OSHO RAJNEESH MEDITAZIONE: LA PRIMA E ULTIMA LIBERTÀ Una guida pratica alla meditazione redatta da Swami Deva Wadud Traduzione di Sw. Anand Videha, Ma Prem Sharda, Ma Deva Manisha, Ma Deva Arattha Opere di Osho Rajneesh pubblicate dalle Edizioni Mediterranee MEDITAZIONE DINAMICA Arte ed estasi della meditazione IO SONO LA SOGLIA La via dell'iniziazione DIMENSIONI OLTRE IL CONOSCIUTO Perché sono tra voi IL LIBRO ARANCIONE Tecniche di meditazione LA RIVOLUZIONE INTERIORE La Psicologia dell'Esoterico DIECI STORIE ZEN Lo Zen spiegato con lo Zen LA MIA VIA La via delle Nuvole Bianche BAGLIORI DI UN'INFANZIA DORATA L'infanzia ribelle di un grande illuminato TAO Discorsi sul Tao-Te-Ching MEDITAZIONE: LA PRIMA E L'ULTIMA LIBERTÀ Una guida pratica alla meditazione 1" Edizione 1990 Ristampa 1996 Ristampa 1997 Ristampa 1998 Ristampa 1999 Ristampa 2000 Ristampa 2001 Ristampa 2003 Ristampa 2005 Finito di stampare nel mese di aprile 2005 ISBN 88-272-0171-8 Titolo originale dell'opera: MEDITATION: THE FIRST AND LAST FREEDOM ? © 1988 by Neo Sannyas International ? Italian translation: © 1989 by Edizioni Mediterranee, Via Flaminia 109, 00196 Roma D Per i testi tratti da "Il Libro dei Segreti" e da "Tantra: La Comprensione Suprema", © 1978, 1989, Bompiani Editore, che ringraziamo per la gentile concessione D © Foto di copertina: © 1989 Rajneeshdham, Poona, India ? Printed in Italy D Fotocomposizione: Rajneesh Services Corporation & Co-nedit - Milano ? Tipografia S.T.A.R. - Via L. Arati, 12 - 00151 Roma Indice Introduzione 9 Nota al lettore 14 PARTE PRIMA: SULLA MEDITAZIONE 17 1. Cos'è la meditazione? 19 Essere testimoni: lo spirito della meditazione, 19 2. Il fiorire della meditazione 25 Il Silenzio Supremo, 25 - Crescere in sensibilità, 26 - L'Amore, fragranza della meditazione, 27 - Compassione, 28 - Sentirsi felici senza ragione alcuna, 28 - Intelligenza: la capacità di rispondere, 29 - Essere solo: la natura del tuo sé, 30 - Il tuo vero sé, 31 PARTE SECONDA: LA SCIENZA DELLA MEDITAZIONE 33 1. Metodi e meditazione 35 Le tecniche sono utili, 35 - All'inizio sforzati, 36 - Questi metodi sono semplici, 37 - Come prima cosa: devi capire la tecnica, 38 - Il metodo giusto funzionerà, 40 - Quando abbandonare il metodo, 40 - L'immaginazione può esserti utile, 42 2. Consigli per principianti Uno spazio sufficiente, 44 - Il luogo adatto, 45 - Mettiti comodo, 46 Inizia con una catarsi, 46 3. Istruzioni per la libertà Le tre cose essenziali, 53 - Gioca, 54 - Sii paziente, 54 - Non aspettarti dei risultati, 55 - Apprezza l'inconsapevolezza, 55 Le macchine possono essere utili-, 57 - Tu non sei ciò che sperimenti, 59 - Colui che osserva non è il testimone, 62 - La meditazione è un trucco, 64 PARTE TERZA: LE MEDITAZIONI 1. Due potenti metodi per risvegliarsi La Meditazione Dinamica, 70 - Istruzioni per la Meditazione Dinamica, 72 - Generare se stessi: accenni utili, 73 - Ricorda: resta un testimone, 79 - La Meditazione Kundalini, 80 2. La meditazione della Rosa Mistica Istruzioni per la meditazione, 86 - La meditazione della nonmente, 89 Istruzioni per eseguire la meditazione da soli, 92 3. La danza come meditazione Scomparire nella danza, 94 - La Meditazione Nataraj, 95 -Whirling Meditation, 95 4. Qualsiasi cosa può diventare una meditazione Correre, fare jogging, nuotare, 98 - La risata come meditazione, 100 - La meditazione del fumo, 102 5. Il respiro: un ponte verso la meditazione Vipassana, 105 - Meditazione da seduto, 108 - Osservare l'intervallo tra due respiri, 109 - Osservare l'intervallo sulla piazza del mercato, 111 - La padronanza dei sogni, 112 - Espellere ogni cosa, 115 6. Aprire il cuore Dalla testa al cuore, 116 - La meditazione della preghiera, 120 - Il cuore della quiete, 121 - Centrarsi nel cuore, 126 - La meditazione del cuore di Atisha, 128 - Inizia da te stesso, 129 7. Centrarsi in se stessi 133 Abdullah, 133 - Trovare la vera sorgente, 134 - L'occhio del ciclone, 136 - La sensazione di "Io sono", 143 - Chi sono?, 144 - Al centro dell'essere, 145 8. Lo sguardo interno 149 Vedere all'interno, 151 - Osservare in quanto totalità, 153 - Il cerchio interno, 155 9. Meditazioni sulla luce 158 La meditazione della luce dorata, 158 - Il cuore di luce, 160 -Vedere la presenza eterica, 162 - Presenza traslucente, 164 10. Meditazioni sull'oscurità 167 L'oscurità interiore, 168 - Portare alla luce l'oscurità interiore,172 11. Muovere l'energia verso l'alto 175 L'ascesa dell'energia vitale 1, 175 - L'ascesa dell'energia vitale 2,184 12. Ascoltare il suono senza suono 187 La Meditazione Nadabrahma, 187 - Aura, 189 - La Meditazione Devavani, 192 - La musica come meditazione, 194 - Il centro del suono, 195 - Il principio e la fine del suono, 199 13. Trovare lo spazio interiore 201 Entrare nel cielo limpido, 201 - Includi ogni cosa, 204 - Una meditazione per il Jet-Set, 206 - Percepisci l'assenza delle cose, 207 - Un bambù cavo, 210 14. Entrare nel regno della morte 211 Entrare nella morte, 211 - Celebra la morte,'217 15. Osservare col terzo occhio 219 La Meditazione Gourishankar, 220 - La Meditazione Mandala, 221 - Trovare il testimone, 222 - Il tocco di una piuma, 224 Guardare la punta del naso, 227 16. Stare semplicemente seduti 235 Zazen, 235 - La risata dello Zen, 237 17. Crescere in amore 242 Un rapporto fondato sulla meditazione, 242 - Il cerchio dell'amore, 247 Scuotersi nel sesso, 250 - Il cerchio dell'amore eseguito da soli, 252 PARTE QUARTA: OSTACOLI ALLA MEDITAZIONE 255 1. Le due difficoltà 257 2. Falsi metodi 272 3.1 trucchi della mente 278 4. La meditazione è la tua carta di credito.' 28) PARTE QUINTA: DOMANDE AL MAESTRO 285 1. Solo un testimone può realmente danzare 287 2. L'oca non è mai stata in trappola! 292 3. L'osservatore sulla collina 297 4. Dove hai lasciato la tua bicicletta? 301 5. Una semplice rotazione di 180 gradi 307 6. Tutti i sentieri si fondono in cima al monte 310 7. Celebrare la consapevolezza : 313 8. Entra in sintonia con ciò che è insicuro 320 9. Conta i momenti di consapevolezza 324 10. Rendere le cose il più semplice possibile 330 11. Essere testimone è come seminare 334 12. E'sufficiente essere testimone 341 Indice delle citazioni e riferimenti 345 Nota biografica 351 Introduzione Il Maestro illuminato Osho Rajneesh sta creando una ribellione a livello mondiale in nome della libertà dell'uomo e della meditazione. Qualcuno può pensare che sia una scelta bizzarra: come possono essere collegate queste due cose? Tuttavia, il legame sottile che esiste tra questi due elementi crea un punto cruciale nella comprensione del futuro potenziale dell'uomo. La meditazione è la soglia che ci apre alla nostra capacità di amare, all'intimità, alla creatività e all'espansione del nostro essere. E secondo Osho Rajneesh non esiste altra soglia, non esiste altra via. Negli ultimi trentacinque anni Osho Rajneesh ha decifrato per l'uomo moderno decine di tradizioni religiose, mistiche ed esoteriche, di tutto il mondo. I suoi discorsi sono stati raccolti in un'opera monumentale, 350 volumi in cui egli è riuscito a ridar vita a un numero infinito di mistici antichi e moderni, rendendo comprensibile la loro saggezza all'uomo contemporaneo, dandole rilevanza nella nostra vita quotidiana. Questo libro è stato ricavato dal lavoro compiuto in profondità da questo Maestro nella sfera della meditazione. Qui è raccolta un'incredibile varietà di metodi, tutti capaci di aiutare il lettore a scoprire quella che Osho Rajneesh chiama "la prima e l'ultima libertà: la meditazione". Nelle parole del Maestro: "La meditazione non è qualcosa di nuovo; si nasce portandola con sé. La mente è una cosa nuova, la meditazione è la tua stessa natura. È la tua natura, il tuo essere. Come potrebbe essere una cosa difficile?" (1) Noi la rendiamo difficile lottando contro ciò che pensiamo ci impedisca di essere liberi, oppure ricercando qualcosa che presumiamo ci renda liberi. Di fatto la si trova nel semplice rilassarsi in ciò che si è, vivendo momento per momento. In tutto il mondo la gente lotta per liberarsi da qualcosa. La lotta può essere nei confronti di una moglie capace solo di punzecchiare, di un marito tiranno, di genitori autoritari, di un padrone repressivo. La mia lotta è sempre stata contro un sistema politico repressivo, oppure uno sforzo per liberarmi dai condizionamenti della mia infanzia; tramite una teoria infinita di terapie. Questa lotta non mi ha reso libero; era una semplice reazione contro qualcosa che io pensavo non mi permettesse di essere libero. La libertà data dalla meditazione non è neppure una ricerca di libertà per qualcosa. Quanti di noi hanno sognato di vivere in una situazione o in una utopia che permettesse di rilassarsi e di essere noi stessi, liberi dalla competizione e dalla tensione della vita di ogni giorno? Le mie esperienze, tuttavia, mi hanno dato la prova che la libertà che stiamo cercando non dipende da qualcosa di esterno a noi. Dunque, qual è la libertà a cui aspiriamo? Ho sentito Osho Rajneesh descriverla come "semplice libertà": vivere qui e ora, momento per momento, non vivere nei ricordi, oppressi dal passato e neppure nei sogni del futuro. Nelle parole del Maestro: "Quando mangi, mangia semplicemente, sii presente. Quando cammini, cammina semplicemente, sii presente. Non andare oltre, non saltare qui e là: la mente va sempre oltre, oppure si attarda. Stai nel momento!" (2) Di certo molti di noi hanno sperimentato ciò che il Maestro dice sulla mente. La mente balza in continuazione in avanti oppure si attarda, ma non è mai nel momento: è un chiacchierio costante. E quando questo chiacchierio si impone, ci impedisce di essere nel momento e di vivere totalmente la vita. Come possiamo vivere totalmente se la mente ci parla addosso perfino mentre siamo impegnati nelle nostre attività quotidiane? Per illustrare quanto ho detto, potete provare un piccolo esperimento: per qualche istante mettete da parte questo libro e chiudete gli occhi. Ora, osservate per quanto tempo riuscite a restare seduti semplicemente godendo la sensazione del vostro corpo, e qualsiasi rumore possa circondarvi. È probabile che non sia per molto, forse non più di un minuto, poi la mente riprende il suo chiacchierio. E se rimanete seduti un po' più a lungo, osservando cosa compone quel chiacchierio, rimarrete stupiti: scoprirete che state parlando delle cose più disparate, contemporaneamente. Se sentiste qualcuno parlare così, a voce alta, lo riterreste pazzo. Questo chiacchierio continuo vi rapina letteralmente della vostra vita, vi impedisce di godere ciò che la vita vi dona, a ogni istante. Che fare, dunque, con questo chiacchierio estraneo a qualsiasi nostra possibilità di controllo, che ci separa dalla vita, e ci deruba dei suoi momenti più preziosi? Ho sentito Osho Rajneesh ripetere continuamente: "Meditate!" L'ho sentito dire che non si può interrompere la mente per vie dirette, ma che attraverso la meditazione quel chiacchierio può essere rallentato fino a farlo scomparire. Con la meditazione la mente diventa uno strumento molto utile, che non ci tiene più schiavi col suo costante frastuono. D'altro canto ci si trova confusi dall'incredibile varietà di tecniche di meditazione, di solito incomprensibili e slegate dal nostro vivere quotidiano. Ecco perché il lavoro di questo Maestro risulta importante: egli le ha ripercorse, separando le tecniche vere da quelle false, e penetrando di ognuna la sua essenza. In questo modo può ora offrirci una chiave in grado di aprirci la porta a un universo che trascende ogni possibile immaginazione. Questa chiave universale si chiama "essere testimoni": un semplice ma profondo stato di osservazione e di accettazione di noi stessi, così come siamo. "Essere testimoni indica semplicemente un'osservazione distaccata, libera da pregiudizi; il segreto della meditazione è tutto qui", (3) dice Rajneesh, e di fatto è così semplice, che a me personalmente è sfuggito per anni. Certo, noi tutti pensiamo di sapere cosa sia l'osservazione: per tutto il giorno osserviamo le cose che ci circondano. Guardiamo la televisione, guardiamo gli altri, e osserviamo ciò che indossano, il loro aspetto, ma di solito non guardiamo mai noi stessi. E quando lo facciamo, viene sempre accompagnato da una critica in cui siamo coscienti di noi stessi. Notiamo ciò che non ci aggrada di noi stessi, per poi preoccuparci di ciò che ne penseranno gli altri. Di solito, tutto questo rimuginare della mente ci fa sentire infelici. Questo non è essere testimoni. "Non occorre fare nulla; sii un semplice testimone, un osservatore, un guardiano, limitati a guardare il traffico della mente: lo scorrere dei pensieri, dei desideri, dei ricordi, dei sogni, delle fantasie. Rimani semplicemente in disparte, tranquillo, osserva, guarda, senza giudizio, senza critiche, senza dire «questo è bene», e neppure «questo è male». " (4) Grazie alle meditazioni raccolte in questo libro riuscirete a scoprire cosa significa essere un testimone. È un processo che, seduti alla presenza del Maestro, accade spontaneamente. Ci sono momenti in cui si è semplicemente seduti, lo si ascolta parlare, si percepiscono sensazioni, e si osserva tutto ciò che accade immersi in un silenzio interiore. Questo silenzio è simile a un vasto cielo vuoto, che tuttavia vibra di vita. La dimora di Osho Rajneesh è quel cielo sconfinato e il suo essere è silenzio. Per questo le sue parole riescono ad accarezzare le profondità del cuore, e il suo canto riecheggia quel cielo vuoto. "Il vostro essere interiore altro non è che il cielo vuoto. Le nubi vanno e vengono, i pianeti nascono e scompaiono, le stelle sorgono per poi morire, e quel cielo interiore rimane intatto, identico a se stesso, immacolato, limpido. Quel cielo interiore è chiamato sakshin, il testimone, ed è quella la meta della meditazione. Entra in te, e godi di quel cielo interiore. Ricorda: tutto ciò che puoi vedere, non sei tu. Puoi vedere i tuoi pensieri, dunque non sei i pensieri; puoi vedere i tuoi sentimenti, dunque non sei i tuoi sentimenti; puoi vedere i tuoi sogni, i desideri, i ricordi, le immaginazioni, le proiezioni, dunque non sei nulla di tutto ciò. Vai avanti, eliminando tutto ciò che sei in grado di vedere. E un giorno sorgerà un istante incredibile, l'istante più ricco di significato nella vita di un uomo, l'istante in cui non resta più nulla da scartare. Tutto ciò che può essere visto è scomparso solo il veggente rimane.' Colui che vede è il cielo vuoto. Conoscerlo rende liberi da ogni timore, conoscerlo rende ricolmi d'amore, Conoscerlo significa essere Dio, essere immortali". (5) Con questo libro vi voglio invitare a sperimentare il vostro cielo interiore. Mi è impossibile mettere in forma verbale la mia gratitudine e l'amore che provo per il mio Maestro: solo le lacrime possono trasmettere ciò che sento. Ascoltando il suo richiamo verso la libertà, mi sto risvegliando alla bellezza e alla grazia che ogni istante della vita può portare con sé. Grazie, mio amato Maestro. Swami Deva Wadud, Poona, gennaio 1989 Nota al lettore Come usare questo libro Usare questo libro come manuale di meditazione non significa doverlo leggere dall'inizio alla fine, prima di poter sperimentare le singole tecniche. Il libro va utilizzato in maniera intuitiva: scorretelo, e sceglietene una sezione, oppure limitatevi a scegliere una tecnica che vi attrae. Ad esempio, potete saltare alla parte terza, e scegliere una delle meditazioni, per provarla prima di leggere i capitoli preliminari: seguite la via che meglio vi aggrada. Una cosa: quando avete scelto una tecnica, eseguitela per tre giorni, e se vi fa sentir bene, continuate andando più in profondità. Ciò che importa è sperimentare divertendosi, chiedendo semplicemente a se stessi: Questa meditazione aumenta la mia felicità e la mia sensibilità? Meditare con la musica La musica e la meditazione ben si addicono l'una all'altra. E Osho Rajneesh ha fatto notare che: "Dal mio punto di vista, la musica e la meditazione sono due aspetti dello stesso fenomeno. Senza la musica, la meditazione manca di qualcosa; senza la musica, la meditazione è un po' ottusa, manca di vita. E senza la meditazione, la musica è semplice frastuono, forse è armonioso, ma è puro rumore. Senza la meditazione la musica può essere solo uno svago. La musica e la meditazione dovrebbero accompagnarsi l'una all'altra. In questo modo a entrambe si aggiunge una nuova dimensione. Entrambe ne escono arricchite". (6) Ecco perché esistono nastri di musica che accompagnano la Meditazione Dinamica e molte altre tecniche attive, tra cui la Kundalini, la Mandala, la Nataraj, la Devavani, la Preghiera, la Gourishankar, la Nadabrahma, La Rosa Mistica, la NonMente. Questi nastri, come pure tutte le opere di Osho Rajneesh, in italiano o in inglese, possono essere ordinati alla: Associazione Oshoba Casella Postale 15-21049 Tradate (Varese) Tel. & Fax: 0331/810042 - e-mail: [email protected] I testi pubblicati in corsivo Diverse delle meditazioni citate nella terza parte si riferiscono a insegnamenti di Maestri illuminati del passato, tra cui Buddha, Patanjali e Shiva per ciò che concerne l'India; Atisha e Tilopa, per il Tibet, e il Maestro cinese Lu Tsu. Laddove Osho Rajneesh cita i loro versetti o i sutra, è stato usato il corsivo per evidenziarne la fonte. Inoltre, in alcuni punti del libro, ad esempio nelle istruzioni base per alcune delle tecniche ideate da Rajneesh, è stato usato il corsivo in quanto si tratta di istruzioni che derivano dagli insegnamenti di Osho Rajneesh, ma non vengono riferite con le sue parole precise. Il corsivo indica la differenza. Questo libro completa ma non sostituisce le opere pubblicate in precedenza dalle Edizioni Mediterranee, bensì integra i discorsi colà iniziati. In particolare, quanti desiderano conoscere più a fondo le ragioni per cui Rajneesh ha ideato metodi attivi, dal suo punto di vista indispensabili all'uomo contemporaneo, possono leggere "Meditazione Dinamica: 1' Arte dell'Estasi interiore". Quanti desiderano conoscere più a fondo la sfera interiore, cui la meditazione si rivolge, possono trarre utili vedute da "La Rivoluzione interiore: la Psicologia dell'Esoterico"; viceversa il senso del lavoro di questo Maestro è descritto con larghezza di particolari in "Io Sono la Soglia". Infine, sebbene qui vengano ripetute, per approfondirle, le tecniche "classiche", ideate cioè da Rajneesh, ricordiamo che altre tecniche si trovano descritte ne "Il Libro Arancione". Le tecniche qui descritte possono essere facilmente sperimentate individualmente. Quanti volessero partecipare a programmi di meditazione più specifici, possono richiedere informazioni a: Osho Portofino 16030 Ruta di Camogli (Genova) - Tei. 0185.776.035 :* Fax: 0185.776.354 - e-mail: [email protected] Per un aggiornamento continuo sul mondo che ruota intorno a questo Maestro ci si può abbonare al; Osho Times Via Manzoni 4 21049 Tradate (Varese) PARTE PRIMA Sulla meditazione 1. Cos'è la meditazione? Essere testimoni: lo spirito della meditazione La meditazione è avventura, la più grande avventura che la mente umana possa intraprendere. Meditazione è semplice esistere, senza far nulla: senza azione, senza pensiero, senza emozione. Sei semplicemente e vibri di pura letizia. Dove ha origine questa letizia, visto che non stai facendo nulla? Non ha un'origine, oppure si sprigiona da tutto. Non ha causa, in quanto l'esistenza si compone di quella sostanza chiamata gioia. (1) Quando non fai assolutamente nulla — di fisico, di mentale, o a qualsiasi altro livello — quando ogni attività si è arrestata e tu esisti semplicemente, sei e basta, quella è meditazione. Non la puoi fare, non è una pratica: la devi solo comprendere. Ogni volta che riesci a trovare il tempo per essere semplicemente, abbandona ogni azione. Anche il pensiero è un'azione, anche la concentrazione è un'azione e così pure la contemplazione. Se anche per un solo istante non fai nulla, e ti trovi nel tuo centro, assolutamente rilassato, sei in meditazione. E quando hai capito il trucco, puoi restare in quella dimensione quanto vuoi, e alla fine ci puoi vivere ventiquattro ore su ventiquattro. Quando ti sei reso conto di come il tuo essere può vivere indisturbato, pian piano puoi iniziare ad agire, stando attento a non turbare il tuo essere. Questa è la seconda parte della meditazione. Come prima cosa si impara a essere semplicemente, quindi si apprendono piccole azioni: pulire il pavimento, farsi la doccia, restando nel proprio centro. Infine, si possono fare cose più complesse. Ad esempio, io vi parlo, ma la mia meditazione non ne è affatto disturbata. Posso continuare a parlare, ma nel mio centro più intimo non esiste turbamento alcuno: è semplice silenzio, puro silenzio. Dunque, la meditazione non si contrappone all'agire. Non si tratta di fuggire dalla vita. Si limita a insegnarti un nuovo stile di vita: diventi il centro del ciclone. -La tua vita continua, di fatto acquista intensità maggiore: è più allegra, più limpida, più ampia, più creativa; tuttavia, tu resti distaccato, un osservatore sulle colline, ti limiti a osservare ciò che accade intorno a te. Tu non sei colui che agisce, sei l'osservatore. Questo è il segreto della meditazione: diventare colui che osserva. L'agire prosegue nella dimensione che gli è propria, non pone problemi: tagli la legna, prendi l'acqua al pozzo. Puoi fare cose piccole e grandi; una sola cosa non è permessa: non devi perdere il tuo centro. Quella consapevolezza, quell'osservazione, devono restare assolutamente prive di nubi, libere da qualsiasi perturbazione. (2) Nell'ebraismo esiste una scuola dei misteri ribelle, chiamata chassidismo. Il suo fondatore, Baal Shem, era un essere raro. Nel cuore della notte andava al fiume: era la sua routine, perché di notte al fiume vi era assoluto silenzio e quiete. E lui sedeva semplicemente, senza far nulla, si limitava a osservare il proprio sé, osservava colui che osserva. Una notte, mentre tornava a casa, passò vicino alla casa di un ricco e vide il guardiano sulla soglia. Questi era perplesso, perché ogni notte, esattamente alla stessa ora, lo vedeva tornare a casa. Quella notte uscì e chiese a Baal Shem: «Perdonami se ti importuno, ma non riesco più a frenare la mia curiosità. Mi perseguiti giorno e notte, continuamente. Di cosa ti occupi? Perché vai al fiume? Molte volte ti ho seguito, e non è accaduto nulla: sei rimasto seduto per ore e poi, nel cuore della notte, sei tornato indietro». Baal Shem rispose: «So che mi hai seguito molte volte, perché la notte è così silenziosa che io posso sentire i tuoi passi. E so che ogni giorno ti nascondi dietro quella soglia. Ma non sei il solo a essere curioso, anch'io voglio sapere di te: cosa fai?» L'uomo disse: «Il mio lavoro? Sono un semplice guardiano». E Baal Shem replicò: «Mio Dio, mi hai dato la parola: io faccio il tuo stesso lavoro!» E il guardiano: «Ma non capisco. Se sei un guardiano, dovresti stare di guardia a qualche casa, in un palazzo. Cosa guardi là, seduto sulla sabbia?» Baal Shem disse: «Esiste una piccola differenza: tu guardi che qualcuno dall'esterno non entri in casa; io mi limito a guardare colui che guarda. Chi è questo guardiano? Questo è lo sforzo di tutta la mia vita: io guardo me stesso». Il guardiano chiese: «Mi sembra un lavoro strano. Chi ti paga?» E Baal Shem disse: «La beatitudine è così squisita, la gioia e la benedizione sono così grandi, che bastano da sole come ricompensa. Un solo istante fa impallidire al confronto tutti i tesori della terra». Il guardiano disse: «E strano, per tutta la mia vita ho fatto la guardia. E non ho mai incontrato un'esperienza così bella. Domani notte verrò con te. Insegnami. Perché io so guardare, sembra soltanto che sia necessaria una direzione diversa: tu guardi in una direzione differente». Esiste un solo passo da compiere: cambiare direzione, dimensione. Si può mettere a fuoco la sfera esteriore, oppure si possono chiudere gli occhi al mondo esterno e lasciare che la nostra intera consapevolezza sia centrata all'interno. E così saprai, in quanto tu sei colui che conosce, tu sei consapevolezza. Non l'hai mai perduta. La tua consapevolezza è semplicemente coinvolta in mille cose. Distogli la tua consapevolezza da tutto quanto e lascia semplicemente che riposi dentro di te, e sarai arrivato a casa. (3) L'essenza, lo spirito della meditazione è imparare a essere un testimone. Il richiamo di un corvo... tu lo ascolti. Esistono due elementi: l'oggetto e il soggetto. Ma non riesci a vedere un testimone che li vede entrambi? Il corvo, colui che ascolta, e in più qualcun altro che li osserva entrambi: è un fenomeno elementare. Vedi un albero: ci sei tu, c'è l'albero, ma non riesci a vedere un'altra cosa? Ci sei tu che stai osservando l'albero, e c'è un testimone in te che osserva te che vedi l'albero. (4) L'osservazione è meditazione. Non importa ciò che osservi. Puoi guardare gli alberi, puoi guardare il fiume, puoi guardare le nubi, puoi guardare i bambini che giocano. L'osservare è meditazione. Ciò che osservi non ha importanza; l'oggetto non è importante. La qualità dell'osservazione, la qualità del tuo essere cosciente e all'erta, questo è la meditazione. Ricorda una cosa: meditazione significa consapevolezza. Qualsiasi cosa tu faccia con consapevolezza, è meditazione. L'azione non è importante, ciò che importa è la qualità che tu metti nel tuo agire. Camminare può essere una meditazione, se cammini con attenzione. Stare seduto può essere una meditazione, se siedi con attenzione. Ascoltare il canto degli uccelli può essere una meditazione, se lo ascolti con presenza attenta. Il semplice ascolto del chiasso interiore della tua mente può essere una meditazione, se resti un osservatore attento. In sostanza, non devi agire nel sonno. Allora, qualsiasi cosa tu faccia diventa meditazione. (5) Il primo passo nella sfera della consapevolezza consiste nell'essere estremamente attenti al proprio corpo. Pian piano, si diventa attenti a ogni gesto, a ogni movimento. E in questo processo di consapevolezza inizia ad accadere un miracolo: molte cose che avevi l'abitudine di fare scompaiono semplicemente; il tuo corpo diventa più rilassato, la sua armonia migliora. Perfino nel tuo corpo si sviluppa una profonda quiete, inizia a vibrare una musica sottile. A quel punto inizia a essere consapevole dei tuoi pensieri; con i pensieri si deve fare la stessa cosa. Sono più sottili del corpo e ovviamente sono anche più pericolosi. E allorché diventi cosciente dei tuoi pensieri, ti stupirà vedere ciò che accade dentro di te. Se metti per iscritto ciò che accade in te, in un qualsiasi istante, rimarrai esterrefatto. Non potrai credere che tutto ciò stia avvenendo in te. Dopo dieci minuti, rileggi: vedrai che in te vive una mente folle! Poiché non ne siamo consapevoli, questa follia continua la sua corsa subliminale, influenzando tutto ciò che fai e tutto ciò che non fai: determina ogni cosa. E la tua vita è il risultato finale di tutto ciò! Quindi, questo pazzo deve essere trasformato. E il miracolo della consapevolezza è questo: non devi fare nulla, tranne diventare consapevole. Il fenomeno stesso dell'osservazione cambia ogni cosa. Pian piano il pazzo scompare, pian piano i pensieri entrano in uno schema; il loro caos scompare, essi diventano un cosmo. A quel punto, di nuovo sorge una quiete più profonda. E quando il tuo corpo e la tua mente sono in pace, vedrai che sono anche in sintonia tra loro, esiste un collegamento: ora non corrono più in direzioni opposte, non cavalcano due diversi cavalli. Per la prima volta sono in sintonia, e quella sintonia è di immenso aiuto per lavorare nella terza fase: diventare consapevoli dei propri sentimenti, delle proprie emozioni, dei propri stati d'animo. Quello è il livello più sottile, ed è il più difficile, ma se riesci a essere consapevole dei pensieri, sarà solo un passo ulteriore: un po' più di intensità nella consapevolezza e rifletterai i tuoi stati d'animo, le emozioni, i sentimenti. Quando sei consapevole di tutte e tre le cose, queste si uniscono in un unico fenomeno. E quando sono una sola entità, quando funzionano insieme in maniera perfetta, sulla stessa lunghezza d'onda, potrai sentire la loro musica: sono diventate un'orchestra. E a quel punto avviene il quarto stadio, che tu non puoi creare. Accade da solo: è un dono della totalità, è una ricompensa per quanti hanno compiuto i primi tre passi. E quel quarto stadio è la consapevolezza suprema che risveglia. Si diventa consapevoli della propria consapevolezza: quello è il quarto. E ciò rende un Buddha, il risvegliato. E solo in quel risveglio si può sapere cosa sia la beatitudine. Il corpo conosce il piacere, la mente conosce la felicità, il cuore conosce la gioia, il quarto conosce la beatitudine. La beatitudine è la meta del sannyas, dell'essere un ricercatore, e la consapevolezza è il sentiero che vi conduce. (6) ¦ Ciò che importa è osservare con attenzione, non dimenticarsi di osservare, di essere colui che osserva... che osserva... che continua a osservare. E pian piano, l'osservatore diventerà più solido, più stabile, meno titubante, a quel punto avverrà una trasformazione: le cose che tu osservavi scompaiono. Per la prima volta, l'osservatore stesso diventa ciò che era osservato, il guardiano diventa la cosa guardata. E tu sei arrivato a casa. (7) \2. Il fiorire della meditazione La meditazione non è un metodo indiano; non è una semplice la si può apprendere. È una crescita: una crescita della tua vita globale, il frutto di tutta la tua vita. La non è qualcosa che può venirti data, così come sei. Può solo sorgere in te grazie a una trasformazione di fondo, a È una fioritura, una crescita. La crescita avviene sempre partendo dalla totalità, non è mai una cosa in più. non può venirti data dall'esterno: cresce da te, dalla tua totalità. Devi evolvere verso la meditazione. (8) tecnica. Non meditazione un mutamento. Come l'amore, Il Silenzio Supremo Di solito per silenzio si intende qualcosa di negativo, di vuoto, un'assenza di suono, di rumore. Questo fraintendimento è così comune perché poche persone hanno sperimentato il silenzio. Sotto la voce "silenzio" di solito non si sperimenta altro che "assenza di rumori". Ma il silenzio è un fenomeno assolutamente diverso. E assolutamente positivo. È esistenziale, non è vuoto. Trabocca di una musica mai udita, di una fragranza ignota, di una luce che può essere vista solo dagli occhi interiori. Non è qualcosa di immaginario; è una realtà, e una realtà già presente in tutti. Il guaio è che noi non guardiamo mai all'interno. Il tuo mondo interiore ha un proprio sapore, ha una fragranza propria, una luce propria. Ed è assoluto silenzio, silenzio immenso, eterno silenzio. Non è mai esistito rumore alcuno, né mai ci sarà un solo rumore. Nessuna parola lo può penetrare, ma tu puoi farlo. Il centro del tuo essere è l'occhio del ciclone. Niente lo può toccare. È silenzio eterno: i giorni vanno e vengono, gli anni passano, scorrono i secoli. La vita va e viene, ma l'eterno silenzio del tuo essere resta esattamente lo stesso: la stessa musica senza suono, la stessa fragranza dell'essenza divina, la stessa trascendenza di tutto ciò che è mortale, di tutto ciò che è transeunte. Non è il tuo silenzio. Tu sei il silenzio. Non è un tuo possesso; ne sei posseduto, e questa è la sua grandezza. Perfino tu non sei presente, in quanto perfino la tua presenza sarebbe di disturbo. Il silenzio è così profondo, che non esiste nessuna presenza, neppure tu. E questo silenzio ti dona verità, amore, e mille benedizioni. (9) Crescere in sensibilità La meditazione ti darà sensibilità, una profonda sensazione di appartenenza al mondo. È nostro: le stelle ci appartengono, noi non siamo stranieri in questo mondo. Siamo parte intrinseca dell'esistenza. Le apparteniamo, ne siamo il cuore. Diventi così sensibile, che perfino la più piccola foglia d'erba acquista immenso valore per te. La tua sensibilità ti fa capire che questa piccola foglia ha per l'esistenza tanta importanza quanto la più grande delle stelle; senza questa fogliolina, l'esistenza sarebbe sminuita. Questa foglia è unica, non è sostituibile, ha una individualità propria. E la tua nuova sensibilità creerà in te un'amicizia nuova, con gli alberi, con gli uccelli, con gli animali, con le montagne, con i fiumi, con gli oceani, con le stelle. La crescita dell'amore, l'evolversi dell'amicizia arricchiranno la tua vita. (10) [L'Amore, fragranza della meditazione Se mediti, prima o poi incontrerai l'amore. Se mediti in profondita, , prima o poi sentirai sorgere in te un amore sconfinato, come mai hai conosciuto: una nuova qualità del tuo essere, una porta che si apre. Sei diventato una nuova fiamma, e ora vuoi condividerla. Se ami in profondità, col tempo diventerai consapevole che il tuo amore diventa sempre più meditativo. In te entra una sottile qualità di silenzio. I pensieri scompaiono, appaiono degli intervalli: i silenzi! Stai toccando il tuo stesso abisso. Se scorre nella giusta direzione, l'amore ti rende meditativo. E se scorre nella giusta direzione, la meditazione ti porta all'amore. (11) Tu desideri un amore frutto della meditazione, non della mente. Ed è l'amore di cui io parlo in continuazione. Milioni di coppie nel mondo vivono come se l'amore fosse presente. Vivono in un mondo immaginario. Di conseguenza, come possono essere felici? Sono svuotate di ogni energia. Cercano di ricavare qualcosa da un amore falso; incapace di offrire qualcosa. Da qui nasce la frustrazione, la noia costante, il continuo punzecchiarsi, i litigi tra amanti. Entrambi cercano di fare una cosa impossibile: tentano di rendere eterna la loro storia d'amore. E frutto della mente, e la mente non può fornire la benché minima intuizione di ciò che è eterno. Come prima cosa entra in meditazione, poiché l'amore ne sarà il frutto: è la fragranza della meditazione. La meditazione è il fiore, il loto dai mille petali. Lascia che si dischiuda. Lascia che ti aiuti a percorrere la dimensione verticale, della nonmente, dell'assenza di tempo, allora all'improvviso scoprirai che quella fragranza è presente. In quel caso è eterna, è libera da condizioni. In quel caso non è addirittura diretta a qualcuno in particolare, non può esserlo. Non è un rapporto, è più simile a una qualità che ti circonda. Non ha nulla a che vedere con l'altro. Tu sei in amore, tu sei amore; in questo caso è eterno. È la tua fragranza. Ha avvolto Buddha, Zarathustra, Gesù: è una forma di amore totalmente diversa, ha una differenza qualitativa. (12) Compassione Buddha ha definito la compassione "amore sommato alla meditazione". Quando il tuo amore non è solo desiderio dell'altro, quando il tuo amore non è solo un bisogno, quando il tuo amore è condivisione, quando non mendichi amore, ma ti presenti come un imperatore, il cui amore non chiede in cambio nulla, poiché è pronto a dare soltanto — a dare per la semplice gioia di donare — se a questo aggiungi la meditazione, si sprigionerà una fragranza pura, lo splendore che esso nasconde verrà alla luce. Quella è la compassione: la compassione è il fenomeno più elevato che esista. Il sesso è animale, l'amore è psicologico, la compassione è spirituale. (13) Sentirsi felici senza ragione alcuna All'improvviso, senza ragione alcuna, ti senti felice. Nella vita di tutti i giorni, sei felice solo per motivi particolari. Hai incontrato una donna stupenda e sei felice, oppure hai avuto il denaro che desideravi da sempre e sei felice, oppure hai acquistato una casa con un bellissimo giardino e sei felice, ma sono forme di felicità che non possono durare a lungo. Sono momentanee, non restano immutabili in eterno. Se la tua felicità è prodotta da qualcosa, scomparirà, sarà effimera. Presto ti lascerà in preda a una profonda tristezza: ogni felicità ti lascia in preda a una tristezza incolmabile. Ma esiste una felicità di tipo diverso, e la prova è questa: all'improvviso ti senti felice, senza motivo alcuno. Non puoi individuarne la causa. Se qualcuno ti chiede: «Perché sei tanto felice?» non sei in grado di rispondere. Io non saprei dire perché sono felice. Non esiste una ragione. é semplicemente così. Ebbene, questa felicità non può essere disturbata. Ora, qualsiasi cosa accada, permarrà: è presente, giorno dopo giorno. Puoi essere giovane, puoi essere vecchio, puoi essere vivo, puoi essere in punto di morte: è sempre presente. Quando hai trovato una felicità imperitura — permane sebbene cambino le circostanze — di certo ti sarai avvicinato all'essenza del Buddha. (14) Intelligenza: la capacità di rispondere Intelligenza significa semplicemente capacità di rispondere, poiché la vita è un flusso. Devi essere consapevole e vedere ciò che ti viene richiesto, a cosa ti sfida la situazione presente. La persona intelligente si comporta in base alla situazione, lo stupido agisce in base a risposte prestabilite. Non importa che vengano da Buddha, da Cristo o da Krishna. Lo stupido trascina sempre con sé i testi sacri, ha paura di affidarsi solo a se stesso. La persona intelligente si affida al proprio intuito; si fida del proprio essere. Si ama e si rispetta. La persona priva di intelligenza rispetta gli altri. L'intelligenza può essere riscoperta. Il solo metodo possibile è la meditazione. La meditazione si limita a fare una sola cosa: distrugge tutte le barriere che la società ha creato per impedirti di essere intelligente. Si limita a rimuovere ogni blocco. Opera in negativo: sposta le rocce che impediscono alle tue acque di scorrere, alla tua sorgente di vivere. Tutti portano in sé un potenziale immenso, ma la società ha posto rocce gigantesche che ne impediscono lo sviluppo. Ti ha circondato di Muraglie Cinesi, ti ha imprigionato. Uscire da ogni forma di imprigionamento è intelligenza; non lasciarti mai più mettere in trappola! Tramite la meditazione è \\ possibile scoprire l'intelligenza, in quanto tutte queste prigioni esistono nella tua mente; fortunatamente non possono arrivare al tuo essere. Non sono in grado di inquinare il tuo essere, possono solo inquinare la tua mente: possono soltanto ricoprire la tua mente. Se riesci a liberarti della mente, potrai liberarti del cristianesimo, dell'induismo, del giainismo, del buddhismo, di ogni sorta di immondizia. Puoi giungere a un punto fermo. E quando sei uscito dalla mente, osservandola, essendone consapevole, un semplice testimone, sei intelligente. Hai scoperto la tua intelligenza. Hai smantellato ciò che la società aveva costruito su di te. Hai distrutto l'inganno; hai smantellato la trama ordita da preti e politici. Ne sei uscito, sei un uomo libero. Di fatto, per la prima volta sei un uomo reale, un uomo autentico. Ora il cielo intero ti appartiene. L'intelligenza porta con sé la libertà, ti dona spontaneità. (15) Essere solo: la natura del tuo sé La solitudine è un fiore, un loto che sboccia nel tuo cuore. Essere soli è positivo, è salutare. È la gioia di essere se stessi. È la gioia di avere il proprio spazio. Meditazione significa questo: la beatitudine dell'essere soli. Si è veramente vivi quando si è in grado di stare soli, allorché non esiste più dipendenza da qualcun altro, da nessuna situazione contingente, da nessuna condizione imposta. E poiché ti appartiene, può perdurare il mattino, la sera, il giorno, la notte, nella gioventù oppure nella vecchiaia, quando sei sano, oppure malato. Nella vita, come nella morte, può perdurare perché non viene a te dall'esterno. È qualcosa che nasce in te. È la tua stessa natura, è la natura del tuo sé. (16) Un viaggio interiore è un viaggio verso la solitudine assoluta; non puoi portare nessuno con te. Non puoi condividere il tuo centro con nessuno, neppure con colui o colei che ami. La natura delle cose non lo permette: non ci si può fare nulla. Nell'istante in cui entri in te stesso, tutti i collegamenti con il mondo esterno si spezzano; tutti i ponti vengono infranti. Di fatto, il mondo intero scompare. Ecco perché i mistici hanno definito maya, illusorio, il mondo: non che sia inesistente, ma per chi medita, per colui che è entrato in se stesso, è pressoché inesistente. Tale è la profondità del silenzio che nessun rumore lo penetra. La solitudine è così intensa, che occorre coraggio. Ma da quella solitudine si sprigiona la beatitudine. Da quella solitudine, si esperimenta Dio. Non esiste altra via: non è mai esistita, né mai esisterà. (17) Celebra la solitudine, celebra il tuo spazio puro, e nel tuo cuore sorgerà un canto sublime. E sarà un canto di consapevolezza, sarà un canto di meditazione. Sarà il canto di un uccello solitario che da lontano lancia il suo richiamo: non chiama qualcuno in particolare, si limita a chiamare perché il suo cuore è colmo e vuol chiamare, perché le nuvole sono gonfie e desiderano sciogliersi in pioggia, perché il fior è pieno e i petali si aprono e si sprigiona una fragranza che non ha una meta, non ha indirizzo. Lascia che la tua solitudine diventi una danza. (18) Il tuo vero sé La meditazione non è altro che un espediente per renderti consapevole del tuo sé reale: questo non è creato da te, non occorre che tu lo crei, è ciò che già sei! Nasci portandolo con te: tu sei quello! Deve solo essere riscoperto. Ma questo non è possibile, oppure la società non permette che accada, nessuna società lo permette, in quanto il sé reale è pericoloso: pericoloso per le chiese istituzionalizzate, pericoloso per lo stato, pericoloso per le masse, pericoloso per la tradizione, poiché quando un uomo conosce il proprio sé diventa un individuo. Non è più soggetto alla psicologia della folla; non sarà più superstizioso, e non potrà più essere sfruttato, non potrà più essere guidato nel gregge, non potrà più essere governato, non gli si potranno più imporre ordini. Vivrà seguendo la propria luce; vivrà in base al proprio sentire interiore. La sua vita avrà una bellezza e un'integrità sconvolgenti. Ma la società ha paura proprio di questo. Le persone integre diventano individui, e la società non vuole che voi siate \ individui. Al posto dell'individualità, la società vi insegna a essere una personalità. La parola "personalità" va compresa: deriva dalla radice "persona", "persona" significa maschera. La società ti fornisce un'idea falsa di ciò che sei; ti procura un giocattolo, al quale ti aggrappi per il resto della tua vita. (19) A mio avviso, quasi tutti si trovano nel posto sbagliato: la persona che avrebbe potuto essere un dottore incredibilmente felice, fa il pittore e la persona che avrebbe potuto essere un pittore incredibilmente felice, fa il dottore. Sembra che nessuno sia al proprio posto; ecco perché tutta la società si trova nel caos più totale. Ogni persona è guidata dagli altri; non è mai guidata dalla propria intuizione. La meditazione ti aiuta a sviluppare le tue facoltà intuitive. Ti diventa lampante ciò che ti appagherà, ciò che ti aiuterà a fiorire. E qualsiasi cosa sia, sarà sempre diversa per ciascun individuo. Questo è il significato del termine "individuo": ognuno è unico. E ricercare la propria unicità è elettrizzante, è una grande avventura. (20) PARTE SECONDA La scienza della meditazione 1. Metodi e meditazione Con un Maestro, con tecniche scientifiche, puoi risparmiare molto tempo, e mettere a frutto molte occasioni: a volte, in pochi secondi puoi crescere quanto non avresti neppure immaginato di fare in vite intere. Se si usa la tecnica giusta, la crescita esplode. E queste tecniche sono state utilizzate in esperimenti, per migliaia di anni. Non sono state escogitate da un solo uomo: molti, moltissimi ricercatori hanno dato il loro contributo, e qui io vi offro solo la loro essenza. Arriverai a casa, poiché l'energia vitale che è in te fluirà fino a quando non le sarà più possibile andare oltre: proseguirà il suo viaggio fino alla vetta suprema. Ecco perché si continua a rinascere. Se venissi lasciato a te stesso , arriveresti a casa, ma solo dopo aver compiuto un viaggio molto, molto lungo, e quel viaggio sarà molto noioso, ti stancherà. (1) Le tecniche sono utili Le tecniche sono utili poiché sono scientifiche. Ti salvano da inutili ricerche a vuoto, da inutili tentativi; se non conosci nessuna tecnica, il tuo viaggio richiederà molto tempo. Tutte le tecniche possono esserti utili, ma di fatto non sono meditazione: è un brancolare nel buio. Un giorno, all'improvviso, mentre starai facendo qualcosa, diventerai un testimone. Un giorno, mentre starai facendo una meditazione come la Dinamica, o la Kundalini, o la Whirling, all'improvviso vedrai la meditazione proseguire senza che tu sia più identificato con essa. Tu rimarrai seduto in silenzio, alle sue spalle, la osserverai: quel giorno sarà accaduta la meditazione; quel giorno la tecnica non sarà più un ostacolo, né sarà più un aiuto. Se vorrai ne potrai godere, come fosse un esercizio ginnico: ti darà vitalità, ma ora non sarà più necessaria. Sarà accaduta la vera meditazione. Meditazione è essere testimone. Meditare significa diventare un testimone: non è affatto una tecnica! Questo ti confonderà, visto che io continuo a darvi delle tecniche. In senso assoluto la meditazione non è una tecnica; la meditazione è comprensione, è consapevolezza. Tuttavia, tu hai bisogno di tecniche poiché la comprensione finale è estremamente lontana da te; è nascosta dentro di te, tuttavia è lontanissima. In questo preciso istante la puoi conseguire, ma non ci riesci, perché la tua mente è in movimento. In questo preciso istante può accadere, eppure non è possibile: saranno le tecniche a colmare quella distanza, questa è la loro unica funzione. Per cui, all'inizio le tecniche sono meditazioni; ma alla fine ne riderai, perché le tecniche non sono meditazioni. La meditazione è una qualità dell'essere totalmente diversa, non ha nulla a che vedere con alcunché. Ma questo accadrà solo alla fine; non pensare che possa accadere \ all'inizio, altrimenti quella distanza rimarrà incolmabile. (2) \ All'inizio sforzati Le tecniche di meditazione sono azioni, in quanto ti viene consigliato di fare qualcosa: persino meditare implica un agire; persino star seduti in silenzio è un'azione; persino il non fare nulla è una forma di azione. Per cui, da un punto di vista superficiale, tutte le tecniche di meditazione sono azioni. Tuttavia in profondità non lo sono, poiché, se avranno successo, l'azione «comparirà. Solo all'inizio sembrerà uno sforzo. Se hai successo, lo sforzo scompare e ogni cosa diventa spontanea e priva di sforzo. Se hai successo, questo non è un agire. Allora non sarà più necessario che tu ti sforzi: diventerà simile al respiro, sarà semplicemente presente. Ma all'inizio sussisterà inevitabilmente lo sforzo, perché la mente non può far nulla che non sia uno sforzo. Se le dici che si tratta di qualcosa che non richiede sforzo alcuno, le sembrerà assurdo. Nello Zen, dove l'accento è fortemente posto sull'assenza di sforzi, i Maestri dicono ai discepoli: «Siedi. Non fare nulla». E il discepolo ci prova. È ovvio: cos'altro puoi fare, se non provare? All'inizio sarà presente uno sforzo, esisterà un agire, ma solo all'inizio: è un male necessario. Devi ricordare in continuazione che dovrai andare al di là. Dovrà venire il momento in cui non farai nulla per essere in meditazione: il semplice essere, la farà accadere. Il semplice essere seduto o in piedi la farà accadere. Accade senza che si faccia nulla, è sufficiente essere consapevole. Tutte queste tecniche servono solo ad aiutarti a raggiungere il momento in cui non esisterà sforzo alcuno. La trasformazione interiore, la realizzazione interiore, non possono accadere tramite uno sforzo, in quanto lo sforzo è una forma di tensione. La presenza di uno sforzo ti impedisce di essere totalmente rilassato; lo sforzo diverrà un ostacolo. Se tieni presente tutto questo, pur continuando a sforzarti, col tempo riuscirai ad abbandonare anche quello sforzo. (3) Questi metodi sono semplici Ricorda: ciascuno dei metodi di cui parleremo è stato trasmesso da qualcuno che si è realizzato. Ti sembreranno elementari, e lo sono. Le nostre menti non sono attratte da cose così semplici, perché se le tecniche sono così semplici e la dimora così vicina, se già vi sei dentro, se la tua casa è già qui, ti sentirai ridicolo: perché ti sfugge? E piuttosto che accettare la stupidità del tuo ego, penserai che metodi così semplici non possono esserti di aiuto. Questo è l'inganno. La tua mente ti dirà che quei metodi non possono esserti di nessun aiuto: sono così semplici che non possono portare da nessuna parte. "Com'è possibile conseguire l'esistenza divina, l'Assoluto e la meta suprema usando metodi così semplici? Come possono essere di qualche utilità?" Il tuo ego ti dirà che non possono esserti di nessun aiuto. Ricorda una cosa: l'ego è sempre interessato a qualcosa di difficile poiché nella difficoltà si sente messo alla prova. Se riesci a superare quella difficoltà, il tuo ego si sentirà appagato. L'ego non è mai attratto da qualcosa di semplice, mai! Se vuoi dare uno stimolo al tuo ego, dovrai programmare qualcosa di difficile. Una cosa semplice non solleverà il suo interesse, poiché anche se riesci a conquistarla, l'ego non si sentirà affatto appagato. In primo luogo non c'era nulla da conquistare: si trattava di una cosa elementare. L'ego chiede cose impervie: ostacoli da superare, vette da conquistare. E più la vetta è impervia, più il tuo ego si sentirà a suo agio. La tua mente non si sentirà attratta da queste tecniche, poiché sono semplici. Ricorda: ciò che attrae l'ego non può aiutare la tua crescita spirituale. Queste tecniche sono così semplici che puoi conseguire tutto ciò che la consapevolezza umana può realizzare, in qualsiasi momento tu lo decida. (4) Come prima cosa: devi capire la tecnica Ho sentito un aneddoto su un vecchio medico. Un giorno il suo assistente lo chiamò perché si trovava in difficoltà: un suo paziente stava morendo soffocato. Una palla da biliardo gli si era bloccata in gola, e l'assistente del medico non sapeva proprio cosa fare, era disperato. Per cui chiese al vecchio medico: «Cosa dovrei fare?» E il vecchio medico gli consigliò: «Fagli il solletico con una piuma». Dopo pochi minuti l'assistente lo richiamò, era al settimo cielo per la felicità: «La sua cura è stata meravigliosa!», disse. «Il paziente si è messo a ridere e ha sputato la palla. Ma mi dica, dove ha imparato una tecnica così valida?» E il vecchio dottore spiegò: «L'ho inventata lì per lì. Questo è sempre stato il mio motto: quando non sai cosa fare, fa' qualcosa». E un motto che non funzionerà nel mondo della meditazione. Se non sai cosa fare, non fare nulla. La mente è molto articolata, complessa, delicata. Se non sai cosa fare, è meglio non fare nulla, perché qualsiasi cosa tu faccia senza consapevolezza, creerà complessità ancor maggiori, e non risolverà nulla. E può anche essere fatale, può essere un vero e proprio suicidio. Se non sai nulla sulla mente... e di fatto non ne sai assolutamente nulla: la mente è solo una parola. Non ne conosci la complessità. La mente è la cosa più complessa che esista al mondo, nulla la eguaglia. Ed è la cosa più delicata: la puoi distruggere, puoi fare qualcosa di irrimediabile. Queste tecniche si fondano su una comprensione profonda, su un incontro molto profondo con la mente umana. Ogni tecnica ha alle spalle una lunga sperimentazione. Per cui, ricorda: non fare nulla da solo, e non mischiare tra loro due tecniche, poiché funzionano in maniera diversa, hanno strade diverse, i loro presupposti sono diversi. Portano alla stessa meta, ma in quanto metodi sono assolutamente diversi tra loro. A volte possono essere addirittura diametralmente opposti. Dunque, non mischiarli. Anzi, non mischiare mai nulla: usa la tecnica così come ti viene data. Non cambiarla, non perfezionarla: non puoi farlo, e qualsiasi cambiamento ti potrà essere fatale. Infine, prima di iniziare a praticare una tecnica, accertati di averla capita. Se ti senti confuso e non sai con precisione di cosa si tratti, è meglio che tu non faccia nulla, perché ogni tecnica porterà inevitabilmente in te una rivoluzione. Come prima cosa, cerca di capire la tecnica nei minimi dettagli. Quando l'hai compresa, provala. Ma non usare il motto di quel vecchio medico: quando non sai cosa fare, fa' qualcosa! No, non fare assolutamente nulla. Quel non fare nulla ti sarà di maggior giovamento. (5) Il metodo giusto funzionerà Certo, quando provi il metodo giusto, funziona immediatamente. Per questo continuerò a esporre metodi, giorno dopo giorno. Provali! Giocaci: vai a casa e provali. Il metodo giusto, quando lo trovi, scatta semplicemente: qualcosa in te esplode, e tu sai che "questo è il metodo giusto per me". Ma occorre uno sforzo, e ti stupirai che all'improvviso un« giorno un metodo avrà funzionato. Ho scoperto che mentre giocate la vostra mente è più aperta. Quando siete seri la vostra mente non lo è molto: è chiusa. Per cui, giocate. Non siate troppo seri, limitatevi a giocare. E questi metodi sono semplici: potete giocarci. Prendi un metodo: giocaci almeno per tre giorni. Se ti da una precisa sensazione di affinità, se ti da una sensazione di benessere, se ti da una sensazione di affiatamento, allora usalo seriamente. Dimentica tutte le altre tecniche. Non giocare più con gli altri metodi: rimani legato a quello, almeno per tre mesi. Possono accadere miracoli. La sola cosa importante è che quella tecnica ti si addica. Se non ti si addice, non accade nulla. In quel caso, puoi usarla per tutta una vita, ma non accadrà nulla. Se il metodo ti si addice, bastano perfino tre minuti... (6) Quando abbandonare il metodo Tutti i grandi Maestri affermano che un giorno dovrai abbandonare il metodo. E prima accade, meglio è. Nel momento in cui ti realizzi, nel momento in cui la consapevolezza si sprigiona , dentro di te, abbandona subito il tuo metodo. Buddha ha ripetuto in continuazione un racconto: cinque idioti attraversarono un villaggio. Vedendoli, la gente si stupiva poiché trasportavano una barca sulla testa. Era una barca molto grossa, e il peso quasi li uccideva. Qualcuno chiese loro: «Cosa fate?» Ed essi risposero: «Non possiamo abbandonare questa barca: ci ha aiutati a venire dall'altra sponda a questa. Come potremmo abbandonarla? Grazie a lei siamo potuti arrivare fin. qui! Senza di lei saremmo morti sull'altra sponda. La notte stava per sopraffarci ed eravamo circondati da animali selvatici; sull'altra sponda era evidente che il mattino ci avrebbe visto morti. Non lasceremo mai questa barca. Il nostro debito verso di lei sarà eterno. La trasporteremo sulla testa in segno di perenne gratitudine!» I metodi sono pericolosi solo se sei inconsapevole; altrimenti possono essere usati tranquillamente. Pensi che una barca sia pericolosa? Lo è se pensi di portartela sulle spalle per tutta la vita, in segno di gratitudine. Altrimenti, non è altro che una zattera da usare e abbandonare, da usare e mettere da parte, da usare senza rimpianti: non ha senso, non occorre! Se abbandoni il rimedio, automaticamente inizierai ad assestarti nel tuo essere. La mente continua ad aggrapparsi; non ti permetterà mai di assestarti nel tuo essere. Mantiene sveglio il tuo interesse in qualcosa che tu non sei: le barche. Quando non ti aggrappi a nulla, non esiste luogo in cui andare; tutte le barche sono state abbandonate, non puoi andare da nessuna parte; tutti i sentieri sono stati abbandonati, non puoi andare da nessuna parte; tutti i sogni e i desideri sono scomparsi, non c'è direzione in cui incamminarsi. Il rilassamento avviene in maniera spontanea. Pensa alla parola "rilassamento". Sii... assestati in te stesso... sei arrivato a casa. Per un istante, tutto è fragranza, e l'istante successivo la cerchi disperatamente, senza trovarla: dov'è andata? All'inizio avrai solo dei bagliori. Pian piano, prenderanno consistenza, e dureranno più a lungo. Pian piano, molto piano, pianissimo, arriveranno ad assestarsi per sempre. Prima di allora, non potrai darli per scontati; sarebbe un errore. Quando siedi in meditazione, in una sessione di meditazione, accadrà. Ma poi se ne andrà. Dunque, cosa dovresti fare tra quelle sessioni? Tra quelle sessioni, continua a utilizzare il metodo. Abbandonalo quando ti trovi in meditazione profonda. Verrà il momento, man mano che la consapevolezza si farà sempre più pura, in cui all'improvviso sarà assolutamente pura: allora lascia il metodo, abbandonalo, scordalo completamente, assestati e limitati a essere. Ma all'inizio tutto questo accadrà solo per alcuni momenti. A volte accade qui, ascoltandomi. Per un istante, simile a una brezza, vieni trasportato in un altro mondo, il mondo della non-mente. Per un istante sai di sapere, ma solo per un istante. Poi di nuovo l'oscurità si addensa, e la mente torna con tutti i suoi sogni, con tutti i suoi desideri e le sue stupidaggini. Per un istante le nubi si sono disperse e tu hai visto il sole. Ora le nubi sono tornate; tutto è oscurità e il sole è scomparso. Ora sarà difficile perfino credere che il sole esista. Sarà difficile credere di aver sperimentato ciò che hai provato proprio un istante prima. Forse è stata una fantasia. La mente potrebbe dire che si è trattato solo di immaginazione. E così incredibile, sembra così impossibile, che possa essere accaduto a te. Con tante stupidaggini in mente, con tutte queste nubi e questa oscurità, è accaduto proprio a te: per un istante hai visto il sole. Non sembra possibile, di certo te lo sei immaginato; forse hai sognato e nel sogno hai visto tutto ciò. Tra due sessioni, ricomincia: entra nella barca, torna a usarla. (7) L'immaginazione può esserti utile Come prima cosa devi capire cos'è l'immaginazione. Oggigiorno è molto criticata. Nel momento in cui senti la parola "immaginazione" dirai subito che è inutile, perché noi vogliamo sempre qualcosa di reale, non di immaginario. Ma l'immaginazione è una realtà, è una abilità, è una potenzialità che esiste dentro di te. Tu puoi immaginare. Ciò vuol dire che il tuo essere è capace di immaginazione. Si tratta di una abilità reale. Tramite questa immaginazione puoi distruggere oppure creare te stesso, dipende da te. L'immaginazione è molto potente. È una forza in potenza. Cos'è l'immaginazione? Significa assumere un'attitudine in maniera così profonda, da renderla realtà. Ad esempio, forse hai sentito parlare di una tecnica usata in Tibet: lo chiamano lo yoga del calore. La notte è fredda, cade la neve, e il lama tibetano si erge nudo sotto il cielo aperto. La temperatura è sotto zero. Tu moriresti congelato. Ma il lama pratica una tecnica particolare: immagina che il suo corpo sia una fiamma ardente, al punto che nell'immaginazione si mette a sudare, tanto è il calore. E accade: suda, sebbene la temperatura sia sotto zero e persino il sangue dovrebbe gelare. Il lama suda. Cosa accade? Quel sudore è reale, il suo corpo è realmente caldo. Ma è una realtà creata dall'immaginazione. Una volta entrato in sintonia con la tua immaginazione, il i corpo inizia a funzionare. Già stai facendo molte cose senza sapere che sono frutto della tua immaginazione. Molte volte tramite l'immaginazione crei una malattia; e immagini che questo male è presente, ne sei infetto, ti circonda. Sei diventato ricettivo, ed è più che probabile che a quel punto ti ammali, e quella malattia è reale, sebbene sia creata dall'immaginazione. L'immaginazione è una forza, un'energia, e la mente scorre attraverso di lei. E a quel punto, il corpo le va dietro. (8) Questa è la differenza tra la tradizione tantrica e l'ipnosi occidentale: l'ipnotizzatore pensa che tramite l'immaginazione tu stia creando qualcosa; il tantra non pensa che tu possa creare qualcosa, ma che tramite l'immaginazione tu semplicemente entri in sintonia con qualcosa che già esiste. Qualsiasi cosa tu possa creare attraverso l'immaginazione non può durare per sempre. Se non è una realtà, allora è falsa, irreale, e tu stai creando una allucinazione. (9) 2. Consigli per principianti Uno spazio sufficiente Quando cerchi di meditare, stacca il telefono, liberati da ogni impegno. Lascia un avviso fuori dalla porta, in modo che per un'ora nessuno bussi: informa che stai meditando. Inoltre, quando entri nella stanza di meditazione, togliti le scarpe, perché stai calpestando un terreno sacro. Non toglierti solo le scarpe, liberati anche di qualsiasi preoccupazione. Consapevolmente, lascia tutto quanto insieme alle scarpe. Entra libero da preoccupazioni. Puoi trovare un'ora su ventiquattro: usa ventitré ore per le tue preoccupazioni, per i desideri, i pensieri, le ambizioni, per le tue proiezioni. Ma da tutto questo tieni libera un'ora, e alla fine scoprirai che solo quell'ora è stata la vera ora reale della tua vita, e le altre ventitré non sono state altro che un puro spreco di tempo. Solo quell'ora si salverà, tutto il resto andrà perduto. (10) Il luogo adatto Trova un posto in cui l'ambiente sia adatto alla meditazione. Ad esempio, stare seduti sotto un albero aiuterà. Invece di andare a sederti di fronte a una sala cinematografica o sotto la pensilina di una stazione ferroviaria, immergiti nella natura, vai in montagna, sotto gli alberi, vicino ai fiumi dove il Tao ancora scorre, vibra, pulsa, fluisce intorno a te. Gli alberi vivono in meditazione costante: è una meditazione silente, inconsapevole. Non ti sto dicendo di diventare un albero; tu devi diventare un Buddha! Ma Buddha ha una cosa in comune con l'albero: è verde come lui, è ricco di linfa vitale come lo è lui, vive celebrando come lui. Certo, con una differenza: Buddha è consapevole, l'albero è inconsapevole. L'albero vive nel Tao in maniera inconsapevole; un Buddha vive nel Tao in maniera consapevole. E una differenza molto grande: la stessa che esiste tra la terra e il cielo. Tuttavia, se ti siedi di fianco a un albero, circondato da bellissimi uccelli cinguettanti, o da pavoni in festa, oppure dal semplice fiume che scorre, o di fianco a una cascata, in questo sublime concerto... Trova un posto in cui la natura ancora non è stata disturbata, ancora non è inquinata. Se non riesci a trovarlo, chiudi le porte della tua casa, e siediti nella tua stanza. Se è possibile, dedica una stanza solo alla meditazione. Basterà un angolino, ma tienilo solo per meditare. Perché deve essere adibito solo alla meditazione? Perché ogni azione crea una vibrazione propria. Se in quel luogo ti limiti a meditare, diventerà meditativo. Ogni giorno, quando mediti, esso assorbirà la tua vibrazione. E il giorno dopo, quando tornerai, quelle vibrazioni ricadranno su di te: ti aiuteranno, saranno un'eco, una risposta. Solo quando sarai veramente in meditazione, potrai meditare di fronte a un cinema, o in una stazione ferroviaria. Per quindici anni ho viaggiato in continuazione in questo paese, senza mai fermarmi, giorno dopo giorno, anno dopo anno, in treno, o in aereo, oppure in automobile: non faceva differenza alcuna. Quando si ha veramente messo radici nel proprio essere, nulla può più fare differenza. Ma questo non vale per i principianti. Quando l'albero ha messo radici, possono venire i venti e le piogge e le nubi; ogni cosa va bene, rende l'albero più integro. Ma quando l'albero è ancora piccolo, è delicato, persino un bambino può rivelarsi pericoloso, basta il passaggio di una mucca a distruggerlo. (11) Mettiti comodo Trova una posizione che ti permetta di dimenticare il corpo. Cos'è la comodità? Allorché riesci a dimenticare il tuo corpo, sei comodo. Quando il corpo continua a ricordarti la sua presenza, sei scomodo. Quindi, che tu sia seduto su una sedia o per terra, non ha importanza. Siedi in maniera confortevole, perché se non sei a tuo agio nel corpo, non puoi aspirare alle benedizioni che appartengono a strati più profondi: ti sei lasciato sfuggire il primo livello, tutti gli altri rimarranno chiusi. Se vuoi veramente essere felice, estatico, parti fin dall'inizio da una dimensione di beatitudine. La comodità del corpo è un bisogno primario per tutti coloro che aspirano alle estasi della sfera interiore. (12) Inizia con una catarsi Non dico mai alle persone di iniziare stando semplicemente sedute. Fa che l'inizio sia facile. Altrimenti percepirai inutilmente cose che non esistono. Se inizi con lo stare semplicemente seduto, dentro di te sarai molto disturbato. E più ti sforzerai di stare semplicemente seduto, più ti sentirai disturbato. La sola cosa di cui diventerai consapevole sarà la tua mente folle. Questo produrrà in te un senso di depressione; ti sentirai frustrato, non ti sentirai affatto beato. Anzi, inizierai a credere di essere pazzo. E a volte puoi anche impazzire! Se fai un vero sforzo per stare semplicemente seduto, puoi veramente impazzire. La follia non esplode tanto facilmente solo perché la gente non tenta veramente di farlo. Lo stare seduto ti porta a conoscere un volume di pazzia tale dentro di te, che se sei onesto nel tuo sforzo e vai avanti, puoi veramente diventare pazzo. In passato è accaduto molte volte, per cui non consiglio mai nulla che possa creare frustrazione, depressione, tristezza... nulla che ti permetta di diventare troppo consapevole della tua pazzia. E tu puoi non essere pronto a essere consapevole di tutta la pazzia che hai in te. Ti deve essere permesso conoscere certe cose per gradi. Non sempre la conoscenza è una cosa buona. Si deve sviluppare per [ gradi, lentamente, in base alla crescita della tua capacità di assorbimento. Io parto dalla tua follia, non da una posizione "da seduto". Io lascio spazio alla tua follia. Se danzi come un folle, dentro di te accade la cosa opposta. Una danza folle ti rende consapevole di un punto silenzioso dentro di te; stando seduto in silenzio, inizi a essere consapevole della follia. L'opposto è sempre il punto di consapevolezza. Facendoti danzare in maniera folle, caotica, con il pianto, con il respiro caotico, io lascio spazio alla tua follia. In questo modo tu inizi a essere consapevole di un punto sottile, un punto in profondità dentro di te, silente e immobile, in contrasto con la follia della periferia. E ti sentirai molto estatico; al tuo centro esiste un silenzio interiore. Viceversa, se ti limiti a stare seduto, la sfera interiore diventerà follia: all'esterno sarai in silenzio, ma dentro di te sarai pazzo. Sarà meglio se inizi con qualcosa di attivo, qualcosa di positivo, di vivo, con del movimento. In questo caso inizierai a sentir crescere in te una immobilità interiore. E più crescerà, più ti sarà possibile usare la posizione da seduto o quella da sdraiato; le possibilità di una meditazione silenziosa aumenteranno. Ma a quel punto le cose saranno diverse, assolutamente diverse. Una tecnica di meditazione che inizia con il movimento, l'azione, ti aiuta anche in altri modi: diventa una catarsi. Quando sei semplicemente seduto, sei frustrato: la tua mente si vuole muovere e tu sei semplicemente seduto. Ogni muscolo si rigira, ogni nervo si ribella. Stai cercando di forzare in te qualcosa che non ti è naturale. In questo modo ti dividi tra colui che tenta di forzare e colui che viene forzato. E di fatto, la parte che viene costretta, che viene repressa, è la più autentica. Questa parte della tua mente è maggiore di quella che viene repressa, per cui è inevitabile che esca vincente. Di fatto, deve essere debellata la parte che reprime, non la parte repressa. Si è accumulata in te, perché l'hai continuamente repressa. Il modo in cui sei stato allevato, la civiltà, l'educazione, sono forme repressive. Hai represso molte cose che avrebbero potuto essere espulse con estrema facilità, con un'educazione diversa, con un'istruzione più cosciente, con genitori più consapevoli. Se avesse avuto una maggior consapevolezza del meccanismo interiore della mente, la cultura avrebbe potuto permetterti di espellere molte cose. Ad esempio, quando un bambino è in collera, gli diciamo: «Non arrabbiarti!» E il bambino impara a reprimere la rabbia. Col tempo, ciò che era momentaneo diventa permanente. A quel punto egli non manifesterà più la sua rabbia, ma rimarrà collerico. E noi tutti abbiamo accumulato un volume di collera incredibile, reprimendo quelle che erano esplosioni momentanee. Nessuno può essere continuamente in collera, a meno che la rabbia non sia stata repressa. La rabbia è qualcosa di momentaneo che va e viene; se è espressa, non rimarrai in collera. Per cui, io lascerei che il bambino sia arrabbiato, in maniera più autentica. Arrabbiati, ma fallo profondamente. Non reprimere la tua rabbia. Certo, ci saranno dei problemi. Se diciamo: «Arrabbiati», tu andrai in collera con qualcuno. Ma un bambino può essere corretto. Gli si può dare un cuscino e gli si può dire: «Arrabbiati con questo cuscino. Scarica la tua violenza sul cuscino». Fin dall'infanzia il bambino può essere allevato in modo che la sua collera venga deviata. Gli si possono dare oggetti che possa gettare, fino a scaricare la propria collera. Nel giro di pochi minuti, di secondi, la sua rabbia svanirà e non si accumulerà in lui. Tu hai accumulato rabbia, sesso, violenza, avidità, di tutto! Ed ora questo accumulo permane in te come follia. Esiste, dentro di te. Se inizi con una qualsiasi meditazione repressiva (ad esempio, stando semplicemente seduto) reprimerai tutte queste cose, non permetterai loro di uscire in libertà. Per cui, io inizio con una catarsi. Come prima cosa, lascia che le cose represse escano all'aria aperta. E quando sarai riuscito a gettar fuori la tua rabbia, sarai maturo. Se non si riesce a essere in amore da soli, se si ama solo la persona amata, non si è realmente maturi. In questo caso si dipende da qualcuno perfino per poter amare. Dev'esserci qualcuno: solo in quel caso posso amare. Ma quell'amore non può che essere superficiale: non è la mia natura. Se mi trovo solo in una stanza e non mi sento affatto amorevole, è un segno che quella [qualità d'amore non è scesa in profondità: non è diventata parte [ del mio essere. Diventi sempre più maturo, man mano che sei sempre meno dipendente. Se riesci ad andare in collera da solo, sei più maturo: non hai bisogno di un oggetto per andare in collera. Ecco perché all'inizio rendo obbligatoria la catarsi. Devi buttar fuori ogni cosa, espellere tutto quanto, senza che per farlo ti sia necessario un oggetto. Vai in collera senza la persona con la quale vorresti esplodere di rabbia. Piangi senza una causa. Ridi, ridi semplicemente, senza nulla di cui ridere. In questo modo potrai espellere semplicemente tutto ciò che hai accumulato dentro di te. Potrai liberartene semplicemente! E quando saprai come fare, potrai liberarti dell'intero passato. In pochi istanti ti puoi liberare della tua vita intera, addirittura di vite intere. Se sei pronto a liberarti di ogni cosa, se riuscirai a far uscire la tua follia, nel giro di pochi minuti farai una profonda pulizia. A quel punto sarai limpido, fresco, innocente. Di nuovo sarai un bambino. A quel punto, nella tua innocenza, potrai sederti e meditare — sarà sufficiente stare seduto, sdraiato, o assumere qualsiasi altra posizione — perché a quel punto nessun folle dentro di te disturberà il tuo essere seduto. La prima cosa da fare è ripulirsi: una catarsi. Altrimenti, gli esercizi di respirazione, il semplice stare seduti, la pratica delle asana, delle posizioni dello yoga, non serviranno ad altro che a reprimere qualcosa. E accade una cosa molto strana: quando hai permesso a ogni cosa di uscire, lo stare seduto accadrà semplicemente, e così le asana. Saranno una cosa spontanea. Inizia con la catarsi, solo allora qualcosa di buono potrà fiorire dentro di te. Avrà una qualità diversa, una diversa bellezza, e ambedue saranno autentiche. Quando il silenzio viene a te, quando discende su di te, non è qualcosa di falso. Non lo hai coltivato. Ti accade; sorge in te. Lo inizi a sentir crescere dentro di te, proprio come una madre inizia a sentire la crescita del suo bambino. (13) Quando io stesso tenevo i campi di meditazione, tutti i pomeriggi usavo questo metodo: tutti i partecipanti sedevano insieme e a tutti era permesso fare qualsiasi cosa volessero, senza restrizione alcuna. La sola condizione era che non interferissero nel lavoro degli altri. Potevano dire tutto ciò che volevano; piangere, se volevano piangere, ridere, se volevano ridere. C'erano mille persone, ed era veramente una scena comica! Persone serissime, gente di cui non avreste mai messo in dubbio la serietà, facevano cose stupidissime! Qualcuno faceva smorfie, tirava fuori la lingua fin quasi a strapparla: ed era magari un commissario di polizia! Non potrò mai dimenticare un uomo che si sedeva di fronte a me ogni giorno. Era un uomo molto ricco che veniva da Ahmedabad, e poiché giocava in borsa, passava la vita attaccato al telefono. Quando iniziava questa meditazione, nel giro di due o tre minuti prendeva il telefono. Si metteva a fare il numero, urlava: «Hello!» E poi diceva — dal volto si aveva l'impressione che avesse ottenuto una risposta — «Comprate!» E andava avanti per un'ora, telefonava di qui e di là, e ogni tanto mi guardava sorridendo: «Che cose assurde sto facendo!» Ma io dovevo restare serissimo. Non gli ho mai sorriso. Per cui, lui riprendeva a telefonare: «Nessuno fa caso a me, tutti badano ai fatti loro». Mille persone, e tutte facevano le cose più impensate... ed erano le cose che ruminavano in continuazione dentro di loro. Quella era un'occasione preziosa per lasciarle uscire: era una vera commedia! Jayantibhai supervedeva il campo di meditazione del Monte Abu, e uno dei suoi amici più intimi si tolse tutti i vestiti. Era una vera sorpresa! Jayantibhai, in piedi vicino a me, rimase allibito. Quell'uomo era molto ricco e molto serio; cosa stava facendo lì, di fronte a mille persone? E subito dopo si mise a spingere la macchina che mi aveva portato fin lì; era l'auto di Jayantibhai. Eravamo in alta montagna, e proprio di fronte a noi c'era un dirupo alto più di duemila metri, e quell'uomo nudo vi stava spingendo l'automobile. Jayantibhai mi chiese: «Cosa si deve fare? Mi distruggerà la macchina, e non ho mai pensato che quest'uomo ce l'avesse con la mia auto. Siamo molto amici». Per cui gli dissi: «Spingila dall'altro lato; altrimenti...». Per cui si mise a frenare l'auto, e il suo amico gli saltò intorno, urlando: «Spostati! Ho sempre odiato questa automobile!» Perché lui non aveva un'auto straniera, mentre Jayantibhai l'aveva, e la teneva a mia disposizione. Andavo al Monte Abu tre o quattro volte l'anno, per cui teneva l'auto solo per me. In cuor suo il suo amico deve aver provato una gelosia feroce per non avere una macchina di marca straniera. A quel punto alcune persone, vedendo la situazione, corsero in aiuto. Quando vide che tante persone gli impedivano di fare ciò che voleva, per protesta salì su un albero proprio di fronte a me. Nudo, si sedette in cima, e iniziò a scuoterlo. C'era pericolo che cadesse dall'albero in testa a quelle mille persone. E Jayantibhai mi chiese: «Cosa dobbiamo fare, ora?» Dissi: «E tuo amico. Lascialo fare, non ti preoccupare. Sposta solo le persone un po' in qua e in là, e lascialo fare ciò che vuole. Adesso non sta più distruggendoti l'automobile. Al massimo ne uscirà con delle fratture multiple». Quando le persone si spostarono, anche lui smise di agitarsi. In silenzio rimase seduto sull'albero. Al termine della meditazione era ancora seduto in cima all'albero, per cui Jayantibhai gli disse: «Adesso scendi. La meditazione è finita». Fu come se si svegliasse, si guardò intorno e vide che era nudo! Balzò dall'albero, corse a vestirsi e chiese: «Cosa mi è successo?» Nel cuore della notte venne a trovarmi: «È stata una meditazione molto pericolosa! Avrei potuto uccidermi, o ammazzare qualcuno. Avrei potuto distruggere l'automobile, e io sono un caro amico di Jayantibhai, e non ho mai pensato... ma di certo questa idea era dentro di me. Odio la semplice idea che tu venga qui sempre con la sua macchina, e odio l'idea che lui abbia un'auto importata, ma non ne sono mai stato cosciente. E cosa facevo su quell'albero? Devo aver avuto in me tonnellate di violenza, volevo uccidere qualcuno!» Quella meditazione era di immensa utilità. In un'ora rilassava la gente al punto che tutti venivano a dirmi: «Abbiamo la sensazione che un peso opprimente sia scomparso dalla nostra testa. Non eravamo consapevoli di cosa portavamo dentro di noi». Ma perché ne diventassero consapevoli, non c'era altra via se non quell'esprimersi senza condizioni di sorta. Fu solo un piccolo esperimento, ma dissi a quelle persone di continuarlo: «Presto arriverete a scoprire molte altre cose, e un giorno arriverete al punto in cui tutto verrà esaurito. Ricordate solo di non interferire con nessun altro, non siate distruttivi. Dite qualsiasi cosa vogliate dire, urlate senza restrizioni, prendetevi ogni libertà, e liberatevi di tutto ciò che avete accumulato.» Ma viviamo in uno strano mondo. Il governo del Rajasthan emanò una risoluzione parlamentare che mi impediva di tenere campi di meditazione sul Monte Abu, poiché avevano sentito parlare di tutte le cose che vi accadevano: persone a posto sotto ogni punto di vista che quasi impazzivano e facevano cose impensabili. Ma quei politici al governo non hanno la minima idea di cosa sia la mente dell'uomo, delle sue inibizioni e di come liberarsene e scioglierle. E io dovetti interrompere quella meditazione, altrimenti non mi avrebbero più permesso di tenere i miei campi di meditazione sul Monte Abu. (14) 3. Istruzioni per la libertà Le tre cose essenziali La meditazione presuppone alcune cose essenziali, qualsiasi sia il metodo usato: queste sono comuni a tutti. La prima è uno stato d'animo rilassato: non lottare con la mente, non controllare la mente, non concentrarti. La seconda cosa: limitati a osservare con una consapevolezza rilassata qualsiasi cosa accada, senza interferire. Osserva la mente, in silenzio, senza giudizio, senza critiche. Queste sono le tre cose: rilassamento, osservazione, assenza di giudizio, e pian piano su di te scenderà un profondo silenzio. Dentro di te si arresterà ogni movimento. Esisterai senza neppure la sensazione di "esistere", sarai semplice spazio puro. Esistono centododici metodi di meditazione. Io ho parlato di tutti: nella loro struttura sono diversi, ma la base rimane la stessa: rilassamento, osservazione e uno stato d'animo libero da giudizio. (15) Gioca Milioni di persone si lasciano sfuggire la meditazione solo perché questa ha assunto la connotazione sbagliata. Si presenta come una cosa seria, lugubre, ricorda qualcosa di clericale; sembra essere adatta a qualcuno che è già morto, o sta per morire: a persone fosche, serie, dal volto lugubre, che hanno perso ogni allegria, ogni senso del piacere, del gioco, della festa... In realtà, sono proprio queste le qualità della meditazione: una persona che medita veramente è allegra; per lei la vita è un divertimento, la vita è leggera, è un gioco. Chi medita gioisce immensamente. Non è serio. È rilassato. (16) Sii paziente Non aver fretta. Troppo spesso