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Aprile 2014 - Numero 3 - Mensile - Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (Conv.ni L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 DCB - Filiali di Forlì e Ravenna
n.
Riforma
del sistema camerale:
attenzione ai poteri forti
Dall’Assemblea Nazionale monito
al governo e alla classe politica:
risposte alle imprese per ripartire
Lo scorso 17 giugno si è svolta all’Auditorium Parco
della Musica a Roma l’Assemblea Annuale di Confesercenti, assemblea molto partecipata e che quest’anno si è svolta in contemporanea e in collegamento con
6 capoluoghi di regione (Torino, Genova, Cagliari,
Palermo, Firenze e Venezia) con altrettante assemblee. Un’occasione certo tradizionale e consolidata,
ma importante, che punta a parlare e a coinvolgere
rappresentanti del Governo, delle Istituzioni, delle forze
sociali e del mondo economico e politico. Con la scelta
dei collegamenti in diretta con sei regioni si è dialogato
poi anche con diverse rappresentanze politiche e istituzionali locali e regionali. Se da un lato può apparire
ripetitivo questo appuntamento annuale, significativo
e impegnativo dell’Associazione, appuntamento che
riscuote interesse e ritorni sui mezzi di comunicazione, ripetitivo nel dover ripresentare le stesse istanze e
lagnanze (burocrazia opprimente, pressione fiscale e
segue a pag. 8
Liberalizzazione selvaggia degli orari
commerciali: serve un passo indietro
Intervista a Mauro Bussoni, segretario generale di Confesercenti nazionale
Liberalizzazione degli orari commerciali: a che
punto è la proposta di legge bipartisan in discussione in Parlamento?
La discussione riprenderà in Parlamento la prossima
settimana: ci auguriamo che si faccia un passo indietro
rispetto alla ‘liberalizzazione selvaggia’ introdotta dal Decreto Salva Italia del governo Monti nel 2011 che non ha
fatto altro che indebolire la distribuzione tradizionale, già
duramente colpita dalla crisi, spostando quote di mercato
dai negozi di vicinato alle grandi strutture commerciali.
La chiusura obbligatoria di tutti i negozi per dodici giorni
all’anno, con possibilità di deroghe a livello locale ci sembra un buon punto di partenza.
Cosa chiediamo al Governo?
Il ministro Guidi, intervenuta nel corso dell’Assemblea Annuale di Confesercenti, ha mostrato segnali di
apertura sulla necessità di regolamentazione degli orari
commerciali. Chiediamo, perciò, che il presidente del
Consiglio Matteo Renzi ed il suo esecutivo intervengano
al più presto per sbloccare la situazione e riportare una
disciplina equilibrata negli orari e nei giorni di apertura
delle attività commerciali.
segue a pag. 8
Nell’ambito degli interventi decretati per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari, il Governo Renzi ha fatto
un primo passo falso. La riduzione del cinquanta per
cento del diritto annuale a carico delle imprese, prima
annunciata come immediatamente in vigore e poi,
dopo le inevitabili correzioni imposte dalla Presidenza
della Repubblica, introdotta a partire dal 2015, non
è solamente un’autentica forzatuta probabilmente
dannosa per le piccole e medie imprese del territorio, ma soprattutto un grave attacco al sistema
camerale, gradito ai poteri forti di questo Paese. Con
un paio di ragionamenti è facile capire il disegno.
Fino ai primi anni Novanta, le Camere di Commercio
erano una sorta di emanazione del ministero dell’economia e quindi sotto il controllo politico romano
ed economico del mondo industriale. Con il D.L.
15 febbraio 2010 n. 23 (pubblicato sulla G.U. n.
46 del 25/2/2010) è stata approvata la riforma
dell’ordinamento relativo alle Camere di
Commercio in attuazione dell’art. 53 della legge
23/7/2009 n. 99, a distanza di quasi sedici anni
dall’ultima riforma organica del 1993 con la legge
580, con cui è stato approvato un diverso criterio di
composizione degli organi dirigenti. Con la legge del
1993, ma soprattutto con il D.L. 15 febbario 2010
n. 23, è iniziata la fase dell’autonomia locale e della
maggiore, anzi maggioritaria, presenza dei rappresentanti del mondo delle piccole e medie imprese.
Con la costituzione di RETE Imprese Italia, si sono
successivamente create le condizioni per un’alleanza tra le 4 maggiori Associazioni del commercio
e dell’artigianato, tali per cui, ad ogni rinnovo degli Organi camerali sempre più erano le Camere
di commercio che passavano sotto la Presidenza
dei rappresentanti delle piccole e medie imprese,
quindi orientati a perseguire programmi di mandato
fortemente caratterizzati dalla loro matrice imprenditoriale. Quest’ultima conseguenza rappresenta il
secondo elemento che ha infastidito i poteri forti di
questo Paese.
A nessuno è sfuggito che da quando a presiedere le
Camere di Commercio sono Presidenti espressione
di RETE Imprese Italia, le politiche attive svolte dal
sistema Camerale per quanto riguarda le iniziative da
promuovere, gli indirizzi delle società partecipate, ma
soprattutto le politiche di agevolazione all’accesso
al credito , tramite i contributi ai Confidi, hanno teso
a dare il giusto peso alle esigenze delle piccole e
medie imprese. Da quel momento, negli ambienti dei poteri forti, le Camere di commercio hanno
perso d’interesse, anzi sono diventate un problema.
Cosicché, prima ancora della necessaria riforma del
sistema camerale, nasce l’idea della improvvida e
intempestiva riduzione del diritto camerale obbligatorio, voluta con forza dalle Ministre di espressione
dei poteri forti, presenti nel Governo Renzi.
Ogni possibile riduzione di oneri a carico delle imprese è apprezzato ma in questo modo si toglie l’ossigeno al sistema camerale, senza il quale non sarà più
possibile fare politiche attive, INDISPENSABILI, per
le piccole e medie imprese, vedi il sostegno ai Confidi
del territorio, prima ancora di aver dato corpo a quel
disegno di legge, preannunciato, che le Camere di
commercio dovrebbe profondamente riordinare.
Perché sul fatto che le Camere di Commercio sono
da riordinare, non si discute.
segue a pag. 8
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NOI ERAVAMO BOTTEGA
La Ricetta
Settore Alimentare
Da 54 anni Prima e la sua ferramenta
a Granarolo Faentino
Prima Montesi, piccola imprenditrice di Granarolo Faentino, ha festeggiato quest’anno i 50
anni di vita associativa ed i 54 anni di un’impresa nel cuore della frazione: durante la festa sociale il presidente della Confesercenti faentina
Valter Dal Borgo e il Sindaco Giovanni Malpezzi
le hanno consegnato un riconoscimento voluto
fortemente dall’Associazione allietando la consueta serata conviviale. Prima, i suoi 84 anni di
età li porta proprio bene, con un’energia ed un
sorriso che pochi sanno sfoggiare, soprattutto
in tempi come questi, dove alzare la saracinesca ogni giorno diventa sempre più difficile:
la piccola ferramenta gestita a Granarolo è da
sempre un punto di riferimento per la comunità, sin da quando aprì con i pochi risparmi nel
1960, lavorando incessantemente per creare
una vasta offerta di merceologia, la più varia,
rendendola di fatto unica nel suo genere. Fidelizzando la clientela grazie dalla
dinamicità, Prima ha garantito ai suoi
concittadini un servizio sempre puntuale con grande cortesia, una qualità che
l’ha premiata anche quando ha aperto la
grande distribuzione nel cuore di Granarolo. Associata da sempre, da quando
la Confesercenti ha aperto gli uffici di
Faenza, Prima continua la sua attività al
numero civico vicino alla sua abitazione,
“casa e bottega” come non se ne trovano
poi così di frequente oggigiorno.
