La Preghiera 7 ANNO PASTORALE 2014-2015 Parrocchia della Natività di N.S.G.C Alcune indicazioni Il libretto che avete tra le mani vuole essere una piccola introduzione al mondo misterioso e affascinante della preghiera intesa come dialogo con Dio. Vi consiglio di non affrettarvi nel leggerlo, ma di saper ‘dosare’ la lettura prendendo un paragrafo al giorno, e casomai approfondendo l’argomento trattato aiutandovi con dei brani biblici. Se avete dei dubbi sulla preghiera o volete imparare a pregare, chiedete con fiducia un colloquio con i sacerdoti che sono sempre a vostra disposizione. SUGGERIMENTI PER ENTRARE IN PREGHIERA - Entro in preghiera - pacificandomi con un momento di silenzio, pensando che incontrerò il Signore, chiedendo perdono delle offese fatte, e perdonando di cuore le offese ricevute - invocando lo Spirito Santo: prendo coscienza che in me c’è qualcuno che sta pregando, lo Spirito Santo. - La lettura: l’inizio della preghiera è l’ascolto di Dio che parla a me. Leggo e rileggo il salmo più volte. - La meditazione e la preghiera: leggo il testo lentamente, punto per punto, prendendo una parola, una riga e scendendo con la mente nel cuore, ripeto questa parola In 1a di copertina:“Icona Russa, 12 Feste con discesa agli inferi” (dipinta su legno antico) 25 - RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI Due sono le cose che il Signore ci fa chiedere al Padre nella preghiera: il pane quotidiano e il perdono. Tutte e due le cose sono necessarie e fondamentali per la vita del cristiano. Soprattutto il perdono è per noi ciò che garantisce, ancor più del pane quotidiano, la vita interiore. Attraverso il perdono noi viviamo in sintonia con Dio e con i fratelli e riconosciamo la nostra debolezza nei confronti del peccato e nello stesso tempo la nostra forza nella comunione con Dio. Il perdono è sempre dono, sia quando lo riceviamo sia quando lo offriamo. Ma, come l’amore, il perdono si offre nella misura in cui lo si riceve. Non è l’offerta generosa di un bene che possediamo, noi siamo sempre bisognosi di perdono e ogni volta che lo offriamo agli altri non facciamo altro che il nostro dovere di redenti. Infatti, noi siamo stati perdonati dal Signore e siamo verso di Lui e verso tutti a nostra volta debitori di quella misericordia che ci ha ridato vita. Come e più del cibo materiale la misericordia fa di noi degli uomini vivi, liberi, salvati. È questa la prima ragione del perdono che a nostra volta offriamo ai fratelli. Nella parabola del servitore spietato (Mt 18,21-35) ciascuno di noi è come il servitore a cui il Signore condona un grosso debito ma che spesso, come succede nella parabola, se ne dimentica e si mette ad esigere dagli atlri il “dovuto” in modo dispotico e arrogante. È il servo che crede di avere diritto al perdono e quindi aver diritto di esigere anche la riscossione del piccolo debito del suo fratello. Questa spietatezza non può che accendere l’ira del Signore in quanto la gratuità del suo perdono fa di noi dei figli di Dio, come, dunque, non essere anche noi, a nostra volta, portatori di perdono e di misericordia? Nella nostra preghiera la richiesta del perdono a Dio è fondamentale per metterci in giusta relazione con Lui. Sentirci debitori nei confronti del Signore ci fa essere sicuri di essere 1 ascoltati ed esauditi. Inoltre essere perdonati ci deve spingere a perdonare e a donare ai fratelli la stessa gioia che il perdono del Signore ci ha procurato, una gioia pura e semplice, capace di dare la vita che Cristo ci ha meritato. ____________________________ Sal 32 (31), 1-7 Beato l’uomo a cui è rimessa la colpa e perdonato il peccato. Beato l’uomo a cui Dio non imputa alcun male e nel cui spirito non è inganno. Tacevo e si logoravano le mie ossa, mentre gemevo tutto il giorno. Giorno e notte pesava su di me la tua mano, come per arsura d’estate inaridiva il mio vigore. Ti ho manifestato il mio peccato, non ho tenuto nascosto il mio errore. Ho detto:”Confesserò al Signore le mie colpe” e tu hai rimesso la malizia del mio peccato. Per questo ti prega ogni fedele nel tempo dell’angoscia. Quando irromperanno grandi acque non lo potranno raggiungere. Tu sei il mio rifugio, mi preservi dal pericolo, mi circondi di esultanza per la salvezza. 