
Dariòn ad fönd, Piròn de Murèn
Màriu ad Gaià e Càrlu u maslèn.
I bö sütta a lèsa, i tìran cù-u zü
Ad nàns, Giànetu con la furca in spàlla.
Al pòrta erba mëdga, lègna e rüd,
a pàia l’è prònta prù lèt da stàlla.
“O Mària sùm che, dàmm una màn,
gò un cavàgn ad gallët, tùt bei nustràn”.
“Oh Giànetu che bòn, i maiùm ista sira,
mè ho fàtt ar pàn, savìss che fadìga”.
Pës da Lardàna e spinarö de Ramé
vén da tòppia e tànt pàss a pé.
U gà mìa ad segréti, l’è una storia vèra,
Giuàn l’è un bagàì, una rocca da Camulèra.
Claudio Gallini
ontagna
Nostra
Ricordiamo su queste pagine
anche anche Cavanna Lorenzo
Lorenzo, 66 anni, era conosciuto
in tutti i comuni di Farini e Ferriere avendo lavorato per diversi anni
con l’impresa Marzaroli di Farini.
Era orgoglioso della sua Parrocchia di Boccolo Noce alla quale
non faceva mai mancare il suo generoso aiuto e la sua grande disponibilità. Era umile, cordiale e
sempre pronto a dare una mano
a tutti.
Farini: la Befana alla Casa Protetta
L
’arrivo della Befana alla Casa Protetta
ha chiuso le manifestazioni “natalizie”
iniziate il 19 dicembre con la festa degli
Auguri. Momento importante per la comunità anche la giornata degli anziani,
organizzata questa dall’amministrazione
comunale di Farini il lunedì precedente il Natale. In
tale occasione erano stati presentati,
come già era
avvenuto
a
Ferriere,
diversi “presepi”
costruiti
dai
bambini
di
tutte le scuole
del territorio.
Nel
giorno
dell’Epifania a
rallegrare la festa e far visita agli ospiti
sono stati soprattutto, oltre ai famigliari
e agli amministratori, un gruppo di ex
alpini che hanno voluto così consolidare
la tradizione di iniziare l’anno scambiando gli auguri a tutti i presenti. La giornata è terminata con torte, frittelle e altro
preparate
dalle volontarie di
Farini, dai
famigliari
degli ospiti e dalla
cooper ativa che
gestisce la
struttura.
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ontagna
Nostra
Ferriere
Grazie don Giuseppe
24
Sono passati vent’anni, da quando tu, caro
don Giuseppe, valicando il Tomarlo, proveniente da Borgotaro, hai fatto il tuo ingresso
nella parrocchia di Ferriere.
Era un po’ come ritornare alle tue origini, e
tutti sappiamo che non è mai facile: anche
il vangelo ricorda che nessuno è profeta in
patria!
Eppure tu sei riuscito ugualmente, e con il
bagaglio della tua esperienza vissuta tra il
Nure il Brasile e il Taro, ti sei speso in tutti
questi anni in un servizio umile e in un impegno quotidiano in favore di questa terra,
che è tra le più fragili della nostra diocesi.
E così sono stati vent’anni a lottare per i più
anziani, per i più deboli, per i più indifesi,
vent’anni a testimoniare di essere un fratello per le strade di tutti i giorni.
Grazie caro don Giuseppe della tua umanità e della tua amicizia!
In questi anni la gente è diminuita, i preti
presenti si sono ridotti a poco più di due su
tutto il territorio comunale. i bisogni sono
aumentati e ogni giorno c’è la necessità che
qualcuno testimoni l’amore di Cristo.
Don Giuseppe, tu sei sempre stato presente
accanto a tutti: ammalati, anziani, giovani, e anche a tutti quei ragazzi di ogni parte
del mondo che in questi anni sono passati
per Ferriere: una testimonianza, la tua, vissuta in trincea per il bene di tutti!
Vogliamo dirti che siamo contenti e orgogliosi di averti tra noi, come guida e pastore
delle nostre parrocchie e, anche se gli anni
passano e saresti già in età di pensione, noi
speriamo che il Signore ti conceda sempre
l’energia e la salute per continuare ad essere quella presenza bella e insostituibile per cui ti ammiriamo.
Grazie don Giuseppe!
ontagna
Nostra
Buona Pasqua!
V
ita e morte, principio e fine, nascita
e sepoltura, sono dei binomi che ci
spiazzano, ma che fanno parte della nostra esistenza. Il messaggio del Natale,
dove vita, gioia, pace sembrano le parole
d’ordine, subito il giorno dopo si celebra
il martirio di Santo Stefano. Il martirio
dei Santi innocenti, quasi per ricordarci
che sullo sfondo del Natale c’è sempre
la Pasqua con il suo mistero di passione, sofferenza, morte e risurrezione. Lo
stesso messaggio è ripetuto sette giorni
dopo quando Maria e Giuseppe portano
il bimbo Gesù al tempio ed il vecchio Simeone ricorda a Maria tutta la sofferenza
che le sta dinnanzi quando vedrà quel
figlio inchiodato su di una croce “una
lancia Maria ti trapasserà il cuore”.
E’ il martirio di tutta quella gente che in
un modo o nell’altro, dalle piccole cose
quotidiane a quelle più dure che la vita
ci riserva sono pronti a sacrificarsi nella
fedeltà al loro dovere per il bene degli
altri.
E’ il martirio di tanti ammalati di mali
inguardibili, giovani e meno giovani, che
si trovano negli ospedali, case protette e
I nostri bambini al termine della celebrazione festiva.
dei loro famigliari.
E’ il martirio di popoli costretti a fuggire
come stiamo ora assistendo dalla Libia,
Tunisia, Marocco per la guerra, fame e
miseria.
E’ il martirio di quanti nel mondo lottano e non si arrendono di fronte ad ingiustizie, disuguaglianze, guerre.
E’ il martirio di quanti si fanno carico
delle croci degli altri!
Buona Pasqua a tutti!
Lo inchioderemo su una croce
Il dramma della vita
Oggi si muore perché si uccide in famiglia, dove dovrebbe regnare l’amore.
Oggi si muore di fame non per mancanza di beni, ma perché sono nelle mani di
pochi e invece ci costruire case, scuole, ospedali, si costruiscono armi.
Oggi si muore non perché Dio ha decretato la fine del mondo, ma perché qui sulla
terra decretiamo la fine della vita con l’inquinamento.
Oggi si muore non perché Dio si è dimenticato di noi, ma perché ci siamo
dimenticati di essere fratelli nella diversità.
Oggi si muore non perché Dio dal Cielo non guarda più la terra, ma perché l’uomo
della terra non guarda più al cielo.
Oggi si muore non perché Dio ci fa mancare il suo aiuto, ma perché ci riteniamo
autosufficienti e al posto di Dio abbiamo messo il nostro “io”.
25
ontagna
Nostra
In foto un ricordo del nostro Presepio vivente, la notte di Natale. Nelle vesti di San
Giuseppe Davide Calamari, della Madonna Laila Speroni e tra le braccia il loro
bambino Jacopo.
Orari funzioni Pasquali
Giovedì, Venerdì e Sabato settimana Santa: ore 20,30
Domenica di Pasqua: Ore 11
Venerdì 15 aprile, ore 20,30: Via Crucis e confessioni
L’esperienza e le capacità di
Antonio Barbieri, “Togn
di Pomarolo” indispensabili per proficue battute di
caccia.
26
ontagna
Nostra
Vive congratulazioni
ad Elena Gavardini
e Paolo Sordi, unitisi in matrimonio lo
scorso 4 settembre nel
Santuario Madonna
in Campagna di Gallarate. Testimoni per
la sposa: Tiziana Caccialanza e Andrea Gavardini, per lo sposo
la sorella Elena e Giovanni Ferrari.
Alessia Malchiodi accoglie fra le
braccia la sorellina Giada nata lo
scorso 26 settembre. Genitori: Giuliano e Graziella Poggioli.
27
ontagna
Nostra
I nostri bambini
Jacopo
Calamari
di Davide e Laila Speroni ha ricevuto nella
nostra chiesa il Battesimo. Padrino: Celso
Calamari, madrina:
Adriana Agnelli.
Annalisa Bergonzi
di Francesco e
Isabella Garatti, nata a
Piacenza il 18 febbraio
2011.
A sinistra la piccola
Chiara Pontello nata
a Piacenza l’11 ottobre
2010, figlia di Fulvo e
Sara Grassi.
Chiara è arrivata anche
a rallegrare la frazione
di Boeri.
28
ontagna
Nostra
Alice Bergonzi di Fabio e Roberta Risoli,
battezzata nella chiesa di Carpaneto il 19 dicembre 2010. Padrini: Mauro Bergonzi e Giuliana Amani. A fianco la sorellina Letizia, di
2 anni e mezzo.
Stefano Zermani nato il 9 febbraio, arrivato ad allietare i genitori Alberto e Sonia Cassola e la sorellina Francesca.
29
ontagna
Nostra
Importanti tappe di vita
I figli Romano con Stefania,
Manuela con Giuliano
e i nipoti Nicholas, Alessandro e Lola
hanno festeggiato Centa e Michele
Scaglia per il loro cinquantesimo di
Matrimonio.
Importante traguardo anche
per Piera Costa Labati che
ha superato lo
scorso 26 gennaio quota 95!
Una buona tappa in vista del
secolo!
30
Canadello
ontagna
Nostra
Donna perchè piangi
P
iangeva Maria. Si era alzata quando era ancora buio, voleva essere al
sepolcro il prima possibile per onorare
con aromi il corpo di Gesù. Ma quando giunse al sepolcro ecco che la pietra
era stata ribaltata. Non ci poteva credere,
l’avevano portato via. Non bastava averlo ucciso? Corre via in preda all’angoscia più amara e va a svegliare Pietro e
Giovanni “hanno portato via il Signore e
non sappiamo dove l’hanno posto – Gv
20,2”.
E mentre quelli si precipitano a verificare l’accaduto, Lei raccoglie tutte le forze
e torna a quel sepolcro vuoto. Gli apostoli osservano e poi fanno ritorno, Lei
rimane in ginocchio con le mani fra i
capelli a piangere. Ad un tratto alza lo
sguardo a quel sepolcro, vede due angeli in bianche vesti che le dicono “Donna perché piangi?”. La risposta non si fa
attendere: “hanno portato via il mio Si-
gnore e non so dove l’hanno posto” e loro
“perché cerchi tra i morti, che è vivo?”,
poi si volta e lì c’è una persona che le
fa la stessa domanda “Perché piangi?”.
Lei pensando che sia il padrone di quel
luogo, dice: “sei stato tu a portare via il
Signore e dove l’hai posto?”. Ma quell’uomo la chiama “Maria” a questo punto
lo riconosce è Lui “Rabboni”, il maestro,
il Salvatore, lo vuole abbracciare ma lui
risponde: “non mi toccare, perché non
sono ancora salito al Padre mio e Padre
vostro, ma va ad annunziare ai miei
fratelli che in Galilea mi vedranno, perché la morte non ha potere sul Signore
della Vita”.
La Pasqua di Cristo Risorto sia la forza
nel cammino della nostra vita, anche
se tante volte le lacrime scendono dai
nostri occhi ad irrorare la terra come la
pioggia di primavera.
Buona Pasqua!
31
ontagna
Nostra
Cerreto Rossi
2011, Anno del volontariato
S
i è chiuso il 2010, l’anno europeo
di lotta alla povertà e all’esclusione
sociale, perché si sosteneva che per costruire la pace bisognasse combattere la
povertà; ma i poveri sono aumentati e
con la situazione economica mondiale il
divario tra ricchi e poveri è sempre più
grande. Tanta povera gente che si era
fatta un mutuo per costruire la casa, rimasti senza lavoro rischiano di perdere
tutto, il tasso di disoccupazione è in continuo aumento. Il 2011 è l’anno europeo
del volontariato. Tre europei su dieci
fanno volontariato, ossia 100 milioni di
europei mettono a disposizione il loro
tempo e la loro esperienza per aiutare
chi ha bisogno e contribuire allo svilup-
32
po delle proprie comunità.
Grazie a Dio nella nostra società molte
le forme di volontariato. Il volontariato
è azione gratuita e risposta ai bisogni,
ma come ricorda la carta dei valori del
volontario è qualcosa di più. “I volontari
hanno in comune la passione per la causa degli esseri umani e per la costruzione di un mondo migliore”. Un bell’esempio per risvegliare, per chi pensa solo a
se stesso, la speranza in una quotidiana
condivisione e solidarietà. Come potrebbe andare la nostra società senza l’aiuto
di tutte queste forme di assistenza ai vari
bisognosi. Pasqua significa vita: un grazie a tutti i volontari delle associazioni
che a vario titolo aiutano la vita.
"Interpretando il pensiero di don Paolo, pubblichiamo la foto del Battesimo dell'ultima pronipote: ecco Cecilia con mamma Sara e papà Corrado."
ontagna
Nostra
Sant’Antonio proteggici!
33
ontagna
Nostra
Dall’Alta Valnure alla metropoli lombarda
N
34
ell’intento
di
continuare a far
conoscere ai
nostri lettori
la vita di tanti
nostri concittadini impegnati
con successo
nella vita lavorativa di tutti i
giorni in Italia
e
all’estero,
proponiamo
ora una giovane della nostra terra: Sara
Boeri. Il papà Antonio è di Cassimorenga e la mamma Silvana Manfredi di
Solaro: famiglia nata in alta Valnure ed
emigrata alla periferia di Milano, nell’interland della grande metropoli per esigenze lavorative e quindi economiche.
Entrambi, dall’ambiente “povero” della
nostra montagna hanno saputo e dovuto far tesoro della “necessità che aguzza
l’ingegno”, predisposizione naturale al
successo nella vita trasmessa soprattutto
alla figlia Sara.
Classe 1979, nata a Milano, Sara si è diplomata all'Istituto Tecnico per il Turismo. Due forti “caratteristiche” hanno
però contribuito a formare culturalmente e praticamente la vita della giovane
ragazza: una forte vena poetica e una
grande passione verso la musica (suona
la chitarra con grande maestria e canta) e l’arte in genere. Già in tenera età
componeva poesie. Ricordiamo quella
composta in occasione della scompar-
Sara con la cugina Claudia.
sa della nonna
materna
Ines,
“Alla
mia nonna”,
di cui ne pubblichiamo l’ultima parte.
Sara è però
anche
molto
“portata”
alla musica e
alla chitarra
in particolare. Lucio Battisti rappresenta
per lei il grande artista e la canzone "I
Giardini di Marzo" il pezzo più grande
e unico. Talmente grande da consigliarla nella vita pratica e lavorativa di attribuirla quale denominazione al negozio
di fiori che la stessa conduce, assieme
ai genitori nel centro storico di Corsico.
E’ pure attivo il sito internet che trae la
denominazione dalla stessa canzone.
(www.igiardinidimarzo.it)
Più che un negozio, quella di Sara è
un'azienda che vanta 40 anni di esperienza nel settore: Silvana e Sara ( floral
designer) curano la vendita e realizzano
addobbi floreali per ogni occasione ( cerimonie, eventi, manifestazioni, vetrine,
decorazioni di interni, ecc..), dedicando
particolare cura al colore ed ai dettagli.
Papà Antonio si occupa delle consegne
in città, nei comuni limitrofi e in Milano,
allestisce terrazzi ed esegue piccoli lavori di giardinaggio. Recentemente Sara,
ontagna
Nostra
con spirito poetico e grande vena artistica
assieme ad altri operatori,
dell’Associazione milanese fioristi hanno addobbato – lo scorso 7 dicembre
- la Scala nel giorno della
“Prima” per la rappresentazione “Walkiria” di Richard
Wagner: 3.000 rose bianche, 3.500 garofani bianchi
e verdi, 200 anthurium, 100
ortensie e tanti altri. La provenienza dei fiori era italiana (Sanremo) ed olandese. Addobbo, che fa parte,
ormai, della tradizione della “Prima”: si
svolge, infatti dal 1985.L’addobbo per la
“Walkiria” ha riguardato il palco reale e
il foyer (più gli spazi – ristoro. Sara ha
partecipato all’allestimento dell’addobbo
nelle funzioni di “art director”: un dovuto riconoscimento che premia le sue
grandi capacità professionali. In foto alcune immagini del lavoro.
Recentemente Sara è stata anche chiamata, insieme ad altre tre colleghe floral
designer, al Festival dei fiori di Sanremo,
Alla mia nonna
..........
Pochi giorni dopo la tua partenza,
mi è comparso davanti agli occhi
il ritratto di un viso
armonioso e sereno.
Eri tu, nonna, con un vestito a fiori
che tuttora ti accompagna
nella tua casa.
Mi sembra quasi di sentire
un soave profumo.
un’importante manifestazione a livello
europeo del settore che si svolge annualmente nella città ligure in occasione
del Festival della canzone.
Sette giorni di totale immersione nel
mondo dei fiori e della composizione
d’autore.
Alla fine una giuria composta dai tre fioristi più quotati del momento ha premiato il gruppo di Sara.....due volte!!
Prima per la vetrina dedicata alla canzone italiana e per la rappresentazione
dell’Orlando furioso all’interno dello
stand.
Sara, da giovane sensibile e attaccata al
territorio si rivolge spesso a tutti coloro
che fin da bambina le hanno trasmesso
la passione ed il rispetto per la natura,
e oggi, ci sottolinea, sorrido per chi dal
cielo sempre ci veglia....ed un grazie al
nonno Enrico ed allo zio Pino che nascosti tra le loro care montagne di Solaro
e di Cassimorenga, godendo di splendidi panorami, hanno sempre un raggio di
sole da regalarci per sopportare la vita
nuvolosa della città”.
