LA
STAGIONE
LIRICA
AL TEATRO DELL' OPERA
Tra le critiche mosse al programma generale del Teatro
dell'Opera, cc ]u anche quella contro la /requentc inclusione
della Carmen. Ma poi, ]orse anche a causa dell'atmos]era creata dall'Assassinio, abbonati e pubblico aw, entizio, al ritorno della bella sigaraia siviliana, hanno tirato sospM di solhevo ! Proprio cosž 1l capolavoro di Bilet š y
delle poche
opere ottocentesche che mantengono intatta la loro ,,ttahta e
che vengono accolte dalht /alla con inalterato convinto entusiasmo. Si pu¢ dire anzi che quel tipo ]emminile seducente e
ribelle, malioso e protervo, insol~erente di vincoli duraturi a
costo della vita, sia di precisa attualit” assai alfine a figure di
spicco nella realt” e nella finzione artistica, specie oltre oceano;
come anche la cornice ambientale, doviziosa di canzoni, danze
e apparati /estasi, corrisponde alla odierna popolare sensibilit”
Gli elogi della riuscita artistica sono andati sempre e vanno
tuttora al musicista, ma š doveroso divideHi anche con i librettisti Meilach e Halr
per l'attenuazione ah'essi elJettuarono del
crudo verismo della novella di Mer 87 per I 87
del delicato personaggio di Micaela. per rintroduzione del quadro
della corrida. Vero che Carmen non š pi 9 la zingara pezzente
e indemaniata, sibbene una popolana a modo suo elegante e
lusingatrice, n:a resta sempre una figura di possente attrazione;
resta una trama drammatica in crescente sviluppo di pathos sotto
l'incubo della morte che ne scioglier” il rovente nodo.
La prima rappresentazione avvenne il 3 marzo 1875 all'Op›
Comique di Parigi e la critica (ma quante brutte figure
[a questa critica!), eccettuata quella di Reyer, [u assai ostile,
riscontrando contrasto Ira molta scienza e scarsa invenzione,
Ira ra/finatez 87 timbrica e povert” melodica, prendendosela col
soggetto immorale e col verismo ripugnante, accusando la partitura di appartenere alla y musica dell avverare 87 di stile aloe
wagny
Il bello š che Nietzsche le attribuž invece il significato di reazione al gusto wagneriano, considerandola come rivendicazione dello spirito mediterraneo contro quello nordico,
esaltandola come y ra/finora e[atale ~.
N o n sappiamo se i recitativi musicali, sostituiti da Ernest
Guiraud. amico intimo di Bizet, agli originali dialoghi parlati
/ra brano e brano, abbiano contribuito all'avvio trion[ale dell'opera che, data u l/ienna nello stesso 1875, lu accolta con quel
vivissimo entusiasmo ben lungi ancora dal declinare, nonostante
te migliaia di rappresentazioni in tutto il mondo. Quei recitativi
anche se discutibili dal punto di vista estetico
sono generalmente tuttora adottati.
9
-
*
9
,,
*
D
-
Ma .poi, come non rimanere avvinti dalla tremenda carica
drammatica, dalla strabocchevole dovizia melodica, ritmica, timbrica dalla vivida caratterizzazione dei personaggi; dalla espiosivit” di una donna il cui canto š unu'esigenza vitale e la cui
voce di contralto (o di mezzo soprano) dalle note scure a quelle
squillanti, meglio non avrebbe potuto esprimere quel peculiare
contenuto pstcologtco. Da un articolo del maestro Alderighi
apprendiamo che - - oltre allo spunto per f H a b a n e r a del primo
atto, tolto da un album del maestro Yradier - - il Preludio del
terzo atto š preso quasi interamente dall'Artesiana, come pure il
Concertato in sol bemolle dello9stesso atto; che il duettino Ira
Carmen ed Escamitlo nel quarto atto si giova dell'adagio del
Concerto in re minore di Mendelssohn; che il tema del Iato ed
alcuni brani sono palesemente ripresi da precedenti lavori del
musicista. Scnonch~ cotcsti elementi di derivazione, si sono ]usi
alla fiamma dell'ispirazione, pe87 null:t in/irmando l'unit” organica dell'opera d'arte.
