Azione Cattolica Italiana
Diocesi di Nola - Settore Giovani
Libretto per la preghiera
Fai della
Vita
la tua vita!
Campo Scuola Giovani
Una storia per partire...
C
'era una volta un'isola, dove vivevano tutti i sentimenti e i valori
degli uomini: il Buon Umore, la Tristezza, il Sapere... così come
tutti gli altri, incluso l'Amore.
Un giorno venne annunciato ai sentimenti che l'isola stava per sprofondare, allora prepararono tutte le loro navi e partirono, solo l'Amore volle aspettare fino all'ultimo momento. Quando l'isola fu sul punto di sprofondare, l'Amore decise di chiedere aiuto. La Ricchezza passò vicino all'Amore su una barca lussuosissima e l'Amore le disse: "Ricchezza, mi puoi portare con te? "Non posso c'è molto oro e argento sulla mia barca e non ho
posto per te." L'Amore allora decise di chiedere all'Orgoglio che stava
passando su un magnifico vascello, "Orgoglio ti prego, mi puoi portare con
te?", "Non ti posso aiutare, Amore..." rispose l'Orgoglio, "qui é tutto perfetto, potresti rovinare la mia barca". Allora l'Amore chiese alla Tristezza che gli passava accanto "Tristezza ti prego, lasciami venire con te",
"Oh Amore" rispose la Tristezza, "sono così triste che ho bisogno di stare
da sola". Anche il Buon Umore passò di fianco all'Amore, ma era così contento che non sentì che lo stava chiamando. All'improvviso una voce disse:
"Vieni Amore, ti prendo con me “Era un vecchio che aveva parlato. L'Amore si sentì così riconoscente e pieno di gioia che dimenticò di chiedere il
nome al vecchio. Quando arrivarono sulla terra ferma, il vecchio se ne andò. L'Amore si rese conto di quanto gli dovesse e chiese al Sapere:
"Sapere, puoi dirmi chi mi ha aiutato? "E’ stato il Tempo" rispose il Sapere. "Il Tempo?" si interrogò l'Amore, "Perché mai il Tempo mi ha aiutato?". Il Sapere pieno di saggezza rispose:
"Perché solo il Tempo è capace di comprendere quanto l'Amore sia importante nella vita".
Solo il tempo ti farà capire cosa avrai vissuto in questi giorni!
Solo il tempo ti farà capire l’Amore di Dio che ti circonda!
Auguri e Buon Campo!
Giovanni, Rosaria, don Salvatore
e gli amici della Commissione
Appunti sul Vangelo
Trascrivi i brani o le riflessioni sul Vangelo che ti hanno toccato nel
profondo del tuo cuore ed accompagnali ai tuoi pensieri.
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Zibaldone
Durante le discussioni, le letture, i momenti assembleari, le omelie
ecc. ti imbatti sicuramente in alcune espressioni azzeccate o frasi celebri che potrebbero esserti di aiuto o, quando te ne ricorderai, potrebbero portarti alla mente qualcosa di bello e di importante per te.
Lo spazio che qui hai a disposizione vuole venire in aiuto alla tua
memoria.
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Avvertenze – Modalità – Precauzioni
( Chiamatele come vi pare ma sempre “regole consigliate” sono!!)
• Avvertenze
Il buon campista è : puntuale
gioioso, ma chiassoso quanto basta
avventuroso
partecipe ad ogni attività: Studifera
Preghifera
Ludifera
• Modalità
Vi raccomandiamo: il buon dosaggio delle energie
agilità e freschezza mentale
rispetto del riposo comandato
• Precauzioni
Non inseriamo nella nostra hit-parade:
la canzone di Zucchero: Non c’è più rispetto
il Film di Massimo Troisi: Scusate il ritardo
il cartone animato: la carica dei 101
• Attenzione
agli altri (la convivenza può essere difficile)
ai nostri cuori (è meglio non infrangerli ora)
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Agenda
«Pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza
che è in voi» (1Pt 3,15).
E’ questo l’augurio che rivolgo a voi, giovani.
Voi, siete la giovinezza delle nazioni e delle società, la giovinezza di ogni
famiglia e dell’intera umanità; voi siete anche la giovinezza della Chiesa.
Tutti guardiamo in direzione vostra, poiché noi tutti, grazie a voi, in un
certo senso ridiventiamo di continuo giovani. Pertanto, la vostra giovinezza non è solo proprietà vostra, proprietà personale o di una generazione:
essa appartiene al complesso di quello spazio, che ogni uomo percorre
nell’itinerario della sua vita, ed è al tempo stesso un bene speciale di tutti.
E’ un bene dell’umanità stessa. In voi c’è la speranza, perché voi appartenete al futuro, come il futuro appartiene a voi. La speranza, infatti, è
sempre legata al futuro, è l’attesa dei «beni futuri». Come virtù cristiana,
essa è unita all’attesa di quei beni eterni, che Dio ha promesso all’uomo in
Gesù Cristo. E contemporaneamente questa speranza, come virtù insieme
cristiana e umana, è l’attesa dei beni che l’uomo si costruirà utilizzando i
talenti a lui dati dalla Provvidenza. In questo senso a voi, giovani, appartiene il futuro, così come un tempo esso appartenne alla generazione degli
adulti e proprio insieme con essi è divenuto attualità. A voi spetta la responsabilità di ciò che un giorno diventerà attualità insieme con voi, ed ora è ancora futuro. Quando diciamo che a voi appartiene il futuro, pensiamo in categorie di transitorietà umana, la quale è sempre un passaggio
verso il futuro. Quando diciamo che da voi dipende il futuro, pensiamo in
categorie etiche, secondo le esigenze della responsabilità morale, che ci
ordina di attribuire all’uomo come persona - e alle comunità e società che
sono composte da persone - il valore fondamentale degli atti, dei propositi, delle iniziative e delle intenzioni umane. Questa dimensione è anche la
dimensione propria della speranza cristiana e umana. E in questa dimensione il primo e principale augurio che la Chiesa fa a voi giovani, per mia bocca, è: siate «pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione
della speranza che è in voi» (1Pt 3,15).
LETTERA APOSTOLICA DILECTI AMICI DEL PAPA GIOVANNI PAOLO II
4
Un “laboratorio” riuscito
Ci sono delle riunioni che sanno dare una svolta alla vita. Scrivi
l’argomento del laboratorio che maggiormente ti ha colpito e le tue
riflessioni. Ritornaci su dopo il campo! Potrà essere utile a te e alle
persone che ti circondano.
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Una conversazione che mi ha cambiato la vita
Tutti abbiamo avuto un momenti in cui abbiamo capito più a fondo
il senso della nostra vita o abbiamo compreso meglio il significato
del nostro lavorare per gli altri. Si tratta spesso di un incontro con un
animatore, un prete, un amico. Non perdere l’entusiasmo di questo
momento: ti potrà servire in seguito, nei momenti neri!
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Venerdì 23 Agosto 2002
OBBIETTIVO GENERALE
OBBIETTIVI INTERMEDI
COSA?
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COME?
DOVE?
QUANDO?
h. 8.00
h. 8.30
Appuntamento a Piazza d’Armi
Partenza
h. 10.30
h. 12.30
Celebrazione di accoglienza
Pranzo fai da te!
h. 15.30
Arrivi e Sistemazioni
h. 17.30
h. 18.00
Presentazione campo
Ho sempre osservato tutte queste cose!
Cosa mi manca ancora?
h.20.30
h.22.00
h.23.30
Cena
Serata Comunitaria
Puntare in Alto
h.24.00
Buona Notte:
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Ho sempre osservato tutte queste cose!
Cosa mi manca ancora?
Alla domanda: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita
eterna?», Gesù risponde prima con la domanda: «Perché mi chiami buono?
Nessuno è buono, se non Dio solo». Poi continua dicendo: «Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre» (Mc 10,1719). Con queste parole Gesù ricorda al suo interlocutore alcuni dei comandamenti del Decalogo. Ma la conversazione non finisce qui.
Il giovane, infatti, afferma: «Maestro, tutte queste cose le ho
osservate fin dalla mia giovinezza». Allora - scrive l’evangelista - «Gesù,
fissatolo, lo amò» e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che
hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi» (Mc 10,20s). A questo punto cambia il clima dell’incontro. L’evangelista scrive
che il giovane «rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché
aveva molti beni» (Mc 10,22). Tuttavia, possiamo ammettere senz’altro
che il colloquio sopra ricordato è l’incontro più completo e più ricco di contenuto.
