ESZnews 68 ottobre2015 Edizioni Suvini Zerboni - Notiziario quadrimestrale Sogni, aneliti, architetture Quattro le prime esecuzioni assolute per Stefano Stefano Gervasoni Gervasoni nei prossimi mesi. Inaugura la serie Clamour, terzo quartetto per archi, in cartellone nella sua versione definitiva il 23 ottobre all’Auditorium San Fedele di Milano, nell’ambito del Festival di Milano Musica, affidato all’interpretazione del Quatuor Diotima. La composizione, proposta in una prima versione il 14 marzo scorso alla Scène Nationale del Théâtre d’Orléans, è stata presentata nel numero 66 delle ESZ News. Il 7 novembre sarà invece il Festival Traiettorie 2015 a presentare alla Casa della Musica di Parma Ansioso quasi con gioia per clarinetto basso, interpretato da Armand Angster, solista di Accroche Note. Spiega l’Autore: «Ansioso quasi con gioia è un pezzo scritto dietro sollecitazione di Armand Angster che ne è anche il committente e il validatore della sua (lunga) genesi compositiva. È un pezzo molto difficile, ma che non intende offrire all’interprete, e a un pubblico compiaciuto, i piaceri di un virtuosismo appariscente. Il suo principale motivo è la trasformazione polifonica dello strumento – monodico per sua concezione – attraverso tecniche o situazioni strumentali che potremmo qualificare espressivamente antitetiche o capaci di suscitare una percezione emotiva e sonora (o meglio, quando il mistero e la magia del fenomeno musicale sono capaci di crearla, una percezione emotivamente sonora). Il titolo dato alla composizione, che lega attraverso la piega di un “quasi” due situazioni emotive contrastanti, normalmente distanti ma entrambe al limite della possibilità di controllo, suggerisce proprio questo. Attraverso l’esasperazione del ritmo (della sua assenza o della sua fragilità e della sua caparbia precisione quasi meccanica), dei contrasti di registro, di dinamica e di articolazione, di tecniche di produzione del suono che possono conferire uno statuto percettivamente diverso al suono fondamentale o all’armonico, e della veloce alternanza e instabilità di queste configurazioni, s’intende creare un effetto di polifonia percettiva ed emotiva, cioè una compresenza di piani espressivi diversi tra il detto e il dicibile (e l’indicibile!) che la musica è capace di far sorgere. Un esempio su tutti: sovente, nel corso del pezzo, vortici di arpeggi tradiscono la loro vera apparenza sonora, mentre le note che li costituiscono sono invece le fondamentali di armonici uguali o in rapporto d’intervallo costante tra loro (un’estensione, dunque, della tecnica del “bisbigliando” che nel clarinetto interessa solo gli armonici dispari). Ne consegue una stabilità in perenne divenire (o un’instabilità congelata) tra l’attività febbrile delle fondamentali che si alternano senza sosta – racchiuse nella figura semplice dell’arpeggio – e l’apparizione instabilmente distesa di un suono acuto comune o oscillante che potrebbe emotivamente essere ricondotto alla manifestazione di un sentimento contrario alle cause apparenti della sua produzione e di natura sublime, aperta all’infinito, che io associo alla gioia». Il 28 novembre Aldo Orvieto e Alvise Vidolin presenteranno al Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia, per la La coscienza del flauto José Ramón Encinar dirigerà Roberto Fabbriciani e Luis de Pablo l’Orquesta Sinfónica de Euskadi nella prima esecuzione assoluta di Pensieri, rapsodia per flauto e orchestra il 30 ottobre, presso l’Auditorio Kursaal di Donostia-San Sebastián, primo appuntamento di una lunga serie: seguiranno infatti le repliche del 2 novembre al Teatro Principal Antzoika di Vitoria-Gasteiz, del 3 novembre all’Auditorio Baluarte di Pamplona-Iruña, del 4 novembre al Palacio Euskalduna di Bilbao, per chiudere il 5 novembre nuovamente all’Auditorio Kursaal di Donostia-San Sebastián. Così il compositore presenta il nuovo lavoro: «Pensieri, rapsodia per flauto e orchestra, è stato composto tra il 2013 e il 2014. È un’opera nata dall’amicizia e dall’ammirazione: quella che professo per lo straordinario flautista Roberto Fabbriciani, e per sua moglie Luisella, che ha avuto la pazienza di seguire passo dopo passo la composizione. Non è la prima opera che scrivo per Roberto: è stata preceduta da altre per flauto solo. D’altra parte, posso dire che il flauto è uno dei miei strumenti prediletti. Ho iniziato a studiarlo a tredici anni, in circostanze curiose che non è il caso di richiamare qui, e ho scritto frequentemente per questo strumento, anche un precedente concerto solistico. Pensieri però è una “rapsodia”, ossia un pezzo di forma libera, con enfasi nel virtuosismo, come si conviene alle favolose capacità tecniche e artistiche del dedicatario. continua a pag. 2 L’opera si compone di quattro “pensieri”: “Secreto”, “Solitario”, “Fugaz” e “Enigmático”, con una durata totale di 25 minuti. I titoli potrebbero far pensare forse a una certa melanconia dell’autore. Invece ho scritto il pezzo come una festa, in cui l’umorismo non manca, così come neppure il mistero, di cui Roberto è maestro. Scritto per grande orchestra, la presenza di tutta la gamma dei flauti (il solista ne ha a disposizione quattro: flauto in Do, ottavino, flauto in Sol e flauto basso) è costante. L’opera s’intitola Pensieri: è il solista che “pensa”, in un dialogo multicolore con l’orchestra, che commenta in mille maniere le peripezie del “pensatore”». Lo stesso Fabbriciani ha appena licenziato un Cd monografico dedicato alla produzione flautistica di Luis de Pablo: Luis de Pablo. Per flauto, pubblicato dall’etichetta Stradivarius (STR 37032). Il solista vi esegue Soliloquio per flauto in Do, flauto in Sol e ottavino, Melisma furioso per flauto solo, Per flauto per flauto in Do, flauto in Sol e ottavino e infine i Cuatro fragmentos de “Kiu” per flauti diversi e pianoforte, parte quest’ultima disimpegnata da Massimiliano Damerini. È imminente l’esecuzione di Pentimento per sei strumenti, che i solisti dell’Orquesta de la Comunidad de Madrid diretti da Alfonso Martín interpreteranno l’11 ottobre a Madrid nell’ambito del XV Festival Internacional de Música Contemporánea de Tres Cantos. Quattro prime prevalentemente cameristiche e una masterclass con ritratti d’autore Dal sodalizio con Roberto Fabbriciani nascono una novità concertante e un Cd monografico Sándor Veress Il Leeds College of Music propone il 20 ottobre la Sonata (Zongoraszonáta) per pianoforte solo nell’interpretazione di Denes Varjon. La Sonatina per oboe, clarinetto e fagotto sarà invece eseguita da Jorg Widmann al clarinetto e da due solisti dell’Irish Chamber Orchestra il 2 dicembre allo University Concert Hall di Limerick e il 3 dicembre al Curtis Auditorium della School of Music di Cork, sempre in Irlanda. Heinz Holliger interpreterà il 5 e 6 dicembre al Fraumünster di Zurigo, nella duplice veste di solista e direttore, alla testa dell’Orchestre le Phénix, la Passacaglia concertante per oboe e archi. È uscita in Cd per l’etichetta Toccata Classics (TOCC 0062) la registrazione dell’integrale della musica per quartetto d’archi di Sándor Veress. Il Basel String Quartet e l’Hungarian Symphony Orchestra diretta da Jan Schultsz vi eseguono i Quartetti n. 1 e n. 2 per archi, rispettivamente del 1931 e 1937, e il Concerto per quartetto d’archi e orchestra (1961). Goffredo Petrassi Il Concerto per flauto e orchestra è in cartellone il 15 e 16 ottobre nel Saal Tirol del Palazzo dei Congressi di Innsbruck, nell’interpretazione del solista Karl-Heinz Schütz e del Tiroler Symphonieorchester Innsbruck, sotto la direzione di Otto Tausk. 2 segue da pag. 1 (Gervasoni: Sogni, aneliti, architetture) rassegna Ex Novo Musica, Luce ignota della sera per pianoforte e live electronics, dal dodicesimo degli Zwölf vierhändige Klavierstücke für kleine und große Kinder op. 85 di Robert Schumann. Racconta Gervasoni: «Si tratta del mio secondo omaggio alla visionarietà della musica di Schumann. Come nel 1995, quando composi descdesesasf, per trio d’archi e, nella versione del 2014, elettronica, associai il nome di Schumann a quello del poeta Paul Celan, ho ora voluto legare al nome dell’artista renano quello del compositore Luigi Nono, cui devo la mia iniziazione compositiva. Nel caso del trio gli interpreti dovevano interrompere la musica e recitare sommessamente una poesia di Celan; nel caso di questo brano viene integrato nella scrittura schumanniana un frammento di un mio precedente omaggio a Nono, Prédicatif (2014, dalla terza serie della raccolta Prés). Luce ignota della sera è dunque una rielaborazione originale che assume il testo integrale di Abendlied, ultimo brano dei Zwölf vierhändige Klavierstücke. Mentre il pianista esegue dal vivo letteralmente la parte di accompagnamento schumanniana, il live electronics si assume il ruolo di “agente trasfiguratore” della parte del canto, facendo risuonare, tramite trasduttori che inviano il segnale direttamente nella cassa armonica del pianoforte, la melodia normalmente eseguita dall’altro interprete del quattro mani schumanniano: melodia, quasi innere Stimme, che è stata preregistrata e trattata, alla quale viene anteposta una suite accordale tratta dal mio Prédicatif. Tale preludio viene poi ripreso alla fine del brano, un semitono sotto e leggermente modificato, e costituisce una vera e propria coda nella quale la polarità di Re del frammento in omaggio a Nono si congiunge con la tonalità di Re bemolle di Abendlied. L’intervallo di semitono è per l’appunto l’escursione che deve compiere l’elettronica, durante i 3’30’’ di questo brano, per duplicare il pianoforte reale, shiftandone gradualmente le frequenze: durante questo percorso, il suono diretto e il suono progressivamente sempre più calante (diffuso, come per la melodia, all’interno della cassa di risonanza dello strumento) interagiscono: si creano così battimenti, le altezze fluttuano sempre più, il pianoforte si fa stonato, sfuocato, spettrale. In questo ambiente, come in un’altra dimensione che si fa largo in quella crepuscolare, risuonano nostalgicamente e utopicamente altri frammenti che si ricombinano casualmente, tratti dall’ultimo dei miei Prés (raccolta significativamente ispirata al mondo infantile) dal titolo Pré de près. Frammenti che l’elettronica lancia nello spazio vicino e lontano, come detriti sonori che si uniscono e si confondono, in un mondo sentito microscopicamente, idealmente al di là della realtà fisica: un sogno infinitamente attivo che proietta la forza creatrice degli artisti visionari a cui intende rendere omaggio». Infine, spetterà a Luigi Gaggero e allo Spectra Ensemble diretto da Filip Rathé tenere a battesimo la versione completa di Gramigna per cimbalom e ensemble, il 29 gennaio al Muziekcentrum De Bijloke di Ghent. Spiega il compositore: «La genesi di Gramigna è il risultato di due processi, uno volontario, l’altro involontario, la cui interazione ha contribuito a modificare in maniera sostanziale il progetto compositivo. È accaduto che, come in un giardino seminato a prato, la “storia” del terreno sul quale quei semi sono stati posati si sia fatta sentire, contrapponendosi alle “cure” del giardinierecompositore; il quale, a un certo punto, non potendo fare altro che prendere atto dell’impossibile realizzazione del suo sogno di un bel prato uniforme e addomesticato, è andato trasformando la sua azione creativa in quella di estirpatore delle “erbe folli”, sempre più numerose nel fazzoletto di terra della sua composizione, fino a modificarla in maniera sostanziale. Ecco perché invece del pezzo coerente e articolato nel suo sviluppo in un unico movimento, il compositore-contadino propone una serie di bagatelle per cimbalom e otto strumenti, costituenti un ciclo in progress (come esponenziale è la progressione infestante della crescita della gramigna), dense di rimandi interni l’una all’altra (come l’intreccio rizomatico delle radici della gramigna, che si sviluppa fino a due metri di profondità), multiformi nella loro natura e nelle loro allusioni (così come fanno pensare la varietà di specie e i nomi popolari ad esse associati nelle varie lingue, riconducibili al nome botanico di quest’erba, Cynodon dactylon: grano delle formiche, dente canino, erba canina, del diavolo, zampa di gallina...). A questa presa di coscienza della storia profonda di un pezzo nascente, che emerge in senso contrapposto alla volontà del suo creatore, mano a mano che questi lo coltiva (nello stesso modo in cui la crescita della gramigna può essere considerata l’affioramento dell’“inconscio collettivo di un terreno” che si voleva coltivato in altro modo), corrisponde un’ulteriore trasformazione della figura del compositore, che diviene colui capace di accogliere, assecondare e servirsi del frutto di questo incontro tra voluto e accaduto, tra la propria volontà e quella esterna, non controllabile, che modifica i suoi piani. Non più maestro di un giardino creato e dominato a propria immagine e somiglianza, che sradica tutto ciò che non corrisponde ai propri piani di agricoltore moderno. E nemmeno semplice (e folle!) estirpatore di erbe “folli” o “cattive” (la battaglia con la gramigna che infesta all’infinito i nostri sogni sarebbe persa...). Al compositore che passa le sue giornate a raccoglierla, pulirne gli stoloni ed essiccarla, la gramigna del suono offre le sue proprietà e le sue virtù terapeutiche e curative. La serie di bagatelle è andata via via arricchendosi, dal 2009 a oggi (alcune sono state scartate, altre sono state riprese successivamente, altre ancora sono state scritte quest’anno), fino ad arrivare al numero di nove, di durata e ampiezza diverse, talvolta oltrepassanti la dimensione iniziale della miniatura. Le “gramigne” della prima versione, presentata alla Biennale di Venezia del 2009 e premiata con il riconoscimento dell’Associazione dei Critici Italiani “Franco Abbiati”, sono diventate un vero e proprio concerto per cimbalom che organizza i numerosi movimenti che lo compongono e i materiali “spontaneamente” organizzati al loro interno in un’architettura con un afflato narrativo e una costruzione geometrica». Si segnala inoltre che le Six lettres à l’obscurité (und zwei Nachrichten) per quartetto d’archi sono state proposte il 6 settembre in Australia, al Bendigo Bank Theatre nell’ambito del Bendigo International Festival of Exploratory Music, dall’Argonaut Quartet. Dal 22 al 26 novembre Stefano Gervasoni terrà una masterclass di composizione presso l’XI Festival di Musica Contemporanea URTIcanti di Bari, nel corso del quale avranno luogo diverse esecuzioni. Il 22 novembre saranno eseguiti, presso la Chiesa di Santa Teresa dei Maschi, Phanes e Ravine per flauto, Folia per violino, e Adagio ghiacciato per celesta e violino ammutolito da W.A. Mozart, interpreti Mario Caroli, flauto, Aldo Campagnari, violino, e Fiorella Sassanelli, celesta. Il 24 novembre la medesima sede ospiterà Sonatinexpressive per violino e pianoforte, la seconda serie dei Prés per pianoforte e Album di figurine doppie per fisarmonica e live electronics, solisti Aldo Campagnari, violino, Pasquale Iannone, pianoforte, Fanny Vicens, fisarmonica, e Francesco Scagliola, live electronics. Il 26 novembre sarà infine la volta, sempre alla Chiesa di Santa Teresa dei Maschi, delle Six lettres à l’obscurité (und zwei Nachrichten), nell’interpretazione del Quartetto Prometeo (Giulio Rovighi e Aldo Campagnari, violino, Massimo Piva, viola, e Francesco Dillon, violoncello). Lo stesso Quartetto Prometeo è appena uscito, per l’etichetta Sony Classical, con una novità discografica: Arcana, antologia di musica antica e barocca ripensata da compositori contemporanei. Di Stefano Gervasoni vi compare il Recercar cromaticho post il credo per quartetto d’archi, da Girolamo Frescobaldi. Aureliano Cattaneo Reti di relazioni Importante prima esecuzione italiana alla Biennale di Venezia per Aureliano Cattaneo. Il 2 ottobre il 59° Festival Internazionale di Musica Contemporanea ospita al Teatro alle Tese dell’Arsenale, per la serata d’inaugurazione, Parole di settembre per soprano, controtenore, baritono e ensemble su testi di Edoardo Sanguineti, nell’interpretazione di Donatienne Michel-Dansac, soprano, Andrew Watts, controtenore, Otto Katzameier, baritono, e del Klangforum Wien diretto da Johannes Kalitzke. Arotin & Serghei (Infinite Screen) saranno responsabili dell’installazione e delle proiezioni live. L’opera, che ha avuto la sua prima esecuzione assoluta il 10 ottobre 2013 al Konzerthaus di Vienna, veniva così presentata dall’Autore: «Nel settembre del 2006, in occasione del V centenario della morte di Andrea Mantegna, si organizzò una grande mostra a Mantova, Padova e Verona. Per l’apertura della mostra si fece uno spettacolo in Piazza delle Erbe a Mantova per il quale Edoardo Sanguineti scrisse un ciclo di poesie ispirate a quadri di Mantegna. Durante lo spettacolo Sanguineti recitò il suo libro di poesie mentre io feci un’installazione sonora e l’artista Marco Nereo Rotelli delle proiezioni luminose sugli edifici medievali della piazza. Poco tempo dopo pensai che il testo di Sanguineti sarebbe stato perfetto per un grande ciclo vocale e ne parlai con lui che ne fu molto felice. Poi, per varie ragioni, non se ne parlò più fino al nostro ultimo incontro a Madrid nell’aprile 2010. Non ebbi tempo in seguito di parlare con lui su Mantegna, quali quadri avesse scelto, come aveva lavorato. Edoardo ci lasciò e così decisi di continuare questo dialogo, ormai nella lontananza, iniziando a lavorare a queste Parole di settembre. Dopo molte riflessioni ho deciso di dividere in tre parti il lavoro, che nel complesso dura circa un’ora. Per poter riflettere la grande varietà di umori, di registri e di linguaggi utilizzati da Sanguineti, caratteristica questa