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I tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa (Sal 128,3)
Questo libretto è dedicato a Toni e Bruna, gli itineranti responsabili del Cammino neocatecumenale in
Germania e Olanda, che, continuando l’opera di Carlone e Mariangela, hanno accompagnato le Famiglie in
Missione nella difficile impresa di essere padre e madre
cristiani in terra neopagana (cosa abissalmente diversa
dall’idea che se n’erano fatta a casa).
Hanno fatto propria la parola di san Paolo a Timòteo:
«Annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non
opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni
magnanimità...» (2Tm 4,2).
Senza le convivenze, gli incontri famiglia per famiglia, le catechesi, i suggerimenti concreti, la pazienza e,
quando ce n’era bisogno, anche le solenni strigliate dei
catechisti, i genitori della missione non sarebbero stati
in grado di trasmettere la fede ai figli in modo efficace
e dar loro il “controveleno” per le menzogne del mondo.
Senza di loro ben pochi tra i figli forse potrebbero dire:
«Noi non siamo scappati».
Come? Perché? Ciascuno può leggerlo in questo libro.
Michi, presbitero
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INTRODUzione
Dopo venticinque anni
Guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi
hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo
della tua vita: le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei
tuoi figli (Dt 4,9)
Dopo aver scritto Perché vuoi scappare? sulle avventure delle prime Famiglie in Missione in Olanda, ho
pensato: e i figli? Non sarebbe giusto dare la parola
anche ai figli? (molti dei quali nel frattempo sono diventati giovani adulti). Quando ho chiesto di scrivere la
loro esperienza la proposta è stata accolta da tutti con
entusiasmo, ma poi ognuno ha reagito a modo suo. C’è
chi ha la penna facile e invece chi dà più rilievo ai fatti
che alle parole scritte; c’è anche chi è così preso tra
famiglia, lavoro ed evangelizzazione, che non riesce a
trovare un momento per fermarsi a scrivere. Ho insistito a tempo e fuori tempo, tempestato di email, allungato il tempo di scadenza... e alla fine ecco il raccolto:
abbondante e stupefacente.
Sono ormai venticinque anni che le prime Famiglie in
Missione, inviate di persona da papa Giovanni Paolo II,
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sono arrivate in Olanda: era il 1988. Quattro famiglie
per la diocesi di Haarlem-Amsterdam e tre per la diocesi di Rotterdam-l’Aia, provenienti da Francia e Italia. Venivano con i loro (tanti) bambini e alcuni
perfino con la nonna, che non si poteva abbandonare
a casa (che testimonianza le nonne! Nel corso degli
anni abbiamo accompagnato al cielo nonna Angela e
nonna Rita, che hanno condiviso la vita della loro
famiglia in missione). Ogni famiglia arrivava con la
croce d’argento, testimone dell’invio del papa; senza
soldi, magari, ma con una gran fiducia nella Divina
Provvidenza (che spesso operava per mezzo della
comunità di partenza).
In quel tempo non esistevano ancora le tante cose
che oggi diamo per scontate, per esempio telefonini e
internet, per tenersi in contatto con quelli di casa e,
soprattutto, non c’era ancora l’Unione Europea. Questo in pratica voleva dire essere soggetti alle imposizioni dell’Ufficio Immigrazione per ottenere il permesso
di soggiorno (sempre temporaneo) proprio come i profughi dall’Africa. Si viveva consapevoli del rischio:
senza una casa e un lavoro con regolare stipendio,
dopo tre mesi scadeva il visto d’ingresso. E allora: tornare a casa, senza pietà (come è davvero successo a
qualcuno).
Ogni famiglia arrivava piena di zelo apostolico, con
un proprio progetto di evangelizzazione (tutto teorico,
naturalmente). Sette famiglie, sette progetti. Ci ha pensato il Signore nel corso degli anni a smontare i “nostri”
progetti e a farli fallire per sostituirli con il “suo”, che
certamente è molto migliore.
