Il Tabor Foglio di spiritualità dei Padri Passionisti del Santuario “Madonna d’Itria” di Cirò Marina (Kr) tel. 0962-31104 - ANNO 3, n. 33 - luglio 2006 Gesù, quando finì di insegnare, seduto sulla barca di Simone, disse a lui e ai suoi compagni di gettare le reti in mare; e Simone, pur affermando che tutta la notte avevano faticato invano, soggiunse:"Sulla tua parola getterò le reti"(Lc 5,5). E, gettatele, furono talmente ripiene di pesci che si rompevano. Vennero allora dei compagni ad aiutarlo e riempirono essi pure le barche a tal punto che quasi affondavano. Simone, assai stupito, come lo erano anche Giacomo e Giovanni suoi compagni, si gettò allora ai piedi di Gesù, pregandolo di allontanarsi da lui peccatore. Ma Gesù gli disse di non temere: da quel momento sarebbe diventato pescatore di uomini. E da quell'istante, Simone, Giacomo e Giovanni divennero suoi discepoli. Questo è il racconto della pesca miracolosa, che simboleggia la futura missione degli apostoli. Il comportamento di Pietro è modello non solo per gli altri apostoli e per coloro che gli succederanno, ma anche per ogni cristiano. "Sulla tua parola getterò le reti" appare troppo grande, impossibile a raggiungersi, e fallito in anticipo. Occorre allora la forza di andare avanti, di resistere all'ambiente, al contesto sociale, agli amici, ai massmedia. È una prova dura da combattere giorno per giorno, o meglio ora per ora. Ma, se la si affronta e la si accoglie, essa servirà a farci maturare come cristiani, a farci sperimentare che le straordinarie parole di Gesù sono vere, che le sue promesse si attuano, che si può intraprendere nella vita un'avventura divina mille volte più affascinante di quante altre ne possiamo immaginare, dove possiamo essere testimoni, ad esempio, che mentre nel mondo la vita è spesso così stentata, piatta ed infruttuosa, Dio ricolma di ogni bene chi lo segue: dà il centuplo in questa vita, oltre alla vita eterna. È la pesca miracolosa che si rinnova. SULLA TUA PAROLA GETTERO’ LE RETI Dopo una notte infruttuosa, Pietro, esperto nella pesca, avrebbe potuto sorridere e rifiutarsi di accettare l'invito di Gesù a gettare le reti di giorno, momento meno propizio. Invece, passando oltre il suo ragionamento, si fidò di Gesù. E’ questa una situazione tipica attraverso la quale anche oggi ogni credente, proprio perché credente, è chiamato a passare. La sua fede, infatti, è messa alla prova in mille modi. Seguire Cristo significa decisione, impegno e perseveranza, mentre in questo mondo in cui viviamo tutto sembra invitare al rilassamento, alla mediocrità, al "lasciar perdere". Il compito "Sulla tua parola getterò' le reti". Come mettere in pratica allora questa parola? Facendo anche noi la scelta di Pietro: "Sulla tua "parola"..." Aver fiducia nella sua parola; non mettere il dubbio su ciò che Egli chiede. Anzi: basare il nostro comportamento, la nostra attività, la nostra vita sulla sua parola. Fonderemo così la nostra esistenza su ciò che vi è di più solido, sicuro, e contempleremo, nello stupore, che proprio là dove ogni risorsa umana viene meno, Egli interviene, e che là, dove è umanamente impossibile, nasce la vita. CHIARA LUBICH "Non avrai altri dèi di fronte a me" L'imprevidenza può costituire una mancanza di responsabilità. CATECHESI Il primo comandamento vieta di onorare altri dèi, all'infuori dell'Unico Signore che si è rivelato al suo popolo. (II Proibisce la superstizione e l'irreligione. La superstizione rappresenta, in qualche modo, un eccesso perverso della religione; l'irreligione è un vizio opposto, per difetto, alla virtù della religione. 2116. Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, parte) evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che "svelino" l'avvenire. La consultazione degli oroscopi, l'astrologia, la chiromanzia, l'interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium occultano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l'onore e il rispetto congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo. Il 1° Comandamento La superstizione 2111. La superstizione è la deviazione del sentimento religioso e delle pratiche che esso impone. Può anche presentarsi mascherata sotto il culto che rendiamo al vero Dio, per esempio, quando si attribuisce un'importanza in qualche misura magica a certe pratiche, peraltro legittime o necessarie. Attribuire alla sola materialità delle preghiere o dei segni sacramentali la loro efficacia, prescindendo dalle disposizioni interiori che richiedono, è cadere nella superstizione. 