importantissima della sua poesia, ho pensato a una struttura che sfruttasse al massimo le possibilità di combinazioni vocali e strumentali. Infatti nei libri I e III, l’ensemble non sarà utilizzato al completo, ma ci saranno anche numeri con diverse combinazioni. La difficoltà di un lavoro d’una durata simile è mantenere sempre la tensione e la direzione, e allo stesso tempo un’unitarietà. Sono state utilizzate tutte le quindici poesie di Sanguineti, alcune integralmente altre solo in modo parziale. Dei madrigali, scritti per le tre voci a cappella, quello introduttivo e quello finale impiegano l’introduzione e la Luca Mosca chiusa del libro sanguinetiano». Il Festival di Milano Musica ha commissionato a Cattaneo un nuovo lavoro, Insieme per flauto, clarinetto, violino, viola, violoncello e pianoforte, la cui prima esecuzione assoluta sarà proposta il 13 novembre nella Sala Shakespeare del Teatro Elfo Puccini dall’Mdi Ensemble. Spiega il compositore: «Il titolo è un omaggio ai musicisti per cui il lavoro è stato scritto, Mdi Ensemble, Musica d’Insieme Ensemble. Ma è anche un riferimento all’essenza della musica da camera: suonare insieme. Suonare insieme, respirare insieme, muoversi insieme, ascoltarsi. Le linee di lavoro di Insieme sono principalmente due: l’integrazione di materiali sonori molto differenziati e la ricerca d’una continuità formale. Mi domando: lavorando con tecniche di produzione sonora non convenzionali, quindi esplorando quel mondo che sta sempre in bilico tra “rumore” e “suono”, come posso fare perché il risultato non sia o un catalogo di effetti, o una tesi su come trovare suoni “nuovi” negli strumenti? Ancora mi domando: come interagiscono questi materiali sonori che derivano da tecniche non convenzionali? Forse una possibile soluzione è creare una rete di collegamenti, tanto a livello strutturale profondo, come a livello superficiale della percezione. Una rete di relazioni in cui i materiali siano differenziati ma al tempo stesso legati da una matrice comune che articoli le molteplici sfumature e trasformazioni di questi suoni. Un esempio: un suono ruvido, quasi come un guiro, prodotto da un plettro che scivola su una corda grave del pianoforte può trasformarsi in un “accordo” ribattuto dagli archi. La rugosità del suono del pianoforte è amplificata dagli archi, la discontinuità diventa gesto ripetuto. Continuità/discontinuità: il problema della forma che dà corpo all’immagine sonora. In Insieme i diversi materiali sonori che interagiscono, che creano le reti di relazioni di cui parlavo prima, si raggruppano intorno a una costruzione formale che ricerca il senso della continuità e della direzionalità. Mi domando: come evolvono i gesti, come si sviluppano gli insiemi di relazioni? Ancora mi domando: come dare continuità a un materiale che non ha la possibilità, come nel sistema tonale, di creare una continuità percettiva attraverso strutture di prolungamento e di gerarchizzazione? Forse, la risposta si trova nell’idea delle reti di relazioni, per cui è possibile creare un percorso direzionato anche con materiali non gerarchizzati». L’11, 12 e 13 settembre l’Ensemble Mosaik ha eseguito, agli Halle Tanzbühne di Berlino, il Trio IV per clarinetto, violoncello e pianoforte. Frammenti da camera Il Ridotto dei Palchi “A. Toscanini” del Teatro alla Scala ospita il 12 novembre la prima esecuzione assoluta di Sette rose più tardi per otto strumenti, nell’interpretazione dell’Ensemble “Giorgio Bernasconi” dell’Accademia della Scala diretto da Marco Angius. Così l’Autore presenta il pezzo: «Sette rose più tardi è una composizione del 2003 per flauto, clarinetto, fagotto, glockenspiel, pianoforte, viola, violoncello e pianoforte; la scrissi dodici anni fa, ma non venne mai eseguita. Come molti miei pezzi cameristici, si compone di brevi frammenti (in questo caso sette) tutti collegati uno all’altro. La vivacità formalmente imprevedibile dei primi sei, viene spezzata dall’ultimo: un malinconico adagio affidato a una nota ripetuta della viola e a delle scarne armonie che emergono dal pianoforte». Il Teatro Comunale di Treviso riprende l’11 dicembre, con replica il 13 dicembre, Il gioco del vento e della luna, opera cinese in un atto su libretto di Pilar García, con l’orchestra, la compagnia e il coro del Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia, sotto la direzione di Giovanni Mancuso. Ne saranno interpreti Fernanda de Araujo Silva, Paolo Ingrasciotta, Francesco Basso, Asako Watanabe, Andrea Biscontin, Giulia Bolcato, Francesca Gerbasi, Kalliopi Petrou, Mirjana Pantelic, Valeria Girardello, Urangoo Batbayar e Safa Korkmaz, il coro sarà diretto da Francesco Erle, mentre saranno rispettivamente responsabili dell’impianto scenografico Massimo Checchetto, della regia Francesco Bellotto e delle luci Roberto Gritti. Questa la vicenda dell’opera: Il Chierico della Prima Veglia, ricco e raffinato gentiluomo versato nei giochi amorosi, decide di prendere moglie ma nessuna delle donne che conosce è in grado di soddisfare le sue aspettative. Decide quindi di dare a due paraninfe l’incarico di trovare per lui la donna ideale. Dopo molti vani tentativi gli segnalano Nobile Profumo, il cui padre non consente però che la ragazza sia vista prima delle nozze. Celebrato il matrimonio, durante la prima notte Nobile Profumo respinge lo sposo appassionato, che tuttavia riuscirà a convincerla grazie ai suoi libri d’arte amorosa. Mentre l’uomo esce per cercarne degli altri, viene arruolato nell’esercito di frontiera. Nobile Profumo ha però ormai scoperto la propria sensualità e il lutto dei sensi non durerà poi molto. Il 26 gennaio la Società del Quartetto di Milano ospiterà nella Sala Verdi del Conservatorio l’Mdi Ensemble in un’interpretazione del Quintetto per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte. Prima italiana del grande ciclo su testi di Sanguineti e novità per ensemble a Milano Musica Luigi Dallapiccola L’MDR Sinfonieorchester diretto da Francesco Angelico, esegue Variazioni per orchestra il 2 ottobre al Teatro di Erfurt e il 3 ottobre al Centro congressi di Suhl. Il prigioniero, un prologo e un atto da “La torture par l’espérance di Villiers” de l’Isle Adam e “La légende d’Ulenspiegel et Lamme Goedzak” di Charles de Coster, è in cartellone al Théâtre du Capitole di Tolosa nei giorni 2, 4, 6, 9, 10 ottobre. Ne sono interpreti Tanja Ariane Baumgartner (La madre), Levent Bakirci (Il Prigioniero), Gilles Ragon (Il Carceriere/Il Grande Inquisitore), Dongjin Ahn e Jean-Luc Antoine (Due Sacerdoti), l’Orchestre National du Capitole, il Chœur du Capitole, direttore Alfonso Caiani, direzione musicale di Tito Ceccherini, regia di Aurélien Bory, scene di Aurélien Bory e Pierre Dequivre, costumi di Sylvie Marcucci. Prima cameristica al ridotto della Scala e ripresa dell’atto unico cinese a Treviso 3 In programma a Tours la proiezione del video dell’opera rappresentata con successo al Comunale di Bologna Alessandro Solbiati “Il suono giallo” in video Treviso ha ospitato il 18 luglio presso la Loggia dei Cavalieri, nel corso della manifestazione “Venice Acque” di ArtExpo 2015, un’esecuzione di To Whom? per voce sola nell’interpretazione del soprano Lisa La Pietra. La stessa interprete ha riproposto il brano il 20 settembre alla rassegna “Traboccando di note… classiche” di Fossacesia (Chieti). Marco Angius ha diretto il 27 agosto al Teatro Lirico Sperimentale “A. Belli” di Spoleto, nell’ambito del Corso di formazione per professore d’ensemble di musica contemporanea Alfi, tre movimenti per sette strumenti. Il 2 ottobre è in programma all’Università di Tours la prima proiezione della produzione video dell’opera Il suono giallo con la regia di Francesco Leprino; il giorno successivo, 3 ottobre, Sandro Gorli dirige il Divertimento Ensemble in A tEma per flauto, violino, violoncello e pianoforte alla Salle Ockeghem di Tours. Le Undici variazioni per Ruggero per clavicembalo sono in cartellone il 27 ottobre alla Hochschule für Musik di Karlsruhe, per il Rassegna Rassegna stampa stampa Su Il suono giallo di Alessandro Solbiati al Teatro Comunale di Bologna, 13, 14, 16 e 17 giugno 2015 Angelo Foletto, «La Repubblica», 21 giugno 2015 Sinfonia scenica o cantata scenica, a seconda che la si “legga” dal punto di vista degli intensi e sofisticati interludi, da quello dei vasti affreschi vocali oppure dell’ingegnoso e “teatrale” apparato compositivo che li salda reciprocamente, Il suono giallo di Alessandro Solbiati è un’opera di idee e fattura importanti. Prima assoluta, commissione del Comunale di Bologna, ridotto dal compositore a “libretto” intarsiando altri testi a quelli relativi all’omonima opera di Kandinskij, l’atto unico non congettura drammaturgie orizzontali ma verticali, non espone fatti o personaggi ma esplora e suscita vertigini. Evoca la creatività che si compie nel percorso drammatico di ricerca sulle forze misteriose intrinseche che incendiano, fino a fonderli, sentimenti e colori. La musica evita la comune scorciatoia acustica dell’elettronica ma non si sottrae al fascino della sua anima rigogliosa di spazialità: quindi intrica voci, timbri, contrappunti e strumenti, impilando senza confonderle situazioni sonore con profondità e “colori” diversi. Giocando soprattutto sulla contrapposizione tra registri oscuri, pennellate percussive e sezioni aeree affidate a legni e voci femminili. L’ha fatto bene intendere la concertazione di Marco Angius, nel controllo lucido dell’esplosiva orchestra e nella preparazione dell’ardua componente vocale sostenuta da coro e cinque supersolisti (Alda Caiello, Laura Catrani, Paolo Antognetti, Maurizio Leoni, Nicholas Isherwood), che nel disegno spettacolare erano spesso al di qua del palcoscenico, inseguendo una sorta di empatia fisica tra gli spettatori e il simbolismo della composizione. Novità dal profumo francese su testi di Mallarmé a Strasburgo e a Parma 4 Martino Traversa Festival “ZeitGenuß”, nell’interpretazione di Olga Zheltikova. Durissimo silenzio per sei voci femminili e pianoforte sarà eseguito il 20 ottobre nella Sala Filippo Brunelleschi del Palagio di Parte Guelfa di Firenze dalle Six Voix Solistes e dalla pianista Ancuza Aprodu dirette da Alain Goudard. In quell’occasione verrà presentato ufficialmente il Cd EMA Records Frasi nella luce nascente, dedicato a composizioni di autori italiani su liriche di Mario Luzi, tra cui appunto Durissimo silenzio di Alessandro Solbiati. Infine, Alfonso Alberti interpreterà il 16 novembre al Conservatorio di Monopoli gli Interludi per pianoforte. In occasione dell’apertura della Stagione di Concerti dell’Orchestra dei Piccoli Pomeriggi Musicali, verrà presentato a fine ottobre al Teatro Dal Verme di Milano il Cd monografico EMA Records che propone Crescendo, otto pezzi per orchestra giovanile, Raggio per orchestra da camera e Ianus per orchestra d’archi, eseguiti dall’Orchestra dei Pomeriggi Musicali e dei Piccoli Pomeriggi sotto la direzione di Daniele Parziani. Enrico Girardi, «Il Corriere della Sera», 18 giugno 2015 L’atto unico di Alessandro Solbiati Il suono giallo […] è opera di notevole bellezza, la migliore di quelle scritte finora dal compositore di Busto Arsizio. Il compositore si è fatto il libretto da sé collazionando parole dalla nota composizione scenica omonima di Vasilij Kandinskij e da un frammento manoscritto dello stesso artista. Ha strutturato l’opera in sei quadri, sette intermezzi, un prologo e un epilogo affidati a cinque voci, un coro piccolo in scena, un coro grande e ampia orchestra. Non narrativa, la sua è un’opera di filosofia estetica sul tema del travaglio della creazione. L’aura espressionistica dell’universo di Kandinskij avvolge il tutto. Solbiati sembra immergersi in quel mondo ormai storicizzato. Ma lo fa con un linguaggio moderno, non “in stile”, scrivendo musica molto bella in certi momenti, bellissima in altri, con una scrittura corale che ricorda il miglior Nono. […] E diretti con la consueta premura da Marco Angius, solisti, cori e orchestra sono fantastici. Tanti, tanti applausi. Meritatissimi. Giangiorgio Satragni, «La Stampa», 17 giugno 2015 Accostandosi alla nebulosa di Kandinskij, Solbiati ha creato strutture a più livelli, dove il testo, pressoché inesistente nell’originale e assemblato ricorrendo anche a un’altra fonte kandinskijana, è solo il livello superiore e di senso non autonomo in una densa partitura multistrato. Fra coro grande, coro piccolo, grande orchestra con percussioni e un quintetto vocale cui affidare anche i pochi interventi solistici, la musica ricrea attraverso mezzi razionali quell’irrazionalità con cui Kandinskij giunge al predominio del giallo sugli altri colori, ovvero alla compiutezza dell’idea artistica. Cameristica classica Trois poèmes de Stéphane Mallarmé per voce, clarinetto, violoncello e pianoforte sono stati presentati in prima esecuzione assoluta il 30 giugno all’Église du Bouclier di Strasburgo, nel contesto della rassegna “Rencontres d’été de musique de chambre”, affidati all’ensemble Accroche Note: Françoise Kubler, soprano, Armand Angster, clarinetto, Christophe Beau, violoncello e Wilhelm Latchoumia, pianoforte. La composizione verrà ripresa in prima esecuzione italiana il 7 novembre alla Casa della Musica di Parma per il Festival Traiettorie 2015. Con queste parole Martino Traversa presenta il nuovo lavoro: «Per la grande stima e il sincero affetto che ho per Françoise Kubler e Armand Angster, nucleo storico di Accroche Note, ho sentito l’esigenza di comporre qualcosa di veramente speciale. Un pezzo che avesse la consistenza tipica della musica classica da camera, scritto in modo tradizionale, con un suono estremamente naturale, una vocalità delicatissima, elegante, in grado di evocare immagini sospese fra sogno e ricordo... Dopo mesi di ripensamenti, mi sono deciso ad affrontare uno dei miei poeti preferiti, e ne sono scaturiti questi Trois poèmes de Stéphane Mallarmé. C’è molta Francia in questo pezzo, e non poteva che essere così, in quanto per l’occasione le mie fonti d’ispirazione ideali sono state le partiture di Debussy e Ravel». Il Politecnico di Milano ospita il 7 ottobre, all’interno d’un concerto di musica elettronica nel cartellone della manifestazione MI/ARCH 2015, Critical_Path per suoni di sintesi. Ivan Fedele Visionario Gesualdo Novità discografica per Ivan Fedele, del quale il Quartetto Prometeo ha registrato, per l’etichetta Sony Classical, nell’album Arcana, antologia di musica antica e barocca ripensata da compositori contemporanei, “… qui transitis per viam”, libera trascrizione per quartetto d’archi di O vos Omnes, dai Responsori del Sabato Santo di Gesualdo da Venosa. Spiega il compositore: «La musica di Gesualdo è certamente la più visionaria e “moderna” della sua epoca che pure vanta grandi maestri, Monteverdi su tutti, che hanno fatto compiere a quest’arte un balzo in avanti decisivo. La sua natura spirituale e direi quasi metafisica la pongono ai vertici delle espressioni artistiche di tutti i tempi. Risulta veramente difficile comprendere pienamente come “il principe dei musici” abbia potuto “osare” a tal punto da gettare un ponte così significativo con la nostra contemporaneità, di cui risulta profeta sia riguardo gli aspetti estetici estremi sia in relazione all’arditezza delle tecniche impiegate. L’unica spiegazione possibile ci viene da una genialità incommensurabile seppur soffertissima. Questi e altri motivi più personali, di gusto e forse affinità, mi hanno spinto ad affrontare la trascrizione d’una pagina estremamente forte dal punto di vista emotivo. Innanzitutto, la riduzione dell’originale a sei voci a un ensemble di quattro strumenti ha richiesto una rivisitazione della trama armonica che risulta ridotta all’essenziale. Linea guida di base è stata quella di mantenere gli “estremi” del componimento (basso e parte melodica acuta non sempre affidata alla stessa voce). All’interno di questi “limiti” le linee s’intrecciano in maniere spesso differenti rispetto al testo originale generando nuovi percorsi polifonici sempre, però, riconducibili all’immagine globale del testo stesso. Allo stesso modo, nelle successioni accordali gli intervalli melodici si dilatano accavallandosi tra le parti come dimostra chiaramente l’intervallo di settima maggiore del primo violino proprio all’inizio del pezzo. Ho usato spesso questa tecnica con l’intento di mettere ancor più in evidenza le arditezze e, perché no, le “asprezze” della composizione. Sempre con questo intento ho talvolta dilatato, talaltra compresso i registri e le disposizioni verticali. Questa tecnica è sovente associata a un’interpretazione agogica del testo letterario che si avvale anche di numerose opzioni timbriche derivate soprattutto dall’uso locale del ponticello, della tastiera o della sordina oltreché di opposizioni anche violente di forte e piano. Infine, la parte ancor più liberamente elaborata e meno testuale: si tratta del passaggio corrispondente alla frase Daniela Terranova Riti e risonanze Novità di Daniela Terranova destinata al progetto Nutrire la Musica per l’Expo 2015 di Milano, in programma il 10 e 11 ottobre al Teatro della Terra nell’interpretazione del Divertimento Ensemble diretto da Sandro Gorli. Così l’Autrice presenta Natura morta con strumenti, musica rituale per otto esecutori (flauto, clarinetto, percussioni, pianoforte, violino, viola, violoncello): «Nell’opera natura e strumenti s’intrecciano, imitandosi e confondendosi attraverso l’iterazione di gesti che connotano una scena “rituale”. Gli elementi che la compongono vengono mescolati, versati, sminuzzati, percossi, frantumati, richiamando alla memoria uditiva e visiva dell’ascoltatore-spettatore archetipi appartenenti ai riti della nutrizione. La prima sezione del lavoro opera secondo principi