SUSANNA, MON
AMOUR
INTROITUS MUSICALE
Libretto d'Opera
di Enrico Bernard
PRIMO ATTO
Liberamente ispirato al libro apocrifo
“Historia di Susanna e Daniel”
Scena prima
PERSONAGGI:
SUSANNA - figlia di Helikas e Debora–
JOJAKIM -ricco sposo di Susanna –
HELIKAS
DEBORA -consorte di helikasHASAJA e HASCHABJA -due anziani
dell’Alto ConsiglioCONSIGLIO DEGLI ANZIANI SACERDOTI
KYRUS DI ANSCHAN – Re persiano, novello
re di BabiloniaMITREDAT –Tesoriere della Corte di KyrusDANIEL –nominato anche BeltschazzarSAMUEL -amico di JojakimBOIA
FABBRO
DUE DONZELLE -serve di SusannaFAUNI
ASASEL -il demone del deserto-
Deserto, con pietre e massi. Sfondo: distesa di
sabbia a perdita d’occhio.
All’orizzonte si scorge una carovana di
cammelli. Soffia un leggero vento.
Compare Asasel.
ASASEL
Il sole brucia la pelle ed infiamma
Le desolate lande, la lucertola, la sabbia,
- Ecco la scena del presente dramma, E rovescia la sua ardente rabbia
Su tutto ciò che vive e che respira
Trasformando il mondo in una pira.
Io non soffro però il caldo persistente:
Il mio duro crine s’è fatto resistente
Al suo magma più che incandescente
Che pur abbattendosi sul mio capo
Né caldo né freddo mi fanno:
Ci mancherebbe solo che un diavolo
Nel suo inferno avesse un danno.
Il popolo d’Israele, un Caldeo, Sentinelle,
Guardia del carcere, La Fonte parlante della Vita,
Convitati, Servi, Musici e ballerini in casa di
Jojakim
Musici, Ballerini, Scrivano e Servitori alla corte
di Kyrus il Grande.
Ehi, laggiù qualcuno si nasconde
Alle frecce del sole furibonde
Sotto lunghe vesti e copricapi.
Cammelli, i cammelli in carovana:
Mercanti, predoni del deserto, beduini.
Altrimenti detto: poveri esserini
Che non devono dannarsi troppo l’anima
Per finire dritti dritti in pasto a Satana.
Il quale, per espugnarne il corpo,
Non aspetta neppure che sia morto:
Si sa quanto il male sia connaturato
A chi risolve i problemini di coscienza
Con la madre del dubbio, ossia la scienza.
(scorge Hasaja)
Ma ecco che torna alla carica
Quel superbo fariseo,
Vecchia capra di un giudeo,
Di certo vuole farsi consigliare
In qualche caso personale...
Salvo poi sparir senza pagare.
- Faccio meglio a scomparire io!
(si nasconde)
Luogo e Tempo: Babylonia, cerso il 538 a.C.
1
HASAJA
E sia! Avrai la mia anima per un buon consiglio,
Anche se davanti a te, sciacallo, sono io coniglio.
HASAJA
Dal grado dell’insolazione
Deduco che sono a destinazione,
La dove il diavolo è padrone
Il fuoco fa la parte del leone!
ASASEL
Spiegati meglio.
O Asasel, potente Demone, ascoltami!
Io ti invoco, aiuta questo tuo servitore;
Spiega le ali, discendi con tutto il tuo ardore,
Ti scongiuro, aiuta questo povero peccatore.
HASAJA
Ieri mi sentivo un po’ accaldato,
Il sangue mi pulsava sì fremente
che decisi di rinfrescar le tempie
immergendo il mio fumante capo
In fresce e pure acque di sorgente.
Fu allora che una timida creatura
Vestita soltanto della sua natura,
Bagnandosi come un uccellino
Nel laghetto al centro del giardino,
Un dardo mi conficcò nel cuoricino.
Mi nascosi nel canneto fitto fitto
E tra le piante facendo capolino
M’accorsi che il cor m’avea trafitto.
ASASEL: (in disparte)
Che dice questo povero vecchino?
Che avrei le ali come un Cherubino
O come un nobile uccello marino?
Ma se striscio fuori come un verme
Respirando zolfo dalle più scure caverne
Da quando fui cacciato dalle zone eterne!!
HASAJA (continua a implorare)
O consolatore della mia povera anima mortale,
La quale adora il fiore più bello del giardino
Ma da esso è trattato alla stregua d’un cane
E alla mia stirpe preferisce un ricco contadino!
ASASEL
Ed era riuscita così bella
Al pittore codesta colombella
Di cui decanti il dolce visino?
ASASEL (divertito tra sé)
Mi si spezza veramente il cuore!
La fronte gli s’imperla di sudore!
E’ un caso di non ricambiato amore?
(sale in cima al masso e da lì si rivela)
HASAJA
La pelle, come ammorbidita da latte caprino,
I seni, due mele da far felice il contadino,
I capelli, soffici e sciolti come seta al vento,
Gli occhi così azzurri da metterti il tormento,
Le sopracciglia arcuate come lo strumento
Da cui Amor scocca il suo micidiale dardo,
I fianchi più formosi mai visti in movimento,
Le cosce come una gazzella in fuga dal
leopardo,
Le gambe lunghe come colonne d’un tempio,
Le spalle a completare l’intero portamento:
Se tale Grazia non è un modello di bellezza,
Questo marcio mondo è tutto una schifezza!
Rispondi senza batter ciglio,
Altrimenti io d’aceto piglio.
Credi tu in tutto ciò ch’è libero nell’uomo?
Solo colui che si rivela capace di annullare
La distanza che separa desiderio e azione
Non merita di fare la fine del coglione.
HASAJA
O mio signore, luce dei miei occhi
Che tu asciughi pur se non li tocchi,
Degnati di rispondere al mio saluto:
Io non sono un adulatore astuto,
Ma l’essere più felice al mondo,
M’inchino a te che vieni dal profondo.
ASASEL
Amico!
Scherza con i fanti, ma lascia stare i Santi:
I quali sanno bene come elevarsi sopra
A tutto quello che è opera del Diabolico
Concentrandosi solo sui loro sacri canti
Per non cedere alla turpe tentazione
D’indurre l’altrui donne in perdizione.
ASASEL
(in tono confidenziale, anche se un po’
imbarazzato)
Basta così, amico. Son d’animo tenero.
Anzi, visto che stiamo parlando d’anime,
Credo che l’affaruccio potrebbe farsi serio.
HASAJA
Sono venuto per sentire il tuo sermone?
ASASEL
Parli tu che ti spacci per santone
2
Predicando dall’alto del pulpito
Ciò che è permesso o è proibito?
Con te non faccio affari,
Riprenditi i tuoi denari:
Nulla avrai da me a pagamento
Come se fossi la tua puttana
Che ti si concede per compenso
Dopo essersi tolta la sottana.
HASAJA
Basta!
Io voglio toccare, ciò che vidi fare mio,
Il corpo di Susanna bello come un Dio!
Ed ora pronunciati, Demone: come si fa
A trasformare un bel sogno in una realtà?
HASAJA
Non vuoi esser dunque remunerato?
Stai a veder che sono io il fortunato.
ASASEL (scuotendo la borsa)
Hai messo da parte un bel gruzzoletto,
Ma se l’ape regina vuoi portarti a letto,
Non di
miele,
Ma di pappa real non far difetto.
ASASEL
Te lo direi, ma non m’hai pagato ancora.
Il compenso è stato da tempo pattuito,
Paga e ogni tuo desiderio sarà esaudito.
HASAJA (estrae una borsa)
A te, questa borsa piena di monete.
HASAJA (divincolandosi)
Eccomi servito! Invece di addolcire
Le mie pene costui di più mi fa soffrire:
E’ così che tratti chi ti vuol servire?
E’ così che manifesti la tua benevolenza?
ASASEL
Monetine mie, tutte buone siete?
Fatevi assaggiare...
HASAJA
Mordi, mordi pure quanto vuoi,
L’oro resta oro anche sotto i denti tuoi.
ASASEL
La mia… che? - Ritieni la tua scienza
Di bugiardo capace d’ingannar il Diavolo
In persona? Quest’è un’impudenza:
Qualsiasi furfante o testa di cavolo,
Matta fino alla radice, sa bene
Che una firma comporta le sue pene.
ASASEL
Ahi! Putrido verme! - Delinquente!
Per colpa tua mi sono rotto un dente
(il Demone salta addosso ad Hasaja e lo getta in
terra per sedersi sul suo petto).
HASAJA
Di che parli? Quale firma?
Che imbroglione!
HASAJA
O dei del Cielo, accorrete in mio aiuto:
M’è piombato addosso il serpente astuto
Come una belva sulla sua inerme preda.
ASASEL
E’ iscritta nella tua ipocrita espressione,
Nelle brame carnali che pulsan nelle vene
Del peccatore incontenibil che si spreme
Per contaminar le spose di gente dabbene.
ASASEL
Lo faccio affinché tu la mia forza veda.
HASAJA
Non c’è macchia quando è il cuore
Ad imporsi sulla voce della coscienza.
HASAJA
Ma si può sapere che accidente ti ho fatto?
Lasciami, lasciami subito diavolo d’un matto.
HASAJA
Contentati, suvvia, della mia polpa,
Le anime rendon molto meno,
Non ti conviene farne il pieno.
ASASEL
Colui che non sopporta con rassegnazione
La solitaria eco della sua passione,
E che non sa farsi nemmeno una ragione
Che dei piaceri d’amor gioisca un altro,
Bensì col vile denaro e con fare scaltro
Tenta ogni via per soddisfare il desiderio,
Si caccia, t’assicuro, in un vicolo cieco.
ASASEL
HASAJA
ASASEL
Non prima che estinta sia la colpa.
3
Quel che dici è troppo bieco.
Forse hai ragione proprio tu
A dirmi di non pensarci più.
Via, spettri dei miei torbidi pensieri
Che avanzate dall’orizzonte troppo neri!
Per ingraziartelo: miglior consiglio non ti dò.
HASAJA
Subito!- Così va bene?- Esprimiti però!
ASASEL (gli preme il volto nella sabbia)
Divorami , maligno!
Arridimi, fortuna
Col tuo falso scrigno.
Sì, eterno Iddio
T’irrido io
Perché non trovo pace!
Simile alla brace
Dentro mi brucia
Libidine feroce!
Fa che io arda
Se ancora a lungo tarda
La mia purificazione.
ASASEL
Fai bene ad invocare la ragione,
Se la mente è in preda alla passione!
Ma anche quando il desiderio pare assopirsi,
L’essere umano è sempre pronto a ricascarci:
Come il sole del tramonto che a risvegliarsi
E’ primo per inseminar di raggi la volta celeste.
Ed ogni volta si ripete questo evento
Per farti ammirar lo spettacolo contento
Finchè battito nel tuo petto non sia spento.
HASAJA
Ti prego, ti scongiuro! Ingoiati la lingua
E non profferir più parola alcuna
O in alternativa riversa una laguna
Per sopir l’incendio che mi divampa dentro.
HASAJA (sputando sabbia)
E sia! - Amen. Contento? - E però
Non capisco che vuol dire tutto ciò!
ASASEL
Prima voglio di sentir un bel “AMEN”
Scaturir da quelle tue lascive labbra,
Che il nome di Satana invocarono,
A chiusa della preghiera che ti farà
Ripudiar sdegnato gli spiriti dell’ombra:
Reietti, indemoniati ed ogni altra essenza
Spergiura e derelitta che di Dio vuol fare senza.
ASASEL
Significa che devi portare un po’ di pazienza!
HASAJA
Mi fai – anzi, mi mi faccio io stesso orrore!
E sia, farò come raccomandi non appena
Nel cuore di Susanna farà breccia la mia pena.
Ma se non dovesse corrispondere il mio amore,
Dovrà rivoltarglisi dentro come una cancrena
Il cuore fino a collassare in preda del dolore.
HASAJA
Tutto qui? - Non ti sei sprecato!
HASAJA
Alla pazienza non ci son molto portato.
ASASEL
Va, e abbi fiducia nel tuo Fato.
ASASEL
E’ quanto basta. – Cosa è poco, cosa è tanto?
Nella patria dell’invidia regna il Sufficiente.
Ed ora, vecchio mio, fatti da parte:
Ho deciso di piantar un alberello.
ASASEL
Prometto d’aiutarti, ma vedi di star calmo.
Un ghigno diabolico dipinto sulla faccia
Rivela il tuo sentir, ti piaccia o non ti piaccia,
Somigli alla brutta copia d’un povero diavolo:
Dammi retta, troppa libidine: sciacquati il viso,
Ricomporti devi, fingi, ammicca ad un sorriso.
HASAJA
Un alberello in questo forno?
Qui, dove non cresce altro che la cenere?
Comincio a domandarmi chi di noi due
Dovrebbe preoccuparsi delle lune sue!
ASASEL
Chi vivrà, vedrà: questa è la sorte.
E tu sii felice nell’ora della morte.
HASAJA
Non vorrei pentirmi del gioco ch’è iniziato
Prima ancora di averlo incominciato.
HASAJA
Una parola colma di rancore
E’ tutto quel che ottengo?
E’ la passion d’amore?
Ma che bel ringraziamento!
ASASEL
Macché gioco! Non essere impulsivo, fratello
Caro! Cerca piuttosto con preghiere farti bello
Agli occhi di Malacoda: inginocchiati perciò
4
Quando si dice che il diavolo
fa le pentole ma non i coperchi!
(esce sconsolato)
ASASEL (solo)
E’ proprio vero che una mente priva di ragione
Ha bisogno di un sentiero contorto tra le frasche
Al suo contorto scopo, come ladro in altrui
tasche.
Ed io? Gli somiglio ? Certo, la sua anima
smarrita
Ha qualcosa in comune con la mia, ma il mio
scopo
È diverso dal suo. Più alto? Va un po’ a spiegare
al topo
Di laboratorio che corre sulla giostra fino a
morire,
Dove stanno alto e basso in questa caotica
creazione
In cui la materia non fa altro che nascere e finire
E che eleva a suo principio l’eterna
trasformazione,
L’alternarsi di luce ed ombra senz’altra
soluzione.
Ah! Luce! Di luce qui ce n’è forse in
abbondanza;
Più di quanta possa accumularne Vulcano in una
stanza!
Suvvia, diamoci da fare, rastrelliamo bene il
pavimento
Affinché l’alberello cresca diventando un
monumento
Alla frescura. Poi finisca pure il mondo, me ne
frego:
Come i sogni sopravvivon a chi sogna non mi
spiego.
(MUSICA FESTOSA )
Al ruggito del leone cambia la scena.
5
Scena seconda
Lo splendido salone della casa di Jojakims.
BALLETTO: danza di fanciulle intorno a
Susanna la cui presenza però è nascosta da un
velo. Numerosi ospiti della festa tra cui I due
Anziani membri del Consiglio.
A che cosa ti riferisci sospirando?
DEBORA
Temo che Jojakim sia deluso quando
Apprenderà l’ammontare della dote.
HELIKAS
Come se al mare abbisognasse pioggia
O volesse lesinare meduse sulla spiaggia.
Non vorrai scherzare, Debora. Tuo cognato
È così ricco da non poter esser preoccupato
Di quanto gli costi questa meravigliosa festa,
Nè pensarai che di denaro gli passi per la testa
Ora che si è appena con Susanna fidanzato.
HELIKAS
I passi di danza delle fanciulle in fiore
Mi procuran gioia col dolcissimo rumore
Di una musica celestiale, mentre il cuore
Mio sensibile trabocca tutto quell’amore
Di cui gli angeli non fecero risparmio
Affinché Susanna, la mia cara figlioletta,
Andasse in sposa ad uno dei più ricchi
Ed onorati Giudei di questa terra santa.
DEBORA
Guarda lì!
Entra Debora.
HELIKAS
Che cosa ?
DEBORA
Caro Helikas, fai festa qui solo soletto?