2117. Tutte le pratiche di magia e di stregoneria con le quali si pretende di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un potere soprannaturale sul prossimo - fosse anche per procurargli la salute - sono gravemente contrarie alla virtù della religione. Tali pratiche sono ancor più da condannare quando si accompagnano ad una intenzione di nuocere ad altri o quando in esse si ricorre all'intervento dei demoni. Anche portare gli amuleti è biasimevole. Lo spiritismo spesso implica pratiche divinatorie o magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli. L'idolatria 2112. Il primo comandamento condanna il politeismo. Esige dall'uomo di non credere in altri dèi che Dio, di non venerare altre divinità che l'Unico. La Scrittura costantemente richiama a questo rifiuto degli idoli che sono "argento e oro, opera delle mani dell'uomo", i quali "hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono..." (Sal 115). 2113. L'idolatria non concerne soltanto i falsi culti del paganesimo. Rimane una costante tentazione della fede. Consiste nel divinizzare ciò che non è Dio. C'è idolatria quando l'uomo onora e riverisce una creatura al posto di Dio. Si tratti degli dèi o dei demoni (Per esempio il satanismo), del potere, del piacere, della razza, degli antenati, dello Stato, del denaro, ecc. "Non potete servire a Dio e a mammona", dice Gesù (Mt 6,24). Numerosi martiri sono morti per non adorare "la Bestia", rifiutando perfino di simulare il culto. L'irreligione 2118. Il primo comandamento di Dio condanna i principali peccati di irreligione: l'azione di tentare Dio, con parole o atti, il sacrilegio e la simonia. Divinazione e magia 2119. L'azione di tentare Dio consiste nel mettere alla prova, con parole o atti, la sua bontà e la sua onnipotenza. E' così che Satana voleva ottenere da Gesù che si buttasse giù dal Tempio obbligando Dio, in tal modo, ad intervenire. Gesù gli oppose la parola di Dio: "Non tenterai il Signore Dio tuo" (Dt 6,16). La sfida implicita in simile tentazione di Dio ferisce il rispetto e la fiducia che dobbiamo al nostro Creatore e Signore. In essa si cela sempre un dubbio riguardo al suo amore, alla sua provvidenza e alla sua potenza. 2115. Dio può rivelare l'avvenire ai suoi profeti o ad altri santi. Tuttavia il giusto atteggiamento cristiano consiste nell'abbandonarsi con fiducia nelle mani della Provvidenza per ciò che concerne il futuro e a rifuggire da ogni curiosità malsana a questo riguardo. 2120. Il sacrilegio consiste nel profanare o nel trattare indegnamente i sacramenti e le altre azioni liturgiche, come pure le persone, gli oggetti e i luoghi consacrati a Dio. Il sacrilegio è un peccato grave soprattutto quando è commesso contro l'Eucaristia, poiché, - pag. 2 - in questo sacramento, ci è reso presente sostanzialmente il Corpo stesso di Cristo. 2121 La simonia consiste nell'acquisto o nella vendita delle realtà spirituali. A Simone il mago, che voleva acquistare il potere spirituale che vedeva all'opera negli Apostoli, Pietro risponde: "Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono di Dio" (At 8,20). Così si conformava alla parola di Gesù: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Mt 10,8). L'agnosticismo 2127. L'agnosticismo assume parecchie forme. In certi casi l'agnostico si rifiuta di negare Dio; ammette invece l'esistenza di un essere trascendente che non potrebbe rivelarsi e di cui nessuno sarebbe in grado di dire niente. In altri casi l'agnostico non si pronuncia sull'esistenza di Dio, dichiarando che è impossibile provarla, così come è impossibile ammetterla o negarla. IO SONO IL SIGNORE DIO TUO. NON AVRAI ALTRO DIO ALL’INFUORI DI ME 2122. Il ministro, oltre alle offerte determinate dalla competente autorità, per l'amministrazione dei sacramenti non domandi nulla, evitando sempre che i più bisognosi siano privati dell'aiuto dei sacramenti a motivo della povertà. L'autorità competente determina queste "offerte" in virtù del principio che il popolo cristiano deve concorrere al sostentamento dei ministri della Chiesa. "L'operaio ha diritto al suo nutrimento" (Mt 10,10). L'ateismo 2128. L'agnosticismo può talvolta racchiudere una certa ricerca di Dio, ma può anche costituire un indifferentismo, una fuga davanti al problema ultimo dell'esistenza e un torpore della coscienza morale. Troppo spesso l'agnosticismo equivale a un ateismo pratico. "Non ti farai alcuna immagine scolpita..." 