di somiglianza, ricercando affinità forti tra i suoni dell’organico delle percussioni e gli oggetti naturali: i rintocchi delle claves riecheggiano e si moltiplicano in quelli delle pietre percosse, i sonagli realizzati con grossi semi di frutti sono amplificati da foglie, mandorle, “Attendite universi populi…” che nella mia trascrizione offre il materiale per una rielaborazione decisamente strumentale che vuole enfatizzare vieppiù l’improvviso ictus polifonico dell’originale, iterandolo in maniera incandescente. Posto al centro della composizione, questo slancio creativo si pone come climax dal quale, gradualmente, si ritorna all’atmosfera iniziale». Di Ivan Fedele è stato possibile ascoltare di recente Pulse and Light per due pianoforti e live electronics il 17 settembre nel Kleiner Saal della Hochschule für Musik und Darstellende Kunst di Frankfurt am Main, e il 25 settembre al Zentrum für Kunst und Medientechnologie (ZKM) di Karlsruhe, sempre nell’interpretazione dell’International Ensemble Modern Akademie. Il 26 settembre il Festival Musica di Strasburgo ha ospitato alla Salle de la Bourse il violoncellista JeanGuihen Queyras, interprete di Arc-enciel per violoncello solo. Il 27 settembre Mario Caroli ha eseguito al Teatro La Fenice di Venezia, nell’ambito della rassegna di Ex Novo Musica, Donax per flauto solo; sempre il 27 settembre Francesco D’Orazio e Francesco Abbrescia hanno proposto la Suite francese VI b per violino elettrico a 5 corde e elettronica nella Sala Re Manfredi del Castello Svevo di Trani, per la manifestazione “I Dialoghi di Trani”. Syntax 0.1 ([email protected]) e Syntax 0.2 ([email protected]) per orchestra sono in cartellone il 9 ottobre al Teatro Petruzzelli di Bari: l’orchestra dell’ente lirico sarà diretta da Filippo Maria Bressan. L’Ensemble Boswil diretto da Christian Schumann porterà in tournée Notturno per undici esecutori il 10 ottobre all’Alte Kirche di Boswil, l’11 ottobre nell’Aula Magna del Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano, il 24 ottobre al Konzertsaal della Hochschule der Künste di Berna e infine il 25 ottobre al Grosser Saal della Musik-Akademie di Basilea. Sempre Francesco D’Orazio riproporrà Suite francese VI b insieme a Elettra, nella versione per violino elettrico a 5 corde, il 19 novembre presso l’Auditorium du Musée d’Art Moderne et Contemporain de Strasbourg (MAMCS). Il medesimo interprete si cimenterà il giorno successivo, 20 novembre, nella Suite francese II per violino solo, presso l’Area Sismica di Forlì. Il Festival di Nuova Consonanza di Roma ospiterà, nell’ambito della manifestazione intitolata “De Musica”, una masterclass di composizione di Ivan Fedele e un concerto monografico in programma il 10 dicembre. Esce in Cd la rivisitazione per quartetto d’archi del grande polifonista Michele dall’Ongaro Il NAMES New Art and Music Ensemble Salzburg ha eseguito il 3 settembre nella Sala Consiliare del Municipio di Portogruaro, per il Festival Internazionale di Musica di Portogruaro, Mise en abyme per ensemble. La Sala Re Manfredi del Castello Svevo di Trani ha ospitato il 27 settembre, per la rassegna “I Dialoghi di Trani”, La musica di E.Z. per violino solo, nell’interpretazione di Francesco D’Orazio. Infine, il Concerto per pianoforte e orchestra d’archi è in cartellone il 21 novembre al Teatro Petruzzelli di Bari, interpreti Emanuele Arciuli e l’Orchestra dell’ente lirico diretta da Giuseppe Grazioli. Novità per il progetto Nutrire la Musica di Expo 2015 nocciole e noci mescolate insieme, rainstick e shaker di diverse forme e dimensioni accompagnano il suono prodotto da riso, orzo, miglio, farro, versati “a cascata” in ampi contenitori o accarezzati in superficie. A poco a poco gli strumenti scavano una distanza, recuperando una voce e risonanze più lunghe che impediscano ai suoni emessi di decadere velocemente. La natura contribuisce a nutrire l’organico strumentale e l’immaginario rivolgendosi a un inconscio collettivo, ma, allo stesso tempo, ogni natura morta allude implicitamente al carattere effimero del mondo e delle cose che ci circondano. Rispetto all’ammonimento morale che la natura ci consegna, la presenza degli strumenti musicali è fortemente simbolica, indicando all’uomo la possibilità di sopravvivere attraverso l’arte». Stasis in Darkness. Then the Blue, un’intensa pagina orchestrale ispirata alla poesia di Sylvia Plath, è in cartellone il 24 novembre all’Auditorium di Milano nell’interpretazione dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi diretta da Francesco Bossaglia. 5 Alla Biennale la versione integrale dell’ambizioso progetto di dialogo tra musica, scienza e tecnologia Christophe Bertrand Quatuor per quartetto d’archi è stato eseguito il 6 settembre al Bendigo Bank Theatre, in Australia, nell’ambito del Bendigo International Festival of Exploratory Music, interprete l’Argonaut Quartet. Il Festival Wratislavia Cantans ha proposto l’11 settembre nella Sala rossa del National Forum of Music di Breslavia Madrigal per soprano e ensemble, nell’interpretazione di Agata Zubel e dell’Eighth Blackbird Ensemble; il pezzo è stato ripreso dai medesimi esecutori il 12 settembre, sempre in Polonia, nella Sala da concerto del Centro culturale di Krotoszyn, e il 13 settembre all’Olawa Arts Center di Olawa. Sanh per clarinetto, violoncello e pianoforte sarà eseguito il 15 novembre dall’Ensemble Court-circuit al Festival Musiques Démesurées di Clermont-Ferrand. Una lirica di Tagore sulla preghiera accende l’indagine sulla voce e il respiro in una novità sinfonico-corale Ennio Morricone L’Auditorium Parco della Musica di Roma ospita il 17 dicembre nella Sala Santa Cecilia, in occasione del Concerto finale di Villa Massimo, l’Ensemble Modern nell’esecuzione di Specchi per cinque strumenti. 6 Nicola Sani Metamorfosi della materia Il 5 ottobre il 59° Festival Internazionale di Musica Contemporanea ospita al Teatro Piccolo Arsenale la prima esecuzione della versione integrale di Chemical Free (?) Un viaggio nel microcosmo della materia, concerto multimediale in tre sezioni: I. C’è tanto spazio là in fondo per contrabbasso e live electronics, II. No Landscape per pianoforte, motion capture e live electronics, III. More is different per flauto iperbasso, supporto digitale a 8 canali, motion capture e live electronics. L’esecuzione è affidata a David Ryan, video, Giulio Peruzzi, coordinatore scientifico e testi, Daniele Roccato, contrabbasso, Aldo Orvieto, pianoforte, Roberto Fabbriciani, flauto iperbasso, Alvise Vidolin, regia del suono, e Luca Richelli, live electronics e motion capture. Spiega l’Autore: «Chemical Free (?) è un’esperienza di “teatralizzazione sonora e intermediale della scienza” legata al mondo della chimica, che si prefigge di dimostrare come la stretta collaborazione tra forme artistiche innovative e la divulgazione scientifica possa generare nuove forme di spettacolo di forte impatto sul pubblico. Chemical Free (?) utilizza in particolare le più recenti conquiste della chimica e del computer creando un rapporto diretto tra queste e le trasposizioni delle formalizzazioni algoritmiche ad essa legate in ambito sonoro e visivo. La chimica moderna si avvale infatti anche di metodologie e di software sofisticati nei quali sono implementati equazioni e algoritmi numerici efficaci. Il computer è così un vero laboratorio moderno dove si studiano reazioni chimiche di sistemi anche complessi e si predicono proprietà molecolari con elevata accuratezza. A partire da queste proprietà Chemical Free (?) esplora, in un’affascinante performance intermediale, il viaggio e le migrazioni di atomi e frammenti da una molecola a un’altra, mettendo in evidenza il rapporto tra la metamorfosi dei suoni e la reattività chimica, cioè la capacità delle molecole di trasformarsi e combinarsi per dare vita a nuove molecole. Questa continua trasformazione e metamorfosi viene “eseguita” e messa in atto davanti al pubblico, che assiste a un evento dove arte, scienza e tecnologia sono continuamente collegate e unite in un’unica sintesi spettacolare. Chemical Free (?) si sviluppa in tre sezioni, della durata di 20 minuti circa ciascuna: I. C’è tanto spazio là in fondo per contrabbasso e live electronics; II. No Landscape per pianoforte, motion Malika Kishino capture e live electronics, III. More is different per flauto iperbasso, supporto digitale a 8 canali, motion capture e live electronics. Ogni sezione è caratterizzata da uno dei tre strumenti “protagonisti”. I tre strumenti vengono utilizzati come “generatori di suoni”, con tecniche esecutive, di elaborazione in tempo reale e di spazializzazione estremamente suggestive e innovative. Il live electronics è applicato ai tre strumenti con sistema di spazializzazione a 8 canali. Le immagini sono basate su elaborazioni al computer di strutture molecolari e biomolecolari e consentono uno sguardo su un mondo che a volte sfugge all’esperimento. Il rapporto tra suono e immagine determina un’unica forma di drammaturgia sonora che “racconta” il viaggio delle strutture molecolari, le metamorfosi e le migrazioni dal mondo dell’endo e del nano alla nostra macroscopica realtà quotidiana». Il soprano Maria Grazia Schiavo e il pianista Roberto Prosseda interpreteranno Partì Mmaria, canto di Passione per voce e pianoforte, libera elaborazione da un canto popolare marchigiano del maceratese l’11 ottobre al Museo del Violino di Cremona, nell’ambito del Festival Stradivari, e il 19 ottobre presso l’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles. I binari del tempo per flauto e nastro magnetico sono in programma il 30 novembre a Tallinn (Estonia), nell’interpretazione di Johannes Tarmo. Moni Ovadia e il Contempoartensemble diretto da Mauro Ceccanti hanno realizzato un Cd monografico, Raw, dedicato all’opera di Nicola Sani e pubblicato dall’etichetta Stradivarius (STR 37022). L’album include AchaB per clarinetto, Oltre il deserto spazio per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte, Come una specie di infinito per violoncello e pianoforte, Verso un altro occidente per flauto, clarinetto, viola, pianoforte e percussioni, Raw per violino, A Time for the Evening per clarinetto, violino, violoncello e pianoforte, Vidi in terra angelici costumi per ensemble e Sul denaro per voce recitante e ensemble su testo di Luigi Pestalozza. Il micro e il macro cosmo L a Philharmonie Essen presenta il 23 ottobre nella propria sede, nell’ambito del Festival Now!, la nuova commissione affidata a Malika Kishino: Chant per coro e orchestra su testo di Rabindranath Tagore, nell’interpretazione del ChorWerk Ruhr e dei Bochumer Symphoniker diretti da Florian Helgath. In questi termini l’Autrice presenta il nuovo lavoro: «Quando penso alle voci umane, mi sovviene immediatamente un ricordo d’infanzia particolarmente intenso. Nella mia infanzia, sentivo spesso la cantillazione dei sutra, cantati dai monaci buddisti e dalle anziane donne del luogo. Il tempo e le melodie delle anziane donne divergevano leggermente tra loro, ma l’effetto complessivo era comunque quello d’una voce possente. La cantillazione dei sutra è di fatto preghiera, ma il canto e la preghiera forse sono inseparabili e condividono la medesima radice. La voce umana è il mezzo più diretto per esprimersi. Ho scelto per il mio pezzo una lirica di Rabindranath Tagore («Let me not pray to be sheltered from dangers», da Il paniere di frutta, LXXIX) che descrive la preghiera. Il testo ha descritto per me la trasformazione da un mormorio introverso all’approdo alla libertà. Seguendo il poema universale di Tagore, ho tentato di rappresentare la mia immagine della preghiera usando materiale sonoro come la vibrazione della voce, profondi sospiri e il respiro che ci permette di percepire il calore della vita, il suo splendore e la sua freddezza. In alcune sezioni ogni cantante recita le parole. Questi momenti singoli si sovrappongono e producono notevole energia. L’idea che diversi microcosmi (singoli individui) costruiscano un macrocosmo mi ha affascinato durante la composizione. Una singola nota consiste in un misto di elementi parziali, e un pezzo è un aggregato di singole note. L’immagine (la preghiera umana che mormora sulla Terra trasforma progressivamente il proprio stato accumulando energia e innalzandosi a un livello superiore) mi ricorda il processo d’una nota fondamentale che si trasforma costantemente, creando un ricco cosmo sonoro». Monochromer Garten VII per recorder e percussioni, commissione del Bayerischer Rundfunk, sarà presentato in prima esecuzione assoluta il 30 gennaio al Redoutensaal di Erlangen, nell’interpretazione di Jeremias Schwarzer e Isao Nakamura. Spiega la compositrice: «Monochromer Garten VII è il seguito di un mio ciclo cameristico in progress, basato sul paesaggio notturno d’un giardino giapponese in inverno. Con questo ciclo tento di rappresentare le caratteristiche e la bellezza di un giardino giapponese e il processo della sua architettura. Non credo vi sia una differenza essenziale tra un giardino artificiale e un pezzo di musica che consiste in note e suoni definiti». L’8 gennaio Dialogue invisible per nove voci femminili a cappella su un testo di Florence Delay verrà ripreso al Théâtre d’Irigny dal Choeur Britten diretto da Nicole Corti. Bruno Maderna Verso il centenario Il Festival di Milano Musica dedicato a “Bruno Maderna e l’umanesimo possibile” apre i cantieri del percorso che condurrà nel 2020 al centenario della nascita del compositore veneziano (1920-1973). Formatosi alla scuola di Gian Francesco Malipiero e Hermann Scherchen, Maderna s’impose sin dalla prima partecipazione ai Ferienkurse di Darmstadt nel 1949 come un protagonista della scena musicale del secondo Novecento. Fondatore nel 1955 dello Studio di Fonologia Musicale della Rai di Milano, compositore ma anche direttore d’orchestra, sofisticato trascrittore di musica antica, caratterizzato dall’abito mentale dello sperimentatore indefesso, scevro di dogmatismi, Maderna rivestì un ruolo centrale nel rinnovamento della scena musicale europea del secondo dopoguerra, aprendo la strada alla definizione linguistica della nuova musica. Le ESZ sono da anni impegnate nella messa a fuoco della figura del compositore, il cui ruolo attende ancora d’essere debitamente valorizzato accanto a colleghi quali Berio e Nono. È stata realizzata la riedizione critica di una ricca serie di lavori che hanno colmato una lacuna sulla conoscenza degli esordi del compositore, portando alla luce anche partiture fondamentali come il Requiem e il Concerto per pianoforte ed orchestra del 1942 ritenute disperse sino a qualche anno fa. Disponibili in edizione critica anche altre partiture giovanili quali Alba per voce di contralto e orchestra d’archi e l’Introduzione e Passacaglia “Lauda Sion Salvatorem”, oltre ai primi importanti lavori orchestrali che lo affermarono a cavallo tra gli anni ’40 e ’50 sulla scena della nuova musica europea: il Concerto (1948) per due pianoforti e strumenti, la Composizione n. 1 (1949) e la Composizione n. 2 (1949/50) per orchestra, sino agli Studi per “Il processo” di Kafka (1952), al Concerto per flauto e orchestra (1952) e alla Composizione in tre tempi (1954) per orchestra. Non accenna inoltre a diminuire la fortuna esecutiva di pagine come Honeyrêves, Don Perlimplin, Musica su due dimensioni, dei Concerti per oboe, o delle pagine orchestrali che appartengono alla galassia di Hyperion, forse il punto culminante della poetica del compositore. L’ampio catalogo di Bruno Maderna rappresenta dunque, sotto il profilo storico e della qualità estetica, una risorsa che meriterebbe sempre più d’entrare stabilmente nella programmazione degli enti lirici e delle istituzioni concertistiche. Le ESZ sono sin d’ora disponibili a collaborare con tutte le istituzioni che vorranno dedicare un significativo omaggio a Maderna nelle prossime stagioni, sino all’importante traguardo del 2020 quando si ricorderà il centenario della sua nascita. Ampio e qualificato il ventaglio delle iniziative dedicate a Maderna già all’inizio di questa stagione. Il cartellone del Festival di Milano Musica ha ritrovato quest’anno nella figura del compositore veneziano il proprio tema ispiratore. La rassegna, intitolata “Bruno Maderna e l’umanesimo possibile”, propone il 12 ottobre nella Sala Puccini del Conservatorio “G. Verdi” di Milano il Concerto per due pianoforti e strumenti, nell’interpretazione dei Solisti e dell’Ensemble del Laboratorio di Musica Contemporanea dello stesso Conservatorio; il 16 ottobre all’Auditorium San Fedele la Serenata n. 2 per undici strumenti, affidata all’Österreichisches Ensemble für Neue Musik diretto da Andrea Pestalozza; il 23 ottobre, nella medesima sede, il Quartetto per archi in due tempi, eseguito dal Quatuor Diotima; il 24 ottobre presso il Coro della Chiesa di San Maurizio la Cadenza da Dimensioni III per flauto, solista Annamaria Morini; il 24 ottobre la versione del 1957 di Musica su due dimensioni per flauto e nastro magnetico, nell’interpretazione di Zinajda Kodric, flauto, e Alvise Vidolin, regia del suono; il 30 ottobre, nella Basilica di San Simpliciano, Widmung per violino solo, interprete Lorenzo Gentili Tedeschi; infine il 14 novembre, nella Sala Shakespeare del Teatro Elfo Puccini, la Cadenza da Amanda per violino e tre archi, interprete l’Arditti Quartet. L’Associazione NoMus organizzerà in autunno un significativo “Omaggio a Bruno Maderna” che prevede tre conferenze iniziali di Carlo Boccadoro sulle diverse stagioni della produzione di Maderna, in programma il 6, 13 ottobre e 3 novembre presso la Sala conferenze del Museo del Novecento; gli incontri saranno inseriti all’interno del cartellone del Festival di Milano Musica come approfondimenti del tema del