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Capitolo Sesto
IL BIANCO E NERO
Placido e Lea sapevano di avere poco tempo
per decidere il comportamento da tenere.
▬ In verità il "Bianco e Nero", avrebbe diritto al
servizio esclusivo su di te.
▬ Ti ci metti anche tu? Eppure sai che è una vostra
montatura.
▬ Si e no. Ė una montatura tutto questo? — Così
dicendo Lea
▬ indicò gli scaffali ed i cassetti. — Sono pieni di
lettere indirizzate a te. Il mio lavoro sei tu. Per otto
e più ore al giorno leggo le lettere che i lettori ti
scrivono e rispondo solo ad una parte di esse. Ė
una montatura?
▬ Sono confuso. Com'è cominciato tutto ciò?
▬ Nel modo più spontaneo. Avevamo, e c'è ancora, la
rubrica delle Lettere al Direttore alle quali ha
sempre risposto lui stesso, ma sin dal N. 1 del
"Bianco e Nero" si sono accatastate le lettere
indirizzate a te. Dopo poche settimane sono
cominciate le lettere di protesta per la mancata
risposta. Chi poteva rispondere? Si pensò di
portartele a casa, ma fu subito vietato. Cominciò
così, anche per noi, il mistero di Placido Orlando.
Seppi per caso che la quasi totalità degli
addetti alla tipografia ti conosceva, ma fino a quel
momento avevo creduto che il tuo nome fosse uno
pseudonimo.
Un cronista locale, qualche tempo fa ti dette la
caccia, ma non ottenne alcun risultato. Il tuo domicilio è
sempre stato il Convento dal quale furono acquistate le
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prime macchine del settimanale. Fra' Piombo dal carcere,
non ha mai...
Dal carcere? 69
▬
▬ Ma dove sei stato? Non ne sai niente? Collaborò per
pochi mesi all'istallazione e avviamento della
nostra stamperia, poi fu trasferito a...
▬ Era lui dunque quello accusato di sequestro di
persona, rapina ecc. ecc.
▬ Si proprio lui. Tu eri reale e vivente solo per i tuoi
amici della tipografia, per tutti gli altri, intendo i
colleghi giornalisti, non eri mai esistito. Ma, ti
dicevo, scoprii qualcosa di te parlando con
Leonardo. Non mi ha mai detto molto, ma mi ha
aiutato a farti diventare più reale nelle mie risposte
ai lettori. Non hai idea di quanto possa essere
morbosa la curiosità della gente. Una lettrice di
Boston ci spedì mille dollari, dico mille, per avere
una tua fotografia.
Placido rise sfrenatamente. Sapessero che Fra'
Piombo –pensava- m'impose di mettere una croce sul mio
basco per riconoscermi, tanto è inespressiva e scialba la
mia faccia!
Lea non rise, anzi parve rabbuiarsi.
▬ D'accordo. Sono una star. Che faccio? Mi
sottopongo all'interrogatorio dei colleghi o no?
▬ Dipende da ciò che vorrai fare in futuro.
▬ Non voglio darmi al cinema. Su alla svelta, temo che
stiano venendo, tu che conosci il mio personaggio
più di me, come mi devo comportare, che cosa
devo dire o non dire?
▬ Allora hai deciso, concedi le interviste? — Domandò
dileggiandolo affettuosamente.
▬ Non posso farne a meno.
I tre colleghi si presentarono con cordialità e
senza l'atteggiamento tipico professionale che usavano
nei confronti di coloro che godevano di popolarità.
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Giacomo Chiesaccogli, entrò per ultimo, come
sempre districandosi fra le gambe dei presenti. Placido
aveva già domandato di lui ai suoi compagni, ma era già
uscito per i suoi servizi fotografici. Entrato, gli volò quasi
in braccio. Non si erano più visti da quando avevano fatto
il primo servizio per il Bianco e Nero. 70
Tutti i cronisti lo conoscevano e gli volevano
bene. Lo chiamavano Giac, scherzosamente, perché,
essendo nano, lui stesso diceva che la metà di Giacomo
era un nome sufficiente per lui.