Cristo parla così con un giovane, con un ragazzo o una ragazza: conversa in diversi luoghi della terra, in mezzo alle diverse nazioni, razze e
culture. Ognuno di voi in questo colloquio è un suo potenziale interlocutore. Al tempo stesso, tutti gli elementi della descrizione e tutte le parole,
dette in quella conversazione da ambedue le parti, hanno un significato
quanto mai essenziale, possiedono un loro peso specifico. Si può dire che
queste parole contengano una verità particolarmente profonda sull’uomo
in genere e, soprattutto, la verità sulla giovinezza umana.
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Un progetto di vita serve per fare un passo un po’ più in là
Si tratta di scegliere dei punti fermi per la tua vita che diano la rotta al
tuo cammino, anche in base all’esperienza di questi giorni.
Individua alcuni impegni concreti da realizzare giorno per giorno. Il progetto è fatto di scelte a tua misura: né troppo comode, ti adageresti, né
troppo superiori alle tue forze reali, ti scoraggeresti subito.
Pensa infine, quale persona (il don, l’animatore, qualche responsabile o
suora che conosci) può accompagnarti in questo cammino, deciderai con lei
i tempi di verifica.
PUNTI FERMI
IMPEGNI CONCRETI
PERSONA
I TEMPI DI VERIFICA
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concreto contenuto «di vita», di cui esso si riempirà - alla luce delle parole rivolte da Cristo a quel giovane. Bisogna anche che ripensiate - e molto
profondamente - al significato del battesimo e della cresima.
In questi due sacramenti, infatti, è contenuto il deposito fondamentale
della vita e della vocazione cristiana. Da essi parte la strada verso
l’Eucaristia, che contiene la pienezza della sacramentale elargizione concessa al cristiano: tutta la ricchezza della Chiesa si concentra in questo
sacramento di amore.
A sua volta - e sempre in rapporto all’Eucaristia - bisogna riflettere
sull’argomento del sacramento della penitenza, il quale ha un’importanza
insostituibile per la formazione della personalità cristiana, specialmente
se ad esso viene unita la direzione spirituale, cioè una scuola sistematica
di vita interiore.
LETTERA APOSTOLICA DILECTI AMICI DEL PAPA GIOVANNI PAOLO II
La giovinezza è una ricchezza singolare
Il giovane se ne va rattristato, «perché aveva molti beni». Senza dubbio
questa frase si riferisce ai beni materiali, dei quali quel giovane era proprietario o erede. Forse è questa una situazione propria solo di alcuni, ma
non è tipica. E perciò le parole dell’evangelista suggeriscono un’altra impostazione del problema: si tratta del fatto che la giovinezza di per se stessa (indipendentemente da qualsiasi bene materiale) è una singolare ricchezza dell’uomo, di una ragazza o di un ragazzo, e il più delle volte viene
vissuta dai giovani come una specifica ricchezza.
Il più delle volte, ma non sempre, non di regola, perché non mancano
al mondo uomini che per diversi motivi non sperimentano la giovinezza come ricchezza. Occorrerà parlarne separatamente. Ci sono tuttavia ragioni - e anche di natura oggettiva - per pensare alla giovinezza come ad una
singolare ricchezza, che l’uomo sperimenta proprio in tale periodo della
sua vita. Questo si distingue certamente dal periodo dell’infanzia (è appunto l’uscita dagli anni dell’infanzia), come si distingue anche dal periodo
della piena maturità.
Il periodo della giovinezza, infatti, è il tempo di una scoperta particolarmente intensa dell’ “IO” umano e delle proprietà e capacità ad esso
unite. Davanti alla vista interiore della personalità in sviluppo di un giovane o di una giovane, gradualmente e successivamente si scopre quella specifica e, in un certo senso, unica e irripetibile potenzialità di una concreta
umanità, nella quale è come inscritto l’intero progetto della vita futura. La
vita si delinea come la realizzazione di quel progetto: come «autorealizzazione».
La questione merita naturalmente una spiegazione da molti punti di
vista; a volerla tuttavia esprimere in breve, si rivela proprio un tale profilo e forma di quella ricchezza che è la giovinezza. E’ questa la ricchezza di
scoprire ed insieme di programmare, di scegliere, di prevedere e di assumere le prime decisioni in proprio, che avranno importanza per il futuro
nella dimensione strettamente personale dell’esistenza umana. Nello stesso tempo, tali decisioni hanno non poca importanza sociale.
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Il giovane del Vangelo si trovava proprio in questa fase esistenziale, come desumiamo dalle domande stesse che egli fa nel colloquio con Gesù. Perciò, anche quelle parole conclusive sui «molti beni», cioè sulla ricchezza, possono essere intese proprio in tale senso: ricchezza che è la
giovinezza stessa.
Dobbiamo però chiedere: questa ricchezza, che è la giovinezza, deve forse allontanare l’uomo da Cristo?
L’evangelista certamente non dice questo; l’esame del testo permette, piuttosto, di concludere diversamente. Sulla decisione di allontanarsi
da Cristo hanno pesato in definitiva solo le ricchezze esteriori, ciò che
quel giovane possedeva («i beni»). Non ciò che egli era! Ciò che egli era,
proprio in quanto giovane uomo - cioè la ricchezza interiore che si nasconde nella giovinezza umana - l’aveva condotto a Gesù. E gli aveva anche imposto di fare quelle domande, in cui si tratta nella maniera più chiara del
progetto di tutta la vita. Che cosa devo fare? «Che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Che cosa devo fare, affinché la mia vita abbia pieno
valore e pieno senso? La giovinezza di ciascuno di voi, cari amici, è una ricchezza che si manifesta proprio in questi interrogativi.
LETTERA APOSTOLICA DILECTI AMICI DEL PAPA GIOVANNI PAOLO II
L’uomo è una creatura ed è insieme un figlio adottivo di Dio in Cristo: è figlio di Dio. Allora, l’interrogativo: «Che cosa devo fare?» l’uomo lo pone
durante la sua giovinezza non solo a sé e agli altri uomini, dai quali può attendere una risposta, specialmente ai genitori e agli educatori, ma lo pone
anche a Dio, come suo creatore e padre. Egli lo pone nell’ambito di quel
particolare spazio interiore, nel quale ha imparato ad essere in stretta
relazione con Dio, prima di tutto nella preghiera.
Egli chiede dunque a Dio: «Che cosa devo fare?», qual è il tuo piano riguardo alla mia vita? Il tuo piano creativo e paterno? Qual’è la tua volontà? lo desidero compierla.
In un tale contesto il «progetto» acquista il significato di «vocazione di
vita», come qualcosa che viene all’uomo affidato da Dio come compito. Una
persona giovane, rientrando dentro di sé ed insieme intraprendendo il colloquio con Cristo nella preghiera, desidera quasi leggere quel pensiero eterno, che Dio, creatore e padre, ha nei suoi riguardi. Si convince allora
che il compito, a lei assegnato da Dio, è lasciato completamente alla sua
libertà e, al tempo stesso, è determinato da diverse circostanze di natura
interna ed esterna.
Esaminandole la persona giovane, ragazzo o ragazza, costruisce il suo progetto di vita ed insieme riconosce questo progetto come la vocazione alla
quale Dio la chiama. Desidero, dunque, affidare a voi tutti, giovani destinatari della presente Lettera, questo lavoro meraviglioso, che si collega
alla scoperta, davanti a Dio, della rispettiva vocazione di vita. E’ questo un
lavoro appassionante. E’ un affascinante impegno interiore.
In questo impegno si sviluppa e cresce la vostra umanità, mentre la vostra
giovane personalità va acquistando la maturità interiore. Vi radicate in ciò
che ognuno e ognuna di voi è, per diventare ciò che deve diventare: per
sé - per gli uomini - per Dio. Di pari passo col processo di scoprire la propria «vocazione di vita» dovrebbe svilupparsi il rendersi conto in qual modo questa vocazione di vita sia, al tempo stesso, una «vocazione cristiana».
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Bisogna che voi esaminiate questo progetto - indipendentemente dal
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Martedì 27 Agosto 2002
h.7:00
h.8:00
h.8:30
Sveglia:
Colazione
Svegliati mio Cuore: momento di preghiera
h.9:30
h.10:30
h.11:30
Sistemazione bagagli
PROGETTO DI VITA
Assemblea
h.12:30
h.13:30
h.15.30
h.16:45
Pausa
Pranzo
Celebrazione Eucaristica
Partenza
Il progetto di vita e la vocazione cristiana
Si potrebbe parlare qui della vocazione «di vita», la quale in qualche modo
si identifica con quel progetto di vita, che ognuno di voi elabora nel periodo della sua giovinezza. Tuttavia, «la vocazione» dice ancora qualcosa di
più del «progetto». In questo secondo caso sono io stesso il soggetto che
elabora, e ciò corrisponde meglio alla realtà della persona, qual è ognuna e
ognuno di voi. Questo «progetto» è la «vocazione», in quanto in essa si
fanno sentire i vari fattori che chiamano.
