SUSANNA, MON AMOUR INTROITUS MUSICALE Libretto d'Opera di Enrico Bernard PRIMO ATTO Liberamente ispirato al libro apocrifo “Historia di Susanna e Daniel” Scena prima PERSONAGGI: SUSANNA - figlia di Helikas e Debora– JOJAKIM -ricco sposo di Susanna – HELIKAS DEBORA -consorte di helikasHASAJA e HASCHABJA -due anziani dell’Alto ConsiglioCONSIGLIO DEGLI ANZIANI SACERDOTI KYRUS DI ANSCHAN – Re persiano, novello re di BabiloniaMITREDAT –Tesoriere della Corte di KyrusDANIEL –nominato anche BeltschazzarSAMUEL -amico di JojakimBOIA FABBRO DUE DONZELLE -serve di SusannaFAUNI ASASEL -il demone del deserto- Deserto, con pietre e massi. Sfondo: distesa di sabbia a perdita d’occhio. All’orizzonte si scorge una carovana di cammelli. Soffia un leggero vento. Compare Asasel. ASASEL Il sole brucia la pelle ed infiamma Le desolate lande, la lucertola, la sabbia, - Ecco la scena del presente dramma, E rovescia la sua ardente rabbia Su tutto ciò che vive e che respira Trasformando il mondo in una pira. Io non soffro però il caldo persistente: Il mio duro crine s’è fatto resistente Al suo magma più che incandescente Che pur abbattendosi sul mio capo Né caldo né freddo mi fanno: Ci mancherebbe solo che un diavolo Nel suo inferno avesse un danno. Il popolo d’Israele, un Caldeo, Sentinelle, Guardia del carcere, La Fonte parlante della Vita, Convitati, Servi, Musici e ballerini in casa di Jojakim Musici, Ballerini, Scrivano e Servitori alla corte di Kyrus il Grande. Ehi, laggiù qualcuno si nasconde Alle frecce del sole furibonde Sotto lunghe vesti e copricapi. Cammelli, i cammelli in carovana: Mercanti, predoni del deserto, beduini. Altrimenti detto: poveri esserini Che non devono dannarsi troppo l’anima Per finire dritti dritti in pasto a Satana. Il quale, per espugnarne il corpo, Non aspetta neppure che sia morto: Si sa quanto il male sia connaturato A chi risolve i problemini di coscienza Con la madre del dubbio, ossia la scienza. (scorge Hasaja) Ma ecco che torna alla carica Quel superbo fariseo, Vecchia capra di un giudeo, Di certo vuole farsi consigliare In qualche caso personale... Salvo poi sparir senza pagare. - Faccio meglio a scomparire io! (si nasconde) Luogo e Tempo: Babylonia, cerso il 538 a.C. 1 HASAJA E sia! Avrai la mia anima per un buon consiglio, Anche se davanti a te, sciacallo, sono io coniglio. HASAJA Dal grado dell’insolazione Deduco che sono a destinazione, La dove il diavolo è padrone Il fuoco fa la parte del leone! ASASEL Spiegati meglio. O Asasel, potente Demone, ascoltami! Io ti invoco, aiuta questo tuo servitore; Spiega le ali, discendi con tutto il tuo ardore, Ti scongiuro, aiuta questo povero peccatore. HASAJA Ieri mi sentivo un po’ accaldato, Il sangue mi pulsava sì fremente che decisi di rinfrescar le tempie immergendo il mio fumante capo In fresce e pure acque di sorgente. Fu allora che una timida creatura Vestita soltanto della sua natura, Bagnandosi come un uccellino Nel laghetto al centro del giardino, Un dardo mi conficcò nel cuoricino. Mi nascosi nel canneto fitto fitto E tra le piante facendo capolino M’accorsi che il cor m’avea trafitto. ASASEL: (in disparte) Che dice questo povero vecchino? Che avrei le ali come un Cherubino O come un nobile uccello marino? Ma se striscio fuori come un verme Respirando zolfo dalle più scure caverne Da quando fui cacciato dalle zone eterne!! HASAJA (continua a implorare) O consolatore della mia povera anima mortale, La quale adora il fiore più bello del giardino Ma da esso è trattato alla stregua d’un cane E alla mia stirpe preferisce un ricco contadino! ASASEL Ed era riuscita così bella Al pittore codesta colombella Di cui decanti il dolce visino? ASASEL (divertito tra sé) Mi si spezza veramente il cuore! La fronte gli s’imperla di sudore! E’ un caso di non ricambiato amore? (sale in cima al masso e da lì si rivela) HASAJA La pelle, come ammorbidita da latte caprino, I seni, due mele da far felice il contadino, I capelli, soffici e sciolti come seta al vento, Gli occhi così azzurri da metterti il tormento, Le sopracciglia arcuate come lo strumento Da cui Amor scocca il suo micidiale dardo, I fianchi più formosi mai visti in movimento, Le cosce come una gazzella in fuga dal leopardo, Le gambe lunghe come colonne d’un tempio, Le spalle a completare l’intero portamento: Se tale Grazia non è un modello di bellezza, Questo marcio mondo è tutto una schifezza! Rispondi senza batter ciglio, Altrimenti io d’aceto piglio. Credi tu in tutto ciò ch’è libero nell’uomo? Solo colui che si rivela capace di annullare La distanza che separa desiderio e azione Non merita di fare la fine del coglione. HASAJA O mio signore, luce dei miei occhi Che tu asciughi pur se non li tocchi, Degnati di rispondere al mio saluto: Io non sono un adulatore astuto, Ma l’essere più felice al mondo, M’inchino a te che vieni dal profondo. ASASEL Amico! Scherza con i fanti, ma lascia stare i Santi: I quali sanno bene come elevarsi sopra A tutto quello che è opera del Diabolico Concentrandosi solo sui loro sacri canti Per non cedere alla turpe tentazione D’indurre l’altrui donne in perdizione. ASASEL (in tono confidenziale, anche se un po’ imbarazzato) Basta così, amico. Son d’animo tenero. Anzi, visto che stiamo parlando d’anime, Credo che l’affaruccio potrebbe farsi serio. HASAJA Sono venuto per sentire il tuo sermone? ASASEL Parli tu che ti spacci per santone 2 Predicando dall’alto del pulpito Ciò che è permesso o è proibito? Con te non faccio affari, Riprenditi i tuoi denari: Nulla avrai da me a pagamento Come se fossi la tua puttana Che ti si concede per compenso Dopo essersi tolta la sottana. HASAJA Basta! Io voglio toccare, ciò che vidi fare mio, Il corpo di Susanna bello come un Dio! Ed ora pronunciati, Demone: come si fa A trasformare un bel sogno in una realtà? HASAJA Non vuoi esser dunque remunerato? Stai a veder che sono io il fortunato. ASASEL (scuotendo la borsa) Hai messo da parte un bel gruzzoletto, Ma se l’ape regina vuoi portarti a letto, Non di miele, Ma di pappa real non far difetto. ASASEL Te lo direi, ma non m’hai pagato ancora. Il compenso è stato da tempo pattuito, Paga e ogni tuo desiderio sarà esaudito. HASAJA (estrae una borsa) A te, questa borsa piena di monete. HASAJA (divincolandosi) Eccomi servito! Invece di addolcire Le mie pene costui di più mi fa soffrire: E’ così che tratti chi ti vuol servire? E’ così che manifesti la tua benevolenza? ASASEL Monetine mie, tutte buone siete? Fatevi assaggiare... HASAJA Mordi, mordi pure quanto vuoi, L’oro resta oro anche sotto i denti tuoi. ASASEL La mia… che? - Ritieni la tua scienza Di bugiardo capace d’ingannar il Diavolo In persona? Quest’è un’impudenza: Qualsiasi furfante o testa di cavolo, Matta fino alla radice, sa bene Che una firma comporta le sue pene. ASASEL Ahi! Putrido verme! - Delinquente! Per colpa tua mi sono rotto un dente (il Demone salta addosso ad Hasaja e lo getta in terra per sedersi sul suo petto). HASAJA Di che parli? Quale firma? Che imbroglione! HASAJA O dei del Cielo, accorrete in mio aiuto: M’è piombato addosso il serpente astuto Come una belva sulla sua inerme preda. ASASEL E’ iscritta nella tua ipocrita espressione, Nelle brame carnali che pulsan nelle vene Del peccatore incontenibil che si spreme Per contaminar le spose di gente dabbene. ASASEL Lo faccio affinché tu la mia forza veda. HASAJA Non c’è macchia quando è il cuore Ad imporsi sulla voce della coscienza. HASAJA Ma si può sapere che accidente ti ho fatto? Lasciami, lasciami subito diavolo d’un matto. HASAJA Contentati, suvvia, della mia polpa, Le anime rendon molto meno, Non ti conviene farne il pieno. ASASEL Colui che non sopporta con rassegnazione La solitaria eco della sua passione, E che non sa farsi nemmeno una ragione Che dei piaceri d’amor gioisca un altro, Bensì col vile denaro e con fare scaltro Tenta ogni via per soddisfare il desiderio, Si caccia, t’assicuro, in un vicolo cieco. ASASEL HASAJA ASASEL Non prima che estinta sia la colpa. 3 Quel che dici è troppo bieco. Forse hai ragione proprio tu A dirmi di non pensarci più. Via, spettri dei miei torbidi pensieri Che avanzate dall’orizzonte troppo neri! Per ingraziartelo: miglior consiglio non ti dò. HASAJA Subito!- Così va bene?- Esprimiti però! ASASEL (gli preme il volto nella sabbia) Divorami , maligno! Arridimi, fortuna Col tuo falso scrigno. Sì, eterno Iddio T’irrido io Perché non trovo pace! Simile alla brace Dentro mi brucia Libidine feroce! Fa che io arda Se ancora a lungo tarda La mia purificazione. ASASEL Fai bene ad invocare la ragione, Se la mente è in preda alla passione! Ma anche quando il desiderio pare assopirsi, L’essere umano è sempre pronto a ricascarci: Come il sole del tramonto che a risvegliarsi E’ primo per inseminar di raggi la volta celeste. Ed ogni volta si ripete questo evento Per farti ammirar lo spettacolo contento Finchè battito nel tuo petto non sia spento. HASAJA Ti prego, ti scongiuro! Ingoiati la lingua E non profferir più parola alcuna O in alternativa riversa una laguna Per sopir l’incendio che mi divampa dentro. HASAJA (sputando sabbia) E sia! - Amen. Contento? - E però Non capisco che vuol dire tutto ciò! ASASEL Prima voglio di sentir un bel “AMEN” Scaturir da quelle tue lascive labbra, Che il nome di Satana invocarono, A chiusa della preghiera che ti farà Ripudiar sdegnato gli spiriti dell’ombra: Reietti, indemoniati ed ogni altra essenza Spergiura e derelitta che di Dio vuol fare senza. ASASEL Significa che devi portare un po’ di pazienza! HASAJA Mi fai – anzi, mi mi faccio io stesso orrore! E sia, farò come raccomandi non appena Nel cuore di Susanna farà breccia la mia pena. Ma se non dovesse corrispondere il mio amore, Dovrà rivoltarglisi dentro come una cancrena Il cuore fino a collassare in preda del dolore. HASAJA Tutto qui? - Non ti sei sprecato! HASAJA Alla pazienza non ci son molto portato. ASASEL Va, e abbi fiducia nel tuo Fato. ASASEL E’ quanto basta. – Cosa è poco, cosa è tanto? Nella patria dell’invidia regna il Sufficiente. Ed ora, vecchio mio, fatti da parte: Ho deciso di piantar un alberello. ASASEL Prometto d’aiutarti, ma vedi di star calmo. Un ghigno diabolico dipinto sulla faccia Rivela il tuo sentir, ti piaccia o non ti piaccia, Somigli alla brutta copia d’un povero diavolo: Dammi retta, troppa libidine: sciacquati il viso, Ricomporti devi, fingi, ammicca ad un sorriso. HASAJA Un alberello in questo forno? Qui, dove non cresce altro che la cenere? Comincio a domandarmi chi di noi due Dovrebbe preoccuparsi delle lune sue! ASASEL Chi vivrà, vedrà: questa è la sorte. E tu sii felice nell’ora della morte. HASAJA Non vorrei pentirmi del gioco ch’è iniziato Prima ancora di averlo incominciato. HASAJA Una parola colma di rancore E’ tutto quel che ottengo? E’ la passion d’amore? Ma che bel ringraziamento! ASASEL Macché gioco! Non essere impulsivo, fratello Caro! Cerca piuttosto con preghiere farti bello Agli occhi di Malacoda: inginocchiati perciò 4 Quando si dice che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi! (esce sconsolato) ASASEL (solo) E’ proprio vero che una mente priva di ragione Ha bisogno di un sentiero contorto tra le frasche Al suo contorto scopo, come ladro in altrui tasche. Ed io? Gli somiglio ? Certo, la sua anima smarrita Ha qualcosa in comune con la mia, ma il mio scopo È diverso dal suo. Più alto? Va un po’ a spiegare al topo Di laboratorio che corre sulla giostra fino a morire, Dove stanno alto e basso in questa caotica creazione In cui la materia non fa altro che nascere e finire E che eleva a suo principio l’eterna trasformazione, L’alternarsi di luce ed ombra senz’altra soluzione. Ah! Luce! Di luce qui ce n’è forse in abbondanza; Più di quanta possa accumularne Vulcano in una stanza! Suvvia, diamoci da fare, rastrelliamo bene il pavimento Affinché l’alberello cresca diventando un monumento Alla frescura. Poi finisca pure il mondo, me ne frego: Come i sogni sopravvivon a chi sogna non mi spiego. (MUSICA FESTOSA ) Al ruggito del leone cambia la scena. 