Istituto Comprensivo di Postiglione VII premio annuale di cultura ambientale “L’acqua e l’Alburno: erosione, deposito, energia e ricchezza per le attività umane” Elaborati degli alunni delle classi prime della scuola secondaria di primo grado Postiglione, 10 giugno 2010 1 Ci presentiamo! Siamo alunni delle classi IA e IB della scuola secondaria di primo grado di Postiglione. Occasione di questa ricerca su: “L’acqua e L’alburno” è stata la partecipazione al VII premio di cultura ambientale offerto dalla Fondazione “Antonio e Maria Pagnani” che ha sede in Postiglione. Dopo un’attenta discussione in classe, stimolati e incoraggiati dalle nostre insegnanti, considerata l’attualità del tema proposto, abbiamo deciso di aderire all’iniziativa quale occasione per conoscere meglio il nostro territorio. Sappiamo, infatti, che conoscere al propria terra è, per ogni individuo, la condizione indispensabile per collocarsi in essa come persona consapevole e attiva capace di contribuire alla crescita del suo patrimonio culturale e sociale. Ci siamo messi subito al lavoro. Le nostre aule si sono trasformate in un autentico laboratorio di educazione ambientale. Siamo stati guidati a riflettere, proporre e organizzare le attività ritenute necessarie per l’acquisizione delle conoscenze . I momenti più importanti del nostro studio sono stati: l’analisi del tema da sviluppare la predisposizione di un percorso concettuale le letture di approfondimento la rielaborazione verbale la catalogazione del materiale la produzione di testi la sintesi del lavoro su quaderni e cartelloni produzione di disegni, lavori individuali e di gruppo la socializzazione del lavoro svolto. Il nostro lavoro ha dato come prodotto finale un piccolo, ma per noi grande, opuscolo nel quale abbiamo inserito gli elementi più significativi della nostra esperienza. Le docenti sono rimaste soddisfatte di ciò che abbiamo realizzato, non solo perché ci siamo mostrati interessati e partecipi, ma anche perché ciò ha contribuito al potenziamento delle nostre capacità creative, espressive e di interrelazione. Inoltre, per realizzare il nostro lavoro abbiamo imparato “ l’arte del risparmio” rinunciando a qualche cosa di superfluo per realizzare qualcosa di veramente utile. Il nostro lavoro è stato, in buona sostanza, per noi, un importante momento di conoscenza e di crescita culturale. Un grazie sincero va alle professoresse Antonia Di Flora e Maria Teresa Foti che hanno saputo guidarci e trasmetterci la voglia di capire come è fatto il mondo e ciò che avviene intorno a noi. Gli alunni delle classi IA e I B. 2 Viaggiate con noi alla scoperta dell’acqua nel cuore degli Alburni Viaggiate con noi nel magico mondo degli Alburni e scoprirete paesaggi incontaminati, atmosfere e sensazioni inebrianti, boschi e montagne, colli e profonde valli, fiumi, grotte e sorgenti, campagne ubertose, piccoli paesi ricchi di tradizioni, di storia,di sapori, profumi e colori. Credeteci, un viaggio negli Alburni è avventura, emozioni, sorpresa; è un immergersi in un mondo a parte, ricco di incomparabili bellezze. Seguiteci nel nostro viaggio: questo è il percorso. Scheda didattica sull’acqua. ACQUA (ac-qua) s.f. 1, liquido trasparente incolore, privo di odore e di sapore, chimicamente composta di idrogeno e ossigeno, costituente fondamentale degli organismi. 2, pioggia; 3, Massa, distesa d’acqua (fiume, ruscello, canale) ETIMOLOGIA: latino ặqua-ae-f. Il sostantivo ặqua “acqua” pare derivare da una radice che trova riscontro in alcune lingue antiche: dal germanico ahwa “fiume”e forse dall’irlandese ab “acqua”. INGLESE:1 water (acqua) Drinking water (potabile) Mineral water (minerale) Running water (corrente) 3 2 Rain (pioggia) FRANCESE: Eau: liquide transparente constituite de la combinaison d’hydrogene et d’ oxygene. Acqua piovana: Eau de pluie; une ville d’ eau = una stazione termale; ệtre tout en eau = essere in un bagno di sudore. I miti dell'acqua La cultura antica ha inteso l'acqua come una sostanza primordiale. Talete la assumeva come uno dei quattro elementi fondamentali per il suo legame con la vita: "...esiste un principio originario,unico causa di tutte le cose, l'acqua. Tutto viene dall'acqua, tutto sorregge la propria vita con l'acqua, tutto finisce nell'acqua..." L'acqua è sinonimo di vita. Nella civiltà mediterranea importanti divinità erano nate nel mare. Basta pensare ad Afrodite, dea dell'amore e della vita, sorta dall'acqua (Citata da Foscolo nel sonetto "A Zacinto" ...che te specchi nell’ onde del greco mar l'inclito verso di colui che l’acque cantò fatali…" L'acqua aveva un suo Dio anche in Poseidone, divinità marina. L'oceano era il confine del mondo,invalicabile ai vivi . Un benefico Dio acquatico era per gli Egizi, il Nilo che portava fecondità e vita. L'acqua era ritenuta sostanza purificatrice (da cui le varie