2129. L'ingiunzione divina comportava il divieto di qualsiasi rappresentazione di Dio fatta dalla mano dell'uomo (Dt 4,15-16). E' il Dio assolutamente Trascendente che si è rivelato a Israele. 2130. Tuttavia, fin dall'Antico Testamento, Dio ha ordinato o permesso di fare immagini che simbolicamente conducessero alla salvezza operata dal Verbo incarnato: così il serpente di rame, l'arca dell'Alleanza e i cherubini. 2123. "Molti nostri contemporanei non percepiscono affatto o esplicitamente rigettano l'intimo e vitale legame con Dio, così che l'ateismo va annoverato fra le cose più gravi del nostro tempo". 2124. Il termine ateismo indica fenomeni molto diversi. Una forma frequente di esso è il materialismo pratico, che racchiude i suoi bisogni e le sue ambizioni entro i confini dello spazio e del tempo. L'umanesimo ateo ritiene falsamente che l'uomo sia fine a se stesso, unico artefice e demiurgo della propria storia. Un'altra forma dell'ateismo contemporaneo si aspetta la liberazione dell'uomo da una liberazione economica e sociale, alla quale si pretende che la religione, per sua natura, sia di ostacolo... in quanto, elevando la speranza dell'uomo verso una vita futura..., la distoglierebbe dall'edificazione della città terrena. 2125. Alla genesi e alla diffusione dell'ateismo possono contribuire non poco i credenti, in quanto per aver trascurato di educare la propria fede, o per una presentazione fallace della dottrina, o anche per i difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione. 2131. Fondandosi sul mistero del Verbo incarnato, il settimo Concilio ecumenico, a Nicea (nel 787), ha giustificato, contro gli iconoclasti, il culto delle icone: quelle di Cristo, ma anche quelle della Madre di Dio, degli angeli e di tutti i santi. Incarnandosi, il Figlio di Dio ha inaugurato una nuova "economia" delle immagini. 2132. Il culto cristiano delle immagini non è contrario al primo comandamento che proscrive gli idoli. In effetti l'onore reso ad un'immagine appartiene a chi vi è rappresentato, e chi venera l'immagine, venera la realtà di chi in essa è riprodotto. L'onore tributato alle sacre immagini è una venerazione rispettosa, non un'adorazione che conviene solo a Dio. Gli atti di culto non sono rivolti alle immagini considerate in se stesse, ma in quanto servono a raffigurare il Dio incarnato. Ora, il moto che si volge all'immagine in quanto immagine, non si ferma su di essa, ma tende alla realtà che essa rappresenta. (dal Catech. della Chiesa Cattolica, Ed. Vaticana) - pag. 3 - IL SENSO DELLA VITA passeggeri? Dio ti ha promesso la vita beata senza fine con gli angeli, l'eredità incorruttibile, la gloria eterna, la dolcezza del suo volto, la dimora santa nei cieli. La tua vita è come l'acqua del fiume, che trova riposo solo nel mare della felicità eterna. Quanto è fuggevole la gioia che l'uomo cerca di spremere dagli avvenimenti e dalle cose! È solo una pallida immagine di quella gioia che non avrà tramonto. Tutto ciò che ti allieta sulla terra è un'ombra, la realtà è in cielo. O stolti e insensati gli uomini, che non pensano al cielo e vivono come se fossero creati solo per fabbricar case, piantar alberi e accumular denaro! Per parte tua tieni sempre presente la rapidità con cui tutto finisce. Vivi per le realtà perenni e i valori autentici, anche se sarai ritenuto stolto da chi non ha la vera sapienza. Il tempo è breve, l'eternità è alle porte. Provvediti in vita di quei beni che non perderai con la morte. Quale fortunato commercio è mai il tuo! Con le cose temporali compri le eterne. MEDITAZIONE Chi sei, dove vai, che