Non vogliamo godere insieme del diletto
Rallegrandoci del miracoloso evento
Voluto da Jahve che dalle catene ci ha redento
Riservandoci la sorte di suo popol prediletto?
Solleva il calice e goditi nel petto
L’onore che ad entrambi vien concesso.
A ciò si aggiunge che quel gentile sesso,
Che in quanto a orgoglio non certo fa difetto
Se c’è da farsi saltar qualche grilletto,
Si è ormai al voler nostro sottomesso
Mostrando la sua indole santa e pura
Come è della nostra Susanna la natura.
DEBORA
Chi ci onora della sua presenza!
(indica agli Anziani che si intrattengono in
diversi punti del salone).
HELIKAS
E non hanno niente da mangiare e da bere!
Ehi, cameriere!
CAMERIERE
Signore?
HELIKAS
Perdona, vuoi divider con me la fortuna:
Ma scaturì dal tuo grembo tra gli affanni
Del parto, ora sono già diciannove anni.
HELIKAS
Occupati di loro, portagli un bicchiere!
Sono stati nominati dal Consiglio Supremo
a giudicare ciò che Jahve severamente vieta.
Fa attenzione a che non prendan come offesa,
Alla fin fine, un’ospitaltà misera e irrispettosa.
DEBORA
E una metà del giorno.
CAMERIERE
Corro a servire.
HELIKAS
Caspita, Debora, sai far ben di conto!
E tuttavia non succederà giammai,
Lo spero, che in piccolezze tu ti perderai,
Dal momento che il destino sempre arriva
A ripagare quanto diamo. Ma ora evviva!
Godiamoci questo giorno di festa ed allegria!
DEBORA
Hanno un bel da fare, gli si fanno tutti intorno.
Non appena uno di loro ci viene incontro
Ecco che lo segue un altro di rango maggiore:
Al completo s’avvicina il Consiglio Superiore.
Non credo ai miei occhi: che nonostante la nostra
Condizione, non siamo né ricchi né famosi, ci
tocchi
Una simile fortuna tutta in una volta, come
Scroscio di pioggia scaturito da nube benevola
che stende su un deserto la sua mano benedetta!
DEBORA
Rallegriamoci del tempo e di tutto quello
Che di bello esso ha oggi deciso per noi
Senza angustiarci con pensieri tetri.
HELIKAS
6
Ma insomma: si può sapere dov’è Susanna?
Per ringraziarti di cuore
Da persona educata
Delle tue belle parole.
HELIKAS
Non ne ho idea!
E’ disdicevole lasciare gli Anziani nel salone
Da soli in attesa del benvenuto del padrone.
Da’ un’occhiata di là, cerca di trovarla,
Mentre io vado a vedere da un’altra parte.
SAMUEL
Debora, puoi dirti fortunata:
La bellezza è un bene ereditario,
Si trasmette solo su un binario,
Tutto ciò che v’è racchiuso
Nei tratti della tua ragazza,
E che ne rivela la grazia del sorriso,
Lo deve alla dolcezza
Che sua madre porta in viso.
(si eclissano entrambi in direzioni diverse)
SAMUEL
(dalla parte opposta del salone)
Quanti nobili spiriti si trovan oggi qui riuniti
Nel degnarsi di festeggiare insieme a noi,
Com’è squisito il profumino dell’arrosto
E rubicondo il vino stilato dalle antiche botti,
L’abbondanza è superiore alla mia fantasia
Il cui limite è dato sol dall’immaginazione.
Quando in una casa alberga simile fortuna
Che lottando col male si mantiene in vita,
La sventura per sempre vien bandita.
Pensieri di sciagure, allontanatevi da me,
Svanite come fumo in un alito di brezza,
Lasciate da parte tutti i dubbi ed i perché,
Cantate gloria a Dio e alla Sua grandezza!
DEBORA
Astuto adulatore,
Lascia che la tua fronte,
Degna dei nostri santi avi,
Sia inumidita da un bacio
Di quelle labbra che tu
Con devozione decantavi.
Ti ringrazio, devo andare!
(lo bacia di sfuggita sulla fronte).
SAMUEL
Debora, ascolta, ancora una parola…
(Debora esce di fretta)
Ma lei purtoppo non mi sente:
Potremmo rimpiangere amaramente
Di non riuscire a cogliere i segnali
Del destino taglienti come pugnali.
(tra sé)
Se si fosse soffermata solo un altro istante
Avrebbe sicuramente tratto insegnamento
Dal sapere le cose che mi assillano dentro,
Anche se, è ciò che temo, i miei pensieri
Non si addicono alle aspirazioni
Di onori e di potere che nel suo petto
Albergano in silenzio già da tempo.
Sì, una nobile congrega si sofferma
In questa casa, lo vedo, ambasciatori
Sono inviati dalle Cariche più alte,
Eppure che il loro ufficio sia da essi
Rappresentato come si deve, che il loro
Degno portamento che viene ostentato,
Lo sguardo benevolo, la voce melliflua,
Che tutte queste manifestazioni di virtù
Non siano in verità subdole finzioni,
Ebbene sono queste le mie ossessioni.
Ah! Chi inviterebbe maestosi leoni
E carezzerebbe la loro fluente criniera
Senza temere la loro potente dentiera?!
E chi sonerebbe il flauto ai serpenti
Pieni di veleno nei loro aguzzi denti,
Confidando nella musica e nell’incanto
Per tenerli a bada all’interno della cesta!?
Eppure, - provo uno strano turbamento,
Un qualcosa di malvagio aleggiare sento,
In cerca di una preda da divorare dopo
Come il gatto che già pregusta il topo.
DEBORA (giungendo in fretta)
Oggi non voglio vederti così assente,
Sprofondato in una realtà inquietante,
Spazza via tutti gli incubi dalla mente
E goditi con noi la festa del presente.
O Samuel, amico caro, dimmi, hai visto
Il padrone di casa, il mio Jojakim,
Oppure mia figlia? Sappi che un nobile
Convivio è in attesa a tavola e brama
Di poterli finalmente omaggiare.
SAMUEL
Che cosa? - Chi brama?
Omaggiare?- Come?Ah, la tua bella figlia!
L’ho appena vista danzare,
Pur velata,
La bella caviglia
La sua presenza ha rivelata.
DEBORA
Adesso sono troppo emozionata
7
E se a mirar la padroncina ha preso gusto,
Certamente lo farà con quella compiacenza
Con cui gli anziani manifestan benevolenza.
PRIMO CONVITATO
Ora sveglia, Samuel, insieme si fa festa.
(scuote Samuel)
Dì, perché quest’espressione mesta?
SECONDO CONVITATO
Appunto: tu vedi fantasmi dove non ci sono.
SAMUEL
Sarà come dici. Ed è questo a preoccuparmi;
Fantasmi che, in carne ed ossa rivestiti,
Continuano ad aggirarsi in vita imputriditi.
SECONDO CONVITATO
Sembra che una maschera di morte
Abbia spento il tuo volto sorridente
Come se cupo fosse il corso della sorte
Che qui invece si festeggia allegramente.
SECONDO CONVITATO
Troppo presto maledici
Una giornata come questa:
Non bisogno fasciarsi la testa
Solo per un’idea molesta.
SAMUEL
Scusate, ma oggi non mi sento molto in vena,
Qualcosa mi distoglie – e mi fa stare in pena.
SAMUEL
Saggio consiglio per uno stupido presentimento.
PRIMO CONVITATO
Davvero? - Una fanciulla ti crea qualche
problema?
Su, su, il tuo naso parla da solo, lo vedo come
Sta dritto sensualmente puntato verso il cielo
Come ad acchiappare la coda di una
beneaugurante
Cometa che esaudisce i desideri degli
innamorati.
PRIMO CONVITATO
E allora smettila con quel muso brontolone
Che ha più pensieri che pulci nel barbone.
SECONDO CONVITATO
(tirando la barba a Samuel)
E se dalla tua pelosissima vegetazione
Dovesse emergere un profeta incapace
Di dire una profezia un po’ più carina,
Soffocacelo dentro con una preghierina.
SAMUEL
E’ ancora giorno, e non si vedono le stelle.
No, no! State tranquilli, vincerò questa follia:
Trascorsa la notte, svanita è l’ubriacatura
E l’anima, almeno spero, ancora più matura
Riemergerà dal buio percependosi già pura.
I due convitati escono prendendo tra loro
Samuel.
SERVITORE
(rivolgendosi al primo Anziano)
Nobile signore,
Gradisci un assaggino
Di questo sottile sformatino
Che bene s’accompagna
Con un po’ di vino
Prodotto nella vigna
Qui vicino.
SECONDO CONVITATO
Molto ben detto!
Simili asserzioni sulla bocca dello sciocco
Sono come brace su cui soffia lo scirocco.
SAMUEL
Anche se ad accendersi son passioni spente?
Mi riferisco, ascoltatemi bene, a coloro i quali
Davanti alla bella gioventù sbavan da animali
Eccone lì un classico esempio: il più anziano
(indica Hasaja)
Fra tutti, seppur circondato d’ogni onore,
Pensate un po’!, non fa che lanciare sguardi
Sfacciati e carichi di irrefrenabile passione
Con la fronte completamente imperlata di sudore
In direzione del seno di Susanna: me ne accorsi
Ieri, anche se lui crede di averli ben nascosti.
HASAJA
Grazie ragazzo, ne prenderò un pezzetto:
Vino e spuntino apprezza il vecchietto
Che deve fare quotidianamente i conti
Con una vita morigerata e priva di spunti.
SERVITORE
Ah, signore! Degnami della tua attenzione:
Fossi io l’anziano che sei, di nobile lignaggio,
Fossi istruito, come tu sei, o mio rabbino saggio!
Invece, guarda, anche per me il pane e il vino
PRIMO CONVITATO
Suvvia, Samuel! Hasaja è un uomo giusto,
8
Dall’infanzia rappresentano qualcosa di divino.
Forse che la nostra vita eterna comincia solo
Quando l’ultimo nostro fiato ha preso il volo?
Cercherò di consolarti esprimendo il mio
pensiero
Che l’Universo e Dio si compenetrano a
vicenda,
E che soltanto il perenne mutamento crea la vita
Di quell’unica grande Anima, da cui la nostra
prende
Ciò che serve per il suo rinnovamento e poi lo
rende.
Che egli aveva appena emanata dalla sua bocca:
Un gioco diabolico trasformato in passatempo.
HASAJA
Proprio vero! E guarda, nella gabbia dorata
l’orso
E la pantera sonnecchiano senza darsi un
morso.
Dalla voliera ho anche sentiti risuonare i canti
Di specie d’uccelli a noi ancor oggi
sconosciute
Sicuramente abituate a solcare l’aria d’altri cieli.
HASAJA
Guarda un po’! Ho a che fare con un filosofo;
Una piccola fioritura di quella disciplina
Che un Persiano ha trapiantato in Grecia!
Vedo, amico, che sei carino e sbarbatello:
Il tempo non t’ha lasciato segni di coltello,
La saggezza non ti trattiene dal fare il saputello,
Le sofferenze non han scavato profonde rughe
Sulle tue gote lisce come asino a caccia di
carrube.
HASCHABJA
Ma lasciamo gli uccelli svolazzare
E, passando dalle bellezze del cielo
A quelle della terra, tu mi sai indicare
Quale sia Susanna tra quelle con il velo?
HASAJA
Lei, non l’ho ancora vista da vicino
Ho potuto solo ammirar il suo giardino.
HASCHABJA
Anch’io ho attraversato
L’incantevole palmeto
Elargendo la mia benedizione
Affinché la siccità
Che imperversando sta
Non rinsecchi la vegetazione.
HASCHABJA
(posa il braccio sulle spalle di Hasaja)
Ma
senti !
Ehi! Vecchio non vantarti di essere assennato,
Se fino a poco fa piangevi come un neonato.
HASAJA
Questo è parlar con nobiltà,
Il giardino è fonte di riposo.
HASAJA
Haschabja,
Possa tu vivere altri cent’anni
Senza incappare in quei malanni
Che minano la bella giovinezza
E il cui peso si chiama saggezza.
HASCHABJA
Ma ecco che arriva il ricco sposo!
(entra Jojakim)
HASCHABJA
Ti ringrazio, o anima gemella, sii il benvenuto!
JOJAKIM
La vostra nobile presenza
Mi rende immenso onore,
A voi uomini di scienza
Sia aperta casa e cuore.
SERVITORE
Se tutte le anime fossero come le vostre,
Sarebbe inutile riempirne il mondo di diverse.
Scusate signori, ma il dovere mi chiama.
(si allontana)
HASCHABJA
Questi due vecchi saggi
Alla perla del tuo amore
Voglion rendere gli omaggi.
HASCHABJA
Costosa festa quella a cui siamo oggi invitati;
Lo splendore delle sale dai marmi impreziositi
E’ ulterioremente arricchito da esotiche portate
Che, si mormora in giro, provengon d’oltremare.
L’eccentricità vuole dare spettacolo di se stessa.
Ecco là : un mangiatore di fuoco ingoia la
fiamma
JOJAKIM
Le perle non sono conscie del loro valore.
E infine la morte ne appanna lo splendore.
HASAJA
Parli come se fossi più anziano di noi;
9
E’ sbagliato diventar saggio prima del tempo!Così facendo ti privi della cosa più preziosa
Che il mondo possa darti: l’ingenuità.
Anche gli agnelli che saranno sbranati dal lupo
È meglio non sospettino del lor destino cupo.
Scusate la giovanile presunzione,
O saggi, meriterei una punizione!
HASCHABIA (benevolmente)
E sia, sei perdonato,
Data la tua attuale condizione
Di sposo infervorato.
JOJAKIM
Hasaja, devo trarre da ciò la conseguenza
Che fortunato è chi vive nell’ignoranza?
Dovrei serrare gli occhi, sognando scioccamente
Senza tener conto della luce e della mente?
HASAJA
Ma non approfitare della situazione.
(Susanna si avvicina con grazia)
HASCHABJA
Basta! Questi contenuti
Son del tutto inadeguati
Ad una allegra festa
In cui Dio si manifesta.
SUSANNA
Siate benvenuti, Rabbini,
E gradite la nostra riconoscenza,
Per la vostra onorata presenza,
Benediceteci come si fa coi bambini
Che verranno ad allietare l’esistenza.
HASAJA
Va bene, fratello!
Tuttavia allo sbarbatello
Che fa tanto il saputello
Va pure insegnato
Un po’ di quel santo rispetto
Che sempre è dovuto
All’anzianetto.
(a Jojakim)
Tu avrai pure assemblato montagne di ricchezza,
Che il misero popolo - dal quale pur nascesti
Come un seme nella tempesta e il cui sangue
Ti scorre nelle vene – non si sogna neppure;
Ti sarai pure procurato una donna speciale,
Tuttavia le bellezze del mondo superiore
Tu non sarai mai in grado di possederle!
Lassù ci si preoccupa di più….
JOJAKIM (divertito)
Ma prima che cominci ad allattare,
Lascia che sia io il primo a baciare!
(Si baciano)
HASAJA
Quanto sono carini!
HASCHABJA (in disparte)
Il diavolo ci mette sempre la coda!
SUSANNA
Come, prego?
HASCHABJA
Dicevo:
Bello l’amor che non si nasconde!
Continuate a unir le vostre sponde
Come il mare che bacia la costa
E non cela intenzione riposta.
JOJAKIM (lo interrompe)
Chiedo
scusa!
Dove potrei trovare più felicità,
Almeno quella che si addice all’uomo,
Se non nel matrimonio
Con un’impareggiabile beltà?
HASAJA
(sottovoce al secondo anziano mentre i due si
baciano ancora)
Ah! non ha mai visto l’occhio mio
Donna più perfetta creata da Dio.
HASAJA (rabbuiato)
In Dio la puoi trovar, l’Onnipotente!
HASCHABJA
Mi manca l’aria, non respiro,
La sua bellezza è un martirio!
(con un fil di voce)
Statevi bene, o gente felice;
E festeggiate, finché gli angeli
Non scoppieranno di gelosia
Per queste ore troppo liete, in fede mia.