5 Scena seconda Lo splendido salone della casa di Jojakims. BALLETTO: danza di fanciulle intorno a Susanna la cui presenza però è nascosta da un velo. Numerosi ospiti della festa tra cui I due Anziani membri del Consiglio. A che cosa ti riferisci sospirando? DEBORA Temo che Jojakim sia deluso quando Apprenderà l’ammontare della dote. HELIKAS Come se al mare abbisognasse pioggia O volesse lesinare meduse sulla spiaggia. Non vorrai scherzare, Debora. Tuo cognato È così ricco da non poter esser preoccupato Di quanto gli costi questa meravigliosa festa, Nè pensarai che di denaro gli passi per la testa Ora che si è appena con Susanna fidanzato. HELIKAS I passi di danza delle fanciulle in fiore Mi procuran gioia col dolcissimo rumore Di una musica celestiale, mentre il cuore Mio sensibile trabocca tutto quell’amore Di cui gli angeli non fecero risparmio Affinché Susanna, la mia cara figlioletta, Andasse in sposa ad uno dei più ricchi Ed onorati Giudei di questa terra santa. DEBORA Guarda lì! Entra Debora. HELIKAS Che cosa ? DEBORA Caro Helikas, fai festa qui solo soletto? Non vogliamo godere insieme del diletto Rallegrandoci del miracoloso evento Voluto da Jahve che dalle catene ci ha redento Riservandoci la sorte di suo popol prediletto? Solleva il calice e goditi nel petto L’onore che ad entrambi vien concesso. A ciò si aggiunge che quel gentile sesso, Che in quanto a orgoglio non certo fa difetto Se c’è da farsi saltar qualche grilletto, Si è ormai al voler nostro sottomesso Mostrando la sua indole santa e pura Come è della nostra Susanna la natura. DEBORA Chi ci onora della sua presenza! (indica agli Anziani che si intrattengono in diversi punti del salone). HELIKAS E non hanno niente da mangiare e da bere! Ehi, cameriere! CAMERIERE Signore? HELIKAS Perdona, vuoi divider con me la fortuna: Ma scaturì dal tuo grembo tra gli affanni Del parto, ora sono già diciannove anni. HELIKAS Occupati di loro, portagli un bicchiere! Sono stati nominati dal Consiglio Supremo a giudicare ciò che Jahve severamente vieta. Fa attenzione a che non prendan come offesa, Alla fin fine, un’ospitaltà misera e irrispettosa. DEBORA E una metà del giorno. CAMERIERE Corro a servire. HELIKAS Caspita, Debora, sai far ben di conto! E tuttavia non succederà giammai, Lo spero, che in piccolezze tu ti perderai, Dal momento che il destino sempre arriva A ripagare quanto diamo. Ma ora evviva! Godiamoci questo giorno di festa ed allegria! DEBORA Hanno un bel da fare, gli si fanno tutti intorno. Non appena uno di loro ci viene incontro Ecco che lo segue un altro di rango maggiore: Al completo s’avvicina il Consiglio Superiore. Non credo ai miei occhi: che nonostante la nostra Condizione, non siamo né ricchi né famosi, ci tocchi Una simile fortuna tutta in una volta, come Scroscio di pioggia scaturito da nube benevola che stende su un deserto la sua mano benedetta! DEBORA Rallegriamoci del tempo e di tutto quello Che di bello esso ha oggi deciso per noi Senza angustiarci con pensieri tetri. HELIKAS 6 Ma insomma: si può sapere dov’è Susanna? Per ringraziarti di cuore Da persona educata Delle tue belle parole. HELIKAS Non ne ho idea! E’ disdicevole lasciare gli Anziani nel salone Da soli in attesa del benvenuto del padrone. Da’ un’occhiata di là, cerca di trovarla, Mentre io vado a vedere da un’altra parte. SAMUEL Debora, puoi dirti fortunata: La bellezza è un bene ereditario, Si trasmette solo su un binario, Tutto ciò che v’è racchiuso Nei tratti della tua ragazza, E che ne rivela la grazia del sorriso, Lo deve alla dolcezza Che sua madre porta in viso. (si eclissano entrambi in direzioni diverse) SAMUEL (dalla parte opposta del salone) Quanti nobili spiriti si trovan oggi qui riuniti Nel degnarsi di festeggiare insieme a noi, Com’è squisito il profumino dell’arrosto E rubicondo il vino stilato dalle antiche botti, L’abbondanza è superiore alla mia fantasia Il cui limite è dato sol dall’immaginazione. Quando in una casa alberga simile fortuna Che lottando col male si mantiene in vita, La sventura per sempre vien bandita. Pensieri di sciagure, allontanatevi da me, Svanite come fumo in un alito di brezza, Lasciate da parte tutti i dubbi ed i perché, Cantate gloria a Dio e alla Sua grandezza! DEBORA Astuto adulatore, Lascia che la tua fronte, Degna dei nostri santi avi, Sia inumidita da un bacio Di quelle labbra che tu Con devozione decantavi. Ti ringrazio, devo andare! (lo bacia di sfuggita sulla fronte). SAMUEL Debora, ascolta, ancora una parola… (Debora esce di fretta) Ma lei purtoppo non mi sente: Potremmo rimpiangere amaramente Di non riuscire a cogliere i segnali Del destino taglienti come pugnali. (tra sé) Se si fosse soffermata solo un altro istante Avrebbe sicuramente tratto insegnamento Dal sapere le cose che mi assillano dentro, Anche se, è ciò che temo, i miei pensieri Non si addicono alle aspirazioni Di onori e di potere che nel suo petto Albergano in silenzio già da tempo. Sì, una nobile congrega si sofferma In questa casa, lo vedo, ambasciatori Sono inviati dalle Cariche più alte, Eppure che il loro ufficio sia da essi Rappresentato come si deve, che il loro Degno portamento che viene ostentato, Lo sguardo benevolo, la voce melliflua, Che tutte queste manifestazioni di virtù Non siano in verità subdole finzioni, Ebbene sono queste le mie ossessioni. Ah! Chi inviterebbe maestosi leoni E carezzerebbe la loro fluente criniera Senza temere la loro potente dentiera?! E chi sonerebbe il flauto ai serpenti Pieni di veleno nei loro aguzzi denti, Confidando nella musica e nell’incanto Per tenerli a bada all’interno della cesta!? Eppure, - provo uno strano turbamento, Un qualcosa di malvagio aleggiare sento, In cerca di una preda da divorare dopo Come il gatto che già pregusta il topo. DEBORA (giungendo in fretta) Oggi non voglio vederti così assente, Sprofondato in una realtà inquietante, Spazza via tutti gli incubi dalla mente E goditi con noi la festa del presente. O Samuel, amico caro, dimmi, hai visto Il padrone di casa, il mio Jojakim, Oppure mia figlia? Sappi che un nobile Convivio è in attesa a tavola e brama Di poterli finalmente omaggiare. SAMUEL Che cosa? - Chi brama? Omaggiare?- Come?Ah, la tua bella figlia! L’ho appena vista danzare, Pur velata, La bella caviglia La sua presenza ha rivelata. DEBORA Adesso sono troppo emozionata 7 E se a mirar la padroncina ha preso gusto, Certamente lo farà con quella compiacenza Con cui gli anziani manifestan benevolenza. PRIMO CONVITATO Ora sveglia, Samuel, insieme si fa festa. (scuote Samuel) Dì, perché quest’espressione mesta? SECONDO CONVITATO Appunto: tu vedi fantasmi dove non ci sono. SAMUEL Sarà come dici. Ed è questo a preoccuparmi; Fantasmi che, in carne ed ossa rivestiti, Continuano ad aggirarsi in vita imputriditi. SECONDO CONVITATO Sembra che una maschera di morte Abbia spento il tuo volto sorridente Come se cupo fosse il corso della sorte Che qui invece si festeggia allegramente. SECONDO CONVITATO Troppo presto maledici Una giornata come questa: Non bisogno fasciarsi la testa Solo per un’idea molesta. SAMUEL Scusate, ma oggi non mi sento molto in vena, Qualcosa mi distoglie – e mi fa stare in pena. SAMUEL Saggio consiglio per uno stupido presentimento. PRIMO CONVITATO Davvero? - Una fanciulla ti crea qualche problema? Su, su, il tuo naso parla da solo, lo vedo come Sta dritto sensualmente puntato verso il cielo Come ad acchiappare la coda di una beneaugurante Cometa che esaudisce i desideri degli innamorati. PRIMO CONVITATO E allora smettila con quel muso brontolone Che ha più pensieri che pulci nel barbone. SECONDO CONVITATO (tirando la barba a Samuel) E se dalla tua pelosissima vegetazione Dovesse emergere un profeta incapace Di dire una profezia un po’ più carina, Soffocacelo dentro con una preghierina. SAMUEL E’ ancora giorno, e non si vedono le stelle. No, no! State tranquilli, vincerò questa follia: Trascorsa la notte, svanita è l’ubriacatura E l’anima, almeno spero, ancora più matura Riemergerà dal buio percependosi già pura. I due convitati escono prendendo tra loro Samuel. SERVITORE (rivolgendosi al primo Anziano) Nobile signore, Gradisci un assaggino Di questo sottile sformatino Che bene s’accompagna Con un po’ di vino Prodotto nella vigna Qui vicino. SECONDO CONVITATO Molto ben detto! Simili asserzioni sulla bocca dello sciocco Sono come brace su cui soffia lo scirocco. SAMUEL Anche se ad accendersi son passioni spente? Mi riferisco, ascoltatemi bene, a coloro i quali Davanti alla bella gioventù sbavan da animali Eccone lì un classico esempio: il più anziano (indica Hasaja) Fra tutti, seppur circondato d’ogni onore, Pensate un po’!, non fa che lanciare sguardi Sfacciati e carichi di irrefrenabile passione Con la fronte completamente imperlata di sudore In direzione del seno di Susanna: me ne accorsi Ieri, anche se lui crede di averli ben nascosti. HASAJA Grazie ragazzo, ne prenderò un pezzetto: Vino e spuntino apprezza il vecchietto Che deve fare quotidianamente i conti Con una vita morigerata e priva di spunti. SERVITORE Ah, signore! Degnami della tua attenzione: Fossi io l’anziano che sei, di nobile lignaggio, Fossi istruito, come tu sei, o mio rabbino saggio! Invece, guarda, anche per me il pane e il vino PRIMO CONVITATO Suvvia, Samuel! Hasaja è un uomo giusto, 8 Dall’infanzia rappresentano qualcosa di divino. Forse che la nostra vita eterna comincia solo Quando l’ultimo nostro fiato ha preso il volo? Cercherò di consolarti esprimendo il mio pensiero Che l’Universo e Dio si compenetrano a vicenda, E che soltanto il perenne mutamento crea la vita Di quell’unica grande Anima, da cui la nostra prende Ciò che serve per il suo rinnovamento e poi lo rende. Che egli aveva appena emanata dalla sua bocca: Un gioco diabolico trasformato in passatempo. HASAJA Proprio vero! E guarda, nella gabbia dorata l’orso E la pantera sonnecchiano senza darsi un morso. Dalla voliera ho anche sentiti risuonare i canti Di specie d’uccelli a noi ancor oggi sconosciute Sicuramente abituate a solcare l’aria d’altri cieli. HASAJA Guarda un po’! Ho a che fare con un filosofo; Una piccola fioritura di quella disciplina Che un Persiano ha trapiantato in Grecia! Vedo, amico, che sei carino e sbarbatello: Il tempo non t’ha lasciato segni di coltello, La saggezza non ti trattiene dal fare il saputello, Le sofferenze non han scavato profonde rughe Sulle tue gote lisce come asino a caccia di carrube. HASCHABJA Ma lasciamo gli uccelli svolazzare E, passando dalle bellezze del cielo A quelle della terra, tu mi sai indicare Quale sia Susanna tra quelle con il velo? HASAJA Lei, non l’ho ancora vista da vicino Ho potuto solo ammirar il suo giardino. HASCHABJA Anch’io ho attraversato L’incantevole palmeto Elargendo la mia benedizione Affinché la siccità Che imperversando sta Non rinsecchi la vegetazione. HASCHABJA (posa il braccio sulle spalle di Hasaja) Ma senti ! Ehi! Vecchio non vantarti di essere assennato, Se fino a poco fa piangevi come un neonato. HASAJA Questo è parlar con nobiltà, Il giardino è fonte di riposo. HASAJA Haschabja, Possa tu vivere altri cent’anni Senza incappare in quei malanni Che minano la bella giovinezza E il cui peso si chiama saggezza. HASCHABJA Ma ecco che arriva il ricco sposo! (entra Jojakim) HASCHABJA Ti ringrazio, o anima gemella, sii il benvenuto! JOJAKIM La vostra nobile presenza Mi rende immenso onore, A voi uomini di scienza Sia aperta casa e cuore. SERVITORE Se tutte le anime fossero come le vostre, Sarebbe inutile riempirne il mondo di diverse. Scusate signori, ma il dovere mi chiama. (si allontana) HASCHABJA Questi due vecchi saggi Alla perla del tuo amore Voglion rendere gli omaggi. HASCHABJA Costosa festa quella a cui siamo oggi invitati; Lo splendore delle sale dai marmi impreziositi E’ ulterioremente arricchito da esotiche portate Che, si mormora in giro, provengon d’oltremare. L’eccentricità vuole dare spettacolo di se stessa. Ecco là : un mangiatore di fuoco ingoia la fiamma JOJAKIM Le perle non sono conscie del loro valore. E infine la morte ne appanna lo splendore. HASAJA Parli come se fossi più anziano di noi; 9 E’ sbagliato diventar saggio prima del tempo!Così facendo ti privi della cosa più preziosa Che il mondo possa darti: l’ingenuità. Anche gli agnelli che saranno sbranati dal lupo È meglio non sospettino del lor destino cupo. Scusate la giovanile presunzione, O saggi, meriterei una punizione! HASCHABIA (benevolmente) E sia, sei perdonato, Data la tua attuale condizione Di sposo infervorato. JOJAKIM Hasaja, devo trarre da ciò la conseguenza Che fortunato è chi vive nell’ignoranza? Dovrei serrare gli occhi, sognando scioccamente Senza tener conto della luce e della mente? HASAJA Ma non approfitare della situazione. (Susanna si avvicina con grazia) HASCHABJA Basta! Questi contenuti Son del tutto inadeguati Ad una allegra festa In cui Dio si manifesta. SUSANNA Siate benvenuti, Rabbini, E gradite la nostra riconoscenza, Per la vostra onorata presenza, Benediceteci come si fa coi bambini Che verranno ad allietare l’esistenza. HASAJA Va bene, fratello! Tuttavia allo sbarbatello Che fa tanto il saputello Va pure insegnato Un po’ di quel santo rispetto Che sempre è dovuto All’anzianetto. (a Jojakim) Tu avrai pure assemblato montagne di ricchezza, Che il misero popolo - dal quale pur nascesti Come un seme nella tempesta e il cui sangue Ti scorre nelle vene – non si sogna neppure; Ti sarai pure procurato una donna speciale, Tuttavia le bellezze del mondo superiore Tu non sarai mai in grado di possederle! Lassù ci si preoccupa di più…. JOJAKIM (divertito) Ma prima che cominci ad allattare, Lascia che sia io il primo a baciare! (Si baciano) HASAJA Quanto sono carini! HASCHABJA (in disparte) Il diavolo ci mette sempre la coda! SUSANNA Come, prego? HASCHABJA Dicevo: Bello l’amor che non si nasconde! Continuate a unir le vostre sponde Come il mare che bacia la costa E non cela intenzione riposta. JOJAKIM (lo interrompe) Chiedo scusa! Dove potrei trovare più felicità, Almeno quella che si addice all’uomo, Se non nel matrimonio Con un’impareggiabile beltà? HASAJA (sottovoce al secondo anziano mentre i due si baciano ancora) Ah! non ha mai visto l’occhio mio Donna più perfetta creata da Dio. HASAJA (rabbuiato) In Dio la puoi trovar, l’Onnipotente! HASCHABJA Mi manca l’aria, non respiro, La sua bellezza è un martirio! (con un fil di voce) Statevi bene, o gente felice; E festeggiate, finché gli angeli Non scoppieranno di gelosia Per queste ore troppo liete, in fede mia. HASCHABJA In Jahve, la nostra luce! JOJAKIM (china il capo) Che sciocco, perdonatemi, O guardiani della divina legge! Son devoto servo del Sinedrio; 10 HELIKAS (soggiunge con Debora) Ma no! Ve ne state per andare Prima ancora che la danza Riattivi la circolazione stanca? I musicisti vanno a cominciare, Accomodatevi nell’altra stanza. DANIEL Attualmente, Almeno per quanto concerne questo luogo E questo tempo, rotola come sempre. Tuttavia già domani potrebbe tarsformarsi In un ammasso di macerie fumanti accendendosi Come un sole nelle devastanti distruzioni della guerra Che rappresenta il vero inferno sulla terra. HASAJA Perdona, non possiamo farne a meno, L’anziano ha difficoltà nel respirare. Lo accompagno fuori senza disturbare. Sta male, non prendetelo per scemo. SAMUEL Un pensiero assai spiacevole! No, Daniel, lasciaci sperare Che l’angelo del male Resti a lungo prigioniero Nei meandri del suo impero Di lava e cenere fumante SUSANNA Che peccato. La festa perde in questo modo La cosa più preziosa, la vostra saggezza. HASAJA Bambina, consolati nella certezza Che presto ci incotreremo nuovamente. In attesa che mio fratello si senta meglio Chiedo a Dio di benedire questa dimora, Quale Suo ministro l’invoco ad alta voce: (guardando il cielo) Da’ pace a questa coppia di novelli sposi E che il cielo nel bisogno su di lor si posi. DANIEL Ciò che risuona dal profondo Prima o poi perviene al mondo. Ora andiamo – cominciano le danze! Musica festosa. Scena terza (deserto, come nella scena prima. Venticello leggero, compare Haschabja.) JOJAKIM Amen! (Esce con Susanna) HASCHABJA In questo inferno di sabbia Cerco di smaltire la mia rabbia, E di lenire il gran dolore Che sento nel mio cuore. HELIKAS E DEBORA Amen! (compare Daniel) DANIEL Amen.