informa pagina 10 “ SE, Scienza Esperienza http://www.zadig.it/ ESE siete nostalgici, SE siete giovani e negli anni 80 non leggevate riviste scientifiche, SE avete bisogno di guardare la scienza tutta e non solo la medicina e la prevenzione, SE un articolo del Lancet è interessante, ma vorreste anche leggere riflessioni e contributi sull’esperienza, SE vi sembra strano che questa news letter faccia pubblicità gratuita ad altre riviste andate a questo indirizzo http://www.zadig.it/ [10.03.03] ci troverete il numero zero della rinata SE, Scienza Esperienza, con tanti auguri da questa redazione. [Il numero zero di SE è gratuitamente scaricabile. 510 Kb in formato PDF] “ A physically active life through everyday transport.With a special focus on children and older people and examples and approaches from Europe. WHO, regional office for Europe, Copenhagen. [Gratuitamente scaricabile dal sito www.who.dk/transport/mode s/20030121_1 il file pesa 415 Kb ed è in formato PDF] Il pamphlet sintetizza le evidenze scientifiche degli effetti negativi sulla salute dell’inattività fisica e dei benefici che invece derivano da moderati livelli di attività fisica (30 minuti/die, circa 5 Km), segnatamente andare a piedi e andare in bicicletta. Certo, non è una novità. Ma questa, su basi scientifiche, è solo la premessa. La novità sta nella discussione delle interazioni fra strategie per promuovere la salute e il ruolo dei trasporti e delle politiche per i trasporti nel proporre condizioni ambientali che favoriscano i comportamenti salutari di cui al titolo. Enfasi particolare viene posta nella rassegne di iniziative efficaci proposte in vari Stati della regione europea della WHO. “ Gianfranco Bettin Maurizio Danese Petrolkiller Universale Economica Feltrinelli Lo scandalo di una sentenza che assolve un’industrializzazione priva di scrupoli e senza rispetto per i diritti (primo fra tutti quello alla vita) e il bene comune dei cittadini firmata dai giudici del processo sul Petrolchimico. Il buratto grosso Libri ricevuti SULLA CULINARIA SCOLASTICA Nel "menù" scolastico, come in un pasticcio o in un timballo, entrano vari ingredienti: l’abilità del cuoco, i tabù alimentari, la disponibilità finanziaria del comune, i sensi di colpa delle mamme al lavoro, i sapori sviliti e omologati del cibo industriale, e – naturalmente – la pubblica igiene. Per ovvi motivi, dunque, il menù non contiene il dentice e il Corvo di Salaparuta. Ma non contiene nemmeno – chissà perché – il cotechino, i crauti, la salama al sugo, le canoce, i sanguinacci, la milza e le erbette rosse. Di suo, l’igienista ci aggiunge la lattuga, per via della luteina che previene la cataratta; e il pomodoro, per via del licopene che previene il cancro alla prostata. Elenca minutamente le sostituzioni: l’arancia con il succo d’arancia, ma non con la mela; la mela con la pera ma non col kiwi. Proclama i bandi: in primis, le patatine fritte, un po’ perché sono fritte, un po’ perché sono patate, infine perché sono davvero buone, e il menù deve essere un pochino quaresimale. Poiché è abituato a sottostare alle leggi e a manipolare le norme, l’igienista non sa far altro che dettare a sua volta regole e divieti, liste di prescrizione e liste di proscrizione, grammature e sforamenti dalle medesime; nonché minacciare sanzioni, beninteso (obesità, diabete, catastrofi). Come quei soldatini che, avendo subito i gavettoni ai primi mesi di naia, una volta diventati veci la fan pagare alle nuove reclute. I bambini – terrorizzati dalla prospettiva della cataratta e del cancro prostatico – dovrebbero consumare a chili luteina e licopene e aborrire le patatine. Invece buttano nelle scovazze l’insalata e s’ingozzano con le chips. Devono essere sbagliati i bambini. Insomma, il "menù" scolastico è così equilibrato da risultare in genere insipido, e spesso disgustoso. Così, i