forme battesimali) e di lavaggio di colpe (es. i bagni nel fiume Gange ). Vi erano anche divinità per propiziare la pioggia, che era una prerogativa di GIOVE, il dio maggiore. L'importanza della pioggia è sempre stata riconosciuta dall’ uomo, anticamente compiva sacrifici, poi danze e preghiere. Ancora oggi in qualche località, in siccità, si fanno invocazioni a santi e processioni. Divinità spesso sanguinarie (come presso i Maya) dominavano le acque sotterranee chiedendo sacrifici umani. Mitizzazioni di animali marini erano i vari mostri, serpenti e draghi, mentre le SIRENE rappresentavano l' attrazione del mare con le sue insidie. Il diluvio la cui presenza è accettata in numerose religioni e tradizioni, viene inteso come episodio di distruzione e di morte ma dal quale veniva la purificazione e sorgeva nuova vita (Noé). L'acqua portava vita e la vita si riteneva sorta nell'acqua, ipotesi condivisa dalla scienza moderna. Presso le popolazioni mesopotamiche e arabe, che risentivano della siccità, l'acqua incanalata portava vita nei giardini. L'acqua, inoltre, dava il senso del moto e del tempo (Eraclito) mentre la pietra era l'eternità fissata. L'acqua però corrode la pietra, e così anche l'eterno sente il passar del tempo. Due secoli fa si scoprì, per opera di Lavoisier che questa mitica sostanza, questo "elemento primordiale" non era un elemento ma un composto, strutturato in una Molecola costituita da due elementi gassosi chiamati: IDROGENO e OSSIGENO. 4 I Monti Alburni Un viaggiatore che da nord si dirige verso le mete tirreniche meridionali, sicuramente noterà ergersi dalla piana del fiume Sele, come un monolite roccioso, il massiccio degli Alburni, conosciuti anche come le ”Dolomiti del sud”. Le sue ripidi pareti circondano un altopiano di particolare bellezza. I colori, l’aria, la luce, il silenzio offrono al visitatore la suggestione di uno stupendo dipinto. Anche Virgilio, affascinato da questo imponente massiccio che dall’alto della sua cima più grande dà il nome a tutto il comprensorio, ne parlava nel III libro delle Georgiche,w.146|151. Il sommo poeta lo definì Ilicibus virentem Alburnum a sottolineare il candore delle rocce calcaree e il fitto manto di lecci, che si offrono alla vista meravigliata del viaggiatore. Sull’esteso altopiano di circa 400 kmq si riscontra una grande ricchezza di forme: pianori, grotte, boschi, sorgenti, pareti rocciose, colline e profonde valli; ma ciò che colpisce maggiormente sono le maestose pareti rocciose dei versanti, che costituiscono la bianca ossatura calcarea del massiccio,da cui il nome Alburni, che si vuol far derivare da “Albus”, candido; tra i massicci calcarei del Meridione, gli Alburni sono quelli che presentano una maggiore abbondanza di fenomeni carsici, sia superficiali sia sotterranei. Il versante settentrionale e quello occidentale sono simili, caratterizzati da pendenze molto forti con foltissimi boschi; a settentrione domina il Monte Alburno alto 1742 m. gli Scanni,1413, il Figliolo, 1337 m, e a occidente il Monte della Nuda, 1704 m, il Monte Spina dell’Asino, 1692 m, il Colle Medoro, 1482 m, e il Monte Pizzuto, 1403 m. Il versante meridionale, invece, è completamente diverso dai primi tre, qui le quote sono più basse e l’accesso alla montagna è più facile. La vetta più alta dell’intero massiccio è quella del monte Panormo (1742m). Secondo una voce popolare locale da questa cima , nei giorni in cui il cielo è particolarmente terso, pare sia possibile vedere Palermo. Inoltre, dalla gente del luogo, i suoi monti venivano creduti Titani provenienti dall’antistante Mar Tirreno per sfuggire all’ira di Nettuno. Dalla sua cima, priva di vegetazione, si può ammirare l’intero massiccio; al 5 di sotto vi è un fittissimo bosco ceduo, d’inverno completamente innevato, sostituito più in basso da un esteso castagneto da frutto; su queste rupi si possono ammirare i falchi pellegrini, i corvi imperiali e, a volte, qualche giovane aquila reale. Il lato est domina Petina e Sicignano, mentre quello ad ovest, partendo da nord, sovrasta Postiglione e Controne, con i 1704m della Montagna della Nuda, per giungere, più a sud, al punto più basso ove sorgono Castelcivita, Ottati, Sant’Angelo a Fasanella e Corleto Monforte. Il massiccio degli Alburni, per la ricchezza di acque, per le condizioni climatiche e per la presenza di grotte e ripari naturali, costituiva una buona dimora per l’uomo preistorico. In tale area, infatti, sono stati scoperti molti reperti del Paleolitico medio (100.000-33.000 anni fa),trovati generalmente in superficie e in cavità come le grotte di S.Angelo a Fasanella, di Castelcivita e di Pertosa. Uno dei siti più interessanti da visitare è sicuramente quello di Costa Palomba, a 1125m. Una volta arrivati in cima si osserva un paesaggio stupendo: a sud piccoli poderi con casette giallastre, del