- Lo dico anch’io. Maledetto fu quel bacio Dei due futuri sposi Che suscitò la gelosia Attizzata dalla bramosia. (I due anziani si inchinano a Daniel comparso all’improvviso ed escono) E per soddisfare la mia voglia Di possedere la fanciulla Chiedo aiuto al dio del nulla Bussando alla sua soglia. SAMUEL (a Daniel appartandosi) La tua presenza rallegra il mio stato animo Altrimenti sconsolato, poiché Dio Giudice E’ vicino per proteggerci da coloro che dietro A parole sdolcinate nascondono pensieri velenosi. Che cosa ci tu fai qui, Baltazzarre, amico caro, Che di El Schaddai per salvare Giuda fosti l’emissario? Sento un rantolo affannoso Come il respiro di qualcuno Che nel deserto afoso Ha deciso d’esalare l’anima. Ecco, lì c’è qualcosa, proprio vicino a quel cespuglio Che si muove! – Ehilà! Chi sei? Parla! DANIEL Prego, digiuno ed osservo il mondo. ASASEL (debolmente) La lingua secca SAMUEL E ti piace? 11 Appiccicata s’è alla gola, Non riesco a profferir parola. Mio buon signore, Non avresti un po’ d’acqua? Ma ti capisco a stento. Non è forse un sentimento Che ti sospinse come il vento Su questo mare estinto? HASCHABJA (piegandosi su di lui) L’acqua è un bene prezioso Di cui non posso esser generoso. HASCHABJA E sia, mi hai convinto. (aiutandolo ad alzarsi) E’ l’amore che mi ha spinto... ASASEL Mi respingi come uno straccione Sordo al mio grido di aiuto, Ma anche un cane ha più fiuto E riconosce d’istinto il suo padrone. ASASEL Ma quale amore, mente cintrulla! Io sono la tua parte peggiore! Dove rimane la fanciulla? HASCHABJA (passandogli una borraccia) Bevi un goccio e taglia corto, Poi sparisci quando sei risorto! HASCHABJA Presso la fonte di un giardino Sta per immergere il piedino. ASASEL Pensi che comunque io sia già morto? Risparmia l’acqua per lavarti le lacrime, Perché se crepo io - a te va tutto storto. (Beve a garganella) ASASEL E le sue dolci labbra? HASCHABJA Ah, se solo potessi assaporare, Del suo corpo il nettare leccare! ASASEL E allora leccala quanto ti pare; E se lei si mette a strillare, Non la devi che ammazzare. Ecco che ti passa per la mente! HASCHABJA Vacci piano con la borraccia, Non ti ci devi lavar la faccia! Lasciamene una goccia! ASASEL Una goccia o un granello? Indovina indovinello! HASCHABJA (singhiozza) Come fai a sapere ad essere cosciente Di ciò che in me è così presente? HASCHABJA Tramutasti l’acqua in sabbia Con la tua gola più secca Di quella del diavolo! ASASEL Dio ti creò a sua somiglianza Dividendo dell’uomo la sostanza: Sopra la cintola risiede il bene Sotto la cintola risiede il male. Ecco spiegate in breve le tue pene. ASASEL Adesso vedi di non esagerare, Sono soltanto il tuo demone interiore. Un semplice essere inferiore Che trae forza da ciò che hai dentro E che può ben dirsi contento Quando riesce a modellare Il mondo a suo piacimento. HASCHABJA Non capisco le tue parole a parare dove vanno. ASASEL Solo se prendi per oro colato la parola dell’inganno Potrai insinuare, senza vergogna e senza malanno, La tua lingua da serpente nell’ombelico di Susanna Che è più dolce da leccare di un gelato con la panna. HASCHABJA E’ dato a Dio soltanto Di fare del mondo Il Suo girotondo. ASASEL Tu parli ed io ti sento, 12 HASCHABJA (impaurito, ma con lascivo interesse) E quale sarebbe la parola del Signor del Nulla? E’ forse più oscura di un vagito dalla culla? In ginocchio, arriva la tua sorte! HASCHABJA Va bene così? Su, comincia! Della tua preghiera sconcia Ne farò il mio inno. ASASEL Non più oscura del grembo Della giovane fanciulla, Per la quale stai smaniando. ASASEL (gli versa sabbia in bocca) Divorami , maligno! Arridimi, fortuna Col tuo falso scrigno. Sì, eterno Iddio T’irrido io Perché non trovo pace! Simile alla brace Dentro mi brucia Libidine feroce! Fa che io arda Se ancora a lungo tarda La mia purificazione. (gli da un calcio) HASCHABJA Vade retro, diavolo tentatore! ASASEL Macché tentatore! Per tentare, Dovrei prima creare L’oggetto della tentazione Come pure della perdizione. Non sono dunque io Il responsabile principale Di quel che chiami “il male”. Rivolgiti piuttosto al tuo Dio Che l’anima bestiale Dell’istinto primordiale Al lato razionale Della tua coscienza Ha forgiato a quintessenza! HASCHABJA Allora, amen. ASASEL Con che dolcezza l’hai pronunciato, rabbino. Quasi come se niente fosse, da cretino! HASCHABJA Ah, demonio! Fammi provare l’ebbrezza D’una rinnovata giovinezza. HASCHABJA Non so come faccio a sopportare la tortura, Oltre ai calci devo tenermi anche la tua ingiuria, Mi consolo sperando che sia a fin di bene. Dimmi solo, che consigli per alleviare le mie pene? ASASEL Prima viene il tuo Amen a chiusa del mio salmo, Testimonianza di poteri, di arcane onnipotenze, Del cavernoso inferno, orrendo inganno e di spergiuri, E poi seminerò ciò che solo nell’ombra dà i suoi frutti. ASASEL Consiglio “calma e sangue freddo”. HASCHABJA Un controsenso. HASCHABJA Nonostante l’afa e la calura un brivido Mi percorre la spina dorsale annullando Ogni barlume di coscienza, quegli ultimi Residui di virtù che ancora resistevano Nel peccatore dominato dagli impulsi: E’ costui a voler fare affari con te, Asasel! ASASEL Spesso agli esseri umani Sfugge il senso degli arcani. Mentre chiaro è a noi demoni Che qualunque proibizione Contenuta dai sermoni Comporta trasgressione. E sia, Ci sto, se mi aiuti ad ingannar la morte, Sarà tua questa povera anima mia. Scena quarta. ASASEL 13 Giardino di Jojakim. Haschabja si nasconde furtivamente tra i cespugli ai bordi del laghetto; cinguettii di uccelli e il lieve scroscio di una fontana. Tra le palme a soffiare è solo il vento. Ah, non preoccuparti, qui non c’è altro Che l’occhio di Dio a scrutarci dall’alto. SUSANNA Mi era parso di udire qualcosa. HASCHABJA Nascondi vegetazione la mia presenza, Occulta fogliame la mia parvenza Voglio godermi l’avvenenza Di colei che di Venere è l’essenza. SECONDA DAMIGELLA Ah no, ah no! Sarà stato un semplice spostamento d’aria. Sopraggiunge Susanna in compagnia di due damigelle. SUSANNA Mi rendo conto che certe volte le paure Mi fan vedere cose inesistenti, come figure Di esseri depravati a caccia di nude prede. Povera me che fantasmi ovunque vede! PRIMA DAMIGELLA L’ho detto e ripetuto almeno cento volte: Non c’è nessuno, puoi spogliarti senza colpe. SUSANNA Ne sei certa? PRIMA DAMIGELLA La paura fa crescere ali che invece, o Susanna, Sono concesse solamente agli angeli. E se dovessero spuntare sulle tue spalle, Sta attenta che non t’inducano a confondere Il cielo con la terra su cui posi i piedi. PRIMA DAMIGELLA Vengo appunto dall’ingresso del giardino E ho constatato che la luce, come dal sole Costretta a fermarsi alle soglie dell’Eden, Non evidenzia più nessuno qui vicino. SECONDA DAMIGELLA Somigli già tanto a quelle creature, dico io!, Celesti dalle bionde trecce benedette da Dio. SUSANNA Bene! Dov’è l’unguento, il profumato balsamo? Esso rinfresca la pelle recandole un sollievo sano. SUSANNA Ditemi: chi di voi ha mai visto un angelo? SECOND DAMIGELLA Ho preso tutti i flacconi, come tu mi ordinasti. HASCHABJA (tra sé) Io: ne sto giustappunto Vedendo uno su questa sponda. SUSANNA SUSANNA (nuovamente spaventata) Ecco: ancora un mormorio dell’onda! Siete proprie sorde se non riuscite a sentirlo! Brava! Poggiali sul bordo del laghetto e stendi i teli: Poi allontanati, voglio fare il bagno senza veli. Il vecchio si va a nascondere dietro la sorgente. PRIMA DAMIGELLA Vado a controllare. PRIMA DAMIGELLA E’ proprio una splendida giornata estiva; La sorgente ti culla con la sua litania Rinfrescando il laghetto con acqua sorgiva. SUSANNA Presto! E tu guarda da quell’altra parte! Non è raro che l’ansia risulti fondata, E peggio sarebbe un’angoscia inverata. HASCHABJA (tra sé) Questa fontana piange lacrime amare, cara mia. Le damigelle controllano timorosamente tra i cespugli. SUSANNA Zitte! Dal fogliame udii un timido lamento! SECONDA DAMIGELLA Qui non c’è altro che fogliame al vento Da cui l’uccelletto cinguetta contento. PRIMA DAMIGELLA HASAJA 14 Il mio cuore è scosso dallo spavento E come un verme che striscia mi sento. Ah, fossi saggio! Riuscissi ad essere un buon sacerdote! Ma purtroppo sul capo di uno stolto non c’è aureola Capace di brillare: somiglia piuttosto ad un cane sbavante Con la bocca incessantemente impastata dalla saliva Colui che brama la rosea carne. O maledetta sia Quella belva solitaria che nell’Eden prescelse di Eva Le tenere membra per farne il proprio pasto! Ah! La follia comincia ad attanagliarmi la mente! SUSANNA Anche il mio petto rimbomba come uragano Come se stesse arrivando un destino arcano. O stupidità! Come sono felice di sapere che sei tu A far battere il mio cuore fino a non poterne più! Tuttavia, è pur bene che una donna sia a conoscenza Se di qualcuno, mentre lei fa il bagno, c’è presenza! PRIMA DAMIGELLA Per quanto ci si possa fidare della cavalleria maschile E’ sempre meglio tenere l’occhio aperto e vigile. Ora però bagnati e metti pure da parte le tue ansie Alla vista dello splendido fiorir di queste ortensie: Affidati alla Natura, fonte di vita e di castità, Rilassati immergendoti nel profumo dei Lillà. Il primo anziano lo sorprende alle spalle. HASAJA Statti calmo, o mio sciagurato simile! Rischi di terrorizzare quella Venere: Volerà via la colombella senza piume. SUSANNA Questo strano vento Ha nuovamente preso a sussurrare. (Entra in acqua e fa il bagno.) Haschabja si agita tra i rami e si asciuga il sudore dalla fronte. HASCHABJA Che ci fa un saggio come te Su questo sentiero che conduce Alla visione in controluce Di un angelo senza veste Ed ignaro della tua presenza? Hai il permesso del cielo per star qui, O ne hai fatto senza? SECONDA DAMIGELLA Ora che paura non hai più Noi andiamo ad aiutar la servitù Che attende impaziente Per preparare il pranzo. (escono) SUSANNA (si spoglia) Resto sola, finalmente! Ripongo la mia veste qui accanto, Per farmi abbracciare dalla corrente HASAJA Beh, seguo non la virtù, ma piuttosto l’abitudine. Delle nudità di Venere da più di un pomeriggio Ne traggo motivo di silenziosa beatitudine. HASCHABJA Tramonta, sole! Il mio cuore rabbuiato non tollera La splendente luce con cui mi abbagli illuminando Quella pelle sbrilluccicante, candida come la neve Che cade sulle regioni più settentrionali del pianeta. Ahimé! Il mio dolore è ora alleviato da quel seno La cui forma più si adatta alle boccucce dei neonati Che a quelle grinzose di un vecchio a cui piacerebbe Attaccarsi un po’ per succhiare una seconda gioventù! HASCHABJA Ed io che speravo di godermela in solitudine! HASAJA Mio Dio! L’ami anche tu? HASCHABJA: Come la mia stessa gioventù; O il ricordo del tempo che fu. Ma guarda: si strofina le mele! HASAJA Due mezze lune intorno al pianeta Divise da un delicato incavo Che nasconde chissà quali 15 Paradisi perduti al suo interno per… Susanna esce dall’acqua, prende un telo, i due anziani escono dal loro nascondiglio. HASCHABJA Sta zitto, sporcaccione: Le tue parole dissacrano La celestial visione. SUSANNA Ah, signori, invero mi avete proprio spaventata! HASAJA Non ne hai motivo, bambina. HASAJA Che dici? Dissacrare! Libera la tua anima Da questi luoghi comuni, amico! Il fondoschiena Di una fanciulla non termina certo dove la decenza T’imporrebbe di voltarti dall’altra parte, per censura, Senza invocare a scusa la meraviglia della Natura! HASCHABJA (tranquillizzandola) Tu ci conosci ! Vorremmo che con noi avessi consuetudine Come col tuo giaciglio hai fatto l’abitudine. SUSANNA Volesse il cielo! E’ una consolazione Saper che mi tutelate dallo sporcaccione! HASCHABJA O immane canaglia! – Ma che succede? HASAJA Dio è presente dove dimora tanta Grazia Di cui ogni bestia vorrebbe far razzia. Ma Egli non permette che per impudenza Si profani il luogo della Sua magnificenza. Il cancello del giardino è serrato bene, Sigillato come la tomba di un faraone In cui è custodita la nobile mummia. HASAJA Lo scrigno sta rivelando un immenso tesoro. HASCHABJA Un simile boschetto necessita di cure. HASAJA Eccome! Beato l’uccello che se lo può godere. SUSANNA Mummia? - Grazie tante! Breve pausa: osservano Susanna. I VECCHI INSIEME Non c’è di che. SUSANNA (canticchiando) O eterno dono della santa gioia di vivere! Effondi la tua grazia alle onde dell’acqua In cui il mio corpo beatamente si sciacqua Non conoscendo altro piacere più sensuale,Anche se qui la mia esperienza a poco vale. SUSANNA (nervosamente) Ringraziato sia Mosè Per aver aperto in due Le acque del Mar Rosso Spezzando le catene Dei figli d’Israele! HASAJA O melodioso canto! HASAJA I miracoli sono merce rara Per poterci sempre contare. L’uomo deve anzitutto accettare Il suo destino così come viene, Con tutte, capisci?, le sue pene: Può sembrare all’inizio spiacevole, Ma col tempo diventa gradevole. HASCHABJA Credo che Susanna abbia capito tutto della vita. Dobbiamo rivelarle la nostra presenza ardita. HASAJA E sia! Ma aspetta! HASCHABJA: Che cosa? SUSANNA (cerca di raccogliere la sua veste) Scusate, non è di buon gusto senza Niente indosso, ne va della decenza. HASAJA Sta uscendo or ora dall’acqua. HASCHABJA (impedendole di vestirsi) Bambina! Perché tanta fretta Se di fuori hai una tetta? 