§ PARAGRAFO RIVISTA DI LETTERATURA & IMMAGINARI Paragrafo Rivista di Letteratura & Immaginari pubblicazione periodica coordinatore FRANCESCO LO MONACO Redazione FABIO CLETO, DANIELE GIGLIOLI, MERCEDES GONZÁLEZ DE SANDE, FRANCESCA PASQUALI, VALENTINA PISANTY, LUCA CARLO ROSSI, STEFANO ROSSO, AMELIA VALTOLINA Segreteria di Redazione STEFANIA CONSONNI Università degli Studi di Bergamo P.za Rosate 2, 24129 Bergamo email: [email protected] - web: www.unibg.it/paragrafo webmaster: VICENTE GONZÁLEZ DE SANDE La veste grafica è a cura della Redazione La responsabilità di opinioni e giudizi espressi negli articoli è dei singoli collaboratori e non impegna la Redazione Questo numero è pubblicato con il contributo del Dipartimento di Lettere, Arti e Multimedialità © Università degli Studi di Bergamo ISBN – 978-88-96333-02-0 Sestante Edizioni / Bergamo University Press Via dell’Agro 10, 24124 Bergamo tel. 035-4124204 - fax 035-4124206 email: [email protected] - web: www.sestanteedizioni.it Stampato da Stamperia Stefanoni - Bergamo Paragrafo V (2009) Sommario VISIONI §1. MASSIMILIANO FIERRO, L’intervallo. Cuciture del visibile 7 §2. CHIARA BORRONI, Il loner. Sulla figura dell’eroe nel cinema italiano degli anni Sessanta e Settanta 33 §3. MAURO GIORI, “Una rivista equilibrata per spettatori intelligenti”. Appunti per una storia di Films and Filming (1954-1990) 57 SPETTACOLI §4. GENNARO DI BIASE, Dalla struttura scissa all’inversione. Commento a Natale in casa Cupiello 91 §5. EMANUELA MARZOLI, Il Casino di campagna di Pietro Ruggeri da Stabello 115 IMMAGINARI §6. MASSIMILIANO VAGHI, Dall’indomanie all’Inde des savants. L’idea dell’India in Francia (secc. XVIII-XIX) 145 I COLLABORATORI DI QUESTO NUMERO 167 NUMERI ARRETRATI 169 § 5 Emanuela Marzoli Il Casino di campagna di Pietro Ruggeri da Stabello Pietro Ruggeri, nato a Stabello nel 1797 e morto a Bergamo nel 1858, è conosciuto per lo più come poeta in dialetto bergamasco.1 Pur svolgendo ufficialmente la professione di ragioniere e pur mancando dei gradi più elevati di istruzione accademica, nel corso della sua vita ha pubblicato diverse opere, tra cui quindici fascicoli di poesie facete in dialetto bergamasco e in lingua italiana: le Rime Bortoliniane edite tra il 1832 e il 1842.2 Amico di scrittori, giornalisti, aristocratici e ricchi borghesi bergamaschi, egli era solito declamare le sue composizioni nei ritrovi conviviali di cui era spesso ospite. L’autore dimostra di avere una solida cultura letteraria dovuta ad un’accanita formazione da autodidatta; i suoi scritti sono inoltre permeati dalla forte influenza di forme di drammaturgia popolare, derivanti soprattutto dagli spettacoli dei burattini di cui egli era spettatore appassionato. Nelle poesie raccolte nelle Rime Bortoliniane traspare l’essenza di questa espressione performativa che aveva permesso la sopravvivenza, dopo la riforma goldoniana e l’attività censoria della Repubblica Cisalpina prima, del governo austriaco poi, delle trame e delle maschere della Commedia dell’Arte. Di esse il Ruggeri recupera elementi contenutistici, strutturali e linguistici, rielaborandoli alla luce del contesto sociale e storico a lui coevo. 1 Il presente saggio accompagna la pubblicazione di un’opera teatrale inedita di Pietro Ruggeri da Stabello, Il Casino di campagna, riportata in appendice. Sulla biografia e opera di Pietro Ruggeri il testo più esauriente è Luciano Ravasio, Il poeta Pietro Ruggeri (ol Rugger de Stabèll), Bergamo: in collaborazione con Lions Clubs Ponte S. Pietro-Isola e Valle Brembana, 1999. 2 Diversi sono i luoghi e le tipografie impegnate nella stampa nel corso degli anni di pubblicazione. La raccolta completa è conservata presso la Civica Biblioteca A. Mai di Bergamo. Numerose sono anche le opere inedite di Pietro Ruggeri, anch’esse conservate in copie manoscritte autografe contenute in vari faldoni sempre presso la Civica Biblioteca di Bergamo. PARAGRAFO V (2009), pp. 115-42 116 / EMANUELA MARZOLI Nel febbraio del 1827, con un gruppo di musicisti già collaboratori del maestro di musica Johann Simon Mayr,3 fonda in borgo S. Leonardo a Bergamo l’Accademia Filarmonica della Fenice, della quale restano purtroppo ben poche notizie.4 L’Accademia prendeva il nome dall’omonimo albergo, dotato di un teatrino privato, presso cui si tenevano le adunanze settimanali dei soci e gli spettacoli. Ruggeri è stato il primo presidente dell’Istituzione dalla sua fondazione fino alla fine del 1827. Tra gli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento, conclusosi da tempo il mandato presidenziale, il poeta scrive tre libretti per operette musicali. I titoli delle composizioni, le prime due scritte in lingua italiana e la terza in dialetto bergamasco, sono: Il gazzettiere, Il Casino di campagna e Ooo della mula.5 Il maestro di musica Girolamo Forini,6 già allievo del Mayr, compone gli spartiti per le tre opere. Di esse solo l’ultima è stata rappresentata per due volte, nel 1843 e nel 1845, viventi gli autori, presso il Teatrino dell’Accademia;7 grazie a documenti epistolari8 è invece possibile datare la composizione de Il gazzettiere nel 1836. Al termine delle pagine manoscritte che riportano il libretto de Il Casino di campagna un’altra serie di fogli auto3 Johann Simon Mayr (Mendorf 1763 - Bergamo 1845), maestro di cappella, musicista, compositore e istitutore di iniziative musicali. Risiedette a Bergamo dal 1803 fino alla morte, fu maestro di illustri cantanti e compositori tra cui Gaetano Donizetti. 4 Sull’argomento cfr. Maurizio Merisio, L’unione filarmonica di Bergamo. Storia di una istituzione, tesi di laurea, Università degli Studi di Pavia, a.a. 1994-95, ed Emanuela Marzoli, Teatro e spettacolo popolare negli scritti di Pietro Ruggeri da Stabello, tesi di laurea, Università degli Studi di Bergamo, a.a. 2007-08. 5 I manoscritti originali dei testi si trovano presso la Civica Biblioteca A. Mai di Bergamo, raccolta Poesea e prosa, SALONE CASS. I° J 4 32-33, curata dal pittore Giovanni Tiraboschi successivamente alla morte di Pietro Ruggeri e acquistata dal conte Paolo Vimercati Sozzi che la donò alla Civica Biblioteca di Bergamo dov’è attualmente conservata. Tutti i testi dei libretti permangono inediti, tranne Ooo della mula pubblicato postumo nel 1979 nella raccolta a cura di Piera Tomasoni, Pietro Ruggeri da Stabello. Rime Bergamasche, edizione critica di tutte le rime dialettali, Bergamo: Grafica Gutenberg, 1979. La Tomasoni riporta naturalmente solo la parte testuale e relativa traduzione: anche lo spartito di questo duetto quindi, come gli altri due, permane inedito e privo di un’analisi critica musicale. 