la fretta provoca ritardi. Anche se muori di sete, aspetta con pazienza: più profonda è l'attesa, prima la tua sete verrà lenita. Hai seminato, ora siedi all'ombra e aspetta che accada. Il seme si romperà, fiorirà, ma tu non puoi accelerare questo processo. Forse che ogni cosa non richiede il suo tempo? Devi lavorare, ma lascia a Dio i frutti del tuo lavoro. Nulla nella vita va mai sprecato, specialmente i passi compiuti verso la verità. Ma a volte si è presi dall'impazienza; l'impazienza accompagna la sete, ma è un ostacolo. Conserva la tua sete e scaccia l'impazienza. Non confondere l'impazienza con la tua sete. La sete comporta un'ardente aspirazione, ma non la lotta; l'impazienza comporta lotta, ma nessuna aspirazione ardente. Un'ardente aspirazione porta con sé l'attesa priva di pretese; l'impazienza comporta pretese, senza attesa alcuna. La sete è accompagnata da lacrime silenti; l'impazienza è conflitto irrequieto. Non è possibile mettersi a cavallo della verità e guidarla a proprio piacimento: la si consegue arrendendosi, non lottando. La si conquista attraverso una resa totale. (17) Non aspettarti dei risultati L'ego prende di mira i risultati, la mente brama ottenere risultati. Alla mente non interessa mai l'azione in quanto tale, è interessata ai risultati: "Cosa guadagnerò da tutto questo?" Se la mente riesce a guadagnare qualcosa senza far nulla, sceglierà di certo quella scorciatoia. Ecco perché le persone istruite diventano così astute: sono abilissime nel trovare scorciatoie. Far soldi in modo legale ti terrà occupato per tutta una vita. Viceversa, se riesci a far soldi frodando, giocando d'azzardo, o in qualsiasi altro modo — diventando un leader politico, un primo ministro, un presidente — in questo caso avrai a disposizione ogni sorta di scorciatoie. La persona istruita diventa astuta. Non diventa saggia, diventa semplicemente astuta, al punto che vuole avere tutto, senza fare nulla. La meditazione accade solo a coloro che non mirano ai risultati. La meditazione è uno stato dell'essere non teso a uno scopo. (18) Apprezza l'inconsapevolezza Quando sei consapevole goditi la consapevolezza, e quando sei inconsapevole goditi l'inconsapevolezza. Non c'è nulla di male, poiché l'inconsapevolezza è una forma di riposo. Altrimenti la consapevolezza diventerebbe tensione. Se fossi sveglio ventiquattro ore al giorno, quanti giorni penseresti di riuscire a vivere? Senza cibo un uomo può vivere tre mesi; senza il sonno, nel giro di tre settimane impazzirà, e cercherà di suicidarsi. Di giorno sei sveglio; la notte ti rilassi, e quel rilassamento ti aiuta a essere più sveglio di giorno, ti ridona freschezza. Le tue energie hanno avuto un periodo di riposo, e la mattina dopo saranno più fresche. La stessa cosa accade nella meditazione: per qualche istante sei perfettamente consapevole, sei sulla vetta, e per qualche istante ti ritrovi nella valle, a riposo. La consapevolezza è scomparsa, te ne sei dimenticato. Ma cosa c'è di male? È semplice. Tramite l'inconsapevolezza la consapevolezza tornerà a risvegliarsi, più fresca, più giovane, e il processo tornerà a ripetersi. Se riesci a godere di entrambe le situazioni ne accadrà una terza, ed è questo il punto che va compreso: se riesci a godere entrambi quegli spazi, vorrà dire che non sarai più né l'uno né l'altro, non sarai né la consapevolezza né l'inconsapevolezza: sei colui che si gode entrambe le dimensioni. Qualcosa di trascendente entra in gioco. Di fatto, questo è il vero testimone. Ti godi la felicità, che male c'è? E quando la felicità se ne sarà andata e tu sarai triste, che male ci sarà nella tristezza? Goditela. Quando riuscirai a goderti anche la tristezza, non sarai più né l'una né l'altra cosa. E voglio dirti questo: godersi la tristezza ha una bellezza propria. La felicità è un po' superficiale; la tristezza è molto profonda, nasconde un abisso. Un uomo che non ha mai conosciuto la tristezza sarà superficiale, vivrà con leggerezza. La tristezza è simile a una notte oscura, è molto profonda. L'oscurità ha in sé un silenzio, e così pure la tristezza. La felicità è effervescente, ha una qualità sonora. È simile a un fiume che scorre tra i monti; crea una sua musica. Ma tra i monti il fiume non potrà mai essere profondo, è sempre superficiale. Quando giunge a valle acquista profondità, ma ogni suono scompare. Scorre come se non scorresse affatto. La tristezza ha questa profondità. Perché creare difficoltà? Quando sei felice, sii felice, divertiti. Non identificarti con la felicità. Quando ti dico di essere felice, voglio dire: goditi la felicità. Lascia che sia un'atmosfera che muta e si evolve: la mattina si trasforma in giorno fatto, e il giorno diventa sera, e poi viene la notte. Lascia che la felicità sia un'atmosfera che ti avvolge. Godila, e quando verrà la tristezza, goditi anche questa. Io ti insegno a godere qualsiasi cosa accada. Siedi in silenzio e goditi la tristezza, e all'improvviso non sarà più tristezza; diverrà un istante silente e quieto, bellissimo nella sua essenza. Non c'è niente di sbagliato in esso. E a quel punto avverrà l'alchimia suprema, il punto in cui all'improvviso scopri di non essere né l'una né l'altra cosa: non sei né felice né triste. Sei colui che osserva: osservi le vette e osservi le valli, ma non sei né l'uno né l'altro. Quando avrai raggiunto questo punto, potrai celebrare ogni cosa: la vita, e la morte. (19) Le macchine possono essere utili Ma non creano di per sé la meditazione In tutto il mondo sono state sviluppate una infinità di macchine, che si pretende diano la meditazione; tu devi solo metterti in cuffia e rilassarti, e nel giro di dieci minuti raggiungerai uno stato meditativo. Questa è pura e semplice stupidità, ma esiste una ragione che ha reso possibile questa idea ai tecnici: quando è sveglia, la mente funziona su una lunghezza d'onda particolare. Quando sogna, funziona su un'altra lunghezza d'onda. Quando è profondamente addormentata funziona su una lunghezza d'onda diversa ancora. Ma nulla di tutto questo è meditazione. Per migliaia di anni abbiamo chiamato la meditazione turiya, "la quarta". Allorché vai al di là del sonno più profondo, e tuttavia rimani consapevole, quella consapevolezza è detta meditazione. Non è un'esperienza: è il tuo stesso essere. Tuttavia queste macchine, frutto di alta tecnologia, possono essere di grandissimo aiuto, se messe nelle mani giuste. Possono aiutarti a creare nella tua mente quelle onde che ti danno una sensazione di rilassamento, come se fossi mezzo addormentato... i pensieri scompaiono, e viene un momento in cui dentro di te tutto diventa silenzio. In quel momento le onde sono le stesse del sonno profondo. Tu non sarai consapevole di questo sonno profondo, ma dopo dieci minuti, quando non sarai più collegato alla macchina, ne vedrai gli effetti: sarai calmo, quieto, in pace, libero da preoccupazioni e da tensioni; la vita ti sembrerà più divertente e più allegra. Si ha la sensazione di aver fatto un bagno interiore: tutto il tuo essere è calmo e tranquillo. Con le macchine le cose diventano scontate, in quanto non dipendono affatto dal tuo agire. La stessa cosa accade quando ascolti la musica: ti senti in pace, in armonia. Quelle macchine ti porteranno fino al terzo stato: un sonno profondo, un sonno privo di sogni. Ma se pensi che questo sia meditazione, ti sbagli. Io direi che questa è un'ottima esperienza, e mentre ti trovi in quel periodo di sonno profondo, se al tempo stesso riesci a restare consapevole fin dal principio, mentre la mente cambia le sue frequenze... devi essere più sveglio, più all'erta, osservare con maggior presenza cosa accade. Allora vedrai che pian piano la mente si addormenta. E se riesci a vedere la mente mentre si addormenta... colui che vede questo è il tuo essere: questo è lo scopo di ogni autentica meditazione. Queste macchine non possono produrre quella consapevolezza. La devi creare tu, ma di certo le macchine possono creare nel giro di dieci minuti un'occasione che forse tu non riusciresti a produrre in anni di sforzi. Quindi, io non sono contro questi strumenti, sono favorevole al loro uso. Voglio solo che le persone che stanno diffondendo queste macchine nel mondo sappiano che stanno facendo un buon lavoro, ma che non è completo. Sarà completo solo quando la persona immersa nel silenzio più profondo sarà anche sveglia, come una piccola fiamma di consapevolezza che continua a ardere. Si è circondati dall'oscurità, dal silenzio, dalla quiete, tutto svanisce tranne un'immobile fiamma di consapevolezza. Quindi, se quelle macchine sono nelle mani giuste, se alle persone viene spiegato che la cosa essenziale non accade attraverso la macchina, questa può solo creare il terreno essenziale su cui quella fiamma può crescere. Viceversa la fiamma dipende da te, non dalla macchina. Quindi, da un lato io sono favorevole a quelle macchine, dall'altro sono profondamente contrario, perché molte, moltissime persone penseranno che quella è meditazione, e verranno ingannate. Queste macchine provocheranno danni immensi, ma presto si diffonderanno in tutto il mondo. Ed è facile costruirle, non sono una gran cosa: si tratta solo di creare certe lunghezze d'onda. Da quelle macchine i musicisti possono imparare quali onde esse creino nelle persone, e possono ricreare le stesse onde con i loro strumenti. Non serviranno quelle macchine, basteranno i musicisti, e tu inizierai a sentirti assonnato! Tuttavia, se riesci a rimanere sveglio nel sonno più profondo, se vedrai che basta un solo passo in più per cadere nell'incoscienza... avrai imparato il segreto. Quella macchina può essere utilizzata in maniera splendida. E questo vale per tutte le macchine che esistono al mondo: nelle mani giuste possono dare benefici immensi all'umanità. Nelle mani sbagliate possono diventare ostacoli. E sfortunatamente, esiste una infinità di mani sbagliate... Ma questa non è meditazione, si tratta di semplici cambiamenti nelle onde radio che continuamente si muovono nell'aria, intorno a te. In quanto esperienza, è di certo molto utile; se non ci fossero queste macchine, per molte persone la meditazione rimarrebbe solo una parola. La gente pensa che mediterà, un giorno. Ma rimane il dubbio che si tratti di meditazione. Purtroppo l'occidente è meccanico, e il suo approccio è meccanico: vuol ridurre tutto a una macchina, e ci riesce! Ma ci solo cose che vanno al di là delle capacità di una macchina. La consapevolezza non può essere creata da nessuna macchina; va al di là della sfera di qualsiasi tecnologia. Ma di certo si può usare ciò che la tecnologia può dare. Lo si può usare come uno splendido trampolino di lancio verso la meditazione. E quando si è provata la consapevolezza, forse la macchina potrà essere utile per qualche volta, per renderti la situazione più chiara; in questo modo la tua consapevolezza si staccherà sempre di più dal silenzio prodotto dalla macchina. A quel punto potrai iniziare a operare senza usare la macchina. Quando avrai imparato come si fa senza la macchina, solo allora essa avrà dimostrato la sua utilità. (20) Tu non sei ciò che sperimenti Una delle cose fondamentali, che non solo tu, ma tutti devono ricordare è questa: qualsiasi cosa tu incontri nel tuo viaggio interiore, tu non sei quella cosa. Tu sei colui che ne è testimone: può essere il nulla, può essere la beatitudine, può essere il silenzio. Ma una cosa va ricordata: per quanto bello e ammaliante possa essere ciò che incontri, tu non sei quell'esperienza. Tu sei colui che sperimenta, e se prosegui senza fermarti mai, il culmine del tuo viaggio sarà il punto in cui non ci sarà esperienza alcuna: né il silenzio, né la beatitudine, né il nulla. Non esiste nulla in quanto oggetto di fronte a te, solo la tua soggettività. Lo specchio è vuoto. Non riflette più nulla. Sei tu. Perfino i più grandi viaggiatori del mondo interiore sono rimasti intrappolati in esperienze meravigliose, e si sono identificati con esse pensando: "Ho trovato me stesso". Si sono fermati prima di arrivare allo stadio finale, là dove ogni esperienza scompare. L'illuminazione non è un'esperienza. È uno stato dell'essere in cui tu sei lasciato assolutamente solo, senza nulla da conoscere. Nessun oggetto, per quanto bello, è presente. Solo in quel momento la tua consapevolezza, non più impedita da alcun oggetto, opera una svolta e torna alla fonte. Diventa un'autorealizzazione. Diventa illuminazione. Devo ricordarvi qualcosa sulla parola "oggetto". Ogni oggetto presuppone un ostacolo. Il significato della parola stessa è: ciò che ostruisce, che si para davanti. Quindi, l'oggetto può essere altro da te, nel mondo materiale; oppure dentro di te, nel tuo mondo psicologico. Vi possono essere oggetti nel cuore, nei sentimenti, nelle emozioni, nelle sensazioni, negli stati d'animo. E gli oggetti possono esistere per sino nella sfera spirituale. E sono così estatici da renderti inconcepibile la possibilità che esista qualcos'altro. Molti mistici si sono arrestati di fronte all'estasi. E una dimensione splendida, offre un panorama magnifico, ma non si è arrivati a casa. Quando arrivi al punto in cui ogni esperienza è assente, in cui non esiste più oggetto alcuno, allora la consapevolezza, libera da ostacoli, si muove in un cerchio — nell'esistenza tutto si muove in circolo, se non ha impedimenti — essa proviene dalla stessa fonte del tuo essere, e si muove. Non trovando ostacolo alcuno — nessuna esperienza, nessun oggetto — torna indietro. E il soggetto in quanto tale diventa l'oggetto. E ciò che J. Krishnamurti ha continuato a dire per tutta la vita: quando l'osservatore diventa la cosa osservata, sappi che sei arrivato. Prima di allora, esistono mille cose lungo il sentiero. Il corpo ti da le sue esperienze, divenute note come le esperienze dei centri della kundalini; i sette centri diventano i sette fiori di loto. Ognuno è più grande dell'altro ed è più elevato del precedente, e quella fragranza inebria. La mente ti fornisce uno spazio immenso, sconfinato, infinito. Ma ricorda la massima fondamentale: ancora la casa non è giunta. Goditi il viaggio e tutti i panorami che esso ti porta a conoscere: gli alberi, le montagne, i fiori, i fiumi, il sole e la luna e le stelle, ma non fermarti da nessuna parte, se non quando la tua stessa soggettività è divenuta l'oggetto di se stessa. Quando l'osservatore è la cosa osservata, quando colui che conosce è la cosa conosciuta, quando colui che vede è la cosa vista, è giunto a casa. Questa casa è il tempio reale che noi abbiamo cercato per vite intere, ma da cui siamo sempre vissuti lontani, accontentandoci di esperienze meravigliose. Un ricercatore coraggioso deve abbandonare tutte quelle esperienze meravigliose dietro di sé e continuare a camminare. Quando tutte le esperienze vengono esaurite e resta solo il proprio sé nella sua solitudine... non si ha estasi più grande, nulla è più beato, nessuna verità è più vera. Allora entri in ciò che chiamo essenza divina, diventi una divinità. Un vecchio andò dal suo dottore. «Ho un problema: vado male al gabinetto», si lamentò. «Vediamo: urina bene?» «Ogni mattina alle sette, come un bambino». «Bene, e come va di corpo?» «Alle otto esatte, sembro un orologio!» «Ma allora non vedo il problema...?», commentò il dottore. «Vede, prima delle nove non riesco a svegliarmi}» Tu dormi, ed è ora di svegliarsi. Tutte queste esperienze riguardano una mente addormentata. Una mente risvegliata non ha esperienza alcuna. (21) Colui che osserva non è il testimone L'osservatore e la cosa osservata sono due aspetti dell'essere testimone. Quando essi scompaiono l'uno nell'altro, quando si fondono l'uno nell'altro, quando diventano una cosa sola, per la prima volta il testimone affiora nella sua totalità. Ma in molti nasce un interrogativo, in quanto essi pensano che il testimone sia colui che osserva. Nelle loro menti, l'osservatore e il testimone sono sinonimi. È un falso: l'osservatore non è il testimone, ma solo una parte. E quando la parte si considera il tutto, nasce l'errore. L'osservatore indica la parte soggettiva, e la cosa osservata quella oggettiva: osservatore è ciò che è esterno alla cosa osservata, e questa indica ciò che è all'interno. L'esterno e l'interno non possono essere separati: sono uniti, possono solo esistere in quanto unità. Quando questa unità, o meglio questa unione, viene sperimentata, sorge il testimone. Non si può coltivare il testimone. In questo caso non si farà che coltivare l'osservatore, e questi non è il testimone. Che fare, dunque? Ci si deve fondere, ci si deve dissolvere. Mentre guardi una rosa, dimentica completamente che esiste un oggetto visto e un soggetto che guarda. Lascia che la bellezza del momento, la benedizione del momento, travolgano entrambe \ le cose, così la rosa e tu non siete più separati; diventate i un solo ritmo, un canto, un'unica estasi. Quando ami, quando esperimenti la musica, quando osservi un tramonto, lascia che questo si ripeta. Più si ripete, meglio è, poiché non si tratta di un'arte ma di un trucco. Devi solo capirlo, e quando lo hai capito lo puoi mettere in atto ovunque, in qualsiasi momento. Quando sorge il testimone, non esiste nessuno che fa il testimone e non esiste una cosa di cui si ha testimonianza. È uno specchio limpido, che non rispecchia nulla. Perfino dire che si tratta di uno specchio, non è giusto; sarebbe meglio dire che si tratta di un rispecchiare. E meglio dire che si tratta di un processo dinamico di fusione e dissolvenza; non è un fenomeno statico, è un flusso. La rosa ti raggiunge e tu entri in lei: è una condivisione dell'essere. Non pensare che il testimone sia colui che osserva: non lo è. L'osservazione può essere praticata, l'essere testimone accade. L'osservazione è una sorta di concentrazione, e l'osservare ti mantiene separato. L'osservatore darà risalto al suo ego, lo rafforzerà. Più diventi un osservatore, più ti senti simile a un'isola, separato, distaccato, distante. Nel corso dei secoli, i monaci di tutto il mondo hanno praticato l'esercizio dell'osservazione. Possono anche averlo chiamato il testimone, ma non lo è. Il testimone è qualcosa di totalmente diverso, di qualitativamente diverso. Si può praticare l'osservazione, la si può coltivare; la si può migliorare con l'esercizio. Gli scienziati osservano, i mistici sono testimoni. La scienza si basa sull'osservazione: è un'osservazione estremamente penetrante, affilata, acuta, nulla deve sfuggirle. Tuttavia, lo scienziato non arriva a conoscere Dio. Sebbene la sua osservazione sia estremamente abile, rimane inconsapevole di Dio. Non lo incontra mai; al contrario, arriva a negarne l'esistenza, poiché più osserva — e la scienza si fonda interamente sull'osservazione — più diventa separata dall'esistenza stessa. Ogni collegamento si spezza e sorgono mura; lo scienziato resta prigioniero del proprio ego. Il mistico testimonia. Ma ricorda: si tratta di un evento, è una conseguenza. Una conseguenza dell'essere totale in qualsiasi momento, in qualsiasi situazione, in qualsiasi esperienza. La totalità è la chiave: dalla totalità sorge la benedizione della testimonianza. Dimentica l'osservazione: non farà che darti informazioni più accurate sul soggetto osservato, ma ti lascerà completamente ignaro della tua consapevolezza. (22) La meditazione è un trucco La meditazione è un mistero tale che può essere definita scienza, arte, trucco, senza che ci sia contraddizione alcuna. Da un certo punto di vista è una scienza, perché esiste una tecnica precisa da praticare. Non esistono eccezioni: è praticamente una legge scientifica. Tuttavia, da un punto di vista diverso, si può anche dire che è un'arte. La scienza è un'estensione della mente: è matematica, è logica, è razionale. La meditazione appartiene al cuore, non alla mente: non è logica, si avvicina di più all'amore. Non assomiglia alle altre attività scientifiche, quanto piuttosto alla musica, alla poesia, alla pittura, alla danza; per questo la si può definire "arte". Tuttavia la meditazione è un mistero tale, che definirla "scienza" e "arte", non esaurisce la sua realtà: è un trucco. O lo si capisce oppure no: un trucco non è una scienza, non lo si può insegnare. Un trucco non è un'arte: un trucco è la cosa più misteriosa che esista per la comprensione umana. (23) Nella mia infanzia venni mandato da un istruttore di nuoto. Era il miglior nuotatore della città, e non ho mai incontrato un uomo che amasse l'acqua come lui: per lui l'acqua era una divinità, l'adorava, e il fiume era la sua dimora. All'alba, verso le tre del mattino, lo trovavi già nel fiume. La sera era ancora là, e di notte lo potevi vedere seduto in meditazione sulla sponda del fiume. Tutta la sua vita consisteva nell'essere vicino al fiume. Quando fui portato da lui — volevo imparare a nuotare — mi guardò, e senti qualcosa. Disse: «Non c'è modo di imparare a nuotare; posso solo buttarti in acqua e il nuoto nasce da solo. Non c'è modo di impararlo, non te lo posso insegnare. È un trucco, non una forma di conoscenza». E fu ciò che fece: mi buttò in acqua e rimase ritto sulla riva. Per due, tre volte andai a fondo e credetti di annegare. Lui non faceva altro che stare là, immobile, non fece nulla per aiutarmi! Ovviamente, quando è in gioco la tua vita, fai tutto ciò che puoi. Per cui iniziai ad agitare le mani: erano tentativi dettati dal caso, movimenti incerti, ma capii il trucco. Quando la tua vita è messa in gioco, fai tutto ciò che puoi... e ogni volta che fui con totalità qualsiasi cosa tu stia facendo, qualcosa accade! Imparai a nuotare! Ero elettrizzato! «La prossima volta,» gli dissi, «non sarà necessario che tu mi butti in acqua, mi tufferò da solo. Ora so che esiste una tendenza del corpo a stare a galla. Non si tratta di nuotare, quanto di entrare in sintonia con l'elemento acqua. Quando sei in sintonia con l'acqua, l'elemento stesso ti protegge». E da allora ho buttato una infinità di persone nelle acque della vita! E io mi limito a stare in disparte, ritto in piedi... praticamente nessuno fallisce, se si butta: imparerà per forza. (24) Forse ti ci vorrà qualche giorno per capire il trucco. È un trucco, non è un'arte! Se la meditazione fosse un'arte, sarebbe stato molto semplice insegnarla. Poiché si tratta di un trucco, devi provarci, e pian piano lo impari. Un professore di psicologia giapponese ha cercato di insegnare a nuotare a dei bambini piccolissimi, bambini di sei mesi, e ci è riuscito. In seguito ha provato con bambini di tre mesi, e ha avuto successo. Ora sta provando con bambini appena nati, e io spero che riesca. È più che probabile, poiché si tratta di un trucco. Non occorre un'esperienza: età, istruzione... si tratta solo di capire un trucco. E se un bambino di sei mesi, o uno di tre, possono nuotare, vuol dire che noi abbiamo per natura un'informazione genetica che ci dice "come" si fa a nuotare... la dobbiamo solo scoprire. Basta un piccolo sforzo e lo si impara. La stessa cosa vale per la meditazione, ed è molto più vero per la meditazione che non per il nuoto. Si deve solo fare un piccolo sforzo... (25) PARTE TERZA Le meditazioni 1. Due potenti metodi per risvegliarsi Queste non sono vere meditazioni. Ti stai solo sintonizzando. Assomigliano... forse avete visto i suonatori di musica classica indiana... per mezz'ora, a volte anche di più, si limitano ad accordare i loro strumenti. Regolano le chiavi, allentano e tirano le corde, mentre il suonatore di tamburo prova e riprova il suo strumento, per sentire se è in sintonia o no. E proseguono così per mezz'ora. Non è musica: questi sono solo preparativi. Di fatto la Kundalini non è vera meditazione. E solo una preparazione. Prepari il tuo strumento. Quando questo è pronto, quando tu sei in silenzio, allora inizia la meditazione. A quel punto sei assolutamente presente. Ti sei risvegliato saltando, danzando, respirando, urlando: sono tutti espedienti per renderti un po' più sveglio di quanto tu non sia di solito. Quando la tua attenzione si è risvegliata, allora si ha l'attesa. L'attesa è meditazione. Un'attesa colma di consapevolezza. A quel punto viene, discende su di te, ti circonda, gioca intorno a te, danza intorno a te, ti ripulisce, ti purifica, ti trasforma. La Meditazione Dinamica: Catarsi e Celebrazione '..-. La meditazione è un fenomeno di energia. E per ciò che concerne qualsiasi tipo di energia, si deve capire una cosa fondamentale. Esiste una legge: l'energia si muove sempre per polarità, per dualismo. Si muove solo in questo modo, non ne esiste un altro. Si muove grazie a due polarità. Perché l'energia possa diventare dinamica, è necessario il polo contrario. Assomiglia all'elettricità, che si muove grazie al polo positivo e a quello negativo. Se esiste solo il polo negativo o solo quello positivo, non si ha elettricità. Occorrono entrambe le polarità. E quando i due poli si incontrano, creano elettricità. E si ha una scintilla. La stessa cosa è vera per tutti i fenomeni. La vita prosegue grazie alla polarità uomo-donna... la donna è il polo negativo,! l'uomo quello positivo. Si tratta di poli elettrici, da qui la grande attrazione. Con l'uomo soltanto, la vita sparirebbe, con la donna soltanto non ci sarebbe che morte. Ma tra uomo e donna si forma un equilibrio. Tra uomo e donna, tra questi due poli, tra queste due sponde, scorre il fiume della vita. Ovunque volgiate lo sguardo, troverete la stessa energia che si muove in polarità e si equilibra. Questa polarità è importante nel mondo della meditazione, in quanto la mente si fonda sulla logica, mentre la vita è dialettica. Quando dico che la mente è logica, voglio dire che si muove in modo lineare. Quando dico che la vita è dialettica, voglio dire che salta sempre al polo opposto, non è lineare. Continua a saltare dal polo positivo a quello negativo, e dal negativo al positivo, va a zig zag. Usa gli opposti. La mente si muove secondo una linea retta. Non include mai l'opposto, lo nega. La mente crede nell'uno, e la vita nella dualità. Per cui, qualsiasi cosa la mente crei è sempre il risultato di una scelta di parte, univoca. Se la mente sceglie il silenzio, si è stancata del fragore prodotto dalla vita e decide di restarsene in silenzio, se ne va sull'Himalaya. Vuole solo silenzio. Non vuole aver nulla a che fare con il suono; perfino il canto degli uccelli la disturba, perfino la brezza che soffia tra gli alberi... la mente vuole solo il silenzio. Ha fatto una scelta lineare, e l'opposto viene completamente negato. Un uomo che vive sull'Himalaya alla ricerca del silenzio, evitando il prossimo, l'opposto, l'altro, diventerà insensibile, stupido, sarà praticamente morto. E più sceglierà il silenzio, più diventerà insensibile, perché la vita ha bisogno della dialettica degli opposti, della sfida degli opposti! Ma esiste un silenzio diverso, che si viene a creare tra due poli opposti. Il primo è un silenzio di morte, il silenzio del cimitero. Un morto è in silenzio, ma non per questo ti piacerebbe essere morto. Un morto vive in assoluto silenzio, nessuno lo può disturbare, la sua concentrazione è perfetta. Non si può far nulla per distrarre la sua mente, è immobile. Anche se intorno a lui il mondo impazzisce, rimane immerso nella sua concentrazione. Ciò non toglie che non ti piacerebbe essere morto. Chiamalo silenzio, concentrazione, o come meglio ti pare, ciò non toglie che tu non vorresti essere morto, perché se sei in silenzio ma sei morto, il tuo silenzio non ha nessun significato. Il silenzio ti deve accadere mentre sei vivo e vegeto, quando scoppi di vita, sprizzi energia. Allora il tuo silenzio sarà ricco di significato, avrà una qualità totalmente diversa. Non sarà insensibile, morto. Sarà vivo: sarà un sottile equilibrio tra due polarità. Ma un uomo alla ricerca di un equilibrio e di un silenzio vivi, ama sia l'Himalaya che la piazza del mercato. Gli piace andare al mercato per godersi il rumore, e ama andare sull'Himalaya per godere il silenzio. E creerà un equilibrio tra queste due polarità, vivrà in questo equilibrio. Ma questo equilibrio non può essere raggiunto tramite uno sforzo lineare. Ecco cos'è la tecnica Zen dello sforzo privo di sforzo. Usa termini in contraddizione: lo sforzo privo di sforzo, la porta senza porta, il sentiero senza sentiero. Lo Zen usa sempre il termine immediatamente contraddittorio, solo per suggerire che si tratta di un processo dialettico, non lineare. L'opposto non va negato, ma assorbito. L'opposto non va escluso, va usato. Se viene escluso, rimarrà sempre un peso. Se lo escludi, ti seguirà sempre come un'ombra. Se non lo usi, subirai una perdita incalcolabile. L'energia deve essere convertita e usata. E usandola, la tua vitalità aumenterà, sarai più vivo. L'opposto dev'essere assorbito, in questo modo il processo diventa dialettico. Assenza di sforzo significa non fare nulla, essere inattivi, akarma. Sforzo significa fare, agire, karma. Entrambi devono essere presenti. Fai, fai quanto più possibile, ma come se non facessi nulla, e conseguirai entrambe le cose. Vivi nel mondo, ma non farne parte. Vivi nel mondo, ma non lasciare che il mondo viva dentro di te. In questo modo la contraddizione verrà assorbita e tu non avrai rifiutato nulla, non avrai negato nulla. E quello che sto facendo io con i miei metodi. La Meditazione Dinamica è una contraddizione. Dinamica implica sforzo, sforzo totale, assoluto; meditazione è silenzio, assenza di sforzo, inattività totale. La puoi chiamare una meditazione dialettica. Istruzioni per la Meditazione Dinamica Primo stadio: 10 minuti Inspira ed espira rapidamente, attraverso il naso, concentrandoti sempre sull'espirazione. Il respiro deve scendere in profondità nei polmoni, e il torace deve essere allargato a ogni inalazione. La respirazione dev'essere quanto più veloce possibile, pur accertandosi ogni volta che il respiro rimanga profondo. Dev'essere un'azione totale, il più totale possibile, senza per questo che il corpo si irrigidisca: accertarsi sempre che il collo e le spalle rimangano rilassate. Non ci si deve fermare, si deve raggiungere il punto in cui si diventa letteralmente il respiro, permettendo alla respirazione di essere caotica (e questo significa non darle un ritmo, non scandirla). Quando l'energia inizierà a fluire, determinerà dei movimenti nel corpo. Lascia che il corpo si muova, anzi usa quei movimenti per produrre altra energia. Il movimento delle braccia e del corpo sono modi naturali per aiutare l'energia ad affiorare. Percepisci l'accumulo di questa energia dentro di te, ma non lasciarla esplodere nel primo stadio e non rallentare mai il ritmo della respirazione. Secondo stadio: 10 minuti Segui ciò che il corpo vuole esprimere, dagli piena libertà di manifestare qualsiasi cosa sia presente... ESPLODI!... Lascia che il corpo prenda il sopravvento. Lascia uscire qualsiasi cosa debba essere resa manifesta. Lasciati travolgere dalla follia... canta, urla, ridi, grida, piangi, salta, scuotiti, danza, scalcia, lasciati scatenare: non trattenere nulla, tieni il corpo in movimento. All'inizio un po' di recita aiuta sempre a partire... non permettere mai alla tua mente di interferire con ciò che accade. Ricordati di esprimerti totalmente con il corpo. Terzo stadio: 10 minuti Tieni le spalle e il collo rilassati, alza entrambe le braccia, quanto più ti è possibile, senza però irrigidire i gomiti. Con le mani alzate, salta su e giù, urlando il mantra HOO!... HOO!... HOO!... lasciando che si ripercuota il più profondamente possibile dentro di te, l'urlo deve venire dal fondo della pancia. Ogni volta che ritorni a terra, sull'intera pianta dei piedi (accertati sempre che i calcagni tocchino terra), lascia che il suono si ripercuota nel centro sessuale. Usa tutto te stesso, esaurisciti completamente. Quarto stadio: 15 minuti Fermati! Resta assolutamente immobile in qualsiasi posizione ti trovi. Evita di sistemare il tuo corpo. Un colpo di tosse, un movimento, qualsiasi cosa dissiperà il flusso di energia e vanificherà tutto il tuo sforzo. Sii un testimone di qualsiasi cosa ti stia accadendo. Quinto stadio: 15 minuti Celebra! Esprimi con la musica e la danza qualsiasi cosa tu senti» dentro di te. Conserva questa vitalità per tutto il giorno. (2) Generare se stessi: accenni utili Il mio sistema di Meditazione Dinamica inizia dal respiro, perché il respiro ha profonde radici nell'essere. Forse non lo hai osservato, ma se riesci a mutare la tua respirazione, riesci a mutare molte altre cose. Se osservi con attenzione il tuo respiro, vedrai che quando sei in collera ha un ritmo ben preciso, diverso da quando sei innamorato. Quando sei rilassato il tuo respiro è diverso da quando sei teso. Non puoi respirare in maniera rilassata e al tempo stesso essere in collera: è impossibile! Quando la tua sessualità si risveglia, il tuo respiro cambia. Se non permetti al tuo respiro di cambiare, il risveglio della tua sessualità verrà automaticamente arrestato. Questo significa che il tuo respiro è profondamente legato ai tuoi stati mentali. Se cambi il tuo respiro, puoi mutare gli stati della tua mente. Oppure, se cambi gli stati della tua mente, la tua respirazione cambierà. Ecco perché io inizio dal respiro e suggerisco dieci minuti di respirazione caotica nel primo stadio della mia tecnica. E con respirazione caotica intendo una respirazione profonda, rapida e energica, senza un ritmo particolare: inspira ed espira semplicemente, inspira e espira con quanto più vigore ti è possibile, quanto più profondamente e intensamente riesci a fare. Inspira... e poi espira. Questa respirazione caotica serve a creare caos dentro di te, all'interno del tuo organismo represso. Qualsiasi cosa tu sia, lo sei grazie a un particolare tipo di respirazione. Se hai paura del sesso, avrai un respiro caratteristico. Non potrai respirare in maniera profonda, perché ogni respiro colpisce il centro sessuale. Se hai paura, non puoi fare respiri profondi. La paura produce respiri superficiali. Questa respirazione caotica serve a distruggere ogni tuo vecchio schema di comportamento. Questa respirazione caotica serve a distruggere qualsiasi cosa tu abbia costruito di te stesso. La respirazione caotica produce dentro di te un caos: è il solo modo per liberare tutte le emozioni represse. E quelle emozioni ora sono penetrate nel corpo. Tu non sei corpo e mente, sei corpo-mente, sei psicosomatico. Sei entrambe le cose. Quindi, qualsiasi cosa venga fatta con il tuo corpo, la mente ne viene raggiunta e qualsiasi cosa faccia la mente, raggiunge il corpo. Il corpo e la mente sono due estremi della stessa entità. Dieci minuti di respirazione caotica sono meravigliosi! Ma dev'essere puro caos, non una forma di pranayama, non un respiro di tipo yoga. Si tratta semplicemente di creare il caos tramite la respirazione. E si produce caos per molte ragioni. Un respiro profondo e rapido ti da una maggior ossigenazione. E più ossigeno hai nel corpo, più vitalità acquisti, più sarai simile a un animale. Gli animali sono vivi mentre l'uomo è mezzo morto e mezzo vivo. Devi essere riportato alla tua condizione animale, solo allora in te si può sviluppare qualcosa di superiore. Se sei vivo solo a metà, con te non si può fare nulla. Così, questa respirazione caotica ti renderà simile a un animale: vivo, vibrante, ricco di vitalità, con maggior ossigeno nel sangue e più energia nelle tue cellule. Le cellule del tuo corpo acquisteranno vitalità. Questa ossigenazione aiuta a creare bioelettricità, puoi anche chiamarla bioenergia. E quando nel tuo corpo scorre elettricità, puoi scendere in profondità nel tuo essere, oltre te stesso. L'elettricità lavorerà dentro di te. Il corpo ha fonti elettriche sue proprie. Se le martelli con una respirazione maggiore e con più ossigeno, esse iniziano a fluire. E se la tua vitalità aumenta, non sei più un corpo. Maggiore è la tua vitalità, più energia scorre nel tuo organismo e meno ti senti come un corpo fisico. Ti senti più energia e meno materia. E ogni volta che la tua vitalità aumenta, non sei più focalizzato sul corpo. Se il sesso ha tanta attrazione, una delle ragioni è questa: se sei totale nell'azione, se operi con totalità, se sei totalmente vivo, non sei più un corpo, sei solo energia. Percepire questa energia, essere vivo con questa energia, è assolutamente necessario se vuoi entrare nella sfera trascendente. Il secondo stadio nella mia Meditazione Dinamica è una catarsi. Io ti invito a essere consciamente folle. Qualsiasi cosa ti venga in mente, qualsiasi cosa, lascia che si esprima, coopera con lei, non opporle resistenza: è solo un flusso di emozioni. Se vuoi urlare, urla. Coopera con quel grido: un grido profondo, totale, che coinvolga tutto il tuo essere, è assolutamente terapeutico, è terapia profonda. Molte cose, molte malattie, verranno dissolte grazie a quel grido. Se il tuo urlo è totale, tutto il tuo essere entrerà a farne parte. Per cui, nei successivi dieci minuti (anche il secondo stadio è di dieci minuti), lascia che il tuo essere si esprima attraverso il pianto, la danza, l'urlo, i singhiozzi, i salti, la risata: "dai fuori di matto", come si dice. Nel giro di pochi giorni, capirai di cosa si tratta. Forse all'inizio sarà qualcosa di forzato, sarà uno sforzo, oppure sarà una semplice recita. Siamo divenuti talmente falsi che non riusciamo più a comportarci in modo reale e autentico. Ridiamo, piangiamo, urliamo, ma senza sincerità. Tutto è solo una facciata, apparenza, una maschera. Per cui le prime volte che eseguirai questa tecnica, questa potrà essere una forzatura, potrà richiedere sforzo, potrà essere pura finzione. Non ti preoccupare. Insisti. Presto raggiungerai le fonti in cui hai represso molte cose. Toccherai quelle fonti, e quando queste saranno dissolte, ti sentirai alleggerito. Scorrerà in te una vita nuova; avverrà una rinascita. E indispensabile alleggerirsi di questo peso: altrimenti non potrà esserci nessuna meditazione, per l'uomo come è ora. Di nuovo, non sto parlando delle eccezioni. Esistono, ma sono irrilevanti. Questo secondo stadio, questo espellere le emozioni represse, ti rende vuoto. Ed è questo che intendo con vuoto: essere vuoti da ogni tipo di repressione. In questo stato qualcosa può accadere. Può verificarsi una trasformazione, la meditazione. Quindi, nel terzo stadio, uso il suono hu. In passato sono stati usati diversi suoni, ognuno di loro aveva un compito specifico. Ad esempio, gli hindu hanno usato il suono aum. Forse questo suono ti è familiare, ma te lo sconsiglio. L'aum colpisce il centro del cuore, ma l'uomo non ha più il suo centro nel cuore. L'aum bussa a una porta dove non abita più nessuno. I Sufi usarono il suono hu. Se lo pronunci con forza, scenderà in profondità a colpire il centro sessuale. Per cui, questo suono è usato come un martellamento interno. Quando divieni vuoto e sei alleggerito da ogni peso, questo suono può fluire dentro di te. Quel suono può scorrere in te solo,se ti sei svuotato. Se sei colmo di emozioni represse non accadrà nulla. Anzi, a volte è perfino pericoloso usare mantra o vibrazioni sonore quando ancora si è colmi di repressioni. Ogni strato di emozioni represse devierà il cammino del suono e il risultato finale potrà essere qualcosa che mai avresti sognato, mai ti saresti aspettato, mai avresti voluto. E indispensabile una mente assolutamente vuota, solo allora si può usare un mantra. Per cui io non consiglio a nessuno un mantra, all'inizio. Innanzitutto deve avvenire una catarsi. Questo mantra, hu, non dovrebbe mai essere usato se non dopo aver eseguito i primi due stadi. Non dovrebbe mai essere praticato da solo. Soltanto nel terzo stadio (per dieci minuti) lo si può impiegare: pronuncialo a voce più alta possibile, usa tutta la tua energia. Devi usare quella vibrazione sonora per martellare la tua energia. E quando sei vuoto — quando la catarsi del secondo stadio ti avrà svuotato — questo hu potrà penetrare in profondità dentro di te, fino a colpire il centro sessuale. E possibile colpire il centro sessuale in due modi. Il primo è naturale. Ogni volta che si è attratti da un membro del sesso opposto, il centro sessuale viene colpito dall'esterno. Anche quel colpo è una vibrazione sottile. Un uomo è attratto da una donna oppure un donna è attratta da un uomo. Perché? Cosa esiste in un uomo o in una donna che lo possa giustificare? Una elettricità positiva o negativa li colpisce: una vibrazione sottile. In realtà si tratta di un suono. Avrete osservato, ad esempio, che gli uccelli usano il suono come richiamo sessuale. Il loro canto ha fini esclusivamente sessuali. Essi si bersagliano senza sosta l'un l'altro con particolari vibrazioni sonore, che colpiscono il centro sessuale degli uccelli di sesso opposto. Dall'esterno vieni colpito da sottili vibrazioni elettriche. Quando il tuo centro sessuale è colpito dall'esterno, la tua energia inizia a fluire verso l'esterno, verso l'esponente dell'altro sesso. In questo modo si arriva alla riproduzione, alla procreazione. Da te e dal tuo partner prenderà vita un altro individuo. Il suono hu va a colpire lo stesso centro di energia, ma dall'interno. E quando il centro sessuale viene colpito dall'interno, l'energia inizia a fluire dentro di te. Questo flusso interno di energia ti trasforma completamente. Divieni un altro individuo: generi te stesso. Vieni trasformato solo quando la tua energia si muove in una direzione totalmente opposta a quella attuale. In questo momento la tua energia scorre verso l'esterno, ma in seguito inizierà a fluire all'interno. Ora scorre verso il basso, ma in seguito inizierà a fluire verso l'alto. Questo flusso ascendente di energia è comunemente conosciuto come kundalini. La sentirai realmente fluire lungo la tua colonna vertebrale, e più in alto salirà, più in alto tu salirai con lei. E quando questa energia raggiunge il brahmarandhra (l'ultimo centro nell'uomo: il settimo centro, situato in cima alla testa) raggiungerai il massimo livello possibile. Nel terzo stadio, uso il suono hu come mezzo per portare la tua energia verso l'alto. Tutti e tre questi primi stadi sono catartici. Non sono meditazione, ma solo fasi preparatorie. Costituiscono un allenamento prima di spiccare il salto, non sono il salto stesso. Il quarto stadio è il salto. Nel quarto stadio io vi dirò: «Stop!» Quando lo dirò, fermati completamente. Non fare assolutamente nulla, poiché anche il più piccolo gesto potrà produrre una diversione, e ti lascerai sfuggire il senso della meditazione. Una cosa qualsiasi — basta un colpo di tosse o uno starnuto — può farti perdere i frutti dell'intero processo perché la mente ne verrà sviata. In quel caso il.flusso verso l'alto si arresterà immediatamente, in quanto la tua attenzione si sarà spostata altrove. Non fare nulla. Non morirai. Anche se spunta uno starnuto e tu non starnutisci per dieci minuti, non morirai! Se ti viene un colpo di tosse, se provi solletico alla gola e non fai nulla, non morirai. Lascia che il tuo corpo rimanga come morto, in modo tale che l'energia possa fluire indisturbata verso l'alto. Quando l'energia inizia a fluire verso l'alto, tu diventi sempre più silenzioso e più quieto. Il silenzio è una conseguenza del flusso ascendente dell'energia, così come la tensione è una conseguenza del suo flusso discendente. Ora tutto il tuo corpo diventerà assoluto silenzio... sembrerà scomparso. Non riuscirai a percepirlo. Sarai diventato incorporeo. E quando sarai silente, l'intera esistenza sarà silenziosa, poiché l'esistenza non è altro che uno specchio: ti riflette. Ti riflette in migliaia e migliaia di altri specchi. Quando sarai silente, l'intera esistenza diverrà silenziosa. Nel tuo silenzio ti dirò di essere un semplice testimone, costantemente vigile: senza far nulla, rimani pura testimonianza, rimani solo con te stesso; senza fare nulla... non muoverti, non desiderare, non pensare a diventare qualcosa o qualcuno... rimani semplicemente immobile in quello stato, in silenziosa testimonianza di ciò che accade. Ti sarà possibile rimanere nel centro, in te stesso, perché avrai eseguito i primi tre stadi. Senza di essi, non potresti farlo. Potresti continuare a parlarne, a pensarci, a sognare di farlo, ma non potrebbe accadere perché tu non saresti pronto. I primi tre stadi di questa tecnica ti prepareranno a restare nel momento. Ti renderanno consapevole. Quella è la meditazione. E in quello stato meditativo accade qualcosa che va al di là delle parole. E quando accadrà, non sarai mai più lo stesso; è impossibile. E una crescita; non è solo un'esperienza. E un'evoluzione. (3) Ricorda: resta un testimone Questa è una meditazione in cui devi restare costantemente all'erta, consapevole, conscio, qualsiasi cosa tu faccia. Resta un testimone. Non perderti mai! E facile perdersi. Mentre stai respirando ti puoi scordare. Puoi perderti nel respiro al punto da dimenticare di restare testimone. Ma allora ti sfuggirà il senso di questa tecnica. Respira il più rapidamente e il più profondamente possibile, usa tutta la tua energia, tuttavia resta un testimone. Osserva ciò che accade, come se tu fossi un semplice spettatore, come se tutto questo accadesse a qualcun altro, come se tutto accadesse nel corpo mentre la consapevolezza rimane semplicemente centrata e in osservazione. Questa testimonianza deve essere conservata in tutti e tre gli stadi. E quando tutto si arresta, e nel quarto stadio ti fermi completamente, ti immobilizzi, allora questa attenzione raggiungerà il suo culmine. (4) La Meditazione Kundalini È una meditazione che fa innamorare quanti la praticano. Sorella della Meditazione Dinamica, la meditazione dell'alba, questa meditazione viene praticata al tramonto. Si compone di quattro stadi di quindici minuti ciascuno. Primo stadio: 15 minuti Rimani sciolto e lascia che tutto il tuo corpo si scuota; avverti le energie che salgono verso l'alto, partendo dai piedi. Lasciati andare in ogni parte del corpo e diventa quello scuotimento. Puoi tenere gli occhi chiusi o aperti. Secondo stadio: 15 minuti Danza... come più ti piace, e lascia che tutto il tuo corpo si muova come meglio desidera. Terzo stadio: 15 minuti Chiudi gli occhi e rimani immobile, seduto o in piedi... semplice testimone di qualsiasi cosa accada dentro o fuori di te. Quarto stadio: 15 minuti Con gli occhi chiusi, sdraiati e rimani immobile. Durante la Meditazione Kundalini non intervenire, lascia che lo scuotimento accada. Resta in piedi in silenzio, avverti l'inizio della vibrazione, e quando il corpo parte con un tremito leggero, assecondalo ma senza mai agire. Godilo, va' in estasi, incoraggialo, ricevilo, favoriscilo, ma non lo forzare. Se lo forzi, diventerà un esercizio, un esercizio ginnico. In quel caso ti scuoterai, ma sarà un fenomeno superficiale: non penetrerà in te. All'interno rimarrai rigido, duro, pietrificato; sarai tu colui che tira i fili, colui che agisce, e il corpo non potrà far altro che ubbidirti. Il corpo non è un problema, il problema sei tu. Quando ti dico di scuoterti, voglio che la tua solidità, il tuo essere pietrificato, vengano scossi fino alle fondamenta, sì da diventare liquidi, fluidi, sciolti, liberi. E quando l'essere rigido diventa liquido, il tuo corpo lo seguirà. A quel punto non ti scuoterai più, ci sarà solo lo scuotimento. Nessuno lo provocherà, accadrà semplicemente. Allora colui che agisce non sarà più. (5) 2. La meditazione della Rosa Mistica Il simbolo della Rosa Mistica rappresenta la crescita suprema dell'uomo: se un uomo si prende cura del seme che viene alla luce con lui, se gli da il terreno adatto, la giusta atmosfera e le giuste vibrazioni, se percorre il sentiero giusto, lungo il quale il seme può iniziare a germogliare, allora consegue quella crescita suprema, di cui la rosa mistica è il simbolo, allorché il suo essere si apre a fioritura e dischiude tutti i suoi petali, sprigionando la sua squisita fragranza. Il 21 aprile 1988, Osho Rajneesh ha introdotto una nuova terapia meditativa, chiamata "La Meditazione della Rosa Mistica". Questa tecnica si struttura come segue: per una settimana, si ride .per tre ore consecutive, ogni giorno; per una settimana, si piange per tre ore consecutive ogni giorno, e per una settimana sì osserva quali testimoni, per tre ore consecutive ogni giorno. Da allora, migliaia di persone hanno sperimentato questa tecnica a Rajneeshd-ham, a Poona e nei Centri di Meditazione Rajneesh diffusi in tutto il mondo. Alcuni studi scientifici sui partecipanti, hanno rivelato che in essi avvengono profondi cambiamenti durevoli, a livelli diversi. Tra questi si hanno: un profondo senso di rilassamento interiore, un miglioramento generale dello stato psicosomatico, una maggior abilità nel sentire e nell'esprimere le proprie emozioni nella vita di ogni giorno, e al tempo stesso un distacco da queste emozioni, che permette di diventare un testimone di quanto si esperimenta nella vita quotidiana. Durante questo periodo è consigliabile sospendere altre meditazioni, soprattutto quelle di tipo catartico, descritte nelle altre pagine di questo libro, e qualsiasi tecnica di bioenergetica, o di rilassamento emotivo. La meditazione della Rosa Mistica Ho creato una terapia meditativa nuova, per quanti desiderano andare più a fondo. La prima parte di questa meditazione sarà la risata: si deve semplicemente ridere senza ragione, per tre ore. E quando le risate si smorzano, ripetete: "Yaa-Hu!", torneranno. Scavando per tre ore, rimarrete sorpresi di quanti strati di polvere si sono accumulati sopra il vostro essere. La risata li taglierà come un colpo di spada. E per sette giorni, senza interruzioni, per tre ore al giorno... non potete immaginare quale trasformazione avverrà nel vostro essere. A quel punto viene la seconda parte: le lacrime. La prima parte rimuove tutto ciò che blocca in voi la risata; tutte le inibizioni frutto del passato dell'umanità, tutte le repressioni, vengono spazzate via, portando in voi una nuova dimensione. Tuttavia, dovete scendere ancora qualche gradino per raggiungere il tempio del vostro essere, poiché avete represso tristezza, disperazione, ansie, lacrime in misura immensa. Esse sono lì, vi ricoprono e distruggono la vostra bellezza, la vostra grazia, la vostra felicità. Nei tempi antichi, in Mongolia, si credeva che qualsiasi sofferenza veniva repressa, in ogni vita... e il dolore viene represso, perché nessuno lo desidera. Tu non vuoi soffrire, per cui lo reprimi, lo eviti, volti il tuo sguardo altrove. Ma il dolore rimane. E in Mongolia si credeva — e io sono pienamente d'accordo — che quel dolore si accumula dentro di te, vita dopo vita, fino a diventare una dura scorza fatta di sofferenza. E se entri in te troverai sia la risata che le lacrime. Ecco perché, a volte accade che ridendo, all'improvviso ci si ritrovi a piangere. La presenza di risate e lacrime, confonde, perché di solito si pensa la cosa opposta: quando piangi, non è tempo di ridere, e quando ridi non è la stagione giusta per le lacrime. Ma l'esistenza non crede nei tuoi concetti, nelle ideologie; l'esistenza trascende tutti i tuoi concetti, la realtà dualistica, che si fonda sulla dualità. Giorno e notte, risate e lacrime, dolore e estasi, giungono sempre insieme. Quando un uomo raggiunge il suo essere più intimo, scoprirà che il primo strato è composto da risate e il secondo di agonia, di lacrime. Per cui, dovete concedervi di piangere, senza motivo alcuno, per sette giorni, e le lacrime saranno pronte ad affiorare. Siete voi che lo impedite, non fatelo! E quando avete la sensazione che non arrivino, dovete solo dire: "YaaBuu!" Si tratta di suoni puri, utilizzati come una tecnica per far venire alla luce tutte le vostre risate e tutte le vostre lacrime, per ripulirvi completamente, in modo tale che possiate tornare a essere bambini innocenti. Alla fine, la terza parte è essere testimoni, l'osservatore sulla collina. Finalmente, dopo la risata e le lacrime, esiste solo un silenzio testimoniante. Da sola, la testimonianza è una repressione automatica: quando sei un testimone, le lacrime si frenano, si assopiscono. Questa meditazione porta in primo luogo a liberarsi dalla risata e dalle lacrime, in modo tale che nulla possa poi essere soppresso dal tuo osservare in quanto testimone. In questo caso l'osservazione si apre su un cielo limpido. E quindi, per sette giorni, sperimentate questa semplice chiarezza. Questa è la mia meditazione più perfetta. E vi stupirà vedere come nessun'altra meditazione vi possa dare tanto quanto questa semplice strategia. Questa è la mia esperienza, dedotta da molte tecniche: si devono spezzare quei due livelli dentro di te. Tu hai represso la risata; ti è stato detto: "Non ridere, sono cose serie!" E non ti viene permesso ridere in chiesa, a scuola... Quindi, il primo strato è formato dalle risate, ma quando questo si è sciolto, all'improvviso ti troverai travolto dalle lacrime, sarà un'agonia. Ma anche quello si rivelerà un fenomeno di sollievo immenso, ti sgraverai di un peso. Scompariranno vite intere di dolore e sofferenza. E se riesci a liberarti da questi due strati, troverai te stesso. Nelle parole "Yaa-Hu", oppure "Yaa-Buu", non esiste significato alcuno. Si tratta di semplici tecniche, di suoni che possono essere utilizzati per uno scopo particolare: per entrare nel tuo essere. Io ho ideato molte meditazioni, ma questa forse sarà la più essenziale e quella fondamentale: può trasformare il mondo intero... Ogni società ha fatto un danno molto grosso, impedendovi di essere felici e di piangere. Se un vecchio si mette a piangere, lo redarguirete: "Cosa fai? Dovresti vergognarti; non sei un bambino, nessuno ti ha rubato la banana! Anche se fosse, prendine un'altra, ma non piangere". Osservalo: mettiti in mezzo alla strada e inizia a piangere. Si riunirà una folla a consolarti: "Non piangere! Qualsiasi cosa sia accaduta, dimenticatela: è passata!" Nessuno sa cosa ti sia successo, nessuno ti può aiutare, ma tutti si sforzeranno di farti smettere di piangere. E il motivo è semplice: se continui a piangere, si metteranno a piangere anche loro, perché anch'essi sono sommersi di lacrime. E quelle lacrime si assiepano dietro i loro occhi. Ed è segno di perfetta salute piangere, singhiozzare, ridere. Ora gli scienziati hanno scoperto che ridere e piangere sono segni di perfetta salute, non solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello psicologico. Sono elementi in grado di conservarti in perfetta salute. L'intera umanità è ammattita, in misura più o meno grave, per il semplice fatto che nessuno ride più di cuore. Siamo circondati da persone che salterebbero su: "Cosa fai? Sei forse un bambino? Alla tua età? Cosa penseranno i tuoi figli? Stai quieto! " Se piangi e singhiozzi senza motivo, solo come esercizio, come meditazione... nessuno potrà crederci. Le lacrime non sono mai state accettate come una meditazione. Ed io vi dico che non solo sono una meditazione, sono anche un medicinale: la tua vista migliorerà, e così pure la tua visione interiore. Io vi offro una tecnica essenziale, fresca, mai utilizzata. E verrà diffusa nel mondo intero, non ci sono dubbi, perché i suoi effetti dimostreranno a tutti che quanti la praticano, ringiovaniscono, diventano più vivi, acquistano grazia e flessibilità; si diventa meno fanatici, più allegri, si è più disposti a celebrare. Questo mondo non ha bisogno d'altro che di una ripulizia del cuore, lo si deve ripulire da tutte le inibizioni prodotte in passato. E la risata e le lacrime possono fare due cose: le lacrime vi libereranno da tutta l'agonia nascosta dentro di voi, e la risata libererà da ciò che ostacola la vostra estasi. E quando avrete compreso quest'arte, rimarrete immensamente sorpresi: perché nulla di tutto questo vi è stato detto, finora? Un motivo c'è: nessuno ha voluto che l'umanità fosse fresca come una rosa, che ne avesse la fragranza e la bellezza. E ho denominato questa serie di discorsi "La Rosa Mistica" in quanto essa rappresenta la crescita suprema dell'uomo: se un uomo si prende cura del seme che viene alla luce con lui, se gli da il terreno adatto, la giusta atmosfera e le giuste vibrazioni, se percorre il sentiero giusto, lungo il quale il seme può iniziare a germogliare, allora consegue quella crescita suprema, di cui la rosa mistica è il simbolo, allorché il tuo essere si apre a fioritura e dischiude tutti i suoi petali, sprigionando la sua fragranza meravigliosa. "Yaa-hu!" è il mantra per portare la tua rosa mistica nel centro del tuo essere, per dischiudere il tuo centro e sprigionare la tua fragranza e la Rosa Mistica è la realizzazione del tuo essere interiore. (1) Questa meditazione si divide in tre parti, e può essere praticata da soli. Per facilitarne l'approccio è stato ideato un nastro in grado di favorire le risate (lato A) e il pianto (lato B). La meditazione dura 21 giorni ed è consigliabile non interromperla. Istruzioni per la prima settimana: la risata La risata autentica non è prodotta da qualcosa. Sorge semplicemente in te, come un fiore spunta sull'albero. Non ha motivo, non ha una spiegazione razionale; da qui è nato il simbolo della rosa mistica. La prima parte, la risata, dura sette giorni. Inizia con lo "Yaa-Hu!", urlato diverse volte, quindi si ride per 45 minuti. Si deve semplicemente ridere, senza ragione alcuna per 45 minuti. Si può stare seduti o sdraiarsi, è indifferente: alcune persone trovano più facile rilassare i muscoli dello stomaco, stando sdraiate. Altre possono trovare più comodo coprirsi con un lenzuolo, oppure stare a gambe all'aria. Ciò che importa è ritrovare la propria risata interiore, una risata immotivata, per cui si consiglia di stare a occhi chiusi. Tuttavia, se si è in gruppo, uno sguardo ai presenti, alle loro risate, se aiuta a far partire la propria risata, non può che essere salutare. Lascia che il corpo si rotoli senza convulsioni, e che esprima in forma giocosa il bambino innocente che esiste dentro di te. Ridi quanto più totalmente ti è possibile. A volte, potrai imbatterti in un blocco, forse esiste in te da secoli, e ti ha sempre impedito di ridere. Qualora accadesse, urla: "Yaa-Hu!", oppure usa il "gibberish" (l'emissione di suoni senza senso), fino a quando la risata non torni a sprigionarsi di nuovo. Lasciarsi andare: Alla fine di questo stadio, siedi perfettamente immobile, a occhi chiusi, per qualche minuto. Il corpo è fermo, come una statua, e tu raccogli in te ogni energia. Quindi, lasciati andare: rilassa il corpo completamente e lascia che cada, senza forzarlo né controllarlo. Quando ti senti pronto, torna a sedere, e resta seduto in silenzio e in osservazione per 15 minuti. Istruzioni per la seconda settimana: il pianto La seconda parte, il pianto, dura anch'essa sette giorni. Si inizia con lo "Yaa-Buu!", ripetuto a voce soffusa, diverse volte, e poi si piange per 45 minuti. Si piange semplicemente, senza ragione alcuna. Se lo si desidera, si può oscurare la stanza, in modo da facilitare l'entrata in uno stato d'animo di tristezza. È possibile stare seduti o sdraiati. Chiudi gli occhi e entra in profondità in tutte le sensazioni che possono farti piangere. Concediti di piangere quanto più profondamente ti sia possibile, ripulendoti in questo modo da tutto ciò che ti appesantisce il cuore. Immagina che la diga in cui hai raccolto pene e sofferenze, ferite e amarezze, si apra in un 'alluvione di lacrime. Se ti senti bloccato, oppure se dopo un po' che piangi ti senti assopire, usa il gibberish, rollando il corpo in avanti e in dietro, con delicatezza; puoi anche ripetere "Yaa-Buu " alcune volte. Le lacrime sono presenti: devi solo lasciarle uscire. Lasciarsi andare: alla fine della fase del pianto, ogni giorno, siedi perfettamente immobile per qualche minuto, quindi lasciati andare come hai fatto per la fase della risata. In questa settimana, rimani aperto a qualsiasi situazione ti permetta di piangere: concediti di essere vulnerabile. Quando finirà la fase della risata ti ritroverai travolto da un fiume di lacrime. Ma non sarà difficile alleggerirsi anche di quelle. E con esse scompariranno anni di dolori e sofferenze: se riesci a liberarti da questi due strati di repressioni, avrai trovato te stesso. Istruzioni per la terza fase: l'Osservatore sulla collina. Durante la terza settimana, siedi in silenzio per tutto il tempo che ritieni opportuno, quindi danza al suono di una musica dolce e toccante. Si può stare seduti su una sedia, o per terra, occorre però ricordarsi di tenere la schiena il più dritta possibile, gli occhi chiusi e il respiro naturale. Nell'osservare il respiro, si deve restare rilassati e al tempo stesso essere attenti, diventando simile a un osservatore che guarda da un'altura e si limita a constatare ciò che scorre sotto di lui. La meditazione si fonda sul processo di osservazione, per cui si deve conservare uno stato rilassato, attento a tutto ciò che potrebbe passare sullo schermo della mente, siano questi pensieri, sensazioni, sensazioni fisiche, giudizi, senza però perdersi in essi o identificarcisi: è il processo di osservazione che da corpo alla meditazione, ciò che si osserva non è importante. Quindi si deve danzare, con musica soffice, lasciando che il corpo trovi i propri movimenti da solo, e conservando quello stato di osservazione, anche nella danza. Non ci si deve perdere in quei movimenti. Alcuni consigli 1. Se praticate questa meditazione in un gruppo di amici, non parlate mai tra di voi, mentre eseguite la tecnica. 2. Molte persone durante la prima settimana o durante la seconda, toccano un livello di rabbia dentro di sé. Non è necessario bloccarsi: la si può esprimere con il gibberish e con movimenti del corpo, per poi tornare a ridere o a piangere. 3. Celebra le tue risate, celebra le tue lacrime, celebra i momenti in cui osservi in silenzio! (2) La meditazione della non-mente In questo stesso periodo, aprile 1988, Osho Rajneesh ha presentato a quanti si affollano ogni giorno nell'Auditorio dedicato a Buddha, a Poona, per ascoltare i suoi discorsi, una tecnica denominata "La Meditazione della Non-mente". Da allora questa meditazione ha concluso ogni suo discorso serale, rivelandosi un'occasione preziosa per sperimentare uno spazio di meditazione alla presenza di un Maestro, e sotto la sua guida. Così Osho Rajneesh ha introdotto questa nuova tecnica: Miei amati, vi voglio presentare una meditazione nuova. Si divide in tre parti. La prima parte consiste nel "parlare in lingua" ("Gibberish", in inglese, n.d.t.). La prima parte è il "gibberish". E una parola che deriva dal nome del mistico Sufi Jabbar: non parlò mai in nessuna lingua conosciuta, si limitava a dire cose senza senso. Ciò nonostante aveva migliaia di discepoli, perché nel suo parlare così il messaggio era: "La vostra mente non è altro che questo, gibberish. Mettetela in disparte, e assaporerete il vostro essere". Usando il gibberish, non dite cose che abbiano un significato, in nessuna lingua da voi conosciuta. Usate il cinese, se non lo conoscete, oppure il giapponese, se non lo conoscete; o il tedesco, se non lo conoscete. Per la prima volta sentitevi liberi, così come lo sono gli uccelli. Date semplicemente spazio a qualsiasi cosa affiori nella vostra mente, senza preoccuparvi della sua razionalità, del suo raziocinio, del suo bisogno di senso e di significato; agite come fanno gli uccelli. Nella prima parte, mettete in disparte il linguaggio e la mente. Ammattite pure, in quei suoni senza senso, ma conservate la vostra consapevolezza, in modo tale da diventare il centro del ciclone. Lasciate spazio a qualsiasi cosa affiori sulle vostre labbra, senza preoccuparvi se ha o non ha senso: dovete espellere tutto il pattume creato dalla mente, perché si formi uno spazio in cui possa apparire il Buddha. E nella seconda parte, il ciclone se ne sarà andato, portandosi via anche voi. Il Buddha ne ha preso il posto, in un silenzio assoluto e privo di movimenti. Voi non siete altro che testimoni del corpo, della mente, e di qualsiasi altra cosa accada. Dovrete chiudere gli occhi e tenere il corpo immobile, come fosse congelato in ogni suo movimento, e raccogliere la vostra energia in voi stessi. Siate qui e ora. Quindi, nella terza parte, vi dirò di lasciarvi andare. A quel punto, rilassate il corpo e lasciate che cada senza sforzo, senza che la mente lo controlli. Cadete all'indietro come un sacco di riso. Ogni parte verrà scandita dal suono di un tamburo.(3) Nella terza parte rilassatevi, lasciatevi andare, come foste morti: morite al mondo, al corpo, alla mente, di modo che solo l'eterno rimanga nel vostro essere. Mettete mente e corpo in disparte e andate al di là. Questo è il vostro essere, e il vostro essere è l'essere dell'universo in sé. Rilassatevi in lui, gioitene. Percepitene l'incredibile silenzio. In quel silenzio, questo momento diventa l'eternità stessa. Potete conservare per tutto il giorno questa esperienza di silenzio, come fosse un flusso sotterraneo. In quel caso, ogni vostra azione rifletterà la natura del Buddha che esiste in voi. In essenza voi tutti siete un Buddha. Siete un Buddha in forma di seme. Ma siete imprigionati in quel seme. Lasciate che si rompa, lasciate che venga dischiuso nel terreno, in modo che le rose possano fiorire dentro di voi. Un uomo di consapevolezza diventa un roseto. Questo è il senso di Gautama il Buddha, ed è per questo che Bodhidharma andò in Cina. Questo è il motivo per cui siete qui, alla ricerca, per trovare ciò che già possedete. Ma è nascosto in profondità, e voi non avete mai osato scendere così in profondità dentro di voi. Il Maestro può solo aiutarvi ad allontanare la paura e spingervi a fondo nel vostro essere. E quando tornate, sedete alcuni momenti in raccoglimento, come un Buddha. In questo mondo folle voi siete fortunati e benedetti in quanto state imparando un linguaggio che l'umanità ha completamente dimenticato: ricordate questa esperienza, di modo che scandisca, come ritmo sottile, l'intera vostra giornata, ventiquattro ore su ventiquattro. Sedete avvolti da quella grazia e da quel silenzio che vi appartengono in eterno. Siete sempre stati occupati con cose senza senso alcuno, dimenticandovi di voi stessi. Ricordatelo, ricordatelo sempre, ventiquattro ore al giorno, giorno dopo giorno. Lasciate che diventi un ricordo sottile: voi siete un Buddha. Non ricadete più ali'indietro, conservate la vostra dignità. E all'improvviso scoprirete che il mondo intero è cambiato: ogni cosa è la stessa di sempre, tuttavia nulla è più la stessa cosa, perché la vostra visione si è rinnovata. Sedete qualche minuto, avvolti da quell'immenso tesoro che avete scoperto, immersi nelle vastità del cielo che si è dischiuso in voi, un cielo limpido, oltre ogni nuvola. Non dimenticate questa esperienza: non dovete restare una goccia di rugiada, il vostro destino è essere l'oceano. Non occorre che rimaniate confinati in un corpo, il vostro destino è essere un Buddha, una consapevolezza allo stato puro. (4) Istruzioni per eseguire la meditazione della non-mente da soli All'inizio provate a praticare questa meditazione per sette giorni: è un periodo sufficientemente lungo per sperimentarne l'efficacia. Il nastro che accompagna questa tecnica non permette di andare oltre i 40 minuti circa di "gibberish", a cui si devono far seguire 40 minuti di osservazione consapevole e dal lasciarsi andare finale. Tuttavia, se lo si desidera, entrambe le fasi possono essere estese di altri 20 minuti. Primo stadio: gibberish, o follia consapevole Si può stare in piedi o seduti, a occhi chiusi. Quindi si iniziano a emettere suoni senza senso, gibberish. Scegli i suoni che più ti piacciono, ma non parlare in nessuna delle lingue che conosci, né devi usare suoni che ti sono noti. In questo modo lascia che si esprima qualsiasi cosa in te senta il bisogno di essere espressa. Espelli ogni cosa, in una totale follia: ammattisci consapevolmente. La mente pensa su basi verbali, il gibberish aiuta a spezzare questi schemi di perenne verbalizzazione. E, senza dover reprimere i pensieri, li puoi espellere dal tuo organismo utilizzando quei suoni senza senso. Puoi fare di tutto: cantare, piangere, ridere, urlare, gridare, mormorare, parlare. Lascia che il tuo corpo faccia ciò che vuole: saltare, sdraiarsi, camminare, stare seduto, scalciare. Non lasciare che si verifichino momenti di vuoto: se non riesci a trovare suoni senza senso da emettere, puoi iniziare dicendo: "la, la, la, la", ma non restare in silenzio. Se pratichi questa meditazione con altre persone, fate in modo di non relazionare tra di voi, né di interferire l'uno con lo spazio degli altri. Rimanete raccolti in voi stessi e in ciò che vi accade, senza preoccuparvi di ciò che fanno gli altri. Secondo stadio: l'essere testimoni Al termine del primo stadio, siedi assolutamente immobile e in silenzio, rilassato, raccogliendo dentro di te tutta la tua energia. Lascia che i tuoi pensieri si allontanino sempre di più da te, concedendoti di cadere nel silenzio profondo e nella quiete che esiste nel centro del tuo essere. Puoi stare seduto per terra, o su una sedia. Ricorda solo che la testa e la schiena devono stare diritte, il corpo dev'essere rilassato, gli occhi chiusi e il respiro naturale. Sii consapevole e totalmente presente nel momento. Diventa simile a un osservatore sulla collina, che è testimone di tutto ciò che scorre sotto di lui. I pensieri cercheranno di correre verso il futuro o il passato. Limitati a osservarli da lontano senza giudicarli né lasciarti intrappolare da loro. Limitati a restare nel presente, osservando semplicemente. La meditazione si fonda sul processo di osservazione, non ha affatto importanza ciò che si osserva. Ricorda solo di non identificarti né di perderti in ciò che scorre in te: pensieri, sensazioni, sensazioni fisiche, giudizi. Terzo stadio: lasciarsi andare Il gibberish serve per liberarsi dalla mente attiva, il silenzio per liberarsi dalla mente inattiva, e il lasciarsi andare per entrare nel trascendente. Dopo aver osservato in qualità di testimone, lascia che il tuo corpo ricada all'indietro fino a terra, senza fare sforzi né controllarlo. Mentre sei sdraiato, continua a essere testimone consapevole che non sei il corpo, né la mente, che sei qualcosa di separato da entrambi. E viaggiando sempre più a fondo nel tuo essere a un certo punto arriverai a toccare il tuo centro. (5) 3. La danza come meditazione Scomparire nella danza Dimentica colui che danza, il centro dell'ego; diventa la danza. Questa è meditazione. Danza così intensamente da dimenticare che sei tu a danzare, e da sentire che tu sei la danza. Ogni divisione deve scomparire: in questo modo diventa meditazione. Se esiste divisione, si tratta di semplice ginnastica: ottima, salutare, ma non si può dire che sia spirituale. Non è altro che una semplice danza. La danza di per sé è ottima: entro i suoi limiti è ottima. Dopo aver danzato ti sentirai più fresco e più giovane. Ma ancora non è meditazione. Colui che danza deve scomparire, finché rimane solo la danza. Che fare? Partecipa alla danza totalmente, perché la divisione può esistere solo se non sei totalmente partecipe. Se te ne stai in disparte e ti osservi mentre danzi, la separazione persisterà: in questo caso danzi, ma la danza resta solo un gesto, un atto, non è espressione del tuo essere. Lasciati invece coinvolgere totalmente: sciogliti nella danza. Non startene in disparte, non restare un osservatore. Partecipa! Lascia che la danza fluisca a modo suo, non forzarla. Abbandonati a lei: lascia che accada. Non è un'azione, è un evento! E una festa! Non stai facendo nulla di serio; stai solo giocando, giocando con la tua energia vitale, giocando con la tua bioenergia, lasciando che scorra in totale libertà. Come la danza del vento o il fluire del fiume, anche tu fluisci e danzi. Abbandonati a questa sensazione! E gioca. Ricorda sempre questa parola "gioco": con me è fondamentale. In questo paese chiamiamo leela la creazione di Dio, il gioco di Dio. Dio non ha creato il mondo: è il suo gioco. (1) La Meditazione Nataraj La Nataraj è danza trasformata in meditazione totale. Si compone dì tre stadi, della durata complessiva dì 6.5 minuti. Primo stadio: 40 minuti Danza a occhi chiusi, come se fossi posseduto. Lasciati guidare completamente dall'inconscio. Non controllare i movimenti e non cercare di rimanere un testimone di ciò che accade: lasciati dominare totalmente dalla danza. Secondo stadio: 20 minuti Con gli occhi sempre chiusi, sdraiati immediatamente, al termine della musica. Resta immobile, in silenzio. Terzo stadio: 5 minuti Danza e divertiti, in celebrazione. (1) Whirling Meditation Whirling, la danza roteante dei Sufi, è una delle tecniche di meditazione più antiche che esistano, e una delle più potenti. Scende a profondità tali, che una sola esperienza può trasformarti totalmente.