▬ Giac, — disse uno dei cronisti — ci hai traditi, lo
conoscevi e non ce l' hai mai detto.
▬ Possiamo cominciare? — Domandò l'altro. Placido
annuì, ed anche Giacomo cominciò il suo lavoro di
fotografo.
▬ Dov'è stato durante i sei anni di attività? Dove ha
abitato? — Sono sempre stato a Palermo, tranne
brevi assenze per viaggi di lavoro. Ė vero che abita
in Convento? Perché? –
▬ Abito in una casa che è del Convento. Sono un
trovatello. fino a dodici anni sono stato a Torino.
Poi qui, a Palermo.
Vi furono alcuni secondi di silenzio.
▬ Lei sapeva che migliaia di lettori dei vostro
settimanale le scrivevano?
▬ Che fossero tanti no. Pensavo che la rubrica
intitolata a me fosse un'esigenza della Redazione.
▬ In altri termini credeva che le risposte alle lettere
fossero un modo per incrementare le vendite.
▬ No. Credevo che la Redazione avesse preso lo
spunto dalle lettere per una rubrica che la brava
scrittrice Lea rendeva interessante, non io.
▬ Perché non si è mai fatto conoscere, perché si è
tenuto nascosto e perché oggi si è rivelato?
▬ Ho fatto il mio lavoro dalla mia abitazione. Non sono
abituato a girare per la città. Non mi sono tenuto
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nascosto. Non credevo che veramente mi si
volesse conoscere. Questa mattina mi sono
ricordato di una persona e volevo rivederla. Da più
di cinque anni non abita più dove sapevo. Così,
all'improvviso ho capito che per tanto tempo ho
campato e non vissuto. Ho preso un tassì ed ho
detto di portarmi qui. L'autista ha fatto un
apprezzamento su Placido Orlando ed io l' ho
ringraziato rivelando in tal modo che ero io. Ha 7 1
voluto offrirmi un caffè, mi ha nominato ad alla
voce sollevando un po' di curiosità. Così è
avvenuto.
▬ Un po’ di curiosità? Mi hanno detto che i Vigili Urbani
hanno dovuto scortarla fin qui.
▬
Ė vero, ma non mi sono ancora spiegato perché
tanti segni di benevolenza nei mie riguardi.
▬
Ė lei che ha inventato le polinovelle?
▬
Io mi sono limitato a scrivere articoli di politica, di
economia, ecc., non mi sono mai curato di definirli.
Credo però che per me lo abbia fatto Lea, mi
sbaglio?
▬ Sì,— rispose lei. — I lettori gradivano quegli articoli
per il modo in cui ogni materia, disciplina, teoria o
dottrina veniva esposta e perché gli intervistati,
raramente da Orlando stesso, ed ogni altra
persona di cui si parlava nell'articolo, divenivano
personaggi, e tutto l'argomento era un racconto,
una novella. A questo punto la definizione di
polinovella fu facile e spontanea; “poli” come
abbreviazione di politica o dalla stessa etimologia
greca e “novella” sia come racconto che
nell'accezione di novità giornalistica e letteraria.
Il cronista del quotidiano d'indirizzo politico di
sinistra, che fino a quel momento si era limitato a
prendere appunti, prese la parola.
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▬ Il giornale nel quale scrive si definisce indipendente,
lei sa che viene considerato, invece, democristiano
di destra?
▬ No, non lo so, né so se tale giudizio sia derivato
dagli editoriali o da tutti gli articoli di tutti i numeri
del settimanale e, pur rendendomi conto che
difficilmente si può stabilite l'origine esatta di un
giudizio, mi permetta di limitare il suo ritenendolo
una mera opinione alla cui formazione spero di
non avete contribuito.
▬ Ha mai fatto scuola di diplomazia? — domandò
ancora con sarcasmo.
