STAZIONE CENTRALE da una lattina di petrolio. E' normale Sei emigrante? sbucciare caramelle, Cambia treno, amico! introdurle, Ce n'è uno apposta per te succhiarle fra mezz'ora e mischiarle alle parole sul binario nove. nella bocca succosa Questo? di saliva colorata. Non vedi? Ha le spalline Tu, invece, ricoperte in bianco, sbricioli pane dappertutto perché l'intelligenza borghese e il tuo corpo, non si sporchi lasciatelo dire, col cuoio capelluto proletario; ha un particolare odore. e va forte Cos'è cioccolata di Zurigo, perché questa gente farcita con acciaio tedesco fa l'amore con le idee e ricoperta di carbone inglese? nel viaggio Ti si addice ed ha fretta di sgravarsi la tappezzeria in un ufficio di seconda classe o nell'anticamera d'un treno speciale di un deputato. per il Sud. No, amico, Va' non si vede mai al tuo treno, amico! su un treno rapido E' più sicuro sfornare il pane e va piano: da un giornale tanto ne hai tempo e succhiare il vino per morire povero. ARTICOLO N. 1 L'ESTRO DELLA POLITICA L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Quattro milioni Ho succhiato dalle mammelle di mia madre lo sterco dello Stato che ha barattato la mia vita con un tornio in più a Milano. di emigranti sono stati sepolti nella cassa per il mezzogiorno. MONTEFALCONE e che non sei stata tu a finire un paese, La morte ha rubato alle strade le grida dei bambini. Celata nelle case, regala nostalgia ai vecchi consumati di tristezza. In due si lavora meglio: morte, gioco con te. Per ogni uomo che tu vuoi isserò sul tetto una croce. Pitturerò di bianco le mura; accenderò dei ceri e se ne avrò voglia pregherò. Di questo paese faremo un cimitero bianco come l'ignoto. Ma prima di lasciarti ti farò giustizia. Verrai con me e grideremo forte che quelle tombe sono case di emigrati ma la fame. DIVERSI MODI DI PIANGERE INDIRIZZO Se di San Fermo Abito al tiretto rimpiange i boschi interno otto prospicienti le case, del comò noi, mi creda, numero quindici. abbiamo ferite E' merce selezionata: più profonde. siamo tutti emigrati. Siamo quelli del Sud, i poveri cristiani i mendicanti di pane. Viviamo in spazi liberi dove la fame diventa prigione e la giustizia una fila interminabile nell'anticamera di un "Don". Se lei, signora, ha perso la gioia di ritrovarsi bambina in un campo di mughetti noi, mi creda, abbiamo perso anche la dignità. PIANO REGOLATORE SPAZIO Siete tornate stelle Non c'è spazio a confondervi in questo quartiere periferico: con la folla anonima la logica degli adulti dei lampioni; ha deformato l'infanzia. e ancora vieni, Massimo luna, dà la caccia ai bisonti a spruzzare d'argento sul balcone cento case e Chiara e un pino, coglie fragole lasciato lì in soggiorno. fra tre mura Così piccoli e l'asfalto e già ricercati per trascuratezza grave dal Centro medico d'un serio architetto. psico-pedagogico. "Anormali. Rapinano il chiuso ai muri e creano libertà" L'ISTRUZIONE scopriremo Cristo e la politica. Cercherò Nelle antenne, coi miei alunni fiorite sui tetti, un pezzo di prato il progresso e con quello e nella borsa della spesa costruiremo il mondo. della signora Anna Una foglia ci parlerà la svalutazione. dell'acqua che beve, Poi non dirò niente: del sole che succhia niente di niente. e della terra che abita. Ma non andare, Mario, Scopriremo in un fiore di sera sullo stesso prato. i colori Vedresti, tua madre e, nella goccia ferma stendere il plaid su un filo d'erba, per accartocciarsi l'immensità del cielo. col primo venuto. Con una farfalla voleremo in cerca di castelli, di boschi incantati, di dame e guerrieri. Poi andremo per strade e strade, tra mura e mura, tra manifesti e reclames. Nell'uomo solo alla fermata dell'H NATALE PRIMAVERE Con uno scontrino Montefalcone vi comprate il Natale. … ascolta Il Cristo la sinfonia della terra: dei grandi magazzini, rumori leggeri con