¦ Ruota semplicemente su te stesso, con gli occhi aperti, come fanno i bambini, come se il tuo essere interiore fosse diventato un centro e tutto il tuo corpo una ruota, la ruota del vasaio che gira e rigira... tu sei al centro, ma tutto il corpo ruota intorno a te. Si consiglia di non mangiare è di non bere nelle tre ore che precedono la meditazione. È meglio essere a piedi nudi e si consiglia di indossare un vestito molto comodo. La meditazione si divide in due stadi, uno di rotazione e uno di riposo, e non ha limiti di tempo: può continuare per più ore, ma è consigliabile non fermarsi prima dello scadere di un'ora, così da entrare a fondo nella sensazione di energia turbinante. La rotazione va effettuata in direzione antioraria, restando fermi nello stesso punto; il braccio destro deve essere sollevato verso l'alto con il palmo della mano rivolto in alto; il braccio sinistro invece va abbassato, con il palmo della mano rivolto in basso. Chi non si sente a suo agio ruotando in direzione antioraria, può ruotare in senso orario. Lascia che il corpo rimanga rilassato e tieni sempre gli occhi aperti ma non a fuoco, in modo che le immagini perdano i contorni e diventino fluide. Rimani in silenzio e ruota. Per i primi quindici minuti ruota lentamente. Poi aumenta gradualmente la velocità nei successivi trenta minuti, finché non verrai rapito dalla rotazione e diventerai un turbine di energia: la periferia è un tornado in movimento, ma al centro il testimone sarà immobile e silente. Quando la rotazione sarà così veloce da non permetterti più di stare in piedi, il corpo cadrà da solo. Non decidere quando cadere, e non tentare di controllare la caduta: se il tuo corpo è rilassato atterrerai con leggerezza e la terra assorbirà la tua energia. Una volta caduto, inizierà la seconda parte della meditazione. Girati immediatamente sullo stomaco in modo che l'ombelico sia a contatto con il suolo. Se qualcuno trova eccessivamente scomoda questa posizione, si potrà sdraiare sulla schiena. Ascolta il tuo corpo che si fonde con la terra, come un bimbo che si rannicchia sul seno della madre. Tieni gli occhi chiusi, rimani passivo e in silenzio per almeno quindici minuti. Al termine della meditazione rimani il più quieto e il più inattivo possibile. Durante la rotazione qualcuno proverà un senso di nausea, ma è una sensazione che dovrebbe scomparire nel giro di due o tre giorni. Se persiste, è consigliabile interrompere la meditazione. (2) 4. Qualsiasi cosa può diventare una meditazione Il segreto è questo: deautomatizzarsi. Se riusciamo a deautomatizzare le nostre attività, l'intera esistenza diventa una meditazione. Ogni piccola cosa, fare una doccia, mangiare, parlare con un amico, tutto diventa meditazione. La meditazione è una qualità, un modo di essere, e la si può applicare a qualsiasi attività. Non è un atto particolare. Questa è l'opinione corrente: la gente pensa che la meditazione sia un atto ben preciso, ti siedi rivolto a oriente, ripeti un mantra, bruci dell'incenso, fai una cosa o l'altra a un'ora stabilita, in un certo modo o con gesti ben precisi. La meditazione non ha nulla a che vedere con tutto questo. Sono tutti modi per renderla automatica, e la meditazione è assolutamente contraria a qualsiasi automatismo. Quindi, se riesci a restare all'erta, qualsiasi attività è meditazione; qualsiasi movimento ti sarà immensamente utile. Qualsiasi gesto. (1) Correre, fare jogging, nuotare E facile e naturale essere all'erta mentre si è in movimento. Quando si è seduti in silenzio senza far nulla è naturale cadere addormentati. Quando si è sdraiati sul letto è difficilissimo stare all'erta, perché l'intera situazione concilia il sonno. Ma in movimento non ti puoi addormentare, la tua attenzione è maggiore: l'unico problema è dato dalla possibilità che il movimento diventi automatico. Impara a fondere insieme il corpo, la mente e l'anima. Scopri situazioni in cui riesci a funzionare in quanto unità. A chi corre accade spesso. Forse non hai mai considerato la corsa una meditazione, ma a chi corre è accaduto spesso di fare una straordinaria esperienza di meditazione. E ne è rimasto sorpreso, perché non ci pensava neppure: chi immaginerebbe mai che correndo si può avere un'esperienza di Dio? Ma è successo. E oggi la corsa diventa sempre più una nuova forma di meditazione. Correndo, può accadere. Se qualche volta hai corso, se ti piaceva correre al mattino presto, quando l'aria è fresca e frizzante e il mondo intero sta uscendo dal sonno e si risveglia... correvi e il tuo corpo funzionava a perfezione, l'aria era fresca, il mondo rinato a nuova vita, appena uscito dall'oscurità della notte, intorno a te tutto era un canto, e ti sentivi vivo più che mai... viene il momento in cui colui che corre scompare e resta solo la corsa. Il corpo, la mente e l'anima iniziano a funzionare insieme e all'improvviso si sprigiona un orgasmo interiore. A volte, casualmente, i corridori hanno sperimentato "la quarta dimensione", turiya, anche se, probabilmente, non lo hanno capito; avranno pensato che la corsa fosse la causa di quel momento di gioia: era un giornata stupenda, il corpo era in perfetta forma e il mondo era meraviglioso, si trattava di una semplice sensazione... non ci fanno caso, ma se prestassero attenzione, io sostengo per esperienza personale, che un corridore può avvicinarsi alla meditazione più di chiunque altro. Fare jogging può essere molto utile, nuotare può essere utilissimo. Sono tutte attività che dovrebbero essere trasformate in tecniche di meditazione. Lascia perdere le vecchie idee sulla meditazione, in base alle quali solo stare seduti sotto un albero in posizione yoga sarebbe meditare. Quella è solo una delle possibilità, e può essere adatta ad alcune persone, ma non a tutti. Per un bambino non è meditazione, è una tortura. Per un giovanotto che sprizza vitalità è repressione, non meditazione. Mettiti a correre al mattino. Inizia facendo un chilometro, poi passa a due e arriva almeno fino a cinque. Mentre corri, usa tutto il corpo. Non correre come se fossi chiuso in una camicia di forza. Corri come un bambino, usando tutto il corpo, compresi mani e piedi, e corri... respira profondamente, dalla pancia. Poi siedi sotto un albero, riposa, suda e lasciati rinfrescare dalla brezza del mattino; avverti la pace che è in te. Questo ti aiuterà moltissimo. A volte prova a restare in piedi, senza scarpe, e avverti la frescura, la dolcezza, il calore della terra. Cerca di percepire qualsiasi cosa la terra sia pronta a donarti in quel momento, e lasciala scorrere in te. Lascia che le tue energie fluiscano nella terra. Entra in comunione con la terra. Se sei collegato alla terra, sei collegato alla vita. Se sei in armonia con la terra, sei in armonia con il tuo corpo. Se sei collegato alla terra, diventerai sensibilissimo e ti centrerai: non hai bisogno d'altro. Non diventare mai un corridore professionista; rimani un dilettante, così la tua attenzione si conserverà intatta. Se ti accade di sentire che la corsa è diventata meccanica, automatica, abbandonala. Prova con il nuoto. Se anche questo diventa meccanico, danza. Ricorda sempre che il movimento non è altro che una situazione per creare consapevolezza. Finché crea consapevolezza, è una tecnica ottima. Quando non favorisce più la tua consapevolezza, non ha più alcuna utilità, sostituiscilo con un'altra forma di movimento che ti riporti alla tua attenzione. Non permettere mai che un'attività diventi automatica, meccanica. (2) La risata come meditazione La risata fa affiorare energie latenti nella tua fonte interiore. L'energia inizia a scorrere, segue la risata come un'ombra. Ci hai fatto caso? Quando ridi di gusto, in quei brevi istanti sei in uno stato di profonda meditazione. Il pensiero si arresta. E impossibile ridere e pensare allo stesso tempo. Sono cose diametralmente opposte: puoi o ridere o pensare! Se ridi di gusto, il pensiero si arresta. Se ancora pensi, la risata sarà di circostanza, sarà un po' fredda. Sarà una risata monca. Quando ridi di gusto, all'improvviso la mente scompare. A mio avviso, la danza e la risata sono le porte migliori, le più facili e le più naturali. Se danzi realmente, il pensiero si arresta. Tu prosegui, continui a girare e a girare, e diventi un mulinello... tutti i limiti, tutte le separazioni scompaiono. Non sai neppure dove finisce il tuo corpo e dove abbia inizio l'esistenza. Ti fondi nell'esistenza, e l'esistenza si fonde in te: i confini si sovrappongono gli uni agli altri. E se danzi veramente, senza sforzarti, ma lasciando che la danza ti guidi, ti possegga, se vieni posseduto dalla danza, il pensiero si arresta. La stessa cosa accade con la risata. Se sei posseduto dalla risata, il pensiero si arresta. La risata può essere una splendida introduzione a uno stato di non pensiero. (3) Istruzioni per la meditazione della risata Ogni mattina, appena sveglio, prima di aprire gli occhi, stirati come un gatto. Stira ogni fibra del corpo. E dopo due o tre minuti, con gli occhi ancora chiusi, mettiti a ridere. Per cinque minuti non fare altro. All'inizio sarà una risata forzata, ma in breve i tuoi tentativi daranno vita a una risata spontanea. Perditi in quella risata. Prima che accada realmente, forse ci vorranno alcuni giorni, perché non ci siamo abituati. Ma in seguito tutto diventerà spontaneo e cambierà la qualità della tua giornata. (4) Il Buddha che ride In Giappone si tramanda la storia di Hotei, il Buddha che ride. Il suo insegnamento si riassumeva tutto nella risata. Si spostava da un posto all'altro, da una piazza, del mercato all'altra. Si metteva nel mezzo del mercato e iniziava a ridere: era il suo sermone. La sua risata era contagiosa, coinvolgente; era un vera risata. Lo stomaco gli pulsava, ballava al suono di quella risata. Si rotolava per terra, ridendo. La gente si raccoglieva, e poi si metteva a ridere, e la risata si diffondeva, diventava un'onda che travolgeva l'intero villaggio: tutti ridevano. La gente aspettava sempre che Hotei passasse dal loro villaggio perché portava felicità e benedizioni incomparabili. Non pronunciò mai una sola parola. Lo interrogavi su Buddha e lui rideva; gli chiedevi dell'illuminazione e lui scoppiava a ridere; gli chiedevi qualcosa sulla verità e lui rideva. Il suo unico messaggio era la risata. (5) La meditazione del fumo Venne da me un uomo che da trent'anni fumava accanitamente. Era malato e il medico gli aveva detto: «Se non smetti di fumare, non guarirai più!» Ma lui era un fumatore cronico: non riusciva a smettere. Ci aveva provato — non aveva tralasciato nessuno sforzo, ce l'aveva messa tutta — con il solo risultato di sentirsi sempre più infelice: dopo due o tre giorni il bisogno diventava così impellente da possederlo e farlo ricadere nella vecchia abitudine. Il vizio del fumo gli aveva fatto perdere ogni fiducia in se stesso: si rendeva conto di non riuscire a fare una cosa così semplice come smettere di fumare! Aveva perso ogni dignità ai suoi stessi occhi: si considerava la persona più indegna di questa terra. Non aveva più stima di se stesso. E venne da me. Mi chiese: «Cosa posso fare? Come posso smettere di fumare?» Risposi: «Nessuno può smettere di fumare. Lo devi capire: a questo punto smettere di fumare non dipende più da una tua semplice decisione. Il fumo è entrato nel mondo delle tue abitudini; ha messo radici. Trent'anni è un periodo di tempo lunghissimo... il fumo ha messo radici nel tuo corpo, nella tua chimica, si è impadronito di te. Non si tratta più di una semplice decisione della tua testa: la testa non ci può fare più nulla. La mente è impotente: può dare il via alle cose, ma non le può interrompere con la stessa facilità. Una volta presa un'abitudine, quando l'hai praticata per così tanto tempo, diventi uno yogi: da trent'anni pratichi la tecnica del fumo! E diventato un fatto automatico; ora dovrai deautomatizzarlo!» Mi chiese: «Cosa vuol dire deautomatizzare?» E la meditazione è proprio questo: deautomatizzarsi! Gli dissi: «Come prima cosa non pensare più a smettere di fumare: non è affatto necessario. Fumi da trent'anni e non sei ancora morto; ovviamente ti avrà fatto male, ma ti ci sei abituato. E che importanza ha se muori poche ore prima di quando moriresti se non avessi mai fumato? Cosa ci fai su questa terra? Cosa hai fatto finora? Che importa se muori di lunedì o di martedì o di domenica, quest'anno o l'anno prossimo: che differenza fa?» Lo ammise: «È vero, non fa alcuna differenza». Allora proseguii: «Lascia perdere, non cercheremo affatto di smettere. Piuttosto ci sforzeremo di capire il fenomeno. Per cui la prossima volta trasformalo in una meditazione». Si stupì: «In meditazione?!» Risposi: «Certo. Se lo Zen può trasformare in una meditazione il bere una tazza di te, e arriva a farne una cerimonia, perché non il fumo? Anche fumare può essere una splendida meditazione». Lo vidi entusiasta: «Ma cosa dici?» Aveva ripreso colore! «Una meditazione? Dimmi tutto, non sto più nella pelle!» Allora gli illustrai la meditazione: «Fa' una cosa. Quando tiri fuori dalla tasca il pacchetto di sigarette, compì ogni gesto con lentezza. Goditi ogni istante, non c'è fretta. Sii cosciente, attento, consapevole: tiralo fuori lentamente, con piena consapevolezza. Poi prendi una sigaretta dal pacchetto sempre, con estrema consapevolezza, lentamente, non più con la fretta incosciente e meccanica di un tempo. Quindi inizia a tamburellare la sigaretta sul pacchetto, ma con estrema attenzione: ascoltane il suono, come si fa nello Zen quando il samovar inizia a cantare e il té si mette a bollire... e avvertine il profumo: aspira la fragranza della sigaretta, la sua bellezza...». Mi interruppe: «Ma che dici? La sua bellezza?!» «Certo, è meravigliosa. Il tabacco è divino come ogni altra cosa. Sentine la fragranza: è il profumo di Dio». Mi guardò sbalordito. Disse: «Che cosa! Mi prendi in giro?» «No, non sto scherzando». Anche quando scherzo, non scherzo mai. Sono sempre serio. «Poi metti la sigaretta tra le labbra, con estrema consapevolezza, e accendila rimanendo sempre assolutamente consapevole. Goditi ogni atto, ogni minimo gesto, e dividilo in una serie di movimenti lentissimi, così potrai raffinare sempre di più la tua consapevolezza. Quindi aspira la prima boccata: Dio sotto forma di fumo... gli hindu dicono: "Annam Brahm", il cibo è Dio. E perché non il fumo? Tutto è Dio. Riempiti i polmoni fino in fondo: è un pranayama, ti sto dando il nuovo yoga per la nuova era! Poi espira, rilassati, e aspirane un'altra boccata, procedi con estrema lentezza. Se ci riesci, rimarrai sorpreso; presto ti accorgerai di quanto sia stupido tutto questo. Non perché altri te lo hanno detto, non perché altri lo condannano: lo vedrai di persona. E vederlo non sarà solo una constatazione intellettuale, sarà una realizzazione di tutto il tuo essere: sarà una visione della tua totalità. E se un giorno il vizio cesserà, cesserà per suo conto; se continuerà, continuerà e basta. Non te ne dovrai preoccupare». , Dopo tre mesi quell'uomo ritornò e mi disse: «E cessato!» «Ora», gli risposi, «prova con altre cose». Questo è il segreto: deautomatizzarsi. Mentre cammini, cammina con lentezza, con estrema attenzione. Quando guardi, guarda con attenzione e vedrai che gli alberi sono più verdi di quanto siano mai stati e le rose sono più rosa di quanto non lo siano mai state. Ascolta! Qualcuno parla, parole nel vento... ascolta, ascolta con attenzione. Quando parli, parla con attenzione. Fai in modo che tutta la tua attività da sveglio sia deautomatizzata. (6) 5. Il respiro: un ponte verso la meditazione Se riesci a intervenire sul respiro, all'improvviso ti ritroverai nel presente. Se riesci a intervenire sul respiro, conseguirai la fonte della vita. Se riesci a intervenire sul respiro, puoi trascendere il tempo e lo spazio. Se riesci a intervenire sul respiro, sarai nel mondo e al tempo stesso lo trascenderai. (1) Vipassana Vipassana è la meditazione che più di qualunque altra ha fatto illuminare la gente, perché è l'essenza. Tutte le altre meditazioni hanno la stessa essenza, ma in forme diverse; in esse è aggiunto anche qualcosa di non essenziale. Vipassana invece è pura essenza. Non puoi tralasciare nulla in quel metodo, né vi puoi aggiungere qualcosa per migliorarlo. Vipassana è semplicissimo: perfino un bambino può praticarlo. Di fatto, un bambino può farlo meglio di te, perché ancora non è carico di tanto pattume mentale; è ancora limpido e innocente. Vipassana può essere eseguito in tre modi: puoi scegliere quello che più ti si addice. Il primo: consapevolezza delle tue azioni, del tuo corpo, della mente, del cuore. Quando cammini, devi camminare con consapevolezza. Se muovi una mano, la devi muovere con consapevolezza, in piena coscienza che stai muovendo la mano. Puoi muoverla in maniera automatica, senza coscienza alcuna... sei a passeggio, puoi camminare senza essere affatto consapevole dei tuoi piedi. Sii consapevole dei movimenti del tuo corpo. Mentre mangi, sii consapevole dei movimenti necessari a quell'azione. Quando fai una doccia, sii consapevole della quiete che ti pervade, dell'acqua che ti cade addosso e della felicità che questo comporta: sii semplicemente consapevole. Non deve più accadere in uno stato inconsapevole. La stessa cosa vale per la tua mente. Qualsiasi pensiero scorra sullo schermo della tua mente, siine un semplice osservatore. Qualsiasi emozione passi sullo schermo del tuo cuore, restane un semplice testimone, non farti coinvolgere, non identificarti, non valutare ciò che è bello e ciò che è brutto: non fa parte della tua meditazione. Il secondo è connesso al respiro: diventa consapevole del respiro. Mentre il respiro entra in te, la tua pancia inizia a sollevarsi, e quando esce, si abbassa. Il secondo modo consiste nell'essere consapevole della tua pancia, del suo alzarsi e abbassarsi. Sii semplicemente consapevole della pancia che si alza e si abbassa... la pancia si trova vicinissima alle fonti della vita, perché il bambino è collegato alla madre grazie al cordone ombelicale. Al di là del cordone ombelicale si trova la fonte della sua vita. Per cui, quando la pancia si solleva, di fatto è l'energia vitale, la fonte della vita, che si solleva e che poi ricade con ogni espirazione. Anche questa non è una cosa difficile, e forse può essere ancora più facile in quanto si tratta di un'unica tecnica. Col primo metodo devi essere consapevole del corpo, devi essere consapevole della mente, devi essere consapevole delle tue emozioni, degli stati d'animo. Quindi il metodo si compone di tre fasi. Il secondo ne ha una sola: solo la pancia, il suo sollevarsi e abbassarsi. E il risultato è lo stesso. Man mano che diventi più consapevole della pancia, la mente si acquieta, il cuore si zittisce, gli stati d'animo scompaiono. E il terzo metodo è: essere consapevole del respiro là dove entra, allorché entra nelle narici. Percepiscilo lì, è il polo opposto alla pancia, percepiscilo nel naso. Quando entra, il respiro da una certa quiete alle narici. E poi esce... il respiro che entra, il respiro che esce... Anche questo è possibile. È più facile per l'uomo che per la donna. La donna è più consapevole della pancia. Il respiro della maggior parte degli uomini non arriva fino alla pancia. Il loro torace si alza e si abbassa, in quanto nel mondo è diffusa un tipo di ginnastica sbagliata. Di certo da al corpo un ottimo aspetto: torace possente e pancia praticamente inesistente. L'uomo ha scelto di respirare solo all'altezza del torace. In questo modo il torace si espande sempre di più e la pancia si ritira. Questo da un'impressione di maggior atleticità. Nel mondo, fatta eccezione per il Giappone, tutti gli atleti e gli insegnanti di atletica enfatizzano il respiro polmonare, che porta a espandere il torace e ad appiattire la pancia. L'ideale è dato dal leone, che ha un torace possente e una pancia praticamente inesistente: assomiglia a un leone! Questa è diventata la regola di ogni forma di ginnastica, e tra le persone che lavorano sul corpo. Il Giappone è la sola eccezione: là la gente non è interessata a un torace possente e a una pancia trattenuta. Per tenere in dentro la pancia occorre una disciplina, non è un fatto naturale. Il Giappone ha scelto la via naturale, ecco perché si resta sorpresi vedendo una statua di Buddha. E il modo per discernere immediatamente se si tratta di una statua indiana o giapponese. Le statue indiane di Gautama il Buddha mostrano un corpo atletico, con una pancia molto piccola e un torace possente. Il Buddha giapponese è totalmente diverso: il torace è praticamente piatto, perché Buddha respira dalla pancia, mentre la sua pancia è più grossa. Non appare molto bello, perché la concezione predominante è molto vecchia, tuttavia respirare dalla pancia è più naturale, più rilassato. Quando dormi, di notte, non respiri col torace, ma con la pancia. Ecco perché la notte è un'esperienza rilassante. Al mattino, dopo un buon sonno, ti senti fresco e ringiovanito, perché per tutta la notte hai respirato in maniera naturale... sei stato in Giappone! Questi sono i due punti di vista: se hai paura che il respirare con la pancia e fare attenzione al suo alzarsi e abbassarsi distruggerà la tua forma atletica... forse gli uomini si preoccuperanno di più della forma atletica. In questo caso per loro sarà più semplice osservare il respiro vicino alle narici, là dove entra. Osserva, e quando il respiro esce, osserva. Queste sono le tre forme. Una qualsiasi andrà bene. E se vuoi praticarne due nello stesso tempo, puoi farlo; in questo caso lo sforzo sarà più intenso. Se le vuoi praticare tutte e tre insieme, puoi farlo: in questo caso la tecnica darà risultati maggiori. Ma tutto dipende da te, usa ciò che ti sembra più facile. Ricorda: la cosa facile è quella giusta. E man mano che la meditazione si assesterà e la mente diverrà silente, l'ego scomparirà. Tu sarai presente, ma non avrai più la sensazione di un "io": allora la porta sarà aperta. Limitati ad aspettare in amorevole attesa, con un cuore pronto ad accogliere il momento sublime — l'istante più grandioso della vita di un uomo — dell'illuminazione. Viene... è cosa sicura. Non ha mai ritardato un solo istante. Quando sei sulla lunghezza d'onda giusta, all'improvviso esplode in te, ti trasforma. L'uomo vecchio è morto ed è giunto l'uomo nuovo. (2) Meditazione da seduto Trova una posizione che sia ragionevolmente confortevole e ti permetta di rimanere seduto, all'erta, per 40/60 minuti. La schiena e la testa devono essere dritte, gli occhi chiusi, il respiro normale. Rimani il più possibile immobile, cambia posizione solo se è veramente necessario. Mentre sei seduto l'oggetto primario della tua osservazione è il sollevarsi e l'abbassarsi della pancia, un po' sopra all'ombelico, movimento prodotto dall'inspirazione e dall'espirazione. Non si tratta però di una tecnica di concentrazione, per cui mentre osservi il respiro molte altre cose attireranno la tua attenzione. Nulla è distrazione nel Vipassana, per cui quando qualcos'altro compare, smetti di osservare il respiro e presta attenzione a ciò che accade, fino a quando non ti sarà possibile ritornare al respiro. Questo può includere i pensieri, le sensazioni, i giudizi, sensazioni fisiche, impressioni che provengono dal mondo esterno, e così via. Ciò che è importante è il processo di osservazione, e non tanto ciò che osservi, per cui ricorda di non identificarti con ciò che affiora, qualsiasi cosa sia; interrogativi o problemi possono essere semplicemente visti come misteri con cui divertirsi! Camminate in Vipassana È una passeggiata comune, fatta lentamente, basata sulla consapevolezza del piede che tocca il suolo. Puoi camminare in cerchio o lungo una linea per 10/15 passi, avanti e indietro, sia in casa che fuori. Gli occhi dovrebbero essere abbassati sul terreno, pochi passi davanti a te. Mentre cammini, l'attenzione dovrebbe essere posta al contatto che ogni volta il piede avrà col terreno. Se affiora qualcos'altro, interrompi questa attenzione, e osserva ciò che ha attratto la tua attenzione, per poi tornare al piede. La tecnica è identica a quando si è seduti, osservando però un oggetto primario diverso. Puoi camminare per 20/30 minuti. (3) Osservare l'intervallo tra due respiri Shiva disse: "O radiosa, questa esperienza può aleggiare tra due respiri. Dopo che il respiro è entrato (giù) e appena prima che si volga all'insù (fuori): il beneficio". Quando il respiro entra in te, osserva. Per un istante, o per la milionesima parte di un istante, non esiste respiro alcuno, prima che risalga, prima che si volga all'esterno. Un respiro entra... a quel punto esiste un punto in cui il respiro si arresta. Quindi si ha l'espirazione. Quando il respiro è uscito, di nuovo per un istante, o per la frazione di un istante, il respiro si arresta. Quindi il respiro entra in te. Prima che il respiro entri o prima che esca, esiste un istante in cui tu non respiri. In quell'istante può accadere qualcosa, perché quando non respiri non sei parte del mondo. Devi capirlo: quando non respiri, sei morto; esisti ancora, ma da morto. Ma quel momento dura talmente poco che non lo hai mai messo a fuoco. L'inspirazione è una rinascita; l'espirazione una morte. L'espirazione è sinonimo di morte; l'inspirazione è sinonimo di vita. Per cui, con ogni respiro muori e rinasci. L'intervallo tra i due è di durata molto breve, ma una osservazione e un'attenzione acute e sincere, ti faranno percepire quell'intervallo. Se riesci a percepire questo intervallo, dice Shiva, ecco il beneficio. Non avrai bisogno null'altro: sei beato. Hai conosciuto; l'evento è accaduto. Non devi educare il respiro. Lascialo com'è. Come mai una tecnica tanto semplice? Sembra elementare! Una tecnica così semplice per conoscere la verità? Conoscere la verità significa conoscere ciò che non è nato né muore, conoscere quell'elemento eterno che esiste sempre. Tu puoi conoscere il respiro che esce, puoi conoscere il respiro che entra in te, ma non conosci mai l'intervallo tra i due. Provaci. All'improvviso coglierai il punto, e lo puoi fare: è già lì. Tutto è già presente, fatta eccezione per una consapevolezza focalizzata. Come mettere, dunque, in pratica questo metodo? Come prima cosa, diventa consapevole del respiro che entra. Osservalo. Dimentica ogni cosa; limitati a osservare il respiro che entra: il suo passaggio. Quando il respiro tocca le tue narici, percepiscilo in quel punto. Quindi lascia che entri. Muoviti con il respiro pienamente consapevole. Mentre scende, scendi con lui, sempre di più, non perderlo! Non andare avanti e non rimanere indietro. Limitati ad accompagnarlo. Ricorda: non andare avanti, e non seguirlo come un'ombra. Scendi insieme a lui! Respiro e consapevolezza dovrebbero fondersi l'uno nell'altra. Il respiro penetra in te, e tu penetri in te: solo in questo caso sarà possibile afferrare il punto che si trova tra i due respiri. Non sarà facile. Scendi dentro di te con il respiro, quindi esci col respiro: dentrofuori, dentro-fuori. Fu Buddha in particolare che cercò di usare questo metodo, per cui lo si conosce come metodo buddhista. Nella terminologia buddhista è noto come "Anapanasati Yoga". E 1'illuminazione di Buddha si è basata unicamente su questa tecnica. Se continui a praticare la consapevolezza del respiro, la coscienza del respiro, all'improvviso, un giorno, senza saperlo, raggiungi quell'intervallo. Quando la tua consapevolezza diventerà acuta, profonda e intensa, quando la tua consapevolezza diverrà parentetica — l'intero mondo sarà fuori dalla tua parentesi; il tuo mondo è dato solo dal respiro che entra e che esce: quella è tutta l'arena della tua coscienza — all'improvviso sarà inevitabile percepire l'intervallo in cui non esiste affatto il respiro. Se accompagni il respiro con attenzione, resti consapevole anche quando il respiro non c'è. All'improvviso sarai consapevole che il respiro non esiste, e verrà il momento in cui sentirai che il respiro non sta entrando né uscendo. Il respiro si è completamente fermato. In quell'arresto: "il beneficio". (4) Osservare l'intervallo sulla piazza del mercato Shiva disse: "Durante l'attività quotidiana, mantieniti attento tra i due respiri, e seguendo questa pratica, in un paio di giorni sei nato di nuovo". Qualsiasi cosa tu faccia, conserva la tua attenzione nell'intervallo che esiste tra i due respiri. Ma l'attenzione va mantenuta mentre si fa qualcosa. Abbiamo già discusso una tecnica simile. Ora esiste solo questa differenza: la devi praticare durante le tue attività quotidiane. Non praticarla in isolamento. Questa pratica va eseguita mentre stai facendo altre cose. Stai mangiando: continua a mangiare e presta attenzione all'intervallo. Stai camminando: continua a camminare, ma sii attento all'intervallo. Ti stai addormentando: sdraiati, lascia che il sonno ti avvolga, ma continua a prestare attenzione all'intervallo. Perché in attività? Perché l'attività distrae la mente. L'attività attira ripetutamente la tua attenzione. Non lasciarti distrarre. Rimani focalizzato su quell'intervallo. E non interrompere l'attività: lascia che prosegua. Avrai due strati di esistenza: il fare e l'essere. Noi tutti abbiamo due livelli di esistenza: il mondo del fare e il mondo dell'essere. La circonferenza e il centro. Continua a lavorare alla periferia, alla circonferenza: non ti fermare. Però continua anche a lavorare al centro, con attenzione. Cosa accadrà? Là tua attività diventerà una recita, sarà come recitare un ruolo. Praticando questo metodo, tutta la tua vita diventerà una lunga commedia. Sarai un attore che recita una parte, ma che è costantemente centrato nell'intervallo. Se dimentichi l'intervallo, non stai più recitando una parte: sei diventato il ruolo. In questo caso non si tratta più di una commedia. L'avrai confusa per la vita stessa. Ed è ciò che abbiamo fatto. Ognuno pensa di vivere la vita. Ma quella non è vita: è solo una parte, un ruolo che ti viene dato dalla società, dalle circostanze, dalla cultura, dalla tradizione, dal paese, dalla situazione in cui vivi. Ti viene dato un ruolo e tu lo stai interpretando; ma ti sei identificato in esso: per rompere l'identificazione, usa questa tecnica. Questa tecnica serve solo a farti vivere uno psicodramma: si tratta solo di una rappresentazione. Tu resti focalizzato nella pausa tra due respiri e la vita continua, alla periferia. Se la tua attenzione è rivolta al centro, alla periferia non esisterà un'attenzione reale: sarà solo una "sub-attenzione", le cose accadono da qualche parte ai margini della tua attenzione. Le puoi sentire, le puoi conoscere, ma non sono importanti. E come se non stessero accadendo a te. Lo ripeto: se pratichi questa tecnica, ti sembrerà che l'intera tua vita non stia accadendo a te, sarà come se accadesse a qualcun altro. (5) La padronanza dei sogni Shiva disse: "Con l'intangibile respiro nel centro della fronte, quando questo raggiunge il cuore nel momento del sonno, governa i sogni e la stessa morte". Dividi questa tecnica in tre parti. La prima: devi essere in grado di percepire il prana nel respiro, la parte intangibile del respiro, la sua parte invisibile, la parte immateriale. Accade se sei attento tra le due sopracciglia. In quel caso accade con facilità. Anche quando sei attento all'intervallo, la cosa avviene, ma un po' meno facilmente. E accade anche se sei consapevole del centro all'altezza dell'ombelico là dove il respiro arriva, si ferma, ed esce, ma con minore facilità. Il modo più facile per conoscere l'invisibile parte del respiro è essere centrati nel terzo occhio. Ma in qualsiasi punto tu sia centrato, accade. E inizierai a percepire il prana che fluisce dentro di te. Il respiro che entra e quello che esce sono la stessa cosa, in quanto veicoli, ma l'inspirazione è carica di prana e l'espirazione è vuota. Tu hai risucchiato il prana e il respiro si è svuotato. Questo sutra è molto, molto significativo: "Con l'intangibile respiro nel centro della fronte, quando questo raggiunge il cuore nel momento del sonno, governa i sogni e la morte stessa". Questa tecnica dev'essere praticata mentre ti stai addormentando; solo allora, in nessun altro momento. Questo è il momento giusto per praticarla: quando ti stai addormentando. A poco a poco, a poco a poco, il sonno ti avvolge: in pochi istanti la tua coscienza si dissolverà; non sarai più consapevole. Prima che giunga quel momento, diventa consapevole; consapevole del respiro e della sua parte invisibile, il prana, e sentilo arrivare al cuore. Se questo accade — se senti il respiro invisibile nel cuore mentre il sonno ti sta sorprendendo — sarai consapevole dei tuoi sogni. Saprai che stai sognando. Di solito non lo sappiamo. Mentre sogni pensi che sia la realtà. Anche questo avviene a causa del terzo occhio. Hai mai visto una persona addormentata? I suoi occhi si muovono verso l'alto e convergono nel terzo occhio. Se non lo hai mai osservato, fallo. A causa di questa messa a fuoco nel terzo occhio, consideri reali i tuoi sogni; non puoi percepirli in quanto sogni. Sono reali. Lo saprai solo al mattino, alzandoti. Allora saprai che stavi sognando; ma si tratta di una percezione successiva, retrospettiva. Non puoi renderti conto che stai sognando, mentre sogni. Se riesci a farlo, esistono due livelli: il sogno è presente, ma tu sei sveglio, sei consapevole. Per chi diventa consapevole nei sogni, questo sutra è meraviglioso. Esso dice: "Governa i sogni e la morte stessa". Se riesci a diventare consapevole dei sogni, puoi fare due cose. Primo: puoi creare dei sogni. In genere non lo puoi fare. Com'è impotente l'uomo! Non è neppure in grado di creare dei sogni. Non si possono creare dei sogni! Se vuoi sognare qualcosa di particolare, non ci riesci: non è nelle tue capacità. Com'è impotente l'uomo! Non può neppure creare i propri sogni: sei solo una vittima dei sogni, non il loro creatore. Ti accade un sogno, non ci puoi fare nulla. Non puoi né fermarlo né crearlo. Ma se entri nel sonno tenendo a mente che il cuore è colmo di prana e che viene continuamente toccato con ogni respiro dal prana, diventerai padrone dei tuoi sogni: e questa è una rara padronanza. In questo caso potrai sognare qualsiasi cosa desideri. Devi solo prendere nota, mentre ti stai addormentando, che vuoi fare un particolare sogno, e quel sogno verrà. Oppure dire semplicemente, mentre ti stai addormentando: "Non voglio sognare quel sogno", e quel sogno non potrà entrare nella tua mente. Ma qual è l'utilità di questo diventare padroni della propria attività onirica? Non è inutile? No, non lo è. Quando sarai diventato padrone dei tuoi sogni, non sognerai più. E assurdo. Quando sei padrone dei tuoi sogni, smetti di sognare; non ne hai più bisogno. E quando smetti di sognare, il tuo sonno acquista una qualità completamente diversa, e questa qualità è simile a quella della morte. La morte è un sonno profondo. Se il tuo sonno diventa profondo come lo è la morte, questo significa che non esisterà più alcuna attività onirica. L'attività onirica produce superficialità nel sonno. Quando questa attività scompare, scendi in profondità. E quando riuscirai a conoscere il sonno privo di sogni, quando riuscirai a esserne consapevole, allora non avrai più paura della morte. A quel punto saprai che la morte è solo un lungo sonno. E la morte cessa di esistere: con la cessazione del sogno, la morte cessa di esistere. Ottenere questo potere sulla morte, sulla direzione della morte, ha anche un altro significato: se riesci ad arrivare a percepire la morte solo in quanto sonno, sarai in grado di governarla. Se sei in grado di governare i tuoi sogni, potrai governare anche la tua morte: potrai scegliere dove rinascere, da chi, quando e in quale forma. Diventerai padrone anche della tua nascita. (6) Espellete ogni cosa Patanjali disse: "La mente si tranquillizza anche espellendo e trattenendo, alternativamente, il respiro". Quando senti che la mente non è tranquilla: è tesa, in ansia, preoccupata, chiacchiera troppo, sogna continuamente, fa' una cosa: prima di tutto esala un profondo respiro. Inizia sempre con una esalazione. Esala profondamente; quanto più ti è possibile, butta fuori tutta l'aria. E con l'aria, verrà espulso anche quello stato d'animo, perché il respiro è ogni cosa. Quindi, espelli il respiro il più lontano possibile. Fai rientrare completamente la pancia per qualche secondo; non inalare. Lascia che l'aria rimanga fuori, per qualche secondo non inalare nulla. Quindi lascia che il corpo inspiri. Inspira profondamente, quanto più ti è possibile. Di nuovo, fermati per qualche secondo. L'intervallo dev'essere lo stesso: se trattieni il fiato per tre secondi nell'espirazione, trattieni l'inspirazione per tre secondi. Espira e trattieni per tre secondi; inspira e trattieni per tre secondi. Ma l'espirazione dev'essere totale. Esala totalmente e inala totalmente, e fa' che sia un processo ritmato. Trattieni, inspira; trattieni, espira. Trattieni, inspira; trattieni, espira. Immediatamente sentirai un cambiamento avvolgere l'intero tuo essere. Il tuo stato d'animo svanirà, e in te apparirà una nuova atmosfera. (7) 6. Aprire il cuore Il cuore è la soglia senza soglia che si affaccia sulla realtà. Spostati dalla testa nel cuore. Noi tutti siamo abbarbicati nella testa. Questo è l'unico problema che abbiamo, è il nostro solo problema. Ed esiste solo una soluzione: scendi dalla testa nel cuore e tutti i problemi scompariranno. Sono frutti della testa. E all'improvviso tutto sarà così chiaro e così trasparente che si resta sorpresi di come si è fatto a creare problemi in continuazione. Restano i misteri, ma i problemi scompaiono. I misteri abbondano, ma i problemi evaporano. E i misteri sono bellissimi. Non devono essere risolti: devono essere vissuti. (1) Dalla testa al cuore Primo punto: cerca di essere senza testa. Visualizzati come se fossi senza testa; muoviti senza testa. Suona assurdo, ma è uno degli esercizi più importanti. Provalo, e ne avrai la conferma. Cammina, e percepisciti come se non avessi la testa. All'inizio sarà solo un "come se". Sarà molto strano. Quando sorgerà in te la sensazione di non avere una testa, ti sentirai molto strano e bizzarro. Ma un po' alla volta ti assesterai laggiù, nel cuore. Esiste una legge. Forse avrai notato che un cieco ha orecchie molto più acute, ha orecchie più musicali. I ciechi sentono meglio la musica: la sentono con maggior profondità. Come mai? L'energia che di solito si muove attraverso gli occhi, in loro non può più farlo, pertanto sceglie un cammino diverso: si muove attraverso le orecchie. I ciechi hanno una sensibilità tattile più profonda. Se un cieco ti tocca, sentirai la differenza, in quanto di solito si usano molto gli occhi: ci tocchiamo tra di noi attraverso gli occhi. Un cieco non lo può fare, perciò la sua energia si muove attraverso le mani. Un cieco è più sensibile di quanti possiedono la vista. A volte può non essere vero, ma in genere è proprio così. Se non esiste un centro, l'energia inizia a muoversi attraverso un altro centro. Per cui, prova questo esercizio di cui sto parlando, l'esercizio dell'essere senza testa... e all'improvviso percepirai una cosa strana: per la prima volta ti accadrà di essere nel cuore. Cammina senza testa. Siedi e medita, chiudi gli occhi e percepisci semplicemente che la testa non c'è più. Senti: "La mia testa è scomparsa". All'inizio sarà solo un "come se", ma un po' alla volta sentirai che la testa è veramente scomparsa. E quando senti che la tua testa è scomparsa, il tuo centro cadrà nel cuore, immediatamente! Guarderai il mondo attraverso il cuore e non più attraverso la testa. Quando per la prima volta gli occidentali giunsero in Giappone, non riuscirono a credere che per tradizione il Giappone, per secoli, avesse creduto che l'uomo pensa attraverso la pancia. Se chiedi a un bambino giapponese (che non sia stato educato in maniera occidentale): "Dove pensi?", vi indicherà la sua pancia. Sono passati secoli e secoli e il Giappone è vissuto senza la testa. E solo un concetto. Se ti chiedo: "Dove stai pensando?", tu mi indicheresti la testa, mentre un giapponese indicherà la pancia: questa è una delle ragioni per le quali la mente giapponese è più calma, più tranquilla, più raccolta. Tutto questo oggi è cambiato, perché l'Occidente si è esteso ovunque. Ora l'Oriente non esiste più. L'Oriente esiste solo in alcuni individui sparuti, simili a delle isole. Geograficamente l'Oriente è scomparso. Ora il mondo intero è occidentale. Prova a essere senza testa. Medita stando davanti allo specchio del bagno. Scruta a fondo i tuoi occhi con la sensazione che stai guardando dal cuore. Pian piano il centro del cuore riprenderà a funzionare. E quando il cuore funziona, cambia tutta la tua personalità, tutta la tua struttura, il tuo schema esistenziale, perché il cuore ha idee proprie. Per cui, la prima cosa: prova a essere senza testa. In secondo luogo, ama di più, perché l'amore non può funzionare attraverso la testa. Ama di più! Questa è la ragione per la quale quando qualcuno si innamora, perde la testa. La gente dice che è impazzito. Se non sei pazzo e innamorato, vuol dire che non sei veramente innamorato. Si deve perdere la testa. Se la testa non viene toccata dal tuo amore, se continua a funzionare normalmente, allora non può essere amore: per amare deve funzionare il cuore, non la testa. L'amore è una funzione del cuore. Capita che quando una persona molto razionale si innamora, istupidisce. Lei stessa riconosce di fare delle stupidaggini, cose sciocche. Cosa sta facendo?! Per cui opera una divisione nella sua vita, crea una separazione: il cuore diventa un affare silenzioso, raccolto nell'intimo. Quando esce di casa, esce anche dal cuore. Nel mondo vive con la testa e scende nel cuore solo quando ama. Ma è una cosa molto difficile. È molto difficile e di solito non si riesce a farla. Abitavo a Calcutta in casa di un amico, e quell'amico era un giudice della Corte Suprema. Sua moglie mi disse: «Ho solo un problema: mi potresti aiutare?» Io le chiesi quale fosse, e lei mi disse: «Mio marito è tuo amico. Ti ama e ti rispetta, perciò se tu gli dicessi qualcosa, potrebbe trarne un utile consiglio». Le chiesi cosa dovevo dirgli. Mi disse: «Rimane un giudice della Corte Suprema anche a letto. Con lui non ho mai conosciuto un amante, un amico o un marito. Egli è un giudice della Corte Suprema ventiquattro ore su ventiquattro». E difficile: è difficile scendere dal proprio piedistallo. Diventa un'attitudine consolidata. Se sei un uomo d'affari, rimarrai un uomo d'affari anche a letto. È difficile armonizzare nel tuo essere due persone, e non è facile mutare radicalmente il proprio comportamento, così d'acchito, ogni volta che lo desideri. E difficile, ma se sei innamorato, dovrai scendere dalla testa. Perciò, per questa meditazione cerca di amare sempre di più. E quando dico: "Sii colmo d'amore", intendo dire: "Cambia la qualità della tua relazione", fa' che si fondi sull'amore. Non solo con tua moglie o con tuo figlio o con il tuo amico: sii più colmo d'amore verso la vita in quanto tale. Ecco perché Mahavira e Buddha hanno parlato di nonviolenza: lo facevano solo per creare un'attitudine d'amore nei confronti della vita. Quando Mahavira si muove, cammina, resta sempre consapevole per non uccidere neppure una formica. Come mai? In realtà la formica non è importante: Mahavira sta scendendo dalla testa al cuore. Sta creando un'attitudine d'amore verso la vita in quanto tale. Quanto più le tue relazioni si fondano sull'amore — tutte le relazioni — tanto più il tuo centro del cuore sarà attivo. Inizierà a funzionare: guarderai il mondo con occhi diversi, perché il cuore ha il proprio modo di guardare il mondo. La mente non potrebbe mai guardare il mondo in quel modo: le sarebbe assolutamente impossibile! La mente può solo analizzare; il cuore sintetizza. La mente può solo selezionare, dividere. E un divisore. Solo il cuore da unità. Quando riuscirai a guardare attraverso il cuore, l'intero universo apparirà come una unità. Quando ti avvicini con la mente, l'intero universo diventa atomico. Non esiste nessuna unità: solo atomi e atomi su atomi. Il cuore fornisce un'esperienza unitaria. Unisce insieme, e la sintesi suprema è Dio. Se riesci a guardare attraverso il cuore, l'intero universo appare in quanto unica entità. Questa unità è Dio. Ecco perché la scienza non potrà mai trovare Dio. Questo è impossibile poiché il metodo impiegato non potrà mai giungere all'unità suprema. Il metodo della scienza è la ragione, l'analisi, la divisione. Per questo la scienza può giungere alle molecole, agli atomi, agli elettroni, e proseguirà nell'opera di divisione. Non potrà mai giungere all'unità organica del Tutto. E impossibile guardare al Tutto attraverso la testa. Dunque, ama di più: ricorda, la qualità dell'amore deve essere presente in qualsiasi cosa tu faccia. Questo deve essere un pensiero costante. Stai camminando sull'erba: senti che quell'erba è viva. Ogni filo d'erba è vivo quanto lo sei tu. (2) La meditazione della preghiera È meglio fare questa preghiera di notte, in una stanza buia, e andare a dormire immediatamente dopo; oppure la si può praticare al mattino, ma deve essere seguita da quindici minuti di riposo. Questo riposo è necessario, altrimenti ti sentirai ubriaco, in uno stato di torpore. Questo fondersi con l'energia è preghiera. Ti trasforma. E quando tu cambi, cambia l'intera esistenza. Alza entrambe le mani al cielo, le palme rivolte verso l'alto, la testa sollevata, e avverti il semplice fluire dell'esistenza dentro di te. Man mano che l'energia fluisce verso il basso avvertirai nelle braccia un leggero tremolio: sii simile a una foglia nella brezza, tremolante. Abbandonati, favorisci questa sensazione. Quindi lascia che tutto il corpo vibri di energia, e lasciati trasportare da qualsiasi cosa accada. Sentiti fluire ancora una volta con la terra. La terra e il cielo, il sopra e il sotto, lo yin e lo yang, il maschile e il femminile: fluisci, fonditi, abbandonati completamente. Tu non sei più. Diventi un'unità... ti sciogli. Dopo due o tre minuti, o quando ti senti completamente ricolmo, piegati al suolo e bacia la terra. Sii un semplice veicolo che permette all'energia divina di riunirsi alla terra. Questi due stadi della meditazione devono essere ripetuti sette volte in tutto, per sbloccare tutti i chakra. Si possono ripetere più di sette volte, ma se non li ripeti almeno sette volte, ti sentirai irrequieto e non riuscirai a dormire. E abbandonati al sonno in quello spazio di preghiera. Sprofonda semplicemente nel sonno e l'energia rimarrà con te. Il suo fluire ti seguirà anche nel sonno. Questo ti aiuterà moltissimo, perché in questo modo l'energia ti avvolgerà per tutta la notte e continuerà a lavorare. Al mattino, ti sentirai più fresco di quanto non ti sia mai sentito in passato, più vivo che mai! Ti sentirai pervaso da uno slancio, da una vitalità nuovi, e per tutto il giorno avvertirai la presenza di una energia diversa, una nuova vibrazione, un nuovo canto colmerà il tuo cuore, i tuoi passi avranno una nuova danza. (3) Il cuore della quiete Shiva disse: "In qualsiasi posizione confortevole, gradualmente pervadi un 'area tra le ascelle in profonda quiete". Un metodo molto semplice che funziona miracolosamente: provalo! Chiunque lo può provare, non ci sono pericoli. Trova una posizione comoda: la prima cosa è essere in una posizione rilassata. E comoda, qualsiasi sia la posizione comoda per te. Per cui, non assumere un'asana o una posizione particolare. Buddha siede in una posizione particolare. Per lui è comoda. Può diventarlo anche per te, se fai un po' di pratica, ma all'inizio non lo sarà. E non è necessario fare pratica alcuna: parti da qualsiasi posizione ti sia comoda fin dal primo istante! Non lottare con quella postura: puoi sedere semplicemente su una sedia e rilassarti. La sola cosa è questa: il tuo corpo deve trovarsi in uno stato di rilassamento. Chiudi gli occhi e percepisci ogni parte del corpo. Inizia dalle gambe: percepisci la presenza di eventuali tensioni. Se senti che da qualche parte esiste una tensione, fai una cosa: accentua quella tensione. Se hai la sensazione che nelle gambe, nella gamba destra, è presente una tensione, rendi quella tensione più intensa possibile. Portala a un culmine e poi, all'improvviso, rilassala, in maniera tale da percepire come il rilassamento si assesti in quel punto. Quindi, passa in rassegna tutto il corpo, e ricerca la presenza di eventuali tensioni. Ovunque ne trovi, acuiscile, perché è più facile rilassarle quando sono al massimo dell'intensità. In una posizione intermedia è difficile perché non riesci a percepirle. E facile spostarsi da un estremo all'altro, facilissimo, perché l'estremo stesso crea la situazione che porta a spostarsi all'altro estremo. Ragion per cui, se senti qualche tensione nel volto, tira tutti i muscoli del viso il più possibile, crea tensione e portala a un culmine. Portala a un punto in cui senti che da li in poi non ti è più possibile essere teso. Allora, all'improvviso, rilassati. E in questo modo, accertati che tutte le parti del corpo, tutte le membra, siano rilassate. Ma presta particolare attenzione ai muscoli del viso, perché portano il novantanove per cento delle tensioni — il resto del corpo ne trasporta solo il dieci per cento — poiché tutte le tue tensioni si trovano nella mente, e il viso ne diviene il ricettacolo. Quindi, tirati il volto il più possibile, non fare il timido! Rendilo intensamente angosciato, in ansia, e all'improvviso rilassalo. Fallo per cinque minuti, di modo che puoi percepire che adesso tutto il corpo, ogni membro, è rilassato. Puoi farlo stando sdraiato sul letto, puoi farlo anche da seduto, usa la posizione che più ti risulta facile. La seconda cosa: quando senti che il corpo ha raggiunto una posizione confortevole, non esaltarti troppo. Limitati a sentire che il corpo è rilassato, e poi dimenticati del corpo. Perché in realtà ricordarsi il corpo è una forma di tensione. Ecco perché ti dico di non ingigantire la cosa: rilassati e scordatene. Scordarsene è rilassamento, perché ogni volta che ricordi troppo, proprio quella messa a fuoco produce tensione fisica. A quel punto chiudi gli occhi e limitati a percepire la zona tra le due ascelle: la zona del cuore, il tuo torace. Come prima cosa percepiscila, porta la tua attenzione totale, tutta la tua consapevolezza nell'area che si trova esclusivamente tra le due ascelle. Scorda la totalità del corpo, limitati all'area del cuore, tra le due ascelle, il tuo torace, e sentila colma di una pace profonda. Nel momento in cui il corpo è rilassato, automaticamente nel tuo cuore avviene la pace. Il cuore diventa silenzioso, rilassato, armonioso. E quando scordi tutto il corpo e rivolgi tutta la tua attenzione esclusivamente al torace, percependolo consciamente colmo di pace, una pace immensa accadrà all'istante. Nel corpo esistono due aree, centri particolari in cui si possono creare consciamente emozioni particolari. Tra le due ascelle si trova il centro del cuore, e il centro del cuore è la fonte di ogni quiete che accade in te, ovunque essa accade. Ogni volta che ti senti in pace, quella pace proviene dal cuore. Il cuore irradia pace. Ecco perché da tutto il mondo, senza distinzione di casta, religione, nazionalità, cultura o non cultura, ogni razza lo ha percepito: l'amore sorge da qualche parte del cuore. E non esiste spiegazione scientifica alcuna. Per cui, ogni volta che tu pensi all'amore, pensi al cuore. Di fatto, ogni volta che ti innamori sei rilassato, e poiché sei rilassato, sei ricolmo di una pace. E quella pace sorge dal cuore. Ecco perché pace e amore sono diventati una cosa sola, sono associati l'uno all'altra. Ogni volta che sei in amore sei in pace; quando non sei in amore, sei disturbato. A causa della pace che sorge, il cuore è stato associato all'amore. Quindi, puoi fare due cose. O puoi cercare l'amore, e in questo modo a volte ti sentirai in pace. Ma si tratta di un sentiero pericoloso, perché l'altra persona, oggetto del tuo amore, è diventata più importante di te. L'altro è l'altro, e in un certo senso tu diventi dipendente da lui. Per cui, l'amore ti darà pace, a volte, ma non sempre. Ci saranno elementi che disturbano, molti momenti di angoscia e di ansia, poiché l'altro è entrato in te e ogni qualvolta l'altro entra in gioco sarà inevitabile che sussista un disturbo, in quanto puoi incontrarti con lui solo alla tua superficie, e la superficie si sentirà disturbata. Solo a volte, quando due persone sono in amore profondo, senza conflitti, solo a volte ti sentirai rilassato e il cuore arderà di pace. Quindi, l'amore ti può dare solo bagliori di pace ma non sarà mai una cosa stabile, non potrà farti mettere radici nella pace. Per suo tramite, avrai solo bagliori fugaci. E tra due attimi d'amore si stenderanno valli di conflitto, di violenza, di odio, di rabbia. L'altra via è questa: non trovare la pace tramite l'amore, ma direttamente. Se riesci a trovare la pace direttamente — e questo è il metodo per farlo — la tua vita sarà colma d'amore. Ma in questo caso la qualità dell'amore sarà diversa. Non sarà possessivo; non sarà centrato su una persona. Non dipenderà dall'altro, e non porterà nessuno a dipendere da te. Il tuo amore diventerà semplice amorevolezza, compassione, profonda empatia. A quel punto nessuno, neppure un amante, potrà disturbarti, perché la tua pace avrà già radici e il tuo amore verrà come un'ombra della tua pace interiore. L'intera situazione è stata ribaltata: quindi, anche Buddha ama, ma il suo amore non è angoscia. Se tu ami, soffrirai, e se non ami, soffrirai. Se non ami, ne soffrirai l'assenza. Se ami, soffrirai la presenza dell'amore. Tu vivi in superficie e qualsiasi cosa fai può darti solo un appagamento momentaneo; quindi, di nuovo sorge la valle oscura. Il cuore è per sua natura la fonte della pace, per cui non stai creando nulla. Stai semplicemente arrivando a una fonte che è sempre esistita. E questa immaginazione ti aiuterà a diventare consapevole che il cuore è ricolmo di pace: non sarà questa immaginazione a creare la pace. Questa è la differenza tra l'attitudine tantrica e l'ipnosi in Occidente: l'ipnotizzatore pensa che grazie all'immaginazione tu possa creare qualcosa. Il Tantra non pensa che tu possa creare quella pace: con l'immaginazione ti limiti a entrare in sintonia con qualcosa che già esiste. Qualsiasi cosa tu riesca a creare grazie all'immaginazione, non può essere duratura. Se non è una realtà, rimane falsa, irreale, e tu stai creando un'allucinazione. Prova a fare così: ogni volta che riesci a percepire tra le due ascelle la pace che ti ricolma, che invade il tuo centro del cuore, il mondo ti sembrerà illusorio. Questo è un segno che sei entrato in meditazione: quando il mondo è percepito, sembra essere illusorio. Non pensare che il mondo sia illusorio; non è necessario pensarci: lo percepirai. All'improvviso affiorerà nella tua mente: "Cos'è successo al mondo?" All'improvviso il mondo è diventato un sogno, un'esistenza onirica. Esiste, senza sostanza alcuna, simile a un film su uno schermo. Sembra assolutamente reale; può addirittura essere tridimensionale: ma sembra, appare una cosa proiettata. Non che lo sia, niente affatto. Il mondo è reale, ma tu hai creato una distanza, e la distanza aumenta sempre di più. E tu sei in grado di comprendere se quella distanza sta aumentando o meno, riconoscendo la tua percezione del mondo. Quindi, questo è il criterio. Non si tratta di una verità — il mondo non è irreale — si tratta solo di un criterio per ciò che concerne la meditazione. Se il mondo è diventato irreale, tu sei centrato nell'essere. A questo punto tu e la superficie siete così distanti che ti è possibile vedere quella superficie come qualcosa di oggettivo, qualcosa "altro da te". Non sei più identificato. Questa tecnica è facilissima e non richiederà molto tempo, se la provi. A volte con questa tecnica accade addirittura che al primo sforzo percepisci la bellezza e il miracolo che essa nasconde. Per cui, provala! Ma se non senti nulla al primo sforzo, non sentirti deluso. Aspetta e continua a praticarla. Ed è così facile che la puoi praticare in qualsiasi momento. Puoi provarci mentre sei sdraiato a letto, la notte; al mattino, quando hai la sensazione di esserti risvegliato, puoi provarla. Prima provala e poi alzati, basteranno perfino dieci minuti, oppure dieci minuti la sera, prima di addormentarti. Rendi irreale il mondo, e il tuo sonno sarà molto profondo, forse non hai mai dormito così in tutta la tua vita. Se il mondo diventa irreale poco prima che ti addormenti, i sogni diminuiranno perché se il mondo è diventato un sogno, i sogni non possono più avere seguito. E se il mondo è irreale, tu sei assolutamente rilassato, altrimenti la realtà del mondo continua a pressarti, a martellarti. Dal mio punto di vista questa tecnica è stata utilissima: l'ho suggerita a molte persone che soffrivano di insonnia. Se il mondo è irreale, le tensioni si dissolvono. E se riesci a spostarti dalla periferia, sei già entrato in uno stato di sonno profondo: prima che il sonno ti raggiunga, ti sei già immerso profondamente in lui. E a quel punto il mattino sarà magnifico perché ti sentirai fresco, giovane, perché tutta la tua energia vibrerà: stai ritornando dal centro alla periferia. Nel momento in cui ti accorgi che il sonno è svanito, non aprire subito gli occhi. Come prima cosa fai questo: dopo l'intera notte il corpo è rilassato, si sente fresco e vivo, per cui esegui questo esperimento per dieci minuti. Poi apri gli occhi. Rilassati. Sei già rilassato; non ti ci vorrà molto tempo. Rilassati e basta. Porta tutta la tua consapevolezza al cuore, proprio tra le due ascelle: senti quell'area colma di pace profonda. Per dieci minuti rimani immerso in quella pace, poi apri gli occhi. E il mondo ti apparirà totalmente diverso perché quella pace si irradierà anche dai tuoi occhi. E per tutto il giorno ti sentirai diverso: non solo ti sentirai diverso, avrai anche la sensazione che la gente si comporti in maniera diversa con te. Ad ogni relazione che hai, tu apporti un contributo. Se quell'apporto non c'è più, la gente si comporterà in maniera diversa, perché avrà la sensazione che tu sia una persona diversa. Forse gli altri non ne sono consapevoli, ma quando sei colmo di pace tutti si comportano in maniera diversa con te. Saranno più amorevoli e più gentili, opporranno meno resistenze, saranno più aperti, ti saranno più vicini. E presente il magnete. La pace è un magnete. Quando tu sei in pace, la gente ti si avvicina; quando sei disturbato, tutti si sentono respinti. È un fenomeno così fisico che lo puoi osservare con facilità. Quando sei in pace, hai la sensazione che tutti ti si vogliono avvicinare perché quella pace si irradia, diventa una vibrazione che ti circonda. Intorno a te si muovono onde concentriche di pace, e chiunque ti si avvicini aspira a volerti stare vicino. E simile all'ombra di un albero: senti di volerti sedere là sotto e poterti riposare. (4) Centrarsi nel cuore Shiva disse: "Beata, quando i sensi sono assorbiti nel cuore, raggiungi il centro del loto". Orbene, cosa si deve fare in questa tecnica? "Quando i sensi sono assorbiti nel cuore...". Provaci! E possibile farlo in molti modi. Tocchi qualcuno: se sei una persona orientata nel cuore il tocco raggiungerà immediatamente il tuo cuore, e potrai sentirne la qualità. Se prendi la mano di una persona orientata nella testa, sarà fredda, non solo sarà fredda: la qualità del tocco sarà ghiacciato. Nella mano sarà presente una forma di morte, qualcosa di cadaverico. Se la persona è orientata verso il cuore, ci sarà un certo calore. In quel caso la sua mano si scioglierà con te. Sentirai fluire una certa qual cosa dalla sua mano a te e avverrà un incontro: una comunicazione di calore. Questo calore proviene dal cuore. Non potrebbe mai provenire dalla testa, perché la testa è sempre fredda, gelida, calcolatrice. Il cuore è calore, per nulla calcolatore. La testa pensa sempre a come prendere di più; il cuore sente sempre come dare di più. Quel calore è un puro dare: dare energia, dare vibrazioni interiori, dare vita. Questa è la ragione per la quale in esso senti una qualità diversa. Se l'altra persona ti abbraccia veramente, avvertirai un profondo scioglierti in lei. Tocca! Chiudi gli occhi; tocca una cosa qualunque. Tocca la tua amata o il tuo amante, tocca tuo figlio o tua madre, o un tuo amico, oppure tocca un albero o un fiore, oppure tocca semplicemente la terra. Chiudi gli occhi e avverti una comunicazione tra il tuo cuore e la terra o la tua amata. Avverti la tua mano come un'estensione del cuore proteso a toccare la terra. E lascia che la sensazione tattile entri in relazione con il cuore. Se ascolti della musica, non ascoltarla dalla testa. Dimentica semplicemente la tua testa e sentiti come se non avessi una testa. Non esiste assolutamente una testa. Sarebbe bene avere in camera una tua fotografia senza la testa. Concentratici sopra: non hai la testa, non permettere alla testa di intrufolarsi. Mentre ascolti della musica, ascoltala dal cuore. Senti la musica giungere al tuo cuore: lascia che il cuore vibri insieme a lei. Permetti ai tuoi sensi di essere collegati al cuore, non alla testa. Provaci con tutti i sensi, e avverti sempre di più l'avvicinarsi di ogni senso al cuore fino a dissolversi in lui. "Beata, quando i sensi sono assorbiti nel cuore, raggiungi il centro del loto": il cuore è il loto. Ogni senso è solo l'apertura del loto, i petali del loto. Come prima cosa cerca di mettere i sensi in relazione con il cuore. In secondo luogo, pensa sempre che ogni senso si sprofonda nel cuore e in lui viene assorbito. Solo quando queste due cose si sono assestate saldamente, i tuoi sensi inizieranno a esserti d'aiuto: ti condurranno al cuore, e il tuo cuore diventerà un loto. Questo loto del cuore ti darà una centratura. Quando conoscerai il centro del cuore, sarà molto facile cadere più giù, nel centro dell'ombelico. E molto facile! Di fatto, questo sutra non ne fa il minimo accenno; non ce n'è bisogno. Se sei realmente assorbito nel cuore, in maniera totale, se la ragione ha smesso di operare, allora cadrai giù: dal cuore la porta è aperta verso l'ombelico. Solo dalla testa è difficile raggiungere l'ombelico. Oppure, se ti trovi tra i due, tra il cuore e la testa, anche in quel caso è difficile raggiungere l'ombelico. Una volta che sei assorbito nell'ombelico, all'improvviso sarai precipitato al di là del cuore. Sarai caduto nel centro dell'ombelico, il centro fondamentale: il centro originario. Se senti di essere una persona orientata nel cuore, questo metodo ti sarà utilissimo. Ma sappi bene che tutti cercano di ingannare se stessi, dicendosi di essere persone di cuore. Tutti cercano di sentirsi una persona ricca d'amore, una persona capace di sentire, e questo perché l'amore è un bisogno così essenziale che nessuno si sente a suo agio vedendo di non avere amore, di non avere un cuore ricco d'amore. Per cui, tutti pensano e credono... ma crederci non servirà. Osserva con assoluta imparzialità, come se stessi osservando qualcun altro, e poi decidi: non è necessario ingannarsi, e non servirà a nulla. Anche se ingannassi te stesso, non puoi trarre in inganno la tecnica. Per cui, quando esegui questa tecnica, avrai la sensazione che non ti accade nulla. (5) La meditazione del cuore di Atisha ¦¦ Atisha disse: "Addestrati nell'unire, inviando e al tempo stesso assorbendo in te. E fallo cavalcando il respiro". Atisha dice: inizia a essere compassionevole. E il metodo è questo: quando inspiri — ascolta con attenzione, è uno dei metodi più grandiosi che esistano — quando inspiri, pensa di inspirare tutte le miserie di tutte le persone del mondo. Tutta l'oscurità, tutta la negatività, tutto l'inferno che esiste ovunque, tu lo inspiri in te. E lascia che venga assorbito nel tuo cuore. Forse avrete letto o sentito parlare del cosiddetto "pensiero positivo" occidentale. Quella gente dice l'esatto opposto; non sanno quello che dicono. Essi dicono: "Quando espiri, espelli tutta la tua miseria e la tua negatività. E quando inspiri, inspira gioia, positività, felicità, gaiezza". Il metodo di Athisha è l'esatto opposto: quando inspiri, inspira tutta la miseria e tutto il dolore di tutti gli esseri del mondo, passati, presenti e futuri. E quando espiri, espira tutta la gioia che hai, tutta la beatitudine che possiedi, tutte le tue benedizioni. Espira, riversati nell'esistenza. Questo è il metodo della compassione: imbeviti di tutte le sofferenze e riversa ogni tua beatitudine. Se lo fai, rimarrai sorpreso. Nel momento in cui assorbi ogni sofferenza del mondo dentro di te, non è più sofferenza. Il cuore ne trasforma immediatamente l'energia. Il cuore è una forza trasformatrice: si imbeve di miseria e la trasforma in beatitudine... e poi la riversa all'esterno. Quando avrai compreso che il tuo cuore può operare questa magia, questo miracolo, vorrai rifarlo in continuazione. Provaci! E uno dei metodi più pratici, più semplici e da risultati immediati. Fallo oggi, e constatalo da solo! (6) Inizia da te stesso Atisha disse: "Inizia a operare quell'assorbimento partendo da te stesso". Atisha dice: prima che tu possa fare questo con l'intera esistenza, devi iniziare prima da te stesso. Questo è uno dei segreti fondamentali della crescita interiore. Non puoi operare nulla rispetto agli altri che prima tu non abbia fatto con te stesso. Puoi ferire gli altri solo se prima hai ferito te stesso, sarai un fastidio per gli altri se sei un fastidio a te stesso, puoi essere una benedizione per gli altri solo se sei una benedizione a te stesso. Qualsiasi cosa puoi fare agli altri, in primo luogo, devi averla già fatta a te stesso, perché quella è la sola cosa che puoi condividere con loro. Puoi condividere con gli altri solo ciò che hai; non puoi spartire ciò che non possiedi. Atisha dice: "Inizia quello sviluppo partendo da te stesso". Prima di iniziare ad assorbire in te le miserie di tutto il mondo, per assorbirle nel cuore, inizia con la tua infelicità. Non immergerti in acque troppo profonde così d'acchito; impara a nuotare nell'acqua bassa. Se inizi assorbendo subito le miserie dell'intera esistenza, l'intera cosa rimarrà un semplice esperimento speculativo. Non sarà reale, non può essere reale. Sarà un fatto puramente verbale. Puoi dire a te stesso: "Certo, sto assorbendo in me le miserie del mondo intero!" Ma cosa ne sai di quelle miserie? Non hai neppure sperimentato le tue! Noi non facciamo che evitare le nostre miserie. Se ti senti infelice, accendi la radio o la TV e ti trovi così un'occupazione. Ti metti a leggere il giornale, in questo modo puoi dimenticare tutte le tue miserie, oppure vai al cinema, o esci con la tua donna o il tuo uomo. Vai al club, a fare spese, fai una cosa qualsiasi per tenerti lontano da te stesso, di modo che non sei costretto a vedere la ferita, non devi vedere quanto ti dolga. La gente continua a evitare se stessa. Cosa ne sanno della miseria? Come possono pensare all'infelicità dell'esistenza intera? In primo luogo devi iniziare da te stesso. Se ti senti infelice, lascia che diventi una meditazione. Siedi in silenzio, a porte chiuse. Come prima cosa percepisci la tua infelicità con quanta più intensità possibile. Percepisci il dolore. Qualcuno ti ha insultato: ebbene, la cosa migliore da fare per evitare quel dolore è andarlo a insultare a tua volta, in questo modo ti impegni con lui. Questa non è meditazione. Se qualcuno ti ha insultato, sentiti riconoscente verso di lui: ti ha dato un'opportunità per percepire una ferita profonda. Ha aperto in te una profonda ferita. Forse la ferita è stata prodotta da una infinità di insulti da te sofferti nell'arco di tutta la tua vita; forse quella persona non è la causa di tanta sofferenza, ma ha stimolato un processo. Chiudi la porta, siedi in silenzio, non provare rabbia per quella persona, ma osserva con consapevolezza assoluta la sensazione che sorge in te: la sensazione di dolore per essere stato respinto, per essere stato insultato. E a quel punto ti stupirà vedere che non solo è presente quell'uomo: sono presenti tutti gli uomini e tutte le donne e tutte le persone che ti hanno insultato, inizierai a viaggiare nei tuoi ricordi. Non solo ricorderai quella gente, tornerai a riviverne la presenza. Entrerai in una sorta di processo "primario", "regressivo". Percepisci la ferita, senti il dolore, non evitarlo. Ecco perché in molti processi terapeutici al paziente è detto di non prendere nessuna droga prima dell'inizio di una seduta: la ragione è semplice, le droghe sono un modo per sfuggire la propria miseria interiore. Non ti permettono di vedere le tue ferite, le reprimono. Non ti permettono di scendere nelle tue sofferenze e solo entrando in quelle sofferenze puoi liberarti dalla loro prigionia. È assolutamente scientifico smettere qualsiasi farmaco prima di una qualsiasi terapia; se è possibile perfino droghe come il caffè, il té, le sigarette, perché sono tutte scappatoie. Ci hai fatto caso? Quando ti senti nervoso, ti metti immediatamente a fumare. È un modo per sfuggire al tuo nervosismo; resti impegnato con la tua sigaretta. Si tratta di fatto di una regressione. Fumare ti fa risentire bambino, libero da preoccupazioni e da responsabilità, perché fumare non è altro che un'espressione simbolica del seno materno. Il fumo caldo che entra in te, non fa che riportarti ai giorni in cui eri nutrito dal seno di tua madre, ricordi il caldo latte che entrava dentro di te: il capezzolo è ora la sigaretta... la sigaretta è un capezzolo simbolico. Tramite questa regressione eviti le responsabilità e i dolori del diventare adulto. Ed è ciò che accade con un numero infinito di intossicanti. L'uomo moderno è intossicato come mai in passato, perché l'uomo moderno vive immerso in una sofferenza profonda. Senza le droghe gli sarebbe impossibile vivere in tanto dolore. Quelle droghe creano un argine; lo mantengono intossicato, non permettono la sensibilità necessaria a percepire la propria sofferenza. La prima cosa da fare è chiudere le porte e sospendere ogni forma di occupazione: guardare la TV, ascoltare la radio, leggere un libro. Smetti ogni occupazione, perché anche quelle sono droghe sottili. Limitati a stare in silenzio, in completa solitudine. Non pregare neppure, perché anche quella è una sostanza intossicante, ti tiene occupato, inizi a parlare con Dio, ti metti a pregare, sfuggi te stesso. Atisha dice: sii semplicemente te stesso. Qualsiasi sia il dolore che questo comporta, per quanto grande sia la sofferenza, lascia che accada. Prima di tutto sperimentane l'intensità totale. Sarà difficile, sarà sconvolgente: puoi metterti a piangere come un bambino, puoi rotolarti a terra in profondo dolore, il tuo corpo può essere preso da convulsioni. All'improvviso puoi diventare consapevole che non è solo il cuore a soffrire, tutto il tuo corpo ne è affetto: il dolore è diffuso, la sofferenza ti avvolge, tutto il tuo corpo altro non è che sofferenza pura. Se riesci a sperimentare tutto questo — è una cosa estremamente importante — a quel punto inizia ad assorbire il dolore: non espellerlo. E un'energia di valore sconfinato, non gettarla via. Assorbila, bevila, accettala, dalle il benvenuto, sentiti riconoscente verso di essa. E dì a te stesso: "Questa volta non eviterò il dolore, questa volta non lo rifiuterò, questa volta non lo getterò via. Questa volta lo berrò e lo accoglierò in me come un ospite. Questa volta lo digerirò". Forse ci vorrà qualche giorno perché ti sia possibile digerirlo, ma il giorno in cui accade, potrai imbatterti in una soglia che ti porterà veramente molto, molto lontano. Nella tua vita è iniziato un giorno nuovo, ti stai avvicinando a un nuovo tipo di essere poiché, quando accetti il dolore senza più il benché minimo rifiuto, la sua energia e la sua qualità muta. Non è più sofferenza. Di fatto si resta semplicemente stupiti, non ci si può credere, è una cosa assolutamente incredibile. Non si può credere che la sofferenza possa essere trasformata in estasi, che il dolore possa diventare felicità. (7) 7. Centrarsi in se stessi Nessuno può esistere senza un centro. Non deve essere creato: lo si deve solo riscoprire. Il centro è l'essenza, la vostra natura, qualcosa donatavi da Dio, quello è il vostro centro. La personalità è la circonferenza, ed è coltivata dalla società; non vi è data da Dio. È frutto di una educazione, non della natura. (1) Abdullah \ Un mistico Sufi visse felice per tutta la sua vita; nessuno lo vide mai triste, rideva sempre. Era una risata, tutto il suo essere aveva la fragranza della celebrazione. In tarda età, mentre stava per morire — era già sdraiato in attesa della morte, e si godeva anche quella, ridendo divertito — un discepolo gli chiese: «Mi stupisci. Stai morendo: perché ridi? Cosa c'è di divertente? Noi tutti siamo molto tristi. Per tutta la vita abbiamo voluto chiedertelo molte volte: come mai non sei mai triste? Ma ora, di fronte alla morte, almeno ora dovresti essere triste. Eppure tu ridi ancora! Come fai?» E il vecchio rispose: «E un trucco molto semplice. L'ho chiesto al mio Maestro. Da giovane andai da lui, avevo solo diciassette anni, ed ero già infelice. E il mio Maestro era vecchio, aveva settant'anni, ed era seduto sotto un albero. Rideva, senza ragione alcuna. Non c'era nessuno, non era accaduto nulla, nessuno aveva raccontato barzellette, nulla di nulla. E lui se la rideva, tenendosi la pancia. Gli chiesi: "Cos'è successo? Sei impazzito, forse?" Mi disse: "Anch'io un giorno ero triste come lo sei tu ora. Poi in me sorse l'idea che quella era una mia scelta, e che quella era la mia vita".» «Da quel giorno, ogni mattina quando mi sveglio decido una cosa. Prima di aprire gli occhi, dico a me stesso: "Abdullah", così si chiamava, "Cosa vuoi? Tristezza? Beatitudine? Cosa scegli oggi?" E mi è successo di scegliere sempre la beatitudine». E una scelta. Provala. Al mattino, come prima cosa, quando ti accorgi che il sonno ti ha lasciato, chiedi a te stesso: «Abdullah, ecco un altro giorno! Cosa pensi? Vuoi scegliere l'infelicità o la beatitudine?» E chi mai sceglierà di essere infelice? E perché? È una cosa così innaturale: la si sceglie solo se nell'infelicità ci si sente felici, ma anche in quel caso si sceglie la felicità, non la tristezza. (2) Trovare la vera sorgente Shiva disse: "Quando vieni travolto dalla gioia, vedendo un amico da lungo tempo lontano, lasciati saturare da questa felicità." Quando vedi un amico, e all'improvviso senti salire nel tuo cuore un senso di felicità, concentrati su questa gioia. Sentila nel tuo essere e diventa quella felicità. Incontra l'amico restando consapevole e colmo della tua gioia. Lascia che l'amico rimanga alla periferia, tu rimani centrato nella tua sensazione di felicità. Lo si può fare in molte altre situazioni. Sorge il sole, e all'improvviso tu senti sorgere qualcosa dentro di te. A quel punto, scordati il sole, lascia che rimanga alla periferia. Tu resta centrato nella tua sensazione di energia che sta sorgendo. Nel momento in cui la osserverai, si diffonderà: diventerà tutto il tuo corpo, il tuo intero essere. E non restare un semplice osservatore; fonditi in lei. Ci sono momenti in cui ti senti felice, allegro, beato, ma te li lasci continuamente sfuggire poiché sei focalizzato sull'oggetto. Ogni volta che esiste la felicità, hai la sensazione che venga dall'esterno. Hai incontrato un amico — è ovvio che quella gioia sembri sorgere dall'amico, dall'averlo incontrato. Ma non è così: la gioia esiste sempre dentro di te. L'amico è diventato una semplice occasione; ti ha aiutato a farla affiorare, ti ha aiutato a vederne la presenza. E questo non vale solo per la felicità, ma è vero con ogni altra cosa: la rabbia, la tristezza, l'infelicità, la felicità, vale per ogni altra cosa. Gli altri sono solo situazioni che ti permettono di esprimere ciò che è nascosto in te. Non ne sono le cause; essi non provocano qualcosa in te: qualsiasi cosa accade, accade a te. E sempre stata presente. L'incontro con un amico non ha fatto altro che diventare la situazione in cui tutto ciò che era nascosto, è affiorato alla luce del sole — è uscito dalle sorgenti nascoste — è diventato tangibile, manifesto. Quando accade, resta centrato nella tua sensazione interiore, e a quel punto avrai una diversa attitudine nei confronti della vita. Comportati così anche con le emozioni negative. Quando sei in collera, non focalizzarla sulla persona che l'ha fatta affiorare. Lascia che rimanga alla periferia: tu limitati a diventare rabbia. Percepisci la rabbia nella sua totalità; lascia che accada dentro di te. Non razionalizzare; non dire: "Quest'uomo ne è la causa!" Non biasimare l'altro. Lui è solo diventato la situazione: sentiti riconoscente verso di lui, poiché ti ha aiutato a mettere in luce qualcosa che era nascosto in te. Da qualche parte ti ha colpito, là dove era nascosta una ferita. Ora lo sai, quindi diventa quella ferita. Usa questo metodo con qualsiasi emozione, negativa o positiva, e in te avverrà un grande cambiamento. Se l'emozione è negativa, ne verrai liberato, grazie alla semplice consapevolezza che essa esiste dentro di te. Se l'emozione è positiva, diventerai l'emozione stessa. Se è gioia, diventerai la gioia. Se è rabbia, la rabbia si dissolverà. E questa è la differenza tra le emozioni negative e quelle positive: se diventi consapevole di una emozione particolare, e grazie al tuo diventarne consapevole quell'emozione si dissolve, vuol dire che è negativa. Se il tuo diventare consapevole di un'emozione la fa diffondere in te fino a diventare il tuo essere, vuol dire che è positiva. • Nei due casi la consapevolezza opera in maniera diversa. Se è un'emozione velenosa, attraverso la consapevolezza ne vieni liberato. Se è buona, se ti rende beato, estatico, ti fondi con l'emozione stessa: la consapevolezza le dona una profondità maggiore. (3) L'occhio del ciclone Shiva disse: "Negli stati d'animo di desiderio spasmodico, rimani indisturbato". Quando il desiderio ti afferra, tu ne vieni disturbato. Certo, è naturale. Il desiderio ti afferra, a quel punto la mente inizia a agitarsi, in superficie nascono mille frangenti. Il desiderio ti trascina in un luogo imprecisato, nel futuro; il passato tende a orientare la tua rotta nel futuro. Tu ne vieni disturbato: non sei a tuo agio ("at ease", in inglese, n.d.t.). Pertanto il desiderio è una malattia ("disease", in inglese, n.d.t.). Questo sutra dice: "Negli stati d'animo di desiderio spasmodico, rimani indisturbato". Ma come fare a esserlo? Il desiderio implica esserne disturbato, come fare a non esserne toccati? E proprio quando il desiderio ti travolge?! Dovrai mettere in atto alcuni esperimenti: solo allora capirai cosa questo significa. Sei in collera: la rabbia ti afferra. Per un istante sembri impazzito, sei posseduto: non sei più in te. All'improvviso, ricordati di restarne indisturbato, come se fossi nudo. Dentro di te spogliati, spogliati dalla rabbia, resta nudo. La rabbia sarà presente, ma ora esiste un punto dentro di te che non ne è disturbato. Saprai che alla periferia è presente la rabbia. È là, simile a una febbre. La periferia ne è scossa; la periferia ne è disturbata, ma tu puoi stare a guardare. Se riesci a guardarla, non ne verrai disturbato. Diventane un testimone, e non ne sarai disturbato. Questo punto libero da ogni fastidio è la tua mente originale. La mente originale non può venire disturbata: non lo è mai. Purtroppo tu non l'hai mai degnata di uno sguardo. Quando affiora ira dentro di te, ti identifichi con quella collera. Dimentichi che la rabbia è qualcosa altro da te. Diventi una cosa sola con l'ira, e inizi ad agire attraverso l'ira, a causa sua fai qualcosa... Si possono fare due cose. Quando sei in collera puoi essere violento nei confronti di qualcuno, verso l'oggetto della tua ira. In quel caso ti sposti verso l'altro. La rabbia resta tra te e l'altro. Io sono qui, tra noi si stende la rabbia, e là ci sei tu, l'oggetto della mia collera. Partendo dalla rabbia posso viaggiare in due dimensioni. Posso viaggiare verso di te: in quel caso tu diventi il centro della mia consapevolezza, l'oggetto della mia ira. In quel caso la mia mente resta focalizzata su di te, colui che mi ha insultato. Questa è una rotta che puoi percorrere quando sei in collera. Ne esiste un'altra: puoi viaggiare verso te stesso. Non ti rivolgi alla persona che senti essere stata la causa della tua ira. Ti rivolgi alla persona che si sente in collera: ti sposti verso il soggetto e non verso l'oggetto. Di solito, noi non facciamo altro che orientarci verso l'oggetto. Se ci spostiamo verso l'oggetto, la parte impolverata della tua mente ne è disturbata, e avrai la sensazione di essere tu disturbato. Se ti sposti al centro del tuo essere, potrai essere testimone della parte impolverata della tua mente: vedrai la parte disturbata, ma tu non ne sarai disturbato. E puoi sperimentare questo metodo con qualsiasi desiderio, con qualsiasi cosa ti dia disturbo. La tua mente è assalita da un desiderio sessuale; tutto il tuo corpo ne viene travolto: puoi spostarti verso l'oggetto sessuale, l'oggetto del tuo desiderio. Quell'oggetto può essere presente, oppure no. Puoi spostarti perfino verso un oggetto immaginario, ma in quel caso il tuo disturbo aumenterà ancor di più. Più ti allontani dal tuo centro, più rimarrai disturbato. Di fatto, la distanza e il fastidio sono direttamente proporzionali. Più sei lontano dal tuo centro, e più rimarrai disturbato; più sei vicino al centro, e meno sarai disturbato. E se sei nel tuo stesso centro, non esisterà disturbo alcuno. In un ciclone esiste un centro assolutamente limpido. Esiste anche nel ciclone dell'ira, nel ciclone del sesso, nel ciclone di qualsiasi desiderio. Proprio nel centro, non esiste ciclone alcuno: un ciclone non può esistere senza un centro silente. Neppure la rabbia può esistere senza qualcosa dentro di te che sia al di là. Ricorda: nulla può esistere senza il suo opposto. L'opposto è necessario. Senza, nulla può esistere. Se non esiste nessun centro dentro di te che rimane immoto, non sarebbe possibile movimento alcuno. Se non esistesse in te un centro che rimane limpido, nessuna perturbazione potrebbe accaderti. Analizza questo fatto e osservalo: se non esistesse in te un centro assolutamente limpido, come potresti sentire di essere disturbato? Hai bisogno di un elemento di paragone. Hai bisogno di un confronto. Immagina che una persona sia malata: si sente malata, perché da qualche parte dentro di lei, esiste un punto, un centro in perfetta salute. Per questo può fare un confronto. Dici di avere il mal di testa: come fai a sapere che ti fa male? Se tu fossi stato il mal di testa, non lo avresti potuto sapere. Tu devi essere qualcun altro, qualcos'altro: l'osservatore, il testimone, colui che può dire: "Mi fa male la testa!" Questo sutra dice: "Negli stati d'animo di desiderio spasmodico, rimani indisturbato". Cosa puoi fare? Questa tecnica non favorisce la repressione. Non ti dice, quando sei in collera, di reprimere la collera e restare indisturbato, niente affatto! Se reprimi, creerai un fastidio più grande. Se è presente la rabbia, ed esiste anche uno sforzo per reprimerla, esisterà un doppio fastidio. Quando è presente la rabbia, chiudi le porte, medita sulla rabbia, e lascia che sia presente. Tu restane indisturbato, e non reprimerla. È facile reprimerla; è facile esprimerla. Noi facciamo entrambe le cose. Se la situazione lo permette, se è il caso e non ci crea fastidio alcuno, la esprimiamo. Se ti è possibile colpire l'altro senza che questi possa colpire te, esprimerai la tua rabbia. Se è pericoloso, se l'altro ti può fare più male di quanto tu non ne possa fare a lui, se il tuo capo, o chiunque sia l'oggetto della tua rabbia, è più forte di te, allora la reprimi. L'espressione e la repressione sono cose facili: è difficile esserne testimone. Essere testimone non è nessuna delle due cose: non è repressione né è espressione. Non è espressione in quanto non ti scarichi sull'oggetto della tua rabbia. Ma non è neppure repressione. Ti è permesso esprimere la rabbia, ma in uno spazio vuoto. Ci mediti sopra. Mettiti di fronte a uno specchio e esprimi la tua rabbia, e siine un testimone. Sei solo, per cui ci puoi meditare sopra. Fai tutto ciò che vuoi, ma in uno spazio vuoto. Se vuoi picchiare qualcuno, picchia il cielo vuoto. Se vuoi andare in collera, vacci pure; se vuoi urlare, urla. Ma fallo da solo, e ricordati di te stesso in quanto punto che osserva tutto questo, questa commedia. In questo caso diventa uno psicodramma, e ne puoi ridere, allora per te diventerà una profonda catarsi. In seguito ti sentirai sollevato; non solo: grazie a questo processo avrai ottenuto qualcosa. Ne uscirai maturato, in te avverrà una crescita. A quel punto saprai che perfino mentre eri in collera dentro di te esisteva un centro che non ne era affatto