PROGETTO SULLA
PRIMA GUERRA MONDIALE
MICOL BOSCHIERI
Classe 3ª E
ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE di PEDEROBBA (TV)
“Mio Bisnonno a
Caporetto”
“Questa presentazione parla della Prima Guerra Mondiale. È il mio tentativo di capire come le persone che
vi hanno partecipato, al fronte ed a casa, hanno reagito di fronte a questo spaventoso evento.
Per farlo, ho raccontato una storia che si tramanda
nella mia famiglia, e che ha coinvolto due miei avi”
Micol Boschieri, 27 gennaio 2015
Soldati in una trincea nella Prima Guerra Mondiale
Nella famiglia di mio papà hanno
spesso parlato di un nonno che aveva
combattuto nella Prima Guerra Mondiale, e che era stato ferito a Caporetto.
Questo mio avo aveva perso un fratello
nella guerra in trincea, ed era rimasto
molto segnato dal conflitto.
Mio papà mi ha suggerito di fare una ricerca proprio su questa storia, raccogliendo le testimonianze di due miei zii
che avevano personalmente intervistato il loro Nonno quarant'anni fa.
Oltre a queste notizie, la mia ricerca
si basa sulla lettura
di alcune parti di
un libro: "La guerra
dei nostri nonni"
di Aldo Cazzullo.
Mio bisnonno si chiamava Primo Boschieri, ed era nato del 1893. Era un
bravo falegname, specializzato nella
costruzione di carri e carrozze. Suo fratello, non è una battuta, si chiamava
Secondo Boschieri.
Primo
Boschieri
(1893-1976)
Secondo
Boschieri
(1897-1916)
Secondo era nato 4 anni dopo il fratello,
e come lui viveva a Covolo di Pederobba. Si dilettava in disegno e scultura.
Dicono abbia lavorato anche all'affresco nella Chiesa Arcipretale di Covolo,
ma la notizia è stata tramandata oralmente nella famiglia e non c'è modo di
verificarla.
Mia zia conserva nella sua
abitazione
un
suo disegno, un
ritratto
di
donna fatto a
matita.
Questo è il libretto del soldato Primo Boschieri.
Mio zio ha intervistato il Nonno nel
1974. Ricorda che Primo era un caporale, apparteneva a un gruppo di 6 persone, di cui era il responsabile, che si occupavano di una Mitragliatrice Saint'Etienne.
La Saint-Étienne mod. 1907 è stata la
mitragliatrice
pesante
dell'esercito
francese dal 1914 fino al 1916 quando
fu venduta all'esercito italiano.
Queste sono altre informazioni che ho
raccolto su internet. "L’arma era servita da quattro uomini, un caporale capo-pezzo, un tiratore, un servente ed
un aiuto-servente. Due armi costituivano una sezione comandata da un tenente, coadiuvato da un sergente, un telemetrista ed un armiere.
La Saint Etienne aveva una gittata utile
di 1500 metri (la massima era di 4500
metri).
Soldati francesi con mitragliatrice
Saint Etienne
Utilizzava caricatori da 25 colpi a lastrina metallica oppure a nastro da 150
colpi. L’arma in dotazione all’Italia
pesava 23,3 Kg era appoggiata su un
treppiede del peso di 26,5 kg . Si trattava di un’arma poco affidabile, soggetta
a frequenti inceppamenti. I mitraglieri
armati con le Saint Etienne si distinguevano per le mostrine bianco-azzurre".
Immagini della
mitragliatrice,
di alcuni mitraglieri italiani e
delle mostrine
azzurre.
Soldati italiani con varie
mitragliatrici
Il nonno era stato ferito a Caporetto,
durante la ritirata, ma i ricordi dello zio
si fermano qui: mi dice che non ha altre
notizie da darmi, ma che anche la zia
aveva fatto alcune domande al Nonno.
Dal libretto, leggo di alcuni suoi spostamenti e del materiale che l’esercito gli
fornisce.
Intanto, nel 1916 anche Secondo viene
chiamato in guerra.
.
Nella foto, Il Gazzettino del giorno 5
settembre 1919. Ci sono i ritratti di
alcuni soldati morti in guerra. Tra di
loro c’è il diciannovenne Secondo Boschieri, che spira in ospedale a Milano
tra le braccia della madre, Marina Rui,
per le conseguenze di una ferita alla
fronte.
Non avendo molte notizie, leggo alcune
testimonianze riportate nel libro "La
guerra dei nostri nonni"
di Aldo Cazzullo.
La Prima Guerra Mondiale mi sembra
una carneficina senza senso, con tanti
episodi incredibili. Ad esempio, i prigionieri italiani vengono lasciati morire di
fame in Austria, anche a causa del Governo italiano, che non permette l’invio
ai soldati di viveri attraverso la Croce
Rossa.
Oppure il caso del caporalmaggiore che
aveva colpito con un pugno un soldato.
Per punizione, era stato legato a un
palo fuori dalla trincea per 24 ore in
balìa dei cecchini nemici. Ma nessuno
gli sparò.
Un altro, sconvolto per la morte di un
amico, si fece estrarre tutti i denti, sostenendo che gli procuravano atroci
dolori, anche se in realtà erano tutti
sani. Rimase nell’esercito sino alla fine
della guerra, ma non partecipò a
nessun combattimento.
Morti in trincea
Ho scoperto che esiste persino un videogioco sulla Prima Guerra Mondiale:
questo è Valiant Hearts: The Great War.
Infine, chiedo alla zia dell'intervista
fatta al Nonno Primo.
Mi dice: "Dopo le prime domande, il
nonno Primo si è messo a piangere ed è
andato via. Ha chiesto di essere lasciato in pace".
A questo punto, mi viene in mente una
cosa.
Non capirò mai cos’è stata la Prima
Guerra Mondiale.
Posso ridere del nome dei miei avi,
oppure giocare con un videogioco, ma
cento anni fa si è consumata una tragedia che non arriverò mai a capire.
Posso solo guardare le immagini, leggere le storie, e immaginare quello che
tante persone hanno provato.
In memoria di tutti i caduti
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