l'etichetta sulla nuca, di stirarsi di rami affogherà e di foglie nascenti; in una bottiglia di amori di spumante nati nell'aria e, senza avere e di lenti risvegli il tempo di vagire, sotto il muschio del bosco; cadrà tra le carte ... guarda! dei pacchi-doni. Nell'acqua chiara si specchiano le primule, fiorite in un cielo spruzzato di nubi; ... senti? Milano 1976. Amica mia la primavera è fiorita sui muri. Un prossimo manifesto la distruggerà. INCONTRO Faccio il maestro. Abito a San Fermo, Che ci fai tu nel ghetto, a corso Matteotti sul divano di mia zia. a striscicar la "esse" L'indipendenza, la privacy? e a chiuder la frase Sono libero con un "neh"? come al nostro paese. Tu, Sì, sono rimasto con le scarpe a punta, tale e quale; con il foulard anche mia madre sotto la camicia, me lo dice sempre con i blue-jeans quando torno scoloriti fra le gambe, a trovarla. mi parli di profilo E la tua? con gli occhi Preferisci non parlarne: alla conquista del crocicchio. fa' come vuoi. Davvero sei capace Sì, capisco, hai da fare. a viverti per ore No, non fa niente: in posa vado. come un manichino, Del resto in questo gruppo non saprei cosa fare. che parla in nome d'altri, Potrei regalarti che confonde la sicurezza tutti i prati col possesso d'una moto del Fortore, e la maturità col numero tanto delle ragazze possedute. non sapresti più saltarci. Io? QUELLI DEL PIROLA la tua pelle e affondano nel the E adesso la tua crocifissione. sono stanco, Signore, Sfamano una folla di seguire Mosè più grande della tua, nel deserto. con una moltiplicazione Non so più spettacolare della tua: se la mia vita avrà ma tu li amavi altri quarant'anni e loro li numerano; e se dietro il manifesto tu li hai salvati della democrazia e loro li annullano; c'è la terra promessa tu hai aperto i cieli o il filo spinato; e loro chiudono le fabbriche. fatto sta Tra un bignè che giriamo in tondo e un bonbon e mai arriva l'ordine parlano d'oltrepassare il mare, della razza operaia perché, Signore, con le facce non basta la Costituzione intonacate di faard a rendere libero un popolo e gli occhi né la Resistenza pesanti di rimmel. ad eliminare il Fascismo. Si santificano la domenica La mia libertà? a San Vittore, E' un passaporto immergendo il tuo corpo o un pacchetto di cambiali. in bocche purissime Quelli del Pirola con trentadue denti. si sono cuciti addosso Chiamano Marcello il cane COMPROMESSO e animale Marcello; parlano otto lingue, ma non quella proletaria. Ho dipinto il cielo Bella razza, Signore, con sfumature di rosso i tuoi ricchi padroni, sulle nuvole di panna. i figli prediletti Sul bianco della Chiesa, di una falsa giustizia i figli intelligenti scorre di Varese, il sangue dei poveri. questa democratica città che cammina zoppicando verso destra e punta gli occhi strabici a sinistra. Valli a trovare alle cinque da Pirola, sono così a senso che ti verrebbe voglia di rifarli daccapo. VIA ISARCO 27 Ad ogni albero mi fermerò ad orinare Ti bacio notte come i cani nelle pieghe lattee e da cane delle nubi. voglio Le mie dita far rigirare nel letto, scivolano libere in equilibrio sui corpi caldi delle stelle sul suo stomaco, e l'indice s'affonda l'uomo importante nell'ombelico col mio latrare dell'universo. e l'eco di altri mille Benvenuta notte che mi chiamano a succhiarmi ad assemblea il respiro dalla bocca dalla periferia, e a pescare dentro di me per dare corpo le immagini ad una frase, che vanno ad incollarsi anzi mezza, sulle mura lebbrose trovata martedì del corso. nell'immondizia Questa città -Beati i poveri nascerà dal mio respiro, perché di essi con la bocca è il… spalancata E già si illuminano alle bestemmie. nella periferia Certo, i fuochi. andrò nudo Ma che ci fa per le strade. Cristo insieme alle battone un altro tempio col sangue raggrumato alla memoria. sul costato? Ho freddo. Non compera, Prendo