Hanoi – Vietnam Febbraio 2014 Intervista a: Federico Vasoli, avvocato iscritto all’Ordine degli Avvocati di Milano e ammesso come avvocato straniero dal Ministero della Giustizia del Vietnam, socio dello studio legale associato De Masi Taddei Vasoli (dMTV), & Riccardo Bianco Levren www.demasitaddeivasoli.com. L’ intervista è stata resa possibile dalla preziosa collaborazione di Massimiliano Bertollo. Realizzata da Van Tinh – TRAN LE - Consigliere Icham – emails: [email protected] - [email protected] 1. Cari Riccardo e Federico, mi parlate del vostro primo approccio sul Vietnam? Riccardo: Correva l'anno 1994, mi recai in Vietnam in missione per la CCISEA (Camera di Commercio Italiana per il Sudest Asiatico). Rimasi incantato da Hanoi, un cocktail inebriante di natura, cultura ed avventura. Un salto nel passato ancora presente con il via vai delle biciclette, gli eleganti ao dai, il sorriso della gente, le case color ocra, gli alberi secolari ed i ragazzini che giocavano a palla nelle strade...ed io con loro. Qualche mese più tardi nell'ottobre del 1995, successivamente ad altre missioni, mi trasferii in pianta stabile ad Hanoi per conto della ITS & SOGECRED del Gruppo BNL. Federico: Come in molti casi, il mio amore per il Vietnam fu un colpo di fulmine che scattò durante una vacanza estiva con la mia famiglia nel 2005, anche se in realtà era qualche anno che mi solleticava l’idea di visitarlo per diletto e per lavoro. Vi tornai poco dopo per un seminario sulle piccole e medie imprese (PMI) organizzato tra gli altri dall’Ambasciata d’Italia e dalla Cooperazione italiana, all’epoca guidata dall’ing. Pietro Sequi; lì conobbi Riccardo e due anni dopo aprimmo ufficialmente il nostro branch-office a Hanoi. 2. Riccardo, tu vivi stabilmente ad Hà Noi, sei sposato con My An e avete due bellissimi ragazzi! Sono a conoscenza inoltre che sei impegnato nel settore della moda. Come riesci a gestire tanti impegni assieme agli affetti famigliari? Riccardo: Sono sposato con My An da oltre una generazione. Abbiamo due figli ormai adolescenti: Giovanni e Carlotta . Ci occupiamo di moda da circa 15 anni: disegniamo, produciamo, distribuiamo il nostro marchio che porta il mio cognome. Lavoriamo senza sosta come nella migliore tradizione delle piccole imprese a tradizione famigliare di origine italica o vietnamita. Tempi duri per chi opera nel nostro settore, ma siamo gratificati dal fare un lavoro che ci piace. Federico, tu invece trascorri tante ore, se non giornate in aereo fra l’Asia e l’Europa. Volendo potresti considerarle la tua seconda casa? Federico: In questo particolare periodo della mia vita non so nemmeno io dove sono di casa, tra Svizzera, Italia, Vietnam e Singapore! Però davvero il Vietnam è per me una seconda casa e in verità anche altri luoghi dell’Asia lo sono (l’aeroporto e il suono dei semafori di Hong Kong, la vecchia stazione della polizia di Singapore, alcuni mezzi di trasporto, odori, rumori…). Conosco abbastanza bene l’Europa per lavoro, istruzione, turismo, ma l’Asia, in particolare il Sud Est Asiatico e in quella regione il Vietnam, mi ha conquistato il cuore. 3. Riccardo, so che hai una grande passione per la fotografia: che elemento ci vuole per essere un bravo fotografo? Riccardo: Le mie passioni sono il mio lavoro, la scrittura , il calcio giocato e le arti marziali. Gioco a calcio, pratico le arti marziali da sempre e riesco a coniugarle con le mie attività professionali. Ho scritto un libretto cercando di raccontare ai miei figli italo vietnamiti, attraverso storie di vita vissuta, il mio Vietnam: un dialogo divertente con i miei figli tra Milano e Hanoi. 