DOMENICA
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DOMENICA
DOMENICA
DOMENICA
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L'A.S.D.
PODISTI
DOLESI
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Km. 7-13-18
Manifestazione podistica non competitiva a passo libero, aperta a tutti, omologata dal
Comitato Prov. F.I.A.S.P. di Venezia con nota n.13/2014 del 20/12/2013 e dal Marciapadova n.41
Km. 7-13-18
Canaletto: Le chiuse di Dolo. 1728
Manifestazione podistica non competitiva a passo libero, aperta a tutti, omologata dal
Comitato Prov. F.I.A.S.P. di Venezia con nota n.13/2014 del 20/12/2013 e dal Marciapadova n.41
Canaletto: Le chiuse di Dolo. 1728
Km
- 13 - 18
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Manifestazione
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Prov. F.I.A.S.P.
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nota n.13/2014
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INFO: www.podistidolesi.it
Canaletto: Le chiuse di Dolo. 1728
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CONTRIBUTO DI PARTECIPAZIONE
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contributi, non soggetti a IVA a norma dell’Art. 4, secondo e
sesto periodo – D.P.R. 633/72 e successive modificazioni. I contributi su indicati sono finalizzati alla realizzazione della manifestazione oggetto del presente volantino in diretta attuazione
degli scopi istituzionali ai sensi dell’art. 2 comma 1 lettera A-B,
DLGS 460/97 e del 3° comma dell’Art. 111 del TUIR.
di rispettare il codice della strada Art. 190.
AI TIMBRI: Per MARCIAPADOVA Direttivo Sanavio Umberto – Gruppo G.S. Fiumicello.
Per FIASP-IVV il Gruppo organizzatore
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DIVERTIMENTO E’ GARANTITO: Anche
quest’anno avremo un servizio tutto dedicato ai
nostri amici a 4 zampe che parteciperanno alla
manifestazione con i loro proprietari. L’Associazione Cinofila “La casa di Molly” sarà presente con i propri volontari per il servizio di assistenza e supporto. Per tutti i partecipanti a 4
zampe simpatici gadget con gustose crocchette e leccornie. Gli educatori e istruttori cinofili
del centro saranno a disposizione tutto il tempo
della manifestazione per rispondere alle vostre
domande.
I PODISTI DOLESI ALLA 30a EDIZIONE
DELLA MARCIA DEI STORTI
Sembra impossibile, ma la nostra corsa arriva
quest’anno alla sua 30a edizione. Il nostro gruppo allora era giovane (aveva solo 30 anni di età)
e non così numeroso come oggi, quando deciRICONOSCIMENTO AI GRUPPI: Premi in
se di organizzare la “1a Corsa dei Storti”, che da
natura e oggettistica fino a esaurimento
allora non si è più fermata, diventando un punto
PARTENZA: Dolo, Piazza Cantiere ore 8.15
fermo nel calendario Fiasp e Marciapadova.
TERMINE MANIFESTAZIONE ore 12.30 o
Anno dopo anno, lavorando con passione, si
comunque all’arrivo dell’ultimo partecipante
è cercato di migliorare il percorso, arricchendoINIZIO PREMIAZIONI GRUPPI: Ore 10.15
lo di ingressi in alcune delle numerose ville delISCRIZIONI SINGOLI: Fino a mezz’ora
la Riviera del Brenta. Anche il nostro libretto è
diventato via via più interessante, con articoli su
prima della partenza
vari argomenti, proverbi in dialetto, ricette, notiISCRIZIONI GRUPPI: Termine ore 14.00 di
zie storiche, parole crociate, oltre naturalmente
sabato 11/05/2013
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In occasione della
INFORMAZIONI: Baldan Danilo tel.
corsa. Per quanto riguarda il premio individuamanifestazione sarà possibile
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le, per molti anni, è stato offerto un piatto in ceattraversare alcuni parchi di
ramica, con stampate riproduzioni delle ville loPOSTI DI CONTROLLO: Lungo i percorsi
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no i simpatizzanti che danno una mano alla buona riuscita della manifestazione, sia alla partenza che lungo il percorso. E alla fine bisogna ricordare che ogni anno viene allestito dopo la
corsa un pranzo comunitario per tutti coloro che
hanno lavorato e al quale partecipano talvolta
anche podisti che vengono da più lontano, come gli amici di Castelmaggiore dalla provincia
di Bologna. E indovinate chi si accolla tutto il
lavoro “gastronomico”: naturalmente lei, Melania, moglie di Danilo Baldan, con l’aiuto di un
suo entourage di bravissime donne.
Dopo aver parlato della nostra corsa, mi pare giusto fare un po’ di storia del nostro gruppo.