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Negli anni successivi molte altre famiglie ci hanno
raggiunti, sempre su richiesta dei Vescovi locali, che
vedevano la loro Chiesa affondare e chiedevano aiuto al
Cammino. Così in Olanda sono state inviate nuove
famiglie non soltanto da Italia e Francia, ma anche da
Spagna, Malta, Polonia. In genere famiglie ancora giovani e ricche di figli (alcuni, ancora bambini, all’arrivo,
altri poi nati in missione). Sotto la guida sapiente dei
catechisti (come non ricordare subito Toni, che anche
ora ci aiuta dal cielo, e Bruna sua moglie, che continua
ad aiutarci) sono sorti i due Seminari Redemptoris
Mater (nelle diocesi di Haarlem-Amsterdam e RoermondMaastricht) e le due Missio ad Gentes (nelle città di
Amsterdam e di Almere). Per non parlare del Monastero di Benedettine contemplative che mentre scrivo è
ancora in formazione.
Tutto questo nella (relativamente) piccola Olanda!
Ma mi guardo bene dal fare bilanci: Dio me ne scampi!
Come diceva Carlone, il primo catechista: «Tàgliati quel
dito che conta!» (intendendo: conta quanti sono presenti alla catechesi, valutando tutto dai numeri).
Nel frattempo i genitori sono invecchiati (si moltiplicano le feste per i 40 anni di matrimonio...) e i figli
sono cresciuti. Quando si trovano insieme (ad esempio
per il matrimonio di uno di loro) sono un numero
impressionante di giovani, adolescenti, bambini e...
passeggini.
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Ma chi sono? Da dove saltano fuori?
Il Signore benedice quelli che lo temono,
i piccoli e i grandi. Vi renda numerosi il Signore,
voi e i vostri figli (Sal 115,13s).
Quel giorno era festa al seminario Redemptoris
Mater del Nord Olanda: un altro studente aveva compiuto un passo importante verso l’ordinazione. Dopo la
solenne celebrazione in cattedrale presieduta dal
Vescovo di Haarlem-Amsterdam, tutti sono invitati al
Redemptoris Mater: è festa per tutta la Missione. I lunghi corridoi che circondano il chiostro centrale dell’ex
convento splendono di luci. Il grande quadrilatero è
affollato di gente: amici e fratelli delle comunità,
parenti venuti in visita per l’occasione, famiglie in missione venute dai quattro angoli d’Olanda... Non mancano carrozzine e passeggini di ogni tipo, tutti occupati
dal relativo bebé. C’è un’atmosfera di riconoscenza e di
grande allegria, tutti si ritrovano, giovani e ragazze formano crocchi vivaci secondo l’età... il rumore aumenta
di molti decibel.
C’è però da osservare qualcosa di speciale: un numero
incredibile di bambini piccoli, si inseguono gridando
senza mai fermarsi, passano di corsa attraverso i gruppi
di persone, si infilano persino tra le gambe degli adulti. È
il loro modo di far festa: giocare insieme, rincorrersi su e
giù per i corridoi del quadrilatero gridando di gioia. Un
osservatore che guarda attentamente riconosce subito
nei piccoli volti l’impronta di famiglia: guarda, quei due
sono fratelli, quelle sono le nipoti di Enrico, quegli altri
invece sono certamente del “clan” Paloni... Ma quanti
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sono! Se provi a contarli non ci riesci tanto facilmente:
sono decine e decine... Vanno dai dieci anni in giù, fino a
qualche piccoletto che ancora cammina barcollando,
cade e si rialza. Chi sono? Da dove saltano fuori?
Sono il compiersi della benedizione antica, di cui
parla il Salmista: «Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!»
