Fies DRODESERA Noi siamo una famiglia DRO 25 luglio 2 agosto 2008 Il Gaviale • Provincia Autonoma di Trento Regione Autonoma Trentino Alto Adige / Südtirol Ministero dei Beni Culturali • Comune di Dro Cassa Rurale Alto Garda • Ingarda Trentino • ETI Fies DRODESERA Noi siamo una famiglia Performing Art Special Events Teatro Valdoca performance site specific “A memoria dunque, a memoria ci siamo tutti” Film “Paesaggio con fratello rotto” 72 Fanny & Alexander / Progetto Oz Kansas HIM if the wizard is a wizard you will see… East 15 16 17 18 8 Vincenzo Schino / Officina Valdoca Voilà 10 Teatrino Clandestino Mediometraggio “Mesmer vacuum” 74 Santa Sangre Concerto per voce e musiche sintetiche primo studio 22 Socìetas Raffaello Sanzio Romeo Castellucci Storia contemporanea dell’Africa Vol. III 52 Francesca Grilli La seconda conversazione 24 Socìetas Raffaello Sanzio Libro “Itinera. Trajectoires de la forme Tragedia Endogonidia” 54 Francesca Grilli La terza conversazione 26 Brainstorming 70 Manah Depauw & Bernard Van Eeghem How Do You Like My Landscape 28 Talking to Teatro Sotterraneo La Cosa 1 30 Babilonia Teatri made in italy 32 Sonia Brunelli A NNN A 34 Teatrino Clandestino Candide 36 Plumes dans la tête La quiescenza del seme 38 Compagnia Virgilio Sieni Tregua 40 Gruppo Nanou Sulla Conoscenza Irrazionale dell’Oggetto 42 Abattoir Fermé Tourniquet 44 Linda Adami / Stef Lernous Just Linda 46 Dewey Dell KIN KEEN KING 48 Pathosformel The skinny distance / La più piccola distanza - primo movimento 50 Cosimo Terlizzi Inventario 55 Mariangela Gualtieri Prima che asciughi la pittura: affreschi del Teatro Valdoca a cura di Lorenzo Donati 12 Chiara Lagani e Luigi de Angelis 19 Nell’occhio del ciclone: Dorothy, Him, Kansas, East, Emerald City… Lo scandalo dell’arte secondo Fanny & Alexander a cura di Cristina Ventrucci con la collaborazione di Elisabeth Annable Cosimo Terlizzi Il doppio e il suo riflesso allo spacchio del mondo a cura di Giacomo d’Alelio 56 Lounge ZONE dj-vj set, concert & Food Ricciardone Dellapiana Concerto in una bolla 62 Trinity Dj Set 63 Barokthegreat Dj Set 64 Mirto Baliani Dj Set 65 Elfo Dj Set 66 Pietro Babina Dj & Vj set 67 Homework Dj & Vj set 68 Black Fanfare Dj Set 69 Food Osterie Trentine e cuochi Free Lance 60 FIES minove studio di architettura FIES www.minove.it accademia sull’arte del gesto Un progetto di Virgilio Sieni che parte dall’esperienza di CANGO Cantieri Goldonetta per sviluppare una serie di percorsi artistici di studio e di trasmissione del movimento, nella sperimentazione continua dei linguaggi. Bambini, anziani, danzatori, artisti, sono i destinatari di progetti dove formazione creazione e visione si intessono in un approccio organico verso il corpo e l’arte. Un continuum di esperienze articolate in una geografia di città e territori, a formare una rete di luoghi dedicati alla ricerca e alle pratiche artistiche. Accademia sull’arte del gesto CANGO Cantieri Goldonetta via Santa Maria 23/25 Firenze www.sienidanza.it www.cango.fi.it C A N G O C a n t i e r i G o l d o n e t t a F i re n z e FIES drodesera Fies 25 luglio - 2 agosto 2008 Noi siamo una famiglia Ha confini diversi e limiti che sembrano essere stati ampiamente sorpassati, è disordine puro, è nuovo assetto che rende insicuri. Qualcuno, oggi, stenta a riconoscere l’odierna configurazione della famiglia estesa, costretta ad una nuova e forzata convivenza generazionale sotto lo stesso tetto, nel quale nucleo concorrono, per importanza e presenza, i nuovi elementi istituenti. Alla messa in moto del lineare scambio intergenarazionale si aggiungono le linee oblique dei rapporti trasversali, dove le influenze e le trasmissioni dei saperi, così come le lesioni e le fratture, non appartengono più unicamente al nucleo genitori/figli, in una modificazione dell’intero spettro di scambio, riempito, volontariamente o no, da persone/dinamiche più complesse. La paura che ne scaturisce si nutre dell’idea di un appiattimento sul contemporaneo/presente, perchè non più volto a guardare il passato, ma sradicamento forzato che non ha nulla a che vedere con l’evoluzione, sentito invece come prepotente segno della degenerazione dei tempi. Ma nel mutare naturale della società non tutto è perduto. La famiglia, qualunque sia la sua natura, porta con sé la forza dei legami atavici, le visioni, le implicazioni etiche ed estetiche, i prototipi dei modelli relazionali sulla quale si fonda, le storie. Esistono famiglie così complicate dal sembrare essere fondate sul caos e sull’errore. Esistono generazioni così distanti da sembrare slegate e non appartenenti le une alle altre. Esistono relazioni in grado di passare sistemi di segni emozionali anche attraverso meccanismi disfunzionali. Quando il presente ci sfugge, quando la contemporaneità divora le forme arcaiche che sostenevano la nostra civiltà e la rendevano forte, perché percorsa da dinamiche riconoscibili, si comincia ad avere paura di aver perso qualcosa di fondamentale. La nuova famiglia sembra aver lasciato vuoto lo spazio dell’elemento fondante per ricoprire, in un segreto visibile a tutti, il ruolo di social drama, diventando così la rottura di una norma in sé, distruttrice di regole della morale, delle leggi, delle etichette e dei costumi, dando all’esterno un forte senso di disgregazione e annullamento dei legami precostituiti e conosciuti, che da secoli stavano alla base della nostra società. Anche nella live art, dal teatro alla performance, ci ritroviamo dinnanzi a nuove realtà, a differenze di generi che cambiano velocemente, si trasformano. A famiglie che non sembrano più riconoscibili in quanto tali, a realtà in cerca di identità che credono di averne perduto la matrice. FIES A volte può accadere che i più piccoli si sentano emergere dal disordine, si credano creature autogenerate e completamente slegate dalle origini, rivendicando il diritto di essere cose a sé stanti, a priori. In realtà c’è in ogni cosa una matrice fondamentale di appartenenza che, anche nella ricerca di una nuova identità, non la si può ignorare. Le generazioni possono sembrare distanti le une dalle altre, ma non hanno certo smesso di influenzarsi tra loro, in un flusso biunivoco, in modi più o meno evidenti, con segni non sempre immediatamente decodificabili o visibili. Forse meno espliciti, ma non per questo meno potenti, i legami sembrano essere relegati in zone liminali, latenti e oscure, ma nelle quali prolificano impastando e invischiando sottilmente ogni piccola cosa. E riportando il vero valore dei legami profondi allo stato arcaico pur nella rielaborazione di nuove e complesse strategie per la trasmissione del background identitario. Una nuova generazione di performer e creativi arriva a stravolgere un intero sistema. Abbandonata l’arroganza dell’adolescenza, attraversata la foresta nella quale si era compiuto il rito della mutazione, questa next generation ritorna al villaggio, alla società, alla famiglia, ed è in grado di imporsi con estrema delicatezza e di consegnare al pubblico, e alle generazioni che l’hanno preceduta, piccole opere incisive, ricerche estreme sul movimento, e indagini sulla quotidianità del sentire. Muovono all’interno di dinamiche del tutto originali o precostituite, ma senza perdere le radici. Portano messaggi e visioni, si fanno domande, a volte camminano nel buio, altre mostrano sicurezze e parole che convincono, in una grande pluralità di genere e situazioni. Ma tutte con capacità crescenti di dialogo col mondo che le ha vomitate, plasmate o fatte proprie, vivendo con forza l’appartenenza come la separazione, scevre dalla paura di ascoltare chi c’è e c’è stato prima di loro, consce della diversità strutturale insita nei legami delle nuove famiglie. La nuova generazione di artisti esce allo scoperto e lo fa conscia della storia intergenerazionale, in un continuo confronto coi miti familiari e individuali, in energici dialoghi coi Padri, in un più grande lavoro di rielaborazione delle proprie identità, indagandone le potenzialità quanto i limiti, riempiendone i vuoti -se mai ce ne fossero- col rinnovamento di codici non estranei alle generazioni che la hanno preceduta e nutrita. Le famiglie esistono ancora, hanno solo cambiato forma. E noi siamo una famiglia. FIES Venerdì 25 luglio 2008 - ore 00.30 0 FIGU A memori a memoria c FIES Foto di Claudia Marini 01 URINA ia dunque, ci siamo tutti FIES Teatro Valdoca Venerdì 25 Luglio - ore 22.30, 22.50, 23.10, 23.30, 23.50, 00.10 - Sala Mezzelune Durata 15 minuti Regia, scena e luci: Cesare Ronconi Versi: Mariangela Gualtieri Con: Marianna Andrigo, Leonardo Delogu, Dario Giovannini, Mariangela Gualtieri e Muna Mussie Musiche dal vivo: Dario Giovannini Ricerca e struttura del suono: Luca Fusconi Costumi: Patrizia Izzo Consulenza amministrativa: Cronopios Organizzazione: Valentina Baruzzi, Morena Cecchetti e Roberta Magnani Con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Emilia Romagna, Provincia di Forlì-Cesena e Comune di Cesena Una chiamata, un appello di nomi e immagini. Un saluto, una consegna, un vacillare e cadere nell’adesso, sommando segni di ognuno, tracciando immagini dal principio fin qui. Fino a qui, ora, ammucchiamo la nostra storia e la spandiamo via, con un soffio alla sua polvere. Facciamo una solenne scancellatura. Nel bianco che rimane ci mettiamo in attesa. Ci installiamo nella cara Centrale di Fies e lì accogliamo il pubblico in visita itinerante. Poi anche noi guarderemo incantati l’opera di Vincenzo Schino e dell’Officina Valdoca: saremo entusiasti e grati. Infine a mezzanotte e mezza una grande foto di gruppo: pubblico, attori, tecnici, registi e ospiti in una irripetibile istantanea. In bianco e nero. FIES Rolando Paolo Guerzoni A memoria dunque, a memoria ci siamo tutti FIES Vincenzo Schino / Officina Valdoca Venerdì 25 Luglio - ore 21.00 - e Sabato 26 Luglio - ore 23.00 - Sala Turbina 2 Durata 53 minuti Cura della visione e regia: Vincenzo Schino Con: Marta Bichisao, Riccardo Capozza, Gaetano Liberti, H.E.R. Progettazione, realizzazione scenotecnica e macchinistica: Emiliano Austeri Cura del movimento: Marta Bichisao Ricerca e consulenza musicale: Gaetano Liberti Composizioni originali e adattamenti musicali: H.E.R. Spazializzazione del suono: Luca Fusconi Costumi: Michele Napoletano, Morena Bagattini Effetti plastici: Leonardo Cruciano workshop Assistente alla produzione: Giuseppe Schino Consulenza amministrativa: Cronopios Organizzazione: Teatro Valdoca e Officina Valdoca Produzione: Teatro Valdoca e Officina Valdoca, Festival delle Colline Torinesi, Associazione Demetra e Centro di Palmetta Con il contributo di: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Emilia Romagna, Provincia di Forlì Cesena, Comune di Cesena “Voilà. Ecco. In un’intervista Carmelo Bene parla di Buster Keaton. Immaginando la terra sferica e unta di sapone si scivola e si scivola continuamente… Talvolta ci si rialza per compiere degli “et voilà!” per poi ricominciare a cadere. Ecco. A mani vuote davanti ad uno sguardo. Il vostro e il nostro. Voilà è il luogo dove una dopo l’altra, svolgendosi, ci hanno portato gli studi chiamati OPERETTE. Una staffetta. Un occhio che si apre, si spalanca, perde la palpebra e non può più richiudersi. Cieco. Lavorare sulla visione con la cecità. Cosa vede un cieco dalla nascita? Al risveglio si aprono gli occhi e la sensazione non è di vista. È di accecamento, di bagliore. Voilà in francese vuol dire ecco. Voilè vuol dire velato. I gattini, appena nati hanno un velo sugli occhi. …e ci sono dei fili, da qualche parte”. (Vincenzo Schino) 10 FIES Voilà FIES 11 Prima che asciughi la pittura: affreschi del Teatro Valdoca Conversazione con Mariangela Gualtieri di Lorenzo Donati* Nel percorso di uno spettatore, di ogni spettatore, ci sono momenti particolari. Spesso mi capita di ripensare alla “prima volta”, al primo spettacolo che ricordo, non tanto in ordine di tempo: ma perché è stata la prima volta in cui ho subito l’incanto e la fascinazione del teatro, e ho davvero incontrato quel mondo misterioso, là, sul palcoscenico, così prossimo e così lontano dal nostro quotidiano “stare seduti in platea”. Lì c’era lo stordimento del non conosciuto, la sorpresa di un linguaggio che ci coglie impreparati, e che travolge con violenza, come una vampata. Forse il percorso di uno spettatore si può risolvere nella ricerca di questi spaesamenti, e nel ritorno periodico di altre “prime volte”. Essere spettatori, in definitiva, non è altro che una mappa in divenire che ripercorre tutte le nostre visioni passate, e che acquista valore solo negli incroci in cui ci siamo sentiti smarriti, disorientati, non a casa nostra. Mi sembra che A memoria dunque, a memoria ci siamo tutti del Teatro Valdoca abbia a che fare con questi pensieri. Riparto dunque da alcune prime volte legate a lavori del gruppo di Cesena. In scena c’era un uomo dipinto di bianco, con un naso da Pinocchio. Cercava