Il Tabor
Foglio di spiritualità dei Padri Passionisti del Santuario “Madonna d’Itria” di Cirò Marina (Kr) tel. 0962-31104 - ANNO 3, n. 33 - luglio 2006
Gesù, quando finì di insegnare, seduto sulla barca
di Simone, disse a lui e ai suoi compagni di gettare le reti in mare; e Simone, pur affermando
che tutta la notte avevano faticato invano, soggiunse:"Sulla tua parola getterò le reti"(Lc 5,5).
E, gettatele, furono talmente ripiene di pesci che
si rompevano. Vennero allora dei compagni ad
aiutarlo e riempirono essi pure le barche a tal
punto che quasi affondavano. Simone, assai
stupito, come lo erano anche Giacomo
e Giovanni suoi
compagni, si
gettò allora ai
piedi di Gesù,
pregandolo di
allontanarsi da
lui peccatore. Ma
Gesù gli disse di non
temere: da quel momento sarebbe diventato
pescatore di uomini. E da quell'istante, Simone,
Giacomo e Giovanni divennero suoi discepoli.
Questo è il racconto della pesca
miracolosa, che simboleggia la
futura missione degli apostoli. Il
comportamento di Pietro è modello
non solo per gli altri apostoli e per
coloro che gli succederanno, ma
anche per ogni cristiano.
"Sulla tua parola getterò le reti"
appare troppo grande, impossibile a raggiungersi,
e fallito in anticipo.
Occorre allora la forza di andare avanti, di resistere all'ambiente, al contesto
sociale, agli amici, ai massmedia. È una prova dura da
combattere giorno per
giorno, o meglio ora per
ora.
Ma, se la si affronta
e la si accoglie, essa
servirà a farci maturare come cristiani, a
farci sperimentare
che le straordinarie
parole di Gesù sono vere,
che le sue promesse si attuano, che
si può intraprendere nella vita un'avventura divina mille volte più affascinante di quante altre ne
possiamo immaginare, dove possiamo essere
testimoni, ad esempio, che mentre
nel mondo la vita è spesso così
stentata, piatta ed infruttuosa, Dio
ricolma di ogni bene chi lo segue:
dà il centuplo in questa vita, oltre
alla vita eterna. È la pesca miracolosa che si rinnova.
SULLA
TUA
PAROLA
GETTERO’
LE RETI
Dopo una notte infruttuosa, Pietro,
esperto nella pesca, avrebbe potuto
sorridere e rifiutarsi di accettare
l'invito di Gesù a gettare le reti di
giorno, momento meno propizio. Invece, passando oltre il suo ragionamento, si fidò di Gesù.
E’ questa una situazione tipica attraverso la quale
anche oggi ogni credente, proprio perché credente, è chiamato a passare. La sua fede, infatti, è
messa alla prova in mille modi.
Seguire Cristo significa decisione, impegno e
perseveranza, mentre in questo mondo in cui
viviamo tutto sembra invitare al rilassamento,
alla mediocrità, al "lasciar perdere". Il compito
"Sulla tua parola getterò' le reti".
Come mettere in pratica allora questa parola?
Facendo anche noi la scelta di
Pietro: "Sulla tua "parola"..." Aver
fiducia nella sua parola; non mettere
il dubbio su ciò che Egli chiede. Anzi: basare il
nostro comportamento, la nostra attività, la nostra
vita sulla sua parola.
Fonderemo così la nostra esistenza su ciò che vi
è di più solido, sicuro, e contempleremo, nello
stupore, che proprio là dove ogni risorsa umana
viene meno, Egli interviene, e che là, dove è
umanamente impossibile, nasce la vita.
CHIARA LUBICH
"Non avrai altri dèi
di fronte a me"
L'imprevidenza può costituire
una mancanza di responsabilità.
CATECHESI
Il primo comandamento vieta
di onorare altri dèi, all'infuori
dell'Unico Signore che si è
rivelato al suo popolo.
(II
Proibisce la superstizione e l'irreligione. La superstizione rappresenta, in qualche modo, un
eccesso perverso della religione; l'irreligione è un
vizio opposto, per difetto, alla virtù della religione.
2116. Tutte le forme di divinazione sono da respingere:
ricorso a Satana o ai demoni,
parte)
evocazione dei morti o altre
pratiche che a torto si ritiene
che "svelino" l'avvenire. La
consultazione degli oroscopi, l'astrologia, la chiromanzia, l'interpretazione dei presagi e delle sorti, i
fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium occultano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed
infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l'onore e il rispetto congiunto a timore amante,
che dobbiamo a Dio solo.