È un esempio concreto di servizio e longevità che testimonia il valore e il ruolo dei
negozi nei paesi e nelle città.
Bocciata dall’IGP la piadina industriale
Esulta Confesercenti: quella vera è solo tradizionale!
Una piccola grande battaglia vinta nel nome della
tradizione e della tipicità: con la sentenza n. 5148
del 15 maggio il TAR del Lazio che, accogliendo il
ricorso di un’azienda, ha dichiarato illegittimi il disciplinare di produzione IGP della piadina romagnola che Regione Emilia-Romagna e Ministero
delle Politiche Agricole avevano presentato alla
Commissione Europea nel 2012 insieme ai relativi decreti ministeriali di riconoscimento della
tutela provvisoria. La piadina Romagnola potrà
quindi solo essere quella prodotta nei chioschi o
nei ristoranti, Come Confesercenti e Slow Food
affermano da anni, la vera Piadina Romagnola
è solo quella prodotta tradizionalmente, la produzione industriale non può essere tutelata da
un marchio pubblico come l’Igp. La piadina Romagnola, quindi, è quella prodotta nei chioschi
o nei ristoranti. La motivazione afferma in modo
perentorio che se c’è la possibilità di riconoscere una reputazione tutelabile dovrà essere solo
per la piadina prodotta in maniera tradizionale e
manuale e non certo per quella industriale. Il Ministero ora dovrà/potrà procedere alla riformulazione del disciplinare di produzione accordando
eventualmente una nuova protezione transitoria.
Viene quindi a perdere di efficacia la Pubblicazione della domanda di registrazione della piadina
romagnola IGP sorprendentemente pubblicata
sulla Gazzetta Ufficiale del 21.05.2014 in concomitanza con la sentenza del Tar.
“Esprimiamo molta soddisfazione - affermano
dalla Confesercenti, da Slow Food e dalla
Associazione per la Valorizzazione della
Piadina Romagnola (quella dei chioschi!) per la sentenza di un organo importante come il
Tribunale Amministrativo del Lazio, che fa propri
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i nostri principi e le posizioni che portiamo avanti
con forza da molti anni. Riteniamo che con questa decisione venga restituito rispetto alla piadina e a chi la produce da sempre nei chioschi
e nei ristoranti quotidianamente, manualmente
e tradizionalmente. Era paradossale, fuori da
ogni logica e senza buon senso un disciplinare
che prevedeva che la denominazione “piadina
romagnola” diventasse patrimonio dei grandi
produttori industriali di questo prodotto mentre i
tradizionali chioschi avrebbero, di fatto, perso “il
permesso” di poter chiamare in questo modo la
propria lavorazione poiché dovevano sottostare
a ingredienti e regole pensate per macchinari
industriali che producono e mettono nelle buste
di plastica migliaia di piadine al giorno”.
Particolare interesse rivestono i seguenti passaggi della motivazione in cui il Collegio afferma
che “la tesi che assevera, quale elemento discriminante ai fini del riconoscimento della IGP, la
sussistenza di elementi reputazionali suscettibili
di avvalorare il legame di un particolare prodotto
alimentare con la zona di tradizionale produzione, dimostra, ad avviso del Collegio, elementi di
persuasività con esclusivo riferimento alla produzione “artigianale” della piadina; ma non rivela,
al contrario, omogeneo carattere di condivisibilità con riferimento alla produzione “industriale”
dell’alimento di che trattasi…..”
“11.2 Se è vero che il mero fatto che il prodotto si ottenga tramite una tecnica realizzabile
ovunque e in concreto utilizzata (anche) al di
fuori del territorio da tutelare, non costituisce
elemento ostativo alla registrazione, in quanto
segue a pag. 3
IL RISTORANTE “CIBUS”
DI CESENA
Questo numero della nostra rubrica fa tappa al ristorante - self service “Cibus”, di Cesena, via Quinto
Bucci 63, tel. 0547.632305. Chiuso il sabato e la
domenica. Aperto solo a pranzo. Nella zona del centro
Coming di Cesena dieci anni fa è nato questo singolare ed accogliente ristorante self service. La formula
applicata è quella di abbinare un ambiente gradevole e ospitale al cibo di qualità per dare una risposta
piacevole alle esigenze dei lavoratori e degli studenti
che si fermano per la pausa pranzo. L’atmosfera del
locale e i sapori dei piatti richiamano la genuinità della
tradizione del territorio. Durante l’anno vengono organizzate anche serate a tema su argomenti e prodotti
gastronomici specifici. Il menù del giorno, che varia
quotidianamente secondo la stagionalità, è costruito
grazie alla ricerca di prodotti di qualità. La pasta è fatta
rigorosamente a mano e si può scegliere tra piatti di
carne, pesce e verdure, preparati dalle abili mani dello
chef Matteo Garattoni, con la collaborazione della sfoglina Melissa e della pasticciera Gloria. La direzione è
affidata alla passione e all’entusiasmo di Toni Canali
e Assunta. Tra i vini si può scegliere qualche etichetta
locale e nazionale. A disposizione diversi tipi di birra,
passione di Assunta.
RAVIOLI DI POLENTA E RICOTTA
AL BURRO D’ERBE E FOSSA
Ingredienti per 4 persone
Per il ripieno: 200 gr. di ricotta, 200 gr. di polenta,
20gr. di Parmigiano Reggiano grattugiato,
50 gr di formaggio di Fossa, 60 gr. di burro.
Per la pasta e il condimento: 400 gr. di farina, 4
uova, 100 gr. di burro, timo, maggiorana, erba cipollina, sale e pepe q.b.
Preparazione: cuocere la polenta e lasciarla raffreddare, unire poi la ricotta, un pizzico di sale, il Parmigiano, un po’ di formaggio di Fossa e amalgamare il
tutto. Preparare la sfoglia con le uova, la farina e tirarla
formando due rettangoli; su uno disporre con distanza
regolare dei mucchietti di composto e ricoprire con
l’altro rettangolo di sfoglia. Tagliare i ravioli con l’aiuto
di un taglia pasta. Per il condimento ammorbidire il
burro e amalgamarlo con le erbette finemente tritate,
sale e pepe. Cuocere i ravioli in acqua salata, scolarli
in una padella, unire il burro alle erbe, saltarli aggiungendo un po’ di scaglie di formaggio di Fossa.