qualcosa, alle sue spalle piccoli assembramenti di due o tre persone, che si attorcigliavano mimando amplessi. Parsifal (1999) diceva di non sapere, e chiedeva perdono per quel poco che sapeva. Chioma (2000) invece era sola in scena, con una voce profonda e indescrivibile, e sola diceva che «la parola amore è uno straccio lurido». Altrove c’era la natura che rinnegava noi esseri umani, insieme a tre ginnaste (o uccellini) che saltavano e volavano sulla scena, e la scena non era più una semplice scena, il teatro non un teatro, e noi spettatori non più seduti ad osservare, ma con le acrobate a volteggiare per aria (Predica ai Pesci, 2001). Infine c’erano gli animali/uomini della trilogia Paesaggio con fratello rotto (2005), uccisi dalla figura del “macellaio”, e il 12 FIES richiamo all’amore, il votarsi all’amore come solo possibile destino. Queste visioni mi scorrevano di fronte e non ero in grado di riconoscerle, non avevo una lingua per descriverle, non ero capace di sistemarle in un posto sicuro. Intanto leggevo altri versi di Mariangela Gualtieri, ripensavo alla parola amore e al non avere parole, «mai abbastanza parole». Quello che posso fare in più, ora, è risalire a questi stordimenti, tentare di contarli. Ripensarli per capire quando si sono verificati. Ma non posso proprio dire cosa succeda quando si producono, non posso analizzarne “le componenti tecnicoformali”. So solo che questi lavori della Valdoca li hanno innescati, facendoli divenire alcuni dei punti di maggiore spaesamento della mia personale mappa di spettatore. Per accostarsi più da vicino alle opere della Valdoca e dell’Officina che vedremo a Dro, conviene adesso ascoltare direttamente Mariangela Gualtieri, e scavare insieme a lei intorno a parole spinose come famiglia, eredità, memoria. Trovo che sia molto difficile pensare a una declinazione non consumata della parola famiglia. Nel nostro tempo, troppo spesso si avvicina all’idea di “casta”, gruppo chiuso al quale si accede tramite vari tipi di “tessere” d’adesione. In che modo possiamo ancora parlare di famiglia? Come depurare questa parola da tutti i significati secondari che la infestano? Mariangela Gualtieri: Sul termine “famiglia”: mi pare di averlo usato proprio per dire che non ci sentiamo una famiglia ma piuttosto una banda, un’impresa, prendendo questa parola nel suo significato più avventuroso e non certo aziendale. I termini banda e impresa rimandano subito all’adolescenza, a quella forza solidale che tiene insieme i compagni, a quell’essersi scelti, all’avere qualcuno o qualcosa contro cui battersi, all’avere riti comuni che potenziano ciascuno, all’avere una spartana franchezza, fino all’allontanamento di coloro che rompono il patto di lealtà e in qualche modo di dono di sé perseguito dal gruppo. Noi sentiamo i nostri maestri come coetanei che ci hanno preceduti, bloccati in una adolescenza che non viene bruciata neppure dall’età adulta, ma permane identica. Dante o la Rosselli, Dino Campana o Milo de Angelis, per citarne solo alcuni, stanno nel nostro cuore come compagni di banda, non come nostra famiglia. Anche il termine comunità ci piace. Il termine famiglia ci piace meno perché non contempla quell’essersi scelti e neppure la possibilità di romper il patto quando vengono meno le condizioni per cui ci si è riconosciuti e amati. Mi sembra che il Teatro Valdoca, negli ultimi anni, stia riflettendo in maniera radicale su un nodo legato alla questione della famiglia, che è quello dell’eredità (artistica, culturale, etica). L’Officina Valdoca produce spettacoli, festival, rassegne che recano un forte segno dei “padri”, eppure rivendicano e mostrano anche una sostanziale autonomia. Leggendo i vostri scritti, si avverte una vocazione forte verso la “comunità”, affiancata però sempre dallo “spirito eroico” (sono vostre parole) e dunque individuale delle persone e degli attori che avete incontrato. Una “comunità di eroi”: è questa forse la possibile strada per pensare al concetto di eredità? M.G: Io credo che a noi non sembri di lasciare una eredità. Ciò dipende anche dal nostro profondo e costituzionale antistoricismo, dalla nostra idiosincrasia per qualunque potere, anche nostro. Il teatro è stato per noi una grande scuola dell’adesso (parola fra le più belle), mentre l’eredità è fortemente dentro lo scorrere del tempo, segna una fine ed un inizio, una morte ed una nascita, e anche un “capitale” che ha tutta l’aria di avere una consistenza solida e duratura. Ciò che noi lasciamo credo avvenga per contagio, per combustione, per passione, e non sia, nella sostanza, qualcosa di immagazzinabile. Credo che i maestri rendano chiaro a noi stessi ciò che già sapevamo. Forse è questo che facciamo con chi viene dopo di noi, o almeno me lo auguro. Il teatro è una meravigliosa esperienza comunitaria. Si può fare finta di scritturare qualcuno ed essere il grande regista, il grande artefice, l’eccelso drammaturgo, ma senza il cuore appassionato e rovente di tutti coloro che partecipano, tecnici compresi, non si crea quel capogiro di forze che arriva alle parti più profonde dello spettatore. Sì, si può fare un bello spettacolo, ma per me il teatro è una esperienza del sacro… la società dello spettacolo mi interessa molto poco. I giovani dell’Officina sono per me anche molto misteriosi. Quest’ultimo lavoro di Vincenzo Schino è fra le esperienze più intense che io ho avuto nella mia vita di spettatrice: ha mosso in me un terrore e uno stupore d’infanzia, una percezione del tremendo e del meraviglioso, un entusiasmo percettivo… questo mi segnala che c’è una affinità nel sentire l’arte, la scrittura scenica. Ma il segno di quel lavoro non ha debiti rispetto a Valdoca, e io sento in Vincenzo il segno di un maestro, anche intendo di un mio maestro. (Nella banda, a differenza della famiglia, l’autorevolezza è slegata dall’anzianità). Sì, noi lasciamo loro una piccola bolla di terra coltivabile, fra la roccia del mondo e il mare sempre più accerchiante della attuale volgarità. Lasciamo gli attrezzi del mestiere. Colgo in alcuni di loro una qualità artistica ed umana che me li fa sentire compagni. Ciò che loro continuano non è il segno artistico/poetico nostro, ma un modo di essere dentro il proprio fare, un modo di essere dentro il teatro, e nel mondo, che forse somiglia al nostro. E questo non per scelta perseguita, ma per un essere fatti così, per via della legge interna di ciascuno, quella che così misteriosamente si intreccia col carattere, col destino. La parola eroico che forse abbiamo usato, è certo riferita alla battaglia di ognuno con se stesso. In teatro questa battaglia è stata per me sempre al centro. FIES 13 Mi sembra centrale, nel vostro percorso, il valore che date alle opere. Dagli sforzi recenti più imponenti come la Trilogia (Paesaggio con fratello rotto, coprodotto e ospitato da Drodesera, ndr), ai formati più “leggeri” come i concerti, sembra palesarsi sottotraccia una credenza profonda nel valore dell’opera d’arte, e nella sua possibilità di offrirsi ai “mondi” dello spettatore, di qualunque natura essi siano, avvezzi o meno alla vostra poetica, al teatro, all’arte. Partendo da questa piccola considerazione, come si colloca A memoria dunque, a memoria ci siamo tutti che vedremo qui a Dro? Di quale memoria si tratta? M.G: L’opera è sempre stata l’assillo, la meta, l’offerta, il dono, il combattimento, l’avventura, il sogno, la tempesta e la riva nella quale abbiamo messo tutti noi stessi. Ma come potrebbe essere altrimenti? A memoria dunque… avrà le caratteristiche di un evento speciale. Sarà fatto cioè con la tecnica dell’affresco, poche pennellate veloci, prima che la pittura asciughi. Il titolo è da un verso di Milo De Angelis ed è sulla scia di un nostro avvertire un punto di svolta, o forse essere in un punto cospicuo della nostra mappa artistica ed avere bisogno di dare un’occhiata larga, guardare chi abbiamo intorno, accanto e anche un poco più in là. Ci sarebbe piaciuto avere con noi tutti gli attori di questi ultimi anni, ma per vari motivi alcuni mancheranno. Dopo venticinque anni di lavoro e vita nel teatro, cosa si cerca nel teatro? M.G: Venticinque anni sono “un lampo del cuore fra battito e battito, un niente appiccicato a un niente, un finto baratro di ore”... Abbiamo perso peso e paure. Siamo pronti per nuovi amori, per una nuova avventura… Si ringrazia Roberta Magnani di Teatro e Officina Valdoca *Lorenzo Donati, critico e studioso, tra i fondatori del progetto Altre Velocità 14 FIES FIES 15 Kansas Fanny & Alexander Domenica 27 Luglio – ore 21.00 e Lunedì 28 Luglio – ore 22.30 Sala Turbina 1 Durata 60 minuti Ideazione: Chiara Lagani e Luigi de Angelis Musiche: Mirto Baliani Drammaturgia: Chiara Lagani Costumi: Chiara Lagani e Sofia Vannini Regia, scene, luci: Luigi de Angelis Con: Marco Cavalcoli, Chiara Lagani, Davide Sacco Macchinisti di scena: Marco Cavalcoli, Marco Molduzzi, Davide Sacco Prima assoluta: Festival delle Colline Torinesi Torino Creazione Contemporanea, giugno 2008 Produzione: Fanny & Alexander e Festival delle Colline Torinesi Torino Creazione Contemporanea In collaborazione con: Santarcangelo International Festival of the Arts 2008 Enrico Fedrigoli “Da qualche parte al di là dell’arcobaleno c’è un paese che ho sognato” Kansas è una galleria d’arte di sguardi per cui provare nostalgia, è la prateria ininterrotta e color polvere stinta di un racconto, è una premessa, un recesso, un ritorno, una partenza, un inciampo, una crepa, una vertigine, una serie di tentativi o metamorfosi, è un luogo ferito, e un mondo dal cuore selvaggio e incomprensibile. A quale altro luogo, a quale viaggio possibile prelude quest’iniziale infinita possibilità? Cosa accadrà veramente a quella Dorothy, attraversata la tempesta, over the rainbow del suo irrimediabile Kansas? 16 FIES Enrico Fedrigoli Fanny & Alexander Sabato 26 Luglio – ore 21.00 Sala Turbina 1 Durata 75 minuti Con: Marco Cavalcoli Drammaturgia: Chiara Lagani Regia: Luigi de Angelis Him if the wizard is a wizard you will see... “Forse delle immagini mi affascina proprio la possibilità di non controllarle mai fino in fondo. Non so esattamente perché, ma mi sembra sempre che le immagini non appartengano mai a nessuno e che invece siano lì, a disposizione di tutti.” Maurizio Cattelan, Lectio magistralis FIES 17 East Fanny & Alexander Sabato 26, Domenica 27 e Lunedì 28 Luglio ore 19.00 – Forgia Durata 75 minuti Ideazione: Chiara Lagani e Luigi de Angelis Fotografie: Enrico Fedrigoli Musiche: Mirto BalianiDrammaturgia: Chiara Lagani Costumi: Chiara Lagani e Sofia VanniniRegia, spazio scenico, Luci: Luigi de Angelis Realizzazione e progettazione portale in ferro: Massimo Paci Riprese super8: Luigi de Angelis Montaggio super8: Cesare Comandini Assistente alla regia: Elizabeth Annable Produzione: Fanny & Alexander, centrale FIES e Provincia Autonoma di Trento Col contributo di POGAS Politiche Giovanili e Attività Sportive In collaborazione con Les Brigittines, Bruxelles Con: Koen De Preter e Chey Chankethya “Io non ce l’ho un cuore! Batti sul mio petto e vedrai: NO HEART, ALL HOLLOW! NIENTE CUORE! E’ TUTTO VUOTO!” (F. L. Baum “Il meraviglioso Mago di Oz”) FABULA (da ricomporre, se possibile, avvalendosi delle sottostanti parole): ARM / braccio / ._ ._. _ _ AXE / scure / ._ _.._ . CUT / tagliare / _._. .._ _ FEET / piedi / .._. . . _ GIRL / ragazza / _ _. .. ._. ._.. GIVE / dare / _ _. .. …_ . HAND / mano / …. ._ _. _.. HEART / cuore / …. . ._ ._. _ HOLE / buco / …. _ _ _ ._.. . 