Il 1° Comandamento
La superstizione
2111. La superstizione è la deviazione del sentimento religioso e delle pratiche che esso impone.
Può anche presentarsi mascherata sotto il culto che
rendiamo al vero Dio, per esempio, quando si attribuisce un'importanza in qualche
misura magica a certe pratiche, peraltro legittime o necessarie. Attribuire
alla sola materialità delle preghiere o
dei segni sacramentali la loro efficacia, prescindendo dalle disposizioni
interiori che richiedono, è cadere
nella superstizione.
2117. Tutte le pratiche di magia e di
stregoneria con le quali si pretende di
sottomettere le potenze occulte per
porle al proprio servizio ed ottenere
un potere soprannaturale sul prossimo
- fosse anche per procurargli la salute
- sono gravemente contrarie alla virtù
della religione. Tali pratiche sono
ancor più da condannare quando si
accompagnano ad una intenzione di
nuocere ad altri o quando in esse si
ricorre all'intervento dei demoni.
Anche portare gli amuleti è biasimevole. Lo spiritismo spesso implica
pratiche divinatorie o magiche. Pure
da esso la Chiesa mette in guardia i
fedeli.
L'idolatria
2112. Il primo comandamento condanna il politeismo. Esige dall'uomo
di non credere in altri dèi che Dio, di
non venerare altre divinità che
l'Unico. La Scrittura costantemente
richiama a questo rifiuto degli idoli
che sono "argento e oro, opera delle
mani dell'uomo", i quali "hanno bocca e non parlano,
hanno occhi e non vedono..." (Sal 115).
2113. L'idolatria non concerne soltanto i falsi culti del
paganesimo. Rimane una costante tentazione della
fede. Consiste nel divinizzare ciò che non è Dio. C'è
idolatria quando l'uomo onora e riverisce una creatura
al posto di Dio. Si tratti degli dèi o dei demoni (Per
esempio il satanismo), del potere, del piacere, della
razza, degli antenati, dello Stato, del denaro, ecc.
"Non potete servire a Dio e a mammona", dice Gesù
(Mt 6,24). Numerosi martiri sono morti per non adorare "la Bestia", rifiutando perfino di simulare il
culto.
L'irreligione
2118. Il primo comandamento di Dio condanna i principali peccati di irreligione: l'azione di tentare Dio,
con parole o atti, il sacrilegio e la simonia.
Divinazione e magia
2119. L'azione di tentare Dio consiste nel mettere
alla prova, con parole o atti, la sua bontà e la sua
onnipotenza. E' così che Satana voleva ottenere da
Gesù che si buttasse giù dal Tempio obbligando Dio,
in tal modo, ad intervenire. Gesù gli oppose la parola
di Dio: "Non tenterai il Signore Dio tuo" (Dt 6,16).
La sfida implicita in simile tentazione di Dio ferisce il
rispetto e la fiducia che dobbiamo al nostro Creatore
e Signore. In essa si cela sempre un dubbio riguardo
al suo amore, alla sua provvidenza e alla sua potenza.
2115. Dio può rivelare l'avvenire ai suoi profeti o ad
altri santi. Tuttavia il giusto atteggiamento cristiano
consiste nell'abbandonarsi con fiducia nelle mani
della Provvidenza per ciò che concerne il futuro e a
rifuggire da ogni curiosità malsana a questo riguardo.
2120. Il sacrilegio consiste nel profanare o nel trattare indegnamente i sacramenti e le altre azioni liturgiche, come pure le persone, gli oggetti e i luoghi consacrati a Dio. Il sacrilegio è un peccato grave soprattutto quando è commesso contro l'Eucaristia, poiché,
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in questo sacramento, ci è reso presente sostanzialmente il Corpo stesso di Cristo.
2121 La simonia consiste nell'acquisto
o nella vendita delle realtà spirituali.
A Simone il mago, che voleva acquistare il potere spirituale che vedeva
all'opera negli Apostoli, Pietro risponde: "Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di
acquistare con denaro il dono di Dio"
(At 8,20). Così si conformava alla
parola di Gesù: "Gratuitamente avete
ricevuto, gratuitamente date" (Mt
10,8).
L'agnosticismo
2127. L'agnosticismo assume parecchie forme. In
certi casi l'agnostico si rifiuta di negare
Dio; ammette invece l'esistenza di un
essere trascendente che non potrebbe
rivelarsi e di cui nessuno sarebbe in
grado di dire niente. In altri casi l'agnostico non si pronuncia sull'esistenza di
Dio, dichiarando che è impossibile provarla, così come è impossibile ammetterla o negarla.