Nella foto Matteo Garattoni e Assunta Crobis.
segue dalla pagina 2
Un decreto legge per attrarre turisti
e rilanciare investimenti
“Oggi abbiamo varato un decreto legge cultura che cambia e rivoluziona in alcuni settori il rapporto tra i privati e
i Beni culturali, in un percorso di consultazione con le
associazioni e il mondo della cultura”. Così si è espresso
al termine del Consiglio dei ministri il ministro della Cultura e del Turismo, Dario Franceschini. “Il settore della
cultura e del turismo è una straordinaria potenzialità per
l’Italia per uscire dalla crisi e rilanciare lo sviluppo – ha
detto Franceschini – il paese investe in questo modo
sulla propria bellezza e la sua storia per attrarre turisti
e investimenti in particolare dai paesi emergenti, dove
continua a rimanere in cima alla lista dei posti dove i nuovi
flussi turistici vorrebbero andare”. Tra le norme contenute nel Dl Cultura approvato nei
giorni scorsi c’è anche il credito di imposta al 30% per
la digitalizzazione delle imprese ricettive e per il restauro
degli alberghi fino a tre stelle. Nel Cdm si è, infine, affrontata la questione dell’Enit: “l’Enit oggi è inadeguata
per le esigenze del turismo italiano. Abbiamo previsto un
commissario che procederà alla liquidazione di Promuovi
Italia e riorganizzerà l’Enit per creare uno strumento di
promozione turistica adeguato e efficiente” ha concluso
il ministro Franceschini”.
“Dal Consiglio dei Ministri è arrivato in primis un segnale
di speranza per le sorti del turismo italiano che ci auguriamo sia seguito da altri passi. Ora serve rapidità d’esecuzione. Cancellare Promuovi Italia è scelta giusta e
semmai arriva in ritardo. Si va verso il commissariamento
dell’Enit e non abbiamo nulla da obiettare anche se va
fatta chiarezza: il turismo italiano e le imprese del settore
hanno bisogno di uno strumento di promozione forte,
efficace, in grado di competere sulle reti internazionali al
pari degli altri Paesi di forte impatto turistico e che valorizzi il bene turismo dell’intero territorio nazionale. Questa
sarebbe davvero una svolta importante soprattutto se nel
nuovo organismo, come chiediamo da tempo, sia rappresentata anche l’esperienza delle imprese. La decisione di
incrementare gli incentivi per le ristrutturazioni è positiva:
il problema del settore turistico è infatti costituito dalla
qualità dei servizi che è in grado di offrire e non certo dalla
dimensione d’impresa. Ora però ci aspettiamo altri passi
e provvedimenti: a partire dalla riduzione di un’Iva che
penalizza ingiustamente il turismo italiano nei confronti
dei nostri diretti concorrenti”.
Approvata la legge comunitaria 2014:
occasione mancata per limitare l’abusivismo
Soddisfazione a metà da parte di Assoviaggi e Fiepet
Confesercenti E.R. per la nuova legge comunitaria regionale approvata dall’Assemblea regionale (con il solo
voto contrario della Lega Nord) che introduce modifiche
all’attuale normativa regionale in diversi ambiti: energia
da fonti rinnovabili, efficienza energetica, sistema fieristico regionale, servizi per il turismo e agenzie viaggi,
commercio e attività produttive. La Regione ha recepito
alcune delle proposte avanzate dalle federazioni aderenti
a Confesercenti per salvaguardare i settori da i molteplici
fenomeni di abusivismo, più o meno leciti, che, oltre a
danneggiare le imprese sempre più oberate da adempimenti e oneri, non tutelano affatto i consumatori. La Fiepet Confesercenti, ad esempio, aveva chiesto di ridurre,
nel caso di sagre e fiere paesane, il limite massimo attuale
di 30 giornate per la somministrazione temporanea per
ogni evento, che creano evidenti danni ai pubblici esercizi, sottraendo mercato in un periodo particolarmente
difficile a causa della crisi dei consumi. È stata invece
accolta la richiesta, avanzata assieme alle altre organizzazioni del settore di introdurre l’obbligo per ogni Comune
di definire annualmente un calendario delle Sagre Per
quanto riguarda invece le agenzie di viaggio, sono state
sì semplificate alcune attività burocratiche di gestione
dell’impresa, ma nulla è stato fatto per limitare fenomeni al limite dell’abusivismo nell’organizzazione di viaggi
turistici, quali ad esempio quelli offerti dalle onlus, dalle
associazioni non professionali, per sostenere invece le
agenzie di viaggi autorizzate, le sole capaci di garantire
la tutela e la sicurezza dei viaggiatori.
I presidenti della Fiepet Confesercenti dell’Emilia Romagna Andrea Cavallina e di Assoviaggi Amalio Guerra
ritengono necessario che vengano al più presto rivedute e corrette le leggi vigenti, laddove risulti evidente la
mancata tutela dei consumatori e di quegli imprenditori
onesti che ogni giorno, nonostante le numerose difficoltà dovute non solo alla crisi, lavorano onestamente nel
rispetto delle leggi.
con la stessa non si tutelano solo beni che tecnicamente possono essere prodotti solo in un
luogo, ma anche quelli la cui reputazione ha una
specifica origine geografica, è altrettanto vero
che la protezione da accordare mediante il riconoscimento della IGP, laddove appunto veicolata
dalla preminente pregnanza assunta dal criterio
reputazionale, non può che essere limitata alla
metodologia tradizionale di produzione.
L’irrilevanza assunta, quanto alla produzione
industriale dell’alimento, dalla localizzazione
dell’impianto all’interno del quale avvengano le
lavorazioni, indice infatti ad escludere che il nesso
fra elemento reputazionale ed area di originaria
produzione riveli la medesima intensità invece riscontrabile laddove si sia in presenza di modalità
artigianali di elaborazione delle materie prime e
di realizzazione del prodotto; le quali, tradizionalmente caratterizzano la risalente e socialmente
radicata diffusione della “piadina” prodotta nei
“chioschi” tipici della regione romagnola….”
“12. Le indicazioni analiticamente illustrate nel
Disciplinare quanto alla risalente riconducibilità
della produzione e del consumo della “Piadina”
nell’ambito geografico della Romagna, unitamente alla tradizionale composizione di tale prodotto alimentare, univocamente depongono per
la correttezza dell’indicazione geografica di tale
alimento, limitatamente, peraltro, alla sola produzione artigianale dello stesso. …Se è infatti
vero che il “legame”, ovvero il “condizionamento
geografico” del prodotto con l’ambiente di origine non può essere individuato - secondo quanto
osservato nella relazione del CTU precedentemente riportata - nell’influenza del “particolare”
microclima suscettibile di assistere talune delle
fasi della produzione, allora altrettanto vero che
gli ampi - cd ampiamente illustrati - riferimenti
reputazionali univocamente militano per la piena registrabilità del prodotto con caratteristica
di indicazione geografica protetta con esclusivo
riferimento alla produzione tradizionale e quindi,
non industriale della “piadina”.
Conclude il Tar sostenendo che “le considerazioni che precedono impongono di accogliere
le doglianze articolate con il ricorso introduttivo,
limitatamente alla sola produzione industriale
della “piadina”: la quale, come precedentemente esposto, non trova collegamenti, di carattere
compositivo, microclimatico c/o reputazionale,
con l’area indicata nel provvedimento gravato”.
Si attendono ora i provvedimenti del Ministero
per conformarsi alla decisione del giudice amministrativo.
