LA COMUNITÀ DI MEDICINA PER Aldo Borgonzoni (1913 – 2004) Nel centenario della nascita Mostre Aldo Borgonzoni e Medicina Colori e segni della memoria (Palazzo della Comunità) Il lavoro della realtà 1948: il murale di Aldo Borgonzoni e la cultura d’immagine (Ex Camera del Lavoro) Non è con spirito meramente celebrativo che l’Istituto per i beni culturali ha inteso affrontare l’impegnativo compito di onorare il centenario della nascita di Aldo Borgonzoni, figura eminente tra gli artisti emiliano-romagnoli del secolo scorso. Come in altre occasioni, pensiamo in particolare a quelle recenti del centocinquantesimo dell’unità italiana, o dell’anniversario verdiano, anche questa ricorrenza è stata colta per un traguardo preciso, tra i compiti primari del nostro istituto: ovvero, far progredire la conoscenza e contribuire a valorizzare e a divulgare patrimoni e risorse culturali in ambito regionale. La considerazione unanime di Borgonzoni tra gli esponenti più rappresentativi dell’arte italiana ed europea del secondo Novecento era cosa risaputa. Ma oggi, grazie alle indagini che hanno caratterizzato la fase di preparazione dell’odierno programma di iniziative, possiamo affermare che nuovi livelli di interesse e nuove prospettive di ricerca si aprono sulla figura e sull’opera del Maestro, sul piano squisitamente artistico, e pure rispetto alla vicenda storica e sociale che ha fatto da sfondo ai momenti più intensi della sua avventura creativa. Basti pensare, ad esempio, che ora, per la prima volta, è possibile valutare con esattezza la “diffusione” dell’opera borgonzoniana non solo all’interno del sistema museale emiliano-romagnolo, ma anche in tante raccolte pubbliche italiane ed estere. In questa cornice si inserisce Medicina, impegnata a ricordare il proprio illustre concittadino con eventi motivati anch’essi, innanzitutto, dalla volontà di promuovere memorie e patrimonio borgonzoniani tuttora esistenti nel paese natale dell’artista. Così, nel sottolineare come Medicina abbia avuto un ruolo importante quale fonte d’ispirazione per il pittore e disegnatore, tra realtà e memoria, si pongono sotto riflettori la raccolta di dipinti e disegni donata alla civica pinacoteca dallo stesso pittore negli anni ’80 e lo straordinario ciclo murale realizzato nel lontano 1948 all’interno dell’ex Camera del Lavoro, alla cui riscoperta contribuì proprio il nostro Istituto, poco meno di vent’anni fa, in occasione della memorabile mostra “La premiata Resistenza”. E ci sembra di poter concludere, a questo proposito, che proprio la rivisitazione e la rilettura di quelle drammatiche immagini dipinte da Borgonzoni a Medicina, e delle opere in mostra che rimandano alla realtà della nostra campagna nell’immediato dopoguerra, assumano oggi un significato davvero speciale nell’approssimarsi di una ricorrenza importante come quella del settantesimo della Resistenza e della Liberazione d’Italia dal nazifascismo. Alessandro Zucchini Direttore dell’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia - Romagna Ho conosciuto Aldo Borgonzoni nel 1988 in occasione della preparazione del libro I primi cent’anni, dedicato alla storia della Cooperativa Lavoratori della terra di Medicina. Era nostra intenzione inserire nel libro alcune sue opere e in particolare il murales eseguito nel 1948 nel salone dell’ex Camera del Lavoro di Medicina. Fin dal primo incontro ho capito la forte e decisa personalità che esprimeva Aldo e confesso che ci sono stati momenti a volte un po’ complicati, ma sempre carichi di interesse, con lunghe dissertazioni sulle mondine, le lotte bracciantili; in pratica tutto ciò che ha contribuito a elevare la condizione sociale dei medicinesi dal dopoguerra in avanti. La frequentazione è proseguita anche negli anni successivi con numerose, seppur mai annunciate, visite di Aldo alla sua Medicina e al dipinto da restaurare, visite che si concludevano spesso all’Antica trattoria di Buda. In questi sette anni di frequentazioni con Aldo Borgonzoni ho imparato molto sulla storia di Medicina. Ho potuto apprezzare il suo amore verso la sua terra natale che menzionava sempre nei suoi discorsi e che riproduceva spesso nei quadri. Medicina deve molto alla pittura di Aldo Borgonzoni e vorrei ringraziarlo, come Sindaco, ma soprattutto come figlio di quei braccianti e di quelle mondine che ha saputo rappresentare con tanta passione e amore. Onelio Rambaldi Sindaco di Medicina “Cosa fanno gli artisti per la classe operaia? Noi cerchiamo di esprimere la volontà per un mondo migliore, più giusto”. Così rispondeva Aldo Borgonzoni alle mondine e ai braccianti che si meravigliavano della sua presenza al bordo dei campi o ai piedi degli argini. Perché ritrarli sul lavoro o durante le poche pause? In questa risposta troviamo l’arte e la vita di Aldo Borgonzoni, da sempre attento agli ultimi e ai più deboli. Questi si stupivano della presenza dell’artista, quasi che il loro lavoro e le loro stesse persone non meritassero alcuna attenzione. Qui sta ciò che più colpisce, umanamente, dell’arte di Aldo Borgonzoni. La capacità di dare ad ogni suo personaggio, anche il più umile, una dignità propria. Come diceva Carlo Bo, “i personaggi ritratti da Borgonzoni hanno il privilegio di essere ugualmente nella poesia e nella storia, nella realtà e nell’arte, insomma di parlare con i suoi atteggiamenti, con i gesti, con le sue ombre il linguaggio della verità”. Da qui anche il titolo assegnato a questa rassegna curata dall’IBC per il Centenario: Trasformare con l’arte il mondo. Per quanto Borgonzoni, come altri artisti del suo tempo, fosse convinto di poter realmente incidere con il suo lavoro sulle dinamiche politico-sociali del periodo, era tuttavia consapevole di come in realtà i margini fossero limitati. Ugualmente