18 FIES LEG / gamba / ._.. . _ _. LOVE / amore / ._.. _ _ _ …_ . MAN / uomo / _ _ ._ _. ME / io / _ _ . NO / no / _. _ _ _ SPELL / incantesimo / … ._ _. . ._.. ._.. TIN / stagno / _ .. _. TINSMITH / fabbro / _ .. _. … _ _ .. _ …. WITCH / strega / ._ _ .. _ _._. …. Enrico Fedrigoli ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Nell’occhio del ciclone: Dorothy, Him, Kansas, East, Emerald City… Ricoverati come superstiti a seguito del “ciclone” Dorothy nei teatri di grandi città e lì messi al centro di un’apocalisse, abbiamo constatato all’origine di questo progetto un’urgenza estetico-politica particolarmente dichiarata e, nell’immagine dell’uragano, una necessità di azzeramento. Lo scandalo dell’arte secondo Fanny & Alexander intervista a Luigi de Angelis e Chiara Lagani a cura di Cristina Ventrucci con la collaborazione di Elisabeth Annable Dopo un lungo percorso nei labirinti verticali della saga familiare di Nabokov, e dopo gli smarrimenti poetici nell’universo spettrale di Landolfi, Fanny & Alexander mette ora al centro una nuova forza immaginifica, rifacendosi all’immagine violenta e irresistibile dell’uragano. Come ad esempio nel Mago di Oz, “magico mondo” dove ogni cosa ha una doppia possibile interpretazione e dove lo svelamento mette in scacco la fantasia: nella favola di inizio Novecento un ciclone apre l’intera storia anziché chiuderla, un acclamato sovrano crea “meraviglie” con l’inganno, e i leoni sono codardi. È con questo mito moderno e particolarmente nudo - scritto da L. Frank Baum e allestito cinematograficamente ad Hollywood nel 1939 - che il gruppo romagnolo proietta oggi la propria visionarietà su un asse planetaria, rinnovando questioni che disturbano il teatro attraverso un percorso di continua trasformazione degli elementi in gioco. Ecco che l’arte viene vista come uragano devastante e come emergenza; come vincolo degli opposti, raffigurazione anche geografica dei nodi irrisolti, scintilla accesa dall’incontro tra il presente, la memoria e il sogno. Dorothy è il nome della protagonista adolescente della storia, ma è anche uno dei nomi dati in ordine alfabetico agli uragani d’America, ed è il titolo della tappa iniziale del progetto, dove si sono messe a fuoco le prime scomode coincidenze e moltiplicazioni tra le bambine con le trecce e le streghe cardinali, tra la salvezza e il pericolo, tra colori e Stati - veri e finti - e tra i bambini con i baffetti e i dittatori con la bacchetta magica. Le altre tappe di un percorso imbizzarrito tra qui e il 2009 sono Kansas, Emerald City, East, South, West, North, e si conta anche la performance Him che espone il film con Judy Garland in cortocircuito con la figura dell’Hitler/bambino/in ginocchio ispirato all’opera di Maurizio Cattelan, presenza che attraversa in diagonale l’intero processo creativo. luigi de angelis Si è fatto più che mai strada il desiderio di mettere in moto viaggi dinamici, perché i venti dell’uragano-teatro facciano di quello stesso luogo concluso un luogo in trasformazione. È un percorso senza fissa dimora e con domande che si rigenerano l’una nell’altra. L’urgenza è quella di inanellare questi interrogativi in un gorgo capace di provocare un vuoto pneumatico da cui si possa ripartire, una sorta di silenzio iniziale, che sia anche una possibilità di ritrovarsi. Si tratta per noi di un viaggio spaesante in cui ci misuriamo con quella dimensione sconfinata che ti fa sentire piccolo piccolo in mezzo a un immenso fuori dominato da forze contrastanti. chiara lagani L’uragano è presto diventato una metafora ineludibile. In Dorothy il disastro si poneva con una chiarezza imbarazzante, che abbiamo voluto filtrare attraverso la frammentazione delle storie e della partitura musicale, invitando lo spettatore alla condivisione etica del luogo e a riassemblare i pezzi per suo conto. In Kansas, poi, l’uragano diventa la molla attraverso cui l’opera d’arte può compiersi staccandosi dal mito di partenza e trovando un altro senso. L’ambientazione è quella di una galleria d’arte, un museo, dove ogni personaggio è una visione artistica. Vi sono cinque donne: le storie delle prime quattro possiedono un’inarcatura drammaturgica precisa; mentre l’ultima è il mito puro, una Dorothy che si presenta così com’è, un nulla, una figuretta guarFIES 19 data in filigrana mentre col suo abitino e le scarpe rosse attraversa la pioggia verso l’arcobaleno; se le prime apparizioni sono donne “possibili”, prese dalla vita, quest’ultima le recupera tutte di colpo ma in modo bidimensionale, come fosse una specie di bandiera. Si tratta di un procedimento nuovo per noi. Un movimento che lascia anche più spazio allo spettatore. Se si pensa al progetto Ada, dove lo svi- di censura per arrivare a un racconto impossibile, la necessità di passare attraverso qualcos’altro, una via trasversale, per raggiungere l’interlocutore. Cercavamo una lingua ossessiva, segreta, una lingua silente che ricordasse anche il battito di quel cuore estromesso e dimenticato che nella storia si lega alla prima vittima della maledizione della Strega dell’Est, il Tin man (l’uomo di latta). Così siamo approdati al linguaggio Morse, che racchiude in sé una segretezza, il conteggio, la fisicità e il silenzio. East fa percepire un ritorno al tema del reperto, anche in relazione alla fotografia, già avviato con Heliogabalus… luppo era fedelissimo allo svolgimento del romanzo, qui si fa evidente un certo distacco… Inoltre sembra quasi che con Dorothy sia esplosa la componente scenica del testo per disperdersi e porre a sua volta nuove domande - altre erano già state avviate in precedenza - sui linguaggi possibili e impossibili. cl Le lingue impossibili parlate ai quattro punti cardinali del mondo di Oz, sono lingue connotative: alfabeti ancora molto incolti, ma fortissimi a livello inconscio subliminale, e così anche più difficili da affrontare sul piano compositivo. In Emerald City - che inizia con un mare di parole in quattordici diverse lingue - e in East si è imposto con forza, ad esempio, il problema gravissimo e inaggirabile della traduzione di queste lingue: perché un codice non tradotto sia comprensibile deve essere un codice universale. lda In relazione a East, poi, si rafforza anche l’impossibilità di parlare un linguaggio diretto, di raccontare la fabula guardando l’interlocutore negli occhi. Nella storia la Strega dell’Est è assente fin dal principio, perché muore subito e così sul suo regno grava un silenzio irrimediabile, la sua è una storia solo ipotizzabile, da riesumare. C’è a monte l’intuizione di dover attraversare un muro 20 FIES lda Il nostro Est s’identifica con l’area detta Indocina ed è pensato come un luogo soverchiato dalla cultura eurocentrica. L’idea scaturisce dal fatto che la Strega dell’Est nella storia viene immediatamente schiacciata dalla casa di Dorothy scaraventata a terra dal ciclone. Riesumare questo Est ha significato per noi avere a che fare con qualcosa che il nostro immaginario può ricostruire solo attraverso dei cliché o degli avvenimenti eclatanti: tra questi si è imposto quello di Pol Pot e del suo regime iconoclasta di rottura assoluta col passato. Abbiamo concepito l’avvicinamento all’Est come percorso da attuarsi attraverso dei reperti archeologici o delle memorie, siano essi in forma di immagini - fotografiche o in super8 - oppure di voce: epifanie di un femminile enigmatico, Nimmie Amee, una donna che nella fabula è l’amore impossibile del nostro personaggio di riferimento, il Tin man, e che è impersonata per noi da una giovane danzatrice cambogiana. In scena è un ragazzo che colleziona reperti in una stanza, che è anche una cella, un atelier, un recesso: il ragazzo è completamente solo e comunica con un presupposto mondo esterno solo attraverso mezzi radiofonici con il codice Morse, appunto, da cui è ossessionato e che incarna in una partitura danzata. Il racconto-ricostruzione è sempre un’operazione di chi guarda, e che precisa nel suo svolgersi l’identità ambigua di quel personaggio: sarà un ragazzo qualunque che nutre alcune sue ossessioni, un ex combattente, un mercenario occidentale, oppure è davvero il Tin man? È un performer, un artista? Cos’è la Città di smeraldo (Emerald City) e perché viene all’inizio anziché alla fine del viaggio come vorrebbe la fabula? cl Questo viaggio non ha un ordine fisso; potremmo invertire le tappe e tutto si riconfigurerebbe perfettamente attraverso altri sensi. La Città di smeraldo del resto, nella fabula originaria, è la meta da raggiungere per poter tornare indietro. Un luogo interamente verde che rappresenta un’utopia tra le più feroci della letteratura per l’infanzia. Le città utopiche hanno qualcosa di terrifico nel loro ambire alla perfezione, e tutto l’orrore della Città di smeraldo è riassunto nella figura del Mago, il piccolo uomo che per rendere felici i suoi sottomessi li fornisce di un dispositivo ottico, inchiavardando al loro cervello degli occhialini. Un’intuizione ancora una volta duplice: se da una parte anticipa l’idea di un immaginario teleguidato e sottoposto a filtri - sviluppatosi nell’arco del Novecento - dall’altra, attraverso la crisi finale di questo mago manovratore, pone interrogativi sul ruolo dell’arte e sulla relazione che essa intrattiene con il potere, la vita, le emozioni e i desideri. Abbiamo visto Emerald City come una sorta di cappella/studio, un luogo unico caratterizzato da particolare staticità, e il nostro mago è una scultura vivente. richieste. Per costruire questa Babele di preghiere abbiamo coinvolto e intervistato persone di diversa nazionalità attraverso una forma retorica che definiamo confessione, appellandoci proprio al fatto che la categoria contro cui ci si scontra è l’inconfessabile: qualcosa che si può verbalizzare e consegnare ad altri solamente attraversando un mistero profondo, empirico, personale. Ma la preghiera assume presto anche una luce vampiresca: quel piccolo Hitler se ne nutre a livello emotivo e intellettuale, e arriva a disvelare la propria crisi di artista di fronte a un’umanità che è al contempo necessaria e insopportabile. Nell’intero corso del progetto attingete all’universo di Maurizio Cattelan, anche in parte assimilandone il processo creativo. Cosa vi ha mosso fino al punto da ricostruire in scena alcune sue opere come la statua “Him” in Dorothy ed Emerald City, e quella di “Charlie don’t surf ” in Kansas? cl Cattelan è per noi un vecchio amore. Ci rispecchiamo nella sua volontà di toccare nodi tremendi scatenando il sorriso, in un’alchimia che mette in campo domande sulla cronaca e sulla Storia, inoltre nella divertita ossessione per il biografico, da sempre presente anche nei nostri lavori. Il bambino corrucciato che ha le sembianze di Hilter, nella sua opera intitolata “Him”, rappresenta perfettamente l’idea che ci siamo fatti del Mago. Questa figura è presente in tutto il progetto. “Him” è un guardiano-direttore d’orchestra nello spettacolo Dorothy (e nella performance che prende lo stesso titolo, Him), ed è sempre in ginocchio e in ascolto in Emerald City, dove è posto al centro delle infinite richieste che gli arrivano dall’umanità. Così, come nella fabula le tre figure dello spaventapasseri, dell’uomo di latta e del leone invocano le tre virtù cuore-cervello-coraggio, qui sono individui di ogni parte del mondo ad esprimere assillanti FIES 21 Primo studio Concerto per Santa Sangre Sabato 26 Luglio - ore 24.00 e Domenica 27 - ore 22.30 - Sala Comando Durata 30 minuti Ideazione: Diana Arbib, Luca Brinchi, Maria Carmela Milano, Dario Salvagnini, Pasquale Tricoci, Roberta Zanardo Partitura ed elaborazione del suono: Dario Salvagnini Elaborazione del video: Diana Arbib, Luca Brinchi, Pasquale Tricoci Corpo e voce: Roberta Zanardo Realizzazione costumi di scena: Maria Carmela Milano Visual designer 3D: Piero Fragola Foto di scena: Laura Arlotti Produzione: Santa Sangre 2007 Studio creato per il Romaeuropa Festival 07 Una storia, quella di un cammino percorso nell’acqua e nella sua più violenta assenza. Una riflessione personale sulla straordinaria bellezza e forza che questo elemento esercita all’interno di un processo destinato ad esaurirsi. Il percorso tentato è un ritorno alla sintesi, all’artificio tra corpo, voce, suoni, ambienti virtuali e scatole luminose. E’ un esperimento coreo-sonoro in cui fonti luminose, immagini olografiche, suoni campionati ed elementi naturali rendono il luogo della scena una lanterna magica di grandi dimensioni. Ogni componente della scena subirà progressivamente una metamorfosi generando un cambiamento visivo-acustico-narrativo e dell’acqua non rimarrà altro che una negazione, la terra spaccata e residui di vita. 22 FIES Laura Arlotti voce e musiche sintetiche FIES 23 La seconda conversazione Francesca Grilli Un dialogo tra il paesaggio e il corpo 24 FIES Francesca Grilli Francesca Grilli Domenica 27 e Lunedì 28 Luglio - ore 19.00 - Bosco Lago Bagatolli Durata 30 minuti Performance di: Francesca Grilli Con: Gabriele Caia, Lucia Daniele, Chiara Dimonte Assistente alla regia: Alfonso Marrazzo Regia in Lis - Lingua dei segni italiana: Gabriele Caia Interprete: Eleonora De Fazio Produzione: Francesca Grilli / fies factory one Coproduzione: centrale FIES, Provincia Autonoma di Trento in collaborazione con Rijksakademie van beeldende kunsten, Amsterdam, NL, Ufficio Giovani Artisti del Comune di Bologna con il contributo di: Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi Progetto vincitore del Bando del Ministero per i Beni e le Attività Culturali “Patto Stato Regione” e del bando “Nuove Creatività” dell’Ente Teatrale Italiano. Invito un coro sordo a cantare in mezzo al bosco. Rubo un linguaggio silenzioso, un metodo, cerco di investigare la realtà rivelandone l’ordinario e il fantastico. Ognuno di loro prenderà il possesso di un tronco d’albero. La comunicazione sarà tra persone e rocce, tra natura e persone, tra quello che possiamo percepire e quello che non possiamo. Tra tempi differenti, pianeti diversi, tra il visibile e l’invisibile, tra la finzione e l’esperienza. FIES 25 La terza conversazione Francesca Grilli Un dialogo tra il rumore e il corpo 26 FIES Francesca Grilli Francesca Grilli Sabato 26 Luglio – ore 22.30, 22.45 e 00.30 - Foyer Durata 10 minuti Performance di: Francesca Grilli Con: Nicola Della Maggiora Composizione: Alfonso