LA COMUNITÀ DI MEDICINA
PER
Aldo Borgonzoni
(1913 – 2004)
Nel centenario della nascita
Mostre
Aldo Borgonzoni e Medicina
Colori e segni della memoria
(Palazzo della Comunità)
Il lavoro della realtà
1948: il murale di Aldo Borgonzoni
e la cultura d’immagine
(Ex Camera del Lavoro)
Non è con spirito meramente celebrativo che l’Istituto per i beni culturali ha inteso affrontare l’impegnativo compito di onorare il centenario
della nascita di Aldo Borgonzoni, figura eminente tra gli artisti emiliano-romagnoli del secolo scorso.
Come in altre occasioni, pensiamo in particolare a quelle recenti del
centocinquantesimo dell’unità italiana, o dell’anniversario verdiano,
anche questa ricorrenza è stata colta per un traguardo preciso, tra i
compiti primari del nostro istituto: ovvero, far progredire la conoscenza
e contribuire a valorizzare e a divulgare patrimoni e risorse culturali in
ambito regionale.
La considerazione unanime di Borgonzoni tra gli esponenti più rappresentativi dell’arte italiana ed europea del secondo Novecento era cosa
risaputa. Ma oggi, grazie alle indagini che hanno caratterizzato la fase
di preparazione dell’odierno programma di iniziative, possiamo affermare che nuovi livelli di interesse e nuove prospettive di ricerca si aprono sulla figura e sull’opera del Maestro, sul piano squisitamente artistico, e pure rispetto alla vicenda storica e sociale che ha fatto da sfondo
ai momenti più intensi della sua avventura creativa. Basti pensare, ad
esempio, che ora, per la prima volta, è possibile valutare con esattezza
la “diffusione” dell’opera borgonzoniana non solo all’interno del sistema museale emiliano-romagnolo, ma anche in tante raccolte pubbliche
italiane ed estere.
In questa cornice si inserisce Medicina, impegnata a ricordare il proprio
illustre concittadino con eventi motivati anch’essi, innanzitutto, dalla
volontà di promuovere memorie e patrimonio borgonzoniani tuttora esistenti nel paese natale dell’artista.
Così, nel sottolineare come Medicina abbia avuto un ruolo importante
quale fonte d’ispirazione per il pittore e disegnatore, tra realtà e memoria, si pongono sotto riflettori la raccolta di dipinti e disegni donata
alla civica pinacoteca dallo stesso pittore negli anni ’80 e lo straordinario ciclo murale realizzato nel lontano 1948 all’interno dell’ex Camera
del Lavoro, alla cui riscoperta contribuì proprio il nostro Istituto, poco
meno di vent’anni fa, in occasione della memorabile mostra “La premiata Resistenza”. E ci sembra di poter concludere, a questo proposito, che
proprio la rivisitazione e la rilettura di quelle drammatiche immagini
dipinte da Borgonzoni a Medicina, e delle opere in mostra che rimandano alla realtà della nostra campagna nell’immediato dopoguerra, assumano oggi un significato davvero speciale nell’approssimarsi di una
ricorrenza importante come quella del settantesimo della Resistenza e
della Liberazione d’Italia dal nazifascismo.
Alessandro Zucchini
Direttore
dell’Istituto per i beni artistici culturali e naturali
della Regione Emilia - Romagna
Ho conosciuto Aldo Borgonzoni nel 1988 in occasione della preparazione del libro I primi cent’anni, dedicato alla storia della Cooperativa Lavoratori della terra di Medicina. Era nostra intenzione inserire nel libro
alcune sue opere e in particolare il murales eseguito nel 1948 nel salone
dell’ex Camera del Lavoro di Medicina.
Fin dal primo incontro ho capito la forte e decisa personalità che esprimeva Aldo e confesso che ci sono stati momenti a volte un po’ complicati, ma sempre carichi di interesse, con lunghe dissertazioni sulle
mondine, le lotte bracciantili; in pratica tutto ciò che ha contribuito a
elevare la condizione sociale dei medicinesi dal dopoguerra in avanti.
La frequentazione è proseguita anche negli anni successivi con numerose, seppur mai annunciate, visite di Aldo alla sua Medicina e al dipinto da restaurare, visite che si concludevano spesso all’Antica trattoria
di Buda.
In questi sette anni di frequentazioni con Aldo Borgonzoni ho imparato
molto sulla storia di Medicina. Ho potuto apprezzare il suo amore verso
la sua terra natale che menzionava sempre nei suoi discorsi e che riproduceva spesso nei quadri.
Medicina deve molto alla pittura di Aldo Borgonzoni e vorrei ringraziarlo, come Sindaco, ma soprattutto come figlio di quei braccianti e di quelle mondine che ha saputo rappresentare con tanta passione e amore.
Onelio Rambaldi
Sindaco di Medicina
“Cosa fanno gli artisti per la classe operaia? Noi cerchiamo di esprimere la volontà per un mondo migliore, più giusto”. Così rispondeva Aldo
Borgonzoni alle mondine e ai braccianti che si meravigliavano della sua
presenza al bordo dei campi o ai piedi degli argini. Perché ritrarli sul
lavoro o durante le poche pause? In questa risposta troviamo l’arte e la
vita di Aldo Borgonzoni, da sempre attento agli ultimi e ai più deboli.
Questi si stupivano della presenza dell’artista, quasi che il loro lavoro
e le loro stesse persone non meritassero alcuna attenzione. Qui sta ciò
che più colpisce, umanamente, dell’arte di Aldo Borgonzoni. La capacità di dare ad ogni suo personaggio, anche il più umile, una dignità propria. Come diceva Carlo Bo, “i personaggi ritratti da Borgonzoni hanno
il privilegio di essere ugualmente nella poesia e nella storia, nella realtà
e nell’arte, insomma di parlare con i suoi atteggiamenti, con i gesti, con
le sue ombre il linguaggio della verità”. Da qui anche il titolo assegnato
a questa rassegna curata dall’IBC per il Centenario: Trasformare con
l’arte il mondo. Per quanto Borgonzoni, come altri artisti del suo tempo,
fosse convinto di poter realmente incidere con il suo lavoro sulle dinamiche politico-sociali del periodo, era tuttavia consapevole di come in
realtà i margini fossero limitati. Ugualmente nelle sue opere non rinuncia mai a proporre con testardaggine una propria visione della società. Quintavalle dice che “in fondo Borgonzoni ha vissuto per un sogno,
quello di trasformare come l’arte il mondo, vivendo il mito del riscatto,
della rinascita del proletariato che è l’idea di una perdurante giovinezza, quella che si impone ripercorrendo la sua pittura”.