l'ultimo autobus neppure fa miracoli per il centro. e, allora, perché mai Da qui dirigerò ha preferito il traffico dei sogni. questa strada Tremila vasi bianchi al paradiso? tutti in fila Un prete per riempirli è venuto a contrattare con le scorie col vangelo in bocca degli storici; e il preservativo trenta uomini superdotati in tasca. per soddisfare A tre metri più in là, la vogliosa zitella; allungato sui sedili, sette vacche pasciute fa l'amore all'affamato sussurrando perché dimentichi le stesse frasi le settemila magre. sentite in confessioni. Un'arpa, un paio d'ali Cristo e un'aureola brucia sul falò. alla schiera Con un ramo dei preti neri; il prete una folla acclamante cerca una reliquia ai politici tra la cenere e al popolo per edificare il potere dei politici. Rigurgitano e il corpo tende le strade di cavalli, a rilassarsi nel sonno. di orchi e principesse bionde, Anche stanotte di salti e risate di clowns ho fatto la mia guerra. Un orsacchiotto, Domani, bocconi sull'asfalto, con la penna non è riuscito sul registro a raggiungere il padrone: sarò cane qualcuno è morto e pietra smussata. sognando, Ad ogni morso, questa notte. ad ogni piaga Io inventore d'amore che si aprirà sulle molle di un letto, sulla mia pelle, io rivoluzionario, dentro l'anima martire, profeta. griderò forte Io nuovo Don Chisciotte il mio credo, incito alla lotta unico mio orgoglio una folla - Beati i poveri di scarpe e calzini, perché di essi camicie e giornali è il regno dei cieli. in una piazza di novantotto mattonelle. La mia luce di gloria è un abat-jour e lo scolo del rubinetto l'inno. Gli occhi mi bruciano IL VALORE DELLA VITA MI HA FATTO PADRE Oggi non sono che la pensione, Mi ha fatto padre foglio timbrato il ventre di tua madre; ad ogni fine mese; l'accogliere la sua dolcezza, e mio figlio, l'intrecciarmi ai suoi sogni l'ultimo arrivato, fuggiti dalle ciglia s'informa prima e nascosti dell'aumento tra le piume del cuscino, poi della mia salute. nella tua culla Io lo so… già pronta da mesi d'essere importante, nell'angolo quasi ottantamila lire della nostra stanza e mi tengo lindo, dalle orecchie grandi, perché un libretto… pronta a succhiare è brutto ogni tuo respiro. presentarlo sgualcito. Mi ha fatto padre il tuo primo vagito, quel nasino schiacciato e lo stirarsi delle mani dopo il sonno; poi la tua prima parola e il ciondolare per la stanza. Mi ha fatto padre la tua prima orma impressa nella mia sul terriccio molle A fermarmi le gambe della nostra campagna; ci ha pensato Cristo il tuo primo salto altrimenti sarebbero andate sul ruscello, dove tu dicevi. la tua prima vittoria Non mi riconosco sui banchi di scuola. nella tua rabbia. Poi, il tuo primo no, Non sono più tuo padre. la tua prima ribellione; Di mio hai solo la tua prima ragazza, il nome e il cognome. il tuo primo rincasare, mezzo ciucco, dopo la mezzanotte. Mi ha fatto padre il vederti andare sulla corriera delle tre a cercare spazio alle tue idee. E lo hai trovato: ti sei così ingigantito che nel crescere hai ingoiato gli altri. Mi hai tolto la casa, venduto la terra, strappato alle voci della mia gente. Mi hai paralizzato la lingua, otturato il cervello. MI BASTA Rammendo l'amore che a toppe mi offrono e sono capace ancora di dire “mi basta”. Mi basta la finestra aperta sulla tunica dei tetti e l'intarsio del sole sul palazzo di fronte. Mi basta la strada, un bambino e un pallone per masticare piano il gusto della vita. Mi bastano i miei anni: settanta per l'anagrafe, settanta sul mio corpo, troppi per mio figlio. SOLILOQUIO senza esitare: come è facile Ho appiccicato la voglia di morire sui muri, sul bordo del bicchiere, sul cuscino, sulla sedia che sostiene questo corpo impaziente di disfarsi. Potrei staccarmi le braccia, cavarmi gli occhi, divertirmi a giocare con le mie budella: non proverei dolore. Mi avete sfiancato