HASCHABJA
In Jahve, la nostra luce!
JOJAKIM (china il capo)
Che sciocco, perdonatemi,
O guardiani della divina legge!
Son devoto servo del Sinedrio;
10
HELIKAS (soggiunge con Debora)
Ma no! Ve ne state per andare
Prima ancora che la danza
Riattivi la circolazione stanca?
I musicisti vanno a cominciare,
Accomodatevi nell’altra stanza.
DANIEL
Attualmente,
Almeno per quanto concerne questo luogo
E questo tempo, rotola come sempre.
Tuttavia già domani potrebbe tarsformarsi
In un ammasso di macerie fumanti accendendosi
Come un sole nelle devastanti distruzioni della
guerra
Che rappresenta il vero inferno sulla terra.
HASAJA
Perdona, non possiamo farne a meno,
L’anziano ha difficoltà nel respirare.
Lo accompagno fuori senza disturbare.
Sta male, non prendetelo per scemo.
SAMUEL
Un pensiero assai spiacevole!
No, Daniel, lasciaci sperare
Che l’angelo del male
Resti a lungo prigioniero
Nei meandri del suo impero
Di lava e cenere fumante
SUSANNA
Che peccato. La festa perde in questo modo
La cosa più preziosa, la vostra saggezza.
HASAJA
Bambina, consolati nella certezza
Che presto ci incotreremo nuovamente.
In attesa che mio fratello si senta meglio
Chiedo a Dio di benedire questa dimora,
Quale Suo ministro l’invoco ad alta voce:
(guardando il cielo)
Da’ pace a questa coppia di novelli sposi
E che il cielo nel bisogno su di lor si posi.
DANIEL
Ciò che risuona dal profondo
Prima o poi perviene al mondo.
Ora andiamo – cominciano le danze!
Musica festosa.
Scena terza
(deserto, come nella scena prima. Venticello
leggero, compare Haschabja.)
JOJAKIM
Amen! (Esce con Susanna)
HASCHABJA
In questo inferno di sabbia
Cerco di smaltire la mia rabbia,
E di lenire il gran dolore
Che sento nel mio cuore.
HELIKAS E DEBORA
Amen!
(compare Daniel)
DANIEL
Amen.- Lo dico anch’io.
Maledetto fu quel bacio
Dei due futuri sposi
Che suscitò la gelosia
Attizzata dalla bramosia.
(I due anziani si inchinano a Daniel comparso
all’improvviso ed escono)
E per soddisfare la mia voglia
Di possedere la fanciulla
Chiedo aiuto al dio del nulla
Bussando alla sua soglia.
SAMUEL
(a Daniel appartandosi)
La tua presenza rallegra il mio stato animo
Altrimenti sconsolato, poiché Dio Giudice
E’ vicino per proteggerci da coloro che dietro
A parole sdolcinate nascondono pensieri
velenosi.
Che cosa ci tu fai qui, Baltazzarre, amico caro,
Che di El Schaddai per salvare Giuda fosti
l’emissario?
Sento un rantolo affannoso
Come il respiro di qualcuno
Che nel deserto afoso
Ha deciso d’esalare l’anima.
Ecco, lì c’è qualcosa, proprio vicino a quel
cespuglio
Che si muove! – Ehilà! Chi sei? Parla!
DANIEL
Prego, digiuno ed osservo il mondo.
ASASEL
(debolmente)
La lingua secca
SAMUEL
E ti piace?
11
Appiccicata s’è alla gola,
Non riesco a profferir parola.
Mio buon signore,
Non avresti un po’ d’acqua?
Ma ti capisco a stento.
Non è forse un sentimento
Che ti sospinse come il vento
Su questo mare estinto?
HASCHABJA (piegandosi su di lui)
L’acqua è un bene prezioso
Di cui non posso esser generoso.
HASCHABJA
E sia, mi hai convinto.
(aiutandolo ad alzarsi)
E’ l’amore che mi ha spinto...
ASASEL
Mi respingi come uno straccione
Sordo al mio grido di aiuto,
Ma anche un cane ha più fiuto
E riconosce d’istinto il suo padrone.
ASASEL
Ma quale amore, mente cintrulla!
Io sono la tua parte peggiore!
Dove rimane la fanciulla?
HASCHABJA
(passandogli una borraccia)
Bevi un goccio e taglia corto,
Poi sparisci quando sei risorto!
HASCHABJA
Presso la fonte di un giardino
Sta per immergere il piedino.
ASASEL
Pensi che comunque io sia già morto?
Risparmia l’acqua per lavarti le lacrime,
Perché se crepo io - a te va tutto storto.
(Beve a garganella)
ASASEL
E le sue dolci labbra?
HASCHABJA
Ah, se solo potessi assaporare,
Del suo corpo il nettare leccare!
ASASEL
E allora leccala quanto ti pare;
E se lei si mette a strillare,
Non la devi che ammazzare.
Ecco che ti passa per la mente!
HASCHABJA
Vacci piano con la borraccia,
Non ti ci devi lavar la faccia!
Lasciamene una goccia!
ASASEL
Una goccia o un granello?
Indovina indovinello!
HASCHABJA (singhiozza)
Come fai a sapere ad essere cosciente
Di ciò che in me è così presente?
HASCHABJA
Tramutasti l’acqua in sabbia
Con la tua gola più secca
Di quella del diavolo!
ASASEL
Dio ti creò a sua somiglianza
Dividendo dell’uomo la sostanza:
Sopra la cintola risiede il bene
Sotto la cintola risiede il male.
Ecco spiegate in breve le tue pene.
ASASEL
Adesso vedi di non esagerare,
Sono soltanto il tuo demone interiore.
Un semplice essere inferiore
Che trae forza da ciò che hai dentro
E che può ben dirsi contento
Quando riesce a modellare
Il mondo a suo piacimento.
HASCHABJA
Non capisco le tue parole a parare dove vanno.
ASASEL
Solo se prendi per oro colato la parola
dell’inganno
Potrai insinuare, senza vergogna e senza
malanno,
La tua lingua da serpente nell’ombelico di
Susanna
Che è più dolce da leccare di un gelato con la
panna.
HASCHABJA
E’ dato a Dio soltanto
Di fare del mondo
Il Suo girotondo.
ASASEL
Tu parli ed io ti sento,
12
HASCHABJA
(impaurito, ma con lascivo interesse)
E quale sarebbe la parola del Signor del Nulla?
E’ forse più oscura di un vagito dalla culla?
In ginocchio, arriva la tua sorte!
HASCHABJA
Va bene così? Su, comincia!
Della tua preghiera sconcia
Ne farò il mio inno.
ASASEL
Non più oscura del grembo
Della giovane fanciulla,
Per la quale stai smaniando.
ASASEL (gli versa sabbia in bocca)
Divorami , maligno!
Arridimi, fortuna
Col tuo falso scrigno.
Sì, eterno Iddio
T’irrido io
Perché non trovo pace!
Simile alla brace
Dentro mi brucia
Libidine feroce!
Fa che io arda
Se ancora a lungo tarda
La mia purificazione.
(gli da un calcio)
HASCHABJA
Vade retro, diavolo tentatore!
ASASEL
Macché tentatore! Per tentare,
Dovrei prima creare
L’oggetto della tentazione
Come pure della perdizione.
Non sono dunque io
Il responsabile principale
Di quel che chiami “il male”.
Rivolgiti piuttosto al tuo Dio
Che l’anima bestiale
Dell’istinto primordiale
Al lato razionale
Della tua coscienza
Ha forgiato a quintessenza!
HASCHABJA
Allora, amen.
ASASEL
Con che dolcezza l’hai pronunciato, rabbino.
Quasi come se niente fosse, da cretino!
HASCHABJA
Ah, demonio!
Fammi provare l’ebbrezza
D’una rinnovata giovinezza.
HASCHABJA
Non so come faccio a sopportare la tortura,
Oltre ai calci devo tenermi anche la tua ingiuria,
Mi consolo sperando che sia a fin di bene.
Dimmi solo,
che consigli per alleviare le mie pene?
ASASEL
Prima viene il tuo Amen a chiusa del mio salmo,
Testimonianza di poteri, di arcane onnipotenze,
Del cavernoso inferno, orrendo inganno e di
spergiuri,
E poi seminerò ciò che solo nell’ombra dà i
suoi frutti.
ASASEL
Consiglio “calma e sangue freddo”.
HASCHABJA
Un controsenso.
HASCHABJA
Nonostante l’afa e la calura un brivido
Mi percorre la spina dorsale annullando
Ogni barlume di coscienza, quegli ultimi
Residui di virtù che ancora resistevano
Nel peccatore dominato dagli impulsi:
E’ costui a voler fare affari con te, Asasel!
ASASEL
Spesso agli esseri umani
Sfugge il senso degli arcani.
Mentre chiaro è a noi demoni
Che qualunque proibizione
Contenuta dai sermoni
Comporta trasgressione.
E
sia,
Ci sto, se mi aiuti ad ingannar la morte,
Sarà tua questa povera anima mia.
Scena quarta.
ASASEL
13
Giardino di Jojakim. Haschabja si nasconde
furtivamente tra i cespugli ai bordi del laghetto;
cinguettii di uccelli e il lieve scroscio di una
fontana.
Tra le palme a soffiare è solo il vento.
Ah, non preoccuparti, qui non c’è altro
Che l’occhio di Dio a scrutarci dall’alto.
SUSANNA
Mi era parso di udire qualcosa.
HASCHABJA
Nascondi vegetazione la mia presenza,
Occulta fogliame la mia parvenza
Voglio godermi l’avvenenza
Di colei che di Venere è l’essenza.
SECONDA DAMIGELLA
Ah no, ah
no!
Sarà stato un semplice spostamento d’aria.
Sopraggiunge Susanna in compagnia di due
damigelle.
SUSANNA
Mi rendo conto che certe volte le paure
Mi fan vedere cose inesistenti, come figure
Di esseri depravati a caccia di nude prede.
Povera me che fantasmi ovunque vede!
PRIMA DAMIGELLA
L’ho detto e ripetuto almeno cento volte:
Non c’è nessuno, puoi spogliarti senza colpe.
SUSANNA
Ne sei certa?
PRIMA DAMIGELLA
La paura fa crescere ali che invece, o Susanna,
Sono concesse solamente agli angeli.
E se dovessero spuntare sulle tue spalle,
Sta attenta che non t’inducano a confondere
Il cielo con la terra su cui posi i piedi.
PRIMA DAMIGELLA
Vengo appunto dall’ingresso del giardino
E ho constatato che la luce, come dal sole
Costretta a fermarsi alle soglie dell’Eden,
Non evidenzia più nessuno qui vicino.
SECONDA DAMIGELLA
Somigli già tanto a quelle creature, dico io!,
Celesti dalle bionde trecce benedette da Dio.
SUSANNA
Bene! Dov’è l’unguento, il profumato balsamo?
Esso rinfresca la pelle recandole un sollievo
sano.
SUSANNA
Ditemi: chi di voi ha mai visto un angelo?
SECOND DAMIGELLA
Ho preso tutti i flacconi, come tu mi ordinasti.
HASCHABJA (tra sé)
Io: ne sto giustappunto
Vedendo uno su questa sponda.
SUSANNA
SUSANNA (nuovamente spaventata)
Ecco: ancora un mormorio dell’onda!
Siete proprie sorde se non riuscite a sentirlo!
Brava!
Poggiali sul bordo del laghetto e stendi i teli:
Poi allontanati, voglio fare il bagno senza veli.
Il vecchio si va a nascondere dietro la sorgente.
PRIMA DAMIGELLA
Vado a controllare.
PRIMA DAMIGELLA
E’ proprio una splendida giornata estiva;
La sorgente ti culla con la sua litania
Rinfrescando il laghetto con acqua sorgiva.
SUSANNA
Presto! E tu guarda da quell’altra parte!
Non è raro che l’ansia risulti fondata,
E peggio sarebbe un’angoscia inverata.
HASCHABJA (tra sé)
Questa fontana piange lacrime amare, cara mia.
Le damigelle controllano timorosamente tra i
cespugli.
SUSANNA
Zitte!
Dal fogliame udii un timido lamento!
SECONDA DAMIGELLA
Qui non c’è altro che fogliame al vento
Da cui l’uccelletto cinguetta contento.
PRIMA DAMIGELLA
HASAJA
14
Il mio cuore è scosso dallo spavento
E come un verme che striscia mi sento.
Ah, fossi saggio! Riuscissi ad essere un buon
sacerdote!
Ma purtroppo sul capo di uno stolto non c’è
aureola
Capace di brillare: somiglia piuttosto ad un cane
sbavante
Con la bocca incessantemente impastata dalla
saliva
Colui che brama la rosea carne. O maledetta sia
Quella belva solitaria che nell’Eden prescelse di
Eva
Le tenere membra per farne il proprio pasto!
Ah! La follia comincia ad attanagliarmi la
mente!
SUSANNA
Anche il mio petto rimbomba come uragano
Come se stesse arrivando un destino arcano.
O stupidità! Come sono felice di sapere che sei
tu
A far battere il mio cuore fino a non poterne più!
Tuttavia, è pur bene che una donna sia a
conoscenza
Se di qualcuno, mentre lei fa il bagno, c’è
presenza!
PRIMA DAMIGELLA
Per quanto ci si possa fidare della cavalleria
maschile
E’ sempre meglio tenere l’occhio aperto e vigile.
Ora però bagnati e metti pure da parte le tue
ansie
Alla vista dello splendido fiorir di queste
ortensie:
Affidati alla Natura, fonte di vita e di castità,
Rilassati immergendoti nel profumo dei Lillà.
Il primo anziano lo sorprende alle spalle.
HASAJA
Statti calmo, o mio sciagurato simile!
Rischi di terrorizzare quella Venere:
Volerà via la colombella senza piume.
SUSANNA
Questo strano vento
Ha nuovamente preso a sussurrare.
(Entra in acqua e fa il bagno.)
Haschabja si agita tra i rami e si asciuga il
sudore dalla fronte.
HASCHABJA
Che ci fa un saggio come te
Su questo sentiero che conduce
Alla visione in controluce
Di un angelo senza veste
Ed ignaro della tua presenza?
Hai il permesso del cielo per star qui,
O ne hai fatto senza?
SECONDA DAMIGELLA
Ora che paura non hai più
Noi andiamo ad aiutar la servitù
Che attende impaziente
Per preparare il pranzo.
(escono)
SUSANNA (si spoglia)
Resto sola, finalmente!
Ripongo la mia veste qui accanto,
Per farmi abbracciare dalla corrente
HASAJA
Beh, seguo non la virtù, ma piuttosto l’abitudine.
Delle nudità di Venere da più di un pomeriggio
Ne traggo motivo di silenziosa beatitudine.
HASCHABJA
Tramonta, sole! Il mio cuore rabbuiato non
tollera
La splendente luce con cui mi abbagli
illuminando
Quella pelle sbrilluccicante, candida come la
neve
Che cade sulle regioni più settentrionali del
pianeta.
Ahimé! Il mio dolore è ora alleviato da quel seno
La cui forma più si adatta alle boccucce dei
neonati
Che a quelle grinzose di un vecchio a cui
piacerebbe
Attaccarsi un po’ per succhiare una seconda
gioventù!
HASCHABJA
Ed io che speravo di godermela in solitudine!
HASAJA
Mio Dio! L’ami anche tu?
HASCHABJA:
Come la mia stessa gioventù;
O il ricordo del tempo che fu.
Ma guarda: si strofina le mele!
HASAJA
Due mezze lune intorno al pianeta
Divise da un delicato incavo
Che nasconde chissà quali
15
Paradisi perduti al suo interno per…
Susanna esce dall’acqua, prende un telo, i due
anziani escono dal loro nascondiglio.
HASCHABJA
Sta zitto, sporcaccione:
Le tue parole dissacrano
La celestial visione.
SUSANNA
Ah, signori, invero mi avete proprio spaventata!
