Dante e la Commedia Autore ed opera • Notizie biografiche • Dante stilnovista • Opere in volgare e in latino Argomento e forme del poema • Parti e composizione • Valore simbolico del numero 3 • Procedimento allegorico Motivi e materia del poema • Posizioni ideologico-politiche • Concezione storica • Realismo figurale A cura del prof. Luigi O. Rintallo Dante e la Commedia Autore e opera Notizie su Dante Alighieri Di piccola nobiltà, nasce nel 1265 a Firenze da Bella Abati e Alighiero che si diceva praticasse l’usura. Sposa ventenne Gemma Donati, della famiglia a capo dei Guelfi Neri. Nel 1289 combatte a Campaldino contro gli Aretini. Entra in sodalizio con amici poeti, fra cui Guido Cavalcanti: le loro liriche sono fra le massime espressioni dello Stilnovo. All’amore per Beatrice Portinari dedica la raccolta La Vita Nuova, composta dopo la morte della giovane nel 1290. Frequenta la scuola francescana di Santa Croce e si dedica a studi filosofici. Nel 1295 si iscrive all’Arte dei medici e speziali, per partecipare alla vita politica. Vicino ai Guelfi Bianchi, legati alla famiglia dei Cerchi, si oppone all’espansionismo di papa Bonifacio VIII. Nel 1300 è per tre mesi uno dei sei priori di Firenze: decide l’allontanamento dei più facinorosi, tra i quali l’amico Cavalcanti. Nel 1301, mentre svolge un’ambasceria presso il Papa, Carlo di Valois instaura una signoria di soli Guelfi Neri che nel 1302 lo accusa di baratteria: non rientrato a Firenze è condannato a morte il 10 marzo. Da allora vivrà in esilio in varie città. Dal 1312 al 1318 è a Verona, presso Cangrande della Scala. Muore a Ravenna nel 1321. Dante stilnovista: come cambia la concezione dell’amore? Nella poesia cortese dei trovatori e dei romanzi cavallereschi, la donna è l’oggetto del desiderio e l’amore è inteso come una passione esclusiva. I poeti dello Stilnovo invece concepiscono l’amore come fonte di perfezionamento morale, per cui la gentilezza (nobiltà) dell’animo prescinde dal fattore ereditario. Da un punto di vista ideologico, lo Stilnovo risponde all’esigenza di stabilità dei ceti urbani e mira a superare le contraddizioni insite nell’ «amor cortese», poco coerente con la morale cattolica. Dante è il poeta che più si impegna nel conciliare il tema erotico con la spiritualità religiosa: nella sua poesia l’amore perde la carica sensuale (ancora presente in Cavalcanti) e diventa amore-carità, nel senso che la donna amata svolge una funzione salvifica e beatificante per l’uomo. Opere in volgare e in latino di Dante IN VOLGARE IN LATINO La Vita Nuova (1292-95). Un prosimetro di 31 liriche commentate dedicate all’amore per Beatrice. De vulgari eloquentia (1303-05). Rimasto incompiuto al cap. XIV del secondo dei 4 libri previsti, è un trattato sulla lingua che contiene anche giudizi critici e poetici. Nel I libro si sofferma sulle varietà linguistiche e dei 14 dialetti italiani giudica che nessuno ha la qualità di essere cardinale, aulico, curiale. Nel II libro espone la teoria del «volgare illustre» in poesia che dovrà occuparsi di argomenti elevati. Rime (1283-1318). 54 poesie non comprese nella Vita Nuova, riunite in volume dai posteri e suddivise in sei sezioni: apprendistato, stilnoviste, comiche, petrose, dottrinali e politiche. Convivio (1304-07). Concepito come un convito (pranzo) di sapienza dove si servono le vivande di 14 canzoni accompagnate dal pane di altrettanti commenti, preceduti da un trattato proemiale. Scrive solo questo, più i commenti a 3 canzoni dove spiega l’allegoria dei poeti, loda la filosofia e definisce la nobiltà d’animo basata su virtù morali e speculative. De Monarchia (1312-13 e 1317). Trattato politico in 3 libri sul rapporto tra Impero e Papato. 