Ver sacrum e il destino di
distruzione degli Etruschi.
Come nascevano e morivano i
popoli dell’età del ferro.
Il ver Sacrum o primavera sacra è una tradizione di alcuni popoli italici. in tempi
di grave crisi dovuti a carestie o guerre il popolo che ne soffriva, votava tutti i
beni che sarebbero nati dal 1 marzo al 1 maggio alle divinità.
Poichè questo voto avveniva a Marzo e poichè spesso le circostanze per le quali
lo si faceva erano le guerre, il Ver sacrum è strettamente collegato a Mamerte
cioè a Marte.
da un voto a Marte e da una Ver sacrum In cambio alla consacrazione il dio
naturalmente avrebbe dovuto eliminare la carestia o la guerra che rischiavano
di distruggere la ppolazione.
Alla primavera sacra venivano dedicati tutti i raccolti di qualsiasi coltura, i
neonati degli animali domestici, e anche l'uomo.
in origine cioè si effettuava il sacrificio umano.
Successivamente invece il Ver Sacrum fu alla base dell'espansione coloniale di
vari popoli edaalun
ripopolamento
Roma probabilmente
voto a Martedell'Italia.
e da una La
Verstessa
sacrum
nacque
Quando infatti i sacrifici umani finirono i nati nel mese di Marzo
venivano fatti crescere in seno alla comunità sino al raggiungimento
dell'adolescenza. Giunti a quell'età, si procedeva alla levata e i
consacrati venivano allontanati dal loro popolo, gli si dava un animale
guida e totemico consacrato a Marte, una lancia, e gli si imponeva di
seguire l'animale sacro.
Nel luogo nel quale l'animale poi si sarebbe fermato lì avrebbero
dovuto fodare una nuova comunità. Un nuovo popolo.
1) I sabini per scongiurare la sconfitta contro gli umbri, dedicarono
una generazione a Mamerte. giunto il momento che dicevo essi
partirono seguendo un toro (animale sacro a Marte) , questo toro si
fermò presso un lago e vi si inginocchiò per bere... considerato come
segno divino questo gesto fu interpretato come volontà divina,
sacrificato il toro, i consacrati s'insediarono in quel luogo che
chiamarono Bovarium la loro futura capitale, mentre loro assunsero il
nome di Sabelli, che è il diminutivo di Sabini, il nome dei loro padri. I
Sabelli furono poi chiamati anche Sanniti, e sannitica fu detta la loro
civiltà.
2) dai Sanniti si staccarono poi i Lucani, il cui totem fu il lupo.
3) sempre da Sabini naque un altra popolazione i Piceni, che ebbero
come totem il picchio verde, sacro al dio poi identificato
dai Romani con Marte.
4) i Mamertini sono un altro esempio.
come si sa essi furono il casus belli della
prima guerra punica.
5) gli Irpini, che avevano come animale
simbolico il cinghiale (hirpus), stanziatisi
nella zona centro-meridionale della
dorsale appenninica,
6)gli Equicoli, il cui animale totemico era
il cavallo (equus), insediatatisi nella
vallata intermedia fra il fiume Salto ed il
Turano,
7) i Vultures, che, guidati da un avvoltolo
(vultur), dettero il nome alla regione del
Volturno.
Il caso più famoso dovrebbe essere quello dei Romani stessi: i
quali guidati da romolo e remo (nati da Marte e dalla vestale Rea
Silvia) avrebbero fondato Roma inseguito al volo di avvoltoi, per poi
rapire le sabine, (evidentemente era una levata prevalentemente di
soli maschi)
anche i romani infatti praticavano la ver sacrum: l'ultimo caso
riportato fu ai tempi delle guerre annibaliche. ma in quell'occasione
non vi fu l'emigrazone della gioventù romana.
Una concezione che sembra antitetica a quella dei Sabini ma sulla
quale non ho trovato molto, è degli Etruschi. era loro convinzione
che ogni 1000 anni sarebbero andati distrutti. Ma anche loro alla
fine naquero dall'emigrazione di Tirreno, e forse dalla prima ver
sacrum della storia italiana.
E’ l’alba di un giorno di primavera, più di mille anni
prima di Cristo. In un villaggio dell’Italia centrale si sta
compiendo una solenne cerimonia: un gruppo di
giovani e di fanciulle, tutti della medesima età, in
questo giorno lasceranno per sempre le loro famiglie
e le case dove sono nati e cresciuti. Essi fanno questo
per adempiere un voto che il villaggio ha fatto agli dei.
Ora tutti gli abitanti del villaggio, assieme ai sacerdoti,
li accompagnano fino agli ultimi casolari; i genitori li
seguono fino ai confini del loro territorio.
Poi i giovani se ne andranno da soli,
lontano. Percorreranno le valli
boscose dell’Appennino, infestate dai
lupi, scavalcheranno le aspre
montagne, attraverseranno a guado
torrenti e fiumi. Si fermeranno soltanto
quando avranno trovato una nuova
terra adatta a stanziarsi. Là
edificheranno un nuovo villaggio e
formeranno nuove famiglie.
Passeranno alcune generazioni e da
quel primitivo nucleo sorgerà un
piccolo popolo: uno dei numerosi che
abitavano la Penisola Italiana prima
che sorgesse Roma.
Si trattava di un’usanza religiosa allora già
molto antica, sorta probabilmente presso i
Sabini. Bisogna risalire a parecchi secoli
prima. A quel tempo quando un popolo
veniva colpito da una grande sciagura (una
guerra, una carestia o altro) faceva voto agli
dèi che, se fosse sopravvissuto, avrebbe
fatto sacrificio di tutto ciò che sarebbe nato
nella primavera seguente: frutti, animali e…
bambini.
Quella primavera era detta “Ver Sacrum”
che significa “Primavera Sacra”; ma era una
ben triste primavera che vedeva sacrificati e
arsi sugli altari degli dei non solo agnellini e
vitelli, ma anche piccole creature umane.
Col passare del tempo, però, i
costumi si fecero più miti, e gli
stessi riti religiosi divennero
meno crudeli: i sacrifici umani
furono aboliti e sostituiti dalla
promessa che quei fanciulli,
divenuti grandi, avrebbero
volontariamente abbandonato il
villaggio per andare a stabilirsi
altrove
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