AVVENTO e NATALE 2015/2016
“Misericordia e Verità si incontreranno”
(sal 85,11)
La Parrocchia ti propone:
S. Messa : festivi ore 8.30 – 9.30(S. Giovanni) – 11.00 - 18.00
feriali ore 8.30 / 18.00
Adorazione Eucaristica: ogni giovedì dalle 15.00/18.00
Confessioni: un’ora prima delle S. Messa
Catechesi: Solo per adulti ogni sabato alle ore 18.45 in Chiesa Matrice
sul tema: “Odio e Perdono – Rancore e Amore”
Solidarietà: sarà deposto in chiesa un salvadanaio unico per tutti, per
raccogliere le offerte frutto delle rinunce che ognuno di noi farà in questo
tempo di avvento e di natale. Diceva madre Teresa di Calcutta: “ quando
ho bisogno che ci si occupi di me, mandami qualcuno di cui occuparmi;
quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un’altra
persona. Rendici degni, Signore di servire i nostri fratelli dà loro oggi,
usando le nostre mani, il loro pane quotidiano, e dà loro, per mezzo del
nostro amore comprensivo, pace e gioia.
Introduzione
Inizia un nuovo anno liturgico, ritorna il tempo dell’Avvento a risvegliare
in noi il senso dell’attesa della venuta di Gesù. Infatti, in questa parte
dell’anno liturgico si fa memoria di un evento/avvento: la venuta nella
storia del Messia, il Figlio di Dio, che assume la nostra stessa carne nella
Vergine Maria, per opera dello Spirito Santo. Questo tempo però è anche
annuncio di un altro evento/avvento:l’attesa della seconda venuta del
Cristo nella sua gloria, alla fine dei tempi. È un tempo per la memoria e
per l’attesa, è soprattutto il tempo di vigilare per comprendere sempre
meglio il senso della prima venuta di Cristo, che ha cambiato con la sua
presenza e la sua Parola il corso della storia ed anche il nostro percorso
umano. Ma oggi siamo invitati a vigilare anche per essere pronti e desti ad
accogliere il Signore, che verrà alla fine dei tempi, per manifestare la
gloria del Padre, e per pronunciare il giudizio sulla storia e su ogni uomo e
donna. Questo giudizio sarà certamente ricco di misericordia, perché Dio
conosce la fragilità dell’uomo e la soccorre, ma la misericordia di Dio ha
la sua fonte nella giustizia, la quale fa luce sulle intenzioni profonde, che
hanno guidato il cammino della nostra vita. Tuttavia, non è questo il tempo
della paura, ma piuttosto di una trepidante e gioiosa attesa, della vigilanza,
che si fa preghiera, attenzione ai bisogni dei fratelli, prima nella propria
famiglia e poi, fuori di essa, premura per i poveri, i piccoli, gli emarginati,
i malati, gli esuli… L’attesa di Cristo, cioè, ci spinge ad uscire da noi
stessi, per andargli incontro nel mondo, soprattutto nelle membra più
sofferenti dell’umanità, come il Santo Padre, con la parola e con
l’esempio, costantemente ci invita a fare. Questa vigilanza si alimenta di
una fede robusta, per non scoraggiarci, ma continuare a camminare verso il
monte di Dio, a cui sono invitati tutti i popoli, come dice Isaia nella prima
lettura.
L’Avvento è un tempo benedetto da Dio, che ci è dato in dono affinché,
svegliati dal torpore dell’abitudine e della distrazione per opera dello
Spirito Santo, ci venga concesso di liberarci dalle troppe cose mondane,
che non solo ci rallentano e ci appesantiscono nel cammino verso Dio e i
fratelli, ma che finiscono per trattenerci in un sonno profondo, in un triste
crepuscolo, dal quale il Signore viene a ridestarci. L’Avvento è allora
come un cambio di stagione. Occorre fare attenzione a ciò che ci riveste,
a ciò di cui riempiamo la nostra vita, affinché non ci capiti di scoprirci
improvvisamente inadeguati a vivere il tempo che ci è concesso, o di
sprecare le occasioni che Dio ci offre per prepararci, e preparare il mondo,
alla sua venuta. Occorre quindi rivestirsi di una attesa fatta di vigilanza,
preghiera, carità, fede…, che tutto sa aspettare, con sicura speranza.
Infatti, l’attesa cristiana, che l’Avvento ci richiama a vivere, non è
l’inerte attendere che qualcosa succeda, ma è piuttosto un amoroso
darsi da fare, giorno dopo giorno, in attesa che l’Amato, che già una
volta è venuto, finalmente giunga per sempre, nella sua gloria. Questo
tempo liturgico ci è dato perché si ridesti la speranza, perché nell’intensità
della preghiera possa irrompere il grido che nasce dal cuore della Chiesa,
“MARA NA THA vieni Signore Gesù” (Ap 22,20). Il Cristo risorto solchi
i cieli e venga in questo mondo, nella storia, nella nostra vita per
manifestare definitivamente il suo essere non solo l’Alfa della creazione,
ma l’Omega che tutto ricapitola e redime.