nelle sue opere non rinuncia mai a proporre con testardaggine una propria visione della società. Quintavalle dice che “in fondo Borgonzoni ha vissuto per un sogno, quello di trasformare come l’arte il mondo, vivendo il mito del riscatto, della rinascita del proletariato che è l’idea di una perdurante giovinezza, quella che si impone ripercorrendo la sua pittura”. Con questa sezione medicinese, dedicata al Centenario della sua nascita, ci piace pensare di poter confermare ciò che già diceva Carlo Bo, “Borgonzoni non ha finito di fare il suo viaggio a Medicina“. Matteo Montanari Assessore alla Cultura del Comune di Medicina Nel 1967 la Cooperativa Lavoratori della Terra incorpora la Cooperativa Studio e Cultura Fisica, proprietaria dell’immobile di Via A. Saffi, 198 ex Camera del Lavoro di Medicina, ed eredita anche il ciclo pittorico “murales” di Aldo Borgonzoni. Nel l971 l’opera, già fortemente compromessa dall’umidità e dalle infiltrazioni di acqua dalla terrazza sovrastante, è messa in sicurezza dalla CLT con idonea copertura. Nel 1989 a seguito della visibilità data all’affresco in occasione della celebrazione dei primi cent’anni della Cooperativa, si costituisce un comitato scientifico, con la supervisione del maestro Borgonzoni, che sviluppa il progetto di recupero della pittura. Nel 1994 con il patrocinio del Comune di Medicina e con il contributo di un gruppo di Cooperative e del Sindacato si arriva al restauro completo del murale. Le scene di vita e di lavoro quotidiano, ritratte da Aldo Borgonzoni, sono proprio quelle delle donne e degli uomini che sono stati protagonisti attivi dello sviluppo della nostra solida realtà agricola. Siamo orgogliosi di poter oggi festeggiare un nuovo centenario, quello della nascita del maestro Borgonzoni, e celebrare questa sua opera, dedicata ai lavora-terra medicinesi, attraverso cui ha saputo testimoniare ed esaltare il tema del lavoro e dei braccianti, un pezzo di storia di Medicina che s’intreccia con le radici della nostra storia cooperativa. Celestina Rossi Presidente Cooperativa Lavoratori della Terra di Medicina Già da qualche anno, in vista dell’odierna ricorrenza del primo centenario della nascita di Aldo Borgonzoni, l’Archivio e il Centro Studi che del pittore portano il nome, fondato da Alfonsina e da chi scrive, ha avviato con Medicina un rapporto diretto di collaborazione. L’obiettivo che si è posto è stato quello di ripercorrere i momenti salienti del legame profondo che sempre ha unito il pittore al paese d’origine, fin dai primi anni ’30 dopo il suo trasferimento a Bologna. Si sa come Medicina, con i suoi scorci paesistici, le sue storie, i suoi personaggi, sia stata di continuo per Borgonzoni una fonte d’ispirazione; e basterebbe pensare al memorabile ciclo pittorico dedicato al ”Mondo contadino arcaico”. È noto poi che la pittura murale, eseguita nel ’48 all’interno della locale Camera del Lavoro, rappresenta una delle pagine più luminose della vicenda figurativa italiana del Novecento. Giusto dunque ripartire da qui, da Medicina, per ricordare oggi Aldo Borgonzoni; e giusto riportare l’attenzione alla formidabile raccolta di sue opere donata alla comunità d’appartenenza negli anni ’80: dipinti e specialmente disegni ‘esemplari’, se è vero che per molti di essi si stanno rivelando somiglianze, contiguità e affinità con altre opere “diffuse” nei principali musei o raccolte d’arte in Italia ed all’estero, come nel caso del Museo Puskin di Mosca o del Ghetto Fighters Archives di Israele. Che proprio a Medicina si apra oggi un nuovo capitolo di ricerca sul forte connotato “cosmopolita” dell’attività di Aldo Borgonzoni, è un fatto che ci sembra giusto sottolineare per un centenario che si annuncia davvero esaltante, grazie anche alla brillante azione di coordinamento svolta dall’Istituto regionale per i beni culturali. Giambattista Borgonzoni Archivio e Centro Studi Aldo Borgonzoni Un paese per sempre Tra gli artisti che lungo il percorso creativo non hanno mai rinunciato ad attingere a quanto la storia e le vicende della loro terra hanno sedimentato nella cultura e negli animi degli uomini e non si sono astenuti dall’evocare le figure di quanti hanno inciso a fondo nella loro vita, non c’è dubbio che un posto distinto spetti ad Aldo Borgonzoni riguardo a Medicina. Per quanto la sua formazione culturale avvenga a fianco dei maggiori esponenti della pittura bolognese e italiana, attenti e sensibili alle esperienze di innovazione artistica, e il suo sguardo si rivolga sempre più a quanto avviene a dimensione europea, non solo in campo espressivo pittorico, ma anche politico e sociale - come attestano i suoi soggiorni a Roma, Parigi, Londra, Mosca e in altre capitali dell’Est – nei disegni e soprattutto nei dipinti di Borgonzoni spesso si riscontrerà un non casuale riferimento alla sua terra e alla sua gente. Sono i temi tratti dalla tragedia della guerra di liberazione che caratterizzano i primi anni postbellici e sono le figure dai volti scavati dei braccianti medicinesi – che il pittore conosce certamente ognuno per nome – a dare spessore ed intensa espressività alle sue tele. E sono le donne anziane e le giovani ragazze di Medicina, immerse nell’acqua della risaia o rivestite di poveri abiti e dai larghi fazzolettoni bianchi, a divenire inconfondibili icone – declinate nei diversi linguaggi figurativi assunti - della pittura di Aldo Borgonzoni, espressione di un’epoca caratterizzata da logorante lavoro, ma anche da lotte per più umane condizioni di vita. Una realtà che il giovane pittore ha vissuto da vicino a fianco dei suoi di casa: un mondo che da anziano ricorderà con emozione; per questo vorrà ripercorrere sempre più assiduamente quelle valli umide e quella terra che, insieme con