3 Aprile 2014 - Numero 3 - Mensile - Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (Conv.ni L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 DCB - Filiali di Forlì e Ravenna n. Riforma del sistema camerale: attenzione ai poteri forti Dall’Assemblea Nazionale monito al governo e alla classe politica: risposte alle imprese per ripartire Lo scorso 17 giugno si è svolta all’Auditorium Parco della Musica a Roma l’Assemblea Annuale di Confesercenti, assemblea molto partecipata e che quest’anno si è svolta in contemporanea e in collegamento con 6 capoluoghi di regione (Torino, Genova, Cagliari, Palermo, Firenze e Venezia) con altrettante assemblee. Un’occasione certo tradizionale e consolidata, ma importante, che punta a parlare e a coinvolgere rappresentanti del Governo, delle Istituzioni, delle forze sociali e del mondo economico e politico. Con la scelta dei collegamenti in diretta con sei regioni si è dialogato poi anche con diverse rappresentanze politiche e istituzionali locali e regionali. Se da un lato può apparire ripetitivo questo appuntamento annuale, significativo e impegnativo dell’Associazione, appuntamento che riscuote interesse e ritorni sui mezzi di comunicazione, ripetitivo nel dover ripresentare le stesse istanze e lagnanze (burocrazia opprimente, pressione fiscale e segue a pag. 8 Liberalizzazione selvaggia degli orari commerciali: serve un passo indietro Intervista a Mauro Bussoni, segretario generale di Confesercenti nazionale Liberalizzazione degli orari commerciali: a che punto è la proposta di legge bipartisan in discussione in Parlamento? La discussione riprenderà in Parlamento la prossima settimana: ci auguriamo che si faccia un passo indietro rispetto alla ‘liberalizzazione selvaggia’ introdotta dal Decreto Salva Italia del governo Monti nel 2011 che non ha fatto altro che indebolire la distribuzione tradizionale, già duramente colpita dalla crisi, spostando quote di mercato dai negozi di vicinato alle grandi strutture commerciali. La chiusura obbligatoria di tutti i negozi per dodici giorni all’anno, con possibilità di deroghe a livello locale ci sembra un buon punto di partenza. Cosa chiediamo al Governo? Il ministro Guidi, intervenuta nel corso dell’Assemblea Annuale di Confesercenti, ha mostrato segnali di apertura sulla necessità di regolamentazione degli orari commerciali. Chiediamo, perciò, che il presidente del Consiglio Matteo Renzi ed il suo esecutivo intervengano al più presto per sbloccare la situazione e riportare una disciplina equilibrata negli orari e nei giorni di apertura delle attività commerciali. segue a pag. 8 Nell’ambito degli interventi decretati per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari, il Governo Renzi ha fatto un primo passo falso. La riduzione del cinquanta per cento del diritto annuale a carico delle imprese, prima annunciata come immediatamente in vigore e poi, dopo le inevitabili correzioni imposte dalla Presidenza della Repubblica, introdotta a partire dal 2015, non è solamente un’autentica forzatuta probabilmente dannosa per le piccole e medie imprese del territorio, ma soprattutto un grave attacco al sistema camerale, gradito ai poteri forti di questo Paese. Con un paio di ragionamenti è facile capire il disegno. Fino ai primi anni Novanta, le Camere di Commercio erano una sorta di emanazione del ministero dell’economia e quindi sotto il controllo politico romano ed economico del mondo industriale. Con il D.L. 15 febbraio 2010 n. 23 (pubblicato sulla G.U. n. 46 del 25/2/2010) è stata approvata la riforma dell’ordinamento relativo alle Camere di Commercio in attuazione dell’art. 53 della legge 23/7/2009 n. 99, a distanza di quasi sedici anni dall’ultima riforma organica del 1993 con la legge 580, con cui è stato approvato un diverso criterio di composizione degli organi dirigenti. Con la legge del 1993, ma soprattutto con il D.L. 15 febbario 2010 n. 23, è iniziata la fase dell’autonomia locale e della maggiore, anzi maggioritaria, presenza dei rappresentanti del mondo delle piccole e medie imprese. Con la costituzione di RETE Imprese Italia, si sono successivamente create le condizioni per un’alleanza tra le 4 maggiori Associazioni del commercio e dell’artigianato, tali per cui, ad ogni rinnovo degli Organi camerali sempre più erano le Camere di commercio che passavano sotto la Presidenza dei rappresentanti delle piccole e medie imprese, quindi orientati a perseguire programmi di mandato fortemente caratterizzati dalla loro matrice imprenditoriale. Quest’ultima conseguenza rappresenta il secondo elemento che ha infastidito i poteri forti di questo Paese. A nessuno è sfuggito che da quando a presiedere le Camere di Commercio sono Presidenti espressione di RETE Imprese Italia, le politiche attive svolte dal sistema Camerale per quanto riguarda le iniziative da promuovere, gli indirizzi delle società partecipate, ma soprattutto le politiche di agevolazione all’accesso al credito , tramite i contributi ai Confidi, hanno teso a dare il giusto peso alle esigenze delle piccole e medie imprese. Da quel momento, negli ambienti dei poteri forti, le Camere di commercio hanno perso d’interesse, anzi sono diventate un problema. Cosicché, prima ancora della necessaria riforma del sistema camerale, nasce l’idea della improvvida e intempestiva riduzione del diritto camerale obbligatorio, voluta con forza dalle Ministre di espressione dei poteri forti, presenti nel Governo Renzi. Ogni possibile riduzione di oneri a carico delle imprese è apprezzato ma in questo modo si toglie l’ossigeno al sistema camerale, senza il quale non sarà più possibile fare politiche attive, INDISPENSABILI, per le piccole e medie imprese, vedi il sostegno ai Confidi del territorio, prima ancora di aver dato corpo a quel disegno di legge, preannunciato, che le Camere di commercio dovrebbe profondamente riordinare. Perché sul fatto che le Camere di Commercio sono da riordinare, non si discute. segue a pag. 8 1 NOI ERAVAMO BOTTEGA La Ricetta Settore Alimentare Da 54 anni Prima e la sua ferramenta a Granarolo Faentino Prima Montesi, piccola imprenditrice di Granarolo Faentino, ha festeggiato quest’anno i 50 anni di vita associativa ed i 54 anni di un’impresa nel cuore della frazione: durante la festa sociale il presidente della Confesercenti faentina Valter Dal Borgo e il Sindaco Giovanni Malpezzi le hanno consegnato un riconoscimento voluto fortemente dall’Associazione allietando la consueta serata conviviale. Prima, i suoi 84 anni di età li porta proprio bene, con un’energia ed un sorriso che pochi sanno sfoggiare, soprattutto in tempi come questi, dove alzare la saracinesca ogni giorno diventa sempre più difficile: la piccola ferramenta gestita a Granarolo è da sempre un punto di riferimento per la comunità, sin da quando aprì con i pochi risparmi nel 1960, lavorando incessantemente per creare una vasta offerta di merceologia, la più varia, rendendola di fatto unica nel suo genere. Fidelizzando la clientela grazie