Festival. Le tre conferenze, precedute da una mostra documentaria che si inaugurerà il 4 ottobre nella Sala Rampa dello stesso Museo, saranno seguite da due appuntamenti ulteriori: il 20 novembre con Angela Ida De Benedictis e il 1° dicembre con Roberto Fabbriciani, Fabio Zannoni e Gabriele Bonomo. La manifestazione sarà coronata da un ciclo di concerti cameristici attorno all’opera di Maderna che saranno ospitati nella Sala Arte Povera del Museo del Novecento. È inoltre possibile ascoltare Hyperion, lirica in forma di spettacolo con un testo di Friedrich Hölderlin il 26 e 27 settembre alla Sala Pamphili del Complesso degli Agostiniani di Rimini, nel contesto della Sagra Musicale Malatestiana, e il 1° e 2 dicembre al Teatro Vascello di Roma per il RomaEuropa Festival. Riccardo Fazi è responsabile dell’ideazione drammaturgica, Claudia Sorace/Muta Imago della regia, mentre l’esecuzione musicale spetta all’Hermes Ensemble (Karin de Fleyt, flauto, Hanne Roos, soprano, Juan Parra Cancino, live electronics). L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Marco Angius propone il 7 ottobre, a Ekaterinenburg, in Russia, Composizione n. 1 per orchestra, secondo l’edizione critica curata da Angela Ida De Benedictis. Il 31 ottobre Mario Caroli esegue, col supporto elettronico di Tempo Reale, Musica su due dimensioni al Teatro Ariosto di Reggio, per la rassegna “Resistenza Illuminata 19452015”. Nell’ambito della stessa manifestazione la medesima composizione è in cartellone il 26 novembre al Teatro San Leonardo di Bologna, nell’interpretazione di Roberto Fabbriciani. Infine, Riccardo Chailly dirigerà la Filarmonica della Scala in Introduzione e Passacaglia “Lauda Sion Salvatorem” per orchestra, il 9 novembre nella sala del Piermarini. Accursio Antonio Cortese Un principe “borderline” S i ispira al Piccolo principe il nuovo lavoro teatrale di Accursio Antonio Cortese, From B 612, atto unico per tre voci, attore, orchestra e elettronica su libretto di Francesco Aiello e Paolo Cutuli in scena il 13, 14 e 15 novembre ai Cantieri Teatrali Koreja di Lecce. Ne saranno interpreti Ljuba Bergamelli, soprano, Nicholas Isherwood, baritono, Paolo Cutuli, cantante attore, e l’Orchestra Sinfonica di Lecce “Tito Schipa” diretta da Matthieu Mantanus. Commissione della Fondazione I.C.O. Tito Schipa, l’atto unico, nelle intenzioni del compositore, «presenta il classico di Antoine de SaintExupéry in una versione “adulta”, in cui l’universo del Piccolo Principe è popolato da personaggi borderline, riletti e collocati in una cornice inedita: in qualche modo “attualizzati”, ma sempre nel rispetto delle intenzioni dell’Autore». Il Festival di Milano Musica propone una riflessione critica sul grande innovatore della Nuova Musica Marco Momi Al Brixton East di Londra è in programma il 1° ottobre Due nudi per viola, nell’interpretazione del solista del Riot Ensemble. È fresco di pubblicazione il Cd monografico Stradivarius Almost Quiver dedicato a Marco Momi (STR 37021). Maria Grazia Bellocchio, pianoforte, Maria Ronchini, viola, il Divertimento Ensemble e I piccoli musicisti di Divertimento Ensemble diretti da Sandro Gorli vi eseguono Iconica II per due violini, viola, contrabbasso, saxofono, due percussionisti e pianoforte preparato, Iconica IV per trio d’archi, flauto, clarinetto, pianoforte preparato e elettronica, Due nudi per viola, Almost Quiver for E.P. per flauto, oboe, clarinetto, trio d’archi, percussioni e pianoforte, e Ludica III per trio d’archi, flauto, pianoforte e tre gruppi di bambini. Giovanni Sgambati La Sinfonia n. 2 in Mi bemolle, nell’edizione critica a cura di Francesco Attardi, è in cartellone il 22 e 23 gennaio al Teatro Politeama di Palermo con l’Orchestra Sinfonica Siciliana, e il 29 e 30 gennaio al Teatro Massimo “Bellini” di Catania nell’interpretazione dell’Orchestra dell’ente lirico. Le due esecuzioni saranno dirette dallo stesso Attardi. Novità teatrale attualizza il capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry 7 Tre prime per organici molto diversi conducono indagini in più direzioni Luca Antignani La Biennale di Venezia, 59° Festival Internazionale di Musica Contemporanea, propone nel proprio cartellone, il 7 ottobre alla Sala d’Armi dell’Arsenale, la prima esecuzione italiana di Litanie briganti per ensemble di fiati e pianoforte, nell’interpretazione del Lemanic Modern Ensemble diretto da William Blank. Les Six Voix Solistes e la pianista Ancuza Aprodu, dirette da Alain Goudard, eseguono il 20 ottobre alla Sala Filippo Brunelleschi del Palagio di Parte Guelfa di Firenze Nome non nome per pianoforte e sei voci soliste su poesie di Mario Luzi. Luca Antignani si è qualificato tra i finalisti del Concorso biennale per Giovani Compositori e Librettisti del Teatro dell’Opera di Roma grazie al progetto Radio Città Eterna, musica e libretto di Luca Antignani. Il 9 ottobre saranno eseguite presso il Teatro Nazionale scene o parti compiute delle tre opere finaliste. Il modello algoritmico della crescita delle piante ispira la novità al Festival Traiettorie 8 ValerioSannicandro Parola, materia, suono, spazio Ad aprire la serie delle prime esecuzioni dell’autunno di Valerio Sannicandro, il Festival Kontakte di Berlino ha ospitato il 25 settembre nella Sala grande e sala piccola della Akademie der Künste Ephemeris/Ekleipsis per clarinetto, saxofono e live electronics in due environments, interpreti Ingólfur Vilhjálmsson, clarinetto e clarinetto contrabbasso, Joaquín Saez Belmonte, saxofono soprano e saxofono baritono, Gregorio García Karman, Hannes Fritsch e l’Autore al live electronics, prodotto nello Studio für elektroakustische Musik der Akademie der Künste Berlin. Così il compositore presenta il nuovo lavoro: «La composizione in forma di dittico propone due situazioni, spaziali prima ancora che sonore, profondamente contrastanti. Nella prima parte, Ephemeris, il sax e il clarinetto, posizionati in due sale adiacenti, producono suoni che si moltiplicano, accumulano e spazializzano in entrambe le sale, continuando così una ricerca iniziata con Ius lucis (2006/07) e proseguita in A Book of Forms (2014). Il movimento (su sedici altoparlanti) e la proiezione (ogni esecutore proietta il suono dello strumento verso due microfoni) del suono sono composti secondo tecniche che tendono a fare di questo lavoro una vera “scultura sonora”, una forma a metà strada tra composizione e installazione. Nella seconda parte, Ekleipsis, due strumenti gravi si congiungono per produrre una situazione dall’impatto decisamente drammatico: i suoni percussivi e multifonici degli strumenti si mescolano con suoni elettronici (dal carattere “industrial”) che enfatizzano il taglio astratto del lavoro». Sarà invece il Kyoto Art Center a tenere a battesimo il 3 novembre Corps/riens per soprano e ensemble su un testo di Benoît Gréant, nell’interpretazione di Maki Ota e dell’Ensemble Kujoyama diretto dallo stesso Sannicandro, che così commenta la sua opera: «Sebbene proveniente da altre ragioni espressive e linguistiche, l’incontro con il testo di Benoît Gréant Corps et riens mi ha suggerito subito un tema che avevo già incontrato in passato, nella cultura buddista giapponese. “I corpi nascono nel mezzo del vuoto”, parafrasando un verso di un testo di Hagakure: la contrapposizione tra materiale e immateriale è stato un catalizzatore per questa composizione. Ancora una volta tratto la vocalità con una tecnica tra il cantare e l’espirazione esagerata, che conferisce alla linea vocale una drammaticità e, non ultima, un’espressività “composta” e quindi indicata nella partitura. Grazie alla musica il testo poetico viene “ripensato”: alcuni frammenti vengono messi in relazione secondo una ragione non legata all’ordine temporale (della lettura, del testo) ma in un processo di “reminiscenza” tutto interno al lettore, o a un lettore modello. La composizione è stata scritta per l’Ensemble Kujoyama, gruppo giapponese basato a Kyoto, che ho fondato nel 2010, al quale sono profondamente legato da una bellissima amicizia». Roberto Fabbriciani Jean-Luc Hervé interpreterà infine l’8 novembre alla Chiesa della Badia di Arezzo, coadiuvato dal coro Vox Cordis diretto da Lorenzo Donati, Mare logos per flauto basso e dodici voci, commissione della Fondazione Cisalpino di Arezzo. Così presenta il lavoro Sannicandro, citando le parole di Massimo Cacciari che lo hanno ispirato: «Logos, la parola. Una parola viene confrontata con l’ente che cerca di rappresentare: si scopre allora che questo, nella sua molteplicità di aspetti, richiede altrettante parole. L’univoco e il molteplice quindi. Perché anche una sola parola grazie ai suoi suoni può avere una valenza (musicale) molteplice, basta esaminarla in profondità, ritualizzarla, inciderla in una materia inconsueta per illuminarne lati inusuali. Togliere la parola a chi ce l’ha, affidandone invece un’immagine (sonora) che ricorda il mare stesso e affidare la parola a chi non potrà mai pronunciarla, invertire l’ordine delle cose, per ascoltare cos’hanno da dire, ciascuno, il mondo del significante, il mondo del significato, sull’altro da sé. Thálassa è [...] quello più usuale perché quello materno: nel suo grembo sono cresciuti, lungo i suoi cammini hanno viaggiato per conoscere. [...] Non è nome generico del mare; è nome di persona. Pélagos rappresenta la vasta distesa, l’interminabile plaga dell’alto mare. Quando come un deserto, il mare ci abbraccia da ogni lato, e a un tempo ci custodisce e minaccia. [...] E le “salmaste parole” che ne intessono il canto appartengono allo háls. [...] Ma quando possiamo immaginarci il Mare come cammino, quando l’occhio discerne nell’inquietudine del pélagos la possibile via, e la cerca e la prova, allora póntos diviene il suo nome più proprio. [...] Il Mare non è arabile [...] questo indica il suo epiteto, [...] Atrygetos non implica nessuna idea di assoluta sterilità, di assenza di vita, non contraddice quell’intelligenza del Mare. [...] Polyphloisbos, multirisonante, il Mare d’Europa; tutte le sue lingue congiurano nel nominarlo nella molteplicità dei suoi volti, senza mai esaurirne il significato. Mosaico di nomi, che ritroviamo in quell’instancabile (átrytos, davvero!) gioco di echi. [...] L’agitazione del Mare (sálos) è immanente alla città dell’Arcipelago; il Mare non si arresta alle loro rive, ma risuona nelle voci dell’agorá (Massimo Cacciari, L’arcipelago, Adelphi, 1997)». Tre riprese di lavori di Sannicandro avranno luogo nell’arco di poche settimane in Germania: il 1° ottobre Klaus Schoepp esegue a Berlino Songs of Anxiety per flauto amplificato; il 24 ottobre la Fachhochschule di Kiel propone Odi di levante per sei strumenti, nell’interpretazione del Chiffren Ensemble diretto da Johannes Harneit, che riprenderà il pezzo il 21 novembre al Kampnagel di Amburgo. Infine, il Ridotto dei Palchi “A. Toscanini” del Teatro alla Scala ospiterà il 12 novembre la prima esecuzione italiana di Aquae per otto strumenti, nell’interpretazione dell’Ensemble “Giorgio Bernasconi” dell’Accademia della Scala diretto da Marco Angius. Sviluppo continuo Il Festival Traiettorie di Parma ospita il 28 ottobre alla Casa della Musica la prima esecuzione assoluta di Algorithmic Beauty per viola, nell’interpretazione di Gilles Deliège, solista dell’Ensemble Sillages. Spiega il compositore: «A differenza degli animali, che non crescono se non per una parte della loro vita, le piante si sviluppano e si trasformano di continuo. Algorithmic Beauty ha per modello la crescita vegetale. Il pezzo sviluppa un materiale molto semplice (un gesto glissato) secondo un processo direzionale identico dall’inizio alla fine. Il titolo fa riferimento all’opera del matematico Aristid Lidenmayer, The Algorithmic Beauty of Plants, in cui l’autore definisce la crescita delle piante secondo il modello di algoritmi matematici. Il pezzo è dedicato a Gilles Deliège, che lo terrà a battesimo». Nello stesso concerto l’Ensemble Sillages diretto da Léo Warynski riprenderà En mouvement per sette strumenti, che il complesso avrà già eseguito il 6 ottobre anche alla Fundación BBVA di Bilbao. Il pezzo è in cartellone anche il 15 ottobre al Morat-Institut di Freiburg i.B., nell’interpretazione dell’Ensemble Recherche. Giovanni Verrando Linguaggio e rappresentazione Il 15 settembre il Festival Unerhörte Musik di Berlino ha ospitato una ripresa di Second Born Unicorn per pianoforte solo, nell’interpretazione di Luca Ieracitano. Il 24 ottobre Krummholz per trio d’archi con e senza corde, percussione e elettronica è in programma a Vilnius nel contesto del Gaida Festival, affidato a RepertorioZero, nell’ambito del progetto BeforeZero coprodotto dal Festival di Milano Musica, dalla Ernst Von Siemens Musikstiftung e dal Cirm di Nizza. Il 21 novembre avrà luogo a Treviso la prima esecuzione assoluta del primo movimento di Keekee Bouba per voce e quattro musicisti, commissione dell’Ensemble Arsenale, che ne sarà interprete, per il decennale della fondazione. Così Verrando presenta il nuovo lavoro: «In Keekee Bouba la voce è usata come strumento generatore di suoni, conformemente agli strumenti che l’affiancano. Il brano non fa riferimento ad alcun testo preesistente, essendo composto da parole isolate, fonemi, suoni vocalici e consonantici, legati da un lato alla prassi degli strumenti utilizzati e al loro spettro, e d’altro lato agli studi sull’evoluzione del linguaggio parlato. In una ricerca sulla connessione fra le singole parole e gli oggetti o le forme da esse evocate, Vilayanur Subramanian Ramachandran ed Edward Hubbard hanno infatti indagato la facoltà rappresentativa del linguaggio, capace di rimandare alle qualità intrinseche e formali dell’oggetto nominato. Nei loro esperimenti hanno dimostrato che i soggetti coinvolti associano senza indugio l’inflessione tagliente del termine con le K a un oggetto dalle forme spigolose, mentre “Bouba” è abbinato a una forma arrotondata. Dunque il nome dato agli oggetti può non essere arbitrario, richiamando qualità tecniche dell’oggetto stesso. Allo stesso modo, i suoni e le singole parole che compongono Keekee Bouba richiamano le qualità Federico Gardella tecniche dei suoni strumentali. Inoltre, in Keekee Bouba uso un daxophone, strumento inventato da Hans Reichel qualche decina di anni fa. Ho fatto costruire due daxophone appositamente per me per quest’occasione da un liutaio americano e da uno italiano. I daxophone dialogano con la voce in un territorio d’indagine sul suono che dimora fra lo scientifico e l’illusorio, fra dei dati e uno sconnesso, ruvido delirio. Il 21 novembre l’ensemble Arsenale ne presenterà il primo movimento; la parte restante del brano verrà composta ed eseguita nel futuro prossimo». Giovanni Verrando sta attendendo alla composizione di Fourth Born Unicorn, nuovo brano solistico che vedrà la luce in due versioni: per viola d’amore e per viola. Commissionato da Marco Fusi, sviluppa lo stesso contenuto in due direzioni: una prima, nel brano per viola d’amore, con suoni dallo spettro più opaco e arrotondato; una seconda, per viola, con una spettralità più trasparente e brillante. Il brano sarà presentato in prima esecuzione assoluta, in entrambe le versioni, nella primavera 2016. Giovanni Verrando è stato chiamato per l’anno accademico 2015-16 come Visiting Professor in composizione e orchestrazione Daxophone alla Sibelius Academy di Helsinki. A partire dal mese di ottobre terrà lezioni, seminari a tema e conferenze pubbliche sulle materie in questione e sulla sua musica, sulla ricerca nell’ambito della nuova liuteria, sull’orchestrazione e gli argomenti ad essa connessi. Nell’autunno vedrà la luce un saggio di Verrando su Krummholz nei «Quaderni del Conservatorio di Milano»: vi viene descritta la ricerca sulla liuteria compiuta in Krummholz, l’idea dello strumento come meccanismo composito (costituito non solo dallo strumento acustico, ma dalla sua amplificazione, dagli utensili abbinati ad esso e da altro ancora), il rapporto con la figura in piena metamorfosi del musicista da camera e l’inevitabile riflessione sull’evoluzione della notazione. Forme della lontananza L’autunno di Federico Gardella si apre con la prima esecuzione assoluta di Memorie di tempesta per violoncello e pianoforte, il 9 ottobre alla Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, per il 59° Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia, interpreti Francesco Dillon ed Emanuele Torquati. In questi termini il compositore presenta il nuovo lavoro: «Immaginare la memoria come un’anamorfosi del tempo, come un luogo in cui la forma degli oggetti risenta, nel ricordo, della distanza che li separa da noi; e così, la forma delle cose diventa il momento di sintesi che ci parla della vita di quegli oggetti, delle loro “storie”. Ma si tratta di un racconto sincronico (verticale), in cui la memoria, per cogliere il susseguirsi degli eventi, si pone al di fuori del tempo. Osservare il tempo, come il monaco nel dipinto di Friedrich osserva il mare, studiarne le pieghe, verificarne le increspature: è così che in queste Memorie di tempesta ho cercato di declinare il rapporto tra forma e memoria, tra il tempo e la dimensione atemporale del ricordo. Ma ogni musica è pensata, nella mente di chi la scrive, in un luogo preciso (reale o immaginario): una tempesta in lontananza, è questo lo spazio in cui, per me, questa musica risuona». La composizione verrà ripresa il 25 novembre a Roma, per il Festival di Nuova Consonanza, da Franz Ortner e Clemens Zeilinger, solisti del TrioVanBeethoven. Una novità per viola sola è in cartellone il 21 novembre alla Yodobashi Church di Tokyo, nell’interpretazione di Tomoko Akasaka. Il lavoro sarà presentato nel prossimo numero delle ESZ News. Il 18 luglio Jeder Mensch trägt ein Zimmer in sich per voce femminile su testo di Franz Kafka è stato proposto a Treviso dal soprano Lisa La Pietra nel corso della manifestazione “Venice Acque” di ArtExpo 2015. Dal 6 al 13 settembre Federico Gardella è stato invitato come Assistant Faculty al Takefu International Composition Workshop. In quel contesto l’11 settembre sono stati eseguiti Cinque cori notturni sotto la costa per flauto contralto nell’interpretazione di Mario Caroli e Architetture del canto e del silenzio per ensemble, interpreti Yoshie Ueno (flauto), Nozomi Ueda (clarinetto), Yasutaka Henmi (violino), Tomoki Tai (violoncello) e Kenichi Nakagawa (pianoforte), sotto la direzione di Seitaro Ishikawa. Sandro Gorli, alla testa del Divertimento Ensemble, interpreterà il 3 ottobre Im Freien zu spielen per clarinetto, violino, violoncello e pianoforte alla Salle Ockeghem di Tours. Infine, Voice of Wind per voce femminile (utai) e flauto basso è in programma il 14 dicembre allo Hakuju Hall di Tokyo, nell’interpretazione di Ryoko Aoki e Kazushi Saito. Una commissione dell’Ensemble Arsenale mette a frutto le scoperte delle neuroscienze in campo linguistico Aldo Clementi Laura Catrani e Davide Cavalli hanno interpretato il 7 settembre al Palazzo della Cultura di Catania, per l’Associazione Musicale Etnea, Due poesie per voce e pianoforte su testi di Rainer Maria Rilke e Victor Hugo. La Chiesa di S. Carlo di Borås (Svezia) ha ospitato il 13 settembre, nell’ambito della rassegna Ny Musik, un concerto monografico interpretato da Alissa Cheung, Staffan Larson, Anna Lindal, Eva Lindal, Clemens Merkel, violini, Stéphanie Bozzini, Joar Skorpen, viola, e Isabelle Bozzini, violoncello. Il programma prevedeva Due canoni circolari per tre flauti dolci (o tre violini), Duetto per flauto, clarinetto e due strumenti in eco nella versione per quattro archi, Canone circolare per quattro strumenti ad libitum, Canzonetta per flauto contralto e flauto registrato nella versione per due archi e Otto frammenti da una Ballade di Charles d’Orléans sul tema de L’homme armé nella versione per archi. Infine, il Festival Traiettorie di Parma ha proposto il 30 settembre alla Casa del Suono di Parma Collage 2 per nastro magnetico. Novità cameristica alla Biennale, immediatamente ripresa al Festival di Nuova Consonanza Javier Torres Maldonado La Fundación BBVA propone a Bilbao il 6 ottobre Interstizi per violino e violoncello nell’interpretazione dell’Ensemble Sillages. Lo stesso gruppo presenterà una novità per quartetto d’archi il 24 novembre al Petit Théâtre del Quartz di Brest. 