sarà di te? Che senso ha il tuo vivere e il tuo morire? Che senso hanno questi tuoi giorni che si perdono nell'abisso del nulla; questa tua vita che passa senza lasciare alcuna traccia come le nubi del cielo; questa tua innata aspirazione all'immortalità? Il mondo ti fa attorno un gran chiasso perché tu non abbia il tempo di riflettere sui gravi problemi della tua esistenza. Troppo spesso ti agiti e ti affanni per troppe cose, eppure una sola cosa è necessaria. I santi hanno scelto la parte migliore (cf. Lc 10, 42). Quanto pochi sono gli uomini che non si perdono per strada! E’ grande sapienza per l'uomo tener presente il fine per cui è stato creato e secondo quello dirigere la sua vita. Perché corri, perché corri continuamente? Fermati e pensa all'eterno. Presto dovrai fermarti per sempre. Sei diretto verso l'eternità e non sai dove vai? Non credere che le molte distrazioni riempiano la tua vita. Se vuoi dare un senso alla vita guarda avanti, al fine per cui ti è stata data. Che senso avrebbe un viaggio se non guardi alla meta? Solo credendo in Dio troverai la soluzione dei problemi più importanti della tua esistenza, primo fra tutti il senso della vita. Il non credente si trova nella impossibilità di dare ai problemi della vita una risposta ragionevole e convincente. Non credere che la tua vita sia insignificante. Dio ti è padre e la vita di un figlio non è mai inutile per un padre. La vita di figlio di Dio inizia sulla terra, nella fede e nell'amore, per culminare in cielo, dove sarai simile a Dio perché lo vedrai come egli è (cf. 1Gv 3,2). Passi una volta sola su questa terra e forse fai un passaggio insipiente. Ama Dio e il tuo prossimo, dimentica te stesso per gli altri, e il tuo passaggio sarà benedetto da Dio e dagli uomini. Il significato della nostra vita IL TUO DESTINO E’ L’ETERNITA’ La vita dell'uomo è come il fiore del campo che spunta al mattino e appassisce la sera (cf. Sal 89, 56). L'uomo nasce, vive e muore. Il suo destino è l'eternità. La sua vita è così poco considerevole da non sembrare che un sogno. Stolto è colui che non orienta la sua vita verso il proprio destino e vive come se non dovesse morire, come se dovesse rimanere per sempre sulla terra. Nella vita ti poni tanti problemi e forse trascuri di pensare al tuo vero problema: quello del tuo destino. Non sei creato per il tempo ma per l'eternità; sei destinato a partecipare alla immutabilità ed eternità di Dio. Scopo del tempo è quello di prepararti alla beatitudine eterna. Puoi aspirare all'eternità, e perché ti attacchi a oggetti VERA SAPIENZA E’ PREOCCUPARSI DELLA PROPRIA SALVEZZA La vita è una prova. L'uomo semina e coltiva sulla terra con grande pazienza, ma il frutto del suo faticoso lavoro matura in cielo. Non negare all'anima, che vivrà eternamente, le cure che riservi al corpo che dovrà morire. Il corpo si nutre col cibo, l'anima con le buone opere. Vi è un solo bene e un solo male a questo mondo: salvarsi o dannarsi. Una volta sola si muore; perduta l'anima una volta è perduta per sempre. Hai una sola vita e una sola morte, un solo destino eterno giocato una volta per tutte. Che ti giova guadagnare il mondo intero se poi perderai l'anima tua? (cf. Lc 9,25). Che ti giova l'aver appreso i trattati di tutta la scienza, se non avrai imparato quello della tua salvezza? Oh, quanti semplici si salveranno, e quanti dotti si danneranno! In nessun stato di vita, per quanto santo, puoi trovare sicurezza. Gli angeli ribelli abitavano in cielo e Giuda viveva tra gli Apostoli e conversava frequentemente con lo stesso Figlio di Dio. Non presumere di te stesso perché, se anche chiamato, non sai se sei degno di essere eletto al regno eterno. Non hai alcuna rivelazione della tua salvezza, e perché non te ne dai pensiero come se fossi sicuro? Davanti a te sta la vita e la morte; ti sarà dato ciò che avrai scelto (cf. Sir 15, 17). Oh, che gran conto dovrai rendere a Dio, se, posto sulla terra per salvare l'anima, avrai atteso a tutto fuorché a questo (cf. Lc 16, 2). (da F. Bersini, La sapienza del vangelo, Ed. Ancora) - pag. 4 - Deus caritas est - “Dio è amore” - La prima Enciclica di Benedetto XVI (V parte) Le molteplici strutture di servizio