ANNO MMIX Nobili Arti LUCIANO SAMPAOLI di Alessandro Fiocca N ascere compositore significa aver avuto un dono, quello dell’orecchio interiore, che consente di sentire dentro di se e immaginare e vedere prima ancora che sia scritto sulla carta, ciò che diverrà un’opera musicale. Se pensiamo ad un compositore che scrive per orchestra, forse riusciremo a comprendere di quale straordinaria capacità stiamo trattando, perché scrivere per orchestra significa farlo per tutti gli strumenti che la compongono e quindi riuscire a sentire dentro di se il risultato individuale e allo stesso tempo complessivo di ciò che si sta scrivendo. Non è forse questo estremamente affascinante? Non dobbiamo poi immaginare il compositore curvo sul suo pianoforte intento a scrivere l’opera. Che se ne fa Nella foto: il maestro Luciano Sampaoli una composizione per flauto di un pianoforte? Ed una composizione per violino? Il violino, ad esempio può tenere un suono, per un tempo infinito; sul pianoforte, di qualsiasi nota che si propaghi nello spazio circostante, presto non resta più nulla. E allora il compositore è colui che, lontano dagli stereotipi, scrive la sua musica chino a un tavolo, per ore e ore fino a quando la sua opera è completa, senza però esserla mai veramente. Luciano Sampaoli è nato con il dono dell’orecchio interiore, ed è uno dei più importanti compositori italiani contemporanei; il suo rapporto con la musica, probabilmente, non gli avrebbe consentito di essere altro. Il Maestro vive tra Rimini e Milano ma spesso è in giro per il mondo, nelle città dove viene eseguita la sua musica. Recentemente è andata in scena, presso il Teatro Bonci di Cesena, la sua ultima opera, La quinta donna. Il libretto, realizzato a quattro mani con Sergio Zavoli, racconta della vita tormentata di Cesare Pavese. E ancora, dopo una settimana dal debutto dell’opera, Rimini ha dedicato al grande compositore e alla sua collaborazione con il poeta Mario Luzi, un intero mese di eventi: una importante mostra fotografica, seminari, concerti e presentazione di libri. Q Nella foto: da destra, Luciano Sampaoli e il poeta Mario Luzi uando ho chiesto al Maestro Sampaoli se, quando compone, si lasci coinvolgere dalla musica oppure la chiami a se, mi ha confidato che “questa domanda prima o poi salta sempre fuori”, ma non 9 Nobili Arti devo rammaricarmi di aver posto un quesito scontato, perché sono in buona e prestigiosa compagnia. “Anche persone che hanno collaborato alla realizzazione dei miei lavori - ha raccontato Sampaoli - mi hanno rivolto la stessa domanda. Ricordo Mario Luzi, - considerato uno dei maggiori poeti del Novecento -, che mi chiedeva “ io scrivo poesie, alcune di queste nascono per essere musicate da te, ma il processo creativo della poesia si appoggia sulla parola che ognuno di noi possiede, il processo creativo della musica, invece, come si sviluppa? “La stessa domanda – continua Sampaoli me l’ha posta anche il filosofo Emanuele Severino, che ha curato per me il libretto dell’opera Il sommo riparo. Chi meglio di un filosofo avrebbe potuto rispondere, eppure si rivolgeva a me per avere una risposta”. “Ho bisogno della musica, - prosegue il Maestro -, è per questo che la vado a cercare”. Torna in questa confessione di Sampaoli la sua essenza di compositore. La musica come elemento vitale, verso la quale ha un atteggiamento attivo . “Io – afferma Sampaoli – sono più propenso a scoprirla”. Sampaoli vede la musica come “un luogo straordinario che va esplorato, che va continuamente violato” e così veste i panni del visitatore che con lo sguardo cerca di afferrare tutto ciò che può. Oppure veste i panni di un amante nel ricordare le parole di un suo vecchio insegnante di composizione che gli diceva che la musica è come una bellissima donna che non si finisce Nella