Paolo
35
ontagna
Nostra
Ricordiamoli
Quagliaroli Iolanda ved. Boeri di anni 90
Buon compleanno, nonna!
Era il giorno del tuo compleanno. Volevamo fare una torta da mangiare tutti
insieme, ma non ci hai aspettato. Dicevi sempre che dovevi andare su: che i tuoi
ti aspettavano, e anche se noi volevamo che tu rimanessi ancora sei andata per
fare festa con il nonno, gli zii, le zie, il tuo papà, la tua mamma, la Mariettina,
tua nipote Teresa e tante persone che abbiamo conosciuto e che ci hanno voluto
bene.
Avevi la tua età, ma te ne sei andata troppo presto perché noi avevamo ancora
bisogno di te, dei tuoi consigli, dei tuoi rimproveri, del tuo aiuto, della tua presenza. Ora sarà tutto diverso, non ci sarà più la luce alla finestra con la tua
persona che si affacciava per vedere se stavamo arrivando, non ci sarà più la
zuppiera di minestrone fumante che preparavi con tanta cura con le verdure
fresche dell’orto e ora, quando arriveremo, troveremo la porta chiusa e il fuoco
spento. Ma dentro casa sentiremo ancora la tua voce che ci dice che viene la
sera, che c’è da fare da mangiare e che ci sono tutti i lavori da fare. Manchi tanto a tutti noi, ma il nostro affetto sincero non morirà e sarà più forte di qualsiasi
abbraccio e più importante di qualsiasi parola.
Il tuo ricordo ci sarà di conforto, la tua generosità, il tuo spirito di sacrificio, la
tua forza di carattere ci saranno di esempio.
Guidaci ancora e insieme a tutti i nostri cari prega il Signore per noi.
Grazie nonna e buon compleanno. I tuoi nipoti
36
ontagna
Nostra
Boeri Cristoforo
n. 20.03.1925 – 27.02.2011
“Nel nostro cuore conserviamo vivo e profondo il ricordo di te”. Nato e cresciuto in
una numerosa famiglia di Toazzo, Cristoforo sperimentò da giovane il peso della malattia e a nulla valsero le cure e il grande calore umano che la famiglia non lasciò mai a
mancare al congiunto. Cristoforo partecipava però alla vita del suo paese, agli avvenimenti tristi e lieti del territorio informandosi
attraverso le immancabili visite delle sorelle
prima e dei nipoti dopo. E’ ritornato a riposare per sempre nel cimitero di Cerreto, dove
nella vicina chiesa Cristoforo ricevette i primi sacramenti della vita.
Marzi Alice ved. Palmieri
n. 03.08.1921 – m. 18.02.2011
Dio ci ha lasciato il comandamento: “onora
il padre e la madre”. In un altro brano della Bibbia ci dice: “chi onora padre e madre
espia i peccati e accumula tesori e quando
vecchi perdessero il senno di saperli capire
e compatire, mentre siamo nel pieno vigore,
perché quel giorno può arrivare per tutti noi
e così la figlia Margherita con tanto amore,
pazienza e bontà ha accompagnato la sua
mamma Alice, da quando nel 1997 era morto lo sposo Andrea che tutti ricordiamo come
il trebbiatore fiero dei suoi attrezzi e macchine che probabilmente lungo il percorso
della trebbiatura che iniziava verso Bobbio
per poi salire verso Castelcanafurone, avrà
conosciuto Alice con la quale si è formato la
famiglia. Famiglia che ha conosciuto la fatica, che ben sapevano da dove proveniva il pane caldo del forno e che l’hanno
trasformato in pane di vita quotidiana. Esempi belli che tutti abbiamo conosciuto
e di cui dobbiamo farne tesoro. Come sempre, da vicino e lontano, la gente è arrivata alla Chiesa di Cerreto il giorno dei funerali proveniente anche da Milano
dove era stata assistita, curata ed amata dalla figlia e dai nipoti.
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ontagna
Nostra
casaldonato
Tempo di potatura
S
tudi scientifici recenti hanno dimostrato che le piante quando si potano
soffrono. Eppure molte piante senza potatura non darebbero frutti gustosi e abbondanti. Esempio tipico è la vite. Gesù
nel Vangelo di San Giovanni (15,5) parla
di una vite che è Lui ed i tralci siamo noi.
Il Padre celeste è l’agricoltore che pota i
tralci perché portino più frutto.
La vite se potesse parlare direbbe: “come
mai lo scorso anno ti ho dato tanti grappoli di uva da questo tralcio e tu mi vieni a tagliare? Non mi vuoi bene? Mi fai
piangere!
Cosa potrebbe rispondere l’agricoltore.
E’ necessario perché tu ne produca di
più. Così le varie potature che la vita ci
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S
i è chiuso il 2010, l’anno europeo
di lotta alla povertà e all’esclusione
sociale, perché si sosteneva che per costruire la pace bisognasse combattere la
povertà; ma i poveri sono aumentati e
con la situazione economica mondiale il
divario tra ricchi e poveri è sempre più
grande. Tanta povera gente che si era
fatta un mutuo per costruire la casa, rimasti senza lavoro rischiano di perdere
tutto, il tasso di disoccupazione è in continuo aumento. Il 2011 è l’anno europeo
del volontariato. Tre europei su dieci
fanno volontariato, ossia 100 milioni di
europei mettono a disposizione il loro
tempo e la loro esperienza per aiutare
chi ha bisogno e contribuire allo svilup-
Elisa e Gaia sorridono felici nelle braccia dei nonni Rita e Luigi.
ontagna
Nostra
Il carnevale dei bambini
N
on voleva avere le pretese di essere una grande sfilata di carri allegorici come
quelle che si sono svolte in molti comuni della provincia, non voleva perché
non era l’elaborazione artistica di personaggi e scene per apparire: era però – con
tanta semplicità e calore umano, il Carnevale dei bambini di Ferriere. Un carro, quello dei Puffi, organizzato dalla scuola di Ferriere e in particolare dalle docenti Elena
Bocciarelli, Agnese Santoro, Luigi Rogo, Genoveffa Lumia e Rosaria Russo. Grande
merito alle insegnanti della scuola dell’infanzia Russo e Lumia. Il
carro allestito ha sfilato per le
vie del paese dalle ore 16 con la
collaborazione di Emilio Toscani
che ha condotto il trattore. La festa si è conclusa nel salone parrocchiale dove le mamme hanno
organizzato l’immancabile rinfresco. Un ringraziamento al parroco don Giuseppe sempre attento
e disponibile alle esigenze del
paese e della comunità.
Cesarino di Casaldonato alle prese con il “suo” mondo agricolo.
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ontagna
Nostra
Ricordiamoli
Bernardi Paolina ved. Calamari
n. 02.10.1932 – m. 14.12.2010
Ha trascorso la sua vita nel lavoro dedicandosi
totalmente alla sua famiglia. Per lei il lavoro non
era un peso, ma fonte di consolazione e motivo
di fedeltà agli insegnamenti che aveva ricevuto
dai suoi cari a Cattaragna dove era nata e che ha
inculcato al figlio Giuseppe, il quale alla morte
del papà Dario, non l’ha mai lasciata sola e lei
andava fiera di avere un figlio stimato e ben voluto da tutti.
Morta a Piacenza, il funerale si è svolto a Casaldonato dove riposa lo sposo Dario, col quale aveva condiviso la vita ai piedi del Carevolo,
nella frazione di Caserarso.
Purtroppo i nostri paesi si svuotano e i cimiteri
si riempiono, ma è anche l’invito che ci rivolge
Gesù all’inizio della Quaresima: “ricordati che
sei polvere e in polvere ritornerai”, ma come la polvere che il vento solleva per
trasportare i semi da una pianta all’altra perché producano frutti, così l’anima è
trasportata da Dio nel luogo che Lui ha disposto.
Bergonzi Alvaro
40
Nato a Casaldonato
il 10 novembre 1919.
Terzogenito di sei fratelli: Primino caduto
in guerra sul fronte
greco nel 1943, Agostino, Alvaro, Aldo,
Luigi, Florio.
I genitori erano,
come tutti a Casaldonato, contadini. Il
padre Andrea, aveva a carico una numerosa famiglia, costituita da nove
persone. All’età di 48 anni, nel 1934,
fu stroncato da una polmonite virale bilaterale, malattia a quei tempi,
purtroppo, incurabile. Rimasero così sei orfani, privi
delle più elementari risorse
per la loro crescita e formazione. Paradossalmente la
ineluttabile e cruda realtà si
trasformò in provvidenziale molla che li spinse alla
ricerca di un lavoro, per
portare alla madre vedova,
qualche spicciolo, indispensabile per il mantenimento
dei sei figli. A quei tempi
non esisteva né la pensione,
né l’assistenza medico sanitaria. Così i
sei orfani, pur sempre affiatati e uniti
dall’affetto materno, seguirono vie diverse. Alvaro fu il più intraprendente e
ontagna
Nostra
dinamico. All’età di 14 anni ha iniziato
la vita lavorativa, facendo il garzoncino
presso un’azienda agricola a Pontecurone di Alessandria, ma la sua spiccata
intelligenza lo vocava agli studi, così
da autodidatta, trascorreva le notti – di
giorno doveva lavorare – sui libri avuti
in prestito. Sorprendentemente in pochi anni, conseguì, come privatista, la
maturità classica presso il prestigioso
liceo classico “Vittorio Alfieri” di Torino, riportando la miglior votazione tra
tutti i maturandi interni ed esterni, con
la media del “9”, in tempi in cui i voti
e i giudizi venivano soppesati ed assegnati con “avara manu”. Quindi il suo
incontro con la maestra Luisa Maloberti
di Colla di Gambaro e assieme coronarono il loro amore e crearono la loro
famiglia con Roberto e Barbara vivendo una lunga, serena, armoniosa vita:
prima a New York, sempre però con lo
sguardo rivolto all’Italia ed in particolare a Milano che Alvaro raggiungeva
periodicamente per il conseguimento,
presso l’Università Statale, della laurea
in giurisprudenza. Successivamente, la
sua attività fu irrefrenabile, prima a Mi-
lano, poi a Chiavari, dove ha realizzato
numerose costruzioni edilizie. Ma il ricordo dei primi anni trascorsi in famiglia a Casaldonato non lo abbandonò
mai e, assieme alla sua sposa Luisa,
volle condividere la sua fortuna economica con i suoi fratelli, assistendoli e
aiutandoli sempre nelle loro necessità.
Ma il suo sguardo nostalgico era sempre rivolto a quei terreni – “la pianura”
che il padre coltivava e “roncava” sino
ad ammalarsi di fatale polmonite. Così
Alvaro volle erigervi sopra un duraturo ricordo e monumento, la sua bella
villa, circondata dal verde dei campi e
dei boschi e soffusa dal ricordo nostalgico dei suoi genitori. Ma la sua più
grande soddisfazione è stata quella di
veder realizzata la carriera professionale dei figlio Roberto, eletto presidente
dell’ordine degli Psicologi di Milano e
vedendo la figlia Barbara vicino a lui,
sino a raccogliere il suo ultimo respiro, assieme alla sua amata Luisa. A corona della lunga e laboriosa esistenza
c’è stato l’abbraccio di tutti gli abitanti di Casaldonato, presenti nella chiesa del paese natio durante la toccante
cerimonia religiosa celebrata
dal parroco don Giuseppe
Calamari, le cui confortevoli
e inspirate parole di fede e
di speranza non saranno dimenticate da tutti i famigliari
che lo ringraziano con sentimenti di profonda stima.
In foto Alvaro (a sinistra)
con la moglie Luisa ed il fratello Florio.
41
ontagna
Nostra
gambaro
“Tu sei re!”
L
’imperatore Pilato chiese a Gesù: “Tu sei re?”, “Lo sono”, rispose Gesù, ma strano
modo di regnare:
- Senza oro e senza reggia
- Nato in una stalla e adagiato sulla paglia
- Escluso dall’albergo e accolto dai poveri
- Mangia coi peccatori e parla con gli esclusi
- Tradito dagli amici
- Giudicato e calunniato
- Schiaffeggiato e torturato
- Su una croce inchiodato
- Dalle grandi braccia aperte per accogliere tutti quanti
- In una tomba collocato, ma risorto a nuova vita
- Qui venuto per amare, servire e salvare.
Ma come dice Papa Benedetto XVI: “quando Dio sparisce dall’orizzonte dell’uomo,
l’umanità perde l’orientamento e rischia di compiere passi verso la distruzione di se
stessa”. Buona Pasqua a tutti!
Luca Molinelli nato il 28 Ottobre
2010 di Massimo Molinelli e Silvia
Bonfanti e Battezzato a Villò il 13 Marzo 2011 Padrino: Molinelli Giuseppe,
madrina: Tinelli Gabriella.
42
ontagna
Nostra
Matteo e Andrea:
due giovani tornati a vivere nel loro paese di Gambaro
L
’amore per il proprio paese e... dintorni, la passione e il desiderio di
vivere in un mondo “diverso” come si
presenta oggi ambientalmente la nostra bella terra di Valnure, sono stati
consiglieri per Matteo Scaglia e Andrea Draghi, poco più che ventenni,
per tornare a vivere a Gambaro. Geometra il primo e idraulico nell’azienda
famigliare il secondo hanno fatto una
scelta di vita: hanno lasciato la città, si
sono staccati dai genitori, hanno trovato occupazione in due realtà agro-forestali della zona (a Selva e a Pertuso),
e nell’ambiente semplice della piccola
frazione sviluppano la loro vocazione
per una vita all’aria aperta. Li abbiamo
incontrati sul sagrato della chiesa dove
avevano condotto i loro 10 cavalli (cinque a testa) per l’annuale benedizione
di Sant’Antonio. Li abbiamo incontrati,
come documentato dalla foto, in una
stupenda giornata di sole, in quell’angolo della frazione accanto al maestoso
castello Malaspina ora in fase di ristrutturazione, ai piedi del monte Carevolo,
in uno scenario veramente unico e invidiabile. Matteo e Andrea, supportati nei
fine settimana dai genitori, trascorrono
le loro giornate in attività di indubbia
valenza economica necessaria per vivere
ma anche in attività che rivestono valore
sociale e di difesa di un ambiente che
rappresenta da sempre il capitale naturale della montagna. Per l’attaccamento alla propria terra, al proprio paese e
per conservare le tradizioni del passato,
Matteo e Andrea dedicano il loro tempo
libero al circolo Anspi della parrocchia
impegnandosi per la realizzazione di alcune manifestazioni organizzate durante
i mesi estivi.
Paolo
43
ontagna
Nostra
Congratulazioni!
Eleonora Gasca, nella foto
con la sorella Emanuela, il
papà Mario e la mamma Maria Teresa, ha conseguito la
Laurea Specialistica in Scambi
Internazionali presso la Facoltà di Economia di Torino meritando la valutazione di 110
con Menzione Accademica.
La nonna Anna è orgogliosa di
lei e lo sarebbe anche il nonno
Opilio di Colla, che la protegge dal cielo.
I
famigliari
approfittano
dell’occasione per salutare
tutti coloro che vogliono loro
bene e si ricordano ancora di
loro, che da tanto tempo ormai
non tornano in queste belle
valli.
Scaglia Angela in Bruzzi
n. 01.01.1929 – 07.12.2010
Cara mamma, hai lasciato un grande vuoto intorno
a noi, ma resteranno vivi i valori della vita che con
tenacia e fermezza ci hai insegnato e ci hai trasmesso. Infondevi forza e coraggio a tutti, soprattutto ai
tuoi cari, fratelli e cugini che anche se abitavano
lontano, trovavi sempre il modo di andare a trovarli
portando loro conforto e gioia. Continueremo a seguire con forza e determinazione i tuoi insegnamenti. Sarai sempre nei nostri cuori e ti ricorderemo con
tanto amore. Anna, Giuseppe, Maria e Luisa
44
Ricordiamo che Angela, nativa di Gambaro si era sposata
a Centenaro e la famiglia si stabilì a Scaldasole (Pavia), nel
cui cimitero Angela riposa.
ontagna
Nostra
Da Gambaro da
Selva a Santo Stefano per ammirare
lo “spettacolo” della
transumanza.
A fianco Emma, Alessia, Silvia e Martina.
45
ontagna
Nostra
gRONDONE
Messa e Preghiera
L
46
a messa che ascolto a Grondone, nella chiesa che mi ha accolta bambina
ed è stata successivamente testimone di
tutte le tappe della mia vita, è per me
un’occasione speciale di preghiera.
Una preghiera che, nei vari passaggi della liturgia eucaristica, diventa colloquio
con il Signore per consegnarGli le mie
debolezze, i miei errori, le mie gioie e i
miei dolori.
Se poi nella messa, con riti di suffragio,
sono anche ricordate le persone che
hanno pregato con me nella stessa chiesa, davanti allo stesso tabernacolo, che
ho avuto così vicino sulle stesse panche
da percepire i sospiri delle preghiera, la
comunione fra la terra e il cielo diventa
quasi palpabile.
Per le esperienze vissute insieme, gli insegnamenti ricevuti per guidare il nostro
presente, la certezza di una comunione reciproca per quel tanto che i nostri
morti hanno portato in cielo e che è rimasto, come consegna a noi sulla terra,
la messa dona la certezza di sentirci accompagnati dai nostri santi paesani che
ci proteggono da lassù.
Durante la messa celebrata in suffragio
di mio papà, nell’anniversario della sua
morte, quando il sacerdote ha ricordato, pronunciando il loro nomi, i defunti
della mia famiglia insieme al nome di
Armando Malchiodi, io mi sono profondamente commossa.