6 Girolamo Forini (Bergamo 1806-1876), compositore e maestro di musica presso le Lezioni Caritatevoli di Musica istituite a Bergamo da J. S. Mayr del quale lo stesso Forini fu allievo. Sulla biografia cfr. Pierluigi Forcella, Girolamo Forini maestro di bel canto da Bergamo alla Baviera, Villa di Serio (Bg): Edizioni Villadiseriane, 1998. 7 Alcune riprese postume risalgono invece ad anni più recenti, tra esse da ricordare quella di Luciano Ravasio tenuta nel 1984 presso la Sala Conferenze del Teatro Donizetti di Bergamo. 8 Documenti manoscritti conservati nella raccolta Poesea e Prosa, vol. I-II, SALONE CASS. I° J 4 32-33. IL CASINO DI CAMPAGNA DI PIETRO RUGGERI DA STABELLO / 117 grafi è degno di attenzione: una comica bozza in rima, dai tratti di un breve copione teatrale, del dialogo tra Renzo e il dottor Azzeccagarbugli, tratto dal terzo capitolo dei Promessi sposi di Alessandro Manzoni. Il poeta non lo menziona mai tra le sue opere né esiste alcuno spartito musicale relativo a questo scritto. Non resta che considerarlo uno scherzoso esercizio di composizione. Il Casino di campagna. Farsa musicale di Pietro Ruggeri da Stabello è,9 tra i tre libretti, quello di datazione più incerta. Non compaiono indicazioni in merito in nessuno dei documenti consultabili, anche se Pierluigi Forcella, nel suo studio sulla vita di Girolamo Forini, parla di questo come del secondo lavoro dei due artisti bergamaschi, ipotesi che porterebbe dunque a collocare l’opera dopo Il Gazzettiere del 1836.10 Il Forini è certamente l’autore della partitura della farsa musicale, ma essa si presenta con un titolo diverso rispetto al libretto: Viva il nuovo possessore del bellissimo casino;11 Forcella parla inoltre dello spartito come di un manoscritto incompleto. Il lavoro poetico è invece compiuto, composto da un atto unico di dodici scene, anche se l’unica copia esistente presenta numerose correzioni, aggiunte e revisioni12 cui il poeta avrebbe probabilmente voluto sottoporre il libretto che rimane invece, inspiegabilmente, allo stato di abbozzo. È lo stesso Ruggeri a fornire indicazioni sulla fonte da cui trae ispirazione proprio in uno dei fogli di appunti che si trovano alla fine del libretto, probabilmente dei promemoria di cui l’autore si serviva per scrivere il suo lavoro, precedenti quindi alla stesura finale. Nel manoscritto è riportata infatti la nota autografa: “Memorie da servire alla riduzione in melodramma ossia farsa musicale della farda (recte: farsa) di Augusto Kotzebue intitolata Il Casino di campagna”.13 Il lavoro teatrale al quale si ispira il Ruggeri è dun9 Manoscritto autografo conservato in Poesea e Prosa, vol. II, SALONE CASS. I° J 4 33, numerazione a matita pp. 121-77. Tutte le citazioni riferite all’opera si rifanno a questa stesura. 10 Cfr. Pierluigi Forcella, op. cit., e Pierluigi Forcella, Opere e operette a Bergamo. Ottocento-Novecento, Bergamo: Villadiseriane, 2002. L’autore non fornisce spiegazioni ulteriori sulla datazione e sulla sua affermazione che questo possa essere il secondo lavoro collaborativo tra i due. Il Forcella ipotizza che la prima collaborazione tra Ruggeri e Forini sia Il Gazzettiere. 11 La partitura manoscritta è conservata presso la Civica Biblioteca Angelo Mai di Bergamo, SALA 32 K. 6 2 (8). 12 Alcuni dei fogli delle correzioni, leggibili nel fascicolo secondo di Poesea e prosa, seguono un ordine probabilmente stabilito dai curatori. Essi si compongono di vari frammenti cartacei incollati su fogli più grandi e di pagine con vistose cancellature, aggiunte e correzioni del poeta. 13 In Poesea e prosa, vol. II, SALONE CASS: I° J 4 33, p. 143v. 118 / EMANUELA MARZOLI que Das Landhaus an der Heerstrasse di August von Kotzebue, uno dei massimi esponenti del dramma larmoyant settecentesco.14 Si tratta di un’opera del 1809, in prosa, composta di un atto unico diviso in quattordici scene. Pur non potendo stabilire con certezza quando Ruggeri entra in contatto con l’opera originale, si deve considerare che numerosi testi dell’autore tedesco figuravano tra quelli ‘ammessi’ dalla censura teatrale francese nei primi anni dell’Ottocento.15 A tale proposito è interessante sottolineare anche che il 16 maggio 1813 il capocomico Pellegrino Blanes,16 dopo essere stato sollecitato dal Segretario Generale di Polizia a nome del Direttore Generale della stessa, invia al prefetto di Milano le opere di Kotzebue accompagnandole con la seguente dichiarazione: “Le comando la richiesta fattami col di lei foglio del 11 corrente mi fo premura di mandarle qui compiegata la commedia di Kotzebue intitolata Malvyn e Maxvell”.17 La cronologia degli spettacoli del teatro Riccardi di Bergamo non registra informazioni sulla rappresentazione dell’opera di Kotzebue; l’unica certezza è che nel 1813, durante la Stagione di Fiera del teatro, di Kotzbue fu rappresentato (sempre dalla compagnia di Blanes) Il tutore e la Pupilla.18 14 Per un confronto tra l’opera del Ruggeri e il copione di Kotzbue si è presa in considerazione l’edizione “Francesca da Rimini. Tragedia in cinque atti di Silvio Pellico. Il casino di Campagna. Commedia in un atto d’Augusto Kotzebue. Ridotta ad uso del teatro italiano”, Biblioteca ebdomadaria teatrale, fasc. 33, 1829, Milano: da Placido Maria Visaj, pp. 55-93. 15 Presso l’Archivio di Stato di Bergamo nel fascicolo Dipartimento del Serio. Spettacoli pubblici. Teatri. N. 1246 esistono numerosi documenti riguardanti le “Opere permesse” e le “Opere Proibite” dalle autorità della Repubblica Cisalpina fino al 1815. Tra le opere permesse compaiono ben 24 titoli del Kotzebue, contro uno solo escluso. Il casino di campagna non appartiene all’elenco, ma è possibile supporre che una ripresa libera dell’opera lo proponesse con un titolo diverso, mantenendo il testo originale. 16 Paolo Belli (Firenze 1774-1823) è stato un attore italiano noto con il nome d’arte di Pellegrino Blanes. Tra il 1804 e il 1814 fu primo attore della Compagnia Vicereale, diretta dall’impresario veneziano Salvatore Fabbrichesi. L’esperienza della Compagnia Vicereale, che era sotto il controllo del governo napoleonico e da esso sovvenzionata, terminò nel 1814. In seguito Blanes diresse una propria compagnia. Come attore era specializzato nella recitazione delle opere di Vittorio Alfieri. 