Questi fattori compongono di solito un determinato ordine di valori
(detto anche «gerarchia di valori»), dai quali emerge un ideale da realizzare, che è attraente per un cuore giovane. In questo processo la
«vocazione» diventa «progetto», e il progetto comincia a essere anche vocazione. Dato però che ci troviamo davanti a Cristo e basiamo le nostre riflessioni intorno alla giovinezza sul suo colloquio col giovane, occorre precisare ancor meglio quel rapporto del «progetto di vita» nei riguardi della
«vocazione di vita».
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Progetto di vita
Sabato 24 Agosto 2002
h.7:00
h.8:00
h.8:45
Sveglia:
Colazione
Svegliati mio Cuore: momento di preghiera
h.9:30
h.10:00
h.11:30
Assemblea
Laboratorio: tutto mente...
h.11:45
h.13:00
h.13:30
Pausa
Laboratorio: tutto forze
Pausa
Pranzo
h.16:00
h.17:30
h.18:00
Laboratorio: tutto cuore
h.18:30
h.19:30
h.20.30
Assemblea
Pausa
Cena
h.22.00
h.23.30
h.24.00
Caccia al tesoro
In Cappella: Puntare in Alto
Buona Notte:
Caccia agli slogan
Pausa
<<Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?>>.
Gli rispose: <<Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua
anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti.
9
Tutto mente...
sta volta è un impegno: individua una radice comune per i tuoi SI e i
tuoi NO futuri; sfrutta tutte le indicazioni ricevute finora.
MENTE E’:...
NELLA MENTE:
i miei pensieri
il mio pensare
1) I miei pensieri:
ME
AMORE
FAMIGLIA
FATTI SIMBOLICI
MONDO
CULTURA
DIO
FIDANZATO/A
AMICIZIA
SCUOLA/LAVORO
SENSO DELLA VITA
POLITICA
PARROCCHIA e AC
Altro
Sebbene si tratti di pensieri comuni, probabilmente tutti presenti nella
nostra vita, è utile identificare le “priorità” della nostra mente. Tali priorità possono essere indicative di attenzioni particolari che alcune sfere
hanno nella nostra vita. Prendi ad esempio una giornata tipo o un periodo
di tempo comunque non superiore alla settimana
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Ciò che conta più di ogni altra cosa è la fedeltà al dono: come Billy, anche
quando emerge la nostra infedeltà, dobbiamo dire il NO e il SI giusti al
momento giusto, quando i tempi sono maturi, senza ritardare o indugiare
oltre. La scena in cui balla davanti al padre è il SI definitivo al suo progetto, ma è anche il NO definitivo a tutte le convenzioni, i blocchi psicologici e l’insicurezza nel riuscire che l’avevano condizionato. Dalla SCELTA
nascono tante altre SCELTE.
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Dopo aver fatto la grande scelta, Billy ne deve fare tantissime altre, tutte strettamente dipendenti dalla principale.
Quanti NO urla Billy! Molto spesso la difficoltà di scegliere lo spinge a dire NO al suo stesso progetto, specie quando entra in contrasto con
l’insegnante. Ciò dimostra la difficoltà e la grossa forza di una coerenza
non fine a se stessa, ma finalizzata al progetto di vita.
Anche la nostra vita è caratterizzata da tanti SI e tanti NO, molto spesso figli di una scelta, altre volte di un moto d’orgoglio, o della fretta, o di
una grossa confusione. Ripercorriamo insieme la storia dei nostri No e dei
nostri SI:
PASSATO E PRESENTE:
I cinque SI della mia vita:
I cinque NO della mia vita:
tieni più importante?
Di quale ti sei pentito?
Quale
Quale ritieni più importante?
Di quale ti sei pentito?
LA TORTA DEI PENSIERI
(attribuisci alle sfere oggetto dei tuoi pensieri fette della torta proporzionali alle percentuali assegnate; se ci sono delle sfere fuori dai tuoi
pensieri, non riportarle)
ri-
Cosa accomuna buona parte dei tuoi SI e dei tuoi NO? Di fronte ai
SI e NO sbagliati, cosa ti proponi oggi?
FUTURO:
I miei tre SI per il futuro:
I tre SI che non riuscirò a dire:
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I tre NO che dirò:
I tre NO che non dirò:
Que-
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giungi anche altre caratteristiche che ritieni necessarie
2) Il mio pensare
Il mio pensare è sul:
FARE
ESSERE
RICORDARE
PROGETTARE
SFORZARSI DI DIMENTICARE
Altro
Il mio pensare è:
DOLCE
SPERANZOSO
TRISTE
MALINCONICO
OTTIMISTICO
PESSIMISTICO
NATURALE
PROVOCATO
TORTA DEL PENSARE:
nella torta inserisci la percentuale che attribuisci ai vari verbi della prima
colonna (fare, essere ecc). Se alcuni di essi sono fuori dal tuo modo di
pensare, non riportarli. Una volta scelte le fette in proporzione alla percentuale assegnata, associa ad ognuna di esse il sentimento che
l’accompagna, scegliendo tra quelli della seconda colonna. Es:
fare
25%
Triste
Metterci l’anima è qualcosa che va oltre le emozioni e il “MI PIACE”.
Billy supera questa fase emotiva con le sue mille prove fallimentari, le
sue paure, le sue delusioni e una forza d’animo inarrestabile.
12
5.
SCELTA PORTA SCELTE…
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solo ad una fase iniziale. Seminare bene non è la garanzia per raccogliere
tanto! Pioggia, siccità, grandine, gelo … potrebbero impedirci di raccogliere.
Anche il più bravo agricoltore spesso convive con la paura di non poter
raccogliere e, quando succede, la delusione è fortissima. Cosa fa
l’agricoltore? Non per questo smette di seminare, non per questo abbandona la speranza. L’agricoltore CI METTE L’ANIMA soprattutto
nelle difficoltà!
Confrontati con le caratteristiche dell’agricoltore che CI METTE
L’ANIMA:
FORMAZIONE E CULTURA:
A. ESPERIENZA: il tempo non passa invano, lascia tracce
nell’apprendimento;
B. ABILITA’: mente lucida e conoscenza delle proprie possibilità,
spesso da una sola decisione nascono cascate di conseguenze;
C. STRUMENTI: tanti, diversi, complementari o opposti, a seconda
dei prodotti, delle fasi e dello stato del terreno;
ATTEGGIAMENTI:
fatica: il lavoro nel campo è duro;
pazienza: di fronte ai danni, ai ritardi, ai propri errori;
tenacia: non abbandona mai il campo, non smette di seminare e sperare;
atteggiamento positivo: conosce già i rischi del mestiere, sa da dove
ricominciare;
lungimiranza: Progetta a lungo termine, facendo convivere diverse
esigenze (climatiche, stagionali, di manodopera ecc) facendo passare il tutto per tappe intermedie di verifica;
saper leggere il mercato: semina ciò che serve anche in relazione
al mondo in cui vive; non è un piegarsi a leggi esterne, ma
un’attività di DISCERNIMENTO su ciò che lo circonda:
OSSERVARE, INTERPRETARE, SCEGLIERE
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Fai emergere dal confronto ciò che hai e ciò che non hai; se vuoi, ag-
IL DONO DELLA RAGIONE… SEMPRE A RISCHIO!
IL RAZIONALE:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
la sua mente è strumento per la propria vita
vive il mondo, per pensarlo meglio
rende il passato una esperienza utile
nelle decisioni, da il giusto ruolo a valori, ideali, principi.
nel progettare, propone la dinamica del discernimento
si fa domande esistenziali, senza certezze di risposte immediate
crede che cercare la verità sia tutt’altro che facile
crede che conoscere, capire, comprendere non siano sinonimo di
“provare logicamente”
crede che conoscere, capire, comprendere passino attraverso
delle rivelazioni
crede che conoscere, capire, comprendere passino per novità e
sconvolgimenti
ha coscienza dei limiti della propria ragione
sa che la ragione va alimentata
sa essere critico senza essere scettico
nel suo rapporto con Dio:
• rende la sua ragione flessibile e docile rispetto a RAGIONI PIÙ’
PROFONDE, anche “misteriose”
• sa che attingendo alla RAGIONE di DIO può guadagnare in sapienza più che in sapere
• lascia che vengano sconvolti anche gli schemi mentali più solidi
• sa che il cammino è faticoso, ricco di dubbi, perciò non teme il camminare nelle tenebre
• non mostra mai false certezze
• sa abbandonarsi, fidarsi, affidarsi, aver fede
• sa che la conoscenza di Dio si basa sulla Sua presenza CONCRETA
(attenzione, è diverso da “provabile”) nella vita delle persone.