9 Expo, la Biennale e il Concertgebouw ospitano tre nuovi lavori di ricerca Admir Shkurtaj L’opera da camera Katër i radës. Il naufragio – su libretto di Alessandro Leogrande dal romanzo-reportage Il naufragio che ha per soggetto l’affondamento nel Canale d’Otranto d’una motovedetta carica di 120 profughi albanesi nel 1997 –, dopo i fortunati allestimenti alla Biennale di Venezia del 2014 e ai Cantieri Teatrali Koreja di Lecce, è ora disponibile in una pubblicazione in Cd (Anima Mundi AM 32), con la direzione di Pasquale Corrado. Andrea Manzoli Il compositore si è qualificato tra i finalisti del Concorso biennale del Teatro dell’Opera di Roma, con il progetto L’amore oscuro - Tosca raccontata da Scarpia, musica di Andrea Manzoli, libretto di Sandro Naglia. Il 9 ottobre saranno eseguite presso il Teatro Nazionale scene o parti compiute delle tre opere finaliste. 10 Pasquale Corrado Frenesie, dualità, stasi Tre le prime esecuzioni assolute per Pasquale Corrado soltanto nell’autunno 2015. Insequenza per flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e percussioni è stato proposto il 20 e 21 settembre all’Expo Gate di Milano per la rassegna Nutrire la Musica, nell’interpretazione dell’ensemble Sentieri Selvaggi diretto da Carlo Boccadoro. Spiega il compositore: «Insequenza è una riflessione sul concetto di movimento e di stasi (frenesia articolativa contrapposta a una calma apparente che brulica sempre di piccole perturbazioni), di luce e buio, di freddo e caldo, di silenzio e suono. Il pezzo è il frutto di una riflessione che non concepisce moto e stasi come contrapposti, la stasi come negazione del moto e il moto stesso come negazione della stasi, bensì concepisce la stasi come caso limite del moto, con velocità tendente a zero, caso particolare del movimento che diventa moto con velocità uguale a zero, insomma come grado zero del moto. Molti fenomeni naturali, come il buio, il freddo, il movimento, appunto, possono essere interpretati a seconda di come la nostra mente si relaziona ad essi: possiamo, ad esempio, interpretarli come opposti oppure come estremi». Il 2 ottobre il 59° Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia ospita nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian la prima esecuzione assoluta di Ritorna ancora per quintetto di fiati, interprete lo Slowind Quintet. Con queste parole Corrado presenta il nuovo pezzo: «Ombre della memoria, ridondanze febbrili di ribattuti puntiformi. Balbuzie d’incontenibilità espressiva. Effetti percussivi stranianti, pizzicati di corde d’aria che s’inerpicano in soffi violenti, quasi tribali. Monologhi musicali in cui la voce di uno strumento diviene personaggio. Sono questi gli archetipi del mio linguaggio compositivo, in cui la reiterazione continua dei gesti determina l’incessante frenesia comunicativa, un virtuosismo non fine a se stesso, ma vettore dell’energia trasmessa all’ascoltatore. Il brano nasce dall’osservazione di singoli oggetti sonori e articolativi visti da diverse angolazioni attraverso una sorta di visione cubista che destruttura prima di strutturare una forma compiuta, distorce prima di rispettare un percorso rigoroso, scompone prima di creare memoria di quel che è stato». Sarà infine l’Ensemble Intercontemporain diretto da Matthias Pintscher a presentare il 24 ottobre, nella cornice del Concertgebouw di Amsterdam, la prima esecuzione assoluta di D’estasi per grande ensemble. Racconta il compositore: «Il pezzo è stato ispirato dall’osservazione del dipinto L’Estasi di Santa Cecilia di Raffaello. L’opera d’arte, del 1514, rappresenta Santa Cecilia al centro di una conversazione sacra, circondata da quattro santi e strumenti musicali. La caratteristica che più mi ha impressionato è la centralità di Santa Cecilia: circondata da quattro santi (San Paolo, San Giovanni, Sant’Agostino e Maria Maddalena, ognuno correlato alla crescita celeste e all’estasi), Cecilia è l’unica in grado di sentire la musica celestiale suonata sopra di loro dagli angeli. La pittura simboleggia così le passioni umane in contrapposizione al culto divino. L’idea alla base del mio pezzo nasce da questa stessa dualità tra terrestre e celeste. Ho diviso la struttura musicale del brano in sei zone, una per ogni figura rappresentata da Raffaello, più una che simboleggia la figura di Cristo (non rappresentata nel dipinto, ma implicitamente presente nell’animo di Cecilia e raffigurata da un coro angelico). La prima zona è caratterizzata da battiti. Un suono scuro, denso, grasso, costantemente ripetuto e circondato da fasci di luce che brillano. Il primo oggetto si alimenta con energia innescata da piccoli o grandi delay sempre diversi tra loro, ma generati da una scintilla comune. Questa zona del pezzo è caratterizzata dallo stesso oggetto descritto e visto da diverse prospettive attraverso una sorta di visione cubista. Allo stesso modo, Santa Cecilia, anche se si trova al centro della conversazione, emerge dalla pittura come figura unica dando senso a tutta la rappresentazione. La seconda area musicale del pezzo è descritta da spirali di fruscii di diversi colori che coinvolgono progressivamente sempre più strumenti e gradualmente si estendono all’intero registro. Emerge il dualismo tra registro acuto e grave, luce e buio, crescendo e diminuendo. Questa zona rappresenta l’atteggiamento meditativo di San Paolo dando le spalle allo spettatore e girando la testa per definire il suo profilo. Ritmica, esasperante ritmica. Ricorrenza di piccoli oggetti che danno vita a piccole figure grandi o molto grandi caratterizzano la terza zona. Il carattere è quasi sempre lo stesso, ma tutto cambia in modo graduale e quasi impercettibile per creare nuove forme, nuovi oggetti. In questa sezione è chiaro il richiamo a San Giovanni Evangelista sullo sfondo, riconoscibile dal libro ai suoi piedi su cui si trova l’aquila. Un lungo crescendo, come le onde che si infrangono sugli scogli, sempre più voluminoso, sempre più pesante e instabile definisce la quarta zona. Come un fiume che raccoglie e trascina il fango fino a diventare troppo denso e pieno, non può fare a meno di straripare. Lo sguardo di San Giovanni si interseca con gli occhi S. Agostino. La quinta area è piena di balbuzie che dal registro grave, lentamente e con difficoltà, cercano di riconquistare il registro superiore. Sequenze melodiche che balbettano attraverso pizzicati d’aria, puntillismi ritmici esasperati, pulsazioni poliritmiche: Maria Maddalena, infine, che tiene in mano l’ampolla degli unguenti e fissa lo spettatore. L’ultima area è la zona più “lirica” della composizione: una foresta di fonemi articolativi, di fruscii di corde e soffi avvolge la costruzione di una melodia riverberata da più strumenti. Echi di un’arcana melodia, come gocce d’acqua che ciclicamente si propagano nel lago. La presenza di Cristo. L’estasi di Santa Cecilia è un’opera estremamente innovativa: elimina la tradizionale immagine della divinità facendo dell’“estasi” in sé il tema principale della scena: il Cristo, in questo senso, è implicitamente contenuto nell’anima del santo. Nel 1965 la storica dell’arte Anna Maria Brizio ha scritto: “La divinità appare negli occhi, è nel cuore di Santa Cecilia, così come la musica non risuona materialmente al suo orecchio, ma solo nella sua anima”». Sono in programma per il 5 settembre e il 3 ottobre presso la Domus Magna di Bergamo le ultime repliche di Donizetti Alive, opera diffusa sulla vita e l’arte di Gaetano Donizetti su libretto di Julio Garcìa-Clavijo, commissione della Fondazione Donizetti. Drammaturgia e regia sono di Ugo Giacomazzi e Luigi Di Gangi, le voci di Francesca Pacileo, Alessandro Ravasio, Maurizio Leoni, la recitazione di Tiziano Ferrari, Simone Baldassari, Barbara Esposito; il Coro Donizetti è diretto da Fabio Tartari e coadiuvato dagli strumentisti del Cantiere Donizetti, diretto da Pasquale Corrado. Infine, Interference per due indossatori/percussionisti è in programma l’1 e 2 ottobre all’ex Chiesa di San Carpoforo di Milano; ne saranno interpreti i percussionisti di Klangbox. È disponibile on line il nuovo catalogo generale 2015 delle Edizioni Suvini Zerboni. Tutte le opere da noi pubblicate sono consultabili all’indirizzo www.esz.it. Un potente, completo e efficace motore di ricerca permetterà di consultare il nostro catalogo e di fare ricerche per strumento, organici, titolo, autore. Inoltre si potrà accedere a utili informazioni come le biografie degli autori, notizie sulle composizioni, prime esecuzioni, novità editoriali. Gabriele Cosmi Figure, dinamismi, dialoghi Q uattro le prime per Gabriele Cosmi nella seconda parte del 2015. Il soprano Lisa La Pietra ha presentato Gli altri non muoiono mai per voce sola il 16 giugno alle Sale Apollinee del Teatro La Fenice di Venezia, con repliche il 4 luglio sempre a Venezia, a Ca’ Dolfin, il 18 luglio alla Loggia dei Cavalieri di Treviso, il 28 luglio per il Festival sulle Acque di Chieti, il 20 settembre a Fossacesia (Chieti) alla rassegna “Traboccando di note… classiche”, il 30 settembre al Telecom Future Center di Venezia, infine il 18 ottobre al Teatro Comunale Fenaroli di Lanciano. Così l’Autore spiega il nuovo lavoro: «Il testo usato è il risultato di un filtraggio compiuto su quattro lettere scritte da quattro donne diverse nei momenti antecedenti al suicidio. Sono state selezionate frasi differenti, riconducibili a stati d’animo contrastanti, che non riportassero nessuna traccia esplicita dell’atto che è seguito alla scrittura delle lettere. Una frase dal significato ambiguo, “La mia stanza è una stella”, ciclicamente si ripresenta lungo tutta la composizione. Inizialmente a questa frase fanno eco delle altre frasi di natura positiva come “una gita in montagna, un bacio, un lago”. Gradualmente le frasi satellite svelano una natura più drammatica, ossidando la natura sognante del verso cardine. Tra versi e linee vocali viene instaurato un rapporto dunque di identità; gli stessi processi compositivi applicati alla musica (interpolazioni, riverberi, accelerazioni, etc.) rimbalzano sul testo e sulle relazioni testuali. A differenza di quanto accade spesso nella letteratura vocale, l’interprete non è protagonista di un fatto teatrale; all’esecutore viene richiesto di mantenere un atteggiamento di massima freddezza e sobrietà interpretativa; non deve impersonarsi in una delle quattro donne. Il brano è concepito come una percezione interiore di una folla di pensieri differenti che coesistono simultaneamente in un unico spazio sonoro con oscillazioni di rapporti logici con rapporti contrastanti. L’immobilità scenica e l’ambiguità testuale sono gli unici elementi drammaturgici presenti in scena». La medesima interprete ha proposto con la clarinettista Alessia Gloder, il 30 settembre al Telecom Future Center di Venezia, Argia per soprano e clarinetto. Racconta Cosmi: «In diversi lavori scritti negli ultimi anni, per strumenti monodici soli o contrapposti all’ensemble, all’orchestra o all’elettronica, mi sono concentrato sulle possibilità di moltiplicazione e ispessimento delle linee sonore creando strutture che riproducessero virtualmente polifonie a due o a più voci: polifonie di risonanze, di moltiplicazioni o di fibrillazioni di ambiti armonici polarizzati. Questo è stato fatto non solo attraverso la costruzione di ambienti di risonanza fatti da altri strumenti attorno al solista; anche nella scrittura del singolo strumento i comportamenti melodici e figurali mettono l’accento su un’analisi che la figura compie su se stessa. Nel brano Gli altri non muoiono mai, per voce sola, anche il testo concorre al raggiungimento di complesse polifonie virtuali. Ho composto Argia, dunque, riprendendo la mia recente composizione per voce sola, ampliandola e sommando alle già esistenti risonanze sonore e testuali quelle di un clarinetto che scolpisce l’evento sonoro vocale, conferendo una maggiore articolazione e dettaglio a quelle polifonie che vengono virtualmente generate dalla voce. Nel brano originale il testo si colloca in un rapporto di identità con la scrittura vocale; in Argia anche il clarinetto concorre con coerenza a questo rapporto divenendo venatura e analisi della linea vocale». Il Museo Novecento di Firenze ha ospitato il 16 settembre nell’ambito della rassegna Firenze Suona Contemporanea la prima esecuzione assoluta del I movimento di Fünf Türme, suite per violoncello solo, nell’interpretazione di Michele Marco Rossi, solista del Flame Ensemble. Il medesimo interprete ha proposto la prima esecuzione assoluta del II movimento il 18 settembre a Terni, presso l’Accademia Filarmonica Umbra. In questi termini il compositore spiega il nuovo lavoro: «Fünf Türme è una suite per violoncello solo in cinque movimenti. Nei miei appunti ho composto una brevissima figura di pochi secondi che possedeva, nonostante la durata ridotta, delle relazioni di tipo funzionale tra materiali differenti. L’assoluta brevità comportava il repentino accostamento di elementi eterogenei, una sorta di grado zero tra lessico, grammatica e sintassi. Lungo il primo movimento viene dato spazio all’evento sonoro che può quindi dispiegarsi nel tempo. Attivando delle procedure compositive e osservando con punti di vista differenti la materia, ho generato, per derivazione, altre quattro strutture madri che governano le logiche formali dei restanti quattro movimenti. In tutti i movimenti è dunque presente una figura portante diversa ma al contempo tutte le figure comunicano tra loro e derivano tutte, con modalità differenti, dalla prima. I movimenti dunque, pur sviluppando declinazioni differenti di uno stesso evento, dialogano fra loro. Vi è un rapporto formale bipolare; ogni movimento è necessario per offrire lo Quattro prime cameristiche e un articolato concerto monografico spazio di apertura di un materiale concentrato, ma simultaneamente questa apertura illumina e lascia trasparire i gradi parentali con le altre strutture madri. Ciò a cui si assiste è un continuo annebbiamento di confine tra un monologo e un soliloquio, tra il parlare ed il parlarsi. La composizione è dedicata a Michele Marco Rossi, al suo brillante virtuosismo e alla sua intelligenza e profondità interpretativa». Chiude la serie delle prime Again! per ensemble, in programma il 23 e 24 ottobre all’Expo di Milano, per la rassegna Nutrire la Musica, nell’interpretazione del Divertimento Ensemble diretto da Sandro Gorli. Racconta l’Autore: «Riflettendo sulla tematica Nutrire il Pianeta, sono stato catturato dall’aspetto paradossale che caratterizza il tema dell’Expo: fin da tempi remoti il pianeta, con i suoi elementi e i suoi frutti, ha influenzato e nutrito l’esistenza dei propri abitanti. Nello scorrere dei secoli questa condizione si è ribaltata al punto tale da sentire l’esigenza di richiamare l’attenzione e la coscienza dell’essere umano a una maggiore responsabilità e protezione nei confronti del nostro vecchio pianeta; oggi siamo tutti chiamati a renderci partecipi d’una colossale inversione dei ruoli. Ho concepito questo rapporto come una prima fase di un percorso ciclico mantenendo uno sguardo positivo in merito: nutrire il pianeta affinché possa ricominciare a nutrirci. Il titolo della mia composizione, Again!, rappresenta