L’IMPATTO DELLA PESCA RICREATIVA NELLA ZONA DI PUNTA DEL FARO
La pesca ricreativa è un’attività molto diffusa all’interno dell’Area Marina Protetta di Portofino e
per questa ragione richiede una costante attenzione da parte dell’Ente Gestore. Da dati raccolti
nell’ambito del progetto Marte + attraverso interviste a pescatori, emerge che ogni anno
nell’AMP Portofino il prelievo da parte della pesca ricreativa sia compreso tra 40 e 50 tonnellate.
Per non disattendere gli obiettivi di tutela ambientale espressi nella legge n. 394/91 e ribaditi nel
decreto istitutivo dell’AMP è opportuno che gli organi del Consorzio di Gestione siano informati
sullo stato dell’impatto antropico che sussiste sull’area tutelata, e sulla presenza di eventuali
criticità, affinché attraverso le proprie facoltà possano deliberare provvedimenti mitigatori.
Il Regolamento di esecuzione ed organizzazione vigente, consente l’esercizio della pesca
ricreativa ai soggetti residenti nei tre comuni del Consorzio (alla data di istituzione dell’AMP) sia
in zona B (riserva generale) che in zona C (riserva parziale) ponendo una serie di norme circa
tecniche, attrezzi e prelievo. Altre regole, ancor più restrittive vigono per i pescatori non
residenti nei comuni di Camogli, Portofino e Santa Margherita Ligure ai quali sono aperte le sole
zone C.
Ogni autorizzazione per la pesca ricreativa è rilasciata contestualmente ad un libretto segna
catture che il pescatore compilerà con i dati relativi a ciascuna uscita di pesca. Il libretto
completato sarà riconsegnato all’Ente gestore all’atto della richiesta di un’autorizzazione per
l’anno successivo. I libretti sono trascritti su foglio elettronico ed analizzati dal personale del
Consorzio per valutare l’entità del prelievo e dello sforzo di pesca.
Spesso i libretti sono compilati con noncuranza o addirittura non completati affatto, rendendo
impossibile ogni elaborazione per stimare i quantitativi di risorse prelevate; è invece possibile
ottenere dati accurati sulla distribuzione dello sforzo di pesca nelle diverse zone dell’AMP.
Da dati raccolti emerge che da molti anni la zona B ha un effetto contrario rispetto alla sua
funzione di riserva generale rappresentando un richiamo per i pescatori: infatti ogni anno circa il
55% della pesca ricreativa si svolge proprio nelle zone B.
Per il monitoraggio delle attività di fruizione, l’AMP è stata suddivisa in 18 settori costieri, in
modo da georeferenziare l’impatto antropico.
Di seguito sono riportati i grafici che descrivono come la pesca ricreativa è distribuita nei 18
settori.
30
25
20
2011
15
2012
10
2013
5
0
C1
C2
C3
C4
C5
B6
B7
B8
B9
B10 B11
B12 B13
B14 C15
C16
C17 C18
Sforzo di pesca nei diversi settori delle zone C
40
35
30
25
2011
20
2012
15
2013
10
5
0
C1
C2
C3
C4
C5
C15
C16
C17
C18
Sforzo di pesca nei diversi settori delle zone B
40
35
30
25
2011
20
2012
15
2013
10
5
0
B6
B7
B8
B9
B10
B11
B12
B13
B14
Dai grafici è evidente come la zona di punta del faro (settori 5 e 6) sia la preferita dai pescatori
ricreativi, dal 2011 al 2013 in questi due settori (pari al 10% della superficie dell’AMP) si è
concentrato tra il 25 e il 35% della pesca ricreativa di tutta l’AMP: è evidente che esiste un
sensibile squilibrio rispetto agli altri settori. Ragionando esclusivamente secondo logica
quantitativa emerge che la pressione di pesca a Punta del Faro è dalle 2,5 alle 3,5 volte maggiore
rispetto ad una situazione di equilibrio.
Considerando anche gli aspetti qualitativi è bene ricordare che il settore 6 essendo parte della
zona B dell’AMP è maggiormente tutelato rispetto alle zone C, ma i dati raccolti dimostrano il
contrario: infatti se nei vari settori delle zone C il range dello sforzo di pesca è compreso tra lo
0,7 e il 14%, nella parte di Punta del Faro ricadente in zona B i valori sono compresi tra il 15 e il
25 % a seconda degli anni.
È opportuno ricordare che sui fondali circostanti Punta del Faro crescono alcune colonie di coralli
profondi, assenti in altre zone dell’AMP, e che come tutti gli organismi che si ergono dal fondo
subiscono l’impatto meccanico di lenze da pesca (Bavestrello et al. 1997). Inoltre su fondi
rocciosi e ricchi di organismi sessili dalla forma arborescente, come quelli circostanti il
promontorio di Portofino, è assai frequente che l’amo o il piombo terminale si incagli con la
conseguente perdita della lenza da pesca. Grazie alla collaborazione di esperti subacquei, dal
2010 sono stati rimossi nei settori 5 e 6 più di 20.000 metri lineari di lenze perse dai pescatori
sportivi e decine di reti abbandonate dai professionisti.
La criticità si aggrava considerando che la zona è sistematicamente cosparsa da reti da posta dei
pescatori professionali (anche 6-7 contemporaneamente), che il sito di immersione di Punta del
Faro risulta essere tra i più visitati di tutta l’AMP, e che nella porzione nordorientale, ricadente in
zona C, l’ancoraggio dei natanti da diporto è libero.
Lenze da pesca perse su colonie di gorgonie Paramuricea clavata, nella zona B dell’AMP Portofino.
Il perdurare della criticità sintetizzata in questo documento potrebbe aver già danneggiato
irreversibilmente alcune biocenosi presenti nella zona di Punta del Faro; stante la situazione
attuale è indubbio che le finalità di “protezione ambientale dell’area marina” e di “tutela e
valorizzazione delle risorse biologiche e geomorfologiche della zona”, espresse nel Decreto
istitutivo siano disattese.
Per porre rimedio a questa mancanza è facoltà dell’Ente Gestore avvalersi degli artt. 20 e 21
(rispettivamente commi 15 e 10) del Regolamento di esecuzione ed organizzazione dell’AMP che
appunto lo legittimano ad introdurre nuove norme atte a disciplinare le modalità di prelievo
delle risorse ittiche.
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