AMOR AMERICA Cantata per soprano, baritono, coro misto e orchestra, in sei movimenti, con due parti ciascuno, basata sulla versione libera del Canto Neruda, composta da General di Pablo Roberto Aguerre Ravizza Musica scritta, arrangiata e diretta dal Maestro Martín Palmeri Libretto e direzione artistica Roberto Aguerre Ravizza Amor América è stata selezionata per essere presentata Fomento nell’edizione 2013 del Programa de de las Músicas Iberoamericanas IBERMUSICAS. Grazie a tale riconoscimento, la prima dell’opera avrà luogo nella città di Cuenca (Ecuador) a giugno 2014 a carico dell’orchestra sinfonica di tale città sotto la direzione del Maestro Medardo Caisabanda. L'opera a olio che apre il presente volume sarà un murale di grande formato scenografia della prima di che integrerà la Amor América a Cuenca (Ecuador - giugno 2014). Successivamente detto murale formerà parte d'uno spazio espositivo pubblico ecuadoriano. ©Roberto Aguerre Ravizza , 2013 E-Mail: [email protected] Cellulare: (+39) 320 18 46 222 www.aguerre-art.net E-Mail Martin Palmeri: [email protected] Cellulare : (+54911) 5638 1280 www.martinpalmeri.com.ar Le immagini in questo volume sono dipinti ad olio di Roberto Aguerre Ravizza. Indice IL PROGETTO.....................................................................................................4 LA MUSICA ................................................................................................... . . 5 OUVERTURE - PRIMO MOVIMENTO.................................................................6 Un uomo, una donna.........................................................................................7 Origini ...............................................................................................................9 SECONDO MOVIMENTO................................................................................ 10 Alberi e radici .................................................................................................11 Vite palpitanti ..................................................................................................13 TERZO MOVIMENTO........................................................................................15 Scintillano le ali ...............................................................................................16 Stelle , mari e catene ....................................................................................... 20 QUARTO MOVIMENTO.................................................................................... 23 Sangue fluviale .............................................................................................. 24 Popoli della memoria....................................................................................... 27 QUINTO MOVIMENTO..................................................................................... 31 Oceanidi........................................................................................................... 32 Templi immacolati........................................................................................... 34 SESTO MOVIMENTO........................................................................................ 36 Ninna nanna, melodia d’amore....................................................................... 37 Albeggiare di occhi ......................................................................................... 40 Gli autori.......................................................................................................... 48 Selezione di spartiti......................................................................................... 