Per tanti anni ogni domenica partecipava a manifestazioni non competitive e organizzava ogni
anno una o due uscite col pullman verso mete più
lontane, sia per correre che per visitare luoghi interessanti sia dal punto di vista paesaggistico che
artistico. Allora il presidente era il compianto
Silvano Bragato, che poi ha continuato a correre ben oltre gli 80 anni con entusiasmo e che durante le trasferte in pullman ci allietava cantan-
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do anche pezzi d’opera. Talvolta le corse erano
anche su lunghe distanze, come i 50 Km a Bergamo, sul Carso o sull’Altipiano di Asiago (alla
mitica Folgaria-Asiago, diventata ora la Marcia
della Nazioni), naturalmente accompagnate da
percorsi più brevi, e poi seguiva la visita turistica, il pranzo in compagnia e, sulla via del ritorno, la “merenda” offerta dal gruppo.
Queste uscite continuano tuttora, utili anche
a rinsaldare il legame tra gli iscritti. E come non
ricordare la partecipazione alla 100 Km, iniziata
da Renzo e poi affrontata da vari podisti del gruppo, tanto che in alcune occasioni ci fu l’assistenza
di un pulmino dotato di tutti i confort: vi assicuro che fare assistenza per tutta la notte a persone
che corrono a velocità diverse non è facile. Piergiorgio, Renzo e Wanna sono quelli che ne hanno fatte di più (e a Wanna ora sembra impossibile!). L’esperienza dei 100 Km fu poi abbandonata
per parecchi anni, ma di recente è stata ripresa da
alcuni coraggiosi, tra cui un’altra donna , Marisa,
che l’ha conclusa con successo. Oggi il numero
degli iscritti al gruppo è notevolmente cresciuto
e, per fortuna, anche le donne sono numerose.
Da parecchi anni, accanto alle corse non competitive, alcuni membri del gruppo partecipano a gare competitive, in particolare maratonine e maratone, sia in Italia che all’estero, dove
il nostro attuale presidente organizza da alcuni
anni trasferte molto interessanti alle quali partecipano sia iscritti che familiari, visto che vicino all’aspetto sportivo c’è quello artistico e,
perché no, ludico e “gastronomico” (argomento quest’ultimo molto sentito da alcuni di noi).
E così eccoci volare a Berlino, Istanbul, Gerusalemme, Paesi Baltici, Spagna. Altra attività promossa dal nostro gruppo è stata la palestra, rivolta anche a persone non iscritte e ultimamente allenamenti collettivi serali e non, voluti fortemente da Danilo, presidente per parecchi anni,
sempre ricco di idee per motivare e unire i podisti (state sicuri che se c’è di mezzo Danilo non
manca mai un buon tè caldo e qualche dolcetto
fatto da Melania sempre disponibile). Il gruppo
negli anni ha partecipato a molte altre iniziative, come numerose staffette a livello nazionale.
Ormai dei vecchi fondatori siamo rimasti solo in tre, ma per fortuna altri di buona volontà
durante gli anni si sono succeduti “al comando”,
continuando a portare avanti con entusiasmo le
attività del gruppo e in particolare questa “Corsa dei Storti”, ormai diventata da molti anni una
costante nel calendario nazionale.
Wanna Bortot
LA CUCINA VENEZIANA
E LA SUA STORIA
È risaputo che Venezia, per secoli, è stata l’autentica porta dell’interscambio tra oriente e occidente;
questo ci apre un ventaglio di argomenti e un lungo
cammino a ritroso che intreccia storia dell’arte, feste religiose e la presenza in città di molte comunità
storiche che arricchiranno la nostra cultura.
I pellegrini che da ogni parte d’Europa giungevano a Venezia nel periodo dell’Ascensione (la
“Festa della Sensa”) per imbarcarsi verso la Terra
Santa, restavano stupefatti dalla quantità e dalla
varietà di mercanzie che si potevano trovare in questa città d’acqua.
Dalle loro cronache traspare l’ammirazione per
il buon governo che garantiva una così grande prosperità, rilevabile sia dai fornitissimi mercati, sia
dai depositi quale i granai di Terranova e il Fontego
del megio. L’approvvigionamento della farina giustificava le progressive conquiste della terraferma
che in breve tempo vedrà Venezia come la “regina
di terra e di mare”.
La conquista dell’Oriente porta Venezia ad impossessarsi della via delle spezie, imponendole sui
mercati degli attuali paesi europei. Ritroviamo un
impiego quotidiano, quasi acquisito, di molti prodotti di origine orientale, nella fattispecie di spezie:
zenzero, cannella, noce moscata, cardamomo, zucchero, ecc.; il loro utilizzo secondo le caratteristiche
tipicamente orientali divenne quasi esagerato nei
secoli tardo medievali, continuato poi nel rinascimento e lo ritroviamo ancora, anche se a dosi più
ridotte, ai giorni nostri, più consistente che in altre
cucine regionali.
Documenti storici ci informano che nel quindicesimo secolo, nei magazzini veneziani, venivano
annualmente scaricate dalle navi provenienti dai
porti orientali circa cinquemila tonnellate di spezie; una buona quantità di queste spezie restava in
città ad incrementare la fiorente industria svolta
dagli “speziali da grosso”, che con ricette segrete
preparavano i famosi “sacheti veneti” e le “speciarie
veneziane", venduti a carissimo prezzo.