Con questa sezione medicinese, dedicata al Centenario della sua nascita, ci piace pensare di poter confermare ciò che già diceva Carlo Bo,
“Borgonzoni non ha finito di fare il suo viaggio a Medicina“.
Matteo Montanari
Assessore alla Cultura del Comune di Medicina
Nel 1967 la Cooperativa Lavoratori della Terra incorpora la Cooperativa
Studio e Cultura Fisica, proprietaria dell’immobile di Via A. Saffi, 198
ex Camera del Lavoro di Medicina, ed eredita anche il ciclo pittorico
“murales” di Aldo Borgonzoni.
Nel l971 l’opera, già fortemente compromessa dall’umidità e dalle infiltrazioni di acqua dalla terrazza sovrastante, è messa in sicurezza dalla
CLT con idonea copertura.
Nel 1989 a seguito della visibilità data all’affresco in occasione della
celebrazione dei primi cent’anni della Cooperativa, si costituisce un
comitato scientifico, con la supervisione del maestro Borgonzoni, che
sviluppa il progetto di recupero della pittura.
Nel 1994 con il patrocinio del Comune di Medicina e con il contributo di
un gruppo di Cooperative e del Sindacato si arriva al restauro completo
del murale.
Le scene di vita e di lavoro quotidiano, ritratte da Aldo Borgonzoni,
sono proprio quelle delle donne e degli uomini che sono stati protagonisti attivi dello sviluppo della nostra solida realtà agricola.
Siamo orgogliosi di poter oggi festeggiare un nuovo centenario, quello
della nascita del maestro Borgonzoni, e celebrare questa sua opera, dedicata ai lavora-terra medicinesi, attraverso cui ha saputo testimoniare
ed esaltare il tema del lavoro e dei braccianti, un pezzo di storia di Medicina che s’intreccia con le radici della nostra storia cooperativa.
Celestina Rossi
Presidente Cooperativa Lavoratori della Terra di Medicina
Già da qualche anno, in vista dell’odierna ricorrenza del primo centenario della nascita di Aldo Borgonzoni, l’Archivio e il Centro Studi che del
pittore portano il nome, fondato da Alfonsina e da chi scrive, ha avviato
con Medicina un rapporto diretto di collaborazione. L’obiettivo che si è
posto è stato quello di ripercorrere i momenti salienti del legame profondo che sempre ha unito il pittore al paese d’origine, fin dai primi anni
’30 dopo il suo trasferimento a Bologna. Si sa come Medicina, con i suoi
scorci paesistici, le sue storie, i suoi personaggi, sia stata di continuo
per Borgonzoni una fonte d’ispirazione; e basterebbe pensare al memorabile ciclo pittorico dedicato al ”Mondo contadino arcaico”. È noto poi
che la pittura murale, eseguita nel ’48 all’interno della locale Camera
del Lavoro, rappresenta una delle pagine più luminose della vicenda
figurativa italiana del Novecento.
Giusto dunque ripartire da qui, da Medicina, per ricordare oggi Aldo
Borgonzoni; e giusto riportare l’attenzione alla formidabile raccolta di
sue opere donata alla comunità d’appartenenza negli anni ’80: dipinti e
specialmente disegni ‘esemplari’, se è vero che per molti di essi si stanno rivelando somiglianze, contiguità e affinità con altre opere “diffuse”
nei principali musei o raccolte d’arte in Italia ed all’estero, come nel caso
del Museo Puskin di Mosca o del Ghetto Fighters Archives di Israele.
Che proprio a Medicina si apra oggi un nuovo capitolo di ricerca sul forte connotato “cosmopolita” dell’attività di Aldo Borgonzoni, è un fatto
che ci sembra giusto sottolineare per un centenario che si annuncia
davvero esaltante, grazie anche alla brillante azione di coordinamento
svolta dall’Istituto regionale per i beni culturali.
Giambattista Borgonzoni
Archivio e Centro Studi Aldo Borgonzoni
Un paese per sempre
Tra gli artisti che lungo il percorso creativo non hanno mai rinunciato ad
attingere a quanto la storia e le vicende della loro terra hanno sedimentato nella cultura e negli animi degli uomini e non si sono astenuti dall’evocare le figure di quanti hanno inciso a fondo nella loro vita, non c’è dubbio
che un posto distinto spetti ad Aldo Borgonzoni riguardo a Medicina.
Per quanto la sua formazione culturale avvenga a fianco dei maggiori
esponenti della pittura bolognese e italiana, attenti e sensibili alle esperienze di innovazione artistica, e il suo sguardo si rivolga sempre più a
quanto avviene a dimensione europea, non solo in campo espressivo pittorico, ma anche politico e sociale - come attestano i suoi soggiorni a Roma,
Parigi, Londra, Mosca e in altre capitali dell’Est – nei disegni e soprattutto
nei dipinti di Borgonzoni spesso si riscontrerà un non casuale riferimento
alla sua terra e alla sua gente.
Sono i temi tratti dalla tragedia della guerra di liberazione che caratterizzano i primi anni postbellici e sono le figure dai volti scavati dei braccianti
medicinesi – che il pittore conosce certamente ognuno per nome – a dare
spessore ed intensa espressività alle sue tele. E sono le donne anziane e le
giovani ragazze di Medicina, immerse nell’acqua della risaia o rivestite di
poveri abiti e dai larghi fazzolettoni bianchi, a divenire inconfondibili icone – declinate nei diversi linguaggi figurativi assunti - della pittura di Aldo
Borgonzoni, espressione di un’epoca caratterizzata da logorante lavoro,
ma anche da lotte per più umane condizioni di vita. Una realtà che il giovane pittore ha vissuto da vicino a fianco dei suoi di casa: un mondo che da
anziano ricorderà con emozione; per questo vorrà ripercorrere sempre più
assiduamente quelle valli umide e quella terra che, insieme con l’amico
fotografo Enrico Pasquali, aveva frequentato con intima partecipazione.
Consistente è il numero di dipinti che rimandano alle radici medicinesi
di Borgonzoni. Un nucleo pittorico veramente straordinario, per numero,
intensità formale e soprattutto cromatica, è rappresentato dai ritratti dedicati, negli anni, alla madre Lucia. Un altro profilo è molto presente sullo
sfondo di tele e disegni, ed è quello inconfondibile delle emergenze architettoniche di Medicina che si stagliano in controluce: cupole e campanili – con particolare attrazione per la imponente mole del Carmine - che
attraggono e insieme intimidiscono il pittore fin dalla fanciullezza, ma che
restano immagini indelebili incise nei ricordi forti del paese degli affetti.