Prima Domenica di Avvento
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia
di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini
moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra.
Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza
e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e
alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in
dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi
piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà
sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni
momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta
per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».
Riflessione
Le due venute di Cristo
Dalle «Catechesi» di san Cirillo di Gerusalemme, vescovo
(Cat. 15, 1. 3; PG 33, 870-874)
Noi annunziamo che Cristo verrà. Infatti non è unica la sua venuta, ma
ve n'è una seconda, la quale sarà molto più gloriosa della precedente. La
prima, infatti, ebbe il sigillo della sofferenza, l'altra porterà una corona
di divina regalità. Si può affermare che quasi sempre nel nostro Signore
Gesù Cristo ogni evento è duplice. Duplice è la generazione, una da Dio
Padre, prima del tempo, e l'altra, la nascita umana, da una vergine nella
pienezza dei tempi. Due sono anche le sue discese nella storia. Una
prima volta è venuto in modo oscuro e silenzioso, come la pioggia sul
vello. Una seconda volta verrà nel futuro in splendore e chiarezza
davanti agli occhi di tutti. Nella sua prima venuta fu avvolto in fasce e
posto in una stalla, nella seconda si vestirà di luce come di un manto.
Nella prima accettò la croce senza rifiutare il disonore, nell'altra
avanzerà scortato dalle schiere degli angeli e sarà pieno di gloria.
Perciò non limitiamoci a meditare solo la prima venuta, ma viviamo in
attesa della seconda. E poiché nella prima abbiamo acclamato:
«Benedetto colui che viene nel nome del Signore» (MT 21, 9), la stessa
lode proclameremo nella seconda. Così andando incontro al Signore
insieme agli angeli e adorandolo canteremo: «Benedetto colui che viene
nel nome del Signore» (MT 21, 9). Il Salvatore verrà non per essere di
nuovo giudicato, ma per farsi giudice di coloro che lo condannarono.
Egli, che tacque quando subiva la condanna, ricorderà il loro operato a
quei malvagi, che gli fecero subire il tormento della croce, e dirà a
ciascuno di essi: Tu hai agito così, io non ho aperto bocca (cfr. Sal 38,
10). Allora in un disegno di amore misericordioso venne per istruire gli
uomini con dolce fermezza, ma alla fine tutti, lo vogliano o no,
dovranno sottomettersi per forza al suo dominio regale.
Il profeta Malachia preannunzia le due venute del Signore: «E subito
entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate» (Ml 3, 1). Ecco la
prima venuta. E poi riguardo alla seconda egli dice: «Ecco l'angelo
dell'alleanza, che voi sospirate, ecco viene... Chi sopporterà il giorno
della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del
fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e
purificare» (Ml 3, 1-3). Anche Paolo parla di queste due venute
scrivendo a Tito in questi termini: «E' apparsa la grazia di Dio,
apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare
l'empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in
questo mondo, nell'attesa della beata speranza e della manifestazione
della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo» (Tt 2, 1113). Vedi come ha parlato della prima venuta ringraziandone Dio? Della
seconda invece fa capire che è quella che aspettiamo.
Questa è dunque la fede che noi proclamiamo: credere in Cristo che è
salito al cielo e siede alla destra Padre. Egli verrà nella gloria a
giudicare i vivi e i morti. E il suo regno non avrà fine.
Verrà dunque, verrà il Signore nostro Gesù Cristo dai cieli; verrà nella
gloria alla fine del mondo creato, nell'ultimo giorno. Vi sarà allora la
fine di questo mondo, e la nascita di un mondo nuovo.
Preghiera
“Fa, o Signore, che la fine del mondo mi trovi tale che la mia vita sia nei
celi. Allora per me si realizzerà la presenza della sapienza, la presenza
della virtù e della giustizia, la presenza della redenzione; infatti tu, o
Cristo, sei morto, una sola volta per i peccati del popolo, allo scopo di
riscattare ogni giorno il popolo dai suoi peccati” (Sant’Ambrogio)
Agire
Impegniamoci in questa settimana a seguire attentamente la liturgia che
in questo Tempo di Avvento ci chiama alla conversione, a cambiare il
nostro stile di vita facendoci guidare dall’amore di Gesù Bambino che
nasce povero in una grotta per essendo il creatore del cielo e della terra.
Seconda Domenica di Avvento
Dal Vangelo di Luca
Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio
Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo,
suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca
dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne
su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto. Egli percorse tutta la regione
del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei
peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».
Riflessione
Voce di uno che grida nel deserto
Dal «Commento sul profeta Isaia» di Eusebio, vescovo di Cesarea.
