Città di Chioggia Assessorati alla Pubblica Istruzione, e ai Servizi Demografici Nuova toponomastica Le Calli de “Marina Vecia” La contrada dei Boscolo e dei Tiozzo I BOSCOLO Secondo le ricerche fatte da Carlo Bullo i Boscolo sarebbero una famiglia proveniente da Firenze e venuti a Chioggia nel 1382, anno in cui la repubblica richiamava gente per ripopolarsi dopo la Guerra con Genova. La prova che i Boscolo fossero in Firenze deriva dalla storia del Varchi il quale ricorda una congiura contro i Medici capeggiata appunto da Pier Pagolo Boscoli assieme ad Agostino Cappone. C’è però da sottolineare che già nel 1183 i Boscolo erano a Chioggia e troviamo riferimento ad un Boscolo nella promessa fatta ad Oro Mastropiero di non vendere sale se non a chi ne avesse la licenza dal Doge. Lo stemma dei Boscolo rappresenta alcuni alberi in campo d’argento o in campo azzurro con 1 o 2 conigli accovacciati. I TIOZZO I Tiozzo sono un’antica famiglia chioggiotta, che ritroviamo più tardi assieme ai Boscolo come un cognome tipico della zona di Sottomarina. Alcuni pensano che il nome abbia un’origine greca. In Chioggia si trova un Giovanni Toucci di Touccio nel 1120. Fin da quel momento la famiglia Tiozzo era una famiglia importante, forse era unita al la famiglia dei Carnelli. Nel XIII e nel XIV secolo ritroviamo i Tiozzo sempre in cariche pubbliche. Ebbero Vari stemmi, tra i quali trinciato alla Banda d’oro di Rosso nel Primo, diviso il secondo da Sbarra d’oro, riunitesi alla Banda d’azzurro il Primo, d’argento il Secondo. (Da “CHIOGGIOTTI E MARINANTI – Nomi cognomi e soprannomi”. S.m.s. “N. De Conti” a.s. 1992-93, pag. 10) UN NOME ALLE CALLI DEL NUCLEO ANTICO DI SOTTOMARINA Il centro storico di Sottomarina presenta una tipologia urbanistica, ambientale e socioculturale peculiare. Sorto, o meglio risorto, dopo la distruzione avvenuta nel 1379 nel corso della famosa Guerra di Chioggia, nel XVI-XVII sec., anche grazie alla costruzione del murazzo, si è evoluto urbanisticamente con una serie di vie in direzione mare-laguna (est-ovest), attraverso un progressivo riempimento delle aree caratterizzate originariamente da una tipologia abitativa a carattere ortale, con singole abitazioni isolate, con piccola corte e accanto dei piccoli appezzamenti di terra. Le calli di Sottomarina, quindi a differenza di quelle di Chioggia (che fin dalle origini risultavano spazi “comuni di vita all’aperto” più che semplici luoghi di transito), appaiono molto più strette, spazi di puro passaggio, quasi di risulta rispetto alle adiacenti corti e cortili fortemente rivendicati e delimitati come “proprietà privata”. La conformazione delle calli di Sottomarina vede una originaria confluenza da un lato (a est) in una strada sottostante il “murazzo”, dall’altro (a ovest) in una vecchia fondamenta (il marciapìe) che un tempo rappresentava la riva della laguna del Lusenzo, ma che ora risulta una strada interna, perché in tempi più recenti a ovest si è creata una ulteriore fascia abitativa recuperando spazio attraverso un imbonimento costiero, trasformando in case vecchie cavane: questa situazione urbanistica è leggibile, almeno nella parte più settentrionale, in qualsiasi mappa o foto aerea. Dal punto di vista socioeconomico la particolare collocazione del sito fra mare e laguna ha favorito una vocazione occupazionale legata alle peculiarità ambientali: dalla pesca lagunare o costiera, all’estrazione e trasporto della sabbia e più in generale alle opere idrauliche (sabionanti) e soprattutto alla orticoltura in appezzamenti sabbiosi formati dal progressivo avanzamento della spiaggia dovuto ai depositi alluvionali dei fiumi che sfociano più a sud. Questo lembo di terra, che costituisce il litorale più meridionale della laguna di Venezia è stato a lungo isolato rispetto al resto della città: il primo ponte pedonale risale solo al 1920. Isolamento che ha portato ad una società piuttosto chiusa anche dal punto di vista demografico, al punto che la popolazione si è sviluppata sostanzialmente intorno a soli due ceppi familiari omogenei: quello dei Boscolo e quello dei Tiozzo, creando una situazione piuttosto anomala anche dal punto di vista anagrafico, tanto da raffigurasi come una peculiarità unica a livello nazionale. Ci riferiamo al ricorso al “detti” (soprannomi), che a differenza di tante situazioni popolari dove restano forme di riconoscimento nell’ambito della tradizione orale, in questa specifica realtà territoriale sono invece divenuti col tempo, per una reale necessità di identificazione di individui e famiglie, un dato anagrafico vero e proprio, ufficializzato come una specie di secondo cognome aggiunto. Rimandiamo tale questione ad una trattazione specifica, richiamando però lo stretto nesso esistente alla questione toponomastica che qui si va a esaminare. Tutto il nucleo antico di Sottomarina e, più nello specifico, la parte che va dal Forte di San Felice, a nord, fino a campo Cannoni, a sud, e delimitata, come detto, a ovest dalla laguna del Lusenzo e ad est anticamente dai murazzi ed ora da via San Marco, nonostante il consistente tracciato di calli esistenti ufficialmente è riconoscibile per un’unica via trasversale, via San Marco, che assurge di fatto anche dal punto di vista della numerazione civica ad una sorta di quartiere della città (come per quelli del Duomo, San Giacomo e Sant’Andrea nel centro storico di Chioggia). Ma mentre in quest’ultima situazione la toponomastica risulta consolidata a indicare le singole calli, ma perfino campi, corti e stradali, in quel tratto storico di Sottomarina, popolarmente chiamato “Marina vecia” non esiste proprio nessuna traccia di toponomastica. Di toponomastica ufficiale, beninteso, perché popolarmente, i residenti delle singole calli, almeno i più, identificano la via in cui abitano con un toponimo che si riferisce all’antico insediamento di un nucleo familiare prevalente dei Boscolo o dei Tiozzo, nelle loro sottospecificazioni garantite dai “detti”, quelli ufficiali, cioè recepita dall’anagrafe, ma anche a quelli non ufficiali, ma altrettanto vivi e presenti nell’identificazione dei ceppi familiari originari da quest’area. Di qui la necessità di un recupero di questa toponomastica, fissata nella memoria orale e in pochissimi casi a qualche sporadico cartello istallato da qualche volontario zelante. Recupero che oltre a rappresentare un fatto antropologico e culturale molto importante per la conservazione delle radici storiche di questa realtà comunale da tratti del tutto peculiari, faciliterà operatori, cittadini e turisti nell’orientamento e individuazione delle singole viuzze, spesso molto simili tra loro. Questa ricerca di recupero della memoria collettiva degli anziani è stata affidata ad alcune classi della scuola primaria “Todaro”, che insiste proprio nel territorio oggetto dell’indagine, che ha formulato un vero progetto didattico. Una verifica pubblica dei risultati di questa ricerca, che di fatto ha prodotto una nuova mappa, è stata prevista nel corso della festa patronale di San Martino. Dopo di che si potrà dar applicazione alla scrittura dei nomi nelle singole vie, magari seguendo l’esempio antico dei cosiddetti “ninsioleti” veneziani, cioè il nome scritto in nero sul fondo bianco di calce. l’Assessore alla P.I. e ai Servizi Demografici prof. Sergio Ravagnan DI CALLE IN CALLE appunti di ricerca toponomastica Sul lido di Sottomarina, una sottile lingua di sabbia che nel corso degli ultimi decenni ha visto modificare completamente il proprio aspetto sia dal punto di vista territoriale che abitativo, sorge il vecchio borgo denominato Marina Vecia. Esso si affaccia sulla Laguna del Lusenzo e occupa la zona che va dalla “Cisterna” a Sud al Castello di San Felice a Nord. Nel passato il borgo veniva tradizionalmente suddiviso in zone:delle Pagiare, del Capitelo, dei Neti, Corte Granda, del Tragheto, della Cesa, dei Berti, della Cisterna e di Campo Canoni. Questi toponimi popolari ricordavano sia gli usi che le