Momento straordinario di dialogo con i compaesani e di scambio di riflessioni sulla cultura e l’arte contemporanea e i suoi contenuti è l’esecuzione,
nel 1948, del ciclo pittorico della Camera del Lavoro. Numerose anche le
esposizioni che si sono succedute nel corso del tempo. Tra i progetti di
Aldo realizzati per Medicina si distinguono le due cospicue donazioni al
Comune per l’allestimento della sezione “Pinacoteca” del Museo Civico
nel Palazzo della Comunità: la prima, del 1986, consistente in cento suoi
disegni e dipinti su carta (dal 1936 agli anni ’80), la seconda, nel 1991,
comprendente sessanta opere di altri affermati artisti contemporanei.
Borgonzoni continuerà anche in seguito a donare a Medicina altre interessanti sue opere e materiale documentario, ed altrettanto hanno fatto la
moglie Alfonsina e il figlio Giambattista. Così il ricordo del legame che ha
unito l’artista al paese natale sarà destinato a durare nel tempo.
Luigi Samoggia
Pinacoteca Comunale ‘Aldo Borgonzoni’, Medicina
Aldo Borgonzoni: cenni biografici
Aldo Borgonzoni nasce nel 1913 a Medicina.
Dopo il diploma nel 1936 alla Scuola d’Arte di
Bologna, approda a fine decennio a forme di
espressione consonanti con la Scuola Romana di “Corrente”, costituendo un’eccezione
nell’ambiente tradizionale emiliano. Nel 1942
partecipa al “Premio Bergamo”.
Antifascista e attivo nella Resistenza, nel
1944 dipinge uno straordinario ciclo di opere
sugli orrori della guerra. Nel 1945, a Bologna,
con Mandelli, Corsi, Minguzzi e Rossi fonda
il Gruppo di “Cronache”. Nel 1947 soggiorna
lungamente a Parigi orientando il proprio linguaggio figurativo nella sfera neocubista. Nel
1948 dipinge nel Salone della Camera del Lavoro di Medicina, l’affresco Storie del lavoro
e della guerra, mentre a Bologna coordina la
Mostra dell’Alleanza della Cultura. Nel 1949
vince il primo premio al concorso di Suzzara
sui temi del lavoro. Esponente di spicco del
movimento neorealista, nel 1950 esegue un
ampio ciclo pittorico nella Casa del Popolo
Gramsci di Vignola, ora distrutto.
Nel 1958, dopo un secondo soggiorno parigino, inizia il ciclo “Concilio Vaticano II’’,
ispirato dall’enciclica di Papa Giovanni XXIII
“Pacem in terris”. Nel 1964 espone alla Galleria Max G. Bollag di Zurigo. Nel 1968 realizza
mostre antologiche alle Gallerie Hlavniho Mesta di Praga ed al Museo di Bratislava. Tra le numerose mostre degli anni ’70 spicca l’antologica alla Starci Gradksa
a Zagabria, quando già la pittura di Borgonzoni ha accentuato spunti di matrice
espressionistica, con paesaggi segnati da immagini fossili. Nel 1981, in occasione
del bimillenario virgiliano, è invitato nel Palazzo Ducale di Mantova alla rassegna
“Otto Maestri per Virgilio” assieme a Giorgi, Guttuso, Manzù, Murer, Moore,
Treccani e Zancanaro. Nello stesso periodo l’Istituto Cervi gli commissiona un
ciclo di 35 opere, raccolte poi nel 1984 al Museo Polironiano di San Benedetto Po,
sul Centenario delle rivolte contadine “La Boje”. Nel 1984 dona al Museo dell’Informazione di Senigallia 60 disegni e tecniche miste, rappresentative dell’intera
precedente produzione artistica. A più riprese a partire dal 1986, dona alla Comunità di Medicina 60 opere pittoriche e 100 disegni. Espone nel 1989 alla Casa
del Mantegna a Mantova e nel 1991 al Circolo Artistico di Bologna. Nel 1994
l’Università degli Studi di Bologna e la Fondazione Cardinale Lercaro promuovono, nell’Aula Magna dell’Università la rassegna il “Concilio Vaticano II’’. Nel
1995 l’Istituto regionale per i beni culturali promuove il restauro degli affreschi
nella Camera del Lavoro di Medicina. Nello stesso anno si apre l’antologica “Il
naturalismo espressionista di Aldo Borgonzoni” al Palazzo del Podestà di Faenza, mentre l’artista è invitato alla Triennale di Milano per la mostra “Le ragioni
della libertà” dedicata alle tematiche resistenziali.
Nel 2001 dona al CSAC Università di Parma 300 opere tra quadri e disegni (oltre
ai carteggi con i maggiori protagonisti della cultura italiana del ‘900) presenti in
una mostra antologica alle Scuderie della Pilotta.
Aldo Borgonzoni muore nel 2004.
-I-
Aldo Borgonzoni
Medicina: colori e segni della memoria
Più volte Aldo Borgonzoni è ritornato ad esporre a Medicina, dopo che al
suo paese d’origine aveva dedicato, nel 1948, il ciclo pittorico all’interno
della Camera del Lavoro, oggi riconosciuto come uno dei più importati “murali” novecenteschi in Italia.
Nel 1986, alla comunità medicinese, Borgonzoni ha poi donato, com’è noto,
una cospicua raccolta di sue opere pittoriche e grafiche: testimonianza,
questa, forse la più significativa, di un legame inesausto, mai venuto meno
fino all’ultimo momento di vita dell’artista.
In questo legame stanno le ragioni della mostra odierna: che sul piano
squisitamente artistico nulla certo pretende di aggiungere alla chiara fama
di Borgonzoni e alla smisurata sua fortuna critica, e però si pone prima di
tutto come un “servizio” reso alla causa della valorizzazione e divulgazione
del prezioso patrimonio oggi conservato nella civica pinacoteca che proprio
al Maestro è intitolata.
La mostra vuol essere, dunque, una “dedica” ad Aldo Borgonzoni, semplice ma sentita, che idealmente si connette a quella dell’artista alla propria
comunità.
Per questo, non poteva che essere Medicina, con il suo paesaggio, la sua
storia, la sua gente, la protagonista di questa esposizione; una “Medicina
dipinta” da Borgonzoni, dapprima nella dimensione del suo vivere e poi
riflessa nella sfera della rimembranza.
Nella rassegna, accanto ad opere “esemplari” della pinacoteca borgonzoniana sono visibili dipinti provenienti dallo Csac di Parma - che pure detiene una notevole raccolta anch’essa donata dall’artista - o da collezioni
private d’ambito locale. Non mancano le sorprese come nel caso d’un giovanile Paesaggio di Medicina del 1938 o dello scorcio di Donne di Medicina
(1958-59) con il controluce pieno d’una cupolona del Carmine, più che mai
esibita quale monumentale segno d’una appartenenza destinata a durare
nel tempo. Medicina e il suo volto ritornano pure nella sezione espositiva,
che comprende opere grafiche (chine e inchiostri acquerellati, pastelli e
tecniche miste) in larga parte appartenenti alla “Donazione Borgonzoni”.