17 Archivio di Stato di Bergamo, fascicolo riferito ai regolamenti emessi dalla repubblica Cisalpina fino al 1815, Dipartimento del Serio. Spettacoli pubblici. Teatri. N. 1253, protocollo n. 3661 del 16 maggio 1813. La sollecitazione che lo precede viene emessa dal Segr. Gen. Di Polizia a nome del Dir. Gen. Con prot. N. 11151 del 07 maggio 1813, “La incarico di consegnarmi d’ordine della Direzione medesima la commedia di Kotzebue intitolata Malvyn e Marvel [sic]”. 18 Anche questa opera figura tra quelle per cui Blanes richiede il permesso di rappresentazione al Prefetto, sempre in Archivio di Stato, Dipartimento del Serio. Spettacoli pubblici. Teatri. N. 1253. IL CASINO DI CAMPAGNA DI PIETRO RUGGERI DA STABELLO / 119 Ruggeri, però, potrebbe averlo visto in un altro teatro, oppure avere letto l’opera a stampa. Quest’ultima ipotesi sembra la più plausibile, dal momento che tra i due testi di Ruggeri e di Kotzebue i punti di contatto sono troppo evidenti per supporre che il poeta bergamasco abbia lavorato solo su elementi mnemonici. Confrontando le due opere emergono delle differenze legate soprattutto al nome e numero dei personaggi e alla successione delle scene, ma la struttura testuale consente un’indubbia possibilità di sovrapposizione. La trama è molto semplice in entrambe le versioni ed il tempo della storia si esaurisce in poche ore. I due copioni riferiscono le disavventure di un ricco misantropo che acquista un casino, una villa di campagna, sperando di potere godere della pace e dell’amenità del luogo senza essere disturbato. Il casino è però la residenza ambita anche da due giovani innamorati il cui sogno d’amore è vincolato alla possibilità di vivere in questa dimora. Poiché il nuovo proprietario non intende cedere la sua abitazione, i giovani mettono in scena, con una serie di travestimenti, una sfilata di personaggi insolenti ed invadenti, destinati a logorare la pazienza del proprietario che alla fine, per non cadere nella disperazione, accetta l’idea di vendere il suo casino. La rivelazione dell’inganno conduce al lieto fine della vicenda e alla riappacificazione degli antagonisti. Kotzebue prevede tre soli personaggi: Lorch, il signore possessore del casino; Balden, il giovane innamorato ed Annetta, la sua amata. All’inizio della prima scena compare anche il servitore di Lorch che non ha alcuna battuta. Ruggeri conosce l’originale, ma dai suoi appunti emergono le innovazioni che egli intende apportare rispetto all’opera tedesca. Innanzitutto scrive: “Si avverte che vanno cambiati in nomi italiani i nomi stranieri”.19 È inoltre possibile seguire i suoi ripensamenti riguardo ai nomi dei protagonisti. Lorch diventa Gironio, ma inizialmente il nome previsto era Trottino. Balden viene cambiato dapprima in Orazio e poi in Enrico. Anche il suo ruolo muta: non è più l’innamorato, ma un fratello che vuole aiutare la sorella Amalia donandole il casino perché possa sposarsi. Su Annetta non ci sono ripensamenti: prende subito il nome di Amalia, sorella di Enrico e promessa sposa a Eugenio, il nuovo personaggio, l’amico di Enrico, inserito da Ruggeri. Oltre al fatto che l’opera di Kotzebue è in prosa e quella di Ruggeri in 19 In Poesea e Prosa, vol. II, SALONE CASS. I° J 4 33, p. 147v. 120 / EMANUELA MARZOLI versi, tra i due intrecci vi sono alcune significative differenze. La prima scena, in Kotzebue, si apre con un monologo di Balden davanti al pergolato dell’abitazione di Lorch. Il giovane riferisce di un suo recente viaggio in città dove ha ottenuto il denaro per l’acquisto del casino; le sue speranze tuttavia si infrangono scoprendo che esso è già stato venduto ad un forestiero. Il copione prevede a questo punto che la sua amata, Annetta, nella seconda scena giunga per esprimere le proprie preoccupazioni sul loro futuro. Il padre, infatti, che mira anche lui a ottenere il possesso della villa, la darà in sposa al proprietario pur di assicurarne l’eredità alla figlia. Grazie al dialogo introduttivo chi assiste alle scene successive non ha difficoltà a capire cosa stia avvenendo e perché. Quanto al Gironio di Ruggeri, esso è molto meno caratterizzato di Lorch. Se nessuno dei due copioni giustifica una lettura totalmente negativa del personaggio (che in fondo chiede solo di godersi la tranquillità della propria casa), Lorch è tuttavia venato da una sfumatura di avarizia che in Gironio viene lasciata cadere del tutto. Lo stesso proposito di Enrico, cacciare Gironio dalla cerchia del vicinato, non poggia su una necessità incalzante e rende difficile parteggiare per i tre giovani. Lorch, scortato dal servitore, compare solo nella terza scena di Kotzebue per sedersi nel suo giardino a leggere, godendo la pace del luogo. Poco prima i due giovani si sono salutati con la promessa di Balden di cercare di acquistare la casa; se dovesse fallire Annetta lo invita a recarsi da lei per mettere a punto un nuovo piano. Balden tenta dunque, nella scena terza, vantando competenze di architettura e medicina, di screditare la proprietà agli occhi di Lorch, dipingendola come poco salubre e offrendo per il casino una cifra maggiore del suo valore, ma ottiene un netto rifiuto. Inizia a questo punto la catena di travestimenti ingannevoli inscenata dai due innamorati per spingere alla fuga l’acquirente rivale. Ruggeri procede diversamente, forse anche per soddisfare le esigenze di una messa in scena musicale. Il poeta prevede un’apertura in medias res, con Gironio che seduto alla porta del suo casino si dedica alla lettura, ma viene interrotto da un coro di villici giunti a rendere omaggio al nuovo proprietario. Nulla traspare dell’indole del personaggio e la sua misantropia può essere dedotta solo dal commento che chiude la scena prima. Dopo avere dato un ducato ai contadini che lo omaggiano, cercando di far cessare le loro moine, quando finalmente il gruppo si allontana egli commenta tra sé: “Deh itene ite/ ben lungi di qua”. Va segnalato che questa frase pronunciata da Gironio è molto simile a quella che il Pretore de IL CASINO DI CAMPAGNA DI PIETRO RUGGERI DA STABELLO / 121 Il gazzettiere esclama alla fine della terza scena del primo atto, quando cerca di liberarsi da un coro di artisti queruli che lo invitano ad agire contro