Il largo utilizzo di spezie nella cucina di sei secoli fa ci viene presentato in una ricetta del ’300 di un
cuoco anonimo, giunta ai giorni nostri con il nome
di “pollo allo zenzero” e dove la quantità di spezie
usate è di ben settecentocinquanta grammi.
Altra importante contaminazione di origine
orientale della cucina veneziana è quella ebraica, molto diffusa a Venezia per la presenza di una
grande comunità nel primo ghetto della storia. Il
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la grande e leggera superficie ceramica
riso con l’uvetta, “i cugoli” (gnocchi di pan grattato),
i salami d’oca e molto altro ancora sono il risultato
di abbinamenti dettati dai rigidi divieti e obblighi
religiosi; così come l’uso di abbinare il riso ai vari
tipi di verdura, l’introduzione di carni d’oca, anatra
e più tardi di tacchino.
Tra i prodotti di origine orientale il riso è quello
che più caratterizza la nostra cucina veneziana.
Durante il medioevo era uno degli alimenti più
cari ed era venduto molto spesso nelle “spezierie”
ad uso medicinale; come alimento veniva ridotto
quasi a farina e utilizzato per rendere più dense le
minestre. È nel cinquecento che il riso diventa il re
delle tavole dei veneziani ed entra a far parte della
gastronomia veneziana: “risi e bisi” (piselli degli
orti della laguna) è il piatto della festa più importante di Venezia, la festa di San Marco; non da meno Carlo Goldoni, in una delle sue commedie, parla
dei “cento risi cola quagietta”. Di fatto il turista, a
Venezia, può gustare una tale varietà di risotti e
minestre di riso che si sorprenderà delle sfumature
che questi piatti così particolari gli offriranno.
La cucina tradizionale veneziana è, fondamentalmente, una cucina semplice, perché semplici erano e sono gli elementi base, i metodi di preparazione e i tempi di cottura, ma al tempo stesso è anche
una cucina complessa perché si potrebbe dire che
ha seguito gli avvenimenti della storia millenaria
della città marciana, con un linguaggio fatto di accostamenti e sapori.
Ad esempio, nella nostra tradizione, ci sono
piatti basati sull’impiego di sottoprodotti della macellazione (fegato, milza, cuore, nervi, trippa, ecc.)
così come altri molto elaborati: la “sopa coada”, la
zuppa di ostriche, l’anatra ripiena, tutti i prodotti
dolciari, ecc., alcuni dei quali entrano ancora oggi
nell’uso quotidiano.
Famosi e noti restano i banchetti offerti dalla Serenissima in occasione dell’arrivo in città di
principi e ambasciatori stranieri e delle feste più
importanti, durante le quali sono rimasti proverbiali l’uso del “piron” (forchetta) portato da Bisanzio
e i famosi “trionfi di zucchero” (alimento allora sconosciuto all’Europa che usava solo miele), zucchero
che Venezia importava dalla Turchia, avendone il
monopolio e che impose sui mercati.
Strettamente legato all’evolversi della storia
economica di Venezia è anche l’impiego di prodotti
conservati e le relative tecniche di conservazione.
Nei mercati, dai “luganegheri”, oltre agli insaccati si potevano trovare anche le carni di storione,
di tonno e di baccalà; la spiegazione dell’utilizzo
di tali prodotti è da ritrovarsi nell’abitudine dei
veneziani di sostenere viaggi in mare che potevano
durare anche un anno. Da qui l’origine della più
conosciuta ricetta veneziana del “pesce in saor” e
precisamente delle “sarde in saor”.
Questo agrodolce, arrivato da Costantinopoli,
mescola il pesce alla cipolla, all’uva passa, ai pinoli e all’aceto. Oltre ad avere un gusto speciale,
poteva essere portato in navigazione e consumato
a distanza di giorni con i “bussolai” (biscotti che duravano nel tempo). Il pesce, del resto, per una città
di mare è ovviamente la base dell’ alimentazione;
tuttavia la mensa dei veneziani non disdegna la
cacciagione.
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“Uccellare” in laguna era abitudine già medioevale e molte sono le testimonianze pittoriche sulla
caccia in valle. La selvaggina cacciata veniva cotta
allo spiedo e farcita di odori, cosa tutt’ora in uso: i
piccoli uccelli (come le quagliette) vengono infilati
in spiedini alternati con pezzi di carne di maiale, di
pancetta o lardo e accompagnati da tenera polenta;
da qui la famosa “polenta e osei”.