bambini lo rifiutano. Un medico compiacente trasforma il rifiuto del bambino in "intolleranza alimentare" (alla bieta; al pollo lesso…); purché il certificato sia gratis; se è a pagamento, l’intolleranza diventa capriccio; e si risolve con un "mangia e taci". Il clou della psicosi nutrizionale si dà alle festine di compleanno, quando sono ammesse in classe le torte "confezionate" (sane, quelle!) ma non le crostate della nonna o le creme della zia – chissà quale contenzioso potrebbero scatenare, in caso di innocente ma susseguente cagottino (post hoc, ergo...). Quando si dice: il principio di precauzione. Che l’abbandono dell’allattamento al seno sia stato favorito proprio dai medici (i medesimi che accedono poi al finanziamento per promuoverlo); che i nutrizionisti tedeschi abbiano sbagliato in eccesso del 30% le tabelle dietetiche dell’infanzia – costringendo le mütter a ingozzare come oche all’ingrasso i loro kinder – salvo un tardivo e per quei bimbi inutile atto di contrizione; che là dove maggiormente si è propagandata la "corretta" alimentazione, maggiore sia la prevalenza di adolescenti obesi, non è sufficiente a instillare dubbi nell’Unità Operativa Igiene degli Alimenti. Mangiare, ed educare a mangiare, è una questione davvero molto più complicata, e i fallimenti planetari dovrebbero indurre a battere altre strade. Ma ormai è difficilissimo far ritorno dall’Isola delle Prescrizioni Culinarie. È difficile abbandonare la Baia del Divieto ("È vietato fare il pan grattato grattando il pan raffermo…"); lasciar alle spalle l’Insenatura del Dettaglio ("Mi pregio compiegarLe l’acclusa ricetta delle crocchette di ricotta…"); spantanarsi dal Pelago delle Minuzie ("l’equilibrata composizione del minestrone prevede, tagliate a dadini, le seguenti verdure…"). È difficilissimo riapprodare alla Riva del Buonsenso, e dichiarare in tutta semplicità: "Guardi, signor sindaco, che è compito professionale del cuoco preparare i menù; io, di mio, farei il sanitario". E tuttavia bisognerà provarci. Anthony Cooper, terzo conte di Shaftesbury, potrebbe esserci Faro in questa navigazione. Ricordate? Sensus communis, an essay on the Freedom of Wit and Humour, 1711: "Uno degli strumenti naturali più importanti mediante i quali le cose vanno saggiate è il ridicolo". informa pagina 3 Il buratto grosso DAL FRONTE DEI “Libretti” È realistico attendersi che l’abrogazione, o "sospensione", dei libretti sanitari non abbia successo pieno e immediato.Ventitre anni di puntigliosa e sistematica diseducazione sanitaria, impartita a milioni di persone, ripetutamente e capillarmente, non si cancellano con un colpo di spugna. Lo vedete pur! a settant’anni di distanza, riaffiorano ancora sui muri le scritte al bitume del duce (l’aratro che traccia, il bagnasciuga, il noi tireremo diritto); a sessant’anni dall’abolizione del sussidiario unico, sono ancora depositati nella memoria d’ognuno i detriti eroici dello sciovinismo patrio (Gavinana, Balilla, la disfida di Barletta, i martiri di Belfiore, l’obbedisco); e da cinquant’anni, a ogni Venticinque Aprile, qualche imbecille tira fuori dal sacco della malafede le scemenze postbelliche sui partigiani (i responsabili di Marzabotto, i vili di via Rasella, i ladri di formaggio). Perciò, nessuna meraviglia se in Friuli – dove l’obbligo del "libretto sanitario" è stato sospeso solo dal 23 ottobre 2002 – i NAS continuano imperterriti a verbalizzare: "Libretti di idoneità sanitaria in corso di validità", "in regola con le date di rinnovo"... Nessuna meraviglia se i direttori di supermercato continuano ad esigerlo – forse credendo di essere così esonerati dalla visita 626 (e magari la fanno franca...). Nessuna meraviglia se i produttori del prosciutto di San Daniele lo implorano: l’hanno messo nel loro faticato protocollo commerciale con gli Usa, e adesso è difficilissimo far