IO SONO
IL SIGNORE
DIO TUO. NON AVRAI
ALTRO DIO
ALL’INFUORI
DI ME
2122. Il ministro, oltre alle offerte
determinate dalla competente autorità,
per l'amministrazione dei sacramenti non
domandi nulla, evitando sempre che i più bisognosi
siano privati dell'aiuto dei sacramenti a motivo della
povertà. L'autorità competente determina queste
"offerte" in virtù del principio che il popolo cristiano
deve concorrere al sostentamento dei ministri della
Chiesa. "L'operaio ha diritto al suo nutrimento" (Mt
10,10).
L'ateismo
2128. L'agnosticismo può talvolta racchiudere una certa ricerca di Dio, ma
può anche costituire un indifferentismo,
una fuga davanti al problema ultimo dell'esistenza e un torpore della coscienza
morale. Troppo spesso l'agnosticismo equivale a un ateismo pratico.
"Non ti farai alcuna immagine scolpita..."
2129. L'ingiunzione divina comportava il divieto di
qualsiasi rappresentazione di Dio fatta dalla mano
dell'uomo (Dt 4,15-16). E' il Dio assolutamente
Trascendente che si è rivelato a Israele.
2130. Tuttavia, fin dall'Antico Testamento, Dio ha
ordinato o permesso di fare immagini
che simbolicamente conducessero alla
salvezza operata dal Verbo incarnato:
così il serpente di rame, l'arca
dell'Alleanza e i cherubini.
2123. "Molti nostri contemporanei non
percepiscono affatto o esplicitamente
rigettano l'intimo e vitale legame con
Dio, così che l'ateismo va annoverato fra
le cose più gravi del nostro tempo".
2124. Il termine ateismo indica fenomeni molto diversi. Una forma frequente di
esso è il materialismo pratico, che racchiude i suoi bisogni e le sue ambizioni
entro i confini dello spazio e del tempo.
L'umanesimo ateo ritiene falsamente
che l'uomo sia fine a se stesso, unico
artefice e demiurgo della propria storia.
Un'altra forma dell'ateismo contemporaneo si aspetta la liberazione dell'uomo
da una liberazione economica e sociale, alla quale si
pretende che la religione, per sua natura, sia di ostacolo... in quanto, elevando la speranza dell'uomo
verso una vita futura..., la distoglierebbe dall'edificazione della città terrena.
2125. Alla genesi e alla diffusione dell'ateismo possono contribuire non poco i credenti, in quanto per aver
trascurato di educare la propria fede, o per una presentazione fallace della dottrina, o anche per i difetti
della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve
dire piuttosto che nascondono e non che manifestano
il genuino volto di Dio e della religione.
2131. Fondandosi sul mistero del
Verbo incarnato, il settimo Concilio
ecumenico, a Nicea (nel 787), ha giustificato, contro gli iconoclasti, il culto
delle icone: quelle di Cristo, ma anche
quelle della Madre di Dio, degli angeli
e di tutti i santi. Incarnandosi, il Figlio
di Dio ha inaugurato una nuova "economia" delle immagini.
2132. Il culto cristiano delle immagini non è contrario
al primo comandamento che proscrive gli idoli. In
effetti l'onore reso ad un'immagine appartiene a chi vi
è rappresentato, e chi venera l'immagine, venera la
realtà di chi in essa è riprodotto. L'onore tributato alle
sacre immagini è una venerazione rispettosa, non
un'adorazione che conviene solo a Dio.
Gli atti di culto non sono rivolti alle immagini considerate in se stesse, ma in quanto servono a raffigurare
il Dio incarnato. Ora, il moto che si volge all'immagine in quanto immagine, non si ferma su di essa, ma
tende alla realtà che essa rappresenta.
(dal Catech. della Chiesa Cattolica, Ed. Vaticana)
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IL SENSO DELLA VITA
passeggeri?
Dio ti ha promesso la vita beata
senza fine con gli angeli, l'eredità
incorruttibile, la gloria eterna, la
dolcezza del suo volto, la dimora
santa nei cieli.
La tua vita è come l'acqua del
fiume, che trova riposo solo nel
mare della felicità eterna.
Quanto è fuggevole la gioia che
l'uomo cerca di spremere dagli avvenimenti e dalle
cose! È solo una pallida immagine di quella gioia che
non avrà tramonto. Tutto ciò che ti allieta sulla terra è
un'ombra, la realtà è in cielo.
O stolti e insensati gli uomini, che non pensano al
cielo e vivono come se fossero creati solo per fabbricar case, piantar alberi e accumular denaro!
Per parte tua tieni sempre presente la rapidità con cui
tutto finisce. Vivi per le realtà perenni e i
valori autentici, anche se sarai ritenuto stolto
da chi non ha la vera sapienza. Il tempo è
breve, l'eternità è alle porte. Provvediti in
vita di quei beni che non perderai con la
morte. Quale fortunato commercio è mai il
tuo! Con le cose temporali compri le eterne.