(Cap. 40, vv. 3. 9; PG 24, 366-367)
Voce di uno che grida nel deserto: «Preparate la via al Signore,
appianate nella steppa la strada per il nostro Dio» (Is 40, 3). Dichiara
apertamente che le cose riferite nel vaticinio, e cioè l'avvento della
gloria del Signore e la manifestazione a tutta l'umanità della salvezza di
Dio, avverranno non in Gerusalemme, ma nel deserto. E questo si è
realizzato storicamente e letteralmente quando Giovanni Battista
predicò il salutare avvento di Dio nel deserto del Giordano, dove
appunto si manifestò la salvezza di Dio. Infatti Cristo e la sua gloria
apparvero chiaramente a tutti quando, dopo il suo battesimo, si aprirono
i cieli e lo Spirito Santo, scendendo in forma di colomba, si posò su di
lui e risuonò la voce del Padre che rendeva testimonianza al Figlio:
«Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto.
Ascoltatelo» (Mt 17, 5). Ma tutto ciò va inteso anche in un senso
allegorico. Dio stava per venire in quel deserto, da sempre impervio e
inaccessibile, che era l'umanità. Questa infatti era un deserto
completamente chiuso alla conoscenza di Dio e sbarrato a ogni giusto e
profeta. Quella voce, però, impone di aprire una strada verso di esso al
Verbo di Dio; comanda di appianare il terreno accidentato e scosceso
che ad esso conduce, perché venendo possa entrarvi: Preparate la via del
Signore (cfr. Ml 3, 1). Preparazione è l'evangelizzazione del mondo, è la
grazia confortatrice. Esse comunicano all'umanità al conoscenza della
salvezza di Dio. «Sali su un alto monte, tu che rechi liete notizie in
Sion; alza la voce con forza, tu che rechi liete notizie in Gerusalemme»
(Is 40, 9). Prima si era parlato della voce risuonante nel deserto, ora, con
queste espressioni, si fa allusione, in maniera piuttosto pittoresca, agli
annunziatori più immediati della venuta di Dio e alla sua venuta stessa.
Infatti prima si parla della profezia di Giovanni Battista e poi degli
evangelizzatori. Ma qual è la Sion a cui si riferiscono quelle parole?
Certo quella che prima si chiamava Gerusalemme. Anch'essa infatti era
un monte, come afferma la Scrittura quando dice: «Il monte Sion, dove
hai preso dimora» (Sal 73, 2); e l'Apostolo: «Vi siete accostati al monte
di Sion» (Eb 12, 22). Ma in un senso superiore la Sion, che rende nota le
venuta di Cristo, è il coro degli apostoli, scelto di mezzo al popolo della
circoncisione. Si, questa, infatti, è la Sion e la Gerusalemme che accolse
la salvezza di Dio e che è posta sopra il monte di Dio, è fondata, cioè,
sull'unigenito Verbo del Padre. A lei comanda di salire prima su un
monte sublime, e di annunziare, poi, la salvezza di Dio. Di chi è figura,
infatti, colui che reca liete notizie se non della schiera degli
evangelizzatori? E che cosa significa evangelizzare se non portare a tutti
gli uomini, e anzitutto alle città di Giuda, il buon annunzio della venuta
di
Cristo
in
terra?
Preghiera
“non essere vana, anima mia, non assordare l’orecchio del cuore col
tumulto delle tue vanità. Ascolta tu pure: è il Verbo stesso che ti grida di
tornare. Affida alla tua verità quanto ti viene dalla verità, e nulla
perderai. Rifioriranno le tue putredini, tutte le tue debolezze saranno
guarite, le tue parti caduche riparate, rinnovate, fissate strettamente a te
stessa” ( Sant’Agostino)
Agire
Durante questa settimana cerco di sostare quindici minuti in silenzio,
riflettendo su quali siano i deserti che abitano il mio cuore.
8 Dicimbre
Solennità
Immacolata Concezione della B.V. Maria
Dal Vangelo di Luca
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della
Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della
casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un
saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai
trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e
lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il
Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre
sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco
uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la
potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che
nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua
parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il
sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la
tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Riflessione
Un segno dei tempi nuovi
Il tema dell’Immacolata è centrale per l’Avvento che prepara a rivivere
il«mistero della Redenzione» in avvenimenti dove la grazia fa irruzione in
modo sovrabbondante. L’Incarnazione del Verbo, l’esultanza del
Precursore nel seno materno, il Magnificat, il «Gloria!» degli angeli, la
gioia dei pastori, la luce dei magi, la consolazione di Simeone e Anna, la
teofania al Giordano anticipano i segni dei tempi nuovi. La liturgia rende
presente in mezzo alla nostra assemblea la potenza che ha preservato la
Vergine dal peccato: celebra infatti nell’Eucaristia lo stesso mistero della
redenzione, di cui Maria per prima ha goduto i benefici e al quale noi
partecipiamo, secondo la nostra debolezza e le nostre forze.