La polenta era in uso già dai popoli mediterranei
e dagli antichi romani e i suoi ingredienti erano le
fave macinate e il farro; ma la polenta vera e propria si ebbe con il mais importato dall’America, che
venne poi coltivato su larga scala nel Veneto. La rivoluzione culinaria apportata dai veneziani si ebbe
anche nell’uso delle pietanze associate alla frutta e
alla verdura, molte delle quali provenivano inizialmente dal medioriente, come il cavolfiore, gli spinaci
e i carciofi e la cui produzione poi, come anche ad
i giorni nostri, era fornita dall’abbondante e varia
coltivazione delle nostre isole della laguna; come
non ricordare le “castraure” dell’isola di S. Erasmo
(i primi carciofini tagliati all’inizio della primavera)
e le ricercatissime primizie lagunari, “i bruscandoli”
(getti giovani del luppolo), con cui si prepara un
risotto, a dir poco, sublime. Tutte queste primizie
e altre fanno mostra di se sui banchi dello storico
mercato di Rialto: una festa per gli occhi e il palato,
dove vi si può trovare dai prodotti ortofrutticoli alla
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carne, al pesce, ai formaggi, al pane e ai dolci.
Importantissimo fu appunto tutto il settore
dolciario che deve necessariamente tener conto
dell’ambiente cosmopolita veneziano. Infatti dal
1500 compare il caffè importato dalla Turchia e
molto più tardi, nel 1700, la cioccolata e l’uso di dolci austriaci quali i chiffel, i krapfen, lo strudel, ecc.
Caffè e cioccolato ci rimandano direttamente al
famosissimo storico Caffè Florian e alle opere goldoniane: è infatti verso la fine del 1500 lo stabilirsi
delle prime botteghe del caffè in Piazza San Marco dove il caffè è riconosciuto come strumento di
cultura e socializzazione. Il dessert veneziano non
termina qui, prosegue con il "caramel", la frutta caramellata, i biscotti (quali i famosissimi "baicoli”),
le “fugasse”, le “fritole”, i “galani”, i “buranelli” (tipici biscotti dell’isola di Burano) e tanto altro ancora;
il tutto veniva sempre annaffiato da vini pregiati
orientali come il vino di Cipro, i passiti e la malvasia. Un tempo la mescita avveniva nelle “furatole”
(le bettole fumose e affumicate dal camino) e nelle
malvasie (rivendite di vini pregiati), dove si serviva
il famoso e attualissimo “spritz”, il cui nome risale
alle reminescenze asburgiche.
L’affiliazione delle “furatole” e delle “malvasie”
sono i nostri adorati “bacari”, dove gustiamo invitanti “cicheti" sempre accompagnati da un’ombra
di buon vino. Un altro aspetto accattivante della
gastronomia veneziana è l’abitudine di ritrovarsi a
mangiare nelle tante osterie.
Il percorso gastronomico vissuto da Venezia attraverso i secoli è eccezionale e ricchissimo e diventa ancora più prezioso riscontrandolo nei primi libri
di cucina che venivano stampati assieme agli spartiti musicali e al resto di altri libri in molte lingue,
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la casa delle presenze più insigni di questo settore,
fra cui il nostro Aldo Manuzio.
I trionfi della cucina veneziana furono talmente
straordinari da ritrovarli espressi nelle più belle
tele rinascimentali, fra cui la famosissima "Cena
in casa di Levi" o "le Nozze di Cana" di Paolo Veronese, in cui la ricchezza e la varietà della mensa
dell’elegante ambiente veneziano viene espresso
con una tal dovizia di particolari e di colori, da far
dimenticare la specificità del soggetto religioso. Gli
itinerari proposti per apprezzare questo tema sono
quindi molteplici: dal Museo Correr alle Gallerie
dell’Accademia, dal mercato di Rialto al Ghetto, dal
giro di baccari alle migliori pasticcerie.
Ringraziamenti
Alla Signora Orsetta Velluti, Signora Livia Tessier, alla Signora
Paola Scalella, alla Famiglia Fattoretto per la concessione all’attraversamento dei loro parchi.
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A San Roco le nose le va in scroco (16 agosto).
A San Rocco le noci scrocchiano.
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A San Vio le ciliege hanno il marito.
De San Piero el formento e anca el pero.
A San Pietro il frumento e anche la pera.
De Santa Giustina tuta la ua xe marzemina.
A Santa Giustina tutta l’uva è marzemina.
Dopo la Crose na pèrtega par le nose.
Dopo Pasqua una pertica per le noci.
A Sant’Ana le nose va in tana.
A Sant’Anna le noci vanno in tana.
A Santa ‘Fema, se scumizia la vendema
(S. Eufemia, 16 settembre).
A Sant’Eufemia si comincia la vendemmia.
El fruto no’l casca mai lontan da l’àlbaro.
Il frutto non cade mai lontano dall’albero.
El pèrsego col vin, el figo co l’aqua.
La pesca col vino, il fico con l’acqua.
A Santa Crose, pan e nose (14 settembre).
A Santa Croce, pane e noci.
A Santa Madalena la nosa xe piena (22 luglio).
