Con il Patrocinio di Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano Lunedì, 18 maggio 2015 – ore 21.00 SERIE «FESTIVAL OMAGGIO A MILANO» 2015 ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO FEDERICO GUGLIELMO violino concertatore e solista MARIO FOLENA flauto - RICCARDO POZZATO flauto ROBERTO LOREGGIAN clavicembalo GEORG FRIEDRICH HÄNDEL (1685 – 1759) Concerto Grosso op. 6 n. 11 in la maggiore HWV 329 Andante larghetto; Allegro RALPH VAUGHAN-WILLIAMS (1872-1958) Fantasia su un tema di Thomas Tallis, per doppia orchestra d’archi Largo sostenuto, Largamente, Largamente, Poco più animato, Tempo rubato, A tempo, Più animato Più animato, Poco più animato, Molto allargato largamente; Molto adagio, Tempo del principio, Molto ritmato JOHANN SEBASTIAN BACH (1685-1750) Concerto Brandeburghese n. 4 in sol maggiore BWV 1049 Allegro; Andante; Presto HENRY PURCELL (1659-1695)/BENJAMIN BRITTEN (1913-1976) Ciaccona in sol minore JOHANN SEBASTIAN BACH Concerto Brandeburghese n. 5 in re maggiore BWV 1050 Allegro; Affettuoso; Allegro _______________ ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO - Costituitasi nel 1966, in oltre quarant’anni si è affermata come una delle principali orchestre da camera in Italia e all’estero. Toso è stato primo violino solista dalla fondazione al 2009. Alla direzione artistica si sono succeduti: P. Maag, C. Scimone, B. Giuranna, G. Turchi, M. Brunello (direttore musicale, 2002-2003), F. Juvarra (Premio “Franco Abbiati”). Dall’agosto 2014 il direttore artistico è Clive Britton. L’OPV ha collaborato con: Accardo, Anderszewski, Argerich, Ashkenazy, Barbirolli, Bashmet, Bream, Buchbinder, Campanella, Carmignola, Chailly, Desderi, Gavazzeni, Goebel, Gutman, Hamar, Hewitt, Hogwood, Kavakos, Koopman, Lonquich, Lupu, Maisky, Melles, Mullova, Mutter, Nanut, Perahia, Perlman, Quarta, Rampal, Richter, Rostropovich, Santi, Shelley, Starker, Stoltzman, Szeryng, Ughi, Vegh, Zehetmair, Zimerman. É l’unica Istituzione Concertistico-Orchestrale operante nel Veneto e le è stata riconosciuta nel 1984 la personalità giuridica da parte della Regione Veneto. L’Orchestra realizza circa 120 concerti l’anno, con una propria stagione a Padova, concerti in Regione e nel resto d’Italia, tourneés all’estero. Nel 2010, su invito della Pontificia Accademia delle Scienze, l’Orchestra ha eseguito il Requiem K. 626 di Mozart con Desderi, alla presenza di Benedetto XVI. L’attività discografica: Concerti di Bach e Mozart con Richter e Bashmet, Concerti per cello di Boccherini con Geringas e Giuranna, “La Betulia liberata” di Mozart con Maag, i Concerti per violino e la Sinfonia Concertante di Mozart con Gulli e Giuranna, l’Integrale delle Sinfonie di Beethoven con Maag, il Concerto K.466 di Mozart con Argerich e Rabinovitch, “L’Isola disabitata” e “La fedeltà premiata” di Haydn con Golub, i Concerti per violino di Haydn con Tchakerian, i Concerti per pianoforte di Mozart e Haydn con Luisada e Meyer, il Concerto per violino e archi e il Concerto per violino, pianoforte e archi di Mendelssohn con Nordio, Prosseda e Orizio, la Serenata di Bernstein e il Concerto per violino di Barber con Tchakerian e Hamar, i Concerti per clarinetto e per flauto di Mozart con Lucchetta, Folena e Hamar e un CD dedicato a Wolf-Ferrari con Dini Ciacci, oboe e corno inglese, Carlini, fagotto e Hamar. Più recenti: “La Passione di Gesù Cristo” di