costruzioni inserite nei luoghi che si intendevano segnalare o raggiungere e, in alcuni casi, i nuclei familiari più numerosi della zona. Le calli allineate e strette invece, venivano indicate quasi esclusivamente con il “detto” ufficiale della famiglia e in moltissimi casi con la nomenansa o, per dirla alla marinante, con la romenansa. Più raramente il riferimento toponomastico ricordava il personaggio illustre del vicolo o il mestiere che esso svolgeva. Zona de le Pagiare Attualmente indicata con il toponimo di Via San Felice, la zona delle Pagiare era l’ultimo lembo di terra verso il Forte di S. Felice. Prendeva nome dalla pagia (paglia) che veniva utilizzata come lettiera per le mucche nelle stalle esistenti nel recente passato. La zona non veniva ben considerata dagli abitanti del centro, costruito intorno alla Chiesa di S. Martino, tanto che, per indicare qualcuno poco sveglio gli si diceva: tì zè del numero uno dele pagiare. Zona del Capitelo vecio o dei Neti Il capitelo vecio conosciuto anche come “capitelo dei Neti” si trova nella zona abitata dalla famiglia omonima che ha contribuito alla costruzione e manutenzione dello stesso. I Neti erano una famiglia molto numerosa della zona e, a dispetto delle consuetudini, era pulita, neta come chiaramente insito nella nomenansa. Zona de la Corte Granda Anche in questo caso il toponimo popolare ben spiega la conformazione della Corte, grande rispetto ai cortili di allora, con una forma quasi circolare e con al suo interno un capitello votivo. Zona del Tragheto La zona comprende la calle stretta e dritta e il campetto omonimo. La calle Traghetto è tra le poche a possedere un toponimo riconosciuto anche nel passato. Essa infatti viene nominata nelle carte militari della fine del 1800. Attraverso questa calle si arrivava al traghetto che collegava Sottomarina a Chioggia. Il servizio cesserà nel 1930, all’apertura del ponte costruito sull’Isola dell’Unione. Zona de la Cesa È la zona della chiesa di S. Martino, la più importante di Sottomarina. L’attuale costruzione, popolarmente definita el domo de Marina, fu edificata accanto all’antica e ormai distrutta chiesa omonima. Fortemente voluta dai Marinanti nella seconda metà del 1700, essa segnava il centro del vecchio borgo e rappresentava il desiderio di indipendenza dei Marinanti da Chioggia. Zona dei Berti I Berti, ossia i tanti componenti della famiglia Boscolo Berto, occupavano un’intera fascia della zona Sud di Sottomarina. Unica foresta riconosciuta nell’ambito familiare, era la signora Antonietta Tallon in Berto, che non era nativa del luogo ma che tra tutti era nota come la comareta ossia la levatrice. La signora Antonietta, piccola di statura e con lunghi capelli biondi che teneva spesso raccolti,era ricercata per la sue notevoli capacità professionali ed ha fatto nascere intere generazioni di Marinanti. Zona de la Cisterna o Campo Canoni La “cisterna” ossia la torre-serbatoio dell’acquedotto di Sottomarina, fu fatta costruire negli anni ’30 con i fondi del Governo Fascista per rispondere all’esigenza di approvvigionamento idrico di Sottomarina. La zona era nota perché in essa vi era la mota delle scoasse, ossia il deposito degli avanzi di cibo ed altri rifiuti organici che venivano raccolti di calle in calle. Responsabile della discarica era il signor Sassetto; a lui spettava il compito di vendere agli ortolani i rifiuti organici raccolti, affinché fossero poi usati come concime naturale negli orti. Campo Cannoni era l’ultimo tratto abitato di Marina Vecia, oltre cominciavano le porcilaie e gli orti. Prima della Grande Guerra (1915-1918), era un largo appezzamento ricoperto d’erba delimitato da alberi alti anche più di 10 metri. Al margine vi era una sorta di caserma dove dormivano i militari che nel campo si esercitavano a sparare ma soprattutto a compiere parate. Nel periodo fascista infatti, il campo veniva utilizzato come poligono di tiro e il sabato vi si svolgevano manifestazioni atte a mettere in mostra la preparazione e la prestanza fisica dei militari. Spesso durante la settimana il campo non veniva occupato dai soldati e i bambini della zona, “non visti” dal custode – il signor Tacci – vi raccoglievano per gioco i bossoli o i pallini dei fucili. Non esisteva allora la banchina per delimitare la riva e l’unica strada esistente era uno strosiolo, un sentiero di terra battuta che portava al vecchio cimitero, situato nella zona oggi compresa tra i Sparissi e l’American. LE CALLI DE MARINA VECIA Toponimi popolari della zona sud rispetto alla chiesa Le calli di Sottomarina assumono “strane” conformazioni: tortuose, verso l’antica riva denominata “marciapiede”, per evitare case costruite senza alcuna regola urbanistica; strette per lasciare posto ai cortili; interrotte per dar spazio a recinti privati. Tutte comunque con un loro fascino. Cale de la Cesa È questa la calle che affianca la chiesa di San Martino, popolarmente conosciuta come el Domo de Marina, la più antica del Lido. L’attuale costruzione risale ai primi del 1900. In passato la calle vedeva tra i suoi abitanti i Brusai, numerosa famiglia di ortolani, che avevano la sua casa in fondo alla via, verso il Canale del Lusenzo. Un tempo, un edificio costruito vicino al canale con la possibilità di attraccare la barca, costava il doppio di uno edificato in marina. Se si considera questo aspetto, possiamo dire che i Brusai erano benestanti. All’estremità opposta, in marina, si trovava la bottega della Cori Cori, una donna bassa di statura talmente svelta nei movimenti e negli atteggiamenti da guadagnarsi una tal nomenansa. Nella sua bottega si trovava di tutto: dalla frutta alla verdura, dal carbone ai gelati . Cale dei Berlani I Berlani erano un ramo della famiglia dei Boscolo Papo. Erano soprattutto sabionanti anche se alcuni risultavano svolgere il lavoro di ortolani. Cale dei Schila Gli Schilla erano parecchi nuclei familiari, diversamente imparentati tra loro. Possedevano tere ed erano benestanti, se confrontati con altri ortolani o abitanti della loro calle. Il vicolo veniva conosciuto anche come la cale del gobo Schila, poiché uno degli anziani componenti della famiglia aveva la gobba. Cale dei Meneti I Menetti erano ortolani, gente che lavoreva le tere e basta. Il vicolo era conosciuto anche come la cale del Fiore, dal nome del proprietario di un negozio che lì si trovava. Cale dei Meneguoi I Meneguoi erano numerosissimi, la rassa pì granda de Marina, talmente tanti che nello stesso nucleo familiare potevano essere riconosciuti con nomenanse differenti. La maggior parte di loro lavorava come ortolano . “Mio nonno Guerrino, con la moglie e gli otto figli, abitava insieme ai tre fratelli e alle relative famiglie in una casa abbastanza grande. Io sono la figlia della oci bianchi, mia madre aveva gli occhi talmente chiari da sembrare bianchi. In casa si mangiavano verze e cavoli per pranzo e patate e cavoli per cena: non esisteva la possibilità di variare. Io avevo sempre fame, così andavo dai Buleghini e mangiavo le patate che avevano destinato ai maiali. Mi chiamavano Buela per questo. Quando mi sono sposata avevo sedici anni: mio marito Gentile è rimasto nella casa dei suoi genitori e io dai miei. Ho dormito altri due anni con mia nonna orba prima di avere una stanza per me e mio marito.” (Testimonianza di Boscolo Santa Meneguolo, 70 anni) “Io abitavo con la mia famiglia nella zona del traghetto. Mio padre era facchino portuale e con fatica mia madre riusciva a far quadrare il magro bilancio familiare e a dar da mangiare a noi figli. Quando andavo a scuola , la maestra mi strappava la camicia perché non era nera come richiedeva l’istituto ma, soprattutto, il Governo fascista del tempo. La mamma allora, facendo debito per acquistare la stoffa, mi cucì un grembiule nero e la maestra mi lasciò in pace. I miei primi sette fratelli sono morti durante un’epidemia di spagnola, siamo rimasti in cinque, gli ultimi. (Boscolo Gentile Bielo, 72 anni) Cale dei Scarmanati La