caritativo nell'odierno contesto sociale 30. Prima di tentare una definizione del profilo specifico delle attività ecclesiali a servizio dell'uomo, vorrei ora considerare la situazione generale dell'impegno per la giustizia e per l'amore nel mondo odierno. a) I mezzi di comunicazione di massa hanno oggi reso il nostro pianeta più piccolo, avvicinando velocemente uomini e culture profondamente diversi. Se questo " stare insieme " a volte suscita incomprensioni e tensioni, tuttavia, il fatto di venire, ora, in modo molto più immediato a conoscenza delle necessità degli uomini costituisce soprattutto un appello a condividerne la situazione e le difficoltà. Ogni giorno siamo resi coscienti di quanto si soffra nel mondo, nonostante i grandi progressi in campo scientifico e tecnico, a causa di una multiforme miseria, sia materiale che spirituale. Questo nostro tempo richiede, dunque, una nuova disponibilità a soccorrere il prossimo bisognoso... D'altro canto - ed è questo un aspetto provocatorio e al contempo incoraggiante del processo di globalizzazione - il presente mette a nostra disposizione innumerevoli strumenti per prestare aiuto umanitario ai fratelli bisognosi, non ultimi i moderni sistemi per la distribuzione di cibo e di vestiario, come anche per l'offerta di alloggio e di accoglienza. Superando i confini delle comunità nazionali, la sollecitudine per il prossimo tende così ad allargare i suoi orizzonti al mondo intero...Gli enti dello Stato e le associazioni umanitarie assecondano iniziative volte a questo scopo, per lo più attraverso sussidi o sgravi fiscali, gli uni, rendendo disponibili considerevoli risorse, le altre. In tal modo la solidarietà espressa dalla società civile supera significativamente quella dei singoli. b) In questa situazione sono nate e cresciute, tra le istanze statali ed ecclesiali, numerose forme di collaborazione che si sono rivelate fruttuose. Le istanze ecclesiali, con la trasparenza del loro operare e la fedeltà al dovere di testimoniare l'amore, potranno animare cristianamente anche le istanze civili, favorendo un coordinamento vicendevole che non mancherà di giovare all'efficacia del servizio caritativo. Si sono pure formate, in questo contesto, molteplici organizzazioni con scopi caritativi o filantropici, che si impegnano per raggiungere, nei confronti dei problemi sociali e politici esistenti, soluzioni soddisfacenti sotto l'aspetto umanitario. Un fenomeno importante del nostro tempo è il sorgere e il diffondersi di diverse forme di volontariato, che si fanno carico di una molteplicità di servizi. Vorrei qui indirizzare una particolare parola di apprezzamento e di ringraziamento a tutti coloro che partecipano in vario modo a queste attività. Tale impegno diffuso costituisce per i giovani una scuo- - pag. 5 - la di vita che educa alla solidarietà e alla disponibilità a dare non semplicemente qualcosa, ma se stessi. All'anti-cultura della morte, che si esprime per esempio nella droga, si contrappone così l'amore che non cerca se stesso, ma che, proprio nella disponibilità a " perdere se stesso " per l'altro (cfr Lc 17, 33), si rivela come cultura della vita. Anche nella Chiesa cattolica e in altre Chiese e Comunità ecclesiali sono sorte nuove forme di attività caritativa, e ne sono riapparse di antiche con slancio rinnovato. Sono forme nelle quali si riesce spesso a costituire un felice legame tra evangelizzazione e opere di carità... Il profilo specifico dell'attività caritativa della Chiesa 31. L'aumento di organizzazioni diversificate, che si impegnano per l'uomo nelle sue svariate necessità, si spiega in fondo col fatto che l'imperativo dell'amore del prossimo è iscritto dal Creatore nella stessa natura dell'uomo. Tale crescita, però, è anche un effetto della presenza nel mondo del cristianesimo, che sempre di nuovo risveglia e rende efficace questo imperativo, spesso profondamente oscurato nel corso della storia... In questo senso, la forza del cristianesimo si espande ben oltre le frontiere della fede cristiana. È perciò molto importante che l'attività caritativa della Chiesa mantenga tutto il suo splendore e non si dissolva nella comune organizzazione