16 Prendila con calma, su! E’ un difetto della gioventù Quello di non godersi il presente Assaporando l’attimo fuggente Per proiettare il piacere Solo in ciò che dovrà accadere. SUSANNA Se vi piace tanto la natura, potete ammirarla da vicino: Che splendida vegetazione adorna questo giardino. Ma vi prego, signori, alla donna lasciate il vestitino! HASCHABJA Non è forse peccato vergognarsi di fronte ai propri genitori? Rifletti bene, e fa in modo che il tuo comportamento Nei nostri confronti non risulti offensivo. SUSANNA Perdono! Concedetemi un istante per coprirmi! Mentre dò ascolto ai vostri nobili sofismi. Con la veste, o Padri, mi sentirei più decente Per condividere con voi le gioie del presente! HASAJA (prende un flaccone di unguento) Ehi, fanciulla, Non prima che questo balsamo Unga la tua pelle Come dolce miele Spalmato dal mio palmo. SUSANNA Ma santo Cielo! Che vi ho detto di lesivo della vostra dignità? Solo chiamarvi genitori a me fastidio dà! HASAJA Quindi si trattava di una gentilezza velata d’ironia Pronta però a sfociare nella più sfacciata ipocrisia, Quell’attributo con cui ci chiamasti “padri” poco fa? HASCHABJA (prende un altro flaccone) Parteciperei volentieri anch’io a questo salmo. Desiderei spalmare per puro gaudio personale Il balsamo sulla dolce superficie del tuo corpo. Ma attenta: se vedi le nostre gote irrorarsi di rossore, È il sole della vecchiaia a risvegliarsi dal torpore. HASCHABJA Vergogna! Per tutti i peccatori dell’inferno! Che mai un discendente di Adamo si permetta Di crescere una figlia falsa come te! SUSANNA (indietreggiando) O gioia sconfinata! Cosa ho fatto per meritarla? Siete troppo buoni, o nobili signori! Tuttavia preferirei coprirmi il petto Al vostro grazioso cospetto, Dal momento che questo merletto E’ un po’ troppo generoso Nel mostrare l’intimità Della mia nuda giovane età. SUSANNA Vi prego, signori! Che cosa volete da me? HASCHABJA Il rispetto Che tutte le femmine devono ai loro genitori! HASAJA A che pro nasconder sotto un telo Ciò che non possiede alcun difetto, Tanto che non creò Natura il velo Al di fuori del tenero boschetto Fatto di morbido e profumato pelo Per ottener un sì mirabile effetto? SUSANNA Sta arrivando il mio futuro sposo Lui di certo capirà Ciò che io intendere non oso. HASAJA Non sta venendo nessuno, donna! Sono rari gli attimi concessi Al derelitto genere umano In cui, a parte solo i fessi, E’ possibile toccar con mano La quintessenza della bellezza Che offri con tanta gentilezza. HASCHABJA Via quest’inopportuna gonna! (la spoglia) C’indispone, come se fossimo due emeriti sconosciuti Che non hanno alcun diritto su ciò che dietro si nasconde. 17 SUSANNA (terrorizzata) Vergogna! Vergogna! Doppia vergogna! Il diavolo viaggia sempre in compagnia! HASCHABJA Il sangue è caldo nelle vene anche senza l’anima! Tu conosci, Susanna, la pena per gli adulteri. Il corpo viene aperto a metà, come un tempo Mosé fece col mare! Questo sarebbe il tuo destino Secondo la severa usanza stabilita dalla Thorà. HASAJA Come dici, bimba mia? Noi due saremmo Diaboliche creature? SUSANNA Allora che il mare formi due alte muraglie E si crei un’onda di rabbiosa schiuma Per cancellarvi quanto prima dalla terra. SUSANNA Non ho detto questo! – Ho freddo! – Ah, lasciatemi andare! (piange) HASAJA Ehi, figliola, non darti tante arie! Insolente è la tua lingua, sfacciata la tua natura: Il diavolo di te dev’essersi preso molta cura. HASCHABJA Sommergi di lacrime il tuo ardore Prima che esso ti travolga nel vortice Di follie che aggravano il tuo cuore! Le tappa la bocca lei cerca di divincolarsi. SUSANNA Quale peccato macchia la mia anima sincera Se non di essermi fidata della vostra educazione? HASCHABJA E’ posseduta! L’ho visto anch’io: Eccolo! E’ un diavolo con le tette! HASAJA Le palpa il seno, lei si divincola, lottano. E lo chiedi? Oh, certo – ad un puttanella poco seria E’ sufficiente avere la memoria corta Per credere di poter girare senza scorta. SUSANNA: (urlando) Aiuto! Salvatemi dalla concupiscente lascivia! Qui la lussuria si traveste da virtù E condanna i peccati cambiando senso alle parole. Aiuto, allora! Sono vittima di due serpenti velenosi. HASCHABJA Ne hai appena combinata una bella Al tuo sposo, allorché il tuo morbido braccio Si è posato sull’omero di quell’Adone. SUSANNA Ma quale Adone? Qui non c’è nessuno, Tranne la vostra impertinenza! HASCHABJA Cosa sono queste grida? Non deve gridare! Ed ora che facciamo? HASAJA Correte! Correte! Un giovane marpione! E’ nudo! Fermatelo! Che porcheria! Che sconcezza! Accorrete! Arrestatelo! Presto! Presto! Fugge! Se la sta svignando! Lo blocco io! No, è troppo forte! Ah, no è troppo più forte di me! Jehova aiuto! Scappa! La lussuria alberga in questa casa! Ah! Il mondo è traditore! Costei è una puttana e vive nel peccato d’adulterio! HASCHABJA Non cercare di negare l’evidenza! Basta ciò che abbiamo visto alla sentenza! Ma se vuoi, puoi continuare a vivere contenta, Se ci fai partecipi dei piaceri tuoi. SUSANNA Se mi lasciassi indurre a prostituirmi per riscattare La mia vita, non sarei ciò che credo di essere. E se il mio posto fosse preso da qualcos’altro Io sarei già morta e la mia anima smarrita. Cosa potrei guadagnarci da un simile baratto? HASCHABJA Arriva gente, si mette male. 18 Preferisco darmela a gambe levate Per non correre il rischio di essere coinvolto. Le foglie del loto; oh, guardate come piange! Come se ci fosse bisogno di ricordare alla rugiada Di fare il suo dovere a mezzogiorno. Che tristezza! (fugge) SUSANNA Il cancello laterale rimase per fortuna aperto: Accorre la servitù, si precipitan le damigelle. HASAJA Non cantar vittoria: La mia lingua è più affilata d’una lama. E dice solo questo: sei una gran puttana! HASAJA Ma non tutte le lacrime scaturiscono dalla fonte dell’onore; Anche i lestofanti ne versano quando son colti in flagrante. E più di un assassinio avviene in un’abbondante marea salata, Viceversa la sincerità può pure allignare sul fondo di una secca. SUSANNA Menzogna! Giungono i servi accompagnati dalle due damigelle affannate. Orsù ascoltate, brava gente, onesta servitù! Si stava intrattenendo qui con me conversando lietamente -Senza nulla sospettare, privo di malizia quasi ingenuamente – Un vecchio amico, col quale sono in confidenza già da tempo. Stavamo passeggiando qui in giardino intorno al laghetto Quando fummo d’improvviso richiamati dal destino A far da testimoni ad un fattaccio talmente riprovevole In cui soltanto il diavolo può averci messo lo zampino: Susanna si sbaciucchiava, nuda ed ansimante, Con uno sconosciuto ed ardente amante Che avea il costume da Adamo indossato Prima di assaporare il frutto del peccato. PRIMO SERVO Che succede, che accade? SECONDO SERVO Chi ha gridato, e perché? TERZO SERVO Occorre aiuto qui nel folto del giardino? PRIMA DAMIGELLA Parla, padroncina: Perché sei nuda davanti a questi uomini? SECONDA DAMIGELLA Come intrepretare La tua disperata richiesta di aiuto? Il nostro pensiero corse subito allo sposo Che ignaro del ripugnante misfatto Stava per impalmare una puttana. La visione di tanta infedeltà Bagnò gli occhi del mio amico – Un Saggio mio pari del Supremo Consiglio – Che per non farsi vedere in lacrime preferì fuggire Mentre io rimasi per testimoniare l’ignominia E di questa femmina tutta la disonestà. QUARTO SERVO Può raccontare Il Venerabile che cosa ha veduto? HASAJA (scuotendo il capo) Com’è tremendo guardare in faccia la realtà Che si rivela sotto la maschera della beltà. Ah! Tutto è apparenza! Inganno e fumo negli occhi! No, per carità, che nessuno tocchi Il corpo del reato che nella nudità A testimonianza della verità Dev’essere lasciato. SUSANNA Oh!, se i fiori avessero orecchie, e pure Bocche per riportarvi verità sicure! In questo velenoso serpente si annida Una lingua biforcuta, mentre l’altro leviatano E’ corso a nascondersi nel folto del giardino. Questi due orrendi vecchi mi fecero la posta, Minacciandomi che, se non mi fossi concessa PRIMO SERVO (coprendo Susanna) Eppure queste lacrime scorrono per davvero: Una sottile patina di amarezza già ricopre 19 Ai loro brutti e storpi corpi, la mia sorte Sarebbe stata senza scampo morte. Al carnefice prima di trapassar nel regno delle ombre. Mi ha veramente tradito? E mi tradiscono coloro che per lei invocano la grazia? Ah, se solo lo sapessi, per quanto dura sia la verità! Ah se questo vino potesse donar pace ai miei sensi Chiudendomi gli occhi in un sonno senza precedenti. PRIMO SERVO Chi potrà mai rivelarci quello che successe per davvero Adesso che la mia testa è annebbiata da fantasmi Aleggianti sulla nostra padroncina il cui onore Esce malconcio dalla testimonianza di questo nobile signore? SECONDA DAMIGELLA Mai nessun uomo di rispetto ha finora osato Metter in dubbio l’onorabilità della nostra signora Che ha sempre rappresentato un modello Di riconosciuta e ammirata virtù e onore. Entra Samuel. SAMUEL Che Eloah sia con te, o Jojakim! Ti sostenga contro i falsi idoli E contro la falsa consolazione che bevi Mescolandola a lacrime salate nel tuo calice. HASAJA L’elogio perde valore Quando si manifesta l’onta del peccato, Checché voi ora ne pensiate Col vostro linguaggio tanto ornato; Quanto prima la puttana di Babele avrà quel che ha meritato. (musica afflitta) JOJAKIM Samuel, fratello mio!- Dio sia con te! Sappi che oggi Lui mi ha abbandonato. SAMUEL No, non dir così! Non esser disperato. Rammenta i suoi miracoli, la sua Grazia Di cui son pervasi Cielo e terra, Proprio in quest’attimo in cui la disperazione Cresce a dismisura e minaccia di prosciugare il mare Offuscando il sole che più non scalda lo spazio siderale. Scena quinta Gran terrazza con colonne davanti la casa di Jojakim; notte chiara stellata; le fiaccole illuminano i dintorni. Entra Jojakim. Vocio in sottofondo. Grilli. JOJAKIM Per quanto vino continui a versarmi nel bicchiere, Ci vedo dentro solo il vuoto, non le cose vere. La vergogna e il disonore mi torturano la mente, Il dubbio m’arrovella incessantemente. JOJAKIM Cerchi d’alleviare le mie pene, Ma è fatica sprecata, e nulla viene. La sfera incandescente del Sole Non fa in tempo a calare Che già dall’altra parte del mondo Spunta la stella dell’aurora Illuminando i buoni e i malvagi. A me solo non concede L’oblio nei suoi raggi. O stelle! Ah, risplendenti diademi della volta celeste! A che vale il vostro sfavillante luccichio laddove Non c’è altro che l’oscurità del vuoto più profondo In cui vagate come greggi nella steppa desolata? SAMUEL Dio invece tutto vede E a tutto poi provvede. Già per stamattina è stato convocato il sinedrio dei Saggi, Soffia un vento di tempesta che si leva dalla plebaglia Che non aspetta altro che vedere la più bella delle figlie Del popolo dei Giudei volgere il suo ultimo sguardo JOJAKIM Sarà pur come tu dici!