A Santa Maddalena la noce è piena.
Fighi e ùa, el culo se frùa.
Fichi e uva, il culo si consuma.
A Setenbre se destaca tuto quel che pende.
A Settembre si stacca tutto ciò che pende.
I mèdeghi e le patate ga i fruti soto tera.
I medici e le patate hanno i frutti sotto terra.
Fiuri e fruti se pol tore da tuti.
Fiori e frutti si possono prendere da tutti.
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La dona xe come la castagna: bela de fora,
dentro la magagna.
La donna è come la castagna; bella di fuori,
difettata di dentro.
La zaresa pi bona la xe quela del merlo.
La ciliegia più buona è quella del merlo.
Quando che’l vin no xe pì mosto,
la castagna xe bona a rosto.
Quando il vino non è più mosto,
la castagna è buona arrosto.
Maroni e vin novo, culo mio te provo.
Marroni e vino nuovo, culo mio ti provo.
Se piove a San Bàrnaba la ua bianca la va via;
se piove da matina a sera, va via la bianca
e
anca la nera (11 giugno).
Se piove a San Barnaba l’uva bianca va via;
se piove da mattina a sera, va via la bianca e anche la nera.
Maroni e vin novo, scoreze de fogo.
Marroni e vin novo, flatulenze di fuoco.
No ghe xe farina senza sémola,
nosèla senza scorza, gran senza paja
e omo senza difeti.
Non c’è farina senza semola,
nocciola senza scorza, grano senza paglia
e uomo senza difetti.
Nose e done no se sa quale che sia bone.
Noci e donne non si sa quali siano buone.
Nose e pan, magnare da can.
Noci e pane, mangiare da cane.
Pan e nose xe on magnare da spose.
Pane e noci è un mangiare da spose.
Pan e nosele magnar da putele.
Pane e nocciole, mangiare da bambine.
Pèrsego e melon tuto ala so’ stajon.
Pesca e melone tutto alla sua stagione.
Quando piove par la Crose, bon el gran, triste le nose.
Quando piove per Pasqua, buono il grano, cattive le noci.
Se piove a San Giorgio ghe sarà carestia de fighi
(23 aprile).
Se piove a San Giorgio ci sarà carestia di fichi.
Se piove a San Vito e Modesto, la ua va torla col zest
(15 giugno).
Se Piove a San Vito e Modesto, l’uva vai a prenderla
col cesto.
Se piove ai primi de Majo, nose e fighi fà
bon viajo.
Se piove ai primi di Maggio, noce e fichi fanno
buon viaggio.
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...il buon vino degli intenditori
Se piove el dì de Santa Crose el fà cascare le nose.
Se piove il giorno di Santa Croce fa cadere le noci.
Tèndare le tose e bàtare le nose xe tenpo perso.
Badare alle ragazze e battere le noci è tempo perso.
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REVISIONI IN SEDE
— 14 —
— 15 —
NOMI DELLE VILLE, LOCALITÀ E CORSI D’ACQUA, CHE SI INCONTRANO
LUNGO IL PERCORSO DELLA MARCIA CON ALCUNI BREVI CENNI STORICI
1) IL DUOMO
Il Duomo, dedicato a S. Rocco fu
costruito nel 1770-1776. L’interno è
ad un’unica navata molto spaziosa.
Sul soffitto spiccano degli affreschi
rappresentanti la gloria del patrono
S. Rocco e le figure dei quattro Evangelisti della scuola del Tiepolo. L’alta
mole del campanile con una snella ed
elegante forma e pregiata architettura, arieggia quella più massiccia del
campanile di S. Marco di Venezia.
2) VILLA BON
La villa ha due facciate: su via Rizzo
e sul brenta. Costruita nel ’600 in
stile ionico. venne riprodotta dal Coronelli e dal Costa. Un recentissimo
competente restauro ha messo in
evidenza la purezza delle linee che
danno risalto al centro storico.
08
20
3) NAVIGLIO BRENTA
Fino al 1400 si può dire che il brenta
sia servito essenzialmente quale via
di comunicazione facile e rapida e
fonte di energia per le macine dei
mulini. Il merito di aver trasformato
il fiume nell’attuale incantevole via
d’acqua va alla Repubblica di Venezia
che, tra il 1400 e 1500, compì imponenti opere di arginatura e imbrigliamento mediante chiuse, rendendo
il corso del fiume regolare e tranquillo. Lungo le sponde sorsero poi
magnifici palazzi, parchi e giardini in
cui la nobiltà veneziana amava soggiornare come ben dice il Goldoni
nelle “smanie della villeggiatura”.
4) EX MACELLO - Via Rizzo
Costruzione di stile neoclassico. Sorta come scuderia per i barcai, che
con i cavalli trainavano le barche da
venezia a Padova poi fu adibita a macello. restaurata di recente è adibita a
centro culturale.