Naumann e Balestracci, DVD “Homage to Amadeus” con Thiollier e CD delle Sinfonie concertanti per oboe e fagotto di Cambini con Dini Ciacci, oboe e direttore, Carlini, fagotto; la prima registrazione mondiale della “Passione di Gesù Cristo” di Paër con Balestracci. L’Orchestra è sostenuta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Veneto, Provincia di Padova, Comune di Padova e Fondazione Antonveneta. Dal 2011 ha acquisito la natura giuridica di «Fondazione». É ospite trentennale di Serate Musicali con alcuni dei più famosi solisti (Richter, Ashkenazy, Bashmet, Bream, Anderszewski, Mustonen, Argerich etc..). FEDERICO GUGLIELMO - A soli 22 anni vince il 1° Premio al Concorso di Musica da Camera Vittorio Gui di Firenze; nello stesso anno, vincendo il concorso nazionale a cattedre, diviene docente di musica nei Conservatori italiani, incarico che ancora oggi ricopre al Conservatorio Cheurbini di Firenze. Come solista di violino barocco/classico e come direttore è regolarmente invitato in tutto il mondo. Ha diretto The Academy of Ancient Music (Inghilterra) ed è stato invitato da The Handel & Haydn Society di Boston e la Tokyo Chamber Orchestra. Nel 1995 ha fondato, con il padre, il gruppo con strumenti originali L’Arte dell’Arco con il quale ha suonato nei maggiori Festival europei e inciso più di 75 CD. Nel 2011 è stato pubblicato l’ultimo volume dell’Integrale dei 125 Concerti per violino di Tartini e il primo volume del nuovo Vivaldi Project (19 CD con tutte le opere a stampa del compositore). Collabora con Bob van Asperen, Emma Kirkby, Monica Huggett, Dan Laurin. Ha suonato i Concerti per violino di Bach diretto da Leonhardt e il Concerto per violino di Beethoven con la Filarmonica de Gran Canaria e Hogwood. Ha tenuto corsi di violino barocco in Italia, Brasile, Giappone e Australia. Nato a Padova nel 1968 si è diplomato al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e ha poi frequentato masterclasses con Accardo, Spivakov, Stern, di musica da camera con il Beaux Arts Trio, il Trio di Trieste, i Quartetti Amadeus, Italiano e La Salle e di direzione d’orchestra con Gelmetti. Ha vinto numerosi premi in concorsi nazionali (Vittorio Veneto), in Europa (Parigi, Londra) e in Canada; da allora suona regolarmente a Vienna, Londra, Roma, Madrid, Monaco di Baviera, New York, Tokyo, Osaka, Buenos Aires, Sydney. In qualità di violino principale e animatore del gruppo d’archi I Solisti Filarmonici Italiani, dal 1990 tiene tour in Giappone e Stati Uniti. Negli ultimi anni ha dato maggiore risalto all’attività direttoriale dedicandosi anche all’opera. Ha diretto all’Olimpico di Vicenza la prima mondiale de “Il finto turco” di N. Piccinni (trasmesso in diretta Euroradio da Rai Radio3) e la Prima italiana, in tempi moderni, di “Ottone in villa” di Vivaldi; per MiTo/SettembreMusica ha invece curato la riproposizione de “La Dirindina” di D. Scarlatti. Il CD “Musica sull’acqua” di Händel, da lui diretta, è stato premiato come “First Choice” (BBC Radio 3/Building a Library) e “raccomandato” da Gramophone. Suona un violino “moderno” di Giovanni Battista Grancino (Milano, 1690) e un violino “barocco” di Claude Lebet (La Chaux de fonds, 1995) copia del Guadagnini “Davidoff”. Si raccomanda di spegnere i telefoni cellulari. É vietato registrare senza l’autorizzazione dell’Artista e dell’Organizzazione. MARIO FOLENA - Ha studiato flauto