dalla dinamicità, Prima ha garantito ai suoi concittadini un servizio sempre puntuale con grande cortesia, una qualità che l’ha premiata anche quando ha aperto la grande distribuzione nel cuore di Granarolo. Associata da sempre, da quando la Confesercenti ha aperto gli uffici di Faenza, Prima continua la sua attività al numero civico vicino alla sua abitazione, “casa e bottega” come non se ne trovano poi così di frequente oggigiorno. È un esempio concreto di servizio e longevità che testimonia il valore e il ruolo dei negozi nei paesi e nelle città. Bocciata dall’IGP la piadina industriale Esulta Confesercenti: quella vera è solo tradizionale! Una piccola grande battaglia vinta nel nome della tradizione e della tipicità: con la sentenza n. 5148 del 15 maggio il TAR del Lazio che, accogliendo il ricorso di un’azienda, ha dichiarato illegittimi il disciplinare di produzione IGP della piadina romagnola che Regione Emilia-Romagna e Ministero delle Politiche Agricole avevano presentato alla Commissione Europea nel 2012 insieme ai relativi decreti ministeriali di riconoscimento della tutela provvisoria. La piadina Romagnola potrà quindi solo essere quella prodotta nei chioschi o nei ristoranti, Come Confesercenti e Slow Food affermano da anni, la vera Piadina Romagnola è solo quella prodotta tradizionalmente, la produzione industriale non può essere tutelata da un marchio pubblico come l’Igp. La piadina Romagnola, quindi, è quella prodotta nei chioschi o nei ristoranti. La motivazione afferma in modo perentorio che se c’è la possibilità di riconoscere una reputazione tutelabile dovrà essere solo per la piadina prodotta in maniera tradizionale e manuale e non certo per quella industriale. Il Ministero ora dovrà/potrà procedere alla riformulazione del disciplinare di produzione accordando eventualmente una nuova protezione transitoria. Viene quindi a perdere di efficacia la Pubblicazione della domanda di registrazione della piadina romagnola IGP sorprendentemente pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 21.05.2014 in concomitanza con la sentenza del Tar. “Esprimiamo molta soddisfazione - affermano dalla Confesercenti, da Slow Food e dalla Associazione per la Valorizzazione della Piadina Romagnola (quella dei chioschi!) per la sentenza di un organo importante come il Tribunale Amministrativo del Lazio, che fa propri 2 i nostri principi e le posizioni che portiamo avanti con forza da molti anni. Riteniamo che con questa decisione venga restituito rispetto alla piadina e a chi la produce da sempre nei chioschi e nei ristoranti quotidianamente, manualmente e tradizionalmente. Era paradossale, fuori da ogni logica e senza buon senso un disciplinare che prevedeva che la denominazione “piadina romagnola” diventasse patrimonio dei grandi produttori industriali di questo prodotto mentre i tradizionali chioschi avrebbero, di fatto, perso “il permesso” di poter chiamare in questo modo la propria lavorazione poiché dovevano sottostare a ingredienti e regole pensate per macchinari industriali che producono e mettono nelle buste di plastica migliaia di piadine al giorno”. Particolare interesse rivestono i seguenti passaggi della motivazione in cui il Collegio afferma che “la tesi che assevera, quale elemento discriminante ai fini del riconoscimento della IGP, la sussistenza di elementi reputazionali suscettibili di avvalorare il legame di un particolare prodotto alimentare con la zona di tradizionale produzione, dimostra, ad avviso del Collegio, elementi di persuasività con esclusivo riferimento alla produzione “artigianale” della piadina; ma non rivela, al contrario, omogeneo carattere di condivisibilità con riferimento alla produzione “industriale” dell’alimento di che trattasi…..” “11.2 Se è vero che il mero fatto che il prodotto si ottenga tramite una tecnica realizzabile ovunque e in concreto utilizzata (anche) al di fuori del territorio da tutelare, non costituisce elemento ostativo alla registrazione, in quanto segue a pag. 3 IL RISTORANTE “CIBUS” DI CESENA Questo numero della nostra rubrica fa tappa al ristorante - self service “Cibus”, di Cesena, via Quinto Bucci 63, tel. 0547.632305. Chiuso il sabato e la domenica. Aperto solo a pranzo. Nella zona del centro Coming di Cesena dieci anni fa è nato questo singolare ed accogliente ristorante self service. La formula applicata è quella di abbinare un ambiente gradevole e ospitale al cibo di qualità per dare una risposta piacevole alle esigenze dei lavoratori e degli studenti che si fermano per la pausa pranzo. L’atmosfera del locale e i sapori dei piatti richiamano la genuinità della tradizione del territorio. Durante l’anno vengono organizzate anche serate a tema su argomenti e prodotti gastronomici specifici. Il menù del giorno, che varia quotidianamente secondo la stagionalità, è costruito grazie alla ricerca di prodotti di qualità. La pasta è fatta rigorosamente a mano e si può scegliere tra piatti di carne, pesce e verdure, preparati dalle abili mani dello chef Matteo Garattoni, con la collaborazione della sfoglina Melissa e della pasticciera Gloria. La direzione è affidata alla passione e all’entusiasmo di Toni Canali e Assunta. Tra i vini si può scegliere qualche etichetta locale e nazionale. A disposizione diversi tipi di birra, passione di Assunta. RAVIOLI DI POLENTA E RICOTTA AL BURRO D’ERBE E FOSSA Ingredienti per 4 persone Per il ripieno: 200 gr. di ricotta, 200 gr. di polenta, 20gr. di Parmigiano Reggiano grattugiato, 50 gr di formaggio di Fossa, 60 gr. di burro. Per la pasta e il condimento: 400 gr. di farina, 4 uova, 100 gr. di burro, timo, maggiorana, erba cipollina, sale e pepe q.b. Preparazione: cuocere la polenta e lasciarla raffreddare, unire poi la ricotta, un pizzico di sale, il Parmigiano, un po’ di formaggio di Fossa e amalgamare il tutto. Preparare la sfoglia con le uova, la farina e tirarla formando due rettangoli; su uno disporre con distanza regolare dei mucchietti di composto e ricoprire con l’altro rettangolo di sfoglia. Tagliare i ravioli con l’aiuto di un taglia pasta. Per il condimento ammorbidire il burro e amalgamarlo con le erbette finemente tritate, sale e pepe. Cuocere i ravioli in acqua salata, scolarli in una padella, unire il burro alle erbe, saltarli aggiungendo un po’ di scaglie di formaggio di Fossa. Nella foto Matteo Garattoni e Assunta Crobis. segue dalla pagina 2 Un decreto legge per attrarre turisti e rilanciare investimenti “Oggi abbiamo varato un decreto legge cultura che cambia e rivoluziona in alcuni settori il rapporto tra i privati e i Beni culturali, in un percorso di consultazione con le associazioni e il mondo della cultura”. Così si è espresso al termine del Consiglio dei ministri il ministro della Cultura e del Turismo, Dario Franceschini. “Il settore della cultura e del turismo è una straordinaria potenzialità per l’Italia per uscire dalla crisi e rilanciare lo sviluppo – ha detto Franceschini – il paese investe in questo modo sulla propria bellezza e