▬ La sua stessa domanda sarcastica esclude la mia
capacità di trattare diplomaticamente; se infatti
possedessi tale capacità, la raffinatezza ed il tatto
in essa implicita dovrebbe tendere questo nostro
dialogo più cordiale e meno pungente.
▬ Come si definirebbe politicamente? 72
▬ Un elettore attento a giudicare, pronto a mettere in
evidenza gli errori politici e sociali, libero nel
giudizio da inesistenti vincoli di ogni tipo.
▬ Ė cattolico?
▬ Sì, di fede cattolica, ma di pratica, atteggiamento e
pensiero non clericale.
▬ Le sue risposte sono pronte. Si era preparato a
queste domande?
▬ Ancora una volta sono addolorato del suo
atteggiamento canzonatorio e di scherno. Vorrei
conoscerla meglio per comprenderne la causa.
Perché mi attacca se da me non ha nulla da
temere? Se avessi risposto esitando o riflettendo
non avrebbe, forse, pensato che le sue domande
m'imbarazzavano?
▬ Si definisce sincero?
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Tutti coloro che mi hanno parlato della virtù della
sincerità, non la praticavano. Mi sto quindi autoeducando.
Quale virtù le piace maggiormente?
Fra le cardinali la giustizia, perché comprende ogni
altra virtù.
Conosce la signora Vasco Drujo Concetta?
Per la prima volta Placido esitò.
Oh? Sì. Ė Donna Concettina. Col suo cognome è raro
sentirla nominare. Ė la signora che mi ha fatto
diventare giornalista.
Che rapporti ha con lei?
Di ovvia riconoscenza.
La riconoscenza assoggetta?
Se assoggetta cessa la riconoscenza.
Ma! .... Il clientelismo politico non viene praticato per
suscitare riconoscenza e quindi trarne vantaggio?
Sì, ma ciò non implica la spersonalizzazione dei
beneficiario. Colui che si fa assoggettare ha la
predisposizione ad esserlo e può essere
assoggettato con poco, spesso senza alcun
beneficio.
La Democrazia Cristiana si serve dei clientelismo? —
Alcuni suoi esponenti sì.
Il Bianco e Nero ha rapporti con questi esponenti? 73
Può darsi, ma non mi riguarda. Quando lei ha
accettato di scrivere per il suo giornale ha forse
esaminato i soci e la Redazione?
Credo che tutto ciò basti per farla conoscere ai
lettori.
Spero che lo dica in modo positivo.
Basta. Ora parliamo da colleghi. Forse ti ho dato un
impressione errata. Mi sei simpatico e vorrei
sinceramente conoscerti meglio.
Ti ringrazio. Vediamoci anche questa sera.
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Erano già le tredici quando tutti insieme
uscirono. Si salutarono con i colleghi, mentre Lea, invece,
si trattenne accanto a Placido.
▬ Dove vai a mangiare? — Gli domandò.
▬ Non lo so. Non ho mai mangiato fuori. Credo nel
primo ristorante che incontrerò.
▬ Bravo! Magari facendo riservare un tavolo a Placido
Orlando.
▬ Mi prendi in giro?
▬ No. Sei così confuso, così impreparato alla
popolarità che rischi di fartene travolgere. Vieni
con me, andremo a mangiare nella mia pensione.
In autobus Placido sembrava un bambino, non
vi aveva mai viaggiato. Gli riusciva difficile rimanere in
piedi e ciò lo faceva ridere. Guardava incantato dal
finestrino e per tutto il percorso dimenticò la presenza di
Lea, sicché sentendosi preso per mano, trasalì.
La pensione di Lea era ben diversa dalla
"Ragusa lbla", esteticamente più bella, adorna di quadri,
tappeti e mobili pregiati, camerieri con eleganti divise, ma
molto, molto più fredda anche perché presto svanì la
speranza di vedere comparire da un corridoio, da un
salone, da una stanza la bella Giovanna.
▬ Chi cerchi? Gli domandò Lea che aveva seguito i
suoi sguardi.