MEDITAZIONE
Chi sei, dove vai, che sarà di te?
Che senso ha il tuo vivere e il tuo
morire? Che senso hanno questi
tuoi giorni che si perdono nell'abisso del nulla; questa tua vita che
passa senza lasciare alcuna traccia
come le nubi del cielo; questa tua
innata aspirazione all'immortalità?
Il mondo ti fa attorno un gran chiasso perché tu non
abbia il tempo di riflettere sui gravi problemi della tua
esistenza. Troppo spesso ti agiti e ti affanni per troppe
cose, eppure una sola cosa è necessaria. I santi hanno
scelto la parte migliore (cf. Lc 10, 42).
Quanto pochi sono gli uomini che non si perdono per
strada! E’ grande sapienza per l'uomo tener presente il
fine per cui è stato creato e secondo quello dirigere la
sua vita. Perché corri, perché corri continuamente?
Fermati e pensa all'eterno. Presto dovrai fermarti per
sempre. Sei diretto verso l'eternità e non sai dove
vai? Non credere che le molte distrazioni riempiano la tua vita. Se vuoi dare un senso alla
vita guarda avanti, al fine per cui ti è stata
data. Che senso avrebbe un viaggio se non
guardi alla meta?
Solo credendo in Dio troverai la soluzione
dei problemi più importanti della tua esistenza, primo fra tutti il senso della vita.
Il non credente si trova nella impossibilità di dare ai problemi della vita una
risposta ragionevole e convincente.
Non credere che la tua vita sia insignificante. Dio ti è padre e la vita di un
figlio non è mai inutile per un padre. La
vita di figlio di Dio inizia sulla terra,
nella fede e nell'amore, per culminare in cielo, dove
sarai simile a Dio perché lo vedrai come egli è (cf.
1Gv 3,2). Passi una volta sola su questa terra e forse
fai un passaggio insipiente. Ama Dio e il tuo prossimo, dimentica te stesso per gli altri, e il tuo passaggio
sarà benedetto da Dio e dagli uomini.
Il significato
della nostra vita
IL TUO DESTINO E’ L’ETERNITA’
La vita dell'uomo è come il fiore del campo che spunta al mattino e appassisce la sera (cf. Sal 89, 56).
L'uomo nasce, vive e muore. Il suo destino è l'eternità.
La sua vita è così poco considerevole da non sembrare
che un sogno. Stolto è colui che non orienta la sua
vita verso il proprio destino e vive come se non
dovesse morire, come se dovesse rimanere per sempre
sulla terra.
Nella vita ti poni tanti problemi e forse trascuri di
pensare al tuo vero problema: quello del tuo destino.
Non sei creato per il tempo ma per l'eternità; sei destinato a partecipare alla immutabilità ed eternità di Dio.
Scopo del tempo è quello di prepararti alla beatitudine
eterna.
Puoi aspirare all'eternità, e perché ti attacchi a oggetti
VERA SAPIENZA E’ PREOCCUPARSI
DELLA PROPRIA SALVEZZA
La vita è una prova. L'uomo semina e coltiva
sulla terra con grande pazienza, ma il frutto del
suo faticoso lavoro matura in cielo. Non negare
all'anima, che vivrà eternamente, le cure che riservi
al corpo che dovrà morire. Il corpo si nutre col cibo,
l'anima con le buone opere. Vi è un solo bene e un
solo male a questo mondo: salvarsi o dannarsi. Una
volta sola si muore; perduta l'anima una volta è perduta per sempre. Hai una sola vita e una sola morte, un
solo destino eterno giocato una volta per tutte. Che ti
giova guadagnare il mondo intero se poi perderai l'anima tua? (cf. Lc 9,25).
Che ti giova l'aver appreso i trattati di tutta la scienza,
se non avrai imparato quello della tua salvezza? Oh,
quanti semplici si salveranno, e quanti dotti si danneranno!
In nessun stato di vita, per quanto santo, puoi trovare
sicurezza. Gli angeli ribelli abitavano in cielo e Giuda
viveva tra gli Apostoli e conversava frequentemente
con lo stesso Figlio di Dio.
Non presumere di te stesso perché, se anche chiamato,
non sai se sei degno di essere eletto al regno eterno.
Non hai alcuna rivelazione della tua salvezza, e perché non te ne dai pensiero come se fossi sicuro?
Davanti a te sta la vita e la morte; ti sarà dato ciò che
avrai scelto (cf. Sir 15, 17). Oh, che gran conto dovrai
rendere a Dio, se, posto sulla terra per salvare l'anima,
avrai atteso a tutto fuorché a questo (cf. Lc 16, 2).
