Società Nazionale di Salvamento
….per la sicurezza della vita sul mare….fondata nel 1871…eretta in Ente Morale con R.Decreto il 18 Aprilòe
1876……………..
Manuale del Bagnino di
Salvataggio
INDICE GENERALE DEGLIARGOMENTI:
I°
Le onde, …pag. 1
II°. Buche e secche… pag.2
III° Direzione delle correnti ….pag.2
IV° Falsi luoghi comuni e pregiudizi … pag.4
V°. La buca altre informazioni…. pag.3
VI° Prevenzione e salvataggio..…pag.4
VII° Consigli utili ….pag.5
VIII° Controllare, non sottovalutare…. pag.6
IX° Il patino: tutto sul patino….pag.7
X°. Il salvataggio a nuoto… pag.9
XI° Le tecniche del salvataggio a nuoto…pag11
XII° Precisazioni sul lavoro. Obblighi legali…pag.12
Il bagnino che lavora in piscina
Prevenzione e salvataggio…..pag.13
Il trasporto in acqua……..pag.15
Altri consigli………….pag.16
È preferibile essere ripetitivi………..pag.16
Anche nelle piscine il bagnino è……pag.17
I° LE ONDE
Le onde sono prodotte dal passaggio delle imbarcazioni , dalla forza dei fiumi alle loro
foci e dal vento che agisce sulla superficie dell’acqua (FETCH).
Sotto la forza del vento il mare reagisce formando il moto ondoso che si sviluppa
proporzionalmente alla sua potenza : velocità e durata.
Contrariamente all'effetto visivo prodotto, e a quanto generalmente si crede, le onde (in
acqua profonda) consistono nel movimento oscillatorio di particelle di acqua che,
singolarmente, descrivano orbite circolari e, complessivamente producano un
innalzamento e un abbassamento alternativo dell'acqua (onde di oscillazione). La parte
superiore dell’onda (quella che noi vediamo) viene chiamata CRESTA, la parte inferiore
CAVO o VENTRE o SOLCO.
In prossimità della spiaggia (in acque basse) la resistenza del fondo ritarda il movimento
del cavo dell'onda e la cresta trovandosi in vantaggio di velocità, s'incurva in avanti e si
rovescia spumeggiando, e questo determina un effettivo spostamento di masse d'acqua
verso l’arenile. Ma queste enormi quantità di acqua trasportate sulla riva devono,
trovandosi su un piano inclinato (il fondo del mare ha un lento declivio tipico delle
nostre coste ), tornare indietro determinando una corrente: la risacca.
Ed è quando, questa corrente, tende ad incanalarsi in un unico flusso, scavando un
"solco", che si viene a formare sul fondo marino, in prossimità della costa, un
avvallamento profondo anche più di tre metri : una "buca".
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II° BUCHE E SECCHE
La buca è quindi provocata dalla corrente di risacca delle onde che giungono a riva ;
l'acqua portata a riva dai frangenti rifluisce via scavando una buca. Tutto questo produce
il tipico intervallarsi, sia pure in modo irregolare, di buche e secche, caratteristico delle
nostre spiagge. Si può dire che la presenza dell’une assicura quella delle altre, e quindi
dove ci sono le buche accanto troviamo le secche “costruite” con la sabbia scavata
dalle prime.
Nella secca il moto ondoso spinge un eventuale bagnante verso riva e l'acqua è, poco
profonda, “bassa”. Nella buca, invece, la corrente porta tendenzialmente verso il largo e
la profondità dell'acqua è,alta, talvolta superiore anche ai tre metri. Una prima
indicazione che consegue da questa sommaria descrizione è che il pericolo per chi entra
in acqua, sulle nostre spiagge durante le giornate di mare grosso, non è rappresentato
dalle onde o dai tratti di mare dove le onde sono ben visibili, ma dalla corrente e dalle
buche. Le onde, in " acqua più profonda ", inabissandosi scompaiano, sono assenti.
Le nostre coste, durante l’estate, hanno come fruitori anche persone che vengono
dall’entroterra non conoscono i pericoli del mare: le buche, le correnti marine. Durante le
giornate di mare grosso sottovalutano la pericolosità dei marosi.
Entrano in acqua senza paura, si tuffano nelle onde che si abbattono sulla costa, si fanno
trasportare come se fossero una tavola da surf, amano sentire le bollicine sulla pelle come
fosse un idromassaggio. E quando vedono uno specchio di acqua senza onde lo
scambiano per una zona di mare tranquillo e cerano di raggiungerlo ma purtroppo questo
è un tratto di mare in cui le onde scompaiono per la maggiore profondità dell'acqua mare
apparentemente calmo) con una zona di mare tranquillo, sicuro, non pericoloso;
2°) L'atteggiamento di chi, provenendo da un paese o città dell’entroterra , ignora la
presenza di una corrente costiera e non sa farvi fronte.
III° DIREZIONE DELLA CORRENTE(nelle buche)
Un elemento molto importante che caratterizza e differenzia una buca dall'altra, e ne
stabilisce la pericolosità relativa, è la direzione della corrente. La corrente è
tendenzialmente diretta verso il largo, ma varia da perfettamente perpendicolare alla costa
a quasi parallela. Possiamo stabilire una seconda indicazione: una buca è tanto più
pericolosa quanto più la direzione della corrente tende ad essere perpendicolare alla riva e
tanto meno pericolosa quanto più tende ad essere parallela alla riva: questo a causa della
"psicologia" di chi si sente in pericolo, che tende a tornare a riva, in linea retta,
controcorrente, costi quello che costi.
Un'altra conseguenza che il bagnino deve preventivamente individuare è la direzione
della corrente in una buca, per stabilirne la potenziale pericolosità e, come vedremo, le
eventuali tattiche di salvataggio. Per stabilire la direzione della corrente ad una persona
“esperta” è sufficiente un "colpo d'occhio", un principiante, invece, può accertarla
direttamente gettando in mare, in prossimità del canale d’ingresso della buca, un
qualunque oggetto galleggiante e osservarne il comportamento.
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IV° FALSI LUOGHI COMUNI E PREGIUDIZI SULLE BUCHE.
Eliminiamo alcune falsità sulle buche e sui loro effetti che non hanno alcun fondamento :
1°)nelle buche non vi sono mulinelli (presenti invece nei fiumi);
2°)nelle buche, non c’è una corrente di risucchio verso il fondo, (non si è risucchiati verso
il fondo), ma si è trascinati al largo.
3°)nella buca, a mare calmo (senza onde) non c'è corrente ( la buca a mare calmo, è solo
acqua profonda. Ciò non significa, come vedremo, che le buche a mare calmo non siano
pericolose, ma presentano un pericolo solo per chi non sa nuotare .)
4°)una buca non si forma mai all'improvviso. Le buche tendono anzi ad essere stabili,
nello stesso punto per lunghi periodi, anche se una forte mareggiata può spostarle anche
di cinquanta metri, e farle aumentare di forma e dimensione.
V° LA BUCA,altre informazioni.
Una buca è quindi, un tratto di mare, relativamente vicino alla riva.
“Vicino alla riva” significa dove ci attenderemo di trovare ancora acqua “bassa”, cioè un
tratto di mare nel quale ancora si tocca. Troveremo invece acqua profonda, dove non si
tocca. Se il mare è agitato si forma come un avvallamento nel fondo sabbioso, simile ad
un fossato, che va a finire nella buca con la presenza in quel tratto di una fortissima
corrente che trascina verso il largo.