la sua storia per attrarre turisti e investimenti in particolare dai paesi emergenti, dove continua a rimanere in cima alla lista dei posti dove i nuovi flussi turistici vorrebbero andare”. Tra le norme contenute nel Dl Cultura approvato nei giorni scorsi c’è anche il credito di imposta al 30% per la digitalizzazione delle imprese ricettive e per il restauro degli alberghi fino a tre stelle. Nel Cdm si è, infine, affrontata la questione dell’Enit: “l’Enit oggi è inadeguata per le esigenze del turismo italiano. Abbiamo previsto un commissario che procederà alla liquidazione di Promuovi Italia e riorganizzerà l’Enit per creare uno strumento di promozione turistica adeguato e efficiente” ha concluso il ministro Franceschini”. “Dal Consiglio dei Ministri è arrivato in primis un segnale di speranza per le sorti del turismo italiano che ci auguriamo sia seguito da altri passi. Ora serve rapidità d’esecuzione. Cancellare Promuovi Italia è scelta giusta e semmai arriva in ritardo. Si va verso il commissariamento dell’Enit e non abbiamo nulla da obiettare anche se va fatta chiarezza: il turismo italiano e le imprese del settore hanno bisogno di uno strumento di promozione forte, efficace, in grado di competere sulle reti internazionali al pari degli altri Paesi di forte impatto turistico e che valorizzi il bene turismo dell’intero territorio nazionale. Questa sarebbe davvero una svolta importante soprattutto se nel nuovo organismo, come chiediamo da tempo, sia rappresentata anche l’esperienza delle imprese. La decisione di incrementare gli incentivi per le ristrutturazioni è positiva: il problema del settore turistico è infatti costituito dalla qualità dei servizi che è in grado di offrire e non certo dalla dimensione d’impresa. Ora però ci aspettiamo altri passi e provvedimenti: a partire dalla riduzione di un’Iva che penalizza ingiustamente il turismo italiano nei confronti dei nostri diretti concorrenti”. Approvata la legge comunitaria 2014: occasione mancata per limitare l’abusivismo Soddisfazione a metà da parte di Assoviaggi e Fiepet Confesercenti E.R. per la nuova legge comunitaria regionale approvata dall’Assemblea regionale (con il solo voto contrario della Lega Nord) che introduce modifiche all’attuale normativa regionale in diversi ambiti: energia da fonti rinnovabili, efficienza energetica, sistema fieristico regionale, servizi per il turismo e agenzie viaggi, commercio e attività produttive. La Regione ha recepito alcune delle proposte avanzate dalle federazioni aderenti a Confesercenti per salvaguardare i settori da i molteplici fenomeni di abusivismo, più o meno leciti, che, oltre a danneggiare le imprese sempre più oberate da adempimenti e oneri, non tutelano affatto i consumatori. La Fiepet Confesercenti, ad esempio, aveva chiesto di ridurre, nel caso di sagre e fiere paesane, il limite massimo attuale di 30 giornate per la somministrazione temporanea per ogni evento, che creano evidenti danni ai pubblici esercizi, sottraendo mercato in un periodo particolarmente difficile a causa della crisi dei consumi. È stata invece accolta la richiesta, avanzata assieme alle altre organizzazioni del settore di introdurre l’obbligo per ogni Comune di definire annualmente un calendario delle Sagre Per quanto riguarda invece le agenzie di viaggio, sono state sì semplificate alcune attività burocratiche di gestione dell’impresa, ma nulla è stato fatto per limitare fenomeni al limite dell’abusivismo nell’organizzazione di viaggi turistici, quali ad esempio quelli offerti dalle onlus, dalle associazioni non professionali, per sostenere invece le agenzie di viaggi autorizzate, le sole capaci di garantire la tutela e la sicurezza dei viaggiatori. I presidenti della Fiepet Confesercenti dell’Emilia Romagna Andrea Cavallina e di Assoviaggi Amalio Guerra ritengono necessario che vengano al più presto rivedute e corrette le leggi vigenti, laddove risulti evidente la mancata tutela dei consumatori e di quegli imprenditori onesti che ogni giorno, nonostante le numerose difficoltà dovute non solo alla crisi, lavorano onestamente nel rispetto delle leggi. con la stessa non si tutelano solo beni che tecnicamente possono essere prodotti solo in un luogo, ma anche quelli la cui reputazione ha una specifica origine geografica, è altrettanto vero che la protezione da accordare mediante il riconoscimento della IGP, laddove appunto veicolata dalla preminente pregnanza assunta dal criterio reputazionale, non può che essere limitata alla metodologia tradizionale di produzione. L’irrilevanza assunta, quanto alla produzione industriale dell’alimento, dalla localizzazione dell’impianto all’interno del quale avvengano le lavorazioni, indice infatti ad escludere che il nesso fra elemento reputazionale ed area di originaria produzione riveli la medesima intensità invece riscontrabile laddove si sia in presenza di modalità artigianali di elaborazione delle materie prime e di realizzazione del prodotto; le quali, tradizionalmente caratterizzano la risalente e socialmente radicata diffusione della “piadina” prodotta nei “chioschi” tipici della regione romagnola….” “12. Le indicazioni analiticamente illustrate nel Disciplinare quanto alla risalente riconducibilità della produzione e del consumo della “Piadina” nell’ambito geografico della Romagna, unitamente alla tradizionale composizione di tale prodotto alimentare, univocamente depongono per la correttezza dell’indicazione geografica di tale alimento, limitatamente, peraltro, alla sola produzione artigianale dello stesso. …Se è infatti vero che il “legame”, ovvero il “condizionamento geografico” del prodotto con l’ambiente di origine non può essere individuato - secondo quanto osservato nella relazione del CTU precedentemente riportata - nell’influenza del “particolare” microclima suscettibile di assistere talune delle fasi della produzione, allora altrettanto vero che gli ampi - cd ampiamente illustrati - riferimenti reputazionali univocamente militano per la piena registrabilità del prodotto con caratteristica di indicazione geografica protetta con esclusivo riferimento alla produzione tradizionale e quindi, non industriale della “piadina”. Conclude il Tar sostenendo che “le considerazioni che precedono impongono di accogliere le doglianze articolate con il ricorso introduttivo, limitatamente alla sola produzione industriale della “piadina”: la quale, come precedentemente esposto, non trova collegamenti, di carattere compositivo, microclimatico c/o reputazionale, con l’area indicata nel provvedimento gravato”. Si attendono ora i provvedimenti del Ministero per conformarsi alla decisione del giudice amministrativo. Canone speciale Rai e agenzie di viaggio: non si deve pagare per pc e schermi senza sintonizzatore, tablet e smartphone Il canone speciale RAI è dovuto solo nel caso in cui computer e schermi presenti in agenzia e negli uffici abbiano un sintonizzatore TV, oppure ci siano ancora in funzione dei videoregistratori, dotati di sintonizzatore