l'anima; mi avete rifatto con i vostri gusti, secondo i giorni e le circostanze. So dormire come volete voi, parlare quando volete voi, mangiare come volete voi. Avete spalato sul cumulo della mia vita violentare un vecchio! LA CENA condendo l'insalata: i vecchi di sera Dio, come grigna quella macchia rossa di vino che s'allarga sulla tovaglia fresca di bucato. Non guardatemi così! Ditemi qualcosa, non so, magari -Sta’ attento vecchio rimbambito! Ma riprendetevi i vostri occhi che mi bruciano la pelle. Mio figlio ha ributtato il cucchiaio nel brodo e pesca tortellini; mia nuora s'è alzata per sciacquare l'insalata e Anna ride dietro il tovagliolo. Non ho più fame! -Ebbé che fai? Non mangi più? -No, rispondo con la testa. -Non lo sai? Dice lei, mangiano poco. IL MIO CRISTO nelle giornate terse d'autunno, Il Cristo di casa mia posando i piedi da sul comò sorrideva tra la cenere delle stoppie, alla brace del camino, togliendo la veste secca al fondo dei piatti sporchi all'estate: e al letto, dove di mia moglie fianco a fianco, ho conosciuto l'amore colpo dopo colpo, e non il corpo. fino a rivederlo scuro La sua testa era nera tra il rosso dei rovi come le more e l'ocra dei castagni. del nostro campo, Le nostre mani ricamato di verde dolci di mosto, tra i sassi del monte bianche di farina, e i sassi del fiume. aperte agli amici, Lei e la terra: calde nella chiesa due mogli perfette, profumata d'anice sempre gravide durante le quarantore. ad ogni primavera; Le nostre mani sempre dolci inchiodate alla terra nelle notti di luna: e talvolta farfalle quella con le lucciole sui nostri corpi. l'altra con le carezze. Mio nipote fa l'amore A noi due Dio alla luce del sole regalò le mani con gli stessi gesti e con quelle con cui timbra il cartellino. fecondavamo il campo Il suo Cristo, vestito di jeans, organizza assemblee e canta oscenità, sempre più riluttante di salire agli altari, in una società gravida di concetti che partorisce uomini ciechi e senza mani. OLTRE L'ORO E LA NEVE Tua madre Così tra le mie braccia, ha ingoiato il castello, come mio figlio. ucciso il principe Sei bella, e disciolto i fiocchi di neve piccolo angelo, sul silenzio del bosco. mentre giochi a nasconderti Che ho fatto? col viso tra la giacca. Ti strappa dal mio corpo Così sulle mie ginocchia, e mi vomita addosso come mio figlio, parole in viaggio -Tu con Anna su un cavallo bianco non parli il dialetto. bordata di rosso. Capito? Capito? Io so Anna non capisce una favola d'oro e mi sgrana gli occhi. con fate azzurre Tu continui e una vecchia a gridare in cucina, ninna nanna. mentre io Te la canto rincollo il castello così come a mio figlio: e intesso ragnatele -Nic Nac nella (N.B. QUI MANCA UNA PAROLA?) sul bosco e sul principe mamma la tenga nell'attesa e quant'è bella: che venga una fata mamma la tenga e ci porti mamma la canta entrambi lontano mamma lu crescia oltre l'oro e l'argento, lu diamant… oltre le età S'è aperta la porta. e i dialetti. PREGHIERA dopo avermi ascoltato, farmi sgusciare Se tu potessi da questo corpo; staccarti dalla terra verrei con te e venire fuori a perdermi alla luce del sole, nella nostalgia del tempo. non passare per la nostra casa che è di altri, né per il campo che è di gramigna, ma segui il treno e corri qui, in questa terra che non sai, in questa stanza che non conosci a parlare con quest'uomo che è tuo. Se sarai vento conoscerò la tua carezza, se sarai luce il tuo tepore, se sarai silenzio la tua anima. E se tu potessi, INVITO Disponi le stelle come vuoi, vecchio. Cambia direzione al sole e il volto alle stagioni: nessuno se ne accorgerà. Togli la primavera ai ciliegi, il sapore ai frutti l'ombra ai boschi. Ruba alle farfalle l'ali, alle cicale l'acqua al gabbiano il volo: nessuno se ne accorgerà. Ma prova, vecchio, a non trasmettere "Novantesimo minuto": ti strazieranno!