Vi si ritrovano specialmente i soggetti di figura più cari all’artista, quelli di
famiglia e del lavoro agricolo con braccianti e mondine e personaggi caratteristici della realtà paesana medicinese.
Numerosi sono gli studi, abbozzi, fogli preparatori, dalla fine degli anni ’40
in avanti, che rimandano a soggetti sviluppati in pittura, a cominciare dal
‘murale’ di Medicina e dai tanti quadri che compongono il rinomato ciclo
resistenziale dell’immediato dopoguerra.
La rassegna assume, dunque, un suo significato particolare anche come
momento iniziale di una indagine ricognitiva espressamente riguardante la
sterminata produzione grafica di Aldo Borgonzoni, oggi “diffusa” in importanti istituzioni museali e culturali sia italiane che europee, come il Museo
Puskin di Mosca o la Fondazione israeliana Ghetto Fighters Archives.
Orlando Piraccini
Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia - Romagna
Pittura, realtà e memoria
1. Autoritratto, studio, 1956
Mi commuove ancora vedere Medicina laggiù, in fondo,
oltre lo stradone rettilineo. Le chiese, le cupole si stagliano
nette sul cielo e le piccole case si adagiano a loro sotto,
miseramente; come per sorreggersi, per ripararsi.
Domina più alta la cupola del Carmine, ai fianchi quella dei frati
e di San Mamante dallo svelto campanile.
Le cupole vibrano di riflessi verdi sul cielo rosa.
Aldo Borgonzoni, 1948
2. Paesaggio a Medicina, 1938
3. Donne di Medicina, 1958-59
4. Natura morta a Medicina, 1961
5. Il Carmine a Medicina, 1957
6. Paesaggio invernale, Bassa di Medicina, 1959
7. Paesaggio, studio, 1947
8. Incontro, 1947
Trovarmi nella Bassa Bolognese
vuol dire avere un contatto
con un orizzonte più vasto, con la luce,
con la classe operaia, sul terreno stesso
della lotta.
Aldo Borgonzoni, 1950
9. Mia madre, 1962-63
10. La madre, 1956
11. Mezzadro, 1950
12. Vecchio bracciante, 1960
13. Bracciante di Medicina, 1962
14. Mondina, 1956
Il mito della mia infanzia
s’intrecciava di dolori e di emozioni
per la lotta della sopravvivenza,
le stagioni popolate
di bambini festosi, di mondine,
braccianti armati di «carriole»,
biciclette, zappe, badili.
Arnesi di un mondo povero
per modificare la realtà della terra.
Questi i ricordi impressi
nella memoria
come un grande affresco.
Aldo Borgonzoni, 1983
15. Mondina, 1958
16. Mondina, 1963
Ho partecipato dal vivo alla pittura di impegno sociale
anche se dovevo risultare scomodo a non pochi,
soprattutto in quegli anni non era facile sentirsi liberi…
Aldo Borgonzoni, 1996
17. Ragazza di Medicina, 1959/2001
18. Sugli argini, 1958
19. Mondine di Medicina della mia infanzia, 1970
A Medicina
20. Ragazza di Medicina, 2001
21. Ritratto di Dozza, 1983
I “Segni” della vita
22. Il pittore, 1947
23. Mio padre, 1940
24. Mia madre, 1956
L’uomo di Borgonzoni ha il privilegio di essere ugualmente
nella poesia e nella storia, nella realtà e nell’arte,
di parlare con le sue ombre il linguaggio della verità.
Nella luce delle terra di Medicina egli ha illustrato
una storia singolare e ancora pulsante.
Carlo Bo, 1977
25. Incontro, 1947
26. Marzabotto, 1945
27. Bozzetto per il dipinto murale di Medicina, 1948
28. Quattro studi su un foglio, 1948
29. Soldato tedesco, 1950
ARCHIVIO E CENTRO STUDI ALDO BORGONZONI
BORGONZONI:
DAL SEGNO
AL MONDO
La raccolta di disegni
donata da Aldo
Borgonzoni nel 1985
alla Pinacoteca civica di
Medicina svela
“in filigrana”, per
ampiezza tematica e
qualità, il senso
compiuto della pittura
del maestro dagli anni
'30 a fine secolo.
Come pure l’altra
consistente raccolta
oggi presso lo CSAC di
Parma, essa apre uno
scenario internazionale,
entro il quale l’opera di
Borgonzoni risulta
estremamente diffusa.
In questa direzione
l’Archivio e Centro
Studi Aldo Borgonzoni
ha di recente orientato
una propria linea di
ricerca, con il
coinvolgimento diretto
di istituzioni museali
italiane ed estere.
Qui si presentano alcuni
casi esemplari tra le
tante rivelazioni che
stanno scaturendo
dall’indagine in corso e
che saranno oggetto
di ulteriori
approfondimenti.
Il Museo della Grafica di
Pisa raccoglie le opere
dell’Università cittadina a
cui, tramite lo storico d’arte Carlo Ludovico Ragghianti, Aldo Borgonzoni
negli anni ’80 donò cinque
preziosi disegni a tecniche
miste. Queste opere, come
quella qui riprodotta, si riconnettono ai principali
cicli tematici dell’artista.
Presso il Museo Civico Polironiano di San Benedetto
Po si conservano opere
notevoli, legate a trascorsi eventi concorsuali.
Accanto a Borgonzoni vi
figurano Guttuso, Murer,
Treccani, Moore e altri
maestri del ‘900. Al museo
il maestro ha donato una
cinquantina di disegni e
tecniche miste tematicamente legate al paesaggio
agrario padano.
Nella suggestiva cornice della rocca di Dozza si
conserva una nutrita serie di opere grafiche con
ritratti di personaggi celebri della tradizione socialista italiana. Attinenti alla pittura realizzata
nell’ambito di un’edizione
del “Muro dipinto” sotto
la loggia del Palazzo Comunale, i fogli rimandano
alla produzione ritrattistica di Borgonzoni, aventi
come soggetti personaggi
del suo tempo.
Già negli anni ‘70 Borgonzoni ha avuto rapporti
frequenti con l’ambiente
marchigiano. Particolare
successo hanno fatto registrare sue mostre personali a Pescara. Al Museo
d’arte moderna, dell’informazione e della fotografia
di Senigallia l’artista ha
donato oltre cinquanta
opere su carta con una
vasta gamma di soggetti,
fino al più recente ciclo
conciliare.