famiglia degli Scarmanatti era composta soprattutto da ortolani. Durante il periodo fascista, di fronte alla “loro” calle, si trovava la caserma comandata dal Genarin. Spesso dagli altoparlanti posti sull’edificio, veniva trasmessa musica di regime e il comandante Genarin obbligava i bambini della zona a cantare insieme a lui gli inni fascisti. Cale dei Spiga Il detto Spiga era la nomenansa di una parte della famiglia Scarmanatti. Erano soprattutto ortolani e avevano le tere nella zona del Bacuco, l’attuale Isola Verde. Cale dei Bianchetti I Bianchetti erano ortolani. Nella stessa calle abitavano anche alcune famiglie dei Cegion. Cale dei Meloni Uno dei membri della famiglia, Boscolo Attilio Meloni, faceva il marinero. Possedeva barche per la pesca del pesce novello; inoltre trasportava la sabbia che prendeva vicino a Gorino sul Po per portarla a Venezia, dove veniva utilizzata da alcune ditte per tagiare il vetro. Dall’abitazione in calle, divenuta ormai troppo piccola per contenere le famiglie dei fratelli Meloni, Attilio, la moglie “Mora” e i tre figli si trasferirono nell’attuale Via san Marco in una casa nuova. I locali del piano terra furono adibiti prima a sala da ballo, “Il Nuovo Eden”, e poi a officina meccanica e garage. L’edificio in questione ancora da ristrutturare, è una delle poche testimonianze ancora integre del passato. Cale dei Contadin Oggi è una calle chiusa da un cancello. I Contadin possedevano delle barche marinere nelle cui stive trasportavano prodotti degli orti marinanti, destinati agli abitanti dell’Istria. Nel viaggio di ritorno gli ortaggi venivano sostituiti da legname locale che veniva poi venduto in parte a Venezia e in parte a Sottomarina. Cale dei Tonela I Tonella erano ortolani, tranne Anzolo uno degli anziani della famiglia, che nei primi anni del 1900 era artigiano di falegnameria. Oggi nessuno dei Tonella abita più nella calle. Si sono trasferiti tutti nella zona nuova di Sottomarina dove uno di loro, Olindo, possiede una fioreria e agenzia di pompe funebri. Cale dei Femenela I Femenella avevano le loro abitazioni in fondo al vicolo, vicino alla riva del Lusenzo. Commerciavano ossi di seppia che compravano in pescheria, lasciavano essiccare in calle e poi rivendevano a fabbriche specializzate nella produzione di cipria e cosmetici. La via veniva indicata anche come la Calle dei Comunisti, poiché nel passato vi era una sede del P.C.I. Cale dei Meneguoi/Sepa I Meneguolo, essendo famiglie molto numerose, estesero la loro presenza anche in altre calli. Cale dei Pansin I Pansin non costituivano un gruppo numeroso ed erano soprattutto ortolani. Originariamente abitavano in zona Traghetto, successivamente nella calle a cui hanno dato nome. Cale dei Barboni I Barboni erano soprattutto ortolani ma possedevano anche un carretto e un cavallo con cui trasportavano merci per conto terzi. Circa 50-60 anni fa si sono trasferiti tutti a Torre in Pietra (Roma) nella zona della bonifica dove, pare, abbiano continuato a fare gli ortolani. Cale dei Peli I Peli erano quasi tutti ortolani. Alcuni componenti della famiglia però erano abili nell’aggiustare o costruire casoni in legno, dove custodire gli attrezzi da lavoro. Cale dei Canana I Canana non erano molto numerosi ed erano soprattutto ortolani. Un componente molto noto della famiglia è stato il Maestro Canana che ha fatto parte anche della Giunta comunale. Cale dei Bianconi I Bianconi venivano considerati gli ortolani maggiormente benestanti della zona. Cale dei Berti I Berti erano così numerosi da occupare e dare il nome ad un’intera zona del Vecchio Borgo di Sottomarina. Erano soprattutto ortolani ma svolgevano anche altre attività tipiche del luogo. Cale de la Comareta La comareta, al secolo Antonietta Tallon, svolgeva fino a circa 40 anni fa circa, l’attività di ostetrica nelle case di tutta Marina Vecia. Sopra la porta della sua abitazione affacciata su Via San Marco, a due passi dalla cisterna, si poteva leggere su una targa arrugginita, la parola levatrice. L’edificio è stato restaurato ed ha cambiato uso. Sposata con uno dei Berti, la comareta ebbe una figlia che continuò la sua opera: far nascere bambini. Cale dei Nanoni I Nanoni erano commercianti di prodotti orticoli. Acquistavano la verdura e i famosi carciofi di Chioggia, nella zona delle Salse per poi rivenderli direttamente al mercato di Rialto. Per un lungo periodo fecero i pendolari, poi comprarono una casa e un negozio a Venezia e cambiarono definitivamente residenza. Cale dei Sepa Anche i Sepa erano un ramo della grande famiglia dei Meneguolo. Dapprima ortolani, negli anni ‘60-’70 diventarono affittacamere e poi albergatori. Cale dei Bariga I Bariga erano trasportatori di ortaggi e possedevano delle tere nella zona di viale Mediterraneo. Per il loro lavoro utilizzavano la bariga, ossia un carretto, che serviva al trasporto sia di sabbia che di verdura. Dopo l’apertura del mercato ortofrutticolo in campo Cannoni, alcuni componenti della famiglia hanno “fiutato l’affare” e compreso che la carta, come contenitore di alimenti, avrebbe avuto un meraviglioso futuro. I Bariga si sono così trasformati in rivenditori di sacchetti e fogli di carta per alimenti e, ancora oggi, hanno il loro deposito in campo Canoni. La via viene conosciuta anche come cale de le case operaie. Toponimi della zona nord rispetto alla chiesa Cale dei Mela I Mela gera rassa bona cioè stavano bene economicamente. In un periodo di miseria, questa famiglia possedeva una casa abbastanza grande composta da due cucine e quattro stanze. In ogni stanza viveva un nucleo familiare, composto da un minimo di 4 persone, mentre le cucine venivano utilizzate da due nuclei familiari ciascuna. Una cucina volgeva verso nord perciò era buia e fredda mentre l’altra, rivolta a sud, godeva della luminosità e del tepore donato dal sole. I Mela avevano stabilito che ogni 5 anni, ci fosse una rotazione delle famiglie nelle due cucine. Molti dei Mela furono campanari nella Chiesa di San Martino e accompagnavano il prete nella raccolta di offerte degli ortolani e dei pescatori. Altri Mela vendevano casse da morto e per questo venivano chiamati bechini . Cale del Tragheto La calle stretta e lunga è una delle poche ad avere un toponimo ufficiale riconosciuto già dalla fine del 1800. Indicava l’arrivo sicuro nel campo omonimo in cui, fino al 1930, attraccava il traghetto che trasportava uomini e merci sulla opposta riva di Chioggia. Cale dei Caenassi I Tiozzo Caenazzo erano per la maggior parte ortolani. La calle veniva conosciuta anche come la calle dela Ciuca o anche del Fiore, che lì aveva la sua bottega di frutta. Cale dei Pessoli I Pezzoli erano quasi tutti ortolani. Abitavano in almeno cinque case della calle ed in ognuna vivevano da due a quattro nuclei familiari. La loro vita e, in alcuni casi, anche la loro morte veniva scandita dai ritmi di lavoro negli orti. Almeno tre membri della famiglia infatti sono deceduti per cause naturali, mentre lavoravano nelle tere o tornavano dalle campagne circostanti dove si recavano in bicicletta per vendere i loro prodotti. Cale dei Bragadini I Bragadini erano soprattutto ortolani: avevano famiglie composte da almeno dodici persone ciascuna ed abitavano in case con la corte. La loro era una calle molto trafficata: attraverso essa, infatti, si arrivava alla piassa vecia. I marinanti la percorrevano con i carretti e le carriole cariche di verdure ma anche per fare una semplice passeggiata e incontrare gente. Cale dei Nale I Nale erano ortolani. Il capostipite, Angelo, diede vita ad una numerosa progenie. Molti dei componenti maschi della famiglia furono chiamati Angelo in suo onore. Cale dei Storneloni Gli Stornellon erano ortolani. Il più noto componente della famiglia è stato sicuramente Romildo, l’omo pì bravo del mondo. Dal dopoguerra Romildo, membro attivo della Fedel Terra, aiutava i marinanti che si trovavano in difficoltà a compilare lettere o documenti senza chiedere niente in cambio. Se poi un