O vergine, per la tua benedizione è benedetta ogni creatura
Dai «Discorsi» di sant'Anselmo, vescovo
(Disc. 52; PL 158, 955-956)
Cielo, stelle, terra, fiumi, giorno, notte e tutte le creature che sono
sottoposte al potere dell'uomo o disposte per la sua utilità si rallegrano, o
Signora, di essere stati per mezzo tuo in certo modo risuscitati allo
splendore che avevano perduto, e di avere ricevuto una grazia nuova
inesprimibile. Erano tutte come morte le cose, poiché avevano perduto la
dignità originale alla quale erano state destinate. Loro fine era di servire
al dominio o alle necessità delle creature cui spetta di elevare la lode a
Dio. Erano schiacciate dall'oppressione e avevano perso vivezza per
l'abuso di coloro che s'erano fatti servi degli idoli. Ma agli idoli non erano
destinate. Ora invece, quasi risuscitate, si rallegrano di essere rette dal
dominio e abbellire dall'uso degli uomini che lodano Dio. Hanno esultato
come di una nuova e inestimabile grazia sentendo che Dio stesso, lo
stesso loro Creatore non solo invisibilmente le regge dall'alto, ma anche,
presente visibilmente tra di loro, le santifica servendosi di esse. Questi
beni così grandi sono venuti frutto benedetto del grembo benedetto di
Maria benedetta. Per la pienezza della tua grazia anche le creature che
erano negl'inferi si rallegrano nella gioia di essere liberate, e quelle che
sono sulla terra gioiscono di essere rinnovate. Invero per il medesimo
glorioso figlio della tua gloriosa verginità, esultano, liberati dalla loro
prigionia, tutti i giusti che sono morti prima della sua morte vivificatrice,
e gli angeli si rallegrano perché è rifatta nuova la loro città diroccata. O
donna piena e sovrabbondante di grazia, ogni creatura rinverdisce,
inondata dal traboccare della tua pienezza. O vergine benedetta e più che
benedetta, per la cui benedizione ogni creatura è benedetta dal suo
Creatore, e il Creatore è benedetto da ogni creatura.
A Maria Dio diede il Figlio suo unico che aveva generato dal suo seno
uguale a se stesso e che amava come se stesso, e da Maria plasmò il
Figlio, non un altro, ma il medesimo, in modo che secondo la natura
fosse l'unico e medesimo figlio comune di Dio e di Maria. Dio creò ogni
creatura, e Maria generò Dio: Dio, che aveva creato ogni cosa, si fece lui
stesso creatura di Maria, e ha ricreato così tutto quello che aveva creato.
E mentre aveva potuto creare tutte le cose dal nulla, dopo la loro rovina
non volle restaurarle senza Maria. Dio dunque è il padre delle cose
create, Maria la madre delle cose ricreate. Dio è padre della fondazione
del mondo, Maria la madre della sua riparazione, poiché Dio ha generato
colui per mezzo del quale tutto è stato fatto, e Maria ha partorito colui per
opera del quale tutte le cose sono state salvate. Dio ha generato colui
senza del quale niente assolutamente è, e Maria ha partorito colui senza
del quale niente è bene. Davvero con te è il signore che volle che tutte le
creature, e lui stesso insieme, dovessero tanto a te.
Preghiera
“Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai
chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: Ecco,io
vengo. Nel rotolo del libro di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio,
questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo” (salmo 39,7-9)
Agire
Il Papa oggi dà inizio al Giubileo della Misericordia con l’apertura della
Porta Santa. Mi unisco a lui nella preghiera per chiedere grazie spirituali in
questo speciale anno.
Terza Domenica di Avvento
Dal Vangelo di Luca
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa
dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non
ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro,
che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di
quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi,
che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete
niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si
domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a
tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di
me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà
in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per
raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un
fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni
evangelizzava il popolo.
Riflessione
Giovanni è la voce, Cristo la Parola
Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo (Disc. 293, 3; Pl 1328-1329)
Giovanni è la voce. Del Signore invece si dice: «In principio era il
Verbo» (Gv 1, 1). Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno
che era in principio. Se alla voce togli la parola, che cosa resta? Dove
non c'è senso intelligibile, ciò che rimane è semplicemente un vago
suono. La voce senza parola colpisce bensì l'udito, ma non edifica il
cuore. Vediamo in proposito qual è il procedimento che si verifica nella
sfera della comunicazione del pensiero. Quando penso ciò che devo
dire, nel cuore fiorisce subito la parola. Volendo parlare a te, cerco in
qual modo posso fare entrare in te quella parola, che si trova dentro di
me. Le do suono e così, mediante la voce, parlo a te. Il suono della voce
ti reca il contenuto intellettuale della parola e dopo averti rivelato il suo
significato svanisce. Ma la parola recata a te dal suono è ormai nel tuo
cuore, senza peraltro essersi allontanata dal mio. Non ti pare, dunque,
che il suono stesso che è stato latore della parola ti dica: «Egli deve
crescere e io invece diminuire»? (Gv 3, 30). Il suono della voce si è
fatto sentire a servizio dell'intelligenza, e poi se n'è andato quasi
dicendo: «Questa mia gioia si è compiuta» (Gv 3, 29). Teniamo ben
salda la parola, non perdiamo la parola concepita nel cuore.
Vuoi constatare come la voce passa e la divinità del Verbo resta? Dov'è
ora il battesimo di Giovanni? Lo impartì e poi se ne andò. Ma il
battesimo di Gesù continua ad essere amministrato. Tutti crediamo in
Cristo, speriamo la salvezza in Cristo: questo volle significare la voce.