disturbato. Ora cerca di scoprire con sempre maggior chiarezza questo centro. E nel desiderio è più facile svelarlo. Questa tecnica si può rivelare di estrema utilità, e per suo tramite puoi ottenere grandi benefici. Ma non sarà facile, perché quando vieni scosso dal desiderio, dimentichi ogni cosa. Puoi dimenticare che devi meditare. Per cui, prova così: non aspettare che in te affiori la rabbia. Non aspettare quel momento! Chiudi la porta della tua stanza, e pensa a qualche esperienza passata in cui sei impazzito di rabbia. Ricordala e recitala di nuovo. Non sarà difficile. Recitala di nuovo; rimettila in espressione; lascia che esca. Non limitarti a ricordarla: lasciala uscire. Ricorda qualcuno che ti ha insultato, cosa vi siete detti e come tu hai reagito nei suoi confronti. Reagisci di nuovo; ripeti tutto quanto. Questo recitare qualcosa avvenuto in passato sarà molto utile. Tutti abbiamo cicatrici nella nostra mente, ferite mai rimarginate. Se le si tornano a recitare, ce ne si libera. Se riesci a tornare nel tuo passato e compiere qualcosa che è rimasto incompleto, ti alleggerirai di tutto il tuo passato. La tua mente diverrà più fresca, la polvere verrà spazzata via. Ricorda qualcosa del tuo passato che hai la sensazione sia rimasto in sospeso. Volevi uccidere qualcuno, volevi amare qualcuno, volevi fare questo oppure quest'altro, ma è rimasto un gesto incompiuto. Quell'azione incompleta vagherà nella tua mente simile a una nube. "Negli stati d'animo di desiderio spasmodico, rimani indisturbato": Gurdjieff usava questa tecnica con profitto. Creava situazioni, ma per poterlo fare è necessaria una scuola. Non puoi farlo da solo. Gurdjieff aveva una piccola scuola a Fontainebleau, ed era un maestro molto esigente. Sapeva creare delle situazioni: entravi in una stanza dove era seduto un gruppo di persone che facevano qualcosa per farti arrabbiare. Ed era fatto in maniera così naturale che mai ti saresti immaginato che quella situazione era stata creata appositamente per te. Ma era uno stratagemma. Qualcuno ti insultava apostrofandoti in un certo modo, e tu ti sentivi infastidito. A quel punto gli altri davano man forte e il fastidio diventava rabbia folle. E quando eri cotto al punto giusto, Gurdjieff urlava: "Ricordati! Rimani indisturbato!" Puoi essere aiutato. La tua famiglia può diventare una scuola: potete aiutarvi a vicenda. Degli amici possono diventare una scuola e aiutarsi tra loro. Puoi deciderlo con la tua famiglia. L'intera famiglia può decidere di creare una situazione a favore del padre o della madre, e a quel punto l'intera famiglia si mette all'opera per dar vita a una situazione. E quando il padre o la madre da fuori da matto, tutti si mettono a ridere e dicono: "Rimani completamente indisturbato". Potete aiutarvi tra di voi, e l'esperienza è semplicemente meravigliosa. E quando arrivi a conoscere uno spazio di quiete dentro di te in una situazione così turbolenta, non lo puoi dimenticare più. A quel punto, in qualsiasi situazione turbolenta lo potrai ricordare, lo potrai richiamare, lo potrai riprendere. Oggi in Occidente si usa una nuova tecnica terapeutica: è chiamata "psicodramma". È molto utile, e anch'essa si fonda su metodi come questo. Nello psicodramma devi semplicemente recitare, giocare un ruolo. All'inizio è un gioco, ma prima o poi ne vieni posseduto. E quando ne sei posseduto, la tua mente si mette in funzione, poiché la tua mente e il tuo corpo funzionano in maniera automatica. Sono automi! Per cui se vedi qualcuno nello psicodramma recitare una scena di rabbia, lo vedrai veramente andare in collera, tu forse puoi pensare che sia una semplice recita, ma non è vero. Può essersi veramente arrabbiato; in quel momento può non recitare affatto. È posseduto dal desiderio, da quel disturbo, dalla sensazione, dallo stato d'animo, e solo se ne è veramente posseduto, la sua recita sembrerà reale. Il tuo corpo non può sapere se stai recitando o se fai sul serio. Forse avrai notato te stesso qualche volta nella vita: fingevi di essere in collera, e senza saperlo ti arrabbiavi sul serio. Oppure, giocavi senza sentire un vero desiderio sessuale: giocavi con tua moglie o con la tua ragazza, oppure con tuo marito, e all'improvviso tutto diventava vero. Il corpo aveva preso il sopravvento. Il corpo può essere ingannato. Il corpo non può sapere se si tratta di una cosa reale o meno, in particolare per ciò che concerne il sesso. Se lavori di immaginazione, il tuo corpo penserà che sia reale. Quando inizi a fare qualcosa, il corpo pensa che sia reale e si comporta di conseguenza. Lo psicodramma è una tecnica che si fonda su metodi come questo. Tu non sei in collera: stai semplicemente recitando, ma poi ne resti coinvolto. Ma lo psicodramma è molto bello perché tu, comunque, sai che stai recitando. E quando alla periferia la rabbia diventa reale, tu rimani nascosto dietro di lei e la osservi. A quel punto scopri di non esserne disturbato, tuttavia la rabbia è presente, il fastidio esiste. Il fastidio esiste, tuttavia non esiste disturbo alcuno. La sensazione di due forze che operano simultaneamente ti offre una trascendenza, a quel punto potrai percepirla anche quando sarai veramente in collera. Quando sai come fare per sentire quella trascendenza, la puoi percepire anche nelle situazioni reali. Usa questa tecnica, cambierà totalmente la tua vita. E quando saprai come fare a rimanere indisturbato, il mondo non sarà più per te fonte di infelicità. In quel caso nulla potrà più crearti confusione, nulla potrà mai più ferirti. A quel punto non esisterà più per te motivo di sofferenza, e quando lo saprai, potrai fare un'altra cosa ancora. Quando riesci a staccare il tuo centro dalla periferia, potrai agire. Quando il centro sarà completamente distaccato, se riesci a restare indisturbato nella rabbia, nel desiderio, potrai giocare con i desideri, con la rabbia, con qualsiasi fastidio. Questa tecnica serve a creare in te una sensazione di due estremi. Esistono: ci sono due polarità opposte. Quando diventerai consapevole di queste polarità, per la prima volta diventerai maestro di te stesso. Altrimenti, gli altri avranno dominio su di te; tu sei un semplice schiavo. Tua moglie lo sa, lo sanno i tuoi figli, lo sa tuo padre, i tuoi amici sanno di poterti spingere e tirare. Puoi essere infastidito, puoi essere reso felice o triste, non sei un maestro. Se qualcun altro ti può rendere felice o triste, tu non sei un maestro. Sei un semplice schiavo. L'altro ti ha in pugno: basta un semplice gesto, per renderti triste; e con un sorriso ti può far felice. Per cui tu sei alla mercé di qualcun altro; l'altro può farti fare qualsiasi cosa. In questo caso ogni tuo gesto è una semplice reazione, non è mai un'azione. Conoscere il centro, oppure l'aver radici in quel centro, ti rende un maestro. Altrimenti sei solo uno schiavo, e sei schiavo di una infinità di persone, non di un solo maestro, ma di molti. Tutti ti dominano, e tu sei uno schiavo dell'universo intero. Ovviamente, sarai in difficoltà. Con tanti maestri che ti tirano in una infinità di direzioni e di dimensioni, non sarai mai integro; non sarai mai una unità. E poiché sei tirato in tante dimensioni diverse tra loro, vivrai in angoscia. Solo un maestro di se stesso può trascendere quell'angoscia. (4) La sensazione di "Io sono" Shiva disse: "O creatura dagli occhi di loto, dolce alle carezze, quando canti, vedi, assapori, sii consapevole di essere e scopri l'immortale. " Questa tecnica insegna, mentre si fa una cosa qualsiasi — cantare, vedere, assaggiare qualcosa — a essere consapevole di esistere e a scoprire l'immortale: cioè a scoprire dentro di sé il flusso, l'energia, la vita, l'immortale. Purtroppo non siamo consapevoli di noi stessi. Gurdjieff usò il ricordarsi di Sé come tecnica base, in occidente. Il ricordarsi di Sé, deriva da questo sutra. Tutto il sistema di Gurdjieff si fonda su questo sutra: ricordati di te stesso, qualsiasi cosa fai. E molto difficile. Sembra facile, ma non farai che scordartene. Non riesci a ricordarti di te stesso neppure per tre o quattro secondi. Avrai la sensazione di ricordartene, ma all'improvviso ti sarai spostato su qualche altro pensiero. Persino questo pensiero: "Bene, mi sto ricordando di me stesso", te ne farà scordare, perché questo pensiero non è un ricordarsi di Sé. Nel ricordarsi di Sé non esiste pensiero alcuno; tu sarai completamente vuoto. E il ricordo di Sé non è un processo mentale. Non è dirsi: "Certo, io sono". Dirsi questo significa essersi lasciati sfuggire il proprio sé. Questo è un prodotto della mente; è un processo mentale dire: "Io sono". Devi sentire "Io sono" non dire "Io sono". Non verbalizzare. Devi semplicemente sentire di essere. Non pensare. Senti! Provaci. E difficile, ma se continui a insistere, accade. Mentre cammini, ricordati che esisti, e senti il tuo essere, non un pensiero qualsiasi, non un'idea. Sentilo e basta. Ti tocco la mano oppure metto la mia mano sulla tua testa: non verbalizzare. Senti semplicemente il tocco, e in quella sensazione non sentire solo il tocco, ma anche colui che viene toccato. In quel modo la tua consapevolezza diventa una freccia a due punte. Cammini sotto gli alberi: ci sono gli alberi, c'è la brezza, il sole sorge. Intorno a te esiste il mondo; tu ne sei consapevole. Fermati per un attimo e all'improvviso ricordati di esistere, ma non verbalizzarlo. Abbi solo la sensazione di esistere. Questa sensazione inespressa a parole, anche se dura un solo istante, ti darà un'intuizione. Un'intuizione che nessun LSD ti può dare, un'intuizione di cosa sia il reale. Per un istante vieni ributtato nel centro del tuo essere. Tu sei dietro allo specchio; hai trasceso il mondo dei riflessi; sei esistenziale. E lo puoi fare in qualsiasi momento. Non occorre uno spazio particolare o un tempo preciso. Inoltre, non puoi dire: "Non ho tempo". Lo puoi fare mentre mangi, puoi farlo mentre fai il bagno, puoi farlo mentre cammini o sei seduto, in qualsiasi momento. Non importa ciò che stai facendo, all'improvviso ti puoi ricordare di te stesso, e in seguito cerca di conservare quell'intuizione del tuo essere. Sarà difficile. Un istante avrai la sensazione che è presente, l'istante successivo te ne sarai allontanato. Saranno subentrati dei pensieri, sarai stato distolto da qualche riflesso, e ti sarai lasciato coinvolgere da quei riflessi. Ma non rattristarti, non sentirti deluso. Accade perché per vite intere ci siamo preoccupati dei riflessi. E diventato un gesto automatico. Immediatamente, automaticamente, veniamo ributtati nel riflesso. Tuttavia, se anche solo per un istante hai un'intuizione, è sufficiente per iniziare. E come mai è sufficiente? Perché non vivrai mai due istanti contemporaneamente. Avrai a disposizione sempre solo un istante. E se riuscirai ad avere quell'intuizione per un solo istante, potrai acquistarne coscienza. Occorre solo uno sforzo, è necessario uno sforzo costante. Chi sono? Gurdjieff provò da un lato: prova a ricordare di esistere. Ra-mana Maharshi provò dall'altro: creò una meditazione in cui si chiede, si interroga: "Chi sono?", senza credere a nessuna delle risposte che la mente è in grado di fornire. La mente dirà: "Che assurdità chiedi? Tu sei questo, tu sei quello, sei un uomo, una donna, sei colto oppure analfabeta, ricco o povero". La mente fornirà risposte,' ma tu continua a chiedere. Non accettare nessuna risposta, perché tutte le risposte che la mente ti da sono false. Provengono dalla parte di te che è irreale. Provengono dalle parole, dai testi sacri, da condizionamenti, dalla società, dagli altri. Tu continua a chiedere. Lascia che la freccia del "Chi sono?" Penetri sempre più in profondità. E verrà il momento in cui non ti verrà data più nessuna risposta. Quello è il momento giusto. Ora ti stai avvicinando alla risposta. Quando non sorge più nessuna risposta, sei vicino alla risposta, perché la mente si sta azzittendo. O meglio, ti stai allontanando moltissimo dalla mente. Quando non ci sarà più una risposta e intorno a te sorgerà uno spazio vuoto, il tuo interrogarti sembrerà assurdo. Chi stai interrogando? Non c'è nessuno che ti risponda. All'improvviso, perfino il tuo interrogarti si arresterà. Con la domanda, l'ultima parte della mente si è dissolta, perché anche questa domanda era frutto della mente. Quelle risposte erano frutto della mente e anche la domanda apparteneva alla mente. Ora si sono dissolte, per cui adesso sei. Provalo. E più che probabile, se persisti, che questa tecnica ti possa dare una intuizione del reale, e il reale è l'immortale. (5) Al centro dell'essere Shiva disse: "Ogni cosa è percepita tramite il conoscere. Il Sé risplende nello spazio tramite il conoscere. Percepisci un essere in quanto conoscitore e conosciuto. " Quando conosci qualcosa, la vieni a conoscere attraverso il processo di conoscenza. L'oggetto giunge alla tua mente attraverso la facoltà della conoscenza. Guardi un fiore. Sai che è una'rosa. La rosa è là fuori e tu sei all'interno. Qualcosa da te giunge alla rosa, qualcosa è proiettato da te nella rosa. Un'energia si sposta da te, tocca la rosa, ne prende la forma, il colore e l'odore, e torna indietro e ti informa che si tratta di una rosa. Qualsiasi conoscenza, qualsiasi cosa conosci, ti viene rivelata attraverso il conoscere. Il conoscere è una tua facoltà. La conoscenza viene raccolta attraverso questa facoltà. Ma il conoscere rivela due cose: il conosciuto e colui che conosce. Ogni volta che stai conoscendo una rosa, la tua conoscenza è parziale se scordi il conoscitore che la conosce. Per cui, mentre stai conoscendo una rosa, esistono tre cose: la rosa, il conosciuto; il conoscitore, tu; e la relazione tra quei due elementi, la conoscenza. Quindi, la conoscenza può essere divisa in tre punti: conoscitore, conosciuto e il conoscere. Il conoscere non è altro che un ponte tra due punti: il soggetto e l'oggetto. Di solito, la tua conoscenza rivela solo il conosciuto; colui che conosce rimane nascosto. Di solito la tua conoscenza ha un solo fuoco d'attenzione: mira alla rosa, e non mette mai a fuoco te. Se non inizia a mettere a fuoco te, quella conoscenza ti aiuterà a conoscere il mondo, ma non ti aiuterà mai a conoscere te stesso. Tutte le tecniche di meditazione servono a rivelare il conoscitore. George Gurdjieff usava una tecnica particolare, proprio simile a questa. La chiamava "Rimembranza di Sé". Diceva: "Ogni volta che conosci qualcosa, ricorda sempre colui che conosce. Non scordarlo nell'oggetto. Ricorda il soggetto". In questo istante mi stai ascoltando. Quando mi ascolti, puoi farlo in due modi. Il primo: la tua mente può essere focalizzata su di me, in quel caso dimentichi colui che ascolta. In quel caso conosci colui che parla, ma dimentichi colui che ascolta. Gurdjieff diceva: "Mentre ascolti, conosci colui che parla, ma anche colui che ascolta. La tua conoscenza deve avere due orientamenti, mettere a fuoco due cose: colui che conosce e la cosa conosciuta". Non deve solo scorrere in una direzione, verso l'oggetto. Deve scorrere simultaneamente in due direzioni: il conosciuto e il conoscente. Questo è chiamato "Rimembranza del Sé". Buddha lo chiamò samyak smritì, la giusta presenza. Diceva che la tua mente non è presente nel modo giusto, se conosce una sola direzione. Deve conoscerne due. A quel punto accade un miracolo: se sei consapevole sia del conosciuto che del conoscitore, all'improvviso tu diventi una terza cosa, non sei più né l'una né l'altra cosa. Il semplice sforzo di essere consapevole sia del conosciuto che del conoscitore, ti farà diventare il terzo, diventerai un testimone. Immediatamente sorge una terza possibilità — prende vita un sé testimoniante — come potresti, altrimenti, conoscere entrambe le cose? Se sei colui che conosce, rimani focalizzato su un punto. Nel ricordo del Sé ti sposti dal punto fissato in quanto conoscitore. A quel punto il conoscitore è la tua mente e il conosciuto è il mondo, e tu diventi un terzo punto, una consapevolezza, un Sé testimone. Questo terzo punto non può essere trasceso, e ciò che non può essere trasceso è l'assoluto. Ciò che può essere trasceso non ha valore, perché in quel caso non è la tua natura: lo puoi trascendere. Sei seduto vicino a una rosa: guardala. La prima cosa da fare è essere totale attenzione, dai alla rosa tutta la tua attenzione, di modo che il mondo intero scompaia e solo la rosa rimanga. La tua consapevolezza è totalmente attenta all'essere della rosa; se l'attenzione è totale, allora il mondo scompare, perché più l'attenzione è concentrata sulla rosa, più tutto il resto svanisce. Il mondo scompare; rimane solo la rosa. La rosa diventa il mondo. Questo è il primo passo: concentrati sulla rosa. Se non riesci a concentrarti sulla rosa, sarà difficile spostarsi sul conoscitore, perché in quel caso la mente verrà sempre fuorviata. Quindi, la concentrazione diventa il primo passo verso la meditazione. Resta solo la rosa, il mondo intero è svanito. A quel punto puoi avviarti in te stesso; ora la rosa diventa il punto da cui ti puoi incamminare. Ora guarda la rosa, e inizia a diventare consapevole di te stesso, il conoscitore. All'inizio ti sfuggirà. Quando ti sposti verso il conoscitore, la rosa svanirà dalla consapevolezza. Impallidirà, si allontanerà, sembrerà lontanissima. Di nuovo tornerai alla rosa, e dimenticherai il Sé. Questo gioco a nascondino andrà avanti, ma se perseveri, prima o poi verrà un momento in cui all'improvviso tu sarai tra le due cose. Il conoscitore, la mente, e la rosa saranno presenti, e tu sarai semplicemente nel mezzo, e guarderai sia l'uno che l'altra. Quel punto mediano, quel punto di equilibrio, è il testimone. Quando lo conosci, sei diventato entrambe le cose. In quel caso la rosa, il conosciuto, e il conoscitore, la mente, sono solo due ali del tuo Sé. In quel caso l'oggetto e il soggetto sono solo due ali: tu sei il centro sia dell'uno che dell'altro. Essi sono due tue estensioni. A quel punto il mondo e il divino sono entrambi tue estensioni. Sei giunto al centro stesso del tuo essere. E questo centro non è altro che un testimone. (6) 8. Lo sguardo interno Queste tecniche trattano la pratica dell'osservazione. Prima di affrontare le tecniche, si deve capire qualcosa per ciò che concerne gli occhi, perché queste tecniche hanno qui il loro fondamento. Innanzitutto, gli occhi sono la parte più incorporea del corpo umano, la parte meno fisica. Se è possibile che la materia diventi immateriale, negli occhi accade. Gli occhi sono materia, ma al tempo stesso sono immateriali. Gli occhi sono il punto in cui tu e il tuo corpo vi incontrate. In nessun altro punto del corpo l'incontro è così profondo. Il corpo umano è profondamente separato da te. Esiste una profonda distanza, ma negli occhi essi si avvicinano quanto più è loro possibile. Ecco perché gli occhi possono essere usati nel viaggio interiore. Basta tuffarsi dagli occhi per giungere alla fonte. Dalle mani, dal cuore, da qualsiasi altra parte del corpo non è possibile: da lì dovrai viaggiare a lungo. La distanza è immensa. Ma dagli occhi è sufficiente un solo passo per entrare in te stesso. Gli occhi sono molto liquidi, in movimento, si muovono in continuazione, e quel movimento ha un suo ritmo, un suo metodo, una sua meccanica. Gli occhi non si muovono a casaccio, in maniera anarchica. Hanno un loro ritmo, che tra l'altro rivela molte cose: se nella tua mente è presente un desiderio sessuale, i tuoi occhi hanno un ritmo particolare. È sufficiente guardare gli occhi e il loro movimento per stabilire quale pensiero si muove dentro di te: quando hai fame e sei tormentato dal pensiero del cibo, il movimento dei tuoi occhi cambia. Quindi, ricordalo: il movimento degli occhi e il pensiero sono collegati. Ecco perché, se arresti il movimento degli occhi, subito si fermerà anche il processo del pensiero. E viceversa, se arresti il pensiero, automaticamente si fermeranno anche gli occhi. Inoltre, gli occhi si spostano in continuazione da un oggetto all'altro: da A verso B, da B verso C, sono in continuo movimento. Il movimento è la loro natura. Assomigliano a un fiume in movimento: il movimento è la loro natura! Ed è a causa del movimento che sono così vivi! Il movimento è sinonimo di vita. Puoi cercare di fermare gli occhi in un punto particolare, su un particolare oggetto, imponendo loro di non muoversi; tuttavia, il movimento rimane la loro natura. È impossibile fermare il movimento, sebbene sia possibile arrestare gli occhi: cerca di capire la differenza. Puoi fermare gli occhi su un punto fisso, un segno sul muro. Puoi fissare quel segno, fermando il movimento degli occhi. In questo modo non passeranno più da un oggetto A a un oggetto B, visto che li hai costretti a fermarsi fissi su A, tuttavia si verificherà un fenomeno stranissimo. Il movimento sarà inevitabilmente presente; è la natura degli occhi. Per cui, se non permetti loro di passare da A a B, si muoveranno dall'esterno verso l'interno. Essi possono scorrere da A verso B, ma se tu vieti loro questo movimento all'esterno, essi si muoveranno all'interno: muoversi è il loro modo di essere, hanno bisogno di movimento. Per concludere, esistono due tipi di movimento. Il primo dall'oggetto A all'oggetto B: si tratta di un movimento esteriore, che accade naturalmente. Ma esiste un'altra possibilità, propria al Tantra e allo Yoga, che impedisce il movimento esterno da un oggetto all'altro. In questo modo gli occhi balzano dall'oggetto esterno verso la consapevolezza interiore. Iniziano a muoversi all'interno. Ricordate questi punti: vi sarà facile capire le tecniche. (1) Vedere all'interno Shiva disse: "A occhi chiusi, guarda nei dettagli il tuo essere interiore. E in questo modo vedi la tua vera natura. " "Ad occhi chiusi": chiudi gli occhi. E non basta chiuderli. Una totale chiusura implica, oltre alla chiusura degli occhi, l'arresto del loro movimento. Altrimenti gli occhi continueranno a vedere qualcosa di esterno. Perfino a occhi chiusi vedrai qualcosa, le immagini degli oggetti. Certo, quegli oggetti non saranno presenti, ma le immagini, le idee, i ricordi accumulati, inizieranno a scorrere liberamente. Anche queste sono cose esterne, ragion per cui i tuoi occhi non sono ancora totalmente chiusi: "totalmente" chiusi significa non vedere nulla. Cerca di capire la differenza. È facile chiudere gli occhi. Tutti, in ogni momento, li chiudono. La notte anche tu li chiudi, ma non per questo ti viene rivelata la tua natura interiore. Chiudi gli occhi in modo che non rimanga nulla da osservare: nessun oggetto esteriore, nessuna immagine interiore di oggetti all'esterno, una semplice oscurità vuota, simile a un'improvvisa cecità; è una cecità non solo per ciò che concerne la realtà, ma anche il sogno della realtà. Devi fare una lunga pratica; non può accadere all'improvviso. Dovrai seguire un lungo addestramento. Chiudi gli occhi: quando senti di poterlo fare senza problemi, quando hai tempo di farlo, chiudi gli occhi e poi, all'interno, arresta ogni loro movimento. Non permettere loro il benché minimo movimento. Percepisci ciò che accade! Blocca ogni movimento, non permettere agli occhi di muoversi. Percepiscili come di pietra, e rimani in quello stato d'animo, con gli occhi pietrificati. Non fare nulla, resta semplicemente così. E un giorno, all'improvviso, diventerai consapevole di stare guardando dentro di te. Tu hai visto il tuo corpo solo dall'esterno. Hai visto il tuo corpo in uno specchio, oppure hai guardato le tue mani all'esterno. Ma non sai cosa sia l'interno del corpo. Non sei mai entrato in te stesso: non sei mai entrato al centro del tuo corpo e del tuo essere per dare uno sguardo a ciò che esiste, dall'interno. Chiudi gli occhi, osserva il tuo essere interiore nei dettagli e spostati da un punto all'altro. Limitati a raggiungere le dita dei piedi, scorda il corpo intero: spostati nelle dita dei piedi. Restaci, e osserva. Quindi spostati nelle gambe, sali verso l'alto, arto dopo arto. E in questo modo accadranno molte cose! Il tuo corpo diventa un veicolo così sensibile, come mai te lo sei immaginato. Quindi, se toccherai qualcuno, potrai spostarti totalmente nella tua mano, e quel tocco sarà trasformante. Ecco cosa si intende con "il tocco di un Maestro": egli è in grado di spostarsi totalmente in qualsiasi parte del corpo e di concentrarsi li. Se riesci a spostarti totalmente in una parte qualsiasi del tuo corpo, quella parte diventerà viva, al punto che non puoi concepire ciò che potrà diventare. A quel punto potrai spostarti totalmente negli occhi. E se riesci a farlo, e poi guardi un'altra persona negli occhi, penetrerai in lei, arriverai nelle profondità del suo essere. Chiudi gli occhi; guarda il tuo essere interiore nei dettagli. Come prima cosa, guarda il tuo corpo dall'interno, dal tuo centro interiore. Fermati lì e osserva: verrai separato dal corpo, perché colui che osserva non è mai la cosa osservata. Chi osserva è diverso dall'oggetto osservato. Se riesci a vedere il tuo corpo nella sua totalità, dall'interno, non cadrai mai più nell'illusione di essere il corpo. In questo caso rimarrai una cosa separata, totalmente scissa: dentro il corpo ma senza essere il corpo. Questo è il primo passo. Da qui puoi andare oltre; a questo punto sei libero di muoverti: una volta libero dal corpo, libero dall'identità, sei libero di andare oltre. Puoi passare alla mente, scendere in profondità. Questa è la cavità interiore della mente. Se riesci a entrarci, verrai separato anche dalla mente. A quel punto vedrai anche la mente come un oggetto che puoi guardare, e di nuovo, ciò che scorre nella mente ti appare come separato, diverso da te. Questo entrare nella mente è ciò che si intende con "l'essere interiore nei dettagli". Si dovrebbe entrare e guardare dall'interno sia il corpo che la mente. A quel punto tu sei un semplice testimone, e questo testimone non può essere penetrato. E quella è la tua essenza più intima: tu sei quello. Ciò che può essere penetrato, ciò che può essere visto, non sei tu. Allorché hai raggiunto ciò che non può essere penetrato, ciò che non può essere osservato, l'elemento in cui non puoi entrare, solo allora sei arrivato al tuo Sé reale. Ricorda: non puoi essere testimone della fonte che è testimone, è una cosa assurda. Se qualcuno dicesse: "Sono stato testimone del mio testimone", direbbe una cosa assurda. Come mai? Perché in quel caso il Sé testimone non sarebbe tale. Ciò di cui sei stato testimone sarebbe il testimone. Ma ciò che può essere visto, non sei tu; tu non sei ciò che si può osservare; tu non sei la cosa di cui puoi essere consapevole. (2) Osservare in quanto totalità Shiva disse: "Osserva una ciotola, senza vederne i lati o la sostanza che le da forma. In pochi istanti diventa consapevole. " Guarda un oggetto qualsiasi. Una ciotola o un qualsiasi altro oggetto andrà benissimo, ma osservalo con una qualità di sguardo diverso: "Guarda una ciotola senza vederne i lati o la sostanza che le da forma". Osserva qualsiasi oggetto, ma a queste due condizioni. Non guardarne i contorni: guarda quell'oggetto in quanto totalità. Di solito guardiamo solo le parti che compongono un oggetto. Forse non ne siamo coscienti, ma guardiamo i contorni, le forme. Se ti guardo, come prima cosa vedo il tuo volto, quindi il tronco e poi l'intero corpo. Osserva un oggetto in quanto totalità, non dividerlo in parti. Come mai? Perché quando spezzi un oggetto in parti, gli occhi possono muoversi dall'una all'altra. Guarda un oggetto in quanto totalità. Lo puoi fare. Provaci. Innanzitutto osserva un oggetto passando da una parte all'altra. Poi, all'improvviso, guardalo in quanto totalità, non dividerlo. Quando osservi un oggetto in quanto totalità, gli occhi non hanno bisogno di muoversi. È la sola condizione per non dare agli occhi l'opportunità di muoversi: guarda un oggetto con totalità, preso nel suo insieme; e in secondo luogo, senza vedere la sostanza che gli da forma. Se la ciotola è fatta di legno, non guardare il legno: osserva la ciotola; guarda la forma, non la sostanza. La ciotola può essere fatta d'oro o d'argento. Osservala. Non guardare la sostanza di cui è fatta, limitati a osservare la forma. Come prima cosa, osservala in quanto insieme. Poi, guardala in quanto forma, non come sostanza. Come mai? Perché la sostanza è la parte materiale, la forma è la parte spirituale, e tu devi spostarti da ciò che è materiale all'immateriale. Ti sarà molto utile. Provaci. Puoi provare con una persona qualsiasi. Un uomo o una donna sono fermi vicino a te: guardali come totalità, assorbili totalmente nel tuo sguardo, sii totale. Avrai una sensazione strana all'inizio, perché non sei abituato, ma alla fine sarà una sensazione molto bella. E da quel momento in poi non penserai più al corpo in quanto bello o brutto, bianco o nero, uomo o donna. Non pensare: limitati a osservare la forma. Dimentica la sostanza e osserva semplicemente la forma. In pochi istanti diventane consapevole. E continua a osservare la forma in quanto totalità. Non permettere agli occhi movimento alcuno. Non iniziare a pensare a "ciò che è materiale". E cosa accadrà? All'improvviso diventerai consapevole del tuo Sé. Guardando un oggetto, diventerai consapevole del tuo Sé, come mai? Perché gli occhi non avranno la possibilità di muoversi all'esterno. La forma è stata assunta in quanto totalità, per cui gli occhi non si possono spostare sulle singole parti. La parte materiale è stata abbandonata: hai assunto la forma allo stato puro. Per cui, non puoi pensare all'oro, al legno, all'argento, e così via. Resta sulla totalità e sulla forma, e all'improvviso diventerai consapevole di te stesso, perché ora gli occhi non possono più muoversi. Ed essi hanno bisogno di muoversi, quella è la loro natura: quindi, il tuo sguardo si sposterà verso di te. Tornerà indietro, tornerà a casa, e all'improvviso diventerai consapevole di te stesso. Questo diventare consapevoli del proprio Sé, è uno dei momenti più estatici che esistano. Quando per la prima volta diventi consapevole del tuo Sé, quel momento è di una bellezza e di una beatitudine senza paragone con ciò che hai conosciuto fino a quel momento. (3) Il cerchio interno Lu Tsu disse: "Allorché la luce viene fatta muovere in cerchio, tutte le energie del cielo e della terra, della luce e dell'oscurità, vengono cristallizzate. " La tua consapevolezza scorre verso l'esterno: è un fatto, non c'è nulla da credere! Quando guardi un oggetto, la tua consapevolezza scorre verso di esso. Ad esempio, mi stai guardando. In questo modo ti dimentichi di te stesso, ti focalizzi su di me. Le tue energie scorrono verso di me, e i tuoi occhi sono puntati su di me. Questa è estroversione. Vedi un fiore e ne sei incantato, per cui ti fissi sul fiore. Ti dimentichi di te stesso, la tua attenzione è tutta diretta verso la bellezza del fiore. È una cosa che conosciamo, accade continuamente. Una donna splendida ti passa di fianco, e all'improvviso la tua energia inizia a scorrere verso di lei: tutti conosciamo questo fluire esteriore della luce. Ma questa è solo una metà della storia: ogni volta che la luce scorre all'esterno, tu cadi in secondo piano, diventi dimentico di te stesso. La luce deve rifluire indietro per permetterti di essere al tempo stesso il soggetto e l'oggetto, in questo modo puoi vedere te stesso. In questo modo si sprigiona la conoscenza del Sé. Ma di solito viviamo nella prima metà: metà vivi e metà morti, questa è la situazione. E pian piano la luce continua a fluire all'esterno senza più tornare indietro. E tu diventi sempre più vuoto dentro di te, una cavità: diventi un buco nero. L'esperienza taoista rivela come questa energia che tu sprechi nell'estroversione, possa essere sempre più cristallizzata, anziché essere sprecata, se si impara la scienza segreta di rivolgerla all'interno. E possibile; e questa è la scienza di tutti i metodi di concentrazione. Quando ti trovi di fronte a uno specchio, prova un piccolo esperimento, almeno una volta. Guarda nello specchio il tuo volto, i tuoi occhi. Questa è estroversione: tu guardi il volto riflesso; certo, è il tuo volto, ma si tratta di un oggetto esterno a te. Quindi, per un istante, ribalta l'intero processo. Inizia a sentire di essere guardato dal riflesso nello specchio — non sei tu a guardare il riflesso, ma è il riflesso che guarda te — e ti ritroverai in uno spazio stranissimo. Provaci per qualche minuto: ti sentirai molto vivo, e in te inizierà a entrare qualcosa il cui potere è immenso. Potrai perfino averne paura, perché non ne sei mai venuto a conoscenza prima; non hai mai visto il ciclo completo dell'energia. Sebbene non sia menzionato nei testi sacri taoisti, questo mi sembra l'esperimento più semplice che chiunque può fare. Devi semplicemente metterti ritto in piedi di fronte allo specchio del tuo bagno, e come prima cosa guarda il tuo riflesso: tu osservi e il tuo riflesso è l'oggetto osservato. Quindi, cambia totalmente la situazione, ribalta il processo. Inizia a sentire di essere il riflesso, e che il riflesso ti sta guardando. Immediatamente vedrai verificarsi un cambiamento, un'energia fortissima si sposterà verso di te. All'inizio ti potrà spaventare, perché non l'hai mai fatto e non l'hai mai conosciuta: sembrerà follia. Ti sentirai tremare, potrai sentirti disorientato, in quanto il tuo orientamento finora è stato estroverso. L'introversione va appresa pian piano. Ma il cerchio è completo: se pratichi questo esercizio per qualche giorno, ti stupirà vedere quanto ti sentirai vivo per tutta la giornata. Bastano cinque minuti al giorno passati davanti allo specchio, permettendo all'energia di tornare a te, in modo tale da completare il cerchio. E ogni volta che il cerchio è completo, si ha un profondo silenzio. Un cerchio incompleto crea inquietudine, quando il cerchio è completo si ha quiete. Questo ti rende centrato, ed essere centrato significa essere potente: il potere è nelle tue mani. Si tratta di un semplice esperimento: puoi praticarlo in molte forme. Mentre guardi una rosa, come prima cosa osservala per qualche istante, per qualche minuto, e poi inizia il processo inverso: è la rosa che ti guarda. Sarai sorpreso di vedere quanta energia ti può dare la rosa. E la stessa cosa può essere fatta con gli alberi e con le stelle e con la gente. La cosa migliore è fare questo esercizio con la donna o l'uomo che si ama. Guardatevi semplicemente negli occhi. Iniziate guardando l'altro e poi percepite l'altro che vi ridona l'energia; il dono torna alla fonte. Entrambi vi sentirete ricolmi, vi sentirete inondare, immersi in una nuova forma di energia. Ne uscirete ringiovaniti, rivitalizzati. (4) 9. Meditazioni sulla luce Nel tuo cuore arde una fiamma; il tuo corpo è soltanto la corona della fiamma. (1) La meditazione della luce dorata Fai questo esercizio per lo meno due volte al giorno, l'orario migliore è l'alba, pochi istanti prima di alzarti. Quando ti senti sveglio, fai questo esercizio per venti minuti. Fallo come prima cosa, all'alba! Non alzarti dal letto. Fallo li, subito! Perché quando esci dal sonno sei molto, molto delicato, sei ricettivo. Quando esci dal sonno sei fresco, e l'impatto sarà molto profondo. Quando esci dal sonno sei meno che mai nella mente. Per questo esistono degli spazi attraverso cui il metodo penetrerà nella tua essenza più intima. E all'alba, quando ti svegli, e la terra intera si risveglia, tutto il mondo è avvolto da un'onda altissima di energia che si risveglia. Usa quell'onda, non lasciarti sfuggire questa opportunità. Tutte le antiche religioni prescrivevano di pregare all'alba, al sorgere del sole, perché il suo levarsi accompagna il levarsi di tutte le energie nell'esistenza. In quel momento puoi cavalcare semplicemente quell'onda che si eleva; sarà più facile. La sera sarà difficile, le energie si ritireranno; in quel caso lotteresti controcorrente. Al mattino seguirai il corso della corrente, per questo il momento migliore per iniziare è l'alba, immediatamente, non appena ti senti per metà sveglio e per metà addormentato. Si tratta di un semplice esercizio: non richiede una posizione particolare, nessun yogasana, nessun bagno purificatore, nulla di nulla. Devi restare semplicemente sdraiato sulla schiena, così come lo sei sempre, nel tuo letto. Tieni gli occhi chiusi. Quando inspiri, visualizza una luce immensa che entra in te dalla testa e si diffonde in tutto il corpo, immagina che un sole sia sorto vicino alla tua testa: luce dorata che si riversa nella tua testa. Tu sei vuoto e quella luce dorata si riversa nella tua testa, e scende sempre più in profondità, fino a uscire dalle dita dei piedi. Accompagna ogni inspirazione con questa visualizzazione. E quando espiri, visualizza un'altra cosa: oscurità che entra dalle dita dei piedi, un fiume immenso di oscurità che entra dalle dita dei piedi e sale, fino a uscire dalla testa. Esegui respiri lenti e profondi che ti permettano questa visualizzazione. Procedi lentissimamente. E appena uscito dal sonno puoi fare respiri molto profondi e molto lenti, perché il corpo è riposato ed è rilassato. Lasciamelo ripetere: inspirando, permetti alla luce dorata di entrare in te dalla testa, perché è li che il Fiore d'Oro è in attesa. Quella luce dorata sarà utile: ripulirà tutto il tuo corpo e lo riempirà di creatività. Questa è energia maschile. Quando espiri, lascia che l'oscurità, l'oscurità più oscura che puoi concepire, simile a una notte nera, scorra in te dalla punta dei piedi verso l'alto, simile a un fiume. Questa è energia femminile: ti calmerà, ti renderà ricettivo, ti tranquillizzerà, ti darà riposo... e alla fine lascia che fuoriesca dalla testa. Quindi inspira di nuovo, e la luce dorata entrerà in te. Esegui questo esercizio per venti minuti, all'alba. L'altro momento migliore per eseguirlo è la notte, quando torni a dormire. Sdraiati sul letto e per qualche minuto, rilassati. Quando inizi a sentire che sei in bilico tra il sonno e la veglia, in quello spazio intermedio, riprendi questo esercizio e prosegui, per venti minuti. Se ti addormenti mentre lo stai facendo, è la cosa migliore, perché il suo impatto persisterà nel subconscio e continuerà il suo processo. Dopo tre mesi, rimarrai sorpreso: l'energia che si accumulava sempre nel muladhar, il chakra più basso, il centro sessuale, ora non si raccoglierà più in quel punto: salirà verso l'alto. (2) Il cuore dì luce Shiva disse: "Mentre sei sveglio, dormendo, soffiando, conosci te stesso in quanto luce. " Mentre sei sveglio, mentre cammini, mangi, lavori, ricordati di te stesso in quanto luce, come se nel tuo cuore ardesse una fiamma, e il tuo cuore non sia altro che l'aura intorno a quella fiamma. Immaginalo: nel tuo cuore arde una fiamma e il tuo corpo non è altro che un'aura di luce intorno a quella fiamma; il tuo corpo non è altro che una luce che circonda la fiamma. Lascia che questa sensazione scenda in profondità nella tua mente e nella tua consapevolezza. Assimilala. Ci vorrà tempo, ma se continui a pensarci, a percepirlo, a immaginarlo, dopo un po' sarai in grado di ricordarlo per tutto il giorno: mentre sei sveglio e cammini per la strada, sei una fiamma in movimento. All'inizio nessun altro ne sarà consapevole, ma se perseveri, dopo tre mesi anche gli altri se ne accorgeranno. Solo quando gli altri ne diverranno consapevoli potrai placarti. Non dire nulla a nessuno: limitati a immaginare una fiamma, e il tuo corpo come l'aura che la circonda: non un corpo fisico, ma un corpo elettrico, un corpo luminoso. Persevera in questo esercizio. Se persisti, in tre mesi circa, gli altri si accorgeranno che ti è successo qualcosa. Sentiranno che una luce sottile ti circonda. Quando ti avvicini a loro, sentiranno un calore diverso. Se li tocchi, proveranno contatto infuocato. Si accorgeranno che ti è accaduto qualcosa di strano. Non dirlo a nessuno. Quando gli altri se ne accorgeranno, allora potrai metterti a tuo agio e quindi entrare nella seconda fase, non prima di allora. Il secondo passo è portare questa sensazione all'interno dei sogni: ora lo puoi fare. E diventata una realtà. Ora non è più un'immaginazione. Grazie all'immaginazione hai messo in luce una realtà. E reale: tutto è composto di luce. Tu sei luce — inconsapevole di esserlo — perché ogni particella di materia è luce. Gli scienziati sostengono che si tratta di elettroni, è la stessa cosa. La luce è la fonte di ogni cosa. Anche tu sei luce condensata: attraverso l'immaginazione stai semplicemente svelando una realtà. Assorbila, e quando ne sarai completamente ricolmo, potrai trasportarla nei sogni, non prima. A quel punto, mentre ti addormenti, continua a pensare alla fiamma, continua a visualizzarla, a percepire che tu sei luce. Ricordalo... continua a ricordarlo... ricordandolo addormentati, e quel ricordo persisterà. All'inizio sognerai di sentire che dentro di te esiste una fiamma, di essere luce. Col tempo, anche nei sogni entrerai con un sentimento. E quando questo sentire entra nei sogni, i sogni inizieranno a scomparire. Ci saranno sempre meno sogni e il sonno aumenterà di conseguenza. Quando questa realtà si rivela nei tuoi sogni — cioè che tu sei luce, una fiamma, una fiamma ardente — tutti i tuoi sogni scompariranno. E solo quando tutti i sogni saranno svaniti, potrai trasportare questa sensazione nel sonno, non prima. Ora sei sulla soglia: quando i tuoi sogni saranno scomparsi e tu ricordi te stesso in quanto fiamma, sei sulla soglia del sonno. Ed ora puoi entrarci con questa sensazione. E quando entri nel sonno con la sensazione di essere una fiamma, ne sarai consapevole: a quel punto solo il tuo corpo cadrà addormentato, tu no. Lo Yoga e il Tantra suddividono la vita della mente dell'uomo in tre parti; ricorda, la vita della mente. La mente è divisa in tre parti: la veglia, il sonno, il sogno. Queste divisioni non riguardano la tua consapevolezza, sono divisioni della tua mente, e la consapevolezza è la quarta dimensione. In Oriente non le è stato dato nessun nome: è chiamata semplicemente "la quarta", turiya. Le prime tre hanno un nome, sono nuvole. Possono essere indicate con un nome: una nube sveglia, una nube dormiente, una nube che sogna. Sono tutte nuvole, e lo spazio in cui esse si spostano — il cielo — non ha nome, rimane semplicemente come "la quarta". Questa tecnica ti aiuta ad andare oltre quei tre stati della mente. Se riesci a rimanere consapevole di essere una fiamma, pura luce, quel sonno non accade a te, tu resti consapevole. Porti con te uno sforzo consapevole; ora sei cristallizzato intorno a quella fiamma. Il corpo è addormentato, tu non lo sei. Questo è ciò che dice Krishna nella Gita: lo yogi non dorme mai. Mentre gli altri dormono, gli yogi sono svegli. I loro corpi dormono, questo è vero, ma solo il corpo è addormentato. I corpi hanno bisogno di riposo, la consapevolezza no; perché i corpi sono meccanismi, la consapevolezza non è un meccanismo. I corpi hanno bisogno di combustibile, devono riposarsi. Ecco perché nascono giovani e quindi invecchiano, per poi morire. La consapevolezza non è mai nata, non invecchia mai, né muore mai. Non ha bisogno di alimento, né di riposo. È energia pura, energia perpetua ed eterna. Se riesci a portare con te questa immagine della fiamma e di luce oltre la soglia del sonno, non ti addormenterai più, solo il corpo si riposerà. E mentre il corpo dorme, tu conserverai quella consapevolezza. Quando questo accade, sei diventato "la quarta". A quel punto le parti relative alla veglia, al sogno e al sonno appartengono alla mente. Sono semplici parti, tu sei diventato "la quarta": sei colui che attraversa tutte quelle dimensioni, senza essere nessuna di loro. (3) Vedere la presenza eterica Shiva disse: "O Dolce Devi, entra l'eterica presenza che ti pervade al di sopra e al di sotto della tua forma." Questo metodo può essere eseguito solo se si è praticato "Il tocco della piuma". Ma può essere praticato anche da solo, in questo caso però sarà molto difficile. Ma se si fa l'altro esercizio come inizio, sarà utile, e sarà più facile, eseguire questo come seconda parte. Quando ti accade di sentirti leggero, di levitare, quasi volassi, all'improvviso diventerai consapevole che intorno alla tua forma fisica esiste una luce bluastra. Ma lo puoi percepire solo quando avrai la sensazione di poter levitare, che il tuo corpo può volare, che è diventato leggero, completamente libero da ogni peso, assolutamente libero da ogni attrazione gravitazionale al suolo. Quando senti questa assenza di peso, tenendo semplicemente gli occhi chiusi, diventa consapevole della forma del corpo. Tenendo gli occhi chiusi, percepisci le dita dei piedi e la loro forma, le gambe e la loro forma, e alla fine la forma del corpo intero. Se sei seduto in siddhasana, come un Buddha, percepisci la forma che accompagna quella posizione. Dall'interno, cerca semplicemente di percepire la forma del tuo corpo. Diverrà apparente, ti comparirà davanti, e al tempo stesso tu diventerai consapevole che proprio intorno alla forma esiste una luce bluastra. All'inizio esegui questo esercizio a occhi chiusi. E quando questa luce continuerà a diffondersi e tu percepirai un'aura, un'aura bluastra che circonda tutta la tua forma, allora, ogni tanto, mentre pratichi l'esercizio di notte, senza luci accese, in una stanza buia, apri gli occhi e la vedrai evidente, che circonda il tuo corpo: una forma bluastra, pura luce, luce blu, che avvolge il tuo corpo. Se la vuoi vedere veramente, non con gli occhi chiusi, ma a occhi aperti, pratica l'esercizio in una stanza buia, senza la minima luce. Questa forma bluastra, questa luce bluastra, è la presenza del corpo eterico. Tu hai molti corpi: questa tecnica tratta solo il corpo eterico, attraverso il quale puoi entrare in un'estasi superiore. Esistono sette corpi, e ogni corpo può essere utilizzato per entrare nel divino: ogni corpo non è altro che una soglia. Questa tecnica usa il corpo eterico, e il corpo eterico è il più facile da riconoscere. Più il corpo è profondo, più è difficile percepirlo; ma il corpo eterico ti è vicinissimo, vicino al corpo fisico. È lì di fianco. La tua seconda forma è eterica: ti circonda, è presente proprio intorno al tuo corpo. Lo penetra e al tempo stesso lo circonda, simile a una luce indistinta, una luce blu che danza intorno a te, simile a una tunica molto larga. Quando una persona ti ama, quando qualcuno ti tocca con amore profondo, tocca il tuo corpo eterico. Ecco perché lo senti come qualcosa che ti calma. È stato perfino fotografato. Due amanti immersi in amore profondo, mentre fanno all'amore: se il loro coito riesce a proseguire oltre i quaranta minuti, senza che vi sia eiaculazione, intorno a entrambi i corpi, in profondo amore, appare una luce bluastra. È stata perfino fotografata. Come prima cosa, dovrai diventare consapevole della forma che circonda la tua forma fisica, e quando ne sei diventato consapevole, aiutala a crescere, aiutala a ingrandirsi e a espandersi. Come puoi fare? Siedi semplicemente in silenzio e osservala; non fare nulla, limitati a osservare la forma bluastra che ti circonda; non fare nulla, limitati a osservarla; sentirai che ingrandisce, si espande, diventa sempre più grande. Accade, perché quando non fai nulla, tutta la tua energia si sposta nell'eterico. Ricordalo: quando non fai niente, l'energia viene presa dall'eterico. Quando non fai nulla, la tua energia non si sposta verso l'esterno. Passa nell'eterico. E lì si accumula. Il tuo corpo eterico diventa una riserva elettrica. E più questo aumenta, più tu diventi silente. Più tu diventi silente, più quello aumenta. E quando sai come si fa a dare energia al corpo eterico e come fare a non sprecarla inutilmente, sei giunto alla realizzazione: hai scoperto una chiave segreta. (4) Presenza traslucente Shiva disse: "Percepisci il cosmo in quanto presenza traslucente sempiterna." Questa tecnica si fonda sulla sensibilità interiore. Come prima cosa cresci nella tua sensibilità. Chiudi le tue porte, oscura la stanza, e accendi una piccola candela. Siediti vicino alla candela con atteggiamento di profondo amore; o meglio, con un atteggiamento di preghiera. Prega la candela: "Rivelati a me". Fai un bagno, buttati sugli occhi acqua fredda, e quindi siediti in profonda preghiera di fronte alla candela. Guardala e dimentica ogni altra cosa. Limitati a guardare la candela: la fiamma e la candela. Continua a guardarla. Dopo cinque minuti avrai la sensazione che molte cose nella candela staranno cambiando. Ricorda: non stanno cambiando nella candela; i tuoi occhi stanno cambiando. Con attitudine amorevole, dopo aver chiuso fuori dalla stanza il mondo intero, in totale concentrazione, con cuore senziente, continua a guardare la candela e la fiamma. A quel punto scoprirai intorno alla fiamma colori nuovi, sfumature nuove della cui esistenza non sei mai stato consapevole. Esistono: è presente l'intero arcobaleno. Ovunque esiste la luce, è presente l'arcobaleno, perché la luce raccoglie in sé tutti i colori. Devi avere una sensitività sottile. Limitati a percepirla e continua a osservare. Se anche inizi a piangere, continua a osservare la candela. Quelle lacrime aiuteranno i tuoi occhi a essere più freschi. A volte potrai avere la sensazione che la fiamma, la candela, è diventata misteriosa. Non hai portato con te una candela comune. Ha assunto un nuovo splendore. In lei è entrata una divinità sottile: continua a fare questo esercizio. E lo puoi fare anche con molti altri oggetti. Devi far crescere la sensitività. Tutti i tuoi sensi devono diventare più vivi. Solo allora potrai sperimentare questa tecnica: "Percepisci il cosmo in quanto presenza traslucente sempiterna". La luce esiste ovunque. In molte, moltissime forme, dimensioni, la luce accade ovunque. Osservalo! E la luce è ovunque, perché l'intero fenomeno si basa sulle fondamenta della luce. Osserva una foglia o un fiore o una pietra, e prima o poi sentirai fuoriuscire da loro dei raggi. Aspetta con pazienza. Non aver fretta perché nulla viene rivelato, quando hai fretta. Nella fretta diventi ottuso. Aspetta in silenzio, di fronte a un oggetto qualsiasi, e scoprirai un fenomeno nuovo che è sempre esistito, ma di cui non eri attento, non ne eri consapevole. "Percepisci il cosmo in quanto presenza traslucente sempiterna", e la tua mente diverrà assoluto silenzio allorché percepirai la presenza dell'esistenza sempiterna. Ne sarai semplicemente parte, sarai una nota in una sinfonia grandiosa. Nessun peso, nessuna tensione: la goccia è caduta nell'oceano. Ma all'inizio sarà necessaria moltissima immaginazione, e sarà utilissimo se proverai altri esercizi per aumentare la tua sensibilità. Puoi provare in molti modi: prendi nella tua mano la mano di un'altra persona. Chiudi gli occhi e percepisci la sua vita. Sentila, e lascia che scorra verso di te. Senti la tua vita e lascia che scorra verso l'altro. Siedi vicino a un albero e toccane la corteccia. Chiudi gli occhi e percepisci la vita che cresce nell'albero, e immediatamente in te avverrà un cambiamento. Se si pratica questo metodo per tre mesi, si vivrà in un mondo diverso perché a quel punto tu sarai diverso. (5) 10. Meditazioni sull'oscurità Come il seme inizia la sua vita nell'oscurità del suolo, come il bambino inizia la sua vita nell'oscurità del ventre, ogni principio ha origine nell'oscurità, perché l'oscurità è uno degli elementi essenziali per qualsiasi inizio. Il principio è misterioso, per questo è necessaria l'oscurità. Inoltre, il principio è così delicato che richiede oscurità. E il principio è un fatto profondamente intimo, ecco un altro motivo per cui l'oscurità è necessaria. L'oscurità possiede profondità e un potere nutritivo immenso. La giornata ti stanca, la notte ti ringiovanisce. Verrà il mattino, seguito dal giorno, ma se hai paura dell'oscurità quel giorno non sorgerà mai. Se desideri evitare l'oscurità, quel giorno diventerà impossibile. È necessario attraversare l'oscura notte dell'anima per raggiungere l'alba. Prima viene la morte, poi la vita. Nell'ordine comune delle cose, prima viene la nascita, cui segue la vita, viceversa nel mondo interiore, nel viaggio interiore, accade l'esatto opposto: prima viene la morte, poi la vita. (1) L'oscurità interiore Shiva disse: "Con la pioggia, in una notte oscura, penetra quell'oscurità in quanto forma delle forme." Come entrare in quell'oscurità? Tre passi. Il primo passo: Fissa immobile l'oscurità. E difficile. E facile fissare una fiamma, qualsiasi fonte di luce, in quanto esiste in forma di oggetto, la si può indicare; puoi dirigere verso di lei la tua attenzione. L'oscurità non è un oggetto; è ovunque, ti circonda. Non la puoi distinguere in quanto oggetto. Fissa l'indefinito, ti circonda; devi solo guardarlo. Tranquillizzati e osservalo. Inizierà a entrare nei tuoi occhi. E quando l'oscurità entra nei tuoi occhi, tu entri in lei. Rimani con gli occhi aperti quando pratichi queste tecniche nell'oscurità della notte. Non chiudere gli occhi, perché con gli occhi chiusi evidenzi un'oscurità diversa, tua, mentale; non è reale. E si tratta di un elemento negativo, non è un'oscurità positiva. Qui c'è luce: se chiudi gli occhi potrai avere il buio, ma si tratta solo del lato negativo del fenomeno luminoso. Accade la stessa cosa se guardi la finestra: se chiudi gli occhi vedrai il riflesso negativo della finestra. Tutte le nostre esperienze si fondano sulla luce, per cui, quando chiudiamo gli occhi abbiamo un'esperienza negativa del fenomeno luminoso, che chiamiamo "buio". Non è reale, non servirà a nulla. Nell'oscurità, apri gli occhi e tienili aperti: avrai un'oscurità diversa, l'oscurità positiva che si stende di fronte a te. Fissala immobile. E continua a fissarla senza batter ciglio. Inizierai a lacrimare, gli occhi ti faranno male, sentirai dolore. Non ti preoccupare, prosegui. E nel momento in cui l'oscurità, la vera oscurità che ti circonda, penetra nei tuoi occhi, ti procurerà una sensazione di profonda quiete. Quando la vera oscurità entra in te, ti ricolma. E questo riversarsi in te dell'oscurità ti svuoterà di ogni forma di buio negativo: è un fenomeno molto profondo. Il buio che possiedi in te è un fenomeno negativo: si contrappone alla luce. Non è assenza di luce, è contrapposto alla luce. Non è l'oscurità di cui Shiva parla, in quanto forma di tutte le forme, in quanto oscurità reale. Ne abbiamo così paura, che abbiamo creato una infinità di fonti luminose, come semplici protezioni, e viviamo in un mondo illuminato. Per cui, quando chiudiamo gli occhi, il mondo illuminato si riflette in negativo all'interno del nostro essere. Abbiamo perso ogni contatto con l'oscurità reale presente là fuori: l'oscurità degli Esseni, l'oscurità di Shiva. Non abbiamo più nessun contatto con questa fonte. Ne abbiamo così paura che le abbiamo voltato completamente le spalle, ce ne siamo allontanati radicalmente. Quindi, sarà un esercizio difficile, ma se riesci a farlo, è miracoloso, è magico. Arriverai ad avere un essere completamente diverso: quando l'oscurità entra in te, tu entri in lei. E sempre un fenomeno di reciprocità, interattivo. Non puoi penetrare in nessun fenomeno cosmico senza che questo entri in te. Non lo puoi prendere con violenza, non puoi forzare penetrazione alcuna. Se sei disponibile, aperto, vulnerabile, e se riesci a dare spazio affinchè qualsiasi sfera cosmica entri in te, solo in questo caso tu entrerai in lui: è sempre un fenomeno reciproco. Non puoi forzarlo, gli puoi solo dare spazio affinchè accada. Oggigiorno è difficile trovare un'oscurità reale nelle città; è difficile trovare un'oscurità reale nelle nostre case. Usando una luce artificiale, abbiamo reso ogni cosa artificiale. Perfino il nostro buio è inquinato, non è puro. Ragion per cui, è bene spostarsi in località lontane, solo per percepire l'oscurità. Vai in un villaggio ai confini del mondo civile, dove non esiste elettricità, oppure vai in cima a un monte. E vivi lì per una settimana, sperimenterai l'oscurità allo stato puro. Tornerai diverso, perché in quei sette giorni di oscurità assoluta, tutte le paure, tutti i timori primitivi, verranno a galla. Dovrai confrontarti con dei mostri, dovrai confrontarti con il tuo inconscio. Sperimenterai l'intero ciclo dell'umanità... sarà come rivivere il corso della storia attraversato finora, e dalle profondità del tuo inconscio affioreranno molte cose. Sembreranno reali; potrai averne paura, ti spaventeranno, perché saranno così tangibili, ma si tratta solo di creazioni della tua mente. Devi scendere a patti col tuo inconscio. E questa meditazione sull'oscurità assorbirà radicalmente ogni tua follia. Provala. Puoi sperimentarla persino a casa tua. Ogni notte, per un'ora, resta al buio. Non fare nulla, limitati a fissare immobile l'oscurità. Avrai una sensazione di fusione, sentirai che qualcosa entra in te e che tu stai entrando in qualcosa. Se rimani con l'oscurità, se ci convivi per tre mesi, un'ora al giorno, perderai ogni sensazione di individualità, di separazione. A quel punto non sarai un'isola: diventerai l'oceano. Ti fonderai con l'oscurità, ed essa è così oceanica che non esiste nulla di tanto vasto, di tanto eterno. E niente è più vicino a te, tuttavia nulla ti fa più paura, è la cosa che più temi. Eppure, si trova proprio dietro l'angolo, è sempre in attesa. Il secondo passo: Sdraiati con la sensazione di trovarti di fianco a tua madre. L'oscurità è la madre, la madre di ogni cosa. Pensaci: quando non c'era nulla, cosa esisteva? Non puoi pensare ad altro che non fosse oscurità. E se tutto scomparisse, cosa rimarrebbe? L'oscurità. L'oscurità è la madre, il ventre, per cui sdraiati con la sensazione di sdraiarti nel ventre di tua madre. E diventerà una cosa reale, diventerà qualcosa di caldo, e prima o poi inizierai ad avere la sensazione che l'oscurità, il ventre, ti avviluppa da ogni lato, e tu ci sei immerso. Il terzo passo: Mentre cammini, vai al lavoro, parli, mangi, mentre fai una cosa qualsiasi conserva in te una macchia di oscurità. Porta con le quell'oscurità che è entrata in te. Così come abbiamo fatto cenno alla fiamma, nel metodo in cui si dice di portare con sé una fiamma, ora porta con te l'oscurità. Come ti ho detto che portando una fiamma e sentendo di essere luce, il tuo corpo inizia a irradiare una luce insolita che verrà percepita dalle persone sensibili, con l'oscurità accadrà la stessa cosa. Se porti in te oscurità, tutto il tuo corpo diventerà così rilassato, così calmo, così quieto, che lo si percepirà all'esterno. E così come alcune persone si sentiranno attratte da te, quando porti la luce, quando in te porti oscurità, alcune persone si limiteranno a sfuggirti. Avranno paura, proveranno terrore. Non riusciranno a sopportare un essere così silente; per loro sarai insopportabile. Portare dentro di sé oscurità, per tutto il giorno, aiuterà moltissimo, perché in quel caso quando si contempla e si medita nella notte, l'oscurità interiore conservata per l'intero giorno, aiuterà nell'incontro: l'oscurità interiore affiorerà per incontrare l'oscurità all'esterno. E solo ricordandoti di portare in te oscurità — ne sei ricolmo, ogni cellula del tuo corpo, ogni poro è ricolmo di oscurità — ti farà sentire profondamente rilassato. Provalo. Ti sentirai rilassato come non mai. Tutto in te si acquieterà. Non riuscirai più a correre, camminerai, e quel camminare sarà meno affrettato. Camminerai lentamente, come cammina una donna incinta. Camminerai lentamente, con estrema attenzione. Dentro di te porti qualcosa. La cosa opposta accade quando porti in te una fiamma: il tuo passo sarà più veloce; addirittura desidererai correre. In te ci sarà più movimento, sarai più attivo. Portando in te oscurità, sarai rilassato. E gli altri avranno la sensazione che sei un fannullone. Quando ero all'università, per due anni ho fatto questo esperimento. Divenni così pigro che mi era difficile perfino alzarmi dal letto, al mattino. I miei professori ne furono molto infastiditi, e pensavano mi fosse capitato qualcosa di male: o ero malato, oppure ero caduto in uno stato catatonico. Un professore, che mi amava moltissimo, era il preside della mia facoltà, ne fu così preoccupato, che nei giorni di esame mi veniva a prendere all'ostello, per portarmi in aula: era il solo modo perché arrivassi in tempo. E ogni giorno aspettava di vedermi entrare, solo allora si sentiva tranquillo e se ne andava a casa. Provaci. E una delle esperienze più belle della vita portare oscurità nel tuo ventre, diventare oscuro. Mentre cammini, quando mangi, quando sei seduto, qualsiasi cosa fai, ricorda che l'oscurità ti riempie: ne sei ricolmo. E a quel punto osserva come cambiano le cose. Non puoi eccitarti, non puoi essere troppo attivo, non puoi andare in tensione. Il tuo sonno diventerà così profondo che i sogni scompariranno e per l'intera giornata camminerai come se fossi intossicato da stupefacenti. (2) Portare alla luce l'oscurità interiore Shiva disse: "Quando una notte di pioggia senza luna non esiste, chiudi gli occhi e rivela di fronte a te le tenebre. Aprendo gli occhi, vedi quelle tenebre. In questo modo gli errori svaniranno per sempre." Questa è una cosa un po' più difficile. Nella meditazione precedente, tu porti in te la vera oscurità. In questa esponi quella falsa. Chiudi gli occhi, percepisci l'oscurità; apri gli occhi e a occhi aperti visualizza all'esterno l'oscurità. In questo modo espelli la falsa oscurità interiore, fallo ripetutamente. Ci vorranno per lo meno da tre a sei settimane, poi, un giorno, all'improvviso riuscirai a portare alla luce l'oscurità interiore. Il giorno in cui riesci a farlo, incontrerai la vera oscurità interiore. Ciò che è reale può essere conservato, ciò che è falso no. E un'esperienza magica. Se riesci a portare alla luce l'oscurità interiore, riuscirai a farlo perfino in una stanza illuminata, e di fronte a te si staglierà un'ombra oscura. È un'esperienza sconvolgente in quanto la stanza è illuminata. Addirittura puoi farlo alla luce del sole... se hai raggiunto l'oscurità interiore, potrai portarla alla luce. In quel caso, di fronte ai tuoi occhi apparirà un'ombra oscura. E puoi continuare a diffonderla. Quando saprai che può accadere, potrai avere oscurità, buio come nella notte più oscura, in pieno giorno, alla luce del sole. Il sole è lì, ma tu puoi diffondere oscurità. L'oscurità è sempre presente, anche quando c'è il sole. Non puoi vederla, è coperta dal sole. Ma quando saprai come fare a svelarla, ci riuscirai. E il metodo è questo: come prima cosa percepiscila all'interno; percepiscila in profondità in modo tale da poterla scorgere all'esterno. Quindi apri gli occhi all'improvviso, e percepiscila all'esterno. Ci vorrà un po' di tempo. E se riesci a portare all'esterno l'oscurità interiore, gli errori spariranno per sempre; perché percependo l'oscurità interiore, diventi così calmo, così silente, così privo di eccitazione, che non potrai più fare errori. Ricordalo: gli errori possono esistere solo se cadi preda dell'eccitazione, se tendi a eccitarti. In sé essi non esistono; la loro esistenza è connessa alla tua capacità di eccitarti. Qualcuno ti insulta e tu non hai oscurità dentro di te in grado di assorbire quell'insulto: ti infiammi, ti arrabbi, ti inalberi, e puoi fare di tutto. Puoi diventare violento, puoi uccidere, puoi fare qualsiasi follia. Tutto è possibile, sei come impazzito. Qualcuno ti elogia: di nuovo impazzisci, all'estremo opposto. Sei circondato da situazioni che non sei in grado di assorbire dentro di te. Insulta un Buddha: egli può assorbire l'insulto. Lo può mandar giù, digerirlo. Chi lo digerisce? Una pozza di oscurità interiore, il silenzio. Tu espelli ogni veleno, lui lo assorbe: il veleno non produce reazione alcuna. Prova questo esercizio, e quando qualcuno ti insulta, limitati a ricordare di essere colmo di oscurità, e all'improvviso sentirai che in te non esiste reazione alcuna. Cammini per strada, vedi una donna o un uomo molto belli, ne vieni eccitato. Sentiti ricolmo di oscurità e all'improvviso la passione scomparirà. Provaci. E un esperimento, non è necessario crederci. Quando ti senti colmo di passioni o di desideri o di sessualità, ricorda semplicemente l'oscurità interiore. Per un istante chiudi gli occhi, percepisci l'oscurità e osserva: la passione è scomparsa, il desiderio non è più presente. L'oscurità interiore l'ha assorbito. Sei diventato un vuoto infinito in cui tutto può cadere senza tornare mai più. Ora sei simile a un abisso. (3) 11. Muovere l'energia verso l'alto Come prima cosa si deve sentire la propria energia. La prima cosa da fare non è chiedersi: "Come usarla?" Innanzitutto viene questo: come sentirla e come sentirla con intensità, con passione, con totalità. E il bello è che quando hai percepito la tua energia, da quella stessa sensazione sorge l'intuizione: come usarla. L'energia inizia a guidarti. Non sei tu a dirigere l'energia: al contrario, l'energia inizia a muoversi in base alla propria armonia e tu ti limiti a seguirla. In questo caso vi è spontaneità e libertà. (1) L'ascesa dell'energia vitale 1 Shiva disse: "Considera la tua essenza in quanto raggi luminosi che si diramano da un centro all'altro lungo la colonna vertebrale, è in questo modo si eleva in te la 'vitalità'. " Molti metodi yoga si fondano su questa tecnica. Come prima cosa devi capire di cosa si tratta, poi viene l'applicazione. La colonna vertebrale è il fondamento su cui poggiano sia il tuo corpo che la mente. La tua mente, la testa, è il terminale della spina dorsale. Il corpo intero fonda in essa le sue radici. Se la colonna vertebrale è giovane, tu sei giovane. Se è vecchia, tu in vecchi. Se riesci a mantenere giovane la tua colonna vertebrale, ti sarà difficile invecchiare. Tutto si fonda su di lei: se è viva, avrai una mente lucidissima. Se è ottusa e morta, avrai una mente molto ottusa. L'intero metodo yoga cerca, in maniere diverse, di rendere- viva, brillante la tua colonna vertebrale, fa in modo che sia colma di luce, giovane e fresca. La colonna vertebrale ha due terminali. Il suo inizio è nel centro sessuale e la sua fine nel sahasrar (il settimo centro posto alla sommità della testa). L'inizio della colonna vertebrale è legato alla terra, e il sesso è la cosa più terrena che esiste dentro di te. Da quel primo centro sei collegato alla natura, la sostanza che è stata definita prakriti: la terra, la materia. Dall'ultimo centro, o dal secondo polo, il sahasrar, posto nella testa, sei in contatto con il divino. Queste sono le due polarità della tua esistenza: il primo è il sesso, l'altro è il sahasrar. In inglese non esiste una parola in grado di definire il sahasrar. E in base a queste due polarità, la tua vita può essere orientata verso il sesso o verso il sahasrar. La tua energia può fluire verso il basso, e tornare alla terra, attraverso il centro sessuale, oppure sprigionarsi dal sahasrar nel cosmo. E dal sahasrar scorri nel Brahman, nell'esistenza assoluta, mentre dal sesso scorri verso il basso, nell'esistenza temporale. Non esistono altre modalità d'essere, oltre a queste due. E se non inizi a scorrere verso l'alto, la tua infelicità non finirà mai. Potrai avere intuizioni vaghe di felicità, ma nulla di più, e si tratterà di lampi illusori. Quando l'energia inizia a scorrere verso l'alto, avrai intuizioni sempre più reali. E quando arriverà nel sahasrar e da lì si sprigionerà, avrai una beatitudine assoluta: quello è il nirvana. A quel punto non si tratterà più di intuizioni: diventerai la beatitudine stessa. Quindi, per lo Yoga e il Tantra si tratta solo di capire come muovere verso l'alto l'energia, lungo la colonna vertebrale, lungo la spina dorsale, come aiutarla a elevarsi in contrapposizione alla forza di gravità. Il sesso è un'esperienza elementare, in quanto segue la forza di gravità. La terra spinge ogni cosa verso il basso; la tua energia sessuale è sospinta dalla terra. Forse non ne hai mai sentito parlare, ma gli astronauti se ne sono accorti: nel momento in cui escono dalla gravitazione terrestre, non provano molte pulsioni sessuali. Man mano che il corpo perde peso, la sessualità si dissolve, scompare. È naturale che la terra spinga verso il basso la tua energia vitale, perché essa proviene dalla terra. Mangiando, crei dentro di te energia vitale; proviene dalla terra, e la terra la richiama a sé. Tutto va verso la propria sorgente. Ma se continua a scorrere in questa direzione, se l'energia vitale continua a ritornare alla propria fonte, ti muovi in un circolo, e continuerai a muoverti così per vite intere. Puoi continuare a muoverti in questo modo all'infinito, a meno che non fai un balzo, proprio come gli astronauti: devi fare un balzo simile e andare oltre quel circolo. In questo modo lo schema fissato dalla gravitazione terrestre si spezza, ed è possibile spezzarlo! E qui hai davanti a te le tecniche che permettono quella rottura, che aiutano a elevare verticalmente l'energia fino a farle raggiungere nuovi centri, che ti aiutano a conoscere nuove energie dentro di te, diventando con ogni tua azione una persona nuova. E nel momento in cui l'energia si sprigiona dal tuo sahasrar, la polarità opposta al sesso, non sei più un uomo. A quel punto non appartieni a questa terra; sei diventato divino. E questo che si intende quando diciamo che Krishna o Buddha sono Dio. I loro corpi sono simili ai vostri, dovranno ammalarsi e morire. Ai loro corpi accade esattamente ciò che accade ai vostri. Una sola cosa non accade, mentre accade nei vostri: l'energia ha spezzato lo schema della forza gravitazionale. Questo non lo si può vedere, ai vostri occhi risulta invisibile. Ma a volte, quando sei seduto di fianco a un Buddha, lo puoi percepire. All'improvviso senti un turbinio energetico dentro di te, e la tua energia inizia a elevarsi. Solo in questo caso riconosci che è accaduto qualcosa. Il semplice entrare in contatto con un Buddha fa salire verso il sahasrar la tua energia. Un Buddha è così potente da superare in potenza perfino la terra, essa non può più attrarre a sé la tua energia. E coloro che hanno percepito tutto questo intorno a Gesù, a Buddha, a Krishna, li hanno chiamati Dio: essi hanno una fonte di energia diversa, più forte della terra. Come è possibile spezzare quello schema? Questa tecnica è utilissima per farlo. Ma come prima cosa si devono comprendere alcune verità fondamentali. La prima, se mai ci hai fatto caso, avrai notato che la tua energia sessuale si muove unita all'immaginazione. La semplice immaginazione mette in funzione il tuo centro sessuale. Di fatto, senza immaginazione non potrebbe affatto funzionare. Ecco perché la tua sessualità funziona meglio se sei innamorato di qualcuno: con l'amore subentra l'immaginazione. Se non sei innamorato la cosa è più difficile, l'immaginazione non sarà altrettanto attiva. E proprio perché il centro sessuale funziona grazie all'immaginazione, puoi avere erezioni e eiaculare perfino nei sogni. Sono reali: i sogni non sono altro che fantasie. Ed è stato osservato che ogni uomo, fisicamente sano, arriva ad avere per lo meno dieci erezioni in una notte. Ogni movimento della mente, e basta un minimo pensiero sessuale, produce un'erezione. La mente possiede molte energie, molte facoltà, e una di queste è la volontà. Ma il sesso non è legato alla tua volontà. Rispetto al sesso, la volontà risulta impotente. Se ti sforzi di amare qualcuno, avrai la sensazione di essere diventato impotente. Dunque, non provarci mai. Col sesso la volontà non funziona mai; solo l'immaginazione potrà funzionare. Immagina, e il centro sessuale entrerà in funzione. Perché sottolineo tanto questo fatto? Perché se l'immaginazione risulta tanto utile nel movimento dell'energia, per muoverla verso l'alto o verso il basso sarà sufficiente usare l'immaginazione. Con l'immaginazione non puoi muovere il flusso sanguigno; l'immaginazione non ha altra utilità a livello fisico. Viceversa, è possibile muovere l'energia sessuale con l'immaginazione: è possibile cambiarle direzione. Questo sutra dice: "Considera la tua essenza in quanto raggi luminosi...". Pensa a te stesso, al tuo essere, in quanto raggi luminosi... "che si diramano da un centro all'altro, verso l'alto, lungo la colonna vertebrale", in su, lungo la spina dorsale, "e in questo modo si eleva in te la 'vitalità'." Lo Yoga ha suddiviso la tua colonna vertebrale in sette centri. Il primo è il centro sessuale, l'ultimo è il sahasrar, e tra questi due esistono altri cinque centri. Alcuni sistemi parlano di nove, altri di tre, altri ancora di quattro: di fatto quella suddivisione non ha molta importanza. Ciascuno può crearne una propria. Per operare sono sufficienti cinque centri: il primo è il centro sessuale, il secondo è vicino all'ombelico, il terzo è appena dietro il cuore, il quarto dietro le due sopracciglia, proprio nel mezzo, in mezzo alla fronte. E il quinto, il sahasrar, è alla sommità della testa. Questi cinque centri saranno sufficienti. Questo sutra dice: "Considera te stesso", e cioè vuol dire: "immagina te stesso"... chiudi gli occhi e immagina te stesso come se fossi luce. Non si tratta di semplice immaginazione. All'inizio lo è, ma è anche una realtà, in quanto ogni cosa è formata dalla luce. Oggigiorno la scienza dichiara che ogni cosa è formata dalla luce; la scienza sostiene che ogni cosa è formata da elettricità. E il Tantra ha sempre affermato che ogni cosa è formata di particelle di luce, anche tu. Ed è per questo che il Corano dichiara che Dio è luce. Tu sei luce! Come prima cosa immagina di essere soltanto raggi luminosi; quindi sposta la tua immaginazione verso il centro sessuale. Concentra lì la tua attenzione e percepisci quei raggi luminosi che si elevano verso l'alto dal centro sessuale, immagina che il centro sessuale sia diventato una fonte di luce e che quei raggi luminosi siano spinti a salire, a elevarsi verso il centro sito nell'ombelico. La divisione è necessaria in quanto ti sarebbe difficile collegare il tuo centro sessuale con il sahasrar. Ecco perché quelle piccole divisioni ti risulteranno utili. Se riuscissi a operare quella connessione, non sarebbe necessaria alcuna divisione. Dal centro sessuale in poi, puoi mettere da parte ogni divisione, e l'energia, la forza vitale, si eleverebbe verso il sahasrar. Tuttavia quelle divisioni saranno di maggior utilità, in quanto la tua mente può concepire con maggior facilità piccoli frammenti. Quindi, limitati a percepire quell'energia, quei raggi di luce, che si elevano dal centro sessuale verso l'ombelico, simili a un fiume di luce. Immediatamente sentirai salire in te un calore intenso, e molto presto il tuo ombelico si scalderà: potrai sentire quel calore, e lo potranno sentire perfino gli altri. Attraverso la tua immaginazione, l'energia sessuale avrà iniziato la sua ascesa. E quando percepirai che ora il secondo centro, all'altezza dell'ombelico, è diventato una fonte di luce, che i raggi si stanno raccogliendo in quel centro, inizia a spostarti verso il centro del cuore. E allorché la luce arriverà al centro del cuore, l'arrivo di quei raggi farà cambiare la tua pulsazione cardiaca. Il tuo respiro diventerà più profondo, e il tuo cuore sarà avvolto da un calore intenso. Continua l'ascesa. Man mano che ti sentirai caldo, sentirai al tempo stesso una 'vitalità', sentirai sorgere in te una vitalità nuova, una luce interiore elevarsi dentro di te. L'energia sessuale ha in sé due elementi: uno è fisico, l'altro è psichico. Tutto nel tuo corpo ha due componenti. Proprio come tu sei corpo e mente, tutto nel tuo corpo ha due componenti: una materiale e l'altra spirituale. L'energia sessuale ha due componenti: la parte fisica è il seme. Non si può elevare: non esiste un passaggio che lo consenta. Ed è a causa di questa impossibilità che molti fisiologi occidentali sostengono che i metodi del Tantra e dello Yoga sono assurdità, e pertanto li negano fermamente. Come può elevarsi l'energia sessuale? Non esiste passaggio alcuno, per cui non può accadere. Questi medici hanno ragione, ma al tempo stesso sbagliano. Il seme, la parte materiale del sesso, non può elevarsi, ma il sesso non è tutto qui: questa è solo la parte fisica dell'energia sessuale; non è l'energia sessuale in quanto tale. L'energia sessuale è la sua parte psichica, e questa utilizza la colonna vertebrale come passaggio: la colonna vertebrale e i suoi centri. Ma è una cosa che si deve sentire, e la vostra capacità di sentire è mortalmente atrofizzata. Ricordo di aver letto di uno psicoterapista che parlava di una sua paziente. Le diceva di sentire qualcosa, tuttavia constatava che la donna non sentiva affatto, pensava di sentire, e questa è una cosa diversa. Per cui, mise la sua mano su quella della donna, poi le disse di chiudere gli occhi e di riferire ciò che sentiva. Subito la donna disse: «Sento la tua mano». Ma il terapista disse: «No, questo non è il tuo sentire. Questo è solo il tuo pensiero, il tuo supporre. Poiché ho messo la mia mano sulla tua, tu dici di sentire la mia mano. Ma non la senti affatto. Lo supponi. Cosa senti?» Per cui la donna rispose: «Sento le tue dita». Di nuovo il terapista disse: «No, questo non è sentire. Non supporre nulla. Chiudi gli occhi e spostati là dove si trova la mia mano, e poi dimmi cosa senti». A quel punto la donna esclamò: «E vero! Mi ero lasciata sfuggire totalmente la situazione: sento una pressione e sento calore». Quando una mano ti tocca, non senti una mano: senti pressione e calore. La mano è una semplice ipotesi, è un dato intellettuale, non è un sentimento. Calore e pressione: questo è sentire. A quel punto la donna sentiva. Abbiamo completamente perso il nostro sentire: lo si deve risviluppare, solo allora potrai praticare queste tecniche. Altrimenti, non funzioneranno. Ti limiteresti a intellettualizzare ogni cosa. Penserai di sentire, ma non accadrà nulla. Ecco perché la gente viene a dirmi: «Tu ci dici che questa tecnica è validissima, ma non accade nulla». L'hanno provata, ma si lasciano sfuggire una dimensione: la dimensione del sentire. Per cui, come prima cosa si dovrà sviluppare il sentire, ed esistono dei metodi con cui fare pratica. Si deve mettere in funzione il centro del sentire, solo allora queste tecniche avranno una utilità. Altrimenti, continuerai a pensare che l'energia si sta elevando, ma non lo sentirai affatto. E senza quel sentire, l'immaginazione resta impotente, è inutile. Solo un'immaginazione in grado di sentire ti darà un risultato. Puoi fare molte altre cose, senza per questo dover operare uno sforzo: quando vai a dormire, limitati a sentire il letto, il cuscino, la loro freschezza. Girati verso il cuscino e gioca con lui. Chiudi gli occhi e ascolta il rumore del condizionatore d'aria, oppure del traffico o il tic tac dell'orologio, un rumore qualunque: limitati ad ascoltare. Non etichettare, non dire nulla^ non usare la mente. Limitati a vivere in quella sensazione. Al mattino, la prima cosa da fare appena sveglio, quando senti che il sonno se n'è andato, è di non metterti a pensare. Per alcuni istanti puoi di nuovo essere un bambino, innocente, fresco. Non metterti a pensare. Non pensare a ciò che farai, a che ora devi essere in ufficio, che treno prendere. Non iniziare pensando. Avrai tempo sufficiente per fare quelle idiozie. Ora limitati ad aspettare. Per alcuni istanti, limitati ad ascoltare i rumori. Un uccello che canta, il vento che sfreccia tra i rami, un bambino che piange, il lattaio che lancia il suo richiamo. Senti qualsiasi cosa stia accadendo. Sii sensibile e aperto verso ciò che accade. Lascia che ti accada, e la tua sensitività aumenterà. Alimenta la sensitività e il sentire. In questo modo ti sarà facile eseguire queste tecniche, e quindi sentir sorgere in te 'vitalità'. Non lasciare che questa energia si disperda da qualche parte, lascia che arrivi al sahasrar. Ricorda: ogni volta che esegui questo esercizio non lasciarlo a metà. Lo devi completare. E assicurati che nessuno ti disturbi. Se lasci questa energia da qualche parte, a metà, può diventare dannosa. La si deve far sprigionare. Per cui, portala fino alla testa e senti che la testa è diventata un'apertura. In India abbiamo raffigurato il sahasrar come un fior di loto, come il loto dai mille petali. 