Canone speciale Rai e agenzie di viaggio: non si deve pagare per
pc e schermi senza sintonizzatore, tablet e smartphone
Il canone speciale RAI è dovuto solo nel caso in cui computer e schermi presenti in agenzia e negli uffici
abbiano un sintonizzatore TV, oppure ci siano ancora in funzione dei videoregistratori, dotati di sintonizzatore TV, anche se non sono utilizzati per vedere trasmissioni radiotelevisive ma per diffondere immagini
registrate. Completano l’elenco degli apparecchi per cui è dovuto il canone speciale, le chiavette usb con
sintonizzatore tv, i decoder per la tv digitale terrestre, il ricevitore per la tv satellitare ed i media player con
sintonizzatore tv. Ovviamente, chi già paga per il possesso di uno o più televisori, non deve corrispondere
altro canone speciale per il possesso di tali apparecchi. Riguardo alle nuove tecnologie, la RAI ha già dovuto
nel 2012 fare marcia indietro, su indicazione del Ministero dello Sviluppo Economico, dal richiedere il canone
speciale per il possesso di tablet e smartphone, soprattutto per non penalizzare lo sviluppo tecnologico in
Italia e perché con questi supporti l’eventuale visione di programmi televisivi, RAI e non, avviene in modalità
streaming dati, non in radiofrequenza. “Riguardo alla lettera della RAI, quindi – conclude Rebecchi - diciamo ai colleghi di non prenderla in considerazione se non si ha neanche un apparecchio con sintonizzatore
TV, anche perché, come scrive la stessa RAI, la lettera ha un carattere solo informativo e non coercitivo.”
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Turismo & Pubblici Esercizi
Bocciata dall’IGP
la piadina industrialle
Ravenna
Moneta elettronica
e nuovi obblighi
A decorrere dallo scorso 30 giugno, i soggetti che
effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, sono tenuti
ad accettare i pagamenti effettuati attraverso carte
di debito. La legge 17 dicembre 2012, n. 221,
aveva stabilito che con uno o più decreti dei dicasteri interessati, sentita la Banca d’Italia, venissero
disciplinati gli eventuali importi minimi, le modalità e
i termini di attuazione della disposizione che prevede tale obbligo. Ma l’approvazione successiva del
D.L. 30 dicembre 2013, n. 150, ha comportato lo
“slittamento” dell’intera disciplina alla data del 30
giugno scorso, senza previsione di alcuna gradualità nell’applicazione delle norme. Questa nuova disposizione pone l’esigenza di intervenire in materia,
per ristabilire il principio della gradualità dell’entrata
in vigore delle nuove norme, a causa delle difficoltà
che i piccoli imprenditori devono affrontare sia in
termini organizzativi che economici. Soprattutto
per alcuni settori, considerati i ristretti margini di
guadagno, l’accettazione della moneta elettronica
porterebbe ad una forte riduzione di redditività ed
in alcune situazioni, ad una decisa perdita. Con una
lettera al Ministero dello Sviluppo Economico, la
Confesercenti ha avanzato una serie di richieste
di modifica dell’applicazione della norma, tese a
ripristinare il principio di gradualità dell’obbligo di
accettazione della moneta elettronica, che eviterebbero una congestione tecnica difficilmente
evitabile e permetterebbero alle imprese “meno
strutturate” di predisporsi con presumibili minori
oneri rispetto al disposto normativo. In particolare
è stato chiesto che:
l’obbligo di accettare pagamenti effettuati attraverso carte di debito venga applicato ai pagamenti di
importo superiore a 50 Euro;
in sede di prima applicazione detto obbligo debba
attuarsi ai pagamenti effettuati a favore dei soggetti
che svolgono attività di vendita di beni e prestazioni
di servizi il cui fatturato dell’anno precedente sia
superiore ad Euro 500.000;
dal 30/5/2015 l’obbligo citato si dovrebbe applicare ai pagamenti effettuati dai soggetti che svolgono attività di vendita di beni e prestazioni di servizi
il cui fatturato dell’anno precedente, sia superiore
ad Euro 250.000;
per le attività di vendita tabacchi, distribuzione stradale di carburanti e commercio su aree pubbliche
le disposizioni dovrebbero adottarsi a partire dal
1/1/2017.
Alla data attuale non abbiamo novità in merito alle
suddette richieste. È da evidenziare che, malgrado l’obbligo del POS previsto nel DL citato, nello stesso decreto non sono previste sanzioni per
quanti non osserveranno tale imposizione. Gli uffici
Confesercenti restano a disposizione per eventuali
chiarimenti.
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Dalla Fondazione per il territorio
“La Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna
nasce nel 1992, nel rispetto della legge Amato. Con la separazione delle funzioni la Cassa di
Risparmio di Ravenna Spa, appositamente costituita, assumeva l’attività tradizionale legata al
credito, mentre in capo alla Fondazione rimase
il compito di portare avanti quelli che erano stati
i principi legati alla nascita dell’Ente Cassa di Risparmio, ovvero scopi filantropici.
Anche nell’anno appena trascorso la Fondazione
Cassa di Risparmio di Ravenna ha potuto confermare il suo forte e crescente impegno per lo
sviluppo sociale e l’innovazione economica del
territorio; destinando all’attività istituzionale per
l’esercizio 2013 l’importo complessivo di circa
8,7 milioni di euro, confermando così il record
degli ultimi esercizi.
Il progressivo sorgere di nuove, emergenti, problematiche sociali ha spinto la Fondazione a far
crescere lo stanziamento per il settore Assistenza Anziani e categorie disagiate. Molto forte è
stato l’impegno previsto a favore delle strutture
residenziali per anziani nell’ottica del potenziamento della rete di presidi qualificati.”
(In questo contesto un sostegno è stato deliberato quest’anno anche alla Cooperativa Tessalica
per il progetto P.M.I. Angels attivo in provincia di
Ravenna. N.d.r.)
Per l’Educazione e Istruzione, ma in generale
negli interventi per i giovani (attività sportive,
culturali, ecc.), molto importante l’apporto che
la Fondazione ha fornito per lo sviluppo dell’Università e per la valorizzazione dell’autonomia
scolastica, ciò ha consentito da alcuni anni già a
tantissimi plessi scolastici di ammodernarsi con
nuovi sistemi informatici e lavagne interattive
multimediali.
Non possiamo dimenticare poi come il settore
dell’Arte, Attività e Beni Culturali rimane per la
Fondazione l’area di intervento più rilevante. Un
fattore di sviluppo non solo culturale, ma anche
volano di sviluppo economico e sociale per le
imprese e la comunità ravennate.
Per il settore dello Sviluppo locale c’è stato poi
un aumento significativo delle risorse riservate,
si è voluto anche qui dar seguito alle crescenti
domande di sostegno delle diverse realtà territoriali e sociali colpite dal perdurare del momento
di forte incertezza. La Fondazione, consapevole
che il rilancio passa attraverso lo sviluppo di iniziative strategiche, potrà esaminare e sostenere
progetti di promozione dell’innovazione e dell’occupazione giovanile tesi anche alla salvaguardia
ambientale.”
Lanfranco Gualtieri
Presidente Fondazione
Cassa di Risparmio di Ravenna
Il tema del risparmio energetico e della sostenibilità ambientale rientrano nella strategia futura
del territorio della Bassa Romagna. Infatti tutte
le giunte dei Comuni hanno approvato il percorso
e le sinergie che questo tema può produrre, al
fine di avviare azioni e progetti che migliorino lo
stile di vita delle persone e crei nel territorio una
nuova cultura della sostenibilità.