A mare calmo il fondo si livella sparisce il fossato e la corrente, resta solo la buca.
ALTRI INDICATORI DELLA PRESENZA DI CORRENTI E DI BUCHE.
Ecco altri possibili indicatori :
1°) la schiuma provocata dal frangersi delle onde nella secca tende ad incanalarsi e a
seguire la corrente (come qualunque altro oggetto galleggiante)
2°)Il caratteristico "ribollio " (piccole onde che procedono in tutte le direzioni )
provocato dallo scontro, secondo angolazioni diverse, da " treni" di onde che procedono
verso riva e la corrente che procede verso il largo.
3°)A mare calmo, guardando da riva, l'acqua profonda è più scura (purtroppo è molto
difficile da riva riconoscere le zone interessate)
4°)Una buca molto vicina alla riva provoca una specie di insenatura sul litorale. Anche
questo indicatore ha un valore limitato: la sua presenza è un segnale sufficientemente
preciso. ma la sua assenza non esclude la presenza di una buca più lontana dalla riva.
CONFINI DELLA BUCA
La buca ha una sua ampiezza che con il mare agitato aumenta continuamente è
indispensabile cercare anche solo approssimativamente di capire quanto è grande.
È fondamentale sapere quanto è larga (da dove incomincia a dove finisce) ed è
essenziale conoscere dove è il suo ingresso vicino a riva. Accanto alla buca c’è sempre
un secca e più la buca è vasta e profonda, più facilmente nella secca troveremo acqua
“bassa”(pochissima profondità). E tanto più forte sarà la violenza del mare, tanto
maggiore e immediata sarà la differenza del livello tra il fondo della secca e quello della
buca (da trenta centimetri a oltre tre metri). La corrente nella buca non è forte come nel
“canale d’ingresso” di questa, ma è sempre notevole e i suoi “confini” sono un ottimo
punto d’approdo perché per raggiungerli non nuoteremo contro la corrente, non
l’affronteremo in maniera diretta ma l’attraverseremo. La corrente nella buca, fortissima
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al suo ingresso, va via via scemando tanto più veniamo trascinati verso il largo, questa
viene diluita dalla vastità della buca.
Per una persona che sa nuotare cadere,oppure trovarsi dentro una buca, lateralmente, dai
confini con la secca, non è eccessivamente pericoloso. Dopo il primo attimo di
smarrimento, il bagnante, potrà “salire” di nuovo sulla secca e non subirà “l’effetto
panico” come chi mentre si diverte a farsi trasportare dalle onde e dalla risacca in modo
altalenante finisce nell’ingresso di una buca e viene trascinato al largo in maniera
improvvisa e inarrestabile.
SEGNALARE LE BUCHE
A proposito dell'opportunità di segnalare le buche circolano due opinioni contrastanti,
ed entrambe allo stesso tempo giuste :
1° ) chi sostiene che ciò è inopportuno perché la segnalazione tradizionale, una
bandierina rossa posta su di un galleggiante, in mezzo alla buca se ha l'effetto di
allontanare i più, ha anche l'effetto di attirare qualche sprovveduto bagnante che ignora
o dimentica che il rosso è un segnale di pericolo e vuole "vedere cosa c'è".
2°) chi sostiene, ovviamente, il contrario la bandiera rossa e relativo cartello sulla
battigia respinge i più.
Entrambe le opinioni sono ben motivate.
L'unica via d'uscita, riteniamo, sia quella di segnalare la presenza di una buca, sulla riva,
nei giorni di mare grosso, con un cartello con su scritto : PERICOLO-BUCA e provvisto
di una bandierina rossa. E' un segnale, non più dubbio e generico, ma preciso e puntuale.
VI° PREVENZIONE E SALVATAGGIO.
I seguenti consigli possono risultare molto utili per il bagnino.
A) Il buon senso e la razionalità
Il buon senso anche nelle situazioni di emergenza deve sempre prevalere, la razionalità è
sempre obbligatoria specialmente quando è in gioco la vita.
E quindi quando portiamo aiuto a una persona che rischia di annegare non solo la sua vita
è in gioco ma pure la nostra. Il buon senso, la razionalità nel soccorso marino sono
obbligatori, niente può essere lasciato al caso all’improvvisazione, anche i mezzi
utilizzati per il salvataggio marino devono essere, tra quelli disponibili, i più adeguati
allo scopo. Sembra un principio indiscutibile e nella pratica è invece, spesso, calpestato.
Un esempio su tutti : il salvataggio che deve essere fatto col patino e che invece talvolta
viene effettuato a nuoto. Il bagnino dispone di alcuni mezzi di salvataggio che devono
essere utilizzati : primo fra tutti il patino. Vedremo che il salvataggio a nuoto è e deve
rimanere eccezionale: è come se, volendo andare a Lucca avendo fretta partissimo subito
a piedi invece di prendere il treno solo perché quest’ultimo parte tra dieci minuti. Spesso i
bagnini preferiscono andare a nuoto, la ragione è molto semplice : “andare” a nuoto non
richiede particolari conoscenze. Soprattutto con il mare grosso per raggiungere un
pericolante è sufficiente mettersi sulla sua scia di corrente ed è la stessa a portarci vicino
a lui. Ma è qui che iniziano i problemi “tornare” a nuoto con il mare grosso e con il carico
di un annegato è un salvataggio difficile e rischioso (per il salvatore ed il salvato ) .
L’atteggiamento sbagliato di questi bagnini è quello tipico “partiamo e poi si vedrà”. Il
bagnino, invece, è e deve essere previdente e razionale, non un improvvisato eroe da
spiaggia, fonte di pericolo per se e per gli altri.
L’imperativo è usare sempre il patino a meno che ciò non sia possibile - Un altro esempio
della cattiva applicazione di questo principio è il modo di nuotare : molti nuotano, in un
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salvataggio, con la testa immersa nell'acqua : il nuoto dei bagnino, invece, deve sempre
essere con la testa fuori dell’acqua, con lo sguardo fisso sul pericolante nello sforzo di
non perderlo mai dal nostro campo visivo , mai abbassare ,volgere o chiudere gli occhi.
E' importante ricordare che in tutte le occasioni il pericolante non deve essere perso
di vista.
VII°Alcuni consigli utili per un bagnino:
1°) nel nuoto : lo sguardo sul pericolante, la testa ben fuori dell’acqua, senza mai girarla
a destra o sinistra.
2°) nel tuffo: se la persona da soccorrere è in una piscina o su un lago o in mare su una
costa rocciosa o a picco e comunque per entrare in acqua è indispensabile tuffarsi il salto
in acqua deve essere “frenato”: le gambe e le braccia aperte che si chiudono ad ombrello
contemporaneamente all'entrata in acqua, mantenendo in tal modo la testa fuori.
Sia nel nuoto, come pure nel tuffo, basta un attimo di distrazione per perdere di vista il
naufrago, non vedere il punto dove si è inabissato e non sapere dove dovremo
immergerci per cercare di recuperarlo. Da qui la necessità di non staccare lo sguardo
dalla persona che chiede aiuto.
Purtroppo nel portare soccorso, a nuoto, molti si impegnano al massimo per raggiungere
prima possibile il pericolante : ma arrivano stremati! Ed è in questo momento che
iniziano le vere difficoltà dei salvataggio: il ritorno a riva con la persona soccorsa: il
Bagnino troppo impulsivo e generoso mette a repentaglio la propria vita.
Bisogna saper distribuire equamente le proprie forze, tra l'andata ed il ritorno, assai più
impegnativo.