assistenziale, diventandone una semplice variante. Ma quali sono, ora, gli elementi costitutivi che formano l'essenza della carità cristiana ed ecclesiale? a) Secondo il modello offerto dalla parabola del buon Samaritano, la carità cristiana è dapprima semplicemente la risposta a ciò che, in una determinata situazione, costituisce la necessità immediata: gli affamati devono essere saziati, i nudi vestiti, i malati curati in vista della guarigione, i carcerati visitati, ecc... Per quanto riguarda il servizio che le persone svolgono per i sofferenti, occorre innanzitutto la competenza professionale: i soccorritori devono essere formati in modo da saper fare la cosa giusta nel modo giusto, assumendo poi l'impegno del proseguimento della cura. La competenza professionale è una prima fondamentale necessità, ma da sola non basta. Si tratta, infatti, di esseri umani, e gli esseri umani necessitano sempre di qualcosa in più di una cura solo tecnicamente corretta. Hanno bisogno di umanità. Hanno bisogno dell'attenzione del cuore... Perciò, oltre alla preparazione professionale, a tali operatori è necessaria anche, e soprattutto, la " formazione del cuore ": occorre condurli a quell'incontro con Dio in Cristo che susciti in loro l'amore e apra il loro animo all'altro, così che per loro l'amore del prossimo non sia più un comandamento imposto per così dire dall'esterno, ma una conseguenza derivante dalla loro fede che diventa operante nell'amore (cfr Gal 5, 6). b) L'attività caritativa cristiana deve essere indipendente da partiti ed ideologie. Non è un mezzo per cambiare il mondo in modo ideologico e non sta al servizio di strategie mondane, ma è attualizzazione qui ed ora dell'amore di cui l'uomo ha sempre bisogno... Ad un mondo migliore si contribuisce soltanto facendo il bene adesso ed in prima persona, con passione e ovunque ce ne sia la possibilità, indipendentemente da strategie e programmi di partito. Il programma del cristiano - il programma del buon Samaritano, il programma di Gesù - è " un cuore che vede ". Questo cuore vede dove c'è bisogno di amore e agisce in modo conseguente. c) La carità, inoltre, non deve essere un mezzo in funzione di ciò che oggi viene indicato come proselitismo. L'amore è gratuito; non viene esercitato per raggiungere altri scopi. Ma questo non significa che l'azione caritativa debba, per così dire, lasciare Dio e Cristo da parte. È in gioco sempre tutto l'uomo. Spesso è proprio l'assenza di Dio la radice più profonda della sofferenza. Chi esercita la carità in nome della Chiesa non cercherà mai di imporre agli altri la fede della Chiesa... Il cristiano sa quando è tempo di parlare di Dio e quando è giusto tacere di Lui e lasciar parlare solamente l'amore. Egli sa che Dio è amore (cfr 1 Gv 4, 8) e si rende presente proprio nei momenti in cui nient'altro viene fatto fuorché amare. Egli sa per tornare alle domande di prima -, che il vilipendio dell'amore è vilipendio di Dio e dell'uomo, è il tentativo di fare a meno di Dio. Di conseguenza, la miglior difesa di Dio e dell'uomo consiste proprio nell'amore. È compito delle Organizzazioni caritative della Chiesa rafforzare questa consapevolezza nei propri membri, in modo che attraverso il loro agire come attraverso il loro parlare, il loro tacere, il loro esempio - diventino testimoni credibili di Cristo. (continua nel prossimo numero) - pag. 6 - LA VECCHIAIA E’ la stagione del ritorno. Resta solo da scoprire quando, dove e come inizia questa stagione. Nel mezzo del cammin... Ma come si fa a stabilire il punto mediano della propria esistenza? A nessuno è dato di conoscerlo. Ma... Quando indugi a ricordare. Quando impieghi più tempo del solito a percorrere in auto la stessa strada fatta mille volte a piedi. Quando in un discorso di cinque minuti ripeti più di tre volte lo stesso concetto. Quando dimentichi di salutare il vicino di casa. Quando il tuo sonno è interrotto più di tre volte nel corso di un'ora. Quando ti è indifferente il pianto o la gioia altrui. Quando non riesci più a programmare la tua giornata e la senti vuota. Quando non sai più ridere e fantasticare. Quando ti spaventa il futuro . Quando ti angoscia un evento improvviso o