Nomi pronunciati tante volte nell’intimità dei nostri focolari, nelle stradine del
nostro paese, nomi che hanno risposto
ai nostri messaggi di gioia e di dolore.
Nomi che rappresentano il titolo del libro della loro storia nella quale si intrec-
ciano, fino a costruire un grande mosaico, la storia delle nostre famiglie, della
nostra parrocchia.
In quella domenica il canto finale “Quando busserò alla tua porta” ha portato al
mio cuore messaggi nuovi. Un canto che,
ascoltato durante i funerali delle persone
che mi sono care, nel clima ovattato di
incenso e di tristezza, quando anche la
luce delle candele e il profumo dei fiori
si confondono con l’amarezza delle lacrime, ha sempre intensificato il dolore
dell’addio. Quella domenica invece ho
provato sensazioni diverse che mi fanno
ripetere spesso le strofe del testo col desiderio di scrutare nelle ceste, portate in
cielo dai nostri cari, i valori di una vita
presentata al Signore.
E allora rivedo mani incallite dal lavoro presentare la cesta dell’amore donato nella propria famiglia, nella propria
parrocchia, nell’accoglienza al povero
che, quando bussava alla porta, mangiava alla nostra tavola e alla sera riposava
nel letto lasciato libero dai bambini che
si stringevano sotto una stessa coperta
sul materasso di cartocci sistemato sul
pavimento.
Rivedo “piedi stanchi e nudi” interrompere i lavori dei campi per recarsi in
chiesa ad ascoltare la messa come un
incontro in cui la preghiera comune rendeva condivisa anche la fatica.
“Mani bianche e pure” che sgranavano la
corona del rosario con tutta la famiglia
riunita prima della cena in un appuntamento di preghiera comune che rinsaldava gli affetti e la condivisione.
“Piedi stanchi e nudi” di uomini e donne che prolungavano l’orario di lavoro
ontagna
Nostra
per falciare e mietere nel campo del vicino impedito da una malattia, gratificati
soltanto dall’amore donato..
.
Vite di persone che hanno riempito ceste
d’amore donato prima nella quotidianità
della loro vita e poi presentate in cielo
al Signore con un ricco elenco ricco di
amici e di qualche litigio perdonato, se
non a parole, senz’altro col desiderio del
cuore. Ora il testo del canto, insieme alla
serenità di sentirmi inserita nell’elenco
delle persone care e degli amici presentati al Signore in ceste d’amore , mi impone anche qualche domanda.
Sono cambiati gli stili di vita, sono cambiate le culture, emergono con più incidenza le diversità, ma rimane fermo l’im-
pegno per ogni persona di riempire la
cesta da presentare al Signore con i valori vissuti in vita. Restano intramontabili
i valori dell’onestà, dell’aiuto reciproco,
della condivisione, dell’accoglienza, del
rispetto che, calati nella cultura contemporanea della scienza, della tecnologia,
dell’informazione digitale, assegnano
nuove prospettive alle scelte di vita, ma
non azzerano il più grande comandamento dell’Amore evangelico “Ama il
prossimo tuo come te stesso”. E le strade
dell’amore sono infinite occorre cercarle,
scoprirle nell’impegno di una continua
conversione personale per non presentarci al Signore con le ceste vuote.
In foto nonno Santino con le gemelle Beatrice e Sofia
Dina
47
ontagna
Nostra
Ricordiamoli
Malchiodi Giovanni (Gianetta) di anni 85
Dopo tanta sofferenza e un mese di
ospedale, il 27 febbraio Gianètta ci
ha lasciati.
Uomo
semplice,
buono, di sani
principi, che ha vissuto interamente
la vita sulle sue e
nostre montagne. A
differenza di altri
famigliari che avevano intrapreso la
strada dell’emigrazione, lui è rimasto fedele alla sua
terra. Grazie papà
per il tanto lavoro che hai fatto; non
ti accontentavi solo di coltivare le “tue
terre”, ma per offrire un futuro più
bello ai tuoi figli, hai affrontato ogni
giorno anche la fatica di integrare il
lavoro a casa con quello di muratore.
Grazie papà per averci offerto, assieme
alla mamma Gina, una bella casa per
regalarci ogni
comodità.
Purtroppo la
partenza prematura
di
mamma Gina,
ci ha un po’
disorientati, ci
ha privati tutti
dell’indispensabile e utile
guida per la
vita di tutti i
giorni. Abbiamo così dovuto
anche noi emigrare cercando di tornare ogni fine settimana per
consolarci a vicenda.
Grazie papà per tutto quello che hai
fatto e per l’amore che ci hai donato;
assieme a mamma continuate a volerci bene e a proteggerci dal cielo.
Luciana, Giulia e Nuto
Celebrazioni Pasquali
Venerdì 8 aprile, ore 20:
Via Crucis penitenziale dalla scuola al cimitero
Venerdì Santo e Sabato Santo: Ore 20
Domenica di Pasqua: Ore 10
48
ontagna
Nostra
SOLAro
Chi vive in città
non ha la fortuna di ammirare
la neve bianca
e un tramonto
così bello. Poi
scende la notte,
ed ecco il nostro
paesino illuminato dai lampioni la cui luce riflessa nella neve
lo fa diventare
un
bellissimo
presepe
Ma c’è ancora bisogno di Dio?
I
l Papa Benedetto XVI in un suo messaggio del 2006 si domandava: “Ha
ancora valore e significato un Salvatore,
per l’uomo del terzo millennio che ha
raggiunto la Luna, Marte e si dispone a
conquistare l’universo?
L’uomo che esplora senza limiti e segreti della natura, che naviga nell’oceano
virtuale di internet, che ormai si sente
sicuro ed autosufficiente del proprio
destino, ha bisogno di Dio?
Pur essendo stati creati da Dio, abbiamo
il potere di rifiutare Dio e per quanto si
voglia vivere o rifiutare Dio, nell’intimo
dell’essere c’è un bisogno di Lui.
E’ vero: noi lo possiamo dimenticare, Lui
non ci dimentica. Noi gli possiamo voltare le spalle. Lui non ci volta mai le spalle.
Noi lo possiamo bestemmiare. Lui non
fa altro che benedirci. Noi lo possiamo
rinnegare. Lui non smette di amarci. Noi
possiamo camminare lontano da Lui, Lui
cammina accanto a noi. Noi possiamo
vivere come se non ci fosse, ma è Lui
che ci tiene in vita e alla fine di questa
vita a chi ci affideremo?
Non dovremo dire col ladrone sulla croce: “Signore, ricordati di me nel Tuo Regno”.
Buona Pasqua!
Dopo l’autunno arriva il tempo della neve: un fiocco tira l’altro e Solaro si copre.
La neve scende adagio, senza fretta e piano piano ricopre i tetti, i monti, le strade, i
prati e tutto diventa bianco e perfetto.
Girando per i prati si vede qua e là qualche traccia di animale e il luccichio della neve,
c’è silenzio e quiete e tutto va a rilento.
Le giornate sono corte e i tramonti arrivano in fretta.
49
ontagna
Nostra
M
a l’inverno è anche
freddo e ghiaccio e
non è semplice andare in
giro, allora lo si lascia fuori
dalla finestra e lo si guarda
da un vetro.
Le stufe di Solaro, belle vispe e fumanti, rendono
qualsiasi casa accogliente e
calda, così come la nostra
chiesa, che la domenica viene riscaldata da Giuspino, il
sacrestano del paese.
D’inverno il paese si svuota
ma per fortuna ci sono solaresi che non sono scappati e
tengono vive le loro stufe. Partendo dall’inizio del paese troviamo: la Rosetta (Manfredi), poi eccoci a casa di Riccù, di fronte a lui Giuspino, seguono Piero e Antonio
(Galli), salendo per la strada l’Albina, Antonio (Manfredi), Giacomo (Canepari), la
Paolina, la Rosetta (Bongiorni), vicino alla chiesa la Livia, appena sotto Giacomo
(Bongiorni), la Nelli e Armando e infine, salendo per la strada principale l’Angiolina
e Valdo, la Pierina e Luciano.
In tanti torniamo a Solaro durante i weekend e tutti ci ritroviamo per le feste Natalizie
a ravvivare il paese con alberi di Natale,decorazioni e chiacchiere, e insieme brindiamo al Nuovo Anno.
Poi le feste finiscono ma l’inverno è ancora lungo: il caldo della stufa e il rumore
della legna che brucia lo fanno passare e piano piano si vede la primavera.
La neve si scioglie e sbocciano i bucaneve e subito
seguono le primule, tutti gli
anni si ripete questo bellissimo rito.
Simona
e Paola
festeggiano
il capodanno
50
ontagna
Nostra
Ricordiamoli
Manfredi Francesca Maria in Garilli
n. 17.01.1957
m. 19.02.2011
Angelo blu strappato dal Cielo.
Ricordo quando
eri piccola e tutti
eravamo
impegnati ad insegnarti a camminare, a
parlare,... addirittura Giovanni e
Piero venivano ad
aiutare la mamma.
Ricordo i pomeriggi al ritorno
dall’asilo e l’aria
che ci accarezzava profumava di
mimosa mista a
salsedine.
Ricordo i tuoi disegni
bellissimi
e ricordo le tue
mani che creavano i primi modelli con
fatica e tanta passione.
Ricordo gli anni in cui sei stata con
me.
Ricordo il giorno del tuo matrimonio
ed il giorno in cui sei diventata mamma, il sogno più grande della tua vita.
Ricordo il giorno in cui
abbiamo ricevuto la
brutta notizia.
Il mondo ci è crollato
addosso, la speranza
non ci ha mai abbandonato, ma ti hanno
voluta lassù...
La gioia di potere stare
assieme è stata breve, ci
hai insegnato la semplicità e l’amore per la
vita che sempre brillava
nei tuoi occhi.
Ora insieme alla mamma sei il nostro angelo
blu, facci sempre sorridere.
Tua sorella Silvana.
La famiglia esprime un sentito grazie
per la grande partecipazione al loro
dolore con un grazie speciale a Claudio e Antonella per l’aiuto a sentirsi
meno soli in questo e aiutati a sentirci meno soli in questo “distacco” così
doloroso e prematuro.
51
ontagna
Nostra
ciregna - metteglia
Auguri
L
a primavera bussa alle nostre porte,
con il suo tepore e i suoi colori: la
vita si risveglia, e la nuova stagione ci
ripropone, attraverso la luce e i colori, il
mistero della Risurrezione di Cristo che
dalla croce giunge fino al Cielo. Egli è
Dio, ma è anche nostro Fratello, il primogenito di tutti; è l’immagine di ciascuno,
e così noi, a nostra volta, possiamo aver
speranza che anche le nostre sofferenze
e le nostre croci si aprano sull’orizzonte
della vita e della forza divina. Buona Pasqua a tutti, Auguri di serenità e di pace!
Campi Scout
N
52
egli anni scorsi l’utilizzo del prato di
Fontana Marenga per i campi scout
si è rivelato molto positivo, per la vivacità portata alle nostre frazioni e più in
generale sui nostri monti, altrimenti troppo deserti. Volendo proseguire ed allargare questa esperienza, è ben evidente
come la conca di Castelvetto Metteglia
sia davvero molto bella e ormai, a parte
il taglio dell’erba, pochissimo coltivata.
Perciò, nel rispetto dei proprietari e di
coloro che vi lavorano per la fienagione, si è pensato di provare ad adibire
alcune altre località a campo scout. Al
momento se ne sono identificate quattro,
che nell’estate speriamo di poter ‘testare’
per vedere se davvero sono adatte. Due
sono a Castelvetto, sopra e sotto il paese, e due a Metteglia, vicino alla vecchia
fontana, e vicino alla vasca dell’acquedotto. Non sappiamo ancora chi verrà
quest’estate e se alla fine le terremo tutte,
però i responsabili di alcuni gruppi scout
del nord Italia sono già venuti a visitar-
le, giudicandole incantevoli. Le necessità
principali per un campo sono un prato
spazioso per le tende e per i giochi, e
una presa d’acqua, per uso alimentare e
per lavarsi. Gli scout normalmente hanno l’uso di trascorrere la serata attorno a
un fuoco acceso, e talvolta di costruire
strutture per il campo, con pali in legno,
cosa che non reca disturbo, a patto che il
falò sia acceso non direttamente sul prato, ma in un braciere, e che i buchi per i
pali vengano riempiti e spianati alla fine
del soggiorno, così come si devono assolutamente ricuperare tutti i picchetti usati per fissare tende. Il bilancio di quanto
già si è fatto a Fontana Marenga e nei
prati sopra a Brugneto è molto buono, e
fa ben sperare di poter continuare sulla
stessa riga, anche se l’esperienza insegna
che, in queste cose, gli imprevisti e i problemi sono sempre dietro l’angolo.
ontagna
Nostra
In ogni caso, per fare un po’ di pubblicità all’iniziativa sono state messe in internet
alcune fotografie dei luoghi, in modo che siano visibili da qualunque posto ci si
colleghi con un computer (http://www.panoramio.com/user/5250091, e poi usare
le etichette segnalate sulla destra della pagina html, in particolare o ‘scout’ oppure
i nomi dei luoghi). Al momento si tratta solo di immagini funzionali a far capire la
dislocazione dei prati utili agli scout ma, dato il valore dei paesaggi dei nostri monti,
speriamo di poter metter anche qualcosa di più suggestivo.
Mentre Fontana Marenga è praticamente sul crinale e sul confine tra Ciregna e Metteglia, le quattro nuove postazioni sono tutte sul versante Aveto Trebbia. Nulla però
impedisce di identificarne altre sul lato della val Nure, più vicine a Ciregna.
Fe l i c i t a z i o n i
ai nostri cari
Gino e Lena
(Elena) Perini
che, nella chiesa di Castelcanafurone dove
si erano sposati ormai dieci
lustri fa, hanno
celebrato il 50°
del loro matrimonio attorniati da familiari
ed amici!
53
ontagna
Nostra
Ricordiamoli
Nelle scorse settimane ci ha lasciato il
carissimo Giovanni Mulazzi di Ciregna. Era uno dei ‘vecchi’ del paese,
da cui si era allontanato solo in questi ultimi anni, a causa degli acciacchi
dell’età. A lui - dedito al lavoro, legatissimo ai familiari, e dalla forte e sobria devozione religiosa – va la stima
e la gratitudine, mentre l’amicizia e
l’affetto sono tutti per l’Erminia e per i
figli, in questo momento così difficile.
54
Il figlio Giordano, che più degli altri ha avuto l’opportunità di vivere accanto a lui soprattutto negli ultimi anni, ricostruisce per noi le tappe salienti della sua vita:
Mio papà ha passato gli anni della sua infanzia e della sua adolescenza a Ciregna. Nel
1941, all’età di 21 anni, è partito come militare a Piacenza e lì ha fatto il car per 3 mesi.
Allo scoppiare della Guerra è stato portato a Roma, dove hanno formato il battaglione.
Successivamente è partito per Reggio Calabria e a Salerno lui e i suoi compagni sono
stati minati sul treno. Lui è stato fortunato perché era nelle ultime carrozze che percorsi
due km fuori dalle rotaie si sono poi fermate in un fosso. Ha passato i cinque giorni
successivi a raccogliere prima i feriti e poi i morti; dopo 3 giorni, in preda ad un forte
stato di stanchezza e di debolezza, ha bussato ad una famiglia che l’ha ospitato e gli ha
fornito cibo, acqua ed un posto in cui dormire e riposare. Quelli che si sono salvati sono
ripartiti dopo un paio di settimane per Reggio Calabria, dove hanno formato un nuovo
battaglione. Con grande stupore mio papà scoprì che il suo Capitano era un piacentino.
Da Reggio Calabria sono stati condotti a Sciacca per essere poi portati in guerra in Africa. Prima di partire, quando erano schierati, il Capitano voleva formare un aereo di
tutti piacentini. Mio papà ha fatto un passo indietro e gli ha detto che voleva proseguire
il suo destino e il capitano ha accettato. Quando sono partiti sono stati attaccati dai
caccia bombardieri americani; l’unico aereo arrivato in Africa è stato il suo, gli altri
sono stati abbattuti. Hanno resistito un paio di settimane a Tunisi e successivamente
sono stati catturati dagli Americani, che disposero i prigionieri in fila per due. Anche
ontagna
Nostra
questa volta mio papà è stato fortunato perché gli uomini della sua fila sono stati considerati prigionieri degli americani mentre alcuni sono stati presi dagli inglesi. Da Tunisi
l’hanno portato a Casa Blanca in Marocco per poi essere imbarcato in direzione New
York. Sulla nave hanno formato le squadre e l’hanno mandato in Arizona, dove è stato
nel campo di concentramento per dieci mesi. Passato questo periodo è stato trasferito a
St. Francisco, dove è rimasto per 36 mesi. Qui lavorava all’arsenale, faceva le sue otto ore
pulendo i fossi e alla sera poteva liberamente uscire andando al cinema o girando per la
città. Faceva una vita normale, molto simile a quella di un americano. Il suo desiderio
era quello di rimanere in America ma non trovando nessuno disposto a dargli la cittadinanza è stato costretto a tornare in Italia. Mio papà da quel momento in poi ha sempre
vissuto a Ciregna, trascorrendo gli ultimi quattro anni a San Giorgio Piacentino.
Ha sempre creduto fermamente nell’esistenza di un “SUPREMO” che ogni giorno della sua
vita l’ha guidato e protetto, spero che ora sia la’ davanti a Lui a godere della pace eterna.