TV, anche se non sono utilizzati per vedere trasmissioni radiotelevisive ma per diffondere immagini registrate. Completano l’elenco degli apparecchi per cui è dovuto il canone speciale, le chiavette usb con sintonizzatore tv, i decoder per la tv digitale terrestre, il ricevitore per la tv satellitare ed i media player con sintonizzatore tv. Ovviamente, chi già paga per il possesso di uno o più televisori, non deve corrispondere altro canone speciale per il possesso di tali apparecchi. Riguardo alle nuove tecnologie, la RAI ha già dovuto nel 2012 fare marcia indietro, su indicazione del Ministero dello Sviluppo Economico, dal richiedere il canone speciale per il possesso di tablet e smartphone, soprattutto per non penalizzare lo sviluppo tecnologico in Italia e perché con questi supporti l’eventuale visione di programmi televisivi, RAI e non, avviene in modalità streaming dati, non in radiofrequenza. “Riguardo alla lettera della RAI, quindi – conclude Rebecchi - diciamo ai colleghi di non prenderla in considerazione se non si ha neanche un apparecchio con sintonizzatore TV, anche perché, come scrive la stessa RAI, la lettera ha un carattere solo informativo e non coercitivo.” 3 Turismo & Pubblici Esercizi Bocciata dall’IGP la piadina industrialle Ravenna Moneta elettronica e nuovi obblighi A decorrere dallo scorso 30 giugno, i soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, sono tenuti ad accettare i pagamenti effettuati attraverso carte di debito. La legge 17 dicembre 2012, n. 221, aveva stabilito che con uno o più decreti dei dicasteri interessati, sentita la Banca d’Italia, venissero disciplinati gli eventuali importi minimi, le modalità e i termini di attuazione della disposizione che prevede tale obbligo. Ma l’approvazione successiva del D.L. 30 dicembre 2013, n. 150, ha comportato lo “slittamento” dell’intera disciplina alla data del 30 giugno scorso, senza previsione di alcuna gradualità nell’applicazione delle norme. Questa nuova disposizione pone l’esigenza di intervenire in materia, per ristabilire il principio della gradualità dell’entrata in vigore delle nuove norme, a causa delle difficoltà che i piccoli imprenditori devono affrontare sia in termini organizzativi che economici. Soprattutto per alcuni settori, considerati i ristretti margini di guadagno, l’accettazione della moneta elettronica porterebbe ad una forte riduzione di redditività ed in alcune situazioni, ad una decisa perdita. Con una lettera al Ministero dello Sviluppo Economico, la Confesercenti ha avanzato una serie di richieste di modifica dell’applicazione della norma, tese a ripristinare il principio di gradualità dell’obbligo di accettazione della moneta elettronica, che eviterebbero una congestione tecnica difficilmente evitabile e permetterebbero alle imprese “meno strutturate” di predisporsi con presumibili minori oneri rispetto al disposto normativo. In particolare è stato chiesto che: l’obbligo di accettare pagamenti effettuati attraverso carte di debito venga applicato ai pagamenti di importo superiore a 50 Euro; in sede di prima applicazione detto obbligo debba attuarsi ai pagamenti effettuati a favore dei soggetti che svolgono attività di vendita di beni e prestazioni di servizi il cui fatturato dell’anno precedente sia superiore ad Euro 500.000; dal 30/5/2015 l’obbligo citato si dovrebbe applicare ai pagamenti effettuati dai soggetti che svolgono attività di vendita di beni e prestazioni di servizi il cui fatturato dell’anno precedente, sia superiore ad Euro 250.000; per le attività di vendita tabacchi, distribuzione stradale di carburanti e commercio su aree pubbliche le disposizioni dovrebbero adottarsi a partire dal 1/1/2017. Alla data attuale non abbiamo novità in merito alle suddette richieste. È da evidenziare che, malgrado l’obbligo del POS previsto nel DL citato, nello stesso decreto non sono previste sanzioni per quanti non osserveranno tale imposizione. Gli uffici Confesercenti restano a disposizione per eventuali chiarimenti. 4 Dalla Fondazione per il territorio “La Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna nasce nel 1992, nel rispetto della legge Amato. Con la separazione delle funzioni la Cassa di Risparmio di Ravenna Spa, appositamente costituita, assumeva l’attività tradizionale legata al credito, mentre in capo alla Fondazione rimase il compito di portare avanti quelli che erano stati i principi legati alla nascita dell’Ente Cassa di Risparmio, ovvero scopi filantropici. Anche nell’anno appena trascorso la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna ha potuto confermare il suo forte e crescente impegno per lo sviluppo sociale e l’innovazione economica del territorio; destinando all’attività istituzionale per l’esercizio 2013 l’importo complessivo di circa 8,7 milioni di euro, confermando così il record degli ultimi esercizi. Il progressivo sorgere di nuove, emergenti, problematiche sociali ha spinto la Fondazione a far crescere lo stanziamento per il settore Assistenza Anziani e categorie disagiate. Molto forte è stato l’impegno previsto a favore delle strutture residenziali per anziani nell’ottica del potenziamento della rete di presidi qualificati.” (In questo contesto un sostegno è stato deliberato quest’anno anche alla Cooperativa Tessalica per il progetto P.M.I. Angels attivo in provincia di Ravenna. N.d.r.) Per l’Educazione e Istruzione, ma in generale negli interventi per i giovani (attività sportive, culturali, ecc.), molto importante l’apporto che la Fondazione ha fornito per lo sviluppo dell’Università e per la valorizzazione dell’autonomia scolastica, ciò ha consentito da alcuni anni già a tantissimi plessi scolastici di ammodernarsi con nuovi sistemi informatici e lavagne interattive multimediali. Non possiamo dimenticare poi come il settore dell’Arte, Attività e Beni Culturali rimane per la Fondazione l’area di intervento più rilevante. Un fattore di sviluppo non solo culturale, ma anche volano di sviluppo economico e sociale per le imprese e la comunità ravennate. Per il settore dello Sviluppo locale c’è stato poi un aumento significativo delle risorse riservate, si è voluto anche qui dar seguito alle crescenti domande di sostegno delle diverse realtà territoriali e sociali colpite dal perdurare del momento di forte incertezza. La Fondazione, consapevole che il rilancio passa attraverso lo sviluppo di iniziative strategiche, potrà esaminare e sostenere progetti di promozione dell’innovazione e dell’occupazione giovanile tesi anche alla salvaguardia ambientale.” Lanfranco Gualtieri Presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna Il tema del risparmio energetico e della sostenibilità ambientale rientrano nella strategia futura del territorio della Bassa Romagna. Infatti tutte le giunte dei Comuni hanno approvato il percorso e le sinergie che questo tema può produrre, al fine di avviare azioni e progetti che migliorino lo stile di vita delle persone e crei nel territorio una nuova cultura della sostenibilità. Nel 2010 l’Unione dei Comuni ha avviato il percorso di sviluppo del Piano Energetico, alla fine del 2011 i Comuni hanno aderito al Patto dei Sindaci impegnandosi a raggiungere obiettivi di riduzione superiori a quelli fissati dall’UE al 2020. Il rapporto di convenzione tra Unione della Bassa Romagna e Università di Bologna si è ampliato al fine di elaborare contestualmente al piano energetico anche il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) migliorando e aumentando conoscenze della materia attraverso piani di azione. 