l’amico fotografo Enrico Pasquali, aveva frequentato con intima partecipazione. Consistente è il numero di dipinti che rimandano alle radici medicinesi di Borgonzoni. Un nucleo pittorico veramente straordinario, per numero, intensità formale e soprattutto cromatica, è rappresentato dai ritratti dedicati, negli anni, alla madre Lucia. Un altro profilo è molto presente sullo sfondo di tele e disegni, ed è quello inconfondibile delle emergenze architettoniche di Medicina che si stagliano in controluce: cupole e campanili – con particolare attrazione per la imponente mole del Carmine - che attraggono e insieme intimidiscono il pittore fin dalla fanciullezza, ma che restano immagini indelebili incise nei ricordi forti del paese degli affetti. Momento straordinario di dialogo con i compaesani e di scambio di riflessioni sulla cultura e l’arte contemporanea e i suoi contenuti è l’esecuzione, nel 1948, del ciclo pittorico della Camera del Lavoro. Numerose anche le esposizioni che si sono succedute nel corso del tempo. Tra i progetti di Aldo realizzati per Medicina si distinguono le due cospicue donazioni al Comune per l’allestimento della sezione “Pinacoteca” del Museo Civico nel Palazzo della Comunità: la prima, del 1986, consistente in cento suoi disegni e dipinti su carta (dal 1936 agli anni ’80), la seconda, nel 1991, comprendente sessanta opere di altri affermati artisti contemporanei. Borgonzoni continuerà anche in seguito a donare a Medicina altre interessanti sue opere e materiale documentario, ed altrettanto hanno fatto la moglie Alfonsina e il figlio Giambattista. Così il ricordo del legame che ha unito l’artista al paese natale sarà destinato a durare nel tempo. Luigi Samoggia Pinacoteca Comunale ‘Aldo Borgonzoni’, Medicina Aldo Borgonzoni: cenni biografici Aldo Borgonzoni nasce nel 1913 a Medicina. Dopo il diploma nel 1936 alla Scuola d’Arte di Bologna, approda a fine decennio a forme di espressione consonanti con la Scuola Romana di “Corrente”, costituendo un’eccezione nell’ambiente tradizionale emiliano. Nel 1942 partecipa al “Premio Bergamo”. Antifascista e attivo nella Resistenza, nel 1944 dipinge uno straordinario ciclo di opere sugli orrori della guerra. Nel 1945, a Bologna, con Mandelli, Corsi, Minguzzi e Rossi fonda il Gruppo di “Cronache”. Nel 1947 soggiorna lungamente a Parigi orientando il proprio linguaggio figurativo nella sfera neocubista. Nel 1948 dipinge nel Salone della Camera del Lavoro di Medicina, l’affresco Storie del lavoro e della guerra, mentre a Bologna coordina la Mostra dell’Alleanza della Cultura. Nel 1949 vince il primo premio al concorso di Suzzara sui temi del lavoro. Esponente di spicco del movimento neorealista, nel 1950 esegue un ampio ciclo pittorico nella Casa del Popolo Gramsci di Vignola, ora distrutto. Nel 1958, dopo un secondo soggiorno parigino, inizia il ciclo “Concilio Vaticano II’’, ispirato dall’enciclica di Papa Giovanni XXIII “Pacem in terris”. Nel 1964 espone alla Galleria Max G. Bollag di Zurigo. Nel 1968 realizza mostre antologiche alle Gallerie Hlavniho Mesta di Praga ed al Museo di Bratislava. Tra le numerose mostre degli anni ’70 spicca l’antologica alla Starci Gradksa a Zagabria, quando già la pittura di Borgonzoni ha accentuato spunti di matrice espressionistica, con paesaggi segnati da immagini fossili. Nel 1981, in occasione del bimillenario virgiliano, è invitato nel Palazzo Ducale di Mantova alla rassegna “Otto Maestri per Virgilio” assieme a Giorgi, Guttuso, Manzù, Murer, Moore, Treccani e Zancanaro. Nello stesso periodo l’Istituto Cervi gli commissiona un ciclo di 35 opere, raccolte poi nel 1984 al Museo Polironiano di San Benedetto Po, sul Centenario delle rivolte contadine “La Boje”. Nel 1984 dona al Museo dell’Informazione di Senigallia 60 disegni e tecniche miste, rappresentative dell’intera precedente produzione artistica. A più riprese a partire dal 1986, dona alla Comunità di Medicina 60 opere pittoriche e 100 disegni. Espone nel 1989 alla Casa del Mantegna a Mantova e nel 1991 al Circolo Artistico di Bologna. Nel 1994 l’Università degli Studi di Bologna e la Fondazione Cardinale Lercaro promuovono, nell’Aula Magna dell’Università la rassegna il “Concilio Vaticano II’’. Nel 1995 l’Istituto regionale per i beni culturali promuove il restauro degli affreschi nella Camera del Lavoro di Medicina. Nello stesso anno si apre l’antologica “Il naturalismo espressionista di Aldo Borgonzoni” al Palazzo del Podestà di Faenza, mentre l’artista è invitato alla Triennale di Milano per la mostra “Le ragioni della libertà” dedicata alle tematiche resistenziali. Nel 2001 dona al CSAC Università di Parma 300 opere tra quadri e disegni (oltre ai carteggi con i maggiori protagonisti della cultura italiana del ‘900) presenti in una mostra antologica alle Scuderie della Pilotta. Aldo Borgonzoni muore nel 2004. -I- Aldo Borgonzoni Medicina: colori e segni della memoria Più volte Aldo Borgonzoni è ritornato ad esporre a Medicina, dopo che al suo paese d’origine aveva dedicato, nel 1948, il ciclo pittorico all’interno della Camera del Lavoro, oggi riconosciuto come uno dei più importati “murali” novecenteschi in Italia. Nel 1986, alla comunità medicinese, Borgonzoni ha poi donato, com’è noto, una cospicua raccolta di sue opere pittoriche e grafiche: testimonianza, questa, forse la più significativa, di un legame inesausto, mai venuto meno fino all’ultimo momento di vita dell’artista. In questo legame stanno le ragioni della mostra odierna: che sul piano squisitamente artistico nulla certo pretende di aggiungere alla chiara fama di Borgonzoni e alla smisurata sua fortuna critica, e però si pone prima di tutto come un “servizio” reso alla causa della valorizzazione e divulgazione del prezioso patrimonio oggi