HASAJA
Non ne hai motivo, bambina.
HASAJA
Che dici? Dissacrare! Libera la tua anima
Da questi luoghi comuni, amico! Il fondoschiena
Di una fanciulla non termina certo dove la
decenza
T’imporrebbe di voltarti dall’altra parte, per
censura,
Senza invocare a scusa la meraviglia della
Natura!
HASCHABJA (tranquillizzandola)
Tu ci conosci !
Vorremmo che con noi avessi consuetudine
Come col tuo giaciglio hai fatto l’abitudine.
SUSANNA
Volesse il cielo! E’ una consolazione
Saper che mi tutelate dallo sporcaccione!
HASCHABJA
O immane canaglia! – Ma che succede?
HASAJA
Dio è presente dove dimora tanta Grazia
Di cui ogni bestia vorrebbe far razzia.
Ma Egli non permette che per impudenza
Si profani il luogo della Sua magnificenza.
Il cancello del giardino è serrato bene,
Sigillato come la tomba di un faraone
In cui è custodita la nobile mummia.
HASAJA
Lo scrigno sta rivelando un immenso tesoro.
HASCHABJA
Un simile boschetto necessita di cure.
HASAJA
Eccome! Beato l’uccello che se lo può godere.
SUSANNA
Mummia? - Grazie tante!
Breve pausa: osservano Susanna.
I VECCHI INSIEME
Non c’è di che.
SUSANNA (canticchiando)
O eterno dono della santa gioia di vivere!
Effondi la tua grazia alle onde dell’acqua
In cui il mio corpo beatamente si sciacqua
Non conoscendo altro piacere più sensuale,Anche se qui la mia esperienza a poco vale.
SUSANNA (nervosamente)
Ringraziato sia Mosè
Per aver aperto in due
Le acque del Mar Rosso
Spezzando le catene
Dei figli d’Israele!
HASAJA
O melodioso canto!
HASAJA
I miracoli sono merce rara
Per poterci sempre contare.
L’uomo deve anzitutto accettare
Il suo destino così come viene,
Con tutte, capisci?, le sue pene:
Può sembrare all’inizio spiacevole,
Ma col tempo diventa gradevole.
HASCHABJA
Credo che Susanna abbia capito tutto della vita.
Dobbiamo rivelarle la nostra presenza ardita.
HASAJA
E sia!
Ma aspetta!
HASCHABJA:
Che cosa?
SUSANNA (cerca di raccogliere la sua veste)
Scusate, non è di buon gusto senza
Niente indosso, ne va della decenza.
HASAJA
Sta uscendo or ora dall’acqua.
HASCHABJA (impedendole di vestirsi)
Bambina! Perché tanta fretta
Se di fuori hai una tetta?
16
Prendila con calma, su!
E’ un difetto della gioventù
Quello di non godersi il presente
Assaporando l’attimo fuggente
Per proiettare il piacere
Solo in ciò che dovrà accadere.
SUSANNA
Se vi piace tanto la natura, potete ammirarla da
vicino:
Che splendida vegetazione adorna questo
giardino.
Ma vi prego, signori, alla donna lasciate il
vestitino!
HASCHABJA
Non è forse peccato vergognarsi di fronte ai
propri genitori?
Rifletti bene, e fa in modo che il tuo
comportamento
Nei nostri confronti non risulti offensivo.
SUSANNA
Perdono! Concedetemi un istante per coprirmi!
Mentre dò ascolto ai vostri nobili sofismi.
Con la veste, o Padri, mi sentirei più decente
Per condividere con voi le gioie del presente!
HASAJA (prende un flaccone di unguento)
Ehi, fanciulla,
Non prima che questo balsamo
Unga la tua pelle
Come dolce miele
Spalmato dal mio palmo.
SUSANNA
Ma santo Cielo!
Che vi ho detto di lesivo della vostra dignità?
Solo chiamarvi genitori a me fastidio dà!
HASAJA
Quindi si trattava di una gentilezza velata
d’ironia
Pronta però a sfociare nella più sfacciata
ipocrisia,
Quell’attributo con cui ci chiamasti “padri” poco
fa?
HASCHABJA (prende un altro flaccone)
Parteciperei volentieri anch’io a questo salmo.
Desiderei spalmare per puro gaudio personale
Il balsamo sulla dolce superficie del tuo corpo.
Ma attenta: se vedi le nostre gote irrorarsi di
rossore,
È il sole della vecchiaia a risvegliarsi dal torpore.
HASCHABJA
Vergogna! Per tutti i peccatori dell’inferno!
Che mai un discendente di Adamo si permetta
Di crescere una figlia falsa come te!
SUSANNA (indietreggiando)
O gioia sconfinata!
Cosa ho fatto per meritarla?
Siete troppo buoni, o nobili signori!
Tuttavia preferirei coprirmi il petto
Al vostro grazioso cospetto,
Dal momento che questo merletto
E’ un po’ troppo generoso
Nel mostrare l’intimità
Della mia nuda giovane età.
SUSANNA
Vi prego, signori! Che cosa volete da me?
HASCHABJA
Il
rispetto
Che tutte le femmine devono ai loro genitori!
HASAJA
A che pro nasconder sotto un telo
Ciò che non possiede alcun difetto,
Tanto che non creò Natura il velo
Al di fuori del tenero boschetto
Fatto di morbido e profumato pelo
Per ottener un sì mirabile effetto?
SUSANNA
Sta arrivando il mio futuro sposo
Lui di certo capirà
Ciò che io intendere non oso.
HASAJA
Non sta venendo nessuno, donna!
Sono rari gli attimi concessi
Al derelitto genere umano
In cui, a parte solo i fessi,
E’ possibile toccar con mano
La quintessenza della bellezza
Che offri con tanta gentilezza.
HASCHABJA
Via quest’inopportuna gonna!
(la spoglia)
C’indispone, come se fossimo due emeriti
sconosciuti
Che non hanno alcun diritto su ciò che dietro si
nasconde.
17
SUSANNA (terrorizzata)
Vergogna! Vergogna! Doppia vergogna!
Il diavolo viaggia sempre in compagnia!
HASCHABJA
Il sangue è caldo nelle vene anche senza l’anima!
Tu conosci, Susanna, la pena per gli adulteri.
Il corpo viene aperto a metà, come un tempo
Mosé fece col mare! Questo sarebbe il tuo
destino
Secondo la severa usanza stabilita dalla Thorà.
HASAJA
Come dici, bimba mia?
Noi due saremmo
Diaboliche creature?
SUSANNA
Allora che il mare formi due alte muraglie
E si crei un’onda di rabbiosa schiuma
Per cancellarvi quanto prima dalla terra.
SUSANNA
Non ho detto questo! –
Ho freddo! – Ah, lasciatemi andare!
(piange)
HASAJA
Ehi, figliola, non darti tante arie!
Insolente è la tua lingua, sfacciata la tua natura:
Il diavolo di te dev’essersi preso molta cura.
HASCHABJA
Sommergi di lacrime il tuo ardore
Prima che esso ti travolga nel vortice
Di follie che aggravano il tuo cuore!
Le tappa la bocca lei cerca di divincolarsi.
SUSANNA
Quale peccato macchia la mia anima sincera
Se non di essermi fidata della vostra educazione?
HASCHABJA
E’ posseduta! L’ho visto anch’io:
Eccolo! E’ un diavolo con le tette!
HASAJA
Le palpa il seno, lei si divincola, lottano.
E lo chiedi?
Oh, certo – ad un puttanella poco seria
E’ sufficiente avere la memoria corta
Per credere di poter girare senza scorta.
SUSANNA:
(urlando)
Aiuto!
Salvatemi dalla concupiscente lascivia!
Qui la lussuria si traveste da virtù
E condanna i peccati cambiando senso alle
parole.
Aiuto, allora! Sono vittima di due serpenti
velenosi.
HASCHABJA
Ne hai appena combinata una bella
Al tuo sposo, allorché il tuo morbido braccio
Si è posato sull’omero di quell’Adone.
SUSANNA
Ma quale Adone?
Qui non c’è nessuno,
Tranne la vostra impertinenza!
HASCHABJA
Cosa sono queste grida? Non deve gridare!
Ed ora che facciamo?
HASAJA
Correte! Correte! Un giovane marpione! E’
nudo!
Fermatelo! Che porcheria! Che sconcezza!
Accorrete! Arrestatelo! Presto! Presto!
Fugge! Se la sta svignando! Lo blocco io! No, è
troppo forte!
Ah, no è troppo più forte di me! Jehova aiuto!
Scappa!
La lussuria alberga in questa casa! Ah! Il mondo
è traditore!
Costei è una puttana e vive nel peccato
d’adulterio!
HASCHABJA
Non cercare di negare
l’evidenza!
Basta ciò che abbiamo visto alla sentenza!
Ma se vuoi,
puoi continuare a vivere contenta,
Se ci fai partecipi dei piaceri tuoi.
SUSANNA
Se mi lasciassi indurre a prostituirmi per
riscattare
La mia vita, non sarei ciò che credo di essere.
E se il mio posto fosse preso da qualcos’altro
Io sarei già morta e la mia anima smarrita.
Cosa potrei guadagnarci da un simile baratto?
HASCHABJA
Arriva gente, si mette male.
18
Preferisco darmela a gambe levate
Per non correre il rischio di essere coinvolto.
Le foglie del loto; oh, guardate come piange!
Come se ci fosse bisogno di ricordare alla
rugiada
Di fare il suo dovere a mezzogiorno. Che
tristezza!
(fugge)
SUSANNA
Il cancello laterale rimase per fortuna aperto:
Accorre la servitù, si precipitan le damigelle.
HASAJA
Non cantar vittoria:
La mia lingua è più affilata d’una lama.
E dice solo questo: sei una gran puttana!
HASAJA
Ma non tutte le lacrime scaturiscono dalla fonte
dell’onore;
Anche i lestofanti ne versano quando son colti in
flagrante.
E più di un assassinio avviene in un’abbondante
marea salata,
Viceversa la sincerità può pure allignare sul
fondo di una secca.
SUSANNA
Menzogna!
Giungono i servi accompagnati dalle due
damigelle affannate.
Orsù ascoltate, brava gente, onesta servitù!
Si stava intrattenendo qui con me conversando
lietamente
-Senza nulla sospettare, privo di malizia quasi
ingenuamente –
Un vecchio amico, col quale sono in confidenza
già da tempo.
Stavamo passeggiando qui in giardino intorno al
laghetto
Quando fummo d’improvviso richiamati dal
destino
A far da testimoni ad un fattaccio talmente
riprovevole
In cui soltanto il diavolo può averci messo lo
zampino:
Susanna si sbaciucchiava, nuda ed ansimante,
Con uno sconosciuto ed ardente amante
Che avea il costume da Adamo indossato
Prima di assaporare il frutto del peccato.
PRIMO SERVO
Che succede, che accade?
SECONDO SERVO
Chi ha gridato, e perché?
TERZO SERVO
Occorre aiuto qui nel folto del giardino?
PRIMA DAMIGELLA
Parla, padroncina:
Perché sei nuda davanti a questi uomini?
SECONDA DAMIGELLA
Come intrepretare
La tua disperata richiesta di aiuto?
Il nostro pensiero corse subito allo sposo
Che ignaro del ripugnante misfatto
Stava per impalmare una puttana.
La visione di tanta infedeltà
Bagnò gli occhi del mio amico –
Un Saggio mio pari del Supremo Consiglio –
Che per non farsi vedere in lacrime preferì
fuggire
Mentre io rimasi per testimoniare l’ignominia
E di questa femmina tutta la disonestà.
QUARTO SERVO
Può raccontare
Il Venerabile che cosa ha veduto?
HASAJA (scuotendo il capo)
Com’è tremendo guardare in faccia la realtà
Che si rivela sotto la maschera della beltà.
Ah! Tutto è apparenza! Inganno e fumo negli
occhi!
No, per carità,
che nessuno tocchi
Il corpo del reato
che nella nudità
A testimonianza della verità
Dev’essere lasciato.
SUSANNA
Oh!, se i fiori avessero orecchie, e pure
Bocche per riportarvi verità sicure!
In questo velenoso serpente si annida
Una lingua biforcuta, mentre l’altro leviatano
E’ corso a nascondersi nel folto del giardino.
Questi due orrendi vecchi mi fecero la posta,
Minacciandomi che, se non mi fossi concessa
PRIMO SERVO (coprendo Susanna)
Eppure queste lacrime scorrono per davvero:
Una sottile patina di amarezza già ricopre
19
Ai loro brutti e storpi corpi, la mia sorte
Sarebbe stata senza scampo morte.
Al carnefice prima di trapassar nel regno delle
ombre.
Mi ha
veramente tradito?
E mi tradiscono coloro che per lei invocano la
grazia?
Ah, se solo lo sapessi, per quanto dura sia la
verità!
Ah se questo vino potesse donar pace ai miei
sensi
Chiudendomi gli occhi in un sonno senza
precedenti.
PRIMO SERVO
Chi potrà mai rivelarci quello che successe per
davvero
Adesso che la mia testa è annebbiata da fantasmi
Aleggianti sulla nostra padroncina il cui onore
Esce malconcio dalla testimonianza di questo
nobile signore?
SECONDA DAMIGELLA
Mai nessun uomo di rispetto ha finora osato
Metter in dubbio l’onorabilità della nostra
signora
Che ha sempre rappresentato un modello
Di riconosciuta e ammirata virtù e onore.
Entra Samuel.
SAMUEL
Che Eloah sia con te, o Jojakim!
Ti sostenga contro i falsi idoli
E contro la falsa consolazione che bevi
Mescolandola a lacrime salate nel tuo calice.
HASAJA
L’elogio perde valore
Quando si manifesta l’onta del peccato,
Checché voi ora ne pensiate
Col vostro linguaggio tanto ornato;
Quanto prima la puttana di Babele
avrà quel che ha meritato.
(musica afflitta)
JOJAKIM
Samuel, fratello mio!- Dio sia con te!
Sappi che oggi Lui mi ha abbandonato.
SAMUEL
No, non dir così! Non esser disperato.
Rammenta i suoi miracoli, la sua Grazia
Di cui son pervasi Cielo e terra,
Proprio in quest’attimo in cui la disperazione
Cresce a dismisura e minaccia di prosciugare il
mare
Offuscando il sole che più non scalda lo spazio
siderale.
Scena quinta
Gran terrazza con colonne davanti la casa di
Jojakim; notte chiara stellata;
le fiaccole illuminano i dintorni. Entra Jojakim.
Vocio in sottofondo. Grilli.
JOJAKIM
Per quanto vino continui a versarmi nel
bicchiere,
Ci vedo dentro solo il vuoto, non le cose vere.
La vergogna e il disonore mi torturano la mente,
Il dubbio m’arrovella incessantemente.
JOJAKIM
Cerchi d’alleviare le mie pene,
Ma è fatica sprecata, e nulla viene.
La sfera incandescente del Sole
Non fa in tempo a calare
Che già dall’altra parte del mondo
Spunta la stella dell’aurora
Illuminando i buoni e i malvagi.
A me solo non concede
L’oblio nei suoi raggi.
O stelle! Ah, risplendenti diademi della volta
celeste!
A che vale il vostro sfavillante luccichio laddove
Non c’è altro che l’oscurità del vuoto più
profondo
In cui vagate come greggi nella steppa desolata?
SAMUEL
Dio invece tutto vede
E a tutto poi provvede.
Già per stamattina è stato convocato il sinedrio
dei Saggi,
Soffia un vento di tempesta che si leva dalla
plebaglia
Che non aspetta altro che vedere la più bella
delle figlie
Del popolo dei Giudei volgere il suo ultimo
sguardo
JOJAKIM
Sarà pur come tu dici!- Ma che c’entra con me?
Io non sono un eroe; perché l’Eterno, il nostro
Dio,
Al quale vanno più a genio le potenze terrene
piuttosto
20
Che gli uomini comuni, dovrebbe accorrere in
mio aiuto?