imprevisto. Quando ti impunti sulle tue idee e non concedi il diritto di replica al tuo interlocutore. Se ricorrono più di tre "quando", corri ai ripari. Non lasciarti invecchiare. Rigenera mente e cuore, coltivando nuovi interessi. da: Scarpelli P., Voci della sera, Ed. Il setaccio, Cirò M. 2004, p. 66 SAN FRANCESCO DI SALES dalla “Filotea” LA NECESSITA’ DELL’ORAZIONE Poiché l’orazione illumina l’intelletto con la chiarezza della luce di Dio e scalda il cuore al calore dell’amore celeste, nulla l’eguaglia nel purificare l’intelletto dall’ignoranza e il cuore dagli affetti disordinati; è un’acqua di benedizione che fa rinverdire e rifiorire le piante dei nostri buoni desideri, monda le anime dalle imperfezioni e attenua nei cuori l’ardore delle passioni. Ma più di ogni altra, ti consiglio l’orazione mentale, che impegna il cuore a meditare sulla vita e la passione di Nostro Signore: se Lo contempli spesso nella meditazione, il cuore e l’anima ti si riempiranno di Lui; se consideri il suo modo di agire, prenderai le sue azioni a modello delle tue. E’ Lui la luce del mondo: è dunque in Lui, da Lui e per mezzo di Lui che possiamo essere illuminati e trovare la chiarezza; è l’albero del desiderio all’ombra del quale dobbiamo rinfrescarci; è la fontana viva in Giacobbe che lava tutte le nostre iniquità. I bambini, a forza di ascoltare le mamme e balbettare dietro loro, imparano la loro lingua; avverrà lo stesso per noi se ci terremo vicino al Salvatore con la meditazione: osservando le sue parole, le sue azioni e i suoi affetti, impareremo, con il suo aiuto, a parlare, agire e volere come Lui. Fermiamoci qui, o Filotea, e credimi: non possiamo raggiungere il Padre che passando per questa porta; come il vetro di uno specchio non potrebbe chiudere la nostra visuale se dietro non fosse ricoperto di stagno o di piombo, allo stesso modo, la divinità non potrebbe essere da noi contemplata in questo mondo, se non si fosse unita alla sacra umanità del Salvatore, la cui vita e morte costituisce il soggetto più adatto, piacevole, dolce e utile che ci sia dato per la meditazione ordinaria. Non per nulla il Salvatore si chiama il pane disceso dal cielo; come il pane può essere mangiato con ogni sorta di vivande, così il Salvatore può essere meditato, considerato e cercato in tutte le nostre orazioni e azioni. Molti autori hanno utilmente suddiviso la Vita e la Morte di Nostro Signore in molti punti per favorirne la meditazione. Ogni giorno consacra all’orazione almeno mezz’ora. Se ti è possibile, compi questo esercizio in chiesa; vi troverai comodità e discreta tranquillità, perché quivi né il padre, né la madre, né la moglie, né il marito, né qualunque altro può impedirti di rimanere in pace per un’ora, mentre a casa, con tutti gli impegni, sarebbe problematico trovare modo di essere lasciati in pace per un’ora. Inizia ogni orazione, sia mentale che vocale, mettendoti alla presenza di Dio; mantieniti fedele a questo principio senza eccezioni, e, in breve, ti accorgerai del profitto che te ne viene. Dirai il Padre nostro, l’Ave Maria e il Credo; non andare in fretta per dirne molti, ma studiati piuttosto di dire quelli che dici con il cuore. Un solo Padre nostro, detto con sentimento, vale più di molti recitati in fretta e di corsa. Dire il Rosario è un modo molto utile di pregare, purché tu sappia dirlo: per questo devi avere qualche libretto che te lo insegni. E’ cosa buona dire anche le Litanie del Signore, della Madonna, dei Santi e tutte le altre preghiere che puoi trovare nei vari libri; ma a un patto: se hai il dono dell’orazione mentale, conservale il primo posto; e ricordati che, se dopo quella, o a causa degli affari o per altri motivi, non puoi fare preghiere vocali, non devi preoccupartene. Accontentati di dire, prima e dopo la meditazione, il Padre nostro, l’Ave Maria e il Credo. Se mentre sei impegnata nell’orazione vocale, senti il cuore attirato all’orazione interiore o mentale, non resistere, lascia dolcemente scivolare il tuo spirito e non darti pensiero perché non hai finito le orazioni vocali che ti eri proposta; l’orazione mentale compiuta al loro posto è più gradita a Dio e più utile alla tua anima. Se ti