Marrazzo Rumore: Sergio Ricciardone, Daniele Mana Regia in Lis - Lingua dei segni italiana: Rosario Liotta Interprete: Eleonora De Fazio Produzione: Francesca Grilli - fies factory one Coproduzione: centrale FIES, Provincia Autonoma di Trento In collaborazione con: Ufficio Giovani Artisti del Comune di Bologna, CANGO Cantieri Goldonetta Firenze, Contemporanea/Colline/Festival 2008, Rijksakademie van beeldende kunsten, Amsterdam, NL con il contributo dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi Progetto vincitore del Bando del Ministero per i Beni e le Attività Culturali “Patto Stato Regione” e del bando “Nuove Creatività” dell’Ente Teatrale Italiano. Invito un cantante sordo ad interpretare un rumore. Lasciando sempre la possibilità che le cose non siano così tranquille e silenziose come sembrano. FIES 27 Maya Wilsens How do you like my landscape 28 FIES Manah Depauw e Bernard Van Eeghem Domenica 27 luglio - ore 20.00 e 23.00, Lunedì 28 luglio - ore 20.00 e 24.00 - Sala Mezzelune Durata 50 minuti Ideazione: Manah Depauw e Bernard Van Eeghem Con: Manah Depauw e Carlos Pez Gonzàles Tecnica: Bram Waelkens Promozione: Margarita Production Produzione: DE BANK/Victoria Con il contributo di: Flemish Authorities Maya Wilsens Come uno humour secco e crudele passa meticolosamente sopra alla storia dell’uomo! Con How do you like my landscape gli artisti Bernard Van Eeghem e Manah Depauw ridefiniscono con vivida immaginazione il posto del corpo umano nella nostra società in preda al puritanismo e al politically correct. Attraverso manipolazioni sconcertanti per la loro semplicità, gli autori attraverso i performer Manah Depauw e Carlos Pez González decontestualizzano il corpo umano e lo mettono là dove non ci si aspetterebbe di trovarlo. Questo spettacolo in quattro episodi si sviluppa intorno ad un paesaggio dove la calma apparente nasconde delle bestie temibili capaci di far nascere in noi dei desideri inconfessabili. Il pubblico segue attraverso i quattro episodi un mondo che si trasforma ed evolve. FIES 29 Alessandro Corio Teatro Sotterraneo Teatro Sotterraneo Lunedì 28 luglio - ore 21.00 - Sala Turbina 2 Durata 55 minuti Creazione collettiva: Teatro Sotterraneo In scena: Iacopo Braca, Sara Bonaventura, Matteo Ceccarelli, Claudio Cirri Dramaturg: Daniele Villa Disegno luci: Roberto Cafaggini Costumi: Lydia Sonderegger Montaggio audio: Lea Landucci Promozione: Elena Lamberti Produzione: Teatro Sotterraneo / fies factory one Coproduzione: centrale FIES, Fondazione Pontedera Teatro - 4 Cantieri per Fabbrica Europa, festival Armunia Costa degli Etruschi, festival es.terni 2008 - progetto Dimora Fragile, Provincia Autonoma di Trento Progetto vincitore del Bando del Ministero per i Beni e le Attività Culturali “Patto Stato Regione” e del bando “Nuove Creatività” dell’Ente Teatrale Italiano. Lo spazio così com’è, privo di accessori. Uno svuotamento. Un atletismo che si espande e si ritrae, investe i luoghi. Un’invasione. Montaggio di minimi comuni denominatori delle biografie di ognuno. Il trailer di una vita. Si accendono le luci. Ha inizio il movimento, qualsiasi movimento, tutto purché qualcuno faccia qualcosa - una messa alla prova continua di muscoli e nervi, un corpo precario che dà tutto anche quando non ne ha più, inscena il fare per fare, fare2, fare3, lo strafare, lo stroppiare, una presentazione d’iperattività che va dalla culla all’apocalisse. Per voi. La Cosa 1 è l’evento, ma anche il momento subito dopo, quando ci si ferma, stanchi, saturi: La Cosa 1 invece continua, insiste, riparte a muoversi, correre, fare: la fine sostituita dal sequel: si vive una volta sola. 30 FIES La Cosa 1 FIES 31 Babilonia Teatri Martedì 29 luglio - ore 21.00 - Sala Turbina 2 Durata 50 minuti Di e con: Valeria Raimondi, Enrico Castellani Scene: Babilonia Teatri / Gianni Volpe Costumi: Franca Piccoli Luci e audio: Ilaria Dalle Donne Movimenti di scena: Luca Scotton Coproduzione: Operaestate Festival Veneto Con il sostegno di: Viva Opera CIrcus/Teatro dell’Angelo Premio scenario 2007 Marco Caselli Nirmal made in italy non racconta una storia. Affronta in modo ironico, caustico e dissacrante le contraddizioni del nostro tempo. Lo spettacolo procede per accumulo. Fotografa, condensa e fagocita quello che ci circonda: i continui messaggi che ci arrivano, il bisogno di catalogare, sistemare, ordinare tutto. Procede per accostamenti, intersezioni, spostamenti di senso. Le scene non iniziano e non finiscono. Vengono continuamente interrotte. Morsicate. Le immagini e le parole nascono e muoiono di continuo. Gli attori non recitano. La musica è sempre presente e detta la logica con cui le cose accadono. Come in un video-clip. made in italy è un groviglio di parole. E’ un groviglio di tubi luminosi. E’ un groviglio di icone. Per un teatro pop. Per un teatro rock. Per un teatro punk. 32 FIES FIES 33 made in italy Sonia Brunelli Sonia Brunelli Martedì 29 luglio - ore 24.00 - Sala Comando Durata 30 minuti Ideazione e coreografia: Sonia Brunelli Con: Marianna Andrigo, Sonia Brunelli, Francesca Foscarini Configurazione dello spazio: Manuela Savioli Luci: Giacomo Gorini Suono: Leila Gharib Memoria del progetto: Lia Pari Produzione: Sonia Brunelli/ fies factory one Coproduzione: centrale FIES, Provincia Autonoma di Trento Con il supporto di: Fabrik Potsdam (in the frame of Tanzplan Potsdam: Artists-in-Residence) In collaborazione con: Uovo performing arts festival Il progetto 2007-08, che coinvolge le azioni precedenti NN e A NN A, è stato realizzato con la speciale partecipazione di Argia Coppola e Silvio Bersani, con il supporto di CanGo, Xing, nelle residenze The Last - Galleria Montevergini di Siracusa, ex-Serigrafia di Ravenna, PACT Zollverein di Essen, centrale FIES, L’Arboreto_Santarcangelo International of the Arts. Progetto vincitore del Bando del Ministero per i Beni e le Attività Culturali “Patto Stato Regione” e del bando “Nuove Creatività” dell’Ente Teatrale Italiano. Attraverso le azioni NN ed A NN A cresce A NNN A come terza ed ultima rappresentazione di un lavoro che sperimenta un linguaggio ritmico intorno al gesto e alla sua negazione. Pensata con una scrittura per tre figure, il lavoro indaga attraverso una condizione di disperazione la possibilità di un chiarore passeggero, una rottura con la noia, che fa emergere la novità nella ripetizione. Partendo dalla sua configurazione grafica, A NNN A scorre avanti e indietro rievocandosi e deformandosi nel suo interno. Per tutta la durata è utilizzata la stessa formula, l’azione si ripete prepotente negandosi e liberandosi nella pausa. Nel diagramma le combinazioni che nascono sono in accordo al concetto d’origine: i gesti si compongono in raffigurazioni diverse impressionando uno spazio articolato da un beat, una pulsazione ritmica che ne caratterizza la misura dell’agire. In questo sfondo ritmico il gesto di A NNN A si oppone alla consonante vibrante, interrompendo il flusso nell’aria e mettendo in evidenza lo spirito [come] pura sensazione. 34 FIES Lia Pari A NNN A FIES 35 Teatrino Clandestino Candide (o il bastardo) Ispirato al romanzo di Voltaire diretto da Pietro Babina Martedì 29 e Mercoledì 30 luglio - ore 22.30 - Cortile Forgia Durata 75 minuti Collaboratori artistici: Mauro Milone, Gemis Luciani, Francesco Vecchi, Alberto Fiori, Giovanni Brunetto, Fiorenza Menni, Sandra Emma, Niccolò Piccardi In scena: Mauro Milone, Gemis Luciani, Francesco Vecchi, Alberto Fiori, Pietro Babina Musiche: Alberto Fiori e Pietro Babina Direzione di compagnia: Fiorenza Menni Organizzazione Promozione: Giorgia Mis Project Manager su Berlino per Teatrino Clandestino: Monica Marotta Amministrazione: Elisa Marchese Direzione tecnica: Giovanni Brunetto Logistica: Silvia Guerrini Una produzione: Teatrino Clandestino, Sophiensaele - Berlin In Collaborazione con: Regione Emilia Romagna - Assessorato alla Cultura, Santarcangelo Festival of The Arts, centrale FIES Con il Sostegno di: Comune di Bologna - Assessorato alla Cultura, Provincia di Bologna - Assessorato ala Cultura, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali - Dipartimento per lo Spettacolo, Residenza artistica Teatro Comunale A.Testoni di Casalecchio Di Reno - Ert Emilia Romagna Teatro Fondazione Si ringrazia: Studio Arkì “Il mio Candide è un’opera bastarda fatta da un bastardo, è il mio autoritratto terribile e delicatamente ridicolo. Questo mio autoritratto è ispirato al personaggio bastardo di Candide perché quel gran genio di Voltaire ha saputo con esso dire verità terribili facendoci al contempo sorridere” Pietro Babina Favola filosofica, satira o racconto di avventura, il testo di Voltaire a cui Teatrino Clandestino si è ispirato per questa nuova creazione è frutto di un lavoro che ha impegnato la compagnia in due anni di studi preparatori e produzione Questo spettacolo senza parole e dalla struttura autoportante, concepito come un rock show per essere messo in scena in spazi urbani e non solo in spazi teatrali, racconta il viaggio esperienziale del personaggio voltairiano. La scelta del testo è stata voluta in ragione della sua sorprendente attualità e dalla feroce ironia che pone tuttavia in discussione una serie di temi ancor’oggi scottanti. Ma nel desiderio di Teatrino Clandestino di confrontarsi con Candide si cela una identificazione più diretta. Candide potrebbe anche rappresentare la metafora dell’artista, del suo concepire il mondo in astratto e il suo confronto con la realtà, confronto da cui, secondo “l’ottimismo dell’azione” a dispetto del pessimismo della ragione, si compie sempre l’atto creativo a cui l’artista non riesce mai a sottrarsi. 36 FIES Claudia Marini Candide FIES 37 Olimpio Mazzorana Plumes dans la tête Martedì 29 luglio - ore 20.00 e Mercoledì 30 Luglio - ore 24.00 - Forgia Durata 30 minuti Con: Silvia Costa Ideazione: Silvia Costa Musiche originali: Lorenzo Tomio Disegno luci: Luca Camillotto Tecnico macchinista: Simone Donadini Per le soluzioni tecniche si ringraziano Francesco, Paolo e Marco Catterin I semi di molte piante richiedono, prima di germinare, un periodo di quiescenza. Questa necessità fisiologica assicura che il seme aspetti fino al successivo periodo favorevole di crescita. Luce. Buio. Caldo. Freddo. Si può rimanere quiescenti ma vitali anche per centinaia di anni. E’ un’attesa vuota, in apparenza, chiusa tra le pareti sottili di un seme. Le condizioni di vita si sospendono, si congelano. Morte all’esterno, mentre qualcosa di invisibile all’interno, piano, lavora. Ecco l’operosità vegetale. Lo sforzo, la lotta, si concentrano non tanto nell’atto di generazione, ma nel processo che porta ad esso. É il periodo di preparazione e di attesa che carica di significato ogni nascita. Sia che si tratti di una nascita biologica, che di una nascita ideologica. Si vuole qui ora tralasciare per un attimo questa nascita e capire ciò che la precede. Per una volta non si sta andando verso una fine, ma si racconta cosa c’é prima di un inizio. 38 FIES La quiescenza del seme FIES 39 Marco Caselli Tregua _intorno ai corpi 40 FIES Compagnia Virgilio Sieni Mercoledì 30 Luglio - ore 21.00 - Sala Turbina 1 Durata 60 minuti Coreografia, regia, scene: Virgilio Sieni Musica: Stefano Scodanibbio Eseguita dal vivo dall’Autore al contrabbasso, tratta da Voyage That Never Ends Prima parte Voyage Continued - Voyage Resumed, seconda parte Voyage Started Con: Simona Bertozzi, Ramona Caia, Cristina Rizzo, Virgilio Sieni Luci: Vincenzo Alterini e Virgilio Sieni Tecnico di compagnia: Lorenzo Pazzagli Organizzazione: Carlo Cuppini, Daniela Giuliano Amministrazione: Simona Allegranti, Roberto Mansi Produzione 2007 Teatro Comunale di Ferrara Comune di Siena - Assessorato alla Cultura CANGO - Cantieri Goldonetta Firenze Compagnia Virgilio Sieni In collaborazione con: Fondazione Musica per Roma AMAT - Associazione Marchigiana Attività Teatrali La compagnia è sostenuta da: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Toscana Tutto nasce osservando la fotografia di Georges Mérillon del 29 gennaio1990 poi chiamata Veglia funebre in Kosovo. Sono donne intorno al corpo di Rosimi Elsnani. Ucciso durante una manifestazione per l’indipendenza. Un tempo oltrepassato dalla tragedia, reso estatico dall’abbagliante bellezza dell’inquadratura; quell’attimo crea il luogo della passione: il dolore si riversa nella luce bruna, la terra comune delle donne impregna la stanza. Che dire, ammutoliti, Tregua si definisce come un balletto contemporaneo su quelle donne, donne che attraversano anche l’iconografia dell’arte italiana dalla nodosità trasfigurante del Cosmè Tura ai panneggi sui corpi e dei corpi delle sculture sdraiate come La beata Ludovica Albertoni del Bernini. Tregua segna un momento indefinito tra l’offesa dei corpi - pietosi, deposti, umiliati, velati, rimossi, strisciati, straziati. Nel balletto tutto ritorna alla veglia, vengono continuamente richiamate quelle figure