conservato nella civica pinacoteca che proprio al Maestro è intitolata. La mostra vuol essere, dunque, una “dedica” ad Aldo Borgonzoni, semplice ma sentita, che idealmente si connette a quella dell’artista alla propria comunità. Per questo, non poteva che essere Medicina, con il suo paesaggio, la sua storia, la sua gente, la protagonista di questa esposizione; una “Medicina dipinta” da Borgonzoni, dapprima nella dimensione del suo vivere e poi riflessa nella sfera della rimembranza. Nella rassegna, accanto ad opere “esemplari” della pinacoteca borgonzoniana sono visibili dipinti provenienti dallo Csac di Parma - che pure detiene una notevole raccolta anch’essa donata dall’artista - o da collezioni private d’ambito locale. Non mancano le sorprese come nel caso d’un giovanile Paesaggio di Medicina del 1938 o dello scorcio di Donne di Medicina (1958-59) con il controluce pieno d’una cupolona del Carmine, più che mai esibita quale monumentale segno d’una appartenenza destinata a durare nel tempo. Medicina e il suo volto ritornano pure nella sezione espositiva, che comprende opere grafiche (chine e inchiostri acquerellati, pastelli e tecniche miste) in larga parte appartenenti alla “Donazione Borgonzoni”. Vi si ritrovano specialmente i soggetti di figura più cari all’artista, quelli di famiglia e del lavoro agricolo con braccianti e mondine e personaggi caratteristici della realtà paesana medicinese. Numerosi sono gli studi, abbozzi, fogli preparatori, dalla fine degli anni ’40 in avanti, che rimandano a soggetti sviluppati in pittura, a cominciare dal ‘murale’ di Medicina e dai tanti quadri che compongono il rinomato ciclo resistenziale dell’immediato dopoguerra. La rassegna assume, dunque, un suo significato particolare anche come momento iniziale di una indagine ricognitiva espressamente riguardante la sterminata produzione grafica di Aldo Borgonzoni, oggi “diffusa” in importanti istituzioni museali e culturali sia italiane che europee, come il Museo Puskin di Mosca o la Fondazione israeliana Ghetto Fighters Archives. Orlando Piraccini Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia - Romagna Pittura, realtà e memoria 1. Autoritratto, studio, 1956 Mi commuove ancora vedere Medicina laggiù, in fondo, oltre lo stradone rettilineo. Le chiese, le cupole si stagliano nette sul cielo e le piccole case si adagiano a loro sotto, miseramente; come per sorreggersi, per ripararsi. Domina più alta la cupola del Carmine, ai fianchi quella dei frati e di San Mamante dallo svelto campanile. Le cupole vibrano di riflessi verdi sul cielo rosa. Aldo Borgonzoni, 1948 2. Paesaggio a Medicina, 1938 3. Donne di Medicina, 1958-59 4. Natura morta a Medicina, 1961 5. Il Carmine a Medicina, 1957 6. Paesaggio invernale, Bassa di Medicina, 1959 7. Paesaggio, studio, 1947 8. Incontro, 1947 Trovarmi nella Bassa Bolognese vuol dire avere un contatto con un orizzonte più vasto, con la luce, con la classe operaia, sul terreno stesso della lotta. Aldo Borgonzoni, 1950 9. Mia madre, 1962-63 10. La madre, 1956 11. Mezzadro, 1950 12. Vecchio bracciante, 1960 13. Bracciante di Medicina, 1962 14. Mondina, 1956 Il mito della mia infanzia s’intrecciava di dolori e di emozioni per la lotta della sopravvivenza, le stagioni popolate di bambini festosi, di mondine, braccianti armati di «carriole», biciclette, zappe, badili. Arnesi di un mondo povero per modificare la realtà della terra. Questi i ricordi impressi nella memoria come un grande affresco. Aldo Borgonzoni, 1983 15. Mondina, 1958 16. Mondina, 1963 Ho partecipato dal vivo alla pittura di impegno sociale anche se dovevo risultare scomodo a non pochi, soprattutto in quegli anni non era facile sentirsi liberi… Aldo Borgonzoni, 1996 17. Ragazza di Medicina, 1959/2001 18. Sugli argini, 1958 19. Mondine di Medicina della mia infanzia, 1970 A Medicina 20. Ragazza di Medicina, 2001 21. Ritratto di Dozza, 1983 I “Segni” della vita 22. Il pittore, 1947 23. Mio padre, 1940 24. Mia madre, 1956 L’uomo di Borgonzoni ha il privilegio di essere ugualmente nella poesia e nella storia, nella realtà e nell’arte, di parlare con le sue ombre il linguaggio della verità. Nella luce delle terra di Medicina egli ha illustrato una storia singolare e ancora pulsante. Carlo Bo, 1977 25. Incontro, 1947 26. Marzabotto, 1945 27. Bozzetto per il dipinto murale di Medicina, 1948 28. Quattro studi su un foglio, 1948 29. Soldato tedesco, 1950 ARCHIVIO E CENTRO STUDI ALDO BORGONZONI BORGONZONI: DAL SEGNO AL MONDO La raccolta di disegni donata da Aldo Borgonzoni nel 1985 alla Pinacoteca civica di Medicina svela “in filigrana”, per ampiezza tematica e qualità, il senso compiuto della pittura del maestro dagli anni '30 a fine secolo. Come pure l’altra consistente raccolta oggi presso lo CSAC di Parma, essa apre uno scenario internazionale, entro il quale l’opera di Borgonzoni risulta estremamente diffusa. In questa direzione l’Archivio e Centro Studi Aldo Borgonzoni ha di recente orientato una propria linea di ricerca, con il coinvolgimento diretto di istituzioni museali italiane ed estere. Qui si presentano alcuni casi esemplari tra le tante rivelazioni che stanno scaturendo dall’indagine in corso e che saranno oggetto di ulteriori approfondimenti. Il Museo della Grafica di Pisa raccoglie le opere dell’Università cittadina a cui, tramite lo storico d’arte Carlo Ludovico Ragghianti, Aldo Borgonzoni negli anni ’80 donò cinque preziosi disegni a tecniche miste. Queste opere, come quella qui riprodotta, si riconnettono ai principali cicli tematici dell’artista. Presso il Museo Civico Polironiano di San Benedetto Po si conservano opere notevoli, legate a trascorsi eventi concorsuali. Accanto a Borgonzoni vi figurano Guttuso, Murer, Treccani, Moore e altri maestri del ‘900. Al museo