Nel 2010 l’Unione dei Comuni ha avviato il percorso di sviluppo del Piano Energetico, alla fine
del 2011 i Comuni hanno aderito al Patto dei
Sindaci impegnandosi a raggiungere obiettivi di
riduzione superiori a quelli fissati dall’UE al 2020.
Il rapporto di convenzione tra Unione della Bassa
Romagna e Università di Bologna si è ampliato al
fine di elaborare contestualmente al piano energetico anche il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) migliorando e aumentando conoscenze della materia attraverso piani di azione.
1.Risparmio energetico attraverso educazione
alla riduzione degli sprechi attraverso una miglior gestione dei consumi
2.efficienza energetica attraverso la sostituzione dei dispositivi poco efficienti
3.riqualificazione energetica degli edifici residenziali e non
4.rinnovabili promozione e diffusione delle fonti
rinnovabili
Molte le iniziative già attivate nel Lughese a sostegno di azioni di risparmio quali: Lugo sud città
solare, Fusignano green, mi illumino di meno,
spegniamo lo spreco e accendiamo il risparmio.
Con la sottoscrizione dei PAES i sindaci si impegnano a perseguire i seguenti obiettivi:
• andare oltre gli obiettivi previsti dall’Unione
Europea per il 2020 e ridurre di almeno il 20
% le emissioni di CO2;
• presentare un piano di azione per l’energia
sostenibile che metta in evidenza in che modo
verranno raggiunti gli obiettivi con calendari e
responsabilità e relative dotazioni finanziarie
da stanziare;
• presentare ogni due anni il monitoraggio e
relative verifiche di attuazione;
• organizzare giornate dell’energia permettendo ai cittadini di beneficiare direttamente delle
opportunità e dei vantaggi offerti dall’uso intelligente dell’energia e informando regolarmente i media sugli sviluppi del piano di azione;
• partecipare e contribuire alla conferenza annuale dei Sindaci dell’Unione mettendo in
rete le esperienze facendo circolare le buone
prassi.
È necessaria una forte coesione del territorio per
costruire politiche innovative di qualità energetica, di riduzione delle emissioni e nuovi comportamenti culturali ed economici per la riduzione
dei consumi e la produzione di energia in modo
sostenibile.
Per questo motivo è nata la partnership pubblico
privato per l’attuazione delle azioni condivise su
una serie di azioni legate all’energia e all’ambiente.
Servono infatti campagne informative e di sensibilizzazione per crearne una cultura che non
può solo essere promossa dai piani di comunicazione ma devono essere affiancate da azioni
di comunicazione e informazione (creare un simbolo che possa essere tradotto in tutti i sistemi
comunicativi per veicolare ovunque il valore del
tema energetico).
Non deve solo essere un esercizio promozionale ma deve portare ad un reale valore aggiunto
al nostro territorio, deve essere quantificabile
e percepito da tutti gli attori che sono sensibili
all’argomento.
Su questi argomenti come Confesercenti abbiamo partecipato ai numerosi incontri e tavoli per
meglio strutturare il progetto e siamo consapevoli dell’importanza di questi piani, non mancherà di certo il nostro supporto anche nella fase
operativa e di sostegno all’opera di divulgazione
e aiuto.
Ravenna
Un futuro green per la
Bassa Romagna
Petizione di Assotabaccai:
“Ferma la lunga mano del
fisco!”
Assotabaccai ha promosso una petizione online, per dire no alla riduzione dell’aggio imposto dall’Agenzia delle Entrate sui valori bollati.
Questo il link al quale poter firmare la petizione
denominata “Ferma la lunga mano del Fisco!”:
http://chn.ge/1n5pMfQ
Firmare la petizione significa non solo dire no
ad un’ulteriore vessazione imposta dall’alto alla
nostra categoria. Significa dire no ad un metodo
che ha sempre visto trattare le nostre imprese
come strumento di soccorso alla pubblica amministrazione, senza mai riconoscerne il valore
sociale ed anzi mettendone a repentaglio sicurezza e redditività.
A guadagnarci sono sempre i soliti… a rimetterci
sempre noi! È ora di dire basta!
Assotabaccai invita a firmate la petizione e a parlarne con tutti i colleghi, per dare un segnale forte
e far capire che la categoria è stufa!
Servizio estivo di emergenza
per automobilisti e guardia
medica a Ravenna e a Cervia
Si ferma la macchina in vacanza o al lavoro nel
fine settimana d’estate? Serve l’elettrauto? Il
gommista? Anche quest’anno come avviene da
oltre trent’anni è attivo il servizio Estate Sicura,
promosso dal Consorzio Ravennate Riparatori
Meccanici e Affini e dalle associazioni dell’artigianato in collaborazione con Camera di Commercio, Comuni di Ravenna e Cervia, Confesercenti e Confcommercio.
In ogni fine settimana telefonando a Ravenna al
n. 0544/482999 e a Cervia al n. 0544/979251
è possibile conoscere e avere l’officina di turno e
quelle aperte per ottenere il soccorso necessario
nella zona in cui ci si ferma con l’auto, senza
maggiorazione di tariffa.
È stata anche prodotta una guida utile per i turisti
e i viaggiatori (con relativa carta stradale) reperibile anche presso le sedi dell’Associazione di
Ravenna e Cervia, dove se ne possono avere
anche più copie da tenere esposte presso le
attività turistiche a disposizione della clientela.
Sempre presso le sedi sono disponibili le locandine con i recapiti dei servizi sanitari e Guardia
Medica attivi d’estate sul territorio.
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Contro l’abusivismo commerciale
serve più impegno
e volontà politica forte
Nonostante l’estate viaggi a ritmi alterni, sia
per le condizioni meteo, sia per le presenze turistiche, ciò che non ha perso assolutamente
vigore e, anzi, si manifesta con ancora maggiore prepotenza, è il fenomeno dell’abusivismo
commerciale nel litorale cervese.
Anche quest’anno gli abusivi sono tanti, sono
di più e hanno completato l’elenco di tutte le
tabelle merceologiche: si vende di tutto senza
eccezioni e senza limiti di quantità.
Purtroppo, come avevamo previsto e come
continuiamo a denunciare oramai da decenni,
il fenomeno dell’abusivismo commerciale, se
non viene contrastato con metodo, strategia
e personale, non potrà mai essere debellato.
A nostro avviso, stiamo arrivando ad un punto
di criticità tale, che già nell’estate del 2013 si è
manifestato con aggressioni e violenze ai nostri
operatori del balneare. È stata una deriva pericolosa che, a giudicare dai numeri degli abusivi di giugno, preannunciano altrettanti gravi
episodi.
Assistiamo anche alla lotta fra gli stessi abusivi
per l’occupazione della battigia.
Insomma, un mix fatto di illegalità, etnie diverse
e necessità di sopravvivenza che rischia veramente di fare del male alla nostra immagine turistica e alla gradevolezza del vivere la spiaggia.
Siamo molto critici sul debole intervento di chi
è deputato a controllare e a contrastare questo
fenomeno.
A parte i tentativi della Polizia Municipale a Cervia, la quale (per il momento) è l’unica che riesce
ad applicare un servizio di controllo della spiaggia e un metodo di contrasto all’abusivismo,
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che danno qualche frutto, ma crediamo che sia
veramente necessario, arrivati a questo punto,
della necessità di uomini dedicati a questo servizio di contrasto a questo fenomeno illecito,
che sta mettendo a dura prova la nostra immagine turistica a scapito di una serena vacanza.