E siccome è difficile distinguere la parola dalla voce, lo stesso Giovanni
fu ritenuto il Cristo. La voce fu creduta la Parola; ma la voce si
riconobbe tale per non recare danno alla Parola. «Non sono io, disse, il
Cristo, né Elia, né il profeta». Gli fu risposto: «Ma tu allora chi sei?»
«Io sono, disse, la voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via
del Signore» (cfr. Gv 1, 20-23). «Voce di chi grida nel deserto, voce di
chi rompe il silenzio». «Preparate la strada» significa: Io risuono al fine
di introdurre Lui nel cuore, ma Lui non si degna di venire dove voglio
introdurlo, se non gli preparate la via. Che significa: Preparate la via, se
non: chiedete come si deve? Che significa: Preparate la via, se non: siate
umili di cuore? Prendete esempio dal Battista che, scambiato per il
Cristo, dice di non essere colui che gli altri credono sia. Si guarda bene
dallo sfruttare l'errore degli altri ai fini di una sua affermazione
personale. Eppure se avesse detto di essere il Cristo, sarebbe stato
facilmente creduto, poiché lo si credeva tale prima ancora che parlasse.
Non lo disse, riconoscendo semplicemente quello che era. Precisò le
debite differenze. Si mantenne nell'umiltà. Vide giusto dove trovare la
salvezza. Comprese di non essere che una lucerna e temette di venire
spenta dal vento della superbia.
Preghiera
“Signore, Dio mio, unica gioia, voglio te, giustizia e innocenza bella.
Accanto a te una pace profonda e una vita imperturbabile. Chi entra in te,
entra nella tua gioia, non avrà timori e si troverà sommamente bene nel
sommo Bene.” (Sant’Agostino)
Agire
Avrò un pensiero particolare ( un piccolo regalo, la semplice visita, una
telefonata) per una persona, sapendo così di farla contenta.
Quarta Domenica di Avvento
Dal Vangelo di Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in
una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo
grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce:
«Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che
cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il
tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel
mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il
Signore le ha detto».
Riflessione
Magnificat
Dal «Commento su san Luca» di san Beda il Venerabile, sacerdote
(1, 46-55; CCL 120, 37-39)
«Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in
Dio, mio Salvatore» (Lc 1, 46). Dice: il Signore mi ha innalzato con un
dono così grande e così inaudito che non è possibile esprimerlo con
nessun linguaggio: a stento lo può comprendere il cuore nel profondo.
Levo quindi un inno di ringraziamento con tutte le forze della mia
anima e mi do, con tutto quello che vivo e sento e comprendo, alla
contemplazione della grandezza senza fine di Dio, poiché il mio spirito
si allieta della eterna divinità di quel medesimo Gesù, cioè del
Salvatore, di cui il mio seno è reso fecondo con una concezione
temporale. Perché ha fatto in me cose grandi l'Onnipotente, e santo è il
suo nome (cfr. Lc 1, 49). Si ripensi all'inizio del cantico dove è detto:
«L'anima mia magnifica il Signore». Davvero solo quell'anima a cui il
Signore si è degnato di fare grandi cose può magnificarlo con lode
degna ed esortare quanti sono partecipi della medesima promessa e del
medesimo disegno di salvezza: Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome (cfr. Sal 33, 4). Chi trascurerà di
magnificare, per quanto sta in lui, il Signore che ha conosciuto e di
santificare il nome, «sarà considerato il minimo nel regno dei cieli». Il
suo nome poi è detto santo perché con il fastigio della sua singolare
potenza trascende ogni creatura ed è di gran lunga al di là di tutto quello
che ha fatto. «Ha soccorso Israele suo servo, ricordandosi della sua
misericordia» (Lc 1, 54). Assai bene dice Israele servo del Signore, cioè
ubbidiente e umile, perché da lui fu accolto per essere salvato, secondo
quanto dice Osea: Israele è mio servo e io l'ho amato (cfr. Os 11, 1).
Colui infatti che disdegna di umiliarsi non può certo essere salvato né
dire con il profeta: «Ecco, Dio è il mio aiuto, il Signore mi sostiene»
(Sal 53, 6) e: «Chiunque diventerà piccolo come un bambino, sarà il più
grande nel regno dei cieli» (cfr. Mt 18, 4). «Come aveva promesso ai
nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre» (Lc 1, 55).
Si intende la discendenza spirituale, non carnale, di Abramo; sono
compresi, cioè, non solo i generati secondo la carne, ma anche coloro
che hanno seguito le orme della sua fede, sia nella circoncisione sia
nell'incirconcisione. Anche lui credette quando non era circonciso, e gli
fu ascritto a giustizia. La venuta del Salvatore fu promessa ad Abramo e
alla sua discendenza, cioè ai figli della promessa, ai quali è detto: «Se
appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo
la promessa» (Gal 3, 29). E' da rivelare poi che le madri, quella del
Signore e quella di Giovanni, prevengono profetando la nascita dei figli:
e questo è bene perché come il peccato ebbe inizio da una donna, così
da donne comincino anche i benefici, e come il mondo ebbe la morte
per l'inganno di una donna, così da due donne, che a gara profetizzano,
gli sia restituita la vita.