il maestro ha donato una cinquantina di disegni e tecniche miste tematicamente legate al paesaggio agrario padano. Nella suggestiva cornice della rocca di Dozza si conserva una nutrita serie di opere grafiche con ritratti di personaggi celebri della tradizione socialista italiana. Attinenti alla pittura realizzata nell’ambito di un’edizione del “Muro dipinto” sotto la loggia del Palazzo Comunale, i fogli rimandano alla produzione ritrattistica di Borgonzoni, aventi come soggetti personaggi del suo tempo. Già negli anni ‘70 Borgonzoni ha avuto rapporti frequenti con l’ambiente marchigiano. Particolare successo hanno fatto registrare sue mostre personali a Pescara. Al Museo d’arte moderna, dell’informazione e della fotografia di Senigallia l’artista ha donato oltre cinquanta opere su carta con una vasta gamma di soggetti, fino al più recente ciclo conciliare. ARCHIVIO E CENTRO STUDI ALDO BORGONZONI UNA PRESENZA INTERNAZIONALE Per espressa volontà dello stesso Borgonzoni, la diffusione di opere grafiche in musei e luoghi pubblici in Italia e all’estero si è protratta nel tempo fino all’ultima fase d’attività artistica. L’indagine ricognitiva avviata dall’Archivio ha già rivelato presenze significative. Oltre ai casi nazionali, come quelli dei musei di San Benedetto Po, Senigallia, Dozza, Pisa, Bologna (Mambo e Lercaro) e specialmente del Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma, è fin d’ora segnalabile l’accertata esistenza di opere su carta degli anni ’50 presso il Museo Puskin di Mosca e alla Fondazione israeliana Ghetto Fighters Archives (sugli “Orrori della guerra”, risalenti agli anni ’40). Si apre dunque un nuovo e interessantissimo capitolo di ricerca sul rapporto tra segno e colore nell’opera di Borgonzoni, che risulta essere talora davvero stringente dall’accostamento di alcune delle opere grafiche della Pinacoteca Comunale di Medicina, esposte nella mostra odierna, con opere pittoriche presenti in musei e collezioni pubbliche italiane ed europee. Sei disegni di Borgonzoni sono stati acquistati dal Museo Puskin di Mosca nel 1957, in occasione della presenza dell’artista nella capitale sovietica. Nel 2011 vengono pubblicati nel catalogo a stampa dello stesso museo. La Fondazione israeliana Ghetto Fighters Archives detiene opere grafiche di Borgonzoni su tematiche resistenziali. Questa importante rivelazione è alla base di un progetto espositivo che verrà realizzato nel 2014, d’intesa con l’importante istituzione, la cui nascita negli anni ’70 – in onore all’opposizione ebraica al nazifascismo – è precedente all’apertura del Museo dell’Olocausto. 30. Vecchia che vende le castagne, 1936 31. Ragazza di Medicina, 1944 32. Giovane madre, 1960 33. Madre a Medicina, 1962 34. Mondina in riposo, 1959 35. Mondine, 1951 36. Mondina, 1949 37. Mondina, 1950 38. Mondina di Medicina, 1951 39. Mondine, 1952 Borgonzoni dipinse e disegnò le mondine in “presa diretta” e nella memoria quasi inseguendo archetipi greci o quattrocenteschi o seicenteschi: mondine come sante o madonne col bambino oppure, sembra incredibile, come korài. Dario Micacchi, 1963 40. Bracciante porta acqua, studio, 1952 42. Ritratto di mio zio Alfonso bracciante a Medicina, 1957 44. Bracciante a Buda, 1959 41. Bracciante, studio 1952 43. Ritratto di Malavasi, 1957 45. Bracciante di Medicina, 1960 46. Il sogno del padrone della risaia, 1967 Opere esposte* *Provenienti, salvo diversa indicazione, dalla Pinacoteca Comunale di Medicina 1. Autoritratto, studio, 1956 Pastello ad olio su carta, 49,4 x 34,5; dipinto autografo; titolato, datato e firmato in basso a destra «Studio 1956 A. Borgonzoni» 2. Paesaggio a Medicina, 1938 Olio su tela, 31,5 x 40,5 cm; dipinto autografo; firmato in basso a sinistra «Borgonzoni»; iscrizione sul retro: titolato, firmato e datato; Parma, CSAC 3. Donne di Medicina, 1958-59 Olio e acrilico su tela, 119 x 47,5 cm; dipinto autografo; datato e firmato in basso a destra «1958 Borgonzoni»; iscrizione sul retro: firmato, datato e intitolato; Parma, CSAC 4. Natura morta a Medicina, 1961 Olio su tavola, 60 x 50 cm; dipinto autografo; datato e firmato in basso a sinistra «1961 Borgonzoni»; Bologna, Collez. privata 5. Il Carmine a Medicina, 1957 Olio su tela, 50 x 40 cm; dipinto autografo; firmato e datato sul retro «Aldo Borgonzoni 1957»; titolato al centro «Il Carmine a Medicina»; Medicina, Collez. privata 6. Paesaggio invernale, Bassa di Medicina, 1959 Olio su cartone telato, 49 x 69,5 cm; dipinto autografo; datato e firmato in basso a destra «1959 Borgonzoni»; iscrizione sul retro: firmato, datato e intitolato; Parma, CSAC 7. Paesaggio, studio, 1947 Olio su tela, 30 x 40 cm; dipinto autografo; firmato in basso a sinistra: «Borgonzoni»; iscrizione sul cartone applicato sul retro: «Studio - Borgonzoni - Paesaggio 1947 dopo la esperienza di Parigi - AB»; Medicina, Collez. privata a destra: «Borgonzoni 1950»; titolato in basso a sinistra «Mezzadro montanaro» 12. Vecchio bracciante, 1960 Acrilico su cartone telato, 84 x 59 cm; dipinto autografo; firmato in basso a destra «Borgonzoni»; iscrizione sul retro: titolato, firmato e datato; Parma, CSAC 13. Bracciante di Medicina, 1962 Olio e acrilico su tela, 203 x 152 cm; dipinto autografo; firmato e datato in basso a destra «Borgonzoni 62»; iscrizione sul retro: titolato, firmato e datato; Parma, CSAC 14. Mondina, 1956 Olio su tavola, 50 x 37 cm; dipinto autografo; firmato in basso a destra «Borgonzoni»; titolato, datato e firmato sul retro «Mondina 1956 Borgonzoni»; etichette sul retro: Aldo Borgonzoni (titolo, autore e stima); Galleria d’Arte Margutta, Pescara (autore, titolo); Medicina, Collez. privata 15. [Mondina, 1958] Tempera su cartoncino, 35 x 24,5; dipinto autografo; datato e firmato in basso al centro «58 