2 26 - NON CI INDURRE IN TENTAZIONE La preghiera del Signore è vicina alle nostre necessità sia materiali che spirituali e inoltre conosce la debolezza e a volte il peso della nostra umana miseria esortandoci a chiedere al Padre di non abbandonarci nella tentazione, di aver pietà della nostra debolezza quando ci mette alla prova e soprattutto di liberarci dal male (o dal Maligno). È la parte finale della preghiera, quella che ci riconduce alla nostra vita concreta di ogni giorno in cui sperimentiamo di essere fragili e incapaci di governare autenticamente la nostra vita senza l'aiuto della grazia divina. La tentazione di cui parla la preghiera del Signore è la prova con cui il cristiano cresce nella propria vita spirituale ed umana divenendo maturo nella fede. Anche Abramo subì la sua prova suprema, quando il Signore gli chiese il figlio Isacco e lo passò attraverso il fuoco del crogiolo come si fa con l'oro per provarne l'autenticità ed il valore. Anche nella nostra vita il Signore, prima o poi, ci sottopone a qualche prova grande ma normalmente veniamo "provati" da tante prove che costellando il nostro cammino possono essere considerati come dei passaggi obbligati della nostra crescita di fede. Il senso della parola "indurre" nella preghiera del Signore non è quella di "condurre" n‚ quella di "spingere" in una direzione. La tentazione di cui si parla è in realtà la prova della fede e dell'amore verso di Lui e la richiesta di non esservi indotti significa semplicemente la richiesta di non eseervi lasciati soli in quel momento. L'ultima invocazione della preghiera dice: "liberaci dal male o dal Maligno". È il grido accorato del cristiano che, vivendo nel mondo, deve combattere ogni giorno con la realtà del male, non solo come complesso di realtà di peccato ma anche come realtà personale (il Maligno) nemico ed ostacolo del Regno di Dio. È il combattimento che Cristo ha iniziato e risolto e che noi continuiamo nel suo nome sicuri che Egli ha già vinto, le nostre sono le battaglie di chi afferma 3 la vittoria di Cristo sul mondo redento, l'applicazione concreta della sua risurrezione. La preghiera del "Pater" è dunque in pienezza un sunto della preghiera cristiana, nella sua concretezza e nella sua sublimità è la preghiera che più di tutte le altre ci aiuta a sentirci figli di Dio impegnati nel mondo a fianco di Cristo per compiere l'opera della redenzione. ____________________________ Sal 86 (85),6-13 Porgi l'orecchio, Signore, alla mia preghiera e sii attento alla voce della mia supplica. Nel giorno dell'angoscia alzo a te il mio grido e tu mi esaudirai. Fra gli dei nessuno è come te, Signore, e non c'è nulla che uguagli le tue opere. Tutti i popoli che hai creato verranno e si prostreranno davanti a te, o Signore, per dare gloria al tuo nome; grande tu sei e compi meraviglie: tu solo sei Dio. Mostrami, Signore, la tua via, perché nella tua verità io cammini; donami un cuore semplice che tema il tuo nome. Ti loderò, Signore Dio mio, con tutto il cuore e darò gloria al tuo nome sempre, perché grande con me è la tua misericordia: dal profondo degli inferi mi hai strappato. 4 27 - IL MAGNIFICAT Nel Vangelo dell'infanzia di Luca appaiono dei cantici la cui importanza per la nostra preghiera cristiana è capitale. Anche nel resto del Nuovo Testamento, soprattutto in Paolo, Giovanni e l'Apocalisse, appaiono questi "canti" che affondano le loro radici nella preghiera delle prime comunità cristiane. È importante dunque capirne il significato. Anche nell'Antico Testamento ci sono i cantici: il Canto di Mose presso il mar Rosso (Es 15) e quello al popolo (Dt 32); il Cantico di Debora (Gdc 5); il Cantico di Anna (1Sam 2) etc. Ogni volta il Cantico segue un evento narrato e lo interpreta trasformandolo in preghiera e canto. Come avviene nel Salmo responsoriale della Messa il cui compito è quello di interiorizzare ciò che si è ascoltato nella lettura precedente e di trasformarlo in preghiera e in canto. Nei cantici biblici appare con evidenza e forza la presenza salvatrice di Dio che fa scaturire il canto del cuore, la lode della preghiera, il giubilo dell'anima