colore della roccia affiorante da cui sono stati ricavati i materiali da costruzione; a ovest un susseguirsi di pianori e colline, il Piano delle Ginestre, la Costa dei Monaci, lo scarrone della Guardia; a est i Varroncelli con le stesse pietraie e le grandi doline dei Piani di Santa Maria; a nord si trovano le grandi faggete; si vede,insomma, tutto quello che poi si ripete su tutto l’altopiano. Ma quello per cui vale la pena salirvi è soprattutto una grande e misteriosa scultura rupestre, chiamata “Antece” che reca segni evidenti di erosione carsica superficiale, in parte danneggiata dall’uomo e dal tempo; nei pressi vi è una vasca sacrificale ricavata nella pietra; probabilmente questa scultura è stata eseguita dai subappenninici, popoli che si stanziarono sulla costa Palomba e i cui resti materiali con il corredo di vasi e suppellettili sono stati ritrovati sparsi intorno alla scultura. L’opera, in grandezza naturale,rappresenta un guerriero ricoperto di una corta tunica, stretta alla vita da una cintura dalla quale pende una spada; con la mano destra impugna una lancia alla cui base è posato uno scudo borchiato;nella mano sinistra vi è un oggetto non individuabile. La figura è imponente, massiccia nel corpo e nelle spalle. La datazione è difficile, i pochi resti ceramici trovati ai piedi della scultura indicano un deposito preistorico riferibile al Bronzo medio e recente. Le ricche testimonianze preistoriche del massiccio degli Alburni sono incomplete; c’è ancora molto da scoprire, specialmente sul versante orientale, ancora poco noto. 6 Le grotte degli Alburni. Il viaggio tra gli Alburni prosegue sul versante sud-occidentale del complesso montuoso di natura calcarea dove, testimonianza dell'imponente fenomeno carsico, sono le innumerevoli e splendide grotte incastonate come diamanti nella rigogliosa vegetazione. Qui a contatto diretto con la natura può spaziare la curiosità dei visitatori e degli studiosi. Le grotte degli Alburni sono molte, alcune ancora poco note o del tutto sconosciute perché quasi inaccessibili e pericolose, altre del tutto coperte di vegetazione , abitate fin dal Paleolitico e poi divenute ricovero per i pastori e luogo di culto nel Medioevo. Percorsi dei chilometri si giunge alla prima tappa dell'itinerario : la fantastica e meravigliosa grotta di Castelcivita, un incantevole paesaggio sotterraneo in cui la natura, con la forza creativa dell’acqua, ha esteso la sua maestosità. La grotta, con i suoi 1700 m. di percorso turistico, quello speleologico raggiunge i 4000 m., costituisce un formidabile fenomeno sotterraneo del Parco Nazionale e uno dei complessi speleologici più estesi dell'Italia meridionale. Il sistema di cavità sotterranee a poca distanza dal fiume Calore, si apre a 94m di altitudine mostrando un emozionante spettacolo naturale : un susseguirsi di gallerie, ampi spazi , strettoie , pozzi e specchi d'acqua scavati dall'azione millenaria dell'erosione carsica e del deposito di cristalli di carbonato di calcio. Qui si alternano la paura e la fantasia e si sovrappongono colori e bellezze. L'ingresso che si apre su un ampio piazzale ai piedi di una parete calcarea, dà un senso di sgomento e un desiderio di fuga a chi si accinge ad entrarci, ma invita anche ad intraprendere un suggestivo e particolare viaggio nelle più profonde viscere della terra. Dopo pochi metri di percorso i risultati magici dell' erosione dell' acqua sono spettacolari : fenomeni naturalistici e geomorfologici con stalattiti e stalagmiti di grande interesse scientifico, nonché stagni ipogei e inghiottitoi. Il fascino della grotta per i fenomeni carsici interessati sta in uno spettacolo meraviglioso: la loro bellezza può essere verificata solo visitandola. Un altro richiamo turistico lungo le falde degli Alburni , è rappresentato dalla grotta di Pertosa costellata di stalattiti con un lago sotterraneo di acqua plumbea e gelida. E' chiamata "la grotta dell'Angelo" perchè nell'ingresso c'è un tabernacolo con altare e statua di San Michele Arcangelo in legno. La grotta si presenta come una grande galleria. L'ingresso , coronato di cespugli e di arbusti, si apre nella roccia calcarea. Per visitare la grotta il visitatore percorre un breve tratto fluviale con la zattera; poi un fragore di acqua e un susseguirsi di gallerie fitte di stalattiti e stalagmiti lo trasportano in un mondo irreale. Qui forme leggiadre, immagini delicate e tanta bellezza che commuove. Si arriva , poi, nel territorio di Postiglione dove, in località le Falde sul fianco del monte Tirone, a circa 919m di altitudine , si trova la grotta di Sant’Elia, consacrata al biblico profeta che, secondo la tradizione, si rifugiò in una caverna del monte Carmelo in Palestina. La grotta è di piccola dimensione e luogo di culto da tempi lontani: infatti sono ancora visibili tracce di