(da F. Bersini, La sapienza del vangelo, Ed. Ancora)
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Deus caritas est
- “Dio è amore” -
La prima Enciclica di Benedetto XVI (V parte)
Le molteplici strutture di servizio
caritativo nell'odierno contesto
sociale
30. Prima di tentare una definizione del profilo specifico delle attività ecclesiali a servizio dell'uomo, vorrei ora considerare la
situazione generale dell'impegno
per la giustizia e per l'amore nel
mondo odierno.
a) I mezzi di comunicazione di
massa hanno oggi reso il nostro
pianeta più piccolo, avvicinando
velocemente uomini e culture profondamente diversi. Se questo "
stare insieme " a volte suscita
incomprensioni e tensioni, tuttavia, il fatto di venire, ora, in modo
molto più immediato a conoscenza
delle necessità degli uomini costituisce soprattutto un appello a
condividerne la situazione e le difficoltà. Ogni giorno siamo resi
coscienti di quanto si soffra nel
mondo, nonostante i grandi progressi in campo scientifico e tecnico, a causa di una multiforme
miseria, sia materiale che spirituale. Questo nostro tempo richiede,
dunque, una nuova disponibilità a
soccorrere il prossimo bisognoso...
D'altro canto - ed è questo un
aspetto provocatorio e al contempo incoraggiante del processo di
globalizzazione - il presente
mette a nostra disposizione
innumerevoli strumenti per prestare aiuto umanitario ai fratelli
bisognosi, non ultimi i moderni
sistemi per la distribuzione di cibo
e di vestiario, come anche per l'offerta di alloggio e di accoglienza.
Superando i confini delle comunità nazionali, la sollecitudine
per il prossimo tende così ad
allargare i suoi orizzonti al
mondo intero...Gli enti dello
Stato e le associazioni umanitarie
assecondano iniziative volte a
questo scopo, per lo più attraverso
sussidi o sgravi fiscali, gli uni,
rendendo disponibili considerevoli
risorse, le altre. In tal modo la
solidarietà espressa dalla società
civile supera significativamente
quella dei singoli.
b) In questa situazione sono nate e
cresciute, tra le istanze statali ed
ecclesiali, numerose forme di collaborazione che si sono rivelate
fruttuose. Le istanze ecclesiali,
con la trasparenza del loro operare
e la fedeltà al dovere
di testimoniare l'amore, potranno animare cristianamente
anche le istanze civili, favorendo un
coordinamento
vicendevole che non
mancherà di giovare
all'efficacia del servizio caritativo. Si
sono pure formate,
in questo contesto,
molteplici organizzazioni con scopi caritativi o filantropici,
che si impegnano per raggiungere,
nei confronti dei problemi sociali
e politici esistenti, soluzioni soddisfacenti sotto l'aspetto umanitario.
Un fenomeno importante del
nostro tempo è il sorgere e il diffondersi di diverse forme di
volontariato, che si fanno carico
di una molteplicità di servizi.
Vorrei qui indirizzare una particolare parola di apprezzamento e di
ringraziamento a tutti coloro che
partecipano in vario modo a queste attività. Tale impegno diffuso
costituisce per i giovani una scuo-
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la di vita che educa alla solidarietà
e alla disponibilità a dare non
semplicemente qualcosa, ma se
stessi. All'anti-cultura della
morte, che si esprime per esempio nella droga, si contrappone
così l'amore che non cerca se
stesso, ma che, proprio nella disponibilità a " perdere se stesso "
per l'altro (cfr Lc 17, 33), si rivela
come cultura della vita.
Anche nella Chiesa cattolica e in
altre Chiese e Comunità ecclesiali
sono sorte nuove forme di attività
caritativa, e ne sono riapparse di
antiche con slancio rinnovato.
Sono forme nelle
quali si riesce spesso
a costituire un felice
legame tra evangelizzazione e opere di
carità...
Il profilo specifico
dell'attività caritativa della Chiesa
31. L'aumento di
organizzazioni
diversificate, che si
impegnano per l'uomo nelle sue svariate
necessità, si spiega in fondo col
fatto che l'imperativo dell'amore
del prossimo è iscritto dal
Creatore nella stessa natura dell'uomo. Tale crescita, però, è
anche un effetto della presenza
nel mondo del cristianesimo, che
sempre di nuovo risveglia e rende
efficace questo imperativo, spesso
profondamente oscurato nel corso
della storia... In questo senso, la
forza del cristianesimo si espande
ben oltre le frontiere della fede
cristiana. È perciò molto importante che l'attività caritativa della
Chiesa mantenga tutto il suo
splendore e non si dissolva nella
comune organizzazione assistenziale, diventandone una semplice
variante. Ma quali sono, ora, gli
elementi costitutivi che formano
l'essenza della carità cristiana ed
ecclesiale?
a) Secondo il modello offerto dalla
parabola del buon Samaritano, la
carità cristiana è dapprima semplicemente la risposta a ciò che,
in una determinata situazione,
costituisce la necessità immediata: gli affamati devono essere
saziati, i nudi vestiti, i malati curati
in vista della guarigione, i carcerati
visitati, ecc... Per quanto riguarda
il servizio che le persone svolgono
per i sofferenti, occorre innanzitutto la competenza professionale: i soccorritori devono essere formati in modo da saper fare la cosa
giusta nel modo giusto, assumendo
poi l'impegno del proseguimento
della cura.