David era il Suo prediletto, il Suo prescelto;
Io, io sono solo polvere,- e per di più disperso in
balia
Di un vento crudele che gira dove non giunge
La benedizione degli angeli e dove la
desolazione
Alberga davanti e dentro la sua stessa abitazione.
Ero come accecato dai riflessi dell’aurora
Che ella emanava per colpirmi meglio al cuore.
Lune calanti e crescenti e soli neri e stelle: niente
Di tutto ciò suscitava il mio entusiasmo al
paragone
Di quella verde luminosità di chi guarda col
filtro
Della speranza. Di pietre turchine sembravan
fatti
-come si suol dire- quegli occhi da cui fui
assorbito.
SAMUEL
Un giorno potrai riabbracciar la gioia vera,
Quando si rivelerà quale ingiustizia è stata
Perpetrata a te e alla tua fedele consorte.
SAMUEL
Questo sì che è parlare, amico!
Pensi forse che Debora,
Nel cui sguardo Susanna
Come goccia d’acqua pare rispecchiarsi –
Possa mai lontanamente pensare
Ad un altro uomo
She non sia Helikas, tuo suocero?
JOJAKIM
Che sia fedele
Lo dici tu. Ma nessuno può esserne sicuro.
Chi è mai in grado di leggere i suoi pensieri?
JOJAKIM
Può darsi che abbia ereditato un cuore fedele
Da sua madre, la quale adesso in lacrime si
scioglie
Al petto del mio altrettanto disperato suocero.
Ah, ho svuotato oceani di questo poderoso
nettare
Fino al punto di obnubilarmi i sensi cercando
Di dimenticare vergogna e dubbio su mia
moglie!
SAMUEL
La menzogna non cambia mai fisionomia,
Anche se due membri del Consiglio Supremo
Cercano di voltar la verità a loro piacimento.
Se soltanto li osservi bene scoprirai sui loro
Volti la maschera subdola del simulatore.
JOJAKIM
La nobile mente dei Venerabile sarebbe piena
d’ipocrisia?
Non appena un simile sospetto trovasse
fondamento
E per di più circostanziate prove inconfutabili da
tutti,
Allora avremmo a che fare con dei depravati, dei
diavoli
Addirittura che risalendo dalle viscere del regno
di Satana
Si sono insinuati con l’inganno fino ai massimi
vertici
Tradendo con lo spergiuro la fiducia della nostra
gente.
SAMUEL
Tua moglie è brava e non ha colpe.
Ma ascolta: c’è tra noi una persona
Che sconfisse Belzebù più volte
E senza alcun timore discese tra i leoni
Per mettere alla prova la potenza della fede.
Il suo nome è Daniele: il che sta a significare:
Dio è giudice. E chi meglio di lui, dimmi,
Può peritarsi di giudicare la tua sposa?
JOJAKIM
Credo che abbia onorato con la sua presenza la
mia casa –
Nulla bevve, né tocco cibo: così mi è stato
riferito da amici più
O meno sinceri, ospiti vari e da molti altri
ancora.
Si racconta che sia un santo, un profeta,
Un uomo semplice, portatore di verità.
SAMUEL
Non hai mai guardato
Gli occhi di tua moglie?
Non hai visto che ella
Nel promettersi a te
Decise di esserti fedele
Come anima gemella ?
Susanna non è cambiata
E tu dovresti conoscerla!
Mandalo a chiamare, con lui fammi incontrare!
SAMUEL
Già fatto: è in casa e ti sta ad aspettare.
JOJAKIM
21
La sagoma di Daniele compare alla finestra.
Musica: Finale primo atto.
Alcuni inservienti spengono le fiaccole.
22
SECONDO ATTO
SCENA PRIMA
Prigione. All’interno il pallido riverbero della
luna.
Posati qui sul pavimento , mio volto, e piangi! L’immobile luna avvolta nel suo mantello di
ghiaccio
Osserva tra le grate come se volesse
trionfalmente porre
Il suo ingannevole splendore a sigillo d’ogni
terrestre dolore.
O altissima, visto che anche tu soffri di
solitudine,
Perché non proviamo ad intonare insieme una
canzone
Al fine di annullare la distanza che ci separa? –
Adonai!
Preferisci continuare a tacere tu che sai tutto?No!- Ascolta, o anima mia: un salmo conciliante
Risuona nell’aria cantato da uno stuolo di angeli
Mentre le coltri nebbiose del chiar di luna
Solcano gli infiniti spazi della notte buia!
SUSANNA
La notte lascia il posto al giorno.
Il chiaro riverbero degli astri
E della luna il pallido contorno,
Riflessi da marmi ed alabastri,
Accendono lo spazio siderale
Da cui non giunge alcun segnale,
Se del sol posso escludere lo strale.
E’ come se sentissi la voce di Dio
Nel silenzio dello spazio infinito,
Una specie di vibrazione dell’Io
Che si dispera del suo triste Fato.
Tranquillizzati, stupido cuoricino:
Sono certa che non siamo soli,
Ma che lassù qualuno ci è vicino.
Oh, il sorgere del sole
Bagna di sangue l’aurora
Facendo nascere un giorno
Che per me non avrà più ritorno.
Ah, distorta verità, sei tu la mia disdetta nonché
la causa
Principale della mia felicità perduta che ancora
amore
E comprensione va implorando al fedele
consorte.
Ma il suo sguardo non vuole alleviare le mie
sofferenze,
Troppo pungente è il dubbio d’una fantasia che
nella tempesta
Dei sentimenti si è ormai convinta della mia
infedeltà,
Come se per me nulla valesse il sacro vincolo
matrimoniale
E come se il mio braccio nel perseguire il
perverso fine
Della mia voluttà fosse capace di abbracciare un
altro.
Che cosa rappresentano per me gli anziani saggi,
tanto
Stimati dalla gente, quando l’autorità che si
ritiene
Nobile rivela invece il lato oscuro e ignobile del
potere
Come la tirannia che non può nascondere le
macchie di sangue?
Troppo spesso lo scettro è impugnato da chi non
lo merita:
Esseri abbandonati dalla Grazia di Dio, creature
Che sotto le insegne del demonio cercano di
procacciarsi
Un ruolo di comando senza possedere alcuna
virtù.
(si agita sul pavimento)
Ah, Joachim! Come fai a dubitare di me?
Non senti battere il mio cuore dentro te?
ASASEL (compare come dal nulla)
Saluto
Chi ha tante domande e non si fida
Ciecamente del suo stesso cuore
Indebolito
Dal sentimento che provoca dolore
Ed ogni parole prende come sfida.
SUSANNA
Ombra, chi sei tu?
ASASEL
Mi chiamo Belzebù,
Portatore di certezza,
Come certa è la morte,
Sicura è la salvezza
Dalla tua terrena sorte
SUSANNA
Nelle tue parole c’è saggezza?
ASASEL
Le parole sono sempre a doppio taglio,
Prova ne sia il noioso umano raglio,
Di me posso dire solo senza sbaglio
Che sono un tipo vecchio stampo.
SUSANNA
Nel tuo sguardo si cela un tenebroso lampo.
23
Come te, per di più incolpevole, marcisca nella
tomba.
ASASEL
Grazie tante. Da tempo
Non ricevo un complimento.
Nonostante la sventura
Che ti affligge, o mia Creatura!,
Non hai perso il tuo buon senso.
Significa che hai la mente pura.
SUSANNA
Giacché sei così benevolo e mi reputi innocente,
Parlandomi da amico, non sarò con te insolente:
Oltretutto mi sembra di capire dalla prestigiosa
veste,
Dall’espressione tranquilla e dalla serenità
interiore
Che sei di nobili origini – non dico il vero, mio
signore?
SUSANNA
Non sono abbastanza sensata
Da capire come hai fatto a passare
Attraverso pareti di dura pietra.
ASASEL (facendo scuotere un sacchetto di
diamanti)
Se gli uomini considerano nobili i diamanti,
Ebbene, sono stato io ad eseguirne la perizia.
Gli uomini sono uguali tutti quanti,
Facile è dare un altro corso alla Giustizia.
ASASEL
Beh,ecco, i pensieri
Viaggiano leggeri.
Tuttavia ti sia di monito
La caducità di tutto quanto:
Non c’è felicità più lunga
Di quella prodotta dalla mente.
Cerca solo di non farla
Dissolvere d’incanto..
SUSANNA
Eppur la tua ricchezza
Suona per me come una beffa:
Non voglio comprata la salvezza
Come se fossi colpevole di truffa.
SUSANNA
Purtroppo è già accaduto:
La mia gioia si è trasferita altrove,
È andata a rintanarsi nel mio cuore
Affinché la spada del boia
Tronchi solo una testa piena di dolore.
ASASEL
Mia cara fanciulla, a minor prezzo sarai libera,
meno
Di quanto io debba mercanteggiar con queste
pietre
Dal riflesso che ha il potere d’incantare il mondo
Per vite sventurate come la tua, o pudica
Susanna!
ASASEL
Ah, la sofferenza!
Non è certo fonte d’allegria,
Ma porta pur sempre saggezza:
Cancella dagli occhi l’illusione
Che scaturisce dall’ebbrezza,
Rivela tutte le pecche dell’amore
Del Dio della Creazione.
SUSANNA
Lo dici solo tu che io sia pudica!
- Chi sei?
ASASEL
Una strana mistura alcolica,
Una natura fin troppo dialettica,
Generata dalla fermentazione
Del tarlo insinuato dalla Creazione
Affinché la mente occupata dal dubbio
Non raggiunga mai l’altezza
Di valutare l’incompletezza
E l’imperfezione
Dell’intera costruzione.
SUSANNA
Frena la tua lingua, forestiero! Come ti permetti
Di bestemmiare Jehova? Non porta forse colpa
Ciascuno di coloro che furono scacciati
dall’Eden?
Ed io, io che discendo da questi primi peccatori
E sono quindi macchiata dello stesso peccato
originale,
Come posso pretendere per me una sorte
migliore
Se non quella di versare lacrime se Dio vuole?
Se dunque da una parte c’è la fede, mi pare
proprio
Che sia il dubbio a rappresentar l’altra mia
miglior metà.
ASASEL
Un Dio benigno ti riserverebbe un benigno fato,
Ed un Dio giusto non lascerebbe che una giovane
pianta
24
SUSANNA
O strana figura: questa non è di certo una
risposta;
Almeno non è comprensibile da un essere
umano.
CARCERIERE:
Fuori donna! E’ tempo di pregare,
Prima che si adempi la condanna del Sinedrio:
“Muoia colei che infrange il vincolo di fedeltà”,
Ammonisce la legge che ci viene tramandata;
E che la vendetta dell’angelo non ti sia
risparmiata
Giacché così vuole la Thorà .
ASASEL
Lo hai appena detto: umano non lo sono.
SUSANNA:
Non sei uomo?
SUSANNA:
Non fatto niente di male! Perché devo morire?
Lasciatemi!- Ma chi è quell’ombra? (scorge
Daniel)
ASASEL
Per mia fortuna, no.
DANIEL
Un essere umano! Le sembianze
Son dovute alla necessità
Del caso, visto che le belve
Qui camminano a due zampe.
SUSANNA
Vattene allora:
Non ho niente a che spartire con gli spiriti del
Male.
ASASEL
Ti sbagli, io sono solo un Essere ancestrale.
Non furono forse proprio spiriti maligni,
Due sacerdoti spudorati e arcigni,
A rinchiuderti in quest’umida prigione
Negando ai tuoi occhi la splendida visione
Della luce del giorno e il chiar di luna?
Ti han lasciato appena questa finestrella
Da cui la libertà, che appare tanto bella,
T’inganna, perché ti nega ogni fortuna.
CARCERIERE
Allontanati, fantasma! Vattene! Qui non puoi
entrare!
DANIEL
(a Susanna)
Ti sei intrattenuta con gli spiriti maligni?
(Il carceriere arretra)
SUSANNA
Sì, un demonio s’impadronì della mia anima.
SUSANNA
Sono una donna semplice;
Non comprendo il senso
Delle tue parole.
DANIEL
Il dolore, Susanna, instupidisce gli uomini,
Acceca i loro sensi, ne mistifica i pensieri,
Evoca diaboliche figure nel sonno della ragione,
Smorza la speranza, fa maledire ogni destino.
ASASEL
Le parole? Non ci troveresti senso neppure
cercandolo
Per millenni, così come un numero astronomico
non può
Avere concreto senso: milioni di stelle adornano
lo spazio,
Eppure non sono altro che vuoti sbrilluccichii,
riverberi
Diamantini dietro cui si cela molto meno di
quanto sembra.
SUSANNA
Come faccio a coltivare ancora la speranza?
DANIEL
Continua ad aver fiducia nell’amore,
Così come fa il mio povero cuore
Che al tuo caso si è tanto appassionato
Da dover continuare a battere spezzato.
CARCERIERE: (alle guardie)
Perché preoccuparsi di un cuore solo
Quando attorno al patibolo v’è uno stuolo
Di cuori in attesa che la testa cada al suolo?
(risate delle guardie)
con un soffio leggiadro le leva i capelli dal volto
poi svanisce nel nulla
Si spalanca la porta della prigione.
Susanna si sveglia dal torpore. Entra il
carceriere con le guardie.
Susanna viene portata via, escono tutti tranne
Daniel.
25
DANIEL (guardando attraverso le sbarre della
finestra)
Ringhiante di ferocia
La plebaglia aspetta
Che l’innocente metta
La testa per l’accetta
Sul ceppo del boia.
HELIKAS
Possa il cielo intervenire a rimettere a posto le
cose
Prima che un crudele destino si abbatta su nostra
figlia!
Voglia Jahve dirottare gli astri dalle loro orbite
Per farli schiantare su questo rognoso branco,
Che sia annientato colui che assiste impassibile!
- Ma dov’è Jojachim?
La sua colpa è solo quella
Di esser tanto bella,
Tanto bella da morire,
Tanto bella da soffrire,
Ecco cos’è ad incuriosire.
DEBORA
Mitiga la disperazione nella preghiera,
Sperando fino all’ultimo che s’avveri un
miracolo!
Nessuno si domanda
Quanto sia illusorio
Che il capro espiatorio
Riesca a mitigare
Un Dio che non sa amare.
UN FAUNO
Che spreco! Una simile deliziosa cosuccia,
finché respira,
Può risultare di grande utilità allo stallone che sa
Come render il servigio di una cavalcata in segno
d’amore!
Peccato per le dolci carnucce di cui ognuno
farebbe l’assaggino!
La sua colpa è solo quella
Di esser tanto bella,
Tanto bella da morire,
Tanto bella da soffrire,
Ecco cos’è ad incuriosire.
DEBORA
Che dice quel porco?
– Ma che cosa c’è lì nei pressi
del giaciglio?
Riverbera -risplende- sembra essere qualcosa di
prezioso!
(si piega)
-Per la luce di tutte le stelle! E’
un diamante!
Come è arrivato sin qui? Un miracolo?- Se fosse
il segno,
Così potrei interpretarlo, che Susanna dovrà
essere arricchita
Del bene più prezioso che si possa immaginare,
ossia la vita?
HELIKAS
Se lo prendo! Che? E’ sparito!
DEBORA
Lascialo perdere!- L’alto sacerdote si accinge a
parlare!
ALTO SACERDOTE
Silenzio, fate silenzio, gente! Lasciate che vi
parli!
(La folla continua a imprecare)
Non vogliono ascoltare; che si potrebbe fare?
(ai prelati anziani del Sinedrio)
TERZO ANZIANO
Facciamo una pausa in modo da far calmare gli
animi!
DEBORA (impaurita)
Che c’è? Che succede?
SCENA SECONDA
Il palcoscenico: una grande piazza. Il popolo si
è radunato per assistere all’esecuzione di
Susanna. Il boia attende con la spada in pugno
davanti al ceppo.
Alcuni fauni si confondono con ogni
travestimento in mezzo alla folla.
HELIKAS
Ancora niente, Debora!
La marea di voci sta trasformandosi in tempesta.