ARCHIVIO E CENTRO STUDI ALDO BORGONZONI
UNA PRESENZA INTERNAZIONALE
Per espressa volontà dello
stesso Borgonzoni,
la diffusione di opere
grafiche in musei e luoghi
pubblici in Italia e all’estero
si è protratta nel tempo
fino all’ultima fase
d’attività artistica.
L’indagine ricognitiva
avviata dall’Archivio ha già
rivelato presenze
significative. Oltre ai casi
nazionali, come quelli dei
musei di San Benedetto
Po, Senigallia, Dozza, Pisa,
Bologna (Mambo e Lercaro)
e specialmente del Centro
Studi e Archivio della
Comunicazione di Parma, è
fin d’ora segnalabile l’accertata esistenza di opere su
carta degli anni ’50 presso
il Museo Puskin di Mosca e
alla Fondazione israeliana
Ghetto Fighters Archives
(sugli “Orrori della guerra”,
risalenti agli anni ’40). Si
apre dunque un nuovo e
interessantissimo capitolo
di ricerca sul rapporto tra
segno e colore nell’opera
di Borgonzoni, che risulta
essere talora davvero
stringente
dall’accostamento di alcune
delle opere grafiche della
Pinacoteca Comunale di
Medicina, esposte nella
mostra odierna, con opere
pittoriche presenti in musei
e collezioni pubbliche
italiane ed europee.
Sei disegni di Borgonzoni sono
stati acquistati dal Museo Puskin
di Mosca nel 1957, in occasione
della presenza dell’artista nella
capitale sovietica. Nel 2011 vengono pubblicati nel catalogo a
stampa dello stesso museo.
La Fondazione israeliana Ghetto Fighters Archives
detiene opere grafiche di Borgonzoni su tematiche
resistenziali. Questa importante rivelazione è alla
base di un progetto espositivo che verrà realizzato nel
2014, d’intesa con l’importante istituzione, la cui nascita negli anni ’70 – in onore all’opposizione ebraica
al nazifascismo – è precedente all’apertura del Museo
dell’Olocausto.
30. Vecchia che vende le castagne, 1936
31. Ragazza di Medicina, 1944
32. Giovane madre, 1960
33. Madre a Medicina, 1962
34. Mondina in riposo,
1959
35. Mondine, 1951
36. Mondina, 1949
37. Mondina, 1950
38. Mondina
di Medicina, 1951
39. Mondine, 1952
Borgonzoni dipinse e disegnò le mondine in “presa diretta” e
nella memoria quasi inseguendo archetipi greci o
quattrocenteschi o seicenteschi: mondine come sante o
madonne col bambino oppure, sembra incredibile, come korài.
Dario Micacchi, 1963
40. Bracciante porta acqua,
studio, 1952
42. Ritratto di mio zio Alfonso
bracciante a Medicina, 1957
44. Bracciante a Buda, 1959
41. Bracciante, studio 1952
43. Ritratto di Malavasi, 1957
45. Bracciante di Medicina, 1960
46. Il sogno del padrone della risaia, 1967
Opere esposte*
*Provenienti, salvo diversa indicazione, dalla
Pinacoteca Comunale di Medicina
1. Autoritratto, studio, 1956
Pastello ad olio su carta, 49,4 x 34,5; dipinto
autografo; titolato, datato e firmato in basso a
destra «Studio 1956 A. Borgonzoni»
2. Paesaggio a Medicina, 1938
Olio su tela, 31,5 x 40,5 cm; dipinto autografo;
firmato in basso a sinistra «Borgonzoni»;
iscrizione sul retro: titolato, firmato e datato;
Parma, CSAC
3. Donne di Medicina, 1958-59
Olio e acrilico su tela, 119 x 47,5 cm; dipinto
autografo; datato e firmato in basso a destra
«1958 Borgonzoni»; iscrizione sul retro: firmato,
datato e intitolato; Parma, CSAC
4. Natura morta a Medicina, 1961
Olio su tavola, 60 x 50 cm; dipinto autografo;
datato e firmato in basso a sinistra
«1961 Borgonzoni»; Bologna, Collez. privata
5. Il Carmine a Medicina, 1957
Olio su tela, 50 x 40 cm; dipinto autografo;
firmato e datato sul retro «Aldo Borgonzoni
1957»; titolato al centro «Il Carmine a
Medicina»; Medicina, Collez. privata
6. Paesaggio invernale, Bassa di Medicina, 1959
Olio su cartone telato, 49 x 69,5 cm; dipinto
autografo; datato e firmato in basso a destra
«1959 Borgonzoni»; iscrizione sul retro:
firmato, datato e intitolato; Parma, CSAC
7. Paesaggio, studio, 1947
Olio su tela, 30 x 40 cm; dipinto autografo;
firmato in basso a sinistra: «Borgonzoni»;
iscrizione sul cartone applicato sul retro:
«Studio - Borgonzoni - Paesaggio 1947 dopo
la esperienza di Parigi - AB»; Medicina,
Collez. privata
a destra: «Borgonzoni 1950»; titolato in basso
a sinistra «Mezzadro montanaro»
12. Vecchio bracciante, 1960
Acrilico su cartone telato, 84 x 59 cm; dipinto
autografo; firmato in basso a destra
«Borgonzoni»; iscrizione sul retro: titolato,
firmato e datato; Parma, CSAC
13. Bracciante di Medicina, 1962
Olio e acrilico su tela, 203 x 152 cm; dipinto
autografo; firmato e datato in basso a destra
«Borgonzoni 62»; iscrizione sul retro: titolato,
firmato e datato; Parma, CSAC
14. Mondina, 1956
Olio su tavola, 50 x 37 cm; dipinto autografo;
firmato in basso a destra «Borgonzoni»;
titolato, datato e firmato sul retro «Mondina
1956 Borgonzoni»; etichette sul retro: Aldo Borgonzoni (titolo, autore e stima); Galleria
d’Arte Margutta, Pescara (autore, titolo);
Medicina, Collez. privata
15. [Mondina, 1958]
Tempera su cartoncino, 35 x 24,5;
dipinto autografo; datato e firmato in basso
al centro «58 Borgonzoni»
16. [Mondina], 1963
Acrilico su cartoncino, 38 x 27 cm;
dipinto autografo; datato e firmato in basso
a destra «63 Borgonzoni»
17. Ragazza di Medicina, 1959/2001
Olio su tela, 50 x 37 cm; dipinto autografo;
firmato e datato in basso a destra
«Borgonzoni 2001»; iscrizioni: sul retro
«Medicina 1959», «Borgonzoni.