La competenza professionale è una
prima fondamentale necessità, ma
da sola non basta. Si tratta, infatti,
di esseri umani, e gli esseri umani
necessitano sempre di qualcosa in
più di una cura solo tecnicamente
corretta. Hanno bisogno di umanità. Hanno bisogno dell'attenzione del cuore... Perciò, oltre alla
preparazione professionale, a tali
operatori è necessaria anche, e
soprattutto, la " formazione del cuore ":
occorre condurli a quell'incontro con Dio in
Cristo che susciti in
loro l'amore e apra il
loro animo all'altro,
così che per loro l'amore del prossimo non sia
più un comandamento
imposto per così dire
dall'esterno, ma una
conseguenza derivante
dalla loro fede che diventa operante nell'amore (cfr Gal 5, 6).
b) L'attività caritativa cristiana
deve essere indipendente da partiti ed ideologie. Non è un mezzo
per cambiare il mondo in modo
ideologico e non sta al servizio di
strategie mondane, ma è attualizzazione qui ed ora dell'amore di cui
l'uomo ha sempre bisogno...
Ad un mondo migliore si contribuisce soltanto facendo il bene
adesso ed in prima persona, con
passione e ovunque ce ne sia la
possibilità, indipendentemente da
strategie e programmi di partito. Il
programma del cristiano - il programma del buon Samaritano, il
programma di Gesù - è " un
cuore che vede ". Questo cuore
vede dove c'è bisogno di amore e
agisce in modo conseguente.
c) La carità, inoltre, non deve
essere un mezzo in funzione di
ciò che oggi viene indicato come
proselitismo. L'amore è gratuito;
non viene esercitato per raggiungere altri scopi. Ma questo non
significa che l'azione caritativa
debba, per così dire, lasciare Dio e
Cristo da parte. È in gioco sempre
tutto l'uomo. Spesso è proprio l'assenza di Dio la radice più profonda
della sofferenza. Chi esercita la
carità in nome della Chiesa non
cercherà mai di imporre agli altri la
fede della Chiesa...
Il cristiano sa quando è tempo di
parlare di Dio e quando è giusto
tacere di Lui e lasciar parlare solamente l'amore. Egli sa che Dio è
amore (cfr 1 Gv 4, 8) e si rende
presente proprio nei momenti in
cui nient'altro viene fatto
fuorché amare. Egli sa per tornare alle domande
di prima -, che il vilipendio dell'amore è vilipendio di Dio e dell'uomo, è
il tentativo di fare a
meno di Dio. Di conseguenza, la miglior difesa di Dio e dell'uomo
consiste proprio nell'amore. È compito delle
Organizzazioni caritative
della Chiesa rafforzare questa consapevolezza nei propri membri, in
modo che attraverso il loro agire come attraverso il loro parlare, il
loro tacere, il loro esempio - diventino testimoni credibili di Cristo.
(continua nel prossimo numero)
- pag. 6 -
LA VECCHIAIA
E’ la stagione del ritorno.
Resta solo da scoprire quando, dove e come inizia questa
stagione.
Nel mezzo del cammin... Ma
come si fa a stabilire il punto
mediano della propria esistenza?
A nessuno
è dato di
conoscerlo.
Ma...
Quando
indugi a
ricordare.
Quando
impieghi
più tempo
del solito a
percorrere
in auto la
stessa strada fatta mille volte
a piedi.
Quando in un discorso di cinque minuti ripeti più di tre
volte lo stesso concetto.
Quando dimentichi di salutare
il vicino di casa.
Quando il tuo sonno è interrotto più di tre volte nel corso
di un'ora.
Quando ti è indifferente il
pianto o la gioia altrui.
Quando non riesci più a programmare la tua giornata e la
senti vuota.
Quando non sai più ridere e
fantasticare.
Quando ti spaventa il futuro .
Quando ti angoscia un evento
improvviso o imprevisto.
Quando ti impunti sulle tue
idee e non concedi il diritto di
replica al tuo interlocutore.
Se ricorrono più di tre "quando", corri ai ripari.
Non lasciarti invecchiare.