Nel milanese, dove risiedeva con i familiari, si è spenta Ernesta Carini
ved. Mulazzi. Originaria di Noce, si
era sposata a Ciregna, ed era molto
legata alla propria terra natia, ai nostri monti, ai quali ritornava non appena possibile. Vivace ed attiva, era
una persona affabile e gentile, e così
la ricorderemo, mentre ci sentiamo
molto vicini ai familiari, che la hanno
curata fino alla fine.
Alla fine la malattia ha avuto la meglio
sulla forte fibra del nostro carissimo
Abramo Rossi di Metteglia. Ci lascia la bella testimonianza di uomo
giusto, mite ed equilibrato, nel quale
tra l’altro, anche per l’età, si rispecchia
molta della storia del nostro paese. Ha
speso l’esistenza lavorando su questi
monti, curandosi della famiglia e del
paese, coltivando la terra e pascolando gli animali, lasciando così a tutti un
buon esempio di bontà e saggezza.
Panorama da Castelvetto con vista di un futuro campo scout.
55
ontagna
Nostra
C
ari Parrocchiani,
vivere la vita di ogni giorno con le
gioie ed i dolori è l’avventura che ci accompagna. Come ogni anno la primavera invita la natura a rinnovarsi dopo
la neve ed il freddo dell’inverno, così la
Pasqua invita ciascuno a lottare per il
bene e ci dona la certezza di un altro
modo di vita oltre la morte! Cristo è risorto!
Sì Pasqua significa cambiamento e anche Centenaro quanti cambiamenti ha
già visto. Tutte le frazioni erano piene
di gente e nella Parrocchia si potevano
contare 9 osterie, 5 negozi, pane e salumi, macelleria, tabaccheria, mulini, fabbro, fotografo, cartoleria, ufficio Postale,
posto telefonico, scuola, centralina per
luce, vicario foraneo e curato.
Ora molte frazioni sono vuote, i mestieri di una volta sono spariti e da ultimo
anche il prete residente è venuto meno,
ma questo lo abbiamo già visto nelle
18 parrocchie del Comune dove prima
c’era il prete residente ed ora è rimasto
solo Ferriere e Brugneto.
A Centenaro abbiamo la fortuna di avere
Dino ben voluto da tutti e che da una
CENTENARO
vita con la sposa Lena, oltre i lavori di famiglia come tutti, fanno un servizio meraviglioso in Chiesa con l’aiuto di suor
Francesca.
Con la partenza a settembre di padre
Martial, abbiamo cercato di alternarci noi
sacerdoti (don Giuseppe, don Ezio, don
Roberto, don Gianrico) per assicurare in
tutte le parrocchie la messa domenicale
ed una domenica al mese la celebrazione della liturgia della parola fatta dai laici. Con l’arrivo dell’estate sarà necessario
un prete. Si spera che i superiori, a cui
più volte si è fatto presente il problema,
prendano provvedimenti.
Con la morte di Luigi Maiocchi è venuto a mancare il presidente del consiglio
economico, pertanto sarà utile ritrovarsi
nel periodo pasquale.
C’è poi da vedere il problema canonica,
da rifare le canali della chiesa, ecc.
La Parrocchia ha chiuso il bilancio 2010
con un attivo di euro 9.500,00 + euro
13.000 investiti in titoli.
Sicuro della collaborazione di tutti, vicini
e lontani, auguro a tutti Buona Pasqua.
Celebrazioni Pasquali
Don Giuseppe
Giovedì Santo: ore 21,30
Venerdì Santo: ore 15,00
Sabato Santo: ore 21,30
Domenica di Pasqua e Lunedì dell’Angelo: ore 11,00
56
ontagna
Nostra
Perdonare e chiedere perdono
L
’apostolo Pietro aveva chiesto a Gesù:
“Signore, quante volte dovrò perdonare a chi pecca contro di me? Fino a
sette volte?”.
E Gesù: “non ti dico fino a sette volte, ma
fino a settanta volte sette, ossia sempre”
(Mt 18,22).
Di fronte al dilagare del male, Gesù propone il perdono senza limiti, il solo che
può rompere il cerchio della violenza,
che può arginare il disordine e aprire
all’umanità un futuro che non sia l’autodistruzione.
Perdonare e chiedere perdono: parole
facili da dirsi, ma per tutti difficili da vivere.
Il perdono non è debolezza, anzi è la
vera forza perché costa di più perdonare
che tener conto del torto.
Perdonare che non è indifferenza ossia
“ora si arrangi”, ma è un atto di volontà
che consiste nell’accogliere ancora l’altra
persona nonostante i torti, il male fatto.
Certo non tutti siamo uguali di carattere.
C’è chi di fronte ad un torto, un’offesa,
un imbroglio o addirittura una uccisione,
trova la forza per perdonare.
C’è chi dice: “io non perdonerò mai”.
Come cristiani chiediamo a Gesù la forza. Lui che ci dice: “non pagate il male
con il male, ma con il bene. Pregate per i
vostri persecutori”.
Così facendo si vive la vera Pasqua che
significa appunto passare dal male al
bene, dalla morte del peccato alla vita di
Cristo Risorto.
Chiuso in amicizia e in allegria l’anno 2010!
57
ontagna
Nostra
Ferrari Giuseppe, “U Pinu di Sangaren”
Ferrari Giuseppe, un
“fortunato” scampato per
miracolo dai campi di
concentramento in Germania nel fatidico 1943 e
recentemente premiato in
Prefettura con medaglia,
racconta la sua vita.
Giuseppe, per tutti “U
Pinu di Sangaren” è nato
a Centenaro il 21 gennaio
1924. Cresciuto in famiglia (papà Antonio, mamma Desolina Maloberti di
Edifizi di Gambaro), dopo le scuole frequentate nella frazione di Guerra raggiunta ogni giorno a piedi dalla propria
abitazione di Sangarino, ha intrapreso
l’attività agricola. Piccoli appezzamenti
di terreno coltivati con passione e con
la necessità di provvedere ai bisogni
della famiglia per la vita di tutti i giorni.
Del periodo della fanciullezza ricorda
con sentimenti di riconoscenza le insegnanti del tempo: le maestre Fontana di Pontedell’Olio e Ida Sbarbori di
58
Ferriere. Il 12 gennaio 1943, non ancora
ventenne, perse il papà e il 17 maggio
dello stesso anno lascia la propria famiglia per servire la patria. Mesi duri, ci
confida Pino, pensare che a casa c’erano
la mamma, due sorelle più giovani (Maria e Giacomina) e il fratello Guglielmo
(1928), mentre gli altri fratelli Luigi, (classe 1913) e Pietro (classe 1915) stavano
già pagando un duro prezzo sociale: Luigi catturato ad Adis Abeba e prigioniero
in Kenya, Pietro militare a Montenegro.
Un’intera famiglia martoriata dagli orrori
della guerra.
In queste condizioni
psicologiche e reali,
Pino lascia la sua casa
per iniziare a Cuneo
l’avventura di “servire
la Patria”. Catturato ad
Alba, invece di rientrare a casa per “licenza
agricola” concessa dal
12 settembre, due giorni prima, il 10 settembre 1943, insieme ad
altri, fu caricato su un
treno e attraverso Tren-
ontagna
Nostra
tornato vivo dai campi di concentramento
to raggiunse la Germania. Un giorno ed
una notte per arrivare a Meppen e da lì
essere smistato a Soest (circondario di
Dusseldorf). Ricordo, continua Pino che
il gruppo era formato da circa 160 persone; di Ferriere con me c’erano Giuseppe
Galli di Gambaro e Antonio Quagliaroli
di Rompeggio. (Per la cronaca Antonio
non è più ritornato a casa).
Con le lacrime agli occhi, Pino racconta
le condizioni di lavoro e di vita in quella
terra e in quel periodo: addetto in una
fonderia per l’acciaio. Credo, continua
Pino, di essere sopravvissuto perché ero
un “montanaro”; mi ammalai e mi ridussi come una larva, soli 38 chili tutto
vestito. Il medico decise così di mandarmi a pulire la verdura in cucina. Sono
sopravvissuto nutrendomi di bucce di
patate. Il resto sono “momenti di vita”
che Pino non vuole ne ricordare ne tanto meno raccontare: l’importante che ho
avuto la fortuna di ritornare.
A casa, a Sangarino, oltre alla famiglia
lo aspettava una nuova vita, l’impegno
quotidiano nei suoi campi all’aria aperta.
In questo sogno per un nuovo futuro,
Pino acquistò il primo motore a cingoli arrivato sul comune di Ferriere e
l’anno successivo, nel 1957 acquistò pure il primo toro bruno alpino.
Nel giugno 1960 a Farini è stato
premiato con medaglia d’oro nella
prima rassegna bovina di razza bruna alpina.
In una visita a Milano al fratello Guglielmo che aveva aperto una drogheria, conobbe Giacomina Trioni
(classe 1926) di Brescia (Verola Vecchia) in servizio nell’azienda commerciale: la signora che sposò nel
1966 a San Maurizio al Lambro.
La coppia si stabili dapprima a Sangarino e successivamente a Piacenza. Nel
1986, dopo 18 anni di onorato servizio
all’Ospedale psichiatrico cittadino (Piazzale Crociate), raggiunta la pensione,
Pino e Giacomina ritornano a Sangarino. E ora, non più giovanissimi, e con
qualche naturale acciacco di salute, continuano a vivere svolgendo piccoli lavori che rivestono soprattutto carattere di
presidio al territorio e di difesa dei valori
e bellezze che sono stati un grande capitale della loro vita.
Giovedì 27 gennaio Pino, accompagnato
dai cugini Pietro e Angelo, ha varcato la
porta della Prefettura e accolto in modo
gentile e festoso dal nuovo Prefetto Antonino Puglisi e dal personale dell’Ente
addetto alla cerimonia, ha ricevuto dalle mani dello stesso rappresentante del
Governo la medaglia d’onore riconosciuta dal Presidente della Repubblica
ai cittadini italiani deportati e internati
nei lager tedeschi, Per la cronaca Pino
era l’unico premiato piacentino ancora
vivente.
Paolo
59
ontagna
Nostra
60
Pur in questo tempo di cattività demografica della nostra parrocchia, accentuata a dismisura nei mesi invernali,
quando si rasenta una sorta di non gradito isolamento, e nonostante manchi
la presenza fissa di un parroco, come
abbiamo grazie a Dio sempre avuto
(ancora abbiamo viva speranza che ne
mandino uno fisso)e ad onor del vero
dopo un paio d’anni di diserzione, con
l’aiuto di don Giuseppe, di suor Francesca e del nostro Dino, abbiamo organizzato presso il circolo “LA CENTENA”
una serata preparatoria alla festa del
Nostro Compatrono S. Sebastiano martire, festa dei giovani della parrocchia.
Per appunto non più le tre serate che si
facevano fino a qualche anno fa, ma per
riprendere le belle tradizioni della nostra amata parrocchia è già bastato. Ci
siamo così riuniti una cinquantina di
giovani e meno giovani, soddisfacendo
di più il corpo che lo spirito, e anche fatto qualche segno a briscola in quattro,
però la serata ci ha fatto piacevolmente
ritrovare, chiacchierare e ci ha confortato il fatto di vedere che la gioventù (e
non solo) ci tiene a mantenere vive le
belle tradizioni di fede che hanno sempre contraddistinto positivamente la nostra bella parrocchia.
Io e Anita ringraziamo tutti per il regalo
che è stato fatto a nostro figlio Sebastiano e per le belle parole che i nostri compaesani hanno scritto: non ci aspettavamo questo e veramente i nomi di tutti
sono scritti nei nostri cuori.
Con la buona volontà, pur dei pochi
che si impegnano vorremmo che certe
tradizioni fossero riprese e continuate,
l’anno prossimo vedremo di migliorare.
Guido Preli
ontagna
Nostra
Ricordiamoli
Bocciarelli Andrea
di anni 73
Andrea era nato, cresciuto e
vissuto tutta la vita a Guerra. Apparteneva alla grande
famiglia Bocciarelli, il papà
Antonio, l’indimenticabile
“Tugnarell” che rappresentava per tutta Centenaro e
per tutta l’alta Valnure un
insostituibile punto di riferimento
sociale. La famiglia, quando Andrea
era ancora giovane e la sorella Lucia
appena nata, perde la mamma: guida
naturale per la vita di tutti i giorni.
Papà Antonio, con l’aiuto del figlio
primogenito “Nanni”, animato da una
forte fede e stile di vita che pone la
famiglia, il lavoro e la chiesa al centro
dei suo essere, affronta e supera le
naturali difficoltà. Andrea cresce, collabora all’attività di osteria gestita dalla famiglia, integra il reddito affron-
tando lavori stagionali
come quello di trebbiatore e con grande disponibilità si pone al servizio
di tutta la famiglia. Incontra e sposa il vero “angelo custode” della proprio
vita, Pasqualina e con lei
intraprende un cammino
costellato da eventi lieti come la nascita della figlia Maria e della nipotina - e momenti
di dolore. Mite, umile, dotato di spiccata intelligenza pratica diventa esempio
di vita cristiana per tutti: la difficoltà
della malattia non lo spaventa più di
tanto e come ha ricordato don Giuseppe ai suoi funerali, vive in sintonia
con il Signore. Lascia a tutti un grande
esempio di vita onesta cristianamente
vissuta.
In tanti hanno partecipato all’ultimo saluto terreno, segno della grande eredità morale che lascia a tutti.
Sordi Giuseppina ved. Logli di anni 77
“Una lascrima evapora, un
fiore appassisce, una preghiera per lei la raccoglie Iddio” (S.Agostino)
In tanti hanno pianto la
scomparsa di Giuseppina,
donna di fede, cresciuta con
principi cristiani, legata al
territorio di Centenaro dove
le piaceva tornare ogni volta
che gli impegni familiari glielo permettevano.
D’estate rimaneva fra
noi per lunghi periodi ed
era sempre disponibile
per ogni necessità della
gente. Riposa nel nostro
cimitero.
61
ontagna
Nostra
Ricordiamoli
Maiocchi Luigi
In tanti hanno pianto
la scomparsa del caro
Luigi, un “signore” che
ha vissuto nell’umiltà,
nel non apparire, nel
servire, nell’essere utile secondo lo spirito
cristiano e oserei dire
centenarese. Lo incontravamo d’estate alla
“Quercia del Gianelli”, intento a pulire e
riordinare per la festa,
non disdegnava i servizi più umili.
62
Così lo ricordano i figli: Caro papà, siamo noi, i tuoi figli. Ci rivolgiamo a te e
alle persone che leggeranno questi pensieri perché è giusto ricordare quello che
sei stato per noi e per tanta gente che ti
ha stimato e voluto bene.
Ti ricordiamo come una persona schiva, di poche parole, che però quando
aveva qualcosa di importante da dire
poteva parlare per mezz’ore intere senza che nessuno si sentisse di interromperti.
E di cosa parlavi?
Parlavi dell’onestà, del modo di comportarsi, del modo di essere nonostante
le difficoltà della vita che, a volte, lasciano una ferita profonda nel cuore e
che si fanno sentire improvvisamente e
riaccendono il dolore.
Il lavoro è sempre stata la tua priorità perché, padre di famiglia, dovevi
portarla avanti e mantenerla in modo
dignitoso; il tuo lavoro era la tua pas-
sione, minato a volte
da persone disoneste
che spesso ti hanno intralciato la strada, non
permettendoti di continuare a lavorare in
serenità, come molti di
voi sanno e possono capire.
Tu, persona retta e con
principi assolutamente
fermi ed incorruttibili,
persona che non è mai
scesa a compromessi,
silenzioso, ma con degli slanci di generosità
assolutamente grandi e
segreti, che neanche noi conoscevamo
prima che tu andassi dal Padre: “La
mano destra non sa quello che fa la
sinistra”.
Anche di fronte alla cattiveria, che a
volte prende gli uomini, non hai voluto mai piegarti, piuttosto hai lasciato
prematuramente, con dolore e rammarico, il tuo tanto amato lavoro, per
proteggere la tua famiglia e farci vivere più tranquilli.
Tu, sei padre esemplare per i valori che
hai scolpito nel nostro cuore e che ci
accompagneranno per tutta la vita.
Rettitudine, sacrificio, senso della giustizia, sopportazione, passione per il
proprio lavoro. A questi valori ti sei
sempre affidato.
Così sei papà e così sarai sempre.
I tuoi figli
ontagna
Nostra
Don Pietro Solari, già parroco a Centenaro dal 1960, che ha conosciuto Luigi,
apprezzato le sue qualità di uomo e cristiano impegnato per il bene comune ha
voluto partecipare al ricordo di Luigi:
Nella vita dell’uomo il morire è certamente il “passo” più importante, quello decisivo! Per il nostro caro Luigi è stato così sicuramente. Sofferente da vari mesi,
sempre sereno e gioviale. Il giorno prima della “partenza” si trovava in casa a
colloquio con il suo parroco; quando il sacerdote fece per alzarsi, Luigi chiese:
“intanto che è qui avrei piacere confessarmi”. Ma Luigi, rispose il parroco, che
peccati puoi avere da confessare, ti vedo in chiesa tutti i giorni. Ma Luigi insistette: “avrei piacere confessarmi, non si sa mai...”.
Il giorno seguente, dopo il pranzo, qualche passo e poi: “Maria Teresa (la sposa)
non mi sento bene”, si lascia andare e si spegne.