il giornalista Aristarco. Kotzebue riserva ad Annetta il ruolo di ideatrice della sfilata dei vicini invadenti. In totale sono otto i travestimenti portati in scena dai giovani, cinque per Balden e tre per Annetta. Questi dimostrano già dalle prime battute di avere capito che i punti deboli di Lorch, l’avarizia e il desiderio di isolarsi dal mondo, sono le due costanti funzionali ai loro tentativi di esasperare il possessore del casino e farlo fuggire. Nella seconda scena di Ruggeri compaiono Enrico ed Eugenio che dialogano tra loro: il primo si rammarica con l’amico per l’affare sfumato, ma non giustifica l’urgenza di entrare in possesso del casino. Enrico, come il Balden di Kotzebue, afferma che tenterà di convincere Gironio a rivendere l’abitazione, ma si affida all’aiuto del compare in caso di fallimento. Spetta a loro, riprendendo la sequenza di battute che il copione del tedesco attribuisce ad Annetta e Balden, pianificare la riconquista, squalificando il sito e la costruzione per offrirsi al proprietario come nuovi acquirenti, anche in questo caso inutilmente. In Ruggeri è Enrico, nella scena terza, a inventare il piano per scacciare Gironio, e a chiedere l’aiuto di Eugenio promettendogli in cambio, in caso di successo, la mano di sua sorella Amalia ed il casino quale dote, dal momento che conosce il reciproco affetto che lega i due innamorati. Questa parte è tra quelle più volte riviste da Ruggeri.20 I due amici si accordano sull’attuazione del piano ed Eugenio si rallegra per la possibilità di realizzare la propria unione con Amalia. Il manoscritto attesta tuttavia i ripensamenti che riguardano la composizione della battuta di Eugenio, variando frequentemente la disposizione delle rime. I travestimenti che Kotzebue fa attuare a Balden e Annetta iniziano nella scena quarta e proseguono nelle scene successive con l’alternarsi dei due innamorati in vari abiti. Il primo è quello di Balden, che, sfumata la speranza di poter acquistare la villa, si ripresenta a Lorch travestito da poeta. Approfittando senza invito del vino sulla tavola, vanta l’amicizia con il precedente proprietario ormai defunto, e afferma di voler tornare ogni giorno, come era sua abitudine fare con il primo possessore, per allietare con le sue rime sconclusionate i passanti di quella via. Lorch, atter20 Nel libretto di seguito trascritto verrà inserita l’aggiunta prevista dall’autore nella copia completa dell’opera. 122 / EMANUELA MARZOLI rito, gli offre il corrispettivo del suo previsto guadagno giornaliero pur di allontanarlo e Balden, accettando uno zecchino, parte promettendo di tornare il giorno successivo. Anche per Ruggeri la serie ha inizio nella scena quarta, ma con Amalia come lavandaia. Annetta compare nella scena quinta di Kotzebue. Vestita in abito da passeggio e dando mostra d’indole ciarliera, ricorda anche lei la sua amicizia con il defunto proprietario e le lunghe serate passate a discorrere di futilità, e manifesta l’intenzione di mantenere viva questa abitudine con il nuovo vicino. Questi, congedandola, resta con la più viva preoccupazione per gli appuntamenti indesiderati che lo aspettano. Ruggeri riserva invece la medesima scena ad Enrico camuffato da medico, ruolo questo che Balden accenna appena, senza travestirsi, nella terza scena del Das Landhaus. Dopo Annetta, nella scena successiva, ricompare Balden travestito da musicista mendicante, il quale dichiara che ha necessità di elemosinare davanti al casino per sfamare i suoi cinque figli, e sostiene naturalmente che questo suo privilegio era già stato concordato con il precedente proprietario. Lorch deve di nuovo ricorrere al denaro per allontanarlo, ma ottiene in cambio la promessa di un ritorno del questuante l’indomani, con tutti i suoi figli, per allietare cantando il generoso proprietario. Le elargizioni di denaro e la condivisione forzata del vino di Lorch sono una costante di quasi tutti gli incontri. La sesta scena di Ruggeri è invece riservata ad Amalia nella veste della ciarliera, mutuando in questo dalla quinta scena di Kotzebue, ma riducendo notevolmente nel libretto lo spazio per questo ruolo che il copione del tedesco, al contrario, dilata con lunghe “tirate” della protagonista. Nella scena settima torna Annetta in veste di rustica lavandaia (che sarà invece il primo travestimento dell’Amalia di Ruggeri). Annetta rivendica il suo diritto all’utilizzo della proprietà basandosi su usi antichi, risalenti ai tempi dei suoi avi, e comincia a stendere il bucato sotto la pergola del casino. La reazione del proprietario è aggressiva, ma è costretto a cedere davanti ai modi rozzi della donna, e a sborsare un fiorino per farla allontanare. Naturalmente per una lavandaia la necessità di stendere il proprio bucato è quotidiana, da cui la promessa di tornare ogni giorno. Le due scene successive, la otto e la nove, toccano entrambe a Balden: prima come recluta che deve esercitarsi a suonare il tamburo, e poi come sergente dello stesso reggimento che viene a cercare il suo soldato. Lorch credeva di avere convinto il giovane militare, con un piccolo incoraggiamento monetario, a disertare l’esercito, ma il sottufficiale gli si presenta IL CASINO DI CAMPAGNA DI PIETRO RUGGERI DA STABELLO / 123 con fare intimidatorio, lo accusa di tradimento verso la patria e lo minaccia di morte. Segue un’altra elargizione pecuniaria e la speranza di avere finalmente un poco di quiete, che si rivela però di breve durata. Ruggeri preferisce invece gestire le entrate dei cospiratori scegliendo una sequenza diversa per i travestimenti dei suoi tre protagonisti. Enrico presiede all’ottava scena in veste di notaio, mentre nella nona fa la sua comparsa Eugenio camuffato da ingegnere. Egli partecipa marginalmente ai travestimenti: per lui sono previste solo apparizioni di breve durata, denunciando la difficoltà di Ruggeri nel padroneggiare un ruolo di sua esclusiva invenzione senza un modello a cui rifarsi. Kotzebue chiude la sfilata di travestimenti con le scene decima e undicesima del suo copione. Dapprima Annetta, parlando con accento francese, si presenta come dama di compagnia di una nobile contessa che dovrà dimorare per la notte nel casino in seguito ad un guasto alla propria carrozza. La cena è ovviamente parte integrante dell’ospitalità forzata. L’ultimo inganno vede impegnato ancora Balden come capo dei cacciatori di un