traverso a Padova con Hoogendoorn e Scimone, di flauto traversiere a Verona con Castellani, si è diplomato in entrambi con il massimo dei voti e la lode. Nel 1978 debutta diretto da Gardiner. Perfezionatosi con Donington, Clemencic, Melkus e Rampal, ha collaborato con I Solisti Veneti, l’Orchestra da camera di Parigi, I Filarmonici di Verona, l’Accademia de li Musici, l’Orchestra da camera di Mantova, l’Orchestra Filarmonica Veneta di Treviso, l’Orchestra Internazionale d’Italia, l’Arte dell’Arco, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma. È stato primo flauto di Novecento e oltre, gruppo fondato da Antonio Ballista. Dal 1982 è primo flauto dell’Orchestra di Padova e del Veneto, con la quale svolge un’intensa attività concertistica e solistica in tutto il mondo. Come solista collabora con le più importanti società di concerto italiane. Ha insegnato flauto traverso barocco ai corsi estivi di musica antica alla Fondazione Cini di Venezia e per un triennio al Corso Accademico di I livello in Strumenti Antichi presso il Conservatorio di Padova. In qualità di esperto, ha insegnato per un triennio al corso straordinario di flauto antico al Conservatorio di Parma ed è docente di flauto presso il Liceo Scientifico E. Fermi di Padova. Tra le sue numerose registrazioni discografiche, quella delle Sonate e Arie F. Geminiani, effettuata con il clavicembalista Roberto Loreggian, ha vinto nel 1997 il Referendum di Musica e Dischi come miglior disco di musica classica dell’anno. Folena e Loreggian inoltre hanno vinto il Premio speciale “Civiltà Veneta” 2007, della Fondazione Masi al concorso internazionale Zinetti. RICCARDO POZZATO - Si diploma in flauto nel 1985 al Conservatorio Statale di Musica Venezze di Rovigo. Perfezionatosi con Mencarelli, Persichelli e Folena, dal 1984 al 1986 ricopre il ruolo di 1° Flauto nell’Orchestra “Euridice” di Bologna. Ha collaborato con l’Orchestra Filarmonia Veneta del Teatro Comunale di Treviso ; nel 1989 entra a far parte dell’Orchestra di Padova e del Veneto, con la quale partecipa a concerti in Italia e all’estero. Nel 1988 vince il 2° Premio alla “Rassegna Nazionale di Musica d’Assieme” di Genova in duo con pianoforte. Nel 1989 vince il 1° Premio al Trofeo ACADA/ENDAS di Genova. È docente di flauto all’Istituto Musicale Santa Cecilia di Padova e alla Scuola di Musica di Portogruaro (VE). ROBERTO LOREGGIAN - Dopo il diploma in organo e in clavicembalo, si è perfezionato al Conservatorio de L’Aja con Ton Koopman. Ha suonato al Parco della Musica (Roma), Sala Verdi – Milano, Herculessaal Monaco, Teatro Colon - Buenos Aires, Kioi Hall – Tokyo… per i più importanti festival e Associazioni: MITO, Sagra Malatestiana, Festival Pergolesi Spontini, Accademia di Santa Cecilia (etc…), collaborando sia in veste di solista che di accompagnatore con numerosi solisti e orchestre: Orchestra di Santa Cecilia, Orchestra da Camera di Mantova, Orchestra di Padova e del Veneto, I Virtuosi Italiani, L’arte dell’arco, I Barocchisti, etc… Ha registrato numerosi CD per case discografiche quali Chandos, Tactus, Arts… segnalati dalla critica internazionale. Sta registrando attualmente l’Integrale di G. Frescobaldi vincendo con il I volume il "Premio Nazionale del Disco Classico 2009". Le registrazioni dedicate alla musica per clavicembalo di Pasquini e di Ferrini hanno vinto il "Preis der deutschen Schallplattenkritik". Insegna