inghiottire agli americani (che peraltro ingurgitano di tutto) una modifica delle carte pattuite. Nessuna meraviglia nemmeno per la protesta della Triplice sindacale, sorta di riflesso pavloviano: poi ci si parla, e perfino il pischelletto delle fotocopie riesce a comprendere che abolire le idiozie della pubblica sanità non equivale ipsofacto a voler abolire la pubblica sanità. E nessuna meraviglia infine per la protesta delle categorie, che ritengono di tutelarsi dai marocchini e dai senegalesi con l’usbergo del librettino: si tratta di una credenza popolare, proprio come lo scapolare che proteggerebbe dalle pallottole e dalle scontradure. Queste obiezioni e resistenze non sono preoccupanti e pericolose; il modo per uscirne si è trovato, si trova, si troverà; ci vorrà pazienza astuzia fermezza: e in breve anche il "sospeso" finirà... che la sua agonia non s’allunghi troppo, che l’aria gli diventi rapidamente stretta, che non tiri troppi calci al vento, vedendo svanir la luce... Preoccupante e pericoloso è invece il gran conto che di queste obiezioni e resistenze si fa negli assessorati regionali, quando si discutono le proposte di abrogazione. Nemmeno qui c’è troppo da meravigliarsi. La rassegnata cautela dei tiepidi abrogazionisti di oggi, fa seguito ai colpi di mano dei reazionari di ieri (sventati per un soffio: gli SNOP ricòrdino Caserta) e al subdolo ostruzionismo dei codini di sempre. Dicono che si tratta di un cedimento alle superstizioni altrui; in realtà, le superstizioni popolari e quelle degli assessorati regionali coincidono assai esattamente Da qui l’annegamento delle motivazioni tecniche nel mar frattale delle compensazioni, sostituzioni e concordii. L’eliminazione del "libretto" non si concorda con nessuno – così come non è stato concordato con le categorie l’abbandono della tecnica operatoria di Billroth; e non è stato chiesto il parere dei sindacati, per introdurre gli stents coronarici. L’eliminazione del libretto non deve comportare nessuna sostituzione. Non si tratta di un’utile invenzione logorata dal tempo, ma di robaccia indifendibile da subito. La sostituzione con l’educazione sanitaria degli addetti e l’attestato di fine corso è un miserabile potaccio legale, un pessimo ossimoro che suona così: il "datore di lavoro" è libero di scegliere a quale corso ASL è obbligato a mandare i suoi dipendenti; ciò è oltretutto in contrasto con la legislazione in vigore, e col rischio reale che gli addetti di corsi se ne debbano sorbire due – è già accaduto, come tutti ricordano. Questi pastrocchi accadono anche perché negli assessorati vige un’idea vagamente totemica delle leggi. Ma leggete, benedetti figlioli, studiate! Prendete in mano Diderot, una buona volta: "Ma si vede da ciò che non c’è un solo punto del codice la cui saggezza possa essere eterna, e che bisogna di tempo in tempo sottoporre le leggi a riesame" (Mémoires pour Catherine II, XLVII: De la morale des rois). Era il 1774. E allora, donde e perché questo timore e tremore, per una manomissione che interviene dopo un intervallo di tempo – rispettivamente – di 41 e di 23 anni? Giorgio Ferigo informa pagina 3 Lettera aperta al ministro dell’Interno Onorevole Ministro, Il buratto grosso non mi dia del maramaldo se Le ricordo la davvero bloody prima decade di questo maggio 2003: la strage di Aci Castello, il 2 (cinque morti); il massacro di Milano, il 6 (due morti e tre feriti gravi); i due rapinatori freddati da un orefice a Roma, i due banditi ammazzati dai vigilantes alle poste di Boscotrecase, il 9; e chissà quanti altri episodi nei mattinali delle questure... Lei, con Sollecita Tempestività, proprio quel 9 maggio diramava la Circolare con cui imponeva "una revisione straordinaria delle licenze [di porto-d’armi] già rilasciate... chiedendo – ai titolari di licenza con validità pluriennale... – di esibire... una