marchese abituato a trascorrere alcuni giorni in compagnia del vecchio proprietario della dimora: è ormai impossibile che il nobile cambi i suoi progetti e dimorerà nel casino per una settimana, vitto compreso. Nel testo di Ruggeri, invece, l’ultimo travestimento in programma è quello di Enrico come tamburino. La parte prevista è molto vivace e include un’esibizione musicale del personaggio con il suo strumento. Il soldatino di Kotzebue compare in scena piangendo, mentre quello di Ruggeri incalza Gironio insistendo nel coinvolgerlo suo malgrado in una serie di danze vorticose. È questo forse, dopo il notaio, uno dei personaggi più riusciti del Ruggeri, ciò che induce il poeta a prevedere per lui un’aggiunta notevole alla scena decima, rimasta però allo stato di promemoria. In Das Landhaus lo scioglimento dell’inganno si protrae dall’undicesima alla quattordicesima scena: Lorch, esasperato dall’ennesimo ospite indesiderato, cerca Balden per accettare la sua offerta di acquisto del casino. Quest’ultimo, forte ormai del potere che gli deriva dalla disperazione di Lorch, contratta sul prezzo obbligando il rivale a condizioni estremamente svantaggiose, ma l’arrivo in scena di Annetta esultante per la vittoria li tradisce. Il legittimo proprietario minaccia denunce e vuole che l’accordo sfumi, ma mosso a solidarietà dal racconto dei giovani innamorati, intenerito dal loro desiderio di sposarsi imprescindibile dal possesso dell’abitazione desiderata, cede ai buoni sentimenti e vende il casino a Balden per il suo prezzo originario. La conclusione, pur moraleggiante, resta nei 124 / EMANUELA MARZOLI limiti del verisimile: il personaggio di Lorch non cade nell’eccesso dell’offerta gratuita, pur maturando un gesto di solidarietà che lo colloca definitivamente nella sfera dei personaggi positivi dell’opera. Nel Casino di campagna di Ruggeri, il finale, che occupa le scene undici e dodici, si discosta da quello previsto da Kotzebue. Quando Gironio, disperato, corre in cerca di Enrico per vendergli il casino, questi gli chiede di aggiungere come clausola contrattuale che Gironio perdoni tutti coloro che lo hanno importunato, rivelando di sua spontanea volontà, e non in seguito a una scoperta fortuita, il motivo che ha spinto lui ed i suoi complici ad agire contro il proprietario del casino. La conclusione di Ruggeri assume un andamento decisamente dolciastro: i personaggi perdono spessore psicologico, manifestando una forma poco credibile di bontà d’animo. Gironio infatti decide di cedere il casino come dono di nozze spontaneo ai futuri sposi, senza chiedere nulla in cambio e ottenendo la loro eterna amicizia e riconoscenza. La scena dodicesima chiude l’atto unico con un canto corale in onore di Gironio e della sua liberalità. Il testo di Kotzebue è più lineare di quello Ruggeri. Gli eventi si susseguono senza digressioni. Non è previsto un forte aumento della tensione narrativa e l’unico elemento di sorpresa consiste nell’attesa del travestimento che si aspetta di vedere in scena. Il libretto di Ruggeri non è stato rifinito e questo giustifica, probabilmente, alcune delle sue lacune. Gironio non è connotato in senso negativo, anche se i tre giovani gli si oppongono con estrema ostilità. Se Lorch appare, suo malgrado, come un ostacolo al coronamento del sogno d’amore di Balden e Annetta, nessuna premessa spinge invece a supporre che Amalia ed Eugenio non possano convolare a nozze previo l’acquisto del casino. L’urgenza, in Ruggeri, appartiene più a Enrico che ai due innamorati. Basti ricordare la sua determinazione nella seconda scena quando afferma: “Ma prima di crepare tanto farò/ Che in mio poter l’avrò”. Solo in un secondo momento il matrimonio viene messo in relazione con l’abitazione, assumendo più il carattere di una promessa che di una premessa necessaria. I dialoghi del bergamasco non mancano tuttavia di vivacità e di tratti che rimandano agli espedienti comici rintracciabili nelle sue poesie. Il primo dialogo segue un ritmo incalzante nello scambio di battute tra Enrico, che denigra il casino, e Gironio che trova sempre un buon argomento da contrapporre all’invadente visitatore. Ancora Enrico, prima come medico e poi come notaio, riprende i tentativi di elevazione verbale del finto sapiente, destinati a risolversi in una buffa alterazione di termini e IL CASINO DI CAMPAGNA DI PIETRO RUGGERI DA STABELLO / 125 in una successione di sconclusionate citazioni latine. L’immagine rimanda al protagonista della poesia l’Idiota Petulante, tanto logorroico ed insolente nella sua bassezza culturale da sfiancare l’ascoltatore più paziente.21 Amalia, infine, i cui travestimenti risultano essere quelli più aderenti al modello originale, sa essere ciarliera e impudente anche se non risulta spontanea come le protagoniste dialettali delle Rime Bortoliniane. Alcuni chiarimenti si rendono necessari a proposito delle scene e delle correzioni apportate da Ruggeri in fase di composizione. A causa dei ripensamenti precedenti alla stesura finale, nella versione quasi definitiva il poeta prevede una breve scena terza tra Enrico ed Eugenio, seguita da un’altrettanto breve scena quarta con un monologo di Eugenio. La quarta scena viene poi accorpata alla precedente, ma l’autore retrocede con la numerazione aggiornandola solo fino alla sesta, cui era stato assegnato in via preliminare il numero sette. Dal numero otto in poi la progressione non viene corretta e quindi nel copione originale manca una settima scena: dalla sei si passa alla otto senza però lacune narrative. Tra gli appunti di Ruggeri sono previsti anche i brani musicali e il carattere dei personaggi legato al ruolo vocale che assumeranno in scena.22 Un abbozzo schematico riporta la sequenza di cori, cabalette, cavatine, recitativi, insieme agli elementi dialogici che impegneranno gli interpreti. Di certo esso risale alla fase iniziale del progetto, perché i nomi dei personaggi sono ancora quelli di Kotzebue. A questo proposito è logico supporre l’influenza del maestro Forini nell’ideazione della struttura musicale: Ruggeri possedeva alcuni fondamenti di musica, ma è improbabile che fossero sufficienti a gestire da solo l’assegnazione dei brani vocali. I cantanti con i rispettivi ruoli sono così ipotizzati: Balden primo basso, cantante con la parte principale; Lorch come buffo sostenuto; Amalia come “prima donna di carattere gajo”;23 il suo innamorato, per il quale si ipotizza qui il nome Ricardo, è “confidente di Balden, primo tenore di carattere brillante”.24 Una curiosità accompagna infine la scelta del nome di uno dei protagonisti: si è detto che Gironio doveva inizialmente essere Trottino. Tra le 21 In Poesea e prosa, SALONE CASS: I° J 4 33. In particolare in Poesea e Prosa, vol. II, SALONE CASS. I° J 4 33, pp. 143r e 143v. Personalmente nutro però il ragionevole sospetto che le due pagine vadano lette in ordine inverso e che siano state rilegate al contrario nel faldone. 