5) VILLA SOMEDA-CISOTTO
Via Brenta Bassa
Del ’500. Conserva nella sala centrale affreschi mitologici attribuibili a
Bernardino India. In condizioni precarie è ora in fase di provvidenziale
restauro.
6) SERIOLA
Questo modesto corso d’acqua,
all’epoca della Repubblica di Venezia
era assai importante perché serviva
— 16 —
a convogliare a Fusina l’acqua dolce
che poi, depurata, veniva portata con
barche a Venezia. L’importanza era
tale che vi erano degli incaricati a vigilare che non si buttassero immondizie, non si abbeverassero animali,
che le persone non facessero il bagno o lavassero indumenti e perfino
che oche e anitre non nuotassero.
12) VILLA VALIER-ROCCA
ora CORÓ - Riviera matteotti
Cinquecentesca. La facciata e parte
della villa sono state demolite nell’800.
Decorazioni pittoriche di gusto pordenoniano. Un affresco ora conservato alle Gallerie dell’accademia di
Venezia, rappresenta “La Chitarra”
che ha dato il nome alla località.
7) CANALE NOVISSIMO
Taglio praticato dai veneziani al Brenta nel 1610 per alleggerire il corso del
fiume e limitare l’interramento della
laguna. Il canale rasenta la laguna e
sfocia presso Valli di Chioggia.
13) VILLA MOSCHENI BALDAN
ALLA RISCOSSA (Casino Moscheni)
Costruzione settecentesca conservata quasi invariata rispetto all’incisione
del Costa.
8) MIRA
Il borgo originario portava il nome
di Cazzozana (Calles Saltiana) e corrispondeva all’attuale Mira Vecchia.
Qui avevano notevoli possedimenti
i Corbelli, mercanti veneziani che si
vantavano di aver contribuito al trasporto del corpo di S. Nicola dall’Asia
Minore a Bari. Nel 1200 circa fu eretta la chiesa di Mira dedicata a S.
Nicolò. Sembra che il nome Mira
derivi proprio dalla località dell’Asia
Minore dove S. Nicolò era vescovo. la canonica della chiesa occupa
un edificio seicentesco riprodotto in
un’incisione del Costa. Dopo il ’500 ai
turriti castelli di cui Mira abbondava
subentrò la costruzione di magnifiche ville, soggiorni preferiti di patrizi
e artisti.
9) VILLA ZOLLIO - Riviera Matteotti
Edificio cinquecentesco, riprodotto
dal Coronelli. Sapientemente ristrutturato di recente è ora sede della
Banca del Veneziano.
10) VILLA BONFADINI-PAZIENTI
ora Toffolo - Riviera Matteotti
Complesso settecentesco con cappella verso il canale riprodotta dal
Costa.
11) VILLA QUERINI - STAMPALIA
ora TIOZZO - Riviera Matteotti
Del ’500, conserva quasi intatto il suo
nucleo centrale, le due barchesse e
il parco. L’attuale proprietario, prof.
C.B. Tiozzo, noto pittore e restauratore ha curato di recente un competente e scrupoloso restauro facendo
ritornare il complesso monumentale
al primitivo splendore.
— 17 —
14) VILLA VALMARANA
Via Valmarana
Attualmente esistono solo le due foresterie della villa seicentesca demolita
nel secolo scorso. Lo scultore Luciano Minguzzi ha restaurato in modo
pregevole una delle due foresterie,
l’altra è in restauro. prima di allora i
fabbricati servivano da magazzino e
ricovero di attrezzi rurali e prodotti
di campagna. All’interno affreschi del
Tiepolo.
15) VILLA WIDMANN REZZONICO-FOSCARI - Via Nazionale
Del ’600, riedificata nel 1719 e trasformata poi in stile rococò francese.
nel giardino numerose statue pregiate provenienti da altre ora demolite.
All’interno affreschi del Guarana. In
villa Widmann fu ospite anche il vescovo di Padova, Carlo Rezzonico,
innalzato poi alla cattedra di S. Pietro
col nome di Clemente XII. Fu ospite
anche Carlo Goldoni. Attualmente in
restauro.
16) VILLA BONOLLO ora DI NOIA
In centro a Mira Porte. Costruzione
settecentesca a pianta quadrata con
elegante trifora sulla facciata principale. Restaurata di recente.
17) VILLA FRANCESCHI DA TOS
Via Don Minzoni
Interessante costruzione del tardo
’500. Conserva ancora l’ampio parco
e le adiacenze.
18) VILLA PRINCIPE PIO
Via Don Minzoni
Pregevole costruzione del tardo Seicento. Restaurata di recente. Il soffitto del salone centrale raffigurante
“Apollo e le Muse”, pittura attribuita
a Nicolò Bambini, è stato staccato
perché pericolante e trasferito nei
magazzini della Soprintendenza ai
monumenti di Venezia, in attesa della ricollocazione in villa. Ora sede
dell’Azienda di Promozione Turistica della Riviera del brenta.