52 4 IL PROGETTO Prima del Canto General di Pablo Neruda non esisteva un corpus letterario latinoamericano che coniugasse in modo così completo l'autentico respiro epico con la più trasparente poesia. Un vero monumento della lingua spagnola contemporanea, parole che scoprono verità, che danno un nome alle cose e un fondamento. Un percorso attraverso la geografia , i fiori, la fauna, la storia e gli uomini di quella giovane America che Neruda tanto amava. Considerando tutto questo, comporre il presente testo con l'ob iettivo di trasformarlo in un libretto per un'opera musicale che poi sarà un film , è stato anzitutto un esercizio di libertà spiritu ale. Un atto creativo nel qua le ogni parola di Pabl o la sentivo come mia. Ed è stato al suo spirito di amore per la vita, alle sue parole che dando un nome creano, m ante ne rm i fe de le sem pre . E è stato che ho cercato di così che qu esta libera versione del Canto General, realizzata con gli obiettivi suddetti, è stata accettata senza alcuna obiezione dalla Fondazione Neruda di Santiago del Chile, che ne ha garantito totale autorizzaz ione. Canto che ritorna al canto perché i popoli lo intonino. Roberto Aguerre Ravizza 5 LA MUSICA Dopo le esperienze di Misa a Buenos Aires (Misatango) e Oratorio de Navidad, Amor America , questa nuova opera di respiro latinoamericano si colloca in un contesto che va al di là del mio paese di origine, musicalmente parlando. La proposta, cantata per soprano, baritono, coro misto e orchestra, è la creazione di un universo sonoro che esprima precisamente tutta America Latina, come ci indica Pablo Neruda con il suo Canto General. Martín Palmeri 6 OUVERTURE Primo movimento Un uomo, una donna Origini 7 Un uomo, una donna La mia infanzia sono scarpe bagnate, tronchi rotti caduti nella selva, divorati da liane e coleotteri... e la barba dorata di mio padre mentre usciva incontro alla maestà dei lunghi treni. La mia casa, le cui pareti di legname fresco, appena tagliato profuma ancora: sconquassata casa di frontiera, che scricchiolava ad ogni passo… Alba scura della terra, verso quali arcipelaghi sperduti, nei suoi treni che ululavano, andò via Da allora, mio porto un amore dolente… padre ? addosso 8 Comprai bontà, visitai il aspirai le mercato della cupidigia, acque più sorde dell'invidia, l'inumana ostilità di maschere e di esseri… Così nacque questo canto, impugnato nella solitudine come un’espiazione... Corsi di mano in mano, all'isolamento d'ogni essere, immensità e nelle fangose incontrai la morte. La morte che apriva porte e sentieri. La Ma morte che anche scivolava incontrai Nacque nella sabbia, sui muri. l'amore. crebbe senza voce, toccò le agate della durezza e resisté alla morte. Fu un colpo di madrepore nella bocca. Delle trecce... 9 Origini Prima della parrucca e della giubba furono i furono il le fiumi le cordigliere, tuono ancora pampas L'uomo arteriali: senza nome, planetarie. terra fu, ciottolo. Tenero e cruento fu. Non si smarrì la vita, fratelli pastorali: come una rosa selvatica cadde nella cavità una goccia rossa, e si spense una lampada di terra. Terra mia senza nome, senza America, il tuo aroma mi salì dalle radici fino alla più esile parola non ancora nata dalla mia bocca. 10 Secondo movimento Alberi e radici Vite palpitanti 11 Alberi e radici Nella fertilità cresceva il tempo. Il jacarandá fatta di l’araucaria issava bagliori dalle spuma marini, ispide lance era la grandezza contro la neve, il primordiale albero del mogano dalla sua cima distillava sangue, e nel Sud l'albero tuono, dei larici, l'albero rosso, l'albero della spina, l'albero madre, il ceibo vermiglio, l'albero caucciù, erano territoriali esistenze. 12 Come una lancia con punta di fuoco comparve il granturco; disseminò la sua farina, ebbe morti sotto le sue Questo è l'albero dei liberi. L'albero terra, l'albero nube. L'albero pane, l'albero freccia, l'albero pugno, l'albero fuoco. America albereto, rovo selvatico tra i mari, da polo a polo dondolavi tesoro verde, il tuo spessore. Un ramo è nato come un’isola. Una foglia ha preso forma di spada. Un fiore s’è fatto folgore e medusa. Un grappolo arrotondò il suo succo. Una radice è calata nelle tenebre. radici. 13 Vite palpitanti Era il crepuscolo dell’iguana, il monacale formichiere calcava con melodioso piede la foresta, mentre il lama apriva candidi occhi sulla delicatezza del mondo pieno di rugiada. Le scimmie intrecciavano un filo interminabilmente erotico. Era la notte la notte Il giaguaro dei pura caimani, e pullulante. tocca le foglie con la sua assenza fosforescente, il puma corre in mezzo ai rami come la fiamma divoratrice, mentre bruciano in lui gli occhi alcolici della foresta. 14 E sul fondo dell'acqua immensa, sta la gigantesca anaconda, avvolta da fanghi rituali, divoratrice e religiosa. 