ortolano aveva il figlio impegnato nel servizio militare durante il periodo di maggior lavoro negli orti, Romildo aiutava la famiglia a chiedere il congedo temporaneo presso il comando Militare interessato. Spesso, il ragazzo in questione otteneva il permesso di tornarsene a casa per occuparsi delle tere de famegia. Cale dei Bomba I Bomba erano soprattutto pescatori. Praticavano la pesca al saltarelo: in acque basse battevano la superficie affinché il pesce, soprattutto cefali, saltasse nella rete. Cale de la Pastora La Pastora era una signora molto bella, alta, con atteggiamento fiero ed elegante vissuta nella calle a cui ha dato nome, nella seconda metà del 1800. La Pastora faceva parte della numerosa famiglia dei Boscolo Anzoletti-Fidei. Questa famiglia possedeva un appezzamento di terra abbastanza grande dove aveva costruito una casa ed una stalla in cui venivano tenuti alcune mucche, un asino e degli animali da cortile. La casa era composta da quattro cucine e otto stanze, alcuni camerini e la soffitta. Nei primi anni del ’900, in essa vivevano quattro famiglie, circa venti persone, imparentate in vario modo tra loro. Nella casa della Pastora si lavorava molto e si viveva bene. “Ricordo mio padre partire con il carretto, alle prime luci dell’alba. Andava a Civè o a Bagnoli di Sopra, per acquistare la paglia che avremmo mescolato allo sterco dei nostri animali. Poi, di notte, il lemaro ormai pieno veniva svuotato. A questa operazione partecipava tutta la famiglia, compresi noi bambini: si riempivano le carriole di letame e le si portava a riva. Lì venivano scaricate nelle barche per il trasporto del concime nelle tere vicino al Brenta. Ogni mattina, fuorché la domenica, si andava tutti negli orti: si saliva sul carretto, si lavorava tutto il giorno e si tornava stanchi la sera. Erano gli anni ’50 e Marina cominciava ad espandersi. La nostra casa venne a trovarsi troppo vicina al centro. Mio padre, temendo che la spussa della stalla potesse dar fastidio e gli venisse imposto di chiuderla, decise di vendere tutto. Con il ricavato acquistò un appezzamento di terra nella zona del cimitero di Sottomarina, allora considerata aperta campagna. Anche se la nuova casa era comoda, io non volevo andare ad abitarci. Intorno, oltre al cimitero, c’erano solo alte dune e le uniche luci erano quelle dei lumineti. Tutto ciò faceva a noi ragazzi grande paura.” (Testimonianza di Boscolo Angela Anzoletti Fidei, pronipote della Pastora) Nella casa della Pastora viveva anche un benemerito nipote: Don Riccardo. Insegnante di musica in una delle scuole di Chioggia, forse il Liceo, durante e dopo la guerra si occupò degli orfani e di tutti coloro che si trovavano in difficoltà nella zona di Marina Vecia. “In calle, vicina di casa della famiglia Anzoleti-Fidei, c’era la maestra Maria. Era una signorina sempre vestita di nero, corona del rosario in mano molto altruista e generosa. Viveva in una bella casa con giardino insieme agli anziani genitori. Dalla Maestra andavano tutti coloro che avevano bisogno di scrivere o leggere una lettera, ma anche chi non poteva andare a scuola. Alla morte dei genitori, la signorina Maria si ritirò in un convento di clausura lasciando tutti i suoi averi alla Chiesa affinché continuasse la sua opera.” (Testimonianza di Boscolo Elva e Mafalda Gioachina) Cale dei Galassi Erano soprattutto ortolani. I componenti della famiglia dei Galazzo sono sempre stati molto alti e robusti e per questo facilmente riconoscibili come rassa. Ancora oggi, la casa in calle è abitata da due anziane sorelle. La loro calle viene riconosciuta anche come la via di Giulietta e Romeo. Le statue dei due innamorati veronesi, poste su un muretto vicinissimo alla casa dei Galazzo, fanno bella mostra di sé in fondo alla calle. Cale dei Pucci I numerosi componenti della famiglia Pucci non svolgevano un lavoro ben preciso. Alcuni andavano a lavorare con i batei a Venezia, altri erano molto poveri e con poca iniziativa. I frequenti litigi tra i vari membri maschi, richiedevano spesso l’intervento dei Carabinieri che dovevano fare da pacieri e calmare i bollenti spiriti. Nella realtà nessuno dei Pucci ha mai fatto del male ad alcuno perché i aveva paura anche de la so spiera. Nella calle non abita più nessuno dei Pucci, i ze sparii tuti. (Testimonianza di Boscolo Attelio Meneguolo Sepa). Cale dei Rissi o dei Pantalin I Rizzi erano soprattutto ortolani e abitavano nel campetto oltre il portico, verso la riva. I Pantalin invece avevano le loro case in marina, verso l’attuale Via San Marco. Cale dei Peciati I Pecchie furono dapprima ortolani poi diventarono commercianti di verdura a Venezia. Il componente più conosciuto della famiglia è stato il signor Antonio, da tutti conosciuto come el bocalon. Cale de la Gabina La gabina altro non era che la cabina elettrica della zona. Costruita verso la marina, era così rumorosa da sentirla fino al lato opposto della calle. Cale de la Maternità Oggi sarebbe riconosciuta come la calle del Consultorio Pediatrico. Nell’ambulatorio de la maternità, si dedicavano cure ai bambini e si davano consigli alle neo-mamme. Cale de la Corte Granda La calle della Corte Granda portava direttamente al campo omonimo, il più ampio della zona. Viene indicata anche come la cale dei paracari. Sono due per precisione le calli che conducono alla Corte Granda: una larga e una stretta. Cale dei Paneti I Panetti, numerosi e benestanti, erano soprattutto dediti al trasporto di sabbia. Possedevano barche a benzina dotate di grandi serbatoi puntualmente riforniti ad ogni viaggio. Ufficialmente il consumo della benzina inserita era notevole, in realtà la maggior parte era destinata al mercato nero. “Il contrabbando era una realtà radicata da tempo a Sottomarina. Io sono nata ed ho abitato con la mia famiglia nella calle dei Panetti. Anche mio padre, che lavorava per il LLOID Triestino, durante la seconda guerra mondiale praticava il contrabbando. Acquistava sale da cucina, lo portava a casa, lo stendeva sul pavimento e lo mescolava alla farina bianca per aumentarne la quantità. Poi lo metteva nei sacchi, lo caricava sul portapacchi della bicicletta e lo portava fino all’Adige dove lo vendeva al mercato nero. (Testimonianza di Boscolo Santina Cappon) Cale dei Camileti I Camiletto erano cinque fratelli. La signora Maria, una di questi, circa 90 anni fa aveva trasformato la sua casa in una locanda le cui stanze erano fornite di brocca e catino per l’acqua. I servizi igienici erano collocati nel cortile. I Clienti arrivavano con il barossin, trainato da un cavallo che trovava riparo nella stalla vicina. Pare che la signora Maria fosse una brava cuoca e questo garantiva una discreta clientela. La casa locanda è stata venduta molti anni fa. Cale dei Momolina I Momolina erano quasi tutti ortolani. Ora non abitano più nella calle e si sono trasferiti in zona Lungomare. Calle dei Cieloni I Chielon erano un’infinità e lavoravano tutti negli orti. “Quando mi sono sposata nel 1959 con Luigi Chielon, sono andata ad abitare nella casa dove vivevano anche i miei suoceri e i miei cognati con le loro famiglie. Eravamo in tanti ma siamo sempre andati d’accordo. La casa era composta da sei stanze occupate da un nucleo familiare ciascuna, e due cucine. I Cieloni erano tutti ortolani. Schei non ghe ne gera, ma no avemo mai patio la fame. Negli orti infatti avevamo patate, zucche, cipolle, granoturco e anche qualche vigna. L’uva raccolta ci permetteva di produrre vino uso famegia. Altre famiglie Chielon, una quarantina circa, imparentate fra loro in vari modi, abitavano ben dieci case della calle, tanto da occuparla in quasi tutta la sua lunghezza. Alcuni possedevano il maiale, altri la stalla con le mucche. La gente dei dintorni veniva con la pentola a prendere il latte direttamente alla stalla, poco perché di più le condizioni economiche non lo permettevano. E anche quel poco sarebbe stato allungato con l’acqua per farlo bastare per tutta la famiglia. Nei primi anni ’60, Sottomarina ha iniziato a diventare zona turistica. Ogni famiglia della zona ha cominciato a costruire in economia una camera sopra l’altra per poter affittare ai foresti. Fare l’affittacamere è diventato poi un mestiere. Nella calle abitavano anche alcune famiglie di pescatori che spesso andavano in campagna a vendere il loro pescato. Molti di loro, proprio negli anni ’60, sono emigrati a Milano e a Torino in cerca di maggior fortuna”. (Testimonianza di Bullo Luigia) Cale dei Vento I Vento erano ortolani benestanti che possedevano terre in zona Lungomare e in Val Da Rio. La famiglia, abbastanza numerosa, seppe sfruttare il boom economico e turistico degli anni ’70 costruendo e affittando appartamenti. Cale dei Buleghini I Buleghin erano soprattutto ortolani ed erano così numerosi da occupare più di una calle. “Alla fine dell’800, mio suocero Boscolo Giovanni Buleghin faceva il pessante: comprava pesce direttamente dai pescatori di Chioggia e poi lo andava a vendere a Padova. Abitava sulla riva del Lusenzo. Io sono rimasta vedova molto giovane e con due figli piccoli. Per tirare avanti facevo l’affittacamere. Ricordo che, circa 30-35 anni fa, in mezzo al campetto c’era una pompa dove tutti andavano ad attingere l’acqua. Durante l’inverno era abbastanza calda mentre d’estate era fresca. Dalla pompa però venivano fuori anche dei vermi che rendevano la potabilità dell’acqua alquanto discutibile. Decisi così di fare installare i rubinetti in casa e di chiamare i vigili affinché chiudessero la pompa. Nacquero grosse discussioni con la gente della calle: fui accusata di avere soldi e di non considerare la situazione economica degli altri. Alla fine, per il bene di tutti, la pompa fu tolta.” (Testimonianza di Boscolo Salute Meneguolo Buleghin) Cale dei Sassarioi I Sassariolo erano soprattutto ortolani. Numerose famiglie abitavano la calle; oggi rimangono solo Giovanna di 91 anni, Angelo di 88 e Maria di 82 anni. Cale dei Biei I Bielo abitano nella calle da almeno tre generazioni. “Mio nonno Angelo, il capostipite, possedeva una rivendita di legno, carbone e caresina adatta costruire sedie. In seguito ha acquistato una grande barca per il trasporto fluviale di cereali e all’occorrenza, di carbone o sabbia. La casa e la barca sono state ereditate da mio padre Libero, che ha speso la sua vita lavorando e faticando come trasportatore. Oggi io, figlio di Libero, continuo ad abitare nella casa che fu di mio nonno e di mio padre ma ho venduto la barca e lavoro nell’azienda ACTV”. (Testimonianza di Boscolo Fiore Bielo). Cale del Belatin Il Belatin era il proprietario dell’omonimo forno che si trovava nella calle. Nel periodo agosto-settembre, oltre che per il pane, il forno diventava famoso per i petorai, cioè mele di scarto che provenivano dalla zona del Cavallino. Esse venivano cotte in grande quantità all’interno di casse di legno: prendevano colore e una sorta di affumicatura che dava un sapore particolare. Cale de le Tre Sorele Il nome della calle pare derivi dalle tre sorelle che gestivano il bar posto all’inizio della via stessa. La leggenda popolare invece sostiene che nella calle vi fossero tre casoni di legno, acquistati da un marinante per le sue tre figlie che si dovevano maritare. Le tre sorelle pare siano andate spose a tre uomini ben più poveri di loro e per questo si dice che i ze ‘ndai a mugere, si siano adattati a vivere nelle case delle mogli. Cale dela Machina Nova La macchina nuova altro non era che il mulino nuovo. Ad esso si recavano tutti coloro che non si fidavano del mugnaio del vecchio mulino. Ma poteva accadere anche il contrario! Cale dei Stofi Gli Stoffi erano soprattutto ortolani. Alcuni di loro oggi abitano ed hanno attività commerciali in strada Madonna Marina. Cale dei Zemei Alcuni dei Zemelo erano ortolani, altri sabionanti. Un tempo il mestiere del sabionante era considerato da povereti. Per incrementare i magri guadagni spesso dovevano adattarsi a trasportare oltre alla sabbia ogni genere di mercanzia, compresi i rovinassi. Cale dei Cuchi I Cucco presenti nella calle erano parecchi. Lavoravano soprattutto come sabionanti e andavano con i loro burci nell’Adige. Cale de la Machina Vecia La macchina vecchia era il vecchio mulino che si trovava nella zona della ceseta. Chi vi si recava per macinare il proprio grano, faceva sempre attenzione che il mugnaio non lo mescolasse con la crusca. Cale de la Ceseta È questa la calle che porta alla piccola chiesa dedicata alla Madonna di Lourdes che fino a qualche anno fa aveva funzione di chiesa parrocchiale. Ora sconsacrata, è stata destinata dal Comune a usi culturali. La calle era abitata anche da alcune famiglie Menela. Cale dei Fumeti I Fumetto erano soprattutto ortolani. Tra loro si ricorda Cherubino che faceva il mediatore e vendeva prodotti ortofrutticoli. Per indicare la sua bassa statura, di lui si diceva che a gera grando come ‘na caponera, la gabbia che custodiva i pulcini. Nella stessa calle abitavano anche alcune famiglie di ortolani: i Meo. Cale dei Cagarela I Cagarella erano ortolani, come pure i Miccia, i Succa e i Cappon, tutte famiglie che abitavano nella calle. Cale dei Buba I Bubba, erano sia ortolani che sabionanti. Solo alcuni facevano i pescatori di vongole e possedevano piccole barche a motore. Tutti però erano molto poveri. La loro casa aveva due entrate: una dava nella calle dei Cagarella, la seconda nella calle dei Carabinieri. Cale dei Carabinieri In questa calle, fino agli anni ’60, vi era la caserma dei Carabinieri. Era questo un grande edificio con cortile recintato e grande portone con pilastri sormontati da palle di cannone di pietra. La costruzione è oggi utilizzata come abitazione civile. Cale dei Boni I Tiozzo Bon erano ortolani e possedevano una delle case più grandi della zona. Ancora oggi, restaurato e con un bel giardino, l’edificio viene considerato uno degli esempi costruttivi di Sottomarina maggiormente riusciti. Cale dei Bastianei I Bastianello sono da sempre i proprietari del ristorante “Alla Frasca”, un ritrovo che occupa gran parte della calle. Un tempo, nella stessa via si poteva trovare el grasolero che fabbricava arelle per gli orti. Aveva fatto del marciapiede il suo deposito per le canne palustri necessarie al suo lavoro. Cale del Giardineto Il “Giardinetto” era un locale da ballo all’aperto molto in voga nel dopoguerra. La via veniva indicata anche come calle dei Manera, gli stessi che ora sono proprietari della locanda “al Giardinetto”. Cale dei Bibi “Fino alla fine dell’800, i Bibi erano pescatori. Successivamente vendettero la barca e, con il denaro ricavato, acquistarono delle terre e diventarono ortolani. Avevano una casa abbastanza grande in marina ed una casetta-deposito in riva dove tenevano la barca necessaria per raggiungere i loro orti vicino al fiume Brenta”. (Testimonianza di Boscolo Erminio Bibi) Cale dei Pagi e corte dei Gobeti I Pagio erano quasi tutti pescatori. Vivevano nella calle che si apriva poi nella corte abitata dai Gobetto e dai Berola. Cale dei Moreti I Moretto che abitavano questa calle sin dalla fine dell’800, non erano molto numerosi. Venivano tuttavia riconosciuti per il colore ambrato della loro pelle. Erano ortolani e possedevano anche un cavallo che permetteva loro di raggiungere facilmente gli orti e, contemporaneamente, effettuare il trasporto dei prodotti. Cale dei Bepei La famiglia dei Bepei aveva la propria casa in calle ed era benestante. L’attività principale era quella dei sabionanti, ma trasportavano ogni genere di mercanzia. “Il più noto tra loro fu mio zio, el capitan Bepei. Il Capitano in questione ebbe una vita lunga e movimentata: scavava sabbia nell’Adige e, a forza di remi, la trasportava a Venezia dove veniva usata come materiale da costruzione. Durante la seconda guerra mondiale fu costretto a sospendere gli scavi divenuti ormai pericolosi. Si trasferì a Mestre dove, vista la situazione, aveva creato un deposito di sabbia che si rivelò utile e fonte di buoni