pitture rupestri che risalgono all'Alto Medioevo. L'origine del 7 culto è avvolto nella leggenda: alcuni pastori riconobbero in una pietra modellata l'effigie del Santo nella grotta. Allora , per devozione, la portarono giù in paese nella chiesa madre, ma di notte la statua ritornò al suo posto nella grotta. Allora i devoti capirono che Sant'Elia era contento di abitare lassù e che dall'alto avrebbe protetto il paese. L'ingresso è chiuso da un rustico muricciolo e da un cancelletto di legno. Nella grotta si accede per mezzo di pochi gradini in muratura e all'interno, su un rozzo altare scavato nella roccia, si erge una bianca statua raffigurante il profeta Elia che risale al XVIII secolo. Le pareti irregolarmente inclinate contengono scavati lateralmente nella roccia alcuni sedili rupestri, in parte scalpellati e in parte modellati secondo la struttura delle pareti. Per antica istituzione devozionale, la prima domenica di maggio, in occasione della tradizionale festa nel piazzale davanti alla piccola chiesa si radunano molte persone che in processione hanno riaccompagnato il Santo nella sua dimora. Illustri personaggi si sono soffermati sulla processione descrivendo dettagliatamente i particolari , fotografando fatti e situazioni nello snodarsi delle varie statue dei Santi tra una folla giubilante e le liete note musicali. Allo spettatore appare "un nastro policromo " con prevalenza di rosso e di giallo, variegato di verde: il colore delle fronde di Sant’Elia. Al termine del sacro rito ciascuno con la propria comitiva si disperde per la costa montuosa in cerca di un posto idoneo a consumare la "saporosa frittata di asparagi" irrorata di generoso vino. Al termine, un po’ brilli, ci si precipita a valle carichi di rami frondosi di acero “ re frasche re Santu Lia, che, fissati da una canna , vengono posti in mezzo ai campi a protezione del raccolto. Il Santo, quale patrono delle pioggia benefica, in pericolo di siccità veniva invocato dai nostri antenati che solevano così pregare : santu Liu re lu Pustiglionu fa veni nu chiuppetonu senza lampi e senza truoni senza mancu na grannena La festa di Sant'Elia si celebra ancora oggi, ma sono meno sentiti i motivi religiosi di un tempo; la prima domenica di maggio è piuttosto occasione di un'allegra gita tra amici nel cuore della montagna. 8 Il nostro futuro dipenderà dall’oro blu. L’acqua, l’elemento più semplice e più prezioso del pianeta, è concepita come risorsa naturale, simbolo stesso della vita che regola tutti i fenomeni terrestri siano essi fisici, chimici, biologici, nonché geografici. E’ il vettore privilegiato della vita e delle attività umane. Basta pensare all’ importanza che ha avuto nello sviluppo delle grandi civiltà o se si analizza il suo impiego nel settore economico. Nel futuro sarà l’ acqua il bene più ambito e conteso nel mondo. Prima di essere una risorsa economica di grande importanza, essa va considerata un bene fondamentale per ogni essere vivente e di conseguenza un diritto inalienabile. Oggi, nel mondo la sua distribuzione è disuguale e comporta forti squilibri nei consumi, tanto che a chi vive in un Paese ricco può sfuggire il suo valore. Purtroppo, un terzo dell’ umanità vive senza godere di questo diritto e la situazione peggiora ogni giorno. La carenza di acqua potrebbe portare presto ad una catastrofe: o con la morte di moltissime persone per sete o per malattie o con l’ esplodere di guerre tra i popoli per il controllo delle risorse idriche, conflitti più sanguinosi di quelli nati per i giacimenti di petrolio. Attualmente non vi è un’ adeguata informazione sul problema delle risorse idriche mondiali, considerato che essa è un bene essenziale per la vita, prezioso per l’umanità. Un bene incommensurabile, irripetibile e unico. Si pensi che una persona adulta può sopravvivere senza cibo un mese,ma senz’acqua solo una settimana. Un rimedio per procurarsi più acqua potrebbe essere quello di desalinizzare l’acqua del mare, ma questa operazione comporta molto spreco di energia che solo i Paesi produttori di petrolio possono permettersi; in ogni caso l’acqua cosi ottenuta avrebbe un costo esagerato. Una soluzione decisamente più economica è quella di riciclare tutta l’acqua dolce usata nei centri urbani e che va a finire nelle fogne, disperdendosi. Qualcosa del genere hanno tentato di fare il Messico e il Cile,ma l’errore di non aver depurato preventivamente le acque di ritorno da scarichi domestici o da lavorazioni industriali ha causato gravi epidemie di tifo. Un provvedimento da adottare subito è quello di razionalizzare l’erogazione idrica in vaste regioni, in modo da evitare che alcune zone abbiano acqua a sufficienza con grande perdite lungo il percorso, mentre altre soffrono la sete. L’acqua, insomma, per certi aspetti è diventata oggi più importante del petrolio tanto che è chiamata “ oro blu”. Nel secolo scorso il consumo di acqua è aumentato di sei volte (e la popolazione di tre). Se la tendenza non si interrompe nel 2025 ben due terzi dell’umanità si troverà a vivere in paesi a emergenza idrica, in cui i consumi superano il totale dell’offerta e le riserve si riducono. La situazione è difficile ,ma i rimedi sono possibili. Occorre definire nuove regole internazionali per regolare l’uso delle acque; occorre promuovere una nuova mentalità più attenta all’uso dell’acqua: rivolta al risparmio, al riciclaggio, alla razionalizzazione. L’acqua è una risorsa che per secoli si è creduta inesauribile, ma oggi è in grave pericolo. 