4. E, tu Federico che cosa ti diletta? Federico: Ho fortunatamente molti interessi e, tempo permettendo, cerco di coltivarli tutti. Amo molto la musica (quand’ero più giovane prima suonavo e poi ho anche cantato a livello dilettantistico) e mi piacciono tanto anche il cinema (pensa che a Ho Chi Minh City, in occasione di uno dei miei primi viaggi in Vietnam, conobbi quasi tutto il cast e la produzione di “Saigon Eclipse”, un film contemporaneo basato su un’antica storia vietnamita), la letteratura, la storia. Sono cresciuto facendo molto sport e attualmente mi dedico, quando posso, al Krav maga. Sono però un pessimo calciatore, anche se, prima o poi, Riccardo riuscirà a convincermi a giocare nella sua squadra! 5. Il vostro studio legale è uno dei più rinomati ed importanti nel settore: contratti internazionali e nazionali, aziendali e commerciali ( costituzione , strutture aziendali , patti parasociali , fusioni e acquisizioni, scissioni, trasferimenti di imprese ); fallimento, procedure di insolvenza e di ristrutturazione del debito, Antitrust e concorrenza; assicurativi; recupero crediti, i diritti di proprietà intellettuale; lavoro; fiscale, la risoluzione delle controversie e via dicendo in Italia, Vietnam, Cina, Hong Kong, Malesia, Singapore e Stati membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo. Chi è stato il precursore di questo bellissimo progetto? Federico: Il nostro è in realtà un piccolo studio e talvolta avverto l’esigenza di una struttura più “corporate”, ma abbiamo fatto dell’innovazione abbinata alla tradizione il nostro marchio. Penso di dover ringraziare molte persone, ma il ringraziamento maggiore va a mia mamma, che ha fondato lo studio nel 1979, sul solco della tradizione notarile della famiglia Taddei e di quella nell’avvocatura della famiglia De Masi. Mia mamma ha sempre avuto un particolare senso dell’innovazione, che spero di avere raccolto bene, impostando fin da subito la mia carriera sulla crescita prima cinese e poi del resto dell’Asia. Un grandissimo grazie va anche a Riccardo per la sua conoscenza profonda del Vietnam e per la sua grande dedizione. Oltre ad un partner fidatissimo, ho trovato in lui un amico più grande e più saggio, con cui parlare di tutto, dalla politica, allo sport e all’amore, oltre che del lavoro. 6. Inoltre siete in partnership con alcuni Studi in Austria, Belgio, Inghilterra e Galles, Francia, Germania, Olanda, Spagna e lo Stato di New York: si potrebbe affermare che siete uno Studio globale. Avete altre ambizioni e progetti in futuro? Federico & Riccardo: Per prima cosa desideriamo rafforzare la presenza e la comunicazione in Vietnam, il mercato che, al di là dell’Europa e dell’Italia, meglio conosciamo. In parallelo e comunque nel corso del 2014 dovremmo aprire una sede in Svizzera e a marzo terrò due lezioni proprio sul Vietnam in Inghilterra, una grazie al nostro studio partner di lì: dovremmo cercare di stringere maggiormente la nostra alleanza europea in termini di immagine e progetti comuni. Su un prossimo numero magari approfondiremo questo progetto e chissà anche altri che nasceranno. Sicuramente non stiamo fermi! 7. Quanto è cambiato in questi ultimi anni la Legislazione vietnamita a favore dell’ investitore estero? E, quanto il Governo vietnamita potrà ancora migliorare e adeguare le normative vietnamite con quelle del WTO? Federico: La legislazione vietnamita si fa via via più complessa, il che è un bene sotto un certo punto di vista, perché il legislatore vietnamita affronta le fattispecie nel dettaglio. Tuttavia, normalmente le leggi vietnamite sono piuttosto generiche e sono le decine di successive circolari ad offrire una disciplina più particolareggiata. A grandi linee, trovo che la maggiore ricchezza normativa sia un bene per gli investitori esteri, che in tal modo trovano punti di riferimento normativi precisi. Penso che per il futuro l’enfasi debba essere posta sulla chiarezza, più che sull’adeguamento alla normativa WTO: penso alle norme sanitarie, contabili, al capitale sociale delle società e penso anche ad una semplificazione della pubblica amministrazione, che già in parte sta avvenendo con l’introduzione delle dichiarazioni dei redditi online. 