1.Risparmio energetico attraverso educazione alla riduzione degli sprechi attraverso una miglior gestione dei consumi 2.efficienza energetica attraverso la sostituzione dei dispositivi poco efficienti 3.riqualificazione energetica degli edifici residenziali e non 4.rinnovabili promozione e diffusione delle fonti rinnovabili Molte le iniziative già attivate nel Lughese a sostegno di azioni di risparmio quali: Lugo sud città solare, Fusignano green, mi illumino di meno, spegniamo lo spreco e accendiamo il risparmio. Con la sottoscrizione dei PAES i sindaci si impegnano a perseguire i seguenti obiettivi: • andare oltre gli obiettivi previsti dall’Unione Europea per il 2020 e ridurre di almeno il 20 % le emissioni di CO2; • presentare un piano di azione per l’energia sostenibile che metta in evidenza in che modo verranno raggiunti gli obiettivi con calendari e responsabilità e relative dotazioni finanziarie da stanziare; • presentare ogni due anni il monitoraggio e relative verifiche di attuazione; • organizzare giornate dell’energia permettendo ai cittadini di beneficiare direttamente delle opportunità e dei vantaggi offerti dall’uso intelligente dell’energia e informando regolarmente i media sugli sviluppi del piano di azione; • partecipare e contribuire alla conferenza annuale dei Sindaci dell’Unione mettendo in rete le esperienze facendo circolare le buone prassi. È necessaria una forte coesione del territorio per costruire politiche innovative di qualità energetica, di riduzione delle emissioni e nuovi comportamenti culturali ed economici per la riduzione dei consumi e la produzione di energia in modo sostenibile. Per questo motivo è nata la partnership pubblico privato per l’attuazione delle azioni condivise su una serie di azioni legate all’energia e all’ambiente. Servono infatti campagne informative e di sensibilizzazione per crearne una cultura che non può solo essere promossa dai piani di comunicazione ma devono essere affiancate da azioni di comunicazione e informazione (creare un simbolo che possa essere tradotto in tutti i sistemi comunicativi per veicolare ovunque il valore del tema energetico). Non deve solo essere un esercizio promozionale ma deve portare ad un reale valore aggiunto al nostro territorio, deve essere quantificabile e percepito da tutti gli attori che sono sensibili all’argomento. Su questi argomenti come Confesercenti abbiamo partecipato ai numerosi incontri e tavoli per meglio strutturare il progetto e siamo consapevoli dell’importanza di questi piani, non mancherà di certo il nostro supporto anche nella fase operativa e di sostegno all’opera di divulgazione e aiuto. Ravenna Un futuro green per la Bassa Romagna Petizione di Assotabaccai: “Ferma la lunga mano del fisco!” Assotabaccai ha promosso una petizione online, per dire no alla riduzione dell’aggio imposto dall’Agenzia delle Entrate sui valori bollati. Questo il link al quale poter firmare la petizione denominata “Ferma la lunga mano del Fisco!”: http://chn.ge/1n5pMfQ Firmare la petizione significa non solo dire no ad un’ulteriore vessazione imposta dall’alto alla nostra categoria. Significa dire no ad un metodo che ha sempre visto trattare le nostre imprese come strumento di soccorso alla pubblica amministrazione, senza mai riconoscerne il valore sociale ed anzi mettendone a repentaglio sicurezza e redditività. A guadagnarci sono sempre i soliti… a rimetterci sempre noi! È ora di dire basta! Assotabaccai invita a firmate la petizione e a parlarne con tutti i colleghi, per dare un segnale forte e far capire che la categoria è stufa! Servizio estivo di emergenza per automobilisti e guardia medica a Ravenna e a Cervia Si ferma la macchina in vacanza o al lavoro nel fine settimana d’estate? Serve l’elettrauto? Il gommista? Anche quest’anno come avviene da oltre trent’anni è attivo il servizio Estate Sicura, promosso dal Consorzio Ravennate Riparatori Meccanici e Affini e dalle associazioni dell’artigianato in collaborazione con Camera di Commercio, Comuni di Ravenna e Cervia, Confesercenti e Confcommercio. In ogni fine settimana telefonando a Ravenna al n. 0544/482999 e a Cervia al n. 0544/979251 è possibile conoscere e avere l’officina di turno e quelle aperte per ottenere il soccorso necessario nella zona in cui ci si ferma con l’auto, senza maggiorazione di tariffa. È stata anche prodotta una guida utile per i turisti e i viaggiatori (con relativa carta stradale) reperibile anche presso le sedi dell’Associazione di Ravenna e Cervia, dove se ne possono avere anche più copie da tenere esposte presso le attività turistiche a disposizione della clientela. Sempre presso le sedi sono disponibili le locandine con i recapiti dei servizi sanitari e Guardia Medica attivi d’estate sul territorio. 5 Contro l’abusivismo commerciale serve più impegno e volontà politica forte Nonostante l’estate viaggi a ritmi alterni, sia per le condizioni meteo, sia per le presenze turistiche, ciò che non ha perso assolutamente vigore e, anzi, si manifesta con ancora maggiore prepotenza, è il fenomeno dell’abusivismo commerciale nel litorale cervese. Anche quest’anno gli abusivi sono tanti, sono di più e hanno completato l’elenco di tutte le tabelle merceologiche: si vende di tutto senza eccezioni e senza limiti di quantità. Purtroppo, come avevamo previsto e come continuiamo a denunciare oramai da decenni, il fenomeno dell’abusivismo commerciale, se non viene contrastato con metodo, strategia e personale, non potrà mai essere debellato. A nostro avviso, stiamo arrivando ad un punto di criticità tale, che già nell’estate del 2013 si è manifestato con aggressioni e violenze ai nostri operatori del balneare. È stata una deriva pericolosa che, a giudicare dai numeri degli abusivi di giugno, preannunciano altrettanti gravi episodi. Assistiamo anche alla lotta fra gli stessi abusivi per l’occupazione della battigia. Insomma, un mix fatto di illegalità, etnie diverse e necessità di sopravvivenza che rischia veramente di fare del male alla nostra immagine turistica e alla gradevolezza del vivere la spiaggia. Siamo molto critici sul debole intervento di chi è deputato a controllare e a contrastare questo fenomeno. A parte i tentativi della Polizia Municipale a Cervia, la quale (per il momento) è l’unica che riesce ad applicare un servizio di controllo della spiaggia e un metodo di contrasto all’abusivismo, 6 che danno qualche frutto, ma crediamo che sia veramente