foto: il compositore Luciano Sampaoli, la scienziata Rita Levi Montalcini, il pianista Nunzio Dello Iacono e la cantante lirica Angelica Battaglia 10 Nella foto: Luciano Sampaoli e l’attrice Lucia Pagliardini mai di conquistare; ed effettivamente “non si finisce mai di conquistarla perché nel momento in cui credi di esserci riuscito, e questo coincide in qualche modo con la conclusione di una composizione, scopri tutte le cose che avresti potuto scrivere e che non hai scritto e che ognuna di esse sono tante altre composizioni che aspettano di essere realizzate. E questo è straordinario”. Questa perenne sensazione di incompiutezza, come non può sconcertare e rendere attonito l’artista? Eppure Sampaoli afferma di non preoccuparsene troppo, perché dovrebbe farlo quando “la vita di ognuno di noi è un’opera incompiuta”? E ciò, continua il Maestro, gli consente comunque di ammirare profondamente quelle figure che animate da un grande ideale possono puntare alla compiutezza della propria esistenza. Pensa a Madre Teresa di Calcutta, Sampaoli, ma anche a personalità della cultura, della politica e della scienza, come Rita Levi Montalcini, che ha conosciuto recentemente in occasione dell’inaugurazione delle Biennale della Scienza e Letteratura di Alessandria, inaugurata da una sua opera musicale. “Queste persone – sostiene Sampaoli – possono dire che la loro esistenza ha avuto un senso compiuto, a me – continua – questo non potrà mai capitare, perché la musica essendo qualcosa di profondamente incompiuto in quanto materia continuamente mutevole e sfuggente, non mi consentirà di realizzare un’opera d’arte assoluta, Nobili Arti che mi porti ad affermare: ecco, con questo la mia esistenza è compiuta.” “Se indaghiamo sul significato della parola musica, prosegue il Maestro, scopriamo che fa riferimento al linguaggio delle Muse, come a significare che non si tratta di un linguaggio umano ma che piuttosto ha a che fare con il soprannaturale, con il divino. Ecco allora che il compositore, trascorre la propria esistenza nel tentativo di impadronirsi di un linguaggio che non gli appartiene, di mettersi in contatto col divino, di catturare questa materia, la musica, che è fatta di suoni, di dinamiche, di timbri e di durate perché un suono può essere brevissimo ma può essere infinito, come avviene per la Terra che ruotando su se stessa produce un suono che unito a quello degli altri pianeti nello spazio producono un’armonia praticamente infinita”. Esiste una correlazione tra la musica e il concetto di bello? Come è il sentimento che prova per quel linguaggio delle Muse che segna da sempre la sua esistenza? Ed ecco allora che Sampaoli, questa bellezza dal significato più “alto”, lo riscontra in tre ambiti: nell’amore che si prova verso le persone care, nella musica e nella fede, e quest’ultima è collocata al vertice di questo breve ed impegnativo elenco. Per chi ha la fortuna di possederla, la fede è senza dubbio un sentimento che porta al bello, così come l’amore, che è forse più alla portata di ognuno e così pure la musica. Fede, amore e musica. In questi tre ambiti Sampaoli si è impegnato, nel corso della sua esistenza, a “trovare il concetto di bello”, cioè di quel senso di appagamento interiore che dovrebbe indurre ognuno a vivere e a trovare piacere nel vivere. In questo periodo – continua Sampaoli – sto leggendo L’arte della guerra, un antico trattato di strategia militare cinese che dimostra come si può combattere e vincere il nemico senza ferirlo o ucciderlo, in definitiva amandolo e individuando in lui il bello. Questa lettura mi ha ispirato una composizione per pianoforte e voce recitante che verrà poi rappresentata in Cina”. Mentre intervistiamo il compositore, una presenza femminile, discreta ed affascinante ci osserva dal divano dello studio, è