che contempla la bontà di Dio. In questo senso il Magnificat è il cantico per eccellenza del cristiano che insieme a Maria, colei che ha contemplato in s‚ stessa il compimento della "promessa" di Dio, canta il compimento in s‚ e nella Chiesa della redenzione. Il Magnificat è un "centone" (ovvero una sorta di collage e di antologia) di testi dell'Antico Testamento che si riferiscono alla promessa redentiva del Signore. Vi ritroviamo l'eco di tutti i cantici delle donne dell'Antico Testamento che rappresentano la comunità dei salvati come Miriam, Debora, Anna, Giuditta. La novità presente nel Cantico di Maria è che in questo cantico il Signore si presenta come "colui che guarda ai poveri" e, come nel cantico di Anna, li innalza presso di s‚. Dall'altra parte i ricchi, come avviene nelle beatitudini (Lc 6), vengono ironicamente considerati come coloro che se ne vanno a "mani vuote" e i superbi, coloro che si 5 considerano grandi, come coloro vengono "confusi" e "dispersi". Maria incarna invece la povertà capace di ricevere l'infinito di Dio per l'accoglienza con cui si apre al Signore. Maria è Colei che "contiene il Signore" nel suo grembo perché non possiede altro che ne ostacoli la presenza. Con lei la Chiesa canta Colui che è Onnipotente e Santo ogni sera nel Vespro e ricorda con questo Cantico la potenza redentiva di Dio che realizza nei poveri le sue meraviglie. ____________________________ L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre. 6 28 - IL BENEDICTUS Accanto al Cantico del Magnificat il vangelo ci offre un altro Cantico che è divenuto fondamentale per la preghiera cristiana il Cantico di Zaccaria il “Benedictus”. Se intorno al Magnificat ruota la celebrazione dei Vespri, intorno al Benedictus ruota quella delle Lodi mattutine. È il Canto di lode che nasce dalla benedizione che prepotentemente scaturisce dal cuore di Zaccaria “profeta” per opera dello Spirito Santo, cioè capace di parlare di Dio e in nome suo, nel momento in cui riacquistando la parola alla nascita di Giovanni Battista, suo figlio, riconosce l’opera di salvezza inaugurata dalla venuta al mondo del Precursore. È il cantico della fedeltà di Dio all’alleanza di Abramo e della speranza che da questa realtà scaturisce. Giovanni rappresenta visibilmente la misericordia di Dio per il suo popolo ed è l’aurora del giorno splendente in cui Gesù sorge come sole luminoso a rischiarare gli uomini immersi nelle tenebre. Il fatto che Zaccaria rimane muto all’annuncio della nascita di suo figlio e che riacquista la parola proprio in questo momento, acquista un significato tutto particolare nel Vangelo dell’infanzia di Luca. Come il grembo chiuso di Elisabetta si apre alla vita con la nascita di Giovanni così la bocca incapace di parlare di Zaccaria si apre nuovamente alla lode di Dio. Sia il grembo di Elisabetta che la bocca di Zaccaria rappresentano l’impotenza e la sterilità dell’Antica alleanza che aveva bisogno dello Spirito Santo per poter rivivere, è la fecondità di Cristo e l’annuncio di speranza del suo profeta che fanno sussultare di gioia il grembo triste di Israele. Per la nostra preghiera il Cantico di Zaccaria è fondamentale in quanto è il cantico che dà il “la” alla nostra orazione mattutina aprendo il nostro cuore alla salvezza che viene dal Signore e stimolando in noi l’impegno ad essere sempre più capaci di 7 “profezia” nella vita quotidiana, portatori di speranza e araldi del Vangelo di Cristo. ____________________________ (Lc 1,68-79) Benedetto il Signore Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti di un tempo: salvezza dai nostri nemici e dalle mani di quanto ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace. 8 Andrea Sacchi, “Annunciazione di S. Zaccaria” XVII Sec. ORARI DEL TEMPO DI QUARESIMA SS. Messe Feriale SS. Messe Festive 8 8,30. 9 10 10 11,30. LODI: Dal Lunedì al Venerdì, alle ore 7,30 OGNI VENERDÌ DI QUARESIMA: Ore 17,15: VIA CRUCIS Ore 18,00: S. Messa e Adorazione Eucaristica Ore 19,30 VIA CRUCIS CATECHESI PER ADULTI: Mercoledì, alle ore 16,30 e 20 MENSA “DOMUS CARITATIS”: Lunedì e Giovedì, dalle ore 15,30 alle 19 Parrocchia della Natività di N.S.G.C. Roma:“Abside” (particolare) 18 18 20