necessario, arrivati a questo punto, della necessità di uomini dedicati a questo servizio di contrasto a questo fenomeno illecito, che sta mettendo a dura prova la nostra immagine turistica a scapito di una serena vacanza. Da settimane riceviamo infatti continue segnalazioni dagli associati, un po’ da tutte le zone del territorio, in particolare da Milano Marittima come dai lidi sud di Ravenna, che rimane sempre quella più critica. La P.M., quando effettua il servizio di pattugliamento, riesce a fare un po’ la differenza, ma ovviamente, con pochi uomini e un territorio così vasto, è una differenza che dura poco e rimane concentrata in uno spazio ridotto. Come Associazione abbiamo, anche quest’anno, firmato il protocollo per contrastare il fenomeno dell’abusivismo commerciale. Siamo convinti di aver fatto bene, perché rappresenta un importante segnale istituzionale, che vede insieme lo Stato, nelle sue rappresentazioni, e il mondo imprenditoriale contro questo grave fenomeno illecito. Ci stiamo impegnando a realizzare una campagna di informazione e di sensibilizzazione del turista, affinché comprenda sempre più e meglio quale danno si crea a sovvenzionare, con gli acquisti, il circuito illegale dell’abusivismo commerciale. Crediamo però che le Forze dell’Ordine locali (che hanno fatto anche brillanti operazioni come l’ultima a Pinarella di Cervia), che pur ci rappresentano la loro totale convinzione nel contrasto all’abusivismo, non siano messe nelle condizio- Fai un affare vero: scegli la legalità e non acquistare dagli abusivi! Choose a better bargain: keep within the law and don’t buy from unlicensed vendors! Machen Sie ein echtes Geschäft: entscheiden Sie sich für die Legalität und kaufen Sie nicht bei Schwarzhändlern! Unlicensed selling of goods or services is not permitted on the beach. Any criminal or administrative violations shall be punished in accordance with the law. Sulla spiaggia non sono consentiti né la vendita di prodotti né l’offerta di servizi abusivi. Eventuali trasgressioni penali o amministrative verranno punite a norma di Legge. Provincia di Ravenna Comune di Ravenna Am Strand ist weder der Verkauf von Produkten noch das Anbieten von Dienstleistungen gestattet. Eventuelle Zuwiderhandlungen werden straf – und verwaltubnsrechtlich verfolgt. Comune di Cervia Provincia di Ravenna Associazione Provinciale di Ravenna Campagna di sensibilizzazione promossa d’intesa con la Prefettura - Ufficio territoriale del Governo di Ravenna Awareness - raising campaign promoted in collaboration with the Prefecture of Ravenna Aufforderungskampagne in Abstimmung mit der Präfektur, dem provinzialen Regierungsamt in Ravenna ni di combatterlo completamente, mancando di uomini e mezzi per ottenere risultati significativi. Pur in questo quadro poco esaltante, non abbandoniamo la nostra attività, né il nostro ruolo di Sindacato a tutela delle imprese e della legalità, per lavorare a tutti i livelli politico-istituzionali, per trovare soluzioni concrete che passino prima di tutto nell’aumento degli organici delle Forze dell’Ordine locali. A Cesena torna il Festival internazionale del cibo di strada il 3, 4 e 5 ottobre 2014 I sapori della Sicilia, del Messico e del Brasile sono stati protagonisti di tre “Anteprime” del Festival Internazionale del Cibo di Strada che si svolgerà nel centro storico di Cesena il 3, 4 e 5 ottobre 2014. Le “Anteprime” si sono svolte presso il rinnovato Foro Annonario di Cesena, in Piazza del Popolo. Protagonisti l’Antica Focacceria San Francesco di Palermo per la Sicilia, il Restaurante Revolucion per il Messico e l’Associazione Culturale “Sem Fronteiras” per il Brasile. Ormai si parla dovunque del cibo di strada e ci sono vari tentativi di imitazione, ma la prima iniziativa (nel 2000) a mettere in campo e a dar valore a questo tipo di gastronomia è stata proprio questa manifestazione di Cesena, in una città che da tempo ha creduto in questo straordinario incontro di culture. Per informazioni tel. 0547.622602 ww.confesercenticesenate.com www.cibodistrada.com Conguaglio TIA 2013 e primo acconto TARI 2014: ma quanto ci costano i rifiuti? Indicazioni operative per la riduzione dell’acrilammide negli alimenti È scaduto nel mese di maggio il pagamento del conguaglio TIA che chiude il 2013, anno in cui nella Provincia di Ravenna il Tavolo provinciale dell’imprenditoria con forti pressioni sulle istituzioni è riuscito a non far applicare la Tares e a ritornare al meccanismo della tariffazione TIA. Unica esperienza in tutta Italia, Ravenna è stata risparmiata su tutto il territorio provinciale dagli aumenti (tra il 30 ed il 40% circa in media) che invece hanno gravato sui bilanci delle piccole e medie imprese italiane nel 2013, ma per l’anno in corso il sentiero è nuovamente minato, ora arriva la TASI. Essendo un tributo studiato sulla base (per non dire che è un copia e incolla) della Tares, anche la TARI è un tributo comunale ed ecco che nuovamente le imprese non possono più scaricare l’Iva, quel 10% che quindi diventa un costo vivo: sommandolo all’addizionale provinciale e all’adeguamento Istat abbiamo così un 15% in più sulle aliquote dello scorso anno. Rimangono le agevolazioni su metrature e stagionalità, fortemente volute da Confesercenti con lotte e numerosi incontri con gli Amministratori, per garantire almeno quelle caratteristiche della Tia che avevano fatto di Ravenna un caso unico nel suo genere, frutto di una concertazione tra Associazioni, Comuni e gestore del servizio (Hera). Qualche novità rispetto allo scorso anno però c’è: con le elezioni che hanno visto protagonisti tutti i comuni della Provincia (tranne Ravenna, Faenza e Riolo Terme), ogni azione doveva essere anticipata frettolosamente nei tempi utili prima della “sospensione elettorale”: questo ha fatto sì che i comuni in oggetto approvassero le delibere con annessi regolamenti sulla gestione del nuovo tributo sull’igiene ambientale (TARI) entro il mese di aprile. Dopo due incontri con tutti i sindaci della Provincia, vecchi e nuovi, e con non poche difficoltà ad avere la disponibilità dei tecnici di Ravenna, Cervia, Unione dei Comuni della Bassa Romagna e Unione dei comuni della Romagna Faentina, il Tavolo provinciale dell’imprenditoria ha avviato un percorso per rivedere i regolamenti Tari: infatti, con la scadenza imminente per l’adozione degli stessi (31 luglio) anche i comuni che hanno già deliberato possono rivedere la documentazione ed emendare. Questi sono gli aggiornamenti, in tempo reale ed in attesa della convocazione del Tavolo con i tecnici delle Amministrazioni per gli ultimi sforzi di concertazione al fine di presentare una suddivisione del costo del servizio di igiene ambientale che sia ripartito più equamente tra utenze domestiche e non domestiche, poiché il nodo centrale del dibattito sollevato dalle Associazioni è proprio questo. Il 13 giugno il Ministero della Salute ha convocato le Associazioni di categoria che rappresentano i settori interessati al fine