9 Prendersi cura di questa risorsa vitale per eccellenza e dell’ambiente è un dovere e una responsabilità per ciascuno di noi. Ogni azione che riguarda il consumo di acqua deve essere ponderata con l’obiettivo di salvaguardarla. ogni goccia conta proprio come il contributo di ognuno di noi. L’acqua: energia e ricchezza per le attività dell’ uomo Oggi uno dei problemi da risolvere assolutamente è quello dell’ energia. Non è possibile,infatti,insistere nello sfruttamento di petrolio,metano e carbone e ciò per almeno due motivi evidenti. Il primo è che l’Ambiente non è più in grado di sostenere le emissioni e l’ effetto serra lo dimostra. Il secondo è che tra non molto essi saranno esauriti. Di fronte a questa prospettiva l’ idea di ricorrere all’ acqua potrebbe essere una soluzione. Si può produrre energia collocando una turbina al di sotto di un potente salto d’ acqua,in modo che questa la faccia girare. In fondo ,non è altro che il principio dei vecchi mulini ad acqua, quelli che a volte si vedono malinconicamente abbandonati lungo qualche canale. In questo modo si produce energia ”pulita” poiché non ci sono combustibili che la producono. Dighe e centrali idroelettriche fanno ormai parte delle nostre montagne ricche di sorgenti naturali,contribuendo a consolidare l’idea che l’idroelettrico è una risorsa energetica pulita,disponibile e rinnovabile. L’uomo ha “addomesticato”l’acqua,ne ha fatto fonte di energia,ma anche mezzo di trasporto e strumento di produzione. Con l’ acqua si nutre e svolge le sue attività. In particolare,esaminando il contesto socio-economico di tutti i Paesi degli Alburni si nota che esso, grazie all’abbondanza di acqua ,si basa sul settore primario, prevalentemente sull’agricoltura che dà lavoro a molti nuclei familiari sparsi sul territorio ed offre una vasta gamma di prodotti genuini. Un’altra attività importante è la pastorizia che fornisce diversi prodotti che danno un tono di genuinità e di bontà alla saporitissima cucina. La loro commercializzazione, però, risulta difficile in quanto mancano le infrastrutture valide e i collegamenti necessari con i centri vicini. Le imprese artigianali,inoltre,non hanno presenze significative sul territorio. Lo scenario occupazionale, dunque,privo di concrete prospettive ancora oggi, come ieri,spinge le fasce giovanili ad emigrare verso le aree regionali maggiormente urbanizzate .E in tale scenario cresce la richiesta di professionalità elevate e diversificate, a cui la scuola è chiamata a rispondere attraverso una formazione di base ampia e un approccio ai saperi, in modo da consentire lo sviluppo delle capacità di apprendimento e l’acquisizione di competenze. Il nostro Istituto per quanto ci riguarda dovrà diventare il fulcro educativo , formativo e propulsivo della società postiglionese e ampliare l’offerta formativa per formare cittadini capaci di influire positivamente sull’ambiente in cui vivono. Solo cosi il nostro piccolo Paese può ritornare ad essere quello di un tempo con ricchezze ambientali, storiche culturali ed economiche invidiabili. Un territorio dove ogni cosa costituiva un patrimonio da 10 considerare, una preziosa eredità che uomini e donne per decenni hanno custodito con opere e manufatti fino ai nostri giorni. Ora è compito di ognuno di noi non disperdere tali ricchezze, ma renderle feconde per il futuro di tutto il territorio. Tra i tanti fenomeni idrogeologici troviamo l’erosione carsica. La parola Carsismo deriva dallo slavo “kras” o “krs” cioè roccia pietra, ovvero “carso”. Con il termine Carsismo si indica il fenomeno provocato dalla dissoluzione chimica delle rocce attraverso l’azione delle acque piovane e/o dei corsi d’acqua. Il Carso vero e proprio è una Regione delle Alpi Orientali che si estende tra l’Italia Nord/Orientale e la Slovenia. Le condizioni necessarie perché il fenomeno Carsico si manifesti sono: - che il tipo di roccia sia solubile e siano presenti fessure; - la superficie poco inclinata del terreno; - l’ abbondanza di precipitazioni meteoriche. L’ acqua agisce sulle rocce più solubili come quelle carbonatiche che costituiscono il Massiccio dei monti Alburni, una delle zone d’Italia dove, secondo