Da settimane riceviamo infatti continue segnalazioni dagli associati, un po’ da tutte le zone
del territorio, in particolare da Milano Marittima
come dai lidi sud di Ravenna, che rimane sempre quella più critica.
La P.M., quando effettua il servizio di pattugliamento, riesce a fare un po’ la differenza,
ma ovviamente, con pochi uomini e un territorio
così vasto, è una differenza che dura poco e
rimane concentrata in uno spazio ridotto.
Come Associazione abbiamo, anche quest’anno, firmato il protocollo per contrastare il fenomeno dell’abusivismo commerciale. Siamo
convinti di aver fatto bene, perché rappresenta
un importante segnale istituzionale, che vede
insieme lo Stato, nelle sue rappresentazioni, e
il mondo imprenditoriale contro questo grave
fenomeno illecito.
Ci stiamo impegnando a realizzare una campagna di informazione e di sensibilizzazione del
turista, affinché comprenda sempre più e meglio quale danno si crea a sovvenzionare, con
gli acquisti, il circuito illegale dell’abusivismo
commerciale.
Crediamo però che le Forze dell’Ordine locali
(che hanno fatto anche brillanti operazioni come
l’ultima a Pinarella di Cervia), che pur ci rappresentano la loro totale convinzione nel contrasto
all’abusivismo, non siano messe nelle condizio-
Fai un affare vero:
scegli la legalità
e non acquistare
dagli abusivi!
Choose a better bargain: keep within the law
and don’t buy from unlicensed vendors!
Machen Sie ein echtes Geschäft:
entscheiden Sie sich für die Legalität und kaufen
Sie nicht bei Schwarzhändlern!
Unlicensed selling of goods
or services is not permitted
on the beach.
Any criminal or
administrative violations
shall be punished in
accordance with the law.
Sulla spiaggia non sono
consentiti né la vendita
di prodotti né l’offerta di
servizi abusivi.
Eventuali trasgressioni
penali o amministrative
verranno punite a norma di
Legge.
Provincia
di Ravenna
Comune
di Ravenna
Am Strand ist weder der
Verkauf von Produkten
noch das Anbieten von
Dienstleistungen gestattet.
Eventuelle
Zuwiderhandlungen
werden straf – und
verwaltubnsrechtlich
verfolgt.
Comune
di Cervia
Provincia di Ravenna
Associazione Provinciale di Ravenna
Campagna di sensibilizzazione promossa d’intesa con la Prefettura - Ufficio territoriale del Governo di Ravenna
Awareness - raising campaign promoted in collaboration with the Prefecture of Ravenna
Aufforderungskampagne in Abstimmung mit der Präfektur, dem provinzialen Regierungsamt in Ravenna
ni di combatterlo completamente, mancando di
uomini e mezzi per ottenere risultati significativi.
Pur in questo quadro poco esaltante, non abbandoniamo la nostra attività, né il nostro ruolo
di Sindacato a tutela delle imprese e della legalità, per lavorare a tutti i livelli politico-istituzionali, per trovare soluzioni concrete che passino
prima di tutto nell’aumento degli organici delle
Forze dell’Ordine locali.
A Cesena torna il Festival internazionale
del cibo di strada il 3, 4 e 5 ottobre 2014
I sapori della Sicilia, del Messico e del Brasile sono stati protagonisti di tre
“Anteprime” del Festival Internazionale del Cibo di Strada che si svolgerà nel
centro storico di Cesena il 3, 4 e 5 ottobre 2014. Le “Anteprime” si sono
svolte presso il rinnovato Foro Annonario di Cesena, in Piazza del Popolo.
Protagonisti l’Antica Focacceria San Francesco di Palermo per la Sicilia,
il Restaurante Revolucion per il Messico e l’Associazione Culturale “Sem
Fronteiras” per il Brasile. Ormai si parla dovunque del cibo di strada e ci
sono vari tentativi di imitazione, ma la prima iniziativa (nel 2000) a mettere
in campo e a dar valore a questo tipo di gastronomia è stata proprio questa
manifestazione di Cesena, in una città che da tempo ha creduto in questo
straordinario incontro di culture.
Per informazioni tel. 0547.622602
ww.confesercenticesenate.com
www.cibodistrada.com
Conguaglio TIA 2013 e primo
acconto TARI 2014: ma quanto ci
costano i rifiuti?
Indicazioni operative per la
riduzione dell’acrilammide
negli alimenti
È scaduto nel mese di maggio il pagamento del conguaglio TIA che chiude
il 2013, anno in cui nella Provincia di Ravenna il Tavolo provinciale dell’imprenditoria con forti pressioni sulle istituzioni è riuscito a non far applicare la
Tares e a ritornare al meccanismo della tariffazione TIA. Unica esperienza
in tutta Italia, Ravenna è stata risparmiata su tutto il territorio provinciale
dagli aumenti (tra il 30 ed il 40% circa in media) che invece hanno gravato
sui bilanci delle piccole e medie imprese italiane nel 2013, ma per l’anno
in corso il sentiero è nuovamente minato, ora arriva la TASI. Essendo un
tributo studiato sulla base (per non dire che è un copia e incolla) della Tares,
anche la TARI è un tributo comunale ed ecco che nuovamente le imprese
non possono più scaricare l’Iva, quel 10% che quindi diventa un costo vivo:
sommandolo all’addizionale provinciale e all’adeguamento Istat abbiamo
così un 15% in più sulle aliquote dello scorso anno. Rimangono le agevolazioni su metrature e stagionalità, fortemente volute da Confesercenti con
lotte e numerosi incontri con gli Amministratori, per garantire almeno quelle
caratteristiche della Tia che avevano fatto di Ravenna un caso unico nel suo
genere, frutto di una concertazione tra Associazioni, Comuni e gestore del
servizio (Hera). Qualche novità rispetto allo scorso anno però c’è: con le
elezioni che hanno visto protagonisti tutti i comuni della Provincia (tranne
Ravenna, Faenza e Riolo Terme), ogni azione doveva essere anticipata
frettolosamente nei tempi utili prima della “sospensione elettorale”: questo
ha fatto sì che i comuni in oggetto approvassero le delibere con annessi
regolamenti sulla gestione del nuovo tributo sull’igiene ambientale (TARI)
entro il mese di aprile. Dopo due incontri con tutti i sindaci della Provincia,
vecchi e nuovi, e con non poche difficoltà ad avere la disponibilità dei tecnici
di Ravenna, Cervia, Unione dei Comuni della Bassa Romagna e Unione dei
comuni della Romagna Faentina, il Tavolo provinciale dell’imprenditoria ha
avviato un percorso per rivedere i regolamenti Tari: infatti, con la scadenza
imminente per l’adozione degli stessi (31 luglio) anche i comuni che hanno
già deliberato possono rivedere la documentazione ed emendare.
Questi sono gli aggiornamenti, in tempo reale ed in attesa della convocazione del Tavolo con i tecnici delle Amministrazioni per gli ultimi sforzi di
concertazione al fine di presentare una suddivisione del costo del servizio
di igiene ambientale che sia ripartito più equamente tra utenze domestiche
e non domestiche, poiché il nodo centrale del dibattito sollevato dalle Associazioni è proprio questo.
