34-35 Cards Sylvers*_Layout 1 13/12/13 15:52 Pagina 34 DIPLOMAZIA Il cartoncino del savoir faire I biglietti da visita formali permettevano a diplomatici e funzionari che si detestavano di mantenere una certa cordialità nei rapporti di Eric Sylvers I I due leader sono seduti, di fronte, in comode poltroncine, un tavolino basso tra loro, alle loro spalle la discreta presenza di un interprete. Qualche sorriso, qualche espressione compunta, e poi, come si usa, la stretta di mano. Il problema della “foto di rito” è che talvolta persone che non si possono soffrire sono costrette a coesistere, anche se per poco, nello stesso luogo. Ormai è la posta elettronica a oliare gli ingranaggi della diplomazia, come l’affare Wikileaks ha pericolosamente dimostrato. In tempi meno complessi il compito veniva assolto dal biglietto da visita diplomatico – un cartoncino rettangolare simile a un comune biglietto da visita ma più spesso con solo un nome – che permetteva a diplomatici di grado e altri funzionari di interagire socialmente senza necessariamente incontrarsi. “I biglietti da visita diplomatici si usavano Diplomazia in sintesi bbreviazioni (ancora) utilizzate nei biglietti da visita diplomatici (www.betteretiquette.blogspot.it) con la versione francese tra parentesi: A • p.p. (pour presenter). Per presentare. Utilizzato esclusivamente nel biglietto da visita di un diplomatico di alto livello che accompagna il biglietto da visita di un collaboratore. • p.f. (pour feliciter). Per congratularsi. Utilizzato per le feste nazionali e altre occasioni speciali. 34 • p.c. (pour condoler). Per fare le condoglianze. Utilizzato per la morte di una figura di rilevanza nazionale. • p.r. (pour remercier). Per ringraziare. Si ringrazia per un regalo, una cortesia o per delle congratulazioni. Si usa anche in risposta ai messaggi “p.f.” e “p.c.”. • p.p.c. (pour prendre congé). Per salutare e prendere congedo. Indica che si è in partenza. • p.f.n.a. (pour faire nouvel an). Auguri di Buon Anno. • p.m. (pour memoire). A promemoria. per le visite di cortesia” ricorda Kyle Scott, il Console generale americano a Milano. “Ho letto qualcosa a riguardo, ma da quando, nel 1980, sono entrato nel corpo diplomatico a oggi non ne ho mai visto uno. Ora i diplomatici hanno biglietti da visita identici a quelli usati nel mondo degli affari.” Sian MacLeod, l’Ambasciatrice britannica nella Repubblica Ceca fino allo scorso giugno, nel suo blog fa menzione di un libretto del 1965 da lei ritrovato nell’ambasciata di Praga che faceva riferimento ai biglietti da visita diplomatici (Consigli per i funzionari del corpo diplomatico e loro mogli in missione diplomatica all’estero). Il libro ammonisce che “una donna sposata non deve mai lasciare un biglietto (da visita) a un uomo”. I cartoncini non venivano usati solamente dai diplomatici, all’epoca solo uomini , ma anche dalle loro mogli. Altri validi seppur datati consigli del libretto ci ricordano le usanze di un tempo lontano: “Guardarsi dalla tentazione di proferire motti di spirito e dai pericoli dell’umorismo. Se adoeast global geopolitics 34-35 Cards Sylvers*_Layout 1 10/12/13 15:41 Pagina 35 DIPLOMAZIA REUTERS/CONTRASTO/KEVIN LAMARQUE perati incautamente possono dare adito a fraintendimenti” e poi “Se non si è osservata la corretta disposizione degli ospiti d’onore invitati alla vostra tavola, potrebbero protestare il giorno dopo, o addirittura prendere congedo dopo la minestra.” Una delle ragioni che hanno determinato la lunga vita del biglietto da visita diplomatico, finché l’era digitale non ha portato l’email su ogni computer o cellulare, è che la diplomazia ha mantenuto gli stessi protocolli usati con successo da secoli, non tanto per innato conservatorismo, ma come prassi per limitare conflitti e fraintendimenti. L’attaccamento alla tradizione spiega come mai il francese è rimasto così a lungo non solo la lingua di contatto della diplomazia, ma anche la lingua d’elezione del biglietto da visita diplomatico. Le abbreviazioni sui cartoncini, da vergare solo a matita, mai a penna, si riferiscono a espressioni francesi: p.p. per pour presenter, (per presentare) e p.p.c. per pour prendre congé (per salutarsi). I riti legati ai biglietti da visita diplomatici non si limitavano a qualche abbreviazione. Un angolo ripiegato voleva dire che il biglietto era stato consegnato di persona. Se si piegava l’angolo in alto a sinistra, il titolare del biglietto era venuto in visita. Per congratularsi, si piegava l’angolo superiore destro, per prendere commiato quello inferiore sinistro, e l’angolo inferiore destro per esprimere le proprie condoglianze. \ Il Presidente americano Barack Obama insieme al Presidente russo Vladimir Putin durante il summit del G8 a Lough Erne in Irlanda del Nord. numero 51 gennaio/febbraio 2014 I biglietti da visita diplomatici sono un’evoluzione di quelli scambiati nell’alta società inglese e francese nel XVIII e XIX secolo. Presentati durante le visite ad amici e conoscenti, questi bigliettini rispondevano a un preciso protocollo. Gli stessi cartoncini si allegano oggi ai fiori inviati per le condoglianze, o ai regali di matrimonio, compleanno, anniversario o laurea. Sui biglietti, diretta rappresentazione simbolica della persona che li usava, non si faceva economia – almeno tra le “persone giuste”. Erano solitamente stampati sulle migliori carte usando lastre incise a mano da tipografi d’eccellenza come la stamperia fiorentina Pineider, che annoverava perfino Napoleone Bonaparte e Lord Byron tra i propri clienti. “C’è ancora chi viene e vuole spendere per avere un biglietto da visita diplomatico di pregio, ma sicuramente meno che in passato,” dice il direttore di uno dei negozi della società. “I gusti sono cambiati – aggiunge – così come i modi di comunicare tra le persone, perciò non sorprende che siano usati meno che in passato. Le persone che ancora ordinano questi cartoncini sono più anziani della media dei nostri clienti, ma le eccezioni non mancano. Ogni tanto un giovane professionista viene a farsi fare un cartoncino vecchio stile, pensando che possa fare colpo.” I tradizionali biglietti da visita saranno forse superati nella diplomazia moderna, ma continuano a essere presenti nella letteratura, e non solo nei romanzi inglesi del secolo scorso. Nel libro The Legend That Was Earth pubblicato nel 2000, lo scrittore inglese di fantascienza James P. Hogan immagina gli ambasciatori dei governi terrestri nell’atto di presentare i loro biglietti da visita agli alieni in arrivo da un lontano pianeta. Eric Sylvers, giornalista di base a Milano, scrive per il New York Times e il Financial Times. 35