le conoscenze Geologiche e Speleologiche, il fenomeno Carsico è molto sviluppato. La caratteristica particolare della montagna è rappresentata dalle manifestazioni di origine Carsica, cioè legate alla dissoluzione chimica della roccia calcarea sotto l’azione dell’acqua. Questo fenomeno, durato migliaia di anni , ha dato origine alle forme più caratteristiche che la natura possa offrire. La roccia degli Alburni è impermeabile e si 11 frattura:le fessure favoriscono l’infiltrazione delle acque e la loro azione chimica e meccanica di erosione, dissoluzione, fusione e rottura. L’acqua piovana penetra nel sottosuolo attraverso gli inghiottitoi, le grotte e le altre cavità, forma falde sotterranee e dal suolo fuoriesce a quote più basse utilizzando ancora le fratture della roccia e creando sorgenti e pozze. Per sfruttare queste risorse idriche che si trovano alla base della montagna, gli abitanti hanno costruito i loro piccoli centri, lungo una cintura che avvolge le falde degli Alburni. Il fenomeno Carsico crea forme epigee (superficiali) come gli inghiottitoi che assorbono tutte le acque di precipitazioni e le trasferisce al sistema sotterraneo e forme ipogee (sotterranee) quali le grotte favorite dall’elevato numero di cavità presenti sui monti. Gli Alburni sono costituiti da una Monoclinale Calcareo-Dolomitica a forma di parallelepipedo rettangolare, una sorta di tavolaccio che si allunga da Nord-Ovest (valle del Sele) a Sud-Est (Vallo di Diano) ed è inclinato verso SUD-OVEST, a EST e a NORD del massiccio scorre il TANAGRO, a OVEST il CALORE. CaCO3+H2O+CO2 = Ca(HCO3)2 Carbonato di calcio + acqua + anidride carbonica = bicarbonato di calcio ( è solubile!). E’ l bicarbonato di calcio che, in particolari condizioni, si ritrasforma in carbonato di calcio e anidride carbonica. Il carbonato, cristallizzando, dà quelle forme meravigliose che vediamo nelle grotte: le stalagmiti e le stalattiti. Lo vediamo qui di seguito: 12 Fantasie sull’acqua L'acqua è fonte di vita Acqua sei fresca e pura e porti sempre fortuna. Acqua gelida e rinfrescante, tu sei sempre dominante. Acqua forte e depurante tu appari come una regnante. E ora viaggiamo fra i versi delle nostre poesie, saltiamo tra i suoni alla ricerca di significati nascosti. E’ un viaggio che, come dice Emily Dickinson, non costa nulla. Non servono bagagli, ma occorre portare con sé qualcosa di molto prezioso: la disponibilità al gioco, all’immaginazione, all’avventura. 13 L'acqua Acqua pura e cristallina ti adora anche una bambina. Fontane e fontanelle fanno la gioia di tutte le belle. Ogni goccia è una delizia ti rinfresca e ti ristora in ogni momento e in ogni ora. Scendi dai monti arrivi alle fonti dove tutti si inebriano quando si dissetano. I monti Alburni sono sicuri, sono forti, sono grandi, sono dominanti da ogni parte che li guardi. I monti Alburni sono belli e con le loro gobbe di pietra sembrano proprio dei cammelli. I monti Alburni sono un tesoro e io li adoro! L'acqua L'acqua fresca nasce fa ruscelli scende casca sui sassi scroscia e frusciando fa il fiume. L'acqua è di tutti Acqua mia Acqua tua tu per me sei più matura. Acqua sua acqua nostra tu per me sei una giostra acqua vostra acqua loro tu sei per me un tesoro. Infine , come non ricordare l’amore di Francesco per Dio che lo spinge a lodare tutti gli aspetti della natura e della vita : il sole, la terra, le stelle…e l’ACQUA nel famoso CANTICO DELLE CREATURE “…LAUDATO SI’, MI’ SIGNORE, PER SOR’ ACQUA LA QUALE E’ MULTO UTILE ET HUMILE ET PRETIOSA ET CASTA…” Approfondiamo le riflessioni sugli aggettivi attribuiti all’acqua da San Francesco. Essa è: Utile = serve all’ uomo per bere e per lavarsi, ma anche alla natura (animali e piante). Humile = (nel senso etimologico ”aderente alla terra”, infatti scorre in basso, quindi è modesta). Pretiosa = (è di grande pregio, ha molto valore). Casta = (è pura, incontaminata e metaforicamente, senza peccato). 14 Grandi scrittori e poeti di ogni tempo hanno fatto oggetto “l’acqua” di composizioni in prosa e in versi. OMERO: nell’ILIADE e nell’ODISSEA canta il “MARE” in versi lirici. VIRGILIO: nell’ENEIDE DANTE: nella DIVINA COMMEDIA, nella quale “I FIUMI” ispirano il canto del poeta dall’ACHERONTE dove giungono le anime dei morti, al fiume LETE’, la cui acqua fa dimenticare il mare e l’EUNOE’ la cui acqua procura la memoria del bene compiuto. PETRARCA: ”CHIARE, FRESCHE E DOLCI ACQUE” la canzone che dedica alla donna amata Laura. CECCO ANGIOLIERI: ...S’io fossi ACQUA l’annegherei”. MANZONI: ”ADDIO, MONTI, SORGENTI DALLE ACQUE...” ispirò Lucia mentre viene trasportata sulle acque del Lago di Como. VERGA: l’acqua del MARE in tempesta nei MALAVOGLIA segna l’avvio della sventura della famiglia. FOSCOLO:”...che te specchi nell’onde del greco mar... l’inclito verso di colui che l’ACQUE cantò fatali...” LEOPARDI: ”...e il naufragar m’è dolce in questo mare!..”