riverse. Scorrendo con atroce dolore queste immagini della storia contemporanea viene creata una coreografia illuminata da una dimensione corporea e figurativa che riflette il dolore e la forza, che li comprende restituendoceli attraverso il senso della bellezza. Emerge uno spazio notturno, una camera della passione, un sillabare dell’architettura che lascia appena intravedere l’atlante infinito dei gesti del pathos e del dolore dei corpi sempre legati di queste Baccanti dell’oggi che guardano alla vita e alla morte con il gusto oscillante della simmetria e del ribaltamento. FIES 41 Laura Arlotti Sulla Conoscenza Irra 42 FIES Gruppo Nanou Mercoledì 30 Luglio - ore 24.00 e Giovedì 31 - ore 23.00 - Sala Mezzelune Durata 50 minuti Produzione 2007/2008 Di e con: Marco Valerio Amico, Rhuena Bracci Suono: Roberto Rettura Cura degli spazi: Samantha Turci Realizzato nell’ambito di Moving_Movimento, un progetto di Fabbrica Europa / Sant’Arcangelo Festival of the Arts / Giardino Chiuso - Teatro dei Leggieri, San Gimignano, Officina Giovani-Ex Macellai, Comune di Prato Prodotto da: Nanou Associazione Culturale, Fondazione Pontedera Teatro - 4 Cantieri per Fabbrica Europa, L’Arboreto - Teatro Dimora di Mondaino, Velvet Factory, Giardini Pensili, centrale FIES Sulla Conoscenza Irrazionale dell’Oggetto è l’approdo di Tracce Verso il Nulla. Un percorso che ha impegnato la compagnia per più di un anno sui temi quali: l’erotismo - la bestia - l’erotismo della bestialità. Si presenta un puzzle misterioso fatto di allusioni e rimandi, universo inquietante e labirintico. Figuri ricurvi che esplorano uno spazio a loro familiare ma ostile, forse pericoloso. Figure bestiali, manifestazione di una visione, maschere grottesche. Brandelli di fatti. Questi individui sembrano vivere in una dimensione grottesca e perpetua, come fossero a conoscenza di un segreto la cui parola d’ordine risiede in semplici occhiate cariche di sapere o in cenni animaleschi quando imbattono lo sguardo in qualcosa di impercettibilmente palpabile. Il tempo è una sinfonia minimale di microaccadimenti che solo un rinnovato esserci (per l’azione) riesce a manifestare. azionale Dell’Oggetto FIES 43 Tourniquet 44 FIES Abattoir Fermé Giovedì 31 Luglio - ore 21.00 e Venerdì 1 Agosto - ore 22.30 - Sala Turbina 2 Durata 75 minuti Regia: Stef Lernous Interpreti: Ragna Aurich, Joost Vandecasteele et Chiel van Berkel Musiche: Kreng Produzione: Abattoir Fermé in collaborazione con kc nOna e Nieuwpoorttheater Terra morta sulla quale nulla cresce. Un fondamento di carne, un pavimento crepato con pareti infette come da malattia. La casa come un corpo con un buco spalancato, la porta come una ferita. Gli abitanti, che versano sangue e mantengono viva la casa, sono un mulinello. Tourniquet (2007) suggerisce i confini di una casa e dei suoi tre abitanti. Un viaggio attraverso rituali, trance, esorcismi, lo spettacolo l’inquietudine al teatro cinematografico e senza testo. Stef Lernous Stef Lernous Abbatoir Fermé è un collettivo teatrale che ricerca nuovi temi, nuove drammaturgie e nuove forme di teatro. In soli pochi anni hanno sviluppato un “idioma” visivo altamente personale, un metodo teatrale, spesso basato sulla fascinazione per l’emarginato, il sotterraneo e tutti gli elementi devianti. FIES 45 Stef Lernous / Linda Adami Giovedì 31 Luglio - ore 20.30 e 24.00 e Venerdì 1 Agosto ore 24.00 - Forgia Durata 30 minuti Dramaturg: Stef Lernous Cast: Linda Adami, Stef Lernous, Pepijn Caudron (Kreng) Coproduzione: Abattoir Fermé / Troubleyn/Jan Fabre Con il contributo di: Flemish Authorities Metti Linda Adami, una performer e coreografa svedese (vista recentemente come Farfalla nel “Requiem per una Metamorfosi” di Jan Fabre). E metti Stef Lernous, direttore artistico della compagnia fiamminga Abbatoir Fermé. Su proposta del laboratorio artistico Troubleyn/Jan Fabre di Anversa, a questi due artisti è stata data carta bianca per creare qualcosa insieme. Niente di particolare, nello specifico. Uno scontro diretto o un abbraccio sincero. Per vedere cosa potesse accadere. “Just Linda” è il risultato: una lenta ma breve performance, silenziosa e tragicomica. Un esperimento in laboratorio - letteralmente. 46 FIES Just L Stef Lernous Linda FIES 47 48 FIES in keen kin Demetrio Castellucci Dewey Dell Dewey Dell Venerdì 1 – ore 21.00 – e sabato 2 Agosto – ore 23.00 – Sala Turbina 1 Durata 40 minuti Con: Eugenio Resta, Teodora Castellucci, Agata Castellucci Ideazione, coreografia, costumi: Teodora Castellucci Musiche originali, luci: Demetrio Castellucci Scenografia, cura del progetto, assistenza alla produzione, luci: Eugenio Resta Assistenza tecnica: Tiziano Ruggia Rrealizzazione costumi: Carmen Castellucci, Daniela Fabbri, “Il Pattino” Realizzazione parti scenografiche: Rinaldo Rinaldi Organizzazione: Cinzia Maroni Produzione: Dewey Dell / fies factory one Coproduzione: centrale FIES, Festival de Marseille, UOVO performing arts festival, Provincia Autonoma di Trento In collaborazione con: AMAT / Civitanova Danza, Teatro Petrella di Longiano, OperaEstate Festival Veneto, Plastikart Progetto vincitore del Bando del Ministero per i Beni e le Attività Culturali “Patto Stato Regione” e del bando “Nuove Creatività” dell’Ente Teatrale Italiano. KIN KEEN KING sono uomini vestiti da un’aggiunta. La durata che si crea, nella sua oscillazione, rappresenta l’unica possibilità di entrata nell’ essere stesso che si presenta. KIN KEEN KING sono esseri “epifanici” che nascono nascosti. Il loro stesso corpo infatti non permette di vedere delle parti, eppure, al tempo stesso, proprio grazie a questa sottrazione formale, si genera come l’impressione di scorgere più figure insieme; un albero, per esempio, o una macchia d’inchiostro, o un orso, un istrice. Il movimento è l’unico modo per emergere, se non ci fosse la danza in quell’ambiente, KIN KEEN KING sarebbero solo oggetti d’ornamento. KIN KEEN KING vivono in quel luogo, che non è uno spazio. Ma un luogo, molto preciso. KIN KEEN KING sono tre persone, sganciate le une dalle altre, non sono personaggi di un racconto; qui l’unica protagonista che regna sovrana è l’oscillazione. Da un essere all’ altro, da un luogo ad un altro; oscillazione verso un “altro” inteso come un derivato scivoloso che mantiene in sé, come una goccia che corre in un vetro e si aggrega alla successiva, un alone di ciò che è stato prima. FIES 49 Antonio Ottomanelli The skinny distance/La primo movimento 50 FIES Pathosformel Pathosformel Venerdì 1 Agosto – ore 20.30 – e Sabato 2 Agosto – ore 20.30 – Sala di Comando Durata 40 minuti Con: Daniel Blanga Gubbay, Paola Villani e con: Danilo Morbidoni Produzione: Pathosformel / fies factory one Coproduzione: centrale FIES, Provincia Autonoma di Trento Con il sostegno di: Santarcangelo Festival 2008 / 38^ edizione, L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino Progetto vincitore del Bando del Ministero per i Beni e le Attività Culturali “Patto Stato Regione” e del bando “Nuove Creatività” dell’Ente Teatrale Italiano. Un primo quadrato appare in scena, scorrendo su un sistema di fili paralleli. Un luogo destinato ad accogliere le forme in continuo movimento, tessere irrequiete di un mosaico senza figurazione. Avanzano sulle righe a comporre un accordo o si sfiorano al passaggio come pezzi anonimi di un meccanismo quasi perfetto. Il corpo ha abdicato in favore di forme pure, ha ceduto la scena ad un esercito bidimensionale di testimoni della vita quotidiana: passanti che sospendono la fretta per indugiare su uno sguardo incrociato o animali che si cercano vicendevolmente, le forme sono catturate in un corpo a corpo senza presa. Come tableaux vivants di piccole geometrie, i quadrati vivi attraversano così lo spazio e si organizzano in continui tentativi destinati a sciogliersi nel movimento: una danza senza spessore, sospesa tra il disegno astratto e la crescente familiarità verso le più comuni abitudini di questo popolo in bilico tra l’umano e il geometrico. a più piccola distanza FIES 51 storia contemporanea dell’Africa Vol. III Romeo Castellucci/Socìetas Raffaello Sanzio Sabato 2 agosto - ore 21.00 - Sala Turbina 2 New site specific 52 FIES FIES 53 Socìetas Raffaello Sanzio / libro Presentazione “Itinera. Trajectoires de la forme Tragedia Endogonidia”, Arles, Actes Sud, 2008 E. Pitozzi, A. Sacchi Sabato 2 Agosto – ore 19.00 – Parco Itinera disegna una strategia d’approccio, una modalità per entrare dentro il sistema della “Tragedia Endogonidia” composta da Romeo Castellucci e dalla Socìetas Raffaello Sanzio il cui ciclo di lavori si è snodato nel triennio 2002-2004 coinvolgendo dieci città, in ognuna delle quali è stato rappresentato un Episodio. Come un piccolo teatro della memoria, Itinera affiora e si compone attraverso dettagli e vedute, luoghi e figure e colori, associazioni ed enigmi; una maniera per indagare e ripensare l’intero ciclo alla luce di altre e diverse sensibilità. Ciò che ne deriva è una geografia di sensazioni, spazi, visioni, forze e forme che hanno attraversato come una corrente il processo di composizione. Fissate nella pagina, impresse sul supporto memoriale della fotografia, le immagini di Luca Del Pia migrano dalla scena per essere consegnate a una sopravvivenza differita, ma che rischia per ciò stesso di essere ipostatica. È per questo motivo che i curatori Enrico Pitozzi e Annalisa Sacchi non hanno voluto comporre un’iconografia, bensì una sismografia della “Tragedia Endogonidia”, per far sorgere dalla pagina, per un attimo, la traccia reminiscente del movimento del suo corpo in fuga. Il volume contiene, inoltre, uno scritto di Romeo Castellucci e un diagramma – realizzato da Claudia Castellucci – che ripercorre, con rigore tassonomico, situazioni e atmosfere che hanno segnato l’intero ciclo di lavori. Il presente volume è stato pensato in occasione della presenza di Romeo Castellucci come “Artista Associato” della 62esima edizione del Festival D’Avignon. Il volume è stato realizzato grazie al sostegno e al contributo di: Socìetas Raffaello Sanzio, centrale FIES, Festival D’Avignon Luca Del Pia 54 FIES Cosimo Terlizzi Inventario Cosimo Terlizzi Mercoledì 30 e Giovedì 31 Luglio – ore 20.00 – Galleria Trasformatori Durata 25 minuti Di: Cosimo Terlizzi Performer: Damien Modolo, Manoel Morelli, Cosimo Terlizzi, Irena Radmanovic Suono: Luca Piga Teiera, Gabbiano, Fischietto, Gheppio, Microfono, Damien, Cucina, Gigli, Tavolo, Cellofan, Gallina, Cassa Acustica, Cane, Irena, Timer, Anatra, Poltrona, Barbagianni, Nastro Adesivo, Formelle, Tromba Da Stadio, Cosimo, Pattumiera, Accendigas Elettrico, Rete, Feltrino Antiscivolo, Vassoio, Luca, Esca. FIES 55 Cosimo Terlizzi: il doppio e il suo riflesso allo specchio del mondo a cura di Giacomo d’Alelio 2008 - Teresa diavolo in persona - 70x50 cm - Opera prodotta da Teresa Penazzi L’immagine è quella di un’anziana donna, rannicchiata su di un sofà a fiori, sulle ginocchia un coniglio bianco. Come bianchi/argento sono i suoi radi capelli. Sorride all’obiettivo dietro cui si nasconde Cosimo Terlizzi, giovane artista, fotografo, filmaker, artista di performance, classe 1973, originario di Bitonto, Puglia, ma adottato da tempo dall’emiliana Bologna. Il titolo della foto è “Bettina la centenaria” (2008). Lei ci guarda da oltre i confini di quell’immagine, come fa il coniglio, che richiama il Bianconiglio, 56 FIES eternamente di fretta, condizionato dal tempo che passava, dell’Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll. A guardarlo bene, negli occhi della fragile creatura si nasconde un mondo. Dietro quella parvenza di quotidianità ordinaria, familiare, rassicurante, vengono annunciate le realtà sotterranee che contraddistinguono l’opera di David Lynch, foriere di alterità al quotidiano normalizzato che ci appartiene, attenti a corazzarci per nascondere ciò che non va, o si teme che venga a galla, soprattutto venendo ammesso prima di tutto da noi stessi. È l’immagine simbolo di Drodesera di quest’anno, “Noi siamo una famiglia” l’imprimatur ideologico del festival. Inventario il titolo della sua performance presente alla Centrale di Fies, che sarà – come ci ha detto in una lunga intervista fatta tra le onde sonore del telefono – “la rappresentazione di quello che può essere lo scatto finale della fotografia, l’attimo prima dello scatto. Non mi ritengo un regista teatrale, posso dirmi un artista. La dimensione della performance è il limbo del teatro, come il documentario lo è per il cinema”. Il doppio e il suo riflesso stentoreo, o ultraterreno, appartengono al mondo di Cosimo Terlizzi, che così ce ne parla. Chi è Bettina? Bettina è una donna che abita da sola nella provincia di Bologna, sui suoi colli. Passa il suo tempo leggendo ogni settimana la rivista Oggi. Era un’allevatrice di conigli, che utilizzava sia per le carni che per le pellicce. Per questo nel piccolo paesino dove abita è conosciuta come la pellicciaia. L’unico