Durante la prova generale circolava la voce che il concertatore.direttore, maestro Gabriely Santini, avesse apportato allo
spartito qualche ritocco. Nulla di vero. L'edizione š Jedele ai
ragli tradizionali, ai recitativi di Guiraud, all'interpola:tane delle
danze dell'Arl›
all'ultimo atto. Vero š soltanto che San,
tini - - che non aveva mai diretto l'opera in questo teatro - l'ha amorevolmentc levigato, c , randone lo stile in ogni sua parte, rispettando persino certe sottilissime legature dello strumentale. Giy
Simionato, protagonista, ci š apparsa /elina, ardente e latalr, con prodigo impegno, ma temperato, dei suoi
me~~-i canori. Fiori sono stati gettati dall'alto all'indirizzo del
giovane tenore Gastone Limarilli che, nel ruolo di Josš se li
š meritati, anche a titolo di incoraggiamento. Escamillo era Gian
Giacomo Guelfi, e si pu¢ immaginare quale vigoroso risalto
abbia dato al Torero~ sentimentale e delicata Gabriella Tucci
quale Micaela. li Coro, preparato da Conca, come al solito irre*
prensibile; il regista Enrico Frigerio e Cruciani nell'allestimento
del palcoscenico hanno contribuito ad una fluida concertazione
dello spettacolo.
E' ormai di prammatica, quando si torna a mettere in scena
il Mosš rossiniano, Hs[oderare gli elogi [amosi: r Essa (l'entrata di Mosš rammenta quanto vi ha di pi 9 sublime in Haydn...
li genio di Rossini pare che ~bbia piuttosto divinata che appresa
la scienza, tanto egli sa dominarla con sicurezza 87
(cosž
stendhal); r
poš
musical 87
(cosž Balzac). Ci
sen87
ancora in tutto e per tutto aderenti ,1 cotesti giudizi ?
Prima di rispondere, due righe di storia sul lavoro, che subž
profonde tras/ormazioni. La primissima rappresentazione si ebbe al S. Carlo, nella quaresima del 1818, con il titolo Mosš in
Egitto, su libretto in tre atti dell'abate ,4ndrea Leone Tottola
(sul quale si era creato il mordente distico: y Fu di libretti
autor, chiamasi Tot 87 - - un'aquila non era, anzi una nottola 87
Nell'edizione del marzo 1819, sempre al San Carlo, [u aggiunta all'ultimo atto la celebre Preghiera. Un rilacimento com=
pleto Rossini oper¢ poi a Parigi, ove il lavoro /u rappresentato
nel marzo del 1827 con concorde approvazione della critica,
su testo di De /ouy e Balocchi. At~ermare che questi signori
abbiano ridonato alla grande figura di Mosš e all'imponenza
delle sue gesta la dovuta dignit” in con/ranno di quanto aveva
tracciato il To/87
non osiamo. La quali[ž di melodramma
data dai librettisti, costituisce gi” la denuncia della seadimento
subž dall'argomento, E per ridurlo a melodramma essi iniatti
non esitarono ad insinuare l'amore di una certa ,4naide, nipote
di Mosš con Amš
figlio del Faraone. amore, š ovvio, com*
battuto dal terreo proposito della 87
di non tradire la
propria lede. Sulla imponente figura del Pro/era finisce poi per
prevalere quella del taumaturgo che, agitando la verga, provoca stupefacenti prodigi, lndubbiamente Rossini tece del t u t t o
per liberarsi dai suoi schemi edo¡
e per conlerire elevatezza
al protagonista, alla espressione del Coro e ai quadri ambientali.
Se non sempre riuscž nell'intento (marcia di Mosš marce87 degli Ebrei, consacrazione dei janciulli, danze al terzo atto], e se
di rado raggiunge il necessario tono biblico, scolpž i recita87
I
3~
Scarica

la stagione lirica - Gli archivi digitali dell`Archivio Storico Capitolino