3°) sul patino : se il bagnino è uno solo, deve remare in avanti. con la faccia rivolta verso
prua, lo sguardo fisso al pericolante; se si è in due, invece uno di questi deve mantenere la
posizione ora descritta, l'atro rema, seduto, con la schiena rivolta verso prua.
4°)Ricordiamoci di fare “prevenzione”: gran parte dell'attività dei bagnino deve esservi
dedicata. Il salvataggio dovrebbe essere un caso eccezionale : il bagnino deve avvertire
gli sprovveduti, segnalare i pericoli insomma impedire prima le situazioni difficili invece
di “risolverle” dopo.
5°)la Preparazione è indispensabile per un bagnino. Deve curare la sua efficienza fisica i
salvataggi non sono scherzi deve essere sempre in forma, allenarsi nel nuoto per non
trovarsi lui a dover essere aiutato, specie quando ha superato i 35-40 anni.
Ci sono bagnini che hanno superato i cinquant’anni che se devono fare un salvataggio
rischiano molto. L’efficienza fisica è solo un ricordo e se, per raggiungere un
pericolante, devono nuotare per più di 10 metri è indispensabile che calzino le pinne e
portino il salvagente anulare
Il Bagnino non deve mai improvvisare: deve conoscere il fondo dei tratto di mare
sottoposto al suo controllo, tenere in perfetta efficienza, e sempre a portata di mano, i
mezzi di salvataggio.
6°)Aiutare gli altri bagnini per essere aiutato” : il bagnino non è un individuo isolato,
ma ha accanto a se altri bagnini con i quali deve collaborare sempre per i salvataggi: chi
corre ad aiutare gli altri sarà a sua volta aiutato.
E)Non mettiamoci a discutere ”: con chi ci aiuta o chi aiutiamo durante un recupero, per
la massima efficacia di un salvataggio uno solo deve prendere le decisioni, in quei
momenti quando anche i secondi sono preziosi non possono esserci prese di posizione
gratuite stupide che possono compromettere un soccorso, rimandiamo le discussioni sul
da farsi successivamente.
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VIII°CONTROLLARE SEMPRE: non sottovalutare mai!!
Un bagnino non può controllare tutte le centinaia di persone soggette alla sua “sfera
d'azione” una per una, la sua attenzione deve concentrarsi sui bagnanti che
definiremo a rischio per il loro comportamento o per altre motivazioni.
QUI SOTTO ALCUNI ESEMPI DI SITUAZIONI RISCHIOSE SIA DI
BAGNANTI CHE DI BAGNINI:
1°) Il caso di chi cammina nell'acqua per un lungo tratto, per esempio lungo una secca,
parallelo alla spiaggia. Abbiamo visto che, per la conformazione tipica dei fondale,
questi, prima o poi, ha buone probabilità di finire in una buca.
il pericolo aumenta durante le mareggiate;
2°) Chi, da una secca, sempre durante una mareggiata, è entrato intenzionalmente, nel
canale che porta ad una buca, con l’intenzione di attraversarla, per cercare di raggiungere
la secca successiva, al fine di poter tornare a riva velocemente, dato che non ha voglia di
fare il percorso inverso molto più lungo.
La secca successiva può anche essere vicinissima (1 o 2 metri), e da lì sarà facile e
veloce raggiungere la riva dato che quella secca arriva quasi all’arenile: vede gli altri
bagnanti che lo fanno.
Ma raggiungerla non sarà ne facile e neppure certo, sicuramente molto azzardato: il
rischio di essere trascinato via dalla corrente è reale.
3°) Il caso, già segnalato, di chi, finito nel canale di una buca trascinato verso il largo
dalla corrente, si ostina a nuotare controcorrente sfiancandosi, invece di lasciarsi
trascinare, conservare le energie e, quando la corrente avrà esaurito la sua forza, provare a
raggiungere una secca lateralmente alla buca, parallelamente alla costa.
Oppure mantenersi a galla ed attendere l’arrivo del Bagnino.
4°) Chi nuota visibilmente male (ad esempio a cane) deve essere un vigilato speciale dei
bagnino: può finire in un punto dove non tocca più e non sa farvi fronte.
Molte persone purtroppo sopravvalutano le proprie capacità natatorie.
5°) Chi, durante una mareggiata, mentre si fa trascinare dalle onde vicino a riva (dove
ancora si tocca), finisce nel canale di una buca, cerca di far fronte alla corrente nuotando,
quando invece basterebbe mettere i piedi per terra: mettere i piedi per terra,
"piantandoli" e spingere, è un'azione di gran lunga più efficace per resistere alla
corrente.
Questo caso offre l'occasione di indicare il comportamento corretto di un bagnino che fa
un salvataggio a nuoto: quando, trainando un pericolante, riesce a raggiungere un
approdo a un confine deve, appena tocca in modo adeguato, mette i piedi per terra, sul
fondo. "Piantarli" bene e spingere: è questa la tattica più opportuna per opporsi alla
corrente e uscire dalla buca. Il pericolo effettivo, a mare grosso, comincia nel punto in
cui la corrente comincia a far sentire i suoi effetti e si “tocca” male: puntando e
piantando bene i piedi è difficile farsi trascinare via
6°) Chi usa galleggianti(ciambelle, materassini ecc.) quando c'è corrente o vento di terra.
Questi oggetti sono sensibilissimi sia alla prima che al secondo: è molto facile farsi
trascinare via nella buca dalla corrente o al largo dai vento di terra. Nei giorni di bandiera
rossa o di vento di terra sufficientemente forte, deve essere impedito, soprattutto ai
bambini, l'uso di essi. Sono inoltre pericolosi anche in condizioni di mare e tempo buono
per chi non sa nuotare: possono facilmente sgonfiarsi lasciando il malcapitato bagnante
nell'acqua fonda oppure è il caso di chi, su un materassino, trasportandosi
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inavvertitamente da una zona di acqua bassa in una di acqua profonda, "scende" credendo
di essere al sicuro...
7°)Il Bagnino che non va mai alla toilette………………….
E’ il caso, purtroppo frequente, del bagnino al quale nessuno da il cambio durante l’orario
di lavoro di lavoro. Quest’ultimo deve andare al bagno ed aspetta l’ora del pranzo,
quando la spiaggia si vuota. Accerta che nessuno sia in acqua. Questo è il momento
giusto. Parte correndo, i bagni non sono lontani. Appena è pronto torna velocemente sulla
spiaggia, sul percorso trova chi lo tranquillizza “sul mare non c’è nessuno” gli dicono, e
gli offrono quel caffè che gli hanno promesso da tanto tempo. Lui accetta, beve
velocissimo. Di corsa torna sul mare.
Quanto tempo può essere passato ? Minimo sei –otto minuti, senza il caffè, qualche
minuto di più se lo ha accettato. Sulla spiaggia non è successo niente ed il mare è sempre
deserto. Ma in questo tempo, anche se pur brevissimo, quante cose potevano avvenire ?
Appena il bagnino si allontana, qualcuno si alza dalla sua sdraia, ha pranzato da poco, si è
messo al sole per abbronzarsi, è accaldato, vuole
un po’ di refrigerio e
spera di trovarlo entrando in acqua : anche solo camminando dove l’acqua è più bassa,
vicino a riva. Ma lo sbalzo termico gli è fatale e appena entra in mare ha un malore, cade
a faccia in giù, e, non essendoci nessuno a controllare il mare, non può essere soccorso
nei tempi di emergenza : l’incidente gli è fatale. E’ bene ricordare : è più pericolosa una
spiaggia semideserta dove “nessuno” vigila, di una fascia di mare affollatissima dove
tutti mentre fanno il bagno, anche involontariamente, vedono se il loro “vicino” ha un
malore e possono dare l’allarme.