che le faccia compagnia è il suo coniglio, bianco, fragile come i suoi capelli bianchi. Quel coniglio è lei. E se si guardano bene gli occhi dell’animale, lì si troverà la chiave che aprirà il loro mondo, il nostro mondo. L’ho conosciuta per caso, come per caso mi capita molto spesso di incontrare i protagonisti delle mie foto e performance, con cui nel nostro incontro scatta quel qualcosa, quell’alchimia che mi porta a collaborare con loro. Bettina ha 103 anni, e questo numero si trova già nei miei lavori precedenti. C’è infatti una sorta di filone interno nei miei lavori, seguendo queste indicazioni stradali. Il 103 era infatti anche il numero della camera d’albergo dove si trovava Giacomo Fava quando con il fratello gemello abbiamo fatto una performance a Torino. Si era creata quella volta una situazione particolare. Come spesso capita tra fratelli gemelli, è molto sottile il confine tra l’odio e l’amore. C’è una competizione su chi sia più perfetto dell’altro, chi sia più forte dei due. Si feriscono a vicenda, colpendo la stessa carne, lo stesso corpo. Si può creare una grande tensione determinata dalla morbosità di questa forte unione. In quell’occasione, un forte litigio tra Giacomo e Andrea, con Andrea che è andato via all’improvviso lasciando Giacomo solo nella sua stanza. L’ho visto così, fragile, che gli ho dovuto fare una foto. Il suo titolo è “Giacomo, camera 103”. FIES 57 è impressa nel mio sguardo, nel mio modo di fissare la realtà una impostazione iconografica che prende origine da lì. D’altronde la nostra società si differenzia dalla religione e cultura islamica per un forte utilizzo dei segni. Siamo abituati a vedere per immagini, perché ce lo portiamo dentro nel nostro DNA. Siamo abituati a pensare così. E fa parte della mia spinta iniziale. Il rito è importante, tutto quello che facevo è un rito. Per esorcizzare la realtà. Le tue opere sono infatti disseminate di segni, più o meno percepibile, a seconda dell’attenzione dello sguardo di chi guarda. 2008 - Giacomo, camera 103 - 100x70 cm Il doppio, e lo sdoppiamento, nella sua travisazione, della realtà, che diventa iper, sono delle caratteristiche peculiari delle tue opere. Sono molto legato alla dimensione del doppio. Del resto sono del segno dei gemelli, e vivo con Damiano. Damiano e Cosimo erano i nomi degli Anargiri, quei medici che nell’antichità curavano le persone senza essere pagate, e per questo erano considerati dei Santi Medici. Ancora un caso, o un segno, perché di caso non si può parlare fino in fondo. E ho deciso di cogliere questa dualità, che mi piace, mi piace seguire quello che sto vivendo. Fa parte di un destino, che può diventare interessante legato a una ricerca. Infatti se io sto con questa persona, che incontro, nasce qualcosa di necessariamente e imprescindibilmente diverso nelle sue possibilità. Percepisco ogni cosa come un segno. Credo che tutto quello che è immaginabile sia possibile. E in questo il mio lavoro ha gli strumenti per parlarne di più. Mi sento un po’ come un maestro d’orchestra. E la presunzione dell’artista è proprio avere la presunzione della possibilità di creare. Sono presuntuoso, ma anche umile, perché, come puoi sentire, quando lo dico me ne vergogno (n.d.i.: infatti mentre lo dice ride, di se stesso, ma anche con chi lo ascolta, creando complicità). Hai qualcosa di importante da dire. Devi seguirla, fare un percorso all’interno di essa. Mi fido di questi segni che mi portano da un’altra parte, che non saprò mai qual è. Cogliamo cose parziali, che La dimensione del Sacro è un altro degli elementi che hanno caratterizzato, e forse contraddistinguono ancora la tua produzione più recente. Vengo dalla cattolica Puglia. Non sono cattolico, ma sono cresciuto con i miei genitori che lo sono, e che mi portavano alle processioni. E si 58 FIES 2007 - Damien in ascensione - 100x70 cm fanno parte di un universo ancora da conoscere fino in fondo. E io immagino pensando a un altro mondo. Ancora conferma il nostro essere immagini allo specchio deformato e controllato della nostra realtà parziale la tua opera “Teresa diavolo in persona” (2008). Teresa è un’anziana donna di Milano, una donna ricca, potente, a livello economico, e colta. Ha un grandissimo archivio di foto, di grande qualità, per sistemare le quali mi ha chiamato. Un giorno le ho chiesto se potevo farle un ritratto fotografico. E l’ho fissata così, allo specchio, l’immagine riflessa che se guardi bene capisci che non è naturale, c’è una contorsione di lato. Mi interessava avere un secondo livello, creato da dei giochi visivi. L’ho intitolata come la chiamava – così mi ha lei raccontato - da piccola un tedesco che frequentava la sua casa. Era una bambina dispettosa, terribile. Al collo ha 3 visoni, animali morti. L’ho ritratta come gli artisti del seicento/settecento facevano coi loro mecenati, come faceva il Bronzino. Nella contorsione, nel poter controllare la sua immagine riflessa anche in parti di sé altresì non controllabili, sta tutto il potere della vanità che diventa vanteria, il potere di volere. E gli animali morti, che caratterizzano con la loro presenza altre mie opere, indicano la morte che ci circonda, e il potere dell’uomo che schiaccia l’animale, la Natura del suo Mondo nella sua verità. È una sensazione di morte che infatti pervade dalle tue opere. Il nostro sacro nasce dalla morte. La nostra iconografia vive di questa sensazione. Nasciamo del resto da un atto di sangue, nel dolore della nascita. Per fortuna è stata introdotta la figura di Cristo, che ha salvato la Bibbia, che in sé non è granché come opera letteraria. L’oro stesso che si utilizza nella nostra iconografia sacra richiama, nel suo elevarsi all’alto, ambizione di morte. Ma la Morte deve essere vista, vissuta come la Murgia, quella parte arida, piena di pietra e sterpaglie, che appartiene alla mia terra. È vissuta da tutti in modo negativa, preferendo non parlarne, non capendo che da quelle erbacce può e deve rinascere la vita. Per questo ho dedicato un trittico alla Murgia. Per questo desidero sfatare il senso lugubre della morte, e farne riscoprire l’importanza, la sua necessità. Ci fanno crescere fin da piccoli avendone paura, ma così si crea solo altra paura e frustrazione. Abituarsi all’idea della morte è anche una salvezza. 2008 - Il leone custode del pozzo - 35x50 cm FIES 59 Lounge Gli spazi della Centrale si arricchiscono di nuovi elementi: il Parco è in continua mutazione pronto a sorprendere di anno in anno il nostro pubblico e i nuovi ospiti. Quest’anno lo abbiamo riempito di colori. Nuove soluzioni per i momenti Food e Relax, ma anche inaspettati luoghi di interazione e riflessione ludica. Un nuovo Spazio di Relaxione con le BRAINSTORMING, dai colori squillanti dei party casalinghi anni 50. La Lounge Zone ospita sei tra le migliori osterie trentine e tre cuochi free lance, per gustare ancora di più le sere d’estate. Per chi fosse alla ricerca di sapori Fluo, stimolato dai colori della notte, troverà soddisfazione al punto Cocktail Analcolici. Poi, per chi ama esplorare, luci e immagini dalle tinte più forti, nel Twin Cinema, spazio riservato al limitare del bosco. minove per Fies e OUR NIGHTS ARE MORE BEAUTIFUL THAN YOUR DAYS Zone Tutte le sere Crepe’s Mama - tel. 347-5934251 25 e 26 luglio La biocucina di Claretta Moscon 27 luglio Osteria Fior di Roccia - Lon di Vezzano (TN) - tel. 0461-864029 28 luglio Ristorante Castel Toblino - Sarche (TN) - tel. 0461-864036 29 luglio Al Forte Alto, Nago (TN) - tel. 0464-505566, vini della Cantina Grigoletti 30 luglio Piccolo Principe Suite Hotel - Lagolo di Calavino (TN) - tel. 0461-564250 31 luglio Osteria dal Lorenzin - S.Massenza - Vezzano (TN) - tel. 0461-340029 1 agosto Hosteria Toblino – Sarche (TN) - tel. 0461- 564168 2 agosto Cucina senegalese di Alioune Samba our nights are more beautIful than your days Ricciardone Dellapiana Concerto in una bolla Venerdì 25 Luglio – ore 23.00 - Parco “II funambolo agisce come un necromante che, in piena coscienza, evoca gli spettri che lo minacciano”. Warburg Sergio Ricciardone (membro dei progetti artistici Drama Society, Xplosiva) e Paolo Dellapiana (fisarmonica e sezione elettronica dei Larsen, noto anche come MannYPol), proporranno in anteprima per il festival Drodesera un concerto di musiche elettroniche iperrealiste (due laptop) con influenze elettroacustiche e classiche (fisarmonica) fino ad arrivare a territori pop astratti. Composizioni e improvvisazioni semiestatiche e funamboliche, sospese tra sogno e irrequietezza, come in stato di Dormi-Veglia, nate originariamente nei suggestivi spazi postindustriali dei Docks Dora di Torino, tra l’estate del 2007 e l’estate 2008. www.larsen.to.it www.myspace.com/dramasociety 62 FIES our nights are more beautIful than your days Attention One Sabato 26 Luglio - Parco Ambigua rappresentante delle forme meno compromesse di quello che viene definito “electroclash” più estremo, che altro non è che il possente e gioioso spirito punk applicato all’elettronica del tempo presente. Suona e realizza i suoi set tra installazioni artistiche d’avanguardia, centri sociali e club alla page della riviera. Attention One è una selezione musicale che ripercorre tutto la sua evoluzione musicale da dj: dagli anni ottanta, novanta, alle forme più recenti di musica elettronica. www.myspace.com/trinitydjsimo Trinity FIES 63 Barokthegreat our nights are more beautIful than your days Domenica 27 luglio Parco Il Grande Barok si lancia alla conquista della notte. Alla consolle due skater amanti del rock’n’roll manipolano suoni solidi e beat d’ogni epoca. Senza limiti di genere il flusso incandescente diretto da Leila Gharib, frontwoman dei Bikini the Cat e El Kodo, chitarrista dei Nexus, è ideato solo per la gioia del ballo. www.barokthegreat.com 64 FIES Mirto Baliani our nights are more beautIful than your days Lunedì 28 luglio - Parco Mirto Baliani nasce a Roma nel 1977. A 9 anni comincia lo studio del pianoforte da privatista che proseguirà a Parma fino ai 16 anni con il compositore Alessandro Nidi, nel frattempo comincia lo studio della batteria e alcune percussioni africane. Dal ‘96 comincia a occuparsi di musiche per il teatro, negli anni seguenti fino ad oggi crea e compone in diversi campi non smettendo di sperimentare nuove e possibili commistioni tra musiche e arti visive, danza, performance, installazioni sonore, video art. Dal 2001 comincia la collaborazione con il gruppo Fanny & Alexander per cui crea musiche e ambienti sonori per gli spettacoli Ardis I (2003), Ardis II (2004), Promenada (2006), Heliogabalus (2006), Strepito (2007), Kansas (2008), Emerald City (2008). FIES 65 our nights are more beautIful than your days Elfo dj Martedì 29 luglio - Parco Dj trentino con un back ground estremamente rock, dopo il suo primo viaggio a Londra nel ‘96 si avvicina alla musica elettronica virando quasi subito su sonorità berlinesi riconducibili ai padri fondatori Kraftwerk fino ad esempio alla più moderna casa discografica tedesca bpitchcontrol maestosamente guidata dalla dj producer Ellen Allien. Distante fisicamente, ma vicinissimo ai gusti dei clubs, Elfo, sempre al passo coi tempi e attento alle ultimissime produzioni mondiali, seleziona musica mixando sonorità elektro a pezzi morbidi, micro, minimal, house classici di Chicago o magari anche jazz provenienti dalla patria dei motori e dell’ormai datata, ma pur sempre di riferimento, techno di Detroit, creando uno stile personale di ambientazione non per forza legati al dance floor. Nella regione ha iniziato le sue esibizioni all’ormai solo ricordata Città Futura, all’Angi pub e bar Paradiso di quegli anni, presenziato ad eventi promossi dalla Galleria Civica come il Prince Alberts Pub o la premiazione delle pagine bianche 2006, festa di fine festival della lettura Riva del Garda, l’aperitivo elettronico al Vintage winebar, serate al Soultrain, il venerdì del Caribe club, la domenica del Simposio, le partecipazioni alla lounge factory del Drodesera Festival, palco consolle Mesiano 2007, Linking c/o Caffè Le Arti MART Rovereto. I locali trentini lo hanno visto proporre i propri set da ormai alcuni tempi percependo una notevole adattabilità all’ambiente e maturità tecnica stilistica durante gli anni, arrivando a farsi apprezzare anche da un pubblico distante da determinate sonorità. Fuori regione ha potuto esibirsi all’Interzona di Verona, Arancia Meccanica e i free party dell’Emo di Padova, Dylan di Brescia, Castel Firmiano Bolzano... attualmente impegnato col progetto Minimalhouseclub. www.myspace.com/elfodj 66 FIES In a manner of speaking (NNW) Mercoledì 30 luglio - Parco Un’applicazione di Pietro Babina - Teatrino Clandestino our nights are more beautIful than your days Pietro Babina FIES 67 our nights are more beautIful than your days Homework Trifo vs Pocosapiens live Maccheroni Elettronici Giovedì 31 luglio - Parco Apes on Tapes live Venerdì 1 agosto - Parco “Homework FIESta” Micamat+Visionaire & Hilbert K A/V live Max_P dj set Minidischi dj set Sabato 2 agosto - Parco Homework lab installazione visiva Da giovedì 31 luglio a sabato 2 agosto Homework nasce a Bologna nel 2003. Un gruppo di giovani artisti decide di unire le proprie forze e passioni per realizzare un progetto dedicato alla creazione e produzione di arti digitali audio-visive, basato sul concetto do it yourself, ovvero sulle possibilità di autoproduzione indipendente. Dalla sua nascita ad oggi, Homework ha proposto e sviluppato una serie considerevole di progetti e iniziative (Homework Festival, Homework Records Netlabel, Homework Lab, ecc), non solo volte all’intrattenimento, ma allo stesso tempo mirate a realizzare un percorso di sensibilizzazione e confronto sulla cultura digitale. A Drodesera invaderanno il parco che ospita le loro performance con suggestioni ed emozioni al confine fra naturale e digitale. www.homeworkrecords.net www.homeworkfestival.net Associazione Culturale per le Arti Elettroniche 68 FIES Alessio Cavallucci Black Fanfare our nights are more beautIful than your days Cabla dg. Casta Venerdì 1 agosto - Parco Demetrio Castellucci è nato nel 1989 a Cesena. Dal 2004 ha iniziato a creare e a curare il tessuto sonoro dei Balli della Stoa di Cesena, scuola di movimento e pensiero di cui fa anche parte, progetto che lo ha portato ad elaborare un vero e proprio dialogo con il gesto coreografico, in cui suono e movimento sono adagiati l’un l’altro sullo stesso terreno. Ha fatto parte del gruppo Icon Icon, progetto di elettronica melodica e vocale con Michele Bruzzi. Ha composto le musiche degli spettacoli “A’ elle vide” (presentato in diversi festival italiani e vincitore del premio speciale GD’A 06/07) e “Kin Keen King” di Teodora Castellucci_Dewey Dell. Alla fine del 2007 comincia la sua collaborazione a “Muta/rat-tat-tat”, performance di Davide Savorani. Nel 2008 ha creato la colonna sonora del cortometraggio animato “Imago” di Beatrice Pucci. Continuando un percorso solista con lo pseudonimo Black Fanfare, già dai primi concerti (con Eugenio “Warrior” Resta “Drena Blanda” alla chitarra/tastiere/violoncello) si è avvicinato a una materia melodica di sfondi caldi e voci, che trovano il loro slancio nel ritmo e nella vibrazione. www.myspace.com/blackfanfare FIES 69 Because art is made of the same material as the social exchanges... un progetto site specific di Elisa Fontana in collaborazione con Carla Esperanza Tommasini e ospiti a sorpresa collaborazioni 2008: Crushsite, Homework, Hybrids Wamp, minove Dal 25 Luglio al 2 Agosto – Parco – ore 18 Brainstorming è un progetto che si interroga sul linguaggio della fruizione. Uno spazio dotato di installazioni audio, congegni meccanici e ambienti fantasiosi, creato per offrire un interstizio sociale e relazionale, morbidamente intellettuale, all’interno di un festival di teatro. Brainstorming vuole sovvertire ironicamente, spingere gli individui a interagire al di fuori di leggi e regole prestabilite, proponendo nuove e possibili istruzioni per l’uso al fine di scambiare opinioni, pareri, esperienze sulle tematiche legate all’ arte dal vivo. Brainstorming non intende dare giudizi di valore, non è sua intenzione fare sondaggi, non prende decisioni in merito alla qualità dei lavori. Si offre al pubblico come bacino raccoglitore, stimolatore di discussioni, catalogatore, editore di materiali per la libera consultazione e luogo di decompressione postshow. Uno spazio adrenalinicamente e schizofrenicamente sospeso fra creazione e fruizione, fortemente dipendente dalla partecipazione del pubblico e dotato di un certo grado di casualità. Un esperimento in evoluzione, una sorta di spaccatura che apre il varco a infinite discussioni. brainstormingartproject.blogspot.com 70 FIES VENERDÌ 25 LUGLIO - Ore 17.00 – Sala Turbina 1 Teatro Valdoca presentazione del libro e film “Paesaggio con fratello rotto”, Luca Sossella Editore, 2008 Intervengono Piergiorgio Giacché, Cesare Ronconi, Mariangela Gualtieri Saranno presenti alcuni interpreti della Trilogia (Marianna Andrigo, Leonardo Delogu, Simona Diacci, Dario Giovannini, Gaetano Liberti, Muna Mussie, Vincenzo Schino) DOMENICA 27 LUGLIO - Ore 17.00 Parco Fanny & Alexander Incontro “Museo Kansas” Intervengono Antonella Sbrilli, Chiara Lagani, Luigi De Angelis VENERDÌ 1 AGOSTO - Ore 17.00 – Parco Teatrino Clandestino presentazione libro “Teatrino Clandestino: Progetto Milgram” a cura di Adriano Zamperini, Liguori, Napoli, 2008 Intervengono Pietro Babina, Fiorenza Menni, Adriano Zamperini, Chiara Lagani, Jonny Costantino, Simona Lembi Assessora alla Cultura e alla Pari Opportunità della Provincia di Bologna SABATO 2 AGOSTO - Ore 19.00 – Parco Socìetas Raffaello Sanzio presentazione libro “Itinera. Trajectoires de la forme Tragedia Endogonidia”, a cura di Annalisa Sacchi, Enrico Pitozzi, Arles, Actes Sud, 2008 Intervengono Claudia Castellucci, Romeo Castellucci, Enrico Pitozzi, Annalisa Sacchi. Durante gli incontri sarà possibile degustare importanti vini di cantine locali, offerti dalle aziende produttrici: Azienda Agricola Cesconi, Azienda Agricola Casimiro Poli, Azienda Agricola Francesco Poli, Azienda Agricola Giovanni Poli. FIES 71 Teatro Valdoca / film / libro Paesaggio con fratello rotto Trilogia: Fango che diventa luce - Canto di ferro - A chi esita Venerdì 25 Luglio - Ore 17.00 Sala Turbina 1 Durata 135 minuti Regia e luci: Cesare Ronconi Testo: Mariangela Gualtieri Traduzione francese: Jean-Paul Manganaro Traduzione inglese: David Verzoni Con: Marianna Andrigo, Vanessa Bissiri, Silvia Calderoni, Leonardo Delogu, Elisabetta Ferrari, Dario Giovannini, Gaetano Liberti, Muna Mussie, Vincenzo Schino, Florent Vaudatin Ricerca musicale e musiche dal vivo: Dario Giovannini Campionamenti Aidoru: Paolo Aralla Ricerca e struttura del suono: Luca Fusconi Scene: Stefano Cortesi Riproduzioni pittoriche e fondali: Luciana Ronconi Costumi, parrucche, teste degli animali: Patrizia Izzo Aiuto regia per Canto di ferro: Vincenzo Schino Assistenti alla regia per Canto di ferro: Chiara Pirri Macchinisti: Stefano Cortesi, Federico Lepri Aiuto tecnico luci: Gabriele Clementi Sculture in legno: Florent Vaudatin Ceramiche: Officina Vasi Cesena Fotografo di scena: Paolo Rolando Guerzoni Consulenza amministrativa: CRONOPIOS Organizzazione: Morena Cecchetti, Emanuela Dallagiovanna, Roberta Magnani Trilogia in dvd Regia video: Cesare Ronconi Scrittura video e montaggio: Simona Diacci Suono dal vivo e montaggio audio: Luca Fusconi Operatori video: Valerio Barbati, Simona Diacci Lino Greco backstage: Grazia Morace Ciak: Anna Pirri Post-produzione: P-BART.COM Segretaria di produzione: Mariaconcetta Mercuri Produzione Teatrale Fango che diventa luce Teatro Valdoca in collaborazione con: Teatro Bonci di Cesena e drodesera > centrale FIES Prima assoluta: drodesera > centrale FIES, 27 luglio 2004 Canto di ferro Teatro Valdoca in collaborazione con: Teatro Bonci di Cesena e drodesera > centrale FIES Prima assoluta: drodesera > centrale FIES, 22 luglio 2005 A chi esita Teatro Valdoca in collaborazione con: Teatro Bonci di Cesena e drodesera > centrale FIES Prima assoluta: Modena, Vie Scena Contemporanea Festival, 28 ottobre 2005 L’intera TRILOGIA ha debuttato in prima assoluta a Modena, Vie Scena Contemporanea Festival, 28 ottobre 2005 72 FIES Produzione Video Teatro Valdoca in collaborazione con: ESTERNI-Festival Internazionale della Creazione Contemporanea Comune di Terni - Mediateca Comunale contributo all’intera TRILOGIA di: Ministero per i Beni e le attività culturali, Regione Emilia Romagna, Provincia Forlì-Cesena Paesaggio con fratello rotto è nato nella ospitale e a noi molto cara Centrale di Fies. Grazie di cuore a Simona Diacci e anche a Antonio Audino, Maurizio Bertoni, Roberto Biatel, Barbara Boninsegna, Alberto Bordignon, Emanuela Dallagiovanna, Milo De Angelis, Marco De Marinis, Rodolfo Di Giammarco, Piergiorgio Giacchè, Maria Grazia Gregori, Rolando Paolo Guerzoni, Franco Loi, Jean-Paul Manganaro, Gianni Manzella, Massimo Marino, Luigi Martinucci, Emilio Mazzoli, Sabrina Mezzaqui, Antonio Moresco, Tommaso Ottonieri, Alfredo Pirri, Oliviero Ponte di Pino, Paolo Ruffini, Dino Sommadossi, Elena Stancanelli, Ferdinando Taviani, Emanuele Trevi, Valentina Valentini e David Verzoni. Paolo Rolando Guerzoni Paesaggio con fratello rotto ci è caro come pochi altri nostri spettacoli. E’ nato dopo due anni di scuola europea, è sostenuto da dieci giovani interpreti che in gran parte sono cresciuti con noi, fonde potenziandoli i due cosmi di cui Cesare Ronconi ed io siamo gli strani e irriducibili testimoni, condensa e chiude una fase del nostro lavoro e della nostra vita. E lo fa in un modo che ci vede entusiasti. Entusiasta, grato e commosso è stato anche il pubblico che ha riempito i pochi teatri italiani in cui è stato rappresentato. La pavidità, la decrepitezza e l’indifferenza del circuito teatrale attuale, hanno decretato una morte precoce per questa trilogia che non girerà più, anche se, oltre al pubblico, c’è stato pieno sostegno anche da parte della critica. E’ doloroso sospendere quest’opera che ha in sé una forza dinamitarda, una ebbrezza ed una libertà rare, che è stata così salutare per gli spettatori, e, lo crediamo, per il segreto tenersi vivo del teatro e dell’arte. Da tutto questo è nata in noi la volontà e l’energia di diffondere questo Paesaggio in altra forma, pur nella salvaguardia della forza delle sue immagini e del suo grido. Abbiamo così realizzato un film in dvd, il più vicino possibile alla versione teatrale ed un libro che lo accompagna in cui sono raccolti i testi in tre lingue e alcuni brevi pensieri di testimoni che abbiamo sentito vicini. M.G FIES 73 Teatrino Clandestino / mediometraggio Mesmer Vacuum Venerdì 1 agosto - Ore 18.00 - Galleria Trasformatori Durata 52 minuti Sceneggiatura e regia: Pietro Babina Produzione: Fiorenza Menni Cast: Fiorenza Menni (Brigit), Pietro Babina (Blù), Silvia Calderoni (Lilion), Massimiliano Martines (Pavel), Andrea Mochi Sismondi (Felix), Laura Pizzirani (Ragazza Felix), Francesco Michele Laterza (Sperimentatore corpo), Andrea Alessandro La Bozzetta (Sperimentatore voce), Dino Sommadossi (Insegnante esperimento corpo), Paolo Carbone (Insegnante esperimento voce), Matteo Antonucci (Allievo esperimento corpo), Andrea Mochi Sismondi (Allievo esperimento voce), Pietro Pilla (Adriano Zamperini voce) Per la prima volta sullo schermo: Marco Mochi Sismondi Fotografia: Pietro Babina e Marco Grassivaro Operatore: Marco Grassivaro Montaggio: Mattia Petullà Costumi: Fiorenza Menni Musiche originali e suoni: Pietro Babina Fotografa sul set: Claudia Marini Promozione: Giorgia Mis Amministrazione: Elisa Marchese Responsabile di produzione per centrale FIES: Cinzia Maroni Segretaria di edizione: Sandra Emma Responsabile tecnico: Luca Kappa Karpati Aiuto Regia: Francesco Michele Laterza Assistente operatore: Gemis Luciani Assistenti alla produzione: Matteo Antonucci, Andrea Monsorno Squadra tecnica: Siani Bruchi, Norman Metz, Lucia Vittoria Sabba Responsabile tecnico in sede: Giovanni Brunetto Catering: Alvise Predieri Assistente al catering: Nadia Candela Gli abiti della spedizione sono stati gentilmente offerti da: Moncler Sonorizzazione: Studio Arkì Musiche: Preludio di “Das Rheingold”, tratto dalla tetralogia “Der Ring des Nibelungen” di Richard Wagner Si ringraziano: Barbara Boninsegna, Pierpaolo Busi, Enel, Fabrizio Ferrini, Fabrizio Grifasi per Romaeuropa Festival, Dino Sommadossi, Adriano Zamperini In coproduzione con: centrale FIES e con il contributo di: Provincia di Bologna – Assessorato alla Cultura Teatrino Clandestino è sostenuto da: Ministero per i beni e le attività culturali – Direzione generale per lo spettacolo dal vivo, regione Emilia Romagna – Assessorato alla Cultura, Provincia di Bologna - Assessorato alla Cultura, Comune di Bologna – Assessorato alla Cultura, Teatro Comunale “Alfredo Testoni” di Casalecchio di Reno, Emilia Romagna Teatro Fondazione Mesmer Vacuum è un mediometraggio prodotto da Teatrino Clandestino, Provincia di Bologna Assessorato alla Cultura e centrale FIES. 74 FIES Cos’è più interessante, raccontare la trama o le intenzioni, i perché di un film? Vediamo se in queste poche righe si riescono a fare ambedue le cose anche perché queste due curiosità non sono disgiunte tra loro. La trama: un gruppo di archeologi specializzati nel ritrovamento di giacimenti emotivi suppone di averne individuato uno e parte in spedizione per verificare se i loro dati corrispondono a realtà. Si tratta del giacimento Milgram dal nome dello psicologo sociale americano che fece i famosi esperimenti sull’ obbedienza all’ autorità. Trovato l’ingresso alla grotta che nasconderebbe questo giacimento, Brigit, l’ archeologa sensitiva del gruppo, si cala nella grotta dove troverà ciò che cercava, ma in quelle profondità si perderà per sempre. Gli esperimenti di Milgram hanno guidato il nostro percorso per ben tre anni e questo medio metraggio conclude questa lunga avventura. Il legame tra l’avventura narrata e quella vissuta è molto forte, ovviamente quella narrata del film traspone tutto su un piano fantastico rendendo tutto più irreale, avventuroso e meno intellettuale; in fondo è questo il senso di fare questo film per noi, raccontare qualcosa che abbiamo vissuto sui libri nei nostri pensieri, con i nostri sentimenti e poi con il nostro teatro. A modo suo questo film racconta una storia vera, la nostra, con le sue difficoltà, le sue passioni, i suoi idealismi e le persone che ne fanno parte. Abbiamo sentito la necessità che tutto questo trovasse un suo magazzino del tempo, che non andasse tutto perduto e come narrato nel film abbiamo cercato di creare un giacimento Milgram, chissà se un giorno finirà nelle viscere della terra. Claudia Marini FIES 75 10 •18 OTTOBRE 2008 <^ST]P2Pa_XEXV]^[P 0;08=?;0C4;501A8I8>20BB>; <0A80==4?