15 Terzo movimento Scintillano le ali Stelle, mari e catene 16 Scintillano le ali Tutto era volo sulla nostra terra. Come gocce di sangue e piume i cardinali dissanguavano l'alba... Il tucano era adorabile cesta di frutti verniciati, il colibrì serbò le faville originali del baleno. Gli illustri pappagalli riempivano la e profondità dai guardava antico loro un come del fogliame, occhi rotondi anello i giallo, minerali. 17 Tutte le aquile del cielo nutrivano la loro razza cruenta e, sulle piume carnivore volava al di sopra del il condor, frate mondo monarca assassino, solitario L'ingegneria del cielo. dell' hornero faceva del fango fragrante piccoli teatri sonori e là compariva cantando. L'atajacaminos andava profferendo il suo grido inumidito nella riva dei cenotes. 18 La colomba araucana faceva aspri nidi di sterpi dove lasciava il regale dono delle sue uova brunite. La loica del sud, fragrante, mostrava il petto stellato all'australe cingolo. Ma, umido come una ninfea, il flamenco apriva le porte della sua rosea cattedrale e volava come l'aurora, lungi dal bosco soffocante. Vola una montagna marina verso le isole, una luna d'uccelli diretti verso il Sud. 19 Lì, alla fine dell’iracondo mare, spuntano le ali dell’albatro stabilendo l’ordine nel delle silenzio, solitudini. 20 Stelle , mari e catene Come letargici dormivano fanali, le stelle segregate, mentre il mare riempiva di sale e morsi la sua magnitudine, popolando di fiammate e movimento l’estensione del giorno, e nelle sue sponde si fondò il sangue. Così la coppa delle vite ebbe il suo turbolento aroma, le sue radici. All’improvviso si popolarono le regioni bocche come una linea che tagliava, lampi d’argento pesci di lutto, pesci nei ogivali, pesci i pesci che incrociano come brividi, bocche cui sommerso, ovali e l’accrescimento. della risplendono, macelleria 21 Trepidò la popolazione peschereccia. Dall’oceano vennero le navi leggiadre fini strumenti del mare, pesci di stracci. Altre navi caricarono razze incatenate, occhi catturati che screpolarono con lacrime il pesante legno del bastimento. Amarezze ammucchiate come frutti feriti, dolori spellati come cervi: teste che dai diamanti dell’estate, caddero negli abissi della desolazione per mano degli infami trafficanti d’anime. Navi di baleniere, cuori duri irte come arpioni. 22 Barche smantellate che attraversarono di caduta in caduta, nel furore marino, con l’uomo aggrappato ai suoi ricordi e agli ultimi cenci del battello. Cosa fila il crostaceo tra le sue zampe d’oro? Il mare lo sa. Cosa aspetta la medusa nella sua campana trasparente? Il tempo aspetta. 23 Quarto movimento Sangue fluviale Popoli della memoria 24 Sangue fluviale America, amata dai fiumi, come un albero di vene è il tuo spettro. Trepidava l’acqua nella tua cintura… Brillavano laghi nella tua fronte… Orinoco d'acqua scarlatta, lasciami affondare le mani che tornano alla tua maternità, al tuo trascorso, il tuo largo rumore viene da dove io provengo, dalle povere e altere Amazzoni, eternità segreta ti cadono colore fiumi solitudini. delle fecondazioni, d’incendio. 25 Arrivi carico di sperma verde come un albero nuziale, argentato dalla primavera arrossato di selvaggia, legni, lento come un cammino del pianeta. Parlami, Bio-Bio, sono le tue parole nella mia bocca quelle che scivolano, tu mi hai dato il linguaggio, il canto notturno mescolato con pioggia e fogliame. Tu, senza che nessuno guardasse un bimbo, mi narrasti l'alba della terra. America profonda, sommersa madre dei metalli. Ti bruciarono, ti morsero, ti più corrosero, tardi... ti martirizzarono, ti marcirono 26 Come potevi, Colombia orale, sapere che le tue pietre scalze occultavano d’oro come, una tempesta iracondo, patria dello smeraldo, potevi vedere che il gioiello di morte e mare avrebbe scalato le gole degli invasori? La luna impastò gli indios Caraibi. Camminò l'uomo delle isole a tessere fronde e ghirlande… Con sangue e pietre focaie, creò il fuoco, mentre l'universo stava nascendo... Centro America solcata dai gufi, considerami fibra della tua nave, ala del tuo legno combattuto. 27 Popoli della memoria Pari a fagiani sfavillanti discendevano i sacerdoti dalle La scale azteche. piramide angusta, come una mandorla custodiva un cuore sacrificato. Ma moltitudine di popoli tessevano la fibra, custodivano l'avvenire dei raccolti, intrecciavano la folgore delle piume, e, nelle lunghe fronde dei tessuti, esprimevano la luce del mondo. Maya, avevate rovesciato l’albero della conoscenza. 