'Sahasrar' significa i mille petali, l'aprirsi di mille petali. Limitati a raffigurare un loto con mille petali, aperti, e che da ognuno di questi petali questa energia luminosa si muova nel cosmo. Di nuovo, si tratta di un atto d'amore: ora non lo si compie con la natura, ma con l'assoluto. Di nuovo, si tratta di un orgasmo. Esistono due tipi di orgasmo: uno è sessuale, l'altro è spirituale. L'orgasmo sessuale ha origine nel centro più basso, quello spirituale dal centro più alto. Dal centro più alto si incontra ciò che è più elevato, e dal centro più basso si incontra ciò che è più in basso. Questo esercizio, in realtà, può essere eseguito anche mentre si fa all'amore: entrambi i partner lo possono praticare. Elevate l'energia verso l'alto, e in quel caso l'atto sessuale diventa un sadhana tantrico: diventa meditazione. Ma non lasciare mai l'energia da qualche parte, in uno dei centri del corpo. Può venire qualcuno a trovarti, un affare improvviso, una telefonata possono costringerti a interrompere l'esercizio. Per cui, praticalo quando sei sicuro che nessuno ti possa disturbare, e non lasciare mai l'energia in nessuno dei centri. Altrimenti quel centro in cui l'energia si depositerà diventerà una ferita, e potrai produrre molte malattie mentali. Siine consapevole. In caso contrario, non fare questo esercizio: questo metodo richiede una privacy assoluta, nulla ti deve disturbare, e deve essere eseguito nella sua globalità: l'energia deve arrivare alla testa, e da lì si deve sprigionare nel cosmo. Avrai esperienze diverse. Quando sentirai che i raggi si stanno elevando dal centro sessuale, all'altezza di questo avrai un'erezione o diverse sensazioni. Molte, moltissime persone tornano da me spaventate e sconvolte. Si stupiscono che avvenga un'erezione ogni volta che iniziano questa meditazione, ogni volta che vanno in profondità, e ne hanno paura perché pensano che in meditazione non dovrebbe essere presente energia sessuale alcuna. Ma nessuno di voi sa come funziona la vita. E un buon segno. Dimostra che ora l'energia è presente, ed è viva. Ora richiede il movimento. Per cui non spaventarti e non pensare che qualcosa non funzioni: è un buon segno! Quando inizi a meditare il centro sessuale diventerà più sensitivo, più vivo, sarà più eccitato, e all'inizio quell'eccitazione sarà del tutto simile a qualsiasi altra eccitazione sessuale, ma solo all'inizio. Man mano che la tua meditazione scende in profondità, sentirai la tua energia elevarsi. E col-fluire dell'energia, il centro sessuale diventerà silente, meno eccitato. Allorché l'energia si sposterà realmente nel sahasrar, nel centro sessuale non vi sarà sensazione alcuna. Sarà totalmente immobile e silente. Sarà diventato assolutamente tranquillo, e il calore sarà arrivato alla testa. E si tratta di sensazioni fisiche: quando il centro sessuale è eccitato, si riscalda. Puoi sentire quel calore, è fisico. Quando l'energia si sposta, il centro sessuale diventerà sempre più freddo, mentre il calore si sposterà nella testa. Proverai un senso di vertigine. Quando l'energia arriva alla testa, proverai un senso di vertigine. A volte potrai provare nausea, perché per la prima volta l'energia ha raggiunto la testa, che non ci è abituata. Deve sintonizzarsi. Per cui non ti spaventare. A volte potrai svenire, ma non aver paura. Accade. Se una quantità enorme di energia si sposta all'improvviso, esplodendoti in testa, potrai svenire. Ma quell'incoscienza non potrà durare più di un'ora. Nel giro di un'ora l'energia ricadrà da sola, oppure si sprigionerà verso l'alto. Dico un'ora, ma di fatto si tratta di 48 minuti esatti. Non può durare più a lungo. In migliaia di anni di esperimenti non è mai accaduto, per cui non spaventarti. Se perdi coscienza, va bene. Dopo quello svenimento ti sentirai freschissimo, come se avessi dormito per la prima volta, nel più profondo dei tuoi sonni. Lo Yoga gli ha dato un nome speciale: "tantra yoga", il sonno dello yogin. E molto profondo: ti sposta nel centro più intimo. Ma non ti spaventare. E se la testa si surriscalda, è un buon segno. Sprigiona l'energia: senti la tua testa come fosse un fior di loto che si apre, come se l'energia si sprigionasse nel cosmo. E non appena l'energia viene diffusa nel cosmo, sentirai arrivare freschezza. Non hai mai provato la freschezza che viene dopo questa calura. Ma ricorda sempre di eseguire l'esercizio in ogni sua parte, non lasciarlo mai a metà. (2) L'ascesa dell'energia vitale, 2 Shiva disse: "Oppure, nello spazio intermedio percepisci questo inquanto lampi di luce." E un metodo molto simile all'altro, con una leggera differenza: "Oppure, nello spazio intermedio, percepisci questo in quanto lampi di luce". Tra un centro e l'altro, quando i raggi si stanno avvicinando, puoi sentirli come lampi di luce, in quanto balzo luminoso. Alcune persone si troveranno meglio con questo secondo esercizio, altre con il primo. Ecco perché esiste questa modifica. Ci sono persone che non sanno immaginare le cose per gradi, e ci sono persone che non riescono a immaginare dei balzi. Se riesci a pensare e a immaginare per gradi, allora il primo metodo è il migliore. Ma se provi il primo metodo e all'improvviso hai la sensazione che da un centro i raggi balzino direttamente al secondo, allora non praticare il primo metodo, il secondo ti si addice meglio. "Percepisci questo in quanto lampi di luce", come un lampo che balza da un centro al successivo. E questa seconda tecnica è più reale perché di fatto la luce compie dei balzi. Non esiste una crescita graduale: la luce compie balzi. La prima tecnica risulterà più facile per le donne, la seconda per gli uomini. La mente femminile riesce a concepire meglio la gradualità e la mente maschile il balzo. La mente maschile procede a balzi: salta da una cosa all'altra. Nella mente maschile esiste un sottile disagio. La mente femminile possiede un procedimento graduale, non salta affatto. Ecco perché la mente femminile e quella maschile operano con logiche diverse. Un uomo continua a saltare da una cosa all'altra, e per la donna questo è inconcepibile. Per la donna deve esistere una crescita, una crescita graduale. Ma puoi scegliere: prova queste tecniche, e scegli quella che meglio ti si adatta. Ancora due o tre cose su questo metodo. Con i lampi, potrai sentire un calore che potrebbe sembrarti insopportabile. Se lo senti, non provare questa tecnica. Il lampo può produrre in te moltissimo calore. Se lo senti, se senti che è insopportabile, non provare questo metodo. In questo caso, il primo metodo, se ti senti a tuo agio, andrà benissimo. Altrimenti anche se in quello senti disagio, non provarlo. A volte l'esplosione può essere così forte da spaventarti, e una volta spaventato, non riuscirai più a riprovarci. Quindi, si deve essere sempre consapevoli di non temere mai qualcosa. Se senti che sorgerà paura e che la situazione risulterà insopportabile, non provare questo metodo. In questo caso, il primo metodo sarà più utile. E se senti che anche con i raggi di luce sorge in te troppo calore, accade perché le persone sono diverse tra di loro, immagina quei raggi come freddi. In questo caso, invece di sentire calore, sentirai freddo. Ma anche quella sensazione avrà efficacia. Quindi, puoi decidere da solo: prova e poi decidi. Ricorda solo questo, sia con questa tecnica che con tutte le altre: se ti senti a disagio o ti risultano insopportabili, non le devi praticare. Esistono altri metodi, e questo in particolare può non essere adatto a te. Un inutile fastidio interiore potrà creare più problemi di quanti ne potresti risolvere. (3) 12. Ascoltare il suono senza suono Le meditazioni che operano con l'energia dell'udito sono femminili, passive: devi solo ascoltare senza far nulla. Ascolta gli uccelli, il vento che scorre tra i pini, o una musica, oppure il rumore del traffico — limitati ad ascoltare, senza far nulla — e in te sorgerà un profondo silenzio, su di te cadrà una pace profonda che ti inonderà totalmente. È più facile meditare utilizzando le orecchie che non gli occhi; è più facile in quanto le orecchie sono passive, non sono aggressive. Non possono far nulla nei confronti dell'esistenza, possono solo permettere che accada ciò che deve accadere. Le orecchie sono una soglia: lasciano entrare. (1) La meditazione Nadabrahma La meditazione Nadabrahma è un'antica tecnica tibetana in origine praticata nelle prime ore del mattino. Può però essere praticata in qualsiasi ora del giorno, da soli o con altri, avendo però lo stomaco vuoto e ricordandosi di restare assolutamente inattivi per 15 minuti almeno, dopo aver terminato l'esercizio. La meditazione dura un 'ora e si compone di tre stadi. Primo stadio: 30 minuti. Siedi in una posizione rilassata, con gli occhi chiusi e le labbra unite. Quindi inizia a emettere il suono "mmmmmmmm " abbastanza forte da essere udito all'esterno, in modo da creare una vibrazione in tutto il corpo. Puoi visualizzare una canna di bambù, oppure un recipiente vuoto, che sì colma delle vibrazioni di questo suono. Verrà un momento in cui il suono continuerà da solo e tu diventerai un semplice ascoltatore. Non occorre seguire nessun tipo di respirazione particolare, e se lo desideri puoi cambiare la tonalità, modulando il suono come meglio desideri. Se senti di farlo, puoi anche muovere il corpo, ma lentamente e con dolcezza, delicatamente. Secondo stadio: 15 minuti. Il secondo stadio è diviso in due parti di sette minuti e mezzo ciascuna. Nella prima parte, muovi le mani con le palme rivolte verso l'alto, con un movimento circolare diretto verso l'interno. Partendo all'altezza dell'ombelico, entrambe le mani si muovono in avanti per poi dividersi e formare due larghi cerchi speculari, uno verso destra e l'altro verso sinistra. Il movimento deve essere così lento da non essere percepibile. In questa fase immagina di dare energia all'esterno, all'universo. Passati sette minuti e mezzo, gira il palmo delle mani verso il basso e inizia a muoverle nella direzione opposta. Ora le mani si ricongiungeranno all'altezza dell'ombelico per dividersi verso l'esterno, ai lati del corpo. Immagina in questa fase di prendere energia dall'universo. Anche in questo stadio, come nel primo, non frenare eventuali movimenti nel resto del corpo, purché siano lenti, leggeri e delicati. Terzo stadio: 15 minuti. Siedi assolutamente tranquillo e immobile. (2) Nadabrahma per coppie Osho Rajneesh ha dato una variante molto bella di questa meditazione, da praticare col proprio partner. I due partner siedono l'uno di fronte all'altro, coperti da un lenzuolo e si tengono le mani, incrociandole. È consigliabile stare nudi. La stanza dev'essere illuminata solo da quattro candele e profumata con un incenso non troppo intenso, che si dovrà poi usare solo per questa meditazione. Chiudete gli occhi e per trenta minuti emettete il suono "mmmmmmm ". Dopo un po' sentirete che le vostre energie si stanno incontrando, si mescolano fino a fondersi l'una nell'altra. (3) AUM Shiva disse: "Intona lentamente un suono simile a AUM. E non appena il suono raggiunge la sua pienezza, fai la stessa cosa". "Intona lentamente un suono simile a AUM". Ad esempio, puoi prendere il suono AUM. E uno dei suoni fondamentali. AU-M: in esso si compongono questi tre suoni. A-U-M sono tre suoni fondamentali. Tutti gli altri sono formati da questi, o ne sono dei derivati. Tutti gli altri suoni sono composti. Questi sono suoni base allo stesso modo in cui i fisici reputano strutture base l'elettrone, il neutrone e il positrone. Ed è una cosa che va compresa in profondità. L'intonare un suono è una scienza molto sottile. Come prima cosa lo si deve intonare a voce alta, all'esterno. In questo modo gli altri lo possono sentire. Come mai è utile intonare un suono a voce alta? Perché in questo modo tu stesso lo puoi sentire con chiarezza, in quanto è diventata un'abitudine dire qualcosa solo in relazione agli altri. Quando parli, parli agli altri, e ti senti parlare solo quando parli agli altri. Per cui, è consigliabile partire in base alle proprie abitudini naturali. Intona il suono Aum e pian piano sintonizzati con quel suono. E, intonandolo, lasciatene riempire. Diventa l'Aum, diventa quel suono. Ed è facile diventare quel suono, in quanto può vibrare attraverso il tuo corpo, la tua mente, l'intero sistema nervoso. Percepisci il vibrare dell'Aum. Intonalo e percepiscilo in tutto il tuo corpo, quasi ricolmasse tutto il tuo corpo, quasi ogni cellula vibrasse con quel suono. Intonare vuol proprio dire questo: sintonizzati con quel suono, diventa quel suono, "intonati". A quel punto, non appena senti nascere un'armonia profonda tra te e il suono, quando hai sviluppato una simpatia viva e profonda per quel suono (e si tratta di un suono molto bello, molto musicale: Aum), allora più lo intonerai e più ti sentirai colmare di una dolcezza sottile. Esistono suoni amari, esistono suoni molto duri, l'Aum è un suono dolcissimo, è il più puro dei suoni. Intonalo e lascia che ti ricolmi. E quando inizierai a sentirti in armonia con questo suono, potrai smettere di intonarlo a voce alta. A quel punto chiudi le labbra e intonalo dentro di te, ma anche all'interno, all'inizio, prova a intonarlo a voce alta. Intonalo all'interno, ma a voce alta, in modo tale che il suono si diffonda in tutto il corpo, ne tocchi ogni parte, arrivi a ogni cellula. Sentirai che ti rivitalizza, ti ringiovanisce, sentirai entrare in te una vita nuova, perché il tuo corpo è uno strumento musicale. Ha bisogno di armonia, e allorché l'armonia viene disturbata, tu ne vieni disturbato. Ecco perché ti senti tanto bene, quando ascolti della musica. Come mai? Cos'è la musica se non 'suoni in armonia'. Come mai senti tanto benessere quando la musica ti circonda? E come mai ti senti tanto disturbato quando sei circondato dal caos, dal rumore? Tu stesso sei un essere profondamente musicale. Sei uno strumento, e quello strumento fa da eco agli altri suoni. Intona l'Aum dentro di te, e sentirai che tutto il tuo corpo danzerà con esso. Avrai la sensazione che tutto il tuo corpo subisca un bagno purificatore; ogni poro viene ripulito. Ma non appena senti che l'intensità aumenta, che il suono ti penetra sempre di più, fa' in modo che diventi sempre più silenzioso, perché più il suono diventa piano, più scende in profondità. Assomiglia al processo omeopatico: più piccola è la dose, più a fondo penetra, perché se vuoi scendere in profondità devi farlo diventare sempre più sottile. Suoni crudi, grezzi, non possono entrarti nel cuore. Possono penetrare le tue orecchie, ma non possono entrarti nel cuore. Il passaggio è molto stretto e il cuore è delicatissimo. Per cui, solo a suoni molto delicati, molto ritmici, atomici, è Concesso entrarci. E solo se un suono entra nel tuo cuore il mantra è completo. Se non lo raggiunge, non si completa, in quanto il cuore è la parte più profonda, l'essenza più intima del tuo essere. Per cui, lascia che il suono diventi sempre più sottile, sempre più piano. Esistono altri motivi perché si debba rendere questi suoni più piani e più sottili: più il suono è sottile, più intensa dev'essere la tua consapevolezza per percepirlo nel tuo essere. Più il suono è rozzo, minore sarà la consapevolezza necessaria a udirlo. Il suono è di per sé sufficiente a colpirti: te ne accorgi immediatamente, ma in questo caso diventa violento. Se un suono è musicale, armonico, sottile, dovrai ascoltarlo dall'interno e dovrai essere molto attento, per ascoltarlo. Se non sei attento, ti assopirai e ti sfuggirà l'intera dimensione. Con i mantra, e con qualsiasi salmodiare, usando i suoni, questo è il problema: può produrre sonnolenza. Diventa un sottile tranquillante. La continua ripetizione di un suono qualsiasi, senza restarne consapevole, ti farà cadere addormentato perché in quel caso la ripetizione diventa automatica. "Aum, Aum, Aum", diventa una ripetizione automatica che produce noia. Quindi, si devono fare due cose: il suono deve essere diminuito di tono e tu devi aumentare la tua attenzione. E più il suono diventa sottile, più tu sarai sveglio. Per aumentare la tua attenzione, il suono deve essere diminuito di tono... fino a quando verrà il momento in cui il suono entra nella sfera priva di suono, o colma di suono, mentre tu entri nella consapevolezza totale. Allorché il suono entra nell'assenza del suono, o nella pienezza del suono, la tua consapevolezza deve aver toccato la sua vetta. Allorché il suono tocca la sua valle, il suo punto più basso, la tua attenzione deve essere giunta sulla vetta, sull'Everest. A quel punto, il suono si dissolve nella sua pienezza, o nella sua assenza, e tu ti dissolvi nella tua totale consapevolezza. (4) La Meditazione Devavani Ogni notte, prima di andare a dormire, puoi fare un esercizio molto semplice che ti aiuterà moltissimo. Spegni la luce, siediti sul letto, pronto per andare a dormire, ma per quindici minuti rimani seduto. Chiudi gli occhi e inizia a ripetere un suono senza significato, in forma monotona, ad esempio: "la, la, la", quindi aspetta che la tua mente ti fornisca suoni nuovi. La sola cosa che si deve ricordare è di non usare suoni o parole che appartengano a una lingua che conosci: se conosci l'inglese, il tedesco e l'italiano, non devono appartenere a queste tre lingue. Puoi utilizzare suoni che appartengono a qualsiasi altro linguaggio: il tibetano, il cinese, il giapponese. Ma se conosci il giapponese, allora sarà meglio scegliere lo swahili. Parla una qualsiasi lingua che non conosci: per alcuni secondi ti sentirai in difficoltà, ma solo il primo giorno: come puoi parlare una lingua che non conosci? E possibile, e quando avrai iniziato, qualsiasi suono, anche privo di significato andrà benissimo. Devi solo spegnere la tua sfera cosciente e permettere all'inconscio di parlare... Quando parla, l'inconscio non conosce alcun linguaggio. E questo metodo è molto, molto antico. Lo si trova nel Vecchio Testamento. A quei tempi si chiamava 'glossolalia'. Alcune chiese in America lo usano ancora: lo chiamano "parlare in lingue". Ed è un metodo meraviglioso, efficacissimo, in grado di penetrare nelle profondità dell'inconscio. Inizia con "la, la, la", e prosegui con qualsiasi cosa affiori dentro di te. Il primo giorno avrai la sensazione che sia difficile; ma poi capirai il trucco e verrà da sé. Prosegui per quindici minuti: usa il linguaggio che ti verrà alle labbra, e usalo come fosse una lingua: di fatto, stai parlando in quella lingua. Questi quindici minuti rilasseranno profondamente la mente cosciente, e alla fine dovrai semplicemente sdraiarti per addormentarti. E il tuo sonno sarà molto più profondo: nel giro di qualche settimana sentirai un abisso nel tuo sonno e al mattino ti sentirai profondamente rinfrescato. (5) Devavani è la Voce Divina che prende vita e parla attraverso colui che medita: egli diventa un vaso vuoto, un canale, un tramite. Questa meditazione è un Latihan della lingua. Rilassa profondamente la mente cosciente, al punto che, se fatta come ultima attività della giornata, sicuramente sarà seguita da un sonno profondo. La meditazione si compone di quattro stadi di 15 minuti ciascuno. Per tutto il tempo, tieni gli occhi chiusi. Primo stadio: 15 minuti. Siedi tranquillo, è preferibile avere una musica molto soffice di sottofondo. Secondo stadio: 15 minuti. Inizia a produrre suoni senza senso, ad esempio "la, la, la", e continua finché in te non prendono forma altri suoni che non ti sono familiari ma che assomigliano a parole. Questi suoni devono venire da quella parte ormai dimenticata del cervello che hai usato nell'infanzia, prima di imparare a parlare. Assumi un'intonazione pacata, discorsiva: non piangere, non urlare, non ridere, non gridare. ... ¦. Terzo stadio: 15 minuti. Alzati in piedi e continua a parlare, lasciando che il tuo corpo si muova dolcemente con quei suoni. Se il tuo corpo sarà rilassato, le energie sottili creeranno un Latihan che esula dal tuo controllo. Quarto stadio: 15 minuti. Sdraiati e rimani immobile e in silenzio. (6) La musica come meditazione Shiva disse: "Ascoltando strumenti a corda, ascolta il loro suono centrale, composito; e pertanto onnipresente." Ascolti uno strumento qualsiasi, un sitar. Sono presenti molte note. Stai attento e ascolta l'anima centrale, la struttura su cui tutte le note scorrono, il flusso più intimo che tiene unite tutte le note: l'elemento centrale, simile alla tua spina dorsale che tiene in piedi tutto il corpo. Ascoltando la musica, sii attento, penetra in quella musica, e trovane la spina dorsale: la parte centrale che continua a fluire e tiene unita ogni cosa. Le note vanno e vengono, scomparendo, ma l'anima al centro continua a fluire. Siine consapevole. Di fondo, in origine, la musica era utilizzata per la meditazione; la musica indiana, in particolare, si sviluppò come metodo di meditazione, e così pure la danza indiana. Per chi suonava o per chi danzava, era una profonda meditazione, e il pubblico a sua volta si trovava in meditazione profonda. Un ballerino o un musicista possono essere abilissimi a livello tecnico, ma lì si fermano, se non esiste in loro meditazione alcuna. E una rappresentazione tecnicamente perfetta può però mancare di anima: è solo un fatto fisico. L'anima entra in gioco solo se il musicista si trova anche in profonda meditazione. E la musica è solo un fattore esteriore. Mentre si suona il sitar, non si sta solo suonando il sitar, si suona anche la propria presenza interiore. All'esterno il sitar continua a suonare, mentre la consapevolezza opera in intensità, all'interno. La musica scorre all'esterno, ma il musicista è consapevole, è costantemente attento alla sua essenza più intima. E questo dona il samadhi! Questo diventa estasi! Questo tocca la vetta più elevata! Ma cosa fai tu, mentre ascolti la musica? Non mediti affatto. Al contrario, usi la musica come una sostanza inebriante. La usi per rilassarti, per scordarti di te. Questa è la sfortuna, la miseria umana: queste tecniche, sviluppate in funzione della consapevolezza, vengono usate per dormire. E in questo modo l'uomo continua a ingannare se stesso. Questo sutra consiglia, mentre si ascoltano strumenti a corda, di ascoltare il loro suono centrale, composito e completo in sé: "E pertanto onnipresente". In questo modo si conoscerà ciò che si deve conoscere e che vale la pena conoscere. E tu diventerai pertanto onnipresente. Con questa musica, trovandone l'anima centrale composita, si diventerà consapevoli, e grazie a questa consapevolezza si diventerà onnipresenti. Ora come ora, sei da qualche parte, in un punto che chiamiamo "ego". Tu sei lì. Ma se riesci a diventare consapevole, questo punto scomparirà. E allora non sarai più da nessuna parte: sarai ovunque, sarà come se diventassi il Tutto. Sarai diventato l'oceano, l'infinito. Con la mente esiste la sfera finita, con la meditazione subentra l'infinito. (7) Il centro del suono Shiva disse: "Immergiti nel centro del suono, come fosse il suono continuo di una cascata, oppure chiudi le orecchie con le dita e ascolta il suono dei suoni." Questa tecnica può essere eseguita in modi diversi. Innanzitutto ci si può semplicemente sedere in un posto qualsiasi: i suoni sono sempre presenti. Puoi essere sulla piazza di un mercato o in un ritiro sull'Himalaya: i suoni sono sempre presenti. Siedi in silenzio, e con il suono accade sempre qualcosa di particolare. Ovunque vi siano suoni, tu ne sei il centro. Tutti i suoni giungono a te da ogni direzione. Con la vista, con gli occhi, non accade la stessa cosa. La vista è lineare. Io vedo te: in questo caso esiste una linea che mi porta a te. Il suono è circolare, non lineare. Per cui, tutti i suoni formano cerchi di cui tu sei il centro. Ovunque ti trovi, sei sempre il centro del suono. Rispetto ai suoni, tu sei sempre Dio, il centro dell'intero universo. Ogni suono giunge a te, si avvicina a te, tramite cerchi. Questa tecnica dice: "Immergiti nel centro del suono". Ovunque ti trovi, se pratichi questa tecnica, chiudi gli occhi e senti l'intero universo colmo di suono. Senti che ogni suono si sposta verso di te e che tu sei il centro. Persino questa sensazione di essere il centro ti procurerà una quiete profonda. L'universo intero diventa la circonferenza, e tu sei il centro, ogni cosa si sposta verso di te, ricade in te. "Come fosse il suono continuo di una cascata". Se sei seduto di fianco a una cascata, chiudi gli occhi e percepisci il suono che ti circonda da ogni direzione, ricade su di te, da ogni parte, e da ogni lato crea dentro di te un centro. Come mai quest'enfasi sul sentire che sei al centro? Perché al centro non esiste suono alcuno. Il centro è privo di suono; ecco perché puoi sentire i suoni. Altrimenti non ci riusciresti: un suono non ne può sentire un altro. Puoi udire i suoni solo perché al tuo centro sei privo di suono. Il centro è silenzio assoluto: ecco perché puoi sentire i suoni che entrano in te, che ti raggiungono, che ti penetrano, che ti avvolgono in cerchi. Se riesci a scoprire dove si trova il centro, dove si trova in te il centro a cui tutti i suoni vanno, all'improvviso i suoni scompariranno e tu entrerai nell'assenza di suono. Se riesci a percepire un centro che ascolta tutti i suoni, avverrà un improvviso trasferimento di consapevolezza. Un istante prima sentivi il mondo intero colmo di suoni, l'istante dopo ti rivolterai all'interno, improvvisamente, e sentirai l'assenza di suoni, il centro della vita. Quando lo avrai sentito, nessun suono potrà più disturbarti. Giunge a te, ma non arriva mai a toccarti. Giunge a te, e giunge in continuazione, ma non ti tocca mai. Esiste un punto che nessun suono può penetrare: quel punto sei tu. Prova sulla piazza del mercato: non esiste luogo migliore. E così ricca di suoni, di suoni folli. Ma tu non iniziare a pensare ai suoni, a giudicare suoni belli e brutti, suoni cacofonici e suoni armoniosi o belli. Non devi pensare ai suoni. Devi semplicemente pensare al tuo centro. Non devi pensare a ogni suono che giunge a te, non giudicare se è bello, brutto, buono. Devi solo ricordare che tu sei il centro di tutti i suoni che giungono a te, qualsiasi essi siano. I suoni non vengono uditi nelle orecchie. Le orecchie non li possono sentire. Operano solo un lavoro di collegamento, durante il quale tagliano la maggior parte di ciò che non ti serve. Scelgono, selezionano, e solo allora quei suoni entrano in te. Ora scopri dove si trova il tuo centro: non sono le orecchie. Tu senti da un punto più profondo. Le orecchie si limitano a trasmetterti i suoni selezionati. Dove sei tu? Dov'è il tuo centro? Se lavori con i suoni, prima o poi avrai una sorpresa, in quanto il centro risulterà non essere la testa. Il centro non si trova nella testa! Sembra essere lì perché non si sono mai ascoltati i suoni: tu hai dato ascolto solo alle parole. Rispetto alle parole la testa è il centro, con i suoni non è così. Ecco perché in Giappone si dice che l'uomo non pensa attraverso la testa, ma con la pancia: da secoli in quel paese si lavora con i suoni. In ogni tempio avrai visto un gong. E stato messo per creare suoni intorno al ricercatore. Quando qualcuno medita, viene fatto suonare il gong o una campana: sembra che quel suono debba disturbare chi medita! E in un tempio, ogni visitatore suona il gong o la campana: se qualcuno medita, questi suoni sembrano produrre un disturbo continuo. Non è così, in quanto chi medita aspetta questi suoni. Per cui, ogni visitatore è di aiuto. La campana viene suonata in continuazione, si crea un suono e chi medita ritorna in se stesso. Osserva il centro in cui questo suono scende in profondità. Si ha un suono prodotto dal visitatore con la campana. Quindi si ha un secondo colpo, all'interno di chi medita, in un luogo imprecisato. Dove? Il suono colpisce sempre nella pancia, all'ombelico, mai nella testa. Se colpisce la testa, lo puoi riconoscere come parole, non come suono. In quel caso ti sarai messo a pensare a quel suono, che perderà così la sua purezza. "Immergiti nel centro del suono, come fosse il suono continuo di una cascata, oppure chiudi le orecchie con le dita e ascolta il suono dei suoni". Puoi produrre il suono, usando semplicemente le dita, o con qualsiasi cosa possa chiudere a forza le tue orecchie. In questo caso si sente un suono particolare. Di che suono si tratta e come mai lo si sente quando le orecchie sono chiuse, quando le orecchie sono bloccate? Così come esistono fotografie in negativo, esiste il negativo dei suoni. Come gli occhi, anche le orecchie sono in grado di sentire il negativo. Per cui, quando le chiudi, senti il mondo negativo dei suoni. Tutti i suoni si sono fermati, e all'improvviso senti un suono nuovo. Questo suono è l'assenza del suono. E sopraggiunto un intervallo. Ti manca qualcosa, quindi senti questa assenza. "Oppure chiudi le orecchie con le dita, e ascolta il suono dei suoni": quel suono negativo è conosciuto come il suono dei suoni, in quanto non è effettivamente un suono, ma la sua assenza. O meglio, è un suono naturale in quanto non è prodotto da nulla. "Chiudi le orecchie con le dita, e ascolta il suono dei suoni": questa assenza di suono è un'esperienza molto sottile. Cosa ti darà? Nel momento in cui non esistono suoni, tu ricadi su te stesso. Con i suoni ci allontaniamo; con i suoni ci spostiamo verso l'altro. Cerca di capirlo: con i suoni relazioniamo con l'altro, comunichiamo con l'altro. Se il suono è il veicolo con cui arrivare all'altro, l'assenza di suono diventa il veicolo per arrivare a se stessi. Con il suono comunichiamo con l'altro, con l'assenza di suono ricadi nel tuo abisso interiore, in te stesso. Ecco perché tante tecniche usano l'assenza di suono per entrare nella sfera interiore. Diventa completamente muto e sordo, anche solo per pochi istanti. E non potrai più andare in un altro luogo che non sia il tuo Sé: all'improvviso ti troverai fermo nel tuo essere; non potrà verificarsi movimento alcuno. Ecco perché il silenzio è stato praticato tanto. In esso si spezzano tutti i ponti che permettono di raggiungere l'altro. "Oppure, chiudi le orecchie con le dita e ascolta il suono dei suoni", in una sola tecnica sono stati mostrati due opposti. "Immergiti nel centro del suono come fosse il suono continuo di una cascata": questo è un estremo. "Oppure chiudi le orecchie con le dita e ascolta il suono dei suoni": questo è l'altro estremo. Da un lato si arriva a sentire i suoni che raggiungono il tuo centro, dall'altro si arrestano tutti i suoni e si ascolta il centro privo di suono. Entrambi i lati sono stati forniti in una sola tecnica per Uno scopo ben preciso: per spostarsi da un estremo all'altro. L'"oppure" non presuppone la scelta tra il fare questo o quello: fai entrambe le cose! Ecco perché entrambi i lati sono stati forniti in una sola tecnica. Come prima cosa esercitati con la prima parte per qualche mese, poi passa all'altra e persisti per qualche mese. Diventerai più vivo, e conoscerai entrambi gli estremi. E se riuscirai a spostarti verso entrambi con naturalezza, potrai restare giovane in eterno. (8) Il principio e la fine del suono Shiva disse: "All'inizio e col graduale raffinarsi del suono di qualsiasi lettera, risvegliati." Come puoi farlo? Vai in un tempio, vi troverai una campana o un gong. Prendi in mano il battacchio e aspetta. Come prima cosa diventa piena attenzione. Comparirà un suono e tu non ne devi perdere il principio. Prima diventa piena attenzione, quasi la tua vita dipendesse da questo, come se qualcuno dovesse ucciderti, a ogni istante, per cui devi stare all'erta. Sii sveglio, come se questo dovesse costarti la morte. E se è presente un pensiero, aspetta, perché il pensiero implica sonnolenza. Col pensiero non puoi essere attento. Quando sei attento, non esiste pensiero alcuno. Per cui, aspetta! E quando senti che finalmente la mente è priva di pensiero, quando senti che non esiste nuvola alcuna e che a quel punto sei all'erta, accompagnati al suono. Osserva l'assenza del suono, poi chiudi gli occhi. Quindi osserva l'istante in cui si produce il suono, colpisci; e poi accompagnati al suono. Il suono rimpicciolirà sempre di più, diventerà sempre più sottile, e si assottiglierà ancor di più, e alla fine non sarà più presente. Allora riprendi con il suono. Sii consapevole, sveglio. Accompagnati al suono fino a quando finisce: osserva entrambe le polarità del suono, sia l'inizio che la fine. Prova con diversi suoni esteriori come un gong o una campana o qualsiasi altra cosa, poi chiudi gli occhi. E profferisci una lettera qualsiasi dentro di te — Aum o qualsiasi altra lettera — e fai lo stesso esperimento con questo suono. E difficile, per questo all'inizio viene fatto all'esterno. Quando lo si riesce a fare all'esterno, si è in grado di farlo all'interno. Per cui, provaci. Aspetta l'istante in cui la mente è vuota, quindi crea il suono dentro di te. Percepiscilo, accompagnati a lui, seguilo, fino a quando scompare completamente. Ci vorrà tempo prima che tu riesca a farcela. Ci vorrà qualche mese, come minimo tre. In quei tre mesi diventerai sempre più attento, sarai sempre più all'erta. Si devono osservare lo stato che precede il suono e quello che lo segue. Non devi lasciarti sfuggire nulla. E quando diventerai assolutamente attento, quando saprai osservare il principio e la fine di un suono, attraverso questo processo sarai una persona totalmente diversa. (9) 13. Trovare lo spazio interiore Il Vuoto è la tua essenza più intima. Ogni attività avviene alla periferia: il centro più intimo è un puro e semplice zero. (1) Entrare nel cielo limpido Shiva disse: "In estate, quando Vedi il cielo limpido in tutta la sua vastità, entra in quella purezza. " Medita sul cielo: un cielo estivo, libero da nuvole, infinitamente limpido e vuoto, nulla che lo percorra, presente nella sua purezza più assoluta. Contemplalo, meditaci, ed entra in questa purezza. Diventa questa chiarezza, questa chiarezza simile allo spazio. E meraviglioso meditare sul cielo. Sdraiati, così dimenticherai la terra; sdraiati sulla schiena su una qualsiasi spiaggia solitaria, su un terreno qualsiasi, e limitati a osservare il cielo. Un cielo limpido sarà molto utile: libero da nubi, sconfinato. Limitati a osservarlo, guardalo fisso, percependone la purezza — è privo di nuvole, non ha confini — e poi, addentrati in quella purezza, fonditi con lei. Lasciati prendere dalla sensazione di essere diventato il cielo, quello spazio. Questa tecnica — guardare la purezza del cielo e fondersi in lei — è una delle più praticate. Molte tradizioni l'hanno utilizzata. E sarà molto utile alla mente moderna in particolare, perché sulla terra non è rimasto nulla su cui meditare, resta solo il cielo. Se ti guardi intorno, tutto è manufatto dall'uomo, tutto ha dei limiti, ovunque esistono confini, costrizioni. Fortunatamente, solo il cielo resta ancora aperto alla possibilità di meditarci sopra. Prova questa tecnica, ti sarà molto utile, ma ricorda tre cose. La prima, fissa senza mai battere le palpebre. Anche se gli occhi si sentiranno indolenziti e lacrimeranno, non ti preoccupare. Anche quelle lacrime serviranno a sgravarti dai tuoi pesi, saranno utilissime. Quelle lacrime renderanno i tuoi occhi più innocenti, quasi fossero un bagno ringiovanitore. Tu continua a fissare immobile il cielo. La seconda: ricordati di non pensare al cielo. E possibile che tu lo faccia: possono tornarti alla mente alcune poesie, splendide descrizioni poetiche del cielo, ma in questo caso ti sfuggirà il senso di questa meditazione. Non ci devi pensare sopra, devi entrarci, devi fonderti in esso. Se ti metti a pensare al cielo, di nuovo creerai un confine. Di nuovo ti lascerai sfuggire il cielo e tornerai a richiuderti nella mente. Non pensare al cielo: sii il cielo. Limitati a fissarlo immobile e spostati in esso, lasciando che si avvicini a te. Se ti avvicini al cielo, immediatamente il cielo si avvicinerà a te. Come puoi farlo? Come lo farai? Come opererai questo avvicinamento al cielo? Continua a fissare sempre più lontano. Continua a fissarlo, come se volessi cercarne il confine. Entra in profondità, quanto più ti è possibile. E proprio quel movimento spezzerà ogni barriera. Questo metodo dev'essere praticato almeno per quaranta minuti; un periodo di tempo inferiore lo renderà inefficace, non darà risultati validi. Quando senti che ti sei veramente unito al cielo, chiudi gli occhi. Quando il cielo è entrato in te, puoi chiudere gli occhi. Sarai in grado di vederlo anche dentro di te. Per cui, solo dopo quaranta minuti, quando sentirai che quell'unione è avvenuta, e che ora esiste una comunione, e tu sei diventato parte del cielo, e la mente non esiste più, solo allora chiudi gli occhi e rimani nel cielo interiore. La sua chiarezza sarà utile per la terza fase: "entra in quella purezza". Quella purezza sarà di aiuto: è incontaminata, il cielo è libero da nuvole. Devi solo essere consapevole della chiarezza che ti circonda, è ovunque. Non pensarci: sii semplicemente consapevole di quella chiarezza, della purezza, dell'innocenza. Non devi ripetere queste parole, devi sentirle, non pensarci sopra. E quando fisserai il cielo questa sensazione verrà, perché non devi affatto immaginare queste cose: sono presenti. Se le fissi, esse inizieranno ad accaderti. Se mediti su un cielo aperto e libero da nuvole, all'improvviso sentirai che la mente sta scomparendo, la mente si sta perdendo pian piano. Sorgeranno degli intervalli. All'improvviso avrai la sensazione che la purezza del cielo è entrata anche dentro di te. Sorgeranno degli intervalli. Per un lasso di tempo, i pensieri smetteranno di esistere; sarà come se il traffico si fosse interrotto, e nulla si muovesse più. All'inizio durerà solo qualche istante, ma perfino quegli istanti avranno la forza di trasformarti. E col tempo la mente rallenterà, compariranno intervalli più lunghi. Per minuti interi sarai libero dai pensieri, nessuna nube ti percorrerà. E quando non esistono pensieri, non ci sono nuvole, il cielo all'esterno e quello interiore si fondono, in quanto solo il pensiero pone una barriera; solo il pensiero crea un muro. Solo a causa del pensiero la sfera esteriore è esterna e quella interiore è interna. Quando il pensiero non è presente, l'esterno e l'interno perdono ogni confine, si fondono. Quei confini non sono mai esistiti nella realtà. Sembrano esserci solo a causa del pensiero, la vera barriera. Ma se non è estate, cosa farai? Se il cielo è offuscato da nuvole, se non è limpido, chiudi gli occhi e limitati a entrare nel cielo interiore. Limitati a chiudere gli occhi, e se vedi qualche pensiero, vedilo semplicemente come una nube che scorre nel cielo. Sii consapevole dello sfondo, del cielo, e rimani indifferente ai pensieri. Noi ci preoccupiamo troppo dei pensieri e non siamo mai consapevoli degli intervalli che esistono tra un pensiero e l'altro: quando un pensiero passa, prima che se ne presenti un altro, si ha un intervallo. In quello spazio vuoto è presente il cielo. In quel caso, ogni volta che non esiste pensiero alcuno, cosa si ha? E presente il vuoto. Per cui, se il cielo è nuvoloso — se non è estate, se il cielo non è limpido — chiudi gli occhi, e metti a fuoco la tua mente sullo sfondo, il cielo interiore in cui i pensieri vanno e vengono. Non prestare troppa attenzione ai pensieri; rivolgi la tua attenzione allo spazio in cui si muovono. Ad esempio, noi siamo seduti in questa stanza. E io posso guardare questa stanza secondo due prospettive: o guardo voi, e in questo modo sono indifferente allo spazio in cui vi trovate, la stanza che vi contiene — in questo caso guardo voi, e lì metto a fuoco la mia mente, dimenticando la stanza in cui vi trovate — oppure, posso cambiare la mia messa a fuoco: posso guardare la stanza, e diventare indifferente a voi. Voi siete presenti, ma il mio accento, il fuoco della mia attenzione, è diretto alla stanza. In questo caso cambia l'intera prospettiva. Fai la stessa cosa nel mondo interiore. Osserva lo spazio. I pensieri scorrono al suo interno: resta loro indifferente, non prestar loro attenzione alcuna. Sono presenti; annotalo, in te scorrono dei pensieri. Lungo la strada scorre il traffico: osserva la strada e resta indifferente al traffico. Non guardare per vedere chi passa; limitati a sapere che qualcosa sta passando e rimani consapevole dello spazio entro il quale esso passa. In questo caso il cielo estivo accadrà all'interno. (2) Includi ogni cosa Shiva disse: "O amata, a questo punto lascia che siano incluse al tempo stesso la mente, il sapere, il respiro, la forma. " Questa tecnica è un po' difficile, ma se riesci a metterla in pratica, sarà meravigliosa, splendida. Stando seduto, non operare divisione alcuna. Mentre sei seduto in meditazione, includi ogni cosa: il tuo corpo, la tua mente, il tuo respiro, il tuo pensiero, il tuo sapere, ogni cosa. Includi tutto quanto. Non dividere, non creare frammentarietà alcuna. Di solito, noi siamo frammentari: continuiamo a parcellizzare ogni cosa. Diciamo: "Io non sono il corpo". E ci sono tecniche che operano anche in quel senso, ma questa tecnica è completamente diversa, è addirittura opposta. Non dividere. Non dire: "Io non sono il corpo". Non dire: "Io non sono il respiro". Non dire: "Io non sono la mente", Di' semplicemente: "Io sono tutto quanto", e sii ogni cosa. Non creare nessuna frammentazione dentro di te: questa è una sensazione. Con gli occhi chiusi, includi ogni cosa che esiste dentro di te. Non centrarti in nessun punto, sii assolutamente privo di centro. Il respiro viene e va, i pensieri vanno e vengono. La forma del corpo continuerà a cambiare. Ma tu non ci hai mai fatto caso. Se ti siedi a occhi chiusi, sentirai che a volte il tuo corpo è grosso, a volte è piccolo; a volte è molto pesante, a volte è leggerissimo, potresti addirittura volare. Puoi percepire l'aumentare e il diminuire della forma. Chiudi semplicemente gli occhi e sentirai che a volte il corpo è grossissimo, arriva a riempire l'intera stanza; a volte è piccolissimo, un semplice atomo. Come mai questa forma cambia? Cambiando la tua attenzione, cambia la forma del corpo. Se includi ogni cosa, diventerà grosso; se escludi qualcosa: "Questo non sono io, quest'altro non sono io", allora diventerà molto piccolo, piccolissimo, atomico. Includi ogni cosa nel tuo essere, senza tralasciare nulla. Non dire: "Questo non sono io". Dichiara: "Io sono", e includi ogni cosa. Se riesci a farlo stando semplicemente seduto, splendido, ti accadrà qualcosa di assolutamente nuovo. Sentirai che non esiste centro alcuno; in te non esiste nessun centro. E, svanito il centro, non esiste il sé, e neppure l'ego; rimane solo la consapevolezza: una consapevolezza simile al cielo che ricopre ogni cosa. E quando questa crescerà, non solo sarà incluso il tuo respiro, non sarà inclusa solo la tua forma, in ultima analisi includerai in te l'universo intero. Si deve ricordare questo punto fondamentale: l'inclusione. Non escludere nulla. Questa è la chiave, per ciò che concerne questo sutra: includi ogni cosa. Includi e cresci. Includi e espanditi. Provaci con il tuo corpo, quindi prova anche con il mondo esterno. Seduto sotto un albero, guardando un albero, chiudi gli occhi e senti l'albero dentro di te. Guarda il cielo, poi chiudi gli occhi e senti il cielo dentro di te. Osserva il sole che sorge, poi chiudi gli occhi e senti il sole che sorge dentro di te. Sentiti sempre più inclusivo. Ti accadrà un'incredibile esperienza. Quando senti che l'albero è dentro di te, ti sentirai immediatamente più giovane, più fresco. E questo non è immaginazione, perché sia tu che l'albero appartenete alla terra. Entrambi avete radici nello stesso suolo, e in ultima analisi nella stessa esistenza. Per cui, quando senti che l'albero è dentro di te, l'albero lo è veramente — non si tratta di immaginazione — e ne sentirai immediatamente l'effetto. La vitalità dell'albero, la sua forza, la sua freschezza, la brezza che lo accarezza, verrà percepita dentro di te, nel tuo cuore. Includi l'esistenza sempre di più, non escludere nulla. Per cui ricorda: crea uno stile di vita che include; non solo in meditazione, crea uno stile di vita, un modo di vivere. Cerca di includere sempre di più. Più includi, più ti espandi, e più i tuoi confini si allontaneranno verso i limiti più estremi dell'esistenza. E un giorno esisterai solo tu, includendo l'intera esistenza. Questa è l'esperienza religiosa suprema, in senso assoluto. (3) Una meditazione per il Jet-Set Non si potrebbe trovare situazione migliore per meditare di un volo ad alta quota. Più si sta in alto, più facile è meditare. Per questo, da secoli chi medita si trasferisce sull'Himalaya, per trovarsi ad alta quota. Quando la forza di gravità diminuisce e si è lontani dal livello terrestre, diminuiscono gran parte delle attrazioni della terra. Sei lontano dalla società corrotta, creata dall'uomo. Sei circondato dalle nuvole e dalle stelle e dalla luna e dal sole e dallo spazio sconfinato... per cui, fa' una cosa: inizia a sentirti unito a questa vastità, e opera in tre stadi. Come primo passo, per alcuni minuti immagina di espanderti. .. stai riempiendo l'intero aeroplano. Il secondo passo: senti che ti stai espandendo ancor di più, sei più grande dell'aereo stesso, di fatto ora l'aeroplano è dentro di te. E il terzo passo: ora senti di espanderti nella totalità del cielo. Ora le nuvole che corrono nel cielo, e la luna e le stelle, tutto sta fluendo dentro di te: tu sei sconfinato, infinito. Questa sensazione diventerà la tua meditazione, e ti sentirai completamente rilassato e privo di tensioni. (4) Percepisci l'assenza delle cose Patanjali dice: "Conseguendo la purezza suprema dello stato nirvichara del samadhi, si ha un sorgere della luce spirituale. " Il tuo essere più intimo ha la stessa natura della luce. La consapevolezza è luce, è la sola luce. Tu vivi in quanto estrema inconsapevolezza: agisci, senza saperne il motivo; desideri, senza sapere il perché; chiedi cose, senza saperne il motivo; vai alla deriva, in un sonno inconsapevole. Voi tutti siete sonnambuli. Il sonnambulismo è la sola malattia spirituale che esista: si cammina e si vive nel sonno. Devi diventare più consapevole. Inizia a essere consapevole con gli oggetti. Guarda le cose con maggior presenza. Cammini di fianco a un albero; guardalo con maggior attenzione. Fermati un momento, osservalo. Sfregati gli occhi, e guarda l'albero con maggior attenzione. Raccogli la tua consapevolezza, guarda l'albero, e osserva la differenza. All'improvviso, se sei attento, l'albero è diverso: è più verde, più vivo, più bello. L'albero è lo stesso, tu sei cambiato. Guarda un fiore come se l'intera esistenza dipendesse da questo sguardo. Metti in gioco tutta la tua consapevolezza e all'improvviso il fiore apparirà trasfigurato: è più radioso, è più luminoso. Ha in sé qualcosa che rivela la gloria dell'eterno, da la sensazione che l'eterno sia entrato nel tempo con le fattezze di un fiore. Guarda il volto di tuo marito, di tua moglie, di un tuo amico, del tuo amato, con attenzione; medita su quel volto, e all'improvviso vedrai non solo il corpo, ma ciò che si trova dietro di lui, che sorge dal corpo. Esiste un'aura spirituale intorno al corpo. Il volto dell'amato non è più tale: è diventato il volto del divino. Osserva il tuo bambino. Con attenzione totale, con consapevolezza, osservalo che gioca e all'improvviso sarà trasfigurato. Ad esempio, un uccello che canta su un albero: sii attento, come se in quel momento esisteste solo tu e il canto dell'uccello; nient'altro importa, null'altro esiste. Metti a fuoco il tuo essere verso il canto dell'uccello, e vedrai la differenza. Il rumore del traffico non esisterà più, oppure sarà presente alla periferia più lontana dell'esistenza, sarà molto lontano, remoto. Quel piccolo uccello e il suo canto ricolmeranno totalmente il tuo essere: esistete solo tu e l'uccello. E quando il canto si arresta, ascolta l'assenza di quel canto. In quel caso l'oggetto diventerà più sottile. Ricorda sempre che quando un canto si arresta, lascia una qualità particolare nell'atmosfera, la sua assenza. L'atmosfera non è più la stessa: è cambiata completamente perché quel canto è esistito e poi è scomparso. Ed ecco l'assenza del canto: osservala, l'intera esistenza è colma di quell'assenza. Ed è più bella di qualsiasi canto, perché è il canto del silenzio. Un canto usa il suono, e quando il suono scompare, l'assenza usa il silenzio. Dopo il canto di un uccello, il silenzio è più profondo. Se riesci a osservarlo, se riesci a restare attento... stai meditando su un oggetto molto sottile, sottilissimo. Una persona si sposta, è una persona molto bella, osservala. E quando sarà scomparsa, osserva quell'assenza: quella persona ha lasciato qualcosa. La sua energia ha cambiato la stanza, ora non è più la stessa. Se hai un buon naso, e sono pochissime le persone che ce l'hanno... l'umanità ha praticamente perduto l'odorato. Gli animali sono migliori, il loro odorato è molto più sensibile, migliore di quello dell'uomo. Al naso dell'uomo è accaduto qualcosa, qualcosa è andato storto: pochissime persone hanno la capacità di annusare, ma se tu sei tra queste, avvicinati a un fiore, e lascia che il suo profumo ti riempia. Poi, pian piano, allontanati, molto lentamente però, e continua a conservare la tua attenzione sulla fragranza, su quel profumo. Allontanandoti, la fragranza diventerà sempre più sottile, e per percepirla avrai bisogno di una consapevolezza sempre maggiore. Diventa il tuo naso. Scordati completamente il corpo, e immetti tutta la tua energia nel naso, come se esistesse solo lui. E se perdi il contatto con quel profumo, torna indietro di qualche passo. Torna a riprenderlo e quindi allontanati di nuovo, all'indietro. Pian piano imparerai a sentire il profumo di un fiore da distanze lunghissime, nessun altro ci riuscirà da quel punto. E a quel punto, vai oltre: in maniera semplicissima hai reso sottile l'oggetto. E verrà il momento in cui non sarai in grado di sentire il profumo: allora annusa la sua assenza. Ora annusa l'assenza là dove un istante prima c'era la fragranza: ora non è più presente. Questa è l'altra parte del suo essere, la parte assente, il lato oscuro. Se riesci ad annusare l'assenza del profumo, se riesci a sentirla, allora sentirai la differenza: la differenza, in quanto ora l'oggetto è diventato sottilissimo. Lo puoi fare con l'incenso. Accendilo, meditaci sopra, percepiscilo, annusalo, lascia che ti ricolmi, e quindi allontanati, all'indietro. E continua, continua a meditarci sopra, lasciando che diventi sempre più impercettibile. Verrà il momento in cui potrai sentire l'assenza di un determinato oggetto. A quel punto avrai raggiunto una consapevolezza molto profonda. Allorché l'oggetto scompare completamente, svanisce la presenza dell'oggetto, e svanisce pure la sua assenza — scompaiono i pensieri e al tempo stesso l'idea della non-mente — solo allora avrai conseguito l'assoluto. Quello è il momento in cui all'improvviso su di te discende la grazia. È il momento in cui su di te piovono fiori. Questo è il momento in cui sei collegato alla fonte della vita e dell'essere. Questo è il momento in cui tu non sei più un mendicante: sei diventato l'imperatore. Questo è l'istante in cui vieni incoronato. Prima di allora eri sulla croce: questo è l'istante in cui la croce scompare, e tu vieni incoronato. (5) Un bambù cavo Tilopa disse: "Simile a un bambù cavo, riposa in pace col tuo corpo. " È uno dei metodi speciali di Tilopa. Ogni Maestro ha un proprio metodo speciale, tramite il quale si è realizzato, e grazie al quale vorrebbe aiutare gli altri. Questa è la specialità di Tilopa: "Simile a un bambù cavo, riposa in pace col tuo corpo". Un bambù, completamente cavo all'interno. Quando riposi, sentiti simile a un bambù: completamente cavo e vuoto all'interno. Ed è proprio così: il tuo corpo è proprio come un bambù, e all'interno è cavo. La tua pelle, le tue ossa, il tuo sangue, sono tutte parti del bambù, e all'interno esiste spazio, una cavità. Quando sei seduto completamente silente, inattivo, con la lingua appoggiata al palato, zitto, senza chiacchierio di pensieri, con la mente che osserva passiva, senza aspettare nulla in particolare, sentiti simile a un bambù cavo... e all'improvviso in te inizia a riversarsi un'energia infinita, vieni colmato dall'ignoto, dal mistero, dal divino. Un bambù cavo diventa un flauto e il divino inizia a suonarlo. Quando sei vuoto, nessuna barriera impedisce più al divino di entrare in te. Provaci: è una delle meditazioni più belle: la meditazione che consiglia di diventare un bambù cavo. Non devi fare nient'altro. Diventa semplicemente un bambù, e tutto il resto accade. All'improvviso senti discendere nella tua cavità qualcosa: sei simile a un ventre e una nuova vita entra in te, in te cade un seme. E viene un momento in cui il bambù si dissolve completamente. (6) 14. Entrare nel regno della morte La vita è un pellegrinaggio verso la morte. Fin dall'inizio la morte si avvicina a noi. Nell'istante in cui veniamo al mondo, la morte inizia il suo cammino verso di noi; tu inizi a camminare verso di essa. E la più grande calamità occorsa alla mente dell'uomo è stato opporsi alla morte. Essere contro la morte significa lasciarsi sfuggire il mistero più grande. Essere contro la morte significa anche lasciarsi sfuggire la vita stessa, perché la vita e la morte sono profondamente interrelate l'una con l'altra, non sono due entità. La vita cresce, e la morte è la sua fioritura. Il viaggio e la meta non sono separati: il viaggio si conclude in quella meta. (1) Entrare nella morte Shiva disse: "Vocalizza il fuoco che sorge tramite la tua forma, dalla punta dei piedi verso l'alto, fino a quando il corpo venga ridotto in cenere, ma non tu. " Questa tecnica piacque moltissimo a Buddha che vi iniziò i suoi discepoli. Ogni volta che qualcuno prendeva l'iniziazione da Buddha, come prima cosa gli veniva detto di andare in un luogo dove avvenivano le cremazioni e osservare un corpo mentre bruciava, un cadavere che bruciava. Per tre mesi non doveva far altro che stare seduto li e osservare. Buddha diceva: "Non pensarci, limitati a osservare". E difficile non pensare che prima o poi il tuo corpo verrà bruciato. Tre mesi sono un periodo di tempo molto lungo; e, giorno e notte, ogni volta che un corpo veniva bruciato, al ricercatore era richiesto di meditare in continuazione. Prima o poi, il meditatore iniziava a vedere il suo corpo su quella pira funeraria. Iniziava a vedersi bruciare. Se hai terrore della morte, non potrai praticare questa tecnica, perché quello stesso timore ti proteggerà, ti impedirà di andare a fondo in questa dimensione. Oppure, potrai fantasticare in superficie, ma in profondità non ne sarai affatto coinvolto. In questo caso non ti accadrebbe nulla. Ricorda, che tu ne abbia paura o meno, la morte è la tua sola certezza. Nella vita non vi è nulla di certo, fatta eccezione per la morte: tutto è incerto; la morte è l'unica certezza. Ogni altra cosa è accidentale — può come non può accadere — solo la morte non è frutto del caso. E osserva la mente umana: parliamo sempre della morte come se fosse un caso fortuito. Ogni volta che qualcuno muore, diciamo sempre che si è trattato di una morte prematura, improvvisa. Quando qualcuno muore, ne parliamo come di un incidente. Ma la morte è la sola cosa non accidentale: tutto il resto è un caso. La morte è più che certa: devi morire! E quando dico che devi morire, si può pensare che accada in un futuro molto lontano. Non è così: tu sei già morto. Nell'istante in cui sei nato, sei morto. Con la nascita, la morte è diventata un fenomeno stabilito. Una parte di quell'evento si è già verificata: la nascita; ora deve accadere solo la seconda e ultima parte. Quindi, sei già morto, sei morto in parte: una volta nato, sei ?.,<¦ , Entrare nel regno della morte /'213 entrato nel regno della morte. Ora nulla può cambiare la situazione, è impossibile. Sei entrato in quel regno: con la nascita sei morto a metà. In secondo luogo, la morte non accadrà alla fine: sta già accadendo. E un processo. Così come la vita è un processo, anche la morte lo è: noi creiamo un dualismo, ma la vita e la morte sono simili a due piedi, a due gambe. La vita e la morte, insieme, sono un unico processo: tu muori a ogni istante. Lasciamelo descrivere così: ogni volta che inspiri, percepisci la vita, quando espiri, percepisci la morte. La prima cosa che un bambino fa è inspirare: un bambino appena nato non potrebbe espirare, come prima cosa deve inspirare. Non può espirare perché non c'è aria nei suoi polmoni: deve inspirare. E quella è la sua prima azione. E il vecchio, morendo, come ultimo atto espira. Morendo, non puoi inspirare, o forse tu potresti farlo? Morendo, non puoi inspirare. L'ultimo tuo atto non può essere una inspirazione, sarà una espirazione. La tua prima azione è una inspirazione, l'ultima una espirazione. L'inspirazione è una nascita e l'espirazione è morte. Ma tu fai entrambe le cose a ogni istante: inspiri ed espiri. L'inspirazione è vita, l'espirazione è morte. Forse non ci hai fatto caso, ma provaci. Quando espiri, ti senti più in pace. Espira profondamente e sentirai in te una pace profonda. Quando inspiri diventi intenso, ti tendi: l'intensità stessa che accompagna l'inspirazione, crea una tensione. E l'accento è comunemente messo sull'inspirazione. Se vi dicessi di fare respiri profondi, iniziereste tutti inspirando. Di fatto, abbiamo paura a espirare. Ecco perché nessuno respira profondamente. Tu non espiri mai, continui a inspirare. Il corpo si limita a far uscire l'aria, perché non potrebbe esistere inspirando e basta. Ha bisogno di entrambe le cose: della vita e della morte. Il primo passo: Prova questo esperimento. Per tutto il giorno, ogni volta che te lo ricordi, esala profondamente, senza mai inspirare. Lascia che sia il corpo a inspirare: tu limitati a espirare profondamente. Ti sentirai avvolto da una pace profonda, perché la morte è quiete, la morte è silenzio. E se riesci a prestare attenzione, un'attenzione maggiore all'espirazione, ti sentirai privo di ego. Con l'inspirazione ti sentirai più egoista; con l'espirazione ti sentirai più privo di ego. Presta più attenzione all'espirazione. Per tutto il giorno, ogni volta che te lo ricorderai, espira profondamente, senza inspirare. Lascia che sia il corpo a inspirare: tu non fare nulla. Questo accento sull'espirazione ti aiuterà moltissimo a eseguire questo esperimento, perché ti preparerà a morire. È necessario essere pronti, altrimenti la tecnica non sarà di grande aiuto. E puoi essere pronto solo se in un certo qual modo hai assaporato la morte: esala profondamente, e ne avrai un assaggio. E meraviglioso. La morte è semplicemente bella, perché nulla la eguaglia: è così silente, così rilassante, così quieta, così imperturbabile. Ma noi ne abbiamo paura, come mai? Come mai esiste tanta paura della morte? La temiamo non in quanto tale, visto che non la si conosce: come si può aver paura di qualcosa che non si conosce? Come si può temere qualcosa che non si è mai incontrato? Per averne paura, la si deve per lo meno aver incontrata. Per cui, di fatto, tu non hai paura della morte: temi qualcos'altro. Di fatto, non hai mai vissuto realmente: questo crea la paura della morte. Sorge paura perché non si è vissuto: "ancora non ho vissuto, cosa accadrebbe se sopraggiungesse la morte? Morirei insoddisfatto, senza aver vissuto". Solo coloro che non hanno vissuto veramente, temono la morte. Se sei vivo, le darai il benvenuto. In questo caso non ne avresti affatto paura. Hai conosciuto la vita; ora vorresti conoscere anche la morte. Ma noi abbiamo così paura della vita in sé, perché non l'abbiamo conosciuta, non siamo entrati profondamente in lei. E questo crea la paura della morte. Se vuoi approfondire questa tecnica devi essere consapevole di questa paura profonda. E questa paura profonda va eliminata, purificata, solo allora potrai addentrarti in questa tecnica. E ti sarà molto utile prestare attenzione alla tua espirazione. Per tutto il giorno ti sentirai rilassato, e in te si creerà un silenzio profondo. Secondo passo: Puoi rendere più profonda questa sensazione, facendo un altro esperimento. Espira profondamente per quindici minuti al giorno. Siediti su una sedia, o per terra, espira profondamente, e mentre espiri chiudi gli occhi: quando l'aria esce, tu entra in te stesso. Quindi, lascia che sia il corpo a inspirare, e quando l'aria entra, apri gli occhi e esci all'esterno. Opera inversamente: quando l'aria esce, tu entra dentro di te; quando l'aria entra tu esci. Quando espiri, in te si crea uno spazio, perché il respiro è vita. E quando espiri profondamente, resti vuoto: la vita è uscita. In un certo senso sei morto, per un istante sei morto. In quel silenzio di morte, entra dentro di te. L'aria esce all'esterno: chiudi gli occhi e muoviti all'interno. Lo spazio esiste, per cui ti puoi muovere facilmente. Prima di eseguire la tecnica seguente, esegui questo esperimento per quindici minuti, in questo modo ti preparerai: non solo sarai pronto, ma sarai ricettivo, pronto ad accogliere quell'esperienza. E non ci sarà la paura di morire, perché ora la morte ti apparirà come un rilassamento, la morte ti sembrerà come un riposo profondo. Terzo passo: Sdraiati. E come prima cosa pensa di essere morto; cadavere. Sdraiati e porta tutta la tua attenzione piedi. Con gli occhi chiusi, spostati all'interno. attenzione ai piedi e percepisci il fuoco che sale il corpo è solo un ai Porta la tua da quel punto, verso l'alto, bruciando ogni cosa. Mentre il fuoco sale, il tuo corpo scompare. Parti dai piedi e spostati verso l'alto. Perché devi iniziare dai piedi? Sarà più facile, perché i piedi sono molto lontani da te, dal tuo ego. Il tuo ego esiste nella testa: non potresti partire dalla testa, sarebbe difficilissimo, per cui devi partire dal punto più lontano, e i piedi sono il punto più lontano dal tuo ego. Fai partire da lì la fiamma. Sentili bruciare, dei tuoi piedi restano solo ceneri, quindi spostati lentamente, bruciando ogni cosa il fuoco incontri sul suo cammino: ogni parte del corpo, le gambe, ogni cosa, scomparirà. Continua a visualizzare che sono finiti in cenere. Il fuoco sale verso l'alto, e le parti che ha superato non esistono più: sono diventate cenere. Sali sempre verso l'alto, e come ultima cosa, scompare la testa: rimarrai un osservatore sulla collina: il corpo sarà presente — morto, bruciato, ridotto in ceneri — e tu sarai l'osservatore, sarai il testimone. Questo testimone non ha ego. Questa tecnica è utilissima per conseguire lo stato dell'essere privo di ego. Come mai? Perché ha molte implicazioni. Sembra semplice, ma non è così semplice: il meccanismo interno è molto complesso. Innanzitutto, i tuoi ricordi sono parte del corpo. I ricordi sono materia, per questo si possono registrare, restano raccolti nelle cellule cerebrali. Sono materiali, sono parte del corpo. È possibile operare sulle cellule cerebrali, e se delle cellule particolari vengono rimosse, scompariranno i ricordi corrispondenti. Ricorda, è fondamentale capirlo: se il ricordo è ancora presente, il corpo perdura e tu stai solo scherzando. Se scendi realmente in profondità nella sensazione che il corpo è morto, è bruciato, e che il fuoco lo ha distrutto completamente, in quel momento non avrai ricordo alcuno. In quel momento di osservazione non ci sarà la mente. Tutto si sarà fermato: non ci saranno movimenti di pensiero, ma pura osservazione, semplice guardare ciò che è accaduto. E quando conosci questa sensazione, puoi restare in questo stato d'animo continuamente. Quando hai appreso che puoi separare te stesso dal corpo... questa tecnica è solo un metodo per separare te stesso dal corpo, per creare uno spazio tra te e il corpo, per stare fuori dal corpo per qualche minuto. Se riesci a farlo, potrai restare nel corpo senza farne parte. Puoi continuare a vivere come hai sempre fatto, ma non sarai mai più la stessa persona di un tempo. Questa tecnica richiede come minimo tre mesi. Continua a praticarla. Non accadrà in un solo giorno, ma se continui a praticarla, per un'ora ogni giorno, nel giro di tre mesi, all'improvviso la tua immaginazione sarà stata d'aiuto e si creerà distanza tra te e il tuo corpo, e tu vedrai realmente il corpo finire in cenere. A quel punto puoi limitarti a osservare. In quell'osservazione scoprirai un fenomeno profondo: vedrai che l'ego è una falsa entità. Esisteva, perché tu eri identificato col corpo, coi pensieri, con la mente. Tu non sei nessuna di queste cose: non sei la mente, né il corpo. Sei diverso da tutto ciò che ti circonda; sei diverso dalla tua periferia. (2) Celebra la morte Ho sentito parlare di tre monaci: nessuno dei loro nomi viene ricordato, perché non lo rivelarono mai a nessuno. Per cui, in Cina sono conosciuti semplicemente come i tre monaci che ridono. Non facevano altro che ridere: entravano in un villaggio, si mettevano nel mezzo della piazza del mercato, e si mettevano a ridere. All'improvviso la gente si accorgeva di loro, e si metteva a ridere di cuore. Poi, altre persone venivano coinvolte da quella risata, si riuniva una folla, e il semplice guardare quelle persone faceva scoppiare a ridere tutti i presenti. Cosa stava succedendo? Alla fine l'intera città veniva coinvolta, e a quel punto i tre monaci si spostavano in un'altra città: erano amati moltissimo. Quello era la sola predica, il solo messaggio: quella risata. E non insegnavano nulla, si limitavano a creare una situazione. Divennero famosi in tutto il paese come i tre monaci che ridono. Erano amati e rispettati in tutta la Cina: nessuno aveva mai fatto sermoni simili! Essi dicevano che la vita dovrebbe essere solo e unicamente una risata. E non ridevano di qualcosa in particolare; si limitavano a ridere, come se avessero compreso lo scherzo cosmico. Quei tre monaci diffusero gioia infinita in tutta la Cina, senza usare una sola parola. La gente chiedeva loro come si chiamavano, ma loro si limitavano a ridere, ragion per cui quello divenne il loro nome: i tre monaci che ridono. Col tempo invecchiarono, e in un villaggio uno di loro morì. L'intero villaggio attendeva gli eventi: tutti avevano profonde aspettative. Per lo meno in quella situazione avrebbero pianto. Era una cosa che valeva la pena vedere, perché nessuno poteva immaginarsi quei monaci in lacrime. L'intero villaggio si riunì. I due monaci stavano ritti, di fianco al cadavere del terzo, e ridevano, ridevano a crepapelle. Per cui, tutti gli abitanti del villaggio chiesero: «Per lo meno, spiegateci questo!» Per la prima volta, parlarono e dissero: «Ridiamo perché quest'uomo ha vinto. Ci siamo sempre chiesti chi sarebbe morto per primo, e lui ci ha battuti. Stiamo ridendo della nostra sconfitta e della sua vittoria. Inoltre, ha vissuto con noi così tanti anni, insieme abbiamo riso e ci siamo divertiti... non potrebbe esistere addio migliore: possiamo solo ridere». L'intero villaggio era triste, ma quando il corpo del monaco morto fu posto sulla pira funeraria, tutti si accorsero che non solo quei due stavano divertendosi, rideva anche il terzo, il monaco morto. Infatti, aveva detto ai suoi amici: "Non cambiatemi le vesti" . Per convenzione, quando un uomo moriva, il corpo veniva lavato e gli abiti cambiati, ma lui aveva detto: "Non lavatemi, perché sono sempre stato pulito. Ho riso tanto in vita mia, che nessuna impurità si è mai accumulata vicino a me, addirittura non sono mai stato toccato da impurità. Non ho raccolto polvere: la risata è sempre giovane e fresca. Per cui, non mi lavate e non cambiatemi le vesti". Per rispetto, non gli cambiarono l'abito. E quando il corpo fu messo sulla pira, all'improvviso si accorsero che aveva nascosto un'infinità di cose nei vestiti, e tutte iniziarono... si trattava di fuochi artificiali! E l'intero villaggio si mise a ridere, e quei due monaci dissero: «Furfante! Sei morto, ma di nuovo ci hai battuti. Ti sei fatto l'ultima risata!» Esiste una risata cosmica, allorché si comprende questo scherzo cosmico. E la risata più elevata: solo un Buddha può ridere in quel modo. E quei tre monaci devono essere stati tre Buddha. (3) 15. Osservare col terzo occhio Una delle scoperte che l'Oriente ha dato al mondo è l'aver capito che tra i due occhi esiste, all'interno, un terzo occhio che di solito rimane addormentato. E necessario lavorare duramente, si deve elevare tutta l'energia sessuale, in contrasto con la forza di gravita, e allorché l'energia tocca il terzo occhio, questo si apre. Molti metodi hanno cercato di operare in questo senso, perché col suo aprirsi si esperimenta un improvviso lampo di luce e tutto ciò che non è mai stato chiaro, in un baleno diventa evidente. Quando sottolineo l'importanza di osservare, di essere testimone, lo faccio perché questo è il metodo più sottile per condurre il terzo occhio a operare, in quanto quell'osservazione è all'interno. I due occhi comuni non possono essere utilizzati, possono solo guardare all'esterno. Si devono chiudere. E quando cerchi di guardare dentro di te, di certo questo gesto presuppone la presenza di qualcosa simile a un occhio in grado di vedere. Chi vede i tuoi pensieri? Non di certo i due occhi. Chi vede la collera che si solleva dentro di te? Quel punto di osservazione è chiamato simbolicamente "il terzo occhio". (1) La meditazione Gourishankar Questa tecnica si compone di quattro stadi, di 15 minuti ciascuno. I primi due preparano chi medita al Latihan spontaneo che avviene nel terzo stadio. Osho Rajneesh ha detto che una corretta respirazione nel primo stadio produrrà sufficiente anidride carbonica, nel sistema circolatorio, per sentirsi vibrare alle altezze del monte Everest: il Gourishankar. Primo stadio: 15 minuti. Siedi a occhi chiusi. Inspira profondamente dal naso fino a riempirti i polmoni. Trattieni il respiro il più possibile, poi espira dalla bocca, con dolcezza e conserva i polmoni vuoti quanto più a lungo ti è possibile. Continua questo ciclo di respirazione per tutto il primo stadio. Secondo stadio: 15 minuti. Torna a respirare normalmente e senza mettere a fuoco, osserva la fiamma di una candela o dì una luce blu intermittente. Tieni il corpo immobile. : Terzo stadio: 15 minuti. Ad occhi chiusi, alzati in piedi e lascia che il tuo corpo sia sciolto e ricettivo. Sentirai che un'energia sottile farà fluire il corpo, libero dal tuo normale controllo. Lasciati dondolare, permettendo a questo Latihan di accadere spontaneamente. Non essere tu a muoverti: lascia che il movimento accada, dolcemente e con grazia. Quarto stadio: 15 minuti. Sdraiati a occhi chiusi, restando in silenzio e immobile. i I primi tre stadi devono essere accompagnati da un battito ritmico, regolare, meglio se unito a una musica di sottofondo molto delicata. Il battito deve essere ritmato in modo tale da superare di sette volte il normale battito cardiaco e, nel caso si usi una luce stroboscopica, nel secondo stadio, quest'ultima va sincronizzata con quel ritmo. La musica da utilizzare dev'essere profonda (simile a colpi di tamburo), chi lo desiderasse può ordinare il nastro su cui è stata registrata la musica adatta a scandire la meditazione. La Meditazione Mandala Anche questa è una tecnica catartica molto forte: crea un cerchio di energia che porta a centrarsi in se stessi in maniera naturale. Si compone di quattro stadi di 15 minuti ciascuno. Primo stadio: 15 minuti Corri "da fermo" a occhi aperti, iniziando lentamente e poi aumentando gradatamente la velocità. Solleva le ginocchia il più in alto possibile. Respira profondamente e in modo regolare per muovere all'interno del corpo l'energia: scorda la mente e scordati il corpo, continua senza mai interromperti. Secondo stadio: 15 minuti Siedi a occhi chiusi con la bocca aperta e rilassata. Ruota il corpo dolcemente all'altezza del bacino, come una canna di bambù mossa dal vento. Senti il soffio del vento che ti porta da una parte all'altra, avanti e indietro e ti fa ruotare in cerchio. Questo movimento porterà le energie risvegliate nel primo stadio verso il centro dell'ombelico. Terzo stadio: 15 minuti Sdraiati sulla schiena, apri gli occhi e falli ruotare in direzione oraria, tenendo ferma la testa. Lascia che compiano nelle orbite una rotazione completa e molto ampia, come se seguissero la lancetta dei secondi di un grande orologio. La rotazione dev'essere fatta il più velocemente possibile. È importante che la bocca rimanga aperta e la mascella rilassata; il respiro dev'essere sempre calmo e regolare. Questo movimento porterà le tue energie a centrarsi nel terzo occhio. Quarto stadio: 15 minuti Chiudi gli occhi e rimani assolutamente immobile. (2) Trovare il testimone Shiva disse: "l'attenzione tra le sopracciglia, lascia che la mente preceda il pensiero. Lascia che la forma si colmi con l'essenza del respiro fino alla sommità della testa, e lì si riversi su di te come luce. " E una tecnica che fu data a Pitagora. Pitagora andò con questa tecnica ad Atene. E di fatto divenne una sorgente, la fonte da cui scaturì tutto il misticismo occidentale. Egli è il padre di tutto il misticismo occidentale. Questa tecnica è uno dei metodi più profondi. Cercate di capirla: "L'attenzione tra le sopracciglia...". La fisiologia moderna, le ricerche scientifiche, sostengono che tra le due sopracciglia è posta una ghiandola, ed è una delle parti del corpo più misteriosa. Questa ghiandola, chiamata ghiandola pineale, è il terzo occhio dei tibetani. Shivanetra: l'occhio di Shiva, del Tantra. Tra i due occhi esiste un terzo occhio, ma di solito non è in funzione. Per aprirlo devi fare qualcosa. Non è cieco. E semplicemente chiuso. Questa tecnica serve ad aprirlo. "L'attenzione tra le sopracciglia...": chiudi gli occhi, poi mettili a fuoco entrambi esattamente nel mezzo delle due sopracciglia. Mettili a fuoco esattamente nel mezzo, a occhi chiusi, immagina di guardare realmente in quel punto con entrambi gli occhi: orienta qui tutta la tua attenzione. E uno dei metodi più semplici per essere attenti. Non puoi essere altrettanto attento con nessun'altra parte del corpo, non è così facile: questa ghiandola assorbe attenzione più di ogni altra cosa. Se le presti attenzione, entrambi gli occhi restano ipnotizzati dal terzo. Si fissano, non si possono muovere. Se cerchi di essere attento a una qualsiasi altra parte del corpo, ti sarà difficile: questo terzo occhio attira attenzione, la richiama con la forza. Per l'attenzione, è un magnete. Per questo tutti i metodi, in tutto il mondo, l'hanno utilizzato. È il modo più semplice per allenare l'attenzione, in quanto non solo tu cerchi di essere attento: la ghiandola stessa ti aiuta, è un magnete. La tua attenzione è condotta verso di lei con la forza, viene assorbita. Nei vecchi testi tantrici si dice che l'attenzione è il cibo del terzo occhio. È affamato; da vite intere non viene nutrito. Se gli presti attenzione, si ravviva. Diventa vivo! Viene alimentato. E quando riconosci che l'attenzione è nutrimento, quando senti che la tua attenzione è attratta magneticamente, è spinta dalla stessa ghiandola, non risulta più essere una cosa difficile. Si deve solo conoscere il punto giusto. Per cui, chiudi semplicemente gli occhi, e lascia che entrambi si spostino verso il centro, quindi percepisci quel punto. Quando vi sarai vicino, all'improvviso gli occhi si fisseranno. E quando sarà difficile muoverli, sappi che hai colto il punto giusto. "L'attenzione tra le sopracciglia, lascia che la mente preceda il pensiero...". Se questa attenzione è presente, per la prima volta arriverai a sperimentare un fenomeno strano. Per la prima volta sentirai che i pensieri corrono di fronte a te: diventerai il testimone. È simile a uno schermo cinematografico: i pensieri vi scorrono, e tu ne sei un testimone. Quando la tua attenzione è focalizzata nel terzo occhio, immediatamente diventi il testimone dei pensieri. Di solito non ne sei il testimone: sei identificato con i pensieri. Se è presente la collera, tu diventi collera. Se scorre un pensiero, non ne sei il testimone: ti fondi col pensiero, ti identifichi, e scorri con lui. Diventi il pensiero, ne assumi la forma. Quando è presente il sesso, diventi il sesso; con l'ira diventi iracondo; con l'avidità, diventi avido: qualsiasi pensiero scorra in te, ti identifichi. Non hai distanza alcuna tra te e il pensiero. Ma focalizzato nel terzo occhio, all'improvviso diventi un testimone. Tramite il terzo occhio, diventi il testimone. Tramite il terzo occhio, puoi vedere i pensieri scorrere, simili a nuvole nel cielo, o a persone che camminano per strada. Cerca di essere un testimone. Qualsiasi cosa accada, cerca di essere un testimone. Sei malato, il corpo è dolorante e soffre, ti senti infelice e angosciato, qualsiasi sia la situazione, cerca di esserne un testimone. Qualsiasi cosa accade, non identificarti: sii un testimone, un osservatore. In questo caso, se ti diventa possibile osservare, sarai focalizzato nel terzo occhio. Inoltre, è vero anche il caso contrario: se sei focalizzato nel terzo occhio, diventerai un testimone. Queste due cose sono parti di un unico fenomeno. Per cui, come prima cosa, centrandoti nel terzo occhio si avrà il sorgere del sé testimone. A quel punto potrai affrontare i tuoi pensieri. E come seconda cosa, a quel punto potrai sentire la vibrazione sottile e delicata del respiro. A quel punto puoi percepire la forma del respiro, l'essenza del tuo respiro. Come prima cosa, cerca di capire cosa si intende con "la forma", con "l'essenza del respiro". Mentre respiri, non respiri