appunto un’esortazione a spingere questa ruota virtuale dei ruoli affinché si ritorni a un equilibrio naturale. La circolarità diviene dunque il vero fattore generatore di forma della composizione: delle fasi vengono continuamente percorse e ripercorse trascinando elementi da fasi precedenti e incorporando caratteristiche delle successive. Una forma continua dunque, in cui le strutture portanti della composizione si ramificano e informano anche le deviazioni più periferiche. Elementi originari e derivazioni lontane si rincorrono a velocità differenti, coesistenti entrambe, in uno stesso anello». Un concerto monografico, impreziosito da diverse prime esecuzioni, è in programma a Milano il 12 novembre all’Auditorium Di Vittorio per gli Amici di Musica/Realtà. Roberto Fabbriciani, flauto, Maurizio Ben Omar, percussioni, e Alfonso Alberti, pianoforte, eseguiranno Guadix, tre intermezzi per pianoforte, in prima esecuzione integrale, Trio n. 3 per flauto, percussioni e pianoforte, in prima esecuzione assoluta, Quadrittico, suite per flauto, percussioni e pianoforte, in prima esecuzione integrale, e Guadix III per flauto solo in prima esecuzione italiana. Il terzo intermezzo di Guadix per pianoforte sarà riproposto da Alfonso Alberti il 19 ottobre agli Amici del Loggione di Milano. In questi termini Cosmi spiega l’impaginazione della serata all’Auditorium Di Vittorio: «Il concerto che Musica/Realtà dedicherà alla mia musica da camera è stato interpretato come l’esecuzione di una serie di pezzi che insieme formano un’unica grande composizione della durata di circa un’ora. A dialogare in stretto rapporto con la musica vi era in programma una performance del pittore Gabriele Amadori che prematuramente e inaspettatamente purtroppo ci ha lasciati lo scorso giugno. L’organizzazione delle composizioni nel tempo, le modalità della gestione formale del concerto e i rapporti fra gli strumenti e la forma, che erano nati per veicolare il dialogo e lo scambio fra musica e pittura sono rimasti invariati: mi piace pensare che la presenza di Gabriele, anche se non fisica, influisca e caratterizzi l’esito del concerto negli aspetti più profondi. I brani che si alterneranno presentano due tipi di organico: quattro brani per strumento solo e quattro per trio. Trio n. 3, dedicato a Luigi Pestalozza, si colloca come polo d’arrivo dell’intero concerto. La composizione si articola in tre movimenti nei quali, partendo dal primo, la materia sonora si presenta in uno stato diafano nel quale vengono solo intravisti i contorni di una figura. In momenti fugaci traspaiono frammenti di una figura pulsante che trova il suo spazio nel secondo movimento con un’ampia zona di percussione concertante. Nel terzo movimento la materia perde gradualmente intensità e vigore giungendo lentamente a uno stadio di stasi. Verrà inoltre eseguito in prima esecuzione integrale il ciclo di tre intermezzi pianistici, Guadix, iniziato nel 2010 e terminato nel 2015. I tre brani offrono altrettante diverse declinazioni di una struttura comune; nei tre pezzi viene illuminata e interpretata in modi differenti. Il quarto pezzo solistico è Geghard III, per flauto solo, che rappresenta la terza composizione di un ciclo di pezzi dedicati al flauto solista. Si interpolano ai pezzi solistici i quattro movimenti che costituiscono Quadrittico, suite dedicata alla memoria di Gabriele Amadori. In questo lavoro si alternano quattro brevi pezzi per trio che si intermezzano ai pezzi solistici. Ciascuno dei movimenti riprendono brevi immagini dal Trio n. 3 o la strumentazione di figure appartenenti ai pezzi solistici. Figure, strutture e dinamismi ciclicamente si ripresentano sotto vesti diverse generando un dialogo tra composizioni diverse lungo il tempo del concerto: metaforicamente sarebbe stato questo il senso del lavoro incrociato fra la mia musica e l’arte di Gabriele Amadori». 11 Prime all’ombra di grandi scrittori, da Schulz a Calvino Franco Donatoni Il Festival Traiettorie di Parma ha proposto il 30 settembre alla Casa del Suono di Parma Quartetto III per nastro magnetico. Nell’ambito della stessa rassegna, il 15 ottobre verrà ripreso nel Ridotto del Teatro Regio For Grilly, improvvisazione per sette strumenti, interprete Marco Angius alla testa degli Ensemble Prometeo e Ensemble Windkraft, che replicheranno l’esecuzione il 16 ottobre a Bolzano, per il Festival di Musica Contemporanea. Il Divertimento Ensemble diretto da Sandro Gorli interpreterà il 3 ottobre alla Salle Ockeghem di Tours Etwas ruhiger im Ausdruck per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte. Il pezzo sarà riproposto il 5 novembre per il Bologna Festival all’Oratorio San Filippo Neri dall’Ex Novo Ensemble, che nel medesimo concerto eseguirà anche Lumen per sei strumenti. Luciano Berio Il Festival Traiettorie di Parma ha proposto il 30 settembre alla Casa del Suono di Parma Mutazioni e Perspectives per nastro magnetico. L’Arditti Quartet interpreterà il 14 novembre alla Sala Shakespeare del Teatro Elfo Puccini di Milano, nell’ambito del Festival di Milano Musica, il Quartetto per archi. Niccolò Castiglioni Il Festival Traiettorie di Parma ha proposto il 30 settembre alla Casa del Suono di Parma Divertimento per nastro magnetico. Gli ensemble del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano e del CNSMD di Parigi interpreteranno il 3 ottobre alla Sala Puccini del Conservatorio Tropi per complesso da camera. Giuseppe Sinopoli Il Festival Traiettorie di Parma ha proposto il 30 settembre alla Casa del Suono di Parma Isoritmi I per nastro magnetico. 12 Giorgio Colombo Taccani Paradossali, diafani, elementari Tre importanti prime esecuzioni di lavori per ensemble di diverso organico per Giorgio Colombo Taccani nel periodo in arrivo. Il 15 ottobre, al Ridotto del Teatro Regio di Parma, verrà presentato Il secondo autunno Omaggio a Bruno Schulz per nove strumenti. Commissionato dalla Fondazione Prometeo, ne saranno esecutori l’Ensemble Prometeo e l’Ensemble Windkraft diretti da Marco Angius. Così il compositore presenta il lavoro: «“Questo secondo autunno della nostra provincia non è altro che un miraggio malato, proiettato in dimensioni ingigantite nel nostro cielo dalla bellezza morente, chiusa nei nostri musei. Questo autunno è un grande teatro ambulante che inganna con la poesia, un’immensa cipolla variopinta che si sfoglia, un velo dopo l’altro, in un panorama sempre nuovo. Mai si raggiunge il fondo. Regna il caos, e ognuno tira le corde del sipario, e il cielo, il grande cielo d’autunno, appare negli squarci dei fondali e risuona tutto del cigolio delle carrucole. E al di sopra di tutto questo, una fretta febbrile, un carnevale in ritardo e senza fiato, un panico da sala da ballo innanzi l’alba, una torre di Babele di maschere che non riescono a trovare i loro abiti veri”. Visionario, ironico, tessitore di metamorfosi e di creazioni infinite, malinconico falsario. Queste e molte altre sono le definizioni che si possono dare a Bruno Schulz, scrittore polacco la cui grandezza è pari all’esiguità degli scritti lasciatici dalla sua tragica esistenza. Le profonde suggestioni provenienti dalle sue pagine (e in particolare dal breve Il secondo autunno, dal quale sono tratte le precedenti righe) si condensano nel mio lavoro. Nessuna volontà descrittiva di alcunché, quanto, come riconoscente tributo, la presenza di alcuni percorsi narrativi e figurali derivati metaforicamente dalle pagine di Schulz: la ripresentazione ciclica e apparentemente priva di direzione di immagini simili, attiva sia a livello di singole figure sia di interi episodi (le prime due sezioni vengono immediatamente riproposte, con proporzioni variate e con nuove digressioni), l’evoluzione sempre più caotica e scompostamente paradossale, testimoniata in particolare dal penultimo episodio, aperto dall’esitante proporsi del clarinetto attorno a un singolo suono, che viene portato gradualmente a diventare una ridda di glissati acuti, non molto dissimile dalle proliferazioni di uccelli strepitanti evocate nella soffitta dalla demiurgica figura del Padre schulziano; ancora, le pietre che tagliano lo scorrere di un tempo distorto con la loro scansione inerte e meccanica o, infine, la voluta enfasi degli accordi in fortissimo all’approssimarsi della fine del brano, incapaci di raggiungere la conclusione svuotandosi presto di forza, a mostrare dietro all’uniforme seriosamente luminosa la stoppa, la paglia e la cartapesta del fantoccio». Il secondo autunno verrà ripreso il giorno successivo, 16 ottobre, nell’ambito del Festival di Musica Contemporanea di Bolzano. Crawler per sei strumenti troverà invece la sua prima esecuzione il 9 dicembre al Teatro Grande di Brescia. A presentarlo, diretto da Carlo Boccadoro, sarà l’ensemble Sentieri Selvaggi, committente del lavoro. Dice Colombo Taccani: «Dopo Watcher, che con la sua continua e violenta dinamicità aveva aperto l’affascinante collaborazione con Sentieri Selvaggi si è concretizzato, in una sorta di dittico, Crawler, con caratteri diametralmente opposti e complementari rispetto al lavoro preesistente. Abbiamo ora un lavoro tendenzialmente ancorato a dinamiche esili e a timbri sfumati, spesso gracili, a partire dall’ottavino tenuto nel registro grave che occupa buona parte dell’avvio del pezzo, riproponendosi poi nelle pagine successive, oppure alla chiusa affidata al colore diafano di due flauti dolci soprani. È comunque spesso percepibile un nervosismo latente, nascosto ma pronto a esplodere in locali intemperanze, rimanendo tuttavia questo un aspetto secondario nella drammaturgia complessiva del pezzo. Il legame con il precedente Watcher è presente non solo a livello di complementarietà narrativa, ma anche sul versante strutturale; anche in questo caso spunto di partenza è un frammento di un celeberrimo brano dei Genesis (facilmente intuibile dal titolo…): una porzione della linea vocale iniziale viene dilatata fino a coprire l’intera durata di Crawler, dettando anche ogni proporzione a livelli inferiori e imponendo scelte molto precise e ristrette al materiale intervallare sia melodico che armonico. Come per tutti i miei lavori che seguono un’impostazione generativa simile, anche ora il legame percepibile all’ascolto con lo spunto di partenza rimane tuttavia impalpabile; il suo influsso è ristretto all’ambito affettivo personale, proponendosi all’ascoltatore, tramite il titolo, tutt’al più come generica ambientazione emotiva; assente (forse con una certa delusione da parte di alcuni...) è qualsiasi ammiccamento stilistico o citazione diretta del brano generatore. Ne è riprova il fatto che da spunti medesimi (ed è il caso anche di quello utilizzato in questa occasione, come per altri spunti utilizzati anche tre o quattro volte nel corso degli anni) siano stati composti lavori diversi, profondamente lontani non solo come destinazione strumentale ma anche per percorso drammaturgico ed espressivo». Il 14 e il 16 gennaio al Teatro Dal Verme di Milano e il 15 gennaio al Teatro Sociale di Como l’Ensemble di Fiati dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali eseguirà I fili di Ersilia per un ensemble di dodici strumenti a fiato, commissione dello stesso Ente concertistico. Così il compositore presenta il lavoro, inserito in un ampio progetto ideato dai Pomeriggi Musicali per la stagione 2015/16 a partire dalle Città invisibili di Italo Calvino: «Fili tesi fra le case, ad Ersilia, a segnalare relazioni e ad invadere progressivamente le strade, fino a renderle impraticabili e a costringere gli abitanti a smontare l’intera città per riedificarla altrove. Sparsi nel territorio rimangono i simulacri intricati – i soli fili con i loro sostegni – delle precedenti Ersilie. Immagini che si trasferiscono nella pagina musicale in maniera diretta, sia pure organizzate e sviluppate secondo principi e geometrie strettamente musicali: linee in addensamento progressivo, spesso secondo semplici procedimenti canonici come quelli che aprono il brano e che, ripresentati attorno a metà percorso, ne segnano la scansione formale principale; gruppi accordali complessi, ora statici ora pulviscolarmente turbolenti, condotti d’improvviso a silenzi attoniti; riproposte di gesti elementari e di facile riconoscibilità, che incessantemente tentano di ricostruire il discorso e che rappresentano la vera guida nell’ascolto del brano; infine, una breve coda che, legandosi alle proporzioni e ai materiali che regolano l’intero lavoro, disegna lo scheletro di quanto esposto in precedenza in un panorama ormai rarefatto, spoglio». Ricordiamo inoltre che Carlo Boccadoro, dopo averlo già eseguito il 4 giugno scorso al Conservatorio di Cosenza, riprenderà In controluce per pianoforte il 7 novembre presso la Camera del Lavoro di Milano. Nox, Tellus per voce sola verrà invece eseguito nuovamente da Akiko Kozato il 28 ottobre. Caterina Di Cecca Virtuosismi, elementi, sinergie Tre le prime esecuzioni assolute per Caterina Di Cecca nei mesi centrali del 2015. Il Parco della Musica di Roma ha ospitato il 10 maggio nello Spazio Risonanze Filigrane scarlatte per pianoforte, nell’interpretazione del solista Ben Cruchley. La composizione verrà ripresa da Alfonso Alberti il 9 novembre all’Auditorium San Fedele di Milano nell’ambito del Festival di Milano Musica, in occasione del Premio San Fedele 2015 “Sonate di Scarlatti e risonanze contemporanee”. Spiega l’Autrice: «Filigrane Scarlatte vuole essere un omaggio alla figura di Domenico Scarlatti, ricorrendo nel 2015 il 330° anniversario della sua nascita. Il pezzo è basato su un rapporto di somiglianza morfologica e sintattica con la Sonata K 136 in Mi maggiore, della quale vengono ripresi i procedimenti di scrittura attraverso una tematizzazione delle articolazioni e dei gesti strumentali. Ne deriva un lavoro dai forti connotati virtuosistici in cui è dato grande rilievo all’utilizzo idiomatico della tastiera». Il 21 e 23 settembre l’Expo Gate di Milano ha proposto, nell’ambito della rassegna Nutrire la Musica, Und wie Früchte sind wir per ensemble, interprete il Divertimento Ensemble diretto da Sandro Gorli. Racconta Di Cecca: «Il titolo consiste in una frase tratta da Notizen zur Melodie der Dinge di Rainer Maria Rilke. Il poeta boemo afferma che, come i frutti di un albero sono sostenuti da un unico tronco, anche gli uomini sono connessi da una matrice comune che si estende su tutto il mondo. Nell’ambito dell’Expo 2015 la matrice che accomuna la Terra e i suoi abitanti è l’energia che permette al pianeta di originare e sostenere la vita attraverso i cicli biogeochimici. Questi spiegano come gli elementi presenti nelle molecole inorganiche entrino nella catena alimentare, costruendo le molecole organiche necessarie alla vita. I cicli più importanti sono quelli del carbonio, dell’azoto e del fosforo. Sebbene la chimica della vita sia molto Adriano Gaglianello complessa, questi tre elementi caratterizzano le principali macromolecole alimentari: il carbonio è infatti il componente principale dei carboidrati, che sono fonte di energia; l’azoto è essenziale per la formazione delle proteine, che sono gli elementi strutturali dell’organismo; il fosforo costituisce i lipidi, in particolare i fosfolipidi, che avvolgono e proteggono le cellule. La forma musicale ricalca in modo immaginario i percorsi di ogni elemento (carbonio, azoto e fosforo) con un trio di strumenti che lo identifica nella sua interazione con il mondo esterno. Alla rappresentazione dei tre cicli, a cui corrispondono tre movimenti senza soluzione di continuità, segue un quarto momento che condensa tutti i precedenti e porta al definitivo raggiungimento delle “molecole della vita”». È stato infine tenuto a battesimo in Germania, il 27 settembre ad Aschaffenburg, Deux per due saxofoni, interpretato dal duo Saxart!, che lo riprenderà il 15 novembre a Würzburg. Con queste parole la compositrice presenta il nuovo lavoro: «In Deux, come si evince dal titolo, è fondamentale il rapporto dialettico e sinergico tra i due esecutori. Attraverso una parabola formale ben identificabile, in quanto sottolineata dai cambi di strumento, i due “personaggi”, attratti l’uno dall’altro, si avvicinano e si attestano attorno a un nucleo comune, per poi abbandonarlo fino a raggiungere gli estremi di tensione e di registro. A ciò segue una situazione di totale straniamento con un carattere transitorio, in cui la ricerca di sé e del proprio completamento riconduce al punto d’incontro, dove entrambi tornano a confluire». Il Festival di Milano Musica ospita nel proprio cartellone la ripresa di Oscuro pintado per otto strumenti, commissione Fondazione Spinola Banna per l’Arte, che Fabio Nieder interpreterà alla testa dell’Ensemble Mosaik il 28 ottobre all’Auditorium San Fedele di Milano. Diversità, relazioni, esplorazioni Il Padiglione della Biodiversità di Expo Milano 2015 ha ospitato il 26 e 28 settembre, per la manifestazione Nutrire la Musica, Carlo Boccadoro alla testa dei Sentieri Selvaggi in Gagudju per ensemble. In questi termini l’Autore offre le coordinate del nuovo lavoro: «Gagudju è il nome della lingua parlata dal popolo aborigeno che viveva nei pressi dell’attuale parco Kakadu, nel nord-est dell’Australia. Visitando questi luoghi fantastici in cui la natura risulta tanto generosa da sentirsi spesso inadeguati a contenerne la forza, si nota fin dalle prime escursioni il degrado, la desolazione, la precarietà delle condizioni di vita dei pochi aborigeni ancora presenti sul territorio. Senza entrare nel merito specifico delle cause, la distanza tra costoro e il resto della popolazione sembra ormai incolmabile. Il tema dell’integrazione è ciò che tuttora più di ogni altro argomento caratterizza le conversazioni legate a quel viaggio; senz’altro il