E’ la partenza, o meglio l’Incontro: “Vieni servo buono e fedele, entra nella gioia
del tuo Signore!”. Ho conosciuto Luigi a Pasqua del 1960, da quando l’ho incontrato è sempre cresciuta in me stima, fiducia e affetto per lui, così credo sarà stato
anche per quanti lo hanno conosciuto. Animo sempre sereno, aperto, gioviale:
credo che Luigi non abbia mai alzato la voce, non abbia mai avuto contrasti
con alcuno, premuroso, sempre pronto a dare una mano anche se non richiesto.
La fonte di tanta bellezza? La fede della Sua famiglia, la pace e la dolcezza di
mamma Giuseppina e zia Rosina, la saggeza di papà Giovanni e dello zio Antonio. Si vive bene con Dio dentro di noi, “Dio è Amore”.
Questo è l’esempio che Luigi ci lascia!
Cassera Rosalia ved. Fugazzi - la “Maestra” di anni 90
Rosalia, la “maestra” non
era di Centenaro, ma a
questa terra di montagna era legata sentimentalmente avendo sposato
Luigi Fugazzi, affermato
orafo che secondo lo spirito imprenditoriale caratteristico di tanti compaesani, aveva aperto, con
successo, negozi a Milano e a Damaso (Como).
Luigi aveva conosciuto
Rosalia sul battello del
lago di Como, proprio a
Damaso, proprio a due
passi dove la “maestra”
collaborava al ristorante della famiglia. Dopo il
matrimonio, la famiglia fu
allietata dalla nascita di
Salvatore e si stabilirono
nella cittadina lombarda.
Purtroppo Luigi scomparse in giovane età negli
anni sessanta e Rosalia lo
volle nel cimitero di quella cittadina per continuare
ad averlo vicino. Ora anche lei riposa accanto al marito.
63
ontagna
Nostra
La giornata del malato
L
a Chiesa di Rocca nel periodo invernale rimane chiusa, perché anche le
case della frazione sono tutte vuote, essendo la totalità degli abitanti emigrati in
Francia; ma per la festa della Madonna
di Lourdes si spalancano le porte della
chiesa per l’arrivo alla messa delle ore
15 della gente proveniente da varie parrocchie che chiede protezione ed aiuto
a Maria per sé e per gli ammalati come
capita a Lourdes.
L’Immacolata Maria ha chiesto a Bernadette “lavati”. E’ l’invito che rivolge a tutti
noi peccatori in questo periodo pasquale in cui la Chiesa ci ricorda “confessarsi
almeno una volta all’anno” per essere
puliti e bianchi come le nostre montagne
coperte di neve e per questo diciamo a
Maria “prega per noi peccatori, adesso e
nell’ora della nostra morte”.
ROCCA
Nella malattia
O Signore,
la malattia ha bussato
alla porta della mia vita;
mi ha sradicato dal mio lavoro
e mi ha trapiantato
in un “altro mondo”
il mondo dei malati.
Un’esperienza dura , Signore,
una realtà difficile da accettare.
Eppure, Signore, ti ringrazio
proprio per questa malattia:
mi hai fatto toccare con mano
la fragilità e la precarietà della vita,
mi hai liberato da tante illusioni.
Ora guardo tutto con occhi diversi:
quello che ho e quello che sono
non mi appartiene, è un tuo dono.
Ho scoperto che cosa vuol dire
“dipendere”,
aver bisogno di tutto e di tutti,
non poter far nulla da solo.
Ho provato la solitudine
l’angoscia, la disperazione,
ma anche l’affetto, l’amore,
l’amicizia di tante persone.
Signore, anche se mi è difficile,
ti dico: sia fatta la tua volontà!
Ti offro le mie sofferenze
le unisco a quelle di Cristo.
Ti prego: benedici
tutte le persone che mi assitono
e tutti quelli che soffrono con me.
E, se vuoi, dona la guarigione
a me e agli altri.
Rocca attende i suoi emigrati
64
Un augurio sincero alle persone sole ed ammalate. Ai nostri emigrati in
Francia e a quanti arriva il bollettino. Buona Pasqua!
ontagna
Nostra
Vita nuova a Rocca
Alessia Bocciarelli
di Giandomenico Bocciarelli e Katiuscia Lusardi
Martina Bocciarelli
di Daniele Bocciarelli
e Valentina Labati
Anno 1963.
Da sinistra in alto :
Daniele Toni, Emilio
Bocciarelli, Gerardo
Toni. In basso : Francesca e Anna Maria
Bocciarelli, Giuseppe Toni, Antonietta
Bocciarelli davanti a
un’antico fienile ancora presente.
La maggior parte di
questa squadra si ritrova con molta gioia
tutti gli anni per le
ferie nel nostro tanto
carissimo paese, con
la nuova generazione.
65
ontagna
Nostra
BRUGNETO-Curletti
cASTELCANAFURONE
Auguri di Buona Pasqua
P
asqua è la festa della speranza cristiana, e il suo messaggio è un conforto divino
offerto a tutti, soprattutto a chi sta attraversando momenti oscuri e difficili. Come
infatti la Risurrezione si origina dal Venerdì santo, così la speranza cristiana affonda
le radici nella croce, in tutte le croci che costellano la vita umana.
Perciò: auguri di Buona Pasqua a tutti! Auguri che ognuno lasci germogliare dentro di
sé questa speranza di vita eterna e piena. Auguri di serenità e di pace: che il Signore
ci dia sempre la sua luce e la sua forza!
66
Gli scout a Brugneto
ontagna
Nostra
Lavori in chiesa
1. - La messa in sicurezza
urante gli scorsi mesi nella nostra
chiesa sono stati approntati i lavori
di messa in sicurezza dell’edificio per
poterlo utilizzare con tranquillità. Sono
perciò state puntellate le quattro cappelline, allo scopo di sostenerne le volte, i
cui archi, ormai deformati dalle pressioni dei muri sovrastanti, potrebbero rivelarsi come altrettanti punti di debolezza
nelle pareti laterali della navata. Inoltre,
all’interno, sono stati protetti con apposite reti i cornicioni e le zone di muro
dove l’intonaco appare più ammalorato, allo scopo di evitarne la caduta e il
conseguente pericolo per coloro che vi
stazionassero sotto. All’esterno invece
una speciale cinghia fascia l’intero edificio, correndo su particolari appoggi
di legno che ne distribuiscono l’azione
sulla muratura. L’effetto contenitivo è
simile a quello delle tradizionali catene, che però sarebbe stato impossibile
tendere all’interno della chiesa. In questo modo non solo la parete di fondo
è stata legata alla facciata, ma anche
una piccola scossa sismica dovrebbe
D
esser assorbita da una tale fasciatura, che avrebbe un effetto
ammortizzante, e la cui idea è
stata sviluppata dalle tecnologie
sperimentate a L’Aquila dopo il
terremoto degli anni scorsi. Da
questo punto di vista in tutto il
territorio piacentino la nostra
chiesa costituisce il primo e al
momento anche l’unico esempio di tali sistemi di messa in
sicurezza.
Siamo grati all’ingegner Francesco Scaravaggi, consigliatoci dai Vigili del Fuoco, e ai suoi collaboratori per
la capacità con cui ha progettato queste
opere e per la sua grande disponibilità
(ormai da tempo offre con generosità i
suoi servizi alla nostra chiesa). Ugualmente la nostra gratitudine va all’ingegner Riccardo Riccardi, cui è stata affidata la responsabilità di stendere la perizia
di idoneità statica, cioè il documento
che autorizza l’uso della chiesa. Ambedue i professionisti hanno apprezzato
molto le opere eseguite con precisione
e ingegno dalle maestranze locali che
hanno lavorato nella chiesa, trovandosi
tra le mani un compito per molti aspetti
inedito e non semplice. Infine un grazie
all’architetto Filippo Armani, già autore
del progetto complessivo di risistemazione della chiesa, che si è preoccupato
di predisporre le carte per la necessaria
autorizzazione della competente Sovrintendenza di Parma.
2. – I lavori definitivi
Come avrete capito tutte queste opere,
per quanto siano costose, sono soltanto temporanee, una semplice messa in
67
ontagna
Nostra
68
sicurezza in attesa di una sistemazione
effettivamente definitiva, i cui costi sono
così elevati da essere del tutto inavvicinabili per la parrocchia.
Durante l’inverno però - quando ormai i
lavori appena descritti erano già in cantiere da tempo - il sindaco Antonio Agogliati ha affermato di poter reperire tra
i fondi dell’otto per mille dello Stato un
finanziamento capace di coprire l’intera
spesa dei restauri della chiesa che, secondo il conteggio più aggiornato, ammontano a ben 590.000 €. Ci sarebbe,
in questo modo, la speranza di disporre di una cifra tanto ingente, e quindi
di portare a termine il consolidamento
della parrocchiale. Nella prima metà di
marzo sono state predisposte tutte le
carte necessarie per la domanda, mentre
a fine novembre 2011, quando il governo italiano pubblicherà l’elenco delle assegnazioni di questi fondi, sapremo con
certezza se si potrà realmente procedere
con i lavori.
3. – le offerte, le spese e i conti parrocchiali
A seguito di tutto
questo impegno, i
conti
parrocchiali
non sono mai stati
così in rosso. Quando avremo finito di
pagare i professionisti e le maestranze
dei lavori di messa in
sicurezza ci troveremo pressoché a zero,
nonostante le offerte ricevute in questi
mesi, la cui situazione è aggiornata mese
per mese su un apposito cartello appeso
in fondo alla chiesa.
Va sottolineato che per poter compilare la richiesta di finanziamento su cui il
sindaco si è impegnato ci siamo dovuti
rivolgere a due professionisti, l’ingegner
Caterina Trintinaglia e l’architetto Filippo Armani, che hanno redatto in gran
fretta e con molta disponibilità tutti i documenti richiesti. La notizia del sindaco
risale infatti soltanto alla fine di gennaio,
mentre il bando scadeva improrogabilmente già a metà marzo, data entro la
quale doveva esser pronta tutta la documentazione, compresa la necessaria
autorizzazione della Sovrintendenza che
ha sede a Parma.
Pertanto la possibilità di disporre in futuro del finanziamento, ha al presente
un costo calcolabile in alcune migliaia di
euro, che potrebbero anche farci ‘andare
sotto’ con i conti, data la situazione di
emergenza nella quale già ci troviamo.
Quindi non smettete di offrire finché
non ci sarà la certezza del contributo
promesso dal sindaco!
ontagna
Nostra
Benvenuto al piccolo
Alessandro
Gianelli,
nato il 3 dicembre 2010
da papà Riccardo e mamma Cristina
Malchiodi, di
Brugneto.
Sara Carini
Laurea in infermieristica
17
novembre
2010: “Le terapie orali in
ambito oncologico: progettazione ed attuazione di un
opuscolo informatico”
69
ontagna
Nostra
La Scuola Elementare di Brugneto: ospiti e traversie.
E
cco i gruppi di scout, quest’anno provenienti da Parma, ospiti durante le vacanze
natalizie presso l’ex scuola elementare del paese. Inoltre è stato ospite anche un
gruppo di ‘ragazzi di strada’ di Genova, di cui però non abbiamo immagini, e mancano foto anche dei ragazzi che vi hanno trascorso l’ultimo dell’anno.
70
Nei primi giorni di gennaio tale fabbricato - che fin dal 1997 è stato concesso in uso
dal Comune alla Parrocchia attraverso regolari convenzioni dapprima di locazione e
poi di comodato con lo scopo esplicito di fare ospitalità per gruppi scout e di escursionisti, oltre che per la socializzazione del paese – si è trovato al centro, suo malgrado, di un’aspra polemica che opponendo il sindaco al parroco è diventata facile
pasto anche dei quotidiani locali. Da un lato l’improvvisa ed inaspettata richiesta di
sgombero immediato da parte dell’Amministrazione comunale per non meglio definiti lavori di urgente ristrutturazione e di messa a norma, che però ad oggi non sono
ancora stati specificati. Dall’altro la sorpresa e lo sconcerto della parrocchia, che ha
in gestione tale fabbricato da 14 anni senza che mai venisse sollevato alcun tipo di
problema, e dopo che i lavori di risistemazione iniziali erano stati eseguiti sotto la
direzione dell’ufficio tecnico comunale. Trascorse alcune settimane di forte tensione
la sopraggiunta proposta del contributo di 500.000 € avanzata dal sindaco in favore
della chiesa di Brugneto sembra aver spostato l’attenzione e spento questa polemica.
Al momento però la situazione continua a essere ferma, e la scuola non è in uso in
attesa che si definisca esattamente il motivo dell’irregolarità della casa mentre, dopo
alcuni sondaggi presso gli uffici competenti, permane una certa apprensione circa
l’Ufficio Postale, ospitato nel medesimo fabbricato.
ontagna
Nostra
Concerto beneficienza
La parrocchia di Brugneto è grata ai cori
di Ferriere Le Verdi Note e Le Ferriere,
e al coro San Fermo di Carpaneto che,
insieme, nel pomeriggio del 26 dicembre 2010 festa di Santo Stefano, nella
parrocchiale di Ferriere hanno tenuto un
concerto benefico in favore della nostra
chiesa. Un gesto di generosità davvero
molto apprezzato. Peccato per l’inclemenza del tempo che ha trattenuto molti
in casa, specie nelle frazioni.
La festa di S. Antonio a Brugneto
D
omenica 16 gennaio si è tenuta a
Brugneto la tradizionale festa di S.
Antonio (protettore degli animali). L’appuntamento annuale è stato organizzato
da un gruppo di amici della parrocchia
di Brugneto, che hanno l’obbiettivo di
valorizzare le tradizioni della montagna
che in questo periodo dell’anno offre ai
visitatori paesaggi incantati dovuti alle
splendide giornate di sole e cielo limpido che hanno reso miti la temperature. In mattinata, durante la Santa Messa,
Don Ezio Molinari ha descritto la figura del Santo rammentando la sua opera
terrena in rapporto agli animali. Dopo
la messa la processione della statua per
le vie del paese e la benedizione degli
animali intervenuti. Tra i più numerosi
segnaliamo i cavalli di razza bardigiana,
ma erano presenti anche asinelli, e animali domestici. Gli organizzatori hanno
allestito, per l’occasione, gli stand gastro-
71
ontagna
Nostra
nomici con i prodotti tipici della montagna
come tortelli al sugo di funghi e ragù di
carne, spiedini, cotechini alla griglia, formaggio fuso sulla piastra e torte di patate. In conclusione il dolce con le crostate
fatte in casa. Il tutto condito dall’ottimo
servizio dei cuochi: Zanelli Marisa con le
figlie Silvia e Nadia Carini, Nuccio e Davide Malchiodi, Domenico Sartori, Pierluigi Malchiodi, Mariarosa Carini, e Giuliano Zerega da Camogli, tutti coordinati da
Luigi (Pino) Malchiodi. L’atmosfera di festa
è stata riscaldata dall’ottimo vin brulè di
Cristina Scaglia e rallegrata dai canti tipici
di montagna e dalla musica folcloristica di
Andrea Raggi.
Il successo della giornata è stato decretato
dalla massiccia partecipazione degli allevatori e dagli appassionati locali tra cui: i
fratelli Rocca da Ozzola, con Loredano che
si è esibito nelle evoluzioni equine di un
loro splendido cavallo da sella; Viani Patrizio da Tornarezza con moglie e figlie che
hanno scarrozzato i numerosi bambini in
sella ai più docili cavalli bardigiani; inoltre
Scaglia Giancarlo e Scaglia Renzo da Tornarezza; i fratelli Bertotti e Scaglia Felice da
Curletti, Scaglia Giuseppe da Colla di Brugneto e Capucciati Giacomo da Brugneto.
Vitelmi Agostino e Scaglia Simona hanno
dato il loro contributo in qualità di esperti
di cavalli di razza bardigiana illustrandone
le caratteristiche ai numerosi visitatori e curiosi. Gli organizzatori ringraziano il Vice
Sindaco di Ferriere Malchiodi Giovanni che ha presenziato all’evento insieme all’assessore Scaglia Paolo e rinnovano l’invito al prossimo anno.
Celebrazioni Pasquali a Brugneto
72
Giovedì Santo, - Ore 18
Venerdì Santo, Ore 21
Sabato Santo, Ore 21,30
ontagna
Nostra
La Cassinella a Brugneto e a Colla
C
ome ogni primo
sabato di quaresima, e nonstante il
maltempo, si è rinnovata l’antichissima
tradizione della ‘Cassinella’, cioè dell’accensione di grandi
falò al sopraggiungere del buio, dopo
che il grave e lunghissimo suono della ‘corna’ ha riempito la vallata. Una
volta lo si faceva alla domenica sera e
ogni paese aveva il suo grande fuoco,
oggi soltanto le frazioni di Brugneto e
Colla riescono a mantenere viva questa
bella consuetudine che, come in un rito,
termina sempre con una cena insieme
nei due paesi. Grazie a tutti coloro che
lavorano attorno al fuoco e ai fornelli, e
permettono a tutti una serata così suggestiva.
73
ontagna
Nostra
Ricordiamoli
Troppo giovane
ma piegato dalla malattia, ci ha
lasciato il nostro
carissimo Clau-
dio Castignoli di Brugneto.
E non ci sembra
ancora vero, tanto si era abituati a
incontrarlo in paese, affaccendato
con i suoi cavalli
o con la legna da
tagliare e portare
via, o magari altre volte seduto sulla panca della piazza a chiacchierare, quando non era via, al suo faticoso lavoro sui pozzi di petrolio. A prima vista poteva sembrare un po’ burbero come tutte le persone di montagna, ma in realtà
Claudio era una persona sensibile, che nascondeva un cuore d’oro, amante
della compagnia e degli amici di cui cercava sempre di circondarsi. E infatti al
suo funerale c’eravamo davvero in tantissimi, un segno dell’affetto che lo ha
legato a tanti, e del vuoto che adesso tutti sentiamo.