Ma ora, vedo che si sta avvicinando Samuel!
DEBORA
(scorge Susanna, disperata)
Per l’amor del cielo, Helikas, la nostra bambina!
(frastuono in sottofondo, massa esultante)
DEBORA
Non può far niente, il poveretto!
(piange)
26
SAMUEL
Un segno dal ciel per far scontare il fio di tal
peccato
Affinché sangue innocente non sia giammai
versato.
Non è detto,
Chi può considerarsi già perduto nella tempesta
Se all’orizzonte c’è un segno di schiarita?
Piangerai tua figlia solo quando sarà stata
seppellita.
Non esita ad alzar la lama sul suo perverso capo!
DEBORA
Seppellita? Vorrei essere io ad andare sotto terra.
UN FAUNO (invocando il popolo che si rifà
turbolento)
Macché capo e collo,
Vogliamo infilzarla
Quella bella pollastrella!!
HELIKAS
E ci vada anche colui
Che permette questo scempio.
UN ALTRO FAUNO
La giustizia deve venire dal basso!
SAMUEL
Le tue parole, amico mio,
Non sono un buon esempio:
Responsabile non è certo Dio
Della malvagità dell’uomo
Che abusa del libero arbitrio.
QUARTO FAUNO
Dal basso, sì!, ma di tutto il popolo!
QUINTO FAUNO
Strappatele di dosso la sottana,
Muia svestita questa puttana
Che già troppo a lungo
Ha nascosto di Satana
Il maligno fungo!
ALTO SACERDOTE
(innalza le braccia rivolgendosi al popolo,
che fa silenzio)
Voi, figli e figlie di Israele, vi siete qui riuniti
Per un serio motivo: il peccato ha attecchito
Senza alcun ritegno su quella che sembrava
La più bella rosa, ma che in realtà era soltanto
Un rovo di spine nel deserto della perdizione.
Per Ephot, incisa su questo medaglione, che
porto
Con orgoglio in onor di Jehova, c’è una frase
Adornata con pietre preziose: osservate le
regole!
Chi infrange la legge del santo Mosé deve
Essere egli stesso spezzato. Ed ecco questa
donna:
Susanna, figlia di Helikas, è stata accusata
Di grave infedeltà – che inaudito danno e causa
Di mostruoso scandalo è per suo marito –
Da due venerabili personaggi, il cui solo nome
Incute rispetto e la cui reputazione è garanzia.
Stando alla loro testimonianza, il cui solo punto
Dubbio è su chi si sia comportato
sfacciatamente
Nell’incontro, ella si sarebbe intrattenuta
In spudorati giochi - che si addicono a chi senza
Tener conto dei sentimenti e senza alcun
riguardo
Mira unicamente a sfogare i propri bassi istinti,
Ebbene, costei si sarebbe intrattenuta con un
amante,
Poi datosi alla fuga, per restar anonimo come il
vento.
Adesso un angelo dalla fulgida spada attende
SESTO FAUNO
Vediamo quanto ci vuole a farla a fette!
Spacchiamola a metà e vediamo cosa esce!
SECONDO FAUNO
La sua avida bocca ha slinguacciato altrui
labbra:
È una gatta in calore – mettetela in una botte
piena
Di latte in modo che possa annegare nella sua
lascivia.
UN POPOLANO BUONO
Mio Dio, che popolo tremendo! Mi cadono le
braccia!
ALTO SACERDOTE (Alza le braccia, il popolo
ammutolisce)
Insegnate una buona volta alla vostra lingua
ignava
A non agitarsi in una bocca piena di malvagia
bava!
Solamente all’angelo compete di compiere
giustizia
Troncando davanti a tutti quanti questa giovane
vita
Che nel regno dei morti sta per essere spedita.
Rivolgete dunque a Jahve una preghiera ben
contrita,
27
Che nel silenzio dei vostri cuori da voi sia sol
sentita!
Esse vi appariranno come fossero nuove,
Anche se discendono dal tempo più remoto.
Musica in crescendo
Il boia solleva la spada.
Susanna viene condotta davanti al boia.
Daniele toglie dalle mani la spada prima
che la condanna venga eseguita.
HASAJA
Vuoi farci un corso accelerato?
Mentre noi fummo condotti in schiavitù
Nella diabolica Babele, non eri forse tu
Nelle grazie del nemico per quella tua virtù, Non si sa se concessa da Dio o da Belzebù, Di interpretare i sogni come un libro stampato?
DANIEL
Come potete rivolgere a Lui un simile affronto,
Sapendo che è Sua prerogativa ripulire il mondo
Dai degenarati? Chi osa alzar per primo la mano
Contro questa giovane donna cui il nostro
Creatore
Fu magnanimo nel concedere dono di bellezza,
Come se volesse rendere esteriore, percebile da
ognuno,
L’interna perfezione del divino che in lei si
manifesta?
Se questa lama in cui finora solo l’acqua pura
s’è riflessa
(alza la spada, la scaglia in terra)
Dovesse abbattersi sul capo di Susanna, perduta
Sarebbe ogni speranza di tornare nella Terra
Promessa!
(mormorio generale)
HASCHABJA (al Sinedrio)
Sagge parole di un uomo assai oculato!
Magia, stregoneria e preveggenza non
comportano
Necessariamente che chi è in grado di praticarle
Sia un Unto dal Signore, e neppure che Lo serva.
Non ritengo sia il caso di dar a costui
importanza:
Il suo scopo profano è quello d’istigarvi il
dubbio,
Vuol creare una frattura tra Dio ed il suo popolo
In modo da sottrarre alla spada del Serafino
Una testa malvagia che merita invece di cadere.
Lasciate che parli e, tappandovi le orecchie
Con la cera della virtù, agite come insegna la
Thorà
Che affida alla spada chi commette infedeltà.
Dà un segno al boia che subito raccoglia la
spada da terra.
SAMUEL (ad un giudeo tra la folla)
Costui non ha peli sulla lingua,
Dice le cose come stanno:
Al cuor la verità s’avvinghia
E svergognati molti se ne vanno.
DANIEL (si para davanti a Susanna)
Io non laverò il peccato
Del sangue d’innocente
Che sta per essere versato
In modo sì indecente!
Dio trattiene il fiato
E una nuvola nel cielo
In cui si ferma il vento,
Oh! Tremate di spavento,
E’ di morte il nero telo.
PRIMO GIUDEO (a Samuel)
La verità non si addice all’adulazione:
Il suo verbo è un riflesso divino concessoci
Affinché la pace regni nella casa di Jahve
Che andremo ad erigere quando sarà il tempo
Di rinnovare di Gerusalemme il tempio.
UN CALDEO (ad alcuni giudei)
A parlare è stato Daniele,
Occhio e verbo dell’Altissimo.
Io lo conosco bene.
Fate pertanto attenzione
A quello che ha da dire –
Solo a lui è concesso
di esprimere il Giudizio.
HASAJA (ironico)
Perché, il cielo ha forse – o sciocco – il
batticuore?
Pensi che una rete di vene formi la struttura delle
nubi
Oppure che cada pioggia rossa o che una
turbolenza
Carica di sangue inondi i campi sulla terra,
Quando si rompono le cataratte del cielo
Che allora riversa giù il suo prezioso nettare?
ALTO SACERDOTE
Insomma, vuoi dettare leggi,
Daniele, oppure rispettarle?
DANIEL
L’acqua contiene tutti i fondamenti della vita;
Onorare il cielo è santificare acqua e sangue.
DANIEL
Nel momento in cui voi le mistificate,
28
Gli si ritorce contro come una spada suicida?
HASAJA (indica Susanna)
Anche il sangue che scorre nel corpo del
peccato?
HASCHABJA (nervosamente)
Minacciare me? Me che incarno la virtù?
Che cosa dovrei aggiungere? Dovrei forse qui
Ripetere cose spregevoli che meglio è tacere?
La femmina è maligna, ma peggio di lei è chi
Per salvare una vita dedita alla fornicazione
Non manifesta senso morale per la tradizione.
Fratelli, vi consiglio d’immolare la sua
gioventù.
E, per piacere, non parliamone più.
DANIEL (sorridendo)
Parli del tuo di peccato, o Rabbino?
HASCHABJA
Ma sentitelo! Sentitelo!
Si prende gioco del Sinedrio!
Ci vorrebbe una pena corporale,
Così impara a comportarsi male.
(mormorio generale)
HASAJA
Rispondi, Daniele,
Che ti sei messo in testa?
Chi ti dà diritto di dubitare
Della nostra testimonianza?
TERZO ANZIANO
No, Daniel è intimo del re. Fate silenzio!
A me pare onorevole quanto dice; l’onestà
Dei profeti non è ancora in discussione.
DANIEL
Ho visto anch’io abbastanza,
La falsità – che spesso assume nobile sembianza
–
Sui vostri volti tradisce soltanto tracotanza.
Puoi negare gli sguardi peniciosi che hai lanciato
Ogni qual volta che a Susanna ti sei avvicinato?
HASCHABJA
Se si desse ascolto a quanto quest’essere
spregevole
E’ andato inventandosi per salvar la vita alla
puttana,
Mi sarebbe fin troppo facile profetizzare che l’ira
Di Dio non tarderà ad abbattersi sulla nostra
testa.
TERZO ANZIANO
Perché dici questo
SAMUEL
Ha fin troppi dardi
L’arco dei bugiardi
Che, il vero conoscendo,
Menzogne van spandendo.
DANIEL
Perché questi due venerandi
Quanto intriganti vecchietti
Fanno sembrare esecrandi
I nostri stessi verdetti.
Ora, Hasaja, alza la mano:
Giura sul nome di Abramo
E sulla tua stessa vita,
Pena l’eterna dannazione,
Che per la morte di Susanna
C’è una giustificazione!
Ma verrà l’ora
Eccome se verrà
Che della vostra opera
Finalmente si saprà!
QUARTO ANZIANO
Suggerisco d’interrompere per oggi,
Riprenderemo poi la discussione,
Troppi sono i dubbi sull’esecuzione.
Dopodiché, quando le tue labbra avranno
Compiuto il lor dovere e calmate si saranno,
Sarai a tua volta messo sotto processo
Da cui non devi attenderti riguardo adesso.
QUINTO ANZIANO
Il caso merita approfondita riflessione.
HASAJA (osserva Susanna)
Più la guardo e meno riesco a crederci!
Pertanto ti domando, popolo d’Israele,
La certezza non va oltre il dubbio ragionevole?
HASAJA
Solo gli stolti consentono alla permissività di
sottrarre
Forza al diritto: allora benediciamo pure chi
bestemmia!
DANIEL
Haschabja, confermi quanto asserito da colui
La cui menzogna, privandolo di ogni dignità,
HASCHABJA
Guardate: l’angelo sta sollevando la spada
29
Della Giustizia sul capo della condannata!
Se può dirsi onorevole sopportare il puzzo del
vostro fiato!
ALTO SACERDOTE
E tu, Susanna,
Che cosa hai da dire
Per ribattere all’accusa
Che ancora pende su di te?
DEBORA
O giorno felice! Non solo per me
Ma per tutto il popolo mio
Che evita di attirar su di sé
La tremenda ira di Dio
SUSANNA
Io supplico solo il Re di tutti i re;
Egli mi ascolta, comunicato ha
A costui la Sua volontà.
(indica Daniel)
TERZO ANZIANO
Il diavolo però non è
Ancora scornato finché
Non avremo approfondito
La natura del suo inganno,
Nella piaga messo il dito
Del tuo grande affanno!
DANIEL
Discendenti di Giacobbe, frutti dell’albero
d’Israele!
Senz’ombra d’errore questa donna è la vittima
umana
D’entrambi gli anziani, che hanno abusato a tal
punto
Del loro potere – ma senza ottenere l’effetto
sperato –
Affinché la figlia di Giuda sottostasse ai loro
voleri.
Come potete soltanto pensare di condannarla a
morte
Senza che tutte le prove siano state con cura
accertate,
Senza sottoporre ad un serio interrogatorio la
poveretta,
Immacolata figlia e genitrice delle anime che
verranno,
Essa stessa partorita dal grembo della moralità in
persona?
Ora andate, separate immediatamente i due
spergiuri:
Voglio interrogarli senza pericolo che inquinino
le prove.
HASAJA
Voi non potete definirlo inganno
Perché non sapete le cose come stanno.
HASCHABJA (a Hasaja, scuotendo il capo)
A che vale il giuramento
Di fedeltà di noi Anziani,
Che abbiamo alto il mento,
Se ci trattate da cani?
QUARTO ANZIANO
Vale molto, quando riporta
La pura e semplice verità.
Ma la morte comporta
Se vien fatto in falsità.
HASAJA
Lasciate che ripeta tutto quanto:
Ieri mattina la donna si era denudata,
Poi ha pianto le sue lacrime gridando
L’innocenza, che noi abbiam contestata
SAMUEL
(invocando il popolo)
Così sia!
SUSANNA
Questa banda di guardoni
Mi stavano spiando
Per vedermi fare il bagno.
Li sorpresi, i due marpioni,
mentre si stavan eccitando.
I due vengono arrestati.
HASAJA
Il trionfo di Satana: gli imbecilli hanno il
sopravvento.
HASCHABJA
Eravamo lì soltanto
Per potere constatare
Che non si volesse attuare
Un sacrilego misfatto.
HASCHABJA
Questo comportamento disonora gravemente
Israele.
DANIEL
Sacrilego è il fatto
Che avete approfittato
HELIKAS
30
Di una povera ragazza
Da portare in piazza.
SCENA TERZA
SECONDO GIUDEO
Tornate a casa, adesso!
Riaperto va il processo!
Daniele stesso giudicherà
Secondo la legge di Eloah!
Bottega di un armaiolo;
dovunque spade, coltelli, lance, scudi, elmi;
l’imponente fabbro è intento a forgiare una
nuova spada.
TERZO GIUDEO
Chiudeteli in celle separate!
Che far di loro poi si vedrà!
ARMAIOLO:
Si fanno buoni affari trafficando con le armi,
Migliori addirittura di quelli d’una prostituta;
E si può contare anche sulla loro buon tenuta,
Visto che su questo mondo truculento
Una guerra non scoppia mai a rilento.
Ci si ammazza con lame e con gli spiedi,
Sgozzandosi e mozzandosi mani e piedi
Per la terra da strappar allo straniero:
Vene troncate, arterie sfilacciate
Che riversano fuori il loro rosso siero
E cuori pulsanti infilzati dalle lance
Che spremuti son di tutto il loro sangue.
Un colpo, una menata, finita è la partita;
S’annienta in un baleno questa sporca vita
(con la spada fa in due una zucca)
BOIA
‘Giorno!,- il “buon“ preferisco omettere,
Perché per chi deve guadagnarsi da vivere
Col mio mestiere, non promette bene la giornata,
Visto che l’esecuzione è stata appena rinviata
QUARTO GIUDEO
Presto ad uccidere si fa
– Il pensiero mi tormenta –
Si fa presto a dare morte
Senza aspettar la sorte
- ecco cosa mi sgomenta.
QUINTO GIUDEO
Dobbiamo consultarci nuovamente.
SESTO GIUDEO
Ascoltare le testimonianze.
SETTIMO GIUDEO
Errate sentenze
Trasformano Lui
In un Dio inclemente
ALTO SACERDOTE (borbotta tra sé)
“Jahwe è preveggente” –
“Jahwe è onniscente”
Suvvia, allontanatevi da qui,
brave gente
ARMAIOLO
Non mi piacciono i rompicapi, Mastro
squartatore,
Pertanto io ci metto il “buon“ davanti al “giorno”
Perché è più gentile e fa venire il buon umore.
DANIEL
(estrae il diamante mentre il popolo abbandona
la piazza)
La verità non somiglia forse a questa tagliente
gemma?
Ah, diamante – ti ho raccolto io laddove nessun
altro
Ti avrebbe rinvenuto. Non ti pare che sia arrivato
Il momendo di lodare Dio che ti ha a me donato
Affinché tu mi facessi intuire come avrei potuto
Smascherare il tradimento? Sei come uno
specchio!