23 Qui sono state cancellate le ipotesi dei nomi di Giulia ed Elisa prima di inserire Amalia. 24 Per la presente e precedente citazione cfr. Poesea e prosa, vol. II, SALONE CASS. I° J 4 33, p. 143v. 22 126 / EMANUELA MARZOLI parti cassate dei fogli di revisione compaiono una serie di rime che giocano con le possibili varianti straniere del nome Trottino. Il nome e le strofe eliminate dal libretto della farsa musicale non vengono tuttavia dimenticate: trovano posto nel settimo fascicolo delle Bortoliniane nella poesia L’ammiratore della Saint Romain. Canzone per la musica della Cracovienne. Le prime quartine che ci presentano il poetico ammiratore di una stella della Scala sono uguali a quelle rimosse dal manoscritto: Ora è turco, russo e greco, Or tedesco ed or francese, Ora ispano, ed ora inglese, Ma chi sia nessun lo sa. Se Trottino era in Toscana E Monsieur Trottain in Francia, Per il dente e per la pancia Cavalier d’autorità. Milord Trottinton a Londra Francamente si spacciava E in Irlanda si chiamava L’omaccino Trottonel; Trottenlenden nella Scozia Nella Spagna Don Trottanos Y Piccianos, Y Balanos, Il più nobile, il più bel25 Poiché il settimo fascicolo delle Rime risale all’anno 1837, questa potrebbe essere l’unica informazione che autorizzi una datazione de Il Casino di campagna precedente a quell’anno. 25 Pietro Ruggeri, Settimo fascicolo delle Rime Bortoliniane di Pietro Ruggeri da Stabello, Bergamo: Mazzoleni, 1837, pp. 13 e seguenti. La medesima poesia viene poi citata in un articolo del 1840 come esempio di capacità del Ruggeri di affrontare anche componimenti in lingua. Cfr. Francesco Regli, “Scrittori contemporanei. Pietro Ruggeri”, Il pirata. Giornale di letterature, belle arti varietà e teatri, 6:19, 4 settembre 1840. IL CASINO DI CAMPAGNA DI PIETRO RUGGERI DA STABELLO Giovanni Brentani, Caricatura di Pietro Ruggeri, 2 agosto 1854. Biblioteca Angelo Mai, Poesea e prosa, SALONE CASS I° J 4 33, c. 7r. / 127 128 / EMANUELA MARZOLI APPENDICE Il casino di campagna Farsa musicale di Pietro Ruggeri da Stabello26 Interlocutori Gironio proprietario del casino Enrico aspirante all’acquisto del casino Amalia sua sorella Eugenio di lei amante amico di Enrico Coro di villini La scena è in un villaggio SCENA PRIMA Villa amena con bel casino Coro e Gironio Gironio che legge libro o gazzetta seduto alla porta del suo casino 26 Cor. Viva viva possessore del bellissimo casino, Qui veniamo a fare inchino Come esige sua bontà. Gir. Grazie grazie faccio senza. Cor. Non isdegni sua eccellenza compatire i servi suoi; Se non avvi fra di noi sua sapienza e civiltà. Gir. Compatisco pienamente Cor. Qui buon’aria e buona gente, Colli ameni, ogni delizia, Si riporta in questa sede quella che più si avvicina ad una stesura definitiva del libretto manoscritto. Le pagine seguono l’organizzazione del volume II di Poesea e prosa che le raccoglie e la numerazione data dall’autore. L’ordine dei fogli manoscritti ha quindi una logica sequenza; solo per le correzioni intervengono le difficoltà di riordino cui si accenna nell’analisi testuale. I nomi, le abbreviazioni, la punteggiatura rispettano il manoscritto originale, anche eventuali alterazioni grammaticali non sono state corrette, salvo i casi di rischio di incomprensione. IL CASINO DI CAMPAGNA DI PIETRO RUGGERI DA STABELLO / 129 Qui prodotti a gran dovizia, Tutto tutto troverà. Gir. Vedo bene e ne son certo. Cor. A’ suoi piè di fiori un serto Noi mettiamo con rispetto Per provarle il nostro affetto Sommissione e fedeltà. Gir. Tutto accetto e vi son grato. Così dicendo va distribuendo monete in regalo e ognuno dei coristi sporgendo la mano osserva con giubilo e meraviglia la moneta che gli è data Cor. Un ducato! Un ducato! Ah signore… Gir. Sì v’intendo Cor. Ringraziarla… Gir. Già comprendo Cor. Ossequiarla, venerarla, Ringraziarla ci permetta Gir. Basta basta… Cor. A noi s’aspetta Gir. Ite pur con libertà. Cor. Non signore, non si và Benché ruvidi villani La creanza a noi c’insegna Di baciarle almen le mani Poi se vuole si anderà Con licenza con affetto Tutti tentano di baciargli le mani Gir. No non voglio non permetto Via partite per pietà. Ritirando e nascondendo le mani mezzo sdegnato Cor. Con permesso con licenza… Insistente a volergli baciare le mani Gir. Ora perdo la pazienza. Ubbidite, via di qua. 130 / EMANUELA MARZOLI Cor. Deh! Scusi, perdoni La mala creanza La nostra baldanza La nostra viltà. Gir. Vi scuso perdono Ma tosto ubbidite, Deh! Itene ite Ben lungi di qua. SCENA SECONDA Gironio, Enrico ed Eugenio Gironio Ritorna a leggere seduto come in principio della scena prima Gir. Son iti ormai. Respiro. Enr. Ecco là il forestiere sor Gironio Cagion crudele d’ogni mio martiro Che si gode leggendo il suo casino Ed io per il demonio avvilito e tapino Di rabbia mi consumo Vedendo andati in fumo Sovra di esso i tanti miei progetti D’acquisto migliorie ed altri oggetti Ma prima di crepare tanto farò Che in mio poter l’avrò. Eug. Si tenti pria col miele e poi e poi… Enr. Se cederlo non vuol, la cura a noi. A Gironio Signore a voi mi inchino. Gir. Padrone riverito. Enr. Al veder l’apparente bel casino Se non vi fossi ardito Vorrei congratularmi Di questo vostro acquisto… Ma ho gran difficoltà. Gir. Mi sento oppresso d’un umor si tristo Che prego dispensarmi. Enr. Vi credo ed ho pietà. Quaranta mille franchi Gettati in polve per capriccio al vento Pesano più sul core che sui fianchi. IL CASINO DI CAMPAGNA DI PIETRO RUGGERI DA STABELLO Gir. Di ciò non mi lamento E sono contentissimo. Eug. Signore facoltosissimo, E splendido qual siete Contento per puntiglio almen sarete; Ma a ben considerare Quant’è mai brutto e rovinoso affare, A chi nel vostro caso Non vien la mosca al naso? Enr Casa pessima e malsana… Eug. Umidiccia a tramontana… Gir. Confacente all’umor mio… Enr. Avvi un