al Conservatorio "C. Pollini" di Padova. GEORG FRIEDRICH HÄNDEL - Concerto Grosso op. 6 n. 11 in la maggiore HWV 329 Gli anni 1739/1740 furono un periodo difficile per Händel a causa di alcune vicissitudini finanziarie che finirono per compromettere la sua attività nel campo dell’opera italiana. Ma il suo dinamismo personale e il suo acuto senso degli affari gli permisero tuttavia di ristabilirsi in fretta e di riorganizzare la sua attività privilegiando l’oratorio inglese. A quel tempo era consuetudine offrire dei concerti strumentali all'interno dei programmi che prevedevano importanti lavori vocali come serenate, odi, oratori e Händel soleva rendere gradevole l’attesa del pubblico durante gli intervalli suonando egli stesso dei Concerti per organo che divennero ulteriore occasione di richiamo per i suoi affezionati sostenitori. Fu anche per rispondere alla domanda di nuovi concerti per queste occasioni che Händel, in un improvviso scoppio di creatività, scrisse tra il 29 settembre e il 30 ottobre 1739 i Twelve Grand Concertos in Seven Parts, op.6. Con questa raccolta abbiamo l’ennesimo esempio di come egli sapesse comporre sotto la pressione delle circostanze, forse spinto dal suo editore John Walsh, con una rapidità stupefacente. La sequenza con cui vennero dati alle stampe è la seguente: 1, 2, 3, 4, 5, 7, 6, 8, 12, 10, 9, 11. Siccome gli ultimi due concerti contengono più prestiti dal proprio repertorio, possiamo supporre che Händel avesse una certa urgenza di completare la serie. Il 29 ottobre 1739, mentre lavorava ancora all'undicesimo concerto, uscì sul London Daily Post l’invito alla sottoscrizione, da farsi direttamente al domicilio di Händel in Brook’s Street o presso l'editore Walsh. La sottoscrizione si rendeva necessaria per coprire le spese di incisione e di stampa: impegnare quelle somme senza disporre di un adeguato finanziamento sarebbe stato molto rischioso. Furono raccolte un centinaio di sottoscrizioni, da parte della famiglia reale e dei più bei nomi della nobiltà londinese, e così le stampe vennero pronte il 12 aprile 1740. Händel stesso, o forse Walsh, decisero di tradurre il termine italiano “Concerti Grossi” con “Grand Concertos”, un esempio tipico di magniloquenza händeliana, ma assolutamente calzante: assieme ai Concerti Brandeburghesi di Bach, questi di Händel, pur così diversi, sono da considerarsi il vertice del concerto barocco: in ogni loro pagina Händel vi ha infuso a piene mani tutta la sua abilità contrappuntistica e la sua ineguagliabile inventiva melodica e armonica. Questi dodici Concerti subiscono prepotentemente l’influenza di Arcangelo Corelli. Già nel fatto che siano titolati come Opera Sesta, si manifesta l’omaggio all’omonima, leggendaria, raccolta del maestro italiano uscita postuma nel 1714, dodici Concerti che furono particolarmente amati dagli inglesi, pubblico piuttosto conservatore. Händel in gioventù aveva lavorato a Roma con Corelli ed evidentemente ne ammirava ancora lo stile classico. I Concerti op. 6 sono un felice connubio tra forme tradizionali e caratteri moderni. L’atteggiamento “conservatore” si manifesta nell’osservanza di parecchie regole dettate da Corelli: tutti i 12 Concerti iniziano con un movimento moderato, seguendo l’antica pratica dei concerti “da chiesa” scritti per le feste solenni, come per simboleggiare la dignità dell'occasione. Händel, come