Preghiera
Insegnaci, o Madre, ad accogliere la volontà di Dio; ottieni per noi il
dono dello Spirito Santo perché la sua Parola diventi loquace e interpelli
la nostra storia, perché ci renda capaci di leggere gli eventi, le circostanze
e gli imprevisti come il disegno di Dio che si sta compiendo. Solo
facendoci guidare così da Lui possiamo abitare con gioia la nostra storia.
Così sia.
Agire
Prendere la decisione di andare a trovare un parente che vediamo di rado, o
una persona anziana della parrocchia per trascorrere insieme alcune ore.
25 dicembre
Natale del Signore
“I Pastori”
Dal Vangelo di Luca
Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori
dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo
avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono, senza
indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella
mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato
detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai
pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel
suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto
quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Riflessione
Riconosci, cristiano, la tua dignità
Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa
(Disc. 1 per il Natale, 1-3; Pl 54, 190-193)
Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c'è spazio
per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la
paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è
escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il
nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato
nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il
santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è
offerto il perdono; riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla
vita. Il Figlio di Dio infatti, giunta la pienezza dei tempi che
l'impenetrabile disegno divino aveva disposto, volendo riconciliare con
il suo Creatore la natura umana, l'assunse lui stesso in modo che il
diavolo, apportatore della morte, fosse vinto da quella stessa natura che
prima lui aveva reso schiava. Così alla nascita del Signore gli angeli
cantano esultanti: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli
uomini che egli ama» (Lc 2, 14). Essi vedono che la celeste
Gerusalemme è formata da tutti i popoli del mondo. Di questa opera
ineffabile dell'amore divino, di cui tanto gioiscono gli angeli nella loro
altezza, quanto non deve rallegrarsi l'umanità nella sua miseria! O
carissimi, rendiamo grazie a Dio Padre per mezzo del suo Figlio nello
Spirito Santo, perché nella infinita misericordia, con cui ci ha amati, ha
avuto pietà di noi, e, mentre eravamo morti per i nostri peccati, ci ha
fatti rivivere con Cristo (cfr. Ef 2, 5) perché fossimo in lui creatura
nuova, nuova opera delle sue mani. Deponiamo dunque «l'uomo
vecchio con la condotta di prima» (Ef 4, 22) e, poiché siamo partecipi
della generazione di Cristo, rinunziamo alle opere della carne.
Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina,
non voler tornare all'abiezione di un tempo con una condotta indegna.
Ricordati che, strappato al potere delle tenebre, sei stato trasferito nella
luce del Regno di Dio. Con il sacramento del battesimo sei diventato
tempio dello Spirito Santo! Non mettere in fuga un ospite così illustre
con un comportamento riprovevole e non sottometterti di nuovo alla
schiavitù del demonio. Ricorda che il prezzo pagato per il tuo riscatto è
il sangue di Cristo.
Preghiera
Signore Gesù, apri gli occhi del mio cuore, perché sappia accogliere la
dolce tua luce; squarcia la crosta di superficialità dal mio sguardo, perché
sappia guardare con i tuoi stessi occhi la bellezza dei miei fratelli; fà
breccia nelle tenebre del mio peccato e possa gustare la tenerezza e la
pace che regali a tutti dalla grotta di Betlemme. Amen
Agire
Mi fermo davanti al presepio, in chiesa o quello che ho fatto a casa, e resto
per alcuni minuti in silenzio davanti al mistero della nascita di Gesù.
27 dicembre
Festa della
Santa Famiglia
Dal Vangelo di Luca
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la
festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo
la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre
riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a
Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo
che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi
si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo
trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.Dopo tre giorni
lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li
ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni
di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo
restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto
questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli
rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo
occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò
che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nazaret e
stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel
suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio
e agli uomini.