pozzo sozzo e rio La cui acqua limacciosa Fu per molti velenosa. Gir. Bevo vino e non m’importa. Eug. Sgangherata assai di porta. Gir. Men che meno non mi cale. Enr. Stanze fosche, tetre scale… Eug. Tetto marcio, irregolare… Gir. La farò rifabbricare. Enr. Qui vi tengono congresso Streghe demoni e furfanti. Gir. Fin ch’io qui sono al possesso Si terranno ben distanti. Enr. Il terren che la circonda È infruttifero e soggetto Al torrente che lo inonda. Gir. Tanto meglio. È mio diletto Il pescare ed irne in barca. Enr. Vi è un amico che si incarca Di trovare il compratore Se rivenderla volete. / 131 132 / EMANUELA MARZOLI Gir. Non si incomodi il signore Che la casa fa per me. Eug. Forse un dì vi pentirete E più a tempo non sarete… Gir. Ma per tanto fa per me. Eug. Cento scudi di guadagno V’offre tosto un’uom potente. Gir. S’anco fosse Carlo Magno Vi sfiatate inutilmente. Enr. Dunque?.. Dunque? Gir. Signor nò. Enr. Cento trenta? Gir. Signor nò. Enr. Cento ottanta? Gir. Signor nò. Enr. Quattrocento?.. Gir. Signor nò. Enr. Mille scudi? Gir. Signor nò. Nò e poi nò. Nò e poi nò. A tre voci La rabbia mi strozza Non posso più dire Mi sento morire Di sdegno e livor. Grionio si ritira indispettito SCENA TERZA Enrico ed Eugenio Enr. 27 Dhe tu m’assisti amico A sloggiar questo intrico Con una azione27 comica assai bella E tua sarà la man di mia sorella. Cancellato scena. IL CASINO DI CAMPAGNA DI PIETRO RUGGERI DA STABELLO Eu. / 133 Volubil sorte volgimi Ridente amico ciglio E faccia il tuo consiglio La mia felicità Oggetto amabile Che tanto adoro Delizia ed anima Di questo cor, Di te pregevole Maggior tesoro Premio28 più nobile Non ha l’amor. Parte SCENA QUARTA Amalia da lavandaia. Comincia il canto entro le scene e finisce sul proscenio mentre ritorna in scena Gironio leggendo. Canzone (si faccia canzone) Sono i fiori amabil cura Della vaga primavera Brilla in essi la primiera La più bella nostra età. Ma virtù soltanto dura Breve lampo è la beltà Cavatina Va ti presta Amalia mia Disse il caro mio germano E d’Eugenio colla mano Il casino tuo sarà; E la speme dice al core Che il fratel la vincerà, Che fra palpiti d’amore L’alma mia giubilerà. Si mette poscia a stirare la corda per distendere i panni non badando a Gironio, che la osserva con meraviglia mista allo sdegno. La bellezza è don del cielo Ma se spoglia di virtù Fugge tosto e cade il velo Resta un verme e nulla più. Gir. 28 Che fate? A parte l’autore scrive pegno. 134 / EMANUELA MARZOLI Am. Non vedete? Gir. E che vi da il permesso Am. Permesso? Oh questa è nuova È bella in verità Ah ah ah ah ah ah. Gir. Il ridere non giova E qui comando io se non sapete. Am. Comandatevi pure finché volete, Purché non mi si vieti Di stendervi i miei panni Gir. Io ve lo vieto e tosto. Am. E via lasciate posto. Esternate voleri più discreti Se non volete aver disturbi affanni E quanti vi son guai… Gir. Mi meraviglio assai! Am. Anch’io di voi non poco! Fu sempre questo il loco Ove stesero i panni i nostri nonni Bisavoli ed arcavoli più antichi Sì poveri che donni Dal dì che la favella venne ai fichi E a vostra confusione Il sindaco qui mando immantinente A provarvi che siete un prepotente. Parte SCENA QUINTA Gironio e poi Enrico medico Gir. Io perdo la ragione, Ma si può dar di peggio! Ah che ben io m’avveggio Dover anche di qui presto sloggiare… Ecco un altro diavolo che appare. Enrico Gran cosa è l’esser medico Che nel sapere invetera, Che fatto protomedico Di quarant’otto etcetera IL CASINO DI CAMPAGNA DI PIETRO RUGGERI DA STABELLO Ha il mondo tutto in sé Per questo buon rapè.29 Poss’io servir quel nobile Gentil Signor incognito Di questa polve mobile Del di cui merto cognito Per qualità ed odor Non havvi la miglior 29 30 Gir. Non prendo mai tabacco. Enr. Gran male grande error Osservi Orazio Flacco De pulverarum merito In odie ed in preterito E pago resterà. Gir. Sarà ma non mi curo. Enr. Lo farò io sicuro Di questo importantissimo Gran farmaco potente Specifico utilissimo Per risvegliar la mente Per omnia caso e tempora Nasarum et nasorum Per nasi letterati Tabaccum tabaccorum Qual è il suo nobilissimo Che vanno rispettati Poiché sta qui di molti Benché ignoranti e stolti L’onore e la virtù. Intanto d’una briciola Non neghi a me il favore, Lo pigli con amore, E non ci pensi su, Verrò ogni dì a ripeterle Tre volte la lezione Con breve mio sermone D’un ora o poco più. Gir. Non va30 per me credetemi Tabacco da fiuto ottenuto raspando un pezzo di tabacco. Il testo riporta va, ma più probabilmente l’espressione corretta sarebbe v’è. / 135 136 / EMANUELA MARZOLI Minaccia più funesta Ci mancherebbe questa Per darmi a Belzebù. SCENA SESTA Gironio ed Amalia ciarliera Gir. Oh maledetta casa del demonio… Am. Permesso è riverire Ser Gironio? Gir. Ecco qui pronta un’altra seccatura! Am. Io sono per natura La donna più leale e più sincera Perciò sono chiamata la ciarliera. Gir. Bel nome in verità. Am. Ma troppo col mio dir son io laconica E colle mie parole e voce armonica, Non faccio per vantarmi Incanto qual sirena legni e marmi. Gir. Anch’io son qui di sasso. Am. Nemica capital sono del chiasso E soprattutto della maldicenza Che con tanta indecenza Qui tutti si deturpano a vicenda Ed è una cosa orrenda Vedere quanto tutti son viziosi Spilorci avari esosi Poveri ricchi nobili e plebei Ipocriti malvaggi farisei Insomma insomma avete un vicinato Il più turpe nefando e scellerato. Parte SCENA OTTAVA31 Enrico da notaio e detti Gir. 31 Che model di prudenza!.. La scena settima manca. Questo dipende da una mancata correzione dell’autore, non vi sono però lacune narrative. L’unica imprecisione è legata alla presenza di Amalia che dovrebbe uscire alla fine della sesta scena, ma nell’ottava è presente, probabilmente all’autore è sfuggito di aggiornare le entrate e le uscite di queste scene. IL CASINO DI CAMPAGNA DI PIETRO RUGGERI DA STABELLO 32 En. Con permesso con licenza. Signor o Don che siate o eccellenza, Siete voi quel forestiere Che acquistò questo podere?... Gir. Sì son io per satanasso. Enr. Piano piano senza chiasso Sia per chi volete poi Basta a me che siate voi. Gir. E perché? En. Perché l’acquisto Vi può esser confiscato Perché manca del mio visto, E di più si è rilevato Da quest’atto moratorio Del seicento quarantotto Tra Pasquino e tra Marforio Registrato a carte otto Legalmente ben rogato… Gir. Dal notaio di pilato. En. Non signore, dal