Ragazza di Medicina»; etichetta sul retro
“Centro Arte Moderna, Pisa 1989/2001”
18. Sugli argini, 1958
Olio su tela, 96 x 150 cm; iscrizione sul retro:
titolato e datato; Parma, CSAC
8. Incontro, 1947
Olio su tela, 44,5 x 33 cm; dipinto autografo;
datato e firmato in alto a destra «Borgonzoni 47»;
etichetta sul retro: Mostra Nazionale
d’Arte Contemporanea Milano, 1948 (autore e
titolo dell’opera); Imola, Collez. privata
19. Mondine di Medicina della mia infanzia, 1970
Olio su tela, 100 x 100 cm; dipinto autografo;
firmato in basso a destra «Borgonzoni»;
iscrizione sul retro: firmato e titolato
«Borgonzoni – Mondine di Medicina
della mia infanzia»; Collez. privata
9. [Mia madre], 1962-63
Olio su tela, 75 x 65 cm; dipinto autografo;
firmato in basso a sinistra «Borgonzoni»;
Bologna, Collez. privata
20. Ragazza di Medicina, 2001
Piatto in ceramica, diam. 30 cm;
esemplare autografo; firmato e datato sul bordo
«Aldo Borgonzoni 2001 Buda»; titolato sul bordo:
«Ragazza di Medicina»
10. [La madre], 1956
Tempera su carta, 65 x 47 cm; dipinto
autografo; firmato e datato in basso a destra
«Borgonzoni 56»
11. Mezzadro, 1950
Tempera e inchiostro su cartoncino, 49 x 34 cm;
dipinto autografo; firmato e datato in basso
21. Ritratto di Dozza, 1983
Litografia ritocc. , 700 x 500 mm; esemplare
autografo; firmato e datato in basso a destra
«Borgonzoni 83»; iscrizioni in basso a destra:
«Ai miei compagni di Medicina»;
«ritoccata a mano»; Medicina,
Fondazione Medicina Democratica
22. Il pittore, 1947
Inchiostro, 217 x 270 mm; disegno autografo;
datato e firmato in basso a destra
«47 Borgonzoni»
34. Mondina in riposo, 1959
Matite colorate e acquarello, 260 x 184 mm;
disegno autografo; datato e firmato in basso
al centro «1959 Borgonzoni»
23. Mio padre, 1940
Inchiostro acquerellato, matita e pastelli,
300 x 230 mm; disegno autografo; firmato,
datato e titolato in basso a destra «Borgonzoni A.
1940 Mio padre»; iscrizione su etichetta
applicata sul retro: «A. Borgonzoni 1940 –
Opera donata alla Comunità di Medicina»
35. Mondine, 1951
Pastello acquerellato, 261 x 186 mm; disegno
autografo; siglato in basso a destra «A.B.»
24. Mia madre, 1956
Carboncino, 429 x 309 mm; disegno autografo;
firmato e datato in basso al centro «Borgonzoni
1956»; titolato in basso a destra «Mia madre»
37. Mondina, [1950]
Inchiostro, 350 x 247 mm; disegno autografo;
firmato in basso a destra «Borgonzoni»
25. Incontro, 1947
Pastello acquerellato, 303 x 200; disegno
autografo; datato e firmato in basso a destra
«47 Borgonzoni»
26. Marzabotto, 1945
Inchiostro, 238 x 360 mm; disegno autografo;
datato e firmato in basso a destra
«1945 Borgonzoni»
27. [Bozzetto per il dipinto murale di Medicina],
[1948]
Inchiostro acquerellato, 200 x 380 mm;
disegno autografo; firmato in basso a destra
«Borgonzoni» Medicina, Collezione privata
28. Quattro studi su un foglio, 1948
Matita e pastello acquerellato, 213 x 306 mm;
disegno autografo; firmato e datato in basso
al centro «Borgonzoni 48»
29. Soldato tedesco, 1950
Pastello acquerellato, 287 x 224 mm;
disegno autografo; datato e firmato in basso
a destra «Vignola 50 Borgonzoni»
30. Vecchia che vende le castagne, 1936
Inchiostro, 237 x 180 mm; disegno autografo;
firmato e datato in basso a destra
«Borgonzoni A 1936»
31. Ragazza di Medicina, 1944
Carboncino e pastello, 270 x 186 mm;
disegno autografo; firmato e datato in basso
a destra «A Borgonzoni Medicina 1944»
32. Giovane madre, 1960
Inchiostro e pastello acquerellato, 322 x 228 mm;
disegno autografo; datato e firmato in basso
al centro «1960 Borgonzoni»
33. Madre a Medicina, 1962
Inchiostro acquerellato, 249 x 185 mm; disegno
autografo; firmato e datato in basso a sinistra
«Borgonzoni 1962»
36. Mondina, 1949
Inchiostro, 316 x 233 mm; disegno autografo;
firmato e datato in basso a destra «Borgonzoni 49»
38. Mondina di Medicina, 1951
Inchiostro acquerellato, 316 x 243 mm; disegno
autografo; datato, titolato e firmato in basso
a destra «1951 Mondina di Medicina Borgonzoni»
39. Mondine, 1952
Inchiostro, 263 x 180 mm; disegno autografo;
firmato e datato in basso al centro «Borgonzoni 52»
40. Bracciante porta acqua, studio, 1952
Inchiostro, 500 x 345 mm; disegno autografo;
titolato, datato e firmato in basso a destra
«Studio 1952 Borgonzoni»
41. Bracciante, studio, [1952]
Inchiostro, 260 x 193 mm; disegno autografo;
titolato e siglato in basso a destra «Studio B A»
42. Ritratto di mio zio Alfonso, 1957
Pastelli colorati, 560 x 425 mm; disegno
autografo; firmato e datato in basso a sinistra
«Borgonzoni 1957»; titolato in basso a destra
«Ritratto di mio zio Alfonso bracciante
a Medicina»
43. Ritratto di Malavasi, 1957
Pastelli colorati, 560 x 420 mm; disegno
autografo; firmato e datato in basso a sinistra
«Borgonzoni Barabana 1957»; iscrizione
in basso a destra «Malavasi di anni 67»
44. Bracciante a Buda, 1959
Pastello acquerellato, 432 x 295 mm; disegno
autografo; titolato, firmato e datato in basso a
destra «Bracciante a Buda Borgonzoni 1959»
45. Bracciante di Medicina, 1960
Matita e pastello, 415 x 290 mm; disegno
autografo; firmato e datato in basso a destra
«Borgonzoni 1960»
46. Il sogno del padrone della risaia, 1967
Inchiostro acquerellato, 230 x 160 mm; disegno
autografo; datato e firmato in basso a destra
«67 Borgonzoni»; titolato in alto al centro
«Il sogno del padrone della risaia»
-2-
Aldo Borgonzoni
Il lavoro della realtà
1948: Il murale di Borgonzoni e la cultura d’immagine.