Rigenera mente e cuore, coltivando nuovi interessi.
da: Scarpelli P., Voci della sera,
Ed. Il setaccio, Cirò M. 2004, p. 66
SAN FRANCESCO DI SALES
dalla “Filotea”
LA NECESSITA’ DELL’ORAZIONE
Poiché l’orazione illumina l’intelletto con la chiarezza
della luce di Dio e scalda il cuore al calore dell’amore
celeste, nulla l’eguaglia nel purificare l’intelletto dall’ignoranza e il cuore dagli affetti disordinati; è un’acqua di benedizione che fa rinverdire e rifiorire le piante dei nostri buoni desideri, monda le anime dalle
imperfezioni e attenua nei cuori l’ardore delle passioni.
Ma più di ogni altra, ti consiglio l’orazione mentale,
che impegna il cuore a meditare sulla vita e la passione di Nostro Signore: se Lo contempli spesso nella
meditazione, il cuore e l’anima ti si riempiranno di
Lui; se consideri il suo modo di agire, prenderai le sue
azioni a modello delle tue.
E’ Lui la luce del mondo: è dunque in Lui, da Lui e
per mezzo di Lui che possiamo essere
illuminati e trovare la chiarezza; è l’albero del desiderio all’ombra del quale
dobbiamo rinfrescarci; è la fontana viva
in Giacobbe che lava tutte le nostre iniquità.
I bambini, a forza di ascoltare le
mamme e balbettare dietro loro, imparano la loro lingua; avverrà lo stesso per
noi se ci terremo vicino al Salvatore con
la meditazione: osservando le sue parole, le sue azioni e i suoi affetti, impareremo, con il suo aiuto, a parlare, agire e
volere come Lui.
Fermiamoci qui, o Filotea, e credimi: non possiamo
raggiungere il Padre che passando per questa porta;
come il vetro di uno specchio non potrebbe chiudere
la nostra visuale se dietro non fosse ricoperto di stagno o di piombo, allo stesso modo, la divinità non
potrebbe essere da noi contemplata in questo mondo,
se non si fosse unita alla sacra umanità del Salvatore,
la cui vita e morte costituisce il soggetto più adatto,
piacevole, dolce e utile che ci sia dato per la meditazione ordinaria.
Non per nulla il Salvatore si chiama il pane disceso
dal cielo; come il pane può essere mangiato con ogni
sorta di vivande, così il Salvatore può essere meditato,
considerato e cercato in tutte le nostre orazioni e azioni. Molti autori hanno utilmente suddiviso la Vita e la
Morte di Nostro Signore in molti punti per favorirne
la meditazione.
Ogni giorno consacra all’orazione almeno mezz’ora.
Se ti è possibile, compi questo esercizio in chiesa; vi
troverai comodità e discreta tranquillità, perché quivi
né il padre, né la madre, né la moglie, né il marito, né
qualunque altro può impedirti di rimanere in pace per
un’ora, mentre a casa, con tutti gli impegni, sarebbe
problematico trovare modo di essere lasciati in pace
per un’ora.
Inizia ogni orazione, sia mentale che vocale, mettendoti alla presenza di Dio; mantieniti fedele a questo
principio senza eccezioni, e, in breve, ti accorgerai del
profitto che te ne viene.
Dirai il Padre nostro, l’Ave Maria e il Credo; non
andare in fretta per dirne molti, ma studiati piuttosto
di dire quelli che dici con il cuore. Un solo Padre
nostro, detto con sentimento, vale più di molti recitati
in fretta e di corsa.
Dire il Rosario è un modo molto utile di
pregare, purché tu sappia dirlo: per questo devi avere qualche libretto che te lo
insegni. E’ cosa buona dire anche le
Litanie del Signore, della Madonna, dei
Santi e tutte le altre preghiere che puoi
trovare nei vari libri; ma a un patto: se
hai il dono dell’orazione mentale, conservale il primo posto; e ricordati che, se
dopo quella, o a causa degli affari o per
altri motivi, non puoi fare preghiere
vocali, non devi preoccupartene.
Accontentati di dire, prima e dopo la meditazione, il
Padre nostro, l’Ave Maria e il Credo.
Se mentre sei impegnata nell’orazione vocale, senti il
cuore attirato all’orazione interiore o mentale, non
resistere, lascia dolcemente scivolare il tuo spirito e
non darti pensiero perché non hai finito le orazioni
vocali che ti eri proposta; l’orazione mentale compiuta
al loro posto è più gradita a Dio e più utile alla tua
anima.
Se ti dovesse capitare di trascorrere tutta la mattinata
senza fare orazione mentale a causa degli affari o di
qualche altro motivo (però fa il possibile perché questo non capiti mai), rimedia al pomeriggio o la sera
prima di andare a letto.