Mi appari gigantesco, eppure ti stringo tra le dita.
E se ti guardo dentro – tu guardi dentro me di
riflesso
Col mio stesso occhio come una Pantera in
agguato.
BOIA
Ah, risparmiami lo scherno!
ARMAIOLO:
Non lo dico per prenderti in giro.
Qual buon vento ti porta?
BOIA
La mia spada.
ARMAIOLO:
Si è consumata la lama a furia di mozzar
capocce?
BOIA
Magari! Devi invece sapere che stamattina,
Sul presto, Daniel, il cui riprovevole mestiere
È di fare il guastafeste, ha impedito il mio
dovere
Di macellare con perizia una stupida gallina.
31
Perché sei un fabbro non irreprensibile.
ARMAIOLO
Ne ho sentito parlare.
Si indaga nuovamente sul vero colpevole:
La deliziosa dama di compagnia
Oppure i due venerabili condotti via
Come cani attaccati alla catena.
Mio caro amico, non perdere le speranze,
Perché qualcuno dovrà certo comprovare
La bontà della tua lama, - non appena
Il Giudice decisa avrà la pena!
ARMAIOLO
Sul mio onore, amico, non trovo spiegazioni,
Io forgio armi ormai da tre generazioni!
BOIA
La verità è che spariscono le tradizioni
Quando gli Eredi son solo dei coglioni
Che pensano ai soldi e a spremere clienti.
Vedi questa mano, o Mastro di tutti i dilettanti?
Si è presa una bella cotta per la tua gola,
Trema d’amore e non vede l’ora
Di stringertela intorno per benino,
O pezzo di cretino!
(lo stringe con forza)
BOIA (tastando la lama)
Ahimé! Con mio gran spavento
La spada cadde sul pavimento,
La lama dev’essersi intaccata
E taglia sempre più a stento
Persino la carne già avariata
ARMAIOLO (Impaurito)
Questa spada è stregata, non posso farci niente!
Prendi quest’altra in sua sostituzione,
L’ho appena forgiata con la massima attenzione
Perché possa stroncare ogni essere vivente.
ARMAIOLO
Farò un prezzo speciale ad un vecchio cliente!
(comincia ad affilare)
BOIA
La lama torna al suo splendore,
La mia mente ricomincia a girare:
Quante teste già vedo rotolare!
BOIA
Bon, altrimenti servirà per affettarti il naso!
ARMAIOLO
Lasciami andare a cercare un vaso:
La tua minaccia mi fa pisciare sotto
Sta già facendo il bagno il timido biscotto.
Presto, stracci, di stracci ho bisogno;
Temo proprio che non sia un brutto sogno!
(cerca di sgattaiolare dalla porta posteriore)
ARMAIOLO
Ecco! E’ tornata come nuova,
Pronta a riprendere servizio.
(spacca una mela)
BOIA
Ehi, ora questo gingillo
E’ più appuntito d’uno spillo,
Se spacca anche il capello,
Figuriamoci sul collo!
PRIMO FAUNO
Ehi, tu, dove scappi?
SECONDO FAUNO
Siamo venuti a fare shopping.
L’Armaiolo fa un passo indietro preoccupato.
Il boia colpisce la zucca, ma è la spada a
spezzarsi.
ARMAIOLO
Un attimo di pazienza, non posso
Servirvi in questo preciso istante:
Mi sono pisciato dentro le mutande
BOIA
Porco mondo.
TERZO FAUNO
Pagamento in oro.
ARMAIOLO
Porcaccio boia.
BOIA
L’attrezzo è andato.
QUARTO FAUNO
Siam pronti ad affrontar qualunque spesa.
(scuote un sacchetto di monete)
ARMAIOLO
Com’è possibile!
QUINTO FAUNO
Del pronto servizio abbiam però pretesa.
BOIA
ARMAIOLO
32
(osserva il sacchetto avidamente)
Non convince il vostro aspetto,
Ma al suon di certe paroline
Io a disposizion mi metto.
Ora cominciamo a ragionare.
SESTO FAUNO
E allora veniamo al punto, armaiolo!
ARMAIOLO
E fa lo stesso effetto
A qualsiasi distanza,
Vicino o in lontananza,
Come un normale stiletto.
ARMAIOLO
In che cosa posso servirvi?
TERZO FAUNO
Che artista! E la punta sarebbe d’argento?
PRIMO FAUNO
Cerchiamo solo cose un po’ particolari.
QUARTO FAUNO
Sicuro che il manico
Sia stato intagliato
In legno pregiato
A regola d’arte
Con la tua stessa mano?
ARMAIOLO
Puoi scommetterci!
ARMAIOLO
Davvero? – Vi andrebbero alcuni stiletti
Con sopra intarsiati i vostri bei nometti?
SECONDO FAUNO
Grazie tante, ma abbiamo bisogno di ben altro.
Il secondo fauno spezza la la lancia.
ARMAIOLO
In questo caso però il prezzo aumenta
Perché la qualità sta alla quantità,
- non ve abbiate a male
ma è la pura e sacrosanta verità, In rapporto direttamente proporzionale.
SECONDO FAUNO
Riprenditi questo gioco,
Ormai serve a ben poco.
ARMAIOLO
Che giornataccia del calendario è oggi?!
TERZO FAUNO
Nulla da eccepire.
QUINTO FAUNO
I tempi cambiano e, scherzi a parte,
A te servirebbe scrutare nelle carte
Del destino del genere umano,
Ad arma più moderna metter mano.
QUARTO FAUNO
Non siamo qui per risparmiare,
Ci muove l’orgoglio professionale.
QUINTO FAUNO
Di armi poi io sono, in particolare,
Uno stimatissimo collezionista
Conosciuto a livello internazionale.
ARMAIOLO
E come?
SESTO FAUNO (estrae una bomba a mano)
Il prototipo ti vien da noi fornito,
Oggi sei proprio fortunato,
Sì, baciato in fronte dalla sorte.
ARMAIOLO
Non faccio il fanfarone...
Giudicate voi se questo aggeggio
Possa essere il giusto assaggio
Per la vostra soddisfazione.
(mostra una lancia enorme e stranamente
fallica)
QUINTO FAUNO
Ne avremmo bisogno d’un po’ di scorte.
ARMAIOLO (osserva la granata)
Un uovo verde modellato come pigna?
Lo avrà deposto qualche coccodrillo
Che sulle rive del Nilo fa il mandrillo?
SESTO FAUNO
Caspita!
PRIMO FAUNO
Accidenti!
QUARTO FAUNO
Non abbiamo tempo di scherzare, sta tranquillo.
Sappi piuttosto che ad un colpo di genio si deve
L’oggettino che non si mangia e neppur si beve.
SECONDO FAUNO
33
E nel caso in cui ti fossi attaccato alla linguetta
Saresti subito saltato in aria con tutta la casetta.
(gli mostra la spoletta)
Coraggio, leviamoci di torno prima che ci
prenda!
Ahimé, i piedi più pesanti di sentir mi sembra!
Ahi, ahi, ecco che mi ha centrato sulla zucca!
QUARTO FAUNO
Compagnia! Fuori le ali e sbatterle velocemente!
(I diavoli via)
ARMAIOLO
Porca paletta!
TERZO FAUNO
Così se ne diparte la peggior tra le canaglie
Di cui tombe e sepolcri accolgon le frattaglie
Che piovon dal cielo come avanzi di battaglie.
ARMAIOLO (spossato)
Che vi inghiotta l’inferno accozzaglia di
mostriciattoli!
(MUSICA: DANZA DI SCHIAVE ALLA CORTE
DI CIRUS.)
ARMAIOLO
Allora, si tratta di un aggeggio per volare!
SECONDO FAUNO
Sarebbe più appropriato
Il concetto in aria di “saltare”!
SCENA QUARTA
Gran Sala del palazzo di CIRUS nella città di
Anschan. Le schiave danzano.
Il re è disteso a bere vino. Dopo lo spettacolo si
alza.
ARMAIOLO
Saltare dove? Come?
Mi prendete per scemo?
(ne prende due per la collottola)
Adesso mi avete seccato!
Vi faccio vedere io come si salta... in aria!
CIRUS
La foga della danza si placa nel dolce tintinnio,
Altra musica all’orecchio, dei preziosi monili
Che risplendono ai polsi e alle caviglie
femminili.
Hanno mai goduto delle schiave di favori simili?
Suvvia! Il piatto langue, chi vuol essere lieto sia!
(batte le mani)
Dov’è il mio Consigliere per gli Affari interni?
QUARTO FAUNO
Accidenti, signor fabbro,
Io più non metto labbro!
Per me troppo sei ferrato
In un campo sì efferato!
Ahi!
ARMAIOLO
Ed ora, branco di parassiti, toglietevi dai piedi,
Se non volete che vi buchi il culo e la rotonda
pancia
E poi vi affetti la codaglia con questa lunga
lancia.
(Li insegue per tutta la bottega)
CONSIGLIERE (entra di fretta, le danzatrici
escono)
Reco buone notizie, mio re!
TERZO FAUNO (scappando)
Ma che diavolo! Autocontrollo, amico!
CONSIGLIERE
Grazie, o mio Signore,
Di pensare al benessere
Del tuo umile servitore
(si asciuga il sudore dalla fronte)
CIRUS
Allora vieni – sciacquati la gola secca
Con questo nettere per parlare meglio.
SESTO FAUNO
Il fabbricante d’armi incita alla guerra,
La testa gli fuma e pesta i piedi in terra!
CIRUS
Su racconta.
ARMAIOLO
Continuate a correre,
Disgraziati baciapile,
Se non volete veder scorrere
Tutta la vostra bile.
CONSIGLIERE
Ebbene,
C’era chi sudava freddo per la giovane Susanna,
E chi faceva dipendere dal cielo ogni fortuna
Ridando così un po’ di speranza alla famiglia
Già molto in ansia per la sorte della congiunta
PRIMO FAUNO
34
Che sembrava essere in balia dei due
calunniatori.
(gli viene versato del vino)
Oh – questa bevanda degli dei invecchiata
In botti speciali ha un bouquet meraviglioso!
Lui ha cominciato ad invocare il santo Daniel:
L’unico che la giovane avrebbe potuto salvare.
I due bugiardi furon subito interrogati da Daniele
Che chiese loro semplicemente sotto quale
Albero sarebbe avvenuta l’impura scena
D’infedeltà che dall’ignuda Susanna sarebbe
stata,
In combutta con un giovane bellimbusto,
perpetrata.
Cosa che non combacia assolutamente col fatto
Che mai si sarebbe potuto attribuire un tal
misfatto
Ad una simile creatura, nata da madre sì
virtuosa,
E della quale nessuno ha mai subdorato la
lascivia...
CIRUS
Approfittane allora.
CONSIGLIERE (beve)
Grazie.- Dove eravamo?
CIRUS
Qual è stato l’ultimo verdetto?
CONSIGLIERE
Astuto Daniel!
Di costui vale la pena che ti ragguagli ancora:
Ti racconterò come Susanna fu tratta in salvo.
CIRUS
Taglia corto.
CIRUS
Posa il calice e racconta come ottenne tanto.
CONSIGLIERE
Ecco: “L’ho sorpresa sotto una quercia!”
Fu la dichiarazione di uno dei due sciacalli
Che giurò alzando due anchilosate dita.
Mentre invece l’altra bocca, piena di menzogna,
Come se avesse ingoiato un’esca di carne marcia
Per poi cibarsi di spergiuro attraverso la piccola
Fessura delle labbra serrate, senza aver potuto
Prima ascoltare le parole del suo degno compare,
Presso un’altra pianticella
S’inventò la scappatella:
“E’ sotto un cedro che la fanciulla
con un Adone nudo si trastulla”.
CONSIGLIERE
Con uno dei suoi rinomati espedienti.
Il mio orecchio apprese il corso degli eventi
Per bocca sicura da soli pochi momenti:
A sbottonarsi è stato un uomo di riguardo
Che riscuote la fiducia totale di Jojachim,
Consorte della vittima su cui pende orrenda
Accusa. In qualità di testimone presente
Al procedimento,- riaperto per esperire
Presunte mistificazioni e denunciare
Al popolo eventuali responsabilità, ebbene, costui mi ha giusto ragguagliato.
CIRUS
Bella trovata quella
Di scegliere un cespuglio riccio
Che ingarbuglia la favella
Di chi parla troppo spiccio.
CIRUS
E ora, perché ti sei fermato?
Dimmi, come si chiama questo brav’uomo.
CONSIGLIERE
CONSIGLIERE
I due spergiuri si sconfessarono a vicenda.
Cosìcché la casta fanciulla fu lasciata libera
Di tornare tra le braccia amorevoli e ai baci
Tanto più accalorati quanto prima disperati.
- Samuel.
Porta con orgoglio lo stesso identico nome
Di colui che viene ascritto tra i profeti
E per il quale i Giudei nutrono venerazione.
Al suo particolarmente sensibile naso
I due anziani puzzarono lontano un miglio
Di sospetto, poiché spesso le persone
Più ricoperte di onori e di pregiate vesti,
Cercano sempre e comunque di dar
soddisfazione
Ai loro più reconditi e incoffessabili desideri.
Conseguentemente, non appena fu condotta
La figlioletta di Helikas, Susanna,La quale avrebbe dovuto provar sulla sua pelle
L’abilità del boia a staccare teste dalle spalle,-
CIRUS
Era stato dunque convocato l’angelo
vendicatore?
CONSIGLIERE
Signore, c’è mai stato un angelo qui sulla terra?
CIRUS
Ah no, non un vero e proprio angelo, semmai
Un servitor del Cielo disposto ad applicare
35
La severa legge della Thorà, che scorda
facilmente
O non tiene in giusto conto chi versa sangue
innocente.
Torni alla sua terra.
A ripagare le pene
Assegno un contributo statale
Che sarà precisato nel futuro Annale.”
CONSIGLIERE
Chiedo perdono: stento a capire la tua metafora.
(Cirus e Consigliere via)
MUSICA SENTIMENTALE.
CIRUS
Insomma, quei due vecchi libidinosi sono
Stati dunque abbattuti come alberi marciti?
SCENA QUINTA
CONSIGLIERE
No. - Non sono stati ancor puniti.
Davanti alla fontana nel giardino di Jojakims. Il
giorno finisce lentamente.
Tramonto. Susanna, Jojakims, Debora e Helikas
entrano passeggiando.
CIRUS
Chi intervenne ad evitare la condanna?
DEBORA (sottofondo grilli e sorgente
d’acqua)
Il sole ha raggiunto l’orizzonte
Immergendosi nell’eterna fonte,
Rinfresca la sera coi suoi strali
E par metter al mio piede l’ali.
CONSIGLIERE
Sempre Daniel.
CIRUS
Non capisco.
Però i due spergiuri vennero disonorati ?
HELIKAS (abbracciando Susanna)
Ecco la mia bella figlioletta,
Sembra rinata a nuova vita,
Grazie al quel santo profeta
Dal cielo sceso in tutta fretta!
CONSIGLIERE
Sì. Dalla casa d’Israele furono scacciati
Ed esiliati nel deserto dove tutti i ripudiati
Sui loro orribili misfatti possano riflettere.
CIRUS
E’ dunque con intima soddisfazione
Che al popolo dò atto di moderazione.
Esprimi a Daniel la mia riconoscenza.
DEBORA
O cielo! Grazie di avermi protetta!
Joachim in disparte non si avvede ancora del
ritorno di Susanna.
CONSIGLIERE
Con che parole?
JOACHIM
Mi sento un traditore
Per aver ceduto al sonno
Dopo aver trascorso
Una notte di terrore.
CIRUS
Il suo cuore è prova della grandezza di Dio!
CONSIGLIERE
Sarà fatto.
Dormendo
Passa il tempo
Svanisce l’eterno
In un turbine di vento
Dormendo
Più io non sento
Quel triste lamento
Che dentro di me
Mi parla di te.