Borgonzoni» 16. [Mondina], 1963 Acrilico su cartoncino, 38 x 27 cm; dipinto autografo; datato e firmato in basso a destra «63 Borgonzoni» 17. Ragazza di Medicina, 1959/2001 Olio su tela, 50 x 37 cm; dipinto autografo; firmato e datato in basso a destra «Borgonzoni 2001»; iscrizioni: sul retro «Medicina 1959», «Borgonzoni. Ragazza di Medicina»; etichetta sul retro “Centro Arte Moderna, Pisa 1989/2001” 18. Sugli argini, 1958 Olio su tela, 96 x 150 cm; iscrizione sul retro: titolato e datato; Parma, CSAC 8. Incontro, 1947 Olio su tela, 44,5 x 33 cm; dipinto autografo; datato e firmato in alto a destra «Borgonzoni 47»; etichetta sul retro: Mostra Nazionale d’Arte Contemporanea Milano, 1948 (autore e titolo dell’opera); Imola, Collez. privata 19. Mondine di Medicina della mia infanzia, 1970 Olio su tela, 100 x 100 cm; dipinto autografo; firmato in basso a destra «Borgonzoni»; iscrizione sul retro: firmato e titolato «Borgonzoni – Mondine di Medicina della mia infanzia»; Collez. privata 9. [Mia madre], 1962-63 Olio su tela, 75 x 65 cm; dipinto autografo; firmato in basso a sinistra «Borgonzoni»; Bologna, Collez. privata 20. Ragazza di Medicina, 2001 Piatto in ceramica, diam. 30 cm; esemplare autografo; firmato e datato sul bordo «Aldo Borgonzoni 2001 Buda»; titolato sul bordo: «Ragazza di Medicina» 10. [La madre], 1956 Tempera su carta, 65 x 47 cm; dipinto autografo; firmato e datato in basso a destra «Borgonzoni 56» 11. Mezzadro, 1950 Tempera e inchiostro su cartoncino, 49 x 34 cm; dipinto autografo; firmato e datato in basso 21. Ritratto di Dozza, 1983 Litografia ritocc. , 700 x 500 mm; esemplare autografo; firmato e datato in basso a destra «Borgonzoni 83»; iscrizioni in basso a destra: «Ai miei compagni di Medicina»; «ritoccata a mano»; Medicina, Fondazione Medicina Democratica 22. Il pittore, 1947 Inchiostro, 217 x 270 mm; disegno autografo; datato e firmato in basso a destra «47 Borgonzoni» 34. Mondina in riposo, 1959 Matite colorate e acquarello, 260 x 184 mm; disegno autografo; datato e firmato in basso al centro «1959 Borgonzoni» 23. Mio padre, 1940 Inchiostro acquerellato, matita e pastelli, 300 x 230 mm; disegno autografo; firmato, datato e titolato in basso a destra «Borgonzoni A. 1940 Mio padre»; iscrizione su etichetta applicata sul retro: «A. Borgonzoni 1940 – Opera donata alla Comunità di Medicina» 35. Mondine, 1951 Pastello acquerellato, 261 x 186 mm; disegno autografo; siglato in basso a destra «A.B.» 24. Mia madre, 1956 Carboncino, 429 x 309 mm; disegno autografo; firmato e datato in basso al centro «Borgonzoni 1956»; titolato in basso a destra «Mia madre» 37. Mondina, [1950] Inchiostro, 350 x 247 mm; disegno autografo; firmato in basso a destra «Borgonzoni» 25. Incontro, 1947 Pastello acquerellato, 303 x 200; disegno autografo; datato e firmato in basso a destra «47 Borgonzoni» 26. Marzabotto, 1945 Inchiostro, 238 x 360 mm; disegno autografo; datato e firmato in basso a destra «1945 Borgonzoni» 27. [Bozzetto per il dipinto murale di Medicina], [1948] Inchiostro acquerellato, 200 x 380 mm; disegno autografo; firmato in basso a destra «Borgonzoni» Medicina, Collezione privata 28. Quattro studi su un foglio, 1948 Matita e pastello acquerellato, 213 x 306 mm; disegno autografo; firmato e datato in basso al centro «Borgonzoni 48» 29. Soldato tedesco, 1950 Pastello acquerellato, 287 x 224 mm; disegno autografo; datato e firmato in basso a destra «Vignola 50 Borgonzoni» 30. Vecchia che vende le castagne, 1936 Inchiostro, 237 x 180 mm; disegno autografo; firmato e datato in basso a destra «Borgonzoni A 1936» 31. Ragazza di Medicina, 1944 Carboncino e pastello, 270 x 186 mm; disegno autografo; firmato e datato in basso a destra «A Borgonzoni Medicina 1944» 32. Giovane madre, 1960 Inchiostro e pastello acquerellato, 322 x 228 mm; disegno autografo; datato e firmato in basso al centro «1960 Borgonzoni» 33. Madre a Medicina, 1962 Inchiostro acquerellato, 249 x 185 mm; disegno autografo; firmato e datato in basso a sinistra «Borgonzoni 1962» 36. Mondina, 1949 Inchiostro, 316 x 233 mm; disegno autografo; firmato e datato in basso a destra «Borgonzoni 49» 38. Mondina di Medicina, 1951 Inchiostro acquerellato, 316 x 243 mm; disegno autografo; datato, titolato e firmato in basso a destra «1951 Mondina di Medicina Borgonzoni» 39. Mondine, 1952 Inchiostro, 263 x 180 mm; disegno autografo; firmato e datato in basso al centro «Borgonzoni 52» 40. Bracciante porta acqua, studio, 1952 Inchiostro, 500 x 345 mm; disegno autografo; titolato, datato e firmato in basso a destra «Studio 1952 Borgonzoni» 41. Bracciante, studio, [1952] Inchiostro, 260 x 193 mm; disegno autografo; titolato e siglato in basso a destra «Studio B A» 42. Ritratto di mio zio Alfonso, 1957 Pastelli colorati, 560 x 425 mm; disegno autografo; firmato e datato in basso a sinistra «Borgonzoni 1957»; titolato in basso a destra «Ritratto di mio zio Alfonso bracciante a Medicina» 43. Ritratto di Malavasi, 1957 Pastelli colorati, 560 x 420 mm; disegno autografo; firmato e datato in basso a sinistra «Borgonzoni Barabana 1957»; iscrizione in basso a destra «Malavasi di anni 67» 44. Bracciante a Buda, 1959 Pastello acquerellato, 432 x 295 mm; disegno autografo; titolato, firmato e datato in basso a destra «Bracciante a Buda Borgonzoni 1959» 45. Bracciante di Medicina, 1960 Matita e pastello, 415 x 290 mm; disegno autografo; firmato e datato in basso a destra «Borgonzoni 1960» 46. Il sogno del padrone della risaia, 1967 Inchiostro acquerellato, 230 x 160 mm; disegno autografo; datato e firmato in basso a destra «67 Borgonzoni»; titolato in alto al centro «Il sogno del padrone della risaia» -2- Aldo Borgonzoni Il lavoro della realtà 1948: Il murale di Borgonzoni e la cultura d’immagine. La pittura, la fotografia