- Ma che c’entra con me? Io non sono un eroe; perché l’Eterno, il nostro Dio, Al quale vanno più a genio le potenze terrene piuttosto 20 Che gli uomini comuni, dovrebbe accorrere in mio aiuto? David era il Suo prediletto, il Suo prescelto; Io, io sono solo polvere,- e per di più disperso in balia Di un vento crudele che gira dove non giunge La benedizione degli angeli e dove la desolazione Alberga davanti e dentro la sua stessa abitazione. Ero come accecato dai riflessi dell’aurora Che ella emanava per colpirmi meglio al cuore. Lune calanti e crescenti e soli neri e stelle: niente Di tutto ciò suscitava il mio entusiasmo al paragone Di quella verde luminosità di chi guarda col filtro Della speranza. Di pietre turchine sembravan fatti -come si suol dire- quegli occhi da cui fui assorbito. SAMUEL Un giorno potrai riabbracciar la gioia vera, Quando si rivelerà quale ingiustizia è stata Perpetrata a te e alla tua fedele consorte. SAMUEL Questo sì che è parlare, amico! Pensi forse che Debora, Nel cui sguardo Susanna Come goccia d’acqua pare rispecchiarsi – Possa mai lontanamente pensare Ad un altro uomo She non sia Helikas, tuo suocero? JOJAKIM Che sia fedele Lo dici tu. Ma nessuno può esserne sicuro. Chi è mai in grado di leggere i suoi pensieri? JOJAKIM Può darsi che abbia ereditato un cuore fedele Da sua madre, la quale adesso in lacrime si scioglie Al petto del mio altrettanto disperato suocero. Ah, ho svuotato oceani di questo poderoso nettare Fino al punto di obnubilarmi i sensi cercando Di dimenticare vergogna e dubbio su mia moglie! SAMUEL La menzogna non cambia mai fisionomia, Anche se due membri del Consiglio Supremo Cercano di voltar la verità a loro piacimento. Se soltanto li osservi bene scoprirai sui loro Volti la maschera subdola del simulatore. JOJAKIM La nobile mente dei Venerabile sarebbe piena d’ipocrisia? Non appena un simile sospetto trovasse fondamento E per di più circostanziate prove inconfutabili da tutti, Allora avremmo a che fare con dei depravati, dei diavoli Addirittura che risalendo dalle viscere del regno di Satana Si sono insinuati con l’inganno fino ai massimi vertici Tradendo con lo spergiuro la fiducia della nostra gente. SAMUEL Tua moglie è brava e non ha colpe. Ma ascolta: c’è tra noi una persona Che sconfisse Belzebù più volte E senza alcun timore discese tra i leoni Per mettere alla prova la potenza della fede. Il suo nome è Daniele: il che sta a significare: Dio è giudice. E chi meglio di lui, dimmi, Può peritarsi di giudicare la tua sposa? JOJAKIM Credo che abbia onorato con la sua presenza la mia casa – Nulla bevve, né tocco cibo: così mi è stato riferito da amici più O meno sinceri, ospiti vari e da molti altri ancora. Si racconta che sia un santo, un profeta, Un uomo semplice, portatore di verità. SAMUEL Non hai mai guardato Gli occhi di tua moglie? Non hai visto che ella Nel promettersi a te Decise di esserti fedele Come anima gemella ? Susanna non è cambiata E tu dovresti conoscerla! Mandalo a chiamare, con lui fammi incontrare! SAMUEL Già fatto: è in casa e ti sta ad aspettare. JOJAKIM 21 La sagoma di Daniele compare alla finestra. Musica: Finale primo atto. Alcuni inservienti spengono le fiaccole. 22 SECONDO ATTO SCENA PRIMA Prigione. All’interno il pallido riverbero della luna. Posati qui sul pavimento , mio volto, e piangi! L’immobile luna avvolta nel suo mantello di ghiaccio Osserva tra le grate come se volesse trionfalmente porre Il suo ingannevole splendore a sigillo d’ogni terrestre dolore. O altissima, visto che anche tu soffri di solitudine, Perché non proviamo ad intonare insieme una canzone Al fine di annullare la distanza che ci separa? – Adonai! Preferisci continuare a tacere tu che sai tutto?No!- Ascolta, o anima mia: un salmo conciliante Risuona nell’aria cantato da uno stuolo di angeli Mentre le coltri nebbiose del chiar di luna Solcano gli infiniti spazi della notte buia! SUSANNA La notte lascia il posto al giorno. Il chiaro riverbero degli astri E della luna il pallido contorno, Riflessi da marmi ed alabastri, Accendono lo spazio siderale Da cui non giunge alcun segnale, Se del sol posso escludere lo strale. E’ come se sentissi la voce di Dio Nel silenzio dello spazio infinito, Una specie di vibrazione dell’Io Che si dispera del suo triste Fato. Tranquillizzati, stupido cuoricino: Sono certa che non siamo soli, Ma che lassù qualuno ci è vicino. Oh, il sorgere del sole Bagna di sangue l’aurora Facendo nascere un giorno Che per me non avrà più ritorno. Ah, distorta verità, sei tu la mia disdetta nonché la causa Principale della mia felicità perduta che ancora amore E comprensione va implorando al fedele consorte. Ma il suo sguardo non vuole alleviare le mie sofferenze, Troppo pungente è il dubbio d’una fantasia che nella tempesta Dei sentimenti si è ormai convinta della mia infedeltà, Come se per me nulla valesse il sacro vincolo matrimoniale E come se il mio braccio nel perseguire il perverso fine Della mia voluttà fosse capace di abbracciare un altro. Che cosa rappresentano per me gli anziani saggi, tanto Stimati dalla gente, quando l’autorità che si ritiene Nobile rivela invece il lato oscuro e ignobile del potere Come la tirannia che non può nascondere le macchie di sangue? Troppo spesso lo scettro è impugnato da chi non lo merita: Esseri abbandonati dalla Grazia di Dio, creature Che sotto le insegne del demonio cercano di procacciarsi Un ruolo di comando senza possedere alcuna virtù. (si agita sul pavimento) Ah, Joachim! Come fai a dubitare di me? Non senti battere il mio cuore dentro te? ASASEL (compare come dal nulla) Saluto Chi ha tante domande e non si fida Ciecamente del suo stesso cuore Indebolito Dal sentimento che provoca dolore Ed ogni parole prende come sfida. SUSANNA Ombra, chi sei tu? ASASEL Mi chiamo Belzebù, Portatore di certezza, Come certa è la morte, Sicura è la salvezza Dalla tua terrena sorte SUSANNA Nelle tue parole c’è saggezza? ASASEL Le parole sono sempre a doppio taglio, Prova ne sia il noioso umano raglio, Di me posso dire solo senza sbaglio Che sono un tipo vecchio stampo. SUSANNA Nel tuo sguardo si cela un tenebroso lampo. 23 Come te, per di più incolpevole, marcisca nella tomba. ASASEL Grazie tante. Da tempo Non ricevo un complimento. Nonostante la sventura Che ti affligge, o mia Creatura!, Non hai perso il tuo buon senso. Significa che hai la mente pura. SUSANNA Giacché sei così benevolo e mi reputi innocente, Parlandomi da amico, non sarò con te insolente: Oltretutto mi sembra di capire dalla prestigiosa veste, Dall’espressione tranquilla e dalla serenità interiore Che sei di nobili origini – non dico il vero, mio signore? SUSANNA Non sono abbastanza sensata Da capire come hai fatto a passare Attraverso pareti di dura pietra. ASASEL (facendo scuotere un sacchetto di diamanti) Se gli uomini considerano nobili i diamanti, Ebbene, sono stato io ad eseguirne la perizia. Gli uomini sono uguali tutti quanti, Facile è dare un altro corso alla Giustizia. ASASEL Beh,ecco, i pensieri Viaggiano leggeri. Tuttavia ti sia di monito La caducità di tutto quanto: Non c’è felicità più lunga Di quella prodotta dalla mente. Cerca solo di non farla Dissolvere d’incanto.. SUSANNA Eppur la tua ricchezza Suona per me come una beffa: Non voglio comprata la salvezza Come se fossi colpevole di truffa. SUSANNA Purtroppo è già accaduto: La mia gioia si è trasferita altrove, È andata a rintanarsi nel mio cuore Affinché la spada del boia Tronchi solo una testa piena di dolore. ASASEL Mia cara fanciulla, a minor prezzo sarai libera, meno Di quanto io debba mercanteggiar con queste pietre Dal riflesso che ha il potere d’incantare il mondo Per vite sventurate come la tua, o pudica Susanna! ASASEL Ah, la sofferenza! Non è certo fonte d’allegria, Ma porta pur sempre saggezza: Cancella dagli occhi l’illusione Che scaturisce dall’ebbrezza, Rivela tutte le pecche dell’amore Del Dio della Creazione. SUSANNA Lo dici solo tu che io sia pudica! - Chi sei? ASASEL Una strana mistura alcolica, Una natura fin troppo dialettica, Generata dalla fermentazione Del tarlo insinuato dalla Creazione Affinché la mente occupata dal dubbio Non raggiunga mai l’altezza Di valutare l’incompletezza E l’imperfezione Dell’intera costruzione. SUSANNA Frena la tua lingua, forestiero! Come ti permetti Di bestemmiare Jehova? Non porta forse colpa Ciascuno di coloro che furono scacciati dall’Eden? Ed io, io che discendo da questi primi peccatori E sono quindi macchiata dello stesso peccato originale, Come posso pretendere per me una sorte migliore Se non quella di versare lacrime se Dio vuole? Se dunque da una parte c’è la fede, mi pare proprio Che sia il dubbio a rappresentar l’altra mia miglior metà. ASASEL Un Dio benigno ti riserverebbe un benigno fato, Ed un Dio giusto non lascerebbe che una giovane pianta 24 SUSANNA O strana figura: questa non è di certo una risposta; Almeno non è comprensibile da un essere umano. CARCERIERE: Fuori donna! E’ tempo di pregare, Prima che si adempi la condanna del Sinedrio: “Muoia colei che infrange il vincolo di fedeltà”, Ammonisce la legge che ci viene tramandata; E che la vendetta dell’angelo non ti sia risparmiata Giacché così vuole la Thorà . ASASEL Lo hai appena detto: umano non lo sono. SUSANNA: Non sei uomo? SUSANNA: Non fatto niente di male! Perché devo morire? Lasciatemi!- Ma chi è quell’ombra? (scorge Daniel) ASASEL Per mia fortuna, no. DANIEL Un essere umano! Le sembianze Son dovute alla necessità Del caso, visto che le belve Qui camminano a due zampe. SUSANNA Vattene allora: Non ho niente a che spartire con gli spiriti del Male. ASASEL Ti sbagli, io sono solo un Essere ancestrale. Non furono forse proprio spiriti maligni, Due sacerdoti spudorati e arcigni, A rinchiuderti in quest’umida prigione Negando ai tuoi occhi la splendida visione Della luce del giorno e il chiar di luna? Ti han lasciato appena questa finestrella Da cui la libertà, che appare tanto bella, T’inganna, perché ti nega ogni fortuna. CARCERIERE Allontanati, fantasma! Vattene! Qui non puoi entrare! DANIEL (a Susanna) Ti sei intrattenuta con gli spiriti maligni? (Il carceriere arretra) SUSANNA Sì, un demonio s’impadronì della mia anima. SUSANNA Sono una donna semplice; Non comprendo il senso Delle tue parole. DANIEL Il dolore, Susanna, instupidisce gli uomini, Acceca i loro sensi, ne mistifica i pensieri, Evoca diaboliche figure nel sonno della ragione, Smorza la speranza, fa maledire ogni destino. ASASEL Le parole? Non ci troveresti senso neppure cercandolo Per millenni, così come un numero astronomico non può Avere concreto senso: milioni di stelle adornano lo spazio, Eppure non sono altro che vuoti sbrilluccichii, riverberi Diamantini dietro cui si cela molto meno di quanto sembra. SUSANNA Come faccio a coltivare ancora la speranza? DANIEL Continua ad aver fiducia nell’amore, Così come fa il mio povero cuore Che al tuo caso si è tanto appassionato Da dover continuare a battere spezzato. CARCERIERE: (alle guardie) Perché preoccuparsi di un cuore solo Quando attorno al patibolo v’è uno stuolo Di cuori in attesa che la testa cada al suolo? (risate delle guardie) con un soffio leggiadro le leva i capelli dal volto poi svanisce nel nulla Si spalanca la porta della prigione. Susanna si sveglia dal torpore. Entra il carceriere con le guardie. Susanna viene portata via, escono tutti tranne Daniel. 25 DANIEL (guardando attraverso le sbarre della finestra) Ringhiante di ferocia La plebaglia aspetta Che l’innocente metta La testa per l’accetta Sul ceppo del boia. HELIKAS Possa il cielo intervenire a rimettere a posto le cose Prima che un crudele destino si abbatta su nostra figlia! Voglia Jahve dirottare gli astri dalle loro orbite Per farli schiantare su questo rognoso branco, Che sia annientato colui che assiste impassibile! - Ma dov’è Jojachim? La sua colpa è solo quella Di esser tanto bella, Tanto bella da morire, Tanto bella da soffrire, Ecco cos’è ad incuriosire. DEBORA Mitiga la disperazione nella preghiera, Sperando fino all’ultimo che s’avveri un miracolo! Nessuno si domanda Quanto sia illusorio Che il capro espiatorio Riesca a mitigare Un Dio che non sa amare. UN FAUNO Che spreco! Una simile deliziosa cosuccia, finché respira, Può risultare di grande utilità allo stallone che sa Come render il servigio di una cavalcata in segno d’amore! Peccato per le dolci carnucce di cui ognuno farebbe l’assaggino! La sua colpa è solo quella Di esser tanto bella, Tanto bella da morire, Tanto bella da soffrire, Ecco cos’è ad incuriosire. DEBORA Che dice quel porco? – Ma che cosa c’è lì nei pressi del giaciglio? Riverbera -risplende- sembra essere qualcosa di prezioso! (si piega) -Per la luce di tutte le stelle! E’ un diamante! Come è arrivato sin qui? Un miracolo?- Se fosse il segno, Così potrei interpretarlo, che Susanna dovrà essere arricchita Del bene più prezioso che si possa immaginare, ossia la vita? HELIKAS Se lo prendo! Che? E’ sparito! DEBORA Lascialo perdere!