IX° IL PATINO(da salvataggio)
Come abbiamo detto, il patino deve essere utilizzato tutte le volte che sia possibile. Il
salvataggio col patíno, è il salvataggio-standard, il salvataggio normale, cioè di gran
lunga il più frequente.
IL PATINO (descrizione)
Il patino deve, obbligatoriamente, essere rosso, composto da due scafi lunghi e affusolati
bloccati da una struttura soprastante che è composta da un sedile sul quale si collocherà il
bagnino per remare e da una superficie rigida e resistente di circa m.1,50 per 2,20 sulla
quale dovrà prendere posizione il secondo bagnino sia che stia seduto come pure in piedi
mentre aiuta il primo nella remata. E sempre su questa superficie sarà adagiato il
naufrago sia in condizioni di coscienza, come pure per cercare di rianimarlo gia a bordo.
Sopra almeno uno dei due scafi deve essere scritto in maniera ben visibile
SALVATAGGIO oppure SOS, oltre la nome del bagno; il patino deve essere cintato ai
bordi da una sagola (cordicella) con nocciole di legno, per offrire ad eventuali
"naufraghi" un sicuro appiglio; gli scalmi devono essere ricurvi (ad U) per impedire
l'uscita del remo (di solito il remo è legato con la corda alla scalmiera ovviando in tal
modo ad uno scalmo dritto); deve essere dotato di un salvagente anulare, con 25 metri di
sagola (corda) galleggiante, è opportuno che un cartello indichi che è vietato sedervi
sopra, ingombrarlo in qualunque modo o sostarvi davanti, divieti tutti che devono essere
fatti comunque rispettare dal bagnino: il patino è un mezzo di salvataggio di pronto
impiego, non una sedia a sdraio; non deve essere assolutamente affittato o utilizzato per
altri scopi che non siano il soccorso o la sorveglianza; deve essere in buono stato. Il
patino è un'ottima imbarcazione da salvataggio: è una barca veloce, facilmente
manovrabile, permette prestazioni
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eccellenti (non ha chiglia veloce, ma è a "zattera", quindi stabile ed è possibile,
invertendo le remate, ruotare su se stessi ed agire in spazi ristretti: le manovre in mare
grosso, devono essere effettuate entro il perimetro della buca, dove le onde sono assai più
basse e non frangono). Inoltre, nel patino, la prua e la poppa sono "bifunzionali": la prua
cioè, può diventare la poppa e viceversa; ciò permette una manovra eccellente tra le onde.
Per tornare indietro, è sufficiente invertire semplicemente la direzione di marcia senza
offrire il fianco alle onde.
IL SALVATAGGIO IN PATINO DURANTE LE MAREGGIATE
Il patino, è questa è la prima più importante regola, deve sempre essere tenuto in
direzione delle onde, sia all’andata che al ritorno. Dovendo girare il patino, si deve
effettuare la manovra nel minimo tempo possibile, aspettando il momento propizio,
possibilmente a mare aperto o nella buca (per le ragioni già dette), distribuendo bene il
peso di soccorritori e salvati (nel ritorno il peso maggiore deve essere a poppa, nessuno
deve essere a prua). Tutto questo vale, naturalmente quando il mare è agitato. Col mare
“grosso”, i salvataggi in patino si fanno in due; una persona sola non è in grado di vincere
la resistenza delle onde all'andata e,al ritorno, non è in grado di impedire il rovesciamento
dei patino. Un terzo bagnino, imbarcato sul patino, è talvolta indispensabile quando la
forza dei marosi crea vicino a riva delle onde molto alte e il pericolo del rovesciamento
del patino è reale, una persona a poppa e una a prua saranno si una scomoda zavorra, che
rallenterà il movimento del patino, ma garantirà la sua stabilità.
Nell’andata il problema e superare la resistenza delle onde (a mare grosso, ovviamente):
il percorso deve essere tale da raggiungere il pericolante tra le due barchette di prua, non
di fianco al patino. Il bagnino deve: far scivolare nell'acqua il patíno (il patino deve
stazionare su un rullo ad una distanza dalla riva tale che sia possibile, per una persona
sola con un solo movimento, gettarlo in mare); salirvi sopra, con la faccia rivolta verso
prua, non perdere di vista il pericolante, remare in piedi. E’ sempre bene partire in due.
Portare sempre qualcuno anche non esperto garantirà, anche per la semplicità del
movimento della remata, un valido aiuto sia nella manovra di avvicinamento (ci
stancheremo meno e arriveremo più velocemente),sia per “tirare” sul patino un annegato,
in particolare se questi non da segni di vita, oltre al fatto che se c’è la necessità e
l’annegato non si riprende, potremo iniziare le manovre di rianimazione direttamente sul
patino che ha una struttura idonea per queste manovre.
Nel ritorno il problema è impedire che il patino si rovesci. Se il “naufrago” è in buone
condizioni: l'importante è tornare a riva, non quando tornare.
IL PATINO, alcuni consigli e comportamenti da tenere.
Molto importante, nel salvataggio col patino a mare grosso, è la traiettoria che si deve
seguire, e quindi, anche la collocazione dei patino sulla riva che costituisce il punto di
partenza dei percorso. Il patino, in prossimità di una buca, deve essere posto di fronte alla
sua imboccatura (non al centro dei bagno!) Inoltre, se il mare è molto grosso ed è "a
raffiche", bisogna attendere (è sufficiente di solito un periodo breve) il momento propizio,
di calma relativa: la risacca ,cioè quando l’onda ha esaurito la sua forza e l’acqua torna
indietro dalla battigia verso il mare.
”Bisogna sempre partire in due ”: è difficilissimo, quasi impossibile, issare da soli sul
patino un annegato privo di conoscenza, che non collabora.
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IL PATINO alcuni consigli per come issare a bordo un naufrago
Sui manuali di salvataggio non viene quasi mai descritta la manovra da adottare per
portare il naufrago sul mezzo nautico: è la cosa più importante ma viene evitata, non
se ne parla neppure.
Per esperienza personale, ritengo, che per portare sul patino un naufrago incosciente è
indispensabile essere almeno in due: sia col mare calmo e maggiormente durante un
fortunale .
Descriviamo un esempio di salvataggio portato in presenza di un vento di media potenza
ad esempio lo Scirocco che sul nostro litorale(Tirrenico) non è pericoloso.
Il primo Bagnino si tuffa in acqua, recupera l’annegato, lo porta al patino. L’altro, che è
rimasto a bordo, impedisce che i marosi e/o il vento, portino l’imbarcazione lontano dal
punto del soccorso: non bisogna dimenticare che anche la sola spinta del tuffo di
salvataggio è più che sufficiente per allontanare l’imbarcazione da naufrago e
soccorritore.
Raggiunto il patino, da bagnino e naufrago, incomincia la manovra per issare (portare)
sull’imbarcazione di salvataggio l’annegato. Trattiamo ora un recupero fatto
lateralmente,issando il malcapitato dalle fiancate, del patino. Al soccorritore rimasto a
bordo conviene stendersi prono (pancia sotto), per evitare il capovolgimento del mezzo
di soccorso, e afferrare il malcapitato. Nel frattempo l’altro, quello che è entrato in acqua
ed ha fatto il recupero, aggira a nuoto il patino e sale a bordo dalla parte opposta: sempre
per evitare il rovesciamento del mezzo.