Riflessione
L'esempio di Nazaret
Dai «Discorsi» di Paolo VI, papa
La casa di Nazaret è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di
Gesù, cioè la scuola del Vangelo. Qui si impara ad osservare, ad
ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così
misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice,
umile e bella. Forse anche impariamo, quasi senza accorgercene, ad
imitare. Qui impariamo il metodo che ci permetterà di conoscere chi è il
Cristo. Qui scopriamo il bisogno di osservare il quadro del suo
soggiorno in mezzo a noi: cioè i luoghi, i tempi, i costumi, il linguaggio,
i sacri riti, tutto insomma ciò di cui Gesù si servì per manifestarsi al
mondo. Qui tutto ha una voce, tutto ha un significato. Qui, a questa
scuola, certo comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina
spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del Vangelo e diventare
discepoli del Cristo. Oh! come volentieri vorremmo ritornare fanciulli e
metterci a questa umile e sublime scuola di Nazaret! Quanto
ardentemente desidereremmo di ricominciare, vicino a Maria, ad
apprendere la vera scienza della vita e la superiore sapienza delle verità
divine! Ma noi non siamo che di passaggio e ci è necessario deporre il
desiderio di continuare a conoscere, in questa casa, la mai compiuta
formazione all'intelligenza del Vangelo. Tuttavia non lasceremo questo
luogo senza aver raccolto, quasi furtivamente, alcuni brevi
ammonimenti dalla casa di Nazaret. In primo luogo essa ci insegna il
silenzio. Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera
ammirabile ed indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti
frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del
nostro tempo. Oh! silenzio di Nazaret, insegnaci ad essere fermi nei
buoni pensieri, intenti alla vita interiore, pronti a ben sentire le segrete
ispirazioni di Dio e le esortazioni dei veri maestri. Insegnaci quanto
importanti e necessari siano il lavoro di preparazione, lo studio, la
meditazione, l'interiorità della vita, la preghiera, che Dio solo vede nel
segreto. Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazaret ci
ricordi cos'è la famiglia, cos'è la comunione di amore, la sua bellezza
austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere
com'è dolce ed insostituibile l'educazione in famiglia, ci insegni la sua
funzione naturale nell'ordine sociale. Infine impariamo la lezione del
lavoro. Oh! dimora di Nazaret, casa del Figlio del falegname! Qui
soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo
ma redentrice della fatica umana; qui nobilitare la dignità del lavoro in
modo che sia sentita da tutti; ricordare sotto questo tetto che il lavoro
non può essere fine a se stesso, ma che riceve la sua libertà ed
eccellenza, non solamente da quello che si chiama valore economico,
ma anche da ciò che lo volge al suo nobile fine; qui infine vogliamo
salutare gli operai di tutto il mondo e mostrar loro il grande modello, il
loro divino fratello, il profeta di tutte le giuste cause che li riguardano,
cioè Cristo nostro Signore.
Preghiera
“Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se
il Signore non veglia sulla città, invano veglia la sentinella. Invano vi
alzate di buon mattino e tardi andate a riposare, voi che mangiate un pane
di fatica: al suo prediletto egli lo darà nel sonno”. (Salmo 26)
Agire
Oggi andrò a Messa, se possibile, con tutta la famiglia, per rendere grazie
insieme al Signore della nostra vita e affidarci a Lui.
1 Gennaio
Solennità
MARIA SS. MADRE DI DIO
Dal Vangelo di Luca
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e
Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto,
riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori.
Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo
cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello
che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli
fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse
concepito nel grembo.
Riflessione
Il Verbo ha assunto da Maria la natura umana
Dalle «Lettere» di sant'Atanasio, vescovo (Ad Epitetto 5-9; PG
26,1058. 1062-1066)
Il Verbo di Dio, come dice l'Apostolo, «della stirpe di Abramo si prende
cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli» (Eb 2, 16. 17) e
prendere un corpo simile al nostro. Per questo Maria ebbe la sua
esistenza nel mondo, perché da lei Cristo prendesse questo corpo e lo
offrisse, in quanto suo, per noi. Perciò la Scrittura quando parla della
nascita del Cristo dice: «Lo avvolse in fasce» (Lc 2, 7). Per questo fu
detto beato il seno da cui prese il latte. Quando la madre diede alla luce
il Salvatore, egli fu offerto in sacrificio. Gabriele aveva dato l'annunzio
a Maria con cautela e delicatezza. Però non le disse semplicemente colui
che nascerà in te, perché non si pensasse a un corpo estraneo a lei, ma;
da te (cfr. Lc 1, 35), perché si sapesse che colui che ella dava al mondo
aveva origine proprio da lei. Il Verbo, assunto in sé ciò che era nostro,
lo offrì in sacrificio e lo distrusse con la morte. Poi rivestì noi della sua
condizione, secondo quanto dice l'Apostolo: Bisogna che questo corpo
corruttibile si vesta di incorruttibilità e che questo corpo mortale si vesta
di immortalità (cfr. 1 Cor 15, 53). Tuttavia ciò non è certo un mito,
come alcuni vanno dicendo. Lungi da noi un tale pensiero. Il nostro
Salvatore fu veramente uomo e da ciò venne la salvezza di tutta
l'umanità. In nessuna maniera la nostra salvezza si può dire fittizia. Egli
salvò tutto l'uomo, corpo e anima. La salvezza si è realizzata nello
stesso Verbo. Veramente umana era la natura che nacque da Maria,
secondo le Scritture, e reale, cioè umano, era il corpo del Signore; vero,
perché del tutto identico al nostro; infatti Maria è nostra è sorella poiché
tutti abbiamo origine in Adamo. Ciò che leggiamo in Giovanni «il
Verbo si fece carne» (Gv 1, 14), ha dunque questo significato, poiché si
interpreta come altre parole simili.Sta scritto infatti in Paolo: Cristo per
noi divenne lui stesso maledizione (cfr. Gal 3, 13). L'uomo in questa
intima unione del Verbo ricevette una ricchezza enorme: dalla
condizione di mortalità divenne immortale; mentre era legato alla vita
fisica, divenne partecipe dello Spirito; anche se fatto di terra, è entrato
nel regno del cielo. Benché il Verbo abbia preso un corpo mortale da
Maria, la Trinità è rimasta in se stessa qual era, senza sorta di aggiunte o
sottrazioni. E' rimasta assoluta perfezione: Trinità e unica divinità. E
così nella Chiesa si proclama un solo Dio nel Padre e nel Verbo.