il suo amico Telemann, segue l’esempio di Corelli, mentre Bach seguirà Torelli e Vivaldi che cominciano sempre con un movimento rapido. Händel conosceva bene le forme strumentali tradizionali e volendo assecondare i gusti del suo pubblico londinese che prediligeva i canoni tradizionali imposti da Corelli e Geminiani, non seguì l’esempio dei compositori veneziani, come Vivaldi e Albinoni, che avevano abbandonato l’originaria forma del concerto grosso preferendo uno schema a tre soli movimenti veloce-lento-veloce. Le parti dei violini sono sempre trattate come nella Sonata a tre; esse hanno uguale importanza, si incrociano l’un l’altra e il secondo violino emerge spesso rispetto al primo. I movimenti lenti imitano pezzi simili delle Sonate da chiesa di Corelli. Il carattere di “modernità” risulta evidente nella tendenza al sinfonico, nella costituzione dei crescendo, nella dinamica sorprendente, nelle trovate drammatiche e nelle interruzioni. Dai primi movimenti del quarto e sesto Concerto, Larghetto affetuoso, si evince che Händel conosceva il nuovo stile galante che andava affermandosi sul continente, ma non l’abbracciò che marginalmente. Tuttavia l’aspetto più insolito di questi Concerti consiste nella libertà di improvvisazione nell’ambito di principi stabiliti per quel genere. RALPH VAUGHAN-WILLIAMS - Fantasia su un tema di Thomas Tallis, per doppia orchestra d'archi Composta nel 1910 e rivisitata nel 1913 e nel 1919, questa Fantasia è l’opera a cui Vaughan Williams ha legato il suo nome. La ricca scrittura e i richiami alla musica inglese rappresentano i tratti distintivi del suo stile inconfondibile. Thomas Tallis, uno tra i maggiori compositori e polifonisti dell'epoca Tudor, era noto per i suoi corali sacri e fu proprio per il Three Choirs Festival della Cattedrale di Gloucester, che Vaughan Williams compose quest’opera. L’espressione più tipica del linguaggio musicale del compositore si identifica nel tema mistico di Tallis e in una tessitura sviluppata attorno a una sola nota con piccole variazioni di tonalità, evidente fin dalle battute iniziali. Poi, come a voler rivelare qualche cupo e oscuro segreto, la sezione principale dell’orchestra si prepara ad affrontare il nucleo centrale del pezzo sviluppando il tema. HENRY PURCELL/ BENJAMIN BRITTEN - Ciaccona in sol minore L’edizione che Britten realizzò della Ciaccona in sol minore Z584 è una delle tante testimonianze del rapporto di elezione che Britten stabilì con il più grande compositore nella musica inglese. Un rapporto che troviamo in moltissime composizioni, nelle realizzazioni del repertorio vocale per Peter Pears, negli arrangiamenti delle opere (Dido and Aeneas, The fairy Queen) e in tante altre composizioni originali. È un’influenza, quella di Purcell su Britten, che si avverte già nel 1945, l’anno del 250° anniversario della morte di Purcell. Più tardi Britten ebbe a dichiarare: «Non avevo mai capito, prima di incontrare la musica di Purcell, che le parole potessero essere messe in musica con una tale genuinità, con un tale colore». La Passacaglia è una forma che troviamo spesso nella musica di Purcell (famosissimo il lamento di Didone) e che Britten usa spesso chiamandola certe volte Ciaccona, l’altro nome della Passacaglia. La realizzazione di Britten (per quartetto d’archi o per orchestra d’archi) è della fine del 1947 inizio 1948, rivista nel 1963. La