rinnovata certificazione sanitaria di idoneità psico-fisica al maneggio delle armi". I presupposti della Sua Circolare sembrano essere: che soltanto un "pazzo" si lascia andare a fatti di sangue come quelli di via Carcano e di Aci Castello. Che la "pazzia" (se c’è) è svelabile dalla visita medica necessaria al rilascio del certificato. Che – se non c’è – potrebbe però comparire nel lasso di tempo tra una certificazione e la seguente (5 anni per i cacciatori e gli sportivi). Dunque, è necessario ravvicinare i controlli, fino al termine minimo di un anno (come per la "difesa personale"). Che poi, se compare entro l’anno, beh, siamo tutti nelle mani di Dio. Sono presupposti – mi consenta – di gioconda fatuità. Per obbedirLe, abbiamo "revisionato" migliaia e migliaia di cacciatori e di sportivi. Non Le riferisco gli insulti e i sacramenti. Ma non abbiamo "revisionato" i porto-d’armi per difesa personale, "annuali". Non i vigilantes di Boscotrecase né l’orefice di Roma. Non l’ispettore di polizia che a Genova, l’8 luglio, ha sparato a moglie e figli (due) per poi suicidarsi con la pistola di ordinanza: la normativa del porto-d’armi non riguarda l’arma d’ordinanza. Non il giovanotto che a Rozzano, il 22 agosto, a fatto strage di quattro persone: lui aveva la pistola, non il porto di pistola; e, quand’anche, non si nega un certificato (medico, badi bene) a chi è prepotente, aggressivo, spaccone, frustrato. Perché non si uccide solo in un raptus di follia. Si uccide anche con fredda determinazione, oppure in un accesso d’ira, o per aver a lungo covato vendetta, o agitati da chissà quanti altri stati d’animo. Gli stati d’animo, i progetti di morte, i comportamenti criminosi abituali non sono sindromi cliniche. Non soltanto non sono certificabili; non sono nemmeno prevedibili, né da qui a un lustro, né da qui a un anno – ammesso che ce li vengano a raccontare in ambulatorio. Inoltre, i "requisiti psico-fisici" da attestare sono così dirimenti, perspicui, certi, che li avete cambiati ben quattro volte tra il 1991 e il 1998. Ma non fate troppo affidamento nemmeno Voi del Viminale su una visita di necessità breve e "oggettiva": e infatti, per ottenere il certificato di idoneità bisogna esibire un certificato propedeutico (l’"anamnestico"), rilasciato dal medico di famiglia, che conosce bene i suoi "pazienti". In dieci anni non ho mai veduto un certificato anamnestico men che vergine.Al medico pubblico arriveranno solo gli idonei – dirà Lei – i non-idonei li avranno scremati prima. Ne dubito. Il medico di famiglia è legato al suo "paziente" da un patto di fiducia e di segretezza. Non grida dai tetti quel che ha saputo nelle camere; se lo fa, perde il cliente. Non se ne esce, Signor Ministro. Sono marchingegni di carta che non servono a nulla; nessuno mai ne ha dimostrato l’utilità; confronti internazionali ne fanno grandemente sospettare l’inutilità. Bisognerà dunque ripensare queste strategie, e i fondamenti culturali che le sostanziano, e che discendono da Lombroso per li rami, direttamente dalle pratiche divinatorie de "L’uomo criminale" (1875), dalle semeiotiche fisiognomiche de "L’uomo delinquente" (1879). Bisognerà che ognuno ricominci a fare il suo mestiere; noi la Sanità, come sappiamo; voi l’Ordine Pubblico, come siete capaci. Non ho la competenza per dare suggerimenti a Lei, quanto all’Ordine Pubblico; perché mai si dovrebbe credere che Lei ha la competenza di imporre adempimenti a me quanto alla Sanità? O che la Sanità possa servire all’Ordine Pubblico? Già dal 1958 il Ministero della Sanità si è emancipato da quello degli Interni: non ritiene sia venuto il momento di prenderne atto? Di smetterla di considerarci ancillari esecutori di qualunque ghiribizzo viminalizio, di qualunque imposizione vi salti in mente senza motivo né manico? Mi creda, Signor Ministro, Suo devotissimo. Giorgio Ferigo