. CARDARELLI: ”...la vita la sfioro com’essi l’ACQUA ad acciuffare il cibo” CARDUCCI: ”...solo garrisce in picciol suon di cetra l’ACQUA che tenne tra i sassi fluì” D’ANNUNZIO:”...o falce di luna calante che brilli sull’ACQUE deserte.” Inventiamo una storia C'era una volta un paese fantastico in cui era sempre bel tempo. Gli abitanti vivevano in pace e, anche se non pioveva mai , c'era molto raccolto. Siccome in quel paese c'era tutto quello che si poteva desiderare, gli abitanti incominciarono a invidiarsi volendo ognuno per sé tutti i prodotti della terra. Un giorno un pastore,mentre portava a pascolare le pecore, alzando lo sguardo verso il cielo, vide le nuvole con una forma strana, ma lui con un po' di immaginazione rivedendo le sue pecorelle vide che avevano la stessa forma delle nuvole. Per qualche giorno le nuvole furono così e il pastore raccontava quello che gli era successo. Ma un giorno cominciò a piovere; piovve molto e i raccolti andarono perduti. Gli abitanti impararono a scrutare il cielo e da quel giorno nacque il proverbio : "Cielo a pecorelle,acqua a catinelle ". 15 I corsi d’acqua della mia terra Non è possibile parlare di montagne , senza parlare di ACQUA e il Monte Alburno, per il visitatore, è suggestivo anche per il suo fittissimo reticolo idrografico sotterraneo e per le sue copiose sorgenti. I corsi d’ acqua, quasi tutti a regime torrentizio fatte eccezione per il Calore, hanno una lunghezza breve e scorrendo, scavano le rocce e formano gole, disegnando insenature incantevoli e irrigando la valle. Il vasto paesaggio fluviale inghirlandato da una lussureggiante vegetazione di lecci, querce e conifere, inondate di luce; brilla sotto il sole per tutta la sua estensione. Il mar Tirreno ne disegna i tratti occidentali mentre quelli orientali sono interrotti dalle catene dei monti Picentini e dal maestoso Alburno (Alburnus mons). Uno dei più importanti corsi d’ acqua è il SELE che nasce dal massiccio del Cervialto e sgorga nei pressi di Caposele disegnando una strada d’ acqua che dà vita ad una biodiversità particolare. Dopo un percorso di circa 64 km, termina il suo corso nel golfo di Salerno costeggiando il Monte ALBURNO. Le acque sono ricche di carbonato di calcio e, pertanto, nei tempi antichi, si è formata la leggenda delle virtù che esse avevano di trasformare i rami e le foglie in pietre, come ha accennato Aristotele e come hanno affermato scrittori e poeti. Nelle vicinanze di Caposele, ci sono le sorgenti del fiume,che ha una portata di mc 17, di cui 4,10 sono serviti per l’Acquedotto Pugliese. Le fresche e pure acque di Caposele sono state convogliate con il più grandioso sistema di canali e di condutture che la storia ricorda per dissetare la “Siticulosa Apulia”. Una foresta di pioppi protegge le delicate rive del fiume, mentre il bosco, caratterizzato principalmente dai salici, ospita numerose specie di uccelli che vivono grazie al fiume, tra cui il variopinto MARTIN PESCATORE. Tra i più puliti d’Italia, il fiume SELE conserva un piccolo scrigno dove la natura è protetta: L’OASI di PERSANO del WWF. Dai suoi capanni di osservazione si possono vedere molte specie di uccelli che nidificano lungo queste acque limpide. Il Sele bagna a nord POSTIGLIONE (Lagorosso, Bosco Longarelli, ecc.). A valle del massiccio alburnino, incassato tra le pareti di roccia, scorre impetuoso il fiume TANAGRO: il più importante affluente del Sele. Considerevole è la sua importanza storica. Al tempo dei ROMANI fu chiamato (TANAGER) il fiume negro, per distinguerlo dalle acque di un altro importante fiume, il Bianco, proveniente dalla Val d’Agri: il Tanagro nasce in Basilicata dal monte Sirino con il nome CALORE che perde, prendendo quello di Tanagro nel Vallo di Diano. Qui è esistita una città chiamata Tanagra formata dai coloni della Beozia al tempo delle prime migrazioni greche, in ricordo della loro omonima patria. Oggi nel museo della Certosa di Padula, vari utensili e monili, provenienti dagli scavi, sono catalogati come appartenenti a Tanagra. Una delle ipotesi etimologiche è l’assimilazione del nome da parte del fiume. 