solo aria. La scienza sostiene che si respira solo aria: ossigeno, idrogeno e altri gas che si combinano nell'aria. La scienza non dice altro; ma il Tantra sostiene che l'aria è un semplice veicolo, non la cosa in sé. Si respira prana, vitalità. L'aria è solo il veicolo; il prana è l'essenza contenuta nell'aria. Tu respiri prana, non semplice aria. Se si è focalizzati nel terzo occhio, all'improvviso si riesce a osservare l'essenza stessa del respiro: non solo il respiro, ma la sua stessa essenza, il prana. E se riesci a osservare quell'essenza, ti trovi sul punto da cui puoi fare un balzo, e si verifica una rottura dimensionale. (3) Il tocco di una piuma Shiva disse: "Toccando i bulbi oculari col tocco di una piuma, la leggerezza tra di loro apre al cuore e da lì permea il cosmo. " Usa entrambi i palmi, mettili sugli occhi chiusi, e lascia che tocchino i bulbi oculari, ma senza premere, come fosse il tocco di una piuma. Se premi, non accadrà nulla, questa tecnica non avrà effetto. Non premere; tocca con leggerezza. E dovrai operare una correzione, perché all'inizio premerai. Diminuisci la pressione sempre di più, finché toccherai senza pressione alcuna: i palmi toccheranno i bulbi oculari. Tocca senza premere, se premi la tecnica non funzionerà. Per cui, sii simile a una piuma. Come mai? Perché un ago può fare qualcosa che la spada non può fare. Se premi, cambierà la qualità del tocco: sarai aggressivo. E l'energia che scorre attraverso gli occhi è molto sottile: una piccola pressione e inizierai a lottare, si creerà resistenza. Se premi, l'energia che scorre attraverso gli occhi inizierà a opporre resistenza, a lottare; sorgerà conflitto. Per cui, non premere: perfino una pressione leggera è sufficiente all'occhio per produrre una reazione. È un tocco sottile, delicatissimo. Non premere: simile a una piuma, i tuoi palmi si limitano a toccare, come se non toccassero. Senza pressione: un tocco, una sensazione leggera dei palmi sugli occhi, è tutto. Cosa accadrà? Quando ti limiti a toccare senza premere, l'energia inizia a spostarsi verso l'interno. Se premi, l'energia lotterà con le mani, coi palmi, e si sposterà verso l'esterno. Un semplice tocco, farà invece muovere l'energia verso l'interno. La porta è chiusa; la porta è semplicemente chiusa e l'energia ricade all'indietro. E in quel momento sentirai una luminosità avvolgerti il viso e le mani. Questa energia che scorre all'indietro ti rende luminoso. E proprio tra i due occhi, si trova il terzo occhio, l'occhio della saggezza, il pmjna-chakshu. Proprio tra i due occhi! E l'energia che ricade all'indietro lo colpisce. Ecco perché ti senti leggero, leviterai, come se non esistesse alcuna forza di gravità. E dal terzo occhio l'energia ricade nel cuore. E un processo fisico: goccia dopo goccia, ricade, e tu avrai una sensazione di profonda leggerezza: il battito del cuore diminuirà, il respiro diminuirà, tutto il tuo corpo si sentirà rilassato. Anche se non entri in meditazione profonda, questo ti aiuterà dal punto di vista fisico. In qualsiasi momento, durante il giorno, rilassati su una sedia — oppure, se non hai una sedia a disposizione, è sufficiente che tu stia seduto, anche in treno — chiudi gli occhi e senti un essere rilassato in tutto il tuo corpo, quindi metti entrambi i palmi sugli occhi. Ma non premere: questa è la cosa più importante. Limitati a toccarli, col tocco di una piuma. Quando tocchi senza premere, i tuoi pensieri si arresteranno immediatamente. In una mente rilassata i tuoi pensieri non possono scorrere; si gelano. Hanno bisogno di febbre e frenesia, per muoversi hanno bisogno di tensione. Quando gli occhi sono silenti, rilassati, e l'energia si muove all'indietro, i pensieri si arresteranno. E tu percepirai una qualità euforica che andrà approfondendosi, giorno dopo giorno. Per cui, esegui questo esercizio molte volte al giorno. Anche per un solo istante, ti farà bene toccare i bulbi oculari. Quando i tuoi occhi si sentono esausti, privi di energia, stremati — dopo aver letto, visto un film, o guardato la TV — chiudi gli occhi e toccali. L'effetto sarà immediato. Ma se vuoi farne una meditazione, fallo per almeno quaranta minuti. E la cosa importante è non premere. E facile, per un istante, toccare con la leggerezza di una piuma; è difficile farlo per quaranta minuti. Molte volte te ne scorderai e inizierai a premere. Non premere. Per quaranta minuti resta semplicemente consapevole del fatto che le tue mani non hanno peso; si limitano a toccare. Continua a tenere questa consapevolezza: stanno toccando, non premendo. Diventerà una consapevolezza profonda, simile al respiro. Buddha diceva di respirare con piena consapevolezza, e la stessa cosa avverrà col tocco, perché dovrai ricordarti in continuazione di non premere. Le tue mani devono essere semplici piume, cose senza peso, che si limitano a toccare. La tua mente sarà totalmente presente, sveglia, vicino agli occhi, e l'energia fluirà costantemente. All'inizio cadrà a gocce. Nel giro di qualche mese sentirai che è diventata simile a un fiume, e in un anno sentirai che è diventata un fiume in piena. Quando accade — "toccando i bulbi oculari col tocco di una piuma, la leggerezza tra di loro apre al cuore" — quando tocchi, ti sentirai leggero. E lo sentirai subito! Nell'istante stesso in cui tocchi, verrà una leggerezza. E quella "leggerezza tra di loro si apre al cuore"; quella leggerezza penetra, si apre nel cuore. Nel cuore può entrare solo qualcosa di leggero, nulla di pesante riesce a entrarci. Solo le cose più leggere possono accadere nel cuore. Questa leggerezza tra i due occhi inizierà a decantare nel cuore, e il cuore si aprirà per riceverla: "e da lì permea il cosmo". E man mano che il flusso di energia diventa un torrente e quindi un fiume e poi un fiume in piena, verrai spazzato via, ne sarai travolto. Non sentirai più di essere. Sentirai che solo il cosmo esiste. Inspirando, espirando, sentirai di essere diventato il cosmo. Il cosmo entra ed esce. L'entità che sei sempre stato, l'ego, non sarà più presente. (4) Guardare la punta del naso Lu Tsu disse: "Si dovrebbe guardare la punta del naso. " Come mai? Perché è utile. Ti allinea al terzo occhio. Quando entrambi gli occhi sono a fuoco sulla punta del naso, accadono molte cose. La cosa fondamentale è questa: il terzo occhio si trova allineato con la punta del naso; pochi centimetri più in alto, ma su quella stessa linea. E quando ti trovi allineato al terzo occhio, la sua attrazione, la spinta, il suo magnetismo sono così forti che basteranno a richiamarti a lui, tuo malgrado. Devi semplicemente allinearti con precisione, in modo tale che l'attrazione, la sua forza di gravita inizino a entrare in funzione. Quando sarai allineato, non dovrai più compiere altri sforzi. All'improvviso scoprirai che la tua gestalt è cambiata, in quanto i due occhi creano la dualità nel mondo e nei pensieri, mentre l'occhio unico che si trova tra di loro, crea gli intervalli. Questo è un metodo semplicissimo per cambiare gestalt. La mente può creare distorsioni, può dire: "Bene, ora guardiamo la punta del naso. Pensa alla punta del tuo naso, concentrati su di essa". Se ti concentri troppo, ti sfuggirà il senso di questo esercizio, perché dovrai fissarti sulla punta del naso, ma in maniera assolutamente rilassata, per permettere al terzo occhio di tirarti a sé. Se sei troppo concentrato sulla punta del naso, se la tua messa a fuoco è troppo fissa, il terzo occhio non sarà in grado di attrarti, in quanto non ha mai funzionato finora. All'inizio la sua forza di attrazione non potrà essere molto forte. Pian piano crescerà sempre di più. E quando inizierà a funzionare, e la polvere che si è accumulata intorno a lui sarà scomparsa, e il meccanismo inizierà a girare senza cigolii, a quel punto anche se tu sarai fissato sulla punta del naso, ti attirerà a sé. Ma non all'inizio: dovrai essere molto leggero, non essere un peso, non forzare né imporre nulla. Dovrai essere semplicemente presente in quel punto, in una forma di abbandono... "Se non si è guidati dalla punta del naso, o si spalancano gli occhi e si vede in lontananza, di modo da non vedere il naso, oppure le palpebre si chiudono troppo, e gli occhi si chiudono, e di nuovo non si vede il naso. " Questa è un'altra funzione di uno sguardo molto delicato: non ti permette di spalancare gli occhi. Se li spalanchi, il mondo intero si apre di fronte a te, e sopravvengono mille distrazioni. Una donna splendida ti cammina di fianco, e tu inizi a seguirla, almeno con la mente. Oppure qualcuno litiga; non te ne preoccupi, ma inizi a pensare: "Cosa sta succedendo?". Oppure qualcuno piange e ti incuriosisci. Intorno a te accadono migliaia di cose: se gli occhi sono spalancati, tu diventi un'energia maschile, yang. Se gli occhi sono completamente chiusi, cadi un una sorta di sogno, ti metti a sognare: diventi energia femminile, yin. Per evitare entrambe le cose, guarda semplicemente la punta del naso. È un semplice stratagemma, ma il risultato è magico. E non è una cosa nota solo ai taoisti, la conoscono anche i buddhisti e gli hindu. Nel corso dei secoli, tutti coloro che hanno meditato, si sono in qualche modo imbattuti in questo fatto: se i tuoi occhi sono aperti per metà, in maniera miracolosa eviti due trappole. La prima è farsi distrarre dal mondo esterno, l'altra è farsi distrarre dal mondo onirico interiore. Resti sul confine tra il mondo esterno e quello interiore. E il punto è quello: essere su quel confine significa non essere né maschio né femmina, in quel momento. La tua visione è libera da dualismi; la tua visione ha trasceso la tua divisione, e solo allora ti allinei al campo magnetico del terzo occhio. "La cosa più importante è abbassare le palpebre nel modo giusto, e quindi lasciare che la luce scorra all'interno, da sola". E una cosa importantissima da ricordare: non devi spingere la luce all'interno, non la devi forzare. Se la finestra è aperta, la luce entra da sola. Se la porta è aperta, la luce si riversa all'interno. Non la devi portare, non la devi spingere, non la devi trascinare a forza. Come potresti farlo? Come potresti spingere la luce? Devi solo esserle aperto e vulnerabile. "Guarda con entrambi gli occhi la punta del naso ". Ricorda che devi guardare con entrambi gli occhi, in modo che essi perdano la loro dualità sulla punta del naso: sulla punta del naso la luce che scorre all'esterno, dagli occhi, si fonde, si unifica, ricade su un unico punto. Là dove i due occhi si incontrano, quello è il punto in cui si apre la finestra. E a quel punto ogni cosa va bene: lascia che esista, limitati a gioire, a celebrare, a goderne. Non devi fare nient'altro. "Si guarda la punta del naso con entrambi gli occhi, seduto eretto...". È utilissimo stare seduti eretti. Quando la tua spina dorsale è diritta, anche l'energia del tuo centro sessuale viene messa a disposizione del terzo occhio. Sono espedienti semplici, non richiedono complessità di sorta. .. quando i tuoi due occhi si incontrano sulla punta del naso, tu sei disponibile al terzo occhio. A quel punto metti a disposizione del terzo occhio la tua energia sessuale, e l'effetto verrà raddoppiato, diventerà potente, perché il tuo centro sessuale possiede tutta la tua energia. Quando la spina dorsale è diritta, anche il centro sessuale viene messo a disposizione del terzo occhio. E meglio attaccare il terzo occhio da entrambe le dimensioni, cercare di penetrare il terzo occhio da entrambe le direzioni. » "Innanzitutto... siedi con la schiena eretta e in una posizione confortevole". Il Maestro sta chiarendo ogni dettaglio. Certo, stai diritto, ma non assumere una posizione scomoda, altrimenti, di nuovo verrai distratto dalla tua scomodità. Questo è il significato delle posizioni dello yoga. La parola sanscrita "asana" significa "posizione comoda". La comodità è un requisito base per questo esercizio. Se no, la tua mente verrà distratta dalla scomodità. La posizione dev'essere assolutamente comoda. "E non significa necessariamente in mezzo alla testa ". Con 'centrarsi' non si intende che ci si deve centrare in mezzo alla testa. "Il centro è onnipresente; contiene ogni cosa; è connesso con tutto ciò che è sorto dall'intero processo della creazione". ( E quando hai raggiunto il terzo occhio, e ti ci sei centrato, e la luce inizia a riversarsi all'interno, hai raggiunto il punto da cui è sorta l'intera creazione. Hai raggiunto ciò che non ha forma, ciò che non è manifesto. Se vuoi, puoi chiamarlo Dio. Questo è il punto, è lo spazio da cui è sorta ogni cosa. Questo è il seme stesso dell'intera esistenza. E onnipotente, è onnipresente, è eterno. "Fissandolo è indispensabile la contemplazione". Cos'è la contemplazione? Un istante di non pensiero. Uno stato libero dal pensiero, un intervallo. Accade in continuazione, ma non gli si presta attenzione alcuna; altrimenti non ci sarebbero problemi. Sorge un pensiero, e poi un altro, e tra due pensieri esiste sempre un piccolo intervallo. Quello spazio è la porta verso il divino, quello spazio vuoto è la contemplazione: se guardi in profondità in quell'intervallo, inizierà a ingrandirsi sempre di più. La mente è simile a una via molto trafficata; passa una macchina, poi un'altra, e ti coinvolgi con quelle macchine al punto da non vedere più che tra loro esiste sempre una distanza, altrimenti si scontrerebbero: qualcosa tra loro esiste, che le tiene separate. I tuoi pensieri non si scontrano, non corrono gli uni sugli altri, gli uni negli altri. Non si sovrappongono minimamente. Ogni pensiero ha un confine proprio, ogni pensiero è definibile, ma il processo dei pensieri è così veloce, così rapido, che non riesci a vedere quell'intervallo, a meno che non lo stia realmente aspettando, a meno che tu non ne sia alla ricerca. La contemplazione implica un cambiamento di gestalt. Di solito noi guardiamo i pensieri: un pensiero, poi un altro, e un altro ancora. Quando cambi la tua gestalt, osservi un intervallo, poi un altro, e un altro ancora. La tua enfasi non è più sui pensieri, ma su quell'intervallo. "Non si dovrebbe stare seduti con rigidità, se sorgono pensieri mondani, ma si dovrebbe esaminare dove si trova quel pensiero, dove ha avuto origine, e dove scompare". Al primo tentativo, non accadrà. Guarderai la punta del naso, e appariranno i pensieri. Sono i frutti di vite intere, non ti lasceranno tanto facilmente. Sono diventati parte di te, sono praticamente una parte del tuo stesso organismo: hai vissuto una vita praticamente programmata. Accade: quando la gente è seduta in silenzio, in meditazione, sopraggiungono più pensieri del solito, è un'esplosione insolita. Una frotta di milioni di pensieri si assiepa, in quanto tutti hanno investito qualcosa su di te, ed ora tu vorresti sfuggire al loro potere? Ti renderanno le cose molto difficili. È inevitabile che si affrontino. Cosa farai? non puoi limitarti a star seduto lì, dovrai fare qualcosa. Lottare con loro non sarà d'aiuto, perché se ti metti a lottare ti dimenticherai di guardarti la punta del naso, di conservare la consapevolezza del terzo occhio, della circolazione della luce; scorderai ogni cosa e ti perderai in una giungla di pensieri. Se inizi a inseguire tutti quei pensieri, ti perderai, se li segui, sarai perduto, se lotti contro di loro, sarai perduto. Cosa si deve fare, dunque? Questo è il segreto. Anche Buddha lo ha usato. Di fatto, i segreti sono praticamente gli stessi perché l'uomo è lo stesso. La serratura è la stessa, per cui la chiave dev'essere la stessa. Il segreto è questo.: Buddha lo definisce "sammasatì", il giusto ricordare. Limitati a ricordare: questo pensiero è giunto, guarda dove si trova, senza antagonismo, senza giustificarlo, senza biasimarlo. Limitati a essere oggettivo, come lo è uno scienziato. Osserva dove si trova quel pensiero, da dove viene, dove va. Osservane la venuta, il suo soffermarsi, e dove si dirige. E i pensieri sono molto mobili: non si fermano a lungo. Devi semplicemente osservare il loro sorgere, il loro soffermarsi e il loro andarsene. Non cercare di lottare con loro, non cercare di seguirli, sii un osservatore silenzioso. E rimarrai sorpreso: più stabile diverrà l'osservazione, meno pensieri sorgeranno. E quando l'osservazione è perfetta, i pensieri scompaiono. Rimane solo un intervallo, un vuoto. Ma ricorda un'altra cosa: la mente può tornare a giocarti qualche scherzo. "Non si ottiene nulla, spingendo più in là il riflesso ". Ecco cos'è la psicoanalisi freudiana: libera associazione di pensieri. Viene un pensiero, quindi se ne aspetta un altro, e poi un altro, fino a formare una catena... è ciò che fanno i diversi tipi di psicoanalisi: inizi a muoverti all'indietro, nel tuo passato. Un pensiero è collegato a un altro, e così via, ad infinitum. Non c'è fine. Se segui questa strada, ti addentrerai in un viaggio infinito, che non servirà ad altro che a farti sprecare tempo. La mente è capace di farlo: stai attento! Non puoi andare al di là della coscienza, usando la coscienza, per cui non tentare una cosa così futile, così inutile; altrimenti, una cosa ti porterà a un'altra, in un processo senza fine, e tu scorderai completamente ciò che tentavi di fare lì. La punta del naso scomparirà, ti dimenticherai il terzo occhio, la circolazione della luce si sposterà a chilometri di distanza da te. Per cui, devi ricordare queste due cose, si tratta di due ali. La prima: contempla lo spazio in cui sorge un intervallo, allorché non sopraggiunge pensiero alcuno. E quando sorge un pensiero, guarda semplicemente queste tre cose: dove si trova, da dove viene, dove sta andando. Per un momento smetti di osservare l'intervallo vuoto, osserva il pensiero, guardalo e digli addio. E quando se ne va, di nuovo torna alla contemplazione. "Quando il volo dei pensieri inizia ad allargarsi in lontananza, si dovrebbe smettere e iniziare a contemplare. Si deve contemplare, per poi tornare a fissare". Quindi, quando sorge il pensiero, fissalo. Quando se ne va, contempla. "Questo è il duplice metodo di accelerare l'illuminazione. Indica la circolazione della luce, ha circolazione è fissità. La luce è contemplazione". Quando si contempla, si vedrà riversarsi all'interno la luce, e quando si fissa, si renderà possibile la circolazione: sono necessarie entrambe le cose. "La luce è contemplazione. La fissità senza la contemplazione, sarebbe circolazione senza luce". E ciò che è successo; è una calamità accaduta nell'hatha yoga. La gente fissa, si concentra, ma si è dimenticata della luce. Hanno scordato completamente l'ospite. Si limitano a preparare la casa, e si sono impegnati così tanto in questa preparazione che hanno scordato lo scopo per cui lo fanno. L'hatha yogin prepara il suo corpo senza sosta, lo purifica, assume posizioni yoga, fa esercizi di respirazione, persevera in tutto questo fino alla nausea. Ha scordato completamente il motivo per cui fa tutto questo. E la luce è lì ferma, ma lui non le permette di entrare, perché la luce può entrare solo quando egli si trova in uno stato di abbandono totale. "La fissità senza la contemplazione è circolazione senza luce". Questa è la calamità occorsa ai cosiddetti yogin. L'altro tipo di calamità è accaduta invece agli psicanalisti e ai filosofi. "La contemplazione senza fissità è come luce senza circolazione". Essi pensano alla luce, ma non hanno eseguito nessun preparativo per permetterle di riversarsi all'interno; si limitano a pensare alla luce.' Pensano all'ospite, immaginano mille e una cosa su di lui, ma la casa non è pronta. Entrambi non esperimentano nulla. Ricordalo! Non cadere in nessuno di questi due errori. Se riesci a stare attento, questo processo è molto semplice, eppure è infinitamente trasformante. In un solo istante, un uomo che lo comprende ( nel giusto modo, può entrare in una realtà separata. (5) 16. Stare semplicemente seduti Sei seduto, senza far nulla, seduto e basta... e tutto è silente e tutto è pace e tutto è beatitudine. Sei entrato in Dio, hai toccato il vero. (1) Zazen Lo Zen invita a stare semplicemente seduti. Senza far nulla. Stare seduti senza far nulla è la cosa più difficile del mondo. Ma quando hai capito il trucco, se perseveri nello stare seduto alcuni mesi, per qualche ora al giorno, senza saltare un solo giorno, pian piano accadranno molte cose. Ti sentirai assonnato, sognerai. La tua mente verrà affollata da molti pensieri, da molte cose. La mente dirà: "Perché sprechi il tuo tempo? Avresti potuto guadagnare un po' di soldi. Per lo meno avresti potuto andare al cinema, svagarti, oppure rilassarti e spettegolare. Avresti potuto guardare la TV o ascoltare la radio, o quanto meno leggere il giornale che ancora non hai scorso. Perché sprechi il tuo tempo?" La mente ti controbatterà in mille modi, ma se continui ad ascoltare, senza preoccuparti di lei... opererà ogni sorta di tranelli; produrrà allucinazioni, sogni, assopimento. Farà tutto il possibile per trascinarti fuori dal tuo semplice restare seduto. Ma se perseveri, se sei costante, un giorno sorgerà il sole. Un giorno accade, non ti sentirai più assonnato, la mente si sarà stancata di te, si sarà stufata, lascerà perdere l'idea che ti può intrappolare, chiuderà ogni contatto con te! Non ci sarà più sonno, né allucinazioni, né sogni, né pensieri. Sarai semplicemente seduto, senza far nulla... e tutto sarà silenzio, quiete e beatitudine. Sei entrato in Dio, hai raggiunto la verità. (2) Puoi stare seduto ovunque, ma qualsiasi cosa guardi non dovrebbe essere troppo stimolante. Ad esempio, gli oggetti non dovrebbero muoversi troppo. Diventerebbero una distrazione. Puoi guardare gli alberi, non sono un problema perché non si muovono e la scena rimane immobile. Puoi guardare il cielo, oppure stare semplicemente seduto in un angolo e guardare il muro. Inoltre, non guardare qualcosa in particolare: guarda il semplice vuoto. Visto che gli occhi sono presenti si deve guardare qualcosa, ma tu non guardi qualcosa di specifico. Non mettere a fuoco, né ti devi concentrare, su qualcosa: l'immagine dev'essere soffusa. E una cosa che rilassa moltissimo. E come quarta cosa, rilassa il tuo respiro. Non respirare, lascia che accada. Lascia che sia naturale e questo ti rilasserà ancor di più. La quarta cosa da ricordare è questa: lascia che il tuo corpo resti il più immobile possibile. Come prima cosa trova una posizione confortevole. Puoi sederti su un cuscino o su un materasso o su qualsiasi cosa ti faccia sentir comodo, ma quando ti sei sistemato, resta immobile, perché se il corpo non si muove, automaticamente la mente cade in silenzio. In un corpo in movimento, anche la mente continua a muoversi, perché corpo-mente non sono due cose separate. Sono una cosa sola... è una sola energia. All'inizio sarà un po' difficile, ma dopo qualche giorno godrai moltissimo questa meditazione. E col tempo, vedrai cadere Strato dopo strato la tua mente, e verrà il momento in cui sarai semplicemente senza mente. (3) Istruzioni Siediti di fronte a un muro vuoto, all'incirca alla distanza di un braccio. Gli occhi dovrebbero essere semiaperti, quindi lascia che lo sguardo si riposi con leggerezza sul muro. Tieni la schiena diritta, e adagia le mani l'una nell'altra con i pollici che si toccano, a formare un ovale, all'altezza dell'ombelico. Resta quanto più fermo ti è possibile per trenta minuti. Mentre sei seduto, concediti una consapevolezza priva di fuoco, non dirigere la tua attenzione su qualcosa in particolare, ma resta quanto più recettivo e sveglio ti è possibile, attimo dopo attimo. (4) La risata dello Zen Un giorno Buddha annunciò che avrebbe tenuto un discorso speciale, e migliaia di discepoli giunsero da ogni dove. Quando Buddha comparve, teneva in mano un fiore. Il tempo passava, ma Buddha non diceva nulla. Si limitava a guardare il fiore. La folla divenne impaziente, ma Mahakashyapa, che non riuscì più a trattenersi, rise. Buddha gli disse di farsi avanti, gli porse il fiore, e disse alla folla: "Io possiedo l'occhio del vero insegnamento. Tutto ciò che ho potuto dare tramite le parole l'ho dato a voi tutti; ma con questo fiore, dò a Mahakashyapa la chiave di questo insegnamento". E uno degli aneddoti più significativi, perché in questo modo venne trasmessa la tradizione dello Zen. Buddha fu la fonte, Mahakashyapa fu il primo Maestro, il Maestro fondatore dello Zen, e questa storia è l'origine di tutta la tradizione Zen, una delle più belle e più vive mai esistite sulla terra. Cercate di capire questa storia. Una mattina Buddha si presentò alla folla che come al solito si era riunita. Molte persone aspettavano di sentirlo parlare. Ma una cosa era nuova: aveva in mano un fiore. Mai, in precedenza, aveva portato qualcosa. La gente pensò che qualcuno glielo avesse regalato. Buddha si fece avanti, si sedette sotto l'albero. La folla aspettò e aspettò ma lui non iniziava a parlare. Non guardava neppure i presenti. Continuava a guardare il fiore. Passarono i minuti, le ore, e la gente divenne molto impaziente. Si dice che Mahakashyapa non riuscì a trattenersi: rise sonoramente. Buddha lo chiamò, gli diede il fiore e disse alla folla riunitasi: "Tutto ciò che può essere detto tramite le parole, l'ho detto a voi tutti, e ciò che non può essere detto attraverso le parole, lo dono a Mahakashyapa. La chiave non può essere trasmessa attraverso le parole. E io dono la chiave a Mahakashyapa". Ma per lo Zen questa< fu l'origine. Mahakashyapa divenne il primo detentore della chiave. Dopo di lui, in successione, esistettero in India sei detentori, fino a Bodhidharma. Egli fu il sesto detentore della chiave, ma cercò a lungo in tutta l'India, senza riuscire a trovare un uomo che avesse le capacità di Mahakashyapa, un uomo che potesse comprendere il silenzio. Per cercare l'uomo a cui poter trasmettere la chiave dovette lasciare l'India, altrimenti sarebbe andata perduta. Con Bodhidharma alla ricerca di un uomo a cui passare la chiave, un uomo in grado di comprendere il silenzio, capace di parlare cuore a cuore senza essere ossessionato dalla mente, un uomo che non avesse una testa, il buddhismo entrò in Cina. Questa comunicazione al di là delle parole è possibile solo da cuore a cuore. Per cui, per nove anni, Bodhidharma cercò in tutta la Cina, e alla fine riuscì a trovare un solo uomo. Un cinese divenne il settimo Maestro. E fino a oggi la chiave ha viaggiato. Esiste ancora; qualcuno ancora la detiene. Il fiume non si è ancora inaridito. Perfino a un Buddha chiediamo che parli, perché è la sola cosa che riusciamo a comprendere. E sciocco! Con un Buddha dovreste imparare a stare in silenzio, perché solo in quel caso egli può entrare in voi. Con le parole può bussare alla vostra porta, ma non potrà mai entrare; tramite il silenzio può entrare in voi, e se non riesce a farlo, non vi accadrà nulla. Il suo entrare in voi introdurrà un elemento nuovo nel vostro mondo; il suo entrare nel vostro cuore vi darà un nuovo battito e una pulsazione nuova, sprigionerà in voi una nuova vita, ma solo se entra in voi. Mahakashyapa rise della stupidità dell'uomo. I presenti erano inquieti e pensavano: "Quando si alzerà Buddha e finirà di stare zitto, così poi potremo andarcene a casa?", e lui rise. Con Mahakashyapa iniziò la risata, e nella tradizione Zen è proseguita, secolo dopo secolo. Non esiste un'altra tradizione in grado di ridere: nei monasteri Zen, si è continuato a ridere e si ride ancora. Mahakashyapa rise, e questa risata porta con sé molte dimensioni. La prima è riferita alla stupidità di quella situazione, in cui un Buddha è zitto e nessuno lo capisce, tutti si aspettano che parli. Per tutta la sua vita Buddha ha ripetuto che la verità non può essere espressa a parole, eppure tutti si aspettano che parli. La seconda dimensione: egli rise anche di Buddha, della commedia che aveva creato, stando seduto con un fiore in mano, guardandolo, creando tanto disagio, tanta inquietudine, in tutti. Egli rise di questo gesto teatrale di Buddha, rise a crepapelle. La terza dimensione: egli rise di se stesso. Come era riuscito a non capire, fino a quel momento? Era una cosa elementare, semplicissima. E il giorno in cui comprendi, riderai, perché vedrai che non c'è nulla da comprendere. Non esistono difficoltà da risolvere. Tutto è sempre stato semplice e chiaro. Come hai potuto non capire? Con Buddha seduto in silenzio, il canto degli uccelli sugli alberi, la brezza che scorre tra i loro rami, e tutti i presenti a disagio, Mahakashyapa comprese. Cosa comprese? Comprese che non c'è nulla da comprendere, non c'è nulla da dire, nulla da spiegare. L'intera situazione è semplice e cristallina: nulla è nascosto. Non occorre ricercare, perché ogni cosa è dentro di te, qui e ora. Rise anche di se stesso, dell'assurdità di uno sforzo protrattosi per vite intere, solo per capire questo silenzio, rise di tanto pensare. Buddha lo chiamò, gli diede il fiore e disse: "Ecco, ti dono la chiave". Quale chiave? Il silenzio e la risata sono la chiave: silenzio all'interno e la risata all'esterno. E quando la risata scaturisce dal silenzio, non è di questo mondo, è divina. Quando la risata scaturisce dal silenzio, non ridi alle spalle di nessuno. Ridi semplicemente di questo immenso scherzo cosmico. Ed è veramente una barzelletta! Per questo continuo a raccontarvi barzellette, perché hanno più sostanza di qualsiasi testo sacro. E una barzelletta, perché dentro di te hai tutto, e tu ne sei alla ricerca ovunque. Esiste barzelletta migliore? Sei un re, e ti comporti come un mendicante; non solo reciti la parte del mendicante, non solo inganni gli altri, inganni anche te stesso, credendoti un mendicante. Hai in te la fonte di ogni sapere e poni domande; possiedi il Sé senziente e pensi di essere ignorante; possiedi in te l'immortalità e temi la morte e la malattia. Questa è una barzelletta splendida, e se Mahakashyapa rise, fece benissimo. In seguito Mahakashyapa rimase in silenzio, e in silenzio il fiume interiore ha continuato a scorrere: la chiave è stata passata ad altri, ed è ancora viva, ancora apre quella porta. Questi sono i due elementi: il silenzio interiore, un silenzio così profondo che nel tuo essere non è presente vibrazione alcuna; tu esisti, ma non esistono increspature; sei un semplice stagno, privo di onde, non una sola cresta si solleva; tutto il tuo essere è in silenzio, immobile; all'interno, al tuo centro, il silenzio. E alla periferia, la celebrazione e la risata. E solo il silenzio può ridere, perché solo il silenzio è in grado di comprendere lo scherzo cosmico. A dirti la verità, il silenzio che esiste accompagnato dalla tristezza non può essere reale. Qualcosa non è andato per il giusto verso. Ti sei allontanato dal sentiero; hai perso la strada. Solo la celebrazione può darti la prova che è accaduto il vero silenzio. Che differenza esiste tra un silenzio reale e un silenzio falso? Un silenzio falso è sempre forzato. Lo si consegue con lo sforzo. Non è spontaneo, non è accaduto al tuo essere: tu lo hai fatto succedere. Sei seduto in silenzio e in te esiste un profondo tumulto. Lo reprimi, per cui non puoi ridere. Diventerai triste, perché la risata sarà pericolosa: se ridi, perderai quel silenzio, perché nella risata non riuscirai a reprimerti. La risata è contraria a ogni repressione. Se vuoi reprimerti, non dovrai ridere; se ridi, tutto verrà a galla. Nella risata affiorerà ciò che è reale, e ciò che è irreale andrà perduto. Questa è la chiave: il silenzio è il suo lato interiore, e quello esterno è la celebrazione, la risata. Sii in festa e in silenzio: crea intorno a te occasioni sempre nuove per celebrare: non costringere la sfera interiore a essere in silenzio, crea semplicemente occasioni sempre nuove di festa, così che il silenzio interiore possa fiorire. La meditazione non ti conduce al silenzio. La meditazione si limita a creare la situazione in cui accade il silenzio. E questo dovrebbe essere il criterio: ogni volta che il silenzio accade, nella tua vita sorgerà anche la risata. Intorno a te avverrà una celebrazione della vita. Quando il silenzio diverrà incontenibile, affiorerà come risata. Sarà così straripante che inizierà a dilagare in tutte le direzioni. Mahakashyapa rise. Dev'essere stata una risata folle, e in quella risata non esisteva più Mahakashyapa alcuno. Il silenzio rideva. Il silenzio era giunto a fiorire. La tua illuminazione è perfetta solo quando il silenzio arriva a celebrare. Per questo insisto perché si celebri, dopo ogni meditazione. Dopo essere stato in silenzio, ne devi godere, devi fare un atto di ringraziamento. Devi dimostrare una profonda gratitudine verso il Tutto, per avere la semplice occasione di esistere, di poter meditare, di poter essere in silenzio, di poter ridere. (5) 17. Crescere in amore Un rapporto fondato sulla meditazione Si devono capire alcune cose fondamentali. Innanzitutto, un uomo e una donna sono da un lato la metà l'uno dell'altra, e d'altro canto sono polarità opposte. Il loro essere opposti li attira l'uno all'altra. Più sono distanti, più profonda sarà l'attrazione; più sono diversi tra loro, maggiore sarà il fascino e la bellezza e l'attrazione. Ma qui sta l'intero problema. Quando si avvicinano, vogliono avvicinarsi ancor di più, vogliono fondersi l'uno nell'altra, diventare una sola entità, una totalità armonica, ma tutta l'attrazione si fonda sull'opposizione, e l'armonia dipenderà invece sul dissolversi dell'opposizione. Se una storia d'amore non è estremamente consapevole, creerà angoscia profonda, grossi problemi. Tutti gli amanti sono in difficoltà. E non si tratta di un problema personale; esiste a causa della natura stessa delle cose. Non esiste ragione per tanta attrazione — viene detto "cadere nelle braccia dell'amato" — non sanno spiegarsi come mai sono così attratti l'uno verso l'altra. Non sono neppure consapevoli delle cause che provocano tutto questo, per cui si verifica uno strano fenomeno: gli amanti più felici sono quelli che non si incontrano mai. Quando si incontrano, la stessa opposizione che aveva prodotto l'attrazione si trasforma in conflitto. Sulle inezie più insignificanti hanno attitudini diverse, hanno punti di vista diversi. Sebbene parlino la stessa lingua, non riescono a capirsi. Il modo in cui un uomo guarda il mondo è diverso da quello della donna. Ad esempio, l'uomo si interessa a cose molto lontane: il futuro dell'umanità, le stelle, se esistono esseri viventi sugli altri pianeti. Una donna sorride di queste assurdità. Si interessa alle piccole cose: ai vicini, alla famiglia, a chi tradisce la moglie, alle mogli che si innamorano del loro autista. I suoi interessi sono circoscritti, e molto umani. Non si preoccupa della reincarnazione, né della vita dopo la morte. Ha interessi più pragmatici, legati al presente, al qui e ora. L'uomo non è mai qui e ora. E sempre altrove! Si preoccupa di cose strane: la reincarnazione, la vita dopo la morte. Se entrambi i partner sono consapevoli del fatto che il loro è un incontro di opposti, e che questo non implica necessariamente un conflitto, nasce la grande occasione di comprendere in profondità il punto di vista opposto e di assorbirlo in sé. In questo caso, per un uomo e una donna vivere insieme diventa una splendida armonia. Altrimenti rimane un continuo litigio. Ci sono vacanze. Non si può continuare a lottare ventiquattro ore al giorno, si ha bisogno di un po' di riposo; il riposo serve a prepararsi a un nuovo litigio. Ed è uno dei fenomeni più strani: per migliaia di anni gli uomini e le donne hanno vissuto insieme, tuttavia sono rimasti estranei gli uni alle altre. Continuano a far nascere bambini, tuttavia rimangono estranei. L'approccio femminile e quello maschile sono così opposti tra loro che solo uno sforzo cosciente, solo se lo si trasforma nella propria meditazione, si potranno avere speranze, altrimenti non si avrà mai una vita tranquilla. Questa è una delle cose che mi interessa di più: come rendere l'amore e la meditazione così interconnessi tra loro da far diventare ogni storia d'amore un rapporto meditativo, automaticamente. E ogni meditazione ti rende così consapevole che non sarà più necessario cadere tra le braccia dell'amata, potrai "elevarti" in amore. Potrai trovare un amico in maniera consapevole, decidendolo. Con me senti una profonda armonia, momenti di pace, d'amore e di silenzio, e ovviamente sorge l'interrogativo in te: se questo è possibile con me, perché non dovrebbe essere possibile con l'uomo che ami? La differenza va compresa. Tu mi ami, ma non nello stesso modo in cui ami tuo marito o tua moglie. Il tuo amore nei miei confronti non è biologico; con me, il tuo amore è un fenomeno totalmente diverso: appartiene al regno dello spirito, non a quello del corpo. In secondo luogo, tu sei collegata a me a causa della tua ricerca del vero. La mia relazione con te si fonda sulla meditazione. La meditazione è il solo ponte che ci collega. E il tuo amore andrà a profondità maggiori, man mano che la tua meditazione scenderà in profondità, e viceversa: con il fiorire della tua meditazione, fiorirà anche il tuo amore. Ma accade a un livello assolutamente diverso. Con tuo marito, tu non hai un legame meditativo. Non sedete mai in silenzio, non state insieme per un'ora, solo per percepire l'uno la consapevolezza dell'altro. O lottate o fate all'amore, ma in entrambi i casi, avete una relazione fisica, biologica, ormonale. Non siete collegati con l'essenza più intima dell'altro. Le vostre anime restano separate. Nei templi e nelle chiese e in municipio, si sposano solo i corpi: le vostre anime restano distanti chilometri. Se vuoi avere un rapporto armonioso con il tuo uomo, dovrai imparare a essere più meditativa. L'amore da solo non è sufficiente. Da solo, l'amore è cieco; la meditazione gli fornisce occhi. La meditazione gli procura comprensione. E quando il tuo amore è al tempo stesso amore e meditazione, diventerete compagni di viaggio. In quel caso non sarà più una relazione qualunque tra marito e moglie. In quel caso diventerà un'amicizia sul sentiero della scoperta dei misteri della vita. L'uomo o la donna, da soli, troveranno il viaggio molto noioso e molto lungo, e così è accaduto in passato: vedendo questo perenne conflitto, tutte le religioni stabilirono che quanti volessero ricercare il vero, dovevano rinunciare all'altro. I monaci dovevano far voto di castità, e così pure le monache. Ma in cinquemila anni di storia, quanti monaci e quante suore sono diventate anime realizzate? Non potreste farmi neppure dieci nomi! E sono esistiti monaci e suore in tutte le religioni — buddhisti, hindu, cristiani, musulmani — cos'è accaduto? Il sentiero non è lungo. La meta non è lontana. Ma anche se vuoi raggiungere la casa dei tuoi vicini, avrai bisogno di entrambe le gambe. Saltellando su una sola gamba, quanta strada potrai fare? Io sto introducendo una visione nuova: gli uomini e le donne, uniti in profonda amicizia, in un rapporto d'amore e di meditazione, in quanto totalità organiche, possono raggiungere la meta in qualsiasi momento lo desiderino. Perché quella meta non è al di fuori: è l'occhio del ciclone, è l'essenza più intima del tuo essere. Ma la puoi trovare solo quando sei integro, e non potrai essere integro senza l'altro. L'uomo e la donna sono due parti di una totalità. Per cui, anziché sprecare tempo litigando, cercate di comprendervi. Cercate di mettervi al posto dell'altro; cercate di vedere come vede l'uomo, di vedere come vede la donna. E quattro occhi sono sempre meglio di due, ti daranno una visione globale su tutte e quattro le direzioni. Ma si deve ricordare una cosa: senza meditazione, l'amore è destinato al fallimento, è impossibile che abbia successo. Puoi fingere, puoi ingannare gli altri, ma non puoi ingannare te stesso. In profondità sai che tutte le promesse fatte dall'amore sono rimaste inadempiute. Solo con la meditazione l'amore inizia ad assumere colorazioni nuove, nuova musica, nuovi canti, nuove danze, perché la meditazione ti fornisce l'intuizione per comprendere la polarità opposta, e in quella stessa comprensione il conflitto scompare. Tutto il conflitto che esiste nel mondo è frutto di un fraintendimento. Tu dici qualcosa, tua moglie capisce qualcos'altro. Tua moglie dice qualcosa, tu capisci qualcos'altro. Ho visto coppie che hanno vissuto insieme per trenta o quarant'anni; e ancora sembrano essere immature come lo erano il primo giorno vissuto insieme. Ancora hanno la stessa lamentela: "Lei non mi capisce". Avete vissuto insieme quarant'anni e ancora non siete riusciti a trovare il modo di farvi capire da vostra moglie senza che vi fraintenda, e di capirla senza fraintenderla!? Io penso che non potrà accadere, se non grazie alla meditazione, perché la meditazione vi fornisce le qualità del silenzio, della consapevolezza, di un ascolto paziente, la capacità di mettersi al posto dell'altro. Con me è possibile: io non mi interesso alle trivialità della vita. Voi siete qui essenzialmente per ascoltare e comprendere. Siete qui per crescere dal punto di vista spirituale. Naturalmente non si pone il problema di un conflitto, e l'armonia sorge senza sforzo. Potete amarmi con totalità, perché il vostro rapporto con me si fonda sulla meditazione. Con qualsiasi altro uomo o con qualsiasi altra donna, se si vuol vivere in armonia si dovrà creare la stessa atmosfera che avete portato qui, con me. Non sono cose impossibili, tuttavia non abbiamo provato la medicina giusta. E vorrei ricordarvi che la parola "medicina" deriva dalla stessa radice di "meditazione". La medicina cura il corpo; la meditazione cura l'anima. La medicina cura il vostro lato materiale; la meditazione la parte spirituale. Le persone vivono insieme, e i loro spiriti sono carichi di ferite; per questo le inezie li feriscono tanto. La gente vive senza comprensione alcuna. Per questo, qualsiasi cosa fanno si risolverà in un disastro. Se ami un uomo, la meditazione sarà il dono migliore che gli potrai mai fare. Se ami una donna, il kohinoor, il più grosso diamante del mondo, non sarà nulla: la meditazione sarà un dono di gran lunga più prezioso, e renderà la vostra vita pura e semplice felicità. Noi in potenza possiamo vivere nell'assoluta felicità, ma non sappiamo come fare. Da soli, al massimo possiamo essere tristi. Insieme, ci ritroviamo in un vero inferno. Perfino un uomo come Jean-Paul Sartre, un uomo molto intelligente, dovette dire che l'altro è un inferno, che è meglio essere soli, con l'altro non ce la si può fare. Divenne così pessimista, che arrivò a dire che è impossibile vivere con un'altra persona, l'altro è un inferno. E per il mondo comune, Sartre ha ragione. Ma con la meditazione l'altro diventa il tuo paradiso. Ma Jean-Paul Sartre non ha idea alcuna di cosa sia la meditazione. Questa è la miseria dell'uomo occidentale. L'uomo occidentale si lascia sfuggire la fioritura della vita perché non sa nulla della meditazione, e l'uomo orientale se la lascia sfuggire in quanto non conosce nulla dell'amore. E per me, così come l'uomo e la donna sono due metà di una totalità, lo sono anche l'amore e la meditazione. La meditazione è l'uomo; l'amore la donna. Nell'incontro della meditazione e dell'amore si ha l'incontro dell'uomo e della donna. E in quell'incontro, noi creiamo l'essere umano trascendentale, che non è né uomo né donna. E se non arriveremo a creare l'essere umano trascendente, non abbiamo molte speranze. Ma io ho la sensazione che la mia gente è in grado di fare ciò che in apparenza sembra impossibile. (1) Il cerchio dell'amore Shiva disse: "Percepisci le qualità sottili della creatività che permeano il tuo seno mentre assumono configurazioni delicate. " Concentrati sui seni, fonditi in loro, scordandoti il resto del corpo. Sposta tutta la tua consapevolezza verso i seni, e ti accadranno molti fenomeni. Se riesci a farlo, se ti concentri totalmente nelle vicinanze dei seni, tutto il corpo perderà peso, e una dolcezza, intensa e profonda, ti avvolgerà. Pulserà intorno a te, dentro di te, sopra e sotto, ovunque; sarà una profonda sensazione di dolcezza. In realtà, tutte le tecniche che sono state sviluppate, sono state create dagli uomini, per cui danno sempre il consiglio di centrarsi in aree per loro più facili. Da ciò che so, solo Shiva offre alcune tecniche ideate espressamente per le donne. Un uomo non potrà eseguire questa tecnica. Di fatto, se un uomo cerca di concentrarsi sui seni, si sentirà a disagio. Provateci. Nel giro di cinque minuti, ti sentirai sudare, ti sentirai molto a disagio, perché i seni nel maschio sono una polarità negativa, e ti forniranno negatività. Ti sentirai a disagio, scomodo, avrai la sensazione che qualcosa non vada per il verso giusto nel corpo, ti sentirai malato. Ma i seni della donna sono positivi. Se la donna si concentra vicino ai seni, si sentirà felice, beata, il suo essere verrà avvolto da una dolcezza sublime, perderà peso. Si sentirà leggera, quasi potesse volare. E con questa concentrazione cambieranno molte cose: la donna diventerà simile a una madre. Forse non lo è, ma ne assumerà le qualità. Il tuo rapporto con gli altri sarà più materno; sorgeranno in te una compassione e un amore maggiori. Ma questa concentrazione nelle vicinanze dei seni, dev'essere fatta in maniera rilassata, non tesa. Se senti tensione, sorgerà una divisione tra te e i seni. Rilassati e fonditi in loro, e senti di non essere più: esistono solo i seni. Se l'uomo vuol fare la stessa cosa, dovrà farla con il suo centro sessuale, non con i seni. Ecco perché il primo chakra è tanto importante in ogni yoga della kundalini. Si deve concentrare -alla base del suo pene: li si trova la sua creatività, il suo polo positivo. E ricorda sempre: non concentrarti mai su nulla di negativo, perché in quel caso seguirà negatività. Con il polo positivo, seguirà tutto ciò che è positivo. Quando un uomo e una donna si incontrano, queste due polarità — negativa nella parte superiore dell'uomo, e positiva in quella inferiore; e negativa nella parte inferiore della donna e positiva in quella superiore — queste polarità positiva e negativa, si incontrano e creano un cerchio. Quel cerchio è beatitudine, ma non è comune beatitudine. Nelle comuni attività sessuali, quel cerchio non nasce: ecco perché ci si sente tanto attratti e al tempo stesso si prova repulsione per il sesso. Lo brami, ne hai un bisogno immenso, lo chiedi, ma quando ti viene dato, quando è presente, ti senti frustrato: non accade nulla. Accade qualcosa solo quando entrambi i corpi sono assolutamente rilassati e aperti l'uno verso l'altro, liberi da paure e da resistenze. L'abbandono è così completo che le due elettricità si possono fondere e incontrare, creando una circolazione. In questo caso avviene un fenomeno stranissimo... il Tantra lo ha registrato, ma forse voi non ne avete mai sentito parlare. E un fenomeno stranissimo: quando due amanti si incontrano realmente e diventano un cerchio, avviene un guizzo: * per un istante l'amato diventa la sua amata, e l'amata diventa il suo amato. È un istante, un attimo dopo tutto torna come prima. Per un istante il maschio diventa la femmina, e la femmina diventa il maschio; perché l'energia è in movimento, e muovendosi diventa un cerchio energetico. Per cui accadrà che il maschio da attivo, si rilasserà e la femmina diventerà attiva. Ciò vorrà dire che in quel momento l'energia maschile è passata nel corpo femminile, e la donna diventerà attiva mentre l'uomo resta passivo. E la cosa proseguirà. Di solito, voi siete uomo o donna. In profondo amore, in un orgasmo profondo, accadrà che per un istante l'uomo diventerà donna e la donna uomo. Lo si percepirà senza ombra di dubbio, il ruolo passivo cambierà. Nella vita esiste un ritmo; in ogni cosa esiste un ritmo. Inspiri, e l'aria entra in te — poi, per pochi secondi ti fermi, non c'è movimento alcuno. Quindi di nuovo, il respiro si sposta, fuoriesce — e di nuovo ci sarà una battuta di arresto, non ci sarà movimento alcuno, quindi riprenderà. Movimento, pausa, movimento: il tuo cuore pulsa; un battito, una pausa, un altro battito, una pausa. Il battito è attività, la pausa passività. Il battito è il maschio, la pausa la femmina. La vita è un ritmo. Quando due persone si incontrano, un maschio e una femmina, sorge un cerchio: ci saranno pause, per entrambi. Tu sarai una donna e poi, all'improvviso, ci sarà un intervallo, non sarai più una donna, diventerai un uomo. Sarai un uomo poi una donna poi un uomo. E quando percepirai questi intervalli, sentirai di aver realizzato quel cerchio. (2) Scuotersi nel sesso Shiva disse: "Quando in quell'abbraccio i tuoi sensi sono scossi come foglie, entra in quello scuotimento. " "Quando in quell'abbraccio", in quella profonda comunione con l'amata o l'amante, "i tuoi sensi sono scossi come foglie, entra in quello scuotimento". Noi siamo terrorizzati: facendo all'amore, non permettiamo ai nostri corpi di muoversi molto, perché se viene permesso loro di muoversi, l'azione sessuale si diffonderà in tutto il corpo. La si può controllare, mentre è locale, nell'area genitale. La mente può conservare il controllo. Ma quando si diffonde in tutto il corpo, non la puoi più controllare. Puoi iniziare a scuoterti, a urlare, e quando il corpo prende il sopravvento non potrai più controllarlo. Noi reprimiamo i movimenti. In particolare, nel mondo intero, si reprime il movimento delle donne. Esse giacciono come cadaveri. Tu fai qualcosa a loro, loro non fanno nulla verso di te. Sono partner passivi. Come mai? Come mai nel mondo intero l'uomo reprime così la donna? Esiste una paura: quando il corpo di una donna viene posseduto, è difficile che un solo uomo possa soddisfarla, perché la donna può avere una catena di orgasmi, l'uomo no. Un uomo può avere un solo orgasmo: la donna può averne a catena. Esistono conferme nella casistica: ogni donna può avere come minimo tre orgasmi consecutivi, l'uomo può averne uno solo. E grazie all'orgasmo di un uomo, la donna si risveglia ed è pronta ad averne altri. Ma in questo caso sorgono difficoltà. Come tenere la situazione sotto controllo? Scuotiti! Vibra! Lascia che ogni cellula del tuo corpo danzi, e questo vale per entrambi i partner. Anche l'amante danza, vibra in ogni sua cellula. Solo in questo caso essi si possono incontrare, e in quel caso non si tratterà di un incontro mentale. E un incontro delle vostre bio-energie. Scuotersi è semplicemente meraviglioso, perché quando ti scuoti facendo all'amore, l'energia inizia a scorrere in tutto il corpo, l'energia vibra in ogni punto del corpo. Ogni cellula del tuo corpo viene coinvolta. Ogni cellula diventa viva, perché ogni cellula è una cellula sessuale. Quando sei stato generato, il tuo essere è stato creato da due cellule sessuali: quelle due cellule sono presenti in tutto il tuo corpo. Si sono moltiplicate all'infinito, ma la tua unità elementare rimane la cellula sessuale. Quando ti scuoti in tutto il corpo, non avviene solo un incontro tra te e la tua amata. Anche dentro il tuo corpo, ogni cellula si incontra con la cellula opposta. Quello scuotersi lo provoca: sembrerà un po' animale, ma l'uomo è un animale, per cui non c'è nulla di sbagliato. Entra in questo scuotimento, e mentre ti scuoti non restare distaccato. Non essere uno spettatore, perché la mente è uno spettatore. Non restare distaccato! Sii quello scuotimento, diventa lo scuotimento. Scorda ogni altra cosa e diventa quello scuotimento. Non è il tuo corpo a scuotersi: sei tu, tutto il tuo essere. Diventa lo scuotimento in quanto tale. In questo caso non esisteranno più due corpi, due menti. All'inizio vi saranno due energie che si scuotono, e alla fine un unico cerchio, non due entità. Cosa accadrà in questo cerchio? Innanzitutto, diventerai parte della forza esistenziale: non una mente socializzata, ma una forza esistenziale. Diventerai parte del cosmo intero. In quello scuoterti, sarai parte del cosmo, e quel momento sarà di profonda creazione. Ti dissolvi in quanto corpo solido, diventi liquido, scorrete l'uno nell'altra. La mente è persa, persa è la divisione. Siete una unità. Questo è adwaita: questa è non dualità. E se non riesci a percepire questa non dualità, allora tutte le filosofie su di essa sono inutili. Sono semplici parole. Quando conosci questo momento non duale esistenzialmente, riesci a comprendere le Upanishad. Solo in questo caso, puoi comprendere i mistici, ciò di cui stanno parlando quando parlano di una unità cosmica, di una totalità. In questo caso non sei separato dal mondo, non sei un alieno nei suoi confronti. In questo caso l'esistenza diventa la tua casa. E con questa sensazione, di essere a casa nell'esistenza, scompare ogni preoccupazione. In questo caso non esiste angoscia, né lotta, né conflitto. Questo è ciò che Lao Tzu chiama Tao, ciò che Shankara chiama adwaita. Puoi scegliere una tua parola per definirlo, ma tramite un profondo abbraccio d'amore, diventa facile percepirlo. Sii vivo, scuotiti, e diventa lo scuotimento in sé. (3) Il cerchio dell'amore eseguito da soli Shiva disse: "Perfino ricordando l'unione, senza l'abbraccio, avviene la trasformazione!" Quando avrai imparato le due precedenti meditazioni, non sarà più necessario neppure il partner. Puoi ricordare semplicemente l'atto d'amore ed entrarci. Ma come prima cosa ne devi avere la sensazione. Se la conosci, potrai entrarci senza il partner. È un po' più difficile, ma accade. E se non accade, rimarrai dipendente: nasce una dipendenza. Accade per molte ragioni. Se hai vissuto quella sensazione, se hai conosciuto l'istante in cui tu non eri presente, eri solo energia vibrante — eri diventato un'unità ed esisteva un cerchio di energia col tuo partner — in quel momento il partner non esisteva. In quel momento esistevi solo tu, e la stessa cosa accadeva al tuo partner: esistevano solo lui o lei. Quell'unione ha un centro dentro di te: il partner non è più presente. E per la donna è più facile avere questa sensazione perché le donne fanno sempre all'amore con gli occhi chiusi. Eseguendo questa tecnica è consigliabile avere gli occhi chiusi. Solo in questo caso sorge una sensazione interiore di un cerchio, si ha una sensazione interiore di unità. In questo caso, limitati a ricordarlo. Chiudi gli occhi; sdraiati come se fossi vicino al tuo partner. Limitati a ricordare e inizia a sentire quella dimensione. Il tuo corpo inizierà a scuotersi e a vibrare. Lascialo fare! Scorda completamente che l'altro non esiste. Agisci come se fosse presente: solo all'inizio sarà un "come se". Quando lo saprai non lo sarà più. A quel punto l'altro sarà presente. Agisci come se stessi entrando realmente nel fare all'amore. Fai qualsiasi cosa avessi fatto con il tuo partner. Urla, muoviti, agitati. Presto comparirà il cerchio, e quel cerchio è miracoloso. Presto avrai la sensazione che si è creato quel cerchio, ma ora non sarà frutto dell'unione con un uomo o con una donna. Se sei un uomo, l'intero universo sarà diventato la tua donna; se sei una donna, l'intero universo sarà diventato il tuo uomo. Ora vivi in profonda comunione con l'esistenza stessa, e la porta, l'altro, non sarà più presente. L'altro è una semplice porta. Mentre fai all'amore con una donna, di fatto fai all'amore con l'esistenza intera. La donna è una semplice porta, e così pure l'uomo. L'altro non è che una porta che si apre sul Tutto, ma tu hai così fretta che non te ne accorgi mai. Se resti in comunione col tuo partner, in un profondo abbraccio che può durare ore, ti scorderai dell'altro che diventerà una semplice estensione della totalità. Quando arrivi a conoscere questa tecnica la puoi usare da solo, e quando riesci a farlo ti darà una libertà nuova: sarai libero dall'altro. In questo caso, l'intera esistenza diventa l'altro — il tuo amato, il tuo amante — per cui si può usare questa tecnica in continuazione, e restare in costante comunione con l'esistenza. A quel punto la si potrà praticare anche nell'altra dimensione: mentre cammini, al mattino, la potrai praticare. In quel caso sarai in comunione con l'aria, col sole nascente, con le stelle e gli alberi. Puoi farlo fissando le stelle nella notte, oppure guardando la luna. Puoi fare all'amore con l'universo intero quando sai come accade. Ma è bene iniziare con un essere umano, perché sono più vicini a noi, sono la parte più vicina a noi, dell'universo intero. Ma non sono indispensabili. Puoi fare un salto e dimenticarti completamente di quella soglia: "Perfino ricordando quell'unione, accade la trasformazione". E tu verrai trasformato: ti rinnoverai. Il Tantra consiglia di muoversi in questa tecnica totalmente. Scordati di te stesso, della civiltà, della tua religione, della tua cultura, della tua ideologia. Scorda ogni cosa. Entra semplicemente nell'atto sessuale, e sii totale: non tenere nulla in disparte. Diventa assoluta assenza di pensiero. Solo in questo caso sorge consapevolezza di essersi fusi con qualcuno. E questa sensazione di unità può quindi essere slegata dal partner, ed essere utilizzata con l'intero universo. Puoi fare all'amore con un albero, con la luna, con qualsiasi cosa. Quando sai come fare a creare questo cerchio, lo puoi creare con qualsiasi cosa, e anche senza qualcosa. Puoi creare questo cerchio dentro di te, perché l'uomo è al tempo stesso maschio e femmina, e lo stesso dicasi per la donna: sei entrambe le cose perché sei stato creato da due persone, da un uomo e da una donna, ragion per cui metà del tuo essere avrà in sé l'altra. Quindi puoi scordare ogni cosa e creare il cerchio dentro di te. E quando quel cerchio diviene interiore (il tuo uomo incontra la tua donna; la donna interiore incontra l'uomo interiore), vivrai un abbraccio ulteriore. E solo quando si crea questo cerchio, si consegue la vera castità. Altrimenti, ogni voto di castità è pura perversione: non fa che creare problemi. E quando questo cerchio è creato all'interno del tuo essere, tu sei libero. (4) PARTE QUARTA Ostacoli alla meditazione 1. Le due difficoltà Esistono solo due difficoltà lungo il sentiero della meditazione: la prima è l'ego. La società, la famiglia, la scuola, la chiesa, tutti coloro che ti circondano fanno in modo che tu divenga egoista. Perfino la psicologia moderna si fonda sul rafforzamento dell'ego. La psicologia e l'educazione moderne pensano che se una persona non ha un ego solido non sarà in grado di lottare nella vita, luogo in cui esiste una competizione tale che, se fossi un umile, verresti messo in disparte, non riusciresti mai a farti avanti. Hai bisogno di un ego d'acciaio, molto forte, per vivere in un mondo tanto competitivo, solo così puoi avere successo. In qualsiasi campo — può essere il mondo degli affari, la politica, una professione qualsiasi — devi avere una personalità capace di imporsi, e gli ingranaggi di tutta la nostra società funzionano per produrre nel bambino quel tipo di personalità. Fin dalla più tenera infanzia, iniziamo a dirgli: "Sii il primo della classe", e quando il bambino diventa il primo della classe, tutti lo elogiano. Cosa fate? Nutrite il suo ego fin dai primi passi. Gli date un'ambizione: "Puoi diventare il presidente del paese, puoi diventare primo ministro". E il bambino inizia il suo viaggio nella vita con queste idee, e il suo ego si ingrossa sempre più, con ogni suo successo. L'ego è il male più grave che abbia colpito l'umanità, sotto tutti i punti di vista. Se hai successo, il tuo ego si ingrossa, e questo " è un pericolo, perché in questo caso dovrai rimuovere una grossa pietra sul tuo sentiero, perché diventerà un ostacolo. Viceversa, se l'ego è piccolo, se non hai avuto successo, se hai dimostrato di essere un fallimento, il tuo ego diventerà una ferita. In questo caso farà soffrire, creerà un complesso di inferiorità, e anche così creerà un problema. Avrai sempre paura di affrontare qualsiasi cosa, perfino la meditazione, perché sai di essere un fallimento, sai di non farcela: questa è diventata l'idea fissa nella tua mente. Hai fallito in ogni situazione, e la meditazione è qualcosa di così vasto... non potrai mai farcela. Se affronti la meditazione con questa idea — se pensi che fallirai inesorabilmente, in quanto credi sia il tuo destino — è ovvio che non potrai mai riuscirci. Quindi, se l'ego è grosso ti sarà di impedimento. E se è molto piccolo ti segnerà come una ferita, e sarà anche in questo caso un ostacolo. In ogni situazione umana l'ego è uno dei problemi da affrontare a priori. (1) Nel ventre della madre ogni bambino è profondamente estatico. Certo, ne è inconsapevole, non ne sa nulla. E così unito alla sua beatitudine che non esiste nessuno in lui in grado di riconoscere quell'estasi. La beatitudine è il suo essere, e non esiste distinzione alcuna tra colui che conosce e la cosa conosciuta. Ovviamente, il bambino non è consapevole di essere estatico. Si diventa consapevoli solo quando si perde qualcosa. E così; è difficilissimo conoscere qualcosa se non la si è perduta, perché quando non la si è persa, si è così partecipi che non esiste distanza: l'osservatore e la cosa osservata sono fusi l'uno nell'altra; la cosa conosciuta e colui che conosce sono un'unica entità. Ogni bambino vive immerso in uno stato di beatitudine profonda, anche gli psicologi lo ammettono: sostengono che l'intera ricerca religiosa non è altro che un modo per ritrovare il ventre della madre. Usano quel fatto per criticare la religione, ma per me non è affatto una critica. È la semplice verità. Certo, la ricerca della religione è una ricerca del ventre. La ricerca della religione è una ricerca per rendere questa intera esistenza un ventre. Il bambino è in profonda sintonia con la madre. Il bambino non è mai fuori fase con la madre: non sa di esserne separato. Se la madre è in salute, lo è anche lui; se la madre è malata, lo è anche lui. Se la madre è triste, lo è anche lui; se la madre è felice, lo è anche lui. Se la madre balla, il bambino balla; se la madre sta seduta in silenzio, il bambino è in silenzio. Il bambino non ha ancora limiti propri: questa è beatitudine allo stato puro, ma dev'essere perduta. Quando il bambino nasce, viene improvvisamente balzato fuori da questo equilibrio. All'improvviso si trova sradicato dalla terra, dalla madre. Perde i suoi ormeggi senza però sapere chi egli sia. Quando era nel ventre della madre, non era necessario che lo sapesse. Non gli serviva: era ogni cosa, in quanto non esisteva distinzione alcuna. Non esisteva un "tu", per cui non si poneva il problema di un "io". La realtà era indivisa. Era adwaita allo stato puro, pura non-dualità. Ma quando viene al mondo, il cordone ombelicale viene tagliato e il bambino inizia a respirare per conto proprio; all'improvviso tutto il suo essere diventa una ricerca per conoscere chi egli sia. E naturale. Ora inizia ad acquistare coscienza dei propri confini, del suo corpo, dei suoi bisogni. A volte è felice, a volte è triste, a volte si sente appagato, a volte è insoddisfatto; a volte ha fame e piange, e non vede comparire la madre; altre volte è allattato al seno della madre, e di nuovo gode di quella intima unione. Ma ora sorgono in lui molti stati d'animo, e col tempo inizierà a percepire la separazione. E avvenuto un divorzio, quel matrimonio si è rotto. Egli era sposato in forma assoluta, con la madre; ora sarà sempre separato. E deve scoprire chi egli sia. Per tutta la vita, si continua a ricercare ciò che si è: è la ricerca fondamentale. Come prima cosa il bambino diventa consapevole del "mio", quindi di "me", poi di "te", e infine dell'"io". Si procede sempre così. E un processo ben preciso, segue sempre questo ordine. Come prima cosa, egli diventa consapevole del "mio". Osservalo, perché anche tu sei costruito così, il tuo ego è strutturato in questo modo. Come prima cosa il bambino diventa consapevole del "mio": questo giocattolo è mio, questa è mia madre. Inizia a possedere. Come prima cosa entra in gioco il possessore; la possessività è un elemento fondamentale. Per questo tutte le religioni invitano a diventare non-possessivi, perché con il possesso ha inizio l'inferno. Osserva un bambino: è molto geloso, è possessivo, tutti i bambini cercano di sottrarre tutto agli altri, e al tempo stesso proteggono i propri giocattoli. Inoltre, certi bambini sono violenti, assolutamente indifferenti ai bisogni altrui. Se un bambino sta giocando e ne arriva un altro, vedrai subito un Adolf Hitler, un Gengis Khan, un Nadir-shah: si aggrapperà ai suoi giocattoli, sarà pronto a lottare, a scagliarsi sull'altro bambino. Sorge un problema di territorio, di dominio. Come prima cosa entra in gioco il possesso, questo è il veleno base. E il bambino inizia a dire: "Questo è mio". Una volta che il "mio" è entrato in gioco, si entra in competizione con chiunque. Una volta che il "mio" ha fatto la sua comparsa, la tua vita si trasforma in competizione, in lotta, in conflitto, in violenza, in aggressività. La fase successiva è "me". Quando hai qualcosa che puoi rivendicare come tuo, all'improvviso grazie a quella rivendicazione, sorge l'idea di essere il centro di quei possessi. I possessi diventano il tuo territorio, e attraverso quei possessi sorge una nuova idea: "mio". E quando ti assesti nel "me", riesci a vedere con chiarezza di avere dei confini, e quanti si trovano al di fuori di quei confini sono "tu", "l'altro": l'altro acquista evidenza, e a questo punto le cose iniziano ad andare in frantumi. L'universo è uno solo, è un'unità. Nulla è diviso. Ogni cosa è collegata a tutte le altre; si tratta di un'incredibile interrelazione. Tu sei collegato alla terra, sei collegato agli alberi, alle stelle; e le stelle sono collegate a te, agli alberi, ai fiumi, alle montagne. Ogni cosa è interconnessa. Nulla è separato, nulla può esserlo. Non può affatto esistere una separazione. Ad ogni istante respiri — inspiri, espiri — e in continuazione esiste un ponte che ti collega all'esistenza. Mangi, e l'esistenza entra in te; defecando, diventa concime: la mela sull'albero, domani entrerà a far parte del tuo corpo, e una parte del tuo corpo verrà espulsa come concime, e diventerà nutrimento per l'albero... è un processo continuo di dare-e-prendere. Non ci si arresta neppure per un istante. Quando il processo si ferma, sei morto. Cos'è la morte? Separazione. Essere uniti è vivere, essere fuori dall'unità significa essere morti. Per cui, più pensi: "Sono separato", meno sarai sensibile, più sarai morto, ti trascinerai, spento. E più ti senti collegato, più questa intera esistenza è parte di te e tu ne sei parte. Quando comprendi che noi siamo connessi gli uni agli altri, ecco che all'improvviso la visione cambia. In questo caso questi alberi non sono alieni, stanno continuamente preparando nutrimento per te. Quando inspiri, immetti ossigeno nel tuo organismo, quando espiri, espelli anidride carbonica; gli alberi inspirano anidride carbonica ed espirano ossigeno: esiste una continua comunione. Noi siamo in sintonia. La realtà è una unità, e con l'idea di "me", "te", usciamo dalla realtà. E quando in noi prende piede una concezione errata, l'intera visione della vita viene stravolta... "Me", e quindi "te", e alla fine sorge in quanto riflesso, l'"io". L'"io" è la forma di possessività più sottile e più cristallizzata. Una volta che si esprime l'"io", si è commesso un sacrilegio. Quando dici "io", ti stacchi radicalmente dall'esistenza, non è una rottura reale, altrimenti moriresti; ma nelle tue idee tu sei completamente staccato dalla realtà. D'ora in poi vivrai lottando in continuazione con la realtà. Lotterai contro le tue stesse radici. Lotterai contro te stesso. Ecco perché Buddha dice: "Lasciati andare alla deriva". Puoi farlo solo se abbandoni l'idea dell'"io", altrimenti non ce la farai. La lotta persisterà. Ecco perché diventa tanto difficile il primo passo nella meditazione. Se vi dico di stare semplicemente seduti in silenzio, non potrete mai farlo; ed è una cosa semplicissima. Tutti pensano che sia la cosa più semplice; non dovrebbe essere necessario insegnarlo. Dovrebbe essere sufficiente sedersi, per essere in silenzio. Ma non lo puoi fare, perché l'"io" non può concederti neppure un solo istante di rilassamento. Se ti concedesse un momento di rilassamento, riusciresti a vedere la realtà. E quando si arriva a conoscere la realtà, si dovrà lasciar cadere l'"io". In quel caso non può durare. Per cui, l'"io" non ti concede mai un attimo di vacanza. Anche se vai sulle colline, in vacanza, neppure là l'"io" ti permette un istante di riposo. Prendi con te la radio, la TV, porti con te tutti i tuoi problemi e ti tieni occupato. Sei andato fin là per rilassarti, ma persisti nel tuo comportamento senza cambiare nulla, non ti rilassi. L'"io" non si può rilassare. Esiste attraverso la tensione. Produrrà tensioni nuove, nuove preoccupazioni; non smetterà mai di produrre nuovi problemi, non ti concederà riposo alcuno. Basta un solo minuto di riposo e l'intera costruzione fondata sull'"io" inizierà ad andare in pezzi, perché la realtà è così bella rispetto alle brutture dell'"io". Si lotta in continuazione, inutilmente. Lotti per cose che accadrebbero comunque naturalmente. Lotti inutilmente. Desideri cose che sarebbero tue, se non le desiderassi. Di fatto, desiderandole le perdi. Ecco perché Buddha dice: "Scorri con la corrente. Lascia che ti conduca all'oceano". "Mio", "me", "tu", "io": questa è la trappola. E questa trappola crea infelicità, nevrosi, pazzia. E questo è il problema: il bambino deve attraversare questo processo, perché non sa chi egli sia e ha bisogno di una identità, forse falsa, ma di certo migliore di un'assoluta mancanza di identità. Ha bisogno di una identità: deve sapere con esattezza chi egli sia, per cui si crea un falso centro. L'"io" non è il tuo centro reale. E un falso centro: utile, fatto per crederci, prodotto da te, ma non ha nulla a che vedere con il tuo vero centro. Il tuo centro reale è il centro di ogni cosa. Il tuo vero Sé, è il Sé di ogni cosa. Al centro, l'intera esistenza è unità: così come là dove nasce la luce, il sole, tutti i raggi sono uniti. Più ti allontani, più quei raggi si allontanano l'uno dall'altro. Il tuo centro reale non è solo il tuo centro, è il centro del Tutto. Ma noi abbiamo creato piccoli centri privati, fatti in casa, manufatti da noi. Ne esisteva la necessità, in quanto il bambino nasce senza confine alcuno, senza la minima idea di chi egli sia: è una necessità dettata dal bisogno di sopravvivere. Come potrebbe, altrimenti? Gli si deve dare un nome, un'idea di chi egli sia. Certo, questa idea viene dall'esterno: qualcuno ti dice che sei bello, altri che sei intelligente, altri che sei vivace. E tu collezioni ciò che la gente dice. E da tutte quelle frasi raccogli un'immagine di te. Non guardi mai dentro di te, non guardi mai chi sei. Questa immagine sarà falsa, perché nessuno potrà mai sapere chi sei, e nessun altro potrà mai dire chi sei. La tua realtà interiore non è disponibile ad altri che non sia te stesso. La tua realtà interiore è impenetrabile ad altri che non sia te stesso. Solo tu puoi essere nel tuo centro. Il giorno in cui scopri che la tua identità è falsa, raccogliticcia, frutto di opinioni altrui e da te collezionate... una volta, pensaci: siedi in silenzio e pensa a chi sei. Sorgeranno molte idee. Continua a osservare da dove spuntano e ne scoprirai la fonte. Qualcosa proviene da tua madre, e sono la maggior parte, l'ottanta se non il novanta per cento. Qualcosa proviene da tuo padre, qualcosa dai tuoi insegnanti, qualcosa dai tuoi amici, qualcosa dalla società. Limitati a guardare: riuscirai a suddividere le varie fonti. Nulla è frutto del tuo sentire, neppure l'uno per cento. Che identità è mai questa, se tu non hai dato il benché minimo contributo? E tu sei il solo che avrebbe dovuto dare forma a tutta la tua personalità. Il giorno in cui scopri questo, la religione acquista importanza. Il giorno in cui scopri tutto questo, inizi a cercare una tecnica, un metodo che ti aiuti a entrare nel tuo essere; a conoscere con esattezza, nella realtà, dal punto di vista esistenziale, chi sei. Non ti accontenti più di una collezione di immagini prese dall'esterno, non vuoi più che gli altri riflettano la tua realtà: vuoi affrontarla direttamente, nella sua immediatezza; vuoi entrare nella tua natura, e sentire da lì. Perché chiedere a qualcun altro? E a chi potresti chiederlo? Gli altri sono ignoranti per ciò che concerne loro stessi, quanto lo sei tu di te stesso. Non si conoscono: come potrebbero conoscere te? Guarda come vanno le cose, come continuano a funzionare, come succedono: una cosa falsa conduce a un'altra. Tu sei praticamente raggirato, ti lasci imbrogliare. Sei preso in giro da persone che possono non averlo fatto consapevolmente. A loro volta possono essere stati presi in giro da altri. Tuo padre, tua madre, i tuoi insegnanti, possono essere stati frodati da altri: i loro padri, le loro madri, i loro insegnanti. E a loro volta hanno raggirato te: farai la stessa cosa con i tuoi figli? In un mondo migliore, dove la gente sarà più intelligente, più consapevole, si insegnerà ai bambini l'idea che questa identità è falsa: "E necessaria, noi te la diamo, ma solo per un periodo di tempo provvisorio, in attesa che tu in prima persona scopra chi sei". Non sarà la tua realtà. E prima scoprirai chi sei, meglio sarà. Prima potrai mettere da parte questa idea, meglio sarà, perché da quel momento soltanto sarai realmente nato, e sarai realmente vero, autentico. Diventerai un individuo. Le idee che raccogliamo dagli altri ci forniscono una personalità, e ciò che arriviamo a sapere dall'interno ci fornisce una individualità. La personalità è falsa, l'individualità è reale. La personalità è acquisita, imprestata; la realtà, l'individualità è autentica, nessuno te la potrà mai dare. Nessuno potrà mai dire chi sei. Per lo meno una cosa nessun altro potrà mai darti: la risposta all'interrogativo "Chi sono?". Tu dovrai scendere, scavare nelle profondità del tuo essere. Strati su strati di identità, di identità false, devono essere rotti. E quando si entra dentro di sé c'è paura, perché sopraggiunge il caos. In qualche modo con la tua falsa identità te la sei cavata. Ti sei adattato. Sai che ti chiami così o cosà; hai delle credenziali, dei diplomi, delle lauree, attestati universitari, dottorati, hai prestigio, denaro, una tradizione. Hai modi particolari per definirti. E possiedi un'idea, per quanto possa funzionare, ma funziona. Entrare dentro di te, significa mettere da parte questa definizione utile... sorgerà il caos. Prima di arrivare al tuo centro, dovrai superare una fase molto caotica. Ecco perché si ha paura. Nessuno vuole entrare dentro di sé. La gente continua a insegnare: "Conosci te stesso"; noi li ascoltiamo, senza mai sentirli. Non ci facciamo mai caso. Si intuisce che lasciando libero il caos ci si perderà in esso, se ne resterà invischiati. E a causa della paura di quel caos, continuiamo ad aggrapparci a tutto ciò che esiste all'esterno. Ma in questo modo sprechiamo la nostra vita. (2) La mente e il suo chiacchierio Il secondo ostacolo sul sentiero della meditazione è il continuo chiacchierio della mente. Non riesci a stare seduto neppure un minuto, senza che la mente smetta di frullare: pensieri importanti, insignificanti, sensati, senza senso, continuano a scorrere a frotte. E un traffico continuo, ed è sempre l'ora di punta! (3) Vedi un fiore e lo definisci a parole; vedi un uomo che attraversa la strada e verbalizzi. La mente è in grado di tradurre tutto ciò che è esistenziale in una parola, trasformando ogni cosa. Queste parole creano una barriera, diventano una prigione. Questo flusso costante, teso a trasformare ogni cosa in parole, a ridurre l'intera esistenza a parole, è una barriera. È un ostacolo verso una mente meditativa. Per cui, la prima cosa necessaria verso una crescita meditativa, è essere consapevoli di questo costante verbalizzare, e riuscire a fermarlo. Osserva le cose e basta, senza verbalizzare. Sii consapevole della loro presenza, ma non mutarle in parole. Lascia che le cose esistano al di fuori del linguaggio; lascia che le persone esistano senza linguaggio; lascia che le situazioni esistano senza verbalizzarle. Non è impossibile, è naturale ed è possibile. È la situazione attuale a essere artificiale, è una situazione costruita, ma ci siamo così abituati, è diventata così automatica, che non siamo neppure consapevoli dell'avvenuta trasformazione, di questo traslare l'esperienza in parole. Sorge il sole. Non sei mai consapevole dell'intervallo che esiste tra il tuo vederlo e la verbalizzazione. Vedi il sole, lo senti, e subito lo verbalizzi. Perdi ogni distanza tra il tuo vederlo e il tuo tradurlo in parole, non hai mai una percezione diretta. E si dovrebbe diventare consapevoli in quell'intervallo: ci si dovrebbe rendere conto che il sorgere del sole non è una parola. E un fatto, una presenza, una situazione. La mente muta automaticamente le esperienze in parole. Queste parole vengono accumulate, e quindi si interpongono tra l'esistenza (ciò che è esistenziale) e la consapevolezza. Meditazione significa vivere senza parole, vivere in maniera non verbale. Per cui, queste memorie accumulatesi, questi ricordi verbali, diventano ostacoli verso la crescita meditativa. Meditazione significa vivere senza parole, vivere in una situazione non verbale. A volte accade spontaneamente. Quando sei innamorato di qualcuno, accade. Se sei veramente innamorato, percepisci la presenza, non il linguaggio dell'altro. Quando due amanti sono in intimità diventano silenti. Non perché non abbiano nulla da esprimere; al contrario, esiste una enormità straripante che dev'essere espressa. Ma le parole non sono mai presenti, non possono esserlo: vengono solo quando l'amore se ne è andato. Se due amanti non sono mai in silenzio, se parlano sempre, quella è una indicazione che l'amore è morto. Ora stanno colmando quella distanza con le parole. Quando l'amore è vivo, le parole non sono mai presenti, perché l'esistenza stessa dell'amore ti travolge, è così penetrante da superare la barriera del linguaggio e delle parole. E nel mondo comune, solo in amore quella barriera viene superata. La meditazione è il culmine dell'amore: amore non per una sola persona, ma per la totalità dell'esistenza. Per me, meditazione è vivere in una relazione viva con la totalità dell'esistenza che ti circonda. Se riesci a essere in amore con qualsiasi situazione, sei in meditazione... La società ti fornisce un linguaggio, senza non potrebbe esistere; un linguaggio è indispensabile. Ma l'esistenza non ne ha bisogno. E non voglio dire che dovresti esistere senza: dovrai usare un linguaggio, ma il meccanismo di verbalizzazione dovrebbe essere tale da permetterti di accenderlo e spegnerlo secondo il tuo volere. Quando esisti in quanto essere sociale, quel meccanismo è necessario; senza, non potresti vivere nella società. Ma quando sei solo con l'esistenza, quel meccanismo deve essere spento; devi poterlo spegnere. Altrimenti, vorrà