IL RAZIONALISTA:
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I pensieri e la mente sono un fine, non uno strumento del vivere
• prima pensa il mondo, poi lo vive aspettandosi che coincida alle
sue aspettative
• il passato è un calderone di aspettative deluse, che ancora non
si dimenticano
• nelle decisioni del presente, si assume la propria logica come unica garanzia
• nel progettare, dimentica l’analisi lucida di ciò che si è non si
chiede: chi sono io?
• la verità è tale se è a portata di…mente
• per conoscere, capire, comprendere bisogna avere la “prova logica”
• le rivelazioni non sono una strada per conoscere, a meno che
non vengano spiegate
• novità e sconvolgimenti non sono una strada per conoscere, a
meno che non si spieghino
• la sua ragione ha tutte le soluzioni.
• la sua ragione necessita solo di se stessa.
• è scettico, disfattista, ha dalla sua la “dimostrazione di tutto”.
Contemplai il grande scaffale pieno di anfore d’amore, c’erano anche flaconi di fede, pacchi di speranza, scatole di salvezza e così via.
Mi feci coraggio e gli chiesi: “Dammi un po’ d’amore di Dio, tutto il perdono, un cartoccio di fede e salvezza quanto basta”.
L’Angelo mi preparò tutto sul bancone, ma quale non fu la mia meraviglia
quando vidi che di tutti i grandi doni che avevo chiesto, l’Angelo mi fece
solo un piccolissimo pacco che stava nel pugno di una mano.
Esclamai: “Possibile, tutto qui?”.
L’Angelo, solenne, mi rispose: “Eh si, mio caro, nel negozio di Dio non si
vendono frutti maturi ma soltanto piccoli semi da coltivare”.
Immaginiamo che il nostro progetto sia un campo; questo campo è grande,
può rientrarci qualsiasi cosa noi desideriamo.
Noi siamo gli agricoltori:
Quali semi abbiamo già buttato?
Quali altri semi vorremmo buttare a breve termine?
Tra i semi persi per mancanza di cura, quali vorremmo recuperare?
nel suo rapporto con Dio:
1) se non “vuole” credere:
• la sua ragione rigida non permette di accettare “RAGIONI MENO CHIARE”
• può accettare alcuni principi universali e alcune “storie vere”,
oltre non può
• difende con tutte le forze gli schemi
che tanto faticosamente si è costruito
2) se “vuole” credere:
• non ha il senso del mistero, misura tutto col proprio pensiero e i
propri concetti
• ritiene umiliante e meno perfetto avere dubbi; dunque decide
che per lui tutto è chiaro.
14
Sulla base di queste risposte, proviamo ad identificare tutto ciò ancora
manca per rendere la nostra semina sempre migliore. Attenzione, non per
completarla, ma per renderla migliore. La semina nel campo non finisce
mai! Potremmo aiutarci ripensando alle riflessioni fatte dall’inizio del campo.
Una volta individuato ciò che manca per completare la semina, siamo
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cinque che dovevano “lottare” con lui. Questa analisi lo inquietò, e finalmente capì: riecco le RACCOMANDAZIONI.
Stavolta le situazione era particolare: Michele aveva dedicato quasi un anno a quel concorso, e aveva fatto poco altro, visto quanto ne era assorbito. “Cosa devo fare? Ho studiato, sudato, dato il meglio di me nella trasparenza, ma ora…”
Michele è nostro vicino di casa, ormai tutti conoscono questa storia…
CHE SUCCEDE ORA? CHE SE NE DICE?
La forza di Billy Elliot non è nel rinnegare una famiglia o un ambiente,
ma nell’amarlo profondamente sino a cambiarlo, senza però eliminare
quelle qualità che lo rendono unico e che rendono così speciale anche
Billy!
4.
METTICI L’ANIMA!
“Metteteci l’anima!”. Questo l’invito che l’insegnante fa alle sue allieve e
che smuove Billy dalla boxe. Metteteci l’anima! Ecco ciò che mancava alla
boxe: l’anima.
C’era tutto: le convenzioni, la volontà del padre, la tradizione, la mascolinità, ma non c’era l’anima.
Billy sa che tanti ragazzi potevano mettere l’anima nella boxe, e non lo
biasimava; ma lui no, lui doveva mettere l’anima in un altro progetto, tutto
suo, la danza.
Un progetto, per essere tale, ci deve PRENDERE L’ANIMA! E contemporaneamente, ci chiede di METTERCELA TUTTA PER REALIZZARLO. Ed è
questa la parte più dura, anche per Billy: individuata la passione, bisogna
mantenerla viva, per sempre. E’ come una semina che non finisce mai. Ciò
richiede tanto impegno, ci chiede L’ANIMA!
Una piccola storia sui semi:
Una notte ho sognato che sulla via del corso era stata aperta una bottega
con la scritta “Dono di Dio”. Entrai e vidi un Angelo dietro il bancone.
Meravigliato gli chiesi: “Che vendi, Angelo bello?”
Mi rispose: “Ogni ben di Dio”.
“Fai pagare caro?”.
54 “No, i doni di Dio sono tutti gratuiti”.
• non può ammettere chi ha difficoltà e dubbi.
• Ha tante formule, sempre pronte in ogni occasione
• non ha il senso dell’abbandonarsi
• spesso Dio è una certezza teorica che rassicura la mente
E tu, come ti definiresti?
Razionale o razionalista? O entrambi?
In quali aspetti dell’uno e dell’altro?
In particolare, non dobbiamo pensare al razionalismo come un atteggiamento limite: esso è più diffuso di quanto pensiamo, e spesso è un atteggiamento radicato nel nostro pensare molto più di quanto siamo disposti
ad ammettere.
Per esempio, leggiamo ancora le caratteristiche del razionalista nel
rapporto con Dio: sono vicine o lontane alla nostra esperienza personale?
L’ATTEGGIAMENTO MENTALE VERSO DIO
Passeggiata sulla riva
Immaginiamo di fare una lunga passeggiata sulla riva del mare. Lungo questa passeggiata penseremo ad alcuni aspetti della nostra fede, aiutandoci
con le categorie qui presentate.
Lungo la nostra passeggiata, certamente ci saranno brevi momenti in cui
l’acqua bagnerà i nostri piedi e altri più lunghi dove l’acqua non ci raggiungerà. L’acqua che ci bagna i piedi è simbolo di freschezza, sorpresa, qualche volta è una cosa che cerchiamo volontariamente.
Associamo a questi attimi gli aspetti della fede che con più facilità accettiamo e condividiamo, e che ora rappresentano un nucleo solido del nostro
credere.
Immaginiamo i tratti dove l’acqua non ci raggiunge come quegli aspetti che
meno abbiamo accettato perché non capiti, compresi o condivisi, e
15
che dunque sono solo una parte teorica, non vissuta, della nostra fede.
Esprimiamoci in sincerità aiutandoci con il disegno in basso: le parti più
scure saranno quelle bagnate dall’acqua, lì segneremo le cose accettate.
Le parti in chiaro saranno quelle dove segneremo le cose non accettate
La Sua
La Sua
La Sua
La Sua
La Sua
Carità,
La Sua
storia
giustizia
sapienza
legge
comunione con l’uomo
castità, povertà
libertà
PER FINIRE…L’ULTIMA TORTA!
16
Il Suo amore
Il Suo perdono
La Sua parola
I Suoi misteri
I sacramenti
Beatitudini
Quello che si muove dentro Giacomo lo conosce, in realtà, solo Don Roberto.
Giacomo gli ha chiesto di aiutarlo in un discernimento vocazionale da tenere, per il momento, segreto.
Don Roberto lo aiuta, ma per questa estate gli consiglia un’esperienza forte: un ritiro spirituale di una settimana.
Lì Giacomo ha tanti colloqui con un frate suggerito da Don Roberto, e così
arriva la grande decisione: ENTRA IN SEMINARIO!
Giacomo abita di fronte a me…CHE SUCCEDE ORA? CHE SE NE DICE DI
TUTTO CIO’?
Ricorda: devi pensare realisticamente al tuo contesto.
2) Michele ha 27 anni, si è laureato l’anno scorso in Chimica con 110 e lode. La sua tesi, per l’alto valore scientifico, è stata pubblicata ed ha ricevuto una vasta eco nella comunità scientifica.