guadagni. Al termine del conflitto, mio zio riprese a trasportare merci. Era una persona generosa e con lo spirito di un moderno imprenditore: spesso accettava consegne che non poteva effettuare e le subappaltava ad altri. Si sposò due volte e con due sorelle. Alla morte della prima moglie che gli aveva dato due figli, convolò a nozze con la cognata che gli diede sette figli. I suoi discendenti continuano a fare i sabionanti e scavano oggi nella zona di Mestre. (Testimonianza di Tiozzo Paola Fasiolo) Cale dei Fasioi I Fagiolo erano pescatori e ortolani. La calle veniva chiamata anche zona dei Calighi, povere famiglie di pescatori che la abitavano. Cale del Momolo Il nome alla calle deriva dall’omonimo bar-ristorante ancora esistente. Il proprietario del locale veniva considerato “un grande” dagli avventori e dai vicini. Era infatti una persona molto generosa. Cale dei Gebini I Gibin erano ortolani. Possedevano terre e due stalle che contenevano sette/ otto mucche e qualche asino. Cale dei Canela I Cannella abitavano nel centro della calle. Erano sabionanti e possedevano due barche denominate Rondine e Colombo con cui andavano a scavare sabbia nel Brenta. Nella stessa calle abitava una signora che aveva tanti figli, da tutti conosciuta come La Ruga. Avere tanti fioi come la Ruga era diventato un modo di dire molto usato nella zona. Cale dei Ciacara I Ciacara trasportavano verdura con la barca. “Il detto Ciacara non risulta tra quelli ufficiali, è una nomenansa, un ulteriore distinzione tra i tanti Tiozzo. Mio nonno, nella seconda metà dell’800, andava col barcon a portare la verdura dei nostri orti a Portogruaro. Sulla strada del ritorno, si fermava al Lido di Venezia per caricare letame. Quando ripartiva costeggiava l’isola di Pellestrina, superava le bocche di porto per poi entrare nel canale del Lusenzo. Quando l’imbarcazione raggiungeva l’altezza del Capitello, le vecie de la famegia correvano verso la riva battendo un pezzo di legno su dei coperchi, facendo gran rumore. Gli uomini a bordo dicevano le donne batte la gnacara, ci danno il bentornati a casa, in porto sicuro. Da qui il detto Ciacara. (Testimonianza di Tiozzo Valter Tonon Ciacara, anni 82) Cale dei Brasiola I Brasiola erano soprattutto ortolani. Cale del Capitelo Vecio La calle porta direttamente al Vecchio Capitello detto anche dei Bibi. La signora Emilia Chio, da tutti conosciuta come la Milia pitora, aveva qui il suo negozio di pitture. In alcuni periodi la Milia andava anche a imbiancare case. Cale dei Cencini I Cencìni erano quattro fratelli che facevano i pescatori. Un tempo erano molto poveri, tanto da essere considerati da caropane ossia morti di fame e bisognosi di assistenza. Riuscirono in seguito a riscattarsi sia socialmente che economicamente. Cale dei Chii I Chio formavano un gruppo familiare numeroso e benestante. Alcuni di loro possedevano una bottega de comestibili dove vendevano alimenti di vario genere anche a rate e segnando in un libretto. Cale dei Neti I Netti erano soprattutto pescatori di vongole. Soltanto alcuni erano ortolani. Questa famiglia assai numerosa, oltre a dare il nome alla calle, definì anche un’intera zona. Nella via abitavano anche dei Brasiola e dei Nale. Cale dei Bei I Bei, nomenansa dei Tiozzo Pagio, sono pescatori da almeno tre generazioni. “Mio nonno Giovanni è morto da pescaore in un freddo febbraio di tanti anni fa. Nevicava e tirava vento e lui, un po’ incerto del mestiere, fu sorpreso dal brutto tempo sul suo bragozzo. Indossava gli scorpi, gli zoccoli di legno che dovevano in qualche modo riparare i piedi avvolti da stracci. Indossava miseri abiti da pescatore che niente avevano di impermeabile. È stato trovato morto assiderato alla foce dell’Adige. Il suo posto fu preso da mio padre, che si ritrovò capofamiglia a soli venti anni. Al momento dell’incidente stava prestando servizio militare:fu immediatamente congedato. Subito assunto a bordo di un bragozzo andò in mare per mantenere la famiglia. Negli anni venti tanti sono stati i pescatori che, come mio nonno, sono deceduti a causa di temporali improvvisi: non avevano equipaggiamenti adeguati e le barche erano senza motore. Molti di più ne sono morti durante la seconda guerra mondiale a causa delle bombe presenti nell’Adriatico: una vera carneficina. Adesso sono io a continuare la tradizione di famiglia.” (Testimonianza di Tiozzo Giovanni Pagio Bei) Cale dei Squeri La calle prende questo nome dagli squeri esistenti fino a poco tempo fa ed ora integrati alla darsena di San Felice. Conclusioni Nelle mie “passeggiate” tra le calli di Marina Vecia ho conosciuto molta gente, anziani e bambini, tanti. L’incontro più inatteso però, è stato con una Missionaria della Carità di Madre Teresa di Calcutta, una giovane suora marinante che mi ha accompagnata da sua madre affinché ricevessi le informazioni che mi interessavano. La semplice risposta ottenuta dalla signora mi ha fornito una chiara sintesi della situazione attuale: de quei che steva qua, tanti ze morti o i ze andai via. In effetti, gran parte delle persone citate in questa ricerca non risultano più residenti nella zona. Tanti chioggiotti ma anche molti extracomunitari occupano ora le loro case. Ringraziamenti Durante le interviste, tra gli abitanti di Marina Vecia ho incontrato persone meravigliose: disponibili, cortesi e ricche di quella saggezza popolare che viene solo dall’esperienza e dall’età. Sono stata accolta sempre a braccia aperte in tutte le case a cui ho bussato, anche da chi non mi conosceva. Mi presentavo, dicevo che stavo effettuando una ricerca per il Comune, rassicuravo che non ero un esattore delle tasse e ciò bastava. Questo mi ha fatto spesso riflettere e anche capire quanto gli anziani siano fiduciosi e, per certi versi, possano essere vulnerabili. Le informazioni qui registrate sono state fornite soprattutto da: Boscolo Mafalda Gioachina e Boscolo Elva Gioachina, Boscolo Attelio Meneguolo e Boscolo Santina Cappon, Boscolo Norma Meneguolo e Boscolo Erminio Caporale, Tiozzo Germana Pezzoli, Boscolo Claudio e Angela Anzoletti, Tiozzo Valter Tonon, Boscolo Sante Meneguolo e Boscolo Gentile Bielo Boscolo Aurelio Cegion e Boscolo Regina Mela. Pagano Dino. E sono state confermate da: Boscolo Silvano Buleghin Boscolo Vittorino Cegion Tiozzo Cherubino Ambrosi Tiozzo Angelo Caenazzo Boscolo Elio Sale. A tutti questi “giovani nel cuore”, il mio grazie più sincero. Dina Pozzato I BOSCOLO E I TIOZZO …tanti… troppi Una delle caratteristiche che salta gli occhi esaminando i dati dell’anagrafe del nostro Comune è la massiccia presenza di due cognomi, i Boscolo e i Tiozzo, che fino a qualche decennio fa occupavano in prevalenza la frazione di Sottomarina. Secondo gli ultimi rilevamenti di fine agosto 2005 sono 8011 i Boscolo pari a oltre il 15% circa dell’intera popolazione del Comune e 2454 i Tiozzo pari a poco meno del 5%. Percentuali più alte raggiungono questi cognomi se vengono rapportati al territorio di Sottomarina dove rispettivamente raggiungono il 32% e il 10%. Dati quest’ultimi che devono già fare i conti con il massiccio fenomeno dell’espansione edilizia verificatasi dopo gli anni ’50 nella nuova zona di Sottomarina. Originariamente la situazione era ben diversa come si può rilevare da un vecchio documento del 1750 riportato dal n. 5 della rivista “Chioggia”, dove su 149 famiglie, 101 sono quelle dei Boscolo, 36 quelle dei Tiozzo e solo 12 le altre. QUANDO IL DETTO ACQUISTA “UFFICIALITÀ” L’elevato tasso di omonimia sia dei Boscolo che dei Tiozzo, ha portato la necessità di ricorrere a un detto o soprannome: parole a volte buffe e misteriose. Per fare solo qualche esempio della quantità delle omonimie che si registrano tra i Boscolo e i Tiozzo, all’oggi si registrano ben 153 Boscolo Maria, 125 Boscolo Angelo, 89 Boscolo Andrea, 83 Boscolo Marco, 81 Boscolo Stefano, 80 Boscolo Luigi e così via; analogamente 46 Tiozzo Andrea, 40 Tiozzo Maria, 34 Tiozzo Angelo, ecc., creando una situazione impossibile