Che se poi non riesci a fare orazione nemmeno nel
corso di tutta la giornata, rimedia al vuoto moltiplicando le orazioni giaculatorie, leggendo qualche passo di
un libro di devozione, facendo qualche penitenza che
elimini il difetto e prendi una ferma risoluzione di
rimetterti in carreggiata il giorno dopo.
- pag. 7 -
Il santo del mese - 26 luglio
Santi Gioacchino
ed Anna
Una piccola novità del
nuovo Calendario consiste nell'aggiunta del
nome di San Gioacchino
I
davanti a quello di
Sant'Anna. Una volta le
due feste erano separate.
Adesso invece la memoria
liturgica riunisce di nuovo la
santa coppia dei genitori di
Maria.
Invano però si cercherebbe nei
Vangeli canonici. Se si vuol
trovare qualche notizia sui
genitori della Madonna bisogna ricorrere ai Vangeli apocrifi, cioè a quei testi non ispirati, redatti da autori pieni di
ingenua fantasia per appagare
l'affettuosa curiosità dei fedeli.
Era naturale, che i primi cristiani desiderassero sapere di
più, specialmente di quei personaggi che gli evangelisti
avevano, di proposito, lasciato
nell'ombra.
genitori della Madonna
Tra questi si trovavano i genitori della Madonna, neppure
nominati nelle relazioni di
Matteo, di Marco, di Luca e di
Giovanni. Invece, nel cosiddetto Proto-vangelo di
Giacomo, si narra come Anna,
ormai vecchia, non avesse
dato prole al suo Gioacchino,
il quale, un giorno si vide
rifiutare un'offerta, al Tempio
di Gerusalemme, proprio perché privo di discendenza.
Addolorato Gioacchino prese
il suo gregge e si ritirò sui
monti, come esiliandosi dalla
tribù di Giuda, nella quale la
sterilità era quasi segno di
maledizione. La vecchia Anna,
anch'essa triste, rimase nella
sua casa deserta, a pregare con
un nodo di pianto alla gola.
Ed ecco un candido Angelo
prima apparire sul gregge di
Gioacchino, e poi entrar nella
casa di Anna. Egli annunziava
che il Signore, al quale nulla
era impossibile, avrebbe
fatto fiorire nella loro vecchiaia il più bel fiore dell'umanità. Proprio a loro, disprezzati e addolorati, sarebbe nata la fanciulla vestita
di sole; proprio sulla loro
squallida casa si sarebbe aperta la rosa mistica.
San Gioacchino raduna allora
il suo gregge e scende verso la
città. Sant'Anna gli va incontro e così i due sposi si ricongiungono pieni di affettuosa
tenerezza e di trepida speranza.
Sant'Anna e San Gioacchino
sono come il simbolo della
vecchia umanità, dalle cui
rughe fiorisce l'eterna gioventù
della grazia. Sono come l'immagine della arida terra che si
apre nella miracolosa fecondità della fede. Sono il vecchio
tronco che la speranza ricopre
di verdi fronde coi fiori della
santità.
Sant'Anna e San Gioacchino: i
vecchi genitori della Vergine
Madre; i nonni del Bambino
Gesù, nella cui immagine tutti
i nonni sorridono teneramente
amabili e affettuosi!
Auguri a tutti i nonni!
PICCOLE STORIE PER L’ANIMA
LA SEDIA VUOTA
Un uomo anziano si era ammalato gravemente.
Il suo parroco andò a visitarlo in casa. Appena entrato nella stanza del malato, il parroco notò una sedia
vuota, sistemata in una strana posizione, accanto al
letto su cui riposava l'anziano e gli domandò a che
cosa serviva.
L'uomo gli rispose, sorridendo debolmente:
"Immagino che ci sia Gesù seduto su quella sedia e
prima che lei arrivasse gli stavo parlando... Per anni
avevo trovato estremamente difficile la preghiera, finché un amico mi spiegò che la preghiera consiste
nel parlare con Gesù. Così ora immagino Gesù
seduto su una sedia di fronte a me e gli parlo e
ascolto cosa mi dice in risposta. Da allora non ho più
avuto difficoltà nel pregare".
Qualche giorno dopo, la figlia dell'anziano signore si
presentò in canonica per informare il parroco che
suo padre era morto.
Disse: "L'ho lasciato solo per un paio d'ore. Quando
sono tornata nella stanza l'ho trovato morto con la
testa appoggiata sulla sedia vuota che voleva sempre accanto al suo letto".
"Beati i puri di cuore: vedranno Dio" (Matteo 5,8).
- pag. 8 -
(B. Ferrero, L’importante è la rosa, LDC)
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Tabor 33 - Altervista