Il professore con cui ha svolto la tesi, avendo riconosciuto il suo grande
talento, gli ha molto spesso consigliato delle strade praticabili per il lavoro. Michele le ha sempre analizzate con grande cura: a volte ha cortesemente rifiutato perché non le riteneva adatte alla sua formazione, altre
volte ha trovato la “strada sbarrata” da meccanismi di cui aveva solo sentito parlare, le RACCOMANDAZIONI.
Tutto ciò aveva creato grossi dissapori in famiglia, dove i genitori avevano
consigliato a Michele di “muoversi con più malizia”. Conoscendo il carattere timido e sincero del figlio, in famiglia si pensò anche di scavalcare Michele e agire direttamente attraverso le conoscenze avute in tanti anni.
Ma Michele pensò qualcosa di diverso.
Quando studiava, aveva un certo stile; prima di ogni esame pensava con fiducia e sicurezza che sarebbe stato valutato con giustizia, e che perciò
non avrebbe dovuto guardare agli altri. Questo modo di ragionare gli diede quasi sempre soddisfazione, e così pensò di ripeterlo nel mondo del lavoro. Si mise a cercare posti di lavoro a cui si potesse accedere tramite
concorso, e ne trovò uno imperdibile. Michele studiò tantissimo, superò
brillantemente tutti i filtri fino alla fase finale, dove sei persone si contendevano i tre posti del concorso. Michele si guardò intorno: aveva conosciuto tanti dei partecipanti, e molti gli erano sembrati più validi dei
53
zione TUTTA TUA.
Hai mai pensato a quante di queste cose potrebbero essere eredi•
tate dai tuoi genitori o familiari più stretti? Non si tratta di mettere in discussione la propria unicità, anzi; si tratta di ammettere, come il piccolo Billy, che tale unicità trova le sue ragioni proprio NELLA STORIA PERSONALE, in cui la famiglia gioca un ruolo decisivo.
Ripensa alle caratteristiche precedenti: da chi le erediti? Associa un colore diverso ai due genitori o familiari che hai individuato e colora la sagoma.
Se poi volessimo individuare un’altra fonte che ha ispirato lo zaino di Billy,
sicuramente dovremmo guardare al contesto dove vive (ripensa, per esempio, alla maglietta di calcio).
Seppure Billy sia spesso in conflitto con quell’ambiente, ci sono tantissimi
elementi che eredita e ama con tutte le forze.
Pensiamo al suo coraggio, alla sua impulsività, alla sua rivoluzionarietà, alla
decisione, alla semplicità ecc.
Anche noi viviamo in un contesto che, indipendentemente dal nostro grado
di conflittualità, ci ha influenzato o ci influenza in qualche modo.
Ripensiamo al nostro ambiente (strada, quartiere, città in base al nostro
senso di identificazione) e componiamo insieme una storia.
Questo è l’input:
1) Giacomo ha 17 anni, ha sempre servito con grande amore la sua comunità parrocchiale. Ama passare il tempo con gli amici di sempre, che lo hanno sempre capito e accettato, anche quando i suoi silenzi e i suoi periodi
di riflessione sembrano interminabili. Tuttavia non è chiuso, anzi nella
parrocchia ha sviluppato un alto senso dell’accoglienza che lo porta ad una
grossa varietà di conoscenze ed impegni. A sentire i prof, tutto ciò ha una
eco anche in classe, dove è molto attivo e stimato, nonostante qualche
piccola incomprensione legata alla sua particolare sensibilità verso alcuni
atteggiamenti di superbia o di menefreghismo. A casa il clima è sereno,
eccetto qualche rimprovero rispetto al troppo tempo passato in parrocchia o in attività connesse.
52
Lungo questo laboratorio, tra le altre cose, abbiamo fatto esperienza di
come lavori la nostra mente. Essa prevede tre fasi:
ANALISI, INTERPRETAZIONE, SINTESI.
Quale di queste tre attività prevale nel nostro uso della mente?
Su quale ci dilunghiamo?
Quale ci richiede più intensità?
Ce n’è qualcuna che “saltiamo”?
Proviamo ad esprimere tutto ciò con un’altra torta
Hai a disposizione il disegno di una testa: scrivi al suo interno
quell’atteggiamento “tutto mente” che hai scoperto come caratterizzante
nella tua esperienza. Che sia la sintesi di questo laboratorio.
17
Tutto forze...
VOLONTÀ È:...
Spesso si sente dire agli adulti: l’erba voglio a casa mia non esiste.
Definisci la tua ERBA VOGLIO indicando per ogni “spigolo d’erba”, la volontà più forte provata ultimamente.
Or a
r iguarda la tua sagoma; hai assegnato ad ogni parte del corpo una fun51
18
Per stabilire le fondamenta di un progetto come quello intrapreso dal protagonista del film, bisogna partire dalle radici della propria storia, da ciò
che segna contemporaneamente la nostra biografia e la nostra affettività. Quello di Billy non è un semplice zainetto dei ricordi: tutto ciò che ne
esce fuori, ed in particolare la lettera della mamma, rappresenta la coscienza costante delle origini, del “da dove si viene”, degli atti d’amore da
cui abbiamo preso vita e che ci hanno fatto crescere.
Queste sono FONDAMENTA, NON RICORDI, sono QUALCOSA DI
TUO!
Il concetto di volontà sottintende tre azioni:
lo scegliere, il decidere e l’agire.
Se il soggetto (chi la compie) di tali azioni sei tu e l’oggetto lo hai indicato
nella figura precedente, rifletti sul perché della tua scelta, quali decisioni
prendi al riguardo e come pensi di metterle in pratica.
Es. ho voglia di amicizia: perché mi sento solo, decido di frequentare delle
persone nuove e quindi agisco iscrivendomi in palestra.
Qui a lato hai una sagoma umana, immagina che corrisponda alla tua, potrai
facilmente distinguere le parti del corpo.
Ogni volontà espressa coinvolge, direttamente o indirettamente, un’altra
persona, un tu, vuoi perché è il diretto interessato, vuoi perché è il possessore di ciò che vorresti.
L’esercizio che dovrai fare è questo:
individuata una parte del corpo, associala ad una qualsiasi caratteristica
personale (fisica, affettiva, culturale ecc) che pensi sia importante e qualificante del tuo modo d’essere; insomma assegna ad ogni parte del corpo
QUALCOSA DI TUO.
• Quali i tuoi tu?
• Pensi che nella vita si possa ottenere tutto, basta volerlo?
• Basta volere delle relazioni sane per viverle?
Es.: braccia associate a capacità di lavorare, abbracciare, proteggere, proteggersi ecc;
mani associate a capacità di colpire, stringere, intrecciarsi ecc.
Per fare questo esercizio è necessario prendere un po’ di distanza (non
troppa, però) dalla funzione fisica delle varie parti, e lavorare per associazione.
Nel Padre Nostro preghiamo sia fatta la tua volontà;
• qual è secondo te, la Sua volontà?
Spesso si prega per chiedere a Dio di far vincere la squadra del cuore, di
far andar bene un compito o interrogazione o, addirittura di far capitare
qualcosa a qualcuno. Chiediamo, insomma, che Dio faccia la nostra volontà.
• Ti è mai capitato? Se si, come hai reagito?
• Ti appartiene la frase: vado a messa e/o mi confesso quando e se mi
va?
Attenzione: se non scegli cose autenticamente tue, l’esercizio è inutile.
Parlare di volontà o voglia fa venire alla mente due espressioni: questa
cosa la prendo io oppure la faccio io; esse possono essere applicate anche nei riguardi di Dio.
Quali dei seguenti aspetti senti tuoi?
Sottolineali con sincerità.
50
Il tutto forza…o “faccio tutto io”
19
Assolutizza la volontà.
Crede che per fare esperienza di Dio, basta fare determinate cose, osservare un determinato codice di comportamento…anche morale, celebrare certe azioni di culto. Fatto questo cos’altro mi manca?
Tre atteggiamenti mancano completamente nel tipo “faccio tutto io”:
non sa dire grazie: quanto possiede è roba sua, frutto delle sue fatiche
e delle sue rinunce. Delle sue virtù, vere o presunte, rischia di farsi un idolo di cui vantarsene, un titolo di merito che gli permette di sentirsi a
posto con Dio e migliore degli altri.
Normalmente non va oltre le regole, non é il tipo che si spreca…e se poi lo
fa, allora si sente un eroe o una vittima.