per l’identificazione, neppure riportando accanto la paternità. Perché sono ben 12 le Boscolo Maria di Angelo, 8 quelle di Giuseppe, analogamente 6 i Tiozzo Andrea di Mario, 4 le Tiozzo Maria di Giovanni. Di qui la necessità di giungere all’aggiunta di un detto, che si trasmette ai figli come una sorta di secondo cognome, ma da sempre viene registrato dopo il nome, solitamente tra le virgolette. La stranezza di questi “detti” consiste soprattutto (cosa unica in tutta Italia) nel fatto che sono registrati all’anagrafe. Così 1i troviamo in tutti gli atti ufficiali e nei documenti, come la carta d’identità. E vengono riportati anche nell’elenco telefonico, anche se non sempre in modo sistematico e facilmente consultabile. I detti ufficiali registrati in Comune risultano 81 per i Boscolo e 29 per i Tiozzo. In questi totali abbiamo unificato le diverse scritture di uno stesso soprannome che a volte compare con la doppia e a volte no (es. Ceggion Cegion) oppure con “S” o con la “Z” (es. Pansin o Panzin). Sono molti, ma non tutti, perché, come ci è stato detto all’Anagrafe, si è interrotta l’abitudine di registrare i detti accanto ai cognomi “marinanti” a partire dal secondo dopoguerra. In realtà la gente ormai si riconosce comunque anche per altri soprannomi che si sono aggiunti ad un primo, anch’esso diventato troppo numeroso. Così risulta che alcuni sono riconosciuti come “Caena”e in realtà sono registrati come “Forcola” oppure sono chiamati “Schila” e risultano “Meneguolo”. La lista potrebbe continuare a lungo. Fatto sta che a conti fatti i veri soprannomi dei “Marinanti” assommano per i Boscolo a 189 e per i Tiozzo 55, sempre tenendo conto di quelli che siamo stati in grado di conoscere e raccogliere. Questa è la lista completa in ordine alfabetico. Abbiamo voluto evidenziare quelli riconosciuti ufficialmente scrivendoli con le lettere maiuscole. I DETTI DEI BOSCOLO ufficiali e no (In MAIUSCOLO i detti ufficiali) A Acquarioloi AGOSTINI Ancirassa ANZOLETTI Anzolin B Bacagiao BACHETO Badin Bagiuscolo BAICOLO Baracolo Barbarin Barbieri Barboni BARIGA Barin BARUFFALDI Batagin Bati BAULO Bave Bechi BEGIO BELLAMAN Belocio BELOSACCHI Berlan BERTO Bianchetti BIBI BIELO Bigolo Bisato BISTO Bobi Bocheto BOCCA Bocia Bodola BOMBA BOSCOLETTO BOZZA BRAGADIN Brasago Brocca Brognola BRUSA Brusera Brustolon Buba BULEGHIN Buora C Cabrusa Caena Cagneta Caligo CAMILETO Cana Canana Cantarete CAPON CAPORALE Careguolo Carobola Cassafunda CASSELA CEGION CELEGHELA Checona CHIELON CHIO Chiodin CHIODORO Ciarina Ciodo Ciri COCUCCIA Cona CONTADIN CREMONDIN CUCCO CULATO F Fante FEMENELA Ferio Fero Fidele FIORE FIRI FOLEGANA FORCOLA G GAGIOLO GALASSO GALO Ghitarin GIACHINA GNOCCHI GNOLO L Lagna LISETO Lota M Maca Macaron Macedonia Magasso Malusa Manasse MANERA MARCHI Marcolin Mastrili MELA MELONI MENEGUOLO MENELA MENGOLIN MEO Merican Mezocapelo MEZZOPAN Miccia MOMOLINA MORETO MOROSINI Mose N NALE Nanarelo Nano NATA Nossente P Pace Padreterno PAGAN Palanche Paleto PALO Panarela Paniero PANTALI N PANZIN PAPIN PAPO Pastora Patareta Patata PECCHIE PECCHIE-BOTTI Pechiato PELO Perteachina Peschiero Pevare Pierela Pignolo Pipa Pirola Pontin Potaceto Santana SASSARIOLO SCARMANATI Schila Scioca Segioneto SEMOLANTE Sepa SESILO Smerdacolonna SORAMIO Sparissi STAGNARO Stofi STORNELON Strisilao Sucheta R RIZZO ROCCHI Ruga V Veciodio Vento Vessiga Viola S Sacchi SALE Z ZEMELO T Taiche Tambucio Tapa TEGHE Tegolina Tocia TODARO Tonela Topo I DETTI DEI TIOZZO A AMBROSI Fornero Fumeto B Badin Barotti BASTIANELLO Bepei BIZZARO Bizzareto BON BRASIOLA Buzzega G Gambeto Gebin GOBETO C CAENAZZO CAENAZZO ANZOLIN CAENAZZO ZUCCA CAGARELLA CAMPANARO Canarin CANELLA CELI Ciacara COMPINI Cuccarin CUCCARO Cucco N NAPOLI Negri NETTI L LIA M Meneto MEO AMBROSI P PAGIO Panco Persali PESCHIERO PEZZOLI R Ravani Rizzieri S Saeta Sardon Sasseto SEMOLANTE SIMOSSETA SPONTON Suao T Tocainalto TONON D Dalse F Fabro FACACA FASIOLO (Da “CHIOGGIOTTI E MARINANTI – Nomi cognomi e soprannomi” . S.m.s. “N. De Conti” a. s. 1992-93, pagg. 8 e 20) SULL’ORIGINE DEI DETTI Da sempre i detti sono fonte di curiosità, perché quelle parolette a volte buffe, il più delle volte incomprensibili, sembrano aver il piacere di mettere in mostra, anche in modo un po’ impietoso più i difetti che le virtù. L’origine di questi soprannomi è analoga a quella della formazione dei cognomi, che si sono consolidati secondo degli appellativi che indicando il paese della provenienza (es. Padovani, Vicentini, Veneziani, Veronese, Ferrarese, ecc), il patronimico (es. Franchini, Danieli, Micheli, ecc.) o il mestiere (es. Marangoni, Fabbri, Cacciatori, Montanari, ecc) compresi aspetti o attrezzi che lo caratterizzano oppure le caratteristiche fisiche (Grasso, Moro, Grande, Rossetti, ecc), quando non addirittura i comportamenti o modi di essere (Bonato, Santo, Signoretto, ecc). Seguendo questo ragionamento possiamo stilare una sorta di elenco dei detti di più facile interpretazione. Dal paese di provenienza: Napoli Patronimico: B. Agostini, Berto, Caminetto, Chielon (abbr. Michelon), Marchi, Meneguolo. T. Ambrosi, Bastianello, Tonon. Dal mestiere: B. Contadin, Caporale, Sassariolo, Stagnaro. T. Peschiero, Campanaro. Da strumenti o prodotti tipici del lavoro: B. Bariga (carretto), Forcola, Manera, Mela, Meloni, Fiore. T. Brasiola, Fasiolo. Dalle caratteristiche fisiche: B. Bellaman, Bielo, Bocca, Bomba, Brusà, Cegion (ciglia folte), Moretto, Palo, Pelo, Pansin, Rizzo. T. Gobetto, Negri, Netti. Da comportamenti particolari: B. Anzoletti (erano i neonati morti anzitempo), Baruffaldi, Femenela, Mezzopan, Pevare, Sale, Scalmanati, Stornelon, Zemelo, T. Bizzarro, Bon, Cagarella, Facaca. I NUMERI DEI SINGOLI DETTI UFFICIALI DEI BOSCOLO E DEI TIOZZO detto BOSCOLO Totale senza detto Totale AGOSTINI Totale ANZOLETTI Totale BACCHETTO Totale BACHETO Totale BACHETTO Totale BAICOLO Totale BARIGA Totale BARUFALDI Totale BARUFFALDI Totale BAULO Totale BEGIO Totale BELLAMAN Totale BELLO SACCHI Totale BERTO Totale BIBI Totale BIELLO Totale BIELO Totale BISTO Totale BOCA Totale BOCCA Totale BOMBA Totale BOSCOLETTO Totale BOZZA Totale BRAGADIN Totale BRUSA Totale BRUSA’ Totale BULEGHIN Totale CAMILETTO Totale CAPON Totale CAPORALE Totale CAPPON Totale CAPPON CEGION Totale CASSELLA totale maschi femmine 229 194 287 13 45 76 10 52 1 17 18 64 106 83 142 7 19 38 6 30 6 7 36 123 111 145 6 26 38 4 22 1 11 11 28 6 1 5 69 199 63 9 189 70 13 160 95 65 109 198 1 36 92 159 54 136 97 4 27 34 101 26 6 87 34 8 78 55 30 61 101 1 20 55 79 32 73 50 4 11 35 98 3 3 102 36 5 82 40 35 48 97 16 37 80 22 63 47 16 note 1 solo maschio del 1942 detto Totale CEGGION Totale CEGION Totale CELEGHELLA Totale CHIELON Totale CHIO Totale CHIO BISTO Totale CHIODORO Totale COCUCCIA Totale COCUCIA Totale CONTADIN Totale CONTADIN MENEGUOLO Totale CREMONDIN Totale CUCCO Totale CUCO Totale CULATO Totale FEMENELA Totale FEMENELLA Totale FIORE Totale FIRI Totale FOLEGANA Totale FORCOLA Totale GAGGIOLO Totale GAGIOLO Totale GALASSO Totale GALAZZO Totale GALLO Totale GIOACCHINA Totale GIOACHINA Totale GIOACHINA MENEGUOLO Totale GNOLO Totale LISETTO Totale MANERA Totale MARCHI Totale MARCHI AGOSTINI Totale MELA Totale MELONI Totale MENEGUOLO Totale MENELA Totale MENGOLIN totale 9 667 17 136 198 3 46 36 1 285 4 16 81 1 8 4 5 105 54 17 117 4 15 7 56 109 3 230 2 123 22 44 271 1 36 15 602 22 13 maschi femmine 4 5 336 331 8 9 69 67 93 105 1 2 20 26 22 14 1 158 127 2 2 8 8 41 41 1 4 4 2 2 2 3 55 50 25 29 9 8 53 64 1 3 9 6 5 2 30 26 53 56 3 130 100 1 1 57 66 13 9 22 22 121 150 1 19 17 8 7 300 302 12 10 5 8 note detto Totale MEO Totale MEZZOPAN Totale MOMOLINA Totale MORETO Totale MORETTO Totale NALE Totale NATA Totale NATTA Totale PAGAN Totale PALO Totale PANSIN Totale PANTALIN Totale PANZIN Totale PAPIN Totale PAPO Totale PECCHIE Totale PECCHIE BOTTI Totale PELO Totale RIZZO totale 70 32 38 22 54 141 214 1 35 123 1 57 15 7 84 70 26 59 51 maschi femmine 37 33 16 16 14 24 14 8 31 23 75 66 108 106 1 16 19 