Tra la primavera e l’estate del 1948, Aldo Borgonzoni concepisce e realizza il grande dipinto murale - di cui viene presentata in questa occasione un’analisi tramite riproduzioni - per la Camera del Lavoro della sua città: la prima costruita in Italia nel dopoguerra. I committenti sono quindi proprio i lavoratori, la sua opera sarà compensata grazie a una sottoscrizione dei contadini, degli operai di Medicina; si tratta di costruire un nuovo rapporto tra la popolazione e chi è incaricato di raccontare per immagini la loro storia recente, la guerra, l’oppressione nazifascista, le lotte partigiane, la pace e la ricostruzione, il lavoro, le lotte operaie e contadine, il vivere quotidiano, un futuro libero dallo sfruttamento. Tutto in sessanta metri quadrati, in cento giorni. Finirà nel mese di luglio, dopo incontri, disegni preparatori che mostra e sottopone al giudizio dei suoi committenti/soggetti. È un ciclo narrativo, continuo, in uno spazio scandito dalla rappresentazione di paratie in muratura, gli episodi sono simbolici, retti da un punto di vista, da un’idea precisa e militante tendenzialmente universale; le figure cercano una realtà definita nel luogo, nei volti di quel momento storico. Questo accadeva nel Paese, a un’intera generazione di intellettuali e militanti. E il ruolo degli intellettuali, degli artisti, dei narratori del Paese nel dopoguerra è però, in quel momento, questione particolarmente complessa. È l’anno del noto articolo di Roderigo da Castiglia (alias Palmiro Togliatti) su Rinascita, che produrrà una frattura profonda e pone il tema dell’immagine, del fare arte, del confronto con la realtà (con le realtà) come nodo davvero difficile da sciogliere. È anche l’anno di altre immagini del reale: tra gli altri Luchino Visconti realizza La terra trema, e Roberto Rossellini Germania anno zero. La fotografia, i fotografi, in questo contesto hanno un ruolo particolare: il racconto delle lotte e della quotidianità delle lavoratrici e dei lavoratori deve guadagnare un punto di vista diverso da quello dei retorici e apologetici documentari Luce, delle foto d’agenzia censurate o autocensurate del Ventennio precedente. L’indagine e la narrazione epica, e evidentemente il rapporto con gli altri narratori per immagine, i pittori, ha memoria della grande stagione del realismo ottocentesco – con i fotografi che forniscono iconografie del reale inedite nella pittura accademica - ma non può ridursi a quello. A fianco di Borgonzoni vediamo l’amico, il fotografo Pasquali, anche lui di Medicina, impegnato sugli stessi temi (le lotte, il lavoro e la memorabile figura delle mondine, i danni della guerra, la ricostruzione) ma non vi è mai dipendenza meccanica tra la realtà costruita in pittura e quella che costruisce le fotografie: l’idea, l’istanza del racconto è la stessa, le scritture sono differenti e in dialogo reciproco, anche quando distanti, anche quando sembrano sovrapporsi. Paolo Barbaro CSAC Università di Parma - sezione fotografia Murale a Medicina: La diaspora, l’attesa della libertà, animalità della guerra, prigionia antifascista Nella pagina a fianco Murale a Vignola, 1950 Renzo Rossellini, Roma città aperta, 1945 La diaspora, gli scioperi del 1931, l’attesa della libertà, animalità della guerra. Vi sono gli episodi (il bambino mostrato ai Carabinieri durante la repressione dello sciopero, gli eccidi) ma non è certo un racconto della cronaca in termini fotografici: di quella vi sono, ancora, prevalentemente immagini ufficiali del Ventennio. Il cinema del neorealismo ha raccontato gli episodi della durissima occupazione nazista, i soldati di Roma Città aperta (1945) sono certo un modello a cui però Borgonzoni attingerà - sempre con la mediazione di una pittura sensibilmente colta - in modo più definito nel murale del 1950, a Vignola. Murale a Medicina: L’insurrezione popolare, la semina, il ritorno alla vita Enrico Pasquali, s.t. (sugli argini), 1950ca (archivio CLT Medicina) La fotografia è repertorio di forme del quotidiano, scrittura a cui appartiene un rapporto apparentemente immediato con la cronaca, ritenuta magari “meccanica” - come scrive Vittorio Sereni che preferisce illustrare la sua Storia del Paesaggio agrario, iniziata proprio nel 1948 solo con riproduzioni di pittura - ma capace di rilevare figure fuori dalla tradizione accademica, anche se Aldo Borgonzoni, Madre a Zagorskj, (1957) (CSAC dell’Università, Parma) Enrico Pasquali, Appennino emiliano, s.d. (Archivio e Centro Studi Aldo Borgonzoni, Bologna) Aldo Borgonzoni, Donne di Modena (1951) (CSAC dell’Università, Parma) Publifoto Roma, Le madri dei minatori morti a Marcinelle (1956), (CSAC dell’Università, Parma) Enrico Pasquali, Danni bellici alla Malvezza, 1948 (Archivio AFM Medicina) Murale a Vignola, 1950 spesso, a sua volta, con la mediazione di una cultura d’immagine ampia e condivisa: dal compianto delle Donne di Modena (1951) e da quello dell’anonimo fotografo di Publifoto per le madri delle vittime di Marcinelle (1956), da Pasquali che racconta le difficili condizioni di vita nell’appennino emiliano e dal pittore Borgonzoni che ne trae il pathos della Madre a Zagorskj, e la foto ha alla lettera le tracce di quella pittura. Murale a Medicina: Il lavoro, la ricostruzione, le arti Murale a Medicina: Le arti, il lavoro locale Enrico Pasquali, Argini del Sillaro (Archivio AFM Medicina) La figura delle mondine è certo uno dei temi ricorrenti nell’opera di Aldo Borgonzoni, e di tanta cultura del realismo. Da quello ottocentesco, solidaristico e millettiano di Angelo Morbelli alla linea cinematografica e fotografica del Neorealismo costituisce una delle iconografie più forti del lavoro della terra. Borgonzoni le ritrae qui all’altezza del volto, schiacciate sotto l’orizzonte, il