di esporre risultati analitici per l’anno 2013 sulla presenza di acrilammide negli alimenti e di valutare, con la collaborazione degli operatori del settore, quali possono essere gli strumenti più efficaci per ridurre la formazione di tale sostanza durante il processo di produzione degli alimenti. L’acrilammide è un composto chimico che si forma negli alimenti, solitamente nei prodotti amidacei, durante la cottura (frittura, cottura al forno e alla griglia) ad alta temperatura. La sua prima scoperta negli alimenti risale all’aprile del 2002, ma con ogni probabilità le persone sono state esposte a questa sostanza tramite la dieta fin da quando l’uomo ha cominciato a cuocere i cibi. La presenza di acrilammide è stata rilevata in prodotti quali patatine, patate fritte a bastoncino, pane, cereali per la prima colazione, crackers, fette biscottate, biscotti e caffè. Dal momento che l’acrilammide è stata classificata come sostanza potenzialmente cancerogena, gli esperti a livello mondiale hanno raccomandato una riduzione del suo tenore negli alimenti, dati i timori che questa sostanza suscita sotto il profilo della sicurezza. Si fa presente che lo studio del problema relativo alla presenza di acrilammide negli alimenti porterà con ogni probabilità alla fissazione di limiti massimi obbligatori per legge. Tenuto conto di ciò e, in primo luogo, per la tutela della salute dei consumatori, si rende necessario effettuare una campagna informativa per rendere edotti gli operatori delle categorie interessate del problema relativo alla presenza di acrilammide negli alimenti e delle procedure che possono efficacemente contribuire ridurne i livelli. A tal fine, sono state pubblicate le linee guida elaborate dall’associazione Food Drink Europe contenenti indicazioni e strumenti operativi che possono essere utilizzati in modo selettivo dagli operatori alimentari, secondo le loro esigenze specifiche, per ridurre i tenori di acrilammide nei propri prodotti. Dal momento che l’acrilammide si forma nella fase di cottura degli alimenti, il problema riguarda in primo luogo la panificazione artigianale, ma anche i pubblici esercizi nelle loro produzioni sia nel caso di utilizzo di prodotto fresco, sia nel caso di utilizzo di prodotto surgelato, nonché tutta la produzione artigianale relativa ai prodotti sotto elencati: biscotti, crackers e fette croccanti; prodotti di panetteria; cereali per la prima colazione; prodotti fritti a base di patate: patatine fritte (“crisps”); patatine fritte a bastoncino (French fries). 7 Dall’Assemblea Nazionale locale, costi d’esercizio, politiche per il turismo, giustizia, abusivismo, legalità e lotta alla criminalità, credito, ecc.), dall’altro è compito e dovere dell’Associazione, tanto più per i tempi che viviamo, richiamare il potere politico alle sue responsabilità come ad indicare problemi, situazioni, e soluzioni. E dobbiamo farlo evidenziando la situazione vissuta dalle imprese con spirito costruttivo e determinato. Dall’Assemblea Nazionale dell’Associazione è apparso ancora più chiaro come in un quadro di grande difficoltà che continua, le piccole e medie imprese del commercio, del turismo e dei servizi costituiscono il perno (bistrattato!) del nostro sistema economico, il futuro di gran parte del nostro paese passa di qui, anche se ancora molti si attardano a dissertare di industrializzazione e grande distribuzione. In tal senso forte è stato il monito che il Presidente Nazionale della Confesercenti Marco Venturi (e con lui anche i presidenti delle sedi collegate) ha lanciato nel suo intervento all’Assemblea Nazionale. Al Governo, ai parlamentari e ai rappresentanti politici presenti nell’occasione è stato chiesto di operare con urgenza per ridurre le zavorre del Paese, per tradurre in azioni concrete le aspettative che si sono create sulla possibilità stessa di farcela in Italia, come attraverso nuove politiche europee che faticosamente si stanno profilando per uscire dal solo rigore. Innanzitutto riducendo il carico fiscale che oggi è il più alto d’Europa. La Confesercenti ha proposto un nuovo patto fiscale: un impegno solenne da parte di Governo, Regioni e Comuni a restituire 10 miliardi l’anno a cittadini e imprese finanziato dai tagli alla spesa pubblica e senza nuovi balzelli. E poi semplificazione e sburocratizzazione. Il nostro Paese ha bisogno di speranze e di futuro da Riforma del sistema camerale Prima di affrontare il tema del necessario riordino della disciplina in materia di Camere di Commercio, va però premesso e ribadito il problema storico di questa povera Italia, cioè che a fronte di leggi nazionali, di Istituti ed enti insediati in tutta la nazione, in questo particolare Paese, si trovano da qualche parte situazioni eccellenti e in molte altre, gestioni da basso impero, quindi riconducibili non alla radice legislativa, ma alla estrema criticabilità di quelle comunità e di quegli uomini. Ciò detto l’esigenza di riformare il sistema camerale è da tempo una priorità avvertita dai neofiti rappresentanti delle piccole e medie imprese, spesso contrastati dai nostalgici del vecchio e dai burocrati di professione, che albergano all’interno delle Camere e che hanno impedito, sino ad oggi, un’autoriforma. Le direttrici sulle quali con il Governo si può e si deve trovare un percorso condiviso, riguardano la necessità di ridefinire le circoscrizioni territoriali, non secondo banali e dannosi, accorpamenti regionali, ma in ragione di parametri di efficientamento e di dimensione territoriale ben ponderati. Nella necessità di riordinare i compiti e le funzioni assegnate alle Camere di commercio, nel tentativo di eliminare duplicazioni di funzioni con altre amministrazioni ed enti pubblici, occorre ribadire la prioritaria applicazione nello sviluppo dell’economia territoriale, senza pensare però di azzerare l’impegno degli uffici camerali, che accompagna lo sforzo di internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, con opera di formazione ed assistenza. Quando poi si mette mano al tema delle limitazioni alle partececipazioni societarie da parte delle Camere di commercio, il Governo, se ne è capace, deve fare un ragionamento di grana fine, posto e ribadito il concetto che l’Italia è lunga e varia. Il cuore del problema sta attorno alla definizione di quali sono le attività istituzionali, quali in particolare quelle che si vogliono preservare. Tagliando il ragionamento con l’accetta, occorre capire che alcune infrastrutture o attività che hanno funzioni infrastrutturali, vedi ad esempio aeroporti, porti, centri fieristici, sistemi universitari, sono in perdita strutturale, come entità specifiche, ma determinano un plus valore per la comunità. 