Dio é .per lui colui che premia o castiga secondo rigidi criteri di giustizia
umana. Senza fare sconti per nessuno, dando ad ognuno strettamente
quanto si merita. E’ incapace di riconoscere un suo limite. Non sa cogliere al di là del suo peccato una misericordia che gli viene incontro in modo
totalmente gratuito; gli riesce difficile o gli sembra assurdo vivere la sua
povertà come occasione di grazia, nella quale sentirsi amato-redentoperdonato dalla tenerezza sconfinata del Padre. É uno dei 99 giusti, quelli
che...non hanno bisogno di conversione. Non danno mai a Dio la possibilità
di far festa in cielo e loro stessi, non sanno godere o godono assai poco
della sua paternità.
Il tutto forza è un perfetto osservante sul piano esterno, spesso anche
rigido con se stesso e con gli altri, all'interno é povero di passione e di entusiasmo. É un tipo concreto, gli piace tenere i piedi per terra, preferisce
guardarsi dal sentimento, badando piuttosto a darsi da fare senza perder
tempo a pensarci troppo su. E anche se moltiplica gli atti di culto celebrati con molta cura, non si lascia prendere dal mistero che celebra, stabilisce solo un contatto superficiale con il divino, onora Dio con le labbra, ma
con il cuore é lontano. Non c'è in tutto questo cattiva volontà, anzi, semmai volontarismo, cioè eccesso di volontà. Questo va messo in discussione,
perché é molto difficile che uno possa resistere a lungo nell'impegno spirituale chiedendo a se. stesso di fare le cose solo perché deve e vuole
farle. Primo o poi si stanca e lascia perdere.
20
Hai a disposizione il disegno di due bracci: scrivi al suo interno
quell’atteggiamento “tutto forza” che hai scoperto come caratte-
essere feriti….ma “l’altro” ci invita continuamente ad uscire dal guscio, a
dialogare...
• Come ti sei sentito nell’essere aiutato da un’altra persona ad alzarti e ad “aprirti“? Hai assecondato l’invito o fatto resistenza?
Qual è il tuo atteggiamento abituale nell’affrontare te stesso,
la vita, gli altri, Dio?
• Cosa hai provato quando hai aiutato tu l’altro ad aprirsi? Più impaziente, “salvatore”, invadente, o benevolente, attento, in ascolto
dell’altro...? Normalmente, nelle tue relazioni affettive, di amicizia,
di lavoro o di collaborazione che tipo di partner sei…?
Ascoltatemi! Se non dedicate tempo alla preghiera e non vi lasciate aiutare da una guida spirituale, la confusione del mondo può persino giungere a
soffocare la voce di Dio. Come è stato opportunamente notato da alcuni,
inseguendo il soddisfacimento dei propri bisogni immediati si perde la capacità di amare in nome di Cristo e non si è in grado di dare la vita per gli
altri come Egli invece ci ha insegnato.
Giovanni Paolo II
3.
PORTA QUALCOSA DI TUO…
“Billy, cosa hai portato di tuo?”, chiede l’insegnante.
49
e si mise a portarla, camminando accanto a lei.
Le donne si rivolsero al vecchio: “allora cosa dici dei nostri figli?”.
“Figli?” - esclamò stupito e meravigliato il vecchio saggio. “Io ho visto un
figlio solo!”.
rizzante nella tua esperienza. Che sia la sintesi di questo laboratorio.
Doni o talenti?
Quando pensiamo il nostro darci agli altri, quello che ci viene subito alla
mente, sono i nostri talenti unici: quelle capacità di fare cose speciali specialmente bene. Quando parliamo di talenti dimentichiamo che il nostro
vero dono non è tanto quello che possiamo fare, ma chi siamo. La vera domanda non è
“Cosa possiamo offrirci l’un l’altro?”
ma “Chi possiamo essere per gli altri?”.
È utile fare una distinzione tra talenti e doni. I nostri doni sono più importanti dei nostri talenti. Possiamo avere solo pochi talenti, ma abbiamo
molti doni. I nostri doni sono i molti modi coi quali esprimiamo la nostra umanità. Sono parte di ciò che siamo: amicizia, bontà, pazienza, gioia, pace,
perdono, gentilezza, amore, speranza, fiducia ecc. Questi sono i veri doni
da offrire agli altri. Ma i nostri doni rimangono spesso sepolti sotto i nostri talenti.
Fai un elenco dei tuoi Doni e dei tuoi Talenti.
DONI
2.
TALENTI
LASCIARSI APRIRE!
Spesso ci capita di chiuderci a riccio per delusione, rabbia, paura di
48
Tutto Cuore...
21
Hai visto delle immagini, ad ogni immagine associa il sentimento che hai
provato nel vedere quella scena:
Galleria dei Sentimenti
Le verità nascoste
Cast away
Training day
Codice swordfish
22
Tre donne andarono alla fontana per attingere acqua.
Li vicino, su una panca di pietra, sedeva un uomo anziano che osservava in silenzio ed ascoltava i loro
discorsi. Le donne lodavano i rispettivi figli.
“Mio figlio” - diceva la prima – “è così svelto ed agile che nessuno gli sta
alla pari”. “Mio figlio” - sosteneva la seconda – “canta come un usignolo.
Non c’è nessuno al mondo che possa vantare una voce bella come
l a
sua“.
“E tu, cosa dici di tuo fiPer riflettere
glio?” - chiesero alla terza
i tre figli?
renza c’è tra
fe
if
d
e
h
C
che stava in silenzio.
“Non so che cosa dire di mio
figlio?” - rispose la donna. “È
un bravo ragazzo, come ce ne
sono tanti. Non sa fare niente
di speciale…”.
Quando le anfore furono piene,
le tre donne ripresero la via di
er visto
hio dice di av
Perché il vecc
casa. Il vecchio le seguì per un
?”
“un figlio solo
pezzo di strada. Le anfore erano
pesanti, le braccia delle donne
stentavano a reggerle. Ad un
certo punto si fermarono per far
riposare le povere schiene doloranti.
per te questo
gnificato ha
si
le
ua
Q
Vennero loro incontro i tre giovaracconto?
ni.
Il primo improvvisò uno spettacolo: appoggiava le mani a terra e faceva la ruota con i piedi per aria, e
inanellava un salto
mortale dopo l’altro. Le donne lo guardarono estasiate: “che giovane abile!”
Il secondo giovane intonò una canzone. Aveva una voce splendida che ricamava armonie nell’aria come un usignolo. Le donne lo ascoltavano con le lacrime agli occhi: “è un angelo!”.
Il terzo giovane si diresse verso sua madre, prese la pesante anfora
47
\
PENSA DI TE IN MODO POSITIVO
Stimati! Per essere “affermati” bisogna cominciare dal credere in se
stessi; cerca di essere più cosciente delle tue forze e dei risultati, che
non dei tuoi fallimenti.
]
SII GENTILE CON TE STESSO
Più pronto a capirti che a giudicarti. Meglio tentare di capire: “What is in
me?” più che sedersi e dire: “ho sbagliato!” I giudizi rigidi su di te sono
come parassiti che ti distruggono!
^
Autumn in New York
CERCA CIÒ CHE È BUONO NEGLI ALTRI ED ESPRIMI IL
TUO APPREZZAMENTO. Sii un affermatore cronico della bontà, perché
è un atto d’amore che dà energia alle tue potenzialità interiori nascoste,
fino a scoprirti una persona meravigliosa. Chi afferma sarà affermato!
a
Armageddon
NON GIUDICARE GLI ALTRI O PRESUMERE DELLE LORO
INTENZIONI. Mai giocare a “fare la TAC” agli altri, non usare
pregiudizi. Se non sai, non presumere di sapere, è sempre meglio
chiedere.
`
Faccia a faccia
NON ESSERE CONTROLLATO DALLE TUE PAURE o inibizioni
paralizzanti, agisci contro di esse, allarga il tuo cuore (stratching). Se hai
paura, ma la cosa da fare è buona: Do It! (falla). Diventerai ammirevole.
Chi resta nel suo confort non diventa attraente.
_
I 13 spettri
Totò truffa 62
AMA GLI ALTRI. Desidera trovare la tua gioia nella loro.
Comincia con l’empatia. Amare è decisione e impegno per il bene dell’altro.
Una storia per scoprire…
La vita è bella
23
46
possiamo vederla anche negli altri.
Tutti abbiamo bisogno di uno sguardo, di un tocco...che ci dica: “you are
very good!” Anche tu ti sarai accorto di come ti senti bene quando ritorna
verso di te un’affermazione della tua dignità, bontà e bellezza. Allora, non
aspettare che siano gli altri ad “affermarti” e non ridurti ad elemosinare
stima, sii tu per primo “affermatore” della bontà che Dio ha visto in te nel
crearti, potrai così diventare capace di vedere e affermare la bontà che
Dio ha posto in ogni persona.
Chi non si ama, non può amare gli altri. Stimare se stessi è l’atteggiamento
di Maria nel Magnificat.