A questo punto possono entrambi, da distesi pancia sotto, issare il naufrago a bordo,
oppure mentre un Bagnino si piazza dalla parte opposta del patino, per bilanciare, l’altro
può portare a bordo l’annegato prendendolo sotto le ascelle con gli avambracci, stando
seduto, e tirandoselo addosso. Oppure stando prima accovacciato sulle gambe mette le
mani sempre sotto le ascelle e successivamente alzandosi: attenzione a perdere
l’equilibrio. Trattiamo ora un recupero fatto dalla prua o dalla poppa issando a bordo,
il malcapitato, tra i due scafi, sulla superficie rigida (un piano di circa m.1,30X 2,20)
che li unisce. Adottando i metodi sopra descritti la manovra è più facile, il pericolo del
rovesciamento è notevolmente diminuito, la stabilità del mezzo è maggiore, ma c’è un
grosso pericolo specialmente durante una mareggiata: il naufrago, se vi sfugge anche per
un attimo dalla presa, può finire sotto il piano del patino tra i due scafi ed il recupero
dovrà ripartire da zero.
Sono manovre difficili, scomode che hanno sul naufrago il risultato di procurargli
bruciature ed escoriazioni, per lo scivolamento a bordo è quasi impossibile evitare
l’effetto grattugia.
X° IL SALVATAGGIO A NUOTO
Come abbiamo già detto, il salvataggio a nuoto è un salvataggio di carattere eccezionale,
solo se non si può utilizzare il patino (quanto detto non deve naturalmente trarre in
inganno: eccezionale significa solo che è meno frequente. Non ne consegue affatto che
sia inutile o che sia inutile conoscerne le tecniche).
Quando si deve andare a nuoto
Ecco alcuni casi in cui si deve andare a nuoto:
1°)Se il pericolante non è lontano da riva, con poche bracciate contiamo di raggiungerlo,
ed è evidentemente sul punto di andare a fondo, per un malore o per altro, ed andare col
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patino significherebbe arrivare troppo tardi (o più tardi che a nuoto) ed il ritorno a nuoto
col naufrago pensiamo non ci crei problemi: solo in un caso simile andremo a nuoto, ma
ci porteremo sempre il salvagente anulare.
Si potrebbe dire che andare a nuoto è in funzione della velocità richiesta dal caso,
bisogna cioè scegliere tra il patino o il nuoto a seconda di quale sia il mezzo più veloce;
2°)se il pericolante è sul confine di una buca e siamo sicuri di toccare ancora: intervenire
prontamente ed impedire che il pericolante venga trascinato nella buca;
3°)se il bagnino è uno solo e il mare è grosso. In questo caso non si tratta di una questione
di opportunità, ma di necessità: il patino, col mare grosso, è inutilizzabile da una persona
sola.
Usiamo sempre le pinne, anche chi non è più giovane e poco allenato con le pinne
potrà essere sempre un efficiente soccorritore. Le pinne sono un validissimo mezzo
d’aiuto specialmente per chi non è un buon nuotatore, alcuni bagnini non sono bravi
nel trasporto di un annegato perché non muovono bene le gambe nel nuoto di
salvamento, ma con le pinne la loro nuotata diventa efficace.
L’Ordinanza Balneare della Capitaneria di Porto prevede nella dotazione del Bagnino
le pinne. È da solo 3 anni che c’è l’obbligo delle pinne ma questo è stato, certamente,
un grande passo avanti in materia di sicurezza.
Se il bagnino, sia a mare calmo ma anche durante una mareggiata, deve intervenire a
nuoto per soccorrere un pericolante è indispensabile che calzi le pinne e porti con se
un salvagente anulare: saranno per lui indispensabili per la sua sicurezza.
OSSERVAZIONI DI CARATTERE GENERALE
Indicare la direzione giusta. La prima osservazione è che non è sempre necessario fare
un salvataggio per salvare qualcuno. Molte volte, nel caso di chi "sbaglia direzione" e
nuota controcorrente trovandosi in difficoltà, è sufficiente richiamare la sua attenzione
fischiando, salire sul patino di salvataggio in secca oppure dal seggiolone (cioè più in alto
possibile) e indicargli successivamente la direzione di nuoto corretta coi movimento delle
braccia, stile "vigile urbano". Una seconda regola è: non andare senza nulla, "a mani
vuote"; il salvataggio a nuoto "puro" è il più difficile, pericoloso e impegnativo che vi sia,
richiede da parte di un bagnino una prestazione eccezionale, prima di partire "a mani
vuote" guardarsi attorno; portarsi dietro un salvagente, un materassino, una tavola da surf,
significa semplificare di parecchio una situazione difficile: raggiungere il "naufrago",
imbarcarlo a traverso il materassino, per esempio, puntare a riva (se il mare è calmo),
farsi portare tranquillamente" dalla corrente sul più vicino approdo (se il mare è grosso).
Un'altra regola generale è che il salvatore deve essere nella posizione migliore, più
vantaggiosa rispetto al pericolante, è il primo che deve sfruttare a pieno le opportunità
che una situazione offre ed è una logica che se vuole salvare il secondo deve salvarsi lui
per primo: se, per esempio, devono entrambi salire sul patino, una barca o in luogo
sicuro, è il salvatore che deve farlo per primo per poter issare, tirare dietro di sé
successivamente, anche il pericolante.
Un'altra regola generale, importantissima, è: trasportando un pericolante, mai
controcorrente. E' praticamente impossibile vincere anche una modesta corrente con una
"zavorra". Bisogna sfruttare la corrente, invece, e trasformare quello che è un pesante
handicap in un vantaggio. Ultimo consiglio è quello sull’utilizzo delle pinne, un bagnino
previdente le ha sempre con se, consentono un nuoto veloce con poco dispendio di forze,
potrà trasportare a riva un annegato facilmente anche se ha le mani occupate, ed anche
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quando non sarà in buona forma, per la mancanza di allenamento o per l’età queste
saranno un valido motore di riserva.
XI° LE TECNICHE DEL SALVATAGGIO A NUOTO:
avvicinamento, presa di contatto. prese di liberazione, trasporto
A) L'avvicinamento
L'avvicinamento deve essere "cauto” la velocità non è importante il salvataggio deve
comportare un calcolato dispendio di forze (da distribuire tra l'andata e , maggiormente ,
il ritorno: un salvataggio non è una gara di nuoto, il tempo è poco importante; quello
che conta è il risultato); si deve mantenere una costante visuale dei pericolante. Ricordare
sempre che quando abbiamo raggiunto un naufrago il lavoro non è neppure a metà , il
ritorno sarà molto più faticoso dell’avvicinamento. Allo stress per la chiamata improvvisa
ed alla fatica che abbiamo accumulato per raggiungere la persona da soccorrere dobbiamo
pensare al ritorno che non avverrà in autoambulanza ma a nuoto con in più un
passeggero . E' meglio avvicinare il pericolante di spalle (a meno che questi non sia
inerte, allora questa ed altre precauzioni sono inutili). La nuotata di avvicinamento più
efficace è il crawl con la testa fuori dell'acqua (senza girare la testa a destra o sinistra).
Se è impossibile aggirare il pericolante, e questi è preso dal panico, attendere che questi
perda energia, quindi fare le prese di contatto idonee e trasportarlo a riva.
b) Presa di contatto
La presa di contatto deve essere rapidissima ed effettuata con la massima decisione.