La pittura, la fotografia
Tra la primavera e l’estate del 1948, Aldo Borgonzoni concepisce e realizza il grande dipinto murale - di cui viene presentata in questa occasione un’analisi tramite riproduzioni - per la Camera del Lavoro della sua città: la prima costruita in Italia nel dopoguerra. I committenti
sono quindi proprio i lavoratori, la sua opera sarà compensata grazie
a una sottoscrizione dei contadini, degli operai di Medicina; si tratta
di costruire un nuovo rapporto tra la popolazione e chi è incaricato di
raccontare per immagini la loro storia recente, la guerra, l’oppressione
nazifascista, le lotte partigiane, la pace e la ricostruzione, il lavoro, le
lotte operaie e contadine, il vivere quotidiano, un futuro libero dallo
sfruttamento. Tutto in sessanta metri quadrati, in cento giorni. Finirà
nel mese di luglio, dopo incontri, disegni preparatori che mostra e sottopone al giudizio dei suoi committenti/soggetti. È un ciclo narrativo, continuo, in uno spazio scandito dalla rappresentazione di paratie in muratura, gli episodi sono simbolici, retti da un punto di vista, da un’idea
precisa e militante tendenzialmente universale; le figure cercano una
realtà definita nel luogo, nei volti di quel momento storico. Questo accadeva nel Paese, a un’intera generazione di intellettuali e militanti.
E il ruolo degli intellettuali, degli artisti, dei narratori del Paese nel dopoguerra è però, in quel momento, questione particolarmente complessa. È l’anno del noto articolo di Roderigo da Castiglia (alias Palmiro Togliatti) su Rinascita, che produrrà una frattura profonda e pone il tema
dell’immagine, del fare arte, del confronto con la realtà (con le realtà)
come nodo davvero difficile da sciogliere. È anche l’anno di altre immagini del reale: tra gli altri Luchino Visconti realizza La terra trema, e
Roberto Rossellini Germania anno zero.
La fotografia, i fotografi, in questo contesto hanno un ruolo particolare:
il racconto delle lotte e della quotidianità delle lavoratrici e dei lavoratori deve guadagnare un punto di vista diverso da quello dei retorici
e apologetici documentari Luce, delle foto d’agenzia censurate o autocensurate del Ventennio precedente. L’indagine e la narrazione epica, e
evidentemente il rapporto con gli altri narratori per immagine, i pittori,
ha memoria della grande stagione del realismo ottocentesco – con i fotografi che forniscono iconografie del reale inedite nella pittura accademica - ma non può ridursi a quello. A fianco di Borgonzoni vediamo
l’amico, il fotografo Pasquali, anche lui di Medicina, impegnato sugli
stessi temi (le lotte, il lavoro e la memorabile figura delle mondine, i
danni della guerra, la ricostruzione) ma non vi è mai dipendenza meccanica tra la realtà costruita in pittura e quella che costruisce le fotografie: l’idea, l’istanza del racconto è la stessa, le scritture sono differenti
e in dialogo reciproco, anche quando distanti, anche quando sembrano
sovrapporsi.
Paolo Barbaro
CSAC Università di Parma - sezione fotografia
Murale a Medicina: La diaspora, l’attesa della libertà,
animalità della guerra, prigionia antifascista
Nella pagina a fianco
Murale a Vignola, 1950
Renzo Rossellini, Roma città aperta, 1945
La diaspora, gli scioperi del 1931, l’attesa della libertà, animalità
della guerra. Vi sono gli episodi (il bambino mostrato ai Carabinieri durante la repressione dello sciopero, gli eccidi) ma non è
certo un racconto della cronaca in termini fotografici: di quella vi
sono, ancora, prevalentemente immagini ufficiali del Ventennio.
Il cinema del neorealismo ha raccontato gli episodi della durissima occupazione nazista, i soldati di Roma Città aperta (1945)
sono certo un modello a cui però Borgonzoni attingerà - sempre
con la mediazione di una pittura sensibilmente colta - in modo
più definito nel murale del 1950, a Vignola.
Murale a Medicina: L’insurrezione popolare, la semina, il ritorno alla vita
Enrico Pasquali, s.t. (sugli argini), 1950ca (archivio CLT Medicina)
La fotografia è repertorio di forme del quotidiano, scrittura a cui
appartiene un rapporto apparentemente immediato con la cronaca, ritenuta magari “meccanica” - come scrive Vittorio Sereni
che preferisce illustrare la sua Storia del Paesaggio agrario, iniziata proprio nel 1948 solo con riproduzioni di pittura - ma capace di rilevare figure fuori dalla tradizione accademica, anche se
Aldo Borgonzoni, Madre a Zagorskj, (1957) (CSAC dell’Università, Parma)
Enrico Pasquali, Appennino emiliano, s.d. (Archivio e Centro Studi
Aldo Borgonzoni, Bologna)
Aldo Borgonzoni, Donne di Modena (1951) (CSAC dell’Università, Parma)
Publifoto Roma, Le madri dei minatori morti a Marcinelle (1956),
(CSAC dell’Università, Parma)
Enrico Pasquali, Danni bellici alla Malvezza, 1948 (Archivio AFM Medicina)
Murale a Vignola, 1950
spesso, a sua volta, con la mediazione di una cultura d’immagine
ampia e condivisa: dal compianto delle Donne di Modena (1951)
e da quello dell’anonimo fotografo di Publifoto per le madri delle
vittime di Marcinelle (1956), da Pasquali che racconta le difficili
condizioni di vita nell’appennino emiliano e dal pittore Borgonzoni che ne trae il pathos della Madre a Zagorskj, e la foto ha alla
lettera le tracce di quella pittura.
Murale a Medicina: Il lavoro, la ricostruzione, le arti
Murale a Medicina: Le arti, il lavoro locale
Enrico Pasquali, Argini del Sillaro (Archivio AFM Medicina)
La figura delle mondine è certo uno dei temi ricorrenti nell’opera
di Aldo Borgonzoni, e di tanta cultura del realismo. Da quello
ottocentesco, solidaristico e millettiano di Angelo Morbelli alla
linea cinematografica e fotografica del Neorealismo costituisce
una delle iconografie più forti del lavoro della terra. Borgonzoni
le ritrae qui all’altezza del volto, schiacciate sotto l’orizzonte, il
gesto ritmico e l’abbigliamento locale sinteticamente tracciati.