- L’alto sacerdote si accinge a parlare! ALTO SACERDOTE Silenzio, fate silenzio, gente! Lasciate che vi parli! (La folla continua a imprecare) Non vogliono ascoltare; che si potrebbe fare? (ai prelati anziani del Sinedrio) TERZO ANZIANO Facciamo una pausa in modo da far calmare gli animi! DEBORA (impaurita) Che c’è? Che succede? SCENA SECONDA Il palcoscenico: una grande piazza. Il popolo si è radunato per assistere all’esecuzione di Susanna. Il boia attende con la spada in pugno davanti al ceppo. Alcuni fauni si confondono con ogni travestimento in mezzo alla folla. HELIKAS Ancora niente, Debora! La marea di voci sta trasformandosi in tempesta. Ma ora, vedo che si sta avvicinando Samuel! DEBORA (scorge Susanna, disperata) Per l’amor del cielo, Helikas, la nostra bambina! (frastuono in sottofondo, massa esultante) DEBORA Non può far niente, il poveretto! (piange) 26 SAMUEL Un segno dal ciel per far scontare il fio di tal peccato Affinché sangue innocente non sia giammai versato. Non è detto, Chi può considerarsi già perduto nella tempesta Se all’orizzonte c’è un segno di schiarita? Piangerai tua figlia solo quando sarà stata seppellita. Non esita ad alzar la lama sul suo perverso capo! DEBORA Seppellita? Vorrei essere io ad andare sotto terra. UN FAUNO (invocando il popolo che si rifà turbolento) Macché capo e collo, Vogliamo infilzarla Quella bella pollastrella!! HELIKAS E ci vada anche colui Che permette questo scempio. UN ALTRO FAUNO La giustizia deve venire dal basso! SAMUEL Le tue parole, amico mio, Non sono un buon esempio: Responsabile non è certo Dio Della malvagità dell’uomo Che abusa del libero arbitrio. QUARTO FAUNO Dal basso, sì!, ma di tutto il popolo! QUINTO FAUNO Strappatele di dosso la sottana, Muia svestita questa puttana Che già troppo a lungo Ha nascosto di Satana Il maligno fungo! ALTO SACERDOTE (innalza le braccia rivolgendosi al popolo, che fa silenzio) Voi, figli e figlie di Israele, vi siete qui riuniti Per un serio motivo: il peccato ha attecchito Senza alcun ritegno su quella che sembrava La più bella rosa, ma che in realtà era soltanto Un rovo di spine nel deserto della perdizione. Per Ephot, incisa su questo medaglione, che porto Con orgoglio in onor di Jehova, c’è una frase Adornata con pietre preziose: osservate le regole! Chi infrange la legge del santo Mosé deve Essere egli stesso spezzato. Ed ecco questa donna: Susanna, figlia di Helikas, è stata accusata Di grave infedeltà – che inaudito danno e causa Di mostruoso scandalo è per suo marito – Da due venerabili personaggi, il cui solo nome Incute rispetto e la cui reputazione è garanzia. Stando alla loro testimonianza, il cui solo punto Dubbio è su chi si sia comportato sfacciatamente Nell’incontro, ella si sarebbe intrattenuta In spudorati giochi - che si addicono a chi senza Tener conto dei sentimenti e senza alcun riguardo Mira unicamente a sfogare i propri bassi istinti, Ebbene, costei si sarebbe intrattenuta con un amante, Poi datosi alla fuga, per restar anonimo come il vento. Adesso un angelo dalla fulgida spada attende SESTO FAUNO Vediamo quanto ci vuole a farla a fette! Spacchiamola a metà e vediamo cosa esce! SECONDO FAUNO La sua avida bocca ha slinguacciato altrui labbra: È una gatta in calore – mettetela in una botte piena Di latte in modo che possa annegare nella sua lascivia. UN POPOLANO BUONO Mio Dio, che popolo tremendo! Mi cadono le braccia! ALTO SACERDOTE (Alza le braccia, il popolo ammutolisce) Insegnate una buona volta alla vostra lingua ignava A non agitarsi in una bocca piena di malvagia bava! Solamente all’angelo compete di compiere giustizia Troncando davanti a tutti quanti questa giovane vita Che nel regno dei morti sta per essere spedita. Rivolgete dunque a Jahve una preghiera ben contrita, 27 Che nel silenzio dei vostri cuori da voi sia sol sentita! Esse vi appariranno come fossero nuove, Anche se discendono dal tempo più remoto. Musica in crescendo Il boia solleva la spada. Susanna viene condotta davanti al boia. Daniele toglie dalle mani la spada prima che la condanna venga eseguita. HASAJA Vuoi farci un corso accelerato? Mentre noi fummo condotti in schiavitù Nella diabolica Babele, non eri forse tu Nelle grazie del nemico per quella tua virtù, Non si sa se concessa da Dio o da Belzebù, Di interpretare i sogni come un libro stampato? DANIEL Come potete rivolgere a Lui un simile affronto, Sapendo che è Sua prerogativa ripulire il mondo Dai degenarati? Chi osa alzar per primo la mano Contro questa giovane donna cui il nostro Creatore Fu magnanimo nel concedere dono di bellezza, Come se volesse rendere esteriore, percebile da ognuno, L’interna perfezione del divino che in lei si manifesta? Se questa lama in cui finora solo l’acqua pura s’è riflessa (alza la spada, la scaglia in terra) Dovesse abbattersi sul capo di Susanna, perduta Sarebbe ogni speranza di tornare nella Terra Promessa! (mormorio generale) HASCHABJA (al Sinedrio) Sagge parole di un uomo assai oculato! Magia, stregoneria e preveggenza non comportano Necessariamente che chi è in grado di praticarle Sia un Unto dal Signore, e neppure che Lo serva. Non ritengo sia il caso di dar a costui importanza: Il suo scopo profano è quello d’istigarvi il dubbio, Vuol creare una frattura tra Dio ed il suo popolo In modo da sottrarre alla spada del Serafino Una testa malvagia che merita invece di cadere. Lasciate che parli e, tappandovi le orecchie Con la cera della virtù, agite come insegna la Thorà Che affida alla spada chi commette infedeltà. Dà un segno al boia che subito raccoglia la spada da terra. SAMUEL (ad un giudeo tra la folla) Costui non ha peli sulla lingua, Dice le cose come stanno: Al cuor la verità s’avvinghia E svergognati molti se ne vanno. DANIEL (si para davanti a Susanna) Io non laverò il peccato Del sangue d’innocente Che sta per essere versato In modo sì indecente! Dio trattiene il fiato E una nuvola nel cielo In cui si ferma il vento, Oh! Tremate di spavento, E’ di morte il nero telo. PRIMO GIUDEO (a Samuel) La verità non si addice all’adulazione: Il suo verbo è un riflesso divino concessoci Affinché la pace regni nella casa di Jahve Che andremo ad erigere quando sarà il tempo Di rinnovare di Gerusalemme il tempio. UN CALDEO (ad alcuni giudei) A parlare è stato Daniele, Occhio e verbo dell’Altissimo. Io lo conosco bene. Fate pertanto attenzione A quello che ha da dire – Solo a lui è concesso di esprimere il Giudizio. HASAJA (ironico) Perché, il cielo ha forse – o sciocco – il batticuore? Pensi che una rete di vene formi la struttura delle nubi Oppure che cada pioggia rossa o che una turbolenza Carica di sangue inondi i campi sulla terra, Quando si rompono le cataratte del cielo Che allora riversa giù il suo prezioso nettare? ALTO SACERDOTE Insomma, vuoi dettare leggi, Daniele, oppure rispettarle? DANIEL L’acqua contiene tutti i fondamenti della vita; Onorare il cielo è santificare acqua e sangue. DANIEL Nel momento in cui voi le mistificate, 28 Gli si ritorce contro come una spada suicida? HASAJA (indica Susanna) Anche il sangue che scorre nel corpo del peccato? HASCHABJA (nervosamente) Minacciare me? Me che incarno la virtù? Che cosa dovrei aggiungere? Dovrei forse qui Ripetere cose spregevoli che meglio è tacere? La femmina è maligna, ma peggio di lei è chi Per salvare una vita dedita alla fornicazione Non manifesta senso morale per la tradizione. Fratelli, vi consiglio d’immolare la sua gioventù. E, per piacere, non parliamone più. DANIEL (sorridendo) Parli del tuo di peccato, o Rabbino? HASCHABJA Ma sentitelo! Sentitelo! Si prende gioco del Sinedrio! Ci vorrebbe una pena corporale, Così impara a comportarsi male. (mormorio generale) HASAJA Rispondi, Daniele, Che ti sei messo in testa? Chi ti dà diritto di dubitare Della nostra testimonianza? TERZO ANZIANO No, Daniel è intimo del re. Fate silenzio! A me pare onorevole quanto dice; l’onestà Dei profeti non è ancora in discussione. DANIEL Ho visto anch’io abbastanza, La falsità – che spesso assume nobile sembianza – Sui vostri volti tradisce soltanto tracotanza. Puoi negare gli sguardi peniciosi che hai lanciato Ogni qual volta che a Susanna ti sei avvicinato? HASCHABJA Se si desse ascolto a quanto quest’essere spregevole E’ andato inventandosi per salvar la vita alla puttana, Mi sarebbe fin troppo facile profetizzare che l’ira Di Dio non tarderà ad abbattersi sulla nostra testa. TERZO ANZIANO Perché dici questo SAMUEL Ha fin troppi dardi L’arco dei bugiardi Che, il vero conoscendo, Menzogne van spandendo. DANIEL Perché questi due venerandi Quanto intriganti vecchietti Fanno sembrare esecrandi I nostri stessi verdetti. Ora, Hasaja, alza la mano: Giura sul nome di Abramo E sulla tua stessa vita, Pena l’eterna dannazione, Che per la morte di Susanna C’è una giustificazione! Ma verrà l’ora Eccome se verrà Che della vostra opera Finalmente si saprà! QUARTO ANZIANO Suggerisco d’interrompere per oggi, Riprenderemo poi la discussione, Troppi sono i dubbi sull’esecuzione. Dopodiché, quando le tue labbra avranno Compiuto il lor dovere e calmate si saranno, Sarai a tua volta messo sotto processo Da cui non devi attenderti riguardo adesso. QUINTO ANZIANO Il caso merita approfondita riflessione. HASAJA (osserva Susanna) Più la guardo e meno riesco a crederci! Pertanto ti domando, popolo d’Israele, La certezza non va oltre il dubbio ragionevole? HASAJA Solo gli stolti consentono alla permissività di sottrarre Forza al diritto: allora benediciamo pure chi bestemmia! DANIEL Haschabja, confermi quanto asserito da colui La cui menzogna, privandolo di ogni dignità, HASCHABJA Guardate: l’angelo sta sollevando la spada 29 Della Giustizia sul capo della condannata! Se può dirsi onorevole sopportare il puzzo del vostro fiato! ALTO SACERDOTE E tu, Susanna, Che cosa hai da dire Per ribattere all’accusa Che ancora pende su di te? DEBORA O giorno felice! Non solo per me Ma per tutto il popolo mio Che evita di attirar su di sé La tremenda ira di Dio SUSANNA Io supplico solo il Re di tutti i re; Egli mi ascolta, comunicato ha A costui la Sua volontà. (indica Daniel) TERZO ANZIANO Il diavolo però non è Ancora scornato finché Non avremo approfondito La natura del suo inganno, Nella piaga messo il dito Del tuo grande affanno! DANIEL Discendenti di Giacobbe, frutti dell’albero d’Israele! Senz’ombra d’errore questa donna è la vittima umana D’entrambi gli anziani, che hanno abusato a tal punto Del loro potere – ma senza ottenere l’effetto sperato – Affinché la figlia di Giuda sottostasse ai loro voleri. Come potete soltanto pensare di condannarla a morte Senza che tutte le prove siano state con cura accertate, Senza sottoporre ad un serio interrogatorio la poveretta, Immacolata figlia e genitrice delle anime che verranno, Essa stessa partorita dal grembo della moralità in persona? Ora andate, separate immediatamente i due spergiuri: Voglio interrogarli senza pericolo che inquinino le prove. HASAJA Voi non potete definirlo inganno Perché non sapete le cose come stanno. HASCHABJA (a Hasaja, scuotendo il capo) A che vale il giuramento Di fedeltà di noi Anziani, Che abbiamo alto il mento, Se ci trattate da cani? QUARTO ANZIANO Vale molto, quando riporta La pura e semplice verità. Ma la morte comporta Se vien fatto in falsità. HASAJA Lasciate che ripeta tutto quanto: Ieri mattina la donna si era denudata, Poi ha pianto le sue lacrime gridando L’innocenza, che noi abbiam contestata SAMUEL (invocando il popolo) Così sia! SUSANNA Questa banda di guardoni Mi stavano spiando Per vedermi fare il bagno. Li sorpresi, i due marpioni, mentre si stavan eccitando. I due vengono arrestati. HASAJA Il trionfo di Satana: gli imbecilli hanno il sopravvento. HASCHABJA Eravamo lì soltanto Per potere constatare Che non si volesse attuare Un sacrilego misfatto. HASCHABJA Questo comportamento disonora gravemente Israele. DANIEL Sacrilego è il fatto Che avete approfittato HELIKAS 30 Di una povera ragazza Da portare in piazza. SCENA TERZA SECONDO GIUDEO Tornate a casa, adesso! Riaperto va il processo! Daniele stesso giudicherà Secondo la legge di Eloah! Bottega di un armaiolo; dovunque spade, coltelli, lance, scudi, elmi; l’imponente fabbro è intento a forgiare una nuova spada. TERZO GIUDEO Chiudeteli in celle separate! Che far di loro poi si vedrà! ARMAIOLO: Si fanno buoni affari trafficando con le armi, Migliori addirittura di quelli d’una prostituta; E si può contare anche sulla loro buon tenuta, Visto che su questo mondo truculento Una guerra non scoppia mai a rilento. Ci si ammazza con lame e con gli spiedi, Sgozzandosi e mozzandosi mani e piedi Per la terra da strappar allo straniero: Vene troncate, arterie sfilacciate Che riversano fuori il loro rosso siero E cuori pulsanti infilzati dalle lance Che spremuti son di tutto il loro sangue. Un colpo, una menata, finita è la partita; S’annienta in un baleno questa sporca vita (con la spada fa in due una zucca) BOIA ‘Giorno!,- il “buon“ preferisco omettere, Perché per chi deve guadagnarsi da vivere Col mio mestiere, non promette bene la giornata, Visto che l’esecuzione è stata appena rinviata QUARTO GIUDEO Presto ad uccidere si fa – Il pensiero mi tormenta – Si fa presto a dare morte Senza aspettar la sorte - ecco cosa mi sgomenta. QUINTO GIUDEO Dobbiamo consultarci nuovamente. SESTO GIUDEO Ascoltare le testimonianze. SETTIMO GIUDEO Errate sentenze Trasformano Lui In un Dio inclemente ALTO SACERDOTE (borbotta tra sé) “Jahwe è preveggente” – “Jahwe è onniscente” Suvvia, allontanatevi da qui, brave gente ARMAIOLO Non mi piacciono i rompicapi, Mastro squartatore, Pertanto io ci metto il “buon“ davanti al “giorno” Perché è più gentile e fa venire il buon umore. DANIEL (estrae il diamante mentre il popolo abbandona la piazza) La verità non somiglia forse a questa tagliente gemma? Ah, diamante – ti ho raccolto io laddove nessun altro Ti avrebbe rinvenuto. Non ti pare che sia arrivato Il momendo di lodare Dio che ti ha a me donato Affinché tu mi facessi intuire come avrei potuto Smascherare il tradimento? Sei come uno specchio! Mi appari gigantesco, eppure ti stringo tra le dita. E se ti guardo dentro – tu guardi dentro me di riflesso Col mio stesso occhio come una Pantera in agguato. BOIA Ah, risparmiami lo scherno! ARMAIOLO: Non lo dico per prenderti in giro. Qual buon vento ti porta? BOIA La mia spada. ARMAIOLO: Si è consumata la lama a furia di mozzar capocce? BOIA Magari! Devi invece sapere che stamattina, Sul presto, Daniel, il cui riprovevole mestiere È di fare il guastafeste, ha impedito il mio dovere Di macellare con perizia una stupida gallina. 