▬ Te lo dico, ma non burlarti di me. Questa mattina
sono uscito per andare a cercare un'amica che con
la madre, sei anni fa, gestiva una pensione. Non vi
sono più né loro, né la pensione. Ho scioccamente
sperato di ritrovarle qui.
▬ Le hai voluto bene? 74
▬ Soltanto questa notte mi sono accorto che mi è
mancata; dopo cinque anni. Un po’ in ritardo.
▬ Da questo pomeriggio la tua vita cambierà. Il
quotidiano pomeridiano uscirà con la tua
fotografia. Fra poche ore ti riconosceranno tutti.
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Lea, come può essere accaduto tutto ciò? Non
credo che sia dovuto alla morbosa curiosità che tu
hai saputo coltivare, incrementare. Mi sento come
una muffa in laboratorio, utilissima per certi fini ma
deludente a vedersi.
Ti sbagli. Un uomo, tranne gli attori, non vengono
giudicati dall'aspetto fisico, anzi l'aspetto fisico è
una cornice che mette in evidenza le qualità
intellettive e caratteriali. E credimi, il tuo aspetto
magnifica la personalità che hai e quella che ti ho
attribuita.
Parlami delle lettere alle quali hai risposto.
Non ne hai lette?
Una o due in tutto.
Per lo più sono come tutte le lettere che i lettori
indirizzano ai giornali, richieste di soluzioni di
problemi personali, di farti scrivere su argomenti
particolari. La Redazione infatti, accogliendo le
richieste comuni, ti dava il tema della settimana
che tu hai svolto magistralmente senza mai
deludere i lettori. Essi ti amano perché sanno che
sei quella persona che loro vogliono che tu sia.
Che accadrà quando mi vedranno?
Ciò che è accaduto oggi quando ti hanno visto per la
prima volta.
Mentre pranzavano nella sala—ristorante, Placido la
guardò bene. Era molto simpatica. Ma chi era?
Tutto il personale del Bianco e Nero era stato
accuratamente selezionato per i fini politici che lui
ben conosceva. Poteva fidarsi di lei?
Chi sei? — Le domandò all'improvviso.
Mi aspettavo questa domanda. So, ovvero immagino
che qualche cosa sia cambiato nel rapporti fra te,
Donna Concettina, l'onorevole Costanzo e
Gianluigi Colombo, perciò sei guardingo. Mi
chiamo Leandra Ferraro. Sono figlia illegittima dei
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Ministro 7 5 Aluia, uno di quei segreti che sanno
tutti. Neolaureata in psicologia. Ma tu vorresti
sapere se puoi o no fidarti di me. Evidentemente a
niente può valere la mia risposta. Dovremo
conoscerci
Lea, io non ho terribili segreti, né segretucci, e non
credo che per fidarsi bisogna conoscersi
praticandosi per anni. La fiducia è una "fede" ad
un essere umano, e la fede più ha bisogno di prove
e meno fede è.
Mi hanno sempre detto che la filosofia rovina i pasti
.
Non dire spropositi, né luoghi comuni tanto per
distrarmi.
E perché no. Se si parla sempre di cose serie, se si è
sempre seri, si vive male.
Ma qual è la ricetta per vivere bene? Un'altra donna
mi ha detto che io campo, ma non vivo.
A proposito di donne. Se vuoi ritrovare quella ti
posso aiutare. Noi giornalisti amiamo fare i segugi.
Come si chiama?
Giovanna. Non conosco il cognome.
Se la madre aveva una pensione sarà facile sapere il
cognome alla Camera di Commercio, oppure se
avevano il telefono, dall’elenco di quell'anno.
Ė vero non sarà difficile rintracciarla. Ė strano. Ora
che so che riuscirò a rintracciarla sento meno
pressante il desiderio di cercarla.
Ecco, vedi, ciò che è noto non stimola quanto
l'arcano. Ė ciò che è accaduto a te e che ti ha reso
famoso. Ma non soltanto ciò.
Ho l'impressione che tu, se avessi potuto, avresti
evitato l'intervista di oggi. — Asserì Placido.