Altra cosa dalle foto d’agenzia dell’illustrazione agraria fascista,
bucoliche o ammiccanti. Borgonzoni inventa uno schema che
Murale a Medicina: Il lavoro locale: le mondine
Enrico Pasquali, Mondine, 1950-60 (Archivio AFM Medicina)
verrà ripreso da Enrico Pasquali, fotografo e narratore militante comunista, di visibile solidarietà con le lavoratrici, che forse
riprende strutture d’immagine dall’amico pittore: solo dal 1950
le mondine di Pasquali saranno riprese allo stesso modo, collocate nello stesso spazio figurativo. Borgonzoni continua poi,
disegnando dal vero (e Pasquali ce lo mostra) una serrata indagine sulla realtà visiva del lavoro, delle lavoratrici e dei lavoratori
con cui dialoga. Racconta ridefinendo l’immagine rimossa per
vent’anni del lavoro reale - come stanno facendo con esiti alterni
Murale a Medicina
Enrico Pasquali, Mondine, 1950-60 (CLT Medicina)
Giuseppe De Santis, Riso Amaro (1949)
fotografi, cineasti, narratori - ben differente dalle messe in scena improbabili delle campagne del grano, dalle sorridenti modelle in abiti folklorici dell’italica abbondanza. Un’altra fotografia
soccorre questa opera: quella americana degli anni Trenta di
Roosevelt sulle campagne in crisi profonda proposta dall’agenzia
federale della Farm Security Administration, i servizi fotografici
di Life e i fotoracconti su Il Politecnico, poi su Cinema Nuovo…
Presto (1953-55) il fotografo Paul Strand con Cesare Zavattini fisserà nelle immagini del libro Un Paese un’iconografia del Paese
rurale, in termini di umanitarismo universale.
Aldo Borgonzoni: Mondine 1951,
Università degli Studi, Bologna (Archivio e Centro Studi Aldo Borgonzoni)
Enrico Pasquali, Il pittore Borgonzoni ritrae dal vero, 1951 (Archivio CLT Medicina)
Angelo Morbelli, In risaia, 1901
Enrico Pasquali, Mondine, s.d. (1957ca) (Cineteca Comunale, Bologna)
Foto Villani, s.t., s.d. (1950-60) (Archivio e Centro Studi Aldo Borgonzoni)
Publifoto Roma: Mussolini trebbia il grano, 1936 (CSAC dell’Università di Parma)
Dorothea Lange per FSA: Sharecropper (Fittavolo),
W.Va 1935 (CSAC dell’Università di Parma)
Murale a Medicina: Il lavoro locale, la famiglia operaia
Enrico Pasquali, Sugli argini del Sillaro (Cineteca Comunale di Bologna)
Enrico Pasquali: s.t., s.d. (1957-60) (Archivio CLT Medicina)
Murale a Vignola
Enrico Pasquali, Braccianti, 1950-60 (CLT Medicina)
Murale a Medicina: Il lavoro locale, la famiglia operaia
Publifoto Roma, Mondine, s.d. (CSAC dell’Università di Parma)
Dorothea Lange per FSA: After the Flood, 1939
(CSAC dell’Università di Parma)
Publifoto Roma, Documentazione di Agricoltura per Istituto LUCE,
1936-38 (CSAC dell’Università di Parma)
Murale a Medicina: La Festa dei Lavoratori
Aldo Borgonzoni: Murale a Vignola, 1950
Enrico Pasquali: Festa in Piazza a Medicina, 1950-60
Murale a Medicina: Il trionfo della Classe Operaia
La festa dei lavoratori è sintetizzata nel murale dal coro delle
Mondine, il gruppo vocale di Medicina che tra l’altro continua
oggi a proporre un modello - altro -, un uso del canto e della
festa differente da quello dell’intrattenimento. La festa, la celebrazione dei lavoratori nel murale del 1948 appare lontana dalla
cronaca del fatto determinato, mentre il narrare del fotografo
costruisce ad uso della stampa, della memoria politica locale un
racconto di altra coralità, di massa. La fotografia, quella di Pasquali e quella dei - realisti - ma, miticamente, tutta la fotografia, si pone come immagine fatta dalla realtà stessa, immediata,
come fosse la “realtà” a lavorare per costruire un’immagine. Ma
è un lavoro prodotto di scelte, anche la scelta del punto di vista (quello fisico, quello ideologico) è prodotto del lavoro di un
uomo. Le realtà, i realismi, sono differenti. Vedremo le due scritture, quella per icone sintetiche di Borgonzoni e quella della narrazione in presa diretta degli eventi del fotografo, riavvicinarsi
dopo quel 1948 della frattura tra realisti e astrattisti.
Enrico Pasquali, Il pittore Borgonzoni tra mondine e braccianti in sciopero, 1957.
Retro e fronte (Archivio e Centro Studi Aldo Borgonzoni, Bologna)
Aldo Borgonzoni
trasformare con l ’arte il mondo
Centenario della nascita - ottobre 2013/aprile 2014
Questa pubblicazione è stata realizzata nell’ambito delle celebrazioni per il primo centenario della nascita dell’artista Aldo Borgonzoni (1913 - 2004) promosso e coordinato
dall’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna
A cura di Orlando Piraccini
Mostre
Aldo Borgonzoni e Medicina. Colori e segni della memoria
A cura di Orlando Piraccini e Luigi Samoggia
Medicina - Pinacoteca e Auditorium comunale (Palazzo della Comunità)
Dal 26 ottobre 2013 al 20 gennaio 2014
Il lavoro della realtà. 1948: il murale di Aldo Borgonzoni
e la cultura dell’immagine
A cura di Paolo Barbaro
Medicina – Sala dell’Assemblea CLT (Ex Camera del Lavoro)
Dal 9 novembre 2013 al 20 gennaio 2014
Le iniziative sono state promosse da:
In collaborazione con:
Assessorato
alla Cultura
Con il patrocinio di:
Con la partecipazione di:
Archivio e Centro Studi
Aldo Borgonzoni
Con il sostegno di:
MEDIA PARTNER
Si ringraziano vivamente CSAC di Parma e i prestatori delle opere in mostra,
e quanti hanno in vario modo contribuito alla realizzazione degli eventi.
Un ringraziamento particolare a Giuseppe Argentesi, Gloria Bianchino,
Giorgio Tonelli e Valerio Orlandini.
Comunicazione: Ufficio Stampa IBC (Valeria Cicala, Carlo Tovoli)
Fotografie: Costantino Ferlauto (IBC); Archivio Fotografico, CSAC, Parma
Archivio e Centro Studi Aldo Borgonzoni, Archivio CLT e AFM, Medicina;
Cineteca Comunale, Bologna
Grafica: Tipografia F.lli Cava srl, Castel San Pietro Terme (Bologna)
Stampa: Centro Stampa Regione Emilia-Romagna
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