dire che il meccanismo è impazzito. Se non sei in grado di spegnerlo, se prosegue all'infinito, corre al di fuori della tua volontà, vorrà dire che ti ha in suo potere. Tu ne sei diventato schiavo. La mente dovrebbe essere uno strumento, non il padrone. Purtroppo è diventata il padrone. Quando la mente diventa il padrone, sorge uno stato non meditativo. Quando tu sei il padrone, quando la tua consapevolezza ha il predominio, sorge uno stato meditativo. Ragion per cui, meditazione significa dominio del meccanismo, diventare padrone del meccanismo. La mente, e il suo funzionamento verbale, non sono un assoluto. Tu esisti al di là, e l'esistenza si trova al di là. La consapevolezza esiste al di là del verbale, e così pure l'esistenza. Quando la consapevolezza e l'esistenza si fondono, entrano in comunione. Questo stato è chiamato meditazione. La comunione tra la consapevolezza e l'esistenza è detta meditazione. La sfera verbale deve essere fatta cadere. Non voglio dire che debba essere soppressa, eliminata, messa in disparte. Voglio solo dire che una cosa utile in società è diventata un'abitudine che dura ventiquattro ore al giorno, senza necessità alcuna. Quando cammini, devi muovere le gambe ma quando sei seduto devono stare ferme. Se continuassero a muoversi anche mentre sei seduto, vuol dire che sei diventato matto, che le gambe sono impazzite. Devi essere in grado di fermarle. Allo stesso modo, quando non parli con nessuno, il linguaggio non dovrebbe essere presente. E uno strumento utile per parlare, è una tecnica utile per comunicare; dovresti usarlo quando vuoi comunicare, ma quando non devi comunicare nulla a nessuno non dovrebbe esistere. Se riesci a fare questo — ed è una cosa possibile, se la capisci — puoi crescere nella sfera della meditazione. Dico "puoi crescere", perché i processi della vita non sono mai fredde addizioni, sono sempre processi di crescita. Quindi, la meditazione è un processo di crescita, non una tecnica. Una tecnica è sempre morta; ti può essere aggiunta, mentre un processo è sempre vissuto. Cresce, si espande. Il linguaggio è necessario, è utile, ma non devi vivere sempre tra le parole. Dev'esserci un momento in cui sei esistenziale e non esiste verbalizzazione alcuna. Quando esisti semplicemente, non significa che stai vegetando: è presente la consapevolezza, ed è presente in forma più accentuata, è più viva, in quanto il linguaggio la ottunde. È inevitabile che il linguaggio sia ripetitivo, mentre l'esistenza non lo è mai. Per cui, il linguaggio crea noia. E più il linguaggio è importante per te, più la mente ha un orientamento verbale, più sarai annoiato. Il linguaggio è una ripetizione, l'esistenza non lo è. Quando vedi una rosa, non è mai una ripetizione. E una rosa nuova, assolutamente nuova. Non è mai esistita e non tornerà mai a esistere. E li presente per la prima e l'ultima volta. Ma quando diciamo che questa è una rosa, il termine "rosa" è una ripetizione: è sempre presente, lo sarà sempre. Con una parola vecchia hai ucciso un'esistenza nuova. L'esistenza è sempre giovane, le parole sono sempre vecchie. Tramite le parole sfuggi l'esistenza, con il linguaggio scappi dalla vita, perché il linguaggio è una cosa morta. E più sei coinvolto nel linguaggio, più ne vieni schiacciato fino a morire. Uno studioso è assolutamente morto perché è linguaggio, non è altro che parole. Sartre, scrivendo la sua autobiografia, l'ha intitolata: "Parole". Meditazione vuol dire vivere, vivere in totalità, e si può vivere totalmente solo quando si è in silenzio. Con questo non voglio dire essere inconsapevoli. Si può essere in silenzio e inconsapevoli, ma quel silenzio non avrà vita alcuna: di nuovo, ti sfuggirebbe la realtà. (4) Che fare, dunque? È un interrogativo importante. Osserva, non cercare di arrestare il processo del pensiero. Non è necessario fare nulla contro la mente. Cosa potresti fare? Sarebbe una lotta tra la mente e la mente stessa. Divideresti in due la tua mente: una parte tenterà di dominare l'altra. È una cosa assurda, folle. Potresti impazzire. Non cercare di arrestare la mente o il pensiero: limitati a osservare, lascia che il flusso continui. Lasciagli libertà totale: lascia che scorra quanto più velocemente gli aggrada. Non cercare di controllarlo in nessun modo. Sii un semplice testimone. È meraviglioso! La mente è uno dei meccanismi più splendidi. Ancora la scienza non è stata in grado di creare nulla che la uguagli. La mente resta ancora un capolavoro: così complicata, così potente, con potenzialità incredibili e infinite. Osservala! Gioiscine! E non osservarla come fosse un nemico, perché in questo caso non riuscirai mai a osservarla. Hai già dei pregiudizi, le sei già contro. Hai già deciso che nella mente qualcosa è sbagliato, hai già tratto delle conclusioni. E quando guardi qualcuno come se ti fosse nemico, non guardi mai in profondità: non lo guardi mai negli occhi, lo eviti. Osservare la mente significa: guardarla con amore profondo, con profondo rispetto, con reverenza. E un dono datoti da Dio! Nulla nella mente in sé è sbagliato. Nulla è sbagliato nel pensiero, in quanto tale. E un processo bellissimo come lo sono tutti. Le nuvole che scorrono nel cielo sono splendide, perché non i pensieri che scorrono nel cielo interiore? I fiori che spuntano sugli alberi sono magnifici, perché non i pensieri che spuntano nel tuo essere? Il fiume che scorre verso l'oceano è stupendo, perché non il flusso dei pensieri che corrono verso un ignoto destino? Non è un processo meraviglioso? Osservalo con profonda reverenza. Non lottare, sii un amante per loro. Osserva le sottili sfumature della mente; le impennate improvvise, le splendide contorsioni; i balzi e le intuizioni; i giochi che la mente continua a fare; i sogni che la increspano, l'immaginazione, i ricordi; le mille e una proiezione che crea. Osservai Resta in disparte, distaccato, lontano, non farti coinvolgere, e col tempo inizierai a percepire... Man mano che la tua capacità di osservazione diventa più profonda, man mano che la tua consapevolezza scende in profondità, sorgeranno degli intervalli, degli spazi vuoti. Passato un pensiero, prima che ne compaia un altro, sorge un intervallo. Una nuvola è passata, l'altra si sta avvicinando: esiste un intervallo. In quegli spazi vuoti, per la prima volta avrai delle intuizioni della non-mente, assaporerai la non-mente. Lo puoi chiamare un assaggio dello Zen, o del Tao, o dello Yoga. In quei brevi intervalli, all'improvviso il cielo è limpido e il sole risplende. Il mondo all'improvviso si riempie di mistero, perché cadono tutte le barriere. Lo schermo che vela i tuoi occhi non esiste più: tu vedi con chiarezza, il tuo sguardo è penetrante; l'intera esistenza diventa cristallina. All'inizio saranno momenti rari, pochi e distanti tra loro. Ma ti daranno un'intuizione di cosa sia il samadhi. Sono piccole pozze di silenzio che verranno per poi scomparire. Ma ora sai di essere sul sentiero giusto, e tornerai a osservare. Passato un pensiero, osserverai; trascorso un intervallo, osserverai. Le nuvole sono bellissime e lo è anche lo splendore del sole. Ora non scegli più. Non hai una fissazione mentale. Non dici: "Vorrei solo gli intervalli di vuoto". E stupido pretenderlo, perché quando ti fisserai in questo desiderio, di nuovo opererai una scelta contro il pensiero che farà scomparire quegli spazi vuoti. Accadono solo quando tu sei lontanissimo, distaccato. Accadono, non possono essere indotti a forza. Accadono, non puoi costringerli a verificarsi. Sono eventi spontanei. Continua a osservare. Lascia che i pensieri vengano e vadano — ogni volta che se ne vogliono andare — non c'è nulla di male! Non cercare di manipolare né di dar loro una rotta; lascia che si muovano in piena libertà. A quel punto verranno intervalli più grandi. Verrai benedetto da piccoli satori, da mini-satori. A volte trascorreranno minuti senza che un solo pensiero sia presente; non ci sarà traffico alcuno: un silenzio totale, privo di disturbi. Quando verranno intervalli più grandi, non solo avrai chiarezza per vedere il mondo: con quegli intervalli sorgerà una chiarezza nuova, che ti permetterà di vedere nel mondo interiore. Con i primi intervalli vedrai nel mondo: gli alberi saranno più verdi di quanto non ti sembrino ora. Sarai circondato da una musica infinita, la musica delle sfere. All'improvviso sarai alla presenza di Dio, l'ineffabile, il misterioso, che ti toccherà anche se tu non riuscirai ad afferrarlo; sarà alla portata della tua mano, pur restando trascendente. Con gli intervalli più grandi, accadrà la stessa cosa dentro di te. Dio non sarà solo all'esterno, all'improvviso stupirai: è anche dentro di te. Non è solo ciò che viene visto, è anche colui che vede: è all'interno e all'esterno. Ma non attaccarti neppure a questo. L'attaccamento è il cibo che alimenta la mente. L'osservazione priva di attaccamento è la via per arrestare la mente senza fare sforzo alcuno. E quando inizi a godere di questi momenti estatici, sorgerà in te la capacità di trattenerli più a lungo. Alla fine, un giorno, diventerai un maestro. A quel punto, quando vorrai pensare, penserai; se sarà necessario il pensiero, lo userai; se il pensiero non sarà necessario, lo lascerai riposare. La mente esisterà sempre: sarà presente, ma potrai usarla o non usarla. A quel punto sarà una tua decisione. Sarà simile alle tue gambe: se vuoi correre, le usi; se non vuoi correre, le lasci semplicemente riposare, ma le gambe rimangono. Allo stesso modo, la mente rimarrà in te. La non-mente non è contrapposta alla mente, è al di là della mente. La non-mente non entra in gioco con l'uccisione e la distruzione della mente: appare quando hai compreso la mente in maniera così totale che il pensiero non risulta più necessario. La tua comprensione lo ha sostituito. (5) 2. Falsi metodi Meditazione non è concentrazione Le meditazioni possono essere sbagliate. Ad esempio, qualsiasi meditazione ti porti a una profonda concentrazione, è sbagliata. Ti chiuderai sempre di più anziché aprirti. Se restringi la tua consapevolezza, concentrandoti su qualcosa, se escludi l'intera esistenza fissandoti su una sola cosa, creerai dentro di te una tensione sempre più grande. Per questo si parla di "attenzione", il cui significato è quello di "tensione". Concentrazione, e il suono stesso della parola lo dice, ti da una sensazione di tensione. La concentrazione ha una sua utilità, ma non è meditazione. Nel lavoro scientifico — nella ricerca scientifica, in un laboratorio — si ha bisogno di concentrazione. Ti devi concentrare su un problema, ed escludere tutto il resto, al punto che potrai arrivare a dimenticare il resto del mondo: il tuo mondo si confina al problema su cui ti stai concentrando. Ecco perché gli scienziati sono svaniti. Le persone che si concentrano troppo diventano sempre smemorate, perché non sanno come fare a restare aperte al mondo intero. Mi ricordo un aneddoto. Uno scienziato, professore di zoologia, disse ai suoi studenti: «Ho portato una rana, appena presa in uno stagno, così potremo studiarne l'aspetto esteriore, e in seguito potremo sezionarla». E subito prese ad aprire un pacchetto dal quale spuntò un panino al prosciutto. «Strano,» borbottò, «ricordo perfettamente di averlo mangiato!» Agli\scienziati succede. Si fissano su un problema, e la loro mente si restringe a quello. Certo, una mente focalizzata può avere una sua utilità: diventa più penetrante, simile a un ago affilato; può colpire con esattezza il punto giusto, ma si lascia sfuggire la vita che la circonda, nella sua vastità. Un Buddha non è un uomo che si concentra; è un uomo di consapevolezza. Non ha mai cercato di restringere la propria consapevolezza; al contrario, ha cercato di lasciar cadere tutte le barriere in modo tale da diventare totalmente disponibile all'esistenza intera. Osserva... l'esistenza è un processo simultaneo. Mentre sto parlando, simultaneamente scorre il rumore del traffico. Il treno, gli uccelli, il vento che soffia tra gli alberi: l'intera esistenza converge in questo momento. Voi mi ascoltate, io vi parlo, e accadono milioni di cose, questo momento è di una ricchezza estrema. La concentrazione ti rende focalizzato su di un punto, a un costo altissimo: elimini il novanta per cento della vita. Se stai risolvendo un problema di matematica, non puoi ascoltare gli uccelli: sarebbero una distrazione. I bambini che giocano, i cani che abbaiano per la strada, sarebbero una distrazione. A causa della concentrazione, la gente ha cercato di fuggire dalla vita; di andare sull'Himalaya, in una caverna, in luoghi isolati, per potersi concentrare su Dio. Ma Dio non è un oggetto, Dio è la totalità di questa esistenza, è questo momento: Dio è la totalità. Ecco perché la scienza non sarà mai in grado di conoscere Dio. Il metodo della scienza è la concentrazione, e proprio perché usa quel metodo, la scienza non potrà mai conoscere Dio. Che fare? Ripetere un mantra, praticare la meditazione trascendentale, non servirà a nulla. In America la meditazione trascendentale è diventata importantissima in quanto offre un approccio oggettivo, e pertanto si addice alla mente scientifica: è la sola meditazione in cui è possibile fare un lavoro scientifico. Di fatto è concentrazione e non meditazione, per cui la mente scientifica è in grado di comprenderla. Nelle università, nei laboratori scientifici, nei metodi di ricerca psicologici, si sono fatti molti studi sulla MT, proprio perché non è meditazione: è concentrazione, è un metodo di concentrazione. Ricade sotto la stessa categoria in cui è iscritta la concentrazione scientifica; tra le due cose esiste un legame. Ma non ha nulla a che vedere con la meditazione. La meditazione è così vasta, è un fenomeno così incredibilmente infinito, che rende impossibile qualsiasi ricerca scientifica. Solo se un uomo diventa compassione dimostrerà di averla conseguita. Le onde alfa non saranno di grande utilità, sono ancora parte della mente, mentre la meditazione non appartiene alla mente, è qualcosa che va al di là. Per cui, lasciatemi esporre alcune cose fondamentali. La prima: la meditazione non è concentrazione ma rilassamento; ci si limita a rilassarsi in se stessi. Più ci si rilassa, più ci si sente aperti, vulnerabili, meno si sarà rigidi. Si diventa più flessibili, e all'improvviso l'esistenza inizia a penetrarti. Non assomigli più a una roccia, ti apri alla vita. Rilassamento è permettere a se stessi di entrare in uno stato in cui non si fa più nulla, perché se si fa qualcosa, la tensione persisterà. È uno stato di non-azione: ti rilassi e ti limiti a godere quella sensazione di rilassamento. Rilassati in te stesso, chiudi semplicemente gli occhi, e ascolta tutto ciò che accade intorno a te. Non occorre sentire nulla come distrazione: nel momento in cui percepisci qualcosa come una distrazione, neghi Dio. In questo momento Dio è giunto a te in forma di uccello, non lo negare. Ha bussato alla tua porta in quanto uccello. Un istante dopo giunge sotto le spoglie di un cane che abbaia, o come un bambino che piange disperato, o come una risata folle. Non lo negare; non rifiutarlo: accettalo, perché se lo neghi entrerai in tensione. Ogni negazione produce tensione, accettalo. Se ti vuoi rilassare segui la via dell'accettazione. Accetta tutto ciò che accade intorno a te; lascia che diventi una totalità organica. Lo è — puoi saperlo come puoi non saperlo: ogni cosa è interconnessa. Questi uccelli, questi alberi, questo cielo, questo sole, questa terra, tu, io, ogni cosa è in relazione. È un'unità organica. Se il sole scomparisse, scomparirebbero gli alberi; se scomparissero gli alberi, scomparirebbero gli uccelli; se uccelli e alberi scomparissero, tu non potresti essere qui, scompariresti. È un ecosistema: ogni cosa è profondamente connessa con tutte le altre. Per cui, non negare nulla, perché nel momento in cui neghi qualcosa, neghi qualcosa dentro di te. Se rifiuti il canto di questi uccelli, in te qualcosa verrà rifiutato. Se ti rilassi, accetti; l'accettazione dell'esistenza è il solo modo per rilassarsi. Se cose insignificanti ti disturbano, è la tua attitudine che provoca disturbo dentro di te. Siedi in silenzio; ascolta tutto ciò che accade intorno a te, e rilassati. Accetta, rilassati, e all'improvviso sentirai sorgere in te un'energia in> mensa. E quando dico di osservare, non devi "cercare di osservare"; altrimenti tornerai a essere teso, e inizierai a concentrarti. Limitati a rilassarti, sii sciolto, e osserva... cos'altro puoi fare? Sei li, senza nulla da fare, accetti ogni cosa, non devi negare nulla, non c'è nulla da rifiutare. Nessuna lotta, nessun litigio, nessun conflitto. Ti limiti a osservare. Ricorda: osserva semplicemente. (6) La meditazione non è introspezione Introspezione significa pensare a se stessi. Il ricordo di Sé non è affatto un pensare: significa diventare consapevoli di se stessi. La differenza è sottile, ma immensa. La psicologia occidentale insiste sull'introspezione, la psicologia orientale insiste sulla rimembranza del Sé. Quando fai dell'introspezione, cosa fai? Ad esempio, sei in collera: inizi a pensare alla collera, cosa l'ha prodotta. Inizi ad analizzarne le cause. Giudichi se è una cosa buona o cattiva. Razionalizzi la tua collera e la attribuisci a una data situazione. Rimugini sulla tua rabbia, la analizzi, ma il fuoco della tua attenzione resta la rabbia, non il Sé. Tutta la tua consapevolezza è focalizzata sulla rabbia: la osservi, la analizzi, l'associ, ci pensi, valuti come fare a evitarla, come liberartene, come non ricaderci più. Questo è un processo mentale. La giudicherai cattiva, in quanto è distruttiva. Farai voto di "non rifare più lo stesso errore". Cercherai di controllarla con la volontà. È questo il modo in cui la psicologia occidentale è diventata analitica: con l'analisi, dissezionando il pensiero. La psicologia orientale afferma: "Sii consapevole. Non cercare di analizzare la rabbia, non è necessario. Limitati a osservarla, ma osservala con consapevolezza. Non metterti a pensare". Di fatto, se inizi a pensare, il pensiero diventerà una barriera che ti impedirà di vedere la rabbia. Il pensiero la ricoprirà, diventerà una nuvola che l'avvolge; perderai ogni chiarezza. Non pensare affatto. Resta in uno stato di non pensiero, e osserva. Quando non esiste neppure una increspatura prodotta dal pensiero tra te e la rabbia, l'affronti, la incontri. Non la dissezioni. Non ti preoccupi di cercarne la fonte, perché si trova nel passato. Non la giudichi, perché nell'istante in cui la giudichi, inizia il processo mentale. Non fai voto di "non farlo mai più", perché quel voto ti porta nel futuro. Nella consapevolezza resti con la sensazione di ira, così com'è nel presente. Non ti interessa cambiare questo stato, non ti interessa pensarci sopra: ti interessa osservarla direttamente, nell'immediato, senza interferenze. In questo caso è rimembranza del Sé. E la bellezza di quel confronto è questa: se riesci a guardare in faccia la rabbia, scompare. Non solo scompare in quel momento — proprio quella sua scomparsa prodotta da un tuo sguardo profondo, ti fornisce la chiave — non occorre usare la volontà, non occorre prendere decisioni per il futuro, e non occorre risalire alla fonte che le ha dato vita. È inutile. Ora possiedi la chiave: osserva la rabbia, e la rabbia scomparirà. E questo sguardo è sempre disponibile. Ogni volta che la rabbia compare, la puoi guardare direttamente, in questo modo questo tuo sguardo crescerà in profondità. Esistono tre fasi nell'osservazione. All'inizio, quando la rabbia ha già fatto la sua comparsa e se ne è andata, sarebbe come se ne osservassi la coda, mentre scompare. È simile a un elefante che si allontana, rimane solo la sua coda. Quando era presente, eri così identificato con la tua collera che di fatto non hai potuto esserne consapevole. Quando l'ira se ne è quasi andata, è svanita per il novantanove per cento; ne resta solo l'uno per cento, che già sfuma all'orizzonte, allora ne diventi consapevole. Questo è il primo stato della consapevolezza: è una cosa buona, ma non è sufficiente. Il secondo stato si ha quando l'elefante è presente — non la sua coda — quando la situazione è giunta a maturazione. Stai ribollendo di rabbia, sei in fiamme, e ne diventi consapevole. Quindi esiste un terzo stato: la rabbia non ha ancora fatto la sua comparsa, è ancora una nebulosa, ne vedi la testa, non la coda. Sta or ora entrando nella sfera della tua consapevolezza e tu ne diventi consapevole: l'elefante ancora non si è materializzato! In questo modo uccidi l'animale prima che nasca: questo è vero e proprio controllo delle nascite! Ancora non è accaduto nulla, per cui non lascia traccia alcuna. (7) 3. I trucchi della mente Non lasciarti ingannare dalle esperienze Tutte le esperienze non sono altro che trucchi della mente, semplici vie di fuga. La meditazione non è un'esperienza, è una realizzazione. La meditazione non è un'esperienza, quanto piuttosto un arresto di tutte le esperienze. L'esperienza è qualcosa di esterno a te. Colui che sperimenta è il tuo essere. E questa è la diversità tra la vera spiritualità e la falsa: se tu insegui le esperienze, la tua spiritualità sarà falsa; se persegui colui che sperimenta, sarà vera. In questo caso non ti preoccuperai della kundalini, non ti preoccuperai dei chakra, non ti interesserai a nulla di simile. Accadranno, ma tu non ci farai caso, non ti interessano, e non seguirai questi sentieri secondari. Continuerai a camminare verso il centro interiore in cui resti solo tu nella tua totale solitudine.-Resta solo la consapevolezza, senza contenuto. Il contenuto è l'esperienza; qualsiasi cosa sperimenti è il contenuto. Sperimento miseria, quello sarà il contenuto della mia consapevolezza. Quindi sperimento piacere, quello è il contenuto. Sperimento la noia, quello sarà il contenuto. Puoi sperimentare il silenzio, e il silenzio sarà il contenuto. Puoi sperimentare la beatitudine, in quel caso la beatitudine sarà il contenuto. In questo modo continui a mutare il contenuto e puoi cambiarlo all'infinito — ma questa non è la cosa reale. La realtà è colui a cui accadono tutte queste esperienze, a cui accade la noia, come pure la beatitudine. La ricerca spirituale non è ciò che accade, ma a chi accade. In questo caso non esiste la possibilità che sorga l'ego. (8) La mente può rientrare A volte in meditazione senti una sorta di vuoto che non è realmente tale. La chiamo soltanto "una sorta di vuoto". Quando mediti, per alcuni istanti, per pochi secondi, avrai la sensazione che il processo del pensiero si sia arrestato. All'inizio sorgeranno quegli intervalli; ma poiché hai la sensazione che il processo di pensiero si sia arrestato, questo sarà di nuovo un processo di pensiero, una forma molto sottile di pensiero. Cosa fai? Dentro di te dici: "Il processo di pensiero si è arrestato". Cos'è questo se non un principio di un secondo processo di pensiero? Quindi dici: "Questo è vuoto". Dici: "Ora sta accadendo qualcosa". Cos'è questo? Di nuovo è un processo di pensiero che inizia. Ogni volta che questo torna ad accadere, non diventarne vittima. Quando senti che un silenzio particolare discende in te, non verbalizzarlo, perché altrimenti lo distruggi. Aspetta — ma non aspettare qualcosa — limitati ad aspettare. Non fare nulla. Non dire: "Questo è vuoto". Nel momento in cui lo dici, l'hai distrutto. Osservalo, penetralo, affrontalo... ma aspetta, non verbalizzarlo. Che fretta hai? Attraverso le parole la mente entra di nuovo, da una via diversa, e tu vieni ingannato. Stai attento a questi trucchi della mente. All'inizio è inevitabile che accada, per cui, ogni volta che accade, limitati ad aspettare. Non cadere nella trappola. Non dire nulla, resta in silenzio. In questo modo entrerai nel vuoto, e questo non sarà più momentaneo, perché quando conosci il vero vuoto, non lo puoi più perdere. Ciò che è reale non può essere perduto: questa è la sua caratteristica. Quando conosci il tesoro ulteriore, quando sei entrato in contatto con la tua essenza più intima, allora puoi spostarti nell'azione, puoi fare tutto ciò che vuoi, puoi vivere una vita qualunque nel mondo, e tuttavia il vuoto rimarrà con te. Non lo potrai dimenticare. Entrerà all'interno. La sua musica verrà udita. Qualsiasi cosa tu faccia, l'azione rimarrà solo alla periferia; dentro di te rimarrai vuoto. (9) La mente ti può ingannare. Esistono schemi di comportamento in cui il ricercatore rimane invischiato. Innanzitutto: la maggior parte dei ricercatori si perde nella sensazione illusoria di essere arrivati. Un po' come quei sogni in cui senti di essere sveglio. Stai ancora sognando, la tua sensazione di essere sveglio è parte del sogno. La stessa cosa accade al ricercatore. La mente è in grado di creare l'illusione che "ora non esiste più un luogo verso cui dirigersi, sei arrivato". La mente è ingannatrice, e la funzione del Maestro per chi si trova in questa condizione è rendere quella persona consapevole che non si tratta di una realtà, ma di un sogno, e che di fatto ancora non ci si è realizzati. Questo può accadere in diversi momenti, può tornare a succedere. E ci si può irritare, infastidire nei confronti del Maestro, in quanto ogni volta che senti di esserci arrivato, lui ti sottrae quella sensazione e ti rimette nel tuo stato di ignoranza. Ad esempio, accadeva continuamente a un discepolo tedesco: era preso dalla sensazione di essersi illuminato. E la forza di quell'illusione era tale che non riusciva a tenerla per sé, lo diceva agli altri. Ne era più che certo! Accadde tre volte, e a causa della sua certezza veniva fino in India per avere la mia benedizione. Naturalmente, questo suo viaggio dimostrava quanto fosse certo del suo stato. Ogni volta dovetti dirgli: «Sei solo tratto in inganno dalla tua mente. Non ti è successo nulla, sei il vecchio uomo di sempre, l'uomo nuovo non è arrivato. E tutto ciò che fai — scrivere alle Nazioni Unite, ai governi — sono solo giochi egoici. Il tuo ego è sulla cresta dell'onda!» E facilissimo vivere in un sogno meraviglioso. È duro vedere tutti i propri sogni sconvolti dalla realtà. Nei testi sacri dell'antico Oriente questo è chiamato il potere di May a. La mente ha un potere ipnotico, in grado di creare qualsiasi illusione. Se persegui una certa cosa, se la tua ricerca è disperata, una delle funzioni della mente è creare un'illusione che arresti la tua disperazione. Accade ogni giorno a tutti, nei sogni, ma la gente non impara mai da ciò che vive. Se una notte vai a letto affamato, sognerai di mangiare manicaretti squisiti. La mente cerca di aiutarti così per non disturbare il tuo sonno; altrimenti la fame ti terrà inevitabilmente sveglio. La mente ti procura un sogno in cui mangi cibo delizioso, e in questo modo ti appaghi. La fame viene coperta dall'illusione del sogno, e questo protegge il tuo sonno. In sogno senti di avere la prostata piena. Se la mente non creasse il sogno in cui vai al bagno e poi torni a dormire, il tuo sonno verrebbe disturbato, e il sonno è un bisogno fondamentale del corpo. La mente si prende cura che tu non venga disturbato in continuazione; in questo modo puoi farti una lunga dormita, riposarti, e al mattino sentirti ringiovanito. Questa è una funzione comune della mente; e la stessa cosa accade a un livello superiore. Nel primo caso si tratta del comune sonno e la mente impedisce il semplice risveglio. Nella sfera della ricerca interiore, si tratta di un sonno straordinario e di un risveglio straordinario, ma la mente è programmata, è un semplice meccanismo. Si limita a fare il suo lavoro, senza preoccuparsene, perché non ha modo di verificare se si tratta di un comune sonno o di sonno spirituale, di un comune risveglio o di un risveglio spirituale. Per la mente è la stessa cosa. La sua funzione è conservare intatto il tuo sonno e creare una barriera verso tutto ciò che lo disturba. Se hai fame, ti fornirà del cibo; se sei alla disperata ricerca della verità, ti darà la verità, ti darà l'illuminazione. Chiedi qualsiasi cosa, e la mente è pronta a dartela. Può produrre l'illusione che sia una cosa reale; questo è parte del potere che le è proprio .(10) 4. La meditazione è la tua carta di credito! Goldstein, un discepolo ebreo di Osho Rajneesh, invita a cena una donna fantastica. Insieme vanno nel ristorante più costoso di Poona e banchettano con spaghetti alla bolognese, involtini cinesi e vino francese. Per dessert chiedono una torta di cioccolato tedesca e finiscono con vero caffè brasiliano. Quando il cameriere gli presenta il conto, Goldstein scopre di aver lasciato a casa il portafoglio. Imperturbabile estrae la fotografia di Osho Rajneesh che porta sempre con sé, e la mostra al cameriere. «Cos'è questo?», chiede il cameriere? Al che Goldstein replica: «La mia 'Master' Card!» (11) PARTE QUINTA Domande al maestro 1. Solo un testimone può realmente danzare Ci dici continuamente di "essere consapevoli", di "essere un testimone". Ma la consapevolezza di un testimone potrebbe realmente cantare, danzare e gustare la vita? Un testimone non è forse un semplice spettatore della vita, alla quale non partecipa mai? Prima o poi è inevitabile che la mente sollevi questo interrogativo, perché teme moltissimo il tuo diventare un testimone. Come mai ne ha tanta paura? Perché il tuo diventare un testimone implica la morte della mente. La mente agisce — vuole fare sempre qualcosa — e l'essere testimone è una condizione di non-fare. La mente teme di non essere più necessaria, se tu diventi un testimone. E in un certo senso ha ragione. Quando in te sorge il testimone, la mente deve scomparire; allo stesso modo in cui, quando fai luce nella tua stanza, l'oscurità se ne deve andare: è inevitabile. La mente può esistere solo se tu resti profondamente addormentato, in quanto essa è uno stato onirico, e i sogni possono esistere solo nel sonno. Diventando un testimone tu non dormi più, sei sveglio. Diventi consapevolezza, e sei assolutamente limpido, giovane e fresco, vivo e forte. Diventi una fiamma vivida, quasi ardessi da entrambe le estremità. In quell'intensità, in quella luce, in quella consapevolezza, la mente muore, si suicida. Per questo la mente ha paura e ti creerà ogni sorta di problemi. Porrà domande a non finire. Ti farà esitare di fronte a quel balzo nell'ignoto; cercherà di tirarti indietro. Cercherà di convincerti: "Con me sei al sicuro, protetto; con me vivi al riparo, ben custodito. Io mi prendo cura di te, sotto tutti i punti di vista. Con me puoi essere un esperto, abilissimo. Se mi lascerai, dovrai lasciare ogni tua conoscenza, dovrai abbandonare tutte le tue sicurezze, le tue certezze. Dovrai abbandonare la tua corazza e addentrarti nell'ignoto. Stai rischiando inutilmente, senza motivo alcuno". La mente ti metterà di fronte razionalizzazioni splendide. La tua domanda è una di queste, e si presenta praticamente a ogni persona che medita. Non sei tu a porre questa domanda; è la mente, il tuo nemico, che interroga attraverso di te. È la mente a dire: "Ci dici continuamente di "essere consapevoli", di "essere un testimone". Ma la consapevolezza di un testimone potrebbe realmente cantare, danzare e gustare la vita?" Certo! Di fatto, solo la consapevolezza di un testimone può ballare, danzare e gustarsi veramente la vita. Sembrerà un paradosso — lo è! — ma tutto ciò che è vero, è sempre paradossale. Ricordalo: se la verità non è paradossale, vuol dire che non è affatto verità, è qualcos'altro. Il paradosso è una qualità fondamentale, intrinseca della verità. Lascia che questo penetri per sempre nel tuo cuore: la verità in quanto tale, è paradossale. Sebbene non tutti i paradossi siano verità, tutte le verità sono paradossali. La verità deve essere un paradosso perché deve essere entrambe le polarità, il polo negativo e quello positivo, e al tempo stesso deve restare trascendente. Dev'essere la vita e la morte, e qualcosa in più. Con quell'"in più" indico la trascendenza di entrambi: è entrambi i poli, e nessuno dei due. Questo è il paradosso supremo. Quando sei nella mente, come puoi cantare? La mente crea infelicità; da quell'infelicità non può nascere canto alcuno. Quando sei nella mente, come puoi danzare? Certo, puoi compiere gesti vuoti definiti "ballo", ma non si tratterà di una vera danza. Solo Mira conosce la vera danza, oppure Krishna, oppure Chaitanya: queste persone sanno cos'è una vera danza. Gli altri conoscono solo i passi di un ballo, ma non è qualcosa di travolgente; le loro energie sono stagnanti. Chi vive nella mente, vive nell'ego, e l'ego non è in grado di danzare. Può dare spettacolo, ma non è in grado di danzare. La vera danza accade solo quando sei diventato un testimone. Allora sei così beato che quella stessa beatitudine straripa dal tuo essere: quella è danza! La beatitudine stessa inizia a cantare, un canto si alza spontaneo. E solo quando sei un testimone puoi gustare la vita. Posso capire la tua domanda. Sei preoccupato perché temi che, diventando un testimone, rimarrai un semplice spettatore della vita. No, essere uno spettatore è una cosa, essere un testimone è qualcosa di totalmente e qualitativamente diverso. Uno spettatore è indifferente; è ottuso, vive in una forma di sonno. Non partecipa alla vita. Ha paura, è un codardo. Se ne sta in disparte, sul ciglio della strada, e si limita a vedere gli altri che vivono. E ciò che fai per tutta la vita: qualcun altro fa l'attore in un film e tu lo guardi. Sei uno spettatore! La gente resta inchiodata alla sedia per ore di fronte alla TV: sono spettatori. Qualcun altro canta, tu ascolti. Qualcun altro balla, tu sei un semplice spettatore. Qualcun altro ama e tu ti limiti a guardare, non partecipi mai. I professionisti fanno ciò che tu avresti dovuto fare in prima persona. Un testimone non è uno spettatore. Ma allora, cos'è un testimone? Un testimone è una persona che partecipa è tuttavia resta all'erta. Un testimone vive nello stato di wei-wu-weì. Così l'ha definito Lao Tzu, e significa azione attraverso la non azione. Un testimone non è una persona fuggita dalla vita. Vive nella vita, vive in maniera di gran lunga più totale, con passione molto più intensa, tuttavia in profondità resta un osservatore, continua a ricordare: "Io sono consapevolezza". Provaci. Camminando per strada, ricorda di essere una consapevolezza. Continui a camminare, ma si aggiunge qualcosa di nuovo, un elemento che ti arricchisce, una bellezza nuova. Qualcosa di interiore viene aggiunto all'azione esteriore. Diventi una fiamma di consapevolezza, e in questo caso il camminare avrà una felicità totalmente diversa: sei sulla terra e tuttavia i tuoi piedi non toccano affatto il suolo. È ciò che diceva Buddha: attraversa il fiume, ma non lasciare che le acque tocchino i tuoi piedi. Questo è il significato del simbolo del fior di loto in Oriente. Avrai visto le statue di Buddha, i suoi ritratti: è seduto su un fior di loto. E una metafora. Il loto è un fiore che vive nell'acqua, tuttavia non ne è toccato. Il loto non fugge verso le grotte dell'Himalaya; vive nell'acqua e tuttavia resta molto, molto distante dalle acque stesse. Vivi sulla piazza del mercato, ma non permettere che il mercato entri nel tuo essere, vivi nel mondo e tuttavia non farne parte: ecco cosa si intende con "consapevolezza testimoniante". Ecco cosa intendo quando vi ripeto, e lo faccio in continuazione: siate consapevoli! Io non sono contrario all'azione, ma le vostre azioni devono essere illuminate dalla consapevolezza. Coloro che sono contrari all'azione, saranno inevitabilmente repressivi, e ogni sorta di repressione ti rende malato, non ti rende integro, diventi malsano. I monaci che vivono nei monasteri — cattolici o hindu, i monaci giainisti o buddhisti — che sono fuggiti dalla vita, non sono veri sannyasin. Si sono limitati a reprimere i loro desideri e si sono allontanati dal mondo, dal mondo dell'azione. Ma dove potrai essere un testimone, se ti sei allontanato dal mondo dell'azione? Il mondo dell'azione è l'opportunità migliore per essere consapevole. Ti offre una sfida, rimane una sfida costante. Puoi addormentarti o diventare un uomo d'azione, in questo caso sarai un uomo del mondo, un sognatore, una vittima delle illusioni; oppure puoi diventare un testimone pur continuando a vivere nel mondo. In questo caso le tue azioni avranno una qualità diversa: saranno vere azioni. Chi non è consapevole, non agisce realmente, le sue azioni non sono realmente tali, sono reazioni. Quelle persone si limitano a reagire. Qualcuno ti insulta e tu reagisci. Insulta un Buddha: egli non reagisce, egli agisce. La reazione dipende dall'altra persona: preme un bottone e tu resti una semplice vittima, uno schiavo; funzioni come una macchina. La persona reale che conosce cosa sia la consapevolezza non reagisce mai; agisce in base alla propria consapevolezza. L'azione non è prodotta dall'atto altrui; nessuno può premere un bottone dentro quella persona. Se sente, per sua spontanea volontà, che questa è la cosa giusta da fare, la fa; se sente che non è necessario fare nulla, resta quieta. Non reprime nulla; è sempre aperta, espressiva. La sua espressione è multidimensionale: canta, scrive poesie, danza, ama, prega, è compassionevole, fluisce. Se non diventi consapevole, esistono solo due possibilità: o sarai repressivo oppure indulgerai nella vita. In entrambi i casi rimarrai imprigionato. Una suora venne violentata di fronte al suo monastero. Quando finalmente fu trovata, venne condotta all'interno e venne chiamato un medico. Dopo una visita accurata, il dottore diagnosticò: «Credo proprio che si debba fare un intervento di chirurgia plastica!» Venne il chirurgo, e guardando la povera suorina esclamò: «Mio Dio! Che caos! Da dove dovrei iniziare?» Al che la madre superiora disse: «È semplice, come prima cosa le levi quel sorriso dal volto!» (1) 2. L'oca non è mai stata in trappola! A volte, quando i lati oscuri della mia mente affiorano, ne sono veramente spaventato. Mi è difficilissimo accettare che si tratti solo della polarità opposta ai lati luminosi. Mi sento sporco e colpevole e indegno di sedere con te, alla tua presenza immacolata. Voglio poter fronteggiare tutti gli aspetti della mia mente, e accettarli, perché spesso ti sento dire che l'accettazione è la condizione per trascendere la mente. Per favore, puoi parlare dell'accettazione? E fondamentale comprendere che tu non sei la mente: né il lato luminoso, né quello oscuro. Se ti identifichi con il lato bello, diventa impossibile disidentificarti da quello oscuro; sono due lati della stessa medaglia. Puoi averla tutta intera, oppure puoi gettarla via tutta, ma non la puoi dividere. E l'ansia dell'uomo si fonda su questa volontà di scegliere ciò che sembra bello, luminoso. Vuol scegliere il bene, lasciandosi alle spalle il male e le sue oscurità. Ma non sa che il bene non può esistere senza il male. Il male è lo sfondo, ed è indispensabile per mettere in luce il bene! Scegliere produce ansia. Scegliere ti crea guai. Essere libero da scelte significa questo: la mente è presente con un lato oscuro e uno luminoso, e con ciò? Tu cosa c'entri? Perché te ne dovresti preoccupare? Nel momento in cui non scegli, tutte le preoccupazioni scompaiono. Sorge una profonda accettazione, in quanto riconosci che la mente non può essere che così, in quanto questa è la sua natura. E non è affatto un tuo problema: tu non sei la mente. E se lo fossi stato, non ci sarebbero stati problemi: chi avrebbe scelto e chi avrebbe mai pensato a trascendere? E chi avrebbe mai cercato di accettare e di comprendere l'accettazione? Tu sei un'entità separata, assolutamente separata. Sei solo e unicamente un testimone, un osservatore che si identifica con tutto ciò che trova piacevole, e scorda che le cose spiacevoli seguono come ombre! Il lato piacevole non ti crea difficoltà, ne godi. I guai vengono quando il polo opposto si impone; in quel caso ti senti lacerare. Ma sei stato tu a dare il via a tutti questi guai. Cadendo dal semplice essere un testimone, ti sei identificato. Il racconto biblico della caduta è semplice finzione. Ma questa caduta è reale: la caduta dall'essere un testimone nell'identificazione con qualcosa, perdendo in questo modo la propria capacità di osservare in maniera distaccata. Ogni tanto provaci: lascia che la mente faccia tutto ciò che vuole. Ricorda, tu non sei la mente. E rimarrai molto sorpreso: man mano che sarai meno identificato, la mente perderà potere, perché il suo potere deriva dalla tua identificazione: succhia il tuo sangue. Ma quando ti metti in disparte, resti lontano, inizia a sgonfiarsi. Il giorno in cui sarai completamente disidentificato dalla mente, anche per un solo istante, avrai una rivelazione: la mente si limita a morire, non esisterà più. Era così forte, era così presente — giorno e notte; sia che tu fossi sveglio o addormentato, non ti lasciava un attimo — e all'improvviso non c'è più. Ti guardi intorno ed esiste solo il vuoto, il nulla. E con la mente scompare il sé... A quel punto esisterà solo una qualità particolare di consapevolezza che non ha in sé un "io". Al massimo la puoi definire qualcosa di simile a una "essenza". Ma non è un "io". Per essere più esatti, è una "entità", in quanto in una "essenza" è ancora presente l'ombra dell'"io". Nel momento in cui scopri la sua entità, è diventata universale. Con la scomparsa della mente, scompare il sé. E scompaiono una infinità di cose che per te erano importantissime, e ti creavano difficoltà continue. Tu cercavi di risolverle, e quelle diventavano sempre più complicate; tutto era un problema, tutto era ansia, e sembrava non esserci via d'uscita. Vorrei ricordarti il racconto de "L'Oca è Fuori". Si riferisce alla mente e alla tua essenza. Il maestro dice al discepolo di meditare su un koan: un pulcino d'oca viene messo in una bottiglia, e viene nutrito. L'oca diventa sempre più grande, e arriva a riempire l'intera bottiglia. A un certo punto è troppo grossa e non può più uscire dalla bottiglia, il cui collo è troppo stretto. E il koan è questo: devi far uscire l'oca senza distruggere la bottiglia e senza uccidere l'oca. Questo è un vero rompicapo! Cosa puoi fare? L'oca è troppo grossa; non la puoi tirar fuori, a meno di non rompere la bottiglia, ma questo non è permesso. Certo, potresti farla uscire, uccidendola, ma anche questo non è permesso. Per giorni e giorni il discepolo medita, senza trovare una soluzione, gira e rigira il problema, ma di fatto non esiste via d'uscita. Stanco, esausto, ha un'improvvisa rivelazione. Si rende conto che al maestro non può interessare né la bottiglia né l'oca, devono essere simboli: la bottiglia è la mente, tu sei l'oca... ma con la consapevolezza diventa possibile! Senza essere nella mente, ti puoi identificare al punto di avere la sensazione di esserne dentro! Il discepolo corre dal maestro per annunciargli che l'oca è uscita. E il maestro dice: «Hai capito. Ora tienila fuori. Non è mai stata prigioniera!» Se continui a lottare con l'oca e la bottiglia, non riuscirai mai a risolvere questo koan. La soluzione sta nella realizzazione che "Questo deve rappresentare qualcos'altro, altrimenti il maestro non mi avrebbe mai dato questo koan. Di cosa si può trattare?" E l'interazione tra maestro e discepolo, il loro gioco, verte tutto sulla mente e la consapevolezza. La consapevolezza è l'oca che non è nella bottiglia della mente. Ma tu credi che vi sia dentro, e chiedi a tutti come farla uscire. E ci sono degli idioti che ti aiuteranno con delle tecniche, per farla uscire! Li chiamo idioti perché non hanno affatto compreso la situazione. L'oca è fuori, non è mai stata prigioniera, per cui non si pone il problema di farla uscire. La mente non è altro che un processo di pensieri che scorrono di fronte a te, sullo schermo del cervello. Tu sei un osservatore. Ma inizi a identificarti con cose magnifiche, si tratta di seduzioni, per attirarti. E quando cadi nella trappola di quelle bellissime cose, resti prigioniero anche di quelle brutte, perché la mente non può esistere senza una dualità. La consapevolezza non può esistere nella dualità, e la mente non può esistere senza una dualità. La consapevolezza non è duale, la mente lo è. Per cui, limitati a osservare. Io non ti insegno soluzione alcuna. Io ti indico la soluzione. Ritraiti un poco e osserva: crea una distanza tra te e la tua mente. Che si tratti di cose buone, belle, deliziose, qualcosa che vorresti gustare da vicino, oppure di cose disgustose, resta semplicemente il più lontano possibile. Osserva tutto come se fosse un film. Ma la gente si immedesima perfino nei film! Quando ero giovane — da tempo non vado più al cinema — ho visto persone piangere al cinema. È un bene che le sale cinematografiche siano al buio, salva gli spettatori dall'imbarazzo... eppure non accade nulla! Chiedevo a mio padre: «Cosa succede? La persona seduta vicino a te piangeva!» E lui mi rispondeva: «Piangevano tutti, la scena era così...». «Ma», proseguivo, «si tratta solo di uno schermo bianco. Nessuno è stato ucciso, non sta succedendo nulla di tragico: è solo un film! Sono immagini in movimento su uno schermo; e la gente ride, piange, per tre ore si perdono... diventano partecipi di ciò che vedono, si immedesimano con i personaggi». E mio padre mi diceva: «Se sollevi tante domande sulle reazioni delle persone, non potrai goderti lo spettacolo». E io: «Posso godermi il film, ma non voglio piangere, non vedo come questo possa divertirmi. Posso vederlo in quanto film, ma non voglio diventarne parte. E queste persone si sono tutte immedesimate nel film». Ti immedesimi con tutto: la gente si identifica con gli altri, e poi cade nell'infelicità più nera. Si identifica con le cose, e poi si sente infelice se le perde. L'identificazione è la causa alla radice di ogni tua infelicità. E ogni identificazione è una identificazione con la mente. Fai un semplice passo di lato, e lascia che la mente passi. Ben presto riuscirai a vedere che non esiste problema alcuno: l'oca è fuori! Non occorre che tu rompa la bottiglia, e non devi neppure uccidere l'oca. (2) 3. L'osservatore sulla collina Mi sembra di non essere totale nel mondo e neppure un osservatore sulla collina. Come posso fare per essere da qualche parte? Mi sembra di essere in mezzo a tutto ciò che faccio. Quello è proprio il luogo in cui dovresti essere. Continui a creare problemi. Ovunque tu sia, stai lì. Non è necessario essere un osservatore sulla collina. Non dovrebbe esistere nessun "dovere". Quando il dovere entra nella tua vita, sei già avvelenato. Non dovrebbe esistere meta alcuna. Non dovrebbe esistere nulla di giusto e nulla di sbagliato. Questo è il solo peccato: pensare in termini di divisione, di valori, di condanna, di apprezzamento. Ovunque tu sia... non c'è nulla di male nell'essere a metà tra l'osservatore sulla collina e un uomo di mondo. Quello è proprio il punto in cui dovresti essere. E io ti dico: ovunque sei, se riesci ad accettarlo, immediatamente, proprio lì, in quel preciso istante, sei diventato un osservatore distaccato, sulla collina. Perfino l'inferno, se lo accetti, scomparirà, perché può rimanere in vita solo grazie al tuo rifiuto. L'inferno scompare e compare il paradiso. Qualsiasi cosa accetti diventa paradisiaca, e qualsiasi cosa rifiuti diventa un inferno. Si dice che un santo non possa essere gettato all'inferno, perché conosce l'alchimia per trasformarlo. Avrai sentito dire che i peccatori vanno all'inferno e i santi in paradiso, ma hai sentito dire la cosa sbagliata. Accade l'esatto opposto: ovunque un peccatore vada, creerà un inferno e ovunque vada un santo, creerà un paradiso. I santi non vengono mandati in paradiso: non esiste nessuno in grado di farlo, non c'è nessuno che possa farlo! Ma ovunque essi vadano, sono fatti così: essi si creeranno il loro paradiso. Portano in sé il loro paradiso, è dentro di loro. E i peccatori? Li puoi mandare in paradiso: vi creeranno un inferno. Non possono fare altrimenti. Qual è dunque la definizione di un santo e quella di un peccatore? La mia definizione è questa: un santo è colui che è giunto a conoscere il segreto alchemico in grado di trasformare tutto in un paradiso. E il peccatore è colui che non conosce come trasformare le cose in esistenze magnificamente belle. Anzi, al contrario, rende tutto orribile. Qualsiasi cosa sei, verrà riflessa intorno a te. Per cui, non cercare di essere qualcos'altro. E non cercare di essere da qualche altra parte. Questa è la malattia chiamata "uomo": diventare sempre qualcuno, essere sempre da qualche altra parte, rifiutare sempre ciò che si è, brancolare sempre verso qualcosa che non si è. Questo è il male chiamato uomo. Stai attento! Lo vedi?! E un fatto elementare, evidente. Non ne faccio una teoria, non sono un teorico. Sto semplicemente indicando un fatto nudo e crudo: se riesci a vivere in questo momento, ovunque tu sia, scordandoti il futuro, le mete, l'idea di diventare qualcun altro, immediatamente il mondo interno a te si trasforma; sei diventato una forza trasformatrice. L'accettazione.... una accettazione profonda e totale è l'essenza della religione. A vuole diventare B; B vuole diventare C. In questo modo sorge la febbre del diventare. Ma tu non sei un processo in divenire, sei un essere. Sei già ciò che puoi essere, ciò che potrai mai essere: lo sei già. Non devi più fare nulla; sei già un prodotto finito. E questo il senso che io dò alla storia della creazione di Dio: quando il perfetto crea, la creazione è perfetta. Quando Dio crea, come si può migliorare la sua creazione? Pensa a quanto sarebbe assurda; l'idea in sé è assurda. Cerchi di migliorare Dio, non potrai mai farlo. Potrai solo cadere nell'infelicità più nera, ecco tutto. E soffrirai senza ragione. E soffrirai mali che esistono solo nella tua immaginazione. La creazione di Dio significa solo questo: dalla perfezione sorge solo perfezione. Tu sei perfetto! Non occorre altro. Osserva in questo preciso istante, in questo momento, guarda dentro di te. Dai uno sguardo diretto: cosa ti serve? Tutto è semplicemente perfetto ed è bello. Non riesci a vedere neppure una nuvola. Osserva dentro di te: non esiste una sola nuvola nel tuo spazio interiore. Tutto è colmo di luce. Ma la mente prima o poi, ti dirà di essere qualcos'altro, di essere da qualche altra parte, di diventare qualcosa o qualcuno. La mente non ti permette di essere: la mente è un divenire, e la tua anima è un essere. Ecco perché i Buddha continuano a dire: "Se non abbandoni ogni desiderio, non ti realizzerai mai!" Il desiderio è sinonimo di divenire. Desiderare vuol dire essere qualcos'altro. Desiderare significa non accettarti per ciò che sei, non avere uno stato d'animo di piena accettazione, non importa quale sia la situazione. Dire di sì alla vita, è segno di religiosità; dire di no alla vita è irreligiosità. E ogni volta che desideri qualcosa, dici di no. Affermi che qualcosa di meglio potrebbe essere possibile. Gli alberi sono felici e così pure gli uccelli e le nubi nel cielo, perché non hanno divenire alcuno. Sono semplicemente qualsiasi cosa sono. La rosa non cerca di diventare un fior di loto. No, la rosa è assolutamente felice di essere ciò che è. Non potrai mai persuadere una rosa: per quanto potrai decantare il fior di loto, non riuscirai mai a corrompere la mente della rosa, e a farla diventare un fior di loto. La rosa si limiterà a ridere, perché "una rosa è una rosa è una rosa". E semplicemente centrata, è stabile nel suo essere. Ecco perché l'intera natura non è affatto febbricitante: è calma, quieta e tranquilla. È stabile, assestata in se stessa! Solo la mente umana vive in un caos, perché tutti aspirano a diventare qualcun altro. Ed è ciò che si è cercato di fare per migliaia di vite. E se non ti svegli ora, quando mai lo farai? Sei già maturo per risvegliarti. Inizia da questo preciso istante a vivere godendoti la vita e apprezzandola. Dimetti ogni desiderio! Godi qualsiasi cosa tu sia. Gioisci nel tuo essere. E all'improvviso scomparirà il tempo, perché il tempo può esistere solo con il desiderio. Il futuro esiste a causa del tuo desiderio. In questo caso sarai simile a un uccello: ascoltane il canto. Sarai simile agli alberi: osservali, nella loro freschezza, nel loro verde, immersi nei fiori. Per favore, sii dove sei. Io non sono qui per creare in te un nuovo desiderio; sono qui solo per renderti consapevole dell'assurdità di tutto il processo del desiderio. Il desiderio è samsara. Comprendere la futilità del desiderio è illuminarsi. Colui che ha scoperto di essere già ciò che voleva essere, è un Buddha. E voi tutti siete Buddha, per quanto possiate essere addormentati e russare: questo non fa affatto differenza! Lasciate che io sia la vostra sveglia. Aprite gli occhi. Avete dormito a sufficienza. È ora di svegliarsi. Il mattino bussa alla vostra porta. (3) 4. Dove hai lasciato la tua bicicletta? Durante le meditazioni la mia mente continua a correre a cinquecento chilometri all'ora. Non ho mai fatto una sola volta l'esperienza del silenzio, e se qualche volta ho avuto un momento di consapevolezza, è sempre stato un attimo, quasi un lampo. Sto forse sprecando il mio tempo? La tua mente è lentissima. Solo cinquecento chilometri all'ora?! E pensi sia veloce? Sei una lumaca! La mente conosce ben altre velocità. Per esempio è molto più veloce della luce. La luce viaggia a una velocità di oltre 300.000 chilometri al secondo; la mente è ancora più veloce. Ma non ti devi preoccupare: questa è la bellezza della mente, la sua più grande qualità! Invece di vedere questo fatto in modo negativo, invece di combatterlo, fai amicizia con la tua mente. Tu dici: "Durante le meditazioni la mia mente continua a correre a cinquecento chilometri all'ora...", lasciala correre! Lasciala andare ancora più forte. Tu limitati a osservarla. Osserva questa mente lanciata a velocità straordinaria, osservane la rapidità. Goditi questo fenomeno! Divertiti con questo gioco della mente. In sanscrito abbiamo un termine speciale per definire questo fenomeno: lo definiamo chtdvilas, il gioco della consapevolezza. Goditelo! Osserva questo gioco della mente, mentre corre verso le stelle, sfreccia velocissima da un posto all'altro, saltando da un punto all'altro dell'esistenza. Che male c'è? Lascia che sia una danza bellissima, e accettala. Ho la sensazione che tu stia cercando di fermarla, non lo puoi fare. Nessuno può arrestare la mente! Certo, un giorno la mente si fermerà, ma nessuno la può fermare. Un giorno la mente si fermerà, ma non sarà frutto dei tuoi sforzi, la mente si fermerà grazie alla tua comprensione, è una conseguenza. Tu limitati a guardare, e cerca di capire cosa sta succedendo, come mai questa mente corre tanto. Non corre senza motivo. Devi essere una persona ambiziosa. Cerca di vedere come mai questa mente corre, e dove corre: devi essere ambizioso. Cerca di capire se pensa al denaro. Il problema non è la mente: sei tu che sogni sempre il denaro, come vincere alla lotteria, o cose simili, e poi inizi a fare progetti su come spendere questi soldi, cosa comprare e cosa no. Oppure la mente pensa che devi diventare un presidente, un primo ministro, e di conseguenza tu pensi a cosa farai, come governerai il paese, addirittura il mondo intero! Limitati a osservare la mente. Verso quale obiettivo sta correndo? In te deve esserci un seme profondo: non potrai mai arrestare la mente fino a quando quel seme non sarà scomparso. La mente non fa altro che seguire gli ordini di questo seme interiore. Qualcuno pensa al sesso, significa che in un modo o nell'altro, in lui è presente una sessualità repressa. Osserva dove corre la tua mente. Osserva in profondità dentro di te, e cerca di scoprire dove sono i semi. Un parroco si stava lamentando col sacrestano perché gli avevano rubato la bicicletta. «Cerchi di ricordare dove è stato ultimamente...»; gli suggerì il sacrestano paziente. «Ho fatto visita ad alcuni parrocchiani... e non capisco come possa essere successo!» Il sacrestano suggerì allora di impostare la predica della domenica successiva sui dieci comandamenti: «Quando arriverà al comandamento "Non rubare"... guardi le facce dei presenti, e forse scoprirà qualcosa...». L'idea parve utile, e la domenica successiva il parroco, durante l'omelia, si mise a parlare dei dieci comandamenti, ma a un tratto sembrò perdere il filo del discorso, subito si riprese, cambiò rapidamente soggetto e concluse alla meno peggio. «Monsignore...», gli disse il sacrestano alla fine, «mi aspettavo che...». «Lo so, lo so, Giles, hai ragione... ma vedi, quando sono arrivato al comandamento "Non desiderare la donna d'altri", all'improvviso mi sono ricordato dove ho lasciato la bicicletta...». Devi solo guardare dove hai lasciato la tua bicicletta. La mente corre sempre per un motivo preciso. Con la mente ci vuole più comprensione, più consapevolezza. Non devi cercare di fermarla. Se cerchi di fermarla, non ce la farai mai, e anche se ce la facessi — sforzandoti continuamente, per anni, puoi anche farcela — diventi stupido, ottuso. Lungo questa via non raggiungerai nessun satori. In primo luogo, non ce la puoi fare, ed è bene che sia così. E se ce la potessi fare, sarebbe una grossa sfortuna: diventeresti ottuso, perderesti la tua intelligenza. In quella velocità vi è intelligenza, perché in quella velocità stessa è presente un costante affilare il taglio del tuo pensiero, della logica, dell'intelletto. Per favore, non cercare di arrestare la tua mente. Io non sono affatto a favore dell'ottusità, e non sono qui per aiutare la gente a diventare stupida. Molti si sono istupiditi in nome della religione, sono diventati idioti, nel tentativo di arrestare la mente, senza capire come mai viaggiava tanto... come prima cosa, come mai corre tanto veloce? La mente non va mai da nessuna parte senza un motivo. E ci sono persone che cercano di arrestarla senza osservarne le motivazioni, senza prima scendere ai diversi livelli, ai livelli più profondi dell'inconscio, senza minimamente cercare di capire come è fatta la mente, e come funziona. Possono anche arrestarla, ma devono pagarne il prezzo: e il prezzo sarà la perdita dell'intelligenza. Se giri in India, troverai migliaia di sannyasin, di mahatma: guarda nei loro occhi; certo, sono bravi, sono miti e gentili, ma sono stupidi. Nei loro occhi non troverai il più piccolo barlume di intelligenza, non vedrai nessuna luce. Sono individui assolutamente privi di creatività: in vita loro non hanno mai creato nulla. Se ne stanno seduti a vegetare, non sono vivi. Non sono mai stati di alcun aiuto al mondo. Da loro non è mai nata una sola poesia, una canzone, un quadro, perché anche per creare una poesia occorre un po' di intelligenza, avrai bisogno delle qualità della mente. Io non ti consiglierò mai di arrestare la mente, al contrario ti inviterò a comprenderla. Con la comprensione accadrà un miracolo: la comprensione, un po' alla volta, la comprensione delle motivazioni — ed è sufficiente guardarle a fondo, basta una profonda osservazione — fa scomparire le cause, e la mente sì placa. Ma in questo modo non rinunci alla tua intelligenza, perché non imponi alla mente nessuna forzatura. Cosa accade, se non rimuovi le motivazioni tramite la comprensione? Ad esempio, se guidi una macchina, e al tempo stesso premi sull'acceleratore e sul freno... come risultato avrai la distruzione del motore! E con ogni probabilità sarai vittima di un incidente. Non puoi fare le due cose insieme. Se vuoi schiacciare il freno, devi togliere il piede dall'acceleratore, non puoi continuare a premerlo. Se premi sull'acceleratore, non schiacciare il freno. Non fare entrambe le cose contemporaneamente, altrimenti non farai altro che distruggere la tua automobile: fai due cose contraddittorie, nello stesso istante. Tu spingi sempre di più sulla tua ambizione, e al tempo stesso cerchi di arrestare la mente! L'ambizione regola la velocità, per cui da un lato acceleri, mentre dall'altro schiacci il freno della mente: il risultato sarà la totale distruzione del sottile meccanismo mentale, e la mente è un fenomeno molto delicato, il meccanismo più delicato dell'intera esistenza. Per cui, non fare il cretino! Non è affatto necessario metterle un freno. Tu dici: "Non ho fatto una sola volta l'esperienza del silenzio, e se qualche volta ho avuto un istante di consapevolezza, è sempre stato un attimo, quasi un lampo...". Sii felice! Anche quella è un'esperienza di immenso valore. Questi lampi non sono bagliori qualunque, non capitano tutti i giorni. Non darli per scontati! Al mondo vi sono milioni di persone a cui non sono accadute nemmeno queste piccole intuizioni. Molta gente vive e muore senza aver mai la minima esperienza dell'essere testimone, non un solo istante! Tu sei fortunato, sentiti felice. Ma non ti senti affatto riconoscente. E se non ti senti grato, queste intuizioni scompariranno. Sentiti riconoscente, ed esse aumenteranno. Con la gratitudine, ogni cosa aumenta. Sentiti riconoscente per queste benedizioni, e cresceranno. Nella positività le cose crescono. "E se qualche volta ho avuto un momento di consapevolezza, è sempre stato un attimo". Lascia che sia breve! Anche se accade per un singolo istante, è accaduto, ora almeno ne conosci il sapore. E con questo sapore, un po' alla volta, potrai creare situazioni in cui questo fenomeno ti accadrà sempre più spesso. "Sto forse sprecando il mio tempo?" Non puoi sprecare il tempo, perché non lo possiedi. Puoi sprecare solo qualcosa che possiedi, ma tu non possiedi il tempo. Il tempo andrà sprecato in ogni caso, che tu mediti o no: il tempo non può che andare sprecato, perché il tempo scorre. Qualunque cosa fai, sia che tu agisca, sia che tu non faccia assolutamente nulla, il tempo se ne va. Non lo puoi trattenere, come puoi sprecarlo? Puoi sprecare solo qualcosa che sei in grado di conservare. Tu non possiedi il tempo. Lascia perdere! E il modo migliore per usare il tempo consiste nell'avere questi sprazzi di consapevolezza, perché alla fine ti accorgerai che i soli istanti che hai salvato nella tua vita sono proprio queste fugaci intuizioni dell'essere testimone, tutto il resto verrà portato via dalla corrente. Il denaro che hai guadagnato, il prestigio e la rispettabilità che hai coltivato... tutto viene portato via dalla corrente. Solo quei rari momenti in cui hai avuto un bagliore del testimone, solo quei momenti si salveranno. Solo quei momenti ti seguiranno, quando lascerai questa vita: solo quegli istanti possono seguirti, poiché appartengono all'eternità, non al tempo. Quindi, sentiti felice che accadano. Accadono sempre lentamente, piano piano... ma goccia dopo goccia si può colmare un oceano. Accade a gocce. Ma in queste gocce, l'oceano sta venendo a te. Ricevile con semplice gratitudine, con celebrazione, con immensa riconoscenza. E non cercare di arrestare la mente. Lascia che corra quanto vuole; tu limitati a osservare. (4) 5. Una semplice rotazione di 180 gradi Due carabinieri sono di autopattuglia. All'angolo di una strada quello che guida si ferma e dice all'amico: "Compa'", per favore puoi vedere se la freccia di sinistra funziona? " L'altro scende, guarda e urla: "Adesso sì, adesso no; adesso sì, adesso no...". Se qualcuno chiedesse a me se sono un testimone o non lo sono, dovrei rispondere allo stesso modo: adesso sì, adesso no, adesso sì, adesso no. La strada per giungere a casa è tutta così? No, perché la tua consapevolezza funziona in maniera diversa. Può anche venire e andarsene, e tu puoi rispondere come quel povero carabiniere: "Sì, no; sì, no...", ma quella è l'utilità della freccia: essere, non essere... non ridere del carabiniere. La sua consapevolezza è perfettamente sveglia. Quando vede accendersi la freccia dice: "Funziona!", quando la vede spegnersi, dice: "Non funziona!". La sua consapevolezza della freccia è costante... la freccia cambia, ma il carabiniere è pienamente consapevole, sempre! Viceversa, se tu riesci a dare la stessa risposta per ciò che concerne la tua consapevolezza: "Sì, sono un testimone; no, non lo sono; lo sono; non lo sono...", devi ricordare che esiste qualcosa oltre quegli istanti di testimonianza, che rimane testimone dell'intero processo. Chi è testimone, e vede, che a volte sei un testimone e a volte non lo sei? Qualcosa resta costante. Il tuo essere testimone non è altro che una freccia, non preoccupartene. Metti ora la tua attenzione su ciò che è eterno, costante, il continuum... esiste, è in ognuno di noi, ce ne siamo semplicemente dimenticati. Tuttavia, esiste anche quando ce ne scordiamo: esiste nella sua assoluta perfezione. È simile a uno specchio che riflette ogni cosa, continua a farlo anche quando tu gli volti le spalle: il povero specchio rifletterà le tue spalle! Voltati, e rifletterà il tuo volto! Apri il tuo cuore, e lo rispecchierà. Scopri tutte le tue carte, non tenerne nascosta neppure una, e lo specchio rifletterà tutta la tua realtà. Se viceversa continui a voltare le spalle al tuo specchio, e vai in giro per il mondo chiedendo alla gente: "Chi sono?", è una tua libera scelta. Troverai imbecilli di ogni sorta che ti diranno: "Questa è la via. Fai così, e saprai chi sei". Non è necessario alcun metodo... basta una svolta di centottanta gradi: e questo non è un metodo! Lo specchio è il tuo stesso essere! Forse non hai mai letto la barzelletta in questo senso. Se la racconti in giro, la gente riderà, perché il carabiniere è stupido: non capisce che la freccia funziona così... si accende, si spegne... Ma io non posso limitarmi a ridere, perché vedo qualcosa in più, che forse nessun altro ha visto. Il carabiniere è sveglio, attento. Non gli sfugge un istante di ciò che accade. E quando tu dici: "Ora sono consapevole", e poi "adesso non lo sono più", vuol semplicemente dire che esiste qualcosa dietro tutti quei momenti di testimonianza e di non testimonianza. Il vero testimone si trova alle spalle e riflette il processo mutevole di ciò che tu credi sia il tuo essere testimone. Non è il vero testimone: si tratta di una semplice freccia. Lascia perdere la freccia e ricorda il costante riflettere che persiste dentro di te, ventiquattro ore su ventiquattro: in silenzio, osserva ogni cosa. Pian piano, ripuliscilo: è coperto da una polvere infinita, raccoltasi per secoli. Toglila! E un giorno, quando lo specchio sarà completamente ripulito, questi istanti di consapevolezza e di non consapevolezza scompariranno: sarai un semplice testimone. Devi semplicemente trovare quella testimonianza interiore, ogni altro processo di osservazione appartiene alla mente, e non ha valore alcuno. (5) 6. Tutti i sentieri si fondono in cima al monte La consapevolezza è un valore più elevato dell'amore? La vetta più alta è il culmine di tutti i valori: la verità, l'amore, la consapevolezza, l'autenticità, la totalità. Sulla vetta più alta essi sono tutti indivisibili. Sono separati solo nell'oscurità delle valli della nostra inconsapevolezza. Sono separati solo quando vengono inquinati, quando sono confusi con altre cose. Nel momento in cui diventano puri, si uniscono: maggiore è la loro purezza, più sono vicini gli uni agli altri. Ad esempio, ogni valore esiste a livelli diversi: ogni valore è una scala con molti gradini. L'amore è lussuria, al gradino più basso, dove si incontra con l'inferno; e l'amore è anche preghiera, al gradino più elevato, dove tocca il paradiso. E tra questi due gradini esistono molti livelli, facilmente riconoscibili. Nella lussuria, l'amore è solo l'uno per cento; il rimanente novantanove per cento è composto da molte altre cose: gelosie, giochi egoici, possessività, rabbia, sessualità. È più fisico, più biologico, in sé non ha nulla di profondo. E molto superficiale, non supera il livello epidermico. Elevandoti, le cose acquistano profondità; iniziano ad assumere dimensioni nuove. Ciò che era solo fisiologico, acquista una dimensione psicologica. Ciò che era semplice biologia diventa psicologia. Con tutti gli altri animali abbiamo in comune la biologia, con nessuno abbiamo in comune una psicologia. Quando l'amore sale ancora più in alto — o scende in profondità, la cosa è la stessa — inizia ad avere una dimensione spirituale. Diventa metafisico. Solo i Buddha, i Krishna, i Cristo, conoscono quella qualità dell'amore. L'amore si estende lungo tutto il sentiero, e questo vale per tutti gli altri valori. Quando l'amore è puro al cento per cento, non riesci a fare distinzione alcuna tra l'amore e la consapevolezza; non sono più divisi. Non puoi fare nessuna divisione tra l'amore e Dio; non sono più due entità. Ecco perché Gesù disse che Dio è amore. Li rende sinonimi: in questa affermazione esiste una profonda intuizione. Alla periferia tutto sembra separato da ogni altro elemento; alla periferia l'esistenza è molteplice. Avvicinandoti al centro, il molteplice inizia a fondersi, a dissolversi, inizia a sorgere l'unità. Al centro tutto è una sola cosa. Ecco perché la tua domanda è giusta solo se non comprendi le qualità elevate dell'amore e della consapevolezza. Se hai anche la più piccola intuizione dell'Everest, della vetta suprema, è assolutamente irrilevante. Mi chiedi: "La consapevolezza è un valore più elevato dell'amore?" Non esiste nulla di superiore e nulla di inferiore; in realtà, non esistono affatto due valori. Esistono due sentieri che dalla valle conducono alla vetta. Un sentiero è il sentiero della consapevolezza, della meditazione: la via dello Zen. L'altro è il sentiero dell'amore, del devoto, del bhakta, del Sufi. Questi due sentieri sono separati quando si inizia il viaggio: devi scegliere. Qualsiasi sentiero scegli, ti condurrà sulla stessa vetta. E avvicinandoti alla vetta, rimarrai sorpreso: i viaggiatori che percorrono l'altro sentiero si avvicinano a te. Pian piano, i sentieri iniziano a fondersi l'uno nell'altro. Quando avrai raggiunto l'assoluto, si uniscono. Chi segue il sentiero della consapevolezza, quale conseguenza della sua consapevolezza scopre l'amore, è un derivato, la segue come un'ombra. E la persona che segue il sentiero dell'amore, quale conseguenza, quale sottoprodotto, quale ombra dell'amore trova la consapevolezza. Sono due lati della stessa medaglia. E ricorda: se la tua consapevolezza manca d'amore è ancora impura; ancora non ha conosciuto la purezza assoluta. Di fatto, non è ancora 'davvero' purezza; deve essere mischiata con l'inconsapevolezza. Non è pura luce; devi avere ancora qualche angolo buio dentro di te, ancora attivo, ancora funzionante, che ancora ti influenza, che ti domina. Se il tuo amore è privo di consapevolezza, ancora non è amore. Dev'essere qualcosa di inferiore, qualcosa che si avvicina più alla lussuria che non alla preghiera. Per cui, lascia che questo sia un criterio di valutazione: se segui il sentiero della consapevolezza, l'amore dev'essere il metro di misura. Quando la tua consapevolezza fiorisce all'improvviso nell'amore, sappi che è avvenuta la consapevolezza, hai conseguito il samadhi. Se segui il sentiero dell'amore, allora lascia che il metro di misura sia la consapevolezza. Quando all'improvviso, dal nulla, al centro del tuo amore, inizia a brillare una fiamma di consapevolezza, sappi che... gioisci! Sei tornato a casa. (6) 7. Celebrare la consapevolezza Dopo aver lavorato per diversi anni con le tecniche catartiche, sento che in me sta accadendo un 'armonia interiore, un equilibrio, mi sto centrando. Ma tu hai detto che prima di entrare nello stadio finale del samadhì, si deve attraversare un caos profondo. Come posso sapere se ho concluso la fase caotica? Innanzitutto, hai vissuto nel caos per centinaia di vite. Non è una cosa nuova. E una cosa molto vecchia. In secondo luogo, i metodi di meditazione dinamica che hanno la catarsi come loro base, fanno sì che tutto il caos che esiste dentro di te venga espulso. Questa è la bellezza di quelle tecniche. Non sei capace di stare seduto in silenzio, ma puoi facilmente praticare la dinamica o le altre meditazioni caotiche. E quando il caos è stato espulso, in te accade un silenzio: a quel punto, potrai sederti in silenzio. Le tecniche di meditazione catartica, se eseguite nella maniera corretta, e se praticate in continuazione, dissolveranno tutto il tuo caos nel mondo esterno. Non dovrai più attraversare una fase di follia. Questa è la bellezza di quelle tecniche: la follia è già stata espulsa. E un processo congenito alla tecnica stessa. Ma se ti siedi in silenzio, come suggerisce Patanjali... Patanjali non consiglia nessun metodo catartico; sembra che a quei tempi non fossero necessari. La gente sedeva naturalmente in silenzio, era in pace, era gente primitiva. La mente ancora non funzionava troppo. La gente dormiva benissimo, viveva una vita simile a quella degli animali: non era soffocata dal troppo pensiero, dalla logica, dal razionale. Erano persone più centrate nel cuore, come lo sono ancor oggi i popoli primitivi. E la vita in quanto tale offriva molte forme di catarsi. Ad esempio, un taglialegna non ha bisogno di catarsi alcuna, il semplice tagliare legna espelle tutti i suoi istinti omicidi. Tagliare legna è un po' come uccidere un albero. Uno spaccapietre non ha bisogno della meditazione catartica. La pratica tutto il santo giorno. Ma per l'uomo moderno le cose sono cambiate. Oggi si vive immersi in comodità tali che non si hanno più occasioni di catartizzare; puoi solo guidare come un pazzo! Ecco perché in Occidente i morti per incidenti stradali sono così tanti: nulla uccide di più, né il cancro, né la tubercolosi, né le altre malattie! In un solo anno, durante la seconda guerra mondiale, morirono milioni di persone; ogni anno, nel mondo, ne muoiono molte di più a causa di guidatori spericolati! Se sei un guidatore avrai notato che quando sei in collera, corri più veloce. Continui a schiacciare l'acceleratore, ti dimentichi di avere i freni. E quando sei furioso, la macchina diventa lo strumento per esprimere la tua rabbia. Altrimenti, in un mondo così ricco di comodità, usando il corpo sempre meno, si vive sempre di più nella mente. Coloro che sanno qualcosa sui centri più profondi del cervello, affermano che la gente che lavora con le mani è meno ansiosa, meno tesa; dorme meglio, perché le mani sono profondamente collegate al cervello: la mano destra è collegata con il lato sinistro del cervello, la mano sinistra con il lato destro. Quando lavori con le mani, l'energia scorre dalla testa alle mani e viene sprigionata. Chi lavora con le mani, non ha bisogno di fare catarsi. Ma la gente che lavora con la testa richiede molte catarsi, perché l'energia si accumula, e nel loro colpo non esiste via d'uscita, non esiste apertura da cui possa uscire. Continua a girare a mulinello nella mente, che impazzisce. Nella nostra cultura e nella nostra società — negli uffici, nelle fabbriche, nel mondo degli affari — le persone che lavorano con la testa sono conosciute come "capi": capufficio, o capo degli impiegati, mentre la gente che lavora con le mani è conosciuta come "manovale". E un giudizio: la stessa parola "mani" è diventata una nota di biasimo. Quando Patanjali scriveva i suoi sutra sullo yoga, il mondo era completamente diverso. Le persone erano "manovali". E non esisteva un bisogno specifico di fare catarsi: la vita in sé era una catarsi. In quel caso, ci si poteva sedere in silenzio con estrema facilità, ma tu non ce la fai. Per questo, ho inventato dei metodi catartici. Solo dopo averli praticati, potrai sederti in silenzio, non prima! "Dopo aver lavorato per diversi anni con le tecniche catartiche, sento che in me sta accadendo un'armonia interiore, un equilibrio, mi sto centrando ". Ora non creare problemi: lascia che accada. Ora la mente vorrà ficcarci il naso. Dirà: "Come può accadere? Come prima cosa dovrai attraversare il caos". E questa idea può produrre caos. Ho osservato, infatti, che la gente brama il silenzio, e quando inizia ad accadere, non ci crede. È troppo bello per essere vero, e questo vale soprattutto per le persone che si sono sempre condannate. Non possono credere che accada proprio a loro: "E impossibile! Forse sarà accaduto a Buddha o a Gesù, ma a me? No, è impossibile". E mi vengono a trovare; quel silenzio le sconvolge: "E vero, oppure mi sto immaginando tutto quanto?" Perché preoccuparsene? Anche se si tratta di immaginazione, è meglio questo che immaginare l'ira, il sesso, la lussuria. E voglio dirvi che nessuno si può immaginare il silenzio. L'immaginazione ha bisogno di una forma: il silenzio non ha forma alcuna. Immaginazione vuol dire pensare per immagini, e il silenzio non ha immagine alcuna. Non lo si può immaginare, è impossibile. Non si può immaginare l'illuminazione, il satori, il samadhi, il silenzio, è impossibile. L'immaginazione ha bisogno di una piattaforma, di una forma, e il silenzio è senza forma, è indefinibile. Nessuno è mai riuscito a raffigurarlo, nessuno lo potrà mai dipingere. Nessuno potrà mai scolpirlo, è impossibile. Non puoi immaginarti il silenzio. La mente ti sta giocando qualche tiro. Dirà: "Dev'essere immaginazione. Come può accadere a me, un uomo così stupido? Non può che essere un'immaginazione", oppure dirà: "Questo Rajneesh ti ha ipnotizzato. In qualche modo devi essere stato plagiato". Non creare problemi simili, la vita è già fin troppo problematica. Quando sorge il silenzio, goditelo, celebralo. E un segno che le forze caotiche sono state espulse dal tuo organismo. La mente sta giocando la sua ultima partita. E la giocherà fino in fondo, fino alla fine non smetterà di giocare: all'ultimo momento, quando l'illuminazione starà per accadere, anche allora la mente giocherà l'ultima sua carta, perché per lei è la battaglia finale. Non preoccuparti, che sia reale o irreale, che il caos debba o non debba seguire, perché pensando così hai già introdotto il caos. La tua idea può produrre caos, e quando nasce, la mente dirà: "Ora ascoltami, te l'avevo detto!". La mente tende ad autoappagarsi. Prima ti fornisce un seme, e quando germoglia ti dice: "Guarda, te l'avevo detto che ti stavi ingannando!" Il caos è spuntato, ed è stato introdotto da quella stessa idea. Per cui, perché preoccuparsi del fatto che il caos debba o non debba venire, o sia o meno passato? In questo preciso momento, sei in silenzio, perché non celebrarlo? E io ti dico, se lo celebri, crescerà. In questo mondo della consapevolezza, nulla è più utile della celebrazione. La celebrazione assomiglia all'innaffiatura di una pianta. La preoccupazione è l'esatto opposto della celebrazione, sarebbe come tagliare le radici di una pianta. Sii felice! Danza con il tuo silenzio. Questo momento è presente, questo basta. Perché chiedere di più? Il domani si prenderà cura di se stesso. Questo momento basta e avanza, perché non viverlo non celebrarlo, non condividerlo, non goderlo? Lascia che diventi un canto, una danza, una poesia; lascia che sia creativo. Lascia che il tuo silenzio diventi creativo: usalo per fare qualcosa. E puoi