28 Chichén, i tuoi rumori crescevano nell’aurora della foresta. Messico, da mare a mare respiri il tuo ferreo colore scalando monti. Di il terra in terra tocco fango americano, la mia statura. Bahia, dove oggi la nuova schiavitù - la fame, il cencio, la condizione dolente - vivono come prima nella stessa terra. Lì, una volta le donne del quartiere addolorato, dell’antico mercato degli schiavi, mi dettero qualche tenera parola e dei fiori. Brasile, quanto per stendermi amore nel tuo Guardarti, Brasile, dai sacerdotali ti che vorrei grembo. fiumi nutrono, e spargermi nei tuoi inabitati territori. 29 Sur, di tango a tango, se giungessi a graffiare i prati distesi, se io ascoltassi nelle pianure un tuono di cavalli, una furiosa tempesta di zampe passare sopra le mie dita sotterrate, bacerei senza labbra il e legherei a dei miei lei le seme vestigia occhi, per vedere il galoppo che amò la mia turbolenza: milonga, vidalita, samba, chacarera… Cile, volgo verso di te il sangue. Ma ti chiedo, come alla madre il bimbo pieno di pianto: accogli questa chitarra cieca, questa fronte smarrita. Cile, acqua alta e stretta come acqua falò, pressione, sogno e unghie di zaffiro, terremoto di sale e leoni. 30 Vertente, origine, costa del pianeta, le tue palpebre aprono il mezzogiorno della terra attaccando l’azzurro delle stelle. Il sale e il movimento si staccano da te e cospargono oceano alle grotte dell’uomo, persino al di Voglio dormire là delle isole. nella tua sostanza. Nella tua chiara notte di penetranti corde, la tua notte di nave, la tua statura stellata. Voglio mettere il braccio nella tua cintura esigua. Fermare il grano e guardarlo dentro. Dolce razza, figlia dei monti, stirpe di torri e di turchese, chiudimi gli occhi adesso prima d'incamminarci al mare da dove vengono i dolori. 31 Quinto movimiento Oceanidi Templi immacolati 32 Oceanidi Se dei tuoi doni e delle tue distruzioni, Oceano, alle mie mani potessi destinare una misura, un frutto, un fermento, sceglierei la tua quiete distante, le linee del tuo acciaio. Non è l'ultima onda col suo peso di sale quella che stritola coste e produce la pace di sabbia che attornia il mondo: è il volume la potenza centrale diffusa della forza, delle acque. Del braccio sommerso che solleva una goccia non rimane che un bacio di sale. Dei corpi dell'uomo sulle fiore irrorato permane. tue rive un'umida fragranza di 33 La tua energia sembra scivolare senza sembra far ritorno tu essere alla consunta sua L'onda che quando precipitò fu solo spuma, quiete. scateni, e tornò a nascere senza consumarsi. Tutta la tua forza torna ad essere origine. Consegni solo avanzi triturati, ciò che espulse il moto della tua abbondanza, tutto ciò che smise d'essere grappolo. Colmi la curvatura del silenzio. I tuoi petali pulsano contro il mondo. 34 Templi immacolati Antartica, corona australe, grappolo distaccato dalla pelle terrena, nave scatenata sulla cattedrale del biancore, solitudine senza terra né povertà. Regno del mezzogiorno più severo, arpa di gelo sussurrata. Tutte le resistenze dell'Oceano concentrarono in te la trasparenza, e il sale ti popolò con i suoi castelli. Il ghiaccio costruì città innalzate sopra un ago di cristallo, il vento percorse il tuo salato parossismo come una tigre arsa dalla neve. 35 Le tue cupole partorirono il rischio dall'alto della nave dei ghiacciai, e nel tuo dorsale deserto sta la vita come una vigna sotto il mare, ardendo senza consumarsi, serbando il fuoco per la primavera della neve. 36 Sesto movimento Ninna nanna, melodia d’amore Albeggiare di occhi 37 Ninna nanna, melodia d’amore Gli uomini oceanici si destarono, cantavano le acque nelle isole... Canoe cullate pure come sonore nel giorno il come miele lenzuola deserto, disordinato, del cielo, scoprirono la dolcezza azzurra delle anche. Sciogli la trottola sotto il tuo muso. Dorme il bambino. Sonnecchia la trottola… Non temere, aspettiamo che cada la pioggia, ignudi, che non ti scorga né il pescatore né l'anfora. 