l’attrice Lucia Pagliardini giovane compagna di lavoro e bellissima musa ispiratrice del Maestro, che darà voce alla prima rappresentazione cinese dell’opera e alle successive repliche. La considerazione che la musica, è un dono straordinario, che compositori come Sampaoli hanno ricevuto, ci porta a riflettere sul tema della quotidianità, e alla domanda di come trascorre la propria giornata un compositore, sul volto del Maestro si forma un sorriso, “è un aspetto divertente”, mi dice e racconta che una delle affermazioni che si sente fare più spesso dalle persone che lo frequentano, è che si trovano bene in sua compagnia perché è una persona normale. Luciano Sampaoli è considerato uno dei più importanti compositori italiani contemporanei. Dopo gli studi di composizione musicale al Conservatorio di Bologna, la Laurea presso l’Università di Bologna, il perfezionamento con Franco Donatoni (Accademia Musicale Chigiana) e Sylvano Bussotti (Scuola musicale di Fiesole), invitato nel 1980 da Pierre Boulez ha trascorso un periodo di lavoro a Parigi presso l’IRCAM il famoso centro di ricerca per la musica elettronica. Al 1977 risalgono le sue prime riflessioni sul concetto di “tragico in musica” che lo porteranno in breve a mettere a punto il progetto della sua poetica musicale. Negli anni successivi, la sua poetica sarà argomento di studio in vari convegni internazionali come quello del 1989 a cura dell’Università di Rouen, dell’Università di Venezia e del Teatro La Fenice. (Maurizi P. Luciano Sampaoli. Ed. Les Cahiers du CIREM Rouen-Francia 1989. Maurizi P. Aspetti ludici nel teatro tragico di Luciano Sampaoli Ed. Longo Ravenna 1990. A questo periodo risalgono le sue opere La morte meditata 1978, D.G. uno spettacolo 1981, Dal respiro delle onde 1986, e l’oratorio Exemplum 1986 con il quale inaugura a Roma il primo Festival Internazionale di Musica Sacra Contemporanea. Al 1985 risale il suo sodalizio artistico con il poeta Mario Luzi. Nel corso di questa collaborazione , i due artisti hanno prodotto numerose opere, che vanno dai Lieder per voce e pianoforte fino al grande oratorio La Lite (1989) per voce recitante, soli ,coro e orchestra. Tra le composizioni di questo periodo ricordiamo Ut pictura poesis I. Ed. Nuova compagnia, Forlì 1993, Torre delle ore. Ed.Scheiwiller, Milano 1994. Il tempo tra poesia e musica. Ed. Crocetti, Milano 1997, il saggio di Mara Fabbri, Musica e Mito in Luciano Sampaoli. Ed. Il Cerchio, Rimini 1998 e lo scritto di Gualtiero De Santi, Poesia e Musica in Mario Luzi. L’incontro con Luciano Sampaoli. Poesia, Aprile 2005, N. 193 Ed. Crocetti, Milano 2005.Tra le composizioni più recenti ricordiamo l’opera da camera Il sommo riparo (2003) nata dalla collaborazione con il filosofo Emanuele Severino; l’opera Il marmo e la rosa (2004), sempre su libretto di Bruno Sacchini, (Gualtiero De Santi, Luciano Sampaoli, il marmo e la rosa. Ed. Almadira, Rimini 2004), con interpreti principali l’attore Giorgio Albertazzi e il soprano Angelica Battaglia; l’opera L’angelica battaglia (2004) su libretto di Alda Merini e Mario Luzi; l’opera musicale, con prologo ed esodo a fumetti, sulla vita di Giovanni Pascoli Fiori notturni (2005); l’opera Herr Warum la musica di Godel (2006) sul Teorema dell’incompletezza del logico matematico Kurt Godel. All’opera, (presentata in occasione della quattordicesima edizione della Biennale di Scienza e Letteratura di Alessandria sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica) sono seguite le lezioni magistrali di Rita Levi Montalcini, Premio Nobel per la Medicina, Umberto Eco, Università di Bologna e tanti altri. Dal 1995 insegna “Storia della Musica” e “Musica I e II” presso l’Università di Urbino e dal 2003 “Musica e pubblicità” presso l’Accademia di Comunicazione di Milano. 11 ANNO MMIX