L'intervista no, anzi ti dà più fama, ma le fotografie
sì. Non perché la tua immagine possa deludere i
lettori, ma perché l’immagine visiva contrasta o
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modifica l'immagine fantastica che è sempre più
bella e perfetta.
▬ Lea, alziamoci, i camerieri aspettano noi per
chiudere.
Mentre si allontanavano, Placido continuava a
parlarle.
▬ lo sono solo. Per la prima volta sento il bisogno di
confidarmi e posso farlo solo con te, che per anni
sei stata la parte più nota e 76più amata di me. Il
primo problema pratico che devo risolvere è
l'abitazione, voglio cambiarla perché oggi è l'unica
cosa che mi lega al Convento e a Donna
Concettina e poi, perché è malsana, in un quartiere
ancora più malsano. L'altro problema non è la
conservazione di una popolarità che fino ad oggi
sconoscevo, ma il mio futuro professionale ed il
tuo, che non può essere legato al mio.
▬ Quando intendi cambiare l'abitazione?
▬ Questa sera; non voglio tornate dov'ero. Qui quanto
si paga?
▬ Molto. Ma io non pago. Il signor Ministro mio padre
ne è il maggiore azionista.
▬ Ah! ma... io... veramente... sinceramente non ho il
senso del denaro...
▬ Che cosa vuoi dire?
▬ Lea, è vero ciò che diceva Donna Concettina, io ho
campato. Mentre ero alla tipografia del Convento la
paga non mi serviva. Non ho mai comprato nulla,
né un pane, né un vestito. Da quando lavoro al
Bianco e Nero ho sempre pranzato da Donna
Concettina e lei stessa pensava ad ordinarmi tutto
ciò che mi serviva o riteneva lei che mi servisse.
▬ Non hai denaro? lo ti posso...
▬ No, al contrario, ho soltanto denaro; so quanto, ma
non so quanto valga. Dal primo giorno di lavoro, e
lavoro da quando ero ragazzo, ho depositato in
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banca tutto ciò che ho guadagnato. Ecco, questo è
il mio libretto. Da sei anni, Donna Concettina si è
curata anche di ciò.
Olé ! — Esclamò Lea leggendo la cifra — sei ricco.
Solo con l'ultimo versamento puoi comprarti una
casa o una villa.
Placido, sbalordito, si riprese Il libretto e lesse la
data e la cifra dell'ultimo versamento. Quindi
Impallidì.
Mi ha pagato i massaggi!
Lea, comprendendo che si trattava di un pagamento
non desiderato, non commentò.
Allora puoi rimanere qui finché non trovi una
sistemazione più duratura o definitiva. 77
Non voglio. — Disse quasi tra se Placido cui, per la
prima volta nella vita, si erano inumiditi gli occhi.
Vieni nel mio appartamento, per ora non sei in
condizioni di... vieni.
L'appartamento di Lea, arredato con mobili di stile
veneziano era ubicato nell'ala estrema della
pensione.
Com'è bello! — Esclamò Placido che conosceva
soltanto lo squallore dei dormitori, lo squallore
della casa dell'ortolano e l'augusta magione di
Donna Concettina.
Ti faccio assegnare una stanza. Vuoi?
Sì, grazie. Mi aiuterai a cercare una casa? — Senza
attendere la risposta, anzi continuando il filo dei
suoi pensieri, ripeté — Non voglio.
Su, siediti comodo e sfogati, se vuoi, senza ritegno.
Lea, forse dovrei vergognarmi di dirti che sono stato
pagato per aver fatto l'amore con una donna molto
più grande di me, fingendo di farle dei massaggi.
Senti, l'unica cosa che non capisco è come si posa
fare l'amore fingendo di fare massaggi, ma non
darmi altre spiegazioni.
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▬ Vedi...
▬ No, ti prego. Non servono chiarimenti. Tu ritieni che
ti abbia pagato. Eppure, tu stesso mi hai detto che
non hai il senso dei denaro e lei doveva saperlo.
Secondo me non ti ha pagato. Ancora una volta ha
voluto fingere. Ha voluto essere materna con te.