dovesse capitare di trascorrere tutta la mattinata senza fare orazione mentale a causa degli affari o di qualche altro motivo (però fa il possibile perché questo non capiti mai), rimedia al pomeriggio o la sera prima di andare a letto. Che se poi non riesci a fare orazione nemmeno nel corso di tutta la giornata, rimedia al vuoto moltiplicando le orazioni giaculatorie, leggendo qualche passo di un libro di devozione, facendo qualche penitenza che elimini il difetto e prendi una ferma risoluzione di rimetterti in carreggiata il giorno dopo. - pag. 7 - Il santo del mese - 26 luglio Santi Gioacchino ed Anna Una piccola novità del nuovo Calendario consiste nell'aggiunta del nome di San Gioacchino I davanti a quello di Sant'Anna. Una volta le due feste erano separate. Adesso invece la memoria liturgica riunisce di nuovo la santa coppia dei genitori di Maria. Invano però si cercherebbe nei Vangeli canonici. Se si vuol trovare qualche notizia sui genitori della Madonna bisogna ricorrere ai Vangeli apocrifi, cioè a quei testi non ispirati, redatti da autori pieni di ingenua fantasia per appagare l'affettuosa curiosità dei fedeli. Era naturale, che i primi cristiani desiderassero sapere di più, specialmente di quei personaggi che gli evangelisti avevano, di proposito, lasciato nell'ombra. genitori della Madonna Tra questi si trovavano i genitori della Madonna, neppure nominati nelle relazioni di Matteo, di Marco, di Luca e di Giovanni. Invece, nel cosiddetto Proto-vangelo di Giacomo, si narra come Anna, ormai vecchia, non avesse dato prole al suo Gioacchino, il quale, un giorno si vide rifiutare un'offerta, al Tempio di Gerusalemme, proprio perché privo di discendenza. Addolorato Gioacchino prese il suo gregge e si ritirò sui monti, come esiliandosi dalla tribù di Giuda, nella quale la sterilità era quasi segno di maledizione. La vecchia Anna, anch'essa triste, rimase nella sua casa deserta, a pregare con un nodo di pianto alla gola. Ed ecco un candido Angelo prima apparire sul gregge di Gioacchino, e poi entrar nella casa di Anna. Egli annunziava che il Signore, al quale nulla era impossibile, avrebbe fatto fiorire nella loro vecchiaia il più bel fiore dell'umanità. Proprio a loro, disprezzati e addolorati, sarebbe nata la fanciulla vestita di sole; proprio sulla loro squallida casa si sarebbe aperta la rosa mistica. San Gioacchino raduna allora il suo gregge e scende verso la città. Sant'Anna gli va incontro e così i due sposi si ricongiungono pieni di affettuosa tenerezza e di trepida speranza. Sant'Anna e San Gioacchino sono come il simbolo della vecchia umanità, dalle cui rughe fiorisce l'eterna gioventù della grazia. Sono come l'immagine della arida terra che si apre nella miracolosa fecondità della fede. Sono il vecchio tronco che la speranza ricopre di verdi fronde coi fiori della santità. Sant'Anna e San Gioacchino: i vecchi genitori della Vergine Madre; i nonni del Bambino Gesù, nella cui immagine tutti i nonni sorridono teneramente amabili e affettuosi! Auguri a tutti i nonni! PICCOLE STORIE PER L’ANIMA LA SEDIA VUOTA Un uomo anziano si era ammalato gravemente. Il suo parroco andò a visitarlo in casa. Appena entrato nella stanza del malato, il parroco notò una sedia vuota, sistemata in una strana posizione, accanto al letto su cui riposava l'anziano e gli domandò a che cosa serviva. L'uomo gli rispose, sorridendo debolmente: "Immagino che ci sia Gesù seduto su quella sedia e prima che lei arrivasse gli stavo parlando... Per anni avevo trovato estremamente difficile la preghiera, finché un amico mi spiegò che la preghiera consiste nel parlare con Gesù. Così ora immagino Gesù seduto su una sedia di fronte a me e gli parlo e ascolto cosa mi dice in risposta. Da allora non ho più avuto difficoltà nel pregare". Qualche giorno dopo, la figlia dell'anziano signore si presentò in canonica per informare il parroco che suo padre era morto. Disse: "L'ho lasciato solo per un paio d'ore. Quando sono tornata nella stanza l'ho trovato morto con la testa appoggiata sulla sedia vuota che voleva sempre accanto al suo letto". "Beati i puri di cuore: vedranno Dio" (Matteo 5,8). - pag. 8 - (B. Ferrero, L’importante è la rosa, LDC)