63 60 1 30 27 9 6 7 45 39 28 42 17 9 34 25 28 23 ultime 3 sorelle decedute 1986-1988-1989 Totale ROCCHI Totale SALE Totale SASSARIOLO Totale SCARMANATI Totale SESILLO Totale SORAMIO Totale STAGNARE Totale STAGNARO Totale STORNELLON Totale STORNELON Totale TEGHE Totale TODARO Totale ZEMELLO Totale ZEMELO Totale BOSCOLO note 84 88 46 80 50 1 6 36 2 12 70 72 122 8011 39 36 27 37 31 5 17 4 34 37 70 4034 45 52 19 43 19 1 1 19 2 8 36 35 52 3977 4 maschi oltre 50anni detto TIOZZO Totale senza detto Totale AMBROSI Totale BASTIANELLO Totale BIZZARO Totale BIZZARRO Totale BON Totale BRASIOLA Totale BRAZIOLA Totale CAENAZZO Totale CAENAZZO ANZOLIN Totale CAENAZZO ZUCCA Totale CAGARELLA Totale CAMPANARO Totale CANELA Totale CANELLA Totale CELI Totale COMPINI Totale CUCARO Totale CUCCARO Totale FACACA Totale FASIOLO Totale GOBETTO Totale LIA Totale MEO AMBROSI Totale NAPOLI totale 134 64 52 6 1 15 409 1 215 55 8 30 30 5 45 53 138 32 5 maschi femmine 70 28 25 2 122 29 3 16 18 3 19 33 68 19 4 64 36 27 4 1 9 214 1 93 26 5 14 12 2 26 20 70 13 1 10 5 5 308 41 58 74 17 155 21 32 40 8 153 20 26 34 9 6 195 225 215 24 64 118 118 11 32 *dati al 31 agosto 2005 maschi oltre 40anni non coniugati 107 97 13 32 ultima donna deceduta 2003 Totale RASTICA Totale SEMOLANTE Totale SIMOSETTA Totale SIMOSSETTA Totale SPONTON Totale TONON Totale TIOZZO 1 solo maschio giovane ultima donna deceduta 1989 Totale NEGRI Totale NETTI Totale PAGIO Totale PESCHIERO Totale PEZZOLI note 1 38 7 22 52 2454 22 5 11 20 1258 1 16 2 11 32 1196 la poesia/ I COGNOMI DEI MARINANTI Sottomarina xe sta costruìa, in un picolo scano, da do òmeni vegnui da vìa, naufragai da un uragàno, che ga fundào la nave, o el bragòzzo, che i gera imbarcài, e i se ciarnèva Bosco1o e Tiozzo e dai cioxòti i xe stai rancurài, e sistemai in questa isoleta, i sa maridào con done de sti paràgi, e costruito ogni un la so casèta, i ha vivesto pescàndo e coltivàndo ortàgi in bona armonia, da boni arnìssi, tra i Boscolo e i Tiozzo, i ha sempre combinào i sposalìssi, e col passàre dei àni e sècoli, le deventào un paese grosso e xe vegnùa fuòra na storia strana, migliaia de omeni, done, putèi, el nono, la cugnà, la zermana, e i cognomi xe sempre quèi, e per non fare confusiòn, o per vàrie cìrcostànze, xe stao messo sul minestròn, tante buffe romenànze, adesso, ogni famègia, la un detto, che se porte a drio in etèrno, scominsièmo la lista con Dio Benedeto Veciodìo, Padreterno, Anzolèti, Anzoflni, Vergjnela, Santana e Sanmartin, co meza rnantèla, a drìo vien eI clèro, con Papa, Vèsque, Pretin, Frate, Monaco e Campanero, per fare la crèsema no podèva mancàre el Quaresima, el Mòccolo xe destuào dal Cereghin, Adesso vien la forza armata comandà dal Pace e dal Guera el Tambucio sone l’adunàta el Fante core ala frontièra, el Caporale el Pilota el Capitano col Tenente sparàndo el Pirola el Bomba el Miccia, col Carlitecia i spàxeme la xente, e i robàlte el Cocuccia, el Zigante fa l’avanzàta, col Palo, Paleto e Perteghina. i passe la Barricata, e i mete la Bandierina, sul Torre e sul Castelo e Cadorna, Badoglio e Mussolin con fusile e manganèlo, i sorvege el confin, le divise xe nel magazìn, con mesure làrghe e strète, PantaIin, Bragadin, Pansin, Giaca, Giachina e Setegiachete, i Cantarete, i Ghitarini col Canela i fa la serenàta soto la finèstra, i xe disturbài, da Scarpa, Papussa e Patela el Cana el Canana col Bacheto i derige l’orchestra, el Gobeto va in giro col piatèlo, la Cativa el Lota el Baruffa la Rochìa el Bruto el Dolse el Bon el Be!o, pieni de rabia, li mande via, da un balcon xe casùo Fiori e Viola, Màcca e Ferio i xe portaì in premùra, dal Dotorin con la cariòla el Belaman col Fiaca i ghe fa la pontùra La Cori Cori col Suao i ha corso come mati dala Tappa i sa fermào e i gera Scarmanati EI Pipa col Fuma i fa el Fumeto, E quei del traghèto, i credeva che fusse el Brusao invesse co la rosta i veva scominsiào, a cucinare Ossi, Lachi, Costa.... BrasioIa, Culatta, Batagin, Bacagiao, Gnocchi e Macaron ala pomarola. e con Vuovi, Cagarela, Papo, Papeto, Sale, Pévare, Potacièto, i fa el Panarèla el Ciùcia el Tòcia el Lìca i fa nèto, e la sarave na mancanza gròssa se manchesse el Bocca col Bossa, L’Oceti col Belocio i ha visto la Femenela e i ha dito varda che bela, el Pescarin pesche su L’Aquariòlo Schila, Gambaro,Pignolo, Capalonga, Sardon, Barboni, Bjsato, Careguolo, Papalina, Baracola, Buli e Sepa neti de pònga. Ghe xe anche un bel polamaro con Galo, Galeto, Galina, Polesin e Galasso, e la Sueto col Finco i se vede de ciaro perché i ha paura del.. Cuco e del Magasso e dentro el polinaro. El Capon el Sèlega el Seleghela, el Nanarelo el Stornelon i fa un fracasso e quando el Canarin a fa Chio-Chio coi Pagi a se fa el nìo el Gabbana col Mezocapèlo, non i vien mai fuora quando el tempo no xe belo, el Genari a porte fredo alòra i Zemei i se cambie el coredo E quando i Agostini i fa scotare la sabbia, a la Cagnèta ghe vien la ràbbia, el Caligo el Piòve el Saèta el Buòra I fa deventàre rabiòso el Vento El Meo fa tùto un lamento e a destùrbe i cagnolini Babo, Buba, Bòbi e Bibi mentre la Lupa, pei so fantolìni, la xe in serca de sìbi, el Contadin produxe, fruta e verdùra sana, Spiga, Caousso, Verza, Mela, Meloni, Sparissi, Rafani, Peri, Teghe, Tegoline, Fasioi. Mericana, Paata, Suca, Succhettae, Carobola, Figheri e per un cerimonia, allora a fa el Macedonia, e con tuta sta gràzia de Dio Benedèta, i Magnasuti. col Mezopan i fa la dièta, e sula scarsèla, no ghe rnànche i Marchi, el Marcon, i Marcolini, el Marcheti col Palanche I Marangoni i xe artìsti, per costruire Panchi, Forcola, Cassafunda e Paniero, con Broca, Ciodi, Ciodinii, Ciodoro misti e per securare i palassi alora coi Fero i fa Caena e Caenassi, e co la legna xe intiera, i la tàge col Manera el paese a xe bàsso, ghe voràve un murasso e per fare sto murèto ghe xe el Sassi, el Sassin, el Sassaciolo col Sasseto, el Martelelo col Simossèta, i fa el Pierela e col Piereta El Facaca e la Pissagia i bagne la lattiera, e per sugarla ghe xe el Brusera soto l’ombrelòn ghe xe el Bianco el Biancheti col Biancon invesse de fuora ghe ne sarave ancora tanti, ho fato na insernìa, de quei pi importànti, e molto ben, se conossemo, con questi tutoli adosso, e per ricordo, sempre a drìo se portemo ancora el… Boscolo col Tiozzo. ghe xe el Moro el Moreto e la Mora con questi, flnisse la poesia Boscolo Guerrino Segioneto NOTE SUL PROGETTO Ricerca d’ambiente: Le Calli De Marina Vecia Periodo interessato: da febbraio a maggio 2005 Promotori dell’esperienza: Comune di Chioggia Assessorato alla Pubblica Istruzione e D.D.2° Circolo di Chioggia Responsabile dell’esperienza: Pozzato Dina Obiettivi: 1. Conoscere il proprio territorio per rispettarlo e tutelarlo 2. Recuperare le proprie radici storiche e le proprie tradizioni 3. Ricercare gli antichi nomi delle calli affidati alla tradizione orale Passi essenziali del percorso: Uscita ambientale nel centro storico di Sottomarina Le calli e la mancanza di toponimi Analisi di mappe della zona Incontri e interviste in classe, nelle calli e nelle case dei marinanti Interviste a pescatori, ortolani e sabionanti Intervista ad un esperto di storia militare Registrazione delle interviste Elaborazione di cartelloni di sintesi Elaborazione di mappe Individuazione delle zone e delle calli interessate su mappe “ufficiali” Registrazione dei toponimi “recuperati” Modalità operative: Il bacino di utenza della scuola “S. Todaro” si trova nella zona di Sottomarina interessata alla ricerca:il vecchio borgo conosciuto come “Marina Vecia”. Le classi coinvolte nell’esperienza di ricerca toponomastica sono la 4A e la 4B T.N., composte complessivamente di 32 alunni. La ricerca e i testi sono stati curati da Sergio Ravagnan e Dina Pozzato. Le foto storiche sono tratte dall’opera di T. Filippi e da Cartoline d’epoca. Finito di stampare nel mese di Ottobre 2005 presso Think ADV Via Levà, 32 - 35026 Conselve (PD) Tel. 049.9514070 - Fax 049.9500912 E-mail: [email protected]