Non bisogna farsi afferrare a meno che ciò non sia fatto intenzionalmente.
Se si procede davanti al pericolante, la 'tattica" più efficace è quella di offrirgli una mano
in senso diagonale, il braccio teso, la mano destra alla destra (o la sinistra alla sinistra),
tirare a sé con un movimento di trazione-rotazione girandolo di spalle.
Non colpire mai : il salvatore che tramortisce il salvato con un colpo si vede solo nei
film: il gesto è inutile, non ha la forza necessaria per tramortire , potenzialmente
pericoloso, difficilissimo da eseguire. Se si è afferrati, la cosa migliore è lasciarsi
scivolare sott’acqua: il pericolante lascia la presa quando si rende conto che lo trascinate
sul fondo.
c) Prese liberazione:
Molte sono le prese di liberazione, tendono tutte a rendere inefficaci i tentativi di un
annegato di avvinghiarsi a chi gli porta soccorso, impedendogli di poterlo aiutare. Sono
tutte valide, ma fuori dall’acqua e non con una persona presa dal panico come chi sta
annegando. Il sistema più efficace resta quello più semplice : lasciarsi scivolare sul
fondo, il naufrago vi mollerà immediatamente per risalire in superficie per respirare.
d) Trasporto
Non c’è una tecnica di trasporto nel nuoto di salvataggio migliore di un’altra , tutte sono
valide purché l’obbiettivo venga felicemente centrato . Ogni bagnino deve usare la più
congeniale a lui: il soccorso in mare non è una gara di stile ma un’operazione di soccorso.
La presa di trasporto buona per ogni evenienza è quella col pericolante in posizione
orizzontale, sulla schiena, il viso fuori dall'acqua, il braccio dei salvatore sotto l'ascella '
la mano sul petto o sul mento dei pericolante, nuotare sul dorso.
Alcuni consigliano, nel caso che il pericolante si dibatta molto, il braccio libero del
salvatore deve tenere girato dietro la schiena quello del salvato: anche in questo caso è
meglio far stancare la persona in difficoltà stando lontano ed avvicinarsi solo quando
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questo non si agita più.Nuotare sui dorso solo con le gambe. Se il pericolante è asfittico
(non dà segni di movimenti respiratori) iniziare subito la respirazione artificiale (boccabocca o bocca-naso).
XI° PRECISAZIONI SUL LAVORO DEL BAGNINO
L’orario lavorativo del bagnino, per legge, non deve superare le 44 ore
settimanali e prevedere un giorno settimanale di riposo, difficilmente questo
avviene . Frequentemente, infatti in base ad un accordo irregolare con il
datore di lavoro, il bagnino , si impegna a fare la sorveglianza balneare da
solo per tutta la stagione, per l’orario prescritto dall’Ordinanza della
Capitaneria (circa70 ore settimanali)ed anche oltre per la preparazione
della spiaggia (pulizia, apertura ombrelloni….).Quanto sopra causa una
situazione difficilmente risolvibile. Allorquando un Bagnino si trova
nell’esigenza di doversi assentare anche per poco tempo lo stabilimento
risulterà completamente sguarnito di sorveglianza e pertanto la sicurezza
dei bagnanti non può essere più garantita .
La sanzione amministrativa per chi si assenta anche solo
momentaneamente dalla postazione di salvataggio nell’anno 2005 è stata di
€ 1033.
OBBLIGHI LEGALI
E’ vero che la bandiera rossa non impedisce la
balneazione, ma è altrettanto vero che un bagnino
non è obbligato legalmente a portare soccorso in
mare quando ritiene che la forza dei marosi possa
mettere a repentaglio la sua vita . L’obbligo legale
è sulla sua presenza , mai e per nessun motivo la
sua assenza potrà avere giustificazioni , in caso di
incidente in acqua (morte per annegamento o per
malore) se sarà dimostrato che in quel momento
era assente oltre ad una denuncia andrà
sicuramente incontro ad una condanna penale .
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PREVENZIONE E SALVATAGGIO.
DEL BAGNINO CHE LAVORA IN PISCINA
BAGNINODIPISCINABAGNINODIPISCINABAGNINODIPISCINABAGNIN
O
Il bagnino quando lavora in uno stabilimento balneare dispone , per legge , di numerosi
mezzi di salvataggio che in caso di soccorso in mare sono di grande aiuto .
In piscina il salvataggio a nuoto è l’unico praticabile .
Anche qui i secondi sono preziosi , non va perso neppure un attimo .
Talvolta basta un gesto di facilissima esecuzione , come lanciare un salvagente ad una
persona in difficoltà , che sta annaspando vicino a noi , e il salvataggio è già concluso
positivamente .
Ma l’intervento deve essere tempestivo , eviteremo di dover effettuare quei salvataggi
spettacolari, col tuffo che, specie in una piscina ,devono essere fatti solo se indispensabili.
Il bagnino in piscina deve prestare grande attenzione al suo compito, purtroppo, talvolta,
per noia o per stanchezza, può distrarsi, volgere lo sguardo altrove: questo è molto
pericoloso per la sicurezza, molto più che in mare .
In mare chi fa il bagno difficilmente nuota per tutto il tempo che resta in acqua .
Di solito si entra in acqua in cerca di refrigerio , si inganna il tempo in maniera piacevole
conversando, giocando, anche solo stando immersi: ma anche senza volere osserveremo
gli altri bagnanti .
Non è sbagliato affermare che in mare un bagnante fa la guardia agli altri e gli altri a
lui, il quadro globale è sempre sotto controllo, se si presenta una situazione pericolosa
l’allarme viene dato immediatamente.
Tutti possono vedere chi ha bisogno di aiuto e il bagnino sarà avvisato , quasi sempre ,
in tempo utile per intervenire.
Ma in piscina la situazione cambia: chi va lì non sta fermo in acqua ad osservare
l’ambiente e le persone che lo circondano, lo fa per nuotare, per fare sport ed appena ha
finito il suo allenamento se ne va .
In piscina il controllo della sicurezza è quindi affidato esclusivamente all’attenzione
del bagnino . Lui solo vigila , se lui si allontana o si distrae anche per pochi secondi ed
un bagnante si sente male e va sotto , nessuno lo avviserà , perché nessuno se n’è accorto,
perché tutti stavano nuotando, erano impegnati a fare qualcosa che li coinvolgeva
completamente .
Il bagnino deve stare sempre fuori dall’acqua……………….
Sarà sempre pronto ad accorrere, dal piano vasca, nel punto dove servirà il suo intervento.
Se è immerso e viene chiamato ad intervenire al lato opposto della piscina dovrà
raggiungere il bordo, uscire dall’acqua, correre nel punto più vicino alla persona da
aiutare, immergersi nuovamente: il tutto con grande perdita di tempo. Perché se andasse a
nuoto, da dove si trova, e il malcapitato si trovasse al lato opposto in una piscina
olimpionica impiegherebbe ancora più tempo.
L’acqua della piscina per chi fa il bagno si presenta come uno specchio……Chi è
immerso in piscina può rendersi conto della difficoltà che incontra a recuperare un
oggetto che gli è caduto sul fondo della vasca .
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Quante volte abbiamo assistito alla scena di chi si rivolge a chi è fuori per farsi
indicare dove è finita la sua cuffia . Il motivo è semplice la superficie dell’acqua si
presenta a chi sta immerso come uno specchio , per vedere in profondità bisogna andare
sul bordo vasca: da lì vedremo tutto chiaramente in trasparenza.