38 Di notte sogno che tu ed io siamo che due piante sono cresciute insieme, con radici intrecciate, e che tu conosci la terra e la pioggia come la mia bocca, perché siamo di terra e pioggia fatti. Sei come un'isola: il tuo amore confuso, il tuo amore meravigliato, nascosto nella cavità dei sogni, è come il movimento del mare che ci circonda. Servi la tempesta come un’ape addormentata nei suoi stami allarmati, e sogno ed acqua tremano nelle coppe del tuo seno assediato da rivoli scintillanti. 39 Voglio sorreggere la tua fronte simultanea, aprirla dentro di me per in tutte le tue rive, andare con tutti i segreti nascere adesso respirati, al mare d’ogni giorno, ai combattimenti che in ogni porta - amori e minacce vivono addormentati. Entrerò nella città con tanti occhi come i tuoi, sorreggerò la vestitura con cui mi visitasti, e che mi tocchino fino all’acqua totale che non si misura: purezza e distruzione contro ogni morte, distanza che non può logorarsi, musica per coloro che dormono e per chi si desta. 40 Albeggiare di occhi Nella sino scala a te, della terra salgo Macchu Picchu. Madre di pietra, spuma Alta scogliera dei condor. dell'aurora umana. Palla sperduta nella prima spiaggia. Questa fu la dimora. Questo è il luogo: qui salirono i larghi chicchi del mais e ridiscesero come grandine rosa. 41 Una permanenza di pietra e di parola: la città come un vaso s'innalzò tra le mani di tutti, vivi, morti, silenziosi, sorretti da tanta morte, un muro, da tanta vita, un colpo di petali di pietra, la rosa permanente, la dimora: questa scogliera di colonie andina glaciali. Quando la mano, olore d'argilla si mutò in argilla, quando le piccole palpebre si chiusero piene d'irti muri, quando tutto l'uomo si avvolse nel suo guscio, rimase l'esattezza inalberata: l'alto rifugio dell'aurora umana. Sali con me, amore americano. 42 Bacia con L'argento me le pietre misteriose. torrenziale dell'Urubamba fa volare il polline nella sua gialla coppa. Vieni minuscola vita… Aquila siderale, vigna di foschia. Bastione sperduto, scimitarra cieca. Cintura stellata, pane solenne. Scala torrenziale, palpebra immensa. Nave sepolta, sorgente di pietra. Cavallo di luna, luce di pietra. Squadra equinoziale, vapore di pietra. Geometria finale, libro di pietra. Madrepora del tempo sommerso. Muraglia dalle mani addolcita. 43 Pietra nella pietra, e l'uomo dove era? Aria nell'aria, e l'uomo dove era? Tempo nel tempo, e l'uomo dove era? Foste anche la particella infranta dell'uomo incompiuto, dell'aquila vuota? Che per le strade d'oggi. Che per le orme. Che per le foglie dell'autunno morto, va stritolando l'anima fino alla tomba? La povera mano, il piede, la povera vita? Macchu Picchu, posasti pietre sulla pietra e alla base stracci? Carbone su carbone e in esso, tremando, il rosso grondare Ridammi del lo schiavo che sangue? hai seppellito. Rimuovi dalle terre il duro pane del miserabile. 44 Mostrami le veste del servo, la sua finestra. Dimmi come Dimmi dormì quando viveva. se fu il suo sonno rauco, socchiuso come un buco nero scavato dalle fatiche sul muro. Dimmi Il muro. Il muro. si sopra il suo sonno gravò ogni strato di pietra e se egli vi cadde sotto, come sotto una luna, col suo sonno. Antica America, sposa sommersa persino tu, America sepolta, conservasti nel più profondo, nell'amaro ventre, come un‘aquila, Giovanni la fame ? Tagliapietre, figlio di Wiracocha, Giovanni Mangiafreddo, figlio della stella verde, Giovanni Piediscalzi, sali nascere a nipote con me , del turchese, fratello. 45 Guardami dal contadino, profondo della terra, tessitore, muto pastore, domatore di guanacos tutelari, muratore dalle impalcature acquaiolo dalle lacrime orefice dalle agricoltore vasaio dita che nella tremi tua fragili, andine, ammaccate, sul creta seme, impastato. Portate alla coppa di questa nuova vita i vostri vecchi dolori sepolti. Mostratemi il vostro sangue e il solco. Ditemi: qui perché il fui gioiello castigato non brillò o la terra non diede in tempo il frutto. Indicatemi e il la pietra in cui cadeste legno su cui vi crocifissero. 46 Accendete i vecchi le vecchie acciarini, lampade le fruste attaccate per secoli nelle vostre piaghe, e le asce Attraverso labbra di la tacite brillio insanguinato. terra e unite le vostre disperse e dal profondo parlatemi per tutta questa lunga notte ditemi tutto, catena a catena, anello ad anello, e passo a passo. Affilate i coltelli che serbaste, posateli nel mio petto e nella mia mano, come un fiume di saette gialle, come un fiume di tigri sepolte, e lasciatemi piangere, ore, giorni, anni, età cieche, secoli stellari. 