19) VILLA LABIA - Via Don Minzoni
Nel giardino numerose statue dello scultore Marinali che qui lavorò
per ben 15 anni. Vi soggiornò Papa
Pacelli.
20) VILLA LANZA - Via Don Minzoni
Ottocentesca in falso gotico.
21) VILLA CONTARINI o DEI LEONI
Via Trentin
Costruita dal Contarini, procuratore
di S. Marco, nel 1558. I preziosi affreschi del Tiepolo e i leoni originali furono venduti alla Francia nel 1893 e
si trovano ora al museo Jacquermart
Andrè di Parigi. Interessanti i grandi
ed eleganti abbaini sul tetto.
22) VILLA CORNER
Riviera Matteotti
L’attuale edificio deriva dalla trasformazione ottocentesca di costruzione
precedente di cui si conserva l’elegante colonnato centrale.
23) VILLA BON - Riviera Matteotti
Cinquecentesca rielaborata in periodo neoclassico. All’interno figure
allegoriche delle stagioni di pittore
tiepolesco e affreschi decorativi di
epoca neoclassica.
24) VILLA LEVI-MORENO
Via Nazionale (sulla Statale)
Costruzione notevole con caratteri
neoclassici su rimaneggiamento di
precedente edificio. nel salone centrale sono affrescate allegorie delle
stagioni.
25) PALAZZO CORRER
Piazza IX Martiri
Complesso di stile eclettico classicheggiante eretto alla fine del secolo
scorso. Ora sede del Municipio di
Mira.
26) VILLA FOSCARINI
In centro a Mira, costruzione in origine decorata dal Tintoretto. L’impronta attuale della villa che poco si
distingue tra le altre case del centro,
è dovuta prevalentemente a ulteriori
rimaneggiamenti nel ’700 e ’800. Vi
soggiornò nel 1817-18 il poeta inglese
George Byron. le dame veneziane lo
ammiravano chiamandolo vezzosamente “el bel toseto inglese”. Vi soggiornò anche Carolina Murat, sorella
di Napoleone.
27) VILLA QUERINI MOROLIN
Via Marconi
Del 1500 con decorazioni al primo piano di pregiate pitture. La vicina chiesa
apparteneva un tempo alla villa.
28) VILLE BAROZZI, VENIER,
ALESSANDRI, BONLINI, BOLDU’
Si intravvedono oltre il Naviglio procedendo da Mira verso Dolo.
29) VILLA GRANATA SELVATICO
ora BAREATO - Via Marconi
Costruzione settecentesca delle meno fastose ma una delle più quiete ville del patriziato veneziano sul brenta.
La facciata rivolta al canale si vede
solo dalla statale. È circondata da
un meraviglioso parco ottimamente
conservato.
30) VILLA ALBERTI - Via Marconi
Villa tranquilla e riposante con foresteria, parco e statue, ora confortevole albergo.
31) VILLA BRUSONI - ora SCALELLA - Via Ettori Tito
Architettura del ’700 con parco progettato dallo Jappelli comprendente
due laghetti, torre e casa del pescatore. Ora sede Associazione Amici
dei Giardini Storici della Riviera del
Brenta.
32) VILLA VELLUTI - Via E. Tito
Del ’700 con barchessa e statue dello
Zodiaco. All’interno pitture tiepolesche.
33) VILLA TITO - Via E. Tito
Nelle vicinanze della precedente. Del
’700 con sale veneziane. La completano l’oratorio, il parco, il giardino e la
cedraia. Fu dimora del noto pittore
Ettore Tito, accademico d’Italia.
34) Si possono ammirare oltre il
Naviglio, sulla statale, in rapida successione le ville: Casino Andreucci,
Rossetti-Levi, Rova-Molin, Rocca
dei Leoni-Ciceri ora Hotel Ducale,
Fini-Melchiori, Grimani-MoupoilMigliorini, Bon, Giaretta-Mocenigo-Basso.
35) VILLA BADOER FATTORETTO
- Via E. Tito
Del ’700 con ampie sale veneziane e
— 18 —
giardino e parco con statue. Guarda
il canale attraverso il pittoresco e artistico cancello sormontato da stemma
nobiliare.
36) VILLETTA NORDIO-RENOSTO
- Via Badoera
Settecentesca con accluso oratorio.
37) VILLA VELLUTI (detta DELLE
PERLE) - Via Brenta Bassa
È stata completamente restaurata ed
abbellita di piante
38) LOCANDA ALLA POSTA
In località Ca’ Tron sulla statale. Edificio settecentesco.
39) VILLA TRON-MIONI
Sulla statale sita nella località che ne
prese il nome. Conserva il parco con
montagnola e laghetto, la barchessa e
l’oratorio cinquecentesco ottagonale.
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40) VILLA FERRETTI-ANGELI
Via Brenta Bassa
Opera dello Scamozzi. Fu costruita
nel 1608. Situata in un’ansa pittoresca
del brenta e circondata da un ampio
parco. Si compone di corpo centrale
sopraelevato coronato da un timpano.