prima esecuzione ebbe luogo il 30 gennaio 1948, a Zurigo, con il Collegium Musicum diretto dal compositore, che diresse poi la prima esecuzione della nuova versione, rivista il 12 settembre 1963 a Londra con la London Symphony. Ne esiste anche una incisione discografica con la English Chamber Orchestra diretta dall’autore. JOHANN SEBASTIAN BACH - Concerto Brandeburghese n. 4 in sol maggiore BWV 1049 - Concerto Brandeburghese n. 5 in re maggiore BWV 1050 I Sei Concerti per diversi strumenti scritti da Bach a Köthen nel 1721 sono chiamati Concerti brandeburghesi perché dedicati «A Son Altesse Royalle Cretienne Louis, Marggraf de Brandenbourg ecc.». Questo principe, che viveva ora a Berlino ora nelle sue terre, era grande amatore di musica e le sue considerevoli rendite gli permettevano di mantenere a proprie spese una buona orchestra. Egli fece la conoscenza di Bach durante un viaggio in cui il Maestro accompagnava il principe di Köthen (al cui servizio Bach fu dal 1717 al 1723) e gli domandò di inviargli delle composizioni. Sintomatiche dell'umiltà del grande musicista di fronte agli uomini e di fronte a Dio, sono le frasi che si leggono nella dedica, scritta in un curioso francese arcaico: Bach, cioè, prega il Principe di accogliere i concerti benignamente e «de ne vouloir pas juger leur imperfection à la rigueur du gout fin et delicat, que tout le monde sçait qu'Elle a pour les pièces musicales...»; e si ritiene felice di poter rinnovare nel principe «quelque plaisir aux petits talents que le Ciel m'a donnés pour la Musique». Nati sul vigoroso tronco del Concerto grosso italiano, soprattutto vivaldiano, questi Concerti ne sono come la estrema ramificazione, nel senso che quella configurazione di strumenti contrapposti, concertanti («concertino») da una parte e grosso dell’orchestra («ripieno» o «tutti») dall'altra, si amplia e si arricchisce soprattutto per il largo posto concesso ai fiati e per la varietà di atteggiamenti che in forma il dualismo solisti-orchestra. Talvolta, anzi, si nota senz’altro il trapasso al tipo di concerto «a solo», come nel Quarto ove predomina il violino (tanto da essere annoverato tra i Concerti per violino solo), o nel Quinto in cui, forse per la prima volta nella storia del clavicembalo, questo strumento assurge a un ruolo solistico soprattutto con la sua spettacolare cadenza. Il Quarto Concerto brandeburghese prescrive «violino principale, due flauti d’echo, due violini, una viola in ripieno, violoncello e continuo». È riferibile al tipico concerto grosso, in cui il «concertino» è formato dal violino e da due flauti, con il violino che nei tempi estremi assume un ruolo di schietto virtuosismo. In un secondo momento Bach trascrisse la parte del violino solista per clavicembalo (come doveva fare del resto con tutti i suoi concerti violinistici). Meno alato del Quinto, questo Concerto è forse più ricco di atteggiamenti concertanti e si svolge in solide concatenazioni secondo un rigoroso equilibrio polifonico. L’ultimo tempo «sta in primissimo rango tra i consimili lavori di Bach», dice lo Spitta, «per lo slancio, la potenza delle idee, la ricchezza degli sviluppi, l’affascinante padronanza della più completa tecnica, la brillantezza e la grazia». Le novità storiche più importanti della serie dei Concerti Brandeburghesi provengono dal Concerto n. 5 in re maggiore BWV 1050, che integra all’interno