notaio Marco Brutto Cocomerio Am. Bravo bravo mio cognato. En. Il dì tredici gennajo Patentato da Tiberio Con il suo tabellionato A matricola dell’anno Cinquecento novantuno… Gir. Oh che pena o che affanno!.. Siete un pazzo, un importuno Am. Come come un tanto insulto Al notajo Gian Vesuvio!... Enr. Non andrà vi giuro inulto32 Son di fiamme già un diluvio. Al fuoco che m’arde Impunito. / 137 138 / EMANUELA MARZOLI Non tremi, non piangi Linguaggio non cangi Non freni l’ardir!... Ben vedi che sdegna Quest’anima il loco, Che il nobile fuoco Non voglio avvilir. Gir. Sì sì non è il loco. Vi prego partitr. In sé Se seguita un poco Mi tocca morir.33 SCENA NONA Gironio ed Eugenio da ingegnere con occhiali galanti sul naso, tavola per disegnare, canocchiale, misure e subalterni detti caporali Gir. Quell’io che per fuggir fastidi affanni Vado volando solo Dall’uno all’altro polo Dovrò soffrire insulti, rabbia e pene Sacrificar la pace ed ogni bene A questo poderetto e vil casino?.. Così vuole il capriccio il mio destino. Euge. Senza parlare dispone coi cenni la tavola e le misure verso il casino, fa misurare la larghezza del casino senza badare a Gironio che intanto farà gli atti della più grande sorpresa e meraviglia e della sua naturale inquietudine. Gir. Con rabbia mal frenata Che si vuol che si fa sul mio podere?.. Eug. Nulla si vuol da lei. Io faccio come vede i fatti miei. Gir. Con qual potere? Eug. Quel che mi fu dato. Gir. E da chi mai? 33 Ruggeri inserisce a questo punto tre battute di Amalia con le quali ella esprime tra sé l’impossibilità di trattenere le risa. Simili tra loro, tutte risultano cassate: “Chi può si bel giuoco/ Dipinger ridir/ Il riso vuol loco/ Conviene partir.” – “Chi può a si bel giuoco/ frenare l’ardir/ Del riso che loco/ Vuol tosto o morir.” – “Chi può sì bel giuoco/ Descriver ridir,/ Ma il riso vuol loco/ Conviene partir.” IL CASINO DI CAMPAGNA DI PIETRO RUGGERI DA STABELLO Eug. / 139 Da chi vuole spianato Con una nuova strada quel casino. Già fatti ho i miei rillievi. A lei un inchino. Parte SCENA DECIMA Gironio e poi Enrico da tamburino Gir. Si spiani pure che ne godo anch’io Maledetto casin delirio mio. Si sente entro la scena il tamburo che si avvanza con accompagnamento d’orchestra. Giro. Sdegnatissimo Venga il tamburo venga un campanone A festeggiar la mia disperazione. AGGIUNTA ALLA SCENA DECIMA34 Enrico suonando il tamburo incomincia entro la scena ed esce cantando Viva viva il buon soldato Viva l’arte della guerra, Ma la pace viva in terra E dall’uno all’altro mar. Al veder questa divisa Cento amabili ragazze Per amor divengon pazze E si sentono abbrucciar. Quindi in opra van belletti Moda nastri acconciature, Letterine e miniature, Sol per farci innamorar. Viva viva il buon soldato (come sopra) Gironio Dica di grazia quel signor soldato Fin quando festeggiar vuole quest’aria Colla sua musichetta tamburaria? 34 Viene inserita a questo punto un’aggiunta prevista dal Ruggeri per la scena decima, la si riporta come parte integrante del testo perché, pur trovandosi tra i fogli di correzione alle pagg 145r e 145v, l’autore lascia una stesura corretta e definitiva del testo e annota esattamente il punto in cui intendeva inserirla. Oltre che identificarla con la scritta citata “aggiunta alla scena decima” egli annota infatti come ultima battuta dell’aggiunta “Allegri allegri mio signor/ viva sempre e quanto segue” riprendendo da qui in poi le battute del testo principale. 140 / EMANUELA MARZOLI Enrico Non sa? Sei ore al giorno. Gironio Sei ore al giorno!... Enrico E che non è informato Che questo è il luogo usato Agli esercizi di tamburo e corno. Gironio Anche di corno!... Enrico E come. In fede mia, È questa la region dell’armonia Allegri allegri mio signor Viva sempre il buon umor La cantina il buon liquor. Gir. Sì sì come volete Viva viva umor liquor Col diavolo a vapor. En. Su questo tamburetto che vedete Vi suono Walz, manfrina e sinfonie Che udite mai da flauto non avrete Sentite un bel galoppo. Gir. Per quello che ho nel sen furia ed arpie. En. Maestoso senza intoppo Contraddanza alla francese suona Manfrinetta all’italiana suona Minuetto alla scozzese suona Una marcia suona Una forlana suona Suonerà stando sempre attaccato a Gironio seguendolo in ogni suo passo Da quello che mi pare Sapete ben ballare Allor si danzi pure. Suona balla obbligando anche l’altro a fare lo stesso. Gir. Piuttosto che crepare Oppur finir di pazzi in un ospizio Vada poder, casino in precipizio Corro d’Enrico in traccia E tosto glielo cedo a larghe braccia. Parte correndo En. Egli di me va in traccia disperato E noi ad osservar stiamo in aguato. IL CASINO DI CAMPAGNA DI PIETRO RUGGERI DA STABELLO SCENA UNDICESIMA Gironio e poi Enrico nel suo primo aspetto Allor ch’io lo fuggiva Ovunque lo vedeva e lo sentiva, Ed or che lo desidero qui tosto Chi sa il demonio dove la nascosto. Sia lode al ciel che arriva. Casin poder son vostri se volete Al prezzo che vi aggrada E più non mi vedrà questa contrada. Ecco la mia cession ampia potente Voi l’accettate e parto immantinente. En. All’offertovi prezzo ancor l’accetto Ma colla condizione Che perdonato avete alle persone Che v’hanno maltrattato. Gir. Sì sì perdono a tutti In voi tutto rimetto. En. Verso l’interno della scena Fuori tutti. SCENA ULTIMA Amalia, Eugenio, coro e detti Am. Ecco qui la lavandaja E colei che tanto abbaja. Gir. Come come voi la brava Che mi costa tanta bava? Eug. Non isdegni con piacere D’uno sguardo l’ingegnere. En. E qui sotto questo sajo Il dottore col notajo, Tamburino tutti in me. Giro. con sommo stupore Voi? Ad Enrico ed Eugenio Enr. ed Eug. Appunto Gir. additando Amalia Lei? Am. Sì quella. / 141 142 / EMANUELA MARZOLI Gir. Questa scossa di cervello Mi fa quasi vacillar. Gir./ En./ Am./ Eug. Qual sasso fatto immobile Non ho/ha più voce in petto Più pronto e vario effetto La folgore non fa. En. Questo è il giorno in cui marito Mia sorella con Eugenio Noi preghiamo il vostro genio D’onorarci e qui restar. Gir. Sì qui resto e se vi piace Io mai più non vi abbandono E il casin frattanto in dono Io vi prego di accettar. Am./ Enr./ Eug. Ove gran core gran bontate Voi di gioja ci colmate Ma il maggiore dei favor È con noi restare ancor. Coro/ Am./ En./ Eug. Al cor magnanimo Che in petto avete Qui tutti estatici Voi ci vedete Noi vostri sudditi Saremo ognor Voi la delizia Dei nostri cor.