All’ingresso si trova un oratorio.
41) VILLA BON-ARSLAN ora GOTTARDO
Si percorre la riva del Naviglio adiacente al parco. La villa confina con
la statale.
42) PALAZZETTO DE GOTZEN
Uscita dal naviglio sulla statale. Del
’700 col giardino verso il canale. Pregevolmente restaurato. Ora è adibito
ad albergo ristorante.
43) CENTRO STORICO
Dolo conserva tutt’ora la fisionomia
veneziana. Diversi pittori (Canaletto,
Guardi, Bellotto, ecc.) hanno lasciato
numerose opere sparse ora in tutto il
mondo. Di questo centro storico possiamo elencare le chiuse del “Vaso”,
ora interrato (adiacente all’albergo
Due Mori), lo Squero (costruzione
del ’500 adibita alla manutenzione
delle barche) e i Mulini, non più
funzionanti da qualche anno, la cui
costruzione diede impulso al luogo
che divenne centro commerciale di
primaria importanza. Di recente ristrutturati all’interno, che è adibito
ad attività commerciale.
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Gigi Artusi
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VERTICALI
1 Allevamento di sciami ronzanti - 2 Era il cantante
dei Primitives - 3 Lo è uno che prega - 4 Reginetta
di bellezza - 5 Quantità determinate di sostanze 6 Dignitosi, decenti - 7 Il verbo del salumiere - 8
La dinastia che governò la Russia fino al 1917 - 9
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Giorni del calendario romano - 10 Grande a Londra
- 11 Scrisse “La vispa Teresa” - 12 Antica misura
per cereali - 13 Pegno, garanzia, detto all’antica
- 14 Niente per i francesi - 15 Sono opposti nella
bussola - 17 Abitano le isole tra la Micronesia e la
Polinesia - 18 Il colle di Roma con la Casina Valadier - 20 Divinità egizia - 23 Il Carl grande atleta
americano - 24 Il mitico amico di Pilade - 27 Tutto
a Londra - 29 Libro adottato dalla scuola per inGigi Artusi
segnamento - 31 Il centro di Mira - 32 Carpa
del
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7 Trasimeno
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Il Sasso più elevato degli
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ORIZZONTALI
1. Il più sublime dei sentimenti umani - 4 Millecinquecento romani - 6 Abitatrice dell’Olimpo - 8
Calare, diminuire il prezzo - 16 Precede condicio
- 17 Ha la vista corta - 19 Possono essere fiscali o
alimentari - 21 Locale d’ingresso di un edificio - 22
Piccola rana arborea - 23 Famoso romanzo di Natalia Ginzburg - 25 Vi era il castello di Amleto - 26 Il
mezzo di trasporto di Tarzan - 28 La capitale canadese
- 30 Stupido, imbecille - 32 Colpevole punito
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LA RICETTA ORIGINALE
Baìcoli
I baìcoli sono dei biscottini leggermente dolci e croccanti chiamati così da un pasticcere veneziano del
‘700 per la forma che ricordano, prima di essere tagliati a biscotto, un cefalo. La preparazione è abbastanza lunga ma una volta fatti si conservano anche per mesi. Li potete, comunque, trovare anche in negozio.
Possono essere accompagnati col caffé, zabaione, vino aromatizzato o con cioccolata calda con cannella
e noce moscata come si faceva all’epoca.
Ingredienti per 6 persone:
400 g di fior di farina
70 g di burro
60 g di zucchero
15 g di lievito di birra
1 albume d’uovo
1 bicchiere e mezzo di latte
mezzo cucchiaino di sale
MATERIALE ELETTRICO
IMPIANTI ELETTRICI
Preparazione:
In un mezzo bicchiere di latte tiepido sbriciolare e sciogliere il lievito, fare il classico mucchietto di farina (100 g) e versare al
centro il latte. Impastare e lasciare riposare
per mezz’ora a lievitare.
Montare a neve
l’albume.
A parte mescolare il resto della
farina con lo zucchero e il pizzico di sale,
fare il buco al centro e inserire la palla di
pasta lievitata, l’albume d’uovo e il burro
a temperatura ambiente.
Impastare per una
decina di minuti aggiungendo, se necessario, del latte tiepido.
Ottenere, dividendo
Baldan
Silvano
l’impasto in 4, dei filoncini di 8-10 cm di
diametro e disporli in una piastra di cottura
e lasciarli lievitare per un paio d’ore con
sopra un canovaccio.
Forno a 180° e inserire i filoncini per 10-15 minuti fino alla loro
doratura. Toglierli dal forno così come stanno e ricoprirli con il canovaccio e lasciare
riposare per un paio di giorni.
Affettarli di
traverso come fossero salami facendoli assumere la loro forma caratteristica.
Forno a
180° e inserire i baìcoli per circa 10 minuti
osservando continuamente la cottura.
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