Col denaro ha messo a tacere la sua coscienza. In
tutto ciò tu non c'entri.
▬ Seduti su due poltrone vicine, Placido le raccontò
tutta la sua vita da quando cominciavano i suoi
ricordi.
▬ Ora è arrivato il momento in cui devi unificarti. —
Concluse per lui Lea.
▬ Che cosa intendi dire?
▬ Hai vissuto una vita di pensiero ed una con un corpo
quasi separato, indipendente dal pensiero. Ora
unificherai le due vite e farai in modo che l'una sia
coerente con l'altra.
Coerenza.
— Ripeté Placido. Ė una virtù? 78
▬
▬ Pare di sì.
▬ Ti piace la natura? — Le domandò Placido.
▬ Sì, molto, anche se come animale sociale non riesco
ad essere né naturista, né naturalista.
▬ Ritieni che in natura esista la coerenza?
▬ Se ti riferisci alla finalità della natura, come la
conservazione delle specie, non ho dubbi sulla
coerenza della natura.
▬ Hai ragione, Lea, ma la coerenza mi ha sempre dato
fastidio, forse perché la connessione tra il
pensiero e l'azione è limitativa per il pensiero.
▬ Non mi pare — Osservò Lea — è l'azione, come tutto
il reale, che è limitata rispetto al pensiero.
▬ Io, dicevo, che la connessione, d'obbligo per la
coerenza, tra pensiero ed azione, è limitativa dei
pensiero, perché questo deve essere libero di
formarsi, trasformarsi, adeguarsi. Se poniamo
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l'obbligo dell'intima connessione con le azioni, per
timore sociale d'incoerenza, per incapacità o
impossibilità di fare susseguire ad ogni evoluzione
del pensiero l'adeguata azione, impediamo od
ostacoliamo la sua stessa formazione. Ecco
perché l'uomo di pensiero, l'uomo libero non si
cura della coerenza. Talvolta egli sembra
incoerente solo perché un suo comportamento
viene giudicato in connessione con un pensiero
noto e non con le successive ed ignote evoluzioni.
▬
Ti stai preparando l'alibi? — Domandò scherzando
Lea. — Per questa sera lasciamo i problemi
filosofici ed affrontiamo ciò che ci riserva la tua
popolarità. Domani ci occuperemo di cercare una
casa.
Erano quasi le diciassette e gli ospiti nella sala
d'ingresso ingannavano l'attesa leggiucchiando il
quotidiano pomeridiano e sbirciando, sollecitati dagli
effluvi, le donne accompagnate o guardando con
compiacimento, ammirazione, provocatoriamente quelle
sole, salvo a rifugiarsi dietro il giornale al comparire
dell'accompagnatore.
Lea, pur simpatica e graziosa in volto, per la
sua statura bassina e corporatura non scarna, non
suscitava repentini e vogliosi sguardi. E lei lo sapeva.
Quando sentì d'essere guardata, mentre Placido
presentava il documento d'identità al bureau, non ebbe
dubbi. In prima pagina, infatti, v'era la sua fotografia e
quella di Placido.
▬ Placido, non possiamo prendere l'autobus, guarda.Gli disse mostrandogli il quotidiano.
▬ Prendiamolo lo stesso. Vediamo che cosa succede.
Lea, malvolentieri, acconsentì. Non accade
nulla di spiacevole. Coloro che li riconoscevano li
salutavano cose se fossero stati amici, altri li additavano a
chi non li aveva mai visti e la loro presenza diveniva
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pretesto d'improvvisate discussioni politiche, nelle quali
veniva citato il parere di Placido Orlando, quasi come
sfoggio di cultura.
Il giorno dopo, distribuito il "Bianco e Nero"
della settimana con le fotografie dell'intervista e con un
ampolloso articolo di Gianluigi Colombo sul "Pensiero
socio—politico di Placido Orlando", "Gli Orlando"
divennero noti e popolari più di quanto credessero, ma
diversamente da come, almeno Placido, sperava.