caso australiano rappresenta un inequivocabile fallimento di politiche di integrazione. Più in generale si affianca poi a questo tema quello di come si possa eventualmente salvaguardare la biodiversità, e spesso si conviene nella necessità, ove possibile, di mantenere chiara la distinzione tra cose diverse per instaurare un dialogo tra parti, evitando dannose omologazioni. Il brano è intitolato Gagudju perché vuole riprendere lo stesso concetto di biodiversità rifacendosi al tema dato dal committente Expo 2015, “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Esso contiene una serie di elementi che, seppur reiterati con diverse variazioni, si possono sempre distinguere per via di una propria differentia specifica. Definita l’identità di ogni elemento, la narrazione si svolge attraverso l’attribuzione di funzioni via via diverse ai vari elementi che pur mantenendo appunto una chiara riconoscibilità, subiscono un processo di variazione che dipende da tali funzioni. Avviene dunque che un’idea, nascosta nello sfondo di un tessuto musicale, assuma improvvisamente una posizione di primo piano in una sezione successiva; si tratta della stessa idea ma con una funzione diversa all’interno del contesto drammaturgico. Grazie a questo scambio di ruoli, le idee si integrano armoniosamente in una narrazione organica permettendo di stabilire relazioni, generare aspettative, sviluppare un dialogo tra parti nel rispetto delle reciproche identità». Un’ulteriore prima è in programma il 24 gennaio per la rassegna In Scena! al Museo Ettore Fico di Torino, all’interno della stagione del Fiarì Ensemble, quando Alena Dantcheva e Riccardo Balbinutti interpreteranno Schlaflied per soprano e percussioni su testo di Rainer Maria Rilke, riproponendolo il giorno dopo, 25 gennaio, sempre a Torino, alla Biblioteca “A. Della Corte”. Con queste parole il compositore presenta la nuova opera: «Il breve componimento di Rainer Maria Rilke costituisce il punto di partenza della stesura di questa ninna nanna, brano in un solo movimento per soprano e percussioni. Seguendo semplici processi lineari, la forma musicale si sviluppa seguendo un percorso che porta da un estremo all’altro dei parametri della scrittura in termini di dinamica, estensione, strumentazione, ispirandosi alla ciclicità del giorno e della notte. Partendo dal supporto armonico della marimba si procede gradualmente all’utilizzo di percussioni non intonate; la voce sarà inizialmente impegnata invece nell’esplorazione di sonorità rarefatte per divenire sempre più consistente e supplire armonicamente alla marimba nel canto altalenante che conclude la ninna nanna». Le sonate di Scarlatti e i cicli biogeochimici tra le fonti d’ispirazione delle novità a Milano Musica ed Expo Camillo Togni Il Festival Traiettorie di Parma ha proposto il 30 settembre alla Casa del Suono di Parma Recitativo per nastro magnetico. Ljuba Bergamelli, soprano, ed Elena Pasotti, pianoforte, eseguiranno il 9 gennaio 2016 al Teatro Sancarlino di Brescia, per la rassegna Sulle Ali del Novecento, Helian di Trakl per voce e pianoforte. La condizione degli aborigeni e una lirica di Rilke ispirano due novità Marco Quagliarini Il Dèdalo Ensenble diretto da Vittorio Parisi propone il 12 dicembre al Teatro Sancarlino di Brescia, per la rassegna Sulle Ali del Novecento, Riflesso per clarinetto e trio d’archi. 13 Installazione a Basilea e rivisitazione cameristica d’una propria composizione Henri Pousseur Zeus joueur de flûtes per flauti, nastro magnetico e live electronics è in programma il 26 novembre al Teatro San Leonardo di Bologna, nell’ambito della manifestazione “Resistenza Illuminata 1945-2015”, interpreti Roberto Fabbriciani e Nicola Baroni. Sarà eseguito il 7 gennaio 2016 a Bruxelles per i Concerts de l’Académie Royale de Belgique Rasche Fuge zur Sache Bach per quartetto d’archi, nell’interpretazione del Quatuor Alfama. Roberto Fabbriciani Suoni per Gigi per flauto e nastro magnetico è in programma il 7 ottobre al Nikolaisaal di Potsdam per la rassegna KAPmodern, nell’interpretazione della Kammerakademie Potsdam. Si ispirano a ricorrenze religiose e civili due prime in programma a Desenzano Carlos Roqué Alsina Klavierstück 7, tre studi per pianoforte, è stato eseguito il 14 giugno da Madile Puijalon nella Chiesa del Saint Sauveur a Montréal. L’Autore stesso l’ha ripreso il 26 settembre a Saint Claude, in Francia. La Hochschule für Musik di Stoccarda ha proposto il 17 luglio Reflet per vibrafono, nell’interpretazione di Emil Kuyumcuyan. 14 Maurilio Cacciatore La pulsazione e il tempo Il Festival Zeitraüme di Basilea ha ospitato di Maurilio Cacciatore dal 10 al 13 settembre al Basel Parkhaus Tunnel, all’interno dell’installazione elettronica Tunnel Spiral, Space Is Time, musica elettronica a 64 canali, affidata all’Elektronisches Studio Basel. In questi termini il compositore presenta il lavoro: «Questa installazione consta di otto archi metallici sistemati lungo il tunnel che porta al maggiore parcheggio di Basilea, lungo circa 40 metri. A ogni arco sono fissati 8 altoparlanti, sistemati in modo da coprire l’intero arco circolare del tunnel, e un po’ di sbieco, così da creare una sorta di spirale lungo il percorso di accesso al parcheggio. Questo setup offre la possibilità di giocare su più livelli di spazializzazione: ogni arco è indipendente, per cui si può immaginare una spazializzazione “locale” in ogni porzione del percorso; allo stesso tempo gli archi possono comunicare tra loro, sfalsando le prospettive sonore registrate in studio e creando relazioni spazio-temporali artificiose. Se il mio studio asseconda da un lato la visione ecologica dello spazio, dall’altro sfrutta il legame tra processi di trasformazione del materiale nel tempo insieme con l’icona di tempo suggerita dalla pulsazione per rendere sensibile uno spazio non lineare, non accessibile se non con un’operazione apposita. Le mura spoglie in cemento del parcheggio, insieme con le luci artificiali tipiche di questi luoghi, rendono l’atmosfera surreale, fuori dal tempo normale di ascolto dei suoni d’ambiente. È un concentrato di simboli, di connotazioni, di rimandi culturali: il tunnel, la spirale, la pulsazione, la direzione del cammino delle persone. Quest’installazione riprende un’idea mai realizzata di Stockhausen: realizzare una spirale di altoparlanti in un tunnel e legare lo spazio all’azione compositiva. Una volta cominciato, non si può uscire dal tunnel; bisogna completarlo per porre fine all’esperienza». Prima esecuzione assoluta il 10 gennaio al Théâtre de Andrea Mannucci l’Acquarium di Parigi, dove l’Ensemble Aleph diretto da Michel Pozmanter presenterà Three Studies About the Weight of Drops per flauto, violino, violoncello, pianoforte. Spiega l’Autore: «Questo pezzo è una rivisitazione del mio brano del 2012 Orologio che pendi che pungi per flauto e violino. È la prima volta che lavoro su un mio pezzo come calco per erigere una costruzione più complessa. In questa versione, la presenza di un direttore permette altre ambizioni riguardo la gestione delle entrate dei musicisti; il timbro del violino si scurisce quando accompagnato da quello del violoncello, e il pianoforte crea un terzo livello timbrico del tutto nuovo. Questo brano prosegue, quindi, la mia riflessione sulla pulsazione e sul tempo. L’immagine motrice della prima versione, gli orologi, lascia il posto in questo pezzo a quella delle gocce. Le onde che le gocce creano sullo specchio del liquido, che sia acqua o ferro fuso, una volta cadute rappresentano ciò che accade dopo l’evento, la riverberazione dei gesti, i residui delle azioni che la scrittura porta in seno. Recupero a poco a poco dopo un paio d’anni di allontanamento il concetto di “risonanza” nella scrittura, anche se scevro da un legame meccanico con le armonie che reggono il brano. Il gesto strumentale ha il sopravvento sulle armonie, giacché queste sono una conseguenza pratica dei gesti, anziché essere questi ultimi a basarsi su delle scelte armoniche a priori. Lo sviluppo del “tempo della superficie”, libero dall’indagine nella profondità armonica, porta ad evidenziare il “peso” dei gesti, l’importanza dell’attimo e del presente, dal quale il futuro dipende». Il Concertino per clarinetto e elettronica in otto micromovimenti sarà ripreso il 13 dicembre in Germania da membri dell’Ensemble Cross.art: Teddy Ezra, clarinetto e Oliver Frick, live electronics. Il 2 ottobre viene presentato e proiettato all’Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo il Dvd Lost in Feedback, interpretato dall’Ensemble Hanatsu Miroir (cfr. lo scorso numero delle ESZ News). Memoria e nostalgia I l volgere del nuovo anno porterà due prime esecuzioni di Andrea Mannucci. Il 19 dicembre il Duomo di Desenzano ospiterà, nell’ambito della Stagione Concertistica “Città di Desenzano”, Due canzoni di Natale per voce e orchestra su testi di Ida Travi, nell’interpretazione della cantante Nair e dell’Orchestra Ned Ensemble diretta da Federico Mantovani. In questi termini l’Autore spiega il nuovo lavoro: «Apparentemente lo scopo di queste due canzoni è quello di semplificare il linguaggio musicale, di scrollarsi di dosso lo snobismo musicale ereditato dalla vecchia “avanguardia” e di essere capace di rivolgersi al pubblico con un atteggiamento meno intellettualistico, con una musica più “comprensibile”. In realtà queste due canzoni tentano di recuperare quell’innocenza infantile che coglie tutti gli esseri umani in occasione del Santo Natale, incoraggiando il sentimento che il Natale infonde negli uomini nei ricordi della propria infanzia, cioè la purezza, l’innocenza, la semplicità, la vita nascosta, l’obbedienza. Questa è musica apparentemente tonale che non si è dimenticata di cento anni di innovazioni armoniche venute dopo il tonalismo e che hanno aperto nuovissime possibilità espressive. Le Due canzoni scritte per la cantante pop Nair utilizzano due poesie della poetessa Ida Travi e s’intitolano Il Carretto e Don Don». Nell’ambito della medesima rassegna verranno presentati il 24 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria nella Chiesa di San Martino di Rivoltella Sei brevi pezzi per orchestra da camera. In questo caso l’Orchestra Ned Ensemble sarà diretta dallo stesso Andrea Mannucci, che così si esprime su questo lavoro: «In occasione della Giornata della Memoria, ho scritto per l’orchestra del Ned Ensemble Sei brevi pezzi basati su altrettanti componimenti poetici, per non dimenticare mai: Aprile di Anna Frank, Se questo è un uomo di Primo Levi, Un paio di scarpette rosse di Joyce Lussu, Da domani sarò triste, poesia di un ragazzo ritrovata in un ghetto nel 1941, Assenza fatale di Marco Spyry e La paura di Eva Picková. Attraverso una tecnica compositiva per cui ogni singola sillaba genera una nota si ottiene una selezione di scale elaborate secondo criteri di circolarità e simultaneità. Su questo materiale si lascia che la suggestione letteraria eserciti la sua influenza sulla musica: dall’essere al conoscere, dall’invisibile al visibile, dal suono alla struttura. Le poesie saranno lette prima di ogni brano dal gruppo teatrale del liceo “Bagatta” di Desenzano, coordinato dal regista teatrale Fausto Ghirardini. I Sei brevi pezzi sono scritti per un organico che comprende flauto, oboe, clarinetto, fagotto, corno, tromba, trombone, timpani e quintetto d’archi». Riccardo Panfili Il pulviscolo dei significanti Il 10 dicembre il Quartetto Prometeo interpreta in prima esecuzione assoluta alla Regia Accademia Filarmonica di Bologna, ente committente del nuovo lavoro, Lo smalto sul nulla per quartetto d’archi. Con queste parole l’Autore racconta la nuova avventura compositiva: «A ottobre dello scorso anno mi contattò il Prof. Loris Azzaroni, presidente dell’Accademia Filarmonica di Bologna, commissionandomi un quartetto in vista di un concerto dedicato alla rievocazione dei 100 anni dall’inizio della Prima guerra mondiale. I miei incontri col professore sono sempre stati segnati da fluviali dissertazioni storico-politiche. Ci ritrovammo così a discorrere di memoria storica, di oblio, dimenticanze, celebrazioni in pompa magna, progressismo, conservatorismo, naufragio della sinistra europea, historia magistra stultorum. Nei mesi successivi, progettando la struttura generale del pezzo, mi ritrovai in un loop in cui parole come “storia”, “progresso”, “conservazione”, etc., vorticavano alla deriva come in un viaggio psichedelico. Che la historia non sia magistra vitae, è acclarato dalla Storia stessa: rievocazioni, commemorazioni, disquisizioni sul futuro dell’Europa unita, preoccupazioni Vittorio Montalti per la pacificazione del Medioriente, hanno tutte il suono vacuo e acidulo del solito, trito “strepitio del pentolame storico”. La fabula historica non fa altro che tessere tutto un ordito di vuote rappresentazioni: come la Nottola di Minerva che si leva al calar del sole, quando tutto è già accaduto, la Storia sorge su una vasta distesa di macerie. Nasce dai “fatti”, quando gli “atti” sono già avvenuti. Si instaura dopo l’evento. Ed è attraverso le tavole della Storia che l’uomo cerca, con la disperazione protocollare di un piccolo burocrate spaesato, di dare un senso, un verso, all’immanenza caotica degli eventi; di costringere in un “universo” da schedario d’ufficio, il “multiverso” della vita. “Avanguardia”, “conservazione”, “futuro della musica”, “ricerca in avanti”, “difendere la tradizione”: tutto un lessico da kermesse di orologiai. Mi fa pensare ai deliri (lucidissimi) dell’ultimo Lacan: dietro al pulviscolo dei significanti (le chiacchiere, le teorie, i summit economici, le dichiarazioni estetiche) si cela null’altro che una mancanza, un vuoto, un manque à être. Lo smalto sul nulla». Dal 9 al 15 ottobre sarà possibile ascoltare, nella rassegna musicale di Expo Milano 2015, F for Fake nella versione per cinque percussionisti, interpreti Ivan Mancinelli e l’Akok’ Ensemble. Silenzi, vuoti, echi Abandoned Places per flauto basso, clarinetto basso, violino, violoncello, pianoforte e elettronica è in cartellone, in prima esecuzione assoluta, il 28 novembre nella Sala Concerti del Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia nell’ambito della rassegna Ex Novo Musica e nell’interpretazione dell’Ex Novo Ensemble. Con queste parole l’Autore presenta il nuovo pezzo: «Si tratta della descrizione di una serie di luoghi disabitati. Diverse immagini scorrono davanti ai nostri occhi: posti abbandonati in cui tutto sembra immobile, movimenti minimi come di parassiti o gesti evidenti che raccontano le storie che un tempo hanno abitato questi spazi. In questo brano il silenzio del Giorgio Gaslini presente si unisce all’eco del passato». Il 9 gennaio Vittorio Parisi alla testa del Dèdalo Ensemble riprenderà al Teatro Sancarlino di Brescia, per la rassegna Sulle Ali del Novecento Les toits de Paris per flauto, clarinetto, pianoforte, violino, viola e violoncello. Vittorio Montalti si è classificato fra i tre finalisti del concorso biennale 2013/14 del Teatro dell’Opera di Roma per Giovani Compositori e Librettisti col progetto Un romano a Marte, musica di Vittorio Montalti, libretto di Giuliano Compagno. Il 9 ottobre è in programma, presso il Teatro Nazionale, l’esecuzione d’una selezione di scene/parti compiute delle opere finaliste, preceduta da una breve presentazione degli autori. Un’allegoria letteraria Non si arrestano le iniziative che valorizzano il lascito musicale di Giorgio Gaslini a poco più di un anno dalla scomparsa del grande jazzista e compositore milanese. Emy Bernecoli, violino, e Monica Cattarossi, pianoforte, proporranno il 30 novembre all’Auditorium Gaber del Grattacielo Pirelli, per la Stagione della Società dei Concerti, la prima esecuzione assoluta della Sonata per violino e pianoforte, quasi una fantasia, uno degli ultimi lavori composti da Gaslini. Così l’Autore, nella prefazione della partitura, ci introduce alla scoperta di questa novità: «La Sonata per violino e pianoforte, quasi una fantasia ha la forma del trittico (A - “Venti di guerra”; B - “I messaggeri”; C - “Venti di pace”) e il carattere del racconto epico-lirico. Non si ispira a… ma essa stessa sembra invece ispirare, o meglio evocare, l’allegoria letteraria di una lontana storia popolare di pura fantasia: “Un re folle, alle prese con la rivolta di popoli suoi sudditi proclama lo scoppio della guerra e invia sei messaggeri con il ferale editto. Ma i messaggeri la pensano diversamente e ribaltano il messaggio ottenendo al fine l’agognata pace. Alla notizia, il re folle fugge via di corsa perdendosi lontano”. Forse per questa ragione, ritornando alla significazione della musica, questa Sonata per violino e pianoforte è davvero “quasi una fantasia”!». Alfonso Alberti e l’Orchestra Haydn diretta da Yoichi Sugiyama hanno registrato dal 26 al 30 settembre all’Auditorium di Bolzano un Cd monografico d’uscita imminente per l’etichetta Stradivarius, comprendente il Concerto per pianoforte e orchestra, Adagio is Beautiful per orchestra d’archi e Murales Promenade per pianoforte e orchestra. Dieci minuti all’alba per chitarra è invece in programma il 3 ottobre all’Auditorium Comunale di Castellaneta (Taranto), interprete Andrea Monarda. Il Teatro Sociale di Lecco tributa infine il 9 ottobre un omaggio a Giorgio Gaslini: il programma, affidato alla voce di Simona Severini e al pianoforte di Alfonso Alberti, prevede Canzone d’ottobre, Forse sei tu ed È senza fine da Songbook per voce e pianoforte, Nella foresta degli alberi sonanti e Piano sonata décollage n. 3 per pianoforte solo. Commissione dell’Accademia Filarmonica di Bologna nel centenario della Grande Guerra Jorge Antunes La prima esecuzione assoluta di Columbine lunaire per flauto contralto, clarinetto basso, violino, violoncello e pianoforte è in programma l’8 ottobre alla Palazzina Liberty di Milano per la stagione degli Amici di Musica/Realtà, nell’interpretazione dell’Icarus Ensemble diretto da Marco Pedrazzini. Commissione Ex Novo Musica in cartellone a Venezia, finalista al Concorso del Teatro dell’Opera di Roma Un’inedita Sonata per violino e pianoforte arricchisce il ricco catalogo cameristico del compositore Bruno Zanolini La Suite a Rondò da “Una storia lombarda” per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte sarà eseguita il 2 ottobre dal SIMC Ensemble diretto da Marcello Parolini all’Ateneu Hall della Filarmonica di Bacau (Romania). 