31 Perché sei un fabbro non irreprensibile. ARMAIOLO Ne ho sentito parlare. Si indaga nuovamente sul vero colpevole: La deliziosa dama di compagnia Oppure i due venerabili condotti via Come cani attaccati alla catena. Mio caro amico, non perdere le speranze, Perché qualcuno dovrà certo comprovare La bontà della tua lama, - non appena Il Giudice decisa avrà la pena! ARMAIOLO Sul mio onore, amico, non trovo spiegazioni, Io forgio armi ormai da tre generazioni! BOIA La verità è che spariscono le tradizioni Quando gli Eredi son solo dei coglioni Che pensano ai soldi e a spremere clienti. Vedi questa mano, o Mastro di tutti i dilettanti? Si è presa una bella cotta per la tua gola, Trema d’amore e non vede l’ora Di stringertela intorno per benino, O pezzo di cretino! (lo stringe con forza) BOIA (tastando la lama) Ahimé! Con mio gran spavento La spada cadde sul pavimento, La lama dev’essersi intaccata E taglia sempre più a stento Persino la carne già avariata ARMAIOLO (Impaurito) Questa spada è stregata, non posso farci niente! Prendi quest’altra in sua sostituzione, L’ho appena forgiata con la massima attenzione Perché possa stroncare ogni essere vivente. ARMAIOLO Farò un prezzo speciale ad un vecchio cliente! (comincia ad affilare) BOIA La lama torna al suo splendore, La mia mente ricomincia a girare: Quante teste già vedo rotolare! BOIA Bon, altrimenti servirà per affettarti il naso! ARMAIOLO Lasciami andare a cercare un vaso: La tua minaccia mi fa pisciare sotto Sta già facendo il bagno il timido biscotto. Presto, stracci, di stracci ho bisogno; Temo proprio che non sia un brutto sogno! (cerca di sgattaiolare dalla porta posteriore) ARMAIOLO Ecco! E’ tornata come nuova, Pronta a riprendere servizio. (spacca una mela) BOIA Ehi, ora questo gingillo E’ più appuntito d’uno spillo, Se spacca anche il capello, Figuriamoci sul collo! PRIMO FAUNO Ehi, tu, dove scappi? SECONDO FAUNO Siamo venuti a fare shopping. L’Armaiolo fa un passo indietro preoccupato. Il boia colpisce la zucca, ma è la spada a spezzarsi. ARMAIOLO Un attimo di pazienza, non posso Servirvi in questo preciso istante: Mi sono pisciato dentro le mutande BOIA Porco mondo. TERZO FAUNO Pagamento in oro. ARMAIOLO Porcaccio boia. BOIA L’attrezzo è andato. QUARTO FAUNO Siam pronti ad affrontar qualunque spesa. (scuote un sacchetto di monete) ARMAIOLO Com’è possibile! QUINTO FAUNO Del pronto servizio abbiam però pretesa. BOIA ARMAIOLO 32 (osserva il sacchetto avidamente) Non convince il vostro aspetto, Ma al suon di certe paroline Io a disposizion mi metto. Ora cominciamo a ragionare. SESTO FAUNO E allora veniamo al punto, armaiolo! ARMAIOLO E fa lo stesso effetto A qualsiasi distanza, Vicino o in lontananza, Come un normale stiletto. ARMAIOLO In che cosa posso servirvi? TERZO FAUNO Che artista! E la punta sarebbe d’argento? PRIMO FAUNO Cerchiamo solo cose un po’ particolari. QUARTO FAUNO Sicuro che il manico Sia stato intagliato In legno pregiato A regola d’arte Con la tua stessa mano? ARMAIOLO Puoi scommetterci! ARMAIOLO Davvero? – Vi andrebbero alcuni stiletti Con sopra intarsiati i vostri bei nometti? SECONDO FAUNO Grazie tante, ma abbiamo bisogno di ben altro. Il secondo fauno spezza la la lancia. ARMAIOLO In questo caso però il prezzo aumenta Perché la qualità sta alla quantità, - non ve abbiate a male ma è la pura e sacrosanta verità, In rapporto direttamente proporzionale. SECONDO FAUNO Riprenditi questo gioco, Ormai serve a ben poco. ARMAIOLO Che giornataccia del calendario è oggi?! TERZO FAUNO Nulla da eccepire. QUINTO FAUNO I tempi cambiano e, scherzi a parte, A te servirebbe scrutare nelle carte Del destino del genere umano, Ad arma più moderna metter mano. QUARTO FAUNO Non siamo qui per risparmiare, Ci muove l’orgoglio professionale. QUINTO FAUNO Di armi poi io sono, in particolare, Uno stimatissimo collezionista Conosciuto a livello internazionale. ARMAIOLO E come? SESTO FAUNO (estrae una bomba a mano) Il prototipo ti vien da noi fornito, Oggi sei proprio fortunato, Sì, baciato in fronte dalla sorte. ARMAIOLO Non faccio il fanfarone... Giudicate voi se questo aggeggio Possa essere il giusto assaggio Per la vostra soddisfazione. (mostra una lancia enorme e stranamente fallica) QUINTO FAUNO Ne avremmo bisogno d’un po’ di scorte. ARMAIOLO (osserva la granata) Un uovo verde modellato come pigna? Lo avrà deposto qualche coccodrillo Che sulle rive del Nilo fa il mandrillo? SESTO FAUNO Caspita! PRIMO FAUNO Accidenti! QUARTO FAUNO Non abbiamo tempo di scherzare, sta tranquillo. Sappi piuttosto che ad un colpo di genio si deve L’oggettino che non si mangia e neppur si beve. SECONDO FAUNO 33 E nel caso in cui ti fossi attaccato alla linguetta Saresti subito saltato in aria con tutta la casetta. (gli mostra la spoletta) Coraggio, leviamoci di torno prima che ci prenda! Ahimé, i piedi più pesanti di sentir mi sembra! Ahi, ahi, ecco che mi ha centrato sulla zucca! QUARTO FAUNO Compagnia! Fuori le ali e sbatterle velocemente! (I diavoli via) ARMAIOLO Porca paletta! TERZO FAUNO Così se ne diparte la peggior tra le canaglie Di cui tombe e sepolcri accolgon le frattaglie Che piovon dal cielo come avanzi di battaglie. ARMAIOLO (spossato) Che vi inghiotta l’inferno accozzaglia di mostriciattoli! (MUSICA: DANZA DI SCHIAVE ALLA CORTE DI CIRUS.) ARMAIOLO Allora, si tratta di un aggeggio per volare! SECONDO FAUNO Sarebbe più appropriato Il concetto in aria di “saltare”! SCENA QUARTA Gran Sala del palazzo di CIRUS nella città di Anschan. Le schiave danzano. Il re è disteso a bere vino. Dopo lo spettacolo si alza. ARMAIOLO Saltare dove? Come? Mi prendete per scemo? (ne prende due per la collottola) Adesso mi avete seccato! Vi faccio vedere io come si salta... in aria! CIRUS La foga della danza si placa nel dolce tintinnio, Altra musica all’orecchio, dei preziosi monili Che risplendono ai polsi e alle caviglie femminili. Hanno mai goduto delle schiave di favori simili? Suvvia! Il piatto langue, chi vuol essere lieto sia! (batte le mani) Dov’è il mio Consigliere per gli Affari interni? QUARTO FAUNO Accidenti, signor fabbro, Io più non metto labbro! Per me troppo sei ferrato In un campo sì efferato! Ahi! ARMAIOLO Ed ora, branco di parassiti, toglietevi dai piedi, Se non volete che vi buchi il culo e la rotonda pancia E poi vi affetti la codaglia con questa lunga lancia. (Li insegue per tutta la bottega) CONSIGLIERE (entra di fretta, le danzatrici escono) Reco buone notizie, mio re! TERZO FAUNO (scappando) Ma che diavolo! Autocontrollo, amico! CONSIGLIERE Grazie, o mio Signore, Di pensare al benessere Del tuo umile servitore (si asciuga il sudore dalla fronte) CIRUS Allora vieni – sciacquati la gola secca Con questo nettere per parlare meglio. SESTO FAUNO Il fabbricante d’armi incita alla guerra, La testa gli fuma e pesta i piedi in terra! CIRUS Su racconta. ARMAIOLO Continuate a correre, Disgraziati baciapile, Se non volete veder scorrere Tutta la vostra bile. CONSIGLIERE Ebbene, C’era chi sudava freddo per la giovane Susanna, E chi faceva dipendere dal cielo ogni fortuna Ridando così un po’ di speranza alla famiglia Già molto in ansia per la sorte della congiunta PRIMO FAUNO 34 Che sembrava essere in balia dei due calunniatori. (gli viene versato del vino) Oh – questa bevanda degli dei invecchiata In botti speciali ha un bouquet meraviglioso! Lui ha cominciato ad invocare il santo Daniel: L’unico che la giovane avrebbe potuto salvare. I due bugiardi furon subito interrogati da Daniele Che chiese loro semplicemente sotto quale Albero sarebbe avvenuta l’impura scena D’infedeltà che dall’ignuda Susanna sarebbe stata, In combutta con un giovane bellimbusto, perpetrata. Cosa che non combacia assolutamente col fatto Che mai si sarebbe potuto attribuire un tal misfatto Ad una simile creatura, nata da madre sì virtuosa, E della quale nessuno ha mai subdorato la lascivia... CIRUS Approfittane allora. CONSIGLIERE (beve) Grazie.- Dove eravamo? CIRUS Qual è stato l’ultimo verdetto? CONSIGLIERE Astuto Daniel! Di costui vale la pena che ti ragguagli ancora: Ti racconterò come Susanna fu tratta in salvo. CIRUS Taglia corto. CIRUS Posa il calice e racconta come ottenne tanto. CONSIGLIERE Ecco: “L’ho sorpresa sotto una quercia!” Fu la dichiarazione di uno dei due sciacalli Che giurò alzando due anchilosate dita. Mentre invece l’altra bocca, piena di menzogna, Come se avesse ingoiato un’esca di carne marcia Per poi cibarsi di spergiuro attraverso la piccola Fessura delle labbra serrate, senza aver potuto Prima ascoltare le parole del suo degno compare, Presso un’altra pianticella S’inventò la scappatella: “E’ sotto un cedro che la fanciulla con un Adone nudo si trastulla”. CONSIGLIERE Con uno dei suoi rinomati espedienti. Il mio orecchio apprese il corso degli eventi Per bocca sicura da soli pochi momenti: A sbottonarsi è stato un uomo di riguardo Che riscuote la fiducia totale di Jojachim, Consorte della vittima su cui pende orrenda Accusa. In qualità di testimone presente Al procedimento,- riaperto per esperire Presunte mistificazioni e denunciare Al popolo eventuali responsabilità, ebbene, costui mi ha giusto ragguagliato. CIRUS Bella trovata quella Di scegliere un cespuglio riccio Che ingarbuglia la favella Di chi parla troppo spiccio. CIRUS E ora, perché ti sei fermato? Dimmi, come si chiama questo brav’uomo. CONSIGLIERE CONSIGLIERE I due spergiuri si sconfessarono a vicenda. Cosìcché la casta fanciulla fu lasciata libera Di tornare tra le braccia amorevoli e ai baci Tanto più accalorati quanto prima disperati. - Samuel. Porta con orgoglio lo stesso identico nome Di colui che viene ascritto tra i profeti E per il quale i Giudei nutrono venerazione. Al suo particolarmente sensibile naso I due anziani puzzarono lontano un miglio Di sospetto, poiché spesso le persone Più ricoperte di onori e di pregiate vesti, Cercano sempre e comunque di dar soddisfazione Ai loro più reconditi e incoffessabili desideri. Conseguentemente, non appena fu condotta La figlioletta di Helikas, Susanna,La quale avrebbe dovuto provar sulla sua pelle L’abilità del boia a staccare teste dalle spalle,- CIRUS Era stato dunque convocato l’angelo vendicatore? CONSIGLIERE Signore, c’è mai stato un angelo qui sulla terra? CIRUS Ah no, non un vero e proprio angelo, semmai Un servitor del Cielo disposto ad applicare 35 La severa legge della Thorà, che scorda facilmente O non tiene in giusto conto chi versa sangue innocente. Torni alla sua terra. A ripagare le pene Assegno un contributo statale Che sarà precisato nel futuro Annale.” CONSIGLIERE Chiedo perdono: stento a capire la tua metafora. (Cirus e Consigliere via) MUSICA SENTIMENTALE. CIRUS Insomma, quei due vecchi libidinosi sono Stati dunque abbattuti come alberi marciti? SCENA QUINTA CONSIGLIERE No. - Non sono stati ancor puniti. Davanti alla fontana nel giardino di Jojakims. Il giorno finisce lentamente. Tramonto. Susanna, Jojakims, Debora e Helikas entrano passeggiando. CIRUS Chi intervenne ad evitare la condanna? DEBORA (sottofondo grilli e sorgente d’acqua) Il sole ha raggiunto l’orizzonte Immergendosi nell’eterna fonte, Rinfresca la sera coi suoi strali E par metter al mio piede l’ali. CONSIGLIERE Sempre Daniel. CIRUS Non capisco. Però i due spergiuri vennero disonorati ? HELIKAS (abbracciando Susanna) Ecco la mia bella figlioletta, Sembra rinata a nuova vita, Grazie al quel santo profeta Dal cielo sceso in tutta fretta! CONSIGLIERE Sì. Dalla casa d’Israele furono scacciati Ed esiliati nel deserto dove tutti i ripudiati Sui loro orribili misfatti possano riflettere. CIRUS E’ dunque con intima soddisfazione Che al popolo dò atto di moderazione. Esprimi a Daniel la mia riconoscenza. DEBORA O cielo! Grazie di avermi protetta! Joachim in disparte non si avvede ancora del ritorno di Susanna. CONSIGLIERE Con che parole? JOACHIM Mi sento un traditore Per aver ceduto al sonno Dopo aver trascorso Una notte di terrore. CIRUS Il suo cuore è prova della grandezza di Dio! CONSIGLIERE Sarà fatto. Dormendo Passa il tempo Svanisce l’eterno In un turbine di vento Dormendo Più io non sento Quel triste lamento Che dentro di me Mi parla di te. CIRUS Scrivani, registrate questo mio editto: “Io, Cyrus, re di Persia, Signore del popolo Giudeo, In nome di Dio che è uno, Fonte di ogni verità, In virtù della saggia decisione presa dal Sinedrio E dal popolo condivisa immantinente Di liberare una povera innocente Accusata da due rabbini ingiustamente, Di fronte a questa prova di maturità Delibero che cadan le catene E che il popolo Giudeo E sto sognando ancora Scorgendo nella mia dimora Agitarsi il fantasma Della mia speranza... 