Nell'articolo di Colombo era evidente la furbizia
e l'abilità di Donna Concettina. Reputandosi la scopritrice
di quel talento e la vera artefice del suo successo politico
e popolare, aveva dato ordine a Colombo che venisse
pubblicizzato al massimo il pensiero politico che
emergeva, con evidenti interpretazioni di comodo, da ogni
polinovella di Placido.
▬ Come vedi, sono in trappola. — Commentò Placido
con Lea rientrando in pensione.
▬ E tu lasciati intrappolate, dài loro la sicurezza di non
potere sfuggire e tenta la fuga soltanto quando,
per eccesso di sicurezza, allenteranno la guardia.
▬ Ancora una volta sono condannato all'ipocrisia,
all'incoerenza.
▬ Non sei stato tu a dirmi che spesso l'incoerenza è
solo apparente?
▬ La lingua è il più efficiente scudo protettivo, ma più
grande è, meno è possibile impedire di sputarci
addosso.
Lea gl'insegnava a vivere. In poco tempo gli
fece conseguire la patente di guida, gli fece acquistare
l'ultimo tipo della Lancia, due abiti interi ed uno spezzato
con giacca blu e pantaloni grigi.
Ma, l'acquisto che lo rese felice fu una villetta a
Mondello in località Addaura. Quattro stanze, un salone,
doppi servizi ed un giardinetto.
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Una reggia, per lui. Un panorama rasserenante
del golfo di Mondello, un'indipendenza mai sognata, ma
segno di elevazione di grado sociale, quasi un brillante al
dito, che compensava le mortificazioni inconfessate di un
trovatello.
Trascorse giorni meravigliosi seguendo Lea
negli acquisti dell’arredamento della villetta. Ma sceglieva
lui, pur contrattando lei.
Imparò tante differenze merceologiche: lana,
lino, cotone, seta, gabardine, rasato, noce, pino, frassino,
rovere, vetro, cristallo e tanti altri materiali misti e puri
furono oggetto di confronto, di economia o segni
distintivi, elementi di gusto e non più "cose" come era
abituato a giudicarle, distinguendole soltanto per uso,
funzionalità e praticità.
Lea
gli
aveva
insegnato
ad
essere
autosufficiente. Aveva, infatti, imparato a cucinare ed a
rigovernare la casa. Andava al mercato ed acquistava a
prezzi di concorrenza le derrate. Lo riconoscevano tutti,
avventori e commercianti. Gli uni e gli altri si lagnavano
della burocrazia, dei servizi, dell'alto costo di tutto.
Ogni giorno, alla stessa ora, nello stesso
negozio incontrava un uomo alto e robusto. Non aveva più
di cinquanta anni, parlava bene, in modo colto e signorile,
ma poco.
Più che per l'altezza, Placido notava la sua
presenza perché sentiva subito il suo modesto "scusi" ed
il suo educato "mi perdoni", di frequente, ad ogni piccolo
contrasto, incontro, equivoco, errore. Aveva sempre la
nota degli acquisti: ad etti o singoli pezzi. Maestro, lo
chiamava chi lo conosceva, forse di musica.
Un sabato, giorno di maggiore acquisti, lo vide
nel negozio con l'involto del pane soltanto. Era pallido,
tremante.
Come va? — domandò Placido con tono allegro,
▬
quasi a volerlo confortare di ciò che non sapeva. 81
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Molto gentile a rivolgermi la parola. lo la conosco e
la stimo. Leggo i suoi articoli, sempre quelli
arretrati, purtroppo.
▬ Non sta bene? — Gli domandò vedendolo vacillare.
▬ Non molto.
▬ Che cosa si sente? Posso aiutarla?
▬ Grazie, mi perdoni, un po’ di...
E cadde. Fra le pozzanghere puzzolenti del
pescivendolo che con le mani, con movimento periodico,
spruzzava d'acqua il pesce per cacciare le mosche e
lucidarlo di fresco.