Il 13 giugno il Ministero della Salute ha convocato le Associazioni di categoria
che rappresentano i settori interessati al fine di esporre risultati analitici per
l’anno 2013 sulla presenza di acrilammide negli alimenti e di valutare, con la
collaborazione degli operatori del settore, quali possono essere gli strumenti
più efficaci per ridurre la formazione di tale sostanza durante il processo
di produzione degli alimenti. L’acrilammide è un composto chimico che si
forma negli alimenti, solitamente nei prodotti amidacei, durante la cottura
(frittura, cottura al forno e alla griglia) ad alta temperatura.
La sua prima scoperta negli alimenti risale all’aprile del 2002, ma con
ogni probabilità le persone sono state esposte a questa sostanza tramite
la dieta fin da quando l’uomo ha cominciato a cuocere i cibi. La presenza
di acrilammide è stata rilevata in prodotti quali patatine, patate fritte a bastoncino, pane, cereali per la prima colazione, crackers, fette biscottate,
biscotti e caffè.
Dal momento che l’acrilammide è stata classificata come sostanza potenzialmente cancerogena, gli esperti a livello mondiale hanno raccomandato
una riduzione del suo tenore negli alimenti, dati i timori che questa sostanza
suscita sotto il profilo della sicurezza. Si fa presente che lo studio del problema relativo alla presenza di acrilammide negli alimenti porterà con ogni
probabilità alla fissazione di limiti massimi obbligatori per legge. Tenuto
conto di ciò e, in primo luogo, per la tutela della salute dei consumatori, si
rende necessario effettuare una campagna informativa per rendere edotti
gli operatori delle categorie interessate del problema relativo alla presenza
di acrilammide negli alimenti e delle procedure che possono efficacemente
contribuire ridurne i livelli. A tal fine, sono state pubblicate le linee guida
elaborate dall’associazione Food Drink Europe contenenti indicazioni e
strumenti operativi che possono essere utilizzati in modo selettivo dagli
operatori alimentari, secondo le loro esigenze specifiche, per ridurre i tenori
di acrilammide nei propri prodotti. Dal momento che l’acrilammide si forma
nella fase di cottura degli alimenti, il problema riguarda in primo luogo la
panificazione artigianale, ma anche i pubblici esercizi nelle loro produzioni
sia nel caso di utilizzo di prodotto fresco, sia nel caso di utilizzo di prodotto
surgelato, nonché tutta la produzione artigianale relativa ai prodotti sotto
elencati: biscotti, crackers e fette croccanti; prodotti di panetteria; cereali
per la prima colazione; prodotti fritti a base di patate: patatine fritte (“crisps”);
patatine fritte a bastoncino (French fries).
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Dall’Assemblea Nazionale
locale, costi d’esercizio, politiche per il turismo, giustizia, abusivismo, legalità e lotta alla criminalità, credito,
ecc.), dall’altro è compito e dovere dell’Associazione,
tanto più per i tempi che viviamo, richiamare il potere politico alle sue responsabilità come ad indicare problemi,
situazioni, e soluzioni. E dobbiamo farlo evidenziando la
situazione vissuta dalle imprese con spirito costruttivo
e determinato.
Dall’Assemblea Nazionale dell’Associazione è apparso
ancora più chiaro come in un quadro di grande difficoltà che continua, le piccole e medie imprese del commercio, del turismo e dei servizi costituiscono il perno
(bistrattato!) del nostro sistema economico, il futuro di
gran parte del nostro paese passa di qui, anche se ancora molti si attardano a dissertare di industrializzazione
e grande distribuzione. In tal senso forte è stato il monito
che il Presidente Nazionale della Confesercenti Marco
Venturi (e con lui anche i presidenti delle sedi collegate)
ha lanciato nel suo intervento all’Assemblea Nazionale.
Al Governo, ai parlamentari e ai rappresentanti politici
presenti nell’occasione è stato chiesto di operare con
urgenza per ridurre le zavorre del Paese, per tradurre
in azioni concrete le aspettative che si sono create sulla
possibilità stessa di farcela in Italia, come attraverso
nuove politiche europee che faticosamente si stanno
profilando per uscire dal solo rigore.
Innanzitutto riducendo il carico fiscale che oggi è il più
alto d’Europa.
La Confesercenti ha proposto un nuovo patto fiscale:
un impegno solenne da parte di Governo, Regioni e
Comuni a restituire 10 miliardi l’anno a cittadini e imprese finanziato dai tagli alla spesa pubblica e senza
nuovi balzelli.
E poi semplificazione e sburocratizzazione.
Il nostro Paese ha bisogno di speranze e di futuro da
Riforma del sistema camerale
Prima di affrontare il tema del necessario riordino
della disciplina in materia di Camere di Commercio,
va però premesso e ribadito il problema storico di
questa povera Italia, cioè che a fronte di leggi nazionali, di Istituti ed enti insediati in tutta la nazione, in
questo particolare Paese, si trovano da qualche parte
situazioni eccellenti e in molte altre, gestioni da basso
impero, quindi riconducibili non alla radice legislativa,
ma alla estrema criticabilità di quelle comunità e di
quegli uomini.
Ciò detto l’esigenza di riformare il sistema camerale
è da tempo una priorità avvertita dai neofiti rappresentanti delle piccole e medie imprese, spesso contrastati dai nostalgici del vecchio e dai burocrati di
professione, che albergano all’interno delle Camere
e che hanno impedito, sino ad oggi, un’autoriforma.
Le direttrici sulle quali con il Governo si può e si deve
trovare un percorso condiviso, riguardano la necessità di ridefinire le circoscrizioni territoriali, non secondo
banali e dannosi, accorpamenti regionali, ma in ragione di parametri di efficientamento e di dimensione
territoriale ben ponderati.
Nella necessità di riordinare i compiti e le funzioni
assegnate alle Camere di commercio, nel tentativo
di eliminare duplicazioni di funzioni con altre amministrazioni ed enti pubblici, occorre ribadire la prioritaria
applicazione nello sviluppo dell’economia territoriale,
senza pensare però di azzerare l’impegno degli uffici
camerali, che accompagna lo sforzo di internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, con opera
di formazione ed assistenza.
Quando poi si mette mano al tema delle limitazioni
alle partececipazioni societarie da parte delle Camere di commercio, il Governo, se ne è capace, deve
fare un ragionamento di grana fine, posto e ribadito
il concetto che l’Italia è lunga e varia.
Il cuore del problema sta attorno alla definizione di
quali sono le attività istituzionali, quali in particolare
quelle che si vogliono preservare.
Tagliando il ragionamento con l’accetta, occorre capire che alcune infrastrutture o attività che hanno funzioni infrastrutturali, vedi ad esempio aeroporti, porti,
centri fieristici, sistemi universitari, sono in perdita
strutturale, come entità specifiche, ma determinano
un plus valore per la comunità.
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segue dalla prima pagina
costruire con impegno, coerenza e serietà. Per questo
serve un cambio di passo coerente con i segnali e i
bisogni di cambiamento che anche gli italiani hanno
dato alle recenti elezioni europee.