15 Eric Maestri Reductio ad unum Il 19 novembre Francesco D’Orazio proporrà all’Auditorium del Musée d’Art Moderne et Contemporain de Strasbourg la prima esecuzione assoluta di Le cose per violino solo. Spiega l’Autore: «Le Cose è una sorta di prototipo perché presenta e sviluppa un approccio al suono, alla composizione e alla forma che mi sono propri. Il suono è pensato come una sorta di riduzione all’essenza, presente e singola che l’interprete ha come orizzonte: la nota, il tenuto, le frasi corte, doppie e triple corde presentate individualmente, come oggetti staccati e indipendenti l’uno dall’altro. Il suono è “essenzializzato” e ridotto, come in una specie di sospensione dei legami. La composizione è pensata, principalmente, come conseguenza del posizionamento degli oggetti; il ragionamento sulle cose si basa sulla frammentazione delle cose iniziali, scomposte fino a Maurizio Azzan Novità per violino solo a Strasburgo un’ipotetica essenza, che si trova come base per lo sviluppo. L’altro versante è la relazione tra i suoni che si presentano come sono, o come penso che siano nella loro essenza e da cui viene la forma. Le cose sono accostate e agganciate in un’ipotesi di relazione. Lo scopo risiede nel trovare e lasciare aperte altre possibilità. Nello stesso tempo la forma del brano si basa sullo sviluppo dei ganci tra i suoni e sull’assunzione di una scelta tra le prospettive. Lo sviluppo indica queste scelte nella parte centrale. La scelta è ripresa alla metà del brano con altre possibilità. Non si tratta allora di un brano concluso in sé, ma potenzialmente in espansione costante. Le cose sono allora indicate come elementi della musica e come possibilità di evoluzioni possibili». Il 30 ottobre Emanuele Torquati riprenderà a Toronto Natura degli affetti per pianoforte solo. Nel dopo che non ci riguarda Il Teatro della Terra di Expo Milano 2015 ospiterà il 1° e il 3 ottobre, per la manifestazione Nutrire la Musica, Carlo Boccadoro alla testa dei Sentieri Selvaggi in After per quattro esecutori amplificati (violino, violoncello, pianoforte e percussione). In questi termini l’Autore dichiara l’idea chiave del nuovo lavoro: «Le scorie generate dal nostro vivere quotidiano si accumulano giornalmente su quelle lasciate da chi ci ha preceduto, mentre di pari passo procede una lentissima ma inarrestabile erosione delle risorse naturali. Ma cosa succederebbe se, a un certo punto, invertite le Saverio Mercadante proporzioni, fossero i resti a prevalere su tutto, sommergendo l’esistente? Una natura smagrita, ridotta all’osso, incrostata di elementi artificiali e proliferanti si dispiega nel tempo e nello spazio. I contorni si disfano e si lacerano le superfici, quasi come nelle inquietanti plastiche di Burri. Il suono si fa ora densissimo, ora ridotto ai minimi termini, ricercando un equilibrio fra componenti che hanno ormai totalmente alterato le condizioni che ne permettevano la stabilità, procedendo verso un dopo che, forse, non ci riguarda più». Flauto solo e due flauti S i arricchisce di due titoli la serie dei Concerti per flauto pubblicati in edizione critica. Sono infatti usciti il Concerto in Re maggiore per due flauti e orchestra e l’Introduzione, Largo, Tema con variazioni per flauto e orchestra, entrambi per le cure di Mariateresa Dellaborra. Mercadante scrisse il primo lavoro, nel solco dei modelli tardosettecenteschi di Cimarosa e Devienne, entro il 1816, anno in cui il pezzo venne trascritto nel medesimo quaderno del Quarto Concerto per flauto (anch’esso già uscito in edizione critica). Nelle parole della curatrice, «i tratti più tipici dello stile mercadantiano, quali la chiarezza di struttura, la consueta felice e feconda vena melodica, sono qui riconoscibili e messi al servizio di due virtuosi di pari abilità e livello. Oltre al quartetto d’archi consueto, ai quali espressamente si devono aggiungere i contrabbassi, l’orchestra si arricchisce della presenza di due oboi e due corni. Nel primo movimento, in cui non è specificato l’andamento, ma che si può supporre Allegro maestoso, l’introduzione strumentale si mostra di una certa ampiezza e i due solisti sono episodicamente chiamati ad amalgamarsi con la compagine orchestrale per rafforzarla. Nel Largo, di struttura tripartita, l’orchestra è ridotta ai soli archi che per lo più sostengono il canto dei solisti e in rari casi sono coinvolti in figurazioni imitative. I due flauti, la cui funzione è ora di Antonio Cano 16 chitarra di Antonio Cano – Fandango, Pot-pourri de Aires Nacionales, Marcha triunfal, due Seguidillas manchegas – nella revisione di Adriano Sebastiani. La pubblicazione si basa su quattro edizioni a stampa antiche, di cui sono stati emendati gli errori materiali e migliorata la chiarezza della disposizione polifonica delle voci, mantenendo fedelmente indicazioni dinamiche, armonici, legature e portamenti. In queste composizioni Antonio Cano Curriela (1811-1897) si dimostra personalità di spicco nella produzione ottocentesca per la chitarra, benché in ombra rispetto alla popolarità di suoi In edizione critica un lavoro concertante per due flauti e delle variazioni su un’aria seria di Rossini completamento ora di imitazione fedele, dipanano un canto molto fiorito inframmezzato da disegni a valori più larghi. Il terzo movimento è una Polacca in cui ai due flauti spetta una scrittura densa e impegnativa dal punto di vista sia tecnico che meramente espressivo». L’altra composizione, più recente ma anch’essa risalente al secondo decennio dell’Ottocento, ovvero alla produzione giovanile di Mercadante, antepone un’Introduzione e un Largo a una forma, il Tema con variazioni, raro nel catalogo del compositore, che in questo caso elegge a tema l’aria “Bell’alme generose” che campeggia nella scena conclusiva dell’Elisabetta regina d’Inghilterra (Napoli, 1815) di Gioachino Rossini, titolo molto amato dal collega, che vi ricorrerà altre due volte. Dopo la breve Introduzione di venti battute, nel tempo lento, come spiega la curatrice, «il solista ha la possibilità di intonare il suo canto con la massima libertà di articolazione e di dinamica». S’individuano in particolare due momenti tematici pregnanti, corrispondenti ad altrettante zone armoniche. Agilità e abbellimenti diventano progressivamente più fitti e culminano in una vera e propria cadenza d’una certa ampiezza, che crea l’attesa per l’attacco del tempo successivo, il cui tema coincide con le sedici battute dell’aria rossiniana e innesca la serie delle cinque variazioni, caratterizzate efficacemente per contrasto. Eleganza malinconica Le ESZ escono col V volume delle Composizioni varie per Novità interpretata dai Sentieri Selvaggi a Expo 2015 Prosegue la pubblicazione dell’opera misconosciuta di un grande chitarrista dell’Ottocento immediati predecessori come Fernando Sor e Dionisio Aguado, suo maestro. L’idiomaticità della scrittura per la chitarra vi è osservata scrupolosamente, con la perizia del virtuoso, ma al contempo non meno interessante è la ricerca armonica. La chitarra diventa così veicolo dell’espressione di stati d’animo intimi, d’una suggestione malinconica, di elegante cantabilità, compensata dalla brillantezza e dalla varietà di effetti. Il volume si dimostra insomma un campione di grande interesse ed efficacia, ben rappresentativo del catalogo, ricco d’una cinquantina di numeri, del grande chitarrista della Murcia. Prime esecuzioni Prime esecuzioni as Prime esecuzioni assoluteassolute OTTOBRE Maurizio Azzan AFTER per quattro esecutori amplificati Milano, Nutrire la Musica, Expo, Teatro della Terra, Padiglione della Biodiversità, 1 ottobre Sentieri Selvaggi dir.: Carlo Boccadoro Pasquale Corrado RITORNA ANCORA per quintetto di fiati Venezia, La Biennale, 59° Festival Internazionale di Musica Contemporanea, Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, 2 ottobre Slowind Quintet Aureliano Cattaneo PAROLE DI SETTEMBRE per soprano, controtenore, baritono e ensemble su testi di Edoardo Sanguineti Venezia, La Biennale, 59° Festival Internazionale di Musica Contemporanea, Teatro alle Tese, Arsenale, 2 ottobre (Prima esecuzione italiana) Donatienne Michel-Dansac, soprano Andrew Watts, controtenore Otto Katzameier, baritono Klangforum Wien Arotin & Serghei, Infinite Screen installazione e proiezioni live dir.: Johannes Kalitzke Nicola Sani CHEMICAL FREE (?) - Un viaggio nel microcosmo della materia Concerto multimediale I. “C’è tanto spazio là in fondo” per contrabbasso e live electronics II. “No Landscape” per pianoforte, motion capture e live electronics III. “More is different” per flauto iperbasso, supporto digitale a 8 canali, motion capture e live electronics (Prima esecuzione della versione integrale) Venezia, La Biennale, 59° Festival Internazionale di Musica Contemporanea, Teatro Piccolo Arsenale, 5 ottobre David Ryan, video Giulio Peruzzi, coordinatore scientifico e testi Daniele Roccato, contrabbasso Aldo Orvieto, pianoforte Roberto Fabbriciani, flauto iperbasso Alvise Vidolin, regia del suono Luca Richelli, live electronics e motion capture Luca Antignani LITANIE BRIGANTI per ensemble di fiati e pianoforte (Prima esecuzione italiana) Venezia, La Biennale, 59° Festival Internazionale di Musica Contemporanea, Sala d’Armi, Arsenale, 7 ottobre Lemanic Modern Ensemble dir.: William Blank ESZ Jorge Antunes COLUMBINE LUNAIRE per flauto contralto, clarinetto basso, violino, violoncello e pianoforte Milano, Amici di Musica/Realtà, Palazzina Liberty, 8 ottobre Icarus Ensemble dir. M. Pedrazzini Jean-Luc Hervé ALGORITHMIC BEAUTY per viola Parma, Traiettorie, Casa della Musica, 28 ottobre Solista dell’Ensemble Sillages: Gilles Deliège, viola Daniela Terranova NATURA MORTA CON STRUMENTI Musica rituale per otto esecutori Milano, Nutrire la Musica, Expo, Teatro della Terra, Padiglione della Biodiversità, 10 ottobre Divertimento Ensemble dir.: Sandro Gorli NOVEMBRE Federico Gardella MEMORIE DI TEMPESTA per violoncello e pianoforte Venezia, La Biennale, 59° Festival Internazionale di Musica Contemporanea, Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, 9 ottobre Francesco Dillon, violoncello Emanuele Torquati, pianoforte Giorgio Colombo Taccani IL SECONDO AUTUNNO OMAGGIO A BRUNO SCHULZ per ensemble (Commissione Fondazione Prometeo) Parma, Traiettorie, Ridotto del Teatro Regio, 15 ottobre Ensemble Prometeo e Ensemble Windkraft dir.: Marco Angius Malika Kishino CHANT per coro e orchestra su testo di Rabindranath Tagore (Commissione Philharmonie Essen) Essen, Philharmonie, Festival Now!, 23 ottobre ChorWerk Ruhr Bochumer Symphoniker dir.: Florian Helgath Gabriele Cosmi AGAIN! per ensemble Milano, Nutrire la Musica, Expo, Teatro della Terra, Padiglione della Biodiversità, 23 ottobre Divertimento Ensemble dir.: Sandro Gorli Stefano Gervasoni CLAMOUR Terzo Quartetto per archi (Prima esecuzione della versione definitiva) Milano, Festival di Milano Musica, Auditorium San Fedele, 23 ottobre Quatuor Diotima Pasquale Corrado D’ESTASI per grande ensemble Amsterdam, Concertgebouw, 24 ottobre Ensemble Intercontemporain dir.: Matthias Pintscher news EDIZIONI SUVINI ZERBONI Luis de Pablo PENSIERI Rapsodia per flauto e orchestra Donostia-San Sebastián, Auditorio Kursaal, 30 ottobre Roberto Fabbriciani, flauto Orquesta Sinfónica de Euskadi dir.: José Ramón Encinar Valerio Sannicandro CORPS/RIENS per soprano e ensemble su un testo di Benoît Gréant Kyoto, Kyoto Art Center, 3 novembre Maki Ota, soprano Ensemble Kujoyam dir.: Valerio Sannicandro Stefano Gervasoni ANSIOSO QUASI CON GIOIA per clarinetto basso Parma, Traiettorie, Casa della Musica, 7 novembre Armand Angster, clarinetto basso Martino Traversa TROIS POÈMES DE STÉPHANE MALLARMÉ per voce, clarinetto, violoncello e pianoforte (Prima esecuzione italiana) Parma, Traiettorie, Casa della Musica, 7 novembre Accroche Note Valerio Sannicandro MARE LOGOS per flauto basso e dodici voci (Commissione Fondazione Cisalpino di Arezzo) Arezzo, Chiesa della Badia, 8 novembre Robarto Fabbriciani, flauto basso Vox Cordis Maestro del coro: Lorenzo Donati Luca Mosca SETTE ROSE PIÙ TARDI per otto strumenti Milano, Ridotto dei Palchi “A. Toscanini” del Teatro alla Scala, 12 novembre Ensemble “Giorgio Bernasconi” dell’Accademia della Scala dir.: Marco Angius Gabriele Cosmi GUADIX Tre intermezzi per pianoforte (Prima esecuzione integrale) Milano, Amici di Musica/Realtà, Auditorium Di Vittorio, 12 novembre Alfonso Alberti, pianoforte Prime esecuzioni Prime esecuzioni as Prime esecuzioni assoluteassolute Gabriele Cosmi TRIO N. 3 per flauto, pianoforte e percussioni Milano, Amici di Musica/Realtà, Auditorium Di Vittorio, 12 novembre Roberto Fabbriciani, flauto Alfonso Alberti, pianoforte Maurizio Ben Omar, percussioni Gabriele Cosmi QUADRITTICO Suite per flauto, pianoforte e percussioni (Prima esecuzione integrale) Milano, Amici di Musica/Realtà, Auditorium Di Vittorio, 12 novembre Roberto Fabbriciani, flauto Alfonso Alberti, pianoforte Maurizio Ben Omar, percussioni Aureliano Cattaneo INSIEME per flauto, clarinetto, violino, viola, violoncello e pianoforte (Commissione di Milano Musica e Radio France) Milano, Festival di Milano Musica, Teatro Elfo Puccini, Sala Shakespeare, 13 novembre Mdi Ensemble Accursio Antonio Cortese FROM B 612 Atto unico per tre voci, attore, orchestra e elettronica Libretto di Francesco Aiello e Paolo Cutuli (Commissione Fondazione I.C.O. Tito Schipa) Lecce, Cantieri Teatrali Koreja, 13 novembre Ljuba Bergamelli, soprano Nicholas Isherwood, baritono Paolo Cutuli, cantante attore Orchestra Sinfonica di Lecce Tito Schipa dir.: Matthieu Mantanus Eric Maestri LE COSE per violino solo Strasbourg, Auditorium del Musée d’Art Moderne et Contemporain, 19 novembre Francesco D’Orazio, violino Giovanni Verrando KEEKEE BOUBA (I movimento) per voce e quattro musicisti Treviso, L’Arsenale, 21 novembre 2015 Ensemble L’Arsenale Federico Gardella NOVITÀ per viola sola Tokyo, Yodobashi Church, 21 novembre Tomoko Akasaka, viola ESZ Javier Torres Maldonado NOVITÀ per quartetto d’archi Brest, Petit Théâtre, Le Quartz, 24 novembre Ensemble Sillages Stefano Gervasoni LUCE IGNOTA DELLA SERA da Robert Schumann, “Zwölf vierhändige Klavierstücke für kleine und große Kinder” op. 85 n. 12 per pianoforte e live electronics Venezia, Ex Novo Musica, Conservatorio B. Marcello, 28 novembre Aldo Orvieto, pianoforte Alvise Vidolin, live electronics Vittorio Montalti ABANDONED PLACES per flauto basso, clarinetto basso, violino, violoncello, pianoforte e elettronica (Commissione Ex Novo Musica) Venezia, Ex Novo Musica, Conservatorio B. Marcello, 28 novembre Ex Novo Ensemble Giorgio Gaslini SONATA PER VIOLINO E PIANOFORTE, QUASI UNA FANTASIA Miano, Società dei Concerti, Grattacielo Pirelli, Auditorio Gaber, 30 novembre Emy Bernecoli, violino Monica Cattarossi, pianoforte DICEMBRE Giorgio Colombo Taccani CRAWLER per sei strumenti (Commissione Sentieri Selvaggi) Brescia, Teatro Grande, 9 dicembre Sentieri Selvaggi dir.: Carlo Boccadoro Riccardo Panfili LO SMALTO SUL NULLA per quartetto d’archi (Commissione R. Accademia Filarmonica di Bologna) Bologna, R. Accademia Filarmonica, 10 dicembre Quartetto Prometeo Andrea Mannucci DUE CANZONI DI NATALE per voce e orchestra su testi di Ida Travi Desenzano, Stagione Concertistica “Città di Desenzano”, Duomo, 19 dicembre Nair, voce Orchestra Ned Ensemble dir.: Federico Mantovani news EDIZIONI SUVINI ZERBONI GENNAIO Maurilio Cacciatore THREE STUDIES ABOUT THE WEIGHT OF DROPS per flauto, violino, violoncello, pianoforte Parigi, Théâtre de l’Acquarium, 10 gennaio Ensemble Aleph dir.: Michel Pozmanter Giorgio Colombo Taccani I FILI DI ERSILIA per ensemble di fiati (Commissione I Pomeriggi Musicali) Milano, Teatro Dal Verme, 14 gennaio Ensemble di Fiati dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali Andrea Mannucci SEI BREVI PEZZI per orchestra da camera Desenzano, Stagione Concertistica “Città di Desenzano”, Concerto della Memoria, Chiesa di San Martino di Rivoltella, 24 gennaio Orchestra Ned Ensemble dir.: Andrea Mannucci Adriano Gaglianello SCHLAFLIED per soprano e percussioni su testo di Rainer Maria Rilke Torino, In Scena!, Museo Ettore Fico, 24 gennaio Alena Dantcheva, soprano Riccardo Balbinutti, percussioni Stefano Gervasoni GRAMIGNA per cimbalom e ensemble (Commissione Spectra Ensemble) Ghent, Muziekcentrum De Bijloke, 29 gennaio Luigi Gaggero, cimbalom Spectra Ensemble dir.: Filip Rathé Malika Kishino MONOCHROMER GARTEN VII per recorder e percussioni (Commissione Bayerischer Rundfunk) Erlangen, Redoutensaal, 30 gennaio Jeremias Schwarzer, recorder Isao Nakamura, percussioni Il calendario completo delle esecuzioni, costantemente aggiornato, può essere consultato all’indirizzo internet: www.esz.it Editore: Sugarmusic S.p.A. Galleria del Corso, 4 - 20122 Milano Tel. 02 - 770701 - E-mail: [email protected] - www.esz.it Direttore responsabile: Maria Novella Viganò - Responsabile del Settore Classica: Alessandro Savasta Redazione: Raffaele Mellace - Coordinamento di redazione: Gabriele Bonomo - Progetto e realizzazione grafica: Paolo Lungo - Traduzioni: Mike Webb Aut. del Tribunale di Milano n. 718 del 25-10-1991