Aiutato dai passanti, Placido lo pose a sedere
su una sedia. Con l'acqua di colonia di una signora lo fece
rinvenire. Piano piano, sostenendolo, lo portò alla sua
automobile.
▬ Mi dica dove abita, l'accompagno. — Glielo disse e
si scusò tante volte e tante altre ripeté " mi
perdoni"
▬ Di che cosa soffre?
▬ Signore, io mi vergogno, ma non posso mentirle. Di
nulla. Clinicamente di nulla. Il mio, signore, è il
male più comune, si dovrebbe chiamare "Mal da
ventisette” ma non lo cerchi, né s'informi. Non
esiste. Ė una sofferenza sottile che procura
incertezza, insicurezza, paura, vergogna e rende
incapaci e persino ignoranti. Non ha mai
conosciuto questo male? Eppure è comunissimo.
Oggi è divenuto epidemico. I giovani del sud ne
sono portatoti sani. A quaranta anni, o anche
prima, se ne ammalano. A cinquanta o muoiono o
ne restano paralizzati con una forma di
sopravvivenza che tortura. Come si manifesta? La
società educa un giovane alla cultura, alla famiglia,
al guadagno sicuro. Queste sono le tre culture in
cui il virus del ventisette si sviluppa; la cultura
media e borghese lo fa giungere allo stadio della
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famiglia, lo fa crescere e diffondere aumentando i
bisogni e lo fa quindi giungere allo stadio del
guadagno sicuro. Lì resta in incubazione e viene
un po’ lottato dalla speranza di miglioramenti; ma
col passare del tempo logora il cervello ed i nervi.
Si parla di miracolo economico ed è proprio vero
che è un miracolo tirare avanti. Si chiama società
civile. Ma che c'è di civile nella conduzione degli
ospedali, nell'abbandono degli indigenti, nel
disservizIo di tutte le strutture indispensabili allo
svolgimento civile della vita, degli ospedali, della
scuola, della giustizia e delle norme che regolano
burocraticamente ed economicamente ? E noti, i
guasti, i disservizi li subiscono soprattutto le
classi meno abbienti, che perciò diventano sempre
più bisognose. Signore, lei è un giornalista
famoso, è uno di quelli che forma l'opinione
pubblica
ed
invece
dovrebbe
riportarla.
Formandola falsifica la realtà, si rende connivente
di coloro che hanno interesse al mantenimento
dello statu quo.
Come si sente?
Signore, il virus del ventisette dà pause d'illusione
di benessere, ma non perdona. All'arrivo di una
fattura, al pensiero di una scadenza, alla richiesta
di un familiare, al sorgere della prima esigenza, si
manifesta con virulenza crescente. Tre fattori lo
fermano: l'illusione, la speranza e l'oblio. Signore,
lei è giovane, lotti questo virus.
— Come lo si lotta, come si può vincerlo?
Vincerlo mai, lottarlo sì. Esso si annida ovunque c'è
egoismo individuale e di classe .
Da dove comincerebbe lei se potesse?
La libertà è un composto di norme e concessioni
indispensabili al funzionamento della vita civile,
ma come l'uomo per le vitamine, le nazioni
Francesco Capuzzello – Romanzo: ADDAURA SILENTE Cap. intr.
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soffrono per ipo o iperlibertà. Oggi le classi più
libere sono i commercianti, i professionisti, gli
artigiani ed i politici.
Erano giunti all'indirizzo del Maestro .
▬ Grazie signore. Se vuole dare un buon ricordo a
questo vecchio, un senso ad una vita che non ha
avuto scopo, prometta di lottare l'ingiustizia.
▬ Lo farò Maestro. Lo farò.
Placido si allontanò con la sua automobile
nuova, andò nella sua villa, rivide tutti gli oggetti il cui
acquisto in quei giorni lo aveva allietato e tutto gli sembrò
vacuo.
Il giorno dopo lo rivide. Sui giornali. Si era
ucciso lanciandosi dal suo balcone. L'oblio eterno l'aveva
guarito dal virus del ventisette. 83
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Addaura Silente cap.6