E’ ovvio quindi il motivo per il quale il bagnino deve sorvegliare stando sempre fuori
dall’acqua da: quella posizione potrà avere la visuale migliore di tutto quello che succede
e se qualcuno andrà sotto sarà visto e soccorso.
Il modo di nuotare è molto importante ……………………
Molti nuotano, in un salvataggio, con la testa immersa nell'acqua: il nuoto del bagnino,
invece, deve sempre essere con la testa fuori dell’acqua, con lo sguardo fisso sul
pericolante per non perderlo mai di vista. E' importante ricordare che in tutte le occasioni
il pericolante non deve essere perso di vista :
nel nuoto : la testa ben fuori dell’acqua, senza mai girarla a destra o sinistra.
nel tuffo: il tuffo deve essere “frenato” le gambe e le braccia aperte che si chiudono ad
ombrello contemporaneamente all'entrata in acqua, mantenendo in tal modo la testa fuori.
Adottando questi accorgimenti se la persona bisognosa d’aiuto finisse sott’acqua sapremo
il punto nel quale dovremo immergerci per recuperarla.
Il ritmo del nuoto è molto importante ……………………
Un altro significativo esempio: nel salvataggio, a nuoto, molti si sfiancano nuotando
all'impazzata per raggiungere prima possibile il pericolante : qui arrivati non ce la fanno
più ! Ed è in questo momento che iniziano le vere difficoltà del salvataggio. Bisogna
saper distribuire equamente le proprie forze, tra l'andata ed il ritorno, che è assai più
impegnativo. E’ pur vero che i salvataggi in piscina non presentano le difficoltà di quelli
in mare ma non sottovalutiamo mai un salvataggio, giudichiamo dopo se è stato una
passeggiata: non affrontiamolo mai con leggerezza .
In piscina non galleggiamo come al mare…………..
È bene quindi considerare che la mancanza di galleggiamento, per noi e per la persona
soccorsa, può crearci qualche problema nel nuoto di salvataggio, specie nel traino del
naufrago che non sta a galla come in mare ma tende ad affondare .
L’acqua della piscina è più leggera di quella salata .
La prevenzione………….
Gran parte dell'attività dei bagnino deve esservi dedicata.
Il salvataggio deve essere in sostanza un caso eccezionale : il bagnino deve sorvegliare
gli sprovveduti, quelli che nuotano male , che non fanno parte di nessun corso di nuoto
con un istruttore che li controlli, che frequentano solo l’apertura al pubblico, il nuoto
libero .
Sorvegliare anche le persone anziane per il problema dei malori ..
Non perdere mai di vista le persone a rischio: potrebbero andare sotto e noi , nella
confusione creata dal grande numero dei frequentatori, non ce ne accorgeremo .
Se qualcuno ci sostituisce avvisarlo: informarlo quali sono i bagnanti da tenere d’occhio
La preparazione……………
Un bagnino, salvo casi eccezionali, non deve improvvisare ma tenere in perfetta
efficienza i mezzi di salvataggio, che in una piscina si riducono ai salvagenti anulari.
Utilissimo è anche tenere i cavi galleggianti, che dividono le corsie in piscina, perché,
oltre all’ordine tra i nuotatori, sono d’aiuto per chi nuotando al centro della vasca ha un
malessere o più semplicemente non ce la fa più .
La cooperazione…………………
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Il bagnino non è un individuo isolato, chiunque può aiutarlo durante un salvataggio,
ovviamente i colleghi , ma anche i bagnanti, per questo in caso di necessità dovrà
chiedere aiuto anche solo per tirare fuori dall’acqua l’annegato, manovra che in una
piscina non è semplice .
L'avvicinamento di un pericolante…………………..
L'avvicinamento deve essere "cauto e non obbligatoriamente veloce", deve comportare
un calcolato dispendio di forze (da distribuire tra l'andata e il ritorno: un salvataggio non
è una gara di nuoto, il tempo è poco importante; quello che conta è il risultato); si deve
mantenere una costante visuale dei pericolante.
E' meglio avvicinare il pericolante di spalle (a meno che questi non sia inerte, allora
questa ed altre precauzioni sono inutili)
La nuotata di avvicinamento più efficace è il crawl con la testa fuori dell'acqua (senza
girare la testa a destra o sinistra). Se è impossibile aggirare il pericolante, perchè questi
è preso dal panico, attendere che perda energia, quindi fare le prese di contatto idonee e
trasportarlo a riva.
Presa di contatto………………
La presa di contatto deve essere rapidissima ed effettuata con la massima decisione.
Non bisogna farsi afferrare a meno che ciò non sia fatto intenzionalmente; se si arriva
davanti al pericolante, la “tattica" più efficace è quella di offrirgli una mano in senso
diagonale, il braccio teso, la mano destra alla destra (o la sinistra alla sinistra), tirare a sé
con un movimento di trazione-rotazione girandolo di spalle.
Non colpire mai: il salvatore che tramortisce il salvato con un colpo si vede solo nei film:
il gesto è inutile, potenzialmente pericoloso, difficilissimo da eseguire, inefficace .
Prese di liberazione………………..:
Purtroppo talvolta facciamo degli errori di valutazione sullo stato emotivo della persona
da soccorrere e questi si avvinghia a noi impedendoci di nuotare e di aiutarlo.
Molte sono le prese di liberazione: si va da la torsione delle dita , alla pressione sul naso ,
sugli occhi , alle mosse dei vari tipi di lotta. Sono tutte valide, ma fuori dall’acqua e non
con una persona presa dal panico come chi sta annegando, che in preda allo stress non
sentirebbe dolore neppure se gli lussassimo un dito. Il sistema più efficace resta quello
più semplice: lasciarsi scivolare sott’acqua, il naufrago vi mollerà immediatamente per
risalire in superficie per respirare.
IL TRASPORTO IN ACQUA ………
Una presa di trasporto per essere valida deve garantire il pericolante in posizione
orizzontale, sulla schiena, il viso fuori dall'acqua .
Il braccio dei salvatore sotto l'ascella , la mano sul mento dei pericolante , per controllare
che la faccia non vada sott’acqua: nuotare sul fianco stile ower, oppure nuotando rana in
posizione supina, leggermente seduta, con tutte due le mani tenere la testa del naufrago
da dietro .
Il recupero dell’annegato in piscina………………….
Può creare seri problemi il tirare fuori dall’acqua un bagnante privo di sensi se non
abbiamo nessuno che ci aiuta .
Su alcuni manuali di salvataggio viene illustrato un sistema per issare il naufrago sul
bordo vasca dall’acqua da soli, il sistema consiste nell’afferrare le mani della persona
soccorsa poggiarle sul bordo vasca e tenendole ben ferme con le nostre issarcisi sopra,
salire sul piano della piscina e quindi trascinarci anche il malcapitato.
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Considerazioni su questo sistema è che non è di facile attuazione anche per un giovane:
figuriamoci per chi giovane non è più o per una donna.
Il sistema che raccomandiamo qualora fossimo soli, la piscina deserta, a dover fare un
salvataggio: portare il malcapitato vicino alle scalette e continuando a fare bene
attenzione che mantenga la testa fuori dall’acqua (afferrandolo per i capelli o per un
braccio ) salire prima noi sul piano vasca e subito dopo tirarci lui .
Un bagnante deve essere soccorso. Dove entriamo in acqua ?