"Con grande dolore annunciamo che, a meno di
un anno di distanza l'uno
dall'altra, Simone e Bernardo Carini (originario
di Casella di Brugneto) ci
hanno lasciati. La figlia Catherine, i cognati, le cognate
e i nipoti più cari, li ricorderanno e li porteranno sempre
nel cuore"
74
ontagna
Nostra
Ricordando Giovanni Zanelli
Nonostante le agitazioni del mondo di
oggi, la guerra ci sembra lontana dalle
nostre case. Non possiamo immaginare
come la vita sarebbe se la violenza di un
conflitto toccasse i nostri giorni.
Fra noi però sono molte le famiglie che
con tanto onore conservano preziose
e vecchie storie delle quali nonni e bisnonni vanno sempre fieri e amano
raccontare. Avventure, piccoli pezzetti
di Storia vissuti da ognuno in modo diverso, tutti però rispondono al nome di
guerra.
Storie che forse avevamo dimenticato
ma come spesso accade, il mondo, la
nostra terra e anche Dio stesso pensa a
farci tornare in mente. Riviviamo eventi
che ci sono appartenuti per un periodo,
ma che poi si sono persi per strada.
Ebbene, un giorno come tanti altri, viene recapitata a casa nostra una lettera
diretta a mia mamma e ad altri componenti della mia famiglia, dal comune
di Ferriere. La lettera ci informa circa il
ritrovamento di una piastrina militare,
appartenuta al nostro prozio, Giovanni
Zanelli.
Di quest’uomo avevo visto solo una foto
a casa della zia Angela (sorella di mia nonna Maria),
in un quadro pieno di tondini con i volti dei soldati
di Ferriere, caduti durante
la Seconda Guerra Mondiale. Un piccolo volto immerso
nella moltitudine dei morti e
ora saltato fuori non a caso,
ma per tanta gratuita generosità.
Ricordo che da piccola mia
nonna, e mia mamma poi,
ogni tanto tentavano di ricordarci l’albero genealogi-
co della nostra famiglia, le varie parentele, i nonni e gli zii lontani, di cui non
avevo mai sentito parlare. Uno di questi
racconti parlava proprio di Giovanni
Zanelli: il più piccolo fra i fratelli di Celeste Zanelli nonno di mia mamma. Un
giovane ragazzo che nello splendore dei
suoi vent’anni fu reclutato nell’esercito
italiano per partecipare alla campagna
di Russia durante gli anni 1940-1945.
Di quel periodo sfogliato appena sul libro
di storia posso solo dire che militarmente fu un’enorme disfatta: i nostri uomini
patirono il freddo; e la neve russa vinse
la scarsità dei nostri equipaggiamenti.
Pochi sarebbero poi tornati, quasi tutti
furono dichiarati dispersi o morti. Giovanni fu uno di quelli e non tornò più
dai suoi cari. Non arrivò nemmeno la
notizia della sua morte. Una vecchia e
pallida foto che ritraeva un soldato giovane e pieno di aspettative era quello che
rimaneva alla sua famiglia: non un avviso, non una data, nulla si sapeva della
sua fine, neanche la fine stessa. Vecchi
racconti narrano che il giorno della sua
partenza, una giovane, a cui lui si era
legato, corse in stazione per annunciare al suo amato di essere
incinta. Lui era però già
partito e probabilmente
mai seppe questa gioia. In
quegli anni si poteva essere esonerati dalla leva se si
era padri di famiglia.
Ecco così che una piccola
piastrina ha riportato alla
luce questi racconti, forse non troppo lontani. Sì,
perché un gruppo di alpini
della sezione di Milano in
viaggio in Russia nell’estate 2009, si è trovato tra le
75
ontagna
Nostra
mani piastrine della Seconda Guerra
mondiale di soldati morti là, nella lontana regione di Tambov. Questo è accaduto grazie alla gentilezza di un giovane uomo incontrato dopo un improvviso
cambio di programma riguardo al percorso della visita guidata. Quest’uomo
capì di avere incontrato italiani e colse
al volo l’occasione che da tempo aspettava; si sentì in dovere di riconsegnare
ai legittimi destinatari ciò che da anni
conservava accuratamente in casa sua:
vari oggetti risalenti alla Seconda Guerra
Mondiale, tra cui molte piastrine militari. Davvero un gesto di grande generosità
totalmente gratuita.
Da qui ecco il perché della lettera indirizzata alla nostra famiglia e a tutte le
altre famiglie d’Italia che per anni hanno aspettato notizie dei propri familiari
dispersi.
A compimento di questa bella storia, domenica 7 novembre 2010 ci è stata riconsegnata ufficialmente la piastrina
con una celebrazione in presenza degli
alpini di Ferriere e delle varie autorità.
Una piastrina. Un piccolo pezzetto a
doppia lamina di ferro con le incisioni
dei dati di Giovanni. Ed è forte anche
ciò che può voler significare il ritrovamento di un tale frammento di vita. Ci
fa pensare alla nostra esistenza, alla nostra essenza: di quell’umile soldato, uno
come tantissimi morti in battaglia, ci rimane un frammento logorato dal tempo
e delle scritte.
Sì, scritte, parole, quasi a voler ricordare
il senso della nostra presenza passeggera
su questa Terra. Il corpo si degrada, ma
i pensieri, l’anima viva (e quale anima
più viva di uno scritto?), il ricordo lascia
un segno profondo, un solco, un orma
che non si potrà mai disperdere nel freddo della morte.
E’ grazie a questi sguardi all’indietro,
volti a ritrovare le nostre radici, che possiamo capire l’importanza dell’ascolto
di chi queste storie le ha vissute come
protagonista. Conoscere la Storia è un
bisogno prima che un dovere per vivere
il presente con più consapevolezza e senso, ricordandoci che il passato è sale che
si scioglie e dà sapore al futuro.
Maria Cigognini
(Pronipote di Celeste Zanelli)
76
VAL LARDANA
ontagna
Nostra
Pasqua: speranza per il mondo
I
l Vangelo di Pasqua ci parla di una
donna, Maria Maddalena, che piange,
piena di smarrimento, come se la morte di Gesù avesse sancito il fallimento di
ogni sua speranza. Tuttavia, nel momento in cui gli apostoli di Gesù, per paura, si nascondono, lei si reca alla tomba.
Questo gesto esprime non solo il suo lutto, ma anche una attesa, se pure confusa. È l’attesa di un amore, che anche la
più grande sofferenza non può del tutto
cancellare. Allora, Gesù, il Risorto, le viene incontro. E lo fa in maniera del tutto
inattesa, non in modo trionfale, ma così
umilmente che lei non lo riconosce e lo
scambia per il giardiniere.
Gesù la chiama per nome, « Maria », e
questo cambia tutto. Maria riconosce nel
suo cuore la voce di Gesù. Si volta verso
di lui e lo chiama a sua volta: « Rabbouni,
Signore. » Una vita nuova comincia in lei,
capisce che Gesù è vicino, anche se la
sua presenza è adesso differente. Poi il
Risorto la invia: « Vai dai miei fratelli, digli
che io sono risorto! » La sua vita riceve un
senso nuovo, adesso ha un incarico da
compiere.
Anche noi siamo come Maria Maddalena
vicino alla tomba. Come in lei, anche in
noi c’è un’attesa, spesso per domande
non risolte. L’attesa la viviamo talvolta
come una mancanza, un vuoto. La esprimiamo forse con un grido di disperazione oppure, senza parole, con un semplice sospiro. Di questa maniera, il nostro
essere comincia ad aprirsi a Dio. È l’attesa, anche se confusa, di una comunione,
ed essa già ci permette di vivere la fiducia in Dio. Allora Cristo ci chiama con il
nostro nome. Conosce ciascuno di noi,
ci conosce personalmente. E ci dice: «
Vai verso i miei fratelli e le mie sorelle,
dì loro che sono risorto. Diffondi il mio
amore con la tua vita.» ……(da Meditazione di frère Alois de Taizé)
Don Luciano affiggerà alle chiese di Farini, Montereggio, Moline, San Gregorio
e Cassimoreno gli orari per le celebrazioni del Triduo Pasquale e nel frattempo
augura Buona Pasqua a tutti i lettori.
Cassimoreno: controcorrente “la festa del residenti”
D
urante l’Estate, si organizzano, tante feste per gli emigrati, è una cosa
giusta, perché si riconosce coloro che
tutti gli anni, tornano alla loro terra, alle
loro origini.
Ma è durante l’Inverno che si ha il tempo
di meditare e con questo articolo vorrei
riconoscere il merito di coloro che sono
rimasti, hanno continuato a lavorare la
terra, dura, aspra, ripida e avara…
gente tosta, sono nati sul ripido e per
stare in piedi occorre “equilibrio”.
• Quelli che andavano a tagliare l’erba sui monti con la falce (curiata) con
un movimento rotatorio e ritmico, non
smettevano mai. La sera battevano il ferro sull’uscio di casa creando un suono,
un canto, una poesia
• Quelli che in Autunno andavano a raccogliere le foglie con le gabbie, per mescolarle al fieno o alla paglia, a seconda
delle esigenze.
• Quelli che portavano lo stallatico con
le gerle negli orti e nei campi, rafforzan-
77
ontagna
Nostra
78
do polpacci e polmoni, uno scrittore diceva che “dall’oro non nasce niente, dallo sterco nascono i fiori”.
• Quelli che d’Inverno facevano cesti,
rastrelli, gabbie, manici, botti, lese ecc.
durante l’anno raccoglievano il legno
necessario rigorosamente impiegato a
seconda delle caratteristiche.
Nocciolo per cesti e gerle e manici, acero per i fondi, pale da forno e plantari
di zoccoli, frassino per bastoni e denti
di rastrello se non erano di carpino o
maggiociondolo , faggio per porta denti
di rastrello e pattini per slitte, sorbo per
i legacci e spallacci ecc. ecc.
Nelle lunghe sere d’Inverno dalle mani
nodose dei nonni uscivano per magia o
per incanto, favolosi giocattoli.
• Quelle donne che lavavano le lenzuola nella navazza con la cenere e l’acqua
bollente
• Quelle che facevano il pane una volta
la settimana con forno legna, riscaldato
meticolosamente con legno di faggio
(che non fa fumo) e di ginepro che da
un aroma al pane
• Quelle che portavano il pranzo ai loro
mariti sui monti e si fermavano con loro
a rastrellare fino a sera con rastrelli a
denti stretti, perché sui monti l’erba è
più fine.
• Quelle che accompagnavano a pascolare le vacche e si facevano tutti giorni
parecchi chilometri per recuperarle.
• Quelle che in Autunno andavano a
raccogliere le bacche di ginepro tutto il
giorno tornando con le mani forate e doloranti, ma da quelle bacche ricavavano i
soldi per i vestiti di tutto l’anno.
Potremmo andare avanti per molto….
C’è il racconto di coloro che hanno fatto dell’ attaccamento della loro terra, la
ragione di vita. Vorremmo riconoscere il merito a coloro che sono tornati
a vivere in montagna, hanno scelto la
vita dura, sana dell’allevatore o del taglialegna, perché stanchi della frenesia
della città nonostante pochi aiuti delle
autorità (spesso irraggiungibili). Vorremmo riconoscere il merito a coloro che
sono tornati perché raggiunta l’età della
pensione. Uno scrittore friulano diceva:
”le radici stanno dove siamo nati e cresciuti, quelle radici non le tagli, non si
rompono son come elastici con un capo
legato al campanile e l’altro intorno alla
nostra vita, più ti allontani più le corde diventano fini, come corde di violino,
passa il vento della memoria e questi elastici mandano suoni di ricordi, a sentirli
pensi al paese e diventi debole, molli le
mani da dove ti tenevi aggrappato e gli
elastici ti trascinano a casa”.
Sono tornati a passare la loro vecchiaia
in armonia con i loro ricordi e la natura.
Vorrei proporre, una grande festa invernale in onore dei residenti, la festa dei ri-
ontagna
Nostra
cordi, la festa degli elastici…a Cassimoreno, uno dei migliori ristoranti della Val Nure
(per storia, tradizione e tipicità). Chi legge questo articolo (scritto con semplicità,
ma sentito) faccia sapere la sua opinione, ci aiuterà a organizzare e dare una forma
all’evento. ACR CASSIMORENO
San Gregorio: Auguri e ringraziamenti al Signor Alfredo Moia
Anche se in ritardo di un numero, è d’obbligo di ringraziare il Sig. Alfredo Moia per i lavori che ha
fatto eseguire nella cascina della chiesa. Abbiamo ora un bel pavimento, le finestre al piano sotto, il
marciapiede, il corrimano alla scala, il canale di scarico ed una riva ben ordinata. Questo generoso
intervento ha completato i lavori di conservazione eseguiti qualche anno fa dalla parrocchia, ma mai
completati per la perenne carenza di fondi. Avremmo dovuto solo ringraziare di cuore Alfredo, ma
purtroppo dobbiamo anche augurargli di rimettersi in salute per l’incidente domestico che in gennaio
gli ha procurato la rottura del bacino, con la conseguente terribile sofferenza ed il lungo ricovero in
clinica. Ci auguriamo che il Signor Moia possa leggere da casa questo numero del giornale, ristabilito
nella salute ed in compagnia del carissimo Amerigo. A tutti e due giungano quindi i sentiti ringraziamenti e ed i più fervidi auguri di guarigione e di Buona Pasqua dalla Comunità di San Gregorio.
Lo scorso giugno 2010 nella piccola
chiesetta di Le Moline, Don Luciano
ha unito in matrimonio Paolo Pedrani e Serena Malatesta, figlia
di Enrico Malatesta e Silvana Figoni
ripettivamente di Le Moline e Montereggio. Il 21 febbraio, da questa
unione è nato a Saronno il piccolo
Davide con grande gioia dei genitori, nonni e zia Angela. Sicuramente trasmetteremo anche a lui l'amore
per le nostre splendide montagne.
79
ontagna
Nostra
Tre presenze mancheranno alle prossime feste di agosto a San Gregorio:
Enzo Monti, classe 1917, papà di Paolo e suocero di
80
Loredana, i solerti amici della nostra Parrocchia, insieme ai cognati Annamaria e Giorgio. Il Signor Enzo fino
all’agosto scorso ha trascorso le feste qui da noi con la
sua famiglia, dando un fervido esempio di forza e vitalità,
anche alla tenera età di 93 anni! Lo ricordiamo nel giardino al fresco, e simpatico commensale alle belle tavolate
estive. Se n’è andato silenziosamente, nel suo letto, in
novembre, lasciando a noi tutti il ricordo di una carissima
persona. A Paolo, Loredana ed a tutta la famiglia le condoglianze della Comunità
di San Gregorio.
Giorgio Carella: con la moglie Annamaria ed i cognati
Paolo e Loredana è stata una presenza così operosa nella
nostra parrocchia negli ultimi anni, che sarà impossibile
dimenticarlo ogni volta che anche il minimo problema si
presenterà ed egli potrà aiutarci solo dal cielo a risolverlo.
Giorgio aveva le mani d’oro, la testa fine e soprattutto una
discreta, enorme disponibilità a svolgere ogni tipo di intervento, dalla pulizia dei vasi sacri al servizio panini/bar alla
festa di agosto.
Purtroppo la malattia che l’aveva colpito diversi anni orsono si è risvegliata e l’ha fatto molto soffrire, ma anche l’estate scorsa Giorgio
era qui, disponibile come sempre. Annamaria l’ha curato con tanto amore e tanta
fede, finché il 21 gennaio scorso il male ha avuto la meglio e Giorgio ha lasciato
l’inseparabile moglie, la famiglia e tutti gli amici, noi compresi qui a San Gregorio.
Ricorderemo Giorgio e il Sig. Enzo nelle celebrazioni di agosto. Nel frattempo la
comunità si stringe ad Annamaria ed alla famiglia tutta, partecipando i sensi delle
più sentite condoglianze.
La mia cara zia Angela Barzaghi ha trascorso a San Gregorio le sue ultime vacanze. Era ammalata, ma nulla faceva
prevedere che il 26 ottobre 2010 ci avrebbe improvvisamente lasciati. Da queste righe voglio ricordare la bella
persona che è sempre stata: allegra, cordiale, d’animo buono, amante del canto, una sorella inseparabile per la mia
mamma ed una zia affezionata per la mia famiglia. Ora ci
guarda dal cielo e noi la pensiamo serena lassù, sempre
pronta a regalarci il suo dolcissimo sorriso. Ciao Angi, prega per noi. Giancarla.
In febbraio è mancata a Piacenza Dina Rizzi originaria
di Proverasso: Don Luciano ha celebrato il funerale a San Gregorio ed ora Dina
riposa nel nostro cimitero.
Alla famiglia Rizzi - Cavanna le condoglianze della Comunità di San Gregorio.
VAL D’AVETO
ontagna
Nostra
Castagnola
Cervini Raffaele di Giovanni e
Livia Casella ha ricevuto la Prima
Comunione lo scorso 5 settembre nella chiesa di Castagnola. In foto Raffaele con i parenti e la sorella Ilaria.
50simo di Matrimonio
Maria Calamari e Giacomo Canevari hanno festeggiato il loro cinquantesimo anniversario di matrimonio. Un traguardo invidiabile, testimone di una lunga vita
trascorsa insieme. La celebrazione risale quindi al 19 novembre 1960 a Castagnola,
officiata dall'allora parroco don Sandro Civardi, da poco insediato nel villaggio della
Valdaveto.