8. Avete visto la metamorforsi del Vietnam e dell’ Asia negli ultimi 10 dieci anni. Come vedete il futuro delle “due anime” (Vietnam e Asia), che cosa rimproverate in generale di questo sviluppo così rapido? Riccardo: Quando venni in Vietnam rimasi profondamente colpito per l'attenzione che veniva data all'educazione dei figli ed al rispetto nei confronti degli anziani portatori di valori per la famiglia ed anche per le attività lavorative in genere. Col passare degli anni in Vietnam ed Asia questa attenzione sta andando affievolendosi. Stiamo vivendo un grande periodo di cambiamenti dove l'Oriente è diventato la locomotiva del mondo . Federico: L’Asia, come l’Europa e come tutto il mondo, ha molti elementi comuni alle nazioni che la compongono, ma è anche ricca di profonde diversità. In generale, come noto, il poderoso sviluppo del continente asiatico ha provocato grosse sperequazioni sociali e drammatici danni all’ambiente e alla sicurezza dei consumatori. Peraltro, il tema della polarizzazione della ricchezza mondiale è al centro del dibattito politico almeno dal 2008 in tutto il mondo, quindi non darei la colpa solo al rapido sviluppo asiatico, che comunque ha comportato anche l’uscita dalla povertà estrema di milioni di persone, ma forse il danno maggiore a livello mondiale sta nella scarsa crescita culturale, a cominciare dalla vecchia Europa. Perdere cultura significa avere grossi danni economici (pensiamo alle numerose PMI italiane che non riescono a far conoscere i propri prodotti di elevatissima qualità), oltre che sociali e storici (non per nulla poche settimane fa Vietnam e Cambogia hanno ricordato i tristissimi avvenimenti del 1979 a Phnom Penh, affinché certe tragedie non si ripetano mai più). 9. Nel celebre romanzo: <<Cent'anni di solitudine>> di Gabriel García Márquez, la famiglia colombiana dei Buendía è nella città di Macondo. Il capostipite, fondatore di Macondo, José Arcadio Buendía, e Ursula Iguarán, sua moglie (e cugina di primo grado), lasciano Riohacha, in Colombia, per trovare una vita nuova e una nuova casa. In particolare tu Riccardo come i Buendía, qui in Vièt Nam hai trovato una nuova dimensione e Patria. E’ stato un cambiamento radicale! Come ci sei riuscito? Riccardo: Mi sento a casa ad Hanoi così come a Milano. Lo stesso dicasi per mia moglie ed i miei figli. Probabilmente siamo cittadini del mondo con uno spiccato accento Y Viet o Viet Y. 10. La crisi internazionale ha lambito il Vietnam. In che misura secondo voi? Riccardo: Purtroppo ogni qualvolta il Vietnam stava per decollare ha dovuto ritardare la partenza. Dalla crisi finanziaria asiatica della fine anni novanta passando dalla SARS ed aviaria per finire con la crisi finanziaria mondiale degli ultimi anni. Speriamo che ora non perda il treno. Federico: La mia percezione è che molti speculatori vietnamiti si siano fatti prendere dall’entusiasmo nel 2008, quando il Vietnam registrava miliardi e miliardi di investimenti diretti esteri. Molti si attendevano grandi capitali dall’estero e una massiccia presenza occidentale nel Paese, che è stata fortemente ridimensionata dalla crisi dei mutui “subprime” nel 2008-2009 prima e dalla crisi globale poi. Il Vietnam è un grande Paese, ma non è un Paese grande, con risorse finanziarie illimitate e dunque la crisi gli si è abbattuta contro in un momento molto delicato, in cui lo sviluppo del Paese era forte, ma non ancora consolidato, come invece era già nelle principali province cinesi. 