fare milioni di cose, perché nulla è più creativo del silenzio: non occorre che diventi un grande pittore, rinomato nel mondo intero, un Picasso; non occorre che diventi un Henry Moore; non occorre che diventi un grande poeta. Quelle ambizioni di grandezza appartengono alla mente, non al silenzio. A modo tuo, per quanto tu possa essere piccolo, dipingi. A modo tuo, nel tuo piccolo, crea un haiku. A modo tuo, nel tuo piccolo, crea un canto, una danza, celebra, e scoprirai che il momento successivo porta con sé un silenzio maggiore. E quando sai che più celebri, più ti viene donato; più condividi, e più sei in grado di ricevere, ogni momento crescerà sempre di più in magnificenza. Il momento successivo nasce sempre da quello presente, perché preoccuparsi, dunque? Se questo momento è silente, come potrà il successivo essere caotico? Da dove potrebbe spuntare? Non può che nascere dal momento presente. Se io sono felice in questo momento, come potrò essere infelice l'istante successivo? Se vuoi che l'istante successivo sia infelice, dovrai essere infelice nel momento presente, perché l'infelicità nasce dall'infelicità; la felicità nasce dalla felicità. Qualsiasi cosa vuoi far maturare nell'istante successivo, dovrai seminarla nell'istante presente. Quando fai strada alla preoccupazione, e inizi a pensare che verrà il caos, di certo verrà; tu l'hai messo in gioco! Ora lo farai crescere, è già entrato in gioco. Non occorre aspettare il momento successivo, è già presente. Ricordalo, e si tratta di un fenomeno stranissimo: quando sei triste, non pensi mai che possa trattarsi di pura immaginazione. Io non ho mai incontrato un uomo triste che mi abbia detto che poteva essere tutto immaginario. La tristezza è perfettamente reale! Ma la felicità? Va subito storta, e tu pensi subito: "Forse è immaginaria". Quando sei teso, non pensi mai che si tratti di immaginazione. Se riuscissi a pensare che la tua tensione e la tua angoscia sono immaginarie, svanirebbero. E se pensi che il silenzio e la felicità sono immaginari, svaniranno. Qualsiasi cosa venga presa come reale, diventa reale, qualsiasi cosa venga assunta come irreale, diventa irreale. Tu sei il creatore di tutto il mondo che ti circonda, ricordalo. E difficilissimo conseguire un momento di felicità, di beatitudine, non sprecarlo pensandoci sopra. Ma se non fai nulla, è possibile che sopraggiungano le preoccupazioni: se non fai nulla — se non danzi, non canti, non lo condividi — è possibile che inacidisca. L'energia stessa, che poteva diventare creativa, creerà preoccupazioni. Inizierà a produrre dentro di te nuove tensioni. L'energia dev'essere creativa. Se non la usi per essere felice, la stessa energia verrà utilizzata per l'infelicità. E hai abitudini così profondamente radicate in te, nell'infelicità che l'energia vi può fluire facilmente, con naturalezza. Per essere felice, invece, dovrai compiere un cammino in salita. Per cui, per i primi giorni, dovrai conservare una consapevolezza continua. Ogni volta che sorgerà un istante di felicità, lascia che ti afferri, che ti possieda. Goditelo nella sua totalità; come potrà essere diverso, il momento successivo? Cosa potrà introdurre una diversità? Da dove potrà spuntare fuori? Tu crei il tuo tempo dentro di te. Il tuo tempo, non è il mio. Esistono una infinità di tempi paralleli, tanti quante sono le menti. Non esiste un tempo unico. Se fosse esistito, non ci sarebbero state difficoltà. In quel caso, in mezzo all'intera miseria del genere umano, nessuno avrebbe mai potuto diventare un Buddha, perché avremmo tutti fatto parte dello stesso tempo. Ma non è così, il tempo non è lo stesso per tutti: il mio tempo sorge da me, è frutto della mia creatività. Se questo momento è bello, quello successivo nascerà ancor più bello: questo è il mio tempo. Se per te questo momento è triste, da te nascerà un istante ancor più triste: quello è il tuo tempo. Esistono milioni di linee temporali parallele. E ci sono alcune persone che esistono senza tempo alcuno: sono coloro che hanno conseguito la non-mente. Essi non hanno tempo alcuno, perché non pensano al passato; se ne è andato, per cui solo gli sciocchi ci pensano. Quando qualcosa se ne è andato, è svanito per sempre. Esiste un mantra buddhista: Gate, gate, paragate, swaha, "Se ne è andato, andato, andato assolutamente; lasciate che bruci per sempre". Il passato è svanito, il futuro non è ancora giunto. Perché preoccuparsene? Quando verrà, vedremo il da farsi. Tu sarai li ad affrontarlo, perché preoccupartene? Ciò che se ne è andato, è svanito per sempre; ciò che non è ancora giunto, non è ancora presente. Solo questo momento resta, puro, intenso, ricco di energia. Vivilo! Se è ricco di silenzio, sii riconoscente. Se è beatitudine, ringrazia Dio, e fidati di questo momento. E se riesci ad aver fiducia, crescerà. Se ne diffidi, lo hai già avvelenato. (7) 8. Entra in sintonia con ciò che è insicuro Più mi osservo, più sperimento la falsità del mio ego. Ho iniziato a sentirmi straniero a me stesso, e non so più cosa sia falso. Questo mi lascia con una sensazione di disagio, quasi non avessi più una rotta, che invece sentivo di avere in passato. Accade, è inevitabile. E ricorda: dovresti essere felice che sia accaduto, è un buon segno. Quando inizi il viaggio interiore, tutto sembra limpido, ben radicato, perché l'ego è al comando e possiede tutte le rotte da seguire. L'ego è ricco di mappe, è il padrone. Quando ti inoltri un po' più a fondo, lungo il sentiero, l'ego inizia a sfumare, sembra essere sempre più falso, sembra sempre di più come un inganno, una allucinazione. E quando inizi a svegliarti dal sogno, perdi ogni direttiva. Ora il vecchio padrone non è più tale, e il nuovo maestro non è ancora sorto. Si ha confusione, c'è caos. È un buon segno. Metà del viaggio è concluso, ma avrai una sensazione di disagio, di sconforto, perché ti sentirai perso, straniero a te stesso, non saprai chi sei. In passato, sapevi chi eri: conoscevi il tuo nome, la tua forma, il tuo indirizzo, il tuo conto in banca; tutto era certezza, e ti diceva chi eri. Avevi una identificazione con l'ego. Ora l'ego sta evaporando, la vecchia costruzione è caduta e tu non sai chi sei, dove sei. Tutto è oscuro, nebuloso, e ogni vecchia certezza è andata perduta. E una cosa ottima, perché si trattava di una falsa certezza. Di fatto, non era assolutamente una certezza. In profondità, alle sue spalle, c'è incertezza. Ecco perché, quando l'ego evapora, ti senti insicuro. Ora gli strati più profondi del tuo essere ti vengono rivelati, ti senti uno straniero. Lo sei sempre stato, ma l'ego ti ha ingannato dandoti la sensazione di sapere chi fossi. Il sogno era travolgente, appariva reale. Al mattino, quando esci dal sogno, all'improvviso non riconosci più chi sei o dove ti trovi. Lo hai mai provato? Quando all'improvviso ti svegli da un sogno, e per qualche istante non sai dove sei, chi sei, cosa accade? La stessa cosa succede quando esci dal sogno dell'ego: provi disagio, insicurezza, ti senti sradicato, ma dovresti esserne felice. Se lo trasformi in tristezza, ricadrai nella vecchia condizione in cui le cose erano certe, in cui tutto era tracciato, segnato sulla carta, tutto era conosciuto, la rotta era limpida. Lascia cadere questo disagio. Anche se esiste, non fartene impressionare troppo. Lascia che sia presente, osservalo, e anche questo se ne andrà. Molto presto il disagio scomparirà. È lì solo a causa di una vecchia abitudine ad avere certezze. Non sai come vivere in un universo privo di sicurezze. Non sai come vivere nell'insicurezza. Il disagio è frutto della sicurezza passata. E prodotto dalla vecchia abitudine, è il postumo di una sbronza. Se ne andrà. Devi solo aspettare, osservare, rilassarti, ed essere felice che qualcosa sia accaduto. E io ti dico che è un buon segno. Molti, da questo punto, sono tornati indietro, solo per sentirsi di nuovo a proprio agio, in pace, a casa. E hanno perso la propria realizzazione. Si sono avvicinati moltissimo alla meta, per poi voltarle le spalle. Non lo fare: vai avanti. Quell'insicurezza è ottima, non è nulla di male. Devi solo sintonizzarti, ecco tutto. Sei sintonizzato con un particolare universo frutto dell'ego, il sicuro universo egoico. Per quanto sia falso in superficie, tutto sembra essere perfetto, come dovrebbe esserlo. Devi sintonizzarti di più con l'incertezza dell'esistenza. L'esistenza è priva di sicurezze, è incerta, è pericolosa. E un flusso: le cose si muovono, cambiano. E un mondo strano, familiarizzati con esso! Fatti un po' di coraggio, e non guardarti alle spalle, guarda avanti; ben presto l'insicurezza stessa acquisterà splendore, l'insicurezza stessa diventerà meravigliosa. Di fatto, l'insicurezza è bellissima, perché è vita. La sicurezza è orribile, è parte della morte, per questo è tanto sicura. Vivere senza direttive, è il solo modo di vivere. Quando la tua vita ha una rotta, è falsa. Gli ideali, le regole, le discipline, ti portano a forzare qualcosa nella tua vita, a modellarla, ti impediscono di essere, cerchi di darti un senso. Le regole sono violente, e tutti gli ideali sono disgustosi. Seguendoli, ti lascerai sfuggire te stesso. Non realizzerai mai il tuo essere. Divenire non è essere. Ogni divenire, ogni sforzo per diventare qualcosa, forzerà qualcosa dentro di te. Sarà uno sforzo violento. Potrai anche diventare un santo, ma la tua santità sarà disgustosa. Lo dico e lo sottolineo: vivere una vita priva di regole è il solo modo per essere santi. Anche se, in questo caso, puoi diventare un peccatore; ma nell'essere un peccatore, ci sarà qualcosa di santo, di sacro. La vita è sacra; non devi importi nulla, non la devi modellare, non le devi dare uno schema, una disciplina, un ordine. La vita ha un proprio ordine, una propria disciplina. Seguine semplicemente il corso, fluisci con lei, e non cercare di spingere il fiume. Il fiume scorre: unisciti a lui e ti porterà all'oceano. Questa è la vita di un sannyasin: una vita di eventi, non di azioni. In questo caso il tuo essere, pian piano va oltre le nuvole, oltre ogni oscurità e ogni conflitto. All'improvviso ti ritrovi libero: nel disordine della vita, troverai un nuovo ordine. Ma la qualità dell'ordine ora sarà completamente diversa: non è qualcosa di imposto a te, è parte integrante della vita stessa. Gli alberi hanno un ordine, e così pure i fiumi, le montagne, ma non sono imposizioni fatte da moralisti, puritani, preti. Nessuno di loro va da qualcuno che dia delle regole. L'ordine è un fattore intrinseco, è racchiuso nella vita stessa. Quando l'ego non è più presente a manipolarti, a spingerti di qua o di là — "Fai così, fai cosà" — quando sei completamente libero dall'ego, sorge in te una disciplina, una disciplina interiore. Non è motivata. Non tende verso uno scopo, accade semplicemente: così come respiri, così come mangi quando hai fame, così come dormi quando hai sonno, avrai un ordine interiore, è un ordine intrinseco alla tua natura. Verrà quando ti sarai sintonizzato con l'insicurezza, quando ti sarai sintonizzato con il tuo essere uno straniero, quando ti sarai sintonizzato con il tuo essere sconosciuto. Nello Zen esiste uno dei detti più belli: quando una persona vive nel mondo, le montagne sono montagne, i fiumi sono fiumi. Quando una persona si addentra lungo il sentiero della meditazione, le montagne non sono più montagne e i fiumi non sono più fiumi. Tutto è confusione e caos. Ma quando un uomo consegue il satori, il samadhi, i fiumi sono di nuovo fiumi e le montagne, montagne. Questi sono i tre livelli: all'inizio, il tuo ego ti rende sicuro, nel terzo sei assolutamente certo, nel tuo non-ego, e nel mezzo esiste il caos; quando la certezza dell'ego svanisce e l'incertezza della vita non è ancora sopraggiunta. È un momento molto, molto intenso, ricco di potenzialità: se ti lasci prendere dalla paura e torni indietro, ti lascerai sfuggire questa opportunità. Di fronte a te esiste la certezza reale. E quella certezza reale non si oppone all'insicurezza. Andando avanti troverai la certezza reale, ma non sarà in contrapposizione all'insicurezza. Quella sicurezza è così vasta da contenere in sé l'insicurezza stessa. È così vasta da non temere insicurezza alcuna: assorbirà in sé l'insicurezza, in quanto contiene in sé ogni contraddizione. Per cui, qualcuno può definirla insicurezza e qualcun altro definirla sicurezza. Di fatto, non è né l'una né l'altra cosa, oppure è entrambe le cose. Se senti di essere diventato straniero a te stesso, celebra, prova riconoscenza. È un momento raro; godilo. E più ne godrai, più scoprirai che la certezza ti si è avvicinata, si avvicina a te a velocità sempre maggiore. Se riesci a celebrare la tua sensazione di essere straniero, sradicato, senza casa, all'improvviso ti ritroverai a casa: è sorto il terzo livello. (8) 9. Conta i momenti di consapevolezza Ci dici di essere consapevoli di ogni cosa, e questo vuol dire essere testimoni di ogni cosa, di ogni azione. Quando decido di essere consapevole sul lavoro, dimentico la consapevolezza; e quando divento consapevole di non esserlo stato, mi sento in colpa; ho la sensazione di aver sbagliato: puoi spiegarmi cosa succede? E uno dei problemi fondamentali di tutti coloro che cercano di essere consapevoli mentre lavorano, in quanto il lavoro richiede che tu sia totalmente dimentico di te stesso. Ti viene richiesto un coinvolgimento così profondo... devi quasi non essere presente. Se questo coinvolgimento non esiste, il lavoro resta superficiale. Tutto ciò che è grande, ed è stato creato dall'uomo — nella pittura, nella poesia, nell'architettura, nella scultura, in qualsiasi dimensione della vita — ha richiesto un coinvolgimento totale. E se cerchi allo stesso tempo di essere consapevole, non farai mai un lavoro di prima qualità, perché non ne sarai partecipe. Ragion per cui essere consapevole mentre stai lavorando, richiede un allenamento e una disciplina incredibili, per arrivarci si deve partire dalle azioni più semplici, ad esempio, camminare. Puoi camminare, e riuscire a essere consapevole che stai camminando: ogni passo può essere denso di consapevolezza. Mentre mangi... osserva come nei monasteri Zen viene bevuto il té: viene chiamata "la cerimonia del té", perché bevendolo, devi restare all'erta e consapevole. Si tratta di piccole azioni, ma vanno benissimo per iniziare. Non devi partire dipingendo, danzando: sono fenomeni molto profondi e complessi. Inizia con piccole azioni, che fanno parte della tua routine giornaliera. E man mano che diventerai sempre più stabile nella consapevolezza, man mano che la consapevolezza entrerà a far parte del tuo essere, come il respiro — non dovrai più fare uno sforzo per essere consapevole, diventerà spontanea — allora potrai essere consapevole in ogni azione, in qualsiasi lavoro. Ma ricorda questa condizione: deve essere priva di sforzo; deve sprigionarsi dalla tua spontaneità. In questo caso, dipingendo o componendo musica, o danzando, o perfino lottando contro un nemico con una spada, riuscirai a restare assolutamente consapevole. Ma non sarà la consapevolezza cui tu aspiri. Non è un inizio, è il culmine di una lunga disciplina, che a volte può verificarsi anche senza disciplina alcuna. Ma accade di rado, in condizioni estreme. Nella vita di tutti i giorni dovresti seguire un corso semplice. Come prima cosa diventa consapevole delle tue azioni che non richiedono nessun tuo coinvolgimento. Puoi camminare e al tempo stesso pensare; puoi mangiare e al tempo stesso pensare. Sostituisci il pensiero con la consapevolezza. Continua a mangiare, e resta attento al fatto che stai mangiando. Cammina, e sostituisci il pensiero con la consapevolezza. Continua a camminare: forse il tuo passo rallenterà un po' e sarà più aggraziato. Tuttavia, puoi essere consapevole compiendo queste piccole azioni. E man mano che diventerai sempre più abile, prova con attività più complesse. Verrà il giorno in cui non esisterà azione al mondo in cui non saprai restare consapevole, pur agendo con totalità. Mi dici: "Quando decido di essere consapevole sul lavoro, dimentico la consapevolezza". Non deve essere una tua decisione, dev'essere frutto di una lunga disciplina. E la consapevolezza deve sorgere spontaneamente; non sei tu che la devi chiamare in causa, che la devi forzare. "E quando divento consapevole di non esserlo stato, mi sento in colpa". E una cosa del tutto stupida. Quando ti rendi conto di non essere stato consapevole, sii felice che per lo meno ora lo sei. Nel mio insegnamento non c'è posto per il senso di colpa. Il senso di colpa è uno dei cancri dell'anima. E tutte le religioni l'hanno utilizzato per distruggere la tua dignità, il tuo orgoglio, e per ridurti in schiavitù. Non è necessario sentirsi in colpa, è naturale. La consapevolezza è un fenomeno così grandioso, che anche se riesci a essere consapevole per pochi secondi, devi gioirne. Non prestare attenzione ai momenti in cui te ne dimentichi. Rivolgi la tua attenzione > all'istante in cui all'improvviso ricordi: "Non ero consapevole!" Sentiti fortunato che per lo meno, dopo ore e ore, la consapevolezza è tornata. Non fartene una colpa, un motivo di tristezza, di pentimento; perché tutto questo non servirà a nulla. In profondità sentirai di aver fallito, e quando dentro di te si assesta la sensazione di fallire, la consapevolezza diventerà un evento ancor più difficile. Cambia completamente la tua prospettiva. E magnifico che tu sia diventato consapevole di esserti dimenticato la consapevolezza. Ora cerca di non scordartene, per quanto più a lungo ti sia possibile. Di nuovo, te ne dimenticherai; di nuovo, te ne ricorderai. Ma ogni volta, l'intervallo di quella dimenticanza sarà sempre minore. E se riesci a evitare il senso di colpa, un fenomeno essenzialmente cristiano, gli spazi di inconsapevolezza rimpiccioliranno sempre di più, e verrà un giorno in cui scompariranno semplicemente. La consapevolezza diventerà simile al tuo respiro o al battito del tuo cuore, o alla circolazione del sangue, che non si arrestano mai. Per cui, stai attento a non sentirti in colpa. Non c'è ragione di sentirsi in colpa. E significativo che gli alberi non ascoltino i preti cristiani. Altrimenti le rose si sentirebbero in colpa: "Perché avete delle spine?" E quelle rose che danzavano nel vento, sotto la pioggia, al sole, all'improvviso si rattristerebbero. La loro danza scomparirebbe, e così pure la loro felicità e la loro fragranza. Ora quelle spine sarebbero l'unica loro realtà, una ferita: "Perché avete le spine?" Ma poiché non esistono rose così sciocche da ascoltare nessun prete, di nessuna religione, esse continuano a danzare, e con le rose, danzano anche le spine. L'intera esistenza è priva di sensi di colpa. E nel momento in cui anche l'uomo se ne libera, diventa parte del flusso universale della vita. Questa è illuminazione, una consapevolezza priva di sensi di colpa, che gioisce in tutto ciò che la vita le offre: la luce è magnifica, e così pure l'oscurità. Quando non scopri più nulla per cui sentirti in colpa, dal mio punto di vista sei diventato un uomo religioso. Mentre per le cosiddette religioni, se non ti senti in colpa, non sei religioso; più ti senti in colpa, più sei religioso. La gente si tortura, si punisce, fa penitenza, digiuna, si batte il petto fino a farne uscire sangue. Per me queste persone sono psicopatiche, non sono affatto religiose. Le cosiddette religioni hanno insegnato loro a punirsi, se fanno qualcosa di male, prima che Dio le punisca il giorno del giudizio universale; perché quella punizione sarà cadere negli abissi dell'inferno per l'eternità. E da lì non ci sarà possibilità di fuga, non si potrà più uscire: quando entri nell'inferno, ci entri per sempre. L'intera umanità è stata resa colpevole, in un modo o nell'altro. Questo ha eliminato lo splendore dai vostri occhi; ha tolto ogni bellezza dai vostri volti; ha sottratto ogni grazia al vostro essere. Vi ha ridotti a criminali, e tutto senza motivo, inutilmente. Ricorda: l'uomo è fragile e debole, e errare è umano. E le persone che hanno inventato il proverbio: "Errare è umano", hanno anche inventato l'altro proverbio: "Perdonare è divino". E io non sono d'accordo con questa seconda parte. Io dico: "Errare è umano, ed è umano anche perdonare". E perdonare se stessi è una delle virtù più grandi che esistano, perché se tu non riesci a perdonare te stesso, non potrai mai perdonare nessun altro, nel mondo intero: è impossibile. Sei così pieno di ferite, di sensi di colpa, come potrai mai perdonare qualcuno? I tuoi cosiddetti santi continuano a dire che devi essere gettato all'inferno. La realtà è che loro vivono in un inferno! Non riescono a permettere neppure a Dio di perdonarti! Ornar Khayyam, un grande poeta Sufi, nel "Rubaiyat", la sua famosa raccolta di poesie, ha scritto: "Voglio bere, ballare, amare. Commetterò ogni sorta di peccati perché ho fiducia che Dio è compassionevole, mi perdonerà. I miei peccati sono piccola cosa; il suo perdono è immenso". Quando i preti vennero a sapere di questo suo libro... a quell'epoca i libri erano scritti a mano, non esistevano tipografie... e scoprirono che aveva scritto cose così sacrileghe, egli diceva: "Non vi preoccupate, continuate a fare ciò che volete, perché Dio non è altro che compassione e amore allo stato puro. Quanti peccati potete commettere in settant'anni? Se confrontati con il suo perdono, non sono nulla!" E Khayyam era anche un famoso matematico, conosciuto in tutto il paese. Per cui, i preti lo avvicinarono e dissero: "Cosa scrivi? Così distruggerai la religiosità della gente! Devi creare timore nelle persone, dire loro che Dio è giusto: se si commettono peccati, si verrà puniti! Non esiste compassione alcuna". E ai suoi tempi il suo libro venne dato alle fiamme. Ogni volta che ne veniva scoperta una copia, veniva bruciata dai preti, perché insegnava idee pericolose. Se tra gli esseri umani si diffonde questa idea, e tutti iniziassero a gioire, cosa ne sarebbe dei preti? Cosa accadrebbe dei santi? Cosa ne sarebbe delle loro mitologie dell'inferno e del paradiso e di Dio? Tutto svanirebbe nell'aria. Per lo meno dal mio punto di vista, Ornar Khayyam è uno dei mistici Sufi illuminati, e ciò che dice contiene una verità di immenso valore. Questo non significa che dobbiate peccare: egli vuole solo dire che non vi dovete sentire in colpa. Qualsiasi cosa fate, se non è giusta, non fatela più. Se ha ferito qualcuno, non fatela più. Ma non serve sentirsi in colpa, non occorre pentirsi, non occorre fare penitenze e martoriarsi. Io voglio cambiare radicalmente il vostro punto di vista. Invece di contare quante volte vi dimenticate di essere consapevoli, contate gli splendidi momenti in cui eravate consapevoli, limpidi come non mai. Quei pochi momenti sono sufficienti a salvarvi, bastano a curarvi, a guarirvi. E se riuscirete a rivolgere loro la vostra attenzione, continueranno a crescere e si diffonderanno in tutta la vostra consapevolezza. Pian piano, l'intera oscurità prodotta dall'inconsapevolezza svanirà. All'inizio troverai moltissime occasioni in cui forse non ti è possibile lavorare ed essere consapevole al tempo stesso. Ma io ti dico che non è impossibile, è facile farlo diventare possibile. Inizia solo col piede giusto: non partire da XYZ ma dall'ABC. Nella vita continuiamo a lasciarci sfuggire molte cose solo perché partiamo male. Tutti dovrebbero partire dall'inizio. Le nostre menti sono molto impazienti: vogliamo fare tutto in fretta. Vogliamo raggiungere la vetta più alta senza salire tutti i gradini della scala. Ma questo non può che portare a un fallimento inevitabile e totale. E quando si fallisce in qualcosa come la consapevolezza — non si tratta di un piccolo fallimento — forse si arriverà a non riprovarci mai più. Quel fallimento ferisce mortalmente. Per cui, con cose tanto preziose come la consapevolezza — poiché può aprire tutte le porte dei misteri dell'esistenza, ti può condurre fino al tempio stesso in cui dimora Dio — dovresti partire con estrema attenzione e iniziare dall'inizio, camminando lentamente. Basta un po' di pazienza e la meta non è lontana. (9) 10. Rendere le cose il più semplice possibile Come posso stabilire la differenza tra una parte della mente che osserva l'altra, e l'osservatore imparziale. Può l'osservatore osservare se stesso? Una volta, ho pensato di averlo capito, ma quello stesso giorno ti ho sentito dire, in un discorso: "Se pensi di aver afferrato l'osservatore, te lo sei lasciato sfuggire". Da allora, ho cercato di osservare le sensazioni nel corpo, nei pensieri e nelle emozioni. La maggior parte delle volte ne sono rimasto intrappolato, ma ogni tanto, raramente, ho percepito un rilassamento profondo, senza poterlo conservare: ha ripreso il suo cammino... posso fare qualcosa, in merito? Si deve iniziare osservando il corpo mentre cammina, quando è seduto, va a letto, mangia. Si deve partire da ciò che è più concreto perché è la cosa più facile. In seguito, ci si deve spostare verso le esperienze più sottili, iniziando a osservare i pensieri. E quando si diventa abili nell'osservazione dei pensieri, si deve iniziare a osservare le sensazioni. Dopo aver raggiunto anche questa abilità, si può iniziare a osservare gli stati d'animo, che sono ancora più sottili e aerei delle sensazioni. Il miracolo dell'osservazione è questo: osservando il corpo, l'osservatore acquista forza; osservando i pensieri, ne acquista ancor di più; osservando le sensazioni, l'osservatore diventa ancora più forte. E quando osservi gli stati d'animo, l'osservatore è così saldo da poter restare se stesso, per cui osserva se stesso, come fa una candela nel buio della notte: non illumina solo la zona circostante, illumina anche se stessa. Scoprire l'osservatore nella sua purezza è la più alta realizzazione nella sfera della spiritualità, perché l'osservatore che esiste dentro di te è la tua stessa anima, l'osservatore che esiste dentro di te, è la tua immortalità. Ma non pensare, neppure per un solo istante, di averlo afferrato, perché in quel momento ti sfugge. L'osservazione è un processo eterno; scendi a profondità sempre maggiori, senza mai arrivare alla fine, al punto in cui puoi dire di averla compresa. In realtà, più scendi in profondità, più diventi consapevole di essere entrato in un processo eterno, che non ha principio né fine. Ma la gente non fa altro che osservare gli altri; non si preoccupa mai di osservare se stessa. Tutti guardano ciò che fanno gli altri — è la forma di osservazione più superficiale — guardano come si vestono, il loro aspetto. Tutti stanno a guardare: l'osservazione non è affatto una novità, è già presente nella tua vita: deve essere soltanto approfondita, trasferita dagli altri e orientata verso le tue sensazioni, i tuoi pensieri, i tuoi stati d'animo interiori, per arrivare, infine, all'osservatore stesso. La gente è molto attenta agli altri. Due polacchi vanno a fare una passeggiata, quando all'improvviso si mette a piovere. «Svelto,» dice uno dei due, «apri l'ombrello». «Non servirebbe,» risponde l'altro, «è pieno di buchi». «Ma perché te lo sei portato dietro, allora?» «Non pensavo che avrebbe piovuto!» Puoi ridere facilmente delle azioni altrui, sono ridicole, ma hai mai riso di te stesso? Non ti sei mai visto fare qualcosa di ridicolo? Mai, non ti osservi mai; la tua attenzione è tutta focalizzata sugli altri, una cosa che non aiuta affatto. Usa questa energia di osservazione per trasformare il tuo essere. Ti può portare una beatitudine immensa, e benedizioni che mai hai sognato. E un processo elementare, ma quando inizi a usarlo su di te, diventa una meditazione. Si può trasformare tutto in meditazione. Qualsiasi cosa ti riconduca a te stesso, è meditazione. Ed è importantissimo trovare la propria meditazione, perché in quella scoperta sarai felice. E poiché sarà una tua scoperta — non un rituale che ti viene imposto — sarai felice di approfondirla sempre di più. E più andrai a fondo, più ti sentirai felice, in pace, più silente, più integro, più aggraziato, acquisterai una dignità maggiore. Voi tutti conoscete l'osservazione, per cui non la si deve imparare, si tratta solo di cambiare l'oggetto della vostra attenzione. Avvicinatevi a voi stessi. Osservate il vostro corpo, e rimarrete sorpresi. Posso muovere la mano senza osservarla, e posso muoverla osservandola. Voi non vedrete la differenza, ma io potrò percepirla. Quando la muovo con attenzione, osservandola, ha in sé grazia e bellezza, possiede una quiete e un silenzio profondi. Si può camminare osservando ogni passo, quella passeggiata darà tutti i benefici di un esercizio ginnico e in più i benefici di una grande meditazione, pur nella sua semplicità. Il tempio di Bodhgaya, dove Gautama il Buddha si è illuminato, è stato costruito per ricordare due cose: la prima è un albero del Bodhi, sotto il quale egli era solito sedersi. E di fianco all'albero è posto un acciottolato per una breve passeggiata. Buddha meditava seduto, e quando sentiva che era stato troppo seduto e che il corpo aveva bisogno di un po' di esercizio, camminava su quelle pietre. Quella era la sua meditazione, una passeggiata. Quando sono stato a Bodhgaya, per tenere un campo di meditazione, sono andato a visitare il tempio. Ho visto lama buddhisti provenienti dal Tibet, dal Giappone, dalla Cina. E tutti adoravano l'albero, mentre nessuno degnava di uno sguardo quelle pietre su cui Buddha aveva percorso chilometri e chilometri. Dissi loro: "Non è giusto: non dovreste dimenticare queste pietre. Sono state toccate dai piedi di Gautama il Buddha milioni di volte. Ma io so che voi non prestate loro attenzione alcuna, perché avete dimenticato completamente che Buddha sottolineava con enfasi la necessità di osservare ogni azione del corpo: mentre si cammina, mentre si è seduti e quando si è sdraiati". Non dovreste compiere un solo gesto inconsapevolmente. L'osservazione affilerà la vostra consapevolezza. Questa è la religione essenziale, tutto il resto non sono altro che parole. Ma tu mi chiedi: "Esiste qualcosa di più, oltre a questo?" No, se riesci a osservare, non occorrerà altro. Qui, il mio sforzo è rendere la religione quanto più semplice sia possibile. Tutte le religioni hanno fatto l'esatto opposto: hanno reso le cose complicatissime, così complicate che le persone non si sono mai arrischiate a provare. Ad esempio, nei testi sacri buddhisti vengono poste trentatremila regole, e ogni monaco buddhista le deve rispettare tutte: perfino ricordarle è impossibile. Il semplice numero è sufficiente per farti impazzire: "Sono finito! Tutta la mia vita ne sarà disturbata, ne è annientata!" Io ti insegno a trovare una semplice regola che ti si addica, con la quale ti senti in sintonia. Sarà più che sufficiente. (10) 11. Essere testimone è come seminare Come fa l'osservazione a condurre alla non-mente? Riesco a osservare il corpo, i pensieri e le sensazioni sempre di più, e questo mi fa sentire meravigliosamente. Ma gli istanti di non pensiero sono pochi e distanti tra loro. Quando ti sento dire che "la meditazione è essere testimone", ho la sensazione di capire, ma quando parli di non-mente, non mi sembra una cosa così facile da comprendere. Per favore, puoi dire qualcosa in merito? La meditazione ricopre un pellegrinaggio molto lungo. Quando dico che la meditazione è essere testimoni, parlo dei primi passi lungo il sentiero della meditazione. E quando dico che la meditazione è non-mente, parlo della fine del pellegrinaggio. L'essere testimoni è l'inizio e la non-mente la realizzazione. L'essere testimoni è il metodo per conseguire la nonmente. Naturalmente, sentirai che l'essere testimoni è la cosa più semplice, è più vicina a te. Ma l'essere testimone è simile a un seme, cui segue un lungo periodo di attesa, non solo di attesa, ma anche di fiducia che dal seme spunteranno i germogli, che il seme diverrà un roseto, e che un giorno verrà la primavera e spunteranno i fiori. La non-mente è l'ultimo livello di quella fioritura. Seminare dei semi, è di certo molto facile: lo puoi fare. Ma far spuntare i fiori va oltre la tua capacità. Puoi preparare il terreno, ma i fiori verranno di loro volontà. Non li puoi costringere a spuntare: la primavera è al di là del tuo raggio d'azione. Se hai preparato ogni cosa a perfezione, la primavera verrà. È una garanzia indubitabile. Il modo in cui ti stai muovendo è perfetto. L'essere testimoni è il sentiero e tu inizi a percepire istanti liberi da pensiero, di tanto in tanto. Sono bagliori di ciò che è la non-mente, ma si tratta di attimi. Ricorda una legge fondamentale: ciò che può esistere solo per un istante, può anche diventare eterno, perché la vita ti da sempre un momento alla volta, mai due! E se riesci a trasformare un solo istante in uno stato dell'essere privo di pensiero, impari il segreto. A quel punto non esistono più ostacoli insormontabili. E l'istante successivo seguirà di sua volontà, con lo stesso potenziale e le stesse capacità del precedente. Se conosci il segreto, possiedi la chiave universale in grado di aprire ogni istante, in modo che ti dia un'intuizione della non-mente. La non-mente è il livello finale, allorché la mente scompare per sempre, e l'intervallo privo di pensiero diventa la tua realtà intrinseca. Se questi bagliori fugaci sorgono, sono una prova che ti trovi sul sentiero giusto e che stai usando il metodo giusto. Ma non essere impaziente. L'esistenza richiede una pazienza immensa. I misteri supremi si aprono solo a coloro che possiedono una pazienza infinita. Quando un uomo vive in uno stato di non-mente, nulla lo può più distrarre dal suo essere. Non esiste potere più grande di quello della non-mente. A una persona simile non può essere fatto male alcuno: in lui non può sorgere attaccamento, né avidità, né gelosia, né rabbia, nulla di nulla. La non-mente è un cielo assolutamente limpido, privo di nuvole. Mi dici: "Come può l'osservazione condurre alla non-mente?" Esiste una legge intrinseca: i pensieri non hanno vita propria. Sono parassiti. Vivono grazie al tuo identificarti con loro. Quando dici: "Sono in collera", riversi la tua energia vitale nella collera, perché ti identifichi con la tua rabbia. Ma quando dici: "Sto osservando la mia rabbia correre sullo schermo della mente, dentro di me", non le dai più nessuna vitalità, nessuna energia. E riuscirai a osservarla perché non ne sei più identificato. La rabbia perde ogni forza, non ha più impatto su di te, non ti trasforma, non ti tocca minimamente. E assolutamente vuota e morta. Passerà e lascerà il tuo cielo limpido, e lo schermo della mente rimarrà vuoto. Pian piano, inizierai a uscire dai tuoi pensieri. Il processo di osservazione, dell'essere testimone è tutto qui. In altre parole, George Gurdjieff parlava di "nonidentificazione". Non sei più identificato con i tuoi pensieri. Resti semplicemente in disparte, lontano, indifferente, come se quei pensieri fossero di qualcun altro. Hai spezzato il tuo legame con loro. Solo in questo caso riesci a osservarli. L'osservazione richiede una distanza. Se sei identificato, non esiste distanza alcuna, sono troppo vicini. Sarebbe come mettere uno specchio troppo vicino agli occhi, non potrai vedere il tuo volto. E necessaria una distanza, solo cosi puoi vedere il tuo volto riflesso nello specchio. Se i tuoi pensieri ti sono troppo vicini, non li potrai osservare, rimani impressionato, ti tingi dei loro colori. La rabbia ti farà andare in collera, l'avidità ti renderà avido, la lussuria ti farà bramare, semplicemente perché non esiste distanza alcuna. Sono così vicini a te, che ti sarà inevitabile pensare di essere una cosa sola con i tuoi pensieri. L'osservazione distrugge questa unità e crea una separazione. Più osservi, maggiore sarà la distanza; maggiore è la distanza, meno energia i tuoi pensieri prenderanno da te, e da soli non hanno alimento alcuno. Presto inizieranno a morire, a scomparire. In questo scomparire, sorgeranno dei momenti in cui avrai le prime intuizioni della non-mente, che tu stai sperimentando. Dici: "Riesco a osservare il corpo, i pensieri e le sensazioni sempre di più. E questo mi fa sentire meravigliosamente". Questo è solo l'inizio. Ma perfino l'inizio è meravigliosamente bello. Il semplice essere sul sentiero giusto, senza aver fatto un solo passo, ti darà una felicità infinita, senza motivo alcuno. E quando inizi a percorrere il giusto sentiero, la tua beatitudine, le tue esperienze meravigliose scenderanno a profondità sempre maggiori, saranno sempre più vaste e assumeranno sfumature nuove, spunteranno fiori nuovi, e fragranze mai conosciute si sprigioneranno in te. Dici: "Ma gli istanti di non-pensiero sono pochi e distanti tra loro". E una grande realizzazione, perché la gente di solito non conosce neppure un solo spazio vuoto: i pensieri scorrono in loro come fosse sempre l'ora di punta. Pensieri sopra pensieri, l'uno appresso all'altro. E quel flusso continua, sia che tu sia sveglio che addormentato. Ciò che chiami sogni, non sono altro che pensieri con la forma di immagini, perché la mente inconscia non conosce l'alfabeto. Ciò che senti è una indicazione importante, il segno che sei sul sentiero giusto. Un ricercatore si chiede sempre se cammina sul sentiero giusto o no. Non esiste una sicurezza, non esistono assicurazioni, né garanzie. Tutte le dimensioni sono aperte: come si potrà scegliere quella giusta? Questi sono i modi e il criterio per stabilire come scegliere. Se segui un sentiero, un metodo qualsiasi, e questo ti arreca gioia, una maggior sensitività, una osservazione maggiore e ti da una sensazione di immenso benessere, questo è il solo criterio per stabilire che sei sul giusto sentiero. Se diventi più infelice, più collerico, più egoista, più avido, più lussurioso, questi segni dimostrano che stai percorrendo il sentiero sbagliato. Sul giusto sentiero, la tua beatitudine crescerà sempre di più, giorno dopo giorno. E le tue esperienze di sensazioni meravigliose acquisteranno colorazioni più psichedeliche, più vivide, vedrai colori che non hai mai visto, sentirai fragranze che non hai mai sperimentato su questa terra. In questo caso puoi percorrere quel sentiero senza paura di sbagliare. Queste esperienze interiori ti manterranno sul giusto sentiero. Ricorda solo che cresceranno, e questo sarà il segno che stai andando avanti. Ora hai solo pochi istanti privi di pensiero. Non è una realizzazione da poco, è una grande realizzazione, perché la gente di solito, in tutta la vita, non conosce neppure un solo istante libero da pensieri. Questi spazi vuoti cresceranno. Man mano che diventerai sempre più centrato, man mano che la tua osservazione aumenterà, questi spazi vuoti diventeranno sempre più vasti e non è lontano il giorno in cui proseguirai senza più guardarti alle spalle, e senza perderti. Se prosegui diritto per questa strada, non è lontano il giorno in cui per la prima volta percepirai che quegli spazi vuoti sono diventati così vasti che passano ore senza che sorga un solo pensiero. E a quel punto avrai esperienze di non-mente molto più grandi. La realizzazione finale si ha quando vieni circondato dalla non-mente per ventiquattro ore al giorno. Questo non significa che non potrai usare la mente. Questo errore viene propagandato da coloro che non sanno nulla della non-mente. Non-mente non significa non poter usare la mente. Vuol semplicemente dire che la mente non può usare te. Non-mente non vuol dire affatto distruggere la mente. Non-mente significa semplicemente che la mente viene messa da parte. La si può far funzionare in qualsiasi momento, quando è necessaria per comunicare nel mondo, in quel caso si presenterà come il tuo servitore. Ora come ora, è il tuo padrone. Perfino quando sei seduto da solo, prosegue il suo lavorio: chiacchiere su chiacchiere, senza che tu possa fare nulla. Sei assolutamente inerme. Non-mente significa semplicemente che la mente è stata messa al suo giusto posto. In quanto servitore, è uno strumento di immenso valore. Come padrone, è una disgrazia. È pericolosa, ti distruggerà la vita! La mente è il solo strumento che ti consente di comunicare con gli altri. Ma quando sei solo, non è affatto necessaria. Per cui, quando la vuoi usare, puoi usarla. E ricorda un'altra cosa: quando la mente resta zitta per ore, si ringiovanisce, torna fresca, più creativa, è più sensibile, si rinnova grazie a quel riposo. La mente della gente comune prende il via intorno ai tre o quattro anni e poi non si arresta più per settanta o ottant'anni, non ha un solo attimo di riposo. E naturale che quelle persone non possano essere molto creative. Sono stanche, tante sciocchezze le appesantiscono. Nel mondo, milioni di persone vivono senza un solo lampo di creatività. E la creatività è una delle esperienze estatiche più grandi che si possano provare. Ma le loro menti sono così stanche... essi non vivono una vita di abbondanza, le loro energie sono spente. L'uomo che possiede la non-mente, conserva la mente a riposo, colma di energia, immensamente sensibile, pronta a balzare all'azione, nell'istante in cui glielo si ordina. Non è un caso che quanti hanno sperimentato la non-mente... le loro parole acquistano una magia propria. Quando usano la mente, essa ha un carisma, un suo magnetismo. Ha una spontaneità incredibile, possiede la freschezza delle gocce di rugiada all'alba, prima che il sole sorga. E la mente è lo strumento più evoluto della natura, con cui esprimersi ed essere creativi. Per cui, l'uomo di meditazione, o in altre parole, l'uomo che ha una nonmente, cambia perfino la prosa in poesia. Senza sforzo, le sue parole acquistano pienezza e autorità tale da non richiedere discussioni, diventano affermazioni in sé. La forza che esse trasportano diventa una verità che si rivela da sola. Non hanno più bisogno di sostegni logici o della tradizione. Le parole di un uomo che possiede una non-mente hanno una evidenza e una certezza intrinseca. E se tu sei pronto a riceverle, ad ascoltarle, percepirai tutto questo nel tuo cuore: è una verità che si conferma da sola. Dici: "Quando ti sento dire che 'La meditazione è essere testimone', ho la sensazione di capire. Ma quando parli di nonmente, non mi sembra una cosa così facile da comprendere". Come potrebbe esserlo? È la tua possibilità futura. Tu hai dato il via al processo della meditazione, forse sei allo stadio iniziale, ma hai fatto esperienze che ti permettono di capirmi. Ma se riesci a comprendere la meditazione, non ti preoccupare minimamente: di certo la meditazione ti condurrà alla nonmente, proprio come ogni fiume corre verso l'oceano, senza avere una cartina, senza avere una guida. Ogni fiume, senza eccezione, alla fine arriva all'oceano. Ogni meditazione, senza eccezione alla fine arriva allo stato di nonmente. Ma è naturale che il Gange, sull'Himalaya, mentre vaga tra le montagne e le valli, non abbia idea alcuna di cosa sia l'oceano, non possa neppure concepire l'esistenza dell'oceano, tuttavia scorre verso l'oceano perché le acque hanno una capacità intrinseca di trovare sempre il luogo più basso, e l'oceano è il luogo più basso che esista. Per questo, i fiumi nati sulle vette dei monti, sull'Himalaya, iniziano a scorrere immediatamente verso le regioni più basse e alla fine è inevitabile che trovino l'oceano. Il processo della meditazione è esattamente opposto, scorre verso le vette più alte. E la vetta suprema è la non-mente. Nonmente è una semplice parola, che vuol dire, con esattezza, illuminazione, liberazione, libertà da ogni limite, è l'esperienza dell'assenza della morte, dell'immortalità. Sono parole grosse e non voglio che ne siate intimoriti. Per questo uso una parola molto semplice: non-mente. Voi tutti conoscete la mente. Potete quindi concepire uno stato dell'essere in cui questa mente non funziona. Quando questa mente non è operativa, si diventa parte della mente del cosmo, della mente universale. Quando si è parte della mente universale la mente individuale funziona come un magnifico servitore. Arriva a riconoscere il maestro. E porta notizie dalla mente universale a quanti ancora sono imprigionati nella loro mente individuale. Quando vi parlo, di fatto è l'universo che mi usa: le mia parole non mi appartengono. Appartengono alla verità universale. Questo è il loro potere, questo è il loro carisma, questa è la loro magia. (11) 12. È sufficiente essere testimoni Ti ho sempre sentito dire: "Smetti di fare. Osserva". In seguito, molto tempo dopo, ti ho sentito dire che la mente dovrebbe essere il servo e non il nostro padrone. Sembra non ci sia altro da fare se non osservare. Tuttavia quell'interrogativo continua a sorgere: non si deve fare altro con questo servitore indisciplinato, oltre che stare a osservare? Non esiste altro da fare con questo servitore indisciplinato se non questo: stare a guardare. In apparenza sembra una soluzione troppo semplice per un problema tanto complicato. Ma questo fa parte dei misteri dell'esistenza. Il problema forse è troppo complesso, ma la soluzione può essere semplicissima. Osservare, essere testimone, essere consapevole sembrano parole elementari per risolvere l'intera complessità della mente. Una eredità di milioni di anni, una tradizione, condizionamenti, pregiudizi, come potranno scomparire con la semplice osservazione? Tuttavia, scompaiono. Come diceva sempre Gautama il Buddha, se le luci della tua casa sono accese, i ladri non entrano; sapendo che il padrone è sveglio, visto che le luci sono riflesse dalle finestre, dalle porte, il ladro giudica inopportuno entrare. Quando, viceversa, le luci sono spente, i ladri sono attratti dalla casa: l'oscurità è un invito irresistibile. E come diceva Gautama il Buddha, la stessa situazione è vera per i tuoi pensieri, le tue immaginazioni, i tuoi sogni, le tue ansie, tutta la tua mente. Se è presente il testimone, è simile alla luce: quei ladri svaniscono. Mentre se quei ladri scoprono che non esiste testimone alcuno, iniziano a chiamarne altri, e altri ancora, l'invito è aperto a tutti. Si tratta di un semplice fenomeno luminoso. Nel momento in cui accendi la luce, l'oscurità scompare. E tu non chiedi: "La luce è sufficiente a far scomparire l'oscurità?" Oppure: "Dopo aver acceso la luce, si dovrà fare qualcos'altro per far scomparire l'oscurità?" No, la semplice presenza della luce è di per sé assenza dell'oscurità, mentre l'assenza della luce è presenza dell'oscurità. La presenza del testimone è l'assenza della mente e l'assenza del testimone è presenza della mente. Nel momento in cui inizi a osservare, pian piano, con il rafforzarsi del testimone, la tua mente si indebolirà sempre di più. E nel momento in cui si rende conto che il testimone è giunto a maturità, la mente si assoggetterà e sarà uno splendido servo. E un meccanismo. Se il padrone compare, il meccanismo può essere utilizzato. Se il padrone non è presente, oppure è profondamente addormentato, allora il meccanismo continua a funzionare, per quanto gli è possibile farlo, da solo. Nessuno gli da ordini, nessuno gli dice di fermarsi: "Non devi fare queste cose!" E la mente, pian piano, si convince di essere il padrone, e per migliaia di anni lo è stata. Quando cerchi di essere un testimone, essa lotta, si sente messa in dubbio. E ha scordato completamente di essere solo un servitore. Da tempo immemorabile tu sei assente, non ti riconosce più. Ecco perché esiste tanto conflitto tra il testimone e i pensieri. Ma la vittoria finale non potrà che essere tua, perché sia la natura che l'esistenza vogliono che tu sia il padrone e che la mente sia il servitore. In questo modo le cose tornano in armonia, e la mente non può errare. In questo modo tutto è esistenzialmente rilassato, silente, e fluisce verso il proprio destino. Non devi fare altro che non sia osservare. Paddy comprò un pappagallo all'asta, prima di pagare chiese: «Questo animale mi è costato un mucchio di soldi. E sicuro che parli?» Al che il direttore dell'asta rispose: «Certo, ha rilanciato sul prezzo per tutta la sera!» Due mendicanti se ne stavano vicino a un fuoco, una notte, e uno diceva all'altro: «Lo sai Jim,» borbottò, «la vita di un mendicante non è poi così semplice come la si descrive. Passiamo la notte su delle panchine, per lo più al gelo. Viaggiamo a piedi, schivando i poliziotti in continuazione. Siamo scacciati ovunque andiamo. Non sappiamo quando mangeremo la prossima volta, i tuoi compagni ti possono derubare...», e la sua voce si spense in un singhiozzo. «Beh», commentò l'altro, «ma se la pensi così, perché non cambi e cerchi un lavoro?» «Che cosa?», balzò su il primo esterrefatto, «e ammettere di essere un fallito?» La mente si è abituata a essere un padrone. Ci vorrà un po' di tempo per riportarla alla ragione. Ed è sufficiente essere un testimone. E un processo assolutamente silenzioso, ma le conseguenze saranno immense. Non esiste metodo migliore dell'essere un testimone, per ciò che concerne il disperdere l'oscurità della mente. In realtà, esistono centododici metodi di meditazione. Io li ho visitati tutti, non dal punto di vista intellettuale. Mi ci sono voluti anni per sperimentare ognuno di quei metodi e per scoprirne l'essenza. E dopo aver sperimentato centododici metodi, sono rimasto stupito, scoprendo che l'essenza è essere testimoni; ciò che non è essenziale in quei metodi, varia, ma il centro di ognuno di loro è l'essere testimone. Per questo vi posso dire che esiste solo una meditazione nel mondo intero, e cioè l'arte dell'essere testimone. (12) Note INTRODUZIONE 1. The Book, libro Il, pg. 240 2. Ibid., pg. 305 3. Ibid., pg. 240 4.Ibid.,pg.240 5. Sannyas, Numero 3,1980, pg. 4 6. The Book of thè Books, voi. I, sessione 2,22 giugno 1979 SULLA MEDITAZIONE 1. Il Libro Arancione 2. The Rajneesh Bible, voi. IV, sessione 2, 30 gennaio 1985 3. The Rajneesh Upanishad, sessione 3,18 agosto 1986 4. Light on thè Path, 3 dicembre 1985, mattina 5. La Ricerca, sessione 7, 7 marzo 1976 6. The Book, prima serie, pg. 87/88 7. Beyond Enlightenment, sessione 9,11 ottobre 1986 8. La Rivoluzione interiore, sessione 2 9. The Golden Future, sessione 1, 19 aprile 1987 10. Beyond Enlightenment, sessione 28, 31 ottobre 1986 11. La Ricerca, sessione 7, 7 marzo 1976 12. Guida Spirituale, sessione 15, 9 settembre 1980 13. The Book, prima serie, pg. 230 14. The Secret of Secrets, voi. Il, sessione 3, 29 agosto 1978 15. Guida Spirituale, sessione 12, 6 settembre 1980 16. The Book, prima serie, pg. 28, 30 17.1bid.,pg. 30 18. Ibid.,pg. 31 19. The Book of thè Books, voi. Il, sessione 8, 8 luglio 1979 20. Guida Spirituale, sessione 2,27 agosto 1980 LA SCIENZA DELLA MEDITAZIONE 1. The Book of thè Secrets, voi. Ili, sessione 15, 31 marzo 1973 2. Tantra: La Comprensione Suprema, sessione 8,18 febbraio 1975 3. The Book of thè Secrets, voi. IV, sessione 2 4. The Book of thè Secrets, voi. Ili, sessione 9, 25 marzo 1973 5. The Book of thè Secrets, voi. IV, sessione 9 6. Il Libro dei Segreti, voi. I, sessione 1,1 ottobre 1972 7. The Book of Wisdom, voi. I, sessione 1,11 febbraio 1979 8. The Book of thè Secrets, voi. V, sessione 11,3 novembre 1973 9. The Book of thè Secrets, voi. V, sessione 7, 31 luglio 1973 10. The Secret of Secrets, voi. Il, sessione 1, 27 agosto 1978 ll.Ibid. 12. Yoga: The Alpha and thè Omega, voi. VI, sessione 7, 4 settembre 1975 13. Meditazione Dinamica, sessione 4 14. The Great Zen Master: Ta Hui, sessione 20, 24 luglio 1987 15. Ibid., sessione 14, 21 luglio 1987 16. Ancient Music in thè Pines, sessione 7,27 febbraio 1976 17. A Cup of Tea, lettera 72,1970 18. The Book of Wisdom, voi. I, sessione 9,19 febbraio 1979 19. Yoga: The Science of thè Soul, voi. Ili, sessione 10, 10 marzo 1975 20. Yahoo! The Mystic Rose, sessione 8, 28 marzo 1988 21. The Hidden Splendor, sessione 10,17 marzo 1987 22. The Book of Wisdom, voi. Il, sessione 7, 5 marzo 1979 23. Sermons in Stones, sessione 4, 8 novembre 1986 24. What Is, Is, What Ain't, Ain't, sessione 10,10 febbraio 1977 25. Light on thè Path, 27 gennaio 1986 LE MEDITAZIONI Due Potenti Metodi per Risvegliarsi 1. Il Libro Arancione 2. La Mia Via: La Via delle Nuvole Bianche, sessione 4,13 maggio 1974 3. Istruzioni date in Rajneesh Mandir a Poona, in India 4. Meditazione Dinamica, sessione 3 5. Il Libro Arancione La 1. 2. 3. 4. 5. Meditazione della Rosa Mistica Yaa-Hooi The Mystic Rose, sessione 30, 21 aprile 1988 Istruzioni date in Rajneesh Mandir a Poona, India. Live Zen, pg. 288 This. This. Zen: The Diamond Thunderbolt La danza come meditazione 1. Il Libro Aranciione. 2. Ibid. Qualsiasi cosa può diventare una meditazione 1. Il Libro Arancione 2. Ibid. 3. A Sudden Clash of Thunder, sessione 9,19 agosto 1976 4. Il Libro Arancione 5. The Secret of Secrets, voi. Il, sessione 4, 30 agosto 1978 6. Il Libro Arancione Il 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. respiro: un ponte verso la meditazione Il Libro dei Segreti, voi. I, sessione 3, 3 ottobre 1972 The New Dawn, sessione 16,26 giugno 1987 Istruzioni date in Rajneesh Mandir, Poona, India The Book of thè Secrets, voi. I, sessione 3, 3 ottobre 1972 Ibid., sessione 5, 5 ottobre 1972 Ibid. Yoga: The Science of thè Soul, volume Il, sessione 9, 9 gennaio 1975 Aprire il cuore 1. The Book, prima serie 2. Il Libro dei Segreti, voi. I, sessione 12,15 novembre 1972 3. Il Libro Arancione 4. The Book of thè Secrets, voi. V, sessione 7, 31 luglio 1973 5. Il Libro dei Segreti, voi. I, sessione 11,14 novembre 1972 6. The Book of Wisdom, voi. I, sessione 1, 11 febbraio 1979 7. Ibid., sessione 5,15 febbraio 1979 Centrarsi in se stessi 1. Unio Mystica, voi. I, sessione 2, 2 novembre 1978 2. The Book of Wisdom, voi. Il, sessione 2, 28 febbraio 1979 3. The Book of thè Secrets, voi. Ili, sessione 1,22 febbraio 1973 4. Ibid., sessione 5,26 febbraio 1973 5. Ibid., sessione 3,24 febbraio 1973 6. The Book of thè Secrets, voi. IV, sessione 13 Lo 1. 2. 3. 4. sguardo interno The Book of thè Secrets, voi. Il, sessione 5, 14 dicembre 1972 \ Ibid. Ibid. Il Libro dei Segreti, voi. I, sessione 7,17 agosto 1978 Meditazioni sulla luce 1. The Book of thè Secrets, voi. IV, sessione 1 2. The Secret of Secrets, voi. Il, sessione 13, 8 settembre 1978 3. The Book of thè Secrets, voi. IV, sessione 1 4. Ibid., sessione 15 5. The Book of thè Secrets, voi. Ili, sessione 15, 31 marzo 1973 Meditazioni sull'oscurità 1. The Shadow of thè Bamboo, sessione 11,11 aprile 1979 2. The Book of thè Secrets, voi. IV, sessione 3 ; , 3. Ibid. Muovere l'energia verso l'alto 1. You Ain't Seen Nothing Yet, sessione 7, 7 marzo 1979 2. The Book of thè Secrets, voi. Ili, sessione 15,31 marzo 1973 3. Ibid. Ascoltare il suono senza suono 1. The Secret of Secrets, voi. I, sessione 13, 23 agosto 1978 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 1. 2. 3. 4. 5. 6. Il Libro Arancione Ibid. The Book of thè Secrets, voi. Il, sessione 11, 24 gennaio 1973 Yoga: The Science of thè Soul, voi. Ili, sessione 6, 6 marzo 1975 Il Libro Arancione The Book of thè Secrets, voi. Il, -sessione 11, 24 gennaio 1973 Ibid., sessione 9, 22 gennaio 1973 Ibid., sessione 11, 24 gennaio 1973 Trovare lo spazio interiore The Book of thè Secrets, voi. IV, sessione 8 Ibid., sessione 1 Ibid., sessione 13 Il Libro Arancione Yoga: The Science of thè Soul, voi. Ili, sessione 7, 7 marzo 1975 Tantra: La Comprensione Suprema, sessione 4, 14 febbraio 1975 Entrare nel regno della morte 1. The Revolution, sessione 9,19 febbraio 1978 2. The Book of thè Secrets, voi. IV, sessione 5 ì 3. Vedanta: Seven Steps to Samadhi, sessione 15, 18gennaio 1974 Osservare col terzo occhio 1. The Hidden Splendor, sessione 19,22 marzo 1987 2. Il Libro Arancione 3. Il Libro dei Segreti, voi. I, sessione 5, 5 ottobre 1972 4. The Book of thè Secrets, voi. IV, sessione 5 5. The Secret of Secrets, voi. I, sessione 11,21 agosto 1978 Stare semplicemente seduti 1. The Book of thè Books, voi. I, sessione 9,29 giugno 1979 ' 2. Ibid. 3. Il Libro Arancione 4. Istruzioni date in Rajneesh Mandir, Poona, India 5. Roots and Wings, sessione 10, 19 giugno 1974 Crescere in amore 1. Beyond Enlightenment, sessione 16,18 ottobre 1986 2. The Book of thè Secrets, voi. V, sessione 3,27 luglio 1973 3. The Book of thè Secrets, voi. Ili, sessione 1, 22 febbraio 1973 4. Ibid. OSTACOLI ALLA MEDITAZIONE 1. Light on thè Path, 27 gennaio 1986, sera 2. The Discipline of Transcendence, voi. IV, sessione 3,2 novembre 1976 3. Light on thè Path, 27 gennaio 1986, sera 4. La Rivoluzione Inferiore, sessione 2 5. A Sudden Clash of Thunder, sessione2,12 agosto 1976 6. Ancient Music in thè Pines, sessione 3,23 febbraio 1976 7. Yoga: The Alpha and thè Omega, voi. VI, sessione 6, 6 settembre 1975 8. The Book of thè Secrets, voi. IV, sessione 8 9. Ibid. 10. Light on thè Path, 19 gennaio 1986, mattina 11. The Rebel, sessione 17,9 giugno 1987 , DOMANDE AL MAESTRO 1. The Book of thè Books, voi. IV, sessione 10, 31 agosto 1979 2. Beyond Psychology, sessione 18,21 aprile 1985 3. The True Sage, sessione 5,18 ottobre 1975 4. La Visione Tantrica, voi. I, sessione 8, 28 aprile 1977 5. The Rajneesh Upanishad, sessione 10, 25 agosto 1986 6. Ah, This!, sessione 8,10 gennaio 1980 7. Yoga: The Science of thè Soul, voi. Ili, sessione 4, 4 marzo 1975 8. Yoga: thè Alpha and thè Omega, voi. IV, sessione 10, 30 aprile 1975 9. The Hidden Splendor, sessione 11, 17 marzo 1987 10. The Golden Future, sessione 19, 21 marzo 1987 11. Satyam, Shivam, Sundram, sessione 7, 10 novembre 1987 12. Ibid., sessione22,17 novembre 1987 Nota biografica Osho nasce l'11 dicembre 1931 nel Madhya Pradesh, in India Centrale. Fin dalla più tenera età si pone di fronte all'esistenza come spirito libero, desideroso di sperimentare la vita in prima persona, insofferente a regole e a norme imposte o acquisite ciecamente. La sua ricerca della verità raggiunge il punto culmine all'età di ventun anni, il 21 marzo 1953. Quel giorno, Osho vive nel proprio essere la più alta vetta di consapevolezza sperimentabile dall'uomo: l'illuminazione. Descritta in Oriente come "l'istante in cui la goccia si fonde nell'oceano, nell'attimo stesso in cui l'oceano si riversa nella goccia", per noi è più facile comprenderla come "la totale rottura e la caduta delle maschere con cui comunemente ci si identifica per sopravvivere, e attraverso cui viviamo la nostra vita e i rapporti con gli altri, perdendo la capacità di metterci in contatto con la realtà dell'esistenza". Questo suo aprire gli occhi sulla realtà dell'esistenza così com'è, libera da pregiudizi, non condizionata da immagini mentali e non distorta da desideri e speranze, lo spinge a condividere quell'esperienza di trasformazione. Inizia quindi a viaggiare per tutta l'India, prima partecipando a convegni e dibattiti, e successivamente (alla fine degli anni Cinquanta) tenendo conferenze a folle di anche centomila persone. Termina comunque gli studi nel 1956, laureandosi in filosofia, e prosegue la carriera universitaria come professore al Sanskrit College di Rajpur prima, e quindi come docente della cattedra di filosofia presso l'università di Jabalpur. Solo agli inizi degli anni Sessanta si sente pronto a intraprendere un tipo di lavoro diverso: aiutare altri esseri umani a vivere la stessa esperienza da lui sperimentata. Tenta così di fare ciò che non può essere fatto, di condividere ciò che non può essere condiviso, di insegnare ciò che non potrà mai - per sua stessa natura - essere insegnato. Paradossalmente, è proprio a partire da questa "incomunicabilità" che a lui si uniscono alcuni ricercatori, la cui vera motivazione è conoscere il proprio essere direttamente, senza alcun tipo di mediazione. E nel 1964 Osho inizia a organizzare Campi di Meditazione durante i quali utilizza tecniche innovative, di tipo dinamico, in grado di aiutare a cogliere quel "silenzio oltre i silenzi" in cui la nostra vera natura si manifesta, nell'esplosione di un'esperienza indubitabile. Nel 1966 egli abbandona completamente la carriera universitaria e alla fine degli anni Sessanta si stabilisce a Bombay, dando vita a un ashram, o "comunità spirituale", che viene trasferito a Pune il 21 marzo 1974, in occasione del ventunesimo anniversario della sua illuminazione. Riconosciuto come "Maestro di Realtà" da quanti vivono intorno a lui, dopo un'esperienza in America, conclusasi tragicamente con il suo arresto e l'avvelenamento - scoperto grazie ad analisi mediche solo nel 1987 - l'ashram di Pune torna a essere il cuore del suo lavoro: qui egli crea, alla fine degli anni Ottanta, un "laboratorio di crescita" il cui impatto richiama ancor oggi da ogni parte del mondo ricercatori del vero, consapevoli di trovare in questo luogo, fortemente immerso nella meditazione, lo stimolo esistenziale in grado di scuotere l'equilibrio interiore e spostare il centro della propria autoidentificazione dal senso di separatezza che ci contraddistingue a una profonda appartenenza alla vita. Osho, per anni conosciuto come Bhagwan Shree Rajneesh, ha spiegato che il nome con cui vuole essere ricordato deriva da "Oceanico" (pronunciato osheanic, in inglese). Questo termine, coniato dal filosofo inglese William James, è stato usato per indicare l'esperienza del "dissolversi nell'oceano dell'esistenza", comune alle varie forme dell'esperienza religiosa. "Ma Oceanico descrive solo l'esperienza," egli ha spiegato. "Come definire colui che fa quell'esperienza della vita? Per definirlo usiamo il termine 'Osho'." Un suono, dunque, che evoca forti echi nella nostra coscienza, più che una figura storica... così Osho ha voluto essere ricordato da quanti traggono ispirazione e alimento dalla sua visione, quasi a testimoniare che la ricerca del vero, e l'evoluzione della consapevolezza, trascendono la vita del singolo individuo, appartenendo all'esistenza dell'uomo in quanto tale, nei secoli. Egli ha chiarito: "Io non faccio parte di alcun movimento. Il mio operare è qualcosa di eterno che sta accadendo da quando il primo uomo apparve sulla Terra, e continuerà fino all'ultimo uomo. Non è un movimento, è l'essenza stessa dell'evoluzione: io sono parte dell'eterna evoluzione dell'uomo. Cercare la verità non è cosa nuova, né vecchia. La ricerca del proprio essere non ha nulla a che fare con il tempo. Potrei non esserci più, ma ciò che sto facendo continuerebbe. Nessuno ne è il fondatore, nessuno ne è il leader; è un fenomeno immenso! Molti illuminati sono apparsi, hanno dato il loro aiuto e sono scomparsi; ma il loro aiuto ha condotto l'umanità un po' più in alto, l'ha resa un po' migliore, un po' più umana. Essi hanno lasciato il mondo un po' più bello di come l'avevano trovato." Per approfondire Di fronte all'epoca di mutamenti più rapidi mai conosciuta dall'umanità, la meditazione sembra oggi diventare una pura e semplice "questione di sopravvivenza", è quindi importante metterne a fuoco il significato e la realtà, non più come un rituale esotico o esoterico, bensì in quanto vita vissuta con consapevolezza. Non è più possibile percepire quello spazio interiore solo all'interno di un rituale, o di un tempo specifico dedicato allo spirito: si tratta di uno stile di vita. In questo contesto, il contributo della visione di Osho all'evoluzione della consapevolezza umana, è evidente. Figura controversa, egli non ha lasciato nulla di intentato per spingere l'individuo ad assumersi la piena responsabilità del proprio essere. Si tratta di una via che non si può comprendere attraverso razionalizzazioni intellettuali, frutto di studi e di letture, quanto piuttosto con l'esperienza, l'unica in grado di generare una prospettiva interiore nella quale collocare le sue parole, e le metafore cui inevitabilmente deve delegare il compito di trasmettere la sua visione e il suo invito a non essere semplici spettatori, ma a diventare attori nello splendido gioco della vita, imparando a viverne ogni aspetto come "testimoni attivi". Questo invito di Osho è oggi diventato una semplice eco della sfida che lo spirito del tempo sembra lanciare a ciascuno di noi; forse è per questo che milioni di persone pian piano hanno preso in considerazione il messaggio e la visione da lui prospettati, decidendo di affrontare un processo di consapevolezza attraverso la meditazione, e dando vita a un uomo assolutamente nuovo, la cui esistenza si fonda sulla gioia, l'amore e la risata. Valori nuovi che annullano i passati pregiudizi: per Osho infatti la vita dell'uomo si estende sia nella dimensione interiore che in quella esteriore, scegliere è assurdo; se si vuole vivere una vita di realizzazione, occorre vivere in pienezza ogni aspetto del nostro esistere. Solo così si acquisirà un reale appagamento e dentro di noi nascerà un'intima armonia; solo così la nostra vita sarà allietata dalla sottile musica delle sfere. Consapevole della difficoltà dell'uomo moderno a sedersi in silenzio per immergersi nella quiete del proprio essere, Osho ha consigliato di partire con tecniche di meditazione di tipo dinamico, che permettano di equilibrare il peso delle tensioni e delle repressioni che accompagnano la nostra vita. Queste tecniche sono descritte nel libro Meditazione: la prima e ultima libertà (Edizioni Mediterranee, Roma) e sono accompagnate da musiche che ne scandiscono le diverse fasi. Per informazioni, o per ordinare le musiche, si può scrivere a: Associazione Oshoba Casella Postale 15 21049 Tradate (Varese) Tei. & Fax: 0331.810.042 email: [email protected] Quanti fossero interessati ad approfondire la lettura di questo sottile Maestro di Realtà, possono rivolgersi qui per ricevere un catalogo generale delle opere tradotte in italiano o pubblicate in inglese, e qualsiasi informazione su libri, audio e videocassette. Molti trovano più facile sperimentare le meditazioni attive di Osho con la guida di persone che già si sono inoltrate lungo questo sentiero, lavorando con questo Maestro di Vita. Per corrispondere a questa esigenza, in Italia si stanno organizzando con sempre maggior frequenza eventi e campi di meditazione in cui è possibile fare esperienze dirette della propria dimensione interiore. Per informazioni contattare: Osho International Europe Casella Postale 15 21049 Tradate (Varese) Tel. & Fax: 0331.841.952 email: [email protected] Per acquisire un'esperienza globale di trasformazione, è anche consigliabile compiere un viaggio a Puna, in India, e visitare il Resort di Meditazione creato da Osho quale luogo in cui la sua visione può essere esplorata, protetti dalla sua esperienza personale del viaggio interiore. Qui si possono sperimentare alcuni processi di meditazione rivoluzionari, messi a punto da Osho per scuoterci e liberarci da comportamenti e abitudini che si oppongono a un libero fluire della nostra energia vitale: "Mystic Rose", "No-mind" e "Born Again", descritti in un libro introduttivo: Meditazione: la Soglia Interiore. Tutti i programmi del Resort si fondano sulla visione di Osho, tesa a dare vita a un essere umano in grado sia di partecipare creativamente nella vita di tutti i giorni, sia di rilassarsi nel silenzio e nella meditazione. Qui è possibile meditare insieme a migliaia di altri ricercatori provenienti da tutto il mondo, in un'atmosfera che Osho ha descritto come "un campo di energia del tutto particolare in cui il buddha presente dentro di te può giungere a completa maturazione e fiorire". Un'esperienza di meditazione vissuta all'interno di un ambiente in cui la priorità è dare forma a un equilibrio tra il Centro dell'Essere e la sfera del mondo e dell'azione, può cristallizzare qualcosa di prezioso e impagabile, soprattutto se sostenuta dalla presenza di altri ricercatori, riunitisi con la stessa intenzione. Osho ha infatti anche chiarito che: "Da solo non puoi elevarti più di tanto. Da solo, sei semplicemente solo: hai ogni sorta di limite. Quando sei insieme a molti altri ricercatori, entri in contatto con un'energia sconfinata. Allora iniziano ad accadere molte cose che in solitudine non potranno mai accadere". Se si desidera visitare questo Resort, per informazioni contattare: Osho Commune International 17 Koregaon Park, Pune 411001 (MS), India Tel.: 0091 - 20-401.99.99-Fax: 0091 -20-401.99.90 e-mail: [email protected] Per informazioni, per conoscere meglio la visione di Osho e il suo lavoro, per qualsiasi aggiornamento in tempo reale o novità, agli abitanti del Villaggio Globale segnaliamo che Osho è presente su Internet nel sito multilingue, con una sezione anche in italiano: www.osho.com Per un'informazione continuativa del lavoro di Osho, o per conoscere gli indirizzi aggiornati e i programmi dei Centri di Meditazione o degli Istituti che operano in Italia, è consigliabile abbonarsi a Osho Times, un mensile interamente dedicato all'esperienza della meditazione. Per ricevere una copia omaggio, scrivere a: Osho Times Casella Postale 15 21049 Tradate (Varese) Le attività di meditazione e di ricerca ispirate all'insegnamento di Osho si svolgono anche a: Osho Miasto 53010 Frosini (Siena) Tel.: 0577.960.124-Fax: 0577.960.232 Qui ha sede un Istituto per la Meditazione e la Crescita Spirituale, ispirato alla visione di Osho. Aperto tutto l'anno, l'Istituto offre un programma di meditazioni giornaliere, workshop, corsi di crescita e di riscoperta del sé basati sulle tecniche di meditazione proprie alle più diverse tradizioni mistiche e misteriche, nonché sulle moderne scoperte della psicoterapia, della terapia classica e olistica, e del Movimento per lo Sviluppo del Potenziale Umano. Per ricevere il programma annuale delle attività scrivere, telefonare, oppure mandare un fax. Osho IL LIBRO ARANCIONE Le tecniche di meditazione di Bhagwan Shree Rajneesh Questo libro è un dono, un tesoro, in cui sono raccolte le tecniche di meditazione che Osho ha elaborato in questi anni per aiutare l'uomo moderno nel viaggio della coscienza, che è il vero senso del nostro esistere. Sono metodi con cui giocare e divertirsi esplorando il proprio mondo interiore. Uniche per originalità e semplicità queste meditazioni riflettono la saggezza di Osho e le sue intuizioni sulla natura essenziale dell'uomo contemporaneo, offrendo al mondo una sintesi tra l'approccio orientale alla meditazione e le tecniche psicologiche occidentali. La meditazione aiuta ad entrare in un sereno gioco dello spirito in cui l'unica serietà viene dalla totale partecipazione, da un coinvolgimento che pian piano assorbe completamente e rivela l'uomo a se stesso, portandolo a liberarsi giorno dopo giorno delle maschere dietro cui è nascosto. Questo libro è un invito al risveglio, a guardarsi e a scoprire tutto quanto noi stessi abbiamo sempre negato in noi. " Osho DIMENSIONI OLTRE IL CONOSCIUTO Perché sono tra voi Questo è l'unico libro in cui Osho parla di se stesso. E di certo è anche l'unico che si avvicina di più ad una autobiografia; egli parla della sua infanzia, della sua illuminazione, delle sue vite precedenti e del suo ruolo nelle religioni mondiali. Per anni Osho ha viaggiato in India, suscitando ovunque polemiche e controversie: ora ne parla, racconta aneddoti e ritrasmette il sapore piccante di quei giorni. Questo libro è stato composto alla fine di quel periodo di intensa attività (1960-1970), e qui Osho si ferma a riflettere sulla sua vita e su quanto ha fatto fino a quel momento, da chiare indicazioni su quello che sarà il suo programma futuro, e offre stimoli interessanti sulla realtà della reincarnazione. Edizioni Mediterranee - Via Flaminia, 109 - 00196 Roma Tel. 06/32.35.433 - Fax 06/32.36.277 info @ ediz-mediterranee. coni www. ediz-mediterranee. coni Osho LA RIVOLUZIONE INTERIORE La Psicologia dell'Esoterico La maggior parte delle persone scelgono abitualmente l'incoscienza attraverso l'alcool o le droghe, il lavoro o il sesso o le percezioni sensorie. Pochi, invece, sono coloro che scelgono di intraprendere un viaggio verso un livello superiore di consapevolezza. È ad essi che Osho si rivolge con questo volume, in cui pone le fondamenta per «una nuova evoluzione dell'uomo». Il suo punto di partenza sono i limiti oltre i quali la Psicologia Occidentale non è andata. Osho si lascia alle spalle Freud, Jung e tutte le intuizioni della Psicoterapia Olistica, per parlare della creazione di un uomo nuovo, e di uno spazio di vita in cui l'essenza di Buddha racchiusa in ogni essere umano possa fiorire. Osho LA MIA VIA La Via delle Nuvole Bianche Nel 1974, per quindici mattine, un gruppo di discepoli occidentali si riunì intorno ad Osho per porgli una serie di domande su di lui, e sul suo sentiero verso l'illuminazione. Le domande qui raccolte sono state redatte con uno scopo ben preciso: preparare un volume che facesse conoscere e introducesse questo Maestro di Realtà e la sua Visione al mondo occidentale. La presenza di un Maestro che risponde a domande dirette, intime e spontanee di discepoli, crea «nuvole bianche» visibili pagina dopo pagina - con l'occhio della mente: felicità, infelicità, rapporti, ego, logica, consapevolezza, energia, sesso, amore, preghiera, il rapporto tra Maestro e discepolo, la follia, la meditazione, l'abbandonarsi, l'illuminazione... fino a toccare l'esistenza, la vera sostanza di cui sono composte le nuvole delle quali parla Osho. Osho IO SONO LA SOGLIA La Via dell'iniziazione In «Io sono la Soglia», Osho spiega come un maestro illuminato del ventesimo secolo - un Buddha, un Cristo, un Lao Tzu opera con i suoi discepoli, trasformandoli mediante metodi eterni (come la saggezza di Osho e nuovi come la poesia del suo linguaggio). Nei discorsi contenuti in questo volume, e tenuti dal Maestro nella primavera del 1971, non sono infatti descritte solo le tecniche esoteriche mediante le quali i moderni entronauti possono progredire, ma anche il metodo verbale del Maestro, grazie al quale le parole stesse vengono usate per sospingere ognuno oltre la mente, oltre l'intelletto. Edizioni Mediterranee - Via Flaminia, 109 - 00196 Roma Tel. 06/32.35.433 - Fax 06/32.36.277 [email protected] www.ediz-niediterranee.com Osho DIECI STORIE ZEN Lo Zen spiegato con lo Zen (Né acqua, né luna) Questo è un libro da meditare. Nel leggerlo non si deve pensare o cercare di capire ogni parola, ma gioire di ogni parola, seguire i ritmi, vivere ogni pausa e, soprattutto, di queste, farne oggetto di meditazione. Il linguaggio del Maestro è semplice e piano, e offre continuamente spazio alla meditazione, più che al significato. «Va' col vuoto tra le mani, poiché questo è tutto. Questo è il mio dono. Se riesci a portare il vuoto tra le tue mani, allora ogni cosa diventa possibile. Non portarti dietro i tuoi pensieri, la tua conoscenza, non portarti dietro niente di ciò che riempie il secchio, e che non è altro che acqua, perché altrimenti guarderai sempre e solo il riflesso, e nient'altro». Osho BAGLIORI DI UN'INFANZIA DORATA L'infanzia ribelle di un grande illuminato «Un'infanzia dorata è una cosa rarissima: come prima cosa devi scegliere la tua nascita, cosa quasi impossibile. Se non muori in uno stato di meditazione non potrai mai scegliere la tua nascita: è una scelta possibile solo a chi medita, in quanto morirà consapevole, e acquista il diritto di nascere consapevole. Io sono morto consapevole: venni ucciso... Morii consapevole, per cui ho avuto l'incredibile opportunità di nascere consapevole». Questo libro interamente a carattere autobiografico di Osho raccoglie i ricordi della sua infanzia; un'infanzia straordinaria, che contiene già tutte le premesse di quella che sarebbe stata una vita particolare: la vita di un maestro. Osho TAO Discorsi sul TAO-TE-CHING di Lao Tzu (Vol. 1-2) (Vol. 3) Nei discorsi ai suoi discepoli, Osho si è praticamente interessato di tutto; in particolare, ha commentato i testi sacri delle più importanti religioni della Terra. Era quindi naturale, in quest'ambito, che dedicasse numerose lezioni di insegnamento e di commento al famoso libro sapienziale TAO-TE-CHING, di Lao Tzu. È questa, infatti, una delle opere fondamentali di conoscenza di sé e del mondo, alla quale già numerosi autori hanno dedicato il proprio commento. Ma il commento di Osho rappresenta qualcosa di veramente unico. Per lui il testo di Lao Tzu costituisce soprattutto un pretesto, un supporto dal quale partire verso insegnamenti nuovi, veri, profondi e limpidi allo stesso tempo. Egli cita e collega tra loro esperienze e testi di centinaia di autori e di maestri, per trame un qualcosa di totalmente nuovo. Edizioni Mediterranee - Via Flaminia, 109 - 00196 Roma Tel. 06/32.35.433 - Fax 06/32.36.277 [email protected] www.ediz-meditenetnee.coni Osho MEDITAZIONE: LA PRIMA E ULTIMA LIBERTÀ Una guida pratica alla meditazione Anche in questo volume si palesa tutta la grandezza e la profondità dell'insegnamento di Osho. La meditazione, alla base della consapevolezza, viene qui considerata come strumento di liberazione. "Qualsiasi cosa ti riconduca a te stesso è meditazione". Ed è importantissimo trovare la propria meditazione, perché in quella scoperta sarai felice. Le parole di colui che medita hanno un'evidenza e una certezza intrinseca. E se tu sei pronto a riceverle, ad ascoltarle, percepirai tutto questo nel tuo cuore: è una verità che si conferma da sola. Non dovresti compiere neppure un solo gesto inconsapevolmente; l'osservazione affinerà la tua consapevolezza. Questa è la religione essenziale, tutto il resto non sono che parole". Osho IL LIBRO DEL NULLA Discorsi su "la mente fiduciosa " di Sosan, terzo patriarca Zen Lo Zen nacque dall'incontro del pensiero dell'India con quello della Cina: si potrebbe dire che ebbe origine dall'incrocio tra il pensiero del Buddha e quello di Lao Tzu. Nella sua sintetica chiarezza, l'opera di Sosan espone, con immagini e metafore, l'essenza dello Zen. Osho la commenta come solo lui avrebbe potuto, non solo rendendola accessibile a tutti, ma inducendo il lettore a una meditazione spontanea. In tal modo, il testo di Sosan diviene ancora più prezioso: esso prepara a sperimentare quel processo di illuminazione che è il vero destino dell'uomo. Ecco quindi che la lettura del commento di Osho si fa sentiero, diventa un viaggio che partendo dalla sfera della logica abituale, porta inevitabilmente a ritrovare se stessi. Osho MEDITAZIONE DINAMICA L'arte dell'estasi inferiore Oggi molti parlano di meditazione, ma pochi sanno che cosa sia realmente. In effetti, ciò di cui si parla non è che la parte preparatoria, la tecnica usata di volta in volta perché la meditazione possa "accadere". Ma quando "avviene", essa è un non essere, un nulla indescrivibile: nessuna tecnica è quindi meditazione, ma via alla meditazione. In questo libro, Osho parla di meditazione, proponendo varie tecniche particolarmente adatte agli occidentali. Esse si innestano sulla situazione attuale dell'individuo, con lo scopo di aiutare ognuno a trovare la strada più adatta, il proprio sentiero particolare. E quando infine "giunge", la meditazione coinvolge e trasforma l'intera esistenza dell'individuo, rendendolo partecipe del tutto. Edizioni Mediterranee - Via Flaminia, 109 - 00196 Roma Tel. 06/32.35J94/433 - Fax 32.36.277 [email protected] www.ediz-mediterranee.com