1) sulla necessità e utilità dell’Impero; 2) l’Impero romano fu favorito da Dio; 3) contesta la donazione di Costantino, nega la supremazia del Papato sull’Impero, e sostiene la loro reciproca indipendenza. Dante e la Commedia Argomento e forma del poema Descrizione dell’opera Qual è il rilievo del numero 3 nella Commedia? La Commedia narra in terzine di endecasillabi il viaggio intrapreso da Dante nei regni dell’oltretomba: Inferno, Purgatorio, Paradiso. Ad ognuno è dedicata una cantica, di 33 canti ciascuna, cui va aggiunto il canto introduttivo per un totale di 100 canti. In una lettera del 1316 a Cangrande della Scala, Dante spiega le ragioni del titolo, riferendolo sia al contenuto, perché comincia con materia «aspra e terribile» e termina felicemente; sia allo stile, perché è intermedio fra il solenne (tragico) e il mediocre (elegiaco). Iniziato forse nel 1304, l’Inferno è concluso nel 1314 cui seguì l’anno dopo la pubblicazione del Purgatorio. Il Paradiso uscì postumo a cura dei figli del poeta. Nel suo viaggio teso alla salvezza spirituale, Dante è accompagnato dall’anima del poeta latino Virgilio, che lo guida nella voragine infernale apertasi sotto Gerusalemme con la caduta di Lucifero e poi, attraverso un budello, nell’emisfero australe dove sorge la montagna del Purgatorio con in cima l’Eden. Da qui è l’anima di Beatrice a condurlo in Paradiso dove, giunto al nono cielo, nell’Empireo subentra San Bernardo che lo introduce alla contemplazione di Dio. Nella Commedia il numero 3 e i suoi multipli hanno un forte rilievo simbolico, che si ricollega alla trinità. Oltre che nella struttura del poema (3 cantiche, 33 canti, uso della terzina), il riferimento ritorna anche nell’allegoria delle tre fiere incontrate da Dante nel canto I; nelle tre guide (Virgilio, Beatrice, Bernardo di Chiaravalle); nella partizione dei regni ultraterreni: i 9 cerchi dell’Inferno; le 9 sezioni del Purgatorio, comprensive dell’antiPurgatorio, le 7 cornici corrispondenti ai peccati capitali, l’Eden; i 9 cieli del Paradiso. Tre sono anche le disposizioni peccaminose in cui si distinguono le colpe dei dannati dell’Inferno: incontinenza (dal 2° al 5° cerchio), violenza (il 7° cerchio), malizia o fraudolenza (8°e 9° cerchio), mentre nel 1° (Limbo) sono i non battezzati e nel 6° si puniscono gli eretici. Infine i canti sesti sono dedicati a temi politici. In che senso l’allegoria del canto I dell’Inferno è fondamentale? Per allegoria si intende il procedimento con il quale un termine è riferito a un significato nascosto e più profondo, in base a un certo codice. Nel canto I, Dante tenta di uscire da una selva per raggiungere un colle, illuminato dai raggi del sole ma il suo cammino è impedito da tre fiere (lonza, leone, lupa). Mentre retrocede disperato, ecco apparirgli l’anima di Virgilio che gli annuncia l’arrivo di un veltro capace di ricacciare indietro la lupa e quindi lo esorta a salvarsi compiendo un viaggio nell’oltretomba. In quanto Dante nella Commedia è figura allegorica dell’umanità intera, il canto esprime il concetto che l’uomo vive una condizione angosciosa, prossima alla dannazione, dove il male rischia di prevalere, per cui la società potrà salvarsi soltanto grazie all’azione di un riformatore. Dante-autore e Dante-personaggio Prima della Commedia, si avevano per lo più solo narrazioni impersonali. Invece Dante scrive in prima persona e costruisce un Dante-personaggio a cui affida il compito di raccontare la storia. Fra autore e personaggio vi è certo una identificazione, ma vi è anche una differenza essenziale: come autore padroneggia l’opera e si pone come giudice degli eventi passati riguardanti le anime dei personaggi descritti; come