11. Qual è il tipo di imprenditore italiano che chiede la vostra assistenza nel processo di internalizzazione? Federico: Bisogna intenderci sulla definizione di internazionalizzazione, termine molto italiano (“internationalisation” non suona un granché bene in inglese!). A noi si rivolgono sia PMI, che compongono la stragrande maggioranza delle imprese italiane, e dunque dei nostri clienti, sia gruppi più grandi. Le prime normalmente hanno bisogno di un’assistenza a tutto campo, anche su aspetti molto pratici che non sarebbero proprio il “core-business” di uno studio legale, perché il loro processo di internazionalizzazione è in molti casi vitale alla sopravvivenza dell’azienda stessa (si delocalizza per abbattere costi insostenibili, si cercano nuovi mercati perché quello italiano è saturo); le seconde richiedono invece un grado di approfondimento legale maggiore su specifici temi di loro interesse. Siamo abituati e preparati ad assistere entrambe e ci piacciono entrambi i tipi di lavoro. Non abbiamo una particolare specializzazione per settore, dato che l’internazionalizzazione coinvolge praticamente tutti, anche quelli che non si spostano dall’Italia ma che in Italia adottano pratiche aziendali più vicine a quelle dei concorrenti stranieri più avanzati e dunque diventano internazionali per tipo di gestione. Riccardo: Concordo con Federico. Vorrei aggiungere che l'imprenditore italiano dovrebbe raccogliere maggiori informazioni prima di armarsi e partire. Informazioni di carattere operativo e non possono essere raccolte dalle istituzioni italiane alle Camere di Commercio fino agli operatori italiani presenti direttamente in loco. Veniamo alla parte “complessa” della nostra intervista. 12. <<Ogni qualvolta muore un uomo, è un universo intero a venire distrutto. Ce ne rendiamo conto non appena ci identifichiamo con quell'uomo>>. Di Sir Karl Raimund Popper (Vienna, 28 Luglio 1902 – Londra, 17 Settembre 1994) è stato un filosofo ed epistemologo austriaco naturalizzato britannico. Non vi sembra una affermazione fatta su misura per Nelson Mandela, da poco deceduto? Egli era un visionario? Riccardo: Nelson Mandela ha rappresentato e rappresenta il cambiamento. Il cambiamento positivo, nella giusta direzione. Federico: Ero un bambino quando Mandela venne finalmente rilasciato, ma ricordo bene quel periodo, gli anni attorno al 1990, che hanno segnato cambiamenti radicali per tutto il mondo, come il crollo del Muro di Berlino, e anche per l’Italia, come Tangentopoli. Il messaggio di Mandela è stato dirompente e per questo ritengo che sì, egli sia stato un visionario, anche se chiaramente io, come milioni di persone, ne sono stato semplice spettatore passivo in un Paese lontano e, pur pieno di tensioni, senza i problemi razziali del Sudafrica. Penso che la frase di Popper in realtà valga per ogni uomo e non solo per i protagonisti assoluti della storia: penso al meno celebre Frederik Willem de Klerk, ancora vivo, ma che rappresentò, volente o nolente, l’istituzione che liberò Mandela, e penso ai tanti uomini senza nome e senza volto che per visioni, sogni e anche semplici ambizioni personali, hanno reso possibile questo e molti altri eventi storici sensazionali. Vengo da un Paese, l’Italia, dove uno dei massimi scrittori, Alessandro Manzoni, nel suo celeberrimo romanzo “I Promessi Sposi”, sembra quasi anticipare il pensiero di Popper, attribuendo così tanta importanza alla vita e alla storia di due umili personaggi del popolo che individualmente e inconsciamente contribuiscono a fare la storia. In questo noi italiani ed europei siamo forse un po’ distanti dalla cultura asiatica, dato che in generale attribuiamo un valore elevatissimo alla vita, ai diritti e alle ambizioni del singolo, chiunque egli sia. Nel celebre articolo uscito nel 1993 su Foreign Affairs e nel libro di tre anni dopo, Samuel Huntington preconizzava “The Clash of Civilizations” come corollario inevitabile della fine dell’equilibrio bipolare e della riorganizzazione del mondo secondo grandi «faglie culturali». Lo «scontro di civiltà»: una locuzione diventata tormentone. Tra le linee di attrito, una in particolare ha drammaticamente prodotto i suoi