>DBB4DA4=A82>106=>;8 ?4C4A1A>>: C40CA>4=4;1;0=2> 2;0D38>C>;20278AC8<1A4# 0H38=C4:4A 5A0C4;;85>A<0= C8<4C274;;B5>A2434=C4AC08=<4=C 50==H0;4G0=34A A><4>20BC4;;D228B>2Ð4C0BA05504;;>B0=I8> <0A2><0AC8=4;;8C40CA>34;;40;14 ?0C7>B5>A<4; 68>A68>10A14A8>2>AB4CC8 5A0=24B20?A>80 1AD=>14;CA¯>6AD?>34AD034=8C4AÓ8 <>CDB C40CA8=>68D;;0A4 011>=30=I014AC>=8 <0C7DA8=1>;I4 JfffeXTUTbcXeP[\^ST]PR^\L R^]X[b^bcTV]^SX) 2^\d]TSX<^ST]P2^\d]TSX2Pa_X2^\d]TSXEXV]^[P?a^eX]RXPSX<^ST]P ATVX^]T4\X[XPA^\PV]P5^]SPiX^]TSXEXV]^[PCT\PBTaeXRT<^ST]P Con il sostegno di FRANTOIO IVO BERTAMINI Via G. Mazzini 12 38062 Vignole di Arco (TN) Tel. e fax 0039 0464 517229 www.frantoiobertamini.it BISCOTTI MOLCHINI da una ricetta di Bruno Lunelli ENOTECA SEGANTINI Via Segantini 91 38062 Arco (TN) Tel. e fax 0039 0464 517854 [email protected] AZIENDA AGRICOLA PRAVIS Via Lagolo Lasino (TN) Tel. 0039 0461 564305 Fax 0039 0464 564565 www.pravis.it HOTEL MIRAMONTI Via Cesare Battisti 13 38074 Dro (TN) Tel. 0039 0464 504335 Fax 0039 0464 544556 www.miramontihotel.info 78 FIES SPAGHETTI GARDEN Loc. Isoletta 12 38074 Pietramurata (TN) Tel. 0039 0464 507350 Agriturismo - Agricampeggio MASO LIZZONE Via Lizzone 38074 Ceniga (TN) Tel. 0039 0464 504793 www.masolizzone.com CANTINA DI TOBLINO 38070 Sarche (TN) Tel. 0039 0461 564168 www.toblino.it PERCORSI ENERGETICI Passeggiate guidate nella natura di Dro Tel. 0039 0464 504700 FIES 79 80 FIES Fies DRODESERA Noi siamo una famiglia C/o Centro Culturale di Dro Via C. Battisti, 14 - 38074 Dro (TN) Tel. 0464/504700 - Fax 0464/504733 www.drodesera.it Informazioni: [email protected] Prenotazioni: [email protected] Ingresso spettacoli 10 € L’ingresso agli incontri, alle proiezioni e a tutti i dj set è gratuito Ricciardone Dellapiana “Concerto in una bolla”: Ingresso gratuito Teatro Valdoca “A memoria dunque, a memoria ci siamo tutti”, Francesca Grilli “La terza conversazione”, Cosimo Terlizzi “Inventario”: Ingresso gratuito – prenotazione obbligatoria Prenotazione obbligatoria per Fanny & Alexander “East”, Santa Sangre “Concerto per voce e musiche sintetiche” primo studio, Francesca Grilli “La seconda conversazione”, Manah Depauw & Bernard Van Eeghem “How Do You Like My Landscape”, Plumes dans la tête “La quiescenza del seme”, Teatrino Clandestino “Candide”, Sonia Brunelli “A NNN A”, Gruppo Nanou “Sulla Conoscenza Irrazionale dell’Oggetto”, Linda Adami / Stef Lernous “Just Linda”, Pathosformel “The skinny distance / La più piccola distanza” primo movimento. Presso gli uffici del festival e alle biglietterie all’ingresso della Centrale è in vendita la Gavial Card a 20 €, che dà diritto alla riduzione del 50% sul costo del biglietto È consigliata la prenotazione a tutti gli spettacoli: Tel. 0464 504700 - [email protected] L’ufficio prenotazioni è aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 18.00. Il servizio prenotazioni è gratuito. I biglietti prenotati devono essere ritirati entro 30 minuti dall’inizio dello spettacolo presso le biglietterie della Centrale. Dopo questo orario i biglietti non ritirati saranno messi in vendita. Per centrale Fies bus gratuito obbligatorio Non è permesso raggiungere la Centrale di Fies con mezzi privati. Invitiamo il gentile pubblico ad utilizzare il bus navetta messo a disposizione gratuitamente dal Festival Il servizio sarà attivo tutte le sere dalle ore 18.00 alle 3.00 con orario continuato partendo dalla piazza di Dro. Eventuali variazioni saranno tempestivamente comunicate sul sito www.drodesera.it FIES 81 VENERDÌ 25 LUGLIO Ore 17.00 – Sala Turbina 1 Teatro Valdoca presentazione libro e film “Paesaggio con fratello rotto” Ingresso gratuito Ore 21.00 – Turbina 2 Vincenzo Schino / Officina Valdoca “Voilà” Ore 22.30, 22.50, 23.10, 23.30, 23.50, 00.10 – Sala Mezzelune Teatro Valdoca “A memoria dunque, a memoria ci siamo tutti” - Site specific Ingresso gratuito - prenotazione obbligatoria Ore 23.00 - Parco Ricciardone Dellapiana “Concerto in una bolla” Ingresso gratuito SABATO 26 LUGLIO Ore 19.00 - Forgia Fanny & Alexander “East” Prima Nazionale Prenotazione obbligatoria Ore 21.00 – Turbina 1 Fanny & Alexander “HIM if the wizard is a wizard you will see…” Ore 22.30, 22.45 e 00.30 - Foyer Francesca Grilli “La terza conversazione” Ingresso gratuito - prenotazione obbligatoria Ore 23.00 - Turbina 2 Vincenzo Schino / Officina Valdoca “Voilà” Ore 24.00 – Sala Comando Santa Sangre “Concerto per voce e musiche sintetiche” primo studio Prenotazione obbligatoria A seguire nel parco dj set by Trinity “Attention One” DOMENICA 27 LUGLIO Ore 17.00 - Parco Fanny & Alexander e Antonella Sbrilli Incontro “Museo Kansas” Ore 19.00 - Forgia Fanny & Alexander “East” Prima Nazionale Prenotazione obbligatoria Ore 19.00 – Bosco località Lago Bagatoli Francesca Grilli “La seconda conversazione” Prima Nazionale Prenotazione obbligatoria Ore 20.00 e 23.00 – Sala Mezzelune Manah Depauw & Bernard Van Eeghem “How Do You Like My Landscape” Prima Nazionale Prenotazione obbligatoria 82 FIES Ore 21.00 – Turbina 1 Fanny & Alexander “Kansas” Ore 22.30 – Sala Comando Santa Sangre “Concerto per voce e musiche sintetiche” primo studio Prenotazione obbligatoria A seguire nel parco dj set by BAROKTHEGREAT LUNEDÌ 28 LUGLIO Ore 19.00 - Forgia Fanny & Alexander “East” Prima Nazionale Prenotazione obbligatoria Ore 19.00 – Bosco località Lago Bagatoli Francesca Grilli “La seconda conversazione” Prima Nazionale Prenotazione obbligatoria Ore 20.00 e 24.00 – Sala Mezzelune Manah Depauw & Bernard Van Eeghem “How Do You Like My Landscape” Prima Nazionale Prenotazione obbligatoria Ore 21.00 – Turbina 2 Teatro Sotterraneo “La Cosa 1” Ore 22.30 – Turbina 1 Fanny & Alexander “Kansas” A seguire nel parco dj set by Mirto Baliani MARTEDÌ 29 LUGLIO Ore 20.00 - Forgia Plumes dans la tête “La quiescenza del seme” Prenotazione obbligatoria Ore 21.00 – Turbina 2 Babilonia Teatri “made in italy” Ore 22.30 – Cortile Forgia Teatrino Clandestino “Candide” Prenotazione obbligatoria Ore 24.00 – Sala Comando Sonia Brunelli “A NNN A” Prenotazione obbligatoria A seguire nel parco dj set by Elfo MERCOLEDÌ 30 LUGLIO Ore 20.00 – Galleria Trasformatori Cosimo Terlizzi “Inventario” Site specific Ingresso gratuito - prenotazione obbligatoria Ore 21.00 – Turbina 2 Compagnia Virgilio Sieni “Tregua” Ore 22.30 – Cortile Forgia Teatrino Clandestino “Candide” Prenotazione obbligatoria Ore 24.00 – Sala Mezzelune Gruppo Nanou “Sulla Conoscenza Irrazionale dell’Oggetto” Prenotazione obbligatoria Ore 24.00 - Forgia Plumes dans la tête “La quiescenza del seme” Prenotazione obbligatoria A seguire nel parco dj set by Pietro Babina “in a manner of speaking (NNW)” GIOVEDÌ 31 LUGLIO Ore 20.00 – Galleria Trasformatori Cosimo Terlizzi “Inventario” Site specific Ingresso gratuito - prenotazione obbligatoria Ore 20.30 e 24.00 - Forgia Linda Adami / Stef Lernous “Just Linda” Prima Nazionale Prenotazione obbligatoria Ore 21.00 – Turbina 2 Abattoir fermé “Tourniquet” Prima Nazionale Ore 23.00 - Sala Mezzelune Gruppo Nanou “Sulla Conoscenza Irrazionale dell’Oggetto” Prenotazione obbligatoria A seguire nel parco dj set by Homework, Trifo vs Pocosapiens live, Maccheroni Elettronici VENERDÌ 1 AGOSTO Ore 17.00 – Parco / Galleria Trasformatori Teatrino Clandestino presentazione libro “Progetto Milgram” di Adriano Zamperini e proiezione mediometraggio “Mesmer-Vacuum” Ingresso gratuito Ore 20.30 - Sala Comando Pathosformel “The skinny distance / La più piccola distanza” primo movimento Prenotazione obbligatoria Ore 21.00 – Turbina 1 Dewey Dell “KIN KEEN KING” Ore 22.00 – Turbina 2 Abattoir fermé “Tourniquet” Prima Nazionale Ore 24.00 - Forgia Linda Adami / Stef Lernous “Just Linda” Prima Nazionale Prenotazione obbligatoria A seguire nel parco dj set by Homework Apes on Tapes live, guest dj Black Fanfare - Cabla dg. Casta SABATO 2 AGOSTO Ore 19.00 – Parco Socìetas Raffaello Sanzio presentazione libro “Itinera. Trajectoires de la forme Tragedia Endogonidia”, E. Pitozzi, A. Sacchi Ingresso gratuito Ore 20.30 – Sala Comando Pathosformel “The skinny distance / La più piccola distanza” primo movimento Prenotazione obbligatoria Ore 21.00 – Turbina 2 Romeo Castellucci / Socìetas Raffaello Sanzio “Storia contemporanea dell’Africa vol. III” Site specific Ore 23.00 – Turbina 1 Dewey Dell “KIN KEEN KING” A seguire nel parco Homework FIESta! dj set by Micamat + Visionaire & Hilbert K A/V live, _Max-P , Minidischi dj set Dal 25 luglio al 2 agosto tutte le sere al Parco Brainstorming Camera di Decompressione per Spettatori un progetto site specific di Elisa Fontana in collaborazione con Carla Esperanza Tommasini e ospiti a sorpresa Theatermutter dalle 21.00 alle 22.30 Martina Benoni Per i bimbi dai 3 anni: Animazione, giochi e piccolo teatro degli oggetti Servizio gratuito Per Centrale Fies bus gratuito obbligatorio con partenza dalla piazza di Dro dalle 18.00 alle 3.00 L’ingresso agli spettacoli è di 10 Euro Gavialcard 20 Euro: riduzione del 50% sul costo del biglietto L’ingresso al parco, agli incontri, alle proiezioni e a tutti i dj set è gratuito Si consiglia la prenotazione a tutti gli spettacoli Info e prenotazioni Tel +39 0464 504700 - Fax +39 0464 504733 [email protected] Eventuali variazioni saranno tempestivamente comunicate sul sito www.drodesera.it FIES 83 Fies DRODESERA Noi siamo una famiglia DIREZIONE: Dino Sommadossi PROGETTO ARTISTICO: Barbara Boninsegna RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE: Anna Chiara Boninsegna ORGANIZZAZIONE: Sandra Emma, Elisa Ferrari, Gemis Luciani, Giacomo Neri, Fabio Tomaselli RESPONSABILE AMMINISTRAZIONE: Chiara Fava AMMINISTRAZIONE: Valentina Allievi RESPONSABILE SEGRETERIA: Cinzia Maroni SEGRETERIA: Nicoletta Balestrieri, Laura Marinelli, Micol Tonetta RESPONSABILE IMMAGINE, COMUNICAZIONE E STAMPA: Virginia Sommadossi UFFICIO STAMPA: Matteo Torterolo RESPONSABILE SERVIZI TECNICI: Francesco Pozzi CAPO ELETTRICISTA: Fabio Sajiz ELETTRICISTI: Fabio Bozzetta, Davide Cavandoli, Marcello Lumaca, Andrea Violato MACCHINISTI: Li Giada Abbiati, Susanna Alessandroni, Davide Babolin, Danilo Dell’Oca, Marco Filetti, Gianluca Garau, Luca Karpati, Annarita Strisciuglio FONICA: Chiara Losi RESPONSABILE PALCOSCENICO: Cristina Lutterotti ASSISTENZA PALCOSCENICO: Matteo Cretti, Fabrizio Giummarra FOTO: Laura Arlotti, Paolo Rapalino VIDEO: Simona Diacci, Lino Greco WEBMASTER: crushsite.it ALLESTIMENTI LOUNGE ZONE: minove RESPONSABILE BIGLIETTERIE: Elena Pellegrini BIGLIETTERIE: Luisa Benuzzi, Valeria Bonisegna, Arianna Karpati, Micòl Marchi, Cristian Santoni SERVIZI AGLI SPETTACOLI: Daniele Battaglia, Francesca Fadda, Andrea Leoni, Marco Loni, Rolando Lutterotti, Rocco Meloni, Sergio Andrea Posenato, Martina Ranedda, Giacomo Sega, Franco Tavernini PERCORSI ENERGETICI: Alberto Sommadossi LOUNGE ZONE: Martina Benoni, Paola Bertol, Giovanna Comai, Manuela Comai, Francesco Foletti, Petra Godina, Patrizia Lever, Camilla Matteotti, Giada Pozzani, Elvira Reitano, Roberto Segreti REDAZIONE e PROGETTO GRAFICO RIVISTA: Roberto Biatel, Manuel Galas, Laura Marinelli, Cinzia Maroni, Virginia Sommadossi testi: Elisabeth Annable, Giacomo d’Alelio, Lorenzo Donati, Eleonora Odorizzi, Virginia Sommadossi, Cristina Ventrucci 84 FIES Si ringraziano: CANGO-Cantieri Goldonetta, Cantiere Comunale Dro, Centro Audiovisivi PAT, Alfonso Dalla Torre,Sergio Dellanna, ERT Emilia Romagna Teatri, Pierpaolo Ferlaino , Fanny & Alexander, Istituto Superiore Don Milani – F. Depero, Maneggio Corradi Giuliano, Olimpia Red, Servizio Cultura Dro e Drena, Servizio Tecnico Comune di Arco, Socìetas Raffaello Sanzio, Teatrino Clandestino, Teatro delle Briciole Provincia Autonoma di Trento Regione Autonoma Trentino Alto Adige-Südtirol MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI Associazione Fies Project Servizio Conservazione della Natura e Valorizzazione Ambientale/P.A.T. L’erba del vicino Foto di copertina Cosimo Terlizzi • Stampa Grafica 5 - Arco Comune di Dro 86 FIES