di una struttura da concerto grosso una parte solistica preponderante, scritta per uno strumento che attorno al 1720 non aveva status solistico: il clavicembalo. Un numero di copie manoscritte superiore alla somma degli altri Brandeburghesi testimonia la grande popolarità di questo Concerto, dovuta sia alla scrittura innovativa per il cembalo e per un flauto traverso ancora poco sfruttato, sia all’originale e audace concezione della struttura, sia naturalmente alla sua bellezza luminosa. La sonorità brillante dell’orchestra apre l’Allegro con una energica frase in re maggiore degli archi, alla quale risponde un dialogo in imitazione tra flauto e violino solo con un tema di assoluta semplicità, al quale si contrappone una parte fiorita del clavicembalo, destinata a riproporsi nei punti chiave del movimento. I numerosi ed estesi episodi solistici offrono a Bach l’occasione per un proliferare di figurazioni ritmiche sempre rinnovato, combinazioni dinamiche diverse e ricchi percorsi armonici. La sorpresa imprevedibile è però lo svilupparsi di un vasto assolo del cembalo (65 battute: quasi un quarto di un movimento già di per sé considerevole), che trascende la funzione di Cadenza per rivelarsi piuttosto un capriccio virtuosistico, tematicamente derivato dall’Allegro che lo ospita e concluso nei liberi modi di una toccata. Si riconosce qui il compositore che l’anno successivo al manoscritto dei Brandeburghesi avrebbe ultimato l’autografo del Clavicembalo ben temperato. Il contrastante Affettuoso in si minore, riservato al flauto traverso, al violino solo e al clavicembalo, presenta una trama cameristica da sonata a tre dal pathos delicato, in un regolare alternarsi di sonorità forte e piano che esaltano l'architettura formale. Sono sempre i tre strumenti solisti (flauto traverso, violino solo e clavicembalo) ad aprire l’Allegro finale, un tempo di danza veloce (una giga) concepito tuttavia in termini contrappuntistici, sfruttando una pervasiva figura di terzina. Il soggetto viene poi ripreso dall’orchestra a cominciare dalle viole, prima di passare alla seconda parte con funzione di sviluppo. Dopo una parentesi in cui il tema viene trattato dal clavicembalo solo e una ripresa di tutta l’orchestra, la grandiosa struttura ternaria dell’Allegro si chiude con la ripetizione esatta di 78 delle sue 310 battute complessive. PROSSIMI CONCERTI Lunedì 25 maggio 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio) (Valido per Serie A+F; F; COMBINATA 2; F2; ORFEO 2) *«EXPO in città: VIENNA» «IN OCCASIONE DELLA PARTECIPAZIONE DELL’AUSTRIA ALL’EXPO 2015» WIENER SYMPHONIKER – Direttore ADAM FISCHER W. A. MOZART Sinfonia n.35 in re maggiore in K 385 “Haffner” - Sinfonia n. 36 in do maggiore K 425 “Linz” - Sinfonia n. 38 in re maggiore K 504 “Praga” Biglietti: Intero € 35,00 - Ridotto € 30,00 Mercoledì 3 giugno 2015 – ore 21.00 (Teatro Dal Verme) (Valido per Serie A+F; F; COMBINATA1; F1; ORFEO 1) ORCHESTRA I POMERIGGI MUSICALI – Dir. e Solista ALEXANDER LONQUICH – Pianista CRISTINA BARBUTI J. BRAHMS Seconda Serenata per pianoforte a quattro mani (trascr. di J. Brahms) – L. v. BEETHOVEN Sonata op. 90; Concerto n.5 in mi bemolle maggiore op. 73 “Imperatore” Biglietti: Intero € 25,00 - Ridotto € 20,00 Lunedì 8 giugno 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio) (Valido per Serie A+F; F; COMBINATA 2; F2; ORFEO 2) Violinista ILYA