Preghiera
Insegnaci, Signore, a far memoria delle tue meraviglie, perché la tua
venuta sia per noi sorgente di vera gioia. Ti lodiamo per l’umiltà con cui
hai scelto di vivere in una famiglia umana, con Maria e Giuseppe nella
casa di Nazaret. Rendici aperti ai tuoi doni, capaci di semplicità, testimoni
della bellezza, cercatori del tuo volto, artefici di unità.
Agire
Mi impegno a pregare per la pace e la fraternità di tutti i popoli
6 Gennaio
Solennità
EPIFANIA DEL SIGNORE
Dal Vangelo di Matteo
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni
Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è
nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti
ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta
Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si
informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero:
«A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu,
Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di
Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo,
Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro
con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme
dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando
l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li
precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il
bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati
nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo
adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e
mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada
fecero ritorno al loro paese.
Riflessione
Il Signore ha manifestato in tutto il mondo la sua salvezza
Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa
(Disc. 3 per l'Epifania, 1-3. 5; Pl 54, 240-244)
La Provvidenza misericordiosa, avendo deciso di soccorrere negli ultimi
tempi il mondo che andava in rovina, stabilì che la salvezza di tutti i
popoli si compisse nel Cristo.Un tempo era stata promessa ad Abramo
una innumerevole discendenza che sarebbe stata generata non secondo
la carne, ma nella fecondità della fede: essa era stata paragonata alla
moltitudine delle stelle perché il padre di tutte le genti si attendesse non
una stirpe terrena, ma celeste. Entri, entri dunque nella famiglia dei
patriarchi la grande massa delle genti, e i figli della promessa ricevano
la benedizione come stirpe di Abramo, mentre a questa rinunziano i figli
del suo sangue. Tutti i popoli, rappresentati dai tre magi, adorino il
Creatore dell'universo, e Dio sia conosciuto non nella Giudea soltanto,
ma in tutta la terra, perché ovunque in Israele sia grande il suo nome.
Figli carissimi, ammaestrati da questi misteri della grazia divina,
celebriamo nella gioia dello spirito il giorno della nostra nascita e
l'inizio della chiamata alla fede di tutte le genti. Ringraziamo Dio
misericordioso che, come afferma l'Apostolo, «ci ha messo in grado di
partecipare alla sorte dei santi nella luce. E' lui che ci ha liberati dal
potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto»
(Col 1, 12-13). L'aveva annunziato Isaia: Il popolo dei Gentili, che
sedeva nelle tenebre, vide una grande luce e su quanti abitavano nella
terra tenebrosa una luce rifulse (cfr. Is 9, 1). Di essi ancora Isaia dice al
Signore: «Popoli che non ti conoscono ti invocheranno, e popoli che ti
ignorano accorreranno a te» (cfr. Is 55, 5). «Abramo vide questo giorno
e gioì » (cfr. Gv 8, 56). Gioì quando conobbe che i figli della sua fede
sarebbero stati benedetti nella sua discendenza, cioè nel Cristo, e
quando intravide che per la sua fede sarebbe diventato padre di tutti i
popoli. Diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto il Signore
aveva promesso lo avrebbe attuato (Rm 4, 20-21). Questo giorno
cantava nei salmi David dicendo: «Tutti i popoli che hai creato verranno
e si prostreranno davanti a te, o Signore, per dare gloria al tuo nome»
(Sal 85, 9); e ancora: «Il Signore ha manifestato la sua salvezza, agli
occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia» (Sal 97, 2).
Tutto questo, lo sappiamo, si è realizzato quando i tre magi, chiamati dai
loro lontani paesi, furono condotti da una stella a conoscere e adorare il
Re del cielo e della terra. Questa stella ci esorta particolarmente a
imitare il servizio che essa prestò, nel senso che dobbiamo seguire, con
tutte le nostre forze, la grazia che invita tutti al Cristo. In questo
impegno, miei cari, dovete tutti aiutarvi l'un l'altro. Risplendete così
come figli della luce nel regno di Dio, dove conducono la retta fede e le
buone opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo che con Dio Padre e con
lo Spirito Santo vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Preghiera
O Dio, che in questo giorno, con la guida della stella, hai rivelato alle
genti il tuo unico Figlio, conduci benigno anche noi, che già ti abbiamo
conosciuto per la fede, a contemplare la grandezza della tua gloria. Per il
nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Auguri di Cuore a tutti voi,
per un Natale di Pace e Serenità!
Don Salvatore
Don Antonello
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AVVENTO e NATALE 2015/2016 - Parrocchia Maria SS. Assunta