personaggio vive invece in una condizione di incertezza e di continua ricerca, è come un discepolo che impara durante il suo viaggio. Dante e la Commedia Il modello culturale della Commedia La Commedia è una sintesi coerente del modello culturale elaborato da filosofi e teologi del Medioevo. Muove dalla rappresentazione di concetti fondamentali quali lo spazio e il tempo, per trasmettersi quindi attraverso le idee su natura e storia, il credo cristiano e i testi letterari. Dante fa propria la concezione tolemaica che vuole la Terra al centro dell’universo, così come l’esposero Aristotele e Tommaso d’Aquino, suoi principali riferimenti filosofici. Al centro della Terra è Lucifero, precipitatovi dopo la ribellione a Dio, provocando nell’emisfero sud l’innalzamento della montagna del Purgatorio. In questo senso, anche lo spazio si definisce secondo criteri morali: sotto terra, nel cono infernale, risiede Lucifero; sulla superficie terrestre vi sono i viventi e le anime destinate a salvarsi del Purgatorio; nel Cielo è il Paradiso. Anche della storia è data un’interpretazione fondata sui testi sacri: dal peccato originale ha inizio il corso storico, segnato dall’incarnazione di Cristo che salva l’umanità, alla quale segue una seconda caduta dovuta alla corruzione della Chiesa e alla crisi del potere imperiale. Il ciclo termina con il giudizio universale. Motivi e materia del poema Che posizione politica ha Dante? L’espansione dei commerci e dell’attività finanziaria avvenuta nei comuni fra ’200 e ’300, mette in difficoltà il ceto dei proprietari cui appartiene Dante. Egli rimpiange la Firenze del passato e avversa la «gente nuova» dedita ai mercati e agli affari. Nel poema esprime questa posizione conservatrice e auspica l’affermazione di una «monarchia universale» che freni i localismi. D’altro canto, la sua condizione di «vinto della storia» (come lo definisce il critico Contini) fa sì che la sua polemica verso la società del tempo sia lucida, denunciando l’iniquità per invocare una giustizia superiore. Nella Commedia, quale visione storica propone Dante? Quella di Dante è una visione storica sacralizzata. Le sue fonti sono essenzialmente i testi biblici e la tradizione classica, per cui riguardano soprattutto i popoli del Mediterraneo. Considera perciò i Romani come i protagonisti della storia del mondo e l’impero come il modello istituzionale auspicabile. Dell’antico impero romano, gli imperatori franchi e germanici sono i diretti continuatori realizzando il disegno della Provvidenza. Sotto questo aspetto, Dante si distingue dalle voci del primo cristianesimo (Agostino) che vedevano nello Stato romano solo la «città terrena» fondata sull’ingiustizia. Inserendo la storia romana nel disegno divino Dante risolveva anche il rapporto tra le culture greco-latina e cristiana, intendendo la prima come anticipazione (figura) della seconda. Il «realismo figurale» del Medioevo Secondo il critico Auerbach, nel Medioevo si afferma una spiegazione simbolica particolare degli eventi storici che lui chiama «figurale». La parola «figura» nella tarda latinità stava per allusione, prefigurazione. In base a tale concezione figurale, il significato ultimo dei fatti è sempre religioso e di esso vi è piena comprensione soltanto al di fuori della storia, quando si potrà contemplare la vicenda umana nella sua totalità e nei suoi fini. A suo fondamento vi sono la caduta e redenzione dell’uomo, il giudizio universale e il regno eterno di Dio: tutti gli altri avvenimenti sono «figure» che si richiamano a questo disegno fondamentale. Così allora il suicidio di Catone è «figura» del sacrificio di Cristo, attraverso il quale otteniamo la liberazione dal male.