GRINGOLTS N. PAGANINI Capricci 1 – 2 – 3 – 4 - S. SCIARRINO 6 Capricci - N. PAGANINI Capricci 19 – 20 – 21 – 22 – 23 – 24 - E. YSAYE Sonata n. 5 Biglietti: Intero € 20,00 - Ridotto € 15,00 «GLI AMICI PROPONGONO …» Nell’ambito del “Nordic Festival 2015: I Boreali” * Teatro Filodrammatici - via Filodrammatici, 1 - Milano Sabato 30 maggio 2015 - ore 20.30 «Acts Deeply Voiced» Una performance di teatro-danza dedicata a J. Sibelius, nel 150° anniversario della nascita. Biglietti: Intero € 13,00 - Ridotto € 10,00 - Biglietteria SERATE MUSICALI. * Mostrami Factory @Folli 50.0 - via Folli, 50 - Milano Domenica 31 maggio 2015 - ore 19.30 «Omaggio a Sibelius» Concerto dell’Orchestra finlandese di Imatra. Biglietti: Ingresso libero ASSOCIAZIONE «AMICI DELLE SERATE MUSICALI» 2022001122013/2014ICALI» Presidente Onorario Valeria Bonfante Hans Fazzari Isabella Bossi Fedrigotti *** Roberto Fedi Soci Fondatori Ugo Friedmann Carla Biancardi Camilla Guarneri Franco Cesa Bianchi Vincenzo Jorio Giuseppe Ferreri Lucia Lodigiani Emilia Lodigiani Mario Lodigiani Enrico Lodigiani Paolo Lodigiani Luisa Longhi Maria Candida Morosini Stefania Montani Rainera e Mario Morpurgo Gianfelice Rocca G.B. Origoni Della Croce Luca Valtolina Adriana Ragazzi Ferrari Amici Benemeriti Giovanna e Antonio Riva Alvise Braga Illa Alessandro Silva Fondazione Rocca Maria Giacinta Tolluto Ulla Gass Maria Luisa Vaccari Thierry le Tourneur d’Ison Marco Valtolina Erika Rottensteiner Beatrice Wehrlin Società del Giardino Soci Amici Antonio Belloni Giovanni Astrua Testori Carla Beretta Ricci Umberto Bertelè Elisabetta Biancardi Mimma Bianchi Maria Brambilla Marmont Carlo e Angela Candiani Giancarlo Cason Nicoletta Colombo Egle Da Prat Piero De Martini Maya Eisner Federico ed Elisabetta Falck Silvana Fassati Carlo e Anna Ferrari Giuliana File Finzi Bianca e Roberto Gabei Matilde Garelli Felicia Giagnotti Giuseppe Gislon Maria Clotilde Gislon Eugenia Godani Ferruccio Hurle Giuliana e Vittorio Leoni Maurizia Leto di Priolo Giuseppe Lipari Gabriella Magistretti Eva Malchiodi Giuseppina Maternini Lucia ed Enrico Morbelli Stefano Pessina Francesca Peterlongo Denise Petriccione Giuseppe Pezzoli Gian Pietro Pini Giustiniana Schweinberger Antonietta Scroce Paola e Angelo Sganzerla Maria Luisa Sotgiu Giuseppe Tedone Adelia Torti Graziella Villa Giuseppe Volonterio «SERATE MUSICALI» AMICI STORICI Fedele Confalonieri Paolo Pillitteri Fulvio Pravadelli Mediaset Quirino Principe Giuseppe Barbiano di Gianfelice Rocca Belgiojoso Fondazione Rocca Ugo Carnevali Carlo Sangalli Roberto De Silva Fondazione Cariplo Roberto Formigoni Luigi Venegoni Gaetano Galeone Giuseppe Ferreri Società del Giardino Banca Popolare di Milano Gianni Letta Camera di Commercio di Mario Lodigiani Milano Roberto Mazzotta Publitalia Francesco Micheli ***** Arnoldo Mosca Mondadori Diana Bracco Silvio Garattini Robert Parienti Martha Argerich Marina Berlusconi ***** Cecilia Falck Vera e Fernanda Giulini Emilia Lodigiani Maria Grazia Mazzocchi Conservatorio G. Verdi Milano Francesca Colombo Stefania Montani Cristina Muti Simonetta Puccini Rosanna Sangalli Elisso Virsaladze Juana Zayas Flavia De Zigno Bianca Hoepli Carlo Maria Badini Alberto Falck Oscar Luigi Scalfaro Giovanni Spadolini Leonardo Mondadori Giuseppe Lodigiani Giancarlo Dal Verme Tino Buazzelli Peter Ustinov Franco Ferrara Franco Mannino Carlo Zecchi Shura Cherkassky