Nel caso dovessimo entrare in acqua per portare aiuto a qualcuno in difficoltà, è bene che
si valuti preventivamente da quale punto della piscina è più conveniente immergersi, in
modo da ottenere il risultato più veloce con il minor dispendio di energia. Quindi se
chiamati a fare un salvataggio dovremo si intervenire senza indugio, ma osservare bene
qual è il punto del piano vasca più vicino alla persona da aiutare e solo da lì entreremo in
acqua in modo che la distanza da coprire ,a nuoto non superi mai i 12-13 metri .
E’ sbagliato partire subito a nuoto per andare a “salvare “ qualcuno , che magari è ,
all’altro capo della piscina, quando correndo sul piano vasca ci stancheremo meno ,
arriveremo prima, ci immergeremo nel punto più vicino e con due bracciate saremo
sull’obbiettivo: camminare è molto più veloce che nuotare .
ALTRI CONSIGLI PER AIUTARE CHI È IN DIFFICOLTÀ..
Spesso è sufficiente afferrare un pericolante dal bordo della piscina, oppure porgergli
un lungo bastone che è bene tenere sempre a portata di mano: ci eviterà di fare quei
salvataggi col tuffo che è meglio evitare soprattutto se siamo soli.
Possiamo trovarci nel dubbio vedendo qualcuno che pancia sotto sta immobile in mezzo
alla piscina : sta provando un’apnea o ha un malore? In questi casi non dobbiamo avere
esitazioni nell’intervenire ,meglio un tuffo superfluo e una chiarificazione con l’apneista ,
alla triste constatazione che purtroppo avevamo sottovalutato l’evento.
Spogliarsi oppure non spogliarsi per fare un salvataggio in piscina è un interrogativo al
quale neppure i bagnini che hanno effettivamente lavorato e effettuato salvataggi nelle
piscine sanno rispondere .
I favorevoli all’entrata in acqua vestiti evidenziano la perdita di tempo a spogliarsi ,
gli altri sottolineano il pessimo galleggiamento in piscina e nel soccorso a nuoto anche
se fatto per un breve tratto un’ulteriore appesantimento è un handicap estremamente
dannoso che va evitato tanto più che per farlo , togliersi la maglietta e le scarpe da
piscina , bastano pochi secondi.
Avvertimenti suggerimenti per bagnini e frequentatori……
Ecco cosa è bene evitare prima di fare il bagno :
stare molto al sole,allenamenti pesanti con grande sudorazione
bere alcolici, essere a digiuno da più di cinque sei ore. Prima di entrare in acqua è bene
fare acclimatazione stando seduti sul bordo vasca con i piedi immersi anche solo per
pochi minuti , bagnandosi la nuca (dov’è il centro termoregolatore ) e la parete
addominale (la pancia ). Chi nuota di primo mattino è consigliabile che prima
dell’allenamento faccia una colazione zuccherina . Dopo il pasto è bene aspettare almeno
due/tre ore prima di andare in piscina.
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E’ PREFERIBILE ESSERE RIPETITIVI CHE LASCIAR PERDERE PER PAURA DI DARE
FASTIDIO………..
Non correte mai sul piano vasca , se lo fa il Bagnino anche gli altri si sentiranno autorizzati a farlo
(specie i bambini) e data la scivolosità le cadute saranno frequenti e pericolose.
Questi e molti altri consigli , suggerimenti , avvertimenti possiamo e abbiamo il dovere di dare ai
frequentatori della piscina .
Consigli anche non richiesti , ma che dobbiamo dare a costo di essere noiosi .
È consigliabile fare diversi cartelli con la descrizione dei comportamenti da seguire e dei pericoli da
evitare ed attaccarli in piscina.
La prevenzione non deve mai avere fine , ci sono dei bagnini che lavorano nelle piscine da anni che
grazie al loro scrupolo alla loro attenzione alla loro pignoleria
non hanno avuto bisogno di effettuare molti salvataggi .
Ricordiamoci del perfetto stato d’ordine e di manutenzione nel quale deve trovarsi sempre il locale di
Primo Soccorso .
Il materiale che dobbiamo sempre avere in stato impeccabile è : una bombola d’ossigeno con
regolatore di pressione oppure tre bombolette individuali da litro , un pallone Ambu , cannula per la
respirazione, una cassetta di medicinali (disinfettanti, garze, cerotti, fasce,…..) sempre per un primo
soccorso ed in corso di validità .
Questo materiale sarebbe opportuno che fosse lasciato in piscina, in un armadietto , a portata di
mano per essere utilizzato prontamente in caso di necessità, e non lasciato in un locale che per essere
raggiunto costringerebbe il bagnino a lasciare l’annegato perché solo lui sa dov’è , e cosa prendere.
Il Tirreno martedì 28 giugno 2005
BAGNINO OBBLIGATORIO PER LA SICUREZZA NELLE PISCINE
PISA. La morte del piccolo Alessio annegato in una piscina a Castagneto evidenzia una situazione a
rischio quanto mai sottovalutata. Lo dice Fiorenzo Meucci, direttore della società nazionale di
salvamento di Pisa. «Le piscine sono ritenute - dice Meucci - impianti natatori altamente sicuri: non ci
sono onde, correnti, buche; purtroppo però hanno il triste record delle morti per annegamento. In mare,
stime attendibili, danno l’azzeramento della mortalità su spiagge sorvegliate da bagnini: le persone
affogano dove il servizio di salvataggio non è presente e, quasi sempre, con il mare in tempesta. Le
piscine hanno l’obbligo del bagnino, ma anche se questo deve sorvegliare un numero molto inferiore ai
fruitori di uno stabilimento balneare, la sua attenzione non può avere rilassamenti, distrazioni. Uno
specchio di mare traboccante di bagnanti è meno pericoloso di una piscina con poche persone: in
mare si conversa, si cerca refrigerio, si gioca. Se un bagnante ha un malore, viene subito visto dalle
persone intorno che avvertiranno il bagnino. In piscina abbiamo un quadro diverso: chi sta in acqua
nuota, non osserva gli altri, il bagnino è solo, nessuno lo avverte se un bagnante “va sotto”. E talvolta
purtroppo è successo che chi è andato “sott’acqua”è stato visto quand’era troppo tardi. A Pisa un
bambino di tre anni, che prendeva parte ad un corso di nuoto, annegò in piscina circa otto anni fa.
Purtroppo esiste una situazione ad altissimo rischio in alcuni luoghi villeggiatura: residence, agriturismi,
piccoli alberghi, condomini: hanno la piscina ma non il bagnino. Si tratta di piscine poco profonde: da
80 cm ad un metro, un metro e venti al massimo; i proprietari degli impianti date le modeste dimensioni
dello stesso ritengono che il bagnino non sia necessario né obbligatorio. Si sbagliano, il bagnino in un
impianto aperto al pubblico è sempre imposto, per legge. La legge 388 (del 15/07/03) evidenzia
l’obbligatorietà di personale abilitato al pronto soccorso nei luoghi di lavoro. In piscina il bagnino è
sempre indispensabile: una persona mentre entra in acqua può essere colpita da un malore, un
bambino può andare sotto. In tutti questi casi il bagnino potrà intervenire con opportune manovre di
rianimazione: ma se non è presente le probabilità di morte avranno una impennata. Il proprietario
dell’impianto in presenza di un decesso in piscina, nel caso dell’assenza del bagnino, dovrà dimostrare
che la morte non è imputabile alla mancanza dell’operatore di salvataggio. Il bagnino in piscina non è
obbligatorio solo nelle piscine private o condominiali quando i fruitori sono soltanto i proprietari del
condominio: non esistono deroghe.
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Manuale del Bagnino di Salvataggio