gesto ritmico e l’abbigliamento locale sinteticamente tracciati. Altra cosa dalle foto d’agenzia dell’illustrazione agraria fascista, bucoliche o ammiccanti. Borgonzoni inventa uno schema che Murale a Medicina: Il lavoro locale: le mondine Enrico Pasquali, Mondine, 1950-60 (Archivio AFM Medicina) verrà ripreso da Enrico Pasquali, fotografo e narratore militante comunista, di visibile solidarietà con le lavoratrici, che forse riprende strutture d’immagine dall’amico pittore: solo dal 1950 le mondine di Pasquali saranno riprese allo stesso modo, collocate nello stesso spazio figurativo. Borgonzoni continua poi, disegnando dal vero (e Pasquali ce lo mostra) una serrata indagine sulla realtà visiva del lavoro, delle lavoratrici e dei lavoratori con cui dialoga. Racconta ridefinendo l’immagine rimossa per vent’anni del lavoro reale - come stanno facendo con esiti alterni Murale a Medicina Enrico Pasquali, Mondine, 1950-60 (CLT Medicina) Giuseppe De Santis, Riso Amaro (1949) fotografi, cineasti, narratori - ben differente dalle messe in scena improbabili delle campagne del grano, dalle sorridenti modelle in abiti folklorici dell’italica abbondanza. Un’altra fotografia soccorre questa opera: quella americana degli anni Trenta di Roosevelt sulle campagne in crisi profonda proposta dall’agenzia federale della Farm Security Administration, i servizi fotografici di Life e i fotoracconti su Il Politecnico, poi su Cinema Nuovo… Presto (1953-55) il fotografo Paul Strand con Cesare Zavattini fisserà nelle immagini del libro Un Paese un’iconografia del Paese rurale, in termini di umanitarismo universale. Aldo Borgonzoni: Mondine 1951, Università degli Studi, Bologna (Archivio e Centro Studi Aldo Borgonzoni) Enrico Pasquali, Il pittore Borgonzoni ritrae dal vero, 1951 (Archivio CLT Medicina) Angelo Morbelli, In risaia, 1901 Enrico Pasquali, Mondine, s.d. (1957ca) (Cineteca Comunale, Bologna) Foto Villani, s.t., s.d. (1950-60) (Archivio e Centro Studi Aldo Borgonzoni) Publifoto Roma: Mussolini trebbia il grano, 1936 (CSAC dell’Università di Parma) Dorothea Lange per FSA: Sharecropper (Fittavolo), W.Va 1935 (CSAC dell’Università di Parma) Murale a Medicina: Il lavoro locale, la famiglia operaia Enrico Pasquali, Sugli argini del Sillaro (Cineteca Comunale di Bologna) Enrico Pasquali: s.t., s.d. (1957-60) (Archivio CLT Medicina) Murale a Vignola Enrico Pasquali, Braccianti, 1950-60 (CLT Medicina) Murale a Medicina: Il lavoro locale, la famiglia operaia Publifoto Roma, Mondine, s.d. (CSAC dell’Università di Parma) Dorothea Lange per FSA: After the Flood, 1939 (CSAC dell’Università di Parma) Publifoto Roma, Documentazione di Agricoltura per Istituto LUCE, 1936-38 (CSAC dell’Università di Parma) Murale a Medicina: La Festa dei Lavoratori Aldo Borgonzoni: Murale a Vignola, 1950 Enrico Pasquali: Festa in Piazza a Medicina, 1950-60 Murale a Medicina: Il trionfo della Classe Operaia La festa dei lavoratori è sintetizzata nel murale dal coro delle Mondine, il gruppo vocale di Medicina che tra l’altro continua oggi a proporre un modello - altro -, un uso del canto e della festa differente da quello dell’intrattenimento. La festa, la celebrazione dei lavoratori nel murale del 1948 appare lontana dalla cronaca del fatto determinato, mentre il narrare del fotografo costruisce ad uso della stampa, della memoria politica locale un racconto di altra coralità, di massa. La fotografia, quella di Pasquali e quella dei - realisti - ma, miticamente, tutta la fotografia, si pone come immagine fatta dalla realtà stessa, immediata, come fosse la “realtà” a lavorare per costruire un’immagine. Ma è un lavoro prodotto di scelte, anche la scelta del punto di vista (quello fisico, quello ideologico) è prodotto del lavoro di un uomo. Le realtà, i realismi, sono differenti. Vedremo le due scritture, quella per icone sintetiche di Borgonzoni e quella della narrazione in presa diretta degli eventi del fotografo, riavvicinarsi dopo quel 1948 della frattura tra realisti e astrattisti. Enrico Pasquali, Il pittore Borgonzoni tra mondine e braccianti in sciopero, 1957. Retro e fronte (Archivio e Centro Studi Aldo Borgonzoni, Bologna) Aldo Borgonzoni trasformare con l ’arte il mondo Centenario della nascita - ottobre 2013/aprile 2014 Questa pubblicazione è stata realizzata nell’ambito delle celebrazioni per il primo centenario della nascita dell’artista Aldo Borgonzoni (1913 - 2004) promosso e coordinato dall’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna A cura di Orlando Piraccini Mostre Aldo Borgonzoni e Medicina. Colori e segni della memoria A cura di Orlando Piraccini e Luigi Samoggia Medicina - Pinacoteca e Auditorium comunale (Palazzo della Comunità) Dal 26 ottobre 2013 al 20 gennaio 2014 Il lavoro della realtà. 1948: il murale di Aldo Borgonzoni e la cultura dell’immagine A cura di Paolo Barbaro Medicina – Sala dell’Assemblea CLT (Ex Camera del Lavoro) Dal 9 novembre 2013 al 20 gennaio 2014 Le iniziative sono state promosse da: In collaborazione con: Assessorato alla Cultura Con il patrocinio di: Con la partecipazione di: Archivio e Centro Studi Aldo Borgonzoni Con il sostegno di: MEDIA PARTNER Si ringraziano vivamente CSAC di Parma e i prestatori delle opere in mostra, e quanti hanno in vario modo contribuito alla realizzazione degli eventi. Un ringraziamento particolare a Giuseppe Argentesi, Gloria Bianchino, Giorgio Tonelli e Valerio Orlandini. Comunicazione: Ufficio Stampa IBC (Valeria Cicala, Carlo Tovoli) Fotografie: Costantino Ferlauto (IBC); Archivio Fotografico, CSAC, Parma Archivio e Centro Studi Aldo Borgonzoni, Archivio CLT e AFM, Medicina; Cineteca Comunale, Bologna Grafica: Tipografia F.lli Cava srl, Castel San Pietro Terme (Bologna) Stampa: Centro Stampa Regione Emilia-Romagna