"È stato il primo matrimonio che ha celebrato a Castagnola - ricorda Maria.
"Come è arrivato in paese, alla sera siamo andati a prendere accordi per il matrimonio".
Oggi questi traguardi rivestono un significato molto intenso, non tanto per la lunga vita
(Maria, classe 1928 e Giacomo, classe 1922) ma per il lungo percorso di coppia trascorso
insieme per mezzo secolo. Quest'ultimo è un valore che oggigiorno sembra sia stato smarrito da tante coppie.
La coppia è
tutta della Valdaveto, Maria
di Castagnola e Giacomo
di Orezzoli di
Qua, per tanti anni fabbriciere della
parrocchia di
San
Pietro.
Pc
81
ontagna
Nostra
Casella Margherita
Margherita era nata a Castagnola il
13 luglio 1926, trascorrendo “a casa”
quasi tutta la sua vita. A
Castagnola era rimasta orfana dei genitori, dedicando tutto il suo tempo libero
alla cura degli suoceri Rosa
e Felice, gravemente invalidi
in casa. Sposata con Maurizio Casella, la famiglia era
stata allietata dalla nascita
di tre figli: Maria Rosa (sposata a Ferriere con Bruno
Ferrari), Luigi e Vito. Negli
anni ottanta con il marito
si era trasferita a Sarmadasco rimanendo per tre anni. La coppia, seguendo i due figli si era quindi
trasferita a Vigolzone. Non aveva però
dimenticato né Ferriere, né la sua
Agogliati Bernardo - “Mario”
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Nato a Salsominore, ha vissuto la vita con intelligenza pratica, sviluppando la
propria attività lavorativa partendo dal poco, dal
commercio del legname e
del carbone, svolto giornalmente dalla Val d’Aveto a
Milano.
Ha saputo con avvedutezza guardare avanti, capire
che la società evolve, ha bisogno di tutto e attrezzarsi
per servirla era l’arma vincente per il futuro. Non tardò, proprio per questa sua capacità di
essere, passare dai muli al camioncino, dal camion ad affermato impren-
casa natia a cui faceva ritorno appena poteva. Dopo la scomparsa del marito Maurizio, il primo
giugno 1997, anche per
Margherita cominciano
gli acciachci dell’età e
nonostante la forte fibra e la voglia di vivere,
muore a Vigolzone lo
scorso 17 gennaio.
I figli così la ricordano:
“Cara mamma ci hai
dato tanto senza mai
chiedere. In un attimo
te ne sei andata senza
un lamento. Ora, la
casa senza di te è vuota, ma siamo sicuri che dal cielo, assieme a papà ci
proteggerete sempre.
Un bacio, i tuoi figli”.
ditore dei trasporti.
La chiave del suo successo è stata anche la
volontà di non abbandonare mai la sua Valdaveto, la volontà e il
bisogno di confrontarsi
con l’ambiente e con le
persone che erano state
per lui la guida di tutta una vita. Ebbe anche
la fortuna di formarsi
una bella famiglia, con
la moglie addetta alla
cura della stessa e con
i figli Romeo ed Antonio (Sindaco di
Ferriere) collaboratori nella grande
azienda “Agogliati”.
cattaragna
ontagna
Nostra
R
ieccoci qui! Raccontando l’arrivo dell’autunno e attraversando il nevoso inverno
che ci ha accompagnato verso questi primi raggi di sole primaverili.
Cattaragna, il piccolo paese arroccato sulla valle che domina ogni giorno il corso del
fiume. Già, molto spesso ci si rammenta di questa valle, solo quando il sole estivo
rende la vita di pianura un po’ più affannosa, la valle attraversata dal suo vecchio
fiume che ogni giorno scava le rocce secolari e che offre un paesaggio quasi incontaminato, sa vivere ogni giorno dell’anno di una vita semplice, che continua ad essere
per molti un piccolo “rifugio” dalla vita di ogni giorno, veloce ma così monotona.
Questa valle e questi paesi, esistono
ogni giorno di ogni anno da davvero
molti molti anni, noi non lo dimentichiamo, anzi, nonostante in queste
stagioni sia sempre più difficile arrivarci noi ci siamo! Siamo pronti a
viverla, siamo pronti a tentare di costruire qualche cosa di nuovo, a programmare nuove stagioni e soprattutto a rispettare quello che ci è stato
dato con fatica ed entusiasmo.
Quelle strade che uniscono l’ormai
decantata “civiltà” alla altrettanto importante “civiltà” montanara, sono sempre più sole, ma noi e, spero sempre più
persone, vogliamo mantenerle vive, vogliamo che come sempre hanno fatto, siano il
ponte verso un futuro che deve migliorare la condizione di tutti, ma che faccia sì che
non ci si dimentichi mai di quello che è stato e di quello che nonostante tutto e tutti,
continua ad essere la nostra macchina del tempo e che ci mostra fotografie in bianco
e nero che non possono sbiadire!!
Bene quest’anno a Cattaragna, abbiamo voluto fortemente rivivere quello che per
anni è stata una parte della nostra cultura, la raccolta delle castagne, ma non un po’ al
week and per le caldarroste da
regalare agli amici come negli
scorsi anni, ma come un tempo. Raccogliere insieme castagne per farle seccare e produrre farina. Niente di così nuovo
forse se non si prestasse attenzione al fatto che quest’anno,
abbiamo voluto farlo un po’più
assieme, abbiamo unito giorni
di ferie, per trovarci nei boschi a fare una raccolta più o
meno proficua, ma sicuramen-
83
ontagna
Nostra
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te molto emozionante, semplicemente perché abbiamo
potuto vivere di nuovo il
legame che una volta univa
ogni famiglia del nostro piccolo paese. Risultato? Beh
tanta strada, tanta fatica ma
credetemi davvero tante facce serene, soddisfatte e piene di gioia, la gioia di fare
ancora qualche cosa che sa
unire le persone, nel bosco,
nella castagnera, nel mulino
e nei pranzi o nelle cene in
cui indipendentemente dal
cognome o dall’età, siamo
stati una famiglia! Chi non
prova queste sensazioni, forse, non può capire quanto
in realtà sia stata una esperienza UNICA ed INDIMENTICABILE. Grazie a tutti per
aver permesso a me e alla
mia compagna di poter di
nuovo sentire cosa significhi
essere parte VIVA di una comunità che definisce davvero il valore dei miei monti e
di quello che per me è e sarà
sempre la famiglia!
Le stagioni non si fermano,
è arrivata anche quest’anno
la neve copiosa e il freddo,
come sempre però, il nostro
piccolo circolo, ha saputo
unire ancora una volta giovani e meno giovani, persone che timidamente si stanno riavvicinando a questo
NOSTRO paese in questa valle che ha voglia davvero di essere riscoperta e amata
ogni giorno di più. Cosa aggiungere a questo, solo che la volontà di queste persone
che faticosamente vivono qui unita alla voglia di altri di esserci e di fare, non può
essere solo un sogno o il sogno di pochi, ma sta diventando una solida e costante
ontagna
Nostra
realtà. In questa visione delle cose Alessandro ed Alessandra, hanno voluto battezzare
nella nostra chiesa il piccolo Pietro che saprà vivere con noi e regalare un sorriso in
più a questo paese dando nuova linfa ad ognuno di noi! Benvenuto!!!!!
Questo è il valore vero di una comunità come la nostra che passa sì attraverso le tante
manifestazioni estive del circolo ANSPI,
ma anche passa attraverso le grandi cose
fatte insieme, sia sotto il sole dell’estate
che è passata e che verrà sempre piena
di nuove proposte, ma che sa vivere e
offrire anche un solo sorriso nei giorni
piovosi e un caldo momento in quelli in
cui la neve rende tutto davvero più aulico. Alla prossima fotografia di un mondo
che c’è!!!
Gianluca Cervini
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ontagna
Nostra
torrio
Buon Anno
B
uon Anno! Felice Anno! Formuliamo gli auguri che vengono dal cuore, perché, sinceramente, attendiamo
per noi e per gli altri un anno buono e
felice.
Ma, forse, nel profondo, abbiamo la
vaga sensazione di scivolare nella retorica, perchè, probabilmente, potremmo
non attenderci grandi cose. Così, almeno, dicono gli opinionisti, che ci descrivono sopraffatti da “passioni tristi”, come
lo scoraggiamento, la sfiducia, la passività. Se sono queste le caratteristiche del
nostro tempo, e pensiamo che il peggio
debba ancora venire, allora sarà bene ricorrere alla nostra fede, che ci invita alla
speranza, come quando ci siamo scambiati gli auguri di Buon Natale.
Ci troviamo rinchiusi in un corpo, com-
ponenti di una famiglia, di un ambiente,
di una patria, in un’epoca che non abbiamo scelto noi, perché tutto è stato
deciso da un misterioso disegno indipendente dalla nostra volontà. Ed è in
questa situazione che siamo chiamati a
operare e a dare il meglio di noi. Nello
scorrere del tempo, sta a noi cogliere le
possibilità delle relazioni più opportune,
per contribuire, ognuno con le proprie
forze, alla costruzione di un mondo migliore. Perciò….
A tutti i soci del Consorzio rurale, a tutti i nostri anziani, ai nostri paesani nel
mondo, ai lettori di Montagna Nostra,
l’augurio di essere autori di incontri, di
soddisfazioni, di realizzazioni per sé e
per gli altri, per la famiglia e la comunità.
Giancarlo Peroni
Presidente Consorzio Rurale di Torrio.
Torrio: 31 dicembre 2010 San Silvestro, altitudine m.1100 sul mare, cielo
grigio, temperatura 2° +, assenza di
vento, ore 20,30 con una trentina i
soci ad aspettare l’anno 2011nel nostro Centro di aggregazione “La scuola” circolo ACLI. Oltre al “cenone”
preparato dalla nostra Ivana insieme
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a Maura, Gabriella e Simona, ci hanno
allietato l’attesa e il nuovo anno Giuse
Olivieri al clarinetto e voce, Dido Macchianti alla chitarra, Giuseppe Celle alla
tastiera, con la partecipazione straordinaria di Gianpaolo Rezoali alla fisarmonica. Straordinari i famigliari, che si sono
trasformati in “orchestrali” trascinatori…
di buon auspicio. Grazie. Buon anno!!!
ontagna
Nostra
Figlio di Torriesi in cucina a Parigi
Una storia che dalla Val d’Aveto arriva alla Val-deMarne (Regione Parigina).
Inizia con una bisnonna emigrata e tornata da
New-York, una mamma che raccoglieva il riso nel
Vercellese al tempo di “Riso Amaro” del regista De
Santis con Silvana Mangano protagonista. Il papà
Guido, panettiere in Grecia come soldato, sotto la
bandiera Italiana durante la seconda guerra mondiale. Poi falegname come il nonno e lo zio, specializzato nel restauro di mobili antichi nel quartiere
di Notre-Dame a Parigi. È li che a Fabrice gli è stato trasmesso in eredità lo spirito
degli artigiani. Dopo aver esercitato l’addetto stampa in una casa discografica, ha
svolto quasi tutta la carriera alla FNAC.
Fabrice Masera, musicista, animatore radiofonico ed anche Dj a Parigi ha voluto
far conoscere la cucina regionale, particolarmente quella emiliana– romagnola, alla
televisione nazionale di France 3 nella trasmissione di Julie Andrieu “CÔTÉ CUISINE”, comparabile alla nostra “prova del cuoco” su Rai 1 condotta da Antonella
Clerici, Va in onda tutti i giorni della settimana, tranne il mercoledì, alle ore 11.10.
Ha condiviso e fatto conoscere a milioni di telespettatori la sua ricetta dei “pisarei”
con funghi porcini e sugo di pomodoro vivace (elaborando la ricetta domenicale
della sua mamma Luisa Peroni), inoltre
“tatin” di pomodori (torta rovesciata),
uove chinesi al tè, cappa santa, oeufs
molletes (uova fondenti)…
La gastronomia francese è appena stata
iscritta nel patrimonio mondiale e immateriale dell’umanità. Ecco che Fabrizio è diventato un testimone della tradizione culinaria del nostro territorio e di
Torrio in particolare.
Video delle trasmissioni e ricette sul sito:
http://programmes.france3.fr/tout-a-cote/cote-cuisine
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ontagna
Nostra
TORRIO “la Giornata del Migrante”
I
n occasione della giornata del migrante, Papa Benedetto XVI ha inviato un messaggio da leggere in tutte
le diocesi, perché l’accoglienza non si
riduca a semplice dovere ospitale, che
metta in buona pace quanti, direttamente o meno, sono coinvolti nel fenomeno
epocale delle migrazioni.
Sul tema si parla, si discute, si litiga.
Anche troppo. E’ diventato terreno di
scontro e di intrattenimenti cosidetti
culturali. Sono tutti bravi, generosi, informati. Sono tutti democratici, corretti
politicamente. Tutti hanno i diritti. La
retorica è la cornice, lo sfondo, il sottofondo, la caratteristica dominante: è,
infatti, l’arte del parlare.
Non rientrando, tuttavia, nelle finalità
della nostra rivista un riesame critico
delle situazioni attuali, vogliamo, invece, ricordare con fierezza i tempi duri
di un passato di povertà, che costringeva anche i figli di Torrio e del nostro
territorio a cercare altrove quelle pos-
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Torriesi in Argentina (Rosario 1905)
sibilità di sopravvivenza che non sempre la montagna riusciva a offrire. Dai
racconti antichi, possiamo immaginare
i nostri conterranei, appena sbarcati in
Francia, in Argentina, negli Stati Uniti,
con i loro bagagli essenziali, che non
avrebbero mai sostituito il mondo che
avevano lasciato: Montagna Nostra è
quel mondo, ma di tanti anni fa. Le loro
storie non somigliano a quelle di oggi:
se esisteva, il volontariato era sporadico e disorganizzato, l’ospitalità non era
un dovere perentorio, l’alfabetizzazione
era appena sufficiente a captare quelle
sonorità che potevano, anche lontanamente, richiamare qualche vibrazione
del loro dialetto, forse in Francia, in
Argentina…ma negli USA dev’essere
stata dura! Intanto, le case lasciate, con
dentro tutte le tracce della quotidianità
faticosa, offese dall’abbandono, si lasciavano aggredire dal tempo e abitare
dai ghiri. Come canta la nostra poetessa
Anna Maria.
Gianna R.
Famiglia di Benvenuto Masera - Parigi anni 30/40
ontagna
Nostra
Nogent sur Marne: Zia, cos’è la frana...
Testimonianze in corrispondenza
N
egli anni Sessanta, la vecchia zia
Maria, presso la quale alloggiavo
d’estate, mi annunciò che a Torrio c’era la
“frana”. Le chiesi cosa significasse. La zia,
un po’ turbata, mi spiegò che le due frazioni
“Case di Sotto” e “Case di Sopra” (dove
stava lei) erano costruite su un terreno che
piano scivolava verso la valle. La Regione e lo
Stato si impegnarono ad aiutare gli abitanti
di quelle zone, pronti a costruire una casa
nuova nella parte alta del paese chiamata
“Casetta”, dopo avere abbandonato la vecchia
abitazione, che, un giorno o l’altro, sarebbe
diventata pericolante. La notizia di quella
minaccia e la prospettiva di lasciare la vecchia
casa (anche se modesta e priva di comodità)
fu fonte di tormento. In quell’epoca, “Case di
Sopra” fungeva da Centro, come testimoniano
le due Osterie, luoghi di incontro, dove, oltre
a bersi un bicchiere di vino, gli uomini
parlavano di politica, del tempo, delle bestie,
della semina e del raccolto (e, ci scommetto,
anche di donne!) fumandosi la sigaretta di
tabacco forte. Era solo proibito sputare per
terra e bestemmiare, come indicava un cartello
affisso sul muro, quindi era permesso cantare
in coro e la gente del paese non si faceva molto
pregare per intonare “La strada nel bosco” o
“La chiesetta alpina”. Qualche appassionato
si metteva la mano a conchiglia sull’orecchio
e tutti cantavano con fervore. Ogni voce si
univa alle altre e tutte insieme ne formavano
una sola, creando una perfetta e commovente
armonia. Fu quindi uno strazio doversi
rassegnare all’idea che, prima o poi, le due
osterie sarebbero sparite e la popolazione di
Torrio si sarebbe concentrata nella parte alta
del paese, dove non esisteva quella possibilità
di vita sociale. Negli anni successivi, gli
abitanti di “case di Sotto” abbandonarono
le loro abitazioni e, in seguito, anche “Case
di Sopra” progressivamente si spopolò.
Rimanendo nelle due frazioni Sopra e Sotto
c’era troppo pericolo che le case andassero
sottosopra! L’abbandono delle due frazioni
fu una vera fortuna per i topi e per i ghiri
che presero possesso delle vecchie abitazioni;
ancora oggi ci fanno festa, godendo di uno
spazio tutto loro, con cucina e a volte con
fornetto! Molti Torriesi, ormai stabiliti
nelle città, tornano oggi in paese per il fine
settimana o nel periodo estivo. Intorno alla
chiesa, cioè vicino a San Pietro, dove il
terreno è “sicuro” sono intanto sorte case
nuove e moderne. Quindi, simbolicamente,
a rifletterci su, vuol dire che, con la frana,
San Pietro, più che mai, ha assunto la sua
missione di protettore del paese. Non ti pare
zia? Anna Maria Brovelli Masera
La frana di Torrio vista da Vicosoprano
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ontagna
Nostra
Felicitazioni
Matrimonio in San Pietro a Torrio, dopo l’ultimo matrimonio del 2006.