frutti avvelenati: quella tra Occidente e Islam. Ma lo scontro sanguinoso è l’unica possibilità? Davvero non ci sono alternative all’annientamento di una delle due parti? Esiste la prospettiva di un Islam democratico? Federico & Riccardo: È una domanda molto difficile e non penso di avere le competenze per potervi rispondere compiutamente. Non conosco bene l’Islam, pur avendo studiato diritto islamico a Strasburgo molti anni fa, e non ho mai approfondito queste dinamiche. Tuttavia, il mio semplice pensiero è che, sì, le parti possano coabitare armonicamente. L’Occidente, a mio avviso, deve dare un grande esempio di civiltà, di cultura e non solo di benessere e debolezza etica. Allo stesso tempo, l’Islam radicale dovrebbe prendere spunto da un lato dalla religione stessa, a cominciare dal cristianesimo e dagli islamici moderati in Paesi dove la Sharia non rappresenta l’ordinamento giuridico nazionale, che, pur mantenendo, comprensibilmente, una pretesa di assolutezza, sanno contenere le proprie pretese alla sfera privata e sanno soprattutto ammodernare certi dogmi nati spesso in contesti storici che nulla hanno a che fare con l’attualità. Tutto questo deve essere conciliato con la tradizione del posto, un po’ come in Vietnam si continua giustamente a festeggiare il Tet, che in Italia rimane invece un affare delle comunità orientali che celebrano il capodanno lunare: sarebbe un errore grave omologare tutti. 13. Che vuol dire che uno è preso fra <<Scilla e Cariddi>>? E’ qualche cosa come essere circondati da due “bellezze” del calibro di Rosy. Bindi e di sua cugina di primo grado Addolorata? Riccardo & Federico: Ridiamoci su: una serena risata ci salverà. 14. A proposito della Bindi. A vostro avviso, che cosa ci fa Rosy Bindi all’Antimafia? Non è come fosse che un certo ex Pm di Milano che “diventa” docente e dà lezione alla Sapienza su che cosa siano i congiuntivi! Non è così? Riccardo: La Presidente Bindi è stata ed è una figura importante del panorama politico italiano. Domani è un altro giorno. Federico: Francamente non posso giudicare le competenze della Bindi sul tema. Sicuramente, però, certe posizioni chiave della Repubblica vengono assegnate per logiche politiche e non sulla base di procedure chiare e che premino il merito. Non credo ai governi “tecnici”, perché ogni governo deve dare la propria visione politica – visione che oggi manca, a causa di scarso senso dello Stato, dell’etica, del servizio e a causa del fatto che molte scelte vengono prese dalla finanza e dall’Unione Europea e quindi i governanti nazionali hanno un basso margine di manovra. Però è essenziale che chi ha ruoli dirigenziali abbia competenze tecniche forti, mentre purtroppo molti nostri politici, e torniamo al tema della cultura, non sono per nostra sventura all’altezza dei loro compiti. 15. Che cosa chiedete al nuovo anno? Riccardo: L'anno del cavallo di legno si prospetta essere come un anno difficile, insidioso, pieno di aggressività. Così dicono gli esperti di Feng Shui e così probabilmente sarà. Un cavallo selvaggio quello del 2014 che non vuole farsi addomesticare. Ci vorrà tanta pazienza e molta serenità per poterlo cavalcare. Non si può correre il rischio di essere sbalzati giù perchè poi si corre il rischio di non rialzarsi più. Federico: Meritocrazia. Non solo ai massimi livelli, ma anche nel nostro piccolo spero che gli sforzi della mia famiglia, di Riccardo, dei nostri colleghi e miei vengano riconosciuti dal mercato e dalle istituzioni con cui abbiamo l’onore di collaborare. La massima del mese: <<Sapete che cosa fa la Signora Bindi sotto ad un albero di olive>>? <<L’ olio extra vergine, ma naturalmente>>!? di Ezio Greggio. Ps. L’ intervista è stata realizzata a fine Gennaio 2014. Van Tinh – TRAN LE Consigliere Icham - Camera di Commercio italiana in Vièt Nam Email: [email protected] – [email protected] www.icham.org