La Confesercenti si è presentata con proposte articolate a Governo e partiti, come alle banche e alle istituzioni
locali per chiedere risposte coerenti. I Ministri presenti
(Guidi e Poletti) nei loro interventi all’Assemblea hanno
dato atto di questo e si sono impegnati a dare alcune
prime risposte.
Ora servono i fatti. La Confesercenti si è fatta sentire
e ha mobilitato i suoi gruppi dirigenti per questo. Nei
collegamenti con le sedi locali sono stati toccati temi
più articolati e anche territoriali: le normative sul lavoro,
la legalità, il peso del fisco locale, il mezzogiorno, la lotta
alla corruzione, il credito. Temi su cui si sono sentite
anche le risposte delle Amministrazioni regionali.
Un’Assemblea (anzi, 7 incontri quest’anno) che hanno voluto testimoniare ancora una volta le proposte
dell’Associazione e la sua vicinanza ai bisogni delle
imprese.
Ora servono le risposte.
L’Associazione non molla la presa e rafforza il sostegno
alle stesse azioni congiunte (che riprendono molti dei
temi affrontati all’assemblea del 17 a Roma) di Rete
Imprese Italia.
Rete Imprese che ha già avuto diversi incontri con i
Ministri del governo Renzi, governo alle prese con la
nuova e impegnativa responsabilità della presidenza del
semestre europeo appena iniziato.
L’Italia dopo avere ottenuto la “flessibilità personalizzata” ora deve avere e fare una “politica personalizzata”
per le piccole e medie imprese.
Ma bisogna cominciare per davvero.
Ora tocca al governo.
segue dalla prima pagina
Queste realtà, in molte parti di questo Paese, non
sono in perdita perché partecipate e gestite da rappresentati delle Camere di Commercio o degli Enti
locali, ma perché se non le si considerano nella logica del bilancio sociale, della comunità, nella loro
individualità hanno spesso bilanci difficili ed il privato,
ovviamente non interviene.
In questo sistema Paese è dimostrato come sia rischioso lasciare autonomia ai territori, ma laddove
ci sono Camere con situazioni patrimoniali sane,
la possibilità di determinare lo sviluppo territoriale,
deve essere preservata come forma incomprimibile
di democrazia.
In tema di patrimoni, si tocca un altro dato sensibile.
La situazione patrimoniale di molte Camere del Centro Nord è a dir poco solida, forse anche troppo, visti
i momenti di crisi. Vale a dire che probabilmente si
potevano impiegare più parti del patrimonio, per dare
fiato all’economia del territorio, come diverse Camere della nostra Regione, hanno per altro fatto.
Ma la sgradevole sensazione che a Roma qualcuno
abbia fatto la bocca, al patrimonio delle Camere di
Commercio, comincia a diffondersi.
In sostanza, quanto appare chiaro è che si è finalmente avviato il percorso di riforma delle Camere
di Commercio, ma come sempre accade in queste
circostanze, si apre ora una fase che può essere una
grande opportunità, oppure una via tombale.
L’aver determinato la riduzione del contributo annuale, chiaramente accolto favorevolmente dagli
imprenditori, prima ancora però di aver riformato il
Sistema Camerale e averne ridefinito i compiti, sa
tanto di entrata a gamba tesa, tipica del medioevale
calcio fiorentino, suggerito dai “Nobili Signori” seduti
in tribuna.
Poiché tanti imprenditori e la maggior parte delle
Associazioni che rappresentano le loro imprese,
credono alla via intrapresa delle riforme, vedere alle
prime azioni concrete, una forzatura come questa,
fa male il doppio. Fa male per quanto di dannoso
produce in se e ancor più male perché toglie fiducia
alla capacità di ben operare sul tanto altro che resta da
fare, da parte di questa maggioranza. Ci sono ancora
passaggi parlamentari e di Governo per porvi rimedio
e vorremmo essere ascoltati. Vedremo.
Liberalizzazione
segue dalla prima pagina
Perché è necessario fare un passo indietro?
Ci hanno voluto far credere che la totale deregulation
del commercio avrebbe favorito la concorrenza, dato
nuovo impulso ai consumi e perciò al Pil ma nessuno dei
tre obiettivi è stato raggiunto: in questi due anni, infatti,
la spesa per acquisti di beni da parte delle famiglie è
scesa di ben 28,5 miliardi ed il Pil è calato di 4,3 punti.
L’unico effetto finora, invece, è stata la penalizzazione
delle piccole attività commerciali che rappresentano il
tessuto vitale dei nostri centri urbani. Occorre poi sfatare un altro mito: l’Europa non ci chiede nulla in merito
alla deregulation degli orari commerciali, anzi. In nessun
Paese europeo vige un regime di liberalizzazioni come il
nostro attuale. Per questo ben vengano le liberalizzazioni,
ma solo nelle città a forte vocazione turistica: altrimenti
produrranno solo effetti dannosi, distruggendo il commercio tradizionale.
La deregulation degli orari commerciali contribuisce a mettere a rischio quel grande patrimonio economico, culturale e sociale rappresentato dall’impresa diffusa e dal commercio di
vicinato. È così?
Abbiamo presentato in Parlamento la proposta di legge
d’iniziativa popolare sostenuta da oltre 150 mila persone con la campagna ‘Liberaladomenica’ promossa da
Confesercenti contro l’apertura dei negozi nei giorni
festivi proprio perché vogliamo denunciare il combinato
disposto tra liberalizzazione edilizia e commerciale: i comuni, in questi anni, hanno favorito l’espansione edilizia
per le grandi strutture perchè gli oneri di urbanizzazione
servivano ai bilanci dei comuni. Ma così facendo, e dietro l’abbaglio dei nuovi posti di lavoro, si è distrutto quel
ricchissimo patrimonio commerciale, culturale e sociale
dell’impresa diffusa dei centri delle nostre città a favore
delle grandi strutture, spesso periferiche. Queste scelte
scellerate, nel corso degli anni, hanno comportato una
perdita di quote di mercato dell’80% nell’alimentare e del
60% nell’extra alimentare a scapito delle piccole realtà
italiane. Basta passeggiare per le strade centrali delle
nostre città per osservare file di saracinesche abbassate
per sempre e negozi ‘sfitti’: mancanza di occupazione,
perdita di sicurezza e di servizi essenziali nei nostri quartieri, malessere e degrado sociale sono gli effetti di scelte
politiche sbagliate. Il nostro impegno ci vede in prima linea
per invertire la rotta e ridare slancio e vitalità non solo ai
consumi, ma a quel tessuto commerciale diffuso e di
servizio di vicinato sui nostri territori, perno della qualità
della vita urbana.
3
n.
Proprietario: Confesercenti provinciale forlivese
Autorizzazione tribunale di Forlì n. 6/2004
Autorizzazione del tribunale
di Ravenna n. 1226/2004­­­­­
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Stampa Full Print Ravenna
Hanno collaborato a questo numero:
da Ravenna Roberto Lucchi, Giancarlo Melandri,
Loretta Emiliani, Giacomo Costantini, Andrea Casadei
della Chiesa, Riccardo Ricci Petitoni, Sara Reali;
da Cesena Gianpiero Giordani, Graziano Gozi;
da Forlì Giancarlo Corzani, Fabio Lucchi,
Lores Frignani, Stefania Bartoletti.
Chiuso in tipografia il 18 luglio 2014
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n. 3 - luglio 2014 - Confesercenti Ravenna