CIRUS
Scrivani, registrate questo mio editto:
“Io, Cyrus, re di Persia, Signore del popolo
Giudeo,
In nome di Dio che è uno,
Fonte di ogni verità,
In virtù della saggia decisione presa dal Sinedrio
E dal popolo condivisa immantinente
Di liberare una povera innocente
Accusata da due rabbini ingiustamente,
Di fronte a questa prova di maturità
Delibero che cadan le catene
E che il popolo Giudeo
E sto sognando ancora
Scorgendo nella mia dimora
Agitarsi il fantasma
Della mia speranza...
36
Ma quella è Susanna!
E’ libera!
SUSANNA
Ah, Jojachim, la tua mente è ancora troppo
giovane
Per incancrenirsi con simili pensieri; lascia agli
anziani
le frasi ampollose – e godiamoci la nostra
gioventù!
Corrono uno incontro l’altro, si abbracciano
felici.
INSIEME
O cielo Onnipotente
Che per ben due volte
Ci hai messo al mondo,
La prima con la nascita
Poi restituendoci la vita
Senza perdere un secondo.
HELIKAS
Ah no, Susanna, no! Lascia stare!
Non è un giusto modo di pensare.
Se la saggezza fosse privilegio dell’età,
Non ci sarebbero più le guerre
Scatenate da chi al riparo se ne sta
Delle mura delle proprie terre
E invia le nuove generazioni
A morire per le loro speculazioni.
O cielo Onnipotente
Che tutto vede e sente
Non siamo sol pedine
Di un oscuro Fato,
Su di noi hai vegliato,
Non ci hai abbondanato.
Ricorda anche le insane intenzioni
Che quei due affamati vecchietti
Incubavano nei loro oscuri petti
Scegliendoti come agnello sacrificale
Per soddisfare la brama corporale!
Rispondi, dove rimaneva la loro saggezza?
Nel cervello? Nel cuore? O sotto l’ombelico?
Se due simili furfanti posson dirsi saggi,
Anche al diavolo bisogna far gli omaggi!
O luce del mattino,
Un fiore è già sbocciato
Quando il sole in agguato
Illumina il destino
Il sentier del giardino
Che ci hai riservato!
JOJACHIM
Le beffe del destino niente sono
Se al disegno divino paragono
Tutte le nostre patite sofferenze
Che a noi sembrano immense,
Ma che in relatà non sono niente,
Come la morte di un moscerino
Il cui grido di dolore non si sente
Perché parte di tutto è l’esserino.
JOJACHIM
Uomo, non nominare il diavolo
Se prima non ti sciacqui la bocca
Con la parola di Dio cui tocca
Il merito del misterioso progetto
Che allieta il dolore nel petto.
Nulla è la causa senza un effetto:
Cyrus ha emanato il suo editto
Liberandoci dal nostro ghetto
Dopo aver visto che la giustizia
Salda il nostro popolo nell’amicizia
HELIKAS
Beh, genero, conosco comunque una parte
Di cui la Creazione potrebbe pure fare a meno:
Del vegliardo che di Susanna bramava il seno,
E giocava col destino falsificandone le carte.
HELIKAS
Sarei meno ottimista di te!
Si dice piuttosto che il Re
Si sia ammorbido perché
Il nostro popolo forte oggi è.
JOJACHIM
Eppure anche la menzogna
Deve servire a qualcosa
Come una mosca che ronza
E poi sul cibo si posa.
DEBORA
Basta politica e discorsi impegnati!
Lasciamo notte e luna agli innamorati,
(a Helikas prendendolo sotto braccio)
E spetta a loro anche il dolce mormorio della
sorgente
Nel dolce venticello della sera in cui cinguetta il
tordo.
Questo giorno è finito troppo bene, troppa grazia
Per concimare una rosa
La natura compie il suo ciclo
In cui il naturale riciclo
Morte-Vita mai non riposa.
37
Ci ha donato per poterlo accommiatare con le
parole
Della politica o della filosofia; più appropriato
Mi sembra è intonare un canto di ringraziamento.
SUSANNA
Mi sembra una buona idea. Vivendo con noi
Potrà godersi anche i frutti che porta il
matrimonio.
HELIKAS
Guai contraddire una donna – soprattutto quando
ha ragione!
(Helikas e Debora escono)
JOJAKIM
Significa che puoi perdornarmi?
Oh, gioia! Vuoi ancora sposarmi?
Il sole tramonta. Le stelle cominciano a
risplendere nel firmamento.
SUSANNA
Il popolo è libero grazie a Dio
Che ne ha voluto estinguere il fio.
Il perdono vale anche per te.
SUSANNA
Quando tutto il mondo pareva avermi
abbandonato
E la morte mi si stava approssimando, un
demone
Comparve nella mia cella. Ah! Sono stata io
stessa
Ad invocarlo, poiché egli può rivelarsi solo a
coloro
Che hanno smarrito ogni fiducia nel potere
dell’amore.
JOJAKIM
Non sarò io a domandare perché!
SUSANNA
Bravo!
JOAKIM
E che il tempio di Gerusalemme
S’erga come il grembo dell’umanità.
SUSANNA
E cosa dovrebbe partorir quel grembo?
JOJAKIM
Dubitasti di me?
JOJAKIM (come colpito da una visione)
Unità del genere umano
In nome del Signore
Presente nel sangue
Di tutti gli uomini.
SUSANNA
Notai lo sguardo
Che mi gelò le vene quando fui accusata
Di averti tradito nel più turpe dei modi.
E siccome fu messa in dubbio l’onestà
Della donna a te promessa senza che tu
Muovessi un dito per difenderne la virtù
Contro tutte le accuse e le perversità
Alzate come un polverone su di me, Potevo continuare ad aver fiducia in te?
SUSANNA
Non c’è sicuramente
Nessuno ad essere presente
Nel sangue di un uomo:
Dio guida dalle quinte
Ogni accadimento,
Ma è del tutto assente
Dalle nostre decisioni.
JOJACHIM
Invero, Susanna, il fragore
Del mondo raggelò il mio cuore.
Ed esso ora non sarebbe più degno
Se un amico non m’avesse dato in pegno
Un cuore più puro che battesse per te
Senza tutti i dubbi che covavo in me.
(lo bacia dolcemente, escono)
FONTANA PARLANTE DELLA VITA:
(scrosci d’acqua in sottofondo)
Mentre gli uomini si concedono al sonno
defatigante
Io faccio sì che sgorghi il destino dall’acqua
della fonte.
Quando i preti sono dediti alle prediche e i
calzolai
Martellano le suole, allora la mia voce
imperiosamente
Annuncia l’avvento di un mondo migliore, in
quanto
SUSANNA
Che fortuna avere un simile amico!
JOJACHIM
Sì. La verità è che lui ha saputo
Leggerti nell’animo meglio di me.
Per questo gli sarò infinitamente grato
Se verrà ad abitare sotto il nostro tetto
Per dividere con noi la gioia che m’aspetto.
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Le tragedie diventano commedie quand’io intono
il canto
Che par discendere dal cielo per compiere
l’incanto
Di trasformare in bene tutto ciò che bagno.
O nobili spiriti che aleggiate nell’aria privi
d’ogni peso,
Non sapete dunque riconoscere la vera voce della
vita?
A che serve combattere per gli ideali, per il
potere
Per l’ambiziosa voglia d’apparire, se goccia dopo
goccia
Lo spettacolo mondano fluisce, eppure niente
sboccia
Perché il terreno della storia è arido e deserto?
All’inizo dello spettacolo vitale ci fu l’alga
unicellulare
Poi venne l’animale, il genere umano (finora
impersonato
Da un imprecisato numero di protagonisti); lo
scienziato,
Il filosofo, il teologo, che sa solo far le fusa al
potere.
Come si potrebbe creare tutto questo senza di Me
Che rappresento quel Tu che è al tempo stesso
un Io?
Ehi, questa piccola rappresentazione sul gran
teatro del mondo
Vuol mostrare tramite il dramma, anche quello
delle pene
D’amor perduto, che Dio impone a fin di bene.
Statevi dunque bene, a me viene da rigurgitare,
Un singhiozzo, e poi riprendo acqua a vomitare!
SCENA SESTA
Deserto al sorgere del sole.
Asasel, in una veste scura, siede tra due alberi di
enormi e spettrali dimensioni.
ASASEL
(in sottofondo, il vento del deserto)
Ho piantato nel deserto
Due deliziosi alberelli
Perchè fossero ombrelli
Col loro verde concerto
Non soltanto al calore
opprimente del sole,
ma anche al dolore
Del genere umano.
O fogliame, intrico di rami,
Ghiande e teneri germogli!
Voi siete una benedizione
Per chi all’insolazione
Cerca un po’ di refrigerio
Dal sole troppo ardente
Che picchia insistente,
E dalla disperazione
Cerca un riparo.
(il getto d’acqua aumenta)
Sorge il sole, compare Daniel indossa una veste
bianca.
O miei ascoltatori che v’intendete d’arte, per me
scrosciate
Applausi, nel caso in cui la commedia sia di
vostro gradimento!
Da te sonetto sono riuscito a trattenermi a stento,
Con te, nobile cinquina, sono andato un po’ più
lento,
Ma l’interesse che avreste dovuto suscitare è
spento
Perché la gente si deprime ascoltando i vostri
versi:
Non si gettano più rose sul palco per esprimer
gradimento,
Gli spettator intelligenti per strada si son persi
E i critici alla moda fingono d’essere molto seri
Come se la tradizione non fosse nata ieri!
Ora ci stiamo avviando alla fine, amici miei,
Il bene è il male sono in lotta per il destino della
terra.
Badate bene, ché per voi si combatte questa
guerra!
DANIEL
Un tempo la primavera
Non sbocciava nel deserto.
Sotto il solleone
Di questo campo aperto,
Solo lo spinoso frutto
giungeva a maturazione.
- Asasel! - C’è sotto qualche
trucco?
ASASEL
Sono io il giardinere
Di questo paradiso,
All’ombra tieni il viso
E mettiti a sedere.
Devi sapere che il diavolo,
Responsabile delle pentole
Ma non dei coperchi,
Ha compiuto il miracolo
Usando la spina nel cuore
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Come seme dell’umano dolore
Che trovai in natura già fatto.
DANIEL (si siede all’ombra)
Ma non ti ha detto bene,
Perché salva è la ragazza
Sottratta alla feroce piazza
E alle sue grandi pene.
ASASEL
Che dici? - Io, finire nel niente?
Senza di me, finirebbe la Natura.
Non ho creato io il dolore,
Io ne ho fatto solo una cultura.
Prenditela piuttosto con Lui
Che ha voluto che nella Sua creazione
Ci fosse anche il principio della perdizione.
ASASEL
Sono felice per lei,
In fondo m’era simpatica.
Ma come accadde?
I due sacerdoti arrapati
Si son rimangiati la parola
In una botta sola,
Per essere poi castigati?
DANIEL
Ah, povero spirito,
Sei la tua stessa caricatura!
ASASEL
Che cosa può provare
La rosa che appassisce
Dopo essere fiorita
Sul fusto della vita?
Complimenti al tuo Dio
Per la sua fatica,
Anche se meglio riuscita
Gli sarebbe la Creazione
Se si fosse risparmiato il sole
Che al dolore dà illuminazione.
DANIEL
Grazie ai tuoi alberi! Senza di loro
Non avrei smascherato la bugia
Che andavano ripetendo in coro
Per non farla sembrare idiozia.
ASASEL (ammirato)
Questa è una buona notizia!
E’ stato ammazzato qualcuno,
E’ stata fatta giustizia?
Come vedi alla fine
Il male trionfa sempre.
DANIEL
Il tuo piano di seminar disperazione
Stava quasi per riuscire.
Non fosti infatti tu a smarrire
Il diamante nella cella di Susanna
Per poi farmelo rinvenire
In modo che dubitassi
Dell’onestà della fanciulla?
(gli mostra il sacchetto)
DANIEL (sorridente)
Di deluderti sono spiacente:
Non è stato ammazzato nessuno.
La giustizia ha trionfato clemente
Salvando la vita a ciascuno
Al fin di redimere il delinquente.
ASASEL
Il diamante contiene la mia impronta!
Quando ci sprofondi dentro lo sguardo
Sono i tuoi stessi occhi che di riflesso
Ti scrutano bramosi, come le pupille
Di una fiera che si spalancano
Prima di alzare la zampa assassina
Sulla preda, una tenera bambina.
ASASEL
Ti sono grato per questi complimenti:
Mi risultano particolarmente graditi
Dalla tua bocca provenienti
Come pane secco coi frutti canditi.
O profeta, condivido i sentimenti
Che si agitan nel tuo petto,
Come trovo sorprendenti
Le stelle sfuggenti
Che s’inseguono con Dio,
Il creatore di se stesso,
E di tutto l’esistente.
Ma se vuoi sapere cosa penso,
Intendo cosa penso veramente,
Ecco: penso che al nulla tende
Tutto questo mondo puzzolente.
DANIEL
Oh, angelo scontento!-, il dolore è come il fuoco
Senza il quale l’arrosto dev’essere consumato
crudo,
La sofferenza è come il sale che serve a dar
sapore,
Come la pioggia, che fa apprezzare meglio il
sole,
Come la sete, che rende gradevole l’acqua che si
beve,
DANIEL
E tu no, del deserto impenitente?
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Come la tristezza, che fa sentire quando manca la
gioia,
Come la malattia, che fa capire l’importanza
dello star bene,
Come la terra, ch’è testimonianza della
maestosità Celeste,
Come la menzogna, senza cui non sapremmo
mai la verità!
O Tu, Creator dell’ universo!
All’opera del diavolo avverso,
Dissolvi pure la mia anima nel vento,
O bruciala all’inferno a fuoco lento!
Ma Dio
Non ascolta il grido disperato
Del demone abbandonato
In un mondo spietato
Da cui il Dubbio
Scacciato
Stato
E’.
ASASEL
Ehi, Daniel, non credi che il tuo filosofeggiare
sia in odore
Di eresia, dal momento che si ritorce contro il
nobile Creatore?
Se capisco bene, tu tributi al dolore addirittura un
elogio,
Come se l’uomo dovesse essergli grato di tanto
accanimento.
(sta morendo, in un ultimo istante)
La mia anima
E’ un frutto della sabbia,
Si dibatte e dubita
Con tutta la sua rabbia!
Risorgerò col sole
Quando ci sarà bisogno
Svanito il dolce sogno
Di nuovo del dolore.
DANIEL
Non posso farne a meno. Il dolore contribuì a
forgiare
Il mio giovane spirito nel suo percorso di
conoscenza
Che ora, giunto all’apice della maturità
dell’esistenza,
E’ come un re che porta sul capo una corona
imperiale
Che più ha spine e più dimostra di essere
essenziale.
(muore)
Daniel si fa il segno della croce
e s’incammina verso l’orizzonte.
Asasel scivola in terra. Gli alberi cadono al
suolo e prendono a bruciare.
Fino a scomparire.
ASASEL (in sottofondo: basso coi rumori
dell’incendio)
Ahimé! Il male ha fallito!
Che ne sarà del mio cuore, del mio spirito
Che cerca la salvazione nel regno del nulla?
L’abbagliante sole è assiso allo Zenit;
Da esso schizza la luce, della Verità scintilla.
Reso pesante dagli anni il mio cuore vacilla
E come un peso morto mi trascina sul fondo.
O anima mia! Sei costretta a dissolverti
Nel vento di una selvaggia tempesta che spazza
Via la tua fortuna, qualunque salvezza,
Giacché amore e speranza sono le vere ragioni
Per cui gli uomini accettano l’idea di morire.
Rappresentano insomma il collante tra l’anima
E il corpo che vive e respira fino all’attimo
Estremo dell’abbraccio mortale in cui tutto ciò
Che si ama, desidera, aspira, l’incoercibile
Impulso a riprodurre se stessi, a partorirsi,
Si risolvono in una cosa soltanto: il nulla
Che come un’ombra s’affaccia alla culla.
FINIS
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SUSANNA, MON AMOUR