36 Ma quella è Susanna! E’ libera! SUSANNA Ah, Jojachim, la tua mente è ancora troppo giovane Per incancrenirsi con simili pensieri; lascia agli anziani le frasi ampollose – e godiamoci la nostra gioventù! Corrono uno incontro l’altro, si abbracciano felici. INSIEME O cielo Onnipotente Che per ben due volte Ci hai messo al mondo, La prima con la nascita Poi restituendoci la vita Senza perdere un secondo. HELIKAS Ah no, Susanna, no! Lascia stare! Non è un giusto modo di pensare. Se la saggezza fosse privilegio dell’età, Non ci sarebbero più le guerre Scatenate da chi al riparo se ne sta Delle mura delle proprie terre E invia le nuove generazioni A morire per le loro speculazioni. O cielo Onnipotente Che tutto vede e sente Non siamo sol pedine Di un oscuro Fato, Su di noi hai vegliato, Non ci hai abbondanato. Ricorda anche le insane intenzioni Che quei due affamati vecchietti Incubavano nei loro oscuri petti Scegliendoti come agnello sacrificale Per soddisfare la brama corporale! Rispondi, dove rimaneva la loro saggezza? Nel cervello? Nel cuore? O sotto l’ombelico? Se due simili furfanti posson dirsi saggi, Anche al diavolo bisogna far gli omaggi! O luce del mattino, Un fiore è già sbocciato Quando il sole in agguato Illumina il destino Il sentier del giardino Che ci hai riservato! JOJACHIM Le beffe del destino niente sono Se al disegno divino paragono Tutte le nostre patite sofferenze Che a noi sembrano immense, Ma che in relatà non sono niente, Come la morte di un moscerino Il cui grido di dolore non si sente Perché parte di tutto è l’esserino. JOJACHIM Uomo, non nominare il diavolo Se prima non ti sciacqui la bocca Con la parola di Dio cui tocca Il merito del misterioso progetto Che allieta il dolore nel petto. Nulla è la causa senza un effetto: Cyrus ha emanato il suo editto Liberandoci dal nostro ghetto Dopo aver visto che la giustizia Salda il nostro popolo nell’amicizia HELIKAS Beh, genero, conosco comunque una parte Di cui la Creazione potrebbe pure fare a meno: Del vegliardo che di Susanna bramava il seno, E giocava col destino falsificandone le carte. HELIKAS Sarei meno ottimista di te! Si dice piuttosto che il Re Si sia ammorbido perché Il nostro popolo forte oggi è. JOJACHIM Eppure anche la menzogna Deve servire a qualcosa Come una mosca che ronza E poi sul cibo si posa. DEBORA Basta politica e discorsi impegnati! Lasciamo notte e luna agli innamorati, (a Helikas prendendolo sotto braccio) E spetta a loro anche il dolce mormorio della sorgente Nel dolce venticello della sera in cui cinguetta il tordo. Questo giorno è finito troppo bene, troppa grazia Per concimare una rosa La natura compie il suo ciclo In cui il naturale riciclo Morte-Vita mai non riposa. 37 Ci ha donato per poterlo accommiatare con le parole Della politica o della filosofia; più appropriato Mi sembra è intonare un canto di ringraziamento. SUSANNA Mi sembra una buona idea. Vivendo con noi Potrà godersi anche i frutti che porta il matrimonio. HELIKAS Guai contraddire una donna – soprattutto quando ha ragione! (Helikas e Debora escono) JOJAKIM Significa che puoi perdornarmi? Oh, gioia! Vuoi ancora sposarmi? Il sole tramonta. Le stelle cominciano a risplendere nel firmamento. SUSANNA Il popolo è libero grazie a Dio Che ne ha voluto estinguere il fio. Il perdono vale anche per te. SUSANNA Quando tutto il mondo pareva avermi abbandonato E la morte mi si stava approssimando, un demone Comparve nella mia cella. Ah! Sono stata io stessa Ad invocarlo, poiché egli può rivelarsi solo a coloro Che hanno smarrito ogni fiducia nel potere dell’amore. JOJAKIM Non sarò io a domandare perché! SUSANNA Bravo! JOAKIM E che il tempio di Gerusalemme S’erga come il grembo dell’umanità. SUSANNA E cosa dovrebbe partorir quel grembo? JOJAKIM Dubitasti di me? JOJAKIM (come colpito da una visione) Unità del genere umano In nome del Signore Presente nel sangue Di tutti gli uomini. SUSANNA Notai lo sguardo Che mi gelò le vene quando fui accusata Di averti tradito nel più turpe dei modi. E siccome fu messa in dubbio l’onestà Della donna a te promessa senza che tu Muovessi un dito per difenderne la virtù Contro tutte le accuse e le perversità Alzate come un polverone su di me, Potevo continuare ad aver fiducia in te? SUSANNA Non c’è sicuramente Nessuno ad essere presente Nel sangue di un uomo: Dio guida dalle quinte Ogni accadimento, Ma è del tutto assente Dalle nostre decisioni. JOJACHIM Invero, Susanna, il fragore Del mondo raggelò il mio cuore. Ed esso ora non sarebbe più degno Se un amico non m’avesse dato in pegno Un cuore più puro che battesse per te Senza tutti i dubbi che covavo in me. (lo bacia dolcemente, escono) FONTANA PARLANTE DELLA VITA: (scrosci d’acqua in sottofondo) Mentre gli uomini si concedono al sonno defatigante Io faccio sì che sgorghi il destino dall’acqua della fonte. Quando i preti sono dediti alle prediche e i calzolai Martellano le suole, allora la mia voce imperiosamente Annuncia l’avvento di un mondo migliore, in quanto SUSANNA Che fortuna avere un simile amico! JOJACHIM Sì. La verità è che lui ha saputo Leggerti nell’animo meglio di me. Per questo gli sarò infinitamente grato Se verrà ad abitare sotto il nostro tetto Per dividere con noi la gioia che m’aspetto. 38 Le tragedie diventano commedie quand’io intono il canto Che par discendere dal cielo per compiere l’incanto Di trasformare in bene tutto ciò che bagno. O nobili spiriti che aleggiate nell’aria privi d’ogni peso, Non sapete dunque riconoscere la vera voce della vita? A che serve combattere per gli ideali, per il potere Per l’ambiziosa voglia d’apparire, se goccia dopo goccia Lo spettacolo mondano fluisce, eppure niente sboccia Perché il terreno della storia è arido e deserto? All’inizo dello spettacolo vitale ci fu l’alga unicellulare Poi venne l’animale, il genere umano (finora impersonato Da un imprecisato numero di protagonisti); lo scienziato, Il filosofo, il teologo, che sa solo far le fusa al potere. Come si potrebbe creare tutto questo senza di Me Che rappresento quel Tu che è al tempo stesso un Io? Ehi, questa piccola rappresentazione sul gran teatro del mondo Vuol mostrare tramite il dramma, anche quello delle pene D’amor perduto, che Dio impone a fin di bene. Statevi dunque bene, a me viene da rigurgitare, Un singhiozzo, e poi riprendo acqua a vomitare! SCENA SESTA Deserto al sorgere del sole. Asasel, in una veste scura, siede tra due alberi di enormi e spettrali dimensioni. ASASEL (in sottofondo, il vento del deserto) Ho piantato nel deserto Due deliziosi alberelli Perchè fossero ombrelli Col loro verde concerto Non soltanto al calore opprimente del sole, ma anche al dolore Del genere umano. O fogliame, intrico di rami, Ghiande e teneri germogli! Voi siete una benedizione Per chi all’insolazione Cerca un po’ di refrigerio Dal sole troppo ardente Che picchia insistente, E dalla disperazione Cerca un riparo. (il getto d’acqua aumenta) Sorge il sole, compare Daniel indossa una veste bianca. O miei ascoltatori che v’intendete d’arte, per me scrosciate Applausi, nel caso in cui la commedia sia di vostro gradimento! Da te sonetto sono riuscito a trattenermi a stento, Con te, nobile cinquina, sono andato un po’ più lento, Ma l’interesse che avreste dovuto suscitare è spento Perché la gente si deprime ascoltando i vostri versi: Non si gettano più rose sul palco per esprimer gradimento, Gli spettator intelligenti per strada si son persi E i critici alla moda fingono d’essere molto seri Come se la tradizione non fosse nata ieri! Ora ci stiamo avviando alla fine, amici miei, Il bene è il male sono in lotta per il destino della terra. Badate bene, ché per voi si combatte questa guerra! DANIEL Un tempo la primavera Non sbocciava nel deserto. Sotto il solleone Di questo campo aperto, Solo lo spinoso frutto giungeva a maturazione. - Asasel! - C’è sotto qualche trucco? ASASEL Sono io il giardinere Di questo paradiso, All’ombra tieni il viso E mettiti a sedere. Devi sapere che il diavolo, Responsabile delle pentole Ma non dei coperchi, Ha compiuto il miracolo Usando la spina nel cuore 39 Come seme dell’umano dolore Che trovai in natura già fatto. DANIEL (si siede all’ombra) Ma non ti ha detto bene, Perché salva è la ragazza Sottratta alla feroce piazza E alle sue grandi pene. ASASEL Che dici? - Io, finire nel niente? Senza di me, finirebbe la Natura. Non ho creato io il dolore, Io ne ho fatto solo una cultura. Prenditela piuttosto con Lui Che ha voluto che nella Sua creazione Ci fosse anche il principio della perdizione. ASASEL Sono felice per lei, In fondo m’era simpatica. Ma come accadde? I due sacerdoti arrapati Si son rimangiati la parola In una botta sola, Per essere poi castigati? DANIEL Ah, povero spirito, Sei la tua stessa caricatura! ASASEL Che cosa può provare La rosa che appassisce Dopo essere fiorita Sul fusto della vita? Complimenti al tuo Dio Per la sua fatica, Anche se meglio riuscita Gli sarebbe la Creazione Se si fosse risparmiato il sole Che al dolore dà illuminazione. DANIEL Grazie ai tuoi alberi! Senza di loro Non avrei smascherato la bugia Che andavano ripetendo in coro Per non farla sembrare idiozia. ASASEL (ammirato) Questa è una buona notizia! E’ stato ammazzato qualcuno, E’ stata fatta giustizia? Come vedi alla fine Il male trionfa sempre. DANIEL Il tuo piano di seminar disperazione Stava quasi per riuscire. Non fosti infatti tu a smarrire Il diamante nella cella di Susanna Per poi farmelo rinvenire In modo che dubitassi Dell’onestà della fanciulla? (gli mostra il sacchetto) DANIEL (sorridente) Di deluderti sono spiacente: Non è stato ammazzato nessuno. La giustizia ha trionfato clemente Salvando la vita a ciascuno Al fin di redimere il delinquente. ASASEL Il diamante contiene la mia impronta! Quando ci sprofondi dentro lo sguardo Sono i tuoi stessi occhi che di riflesso Ti scrutano bramosi, come le pupille Di una fiera che si spalancano Prima di alzare la zampa assassina Sulla preda, una tenera bambina. ASASEL Ti sono grato per questi complimenti: Mi risultano particolarmente graditi Dalla tua bocca provenienti Come pane secco coi frutti canditi. O profeta, condivido i sentimenti Che si agitan nel tuo petto, Come trovo sorprendenti Le stelle sfuggenti Che s’inseguono con Dio, Il creatore di se stesso, E di tutto l’esistente. Ma se vuoi sapere cosa penso, Intendo cosa penso veramente, Ecco: penso che al nulla tende Tutto questo mondo puzzolente. DANIEL Oh, angelo scontento!-, il dolore è come il fuoco Senza il quale l’arrosto dev’essere consumato crudo, La sofferenza è come il sale che serve a dar sapore, Come la pioggia, che fa apprezzare meglio il sole, Come la sete, che rende gradevole l’acqua che si beve, DANIEL E tu no, del deserto impenitente? 40 Come la tristezza, che fa sentire quando manca la gioia, Come la malattia, che fa capire l’importanza dello star bene, Come la terra, ch’è testimonianza della maestosità Celeste, Come la menzogna, senza cui non sapremmo mai la verità! O Tu, Creator dell’ universo! All’opera del diavolo avverso, Dissolvi pure la mia anima nel vento, O bruciala all’inferno a fuoco lento! Ma Dio Non ascolta il grido disperato Del demone abbandonato In un mondo spietato Da cui il Dubbio Scacciato Stato E’. ASASEL Ehi, Daniel, non credi che il tuo filosofeggiare sia in odore Di eresia, dal momento che si ritorce contro il nobile Creatore? Se capisco bene, tu tributi al dolore addirittura un elogio, Come se l’uomo dovesse essergli grato di tanto accanimento. (sta morendo, in un ultimo istante) La mia anima E’ un frutto della sabbia, Si dibatte e dubita Con tutta la sua rabbia! Risorgerò col sole Quando ci sarà bisogno Svanito il dolce sogno Di nuovo del dolore. DANIEL Non posso farne a meno. Il dolore contribuì a forgiare Il mio giovane spirito nel suo percorso di conoscenza Che ora, giunto all’apice della maturità dell’esistenza, E’ come un re che porta sul capo una corona imperiale Che più ha spine e più dimostra di essere essenziale. (muore) Daniel si fa il segno della croce e s’incammina verso l’orizzonte. Asasel scivola in terra. Gli alberi cadono al suolo e prendono a bruciare. Fino a scomparire. ASASEL (in sottofondo: basso coi rumori dell’incendio) Ahimé! Il male ha fallito! Che ne sarà del mio cuore, del mio spirito Che cerca la salvazione nel regno del nulla? L’abbagliante sole è assiso allo Zenit; Da esso schizza la luce, della Verità scintilla. Reso pesante dagli anni il mio cuore vacilla E come un peso morto mi trascina sul fondo. O anima mia! Sei costretta a dissolverti Nel vento di una selvaggia tempesta che spazza Via la tua fortuna, qualunque salvezza, Giacché amore e speranza sono le vere ragioni Per cui gli uomini accettano l’idea di morire. Rappresentano insomma il collante tra l’anima E il corpo che vive e respira fino all’attimo Estremo dell’abbraccio mortale in cui tutto ciò Che si ama, desidera, aspira, l’incoercibile Impulso a riprodurre se stessi, a partorirsi, Si risolvono in una cosa soltanto: il nulla Che come un’ombra s’affaccia alla culla. FINIS 41