8 segue dalla prima pagina costruire con impegno, coerenza e serietà. Per questo serve un cambio di passo coerente con i segnali e i bisogni di cambiamento che anche gli italiani hanno dato alle recenti elezioni europee. La Confesercenti si è presentata con proposte articolate a Governo e partiti, come alle banche e alle istituzioni locali per chiedere risposte coerenti. I Ministri presenti (Guidi e Poletti) nei loro interventi all’Assemblea hanno dato atto di questo e si sono impegnati a dare alcune prime risposte. Ora servono i fatti. La Confesercenti si è fatta sentire e ha mobilitato i suoi gruppi dirigenti per questo. Nei collegamenti con le sedi locali sono stati toccati temi più articolati e anche territoriali: le normative sul lavoro, la legalità, il peso del fisco locale, il mezzogiorno, la lotta alla corruzione, il credito. Temi su cui si sono sentite anche le risposte delle Amministrazioni regionali. Un’Assemblea (anzi, 7 incontri quest’anno) che hanno voluto testimoniare ancora una volta le proposte dell’Associazione e la sua vicinanza ai bisogni delle imprese. Ora servono le risposte. L’Associazione non molla la presa e rafforza il sostegno alle stesse azioni congiunte (che riprendono molti dei temi affrontati all’assemblea del 17 a Roma) di Rete Imprese Italia. Rete Imprese che ha già avuto diversi incontri con i Ministri del governo Renzi, governo alle prese con la nuova e impegnativa responsabilità della presidenza del semestre europeo appena iniziato. L’Italia dopo avere ottenuto la “flessibilità personalizzata” ora deve avere e fare una “politica personalizzata” per le piccole e medie imprese. Ma bisogna cominciare per davvero. Ora tocca al governo. segue dalla prima pagina Queste realtà, in molte parti di questo Paese, non sono in perdita perché partecipate e gestite da rappresentati delle Camere di Commercio o degli Enti locali, ma perché se non le si considerano nella logica del bilancio sociale, della comunità, nella loro individualità hanno spesso bilanci difficili ed il privato, ovviamente non interviene. In questo sistema Paese è dimostrato come sia rischioso lasciare autonomia ai territori, ma laddove ci sono Camere con situazioni patrimoniali sane, la possibilità di determinare lo sviluppo territoriale, deve essere preservata come forma incomprimibile di democrazia. In tema di patrimoni, si tocca un altro dato sensibile. La situazione patrimoniale di molte Camere del Centro Nord è a dir poco solida, forse anche troppo, visti i momenti di crisi. Vale a dire che probabilmente si potevano impiegare più parti del patrimonio, per dare fiato all’economia del territorio, come diverse Camere della nostra Regione, hanno per altro fatto. Ma la sgradevole sensazione che a Roma qualcuno abbia fatto la bocca, al patrimonio delle Camere di Commercio, comincia a diffondersi. In sostanza, quanto appare chiaro è che si è finalmente avviato il percorso di riforma delle Camere di Commercio, ma come sempre accade in queste circostanze, si apre ora una fase che può essere una grande opportunità, oppure una via tombale. L’aver determinato la riduzione del contributo annuale, chiaramente accolto favorevolmente dagli imprenditori, prima ancora però di aver riformato il Sistema Camerale e averne ridefinito i compiti, sa tanto di entrata a gamba tesa, tipica del medioevale calcio fiorentino, suggerito dai “Nobili Signori” seduti in tribuna. Poiché tanti imprenditori e la maggior parte delle Associazioni che rappresentano le loro imprese, credono alla via intrapresa delle riforme, vedere alle prime azioni concrete, una forzatura come questa, fa male il doppio. Fa male per quanto di dannoso produce in se e ancor più male perché toglie fiducia alla capacità di ben operare sul tanto altro che resta da fare, da parte di questa maggioranza. Ci sono ancora passaggi parlamentari e di Governo per porvi rimedio e vorremmo essere ascoltati. Vedremo. Liberalizzazione segue dalla prima pagina Perché è necessario fare un passo indietro? Ci hanno voluto far credere che la totale deregulation del commercio avrebbe favorito la concorrenza, dato nuovo impulso ai consumi e perciò al Pil ma nessuno dei tre obiettivi è stato raggiunto: in questi due anni, infatti, la spesa per acquisti di beni da parte delle famiglie è scesa di ben 28,5 miliardi ed il Pil è calato di 4,3 punti. L’unico effetto finora, invece, è stata la penalizzazione delle piccole attività commerciali che rappresentano il tessuto vitale dei nostri centri urbani. Occorre poi sfatare un altro mito: l’Europa non ci chiede nulla in merito alla deregulation degli orari commerciali, anzi. In nessun Paese europeo vige un regime di liberalizzazioni come il nostro attuale. Per questo ben vengano le liberalizzazioni, ma solo nelle città a forte vocazione turistica: altrimenti produrranno solo effetti dannosi, distruggendo il commercio tradizionale. La deregulation degli orari commerciali contribuisce a mettere a rischio quel grande patrimonio economico, culturale e sociale rappresentato dall’impresa diffusa e dal commercio di vicinato. È così? Abbiamo presentato in Parlamento la proposta di legge d’iniziativa popolare sostenuta da oltre 150 mila persone con la campagna ‘Liberaladomenica’ promossa da Confesercenti contro l’apertura dei negozi nei giorni festivi proprio perché vogliamo denunciare il combinato disposto tra liberalizzazione edilizia e commerciale: i comuni, in questi anni, hanno favorito l’espansione edilizia per le grandi strutture perchè gli oneri di urbanizzazione servivano ai bilanci dei comuni. Ma così facendo, e dietro l’abbaglio dei nuovi posti di lavoro, si è distrutto quel ricchissimo patrimonio commerciale, culturale e sociale dell’impresa diffusa dei centri delle nostre città a favore delle grandi strutture, spesso periferiche. Queste scelte scellerate, nel corso degli anni, hanno comportato una perdita di quote di mercato dell’80% nell’alimentare e del 60% nell’extra alimentare a scapito delle piccole realtà italiane. Basta passeggiare per le strade centrali delle nostre città per osservare file di saracinesche abbassate per sempre e negozi ‘sfitti’: mancanza di occupazione, perdita di sicurezza e di servizi essenziali nei nostri quartieri, malessere e degrado sociale sono gli effetti di scelte politiche sbagliate. Il nostro impegno ci vede in prima linea per invertire la rotta e ridare slancio e vitalità non solo ai consumi, ma a quel tessuto commerciale diffuso e di servizio di vicinato sui nostri territori, perno della qualità della vita urbana. 3 n. Proprietario: Confesercenti provinciale forlivese Autorizzazione tribunale di Forlì n. 6/2004 Autorizzazione del tribunale di Ravenna n. 1226/2004 Redazione: Via Grado n. 2 Forlì tel. 0543 375701 Direttore Responsabile Giancarlo Corzani Recapito Confesercenti Ravenna Piazza Bernini 7 tel. 0544 292711 Recapito Confesercenti Cesena Via IV Novembre 145 tel. 0547 622601 Stampa Full Print Ravenna Hanno collaborato a questo numero: da Ravenna Roberto Lucchi, Giancarlo Melandri, Loretta Emiliani, Giacomo Costantini, Andrea Casadei della Chiesa, Riccardo Ricci Petitoni, Sara Reali; da Cesena Gianpiero Giordani, Graziano Gozi; da Forlì Giancarlo Corzani, Fabio Lucchi, Lores Frignani, Stefania Bartoletti. Chiuso in tipografia il 18 luglio 2014