16 In epoche antiche (IX – IV secolo a.c.) il fiume era considerato una divinità delle popolazioni agricolo-pastorali che si erano stanziate lungo le sue rive. La fauna presente si adegua al continuo variare delle sue condizioni ambientali. A testimonianza di un ecosistema integro, è la presenza della LONTRA che vive nelle zone più tranquille dove la vegetazione arriva fin sulla riva del fiume. Il fiume TANAGRO solo per un piccolo tratto (circa 1Km) bagna Postiglione nella parte NE Sul versante sud occidentale dei monti Alburni c’è il fiume Calore. . Alcuni aspetti del fiume Calore dal latino (calor)che significa calore, caldo. Nasce dalle pendici del monte CERVATI ed attraversa il territorio di molti comuni. Il Calore bagna Postiglione nella zona sudovest (Canneto-Piano Rugano…). Il suo corso è tortuoso è spettacolare fino a Roccadaspide, poi diventa più lento e regolare fino ad immettersi nel fiume Sele, dopo circa 63 Km di percorso. Lungo le sue rive c’è una natura ancora integra, che nasconde tesori paesaggistici e una inconsueta fauna. Nelle limpide acque di questo fiume vive, infatti, l’ormai rara lontra, tra i mammiferi in pericolo di estinzione in Italia. In altri punti, il fiume è ricco di trote che, nelle sue acque fredde e tortuose, trovano un habitat ideale. La vegetazione varia dalla macchia mediterranea nei pressi della foce con attraversamenti di boschi, fino a canneti in prossimità dell’immissione nel Sele. 17 In sintesi: Per concludere: Cosa occorre ricordare: oltre un miliardo di persone non hanno accesso al’acqua nel XX secolo il consumo di acqua è cresciuto del doppio rispetto al tasso di crescita della popolazione nei paesi in via di sviluppo il 90% delle acque reflue non viene trattato, mentre dispersioni e sprechi causano la perdita del 50% dell'acqua da bere e del 60% delle acque irrigue il divario sul consumo medio di acqua tra paesi occidentali e paesi in via di sviluppo è incalcolabile e moralmente deprecabile il pompaggio intensivo delle acque freatiche costringe intere regioni a carenze idriche croniche e ne sta peggiorando la qualità. 18 Carta Europea dell'Acqua: un documento fondamentale. (promulgata a Strasburgo il 6 Maggio 1968 dal Consiglio d'Europa) 1) Non c'è vita senza acqua. L'acqua è un bene prezioso, indispensabile, a tutte le attività umane. 2) Le disponibilità di acqua dolce non sono inesauribili. E' indispensabile preservarle, controllarle e, se possibile, accrescerle. 3) Alterare la qualità dell'acqua significa nuocere alla vita dell'uomo e degli altri esseri viventi che da lui dipendono. 4) La qualità dell'acqua deve essere tale da soddisfare tutte le esigenze delle utilizzazioni previste, ma deve sopratutto soddisfare le esigenze della salute pubblica. 5) Quando l'acqua, dopo essere stata utilizzata, è restituita, al suo ambiente naturale, essa non deve compromettere i possibili usi, tanto pubblici che privati che in questo ambiente potranno essere fatti. 6) La conservazione di una copertura vegetale appropriata, di preferenza forestale, è essenziale per la conservazione delle risorse idriche. 7) Le risorse idriche devono formare oggetto di inventario. 8) La buona gestione dell'acqua deve formare oggetto di un piano stabilito dalle autorità competenti. 9) La salvaguardia dell'acqua implica uno sforzo importante di ricerca scientifica, di formazione di specialisti e di informazione pubblica. 10) L'acqua è un patrimonio comune, il cui valore deve essere riconosciuto da tutti. 11) La gestione delle risorse idriche dovrebbe essere inquadrata nel bacino naturale piuttosto che entro frontiere amministrative e politiche. 12) L'acqua non ha frontiere. Essa ha una risorsa comune, che necessita di una cooperazione internazionale. LA FINE DEL NOSTRO VIAGGIO Il nostro viaggio tra gli Alburni si è concluso. Ci auguriamo che da queste pagine scaturisca un messaggio di speranza nel futuro e il nostro amore per queste terre testimoniato dalla costanza del nostro impegno. La ricchezza di questi luoghi sta nella loro bellezza, nel patrimonio culturale e nella creatività della gente, nella natura, nella montagna, nel sole, nei colori, nei sapori, negli umori che in ogni angolo esprimono emozioni uniche. Se questo nostro lavoro è riuscito a rendere, anche solo in minima parte, la bellezza e la poesia della natura alburnina, non avremo lavorato invano. CERCHIAMO DI FERMARE PIÙ SPESSO IL NOSTRO SGUARDO SUGLI ALBURNI E LE SUE ACQUE. Impariamo tutti a conoscere queste risorse e a valorizzarle. 19 Hanno collaborato alla stesura degli articoli: Arena Fiorella Avallone Antonella Avallone Maria Carmela Buonomo Claudia Botte Valentina Caggiano Nicola Caggiano Raffaele Di Poto Francesco D’Antonio Maurizio Falce Marta Forlano Lorenzo Gavriliuc Elena Iannece Pietro Impemba Mattia Langone Pietro Macellaro Salvatore Manzione Daniele Manzione Maria Teresa Onnembo Giuseppe Onnembo Vincenzo Pacella Ilaria Quaranta Maddalena Spiniello Mattia Schiavo Francesco Stellavato Carmine Vece Nicola Vecchio Domenico Villano Eduardo La Fondazione “ Madonna del Villaggio di Antonio e Maria Pagnani” ha curato la raccolta e la pubblicazione degli elaborati degli alunni che hanno partecipato al progetto. A loro, alle loro Docenti, al Dirigente e a tutti coloro che hanno sostenuto questa iniziativa va il più vivo ringraziamento per aver accolto la proposta culturale che la Fondazione sostiene fin dalla sua istituzione e l’augurio di poter realizzare pienamente tutte le loro aspirazioni. In Postiglione, il 10 giugno del 2010. 20