• Leggete i punti successivi e scegliete il punto che vi interpella di più
perché credete di doverci lavorare su!
10 “prerequisiti” per affermare la tua bontà e quella degli altri
X
ESPRIMI TUTTI I TUOI SENTIMENTI
“solo allora So che tu mi conosci…e ti posso credere quando mi affermi”
Non temere le relazioni dell’altro. Dire i tuoi sentimenti è l’elemento più
importante della comunicazione interpersonale. “Se comunico i miei
sentimenti, divento VICINO”. Provaci.
Y
SII TE STESSO
Esprimi ciò che pensi, che sei, cosa vuoi...il compito dell’altro è di ascoltarti. “Non dico La Verità, ma la Mia verità (ciò che capisco)”.
Z
SII ASSERTIVO: PRATICA LA STIMA DI TE!
Bilancia le risposte ai tuoi bisogni con la risposta ai bisogni degli altri.
Non farti mai “straccio da piedi” per nessuno; esigi il rispetto senza
mendicarlo.
[
I Verbi del Cuore
24
Ad ogni sentimento provato corrisponde un verbo.
RESISTI ALLA TENTAZIONE DI AUTOAFFERMARTI
Non essere uno che vende-propaganda la propria dignità. Fatti strada con
la verità di ciò che sei.
45
Individua i verbi che fanno “muovere” il tuo cuore e inseriscili nella tabella creando delle categorie separati: es. verbi della gioia, della tristezza,
ecc.
Sei buona solo a dirmi
cosa devo fare!
(accusa di Billy
all’insegnante)
Mica le piaccio?
(Billy prova a
spiegarsi perché
l’insegnante lo aiuta)
DANZA LA VITA
AL RITMO CHE
C’È IN TE!
I ragazzi fanno
pallone, pugilato,
lotta!
1.
I AM VERY GOOD!
I am very good: è l’affermazione della
(il padre a Billy)
SII SEMPRE TE
STESSO!
(l’insegnante a Billy)
• Per cosa si muove maggiormente il tuo cuore?
propria bontà. Solo
se la vediamo in noi,
E’ ORA DI AFFACCIARTI
ALLA VITA!
(il mandato dell’insegnante a
Billy)
Perché non provi
anche tu?
(l’invito
dell’insegnante a
BillY)
Il mio cuore:
il cuore ci dice cosa ci piace o non ci piace, cosa ci rende felici o ci
25
rattrista. Esso ci dice anche a quali persone teniamo di più e cosa proviamo nei confronti di chi conosciamo.
• Pensate a quali persone è riservato un posto nel vostro cuore. Dividete il cuore in tante parti, quante sono le persone che vi “abitano”.
In ognuna delle parti in cui avete diviso il cuore, scrivete il nome di una
persona che amate o a cui volete bene.
HO PAURA!
(Billy all’insegnante)
Cosa hai portato
di tuo?
(l’insegnante a Billy)
E’ NORMALE!
(l’insegnante di fronte
alle paure di Billy)
Che ci guadagna?
(domanda del fratello di
Billy all’insegnante)
Per
divisione...
Per chi c’è posto nel vostro cuore?
Quanto è grande questo posto?
C’è anche un posto libero?
26
l a
con-
M ET T ET ECI
L’A N IM A !
(l’insegnante alle
Perché lo fai?
(Billy all’insegnannte)
PERCHE’ NO?
(domanda di Billy al
padre sulla danza)
43
Genere:Commedia
Regia: Stephen Daldry
Interpreti: Jamie Bell (Billy), Julie Walters (signora Wilkinson), Jamie
Draven (Tony), Gary Lewis (il padre), Jean Heywood (la nonna), Stuart
Wells (Michael), Nicola Blackwell (Debbie), Mike Elliot (George Watson).
Nazionalità:Gran Bretagna
Distribuzione: United International Pictures
Anno di uscita: 2001
Orig.: Gran Bretagna (2000)
Sogg. e scenegg.: Lee Hall
Fotogr.(Panoramica/a colori): Brian Tufano
Mus.: Stephen Warbeck
Montagg.: John Wilson
Dur.: 110'
Produz.: Greg Brenman, Jon Finn.
Quanto è grande il posto che occupate nel vostro cuore?
Quanto amate voi stessi?
Questo esercizio è stato difficile?
Su chi siete stati insicuri?
Avete mai detto, in passato, di volervi bene?
Delle persone che ho nel cuore, quante non fanno parte della mia famiglia?
Quanto posto occupo io stesso?
Ho dimenticato qualcuno?
Che cosa apprezzo delle persone che ho racchiuso nel mio cuore?
Inghilterra del Nord, 1984. Nella palestra dove Billy, undici anni, frequenta gli allenamenti di boxe, si svolgono anche le lezioni di danza classica per
un gruppo di bambine all'incirca della stessa età. Billy si mostra tanto distratto dalla boxe quanto invece conquistato dalla magia dei movimenti del
ballo e ben presto sente l'impulso ad appendere i guantoni al chiodo per
partecipare agli esercizi ginnici. La maestra, signora Wilkinson, intuisce
che Billy ha un talento naturale, lo incoraggia e decide poi di dedicarsi
completamente a lui con l'obiettivo di arrivare a sostenere l'esame per
l'ammissione alla Royal Ballett School di Londra. Gli ostacoli sono rappresentati dal padre e dal fratello di Billy (la mamma é morta): minatori al
momento entrambi disoccupati e in sciopero senza stipendio. In mezzo a
tante difficoltà, il ballo appare come una cosa inutile e, dal punto di vista
maschile, controproducente. Deluso e amareggiato, Billy si lascia andare
ad una danza, alla quale assiste per caso il padre che finalmente si convince dell'importanza di dare un'occasione al figlio. Lo accompagna quindi a
Londra per l'audizione. Tornati a casa, aspettano la risposta, che é positiva. Quindici anni dopo, il papà, il fratello e Michael, l'amico d'infanzia, assistono con orgoglio al debutto di Billy come primo ballerino in un teatro
di Londra.
42
27
Il tutto cuore
Alcuni ritengono che per conoscere Dio sia soprattutto importante sentir-
lo dentro
Di solito il tutto cuore riduce l’amore a un emozione piacevole e il soggetto a un fascio di sensazioni positive, così che anche Dio diventa una di
queste emozioni. Ha così un esperienza instabile di Dio.
Il tipo tutto cuore alternerà facilmente nella sua esperienza di Dio, momenti di grandi entusiasmo a periodi di freddezza e disimpegno. Capace di
grandi promesse quando sente il Signore vicino, si deprime e si scoraggia
quando non avverte più l’emozione positiva.
Ha uno strano modo di valutare la preghiera come mezzo per incontrare
Dio: pensa d’aver pregato bene solo se ha avvertito un certo gusto, solo se
ha sperimentato la presenza di Dio come qualcosa di bello e attraente ed
esaltante. Naturalmente sarà portato a pregare solo quando si sente di
farlo. Non sopporta certamente i silenzi e le assenza di Dio. Non sa vivere
questi momenti come tempo favorevole di purificazione del suo stesso desiderio del divino, perché cresca sempre più l’attesa assieme al gusto e alla fatica della ricerca.
Si cercano più le consolazioni di Dio che il Dio della consolazione.
Si dimentica che Egli può venirci incontro in una forte esperienza, ma abita poi concretamente nel difficile intreccio delle vicende quotidiane che
reclamano donazione e coerenza d’impegno.
Nonostante le dichiarazioni d’amore dei tempi belli, in realtà ama poco il
suo Dio.
Il sentimentale è in realtà, un tipo poco amante. Si illude spesso di amare
tutti ma spesso non ama nessuno in concreto o si attacca a quelli dai quali
dai quali spera di ottenere affetto…costringe così Dio a dividere il posto
nel suo cuore con tanti altri amori in perpetua concorrenza tra loro.
• Quali degli aspetti del tutto cuore credi di avere, sottolineali con sincerità.
28
h.7:00
Celebrazione Eucaristica
h.8:00
Colazione
h.10:30
film: Billy Elliot
h.12:30
Pausa
h.13:30
Pranzo
h.16:00
Laboratorio: DANZA LA VITA
h.20.30
Cena
h.22.30
Serata Comunitaria
h.23.30
In Cappella: Puntare in Alto
h.24.00
Buona Notte
Billy Elliot
41
VISIONE
La particolare percezione o attitudine attraverso cui hai valutato
l’agente attivante. Cerca di definirla con chiarezza.
Hai a disposizione il disegno di un cuore scrivi al suo interno
quell’atteggiamento “tutto cuore” che hai scoperto come caratterizzante
nella tua esperienza. Che sia la sintesi di questo laboratorio.