Nel limpido sabato del 4 settembre 2010 si è rinnovata a Torrio la “festa”. Nella foto di
Giancarlo l’orgoglioso papà Giorgio Rezzoagli conduce all’altare la bellissima figlia Elisa.
Ad aspettarla lo sposo Piero. La solenne cerimonia e stata celebrata dal parroco Don
Ferdinando Cherubin.
Nella foto il felicissimo
nonno
Luciano Masera
con il nipote Leonardo (Genova
18/8/2009). Alla
nonna Gemma e
ai genitori Elisa e
Stefano gli auguri
dei soci del Consorzio rurale di
Torrio e di Montagna Nostra.
90
ontagna
Nostra
Donna Piera Malaspina nativa di Ottone e il Grande Ufficiale della
Repubblica Giovanni Calamari
nativo di Boschi Valdaveto hanno recentemente celebrato il loro mezzo secolo di matrimonio. Quando nel 1961
si sposarono nella Chiesa parrocchiale
di Ottone ebbero la benedizione del Beato Giovanni XXIII ed ora quella di Benedetto XVI. Anche la nostra Redazione partecipa alla gioia della famiglia
Calamari – Malaspina per l’importante
tappa di vita coniugale raggiunta.
Ricordiamoli
Rezzoagli Maria Aurelia
Masera Ettore
Venerdì 14 gennaio ha concluso la sua
esistenza terrena presso la
casa di riposo”Arcobaleno”
di Castiglione Chiavarese, dove da diversi anni si
era ritirata, Maria Rezzoagli figlia di Burtella dei
Sargenti. Quartogenita di
7 tra fratelli e sorelle era
nata a Torrio 89 anni fa.
Ancora adolescente si era
trasferita con la famiglia
ad Ertola di Rezzoaglio.
Per tanti anni aveva prestato servizio domestico in città presso famiglie benestanti sacrificandosi in silenzio
nell’umile servizio. Donna
di fede e di preghiera lascia
a noi l’esempio di una vita
cristiana intensamente vissuta. I funerali si sono tenuti a Rezzoaglio. R.R.
Ettore Masera di Benvenuto ed Irma era
nato a Torrio nel 1928. Nato insieme ad una sorellina gemella
che purtroppo non sopravvisse
ma che lasciò in lui un ricordo
indelebile di quel legame. A Torrio aveva vissuto la sua infanzia.
Emigrato in Francia a Parigi
con la famiglia vi ha vissuto per
diversi anni fino a quando, per
la passione per i viaggi si trasferì
in Cile. Qui si formò la sua prima famiglia da cui nacque Rosamaria, tuttora in Cile. Tornò
poi in Francia dove conobbe a
Quimberlé in Bretagna, Irene
Scolan che sposò. Ettore tornava
a Torrio d’estate per ritrovarsi
con il mondo della sua infanzia. Conserviamo di lui l'immagine di un uomo dinamico,
che amava la vita, il canto, la
danza, sempre curioso di arricchire le sue conoscenze. Fabrice
Masera
91
ontagna
Nostra
RETORTO-SELVA
ROMPEGGIO-PERTUSO
Buona Pasqua
O
gni anno che passa aumenta la difficoltà a celebrare una Pasqua che ci riporti
a credere e sperare nella bellezza della vita; a superare la
sfiducia che è prodotta in noi
ogni volta che il male, le guerre, l’odio, le calamità, la morte,
assumono il volto e le immagini che in questi tempi, grazie
anche ai mezzi di comunicazione, ci vengono proposte da ogni angolo del mondo.
Del resto non è da oggi che andiamo incontro alla Pasqua senza entusiasmo di
fede, e senza quella speranza che ci fa
guardare con fiducia verso lo sbocciare
di una nuova primavera.
Sinceramente ci chiediamo se riusciremo ancora a ritrovare, in
noi per primi, quei sentimenti
che ci entusiasmavano alle celebrazioni pasquali di un tempo;
e se gusteremo ancora l’atmosfera di quegli anni, o meglio la
poesia dei vari momenti della
Pasqua del Signore, tanto nelle
liturgie che rendevano perfino
l’aria “santa” in quei giorni della
settimana prima di Pasqua, che nelle tradizioni sia di cucina che delle varie feste
e processioni che li caratterizzavano.
E’ per questo che ritengo utile rispolverare qualche poesia che ci aiuti a ridare
a questi giorni qualcosa ancora dei sentimenti perduti.
Gesù
92
E Gesù rivedeva, oltre il Giordano,
campagne sotto il mietitor rimorte,
il suo giorno non molto era lontano.
E stettero le donne in sulle porte
delle case, dicendo: Ave, Profeta!
Egli pensava al giorno di sua morte.
Egli si assise, all'ombra d'una mèta
di grano, e disse: Se non è chi celi
sotterra il seme, non sarà chi mieta.
Egli parlava di granai ne' Cieli:
e voi, fanciulli, intorno lui correste
con nelle teste brune aridi steli.
Egli stringeva al seno quelle teste
brune; e Cefa parlò: Se costì siedi,
temo per l'inconsutile tua veste;
Egli abbracciava i suoi piccoli eredi:
-Il figlio Giuda bisbigliò veloced'un ladro, o Rabbi, t'è costì tra 'piedi:
Barabba ha nome il padre suo, che in
croce morirà.Ma il Profeta, alzando gli occhi
-No-, mormorò con l'ombra nella voce,
e prese il bimbo sopra i suoi ginocchi.
Giovanni Pascoli
ontagna
Nostra
Dal prossimo anno anche a Rompeggio il Circolo ANSPI
Sull’ultimo numero di Montagna nostra
riportavamo una delle delibere prese
nell’Assemblea parrocchiale del giorno dei santi: alla domanda “Nel portico
adiacente la casa di Carlino possiamo
ricavare la sede del gruppo-feste che è
da considerarsi la pro-loco del paese?”
La risposta fu: “Qualche difficoltà in più
incontrerà la realizzazione della proposta, pure approvata da tutti, di destinare il cascinale a sede della pro-loco
in quanto si dovranno prima verificare
bene progetti e costi dei lavori di sistemazione.”
C’erano quindi diverse
perplessità,
ma dopo aver preso atto che con la
chiusura del bar
(per fortuna rinviata per ora ancora di
un anno) il paese ri-
marrebbe senza luoghi di incontro e di
ristoro, col rischio di una desolazione,
abbiamo preso la decisione di costituire
un Circolo ANSPI (in realtà una sede
distaccata di quello di Selva) e di partire
per la ristrutturazione del cascinale per
ricavarne gli ambienti necessari: la salabar, anzitutto, i servizi, una cucina e il
grande salone per le feste.
I progetti sono stati fatti dall’architetto
Moresi e presentati nelle dovute sedi;
ora si tratta di realizzarli facendo conto in parte sul lascito
di Carlino (e a lui sarà
dedicata la sede) ma
anche sui volontari
che avranno l’occasione di dimostrare il loro
attaccamento alla comunità, contribuendo
a non lasciarla morire!
PASQUA 2011
22 aprile Venerdì Santo, ore 16,00 Via Crucis (nelle chiese dove è possibile)
23 aprile Sabato Santo - chiese aperte tutto il giorno per la visita personale al sepolcro
24 aprile Domenica di Pasqua
ore 10,00 a Rompeggio - ore 11,15 a Retorto - ore 17,00 a Pertuso
Se chiuderà il bar di Rompeggio, che ultimamente era allietato dal sorriso di Anna Maria,
dovremo impegnarci un po’ tutti perché non venga a mancare
quel servizio tanto necessario
per la comunità soprattutto nei
mesi estivi.
93
ontagna
Nostra
Bilanci parrocchiali
Anche per l’anno 2010 abbiamo consegnato in Curia i resoconti di cassa per tenere negli archivi diocesani la documentazione relativa ad Entrate ed Uscite dei Bilanci parrocchiali. Ecco
in sintesi la situazione delle nostre casse:
Rompeggio
Entrate:
Offerte in Chiesa
1.600,00
Incerti (funerali)
800,00
Bened. case
650,00
Altre offerte
270,00
Da Parrocchia Fiorenzuola 2010
1.033,00
Messe libere (ai funerali)
750,00
Missioni e Caritas
200,00
Feste
280,00
Totale Entrate
5.583,00
Uscite:
Custodia e pulizia
700,00
Manut. ordinaria
300,00
Tasse e Assicurazioni
600,00
Consumi generali
1.360,00
Spese culto
400,00
Messe libere
750,00
Missioni e Caritas
200,00
Totale uscite 4.310,00
Il Bilancio dell’anno presenta dunque un
disavanzo attivo di
+
€
1.273,00
Siccome al 31 dicembre 2009 la cassa chiudeva con un attivo di
al 31 dicembre 2010 la cassa chiude con un attivo di
+
+
€
€
882,00
2.155,00
Pertuso
Entrate
Offerte in Chiesa e varie
Missioni e caritas
Benedizione case
Totale Entrate
625,00
80,00
550,00
1.255,00
Uscite
Missioni e caritas
Spese generali
Totale Uscite
L’anno chiude con un attivo di
Il 31 dicembre 2009 avevamo chiuso con un attivo di
Pertanto al 31 dicembre 2010 la cassa chiude con un attivo di
80,00
800,00
880,00
+ € 375,00
+ € 1.440,00
+ € 1.815,00
Rompeggio prolifica
In foto una cucciolata di 8 “segugi
dell’appennino” nati il 20 Febbraio.
La mamma si chiama Luna.
Il proprietario è Alessandro Ferrari.
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ontagna
Nostra
Retorto
Entrate:
Offerte in Chiesa
1.497,00
Altre offerte da famiglie
800,00
Benedizione case
730,00
Incerti (funerali ecc.)
415,00
Iniziative varie
750,00
D famiglia N.N.
500,00
Messe libere
220,00
Missioni - Caritas
150,00
Totale Entrate
6.062,00
Uscite:
Tasse e Assicurazione
Consumi generali
Spese culto
Manut. ordinaria
Manut, campane
Acquisto gazebi
Missioni - Caritas
Messe libere
Totale Uscite
550,00
2.100,00
250,00
200,00
55,00
440,00
150,00
220,00
3.965,00
Il Bilancio dell’anno presenta dunque un disavanzo attivo di + € 1.097,00
Siccome al 31 dicembre del 2009 c’era un passivo di
- € 8.248,00
al 31 dicembre 2010 la cassa vede ridotto il passivo a
- € 7.151,00
Selva
Entrate Ospiti in canonica
Offerte in Chiesa
Altre Offerte
Benediz. case Attività Circolo ANSPI
Da famiglia N.N.
Affitto pascolo 2009
Missioni e caritas
Totale Entrate
2.000,00
2.004,00
200,00
1.180,00
12.000,00
1.000,00
500,00
200.00
19.084,00
Uscite
Spese culto ( stampe ecc.)
Acquisto gazebi
Tasse - assic. e varie
Consumi (gas, luce,ecc.)
Missioni e caritas
Totale Uscite
L’anno chiude con un attivo di
Al 31 dicembre 2009 avevamo ancora un passivo di
Pertanto al 31 dicembre 2010 siamo passati in attivo di
Finalmente il passivo (che al 31 dicembre
2007 era di € 22.380.00), anno per anno,
si è estinto e ora possiamo finalmente partire
per realizzare i progetti di miglioria dell’Oratorio. E questo, non finirò mai di ricordarlo,
grazie ai volontari dell’ANSPI, ai quali la
Parrocchia dovrà dedicare un monumento
(ovviamente il più tardi possibile!).
+ €
- €
+€
289,00
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CAMPANE DI PASQUA
Campane di Pasqua festose
che a gloria quest'oggi cantate,
oh voci vicine e lontane
che Cristo risorto annunciate,
ci dite con voci serene:
"Fratelli, vogliatevi bene!
Tendete la mano al fratello,
aprite la braccia al perdono;
nel giorno del Cristo risorto
ognuno risorga più buono!"
E sopra la terra fiorita,
cantate, oh campane sonore,
ch'è bella, ch'è buona la vita,
se schiude la porta all'amore
Anonimo
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ontagna
Nostra
Vive congratulazioni
a Celso e Piera
L
a comunità di Rompeggio - Pertuso partecipa alla gioia della famiglia Farinotti
- Cavanna per l’importante tappa di vita raggiunta: insieme da cinquant’anni.
Era infatti il 10 novembre 1960 quando nella loro cheisa di Rompeggio Piera Cavanna di Pertuso e Celso Farinotti di Rompeggio si sono giurati “eterno amore”
davanti all’allora parroco don
Giuseppe Schiavi e così finora
è stato. Mezzo secolo vissuto
assieme con grande disponibilità verso tutte le necessità religiose, sociali ed economiche
del territorio. Un “simbolo” di
cui tutti dobbiamo essere fieri
e grati.
e a Silvio
Quagliaroli
A
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nalogamente a Piacenza,
anche Genova, il giorno 27 gennaio scorso, ha reso omaggio agli ex internati
nei Lager Nazisti. Con una cerimonia solenne nella sala del Maggior Consiglio
di Palazzo Ducale, si è svolta la cerimonia di consegna della medaglia d’onore
ai ssoggetti interessati. Fra i premiati Silvio Quagliaroli, nato a Rocconi il 12
febbraio 1923. Vive congratulazioni da parte di tutti noi, soprattutto per essere
ritornato, salvo, a casa propria! Militare nei Granatieri di Sardegna, Silvio si
trovava a Roma l’8 setembre 1943, giorno dell’annuncio dell’armistizio e mentre
tentava il ritorno a casa veniva catturato dai soldati tedeschi a Reggio Emilia
e portato in Germania nel campo di concentramento di Custrin Stamlager e
poi trasferito nel campo di lavoro di Eberlavo. Durante i 26 mesi di prigionia,
molti, ci racconta Silvio, sono stati gli episodi di crudeltà, ma anche di umanità
vissuti. Uno su tutti, quando ormai incolonnato con altri e destinato al forno crematorio, a causa della febbre alta,
venivo notato da un medico russo
e portato nell’infermeria per essere curato. Alla fine della guerra,
dopo altri 6 mesi trascorsi in Prussia, al comando dei soldati russi,
finalmente il ritorno a casa.
Sposato con Mira Trasino, piemontese, Silvio ha gestito per anni
un tipico negozio di farinata a
Genova in Via del Molo, zona Angiporto.
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Nostra
a Laura che sulle note dei Beatles ha incantato Magenta
Nella serata dell' 8 Dicembre 2010 cantando, in qualità di prima solista accompagnata dall'orchestra
"Giovanile Totem", diretta dal suo Maestro
Andrea Raffanini.
Per lei è stato un onore partecipare allo
spettacolo musicale "
Immagine Love"
Il cui ricavato per
l'occasione del Santo
Natale verrà devoluto in beneficenza alla
società ONUS di Magenta per l'acquisto di
un importante macchinario che servirà
a curare le persone in
ospedale."
e alla piccola Jeanne
la
figlia
di Beatrice Benazzi
che da Parigi ha trascorso
la
sua estate
da noi cominciando ad apprezzare le bellezze della terra natia dei nonni materni.
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ontagna
Nostra
PASQUA
Ogni anno nasci e muori
Poi risorgi Cristo
Dio padre e figlio
Mio fratello
Sei qui tra noi
Presenza di speranza
In mezzo a quest’incendio
D’odio infame, di guerre fatte
E irrimediabilmente perse.
Ma come un fiore
Che rinasce sempre
Anche là tra le croci
In mezzo ai sassi
Tra i rovi d’una vita
Esasperata
Sento il nuovo profumo
D’un amore
E sul cammino
Verso un’altra meta
Sembra più tollerabile
Il calvario.
Luciano Somma
Dall’obiettivo fotografico di Carlio
Margini,
alcuni
momenti della vita
a Selva di tutti i
giorni.
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ontagna
Nostra
Ricordiamoli
Lina Ponzini di anni 90
Il 2 marzo 2011 è deceduta a Genova,
dove viveva, Lina Ponzini vedova
Devoti, originaria di Pertuso, dove
era nata il 23 giugno 1920.
Dopo una vita dedicata alla famiglia
e al lavoro, è tornata a riposare nel
cimitero di Rompeggio.
Marina Quagliaroli di Rocconi, ricorda i genitori scomparsi con una foto degli anni felici
Cara mamma, è già passato più di un anno da quando te ne sei andata, ma dentro di
me ci sono ancora tanta tristezza e tanto vuoto che, completamente, non si colmerà
mai perché insieme a te e a papà se n’è andata anche una parte del mio cuore.
La forza e la serenità con cui ho cercato,
in passato, di superare i momenti difficili, non mi sono state di particolare aiuto
quando ho dovuto affrontare le vostre malattie e soprattutto accettare di perdervi
perché queste sono state, senza dubbio,
le esperienze più dolorose della mia vita.
L’unica consolazione è sapere che ora state bene, ancora insieme e finalmente lontani da medici e ospedali.
Anche se, fisicamente, non siete più con
noi, io so di poter contare sempre su di
voi. Per questo vi chiedo di proteggere
sempre le gioie più grandi della mia e della vostra vita: Valeriano e Gianmarco.
Grazie mamma, grazie papà per tutto quello che avete fatto per noi e per l’amore immenso che ci avete regalato.
Se fosse possibile ritornare indietro nel
tempo vorrei rivivere il giorno in cui è stata scattata questa foto: San Terenziano del
1983, noi tre insieme quando eravamo ancora felici e le feste avevano ancora il sapore delle feste… Vi vorrò sempre un mondo di bene, un abbraccio forte forte, Marina
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Nostra
Pertuso aspetta l’estate
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