47 Datemi il silenzio, l'acqua, la speranza. Datemi la lotta, il ferro, i vulcani. Unite a me i corpi Accorrete come calamite. alle mie vene e alla mia bocca. Parlate con le mie parole e col mio sangue. * 48 Gli autori Roberto Aguerre Ravizza è nato a Montevideo. Conclusi i suoi studi alla Facoltà di Lettere dell'Uruguay, si dedica alla ricerca storica fino al 1971, anno in cui si trasferisce in Italia, dove da allora vive stabilmente. Durante gli ultimi cinque anni del periodo uruguaiano s'impegna anche nel giornalismo con frequenti viaggi in America Latina, dove viene a contatto con la problematica socio-politica della regione, con particolare interesse per i temi culturali, oggetto di molteplici articoli pubblicati sulla stampa montevideana. Appena arrivato a Firenze, proveniente da Montevideo, dirige un seminario nel Consiglio Nazionale delle Ricerche, dal tema " Storia dei paesi latinoamericani ", al quale partecipa un qualificato gruppo di ricercatori italiani. Successivamente insegna Semiotica dell'Architettura e delle Arti Visive nella Facoltà d'Architettura di Firenze. A questo punto, maturata la sua vocazione artistica, decide di lasciare la docenza nell'anno 1976 per dedicarsi al cinema e alla televisione, alternando questa attività con quella di pittore, scultore e disegnatore grafico. Infatti a Murano, Italia, realizza un particolare tipo di sculture nelle quali gemme di origine sudamericana si integrano con i cristalli elaborati veneziani. nei forni 49 Realizza tutti i suoi lavori cinematografici come regista, essendo autore della maggior parte dei soggetti e della totalità delle sceneggiature corrispondenti. Dopo un buon numero di cortometraggi a carattere documentale e di fiction, nell'anno 1984 realizza a Firenze il suo primo lungometraggio " Elogio della Follia " con Marcel Marceau, liberamente ispirato all'opera omonima di Erasmo da Rotterdam, ambientato nella Villa di Lorenzo il Magnifico, Poggio a Caiano. A questo lavoro s'aggiunge a dopo " L'Alone della Luna Piena ", nel quale torna a partecipare Marcel Marceau. Un film, quest’ultimo, essenzialmente musicale. Nel 1993 conclude la serie documentale in sette episodi " Uruguay: storia, natura, arte e cultura ", realizzata in coproduzione con la RAI. Il TV Movie di sessanta minuti " Occhi D'Ametista ", è del 1996. A ottobre del 2013 conclude il lungometraggio Incubi e Sogni del quale è autore, protagonista Gabriele Lavia, con la partecipazione speciale di Leopoldo Trieste. Questo film sarà prossimamente presentato al pubblico uruguaiano. Attualmente, prepara la presente opera Amor América, cantata dedicata all' America Latina. Attualmente vive e lavora tra Roma e Montevideo. 50 Martín Palmeri, è nato a luglio del 1965, Buenos Aires. Studia composizione con i maestri Daniel Montes, Marcelo Chevalier, Rodolfo Mederos, Virtú Maragno y Edgar Grana (New York); direzione corale con Antonio Russo y Nestor Zadoff; dirección orchestrale con Mario Benzecry; canto con Amalia Estéves y José Crea e piano con Eduardo Páez e Orlando Trípodi. Premi Il Fondo Nacional de las Artes, gli concede il Primer Premio nel genere Opera Sinfonica del Concorso di Composizione Juan Carlos Paz 2033, per la sua opera CONCIERTO DE DANZAS PARA CELLO Y ORQUESTA; Primer Premio Concorso di arranggiamenti corali dell’Universidad Nacional di Rosario per la versione corale dell’opera Naranjo en Flor dei fratelli Expósito. Composizioni É autore dei seguenti lavori sinfonico-corali e opere: “MISATANGO (MISA A BUENOS AIRES)”, con prima mondiale nel Teatro Roma di Avellaneda (1999); “FANTASÍA TANGUERA”, con prima mondiale a San Petersburg, Russia (2000); Concerto per Cello “PRESAGIOS”, con prima mondiale a Matera, Italia (2001); “ORATORIO DE NAVIDAD”, con prima 51 mondiale nella Facultad de Derecho UBA, (Buenos Aires 2003); “CONCIERTO PARA BANDONEÓN” interpretato nella prima mondiale da Pablo Mainetti nel Teatro Roma di Avellaneda (2004) e, inoltre, diverse opere di musica di camera. Il 29 ottobre 2013 Misa Tango inaugura il Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra, dedicato quest’anno a Papa Francesco. Participa el Coro della Cattedrale di Colonia e membro della Gürzenich-Orchester K öln. * 52 Selezione di spartiti 53 54 55 56