CONTROLOGICA:
Formulazione della verità.
...che deve sostituire l’errore nel
modo sbagliato di pensare.
IL MODELLO DA SEGUIRE
Individua una persona (presente o
p as s a ta) ch e h a in car na to
l’attitudine che tu vorresti vivere.
ESPANSIONE
L’impegno, sforzo costante di dilatare il cuore e di vivere l’attitudine
individuata come vitale, oltrepassando la propria zona di sicurezza
(= di ristagno).
LA PREGHIERA
È chiedere a Dio di interagire con
noi, secondo la sua volontà.
40
29
Lunedì 26 agosto 2002
Appunta gli Slogan:
AGENTE ATTIVANTE
Può essere un evento, un pensiero,
un ricordo. Scrivi una descrizione di
fatti essenziale, senza emozioni.
REAZIONE EMOZIONALE
Sono i sentimenti e le emozioni che
hai provato. Usa parole che descrivano chiaramente i tuoi sentimenti
(gioia, tristezza, delusione…)
COMPORTAMENTO RISULTANTE
Ciò che hai fatto o non hai fatto come conseguenza dell’agente attivante e delle tue emozioni.
Il tuo Slogan di sintesi:
VERBALIZZAZIONE
Ciò che hai detto a te steso quando
è avvenuto il fatto. Scrivi l’esatta
citazione delle parole che hai detto
veramente a te stesso.
VISUALIZZAZIONE
La raffigurazione di te stesso in riferimento all’agente attivante. Disegna te stesso così come ti sei visto dentro di te.
30
39
IL MODELLO DA SEGUIRE
ESPANSIONE
LA PREGHIERA
38
Domenica 25 Agosto 2002
YHWH è un Dio che non abbandona
i suoi figli e tiene fede alle promesse.
Mosè parte dalla presenza del Signore...la sua missione sarà quella di
liberare il popolo d’Israele dalla
schiavitù egiziana...
Ecco, Signore, sono giovane, spesso
non so esprimere quello che ho dentro, ma insegnami ad essere artefice, insieme con te, del disegno della
mia vita.
Ed ora fai il tuo esercizio personale
h.7:00
h.8:00
h.8:45
Sveglia:
Colazione
Svegliati mio Cuore: momento di preghiera
h.9:30
h.9:45
Assemblea
Laboratorio: il Gomitolo
h.10:30
h.11:00
Prove dei canti
Celebrazione Eucaristica
h.12:30
h.13:30
Galleria degli Slogan
Pranzo
h.16:00
Deserto
h.20.30
Cena
h.22.00
Veglia di preghiera
h.23.30
Adorazione notturna
31
Il gomitolo...
Il gomitolo è il simbolo della propria vita interiore. Per arrivare al
“centro” siete invitati a srotolarlo, quasi a immagine dello scorrere dei
giorni della vostra vita. Lungo il filo troverete delle indicazioni che, partendo dalle cose più semplici e immediate, vi aiuteranno a procedere fino
al “cuore di voi stessi”. Ad ogni domanda cercate di rispondere con serietà, sincerità e... un tocco di simpatia, appuntando le vostre risposte negli
spazi sottostanti, ad ogni numero corrisponde un indicazione.
Non preoccupatevi se lungo il percorso non riuscirete a trovare tutte le
risposte.
Curiosità
Mosè vuole avvicinarsi, per contemplare da vicino questo insolito spettacolo...perché il roveto non brucia?
COMPORTAMENTO RISULTANTE
YHWH lo chiama
“Mosè, Mosè….eccomi! Non avvicinarti! Togliti i sandali perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!
Mosè gradualmente da una situazione di curiosità ad una situazione di
relazione con il Signore (segno del
togliersi i sandali). Inizialmente
sembra accogliere questa relazione.
VERBALIZZAZIONE
Gradualità, però non vuol dire relazione piena...infatti, dopo che
YHWH dice il suo nome...Mosè si
copre il volto….YHWH parla…affida
un compito a Mosè, quello di liberare Israele dalla mano
dell’Egitto…”ora va….Io ti mando dal
Faraone...fa’ uscire il mio popolo….
Mosè comincia ad obbedire.
VISUALIZZAZIONE
Questo YHWH dice qualcosa, parla
di una missione che sembra impossibile...qual è il nome di chi mi ha mandato? Non mi crederanno...
VISIONE
Credo che la domanda interiore di
Mosè sia stata “dormo o son desto?”
REAZIONE EMOZIONALE:
1.
2.
3.
4.
32
CONTROLOGICA:
Io non sono un buon parlatore...
Costui è il Dio dei miei padri, il Dio
di Abramo, di Isacco, di Giacobbe
ed io sono così piccolo….Io sarò con
Perdonami, Signore mio, manda chi la tua bocca e ti insegnerò ogni cosa.
vuoi mandare.
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VISIONE
La particolare percezione o attitudine attraverso cui hai valutato
l’agente attivante. Cerca di definirla con chiarezza.
CONTROLOGICA:
Formulazione della verità.
...che deve sostituire l’errore nel
modo sbagliato di pensare.
IL MODELLO DA SEGUIRE
Individua una persona (presente o
p as s a ta) ch e h a in car na to
l’attitudine che tu vorresti vivere.
ESPANSIONE
L’impegno, sforzo costante di dilatare il cuore e di vivere l’attitudine
individuata come vitale, oltrepassando la propria zona di sicurezza
(= di ristagno).
LA PREGHIERA
È chiedere a Dio di interagire con
noi, secondo la sua volontà.
Il testo biblico con cui ci confronteremo è Esodo 3; 4,17
AGENTE ATTIVANTE:
Il Roveto
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Mosè sta pascolando il gregge del
suocero Ietro ed improvvisamente
si imbatte in questo spettacolo. C’è
una fiamma che brucia, senza consumarsi...è la presenza di YHWH
(Dio), colui che non ha origine e non
ha fine .
5.
6.
7.
8.
9.
10
33
Il nostro si al deserto
Un piccolo esercizio di introduzione al deserto...
What’s in me?
<<Questa parola “deserto” è ben di più che un’espressione geografica che
ci richiama alla fantasia un pezzo di terra disabitato, assetato, arido e
vuoto di presenze.
Per chi si lascia cogliere dallo Spirito che anima la Parola di Dio,
“deserto”, è la ricerca di Dio nel silenzio, è un ponte sospeso gettato
dall’anima innamorata di Dio sull’abisso tenebroso del proprio spirito, sugli
strani e profondi crepacci della tentazione, sui precipizi insondabili delle
proprie paure che fanno ostacolo al cammino verso Dio>>
Carlo Carretto, Lettere dal deserto
A volte abbiamo bisogno di mettere a fuoco i sentimenti, le reazioni
che agitano nel nostro mondo interiore, a partire da un evento o da
un’incontro. Attraverso alcune dinamiche che qui illustreremo, proveremo a confrontarci con un testo biblico, ad immedesimarci nei personaggi di cui si racconta...insomma, forza con la fantasia!
AGENTE ATTIVANTE
Può essere un evento, un pensiero,
un ricordo. Scrivi una descrizione di
fatti essenziale, senza emozioni.
REAZIONE EMOZIONALE
Sono i sentimenti e le emozioni che
hai provato. Usa parole che descrivano chiaramente i tuoi sentimenti
(gioia, tristezza, delusione…)
Nel deserto per amare
Quando ci si ama, si vuol stare insieme
e quando si è insieme ci si desidera parlare.
Quando ci si ama, è penoso
avere sempre gente intorno.
Quando ci si ama, si vuole ascoltare l'altro,
solo,
senza che voci estranee ci vengano a turbare.
Per questo coloro che amano Dio
hanno sempre sognato il deserto,
per questo a coloro che l'amano
Dio non può rifiutarlo.
E sono sicura, mio Dio, che Tu mi ami
e che in questa vita così ostacolata,
stretta tutt'intorno dalla famiglia,
dagli amici e da tutti gli altri,
non può mancare quel deserto
in cui ti si può incontrare.
È il desiderio d’intimità d’amore con Dio che deve muovere i tuoi pas34
COMPORTAMENTO RISULTANTE Ciò che hai fatto o non hai fatto come conseguenza dell’agente attivante e delle tue emozioni.
VERBALIZZAZIONE
Ciò che hai detto a te steso quando
è avvenuto il fatto. Scrivi l’esatta
citazione delle parole che hai detto
veramente a te stesso.
VISUALIZZAZIONE
La raffigurazione di te stesso in riferimento all’agente attivante. Disegna te stesso così come ti sei visto dentro di te.
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Sussidio giovani - Azione Cattolica Italiana