(Sal 128,6). Sì, sono i “figli dei figli” delle Famiglie in
Missione: i nipotini più giovani! All’inizio della missione eravamo pochi, una minuscola isola in mezzo a un
mondo multiforme e pagano; ora invece sembra davvero compiersi la Parola di Isaia: «Il più piccolo diventerà un migliaio, il più insignificante un’immensa
nazione; io sono il Signore: a suo tempo, lo farò rapidamente» (60,22)
Per dare gloria al Signore della vita
Voglio ricordare i benefici del Signore, le glorie del Signore,
quanto egli ha fatto per noi (Is 63,7).
Questo libretto nasce dal bisogno di rendere gloria al
Signore, che mai smette di stupirci con le opere che
compie nella nostra storia. Un fiume di grazia si è riversato sulle Famiglie in Missione e sui loro figli e li ha
protetti in modo quasi incredibile dallo “tsunami” dello
spirito del mondo. Mentre i genitori sono passati
(tutti, senza eccezione!) attraverso una profonda crisi
che metteva in gioco il loro matrimonio, per vederlo
poi rifiorire come nuovo, i figli crescendo sono stati
custoditi in modo prodigioso dalla tentazione di fare
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come “tutti gli altri” fanno da queste parti. Cioè chiudersi nella ricerca di una vita senza sacrifici, dove la sofferenza va evitata a ogni costo, in cui qualsiasi impegno
di vita va rimandato a un domani imprecisato e ci si può
concedere tutto, proprio tutto. Dove la fede è un fatto
strettamente privato, da tenere accuratamente nascosto
nelle pieghe della coscienza. Essi son dovuti passare
attraverso un altro tipo di prova: la mancanza di
identità. Stranieri in terra straniera, stranieri anche
quando tornano in patria, per esempio per le vacanze. A un certo punto, crescendo, si sentono come condannati a rimanere “stranieri e pellegrini” per tutta la
vita (cfr. 1Pt 2,11) e devono lottare per accettarlo come
realtà della loro vita. La conversione di ciascun figlio
per giungere alla vera libertà è passata attraverso l’accettazione di questa particolare “identità cristiana” per
scoprire così la propria personale missione.
Dopo venticinque anni continuiamo a costatare con
vero stupore che i figli (in stragrande maggioranza veramente) seguono il Cammino di fede dei genitori, dopo
aver passato le necessarie crisi senza restarne schiacciati, aiutati a maturare dalla famiglia, dai catechisti e
dalla comunità. Inoltre, diventando giovani adulti, essi
affiancano spontaneamente i genitori nella missione,
scelgono un matrimonio cristiano, creano una famiglia
con molti figli...
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Stranieri e dispersi
Come cristiani siamo dispersi e siamo stranieri. Vediamo che oggi nel mondo i cristiani
sono il gruppo più perseguitato perché non si
conforma, perché rappresenta uno stimolo
contro le tendenze dell’egoismo e del materialismo (Benedetto XVI)1.
Perché a noi sì?
Non a noi, Signore non a noi, ma al tuo nome da’ gloria,
per il tuo amore, per la tua fedeltà (Sal 115,1).
Testimonianza di Alberto, marito di Chiara, oggi
genitori di sette figli dai 17 anni a pochi mesi:
– «Perché a noi sì?». Questa domanda ce la siamo fatta più
volte in questi anni. Perché i nostri figli continuano a frequentare la Chiesa e hanno iniziato il cammino di fede con
una certa serietà, contrariamente a quello che fanno la maggior parte dei loro coetanei anche in Italia o Spagna? Forse
perché noi genitori siamo stati bravi e decisi, attenti alle loro
necessità più profonde? Le nostre disattenzioni, omissioni ed
egoismi ci dicono subito che questa risposta è del